LINGUISTICA GENERALE 2003

August 26, 2017 | Author: Serena Boscolo Buleghin | Category: Phoneme, Morphology (Linguistics), Semantics, Syllable, Phonology
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CORSO ELEMENTARE DI LINGUISTICA GENERALE – G.BERRUTO CAPITOLO 1 – GENERALITA’ 1.1Definizione della disciplina La Linguistica Generale è il ramo delle scienze umane che si occupa di cosa sono e di come funzionano le lingue. Oggetto della Linguistica sono in primo luogo le “lingue storico-naturali”, vale a dire quelle nate spontaneamente lungo il corso della civiltà umana. 1.2Il linguaggio verbale umano Per indicare le lingue storico-naturali si usa il termine di “linguaggio verbale umano”, uno degli strumenti e dei modi di comunicazione a disposizione dell’uomo. Un segno, in modo generico, è qualcosa che stà per qualcos’altro e serve per comunicare questo qualcos’altro; secondo una concezione molto larga tutto può comunicare qualcosa, ogni fatto culturale è suscettibile di essere interpretato da qualcuno e di quindi di dare\veicolare qualche informazione. E’utile però intendere “comunicazione” in senso più ristretto, dal punto di vista della “intenzionalità” : si ha comunicazione quando c’è un comportamento prodotto da un emittente al fine di far passare dell’informazione, altrimenti si ha un semplice “passaggio di informazione”. E’ da intendere quindi come la trasmissione intenzionale di informazione. 1.3Segni, codice Segno è l’unità fondamentale della comunicazione. Esistono diversi tipi di segno,si può attuare una loro tassonomia, ovvero una classificazione. 1-Indici (sintomi) : motivati naturalmente\non intenzionali (stanuto = raffreddore, nuvole scure = pioggia) 2-Segnali : motivati naturalmente \intenzionali (sbadiglio volontario = noia) 3-Icone : motivati analogicamente\intenzionali, riproducono proprietà di un oggetto (mappe, registrazioni) 4-Simboli : motivati culturalmente\intenzionali (colore nero = lutto, rosso al semaforo = fermarsi) 5-Segni : non motivati\intenzionali (suono di occupato al telefono, segnali stradali) Dalla 1 alla 5 la motivazione che lega il qualcosa al qualcos’altro è via via sempre più convenzionale e quindi meno diretta, aumenta quindi anche la specificità culturale dei segni. Nella comunicazione in senso stretto, c’è un emittente che emette, che produce intenzionalmente un segno per un ricevente, e il “codice” permette al ricevente di interpretare il segno, grazie appunto a questo insieme di corrispondenze, fissate per

convenzione fra qualcosa (insieme manifestante) e qualcos’altro (insieme manifestato) che fornisce le regole di interpretazione dei segni.

CAPITOLO 2–LE PROPRIETA’ DELLA LINGUA 2.1 Biplanarità Biplanarità = in un segno ci sono due facce o piani compresenti, il “significante”, chiamato anche espressione, è la parte fisicamente percepibile del segno, quella che cade sotto i nostri sensi(la parola pronunciata o scritta), il “significato” chiamato anche contenuto, è la parte non materialmente percepibile, l’informazione veicolata dalla faccia percepibile 2.2 Arbitrarietà Consiste nel fatto che non c’è alcun legame naturalmente motivato fra il significante e il significato di un segno. Il significante gatto non ha nulla a che vedere con l’animale, questo non vuol dire che tra significato e significante di un segno non esistono legami né rapporti, ma vuol dire che i legami ci sono, sono dati non naturalmente ma posti per convenzione, per questo arbitrari. Saussure distinse quattro tipi o livelli diversi di arbitrarietà secondo una forma graficamente rappresentabile con il triangolo semiotico 1 – è arbitrario il rapporto o legame tra segno nel suo complesso e referente : non c’è alcun legame naturale e concreto di derivazione dell’uno dall’altro, fra un elemento della realtà esterna e il segno a cui questo è eventualmente associato, per esempio tra l’oggetto sedia e la parola sedia. 2 – è arbitrario il rapporto tra significato e significante : il significante sedia, come sequenza di lettere e suoni, non ha nulla a che vedere con il significato di oggetto di arredamento, al di fuori della convenzione. 3 – è arbitrario il rapporto tra forma (struttura, organizzazione interna) e sostanza (materia) del significato. 4 – è arbitrario il rapporto tra forma e sostanza del significante. Ci sono dei segni linguistici che appaiono parzialmente motivati, come le onomatopee o parole indicanti versi di animali, che richiamano nel loro significante caratteri fisici di ciò che viene designato e presentano quindi un aspetto più o meno iconico. Principio di iconismo = l’idea di pluralità che implica più cose, più materiale, nella realtà, sarebbe evocata o suggerita o riprodotta nella lingua dal fatto che la forma plurale contiene più materiale fonico, linguistico, che non la forma del singolare, quindi la lingua riprodurrebbe coi suoi mezzi propri la realtà. Principio di fonosimbolismo = principio che afferma come per esempio le vocali chiuse con la i, pronunciata con una minima apertura della bocca sarebbe connessa con cose piccole 2.3 Doppia articolazione

Consiste nel fatto che il significante di un segno linguistico è articolato a due livelli nettamente diversi. A un primo livello, il significante di un segno linguistico è organizzato e scomponibile in unità che sono ancora portatrici di significato e che vengono riutilizzate per formare altri segni, secondo il principio che ogni segno, di qualunque estensione e lingua, è analizzabile e scomponibile in unità minime, in questo caso di prima articolazione, detti “morfemi”. A un secondo livello, questi sono a loro volta scomponibili in unità più piccole che non sono più portatrici di significato autonomo, un morfema è quindi scomponibile in “fonemi” . Non esistono altri codici di comunicazione naturali che possiedono una doppia articolazione piena e totale come la lingua, la quale consente una grande economicità di funzionamento : con un numero limitato di unità di seconda articolazione si può costruire un numero grandissimo, teoricamente infinito di unità dotate di significato, è quindi molto importante nella strutturazione della lingua il principio della combinatorietà, per il quale la lingua funziona, fondamentalmente, combinando unità minori. 2.4 Trasponibilità di mezzo Il significato dei segni linguistici può essere trasmesso o realizzato, sia attraverso il mezzo aria, il canale fonico-acustico, sia attraverso il mezzo luce, il canale visivografico, a tale proprietà si dà il nome di “trasponibilità di mezzo”. Il carattere orale, è tuttavia prioritario rispetto a quello visivo : il canale fonico-acustico appare per varie ragioni il canale primario, spesso si dice anche che una delle proprietà del linguaggio verbale umano è proprio la fonicità. 2.4.1 Lingua parlata e lingua scritta Il parlato è innanzitutto prioritario antropologicamente rispetto allo scritto, tutte le lingue che hanno una forma e un uso scritti sono anche parlate, mentre non tutte le lingue parlate hanno anche una forma e un uso scritti; il parlato ha nelle nostre culture moderne una netta prevalenza statistica. C’è una priorità omogenetica (relativa al singolo individuo) del parlato : ogni individuo umano impara prima a parlare, e in un secondo momento, attraverso addestramento guidato specifico, a scrivere. C’è poi una priorità filogenetica (relativa alla specie umana), la scrittura si è sviluppata molto tempo dopo il parlare, la scrittura cuneiforme ha origini presso i sumeri (3500 a.c. ca), mentre quella alfabetica presso i Fenici (1300 a.c. ca), quando invece le origini del linguaggio sono molto più antiche, era già proprio all’Homo habilis e erectus (3.000.000 anni fa). Il canale fonico-acustico e l’uso parlato presentano una serie di vantaggi biologici e funzionali 1 –purchè vi sia presenza di aria, può essere utilizzato in qualsiasi circostanza ambientale e anche a distanza 2 – non ostacola altre attività, può essere utilizzato assieme ad altre prestazioni fisiche (il canale grafico no)

3 – permette la localizzazione della fonte di emittenza del messaggio 4 – l’esecuzione parlata è più rapida di quella scritta 5 – il messaggio può essere trasmesso simultaneamente a un gruppo di destinatari e in ogni direzione 6 – il messaggio è evanescente, ha rapida dissolvenza, non ingombra il canale agli altri 7 – energia specifica richiesta esigua, il parlare è concomitante con la respirazione Lo scritto invece, ha una certa priorità sociale, avere una forma scritta è un requisito indispensabile per una lingua evoluta a pieno titolo, lo scritto ha maggiore importanza, prestigio (valore formale agli atti di una firma) e in generale, utilità sociale e culturale, essendo nato come fissazione, trascrizione, rappresentazione solida, stabile del parlato. 2.5 Linearità e discretezza Linearità del segno = il significante viene prodotto, si realizza e si sviluppa in successione del tempo e\o nello spazio. Discretezza dei segni = la differenza tra gli elementi, le unità della lingua è assoluta, c’è un confine preciso fra un elemento e un altro, le classi di suoni sono ben separate le une dalle altre. Una conseguenza della discretezza è che nella lingua non possiamo intensificare il significante per intensificare il significato allo stesso modo in cui facciamo con grida o interiezioni. 2.6 Onnipotenza semantica, plurifunzionalità e riflessività Per onnipotenza semantica si intende il fatto che con la lingua è possibile dare un espressione a qualsiasi contenuto, con la lingua si può parlare di tutto, dire tutto e grazie alla lingua si può trasformare qualunque altro modo di comunicazione in un messaggio. Per plurifunzionalità si intende che la lingua permette di adempiere a una lista molto ampia di funzioni diverse : esprimere il pensiero; trasmettere informazioni; instaurare, mantenere, regolare attività cooperative e sociali; manifestare, esternare i propri sentimenti e stati d’animo; risolvere problemi; creare mondi possibili. Classificazione di Jakobson individua sei funzioni : un messaggio linguistico volto specificatamente ad esprimere sensazioni del parlante avrebbe prevalente funzione emotiva o espressiva (che bella sorpresa!); uno volto a specificare aspetti del codice avrebbe funzione metalinguistica (pollo si scrive con due elle); uno volto a fornire informazioni sulla specifica realtà esterna avrebbe funzione referenziale\denotativa (intercity per milano in partenza al binario due); uno volto a far agire in qualche modo il ricevente ha funzione conativa (apri la porta!); uno volto a verificare il canale di comunicazione fra i parlanti ha funzione fàtica (pronto? Mi senti?) infine uno volto ad esplicitare, mettere in rilievo le potenzialità insite nel messaggio avrebbe funzione poetica.

La lingua si può usare come metalingua, la lingua di cui parla la metalingua viene così chiamata “lingua-oggetto”, a tale proprietà si assegna il nome di riflessività, la quale è tipica, unica e caratterizzante del linguaggio verbale umano, non esistono altri codici di comunicazione dotati di essa. 2.7 Produttività Con il termine Produttività si allude al fatto che con la lingua è sempre possibile creare nuovi messaggi, mai prodotti prima, e parlare di cose, esperienze nuove mai sperimentate prima o, anche di cose inesistenti. Da questo concetto, quello di “creatività regolare”, vale a dire una produttività infinita basata su un numero limitato di principi e regole. La ricorsività è una proprietà formale delle regole, e specifica che le regole sono riapplicabili al proprio prodotto o risultato, ad esempio da una parola posso ricavarne un’altra con l’aggiunta di un suffisso. 2.8 Distanziamento e libertà da stimoli Distanziamento = proprietà che riguarda il modo di significazione della lingua e che ha una notevole importanza, soprattutto per quanto concerne la differenza tra linguaggio umano e i sistemi di comunicazione animale, si intende la possibilità, insita nella lingua, di poter formulare messaggi relativi a cose lontane, distanti nel tempo, nello spazio dal momento in cui si svolge l’interazione comunicativa. Libertà da stimoli = consiste nel fatto che i segni linguistici rimandano a una elaborazione concettuale della realtà esterna, e non semplicemente stati dell’emittente, che inducano necessariamente ad emettere messaggi, si può dire quindi che la lingua è indipendente dalla situazione immediata e dagli stimoli. 2.9 Trasmissibilità culturale La lingua è trasmessa per tradizione all’interno di una società e cultura, come uno dei fatti costitutivi della cultura. Le convenzioni che costituiscono il codice di una determinata lingua passano da una generazione all’altra per insegnamento\apprendimento. Il linguaggio verbale non è un fatto unicamente culturale, la componente innata, facente parte del patrimonio genetico della specie umana, è anch’essa specialmente importante del linguaggio verbale : in esso infatti vi è sia una componente culturale-ambientale (che specifica quale lingua impariamo e parliamo) sia una componente innata (che fornisce la facoltà del linguaggio, cioè predispone a comunicare con la lingua); altra componente è la prepubertà linguistica, se entro l’età di 11\12 anni un essere umano non è stato esposto a stimoli linguistici provenienti dall’ambiente culturale in cui vive, lo sviluppo della lingua è bloccato, come d’altra parte entro tale età l’apprendimento di una lingua avviene in maniera sorprendentemente rapida e agevole. 2.10 Complessità sintattica I rapporti fra gli elementi o parti del segno danno luogo a una fitta trama plurima, percepibile nella sintassi del messaggio. Questa proprietà si chiama “complessità sintattica”. I cui aspetti sono :

1 – l’ordine degli elementi contigui, ovvero le posizioni lineari in cui essi si combinano 2 – le relazioni strutturali e le dipendenze che vigono fra elementi non contigui 3 – le incassature 4 – la presenza di parti del messaggio che danno informazioni sulla sua strutturazione sintattica 5 – la possibilità di discontinuità nella strutturazione sintattica (recuperare in chiusura un elemento)

2.11 Equivocità La lingua è un codice tipicamente equivoco, poiché è un codice che pone corrispondenze non biunivoche, ma plurivoche fra gli elementi di una lista e quelli della lista a questa associata. A un unico significante possono infatti corrispondere più significati (caso di carica), l’equivocità non costituisce un difetto, ma un pregio, infatti contribuisce a consentire l’eccezionale flessibilità dello strumento linguistico. 2.12 Lingua solo umana? E’ largamente prevalente la considerazione che la facoltà verbale, di esprimersi attraverso sistemi comunicativi come le lingue, sia specie-specifica dell’uomo e sia maturata come tale nell’evoluzione, grazie a : adeguato volume del cervello, quantità delle circonvoluzioni della corteccia, quantità e plasticità dei collegamenti interneuronali; b : conformazione del canale fonatorio a “due canne”, con un ampia cavità intermedia tra il cavo orale e la laringe. La prima rende possibile la memorizzazione, l’elaborazione e la processazione, mentre la seconda consente le sottili distinzioni articolatorie nella produzione fonica. Nel campo della comunicazione animale, nonostante i numerosi studi sulla comunicazione verbale e non, in nessun caso si sono riscontrate nemmeno lontanamente tutte o anche solo una gran parte delle proprietà che ritroviamo nella lingua. 2.13 Definizione di “lingua” e principi generali per la sua analisi Lingua = codice che organizza un sistema di segni dal significante primariamente fonico-acustico, fondamentalmente arbitrari ad ogni loro livello e doppiamente articolati. Diacronia = considerazione delle lingue e degli elementi lungo lo sviluppo temporale, nella loro evoluzione storica Sincronia = considerazione delle lingue facendo un “taglio” sull’asse del tempo, e guardando a come essi si presentano in un determinato momento agli occhi e all’esperienza dell’osservatore, prescindendo da quella che è stata la loro evoluzione temporale e i loro mutamenti.

Fare l’etimologia di una parole è un’operazione diacronica, cioè trovare la parola da cui una deriva e cercare di ricostruirne la storia e spiegare le modifiche eventualmente avvenute nel significato e nel significante. Descrivere il significato che hanno oggi le parole in italiano o studiare la struttura sintattica delle frasi semplici in una lingua sono operazioni tipiche della linguistica sincronica. Sistema astratto – Realizzazione concreta Langue = insieme di conoscenze mentali, di regole interiorizzate insite nel codice lingua, che costituiscono la nostra capacità di produrre messaggi in una certa lingua. Parole = atto linguistico individuale, realizzazione concreta, qui e ora, di un messaggio verbale in una certa lingua Asse paradigmatico (asse delle scelte) = riguarda le relazioni a livello del sistema . L'elemento che compare esclude tutti gli altri elementi che potrebbero comparire in quella posizione e coi quali ha rapporti su quest'asse Asse sintagmatico (asse delle combinazioni) = riguarda le relazioni a livello delle strutture che realizzano le potenzialità del sistema. L'attuazione di quell'elemento in una certa posizione implica la presa in conto degli elementi che compaiono nelle posizioni precedenti e susseguenti.

CAPITOLO 3–FONETICA E FONOLOGIA 3.1 Fonetica Fonetica è la parte della linguistica che si occupa di come sono fatti fisicamente i suoni, si distingue in tre campi principali : la fonetica articolatoria che studia i suoni del linguaggio in base al modo in cui vengono articolati; la fonetica acustica che studia i suoni in base alla loro consistenza fisica, in quando onde sonore che si propagano in un mezzo; e la fonetica uditiva che studia i suoni del linguaggio in base al modo in cui vengono ricevuti, percepiti dall’apparato uditivo umano. 3.1.1 Apparato fonatorio e meccanismo di fonazione I suoni del linguaggio vengono prodotti mediante l’espirazione, quindi con un flusso d’aria egressivo : partendo dai polmoni l’aria attraverso i bronchi e la trachea raggiunge la laringe, dove incontra le corde vocali, queste ultime durante la normale respirazione restano separate e rilassate, nella fonazione possono contrarsi e tendersi avvicinandosi o allontanandosi l’una dall’altra, riducendo o bloccando così il passaggio d’aria. Il luogo in cui viene articolato un suono costituisce un primo parametro per la classificazione, un secondo è dato dal modo di articolazione, cioè dal restringimento relativo che in certo punto del percorso si frappone o no al passaggio del flusso d’aria. Vocali = suoni prodotti senza la frapposizione di alcun ostacolo al flusso d’aria fra la glottide e il termini di percorso Consonanti = suoni prodotti mediante la frapposizione di un ostacolo parziale o totale al passaggio dell’aria in qualche punto del percorso.

I suoni prodotti con concomitante vibrazione delle corde vocali sono detti sonori, mentre quelli prodotti senza vibrazione delle corde vocali sono detti sordi. 3.1.2 Consonanti A seconda che l’ostacolo sia completo o parziale, si riconoscono due grandi classi di consonanti : le occlusive e le fricative. Si classificano anche in base al luogo di passaggio dell’aria : laterali quando l’aria passa solo ai lati della lingua, vibranti quando la lingua vibra mediante rapidi contatti e nasali quando vi è passaggio dell’aria anche attraverso la cavità nasale. 3.1.3 Vocali

In base alla posizione della lingua possono essere anteriori, se articolate con la lingua in posizione avanzata; posteriori se vengono articolate con la lingua in posizione arretrata, centrali, alte e basse. Anche la posizione delle labbra durante l’articolazione rappresenta un parametro di classificazione, se prodotte con le labbra protuse si chiamano arrotondate, mentre quelle prodotte senza protusione e arrotondamento delle labbra si chiamano non arrotondate. 3.1.4 Semivocali Vi sono suoni prodotti con un semplice inizio di restringimento del canale orale, cioè con la frapposizione di un ostacolo appena percettibile al flusso d’aria, condividono la localizzazione articolatoria con le vocali, per questo vengono definiti semivocali. 3.2 Fonologia Ogni suono producibile dall’apparato fonatorio umano rappresenta un potenziale suono del linguaggio, che chiameremo “fono” : realizzazione concreta di un qualunque suono del linguaggio. Quando i foni hanno valore distintivo, ovvero si oppongono sistematicamente ad altri foni nel distinguere e formare le parole, si dice che funzionano da fonemi. I foni sono le unità minime in fonetica. I fonemi sono le unità minime in fonologia : scienza che studia l’organizzazione e il funzionamento dei suoni nel sistema linguistico. Fonema è dunque l’unità minima di seconda articolazione del sistema linguistico, foni diversi che costituiscono (mare\mere) realizzazioni foneticamente diverse, ma prive di valore distintivo si chiamano “allofoni”. Una coppia di parole che siano uguali in tutto tranne che per la presenza di un fonema al posto di un altro in una certa posizione forma una “coppia minima”. Il fonema è il più piccolo segmento a cui si arriva nella scomposizione dei segni : non è ovviamente un segno, in quanto privo di significato. Si può dunque definire come costituito da un fascio di tratti fonetici distintivi che si realizzano in simultaneità.

Gli inventari fonematica delle diverse lingue del mondo sono costituite da alcune decine di fonemi, l’italiano standard ha 30 fonemi, problematica dello statuto delle consonanti lunghe se accettarle come coppia minima, inoltre ci sono nella pronuncia diverse differenze regionali, esplicitate nel fenomeno del raddoppiamento fonosintattico. Sillabe Le minime combinazioni di fonemi che funzionano come unità pronunciabili e possono essere utilizzate come “mattoni preconfezionati” per costruire la forma fonica sono le sillabe, sono costruite intorno a una vocale, dal momento che una consonante o una semivocale ha sempre bisogno di appoggiarsi a una vocale, che costituisce quindi il perno o apice della sillaba, la quale può essere costituita anche solo da una vocale. La parte che precede la vocale è “inizio (o) attacco”, la vocale stessa è il “nucleo” e la parte che eventualmente segue la vocale è la “coda”. La combinazione di una semivocale e di una vocale prende il nome di “dittongo”, di due semivocali e di una vocale “trittongo”. 3.2.5 Fatti prosodici (o soprasegmentali) Insieme di fenomeni “soprasegmentali” così definiti perché agiscono al di sopra del singolo segmento minimo, riguardando le relazioni fra foni sull’asse sintagmatico o “prosodici” perché concernono nel complesso l’aspetto melodico della catena parlata e ne determinano l’andamento ritmico. L’accento è la particolare forza o intensità di una pronuncia di una sillaba relativamente ad altre sillabe, che fa si che tendenzialmente in una parola una sillaba presenti una prominenza fonica rispetto alle altre. La posizione dell’accento, cioè la posizione della sillaba all’interno di una parola su cui cade l’accento può essere libera o fissa. Nell’italiano l’accento è tipicamente libero, può trovarsi sull’ultima sillaba di una parola, allora si dice tronca; sulla penultima e allora si dice piana oppure sulla terzultima e si dice sdrucciola. I fenomeni di tonalità e intonazione riguardano l’altezza musicale con cui le sillabe sono pronunciate e la curva melodica a cui la loro successione da luogo. Tono è precisamente l’altezza relativa di una pronuncia di una sillaba; in molte lingue, dette appunto “lingue tonali” il tono può avere valore distintivo pertinente. L’intonazione è invece l’andamento melodico con cui è pronunciata una frase o un intero gruppo tonale o gruppo ritmico. La lunghezza (o durata) riguarda l’estensione temporale relativa con cui i foni e le sillabe sono prodotti. Fondamentalmente, infatti, ogni fono può essere breve o lungo, cioè durare nella realizzazione per un tempo più o meno rapido.

CAPITOLO 4–MORFOLOGIA 4.1 Morfemi Il livello di analisi in causa si chiama “morfologia”, l’ambito della morfologia è la forma, o meglio la struttura della parola.

Definiamo quindi parola, la minima combinazione di morfemi, costruita attorno a una base lessicale che funzioni come entità autonoma della lingua e possa quindi costituire isolatamente da sola, un segno linguistico compiuto, all’interno della parole l’ordine dei morfemi che la costituiscono è rigido e fisso; i confini di parola sono punti di pausa potenziale nel discorso, è di solito separata\separabile nella scrittura, foneticamente la pronuncia di una parola non è interrotta ed è caratterizzata da un unico accento primario. Per scomporre una parola in morfemi, una volta data la parola, la sia confronta via via con parole simili, dalla forma molto vicina, che contengano presumibilmente uno per uno i morfemi che vogliamo individuare, il procedimento prende il nome di “prova di commutazione”. Morfema è l’unità minima di prima articolazione, il più piccolo pezzo di significante di una lingua portatore di significato proprio, di un valore e una funzione precisi e individuabili, e riusabile; è la minima associazione di un significante e un significato. Il morfema è l’unità pertinente a livello di sistema; il morfo è un morfema inteso come forma, dal punto di vista del significante; l’allomorfo è la variante formale di un morfema, è ciascuna delle forme diverse in cui si può presentare uno stesso morfema. 4.2 Tipi di morfemi Per individuare diversi tipi di morfemi si usa il punto di vista della classificazione funzionale, in base alla funzione svolta, al tipo di valore che i morfemi recano nel contribuire al significato delle parole, oppure il punto di vista della classificazione posizionale, basata sulla posizione che i morfemi assumono all’interno della parola e sul modo in cui essi contribuiscono alla sua struttura. Nella classificazione funzionale, la prima distinzione da fare è tra morfemi lessicali e morfemi grammaticali, i quali a loro volta si suddividono in morfemi derivazionali e morfemi flessionali. I morfemi lessicali costituiscono una classe aperta, mentre i morfemi grammaticali stanno nella grammatica e costituiscono una classe chiusa, non suscettibile di accogliere nuove entità. Non sempre la distinzione è chiara, esiste il caso delle parole funzionali, come gli articoli, i pronomi, le preposizioni che formano classi grammaticali chiuse ma che non si definiscono morfemi. La derivazione dà luogo a parole regolandone i processi di formazione; la flessione dà luogo a forme di una parola regolandone il modo in cui si attualizzano nelle frasi; sono i due ambiti della morfologia.

Quando sono considerati dal punto di vista posizionale, i morfemi grammaticali si chiamano “affissi”, gli affissi che stanno prima della radice si chiamano “prefissi”, quelli che stanno dopo la radice si chiamano “suffissi”, i suffissi con valore flessionale che stanno sempre nell’ultima posizione si chiamano “desinenze”. Infissi = affissi inseriti dentro la radice. Circonfissi = affissi formati da due parti, una che sta prima della radice e l’altra che sta dopo la radice. Amalgama = fusione di due morfemi in maniera che il morfema risultante non è più possibile distinguere i due morfemi all’origine della fusione. 4.3 Formazione delle parole Prefissoidi = morfemi che sono allo stesso tempo morfemi lessicali e derivazionali Suffissoidi = morfemi con significato lessicale che funzionano come suffissi (metro : termometro, cronometro) Parole composte = due parole agganciate fra loro a formare un’entità unica in cui i due membri sono perfettamente riconoscibili e recano il loro significato lessicale normale. In italiano il più importante processo di formazione di parola è la suffissazione, altrettanto produttiva è la prefissazione, così come l’alterazione : con i suffissi alternativi si creano parole che aggiungono al significato della base lessicale un valore valutativo (accrescitivi, diminutivi). 4.4 Flessione e categorie grammaticali Un determinato morfema realizza un valore di una determinata categoria grammaticale, è la “marca” di quel valore. La morfologia nominale ha come categorie il genere, il nome e il caso che svolge l’importante funzione di mettere in relazione la forma della parola con il ruolo sintattico che essa ricopre. Gli aggettivi possono poi essere marcati per grado : comparativo o superlativo. La morfologia verbale ha invece come categorie flessionali il modo, che esprime la modalità, cioè la maniera nella quale il parlante si pone nei confronti del contenuto di quanto viene detto; il tempo che colloca nel tempo ciò che viene detto; l’aspetto che riguarda la maniera in cui vengono osservati e presentati l’azione o l’evento; la diatesi, che esprime il rapporto in cui viene vista l’azione o l’evento rispetto ai partecipanti e la persona che indica chi compie l’azione.

Le funzioni sintattiche sono le nozioni tradizionalmente definite dall’analisi logica, come soggetto, predicato, oggetto e complementi. Un altro meccanismo operante è quello della marcatura di accordo, che prevede che tutti gli elementi suscettibili di flessione all’interno di un certo costrutto prendano le marche (i morfemi congruenti) delle categorie flessionali per le quali è marcato l’elemento a cui si riferiscono. CAPITOLO 5–SINTASSI 5.1 Analisi in costituenti immediati La sintassi è il livello di analisi che si occupa della struttura delle frasi, riguarda cioe come si combinano fra loro le parole e come sono organizzate in frasi. Frase = costrutto che fa da unità di misura per la sintassi Predicazione = affermazione riguardo a qualcosa, attribuzione di una qualità a un oggetto Analisi in costituenti immediati è un tipo di analisi che rappresenta le concatenazioni, e in parte le dipendenze, fra gli elementi della frase scomponendola in pezzi piccoli, i “costituenti”. Esistono diversi modi per rappresentare schematicamente l’analisi di una frase nei suoi costituenti, attraverso “scatole”, “alberi etichettati” i quali prendono in nome di “indicatori sintagmatici” 5.2 Sintagmi Sintagma = minima combinazione di parole che funziona come unità della struttura frasale. I sintagmi sono costruiti intorno a una testa = classe di parole che rappresenta il minimo elemento che da solo possa costituire sintagma. Sintagma nominale = sintagma costituito intorno a un nome. Teoria X-Barra = teoria che individua i diversi ranghi di complessità di un sintagma con l’indicazione di opportune barre; più sono gli apici o le linee sovrapposte che indicizzano il simbolo di categoria, più complesso e dotato di sottolivelli è il sintagma interessato. La prima classe di principi è interna alla sintassi stessa : si tratta delle “funzioni sintattiche”, riguardano il ruolo che i sintagmi assumono nella struttura sintattica sequenziale della frase. Soggetto, predicato verbale e oggetto sono le tre funzioni sintattiche fondamentali. Il secondo ordine di principi che intervengono nella costruzione ed interpretazione di una frase è dato da principi semantici che concernono propriamente il modo in cui il referente di ogni sintagma contribuisce e partecipa all’evento rappresentato

dalla frase. Per individuare i ruoli semantici occorre considerare una frase come rappresentazione di una scena o di un evento. Le categorie usate per designare i ruoli semantici sono : agente, il ruolo semantico dell’entità animata che si fa parte attiva che provoca ciò che accade); paziente (ruolo semantico dell’entità che subisce o è interessata da ciò che accade); sperimentatore (ruolo semantico dell’entità toccata da un certo processo psicologico); beneficiario (ruolo semantico dell’entità a vantaggio della quale va a ricadere quanto succede); strumento (ruolo semantico dell’entità inanimata mediante la quale avviene ciò che accade) e destinazione (ruolo semantico dell’entità che costituisce l’obiettivo o la meta di uno spostamento). A governare la strutturazione delle frasi , oltre il piano sintattico e il piano semantico, c’è quello dell’organizzazione pragmatico-informativa, da qui un’importante distinzione fra la parte della frase che identifica e isola il qualcosa sul quale verte l’affermazione e la parte della frase che rappresenta l’affermazione fatta, l’informazione propriamente fornita, cioè fa “tema” e “rema”. Focus = punto di maggior salienza comunicativa della frase, elemento su cui si concentra maggiormente l’interesse del parlante che fornisce la massima quantità di informazione nuova. Una frase si può quindi analizzare secondo quattro diverse prospettive : -

Prospettiva configurazionale, relativa alla struttura in costituenti

-

Prospettiva sintattica, relativa alle funzioni sintattiche

-

Prospettiva semantica, relativa ai ruoli semantici

-

Prospettiva pragmatico-informativa, relativa all’articolazione in tema\rema

5.4 Elementi minimi di grammatica generativa Grammatica generativa = impostazione teorica particolare dello studio della sintassi che presenta un elevato grado di tecnicità, è un tipo di grammatica che intende predire in maniera esplicita e formalizzata le frasi possibili di una lingua, e costituita da un lessico (parole con loro significato e proprietà) e regole, intese non come leggi, ma come istruzioni da applicare nella generazione di un determinato prodotto. In grammatica generativa è importante la distinzione tra “struttura superficiale” : forma sintattica della frase così come appare, in superficie; e “struttura profonda” : struttura che la frase ha a un livello soggiacente, retrostante la forma di superficie, che è quello a cui avviene la reale interpretazione della frase. 5.5 Oltre la frase La sintassi del periodo è un sottolivello di analisi del sistema linguistico, vi sono principi che regolano il modo in cui il sistema linguistico organizza le combinazioni di frasi, la Coordinazione : si ha quando diverse frasi vengono accostate l’una all’altra senza che si ponga tra esse un rapporto di dipendenza; la Subordinazione : si ha

quando vi è un rapporto di dipendenza tra le frasi in quanto una frase si presenta come gerarchicamente inferiore ad un’altra. Gli elementi che eventualmente realizzano i rapporti di coordinazione o subordinazione tra le frasi sono spesso chiamati “connettivi” o “connettori”. Le frasi possono essere di tre categorie : “avverbiali” : frasi subordinate che modificano l’intera frase da cui dipendono; “completive” : frasi subordinate che sostituiscono un costituente nominale maggiore (soggetto o oggetto); o “relative” frasi subordinate che modificano un costituente nominale della frase. Al di sopra dell’unità “frase” si riconosce un altro livello di analisi della sintassi, il livello dei “testi”, un testo è definibile come una combinazione di frasi, per contesto si intende il contesto linguistico, vale a dire la parte di comunicazione verbale che precede e che eventualmente segue il testo in oggetto, sia il contesto extralinguistico, la situazione specifica in cui la combinazione di frasi è prodotta. Deissi = proprietà di una parte dei segni linguistici di indicare, o far riferimento a, cose o elementi presenti nella situazione extra-linguistica e in particolare nello spazio o nel tempo in cui essa si situa, in maniera tale che l’interpretazione specifica del valore del segno dipende interamente dalla situazione di enunciazione. (là, qua). Ellissi = mancanza o omissione, in una frase, di elementi che sarebbero indispensabili per dare luogo a una struttura frasale completa, e che sono appunto recuperabili, per l’interpretazione, dal contesto linguistico (dove vai? (vado) a casa). Segnali discorsivi = elementi estranei alla strutturazione frasale che svolgono il compito di esplicitare l’articolazione interna del discorso (anzitutto, allora, senti), servono a conferire “coesione” al testo, istituendovi una rete di collegamenti al di là dei confini delle singole frasi.

CAPITOLO 6–SEMANTICA 6.1 Il significato

La parte della linguistica che si occupa del piano del significato è la “semantica”, vi è innanzitutto una concezione referenziale del significato : visto come un concetto, un immagine mentale, un’idea, processo corrispondente a qualcosa che esiste al di fuori della lingua; e vi è una concezione operazionale, secondo cui il significato è funzione dell’uso che si fa dei segni. Il significato denotativo è quello inteso nel senso oggettivo, di ciò che il segno descrive e rappresenta, corrisponde cioè al valore di identificazione di un elemento della realtà esterna. Il significato connotativo è invece il significato indotto, soggettivo, connesso alle sensazioni suscitate da un segno e alle associazioni a cui esso dà luogo. Significato linguistico = significato denotativo + connotativo di un segno Significato sociale = significato che un segno ha in relazione ai rapporti tra i parlanti, in dimensione sociale.

Hanno significato lessicale i termini che rappresentano oggetti, entità o concetti della realtà esterna, hanno significato grammaticale i termini che rappresentano concetti o rapporti interni al sistema linguistico. Intensione = insieme delle proprietà che costituiscono il concetto designato da un termine Estensione = insieme degli individui a cui il termine si può applicare 6.2 Rapporti di significato fra lessemi Lessema = unità d’analisi minima fondamentale, corrisponde a una parola considerata dal punto di vista del significato; l’insieme dei lessemi di una lingua costituisce il suo lessico, insieme aperto, molto numeroso ed eterogeneo. Rapporti di carattere paradigmatico : Omonimia = c’è tra lessemi che hanno lo stesso significante ma a cui corrispondono significati diversi. Polisemia = diversi significati imparentati fra loro e derivati, associati a un stesso significante Sinonimia = lessemi diversi aventi stesso significato Iponimia = significato del lessema rientra in un significato più ampio e generico rappresentato da un altro. Rapporti di carattere sintagmatico : Solidarietà semantica = collocazione preferenziale di un lessema rispetto ad un altro, nel senso che la selezione del termine è dipendente dall’altro, un significato risulta quindi predeterminato dall’altro. Antonimia = due lessemi di significato contrario, designano i poli opposti di una scala (alto\basso) Complementarietà = due lessemi di cui uno è la negazione dell’altro (vivo\morto) Inversione = due lessemi che esprimono la stessa relazione semantica vista da due direzioni opposte (marito\moglie) Sottosistema lessicale = insieme di lessemi che costituiscono gruppi organizzati di parole, uniti da rapporti di significato Campo semantico = insieme dei lessemi che coprono le diverse sezioni di un determinato spazio semantico, di una data sostanza di significato. Sfera semantica = insieme di lessemi che hanno in comune il riferimento a uno spazio semantico Famiglia semantica = insieme di lessemi imparentati nel significato e significante, parole derivate da una stessa radice lessicale

Gerarchia semantica = insieme in cui ogni termine è una parte determinata di un termine che nell’insieme lo segue, gli è superiore. (unità di misura del tempo) Il processo di spostamento di significato per eccellenza è la metafora. 6.3 L’analisi del significato : semantica componenziale Uno dei metodi per l’analisi del significato dei lessemi è quello della analisi componenziale , si scompone il significato dei lessemi, comparando i lessemi gli uni agli altri e cercando di cogliere in cosa differisce il loro rispettivo significato, in pezzi o unità di significato più piccoli. Componenti semantici = pezzi di significato minimi, proprietà semantiche elementari che combinandosi in simultaneità danno luogo al significato dei lessemi. 6.4 Cenni di semantica prototipica Prototipo = immagine-modello ideale con cui confrontare tutti i membri di una classe o categoria : i membri della categoria hanno un grado diverso di tipicità per quel concetto, possono occuparne il punto focale oppure la periferia. I concetti hanno in questa prospettiva, una struttura interna proto tipica basata sulla “gradualità”, sulla scalarità, piuttosto che sulla categoricità, sul “-+” invece che sul “si,no”. Altro concetto prototico, è il “grado di esemplarità” o “bontà di appartenenza” di un termine a una categoria. 6.5 Elementi di semantica frasale Enunciato = frase considerata dal punto di vista del suo concreto impiego in una situazione comunicativa, come segmento di discorso in atto. Connettivi e Quantificativi = elementi cruciali per l’interpretazione del valore degli enunciati sono anzitutto i “connettivi”, per esempio molte congiunzioni coordinanti e subordinanti. Un altro aspetto è quello “pragmatico” che riguarda che cosa si fa, con la produzione di un enunciato, in un determinato contesto situazionale e chiama quindi direttamente in causa l’intenzionalità del parlante. Gli enunciati prodotti nella normale interazione verbale costituiscono, degli “atti linguistici”, produrre un enunciato equivale a fare contemporaneamente tre cose distinte, tre atti : -

Un “atto locutivo” = consiste nel formare una frase in una data lingua, una proposizione con la sua struttura fonetica-grammaticale

-

Un “atto illocutivo” = consiste nell’intenzione con la quale e per la quale si produce la frase, nell’azione che si intende convenzionalmente compiere dicendo quell’enunciato. (affermazione-richiesta-promessa-minaccia-invito)

-

Un “atto perlocutivo” = consiste nell’effetto che si provoca nel destinatario del messaggio, nella funzione concreta effettivamente svolta da un enunciato prodotto in una determinata situazione

Verbi performativi = verbi che designano un atto illocutivo, che qualora usati alla prima persona del presente indicativo, annullano la distinzione fra contenuto referenziale e atto illocutivo compiuto. Presupposizione = tipo più rilevante di significato non detto, non esplicitato ma fatto assumere da quanto viene detto (vieni al cinema? Ho mal di testa=no)

CAPITOLO 7–CENNI DI TIPOLOGIA LINGUISTICA 7.1 Le lingue del mondo Lingua nazionale comune = parlata da gruppi più o meno consistenti di parlanti in alcune aree. La maniera principale per mettere ordine in questo coacervo di sistemi linguistici consiste nel raggrupparli in “famiglie” Gruppo delle lingue romanze : Italiano, francese, spagnolo, portoghese, romeno Il livello della “famiglia” rappresenta il più alto livello di parentela ricostruibile con i mezzi della linguistica storico-comparativa, che individua le somiglianze fra le lingue come prova della loro comunanza di origine. In Europa sono parlate lingue di quattro diverse famiglie linguistiche : Indo-Europee, Uraliche, Altaiche, Caucasiche. La “tipologia linguistica” si occupa di individuare che cosa c’è di uguale e che cosa c’è di differente nel modo in cui, a partire dai principi generali che governano le “lingue possibili”, le diverse lingue storico-naturali sono organizzate. E’ quindi connessa con lo studio degli “universali linguistici” : proprietà ricorrenti nella struttura delle lingue, sia sotto forma di invarianti necessariamente possedute dalle lingue in quanto tali sia sotto forma di un repertorio di possibilità a cui le lingue si rifanno in maniera diversa l’una dall’altra. Tipo linguistico = insieme di tratti strutturali in armonia gli uni con gli altri, equivale a un raggruppamento di sistemi linguistici con molti caratteri comuni 7.2 Tipologia morfologica Un primo modo di individuare tipi linguistici diversi e di classificare quindi tipo logicamente le lingue è basato sulla morfologia, e più precisamente sulla “struttura della parola”, si distinguono quattro tipi morfologici. Un primo tipo è dato dalle lingue isolanti, una lingua “isolante” è una lingua in cui la struttura della parola è la più semplice possibile : ogni parole è tendenzialmente composta da un solo morfema. Un secondo tipo è dato dalle lingue agglutinanti, una lingua “agglutinante” è una lingua in cui le parole hanno una struttura complessa, sono formate dalla giustapposizione di più morfemi, che danno luogo a una catena di morfemi lunga. Un terzo tipo morfologico è dato dalle lingue flessive, una lingua “flessiva” è una lingua che presenta parole internamente abbastanza complesse, costituite tendenzialmente da una radice lessicale semplice o derivata e da uno o anche più

affissi flessionali che spesso sono morfemi cumulativi, veicolando più valori grammaticali assieme e assomando diverse funzioni. Proprio per la caratteristica di riunire più significati su un solo morfema flessionale e di fondere assieme i morfemi rendendo spesso poco trasparente la struttura interna della parola, tali lingue vengono chiamate “fusive”. Nel tipo morfologico flessivo si distingue un sottotipo “introflessivo”, caratterizzato dal fatto che i fenomeni di flessione avvengono anche dentro la radice lessicale, come l’arabo. Il quarto tipo morfologico è dato dalle lingue polisintetiche, una “polisintetica” è una lingua che ha una struttura della parola molto complessa, formata da più morfemi attaccati assieme, presenta la peculiarità che in una stessa parola possono comparire due o più radici lessicali, morfemi pieni; sono chiamate spesso anche “incorporanti” proprio a indicare la sistematicità con cui il complemento diretto è incorporato dalle radici verbali. 7.3 Tipologia sintattica Un secondo criterio per classificare le lingue in tipi linguistici è basato sulla sintassi e precisamente sull’ordine basico dei costituenti principali della frase. I costituenti sintattici fondamentali presi in considerazione sono il soggetto (S), il verbo (V) e il complemento oggetto (O). Principio di Precedenza = principio secondo il quale il soggetto, data la sua prominenza e priorità logica, deve precedere l’oggetto Principio di Adiacenza = principio per cui O e V devono essere contigui, in ragione della loro stretta relazione sintattico-semantica e della dipendenza diretta del primo dal secondo. Un risultato importante della tipologia dell’ordine dei costituenti sta nella constatazione che esistono chiare correlazioni tra l’ordine basico dei costituenti maggiori di frase e l’ordine degli elementi in altri tipi di costrutti. Su queste basi si sono elaborati degli “universali implicazionali” : principi generalmente validi che collegano tra loro le posizioni di diversi elementi nella frase e nei sintagmi. Lingue VO = che costruiscono a destra, con l’ordine in termini logici operando\operatore Lingue OV = che costruiscono a sinistra, con l’ordine in termini logici operatore\operando Ergatività = parametro tipologico che coinvolge morfologia, sintassi e semantica e che riguarda l’organizzazione dei sistemi di casi che traducono in superficie i ruoli semantici connessi al verbo. Esistono lingue che assegnano una marcatura diversa di caso al soggetto a seconda che esso sia soggetto di un verbo transitivo o intransitivo, chiamate “lingue ergative” perché attribuiscono una particolare rilevanza alla funzione o ruolo semantico dell’ “agente”.

Si può quindi distinguere tra lingue “subject-prominent” come quelle indo-europee, specie le europee occidentali; lingue “topic-prominent” che non costruiscono le frasi secondo lo schema soggetto-predicato verbale, ma piuttosto secondo lo schema topic-comment isolando il tema in prima posizione; lingue sia “subject-topicprominent” che possono marcare un costituente, soggetto o oggetto con le particelle posposte.

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