Vadim Zeland - Il Fruscio Delle Stelle Del Mattino

February 3, 2017 | Author: Francesco Claroni | Category: N/A
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Vadim Zeland

IL FRUSCIO DELLE STELLE DEL MATTINO

MACRO EDIZIONI

Per maggiori informazioni su questo autore e sulla stessa collana visitate il nostro sito www.macroedizioni.it Traduzione: Vera Giovanna Bani Revisione: Mario Manzana Editing: Andreana Mazzei, Valentina Pieri Copertina: Matteo Venturi Stampa Tipografia Lineagrafica, Città di Castello (PG) I edizione maggio 2010 Collana “Nuova Saggezza” © 2010 Macro Edizioni Un marchio del Gruppo Editoriale Macro www.macroedizioni.it

Introduzione Cari lettori, Tutti noi, in un modo o nell’altro, ci troviamo in balia delle circostanze. I desideri non si realizzano, i sogni non si avverano, in compenso le peggiori aspettative, quasi a farlo apposta, si verificano. Ma possibile che non possa avvenire il contrario? A quanto pare sì e vi spiegherò come. Questo libro vi rivelerà un mondo assai strano, nel quale la realtà di tutti i giorni si presenta sotto un aspetto sconosciuto. Molte questioni esistenzialmente importanti vengono esaminate da un punto di vista assolutamente inaspettato. Ma ciò che più colpisce non è tanto l’inusualità di questa nuova realtà, quanto il fatto che essa è gestibile. Il Transurfìng è una tecnologia di gestione della realtà assai originale. Il fine qui non si raggiunge, ma si realizza fondamentalmente da solo. Ciò suona strano solo nel quadro della visione comune del mondo. Perciò, per capire, ci toccherà demolire il muro degli stereotipi fissi e delle false limitazioni. Di fatto è abbastanza complesso sottomettere la realtà alla propria volontà. I desideri reconditi e i sogni arditi sono effettivamente difficili da raggiungere se ci si attiene alle norme e alle regole comuni. Si sa bene quanto siano poco efficaci, e a volte addirittura vani, i tentativi di cambiare se stessi o il mondo circostante. Il Transurfìng propone un modo fondamentalmente diverso di pensare e di agire al fine di ottenere ciò che si desidera. Non conquistare ma ottenere. E non cambiare se stessi ma ritornare a sé. Il Transurfìng si basa sulla presupposizione che esista uno spazio delle varianti in cui sono custoditi gli scenari di tutti i possibili eventi. Il numero di varianti è infinito, come infinito è l’insieme delle possibili posizioni di un punto sul piano cartesiano. In questo spazio è scritto tutto quello che è stato, è e sarà. L’energia dei pensieri dell’uomo, a determinate condizioni, è in grado di materializzare un settore o l’altro dello spazio delle varianti. La possibilità potenziale s’incarna nella realtà, al pari di un’immagine riflessa sullo specchio delle varianti. L’uomo è in grado di formare la sua realtà, ma per fare ciò deve osservare determinate regole. La ragione umana cerca invano di agire sull'immagine riflessa, quando invece dovrebbe cambiare l’immagine stessa. E di che immagine si tratta? Come cambiarla? Come manovrare questo strano specchio? Il Transurfìng risponde a tutte queste domande. Solo una domanda rimane insoddisfatta: cosa si cela lì, dall’altra parte dello specchio? Nonostante il carattere fantastico delle idee illustrate in questo libro, esse hanno già trovato una conferma pratica. Coloro che hanno deciso di mettere in

pratica il Transurfìng hanno provato una sensazione a metà tra lo stupore e l’entusiasmo. Il mondo che circonda il Transurfer cambia in modo incomprensibile sotto i suoi occhi. Perché non si tratta di misticherie virtuali ma di una realtà gestibile.

Capitolo I L’intenzione Da dove scaturiscono i sogni''Possibile che siano semplicemente il prodotto dell’immaginazione della ragione umana? E che cos'hanno in comune i sogni con la realtà? Si alza il velo sul mistero della potenza degli antichi maghi, costruttori delle piramidi egiziane e di altre simili architetture.

Le vostre possibilità sono limitate solamente dalla vostra intenzione. Risveglio nel sonno In questo capitolo ci avvicineremo ulteriormente alla soluzione dell’Enigma del Guardiano: perché possiamo scegliere tutto quello che vogliamo e come farlo. Una delle chiavi della soluzione si trova in quel fenomeno che noi chiamiamo sogno. L’uomo passa nel sonno un terzo della sua vita. Tutto ciò che gli succede durante questa dimensione di confine è a tutt’oggi ammantato di mistero. Purtroppo, in questo ambito la ricerca scientifica non è in grado di spiegare molto. Anche le trattazioni filosofiche vanno da un estremo all’altro. Alcuni sostengono che i sogni siano illusioni, altri affermano che persino la nostra stessa vita non sia altro che un sogno. Chi ha ragione? Nei limiti del modello proposto dal Transurfing non hanno ragione né gli uni né gli altri. Ma procediamo con ordine. Gli adulti, ricordando i propri sogni, si rendono conto che niente di ciò che hanno visto è successo nella realtà. La ragione tratta il sogno come un prodotto della sua fantasia che in qualche modo ha luogo durante una fase di riposo, e di questa spiegazione si accontenta. È noto che i bambini fino ai quattro anni d’età non distinguono il sonno dalla veglia. Essi ritengono che ì sogni avvengano nello stesso mondo reale in cui vivono. A quest’età un bambino, svegliandosi pieno di paura per un incubo, pensa che i mostri si trovino in camera. E le rassicurazioni dei genitori non bastano a convincerlo che si tratta solo di un brutto sogno. Col tempo, però, la ragione del bambino viene istruita al pensiero che le visioni sonno non sono reali. Abbiamo già visto (vedi Transutfing Lo spazio delle varianti prima parte, capitolo VI, Conoscenze dal nulla) in che modo l’intelletto sia abituato a ripartire tutti i nuovi dati che trova nei compartimenti delle designazioni astratte. Lo fa con piacere e molto rapidamente. E ora provate a pensare: per

convincere la ragione a credere che il sogno non è reale ci sono voluti quattro anni. È l’unico aspetto con cui la ragione non può in nessun modo concordare. Non ci ricordiamo di come ci sentivamo prima di compiere quattro anni, perciò non possiamo testimoniare in quale stato di perplessità si trovasse la nostra ragione dopo il suo risveglio. Ma anche adesso la nostra ragione, quando si disinserisce, casca ingenuamente ogni giorno nella stessa trappola. Finché dormiamo, non ci passa nemmeno per la mente di guardare con occhio critico la realtà che ci circonda. E persino quando ci svegliamo, ci stupiamo di quanto reale ci sia sembrato il sogno. Nel sonno la realtà virtuale si modella in modo incredibilmente naturale. Nonostante il fatto che nel sogno avvengano fatti bizzarri, li percepiamo come qualcosa di abituale. Tale facoltà è dovuta all’abitudine della ragione a trovare per tutto una spiegazione. Se succede di notare o di vivere una situazione inusuale, siamo comunque in grado in ogni momento di razionalizzarla. E persino dopo, da coscienti, non siamo abituati a mettere in dubbio la realtà dell’accaduto. Per questo motivo anche nel sonno tendiamo per inerzia a percepire tutto come scontato. La ragione è abituata a controllare le situazioni. C’è però un’unica domanda che passa sempre il controllo senza verifica: “Ma sta succedendo veramente?”. Proprio per questo la ragione casca continuamente nella trappola del sogno. A volte, però, se abbiamo fortuna, avviene il miracolo e siamo consapevoli del fatto che stiamo dormendo. Il più delle volte succede quando si sogna qualcosa di veramente inverosimile o quando un incubo arriva a importunare oltremisura. Allora la ragione ristabilisce il controllo e capiamo come andare avanti. In questi casi il sogno da inconscio diventa consapevole o lucido. Durante un sogno lucido il dormiente partecipa al gioco virtuale e capisce che si sta trattando semplicemente di un sogno. Se a voi non è mai successo di fare un sogno lucido e ne sentite parlare ora per la prima volta, non abbiate dubbi, non è una fantasia. Ai sogni lucidi sono stati dedicati interi libri e al mondo esistono tante persone che amano praticare abitualmente questa tecnica. E voi, non volete provare? Se volete, lo potete fare. Il sogno lucido può essere evocato intenzionalmente. A questo fine occorre addestrare la ragione a porsi la domanda: “Ma quello che vedo ora sta succedendo realmente?”. Non è così difficile a farsi, se lo volete veramente. Il procedimento di addestramento della ragione è semplice, ma richiede un’attenzione strettamente mirata. Nell’arco della giornata bisogna porsi questa domanda come minimo 10 volte. In ciò vi potrà essere d’aiuto il vostro Guardiano interno. Ordinategli di tormentarvi con la domanda: sogno o son desto? La risposta dovrà essere massimamente consapevole, per assicurarsi che si tratta di un lavoro di controllo e non di una procedura di routine. Scrollatevi, guardatevi intorno, valutate la situazione: è tutto nella norma o c’è qualcosa di sospetto? Se sarete abbastanza insìstenti, vi risveglierete presto nel vostro sogno.

Vi convincerete presto di quanto sia difficile porsi la domanda anche solo dieci volte al giorno. Finirete semplicemente per dimenticarvene. Affinché l’operazione riesca, bisogna veramente volerlo fortemente. A seconda della forza della vostra intenzione potrete riuscire a evocare un sogno lucido entro qualche giorno o forse anche nell’arco di qualche mese. Se avete in casa un orologio a pendolo, vi potrà essere d’aiuto. Ogni volta che l’orologio batte le ore nell’arco della giornata, attivate il vostro Guardiano affinché vi chieda se state dormendo o meno. Il rintocco dell’orologio fungerà da ancora, da appiglio per agganciare la coscienza. Se sentirete il rintocco durante il sonno, riscuoterete per abitudine il vostro Guardiano ed egli sveglierà la vostra ragione. Potete trovare altre ancore, l’importante è che le possiate sentire durante il sonno. Non conviene però far dipendere la domanda da segnali che non potete sentire nel sonno. Se, per esempio, collegate la domanda allo squillo del telefono, non potrete porvi la domanda nel sonno fino a che non sentirete in sogno lo squillo del telefono. In generale il principio si basa sull’abitudine di porsi la domanda sulla realtà di quanto sta accadendo. Rispondete alla domanda in modo non meccanico ma consapevole. Per molti sognatori il fattore scatenante la consapevolezza è il riconoscimento nel sonno di anomalie, non corrispondenze e stranezze. Nella maggior parte dei casi questi elementi non si notano e vengono recepiti dal dormiente come un fenomeno assolutamente normale. Proprio per questo occorre addestrarsi a valutare criticamente la situazione e a rispondere alla domanda in piena coscienza. A che prò? In primo luogo perché è quanto meno interessante e divertente vedere che un sogno non “accade” semplicemente ma in esso, gioco virtuale, voi giocate consapevolmente. Non è una fantasticheria sulla realtà virtuale. Nessun videogame regge il confronto con quello che potete fare durante un sogno lucido. E potete fare assolutamente tutto quello che vi passa per la testa. Se nel sogno si presenta una situazione indesiderabile, la si può cambiare facilmente con un piccolo sforzo di volontà. Supponiamo che stiate facendo un incubo: qualcuno vi sta inseguendo e voi non riuscite a liberarvene in nessun modo. Se vi sembra che tutto stia accadendo veramente, vi sarà difficile sbarazzarvi dal vostro persecutore. Ma se vi rendete conto che si tratta di un sogno, cercherete di svegliarvi e, probabilmente a fatica, alla fine ci riuscirete. C’è tuttavia un metodo molto più efficace e interessante. Se vi siete resi conto di sognare, basterà guardare negli occhi il vostro persecutore e pensare “Sparisci! (Vattene via! Fuori dai piedi! Volatilizzati!)”. Il persecutore sparirà immediatamente. Se volete, potete anche sollevarlo in aria mentalmente e fargli fare le capriole. Nel sonno una persona è in grado di controllare perfettamente tutto quello che le succede intorno, ammesso che vengano osservate due semplici condizioni: la prima è che la persona deve essere consapevole del fatto che si

tratta di un sogno; la seconda è che deve sapere che “qui”, in questa dimensione, tutto è possibile. Facciamo un esempio: vi svegliate nel sonno e vi viene voglia di volare. Niente di più semplice: basterà averne l’intenzione. Proprio qui si coglie con particolare chiarezza la differenza tra desiderio e intenzione. Il semplice desiderio di sollevarsi in aria non sortirà effetto alcuno, sia in stato di veglia che nel sonno. Basti pensare al desiderio di alzare un braccio: potete dirvi quanto volete che desiderate alzare un braccio ma ancora non lo fate. E poi ecco che alzate il braccio. Il desiderio si è trasformato in azione. Mentre lo fate, non pensate a come alzerete il braccio, lo alzate e basta. La stessa cosa avviene nel sonno: vi sollevate semplicemente in aria con la sola forza dell’intenzione e volate dove volere. Ma ritorniamo all’incubo del persecutore. Deve esservi chiaro che il semplice desiderio di liberarsi dell’importuno non basta per sbarazzarsene veramente. Trovandosi in balia del panico, la ragione vaglia velocemente tutte le possibili varianti di evoluzione degli eventi, varianti che trovano un’immediata realizzazione. Finite così per trovarvi coinvolti in un gioco basato su regole fissate da qualcun altro o qualcos’altro. Anche se avete preso coscienza del fatto che si tratta solo di un sogno, non potrete far nulla finché non prenderete in mano il controllo della situazione. Finché avete un ruolo di vittima passiva, il gioco vi terrà in suo potere. E non conta che il gioco sia un prodotto della vostra immaginazione. In questo momento siete schiavi della vostra immaginazione, avete paura e fuggite perché l’avete scelto voi, voi avete deciso di avere il ruolo della vittima. Ma se ora vi fermerete e vorrete scambiarvi di ruolo col vostro persecutore, egli acconsentirà con piacere e comincerà a fuggire da voi. Vi rendete conto della comicità della situazione? Per ogni domanda che inizi con “posso in sogno..? la risposta sarà affermativa. Potete contattare qualsiasi persona (viva o morta), interagire a piacere con i partecipanti e gli oggetti dei vostri sogni, volare su altri pianeti, risolvere problemi, comporre musica, fare prove di spettacoli, viaggiare e così via. Le droghe pesanti sono un gioco da ragazzi in confronto! E in questo caso senza il minimo danno per la salute. Dai sogni è permesso portar via qualsiasi tipo d’informazione. Una cosa sola non si può fare: portare nella realtà un oggetto materiale. Almeno io, personalmente, non sono al corrente di fenomeni di questo tipo. Se non vi ricordate il contenuto dei vostri sogni, controllate in quale direzione dormite. E' meglio dormire con la testa a nord. È consigliabile non dormire a ovest, nuoce alla salute. Non sono in grado di dare una spiegazione sensata del motivo so che dipende dal campo magnetico della Terra. Provate a sdraiarvi con la testa a nord e vedrete che i sogni diventeranno più espressivi e interessanti.

Se i sogni lucidi non arrivano o non v’interessa farli, non preoccupatevi. I sogni lucidi hanno un ruolo importante nella tecnica del Transurfìng ma si può anche farne a meno. Tantopiù che essi celano dentro di sé una minaccia. Ecco, direte voi, prima ci coinvolge nei suoi discorsi e poi prova a spaventarci. Del resto non ho altra scelta. Il sogno lucido non è altro che un accesso misterioso all’ignoto. Sarebbe irresponsabile da parte mia non avvertire del pericolo che si può celare oltre questa porta. Di che cosa si tratti lo saprete presto. Lo spazio dei sogni Per spiegare l’Enigma dei Guardiano dobbiamo rispondere a due domande: perché nel sogno lucido tutto è possibile? Perché i sogni sembrano cosi reali? Sia nel sogno inconsapevole che in quello lucido le immagini si vedono chiaramente, fino al minimo dettaglio. A volte succede addirittura che i sogni, per freschezza dei colori e definizione delle forme, superino la realtà stessa. Secondo una ipotesi è il cervello a sintetizzare le immagini dei sogni e durante il sonno le percepisce cosi come là in stato di veglia. Si tratta comunque di una semplice ipotesi. Finora nessuno ha dimostrato che sia veramente così. Nel modello proposto dal Transurfing la trattazione è completamente diversa: l’inconscio non immagina niente autonomamente, ma si collega direttamente allo spazio delle varianti, dimensione che contiene ogni tipo d’informazione. Provate a guardare con attenzione un oggetto qualsiasi, poi chiudete gli occhi e provate a immaginarlo. Anche se siete dotati di un talento straordinario per la visualizzazione, non riuscirete comunque a “vedere” l’oggetto con gli occhi chiusi così come lo vedete con gli occhi aperti. L' immagine che si è impressa nel vostro cervello non sarà più che una fotografia di bassa qualità rispetto all’originale. Supponiamo che il cervello conservi questa foto come un determinato stato di un gruppo di neuroni. Se così fosse, per riprodurre tutte le fotografie che abbiamo nei nostri ricordi non basterebbero tutti i neuroni che abbiamo, nonostante la loro notevole quantità Se i nostri ricordi e i nostri sogni fossero la riproduzione di quanto registrato nei neuroni, quante di queste cellule dovremmo avere in testa? Nel quadro del modello del Transurfing i neuroni non sono vettori d’informazione come i bytes nel computer. II cervello conserva non l' informazione di per sé ma una sorta di indirizzi d’accesso alle informazioni contenute nello spazio delle varianti. Può darsi che il cervello sia in grado di contenere dentro di sé una limitata quantità di dati. Tuttavia, anche se fosse un sistema biologico perfetto, non potrebbe memorizzare tutte le informazioni che siamo in grado di riprodurre nella nostra memoria. Tanto meno potrebbe sintetizzare una realtà virtuale di tanta perfezione quale è il sogno. Vi sembra davvero che sia facile, in stato di veglia, chiudere gli occhi e rappresentarsi mentalmente delle immagini con la stessa naturalezza con cui le vedete nei sogni?

Non si deve cedere agli argomenti poco convincenti del tipo che il cervello, disinserendosi, acquisisce la capacità di percepire le rappresentazioni immaginate in modo distinto. Come si diceva innanzi, la ragione non è in grado di creare niente di fondamentalmente nuovo, può soltanto assemblare una nuova versione di casa utilizzando però i cubi da costruzione già esistenti. La ragione possiede solo cognizioni primitive di questi cubi e di come assemblarli, e conserva dati più dettagliati su supporti cartacei o d’altro tipo. Le informazioni restanti arrivano al cervello attraverso l’anima direttamente dallo spazio delle varianti. In questo modo la ragione, secondo il modello del Transurfing, si presenta come un sistema piuttosto primitivo il cui funzionamento può venire modellato sulla base di esecuzioni tecniche, che è poi quello che stanno cercando di fare gli scienziati. I tentativi di creare un intelletto artificiale finora non sono stati coronati da successo. La ragione può ancora in qualche modo capire se stessa, tuttavia non è per il momento in grado di capire la natura dell’anima. II segreto dell’intelletto di un organismo vivente risiede nell’unità e nell’interrelazione dell’anima e della ragione. Finora gli sforzi degli specialisti di cibernetica si sono limitati al modellamento del processo del pensiero, così come fa la ragione. Ma può darsi che un giorno o l’altro a qualcuno venga in mente di modellare una macchina in grado di sintonizzarsi e ricevere informazioni dallo spazio delle varianti, così come fa l’anima. In qualche modo la ragione è in grado di memorizzare gli indirizzi dei settori necessari dello spazio delle varianti. Se occorre ricordare qualcosa, la ragione si rivolge all’anima, che a sua volta si sintonizza sul settore corrispondente. Ma, vuoi che l’anima non riesca a sintonizzarsi bene, vuoi che la ragione ricordi male gli indirizzi, vuoi che l’anima e la ragione non riescano a mettersi d’accordo, risultato ne è che abbiamo quel che abbiamo: la nostra memoria è imperfetta. In compenso l’anima è capace, in modo casuale, di sintonizzarsi sui settori non realizzati dello spazio delle varianti. Queste sono le immagini che vediamo nei nostri sogni. Proprio per questo la dimensione di confine è così reale. I sogni non sono illusioni nel senso comune in cui s' intende questo termine. La ragione non li immagina ma li vede veramente. È noto che nel sonno l’uomo può vedere immagini di un mondo diverso dal nostro. Per esempio, può vedere una struttura architettonica in tutti i suoi dettagli, nonostante sia fatto assolutamente certo che egli non poteva aver visto in linea di principio nulla di simile prima. Se il sogno è l’imitazione della realtà da parte del nostro cervello, allora da dove vengono le immagini che l’uomo non poteva aver mai visto prima? Se ben ricordate, i settori dello spazio contengono dentro di sé varianti diverse di scenari e decorazioni. Le decorazioni includono sia una situazione circostante inanimata, sia degli organismi viventi.

Se avete visto nel sonno dei familiari e dei conoscenti, dovreste aver anche notato che essi non sono proprio come nella realtà. Possono avere una pettinatura diversa, un abbigliamento strano, persino il carattere può differenziarsi. Le personalità virtuali dello spazio delle visioni oniriche possono comportarsi in modo non tipico. Nel sonno riconoscete i vostri conoscenti, capite che si tratta di loro, ma allo stesso tempo vi pare che ci sia qualcosa che non va. In questo si manifesta la multiformità dello spazio delle varianti. Le decorazioni dei vari settori si differenziano. Gli eventi che noi seguiamo nella realtà sono varianti realizzate. Nel sonno siamo in grado di vedere quello che non è stato realizzato. Se avrete la fortuna, prima o poi, di vedere nel sonno la vostra immagine allo specchio, resterete probabilmente stupefatti o spaventati. Non sarà il volto che siete abituati a vedere in uno specchio reale. Capirete subito che si tratta di voi, ma come sarà diverso il vostro volto! Il fatto è che l’aspetto fisico dell’uomo nel sonno corrisponde a quel settore dello spazio dove egli è volato. A seconda dello spostamento del settore virtuale osservato rispetto a quello corrente, realizzato nella realtà, il vostro aspetto si distinguerà in modo più o meno marcato. Anche l’ambiente circostante cambierà a seconda della lontananza dal settore virtuale. Potete vedere la vostra città, ma essa non sarà come appare di solito. Le stesse vie e le stesse case appariranno in modo strano. Voi sarete perplessi, come se si trattasse di un’allucinazione. Se nel sonno l’anima è andata a vagare a una distanza piuttosto lontana dal suo settore, capiterete in un ambiente assolutamente sconosciuto. Vedrete luoghi e persone che non esistono nella vita reale. Lì tutto vive di una sua vita virtuale. E allora, in che qualità interverrete in quella vita? Tutto quello che si svolge lì non è materiale. E anche il vostro ruolo è virtuale. Ma al contempo non si tratta di un’illusione. Qui si possono verificare due situazioni: o la variante della vostra personalità è presente in questo settore, oppure non c'è. Se c'è, potete trovare fi un vostro doppio? È una domanda molto difficile, a cui per il momento non sono in grado di rispondere. Probabilmente l’anima assumerà semplicemente il ruolo prescritto nello scenario del settore. A sostegno di quest’ipotesi è il fatto che il sognante percepisce il proprio volto nello specchio come non suo. Suscita interesse un’altra domanda: se l’informazione nello spazio delle varianti si conserva in modo stazionario, come una pellicola cinematografica in un archivio, perché mai nei sonno vediamo il movimento e partecipiamo a questo gioco virtuale? Tutti gli eventi sono contenuti nel campo d’informazioni contemporaneamente. Quello che è stato e che sarà, è lì già ora. Perché l’anima, volando nello spazio delle varianti, vede non già immagini ferme ma il movimento della vita? Può darsi che la nostra percezione sia fatta in modo tale che siamo in grado di percepire solo il movimento di una pellicola cinematografica. O forse questa è la proprietà dello spazio, ed esso si mostra ai

nostri occhi solo in forma di corrente di varianti. Se l’anima vaga per i settori, vuol dire che anch’essa vede il movimento. In questo caso, in quale intervallo di tempo l’anima finisce nel sonno: passato, futuro o presente? Tutto quello che riguarda lo spazio dei sogni contiene più domande che risposte. Una cosa sola si può dire con sicurezza: il sogno non è un’illusione. Vi fa un po’ d’impressione, non è vero? Tutti noi, ogni notte, ci dirigiamo nello spazio delle varianti e lì viviamo una vita virtuale. Questa vita virtuale non ha sotto di sé una base materiale tangibile, ma al contempo essa è reale. Cosa si può dire sull’interpretazione del significato dei sogni? La risposta vi potrà sembrare un po’ inaspettata. Forse supponete che, sulla base di quanto sopra esposto, i sogni abbiano il pieno diritto di essere anticipatori degli eventi futuri. Ma proprio sulla base di quanto esposto i sogni nel Transurfing non possono essere considerati come i segni di cui si parlava nel capitolo precedente. I sogni ci fanno vedere quello che avrebbe potuto succedere nel passato o potrebbe succedere nel futuro. Il passato ci è noto. Il futuro nello spazio delle varianti, per contro, è troppo multiforme, perciò non c’è alcuna garanzia che nel sonno ci riesca di vedere proprio il settore imminente, quello che verrà realizzato. Settori contigui di fatto contengono scenari e decorazioni simili. Ciò vuol dire che se il settore visto si trova non lontano dalla linea corrente della vita, allora può contenere informazioni su eventi reali prossimi venturi. D’altra parte, non c’è alcuna garanzia che il settore visto si trovi realmente vicino alla linea corrente della vita. Nella realtà l’anima può veramente presentire degli eventi prossimi a realizzarsi. In questo senso, lo stato di benessere dell’anima è il segnale più sicuro. Nella condizione di veglia essa segnala lo stato del suo benessere rispetto alla linea corrente della vita o rispetto a una svolta imminente nella corrente. Segni simili riguardano anche i settori realizzati correnti o contigui. Tuttavia, nei sogni solo Dio sa dove vaghi l’anima. Può volare dove vuole, per questo motivo non è possibile confidare su certe informazioni che essa dà. Ancora una domanda: se il sogno non è un prodotto dell’immaginazione, allora chi definisce lo scenario del sogno? Lo scenario è contenuto nei settori dello spazio delle varianti. L’anima può liberamente viaggiare nello spazio delle varianti fintantoché la ragione dorme. A volte essa dorme così profondamente che non riusciamo a ricordarci i sogni. Come si evolvono gli eventi mentre la ragione dorme, nessuno lo sa. Nella vita reale il comportamento dell’uomo è controllato dall’uomo stesso. Quando la ragione vede i sogni, essa interviene solo in qualità di osservatrice passiva e, lungi dal controllare la situazione, accetta tutto come dovuto. Tutto avviene secondo lo scenario contenuto nel settore. Non appena l'anima finisce nel settore, gli eventi si sviluppano in conformità alle aspettative, ai timori e alle rappresentazioni acquisite dall’anima e dalla ragione nella vita reale. Le

aspettative e i timori si realizzano all’istante. Per esempio, se sulla scena appare un soggetto che dal punto di vista della ragione può rappresentare una minaccia, lo scenario della minaccia si realizza immediatamente. E' sufficiente che balenino per un istante i pensieri di un pericolo di persecuzione, che ecco apparire un mostro pronto a inseguirvi. Succede così perché l’anima si sintonizza immediatamente sulla variante che è balenata nei pensieri. Essa sceglie le varianti di scenario in conformità ai suoi pensieri, e alle sue aspettative. Il movimento dell’anima nello spazio delle varianti avviene contemporaneamente a essi. Sono proprio i pensieri e le aspettative a figurare come quella forza motrice che gira la pellicola cinematografica. Se si potesse arrestare completamente il lavoro del cervello, l’immagine s’irrigidirebbe nell’immobilità. Ma i pensieri non si arrestano e turbinano continuamente per la testa. Gli eventi nel sogno possono essere in netto contrasto con le rappresentazioni consuete, giacché il controllo della ragione è affievolito. Avvengono assurdità di tutti i tipi, si hanno visioni incredibili, le leggi fisiche smettono di funzionare. Fatti straordinari succedono anche nei sogni lucidi. La ragione, infatti, capisce che si tratta semplicemente di una fantasia e perciò permette ogni tipo di stravaganza. Adesso vi è chiaro perché nel sogno è possibile tutto? Perché il sogno è il viaggio dell’anima nello spazio delle varianti, e lì ce posto per ogni tipo di scenario. Per questo motivo nel sogno lucido si può intenzionalmente cambiare lo scenario. Di fatto lo scenario non cambia, esso viene scelto dall’intenzione. Non appena balena nei pensieri l’intenzione di scambiarsi di ruolo con il proprio inseguitore, l’anima si sposta sul settore con lo scenario contrario. In questo consiste il meccanismo del sogno lucido: lo scenario viene scelto dall’intenzione. Se la ragione è consapevole di poter controllare lo scenario di quanto sta avvenendo, essa formula un desiderio. Per esempio il desiderio di volare. Questo pensiero, balenando velocemente nella coscienza, si trasforma nell’anima in intenzione. L’intenzione è quella forza motrice che trasporta il sognante nel settore contenente lo scenario corrispondente. Il viaggio dell’anima nello spazio delle varianti non è aggravato dall’inerzia degli oggetti materiali. Per questo i sogni sono così plastici. Lo scenario ordinato si realizza all’istante. E cosa succede invece nella vita reale? In linea di principio succede la stessa cosa. la differenza sta solo nella velocità di realizzazione dello scenario. Nella veglia gli avvenimenti si evolvono secondo le stesse leggi che agiscono nel sogno ma non con la stessa fulminea velocità, perché la realizzazione materiale delle varianti è connotata dall'inerzia. In questo senso affermare che la nostra vita è un sogno non è corretto, ma al tempo stesso non è privo di senso. Ho già riportato degli esempi a illustrazione del modo in cui i pensieri formano gli

avvenimenti della vita. Otterrete quello che è nei vostri pensieri, prima o poi. I vostri pensieri sono un’emissione di energia alla frequenza di una determinata linea della vita. Nella vita reale il passaggio su questa linea viene frenato da vari fattori materiali. Il settore realizzato dello spazio, rispetto a quello non realizzato, appare vischioso, come la resina rispetto all’acqua. La realizzazione materiale di una variante potenzialmente possibile avviene con ritardo. Nel sonno non ci sono ostacoli inerti di nessun tipo, per questo il passaggio tra i diversi settori si realizza all’istante. Ora vi dovrebbe essere chiaro perché ho portato il discorso sui sogni. Per gestire il proprio destino ci è necessario chiarire in che modo i nostri pensieri ci trasportano da un settore all’altro e perché non tutti i nostri desideri si realizzano. Tuttavia, a questo fine non è obbligatorio praticare la tecnica dei sogni lucidi. Il nostro scopo è quello di acquisire la capacità di sceglierci uno scenario nella realtà. È molto più importante svegliarci nella vita reale che in quella irreale. Tanto più che la pratica dei sogni lucidi, come anticipavo, nasconde al suo interno un pericolo ben preciso. Può darsi che chi pratica i sogni lucidi vi possa dire che non c’è nessun tipo di minaccia. Tuttavia, costoro non capiscono che quando praticano, si muovono sul filo del rasoio. Nessuno può garantire che da un sogno lucido si possa ritornare indietro. Finché l’anima vaga nei settori non realizzati dello spazio non c’è nessun pericolo. Ma cosa pensate che possa succedere se l'anima, durante il sogno, capitasse casualmente in un settore realizzato dello spazio? Bene, l’ipotesi che si là avanti è che vi possiate materializzare in questo settore. Siamo abituati a pensare che simili congetture non possano minacciarci. Però, come vedete, questa supposizione cela una minaccia. Ebbene, e se fosse così di fatto? È noto che gli antichi maghi avevano la padronanza assoluta dell’arte del sogno e potevano trasportarsi intenzionalmente e per sempre in altri mondi. Anche i loro corpi fisici sparivano da questo nostro mondo. Evidentemente, gli antichi maghi o erano troppo dissennati o sapevano benissimo quello che facevano. Ai giorni nostri svaniscono nel nulla decine di migliaia di persone. Spariscono semplicemente senza lasciare traccia. Secondo alcune versioni vengono rapite dagli extraterrestri. Non posso affermare niente di certo, ma può darsi che esse non ritornino semplice- mente dal loro sogno. Di fatto, l’anima può raggiungere un settore realizzato anche durante una fase di riposo inconscio. Il sogno lucido in questo senso è più pericoloso, perché la ragione, sentendo una libertà illimitata, può perdere la prudenza e inoltrarsi non si sa bene dove. Non si sa se l’anima possa poi ritornare indietro. Il corpo fisico può anche restare e in quest’eventualità si può constatare un caso di morte nel sonno. Non ho lo scopo di spaventarvi. Voglio solo ricordarvi che il sogno non è un’illusione. Durante un sogno lucido viene la tentazione di fare stramberie. Infatti, si può fare impunemente e senza arrecar danno agli altri tutto quello che

passa per la testa. O anche solo volare ed esplorare altri mondi. Tutto è permesso fintantoché l’anima si trova in un settore virtuale non realizzato. L’insidia sta nel fatto che non c’è nessuna garanzia che l’anima, nel suo vagare, non finisca per ritrovarsi in un settore realizzato. La ragione non si renderà nemmeno subito conto di come la realtà virtuale si sia trasformata in realtà materiale. Non serve illudersi con la speranza che il nostro mondo sia l’unico esistente nell’Universo. Lo spazio delle varianti è infinito, e in esso, indubitabilmente, c’è una moltitudine di settori realizzati popolati da organismi viventi di ogni genere. Il mondo in cui potrete capitare potrà sembrarvi, rispetto al nostro, un paradiso o un inferno. Dove si trovi questo mondo non si sa. Forse è a una distanza di milioni di anni luce dalla nostra Terra o forse nella tazza del vostro caffè. Può trovarsi molto lontano e al contempo molto vicino, in un’altra dimensione. Come già anticipavo nel primo capitolo(1), l’infinito si estende illimitatamente solo nel caso in cui si guardi dritto. Ma che sia lontano questo mondo parallelo o vicino, non cambia niente, perché perdersi là è facile e ritornare indietro è molto difficile. Non tocco il tema dei viaggi del corpo astrale nel mondo materiale perché non ha nessun rapporto con il Transurfing ed è assai pericoloso. In generale anche i sogni hanno solo una relazione indiretta con il Transurfing. Il nostro compito non è quello di sfuggire alla cruda realtà per ripararci nel mondo confinante del sogno, ma rendere confortevole per noi stessi la realtà in cui viviamo. Non bisogna temere i sogni ma nemmeno trattarli con superficialità. Se a sentir parlare di sogni lucidi provate una sensazione di disagio interiore, significa che è meglio che non pratichiate questa tecnica. Il vostro intuito vi deve suggerire se per voi essa è una minaccia o no. L'anima sente l'avvicinarsi delle avversità molto meglio di quanto non faccia la ragione. Per questo, sognare senza l'attivo intervento della ragione è molto meno pericoloso. Ma se avete preso comunque la decisione di praticare i sogni lucidi, siate prudenti nel sonno, non andate in cerca di guai e mantenetevi consapevoli al massimo. Come succede nella realtà, fate come se foste a casa vostra, ma non dimenticate che siete ospiti.

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Lo spazio delle varianti - prima parte.

La forza magica dell'intenzione E così abbiamo chiarito che sono i nostri pensieri e i nostri desideri a dirigere il nostro movimento nello spazio delle varianti. Nel sonno questo movimento non viene frenato dall’inerzia della realizzazione materiale. Il minimo soffio di pensiero porta immediatamente il sognante nel settore corrispondente dello spazio. Nei settori realizzati tutto avviene meno velocemente a causa della pesante inerzia della materia. Ma nella realtà funziona lo stesso principio: i nostri pensieri esercitano un’influenza diretta sul corso degli eventi della nostra vita. “Ma veramente? - può chiedere con ironia il Lettore non ancora abituato ai prodigi di questo strano modello proposto dal Transurfing - e io invece, sventato, fino a oggi pensavo che non fossero i pensieri ma le azioni a determinare il corso della mia vita. Adesso però mi hanno illuminato: la cosa più importante non è quello che fili ma quello a cui pensi”. In realtà qui non c’è alcuna contraddizione. E non si tratta del fatto che prima l’uomo pensa e poi agisce. Le persone sono abituate prima di tutto a fare attenzione alle conseguenze delle azioni, perché esse sono in superficie. Le conseguenze dei pensieri, spesso, non sono altrettanto evidenti. Ciò è dovuto all’azione delle forze equilibratrici. Abbiamo già analizzato i casi in cui il risultato dell’azione delle forze equilibratrici è direttamente opposto alle aspirazioni. Una persona si sforza per ottenere qualcosa ma alla fine il risultato è esattamente il contrario. Quanto più forte è il potenziale superfluo, tanto più lontano è il reale da! desiderato. Non riuscendo a trovare una spiegazione sensata a questo strano comportamento del mondo, l’uomo cerca comunque di convincersi che o non ha agito correttamente,o il mondo è fatto in modo tale che l’oggetto desiderato si ottiene solo con grande fatica. Potrà sembrare che nel modello del Transurfìng ci sia effettivamente una contraddizione. Da una parte si afferma: i nostri pensieri modellano l’energia che ci attraversa e ci trasporta sulle linee della vita conformi ai nostri pensieri; ovvero, come ormai sapete, i pensieri ci spostano su quei settori dello spazio aventi scenari e decorazioni conformi ai pensieri stessi. Nel sonno tutto succede esattamente così. D’altra parte, viene fuori che nella vita reale i nostri pensieri hanno poco peso, giacché non riusciamo a ottenere quanto desiderato con la sola forza della riflessione. Per quanto uno possa pensare, standosene sdraiato sul divano, il passaggio su un’altra linea per qualche motivo non avviene, anche se si tiene conto del fattore dell’inerzia della realizzazione materiale. “Ecco dove sta il punto! - si rianimerà il Lettore pragmatico - bisogna agire! I pensieri e i passaggi di qua e di là non c’entrano niente!”. Ed egli avrà formalmente ragione. Ma solo formalmente. Di fatto la contraddizione è solo apparente. Ci avviciniamo sempre di più alla spiegazione del motivo perché i tentativi di visualizzazione dell'oggetto del desiderio spesso non portano ad alcun risultato. Come sapete, la prima causa evidente si cela dietro i potenziali superflui che ci creiamo da soli quando cerchiamo di raggiungere l’oggetto desiderato.

La seconda causa sta nell’inerzia della realizzazione materiale delle varianti. Spesso non raggiungiamo i nostri scopi perché non vi aspiriamo con sufficiente tenacia Molti scopi non fanno semplicemente in tempo a realizzarsi, se la persona si scoraggia velocemente, sventolando la mano in segno di resa nei confronti di un’impresa “senza speranza”. Forse potete ricordarvi alcune situazioni della vostra vita in cui l'oggetto desiderato vi è arrivato in ritardo, quando ormai avevate perso ogni speranza e vi eravate dimenticali dei vostro ordine. Un altro errore tipico di molte persone sta nell’aspirazione ad avere tutto e subito. Se avete messo sul piatto molti scopi, non legati tra di loro, tutta l’energia mentale si nebulizzerà inutilmente nel vuoto. La corrente delle varianti non vi permetterà di navigare contemporaneamente in varie direzioni. La sintonizzazione su un settore ben preciso funziona con più efficacia quando tutte le aspirazioni sono dirette verso quest’unico fine concreto. A questo tema ritorneremo ancora nel capitolo seguente. Durante il sogno tutti i fattori nocivi sopra elencati sono assenti. Qui i potenziali superflui dell’importanza non gravano più di tanto, l’inerzia non disturba e anche !a ragione riposa dalle sue lotte quotidiane per il raggiungimento dei fini. Tuttavia, anche nel sogno non tutti i desideri si realizzano. Coloro che praticano la tecnica dei sogni lucidi sanno che non tutti i soffi di pensiero portano il dormiente nel settore corrispondente. Dove sta allora l’ostacolo? La risposta è molto semplice e al contempo fondamentale. Non esiste nessun ostacolo. E il problema non è nemmeno nei pensieri. Il segreto sta nel fatto che non è il desiderio di per sé ma l'orientamento sull’oggetto desiderato che conduce alla realizzazione. A funzionare non sono i pensieri ma qualcos’altro, difficile da descrivere a parole. Questa particolare forza sta dietro le quinte della scena in cui si sviluppa il gioco dei pensieri. Tuttavia, l’ultima parola ce l’ha proprio questa forza. Avrete senz’altro capito che si sta parlando dell’ intenzione. La ragione non è riuscita a trovare nei compartimenti delle sue designazioni una definizione adatta per l’intenzione. Definiremo approssimativamente l’intenzione come la risolutezza ad avere e ad agire. Capite ora che i pensieri di per sé non hanno effettivamente alcun significato nel processo di sintonizzazione sul settore dello spazio delle varianti. I pensieri sono solo come schiuma sulla cresta dell’onda dell’intenzione. A realizzarsi non è il desiderio ma l’intenzione. Riportiamo ancora una volta l’esempio del sollevamento del braccio. Desiderate alzare il braccio. Il desiderio è stato elaborato nei vostri pensieri: vi rendere conto che volere alzare un braccio. Ma il desiderio fa alzare il braccio? No, il desiderio di per sé non produce alcuna azione. Il braccio si alza solo quando i pensieri sul desiderio hanno fatto il loro lavoro ed è rimasta solo la risolutezza ad alzare il braccio. Forse è la risolutezza ad agire che fa alzare il braccio? No, anche questa volta no. Avete preso la decisione definitiva di alzare il braccio ma il braccio ancora non si muove. E allora, cos’è che fa alzare il braccio? Come

definire ciò che viene dopo la risolutezza? Ecco, qui si manifesta l’impotenza della ragione a dare una spiegazione convincente di quello che risulta essere l’intenzione. La nostra definizione di intenzione come risolutezza ad avere e ad agire dimostra di essere solo un preludio alla forza che effettua propriamente fazione. Non resta che da constatare il fatto che il braccio si alza non in forza del desiderio né della risolutezza, ma grazie all’intenzione. Ho introdotto la designazione di “risolutezza” solo per comodità di comprensione. Voi tuttavia sentite anche senza parole che c' è una cerca forza che induce i vostri muscoli a contrarsi. Di fatto è molto difficile spiegare che cosa sia l’intenzione. Non ci poniamo domande su come muoviamo le braccia e le gambe, non ci ricordiamo del fatto che un tempo non sapevamo camminare. Allo stesso modo una persona non sa quali siano le azioni giuste da fare quando si siede per la prima volta in sella a una bicicletta a due ruote. E anche quando ha imparato ad andare in bicicletta, non può spiegare come fa. L’intenzione è una proprietà estremamente mobile. È difficile da acquisire e la si può anche perdere con facilità. Nel paraplegico la forza dell’intenzione è completamente perduta. II desiderio di muovere le gambe c’è, ma la capacità di tradurlo in azione è assente. Sono noti casi di paraplegici che hanno ripreso a camminare sotto l’effetto dell’ipnosi o in seguito a una miracolosa guarigione. In questi casi si può dire che gli è ritornata l’intenzione. Dunque, il desiderio di per sé non dà niente. Al contrario: tanto più forte è il desiderio, tanto più attiva è la reazione delle forze equilibratrici. Fate bene attenzione: il desiderio è diretto verso al fine stesso, mentre l’intenzione è diretta verso il processo di raggiungimento di questo fine. Il desiderio realizza se stesso nella creazione del potenziale superfluo del desiderio stesso di raggiungere il fine. L’intenzione realizza se stessa nell’azione. L’intenzione non riflette se il fine sia raggiungibile o meno. La decisione è già stata presa, perciò resta solo da agire. Se nel sonno, desiderando volare, incominciate a riflettere se lo potete fare o meno, non ne verrà fuori niente. Per volare occorre semplicemente librarsi in aria con la forza dell’intenzione. La scelta di un qualsivoglia scenario nel sogno viene effettuata non dal desiderio ma dal fermo orientamento di ottenere quanto desiderato. Voi non riflettete e non desiderate, ma semplicemente avete e agite. Abbiamo esaminato l’inutilità del desiderio. E la richiesta? Sulla richiesta non c’è niente da dire. Chiedere all’Angelo, a Dio, alle forze superiori o ad altre entità non ha alcun senso. Le leggi dell’Universo sono assolutamente imperturbabili. Le vostre proteste, offese e lamentele non servono a nessuno. La gratitudine sì, perché la gratitudine per la sua qualità intrinseca è molto vicina all’amore incondizionato. La gratitudine sincera è un’emissione di energia creativa. Il potenziale superfluo della richiesta, al contrario, è un ostacolo, è una concentrazione di energia in uno stesso posto. I lamenti, le richieste e le pretese sono un’invenzione dei pendoli per riscuotere energia dalle persone. I pensieri

elaborati nelle parole “dammi” o “voglio” creano automaticamente dei potenziali superflui. Chiedere alla forze superiori o ad altre analoghe non ha alcun senso. È come se, in un negozio, chiedeste di avete della merce gratuitamente. Potete chiedere alle persone entro limiti sensati, ammesso che esse siano disposte a offrirvi il loro aiuto. Tutto il resto, in questo mondo, è fondato su leggi oggettive e non sul desiderio di aiutare qualcuno. Provate a immaginarvi che la Terra vada a chiedere al Sole di cambiare orbita. Assurdo, no? Allo stesso modo è assurdo rivolgersi con una richiesta a qualcuno che non sia mia persona fisica. Ha senso solo l'intenzione di scegliere. Voi effettivamente scegliete da soli il vostro destino. Se i parametri della vostra emissione corrispondono alla scelta e in questo contesto le leggi non vengono violate, allora otterrete quello che volete. La scelta non è una richiesta ma la vostra risolutezza ad avere e agire. L’intenzione non crea potenziali superflui perché l’energia del potenziale del desiderio si spende in azione. Il desiderio e l'azione si uniscono nell’intenzione, L' intenzione nell’azione riassorbe il potenziale superfluo creato dal desiderio in modo naturale, senza la partecipazione delle forze equilibratrici. Risolvendo un problema, quindi, dovete agire. Riflettendo sulla difficoltà del problema non fate che creare un potenziale superfluo e cedere energia al pendolo di turno. Agendo, invece, realizzate l’energia dell’intenzione. Com'è noto, “gli occhi hanno paura e le mani fanno”, la cosa è più facile a farsi che a vedersi. Realizzando l’intenzione affidatevi alla corrente delle varianti e il problema si risolverà da solo. L’attesa, l’agitazione, le perplessità e i desideri tolgono solo energia. L’intenzione nell’azione non solo assorbe l’energia del potenziale ma la convoglia nell’involucro energetico della persona. Vi potete convincere di ciò pensando allo studio. Imparare a memoria un materiale porta via tanta forza e dà poco; invece lo studio applicato e messo in pratica non solo non esaurisce l’energia, ma apporta anche ispirazione e soddisfazione. L’intenzione è quindi quella forza motrice che realizza i settori nello spazio delle varianti. Ma ecco una domanda: perché si realizzano anche i nostri timori? Si possono forse anch’essi ascrivere all’intenzione? Sia nei sogni che nella realtà ci perseguitano le varianti contenenti gli scenari dei timori, delle preoccupazioni, dell’odio e dell’ostilità che proviamo. Infatti, se non voglio qualcosa, non ho nessuna intenzione di averla, non è vero? Tuttavia otteniamo lo stesso quello che fortemente non vogliamo. Ne deriva forse che la direttiva del nostro desiderio non ha nessuna importanza? No. La soluzione si cela dietro a una forza ancora più misteriosa e potente che porta il nome di intenzione esterna.

L'intenzione esterna L’intenzione è l’unione di desiderio e azione. L’intenzione di fare qualcosa con le proprie forze è nota a tutti, si tratta dell'intenzione interna. E' molto più difficile estendere l’azione dell’intenzione al mondo esterno. Questa è l'intenzione esterna. Con il suo aiuto si può governare il mondo, ovvero, più precisamente, scegliere il modello di comportamento del mondo circostante, definirne gli scenari e le decorazioni. Il concetto d’intenzione esterna è indissolubilmente legato al modello delle varianti. Tutte le manipolazioni con il tempo, lo spazio e la materia che non soggiacciono a una spiegazione logica si fanno di solito riferire alla magia o a fenomeni paranormali. Proprio questi fenomeni dimostrano il lavoro dell’intenzione esterna, lavoro diretto sulla scelta di una determinata linea della vita nello spazio delle varianti. L’intenzione interna non ha la forza di trasformare il melo sul sentiero in un albero di pere. Anche l’intenzione esterna non trasforma niente, essa sceglie nello spazio delle varianti il sentiero con l’albero di pere al posto del melo e realizza il passaggio su questa linea. Cosi il melo viene sostituito dall’albero di pere. Al melo non è successo niente, si è semplicemente effettuata una sostituzione: la realizzazione materiale si sposta nello spazio delle varianti da una linea all’altra. Nessuna forza è in grado di trasformare effettivamente un oggetto in un altro per magia; a far ciò è diretta l’intenzione interna, ma le sue possibilità sono assai limitate. Se provate a muovere mentalmente una matita sul tavolo, non ne verrà fuori niente. Ma se avete la ferma intenzione d’immaginarvi che la matita si muova, è possibile che vi riesca. Supponiamo che siate riusciti a smuovere la matita dal posto in cui si trovava (ad alcuni sensitivi qualcosa di simile riesce). Quello che sto per dirvi potrà sembrare un po’ strano e anche spaventoso: la matita di fatto non si muove. Ma allo stesso tempo questo spostamento non vi è semplicemente “sembrato”. Nel primo caso voi fate tentativi di muovere la matita con la forza del pensiero, ma quest’energia è evidentemente troppo poca per lo spostamento di un oggetto materiale. Nel secondo caso voi scivolate sulle linee della vita dove la matita ha una posizione diversa. Cogliete la differenza? La matita è sul tavolo. Con la forza dell’intenzione immaginate che essa cominci a muoversi. La vostra intenzione monitorizza i settori dello spazio dove la matita occupa posizioni sempre diverse. Se l’emissione mentale ha una forza piuttosto consistente, la matita progressivamente si materializzerà in nuovi punti dello spazio reale. In questo contesto si sposta un singolo “strato della matita”, mentre gli strati restanti, compreso quello dell’osservatore, rimangono immobili. A muoversi non è l’oggetto stesso ma la sua realizzazione nello spazio delle varianti. Non c’è da stupirsi se nulla vi riesce. Nella maggior parte delle persone queste capacità sono sviluppate debolmente. E ciò non dipende tanto da un basso potenziale energetico, quanto dal fatto che è difficile credere a questa

possibilità e, di conseguenza, evocare un’intenzione esterna pura. Le persone con capacità telecinetiche non spostano gli oggetti. Esse hanno la capacità unica di dirigere con la forza dell’intenzione la propria energia per lo spostamento della realizzazione materiale nello spazio delle varianti. Si è soliti considerare tutto quello che è legato all'intenzione esterna come fenomeni di magia, misticheria o, nel migliore dei casi, fenomeni inspiegabili le cui testimonianze vengono prontamente accatastate in archivi polverosi. La visione comune del mondo respinge apertamente questo tipo di manifestazioni. L’irrazionale suscita sempre un panico particolare. Lo stesso tipo di panico e di stupore lo provano coloro che vedono gli UFO. Il fenomeno inspiegabile è talmente lontano dalla realtà abituale che non ci si vuole credere. Ma, allo stesso tempo, esso ha la stupefacente impertinenza di essere reale, talmente reale da suscitare terrore. L’intenzione esterna si ha quando si verificano le parole del detto “Se Maometto non va alla montagna, la montagna va da Maometto”. E voi pensavate che si trattasse di un semplice scherzo? Il lavoro dell’intenzione esterna non è obbligatoriamente accompagnato da fenomeni paranormali. Nella vita di tutti i giorni ci scontriamo continuamente con gli effetti dell’intenzione esterna. Nella fattispecie, proprio grazie all’intenzione esterna si realizzano sempre i nostri timori e le nostre peggiori aspettative. Ma siccome nel caso dato essa funziona indipendentemente dalla nostra volontà, non ci rendiamo conto del modo in cui ciò avviene. Gestire l’intenzione esterna è molto più difficile di quanto non sia gestire l’intenzione interna. Immaginate di essere capitati su un’isola popolata da selvaggi. La vostra vita dipende da come vi comportate. Prima variante: siete delle vittime. Vi scusate, offrite regali, vi giustificate, cercate di piacere ai selvaggi. In questo caso la vostra sorte è quelle di essere mangiati. Seconda variante: siete dei conquistatori. Manifestate aggressività, aggredite, cercate di sottomettere. La vostra sorte sarà di vincere o di essere vinto e morire. Terza variante: vi proponete come i signori, i governanti. Protendete il dito e tutti si sottomettono a voi. Se voi per primi non avete dubbi sul vostro potere, gli altri potranno solo pensare che è logico che sia cosi, che diversamente non sia possibile. La vostra emissione mentale è sintonizzata su quelle linee della vita dove voi siete dominatori. Le prime due varianti fanno riferimento al lavoro dell’intenzione interna; la terza variante dimostra il lavoro dell’intenzione esterna. L’intenzione esterna sceglie semplicemente la variante opportuna per il caso specifico. La mosca che cozza contro il vetro vicino alla finestrella aperta ha un’intenzione interna. Cosa dite voi, cosa sarà per la mosca l’intenzione esterna? Verrebbe da rispondere: volare via attraverso la finestrella. Ma non è così. Se la mosca volasse indietro e si guardasse intorno, vedrebbe il vetro chiuso e la finestra aperta. Per la mosca sarebbe semplicemente una visione più allargata della realtà. L’intenzione esterna allo stato puro, invece, fa sì che tutta la finestra si apra davanti alla mosca.

L’intenzione interna riguarda ogni tentativo d’intervenire sul mondo circostante su una stessa linea della vita. Tutto quello che è possibile nei (imiti di un settore dello spazio delle varianti preso singolarmente è descritto dalle note leggi delle scienze naturali e s’inscrive nel quadro della concezione materialistica del mondo. L’intenzione esterna tratta i tentativi di scegliere una linea della vita nella quale si realizza ciò che si desidera. Ora vi dovrebbe essere chiaro che volare attraverso la finestra chiusa è un’intenzione interna. L’intenzione esterna, per contro, è passare sulla linea della vita dove la finestra si apre. Si possono investire energie sovrumane per smuovere la matita con la sola forza del pensiero. Ma si può, con la sola forza dell’intenzione, scansionare lo spazio delle varianti con le varie posizioni della matita. Supponiamo che siate sicuri di non poter trovare parcheggio vicino al supermercato la vigilia di Natale. L’intenzione interna afferma: come si può trovare posto se tutta la gente è fuori a fare spese? L’intenzione esterna, invece, ammette con tutta evidenza che proprio mentre vi avvicinate in macchina al supermercato si libera un posto per voi. fa Non è che l’ intenzione esterna creda fermamente e irremovibilmente in questa possibilità, essa semplicemente si prende quello che le spetta imperturbabilmente e incondizionatamente. L’intenzione esterna è una cosa nata nell’improvvisazione, è qualcosa di simile all’illuminazione. È assolutamente inutile prepararsi all’intenzione esterna. Tutti i rituali magici sono finalizzati a evocare proprio l’intenzione esterna. Ma il rituale è semplicemente una preparazione alla magia, un preludio teatrale, una decorazione. Immaginate che nel sonno volate giù da uno spuntone di roccia e, per non sfracellarvi, dovete evocare l’intenzione di rimanere sospesi in aria. Non avete il tempo di prepararvi, né di pronunciare gli scongiuri. Vi basterà solo avere l’intenzione di volare e vi riuscirà immediatamente. Gli scongiuri e gli attributi magici aiutano solo a risvegliare quella forza che ogni persona ha dentro di sé ma che non può usare. Purtroppo, la capacità dell’uomo contemporaneo di gestire l'intenzione esterna è quasi atrofizzata. Le persone si sono addirittura ingegnate a dimenticarsi de! fatto che un tempo esse possedevano tale capacità. Accenni vaghi emergono solo nelle antiche leggende. Ora come ora non ha nemmeno senso cercare di dimostrare che le piramidi egiziane e altre costruzioni simili sono state erette con l’aiuto dell’intenzione esterna. Sono accettate altre ipotesi, ma di certo non questa. Credo che per i costruttori delle piramidi sarebbe divertente sapere che i loro discendenti, considerando gli antichi avi una civiltà superata, si fanno in quattro nel tentativo di scoprire il loro mistero risolvendolo nell’ambito dell’intenzione interna. Le persone non sono tuttavia completamente prive dell’intenzione esterna. Essa è solo fortemente bloccata. Tutto quello che si è soliti ascrivere alla magia non è costituito da altro che tentativi di lavorare con l’intenzione esterna. Per secoli gli alchimisti hanno cercato senza successo di trovare la pietra filosofale

che tramuta qualsivoglia oggetto in oro. All’alchimia sono stati dedicati numerosi libri, complessi e di difficile comprensione. Ma di fatto, come dice la leggenda, il segreto della pietra filosofale trova posto in poche righe, scolpite su una lamina di smeraldo, la cosiddetta Tavola dì Smeraldo. E allora a cosa servivano tutti i libri scritti sull’argomento? Probabilmente per capire il significato di queste poche righe. Avrete probabilmente sentito parlare del Sacro Graal. In tanti si sono dedicati alla ricerca di questa reliquia, persino i rappresentanti del Terzo Reich. Si parla continuamente di oggetti di questo tipo in grado di trasmettere una forza e un potere illimitati. Si tratta però di credenze ingenue. Nessun oggetto è in grado di dare forza. I feticci, gli scongiuri e gli altri attributi magici non hanno di per sé alcuna forza. La forza sta solo nell’intenzione esterna delle persone che li utilizzano. Gli attributi aiutano solo in una certa misura il subconscio ad attivare i germi addormentati e debolmente sviluppati dell’intenzione esterna. La fede nella forza magica degli attributi dà l’impulso al risveglio dell’intenzione esterna. Le antiche civiltà raggiunsero un livello tale per cui operavano anche senza i rituali magici. E naturale che un tale potere abbia finito per creare un enorme potenziale superfluo. Per questo motivo le civiltà simili a quella di Atlantide, che avevano scoperto i segreti dell’intenzione esterna, venivano di tanto in tanto distrutte dalle forze equilibratrici. Alcuni frammenti di questi insegnamenti occulti sono arrivati a noi come pratiche magiche, aventi lo scopo di ricreare quanto andato perduto. Si tratta tuttavia di tentativi deboli e superficiali, che seguono il percorso fallace dell’intenzione interna. La sostanza della forza e del potere, l’intenzione esterna, resta a tutt’oggi un mistero. Nelle persone lo sviluppo privilegiato dell’intenzione interna e la perdita di quella esterna sono indotti dai pendoli, poiché essi si nutrono del l’energia dell’intenzione interna. La gestione dell’intenzione esterna è possibile solo in un contesto di libertà assoluta dai pendoli. Sì può dire che qui i pendoli hanno ottenuto la vittoria definitiva nella lotta contro l’individuo. Abbiamo chiarito cosi che la natura dell’energia mentale finalizzata al raggiungimento di un fine si manifesta in tre forme: il desiderio, l’intenzione interna e l’intenzione esterna. Il desiderio è la concentrazione dell'attenzione sul fine stesso. Come vedete, il desiderio non ha nessuna forza. Si può pensare quanto si vuole a un fine, desiderarlo, ma questo non cambia nulla. L’intenzione interna è la concentrazione dell’attenzione sul processo del suo movimento verso un fine. Funziona, ma richiede l’investimento di tanti sforzi. L’intenzione esterna è la concentrazione dell’attenzione su come il fine si realizza da solo. L’intenzione esterna permette semplicemente al fine di realizzarsi da solo. Tra l’altro è sottintesa la ferma convinzione che la variante di realizzazione del fine esista già e resti solo da sceglierla. Con l’intenzione interna il fine si raggiunge, con l’intenzione esterna il fine si sceglie. L’intenzione interna si può caratterizzare con la formula: “Insisto

affinché...”. L’intenzione esterna soggiace a tutt’altra regola: “Si sono venute a creare delle circostanze tali per cui....”. Oppure: “Si dà il caso che...”. La differenza è enorme. Nel primo caso voi intervenite attivamente sul mondo per fare in modo che esso ceda alla vostra volontà. Nel secondo caso occupate la posizione di un osservatore esterno, tutto avviene secondo la vostra volontà ma è come se accadesse di per sé. Voi non cambiate nulla, ma scegliete. Il volo nel sonno avviene proprio secondo la formula: “Si dà il caso che io voli” e non “Insisto per volare”. L’intenzione interna aspira al fine direttamente, facendosi strada a gomitate. L’intenzione esterna è finalizzata al processo dì realizzazione autonoma del fine. L’intenzione esterna non si affretta a raggiungere il fine, sa di averlo già in tasca. Che il fine verrà raggiunto non si mette minimamente in dubbio e non si discute nemmeno. L’intenzione esterna in modo inesorabile, freddo, imperturbabile e irreversibile muove il fine alla sua realizzazione. Per distinguere dove agisca l’intenzione interna e dove quella esterna provate ad applicare per le varie situazioni questo tipo di comparazioni bilaterali: - volete ottenere qualcosa da questo mondo — il mondo stesso vi dà quello che volete; - lottate per un posto al sole — il mondo vi accoglie a braccia aperte; - cercate di sfondare una porta chiusa - la porta si spalanca da sola davanti a voi; -cercate di passare attraverso un muro - il muro vi lascia passare; - cercate di provocare nella vostra vita determinati avvenimenti - gli avvenimenti si producono da soli. Più in generale si può dire che con l’aiuto dell’intenzione interna voi cercate di trasferire la vostra realizzazione rispetto allo spazio delle varianti, mentre quando agisce l’intenzione esternarlo spazio stesso delle varianti viene spostato in modo tale che la vostra realizzazione si trovi dove vi serve. Cogliete la differenza? Il risultato è lo stesso ma i percorsi per raggiungerlo sono diversi. Se le vostre azioni possono essere descritte dalla seconda parte della comparazione, significa che avete afferrato l’intenzione esterna. Quando lottate per ottenere qualcosa, cercate di spingere a forza la realizzazione che volete avere nello spazio delle varianti, mentre quando scegliete, è lo spazio stesso a venire da voi. Certo, lo spazio delle varianti non si sposterà autonomamente rispetto alla vostra realizzazione. Per far sì che succeda dovete intraprendere determinate azioni. Queste azioni, tuttavia, fuoriescono dalle rappresentazioni solite e comuni. Nel corso di tutto il libro vi riporterò degli esempi di differenze negli approcci relativi alle intenzioni interne ed esterne. L’intenzione esterna è la chiave di volta del Transurfing. In essa si cela la chiave dell'Enigma del Guardiano, ovvero: perché non si deve lottare col mondo ma si deve semplicemente scegliere al suo interno ciò che si vuole. Per l’intenzione esterna non c’è niente d’impossibile. Potete volare anche nella realtà o, diciamo, camminare sull’acqua se avete l’intenzione esterna di

Gesù Cristo. Le leggi fisiche, peraltro, non vengono assolutamente violate. Il fatto è che le leggi fisiche agiscono su un settore singolarmente preso dello spazio della realizzazione materiale. Il lavoro dell’intenzione esterna si manifesta nel movimento della realizzazione lungo i differenti settori dello spazio delle varianti. Nell’ambito di un settore realizzato non è possibile volare. Per fare ciò dovreste opporre resistenza all’attrazione terrestre e ciò è un lavoro dell’intenzione interna che richiede un dispendio d’energia per il superamento della forza di gravità. Il volo libero, sia nel sonno che nella realtà non è il vostro movimento reale nello spazio materiale ma un cambiamento della posizione relativa della vostra realizzazione. In altre parole, il corpo si materializza progressivamente in nuovi punti dello spazio fisico. Si può dire ancora che non siete voi a volare attraverso lo spazio ma è lo spazio che si muove rispetto a voi in conformità alla scelta della vostra intenzione esterna. Forse il concetto non è formulato correttamente ma non ci inoltreremo ora nella teoria della relatività. Possiamo solo immaginarci come succede di fatto. Per poter volare dovete avere una fede incondizionata nella possibilità di farlo. Perché Gesù Cristo disse in tono perentoriamente semplice: “Avrete a seconda della vostra fede”? Perché non possiamo ottenere o fare qualcosa senza averne l’intenzione. E l’intenzione non c’è se manca la fede. Non potremmo muovere un passo se non credessimo di poterlo fare. Tuttavia, non ci riuscirà facilmente di convincere la ragione del fatto che in realtà si può volare così come nel sonno, quanto meno quando la ragione si trova in lino stato normale di coscienza. Alcuni yogi in India riescono a levitare durante il processo di meditazione (di altre manifestazioni attendibili di levitazione non sono personalmente al corrente). Può darsi che la loro intenzione sia sufficiente solo per sintonizzarsi sul movimento delle varianti nel quale il corpo resta sospeso in aria. Tenendo conto delle enormi possibilità degli yogi rispetto alle persone normali, capirete da soli quanto sia difficile sottoporre l’intenzione esterna alla propria volontà. Nel sonno la ragione assopita è ancora in grado di ammettere la possibilità del volo, ma in stato di veglia questa possibilità è inconcepibile, per quanto fortemente ci si voglia convincere. Ci dovrebbe essere non solo la fede, ma anche il sapere. La fede sottintende la possibilità di dubbio. Dove c’è la fede c’è posto anche per il dubbio. Il sapere esclude il dubbio. Voi certo non dubiterete che una mela, gettata via, cada per terra. Voi non ci credete ma sapete che è così. L’intenzione esterna allo stato puro è libera dai dubbi e quindi anche dalla fede. Se nel sonno per volare vi basta semplicemente un’allusione all’intenzione esterna, nel mondo della realizzazione materiale inerte l’intenzione dovrà essere assolutamente pura. Ma non rammaricatevi dell’impossibilità di acquisire un’intenzione pura. Per la realizzazione del vostro fine andrà benissimo anche un’intenzione “di seconda scelta”. Servirà semplicemente un po’ più di tempo perché la realizzazione inerte cominci a “ingranare”.

Nel contesto dell’intenzione esterna emerge una domanda interessante: che cos’è l’ipnosi? Ho qualche difficoltà a definire precisamente se si tratti dell’effetto del lavoro dell’intenzione interna o esterna. È chiaro che non basta l’energia del pensiero per spostare gli oggetti, anche quelli più leggeri, con la sola forza dell'intenzione interna. Tuttavia, quest’energia è pienamente sufficiente per trasferire da una persona a un'altra determinate suggestioni. In alcune persone si notano forti capacità di dirigere un flusso energetico piuttosto potente. Se esso viene modulato da determinati pensieri, la persona ricevente tale flusso soggiace all'effetto della suggestione. Non penserete, spero, che l'ipnotizzatore operi solo grazie al suo sguardo magnetico o ai movimenti delle mani! Tanto più che per esercitare un influsso di tipo energetico il contatto visivo o verbale non è sempre necessario. Tuttavia, per quanto mi è noto, l’ipnosi agisce soprattutto a distanze ravvicinate. Se è così, allora è naturale presupporre che essa sia il risultato della trasmissione di energia mentale per mezzo dell’intenzione interna. Quando invece l’ipnosi si manifesta a lunghe distanze, l’intenzione esterna sicuramente ha un ruolo chiave, ammesso che non vengano utilizzati altri tipi di meccanismi. Per sentire l’intenzione esterna bisogna alzarsi dal letto di Procuste delle sensazioni e delle rappresentazioni abituali. La ragione esiste nei limiti ristretti della concezione comune del mondo. Fuoriuscire da questi limiti è difficile, perché si può realizzare questo sfondamento solo con l’aiuto dell’intenzione esterna. La ragione non può cedere così semplicemente le sue posizioni. Ne viene fuori un circolo vizioso: per cogliere l’intenzione esterna serve l’intenzione esterna. E qui sta tutta la difficoltà. Non vorrei deludere i lettori dicendo che non mi sono noti esercizi in grado di sviluppare l’intenzione esterna II fine di questi esercizi suonerebbe forse come “essere intenzionati ad avere l'intenzione”. L’unica possibilità per capire più in profondità la natura dell’intenzione esterna è praticare i sogni consapevoli. Nella realtà, al posto degli esercizi posso solo proporre di praticare una vita consapevole. Ciò non significa solo allenarsi, quanto invece vivere di intenzione esterna. La realtà si distingue dal sogno solo a causa dell’inerzia della realizzazione materiale nello spazio delle varianti. Tutto il resto è uguale. Potete chiedere: ma se non slamo in grado di gestire l’intenzione esterna, su che cosa possiamo contare? Certo, non riuscirete a smuovere blocchi che pesano tonnellate, tuttavia potete superare l’inerzia del mondo materiale con il tempo. Il percorso comune e solito di raggiungimento di un fine si fonda sull’intenzione interna. La sostanza del Transurfing sta invece nel rifiuto dell’intenzione interna e nello sfruttamento di quella esterna. E difficile tracciare un confine netto tra i due tipi d’intenzione, capire dove finisce quella interna e comincia quella esterna. L’intenzione interna si trasforma in esterna quando la coscienza si unisce, si accorda, si fonde con il subconscio. Si tratta di un confine impercettibile. Assomiglia alla sensazione

della caduta libera o alla sensazione che si prova quando si riesce per la prima volta ad andare su una bicicletta senza rotelle. Ma si spiega benissimo con la sensazione del volo nel sonno, quando ci si libra in aria intenzionalmente. La coscienza si fonde e si accorda completamente con il subconscio in un determinato e ristretto segmento. Vi riesce facile muovere le dita delle mani, un po’ più difficile muovere le dita dei piedi, ancora più difficile le orecchie, e muovere gli organi interni praticamente non vi è possibile. L’intenzione esterna è sviluppata in modo ancora più debole. Accordare coscienza e subconscio nell’intenzione di sollevarsi da terra e volare è così difficile da considerarsi praticamente impossibile. Noi ci porremo fini più modesti. La levitazione è una manifestazione suprema dell’intenzione esterna. Ma la forza dell’intenzione esterna è così grande che persino una sua minima parte è sufficiente per conseguire risultati impressionanti. Nella vita quotidiana l’intenzione esterna agisce indipendentemente dalla nostra volontà e sovente a nostro danno. Essa si manifesta, per esempio, come realizzazione delle nostre peggiori aspettative. Abbiamo già analizzato le situazioni in cui una persona ottiene quello che non vuole. Da una parte vi perseguita quello che temete, odiate e che volete evitare. Ciò succede perché l’emissione mentale, sintonizzata su un evento non desiderato, vi trasporta nel settore dove questo evento giust’appunto si produce. D’altra parte, però, voi non avete intenzione di ottenere quello che non desiderate, non è così? Dov'è, allora, qui, il lavoro dell’intenzione? L’intenzione interna è finalizzata a evitare quello che non desiderate avere. Vi tocca nel vivo ciò che agita, suscita timore e astio. Volete evitarlo con tutta la vostra anima. La ragione ha paura, l’anima teme ancora di più, la ragione percepisce l’ostilità, l'anima pure non ha niente in contrario, la ragione odia, l’anima tanto più. L’anima e la ragione concordano pienamente in tutto. Proprio nel momento dell’accordo tra coscienza e subconscio si risveglia l’intenzione esterna. Solo che non è diretta là dove vi serve. Non è nemmeno tanto corretto parlare dell’orientamento dell’intenzione esterna. Se l’intenzione interna ha una tendenza precisa, quella di evitare ciò che non si desidera avere, l'intenzione esterna indica piuttosto non tanto la direzione quanto il semaforo verde per la realizzazione dì quello che hanno concordato l’anima e la ragione. E sono concordi su una cosa: la valutazione dell’evento. Che sia desiderato o meno non è importante. L’intenzione esterna coglie l’unità di anima e ragione e sceglie semplicemente il settore corrispondente nello spazio delle varianti. Purtroppo nella vita l’anima e la ragione concordano più frequentemente nella non accettazione di qualcosa. Per questo motivo la realizzazione delle peggiori aspettative illustra degnamente il lavoro dell’intenzione esterna. Le persone, di norma, non hanno ben chiaro che cosa vogliono con tutta l’anima, per contro sanno benissimo che cosa vogliono evitare. Per sottomettere l’intenzione esterna alla propria volontà occorre raggiungere l’accordo di anima e ragione in un contesto di aspirazioni positive e sradicare dai propri pensieri

tutto il negativo. Sapete già quanto sia dannosa per la vita una disposizione d’animo negativa. Esprimendo insoddisfazione e insofferenza vi sottoponete all’azione delle forze equilibratrici, diventate dipendenti dai pendoli distruttivi e orientate la vostra emissione mentale sui settori negativi dello spazio, L’intenzione esterna, formata dal negativo, lo traduce in pratica. In questo modo l’intenzione esterna può agire nonostante la nostra volontà. È difficile impadronirsi di questa forza ma la si può costringere a lavorare a nostro favore. Proprio della risoluzione di questo compito ci occuperemo ora. Abbiamo già chiarito come ci si deve comportare affinché l'azione dell’intenzione esterna non ci sia di detrimento: non bisogna creare potenziali superflui d’importanza e occorre liberarsi dal negativo. Rimane solo da capire che cosa bisogna fare affinché l’intenzione esterna serva il fine prefissato. Non è così semplice come strofinare la lampada magica di Aladino, tuttavia esistono metodi che aiutano a innescare il meccanismo dell’intenzione esterna. Può darsi che molto di quanto esposto sia rimasto per voi oscuro. E un tema veramente difficile da comprendere perché l’intenzione esterna non è descrivibile a parole. Il quadro, comunque, vi diventerà presto più chiaro. Non ho nessun motivo di confondere le idee per coinvolgervi, come amano fare gli adepti di certe scuole o movimenti spirituali. In questo libro troverete tutto quello che bisogna sapere. E tutto quello che bisogna avere lo conquisterete con la vostra esperienza se metterete in pratica i principi del Transurfing. Non vi servono né lezioni speciali, né seminari particolari. Nel Transurfing non c'è niente di mistico e occulto. “Il sapere occulto”, di solito, è circondato da un’alone di sottintesi e allegorie. Ma colui che ha i pensieri chiari, com’è noto, espone chiaramente. E se colui che è padrone di un “sapere arcano” vuole mostrare che gli è noto qualcosa di particolare che può trasmettere solo al suo allievo sussurrandoglielo “in un orecchio”, mentre per il resto si esprime in allegorie e sentenze profonde, probabilmente questo stesso “guru” non ha una chiara idea della sostanza del sapere che ritiene di detenere. Non cercheremo di acquisire l'intenzione esterna assoluta, capace di sollevare un corpo in aria. Se sapessimo come fare, non avremmo più niente da dire. Esiste lo spazio delle varianti, esiste la possibilità di scegliere, scegliete la vostra variante e basta. Il nostro compito è quello d’imparare a raggiungere il fine sfruttando le possibilità in nostro possesso. Anche se le possibilità fossero limitate, il Transurfìng offre un sapere capace di risvegliare quelle forze che di solito non usiamo. E per ottenere ciò non serve estenuarsi in meditazioni, allenamenti, pratiche di sogni lucidi e altri tipi di esercizi mistici che possono mandare qualcuno “fuori di testa”. Il modello del Transurfing potrà certo sembrare incredibile. E' vero che è difficile credere a tutto quello che è stato detto. Tuttavia vi basterà rivedere appena il vostro modo abituale di concepire la vita e capirete che potete ottenere quello che prima vi sembrava irraggiungibile. E molto presto vi toccherà convincervi che si può veramente costringere l’intenzione esterna a lavorare a nostro vantaggio.

Lo scenario del gioco Ritorniamo ancora una volta alle visioni oniriche. I sogni sono molto plastici, perciò servono perfettamente da modello per la comprensione de! meccanismo del funzionamento dell’intenzione esterna. Abbiamo già chiarito che la sostanza di un sogno assomiglia molto alla vita reale. Tutto quello che succede nel sonno è il risultato del gioco corrispondente allo scenario che ha scelto la nostra anima. Quando la ragione dorme, vediamo i sogni ma non li ricordiamo. L’anima, in questo caso, viaggia per lo spazio delle varianti senza controllo. Da che parte stia vagando in un determinato momento non si sa. Tutti i nostri ricordi consapevoli sono sotto il controllo della ragione. I sogni che ricordiamo nascono nella fase in cui la ragione sonnecchia. In questo momento il suo controllo è indebolito ed essa interviene solo nel ruolo di osservatore passivo. La ragione non immagina nulla, e nulla le sembra. Essa percepisce quello che vede l’anima nei settori non realizzati dello spazio delle varianti. Nel sogno inconsapevole la ragione non impone all’anima il suo controllo. La ragione guarda un film come se fosse uno spettatore. Al contempo, però, segue con partecipazione i fatti che vede, e queste emozioni si trasmettono all'anima che si sintonizza subito sul settore corrispondente alle aspettative. In questo modo lo scenario cambia dinamicamente secondo il corso dei fatti. Le decorazioni e i personaggi si adattano istantaneamente ai cambiamenti dello scenario. L’immaginazione partecipa effettivamente alla visione onirica, ma solo in qualità di generatore di idee. Nel sogno succede così: vi è passato per la mente l’effimero pensiero che qualcuno sia aggressivo nei vostri confronti, e questo pensiero si realizza fulmineamente. Qualcuno vi minaccia. Ma non appena la banderuola del vostro pensiero si volta da un’altra parte, ecco che il nemico si è immediatamente trasformato in amico. Allo stesso modo si comporta un gattino davanti allo specchio: il suo umore oscilla da amichevole ad aggressivo. Vede davanti a sé un soggetto e cerca di valutare cosa si può aspettare da lui. Dapprima l’approccio è neutro, di semplice curiosità. Ma ecco poi che alza la zampa, la sua valutazione tende immediatamente in direzione di un possibile pericolo, il gattino rizza il pelo, si prepara ad attaccare e a difendersi. Poi fa un balzo all’indietro, vede la sua comica immagine riflessa e il suo umore cambia nuovamente, diventa giocoso. E poi ancora daccapo. In questo modo il gattino corregge dinamicamente il suo scenario, ora attaccando la propria immagine riflessa, ora mutando l'aggressività in benevolenza. L’uomo, nel sogno inconscio, corregge il suo scenario esattamente come fa il gattino. Il gattino non è consapevole di vedere la propria immagine riflessa e, analogamente, l’uomo non si rende conto di vedere un sogno. Sapete che quando ci guardiamo allo specchio l’espressione del viso che abbiamo di solito è diversa? Cambia immediatamente non appena ci si guarda allo specchio. Tale cambiamento avviene all’istante e noi non ce ne rendiamo assolutamente conto. Ciò è dovuto all’abitudine e al desiderio, formatisi fin dall’infanzia, di apparire

in un determinato modo. Basta dire a una bambina: “Guardati allo specchio, guarda come sei brutta quando piangi!”, perché l’espressione del suo volto muti immediatamente. Anche gli adulti si guardano allo specchio avendo determinate aspettative; per esempio: “Mi piaccio”, oppure “Come sto?”, o “Non mi piaccio”, e via dicendo. E in ogni caso l’espressione del volto viene fulmineamente corretta. Lo specchio è un esempio di correzione dinamica di uno scenario. Solo che qui agisce l’intenzione interna, mentre nel sogno funziona esattamente allo stesso modo l’intenzione esterna. Da sveglio l’uomo vede la sua immagine allo specchio e subito, con l’aiuto dell’intenzione interna, cambia l’espressione del suo viso in conformità alle sue aspettative. Nel sonno l'uomo vede un gioco, e la sua intenzione esterna, indipendentemente dalla sua volontà, seleziona uno scenario di comportamento del mondo circostante in conformità alle emozioni e alle aspettative che egli ha. Il comportamento dei personaggi del sogno è interamente definito dalla vostra rappresentazione di come si potrebbero comportare. L’idea è solo la spinta iniziale, tutto il resto lo fa l’intenzione esterna. Peraltro, il vostro comportamento nel sogno è definito dall’intenzione interna, mentre tutto il resto dipende dalla vostra intenzione esterna, che lo vogliate o no. Se ben vi ricordate, l’intenzione interna cerca di influire direttamente sul mondo esterno, mentre l’intenzione esterna permette al mondo esterno di realizzarsi in conformità all’intenzione. Nel sonno gli eventi si sviluppano solo secondo uno scenario che voi potete ammettere. Non succederà niente che voi non possiate concepire nella vostra testa. Con ciò si spiega il basso livello di criticità nei confronti di tutto quanto avviene nel sogno. Persino le assurdità più totali vengono percepite dal dormiente come qualcosa di normale, visto che è lui a essere sceneggiatore e regista dei suoi sogni. Non che le assurdità siano una norma, ma il subconscio non esclude la loro possibilità potenziale. Nel sonno, infatti, la ragione è assopita e il subconscio può tranquillamente ammettere ogni bizzarria. Durante la sua vita una persona lascia passare attraverso il suo cervello una massa enorme di informazioni provenienti da fonti esterne, nonché dal mondo delle sue fantasie. Una parte di queste informazioni viene filtrata dalla ragione che le considera difettose, non reali. Questa parte, tuttavia, non sparisce; anche se si trova in cantina sotto chiave, il subconscio sa come trovarla, ne conosce l’accesso, e non ha nessun motivo di scartarla. Per questo, quando arriva l’ora del sonno, l’anima in punta di piedi scende in cantina e, di nascosto dalla ragione, incomincia a provare su di sé gli scenari più bizzarri. Tanto più che nel sogno inconscio l’anima è libera di scegliere qualsivoglia settore dello spazio delle varianti. La maggior parte di questi settori non si realizza mai, perché gli avvenimenti in essi contenuti sono non razionali e richiedono quindi un grande dispendio di energia. Come l'anima sogni lo sa solo Dio. Comunque, per quanto arbitrariamente l’anima si scelga i sogni, la ragione li

vede e ne corregge lo scenario in conformità alle sue emozioni e alle sue aspettative. Come abbiamo già detto, si realizzano con facilità le peggiori aspettative e tutto quello che l’uomo cerca di evitare L’intenzione esterna in questo caso agisce indipendentemente dalla volontà dell’uomo e a danno di quest’ultimo. Dunque, gli scenari dei sogni sono definiti dalle aspettative. Le peggiori aspettative si realizzano nel sonno con grande probabilità. Anche nella realtà ottenete con una buona dose di probabilità quello che temevate. Così agisce l’intenzione esterna, nonostante la volontà della ragione la quale, con uno sforzo di volontà, è in grado di costringere l'intenzione interna a lavorare. L'intenzione esterna non si sottomette agli ordini ma compare spontaneamente come risultato dell’unione di anima e ragione. Nel sonno la ragione non ha nemmeno la possibilità di capire che sta agendo l’intenzione esterna, giacché il controllo è assente. Nella realtà le cose vanno un po’ meglio, perché il sogno in un certo senso continua anche quando si è in stato di veglia. Nel sonno l’uomo può essere coinvolto nei giochi più assurdi e insensati. Il gioco coinvolge pienamente il dormiente, che non si rende conto dell'assurdità di tutto quello che sta succedendo. Nella vita reale in un modo o in un altro succede la stessa cosa. Se un gruppo di persone è coinvolto in un’attività strettamente specializzata, all'interno del collettivo si formano spesso opinioni, espressioni lessicali e azioni che dal di fuori possono sembrare assolutamente assurde e innaturali. Si può trattare di gruppi religiosi o di professionisti, o di persone accomunate dagli stessi interessi. In uno stato di veglia il basso livello di criticità nei confronti di quello che sta succedendo è causa del fenomeno conosciuto come ipnosi, ammaliamento. L’ipnosi tipicamente praticata dagli zingari, per esempio, è fondata su tre “sì”. Una persona risponde affermativamente a tre domande e ha l’illusione che tutto vada come deve andare. Perde la vigilanza e quasi si addormenta: il suo approccio critico alla realtà circostante scende a un livello molto basso. Più in generale si può affermare che tante persone quasi dormono in piedi, eseguendo macchinalmente azioni abituali; ciò riguarda soprattutto le persone che hanno un ritmo di vita che si ripete di giorno in giorno. Quando parlate con qualcuno, state profondamente dormendo. immergendovi con la testa nel gioco, capite certamente cosa sta succedendo, ma non siete in grado di valutare oggettivamente la situazione né di agire, dato che non guardate il gioco dal di fuori ma ne siete diretti partecipanti. Ogni tifoso di calcio con cognizioni di causa critica i calciatori per gli errori che fanno. Ma cosa succederebbe se mandassero lui in campo? Tutti agiscono in modo più o meno inconsapevole. Se una persona non dice la verità, i suoi occhi guardano immancabilmente verso destra. Le mani fanno dei movimenti arbitrari e incontrollati. Egli è pienamente in balia dello spettacolo di cui è protagonista. Lo stato di suggestione ipnotica è il grado massimo di sonno in stato di veglia. Ma tutte le persone continuano a dormire nella realtà, in una misura o in

un’altra. Ecco, adesso potreste riscuotervi e dire: mi rendo conto di quello che sto facendo e di cosa sta succedendo in questo momento. Ma poi qualcuno, un problema o un evento vi distrae, vi immergete di nuovo nel gioco fino al collo e vi addormentate. E dormirete fino a che vi troverete sulla scena e reciterete coscienziosamente la vostra parte. Vi risveglierete solo quando scenderete in platea e riscuoterete il vostro Guardiano. Trovandovi seduti in platea continuerete a recitare la vostra parte come prima, direte le battute giuste,, compirete le azioni necessarie e osserverete le regole stabilite. Ma ora reciterete in modo consapevole, vale a dire estraniandovi. Vi date in affitto e valutate sobriamente quello che sta succedendo. Nella visione inconsapevole il sogno “succede”, l’intenzione esterna agisce indipendentemente dalla vostra volontà e voi non potete fare nulla. Nel sogno lucido, consapevole, l’uomo scende in platea e gestisce lo scenario consapevolmente. Non è che l’intenzione esterna si sottoponga alla volontà, semplicemente non entra in contrasto con essa. In questo caso la ragione dà libertà all’anima e in cambio ottiene il suo consenso. L’unità di anima e ragione risveglia l’intenzione esterna. Parleremo nei capitoli seguenti di come fare per acquisire l’intenzione esterna nel percorso che porta al fine. Nella realtà il livello di consapevolezza è più alto che nel sonno. E ciò è più che sufficiente per la gestione dell’intenzione interna. L’intenzione esterna, per contro, richiede un grado di consapevolezza ancora maggiore. Sia nel sogno lucido che nella realtà per acquisire il controllo sull’intenzione esterna è necessario svegliarsi. Il gioco secondo le vostre regole Cosa potete fare se nel sonno subite un’aggressione? Ci sono quattro possibili varianti dettate dall’intenzione interna: scappare, lottare, svegliarsi o rendersi consapevoli della situazione. Nel sonno la resistenza all’aggressione o la fuga sono reazioni primitive dell’intenzione interna. Se vi hanno aggredito e voi cercate di allontanarvi od opponete resistenza, la situazione si evolverà più o meno come nella realtà, cioè secondo il solito modello. Nella vostra coscienza c’è già lo scenario di come si dovrà sviluppare la lotta; per esempio, se siete abituati a perdere, perderete. E il vostro sogno si trasferirà nello spazio delle varianti conforme al vostro scenario. Nel sonno agite come fate di abitudine nella realtà. Ma siccome nel sonno tutto è possibile, sarà di gran lunga più efficace sfruttare l’intenzione esterna. Potete in questo caso girarvi tranquillamente verso il vostro aggressore e, con un leggero sforzo di volontà, immaginarvi che si allontana da solo o subisce una trasformazione e diventa, per esempio, una rana. In questo caso concreto voi non ambite proprio a trasformarlo in una rana. La tendenza ad agire sul mondo esterno è un lavoro dell’intenzione interna. Voi immaginate che lui si trasformi, in altre parole ammettete questo tipo di variante. L’intenzione interna è diretta solo a immaginare questa variante, ad ammettere questo scenario. E se la ragione

ammette pienamente questa variante di sviluppo degli eventi, anche l’anima non avrà nulla da obiettare. L’unità di anima e ragione genererà l’intenzione esterna che realizzerà lo scenario prescelto. Come vedete, l’intenzione esterna prende origine non in seguito a uno sforzo di volontà ma come conseguenza dell’unione di anima e ragione. L’intenzione interna (volontà) deve essere diretta solo per il raggiungimento di questa unità. In questo senso l’intenzione esterna non si genera dalla volontà e agisce quasi indipendentemente dalla volontà. Ma affinché l’intenzione esterna si manifesti, è necessario essere consapevoli del fatto che lo scenario si può controllare. La consapevolezza è la ‘'condicio sine qua non” per indurre l’intenzione esterna a lavorare a nostro profitto. Finché il sogno non è consapevole, esso non è controllabile e “si svolge” così come viene. Sia nel sonno che durante la veglia la maggior parte delle azioni dell’uomo è eseguita in relativa consapevolezza. Il rapporto non consapevole nei riguardi della realtà circostante consiste nella percezione di una situazione come definita e condizionata da fattori esterni, per intervenire sostanzialmente sui quali di solito non abbiamo né le forze, né le possibilità. Se sostenete questo punto di vista sulla realtà, significa che la vostra vita è influenzata da altre persone o dagli alti e bassi della sorte. In questo senso anche la realtà ”si svolge” così come viene. Le regole del gioco non sono state fissate da voi ma dal mondo esterno. Per acquisire il controllo sia sul sogno che sulla vita reale sarà necessario spostarsi dal ruolo di partecipante a quello di osservatore. Ciò senza smettere di partecipare al gioco di ruoli e continuando a recitare la propria parte, tenendo tuttavia costantemente inserito il Guardiano interno. È come se vi deste in affitto in qualità di attore e al contempo osservaste, estraniandovi, la vostra recitazione e quella degli altri dalla platea. Il Guardiano è costantemente inserito nel regime di fondo. Egli non interviene attivamente ma segue lo svolgimento degli eventi e ne fa un sobrio resoconto. Nel sogno passivo l’osservatore è assente, c’è solo l’attore. Li siete completamente presi dal vostro ruolo e non riuscite a vedere la situazione dall’esterno. Per non “sprofondare” completamente nel ruolo, occorrerà mantenere l’importanza interna ed esterna a livello minimo e tenere costantemente il Guardiano all’erta. Anche senza tener conto dell’intenzione esterna, la capacità di controllare la situazione è direttamente proporzionale alla vostra consapevolezza. Nel sonno il livello della vostra consapevolezza è basso, per questo il sogno “si svolge” da sé. Se invece vi siete resi conto che state dormendo, tutta la situazione sarà sotto controllo. Farete quello che vorrete. La sottomissione all’influenza delle persone e dei pendoli distruttivi è inversamente proporzionale alla consapevolezza. Nel sonno molti si comportano come zombie. Se siete perseguitati da un incubo, cominciate a scappare e non potete farci nulla. Lo scenario è vostro ma l’avete dato da mettere in scena a un altro regista. Siete prigionieri delle vostre

rappresentazioni abituali sulle varianti di sviluppo degli eventi. Le rappresentazioni sono vostre, ma sono loro a dettare la loro volontà, per questo voi vi trovate ad agire semplicemente come attori, cioè nella parte di vittime. Ricordate cosa succede quando vi lasciate coinvolgere da qualche problema. Per esempio, viene da voi un collega e vi comunica che bisogna fare un certo tipo di lavoro. Se questo in qualche modo costituisce per voi un problema, la prima reazione sarà di preoccupazione se non addirittura di ansietà. Cominciate a farvi turbinare in testa i possibili scenari di evoluzione degli eventi. “Il lavoro è complesso. Come si fa a non eseguirlo?”; oppure; “Non ho nessuna voglia di farlo”; “Che vita dura e difficile mi è capitata”; “Se non faccio il lavoro ne consegue che...”, e via dicendo. E' già fatta. Da questo momento siete entrati in gioco, vi siete lasciati influenzare o, in altri termini, vi siete addormentati. Vi si può tranquillamente prendere per mano, come si fa con un bambino obbediente, e portarvi nel locale dove vi aspetta un lavoro difficile e gravoso. Vi siete ritrovati sulla linea della vita dove è proprio così. Ed è successo proprio perché avete permesso al pendolo-lavoro di ipnotizzarvi e imporvi il suo gioco “al problema”. Proiettando nella coscienza lo scenario “problematico”, avete raggiunto la piena concordanza di anima e ragione nella preoccupazione, e l’intenzione esterna vi ha immediatamente trasferito sulla linea “problematica” della vita. Niente di così difficile, dato che sentimenti forti come il panico, il senso di irreparabilità, l’insoddisfazione, l’agitazione e la preoccupazione si possono impadronire di voi senza gran fatica. E qual era la causa iniziale? L’importanza. Vi hanno coinvolto in un gioco, o vi hanno addormentato, solo perché avete valutato il gioco come importante, di per sé e per voi. Ecco qui l’importanza interna ed esterna. E ora provate a immaginare un’altra variante di sviluppo degli eventi. Viene da voi un collega, latore di un problema. In questo momento vi riscuotete e vi dite che non state dormendo e siete in grado di decidere da soli se la prima spinta del pendolo si trasformerà in un problema per voi o no. E' la prima condizione di controllo della situazione. Resta da soddisfare la seconda condizione: essere intenzionati ad affondare questo pendolo. Anche senza sapere che cosa vi aspetta, disponetevi fin dall'inizio a considerare il problema una sciocchezza, una cosa da nulla, L' importante è non farsi prendere per mano dal pendolo. Guardatevi bene dall’intraprendere movimenti offensivi, non rifiutate, non cercate di sottrarvi alle proposte e non irritatevi per nessun motivo. Ascoltate tranquillamente quello che vogliono dirvi e cosa si aspettano da voi. Esternamente è consigliabile annuire e sostenere il discorso, ma internamente occorrerà essere osservatori esterni e non partecipanti. E' il ruolo dello spettatore/attore, un po’ simile a quello dell’allenatore/giocatore. Essere estraniati in questo caso preciso non significa affatto essere distratti. Al contrario, avere il controllo della situazione sottintende attenzione e piena chiarezza di pensiero. Stare in disparte significa rendersi conto che siete voi a fissare le regole del gioco e tocca a voi decidere se il gioco si trasformerà in

tragedia o in un ameno “vaudeville”. E voi, cosa volete? Probabilmente che tutto si risolva in modo semplice e facile. Se ritenete che si possa sempre trovare un problema difficile da affrontare, potete stare tranquilli. Per ogni problema difficile c’è una soluzione facile. Questa soluzione si trova sulla linea “vaudevilliana” della vita. Per passare su questa linea basta solo avere l'intenzione di immaginarsi che andrà proprio così. Se applicherete questa tecnica, resterete piacevolmente stupiti. Gli esiti potranno essere i più disparati, ma quantomeno il problema verrà veramente risolto con facilità, o magari verrà meno da solo e la sua soluzione verrà affidata a qualcun' altro. Il facto è che sulla linea della vita ‘ vaudevilliana” non c’è posto per i problemi complessi. Non avete potere sull’intenzione esterna ma potete fare in modo che, in primo luogo, essa non agisca contro di voi, in secondo luogo avrete la “chance” di costringerla a lavorare nei vostri interessi. Le circostanze che si vengono a creare possono essere di vario tipo, e potrebbero anche non favorirvi. Tuttavia, una simile posizione fa aumentare notevolmente le “chances” di vincita. Non dimenticate, inoltre, di affidarvi alla corrente delle varianti. Se il grado di unità di anima e ragione nell’approccio “vaudevilliano" al problema è abbastanza alto, otterrete dei risultati sbalorditivi che prima non eravate nemmeno in grado di sognare. Ora non siete più delle marionette. Devo solo mettervi in guardia dalla tentazione di credere di essere i burattinai. Capite da soli che, se così fosse, violereste l’equilibrio e vi prendereste immancabilmente una botta sul naso ai primi segni di presunzione, senso di superiorità, snobbismo o (non voglia Iddio) disprezzo verso gli altri. Non avrete mai, nemmeno nel sonno, l’assoluto controllo su quanto succede. Ricordatevi che avete solo il diritto di scegliere, non di cambiare. Sentitevi come a casa vostra, ma non dimenticatevi che siete ospiti. Occorre inoltre ricordare che, dandosi in affitto, bisogna operare in modo irreprensibile. L’approccio “vaudevilliano” al problema non è né indisciplinatezza, né leggerezza, ma una valutazione giudiziosa e accorta dell’importanza. Sarebbe un errore interpretare la consapevolezza come la tendenza a stabilire il controllo sul mondo circostante. La ragione è abituata a insistere sulle proprie posizioni, a cercare di cambiare il corso degli eventi, in altre parole a lottare con la corrente. Se siete scesi in platea, è facile che emerga la tentazione di cambiare Io scenario con la forza, d’imporre agli attori la propria volontà. Questo tipo di comportamento non ha niente a che vedere con il Transurfing, poiché poggia esclusivamente sull’intenzione interna che vuole lottare contro la corrente. Ancora e ancora una volta ricordatevi che bisogna muoversi lungo la corrente delle varianti. Consapevolezza non significa controllo, ma osservazione. Il controllo è finalizzato solo a evitare di macerarsi nel negativo, a immaginarsi uno scenario positivo, ad attivarlo nella propria vita e ad accettarlo con tutto il cuore. Non bisogna imporre al mondo il proprio scenario ma bisogna ammettere

la possibilità che esso ci sta, permettere alla variante di realizzarsi e permettere a se stessi di ottenerla. Così smetterete di lottare contro il mondo e vi potrete permettere di scegliere solo quando l’anima e la ragione raggiungeranno l’unità. Proviamo a ricordarci dei compiti per casa assegnati nel libro precedente. Il ruolo del Questuante, dell’Offeso e del Guerriero non ci soddisfano. Quale ruolo assegna il Transurfing al padrone del proprio destino nel gioco chiamato Vita? Ora vi dovrebbe essere chiaro che si tratta del ruolo del Guardiano. Quanto più alto sarà il grado della vostra consapevolezza da svegli, tanto più efficacemente sarete in grado di disporre del vostro destino. Il ruolo del Guardiano, tra l’altro, è molto più intrigante di quello dell’Esecutore. Com'è noto i comandanti, i capi e tutti gli altri tipi di dirigenti occupano una posizione esistenziale più attiva di quella occupata dai semplici esecutori e non solo perché la loro responsabilità è superiore. I lavoratori della sfera dirigenziale sono più guardiani che facenti funzione. La loro posizione li obbliga a essere “più svegli”, a differenza dei semplici lavoratori che possono permettersi di dormire adempiendo forzatamente ai loro compiti. Occupando la posizione di Guardiano sentirete immediatamente un afflusso di energia e la vostra attività vitale migliorerà, perché ora non dovrete semplicemente eseguire a testa bassa la volontà altrui ma dovrete creare da soli il vostro destino. La responsabilità rispetto al proprio destino non è un peso ma una libertà. L’uomo si differenzia dagli animali non tanto per il livello del suo intelletto quanto per il grado di consapevolezza. Gli animali vivono in uno stato di sonno più profondo. Il loro comportamento è fondamentalmente dovuto a scenari stereotipati, programmati dalla natura, che si manifestano come istinti e riflessi. Gli animali agiscono come se recitassero in uno spettacolo con uno scenario fisso, immutabile. L’uomo, da questo punto di vista, è “più sveglio”. In modo più naturale egli è consapevole di se stesso come personalità e del suo posto in questo mondo. Comunque sia, però, il livello di consapevolezza dell’uomo è ancora troppo basso. L’uomo recita la sua parte nel gioco trovandosi in scena. Egli è interamente assorbito da questo gioco. Il segreto delle persone cosiddette intelligenti, sta proprio nella consapevolezza. La chiarezza dell’intelletto è determinata dal grado di consapevolezza. Alcune persone pensano e si esprimono chiaramente, altre hanno una gran confusione in testa. L’intelletto acuto da una parte e l’ottusità dall’altra non sono livelli di sviluppo dell’intelletto ma gradi diversi di consapevolezza. L’ottusità è più che altro una difesa psicologica da informazioni indesiderate: “Non voglio sapere niente, lasciatemi in pace!”. L’intelletto acuto, al contrario, presenta apertura, curiosità, desiderio di avere ed elaborare informazioni. “Voglio sapere tutto!”. L’ottusità è a volte conseguenza di una lentezza di riflessi. Sia l’una che l’altra possono venire sviluppate nell’infanzia, per esempio quando si costringe a forza un bambino a studiare qualcosa e in aggiunta si esercita su di lui una pressione psicologica. Tanto più profondamente dormiamo da svegli, tanti più errori commettiamo.

La mosca che sbatte contro il vetro dorme altrettanto profondamente. L’immersione fino al collo nel gioco non permette di vedere la realtà con lungimiranza e obiettività. La fissazione nel gioco restringe il fuoco della percezione e innalza una barriera. Commettendo errori per questo motivo l’uomo in seguito si chiede stupito: “E dov’erano i miei occhi?”. Come se fosse stato in preda a un’allucinazione. E persino il primo aprile, quando si sa che si può essere vittime di scherzi, si casca in trappola lo stesso. Non è forse un sogno a occhi aperti? Un grado più o meno forte di non consapevolezza si manifesta quando una persona non vuole affrontare la realtà faccia a faccia. Il desiderio di fuggire da una realtà minacciosa costringe lo struzzo a nascondere la testa nella sabbia. Nell’uomo ciò si manifesta nella tendenza a isolarsi dal mondo esterno: “Non vedo niente, non sento niente, non voglio niente, lasciatemi in pace”. Siccome non è possibile nascondere la testa sotto le coperte e addormentarsi, l’uomo cerca istintivamente di bloccare la propria percezione della realtà abbassando il grado di consapevolezza. Una persona inoffensiva e non aggressiva, per esempio, cercherà di difendersi da un colpo inevitabile. Ma non potrà respingere il colpo perché la sua consapevolezza è bloccata dalla paura e la reazione ne risulta rallentata, come se un velo gli annebbiasse la vista. La furia appanna la comprensione allo stesso modo. L’uomo è interamente assorbito dal gioco, non vede e non sente niente. Da qui l’espressione ‘'furia cieca”. Il panico e la furia sono manifestazioni estreme di non consapevolezza. I pendoli cercano a ogni passo di narcotizzare la nostra vigilanza. La pubblicità, per esempio, esercita un effetto zombizzante approfittando del fatto che le persone passano la maggior parte del tempo in uno stato di semi-coscienza. La consapevolezza come percezione precisa della realtà circostante si manifesta solo a volte, quando le circostanze aggiungono adrenalina al sangue. Per questo è così difficile fare una cosa semplice, ovvero svegliarsi nel sonno e dirsi: “Ehi, ragazzi, basta prendermi in giro, è solo un sogno e siccome lo sto facendo io, qui il padrone sono io e non voi!”. La consapevolezza aiuta inoltre a pescar fuori dal subconscio le informazioni intuitive. Lo si può fare se ci si chiede: “E perché a un tratto mi è venuta voglia di fare così?”. La voce dell’anima è un sussurro, si sente appena. La ragione a tutta risposta grida: “Sta zitta! So da sola cosa voglio e cosa devo fare!”. Bisogna prendere l’abitudine di porsi sempre in ascolto del fruscio delle stelle del mattino. In uno stato di semi-coscienza è praticamente impossibile ricordare per tempo che bisogna rilevare quello che dice la voce interiore. Anche se fin dal mattino vi siete posti il fermo proposito di ascoltare la voce della vostra anima, quando servirà non riuscirete a ricordarvelo, se starete dormendo. Dunque, abbiamo chiarito che l’unità di anima e ragione genera l’intenzione esterna e la consapevolezza offre la “chance” di sottometterla ai propri interessi. L’unità di anima e ragione nel sonno si raggiunge con facilità per il semplice

motivo che l’anima è libera dai controllo autoritario della ragione. Nel sogno lucido il controllo c’è, ma esso è finalizzato solo alla correzione dello scenario. Tutto il resto, persino ciò che fuoriesce dai limiti del buonsenso, viene ammesso. La ragione concorda ad ammettere nel sonno ogni sorta di stramberia. In un episodio della favola di Andersen “L’Acciarino magico”, la principessa, convinta di fare un sogno, acconsente a passeggiare col soldato per il tetto. Allo stesso modo anche la ragione nel sonno ammette qualsivoglia bizzarria, mentre nella realtà sì attacca spasmodicamente alla sua abituale rappresentazione dei mondo. Non è cosi facile raggiungere l’unità di anima e ragione oltre ai limiti del buonsenso. Il buonsenso è la nostra gabbia esistenziale, e uscirne non è così semplice. Una persona può appassionarsi di dottrine mistiche, credere all’incredibile, volare con la fantasia, ma in questa fede c’è sempre posto per il dubbio. La ragione può fingere, ma di fatto sa benissimo che le mele alla fin fine cadono sempre per terra. Per questo è così difficile assoggettare pienamente a sé l’intenzione esterna. Tuttavia potete convincervi personalmente che la consapevolezza aumenta notevolmente le “chances”. La massima consapevolezza si ottiene a condizione che nella vostra coscienza sia costantemente attivo il Guardiano. Egli valuta obiettivamente quanto avviene, negli interessi di chi si sta giocando, e vigila affinché non vi coinvolgano nel gioco come una marionetta. Ogni minuto bisogna ricordarsi di chiedersi: “Sogno o son desto?”. Potete praticare la tecnica dei sogni lucidi se non avete paura. Ma il sogno passa e ritorna la realtà di tutti i giorni. Non è meglio praticare una vita lucida e consapevole? Come vedete, questa alternativa dà la possibilità di arrangiare lo strato del mondo a proprio piacimento. A voi la scelta. La depurazione dell'intenzione L'intenzione esterna è una forza enorme e incomprensibile. E al contempo vi siete convinti di quanto sia mobile e inafferrabile. E' il controllo e la rinuncia al controllo, la volontà d’azione e il rifiuto di una pressione forzata, la risolutezza ad avere e la rinuncia all’aspirazione a ottenere. Per la ragione è qualcosa di nuovo e insolito. L’uomo è abituato a ottenere tutto con l’intenzione interna: egli interviene sul mondo direttamente e il mondo reagisce di conseguenza. In questo contesto abituale è tutto semplice e comprensibile. Certo, il mondo non si dà così facilmente, richiede investimenti di forze, esige che s’insista sulle proprie posizioni, che si lotti, che lo si sfondi. Qui, invece, si propone di rinunciare agli attacchi attivi, dato che il mondo è pronto a venire incontro a braccia aperte. Evidentemente quest’approccio poco comune porta la ragione in un vicolo cieco. Come si può, allora, raggiungere un equilibrio e conciliare la risolutezza ad avere con la rinuncia a un’azione diretta? La risposta arriva da sola: occorre osservare l’equilibrio dell’intenzione. Ciò significa volere senza desiderare,

occuparsi di qualcosa senza preoccuparsene, aspirare senza farsi coinvolgere, agire senza insistere. L’equilibrio viene infranto dai potenziali d’importanza. Come vi è noto, quanto più importante è lo scopo tanto più difficilmente se ne otterrà il raggiungimento. La formula “se vuoi fortemente qualcosa la otterrai sicuramente” funzionerà esattamente al contrario, nel caso in cui si voglia terribilmente, paurosamente qualcosa e s’intraprendano spasmodici tentativi di ottenere l’oggetto desiderato. La paura qui sorge perché non si crede fermamente che il desiderio si realizzi. Provate a confrontare queste due posizioni. La prima: “Voglio fermamente ottenere l’oggetto del mio desiderio. Per me è una questione di vita o di morte. A qualsiasi costo dovrò ottenerlo. Ci investirò tutte le mie forze”. La seconda: “Bene, ho deciso che otterrò l’oggetto del mio desiderio. Io, infatti, voglio così. E allora dove sta il problema? Avrò quello che voglio e punto”. Non è difficile capire quale delle due posizioni risulterà vincente. Il desiderio si differenzia ancora dall’intenzione per il fatto che esso non esclude la probabilità di non realizzazione. Se desideriamo qualcosa che è difficile da avere, lo si vuole ancora di più. Il desiderio crea sempre un potenziale superfluo. Il desiderio stesso è potenziale per antonomasia. È quando da qualche parte manca qualcosa, ma c'è l’energia mentale finalizzata ad attirare questo qualcosa là dove manca. L’intenzione non crede e non desidera, ma agisce semplicemente. L’intenzione pura non crea mai potenziali superflui. L’intenzione presuppone che tutto sia già stato deciso: “Ho semplicemente deciso che sarà così” è praticamente già un fatto concluso. È prendere tranquillamente atto che sarà così. Prendiamo, per esempio, il caso seguente: ho intenzione di fare un salto all’edicola per comprare il giornale. In questa situazione non c'è nessun desiderio, esso esisteva fino al momento prima che decidessi di compiere quest’azione. La probabilità che il mio desiderio non si realizzi è assai scarsa e in caso d’insuccesso non sarà niente di grave. Perciò in questo caso l’intenzione è completamente pura, priva di desiderio e quindi di potenziale superfluo. L’energia mentale del desiderio è diretta al fine, mentre l’energia dell’intenzione è diretta al processo di raggiungimento del fine. Quando una persona desidera qualcosa, crea una perturbazione nel quadro energetico del mondo circostante e ciò richiama l’azione delle forze equilibratrici. Quando invece fa semplicemente un salto all’edicola per comprare il giornale, non c’è già più nessuna disomogeneità. Sul quadro delle linee della vita il desiderio " agisce in questo modo: voglio ottenere una cosa ma ho paura di non riuscire a ottenerla, per questo penso all’insuccesso (per me, infatti, è importante ottenere questa cosa) ed emetto energia alla frequenza dell’insuccesso. L’intenzione agisce esattamente all’opposto: so che otterrò quello che richiedo, per me la questione è già risolta, perciò emetto energia alla frequenza delle linee dove ho già quello che voglio. Dunque, a raggiungere il fine sono d’impedimento due potenziali superflui: il

desiderio e la fede. Più precisamente, l’ardente desiderio di raggiungere a tutti i costi il fine e la lotta contro i dubbi sulle possibilità di raggiungimento. Quanto più desiderato è il fine, tanto maggiore è il peso del dubbio rispetto a una buona riuscita. Il dubbio, a sua volta, fa aumentare ancora di più il valore dell’oggetto desiderato. Abbiamo già visto che il desiderio non aiuta ma ostacola. Il segreto della realizzazione dei desideri si cela nel fatto che ai desideri bisogna rinunciare e occorre sostituirli con l’intenzione, cioè con la risolutezza ad avere e agire. L importanza del fine, però, genera a sua volta l’aspirazione a cercare fortemente di raggiungere quello che si vuole, intervenendo sul mondo con l’intenzione interna. La ragione, dopo aver ottenuto l’intenzione, si lancia nella battaglia a capofitto. È proprio l’importanza a costringere la ragione per abitudine a fare così tanta pressione sul mondo. Invece, per avvicinarsi di almeno un passo all’intenzione esterna occorre ridurre l’importanza. L’intenzione esterna non ha niente in comune con l’intenzione interna e la sua aspirazione a intervenire sul mondo circostante. Non si può ottenere l’intenzione esterna con l’aiuto dell’intenzione interna, per quanto forte essa sia. L’intenzione esterna si chiama proprio così perché si trova fuori di noi, all’esterno. E allora che cos’è, alla fin fine? Non ne ho idea. Non ho paura di riconoscerlo. È complesso parlare dell’intenzione nei limiti delle definizioni della ragione. Noi possiamo solamente essere testimoni di alcune manifestazioni dell'intenzione esterna. Essa si manifesta nel momento in cui si raggiunge l’unità di anima e ragione. Non appena si realizza questa condizione, si crea una specie di risonanza tra l’emissione di energia mentale e quella forza esterna che ci prende e ci porta nel settore corrispondente. L’intenzione esterna è proprio la forza che realizza propriamente il Transurfing, cioè il passaggio da una linea della vita all’altra o, in altre parole, il moto della realizzazione materiale per i settori dello spazio delle varianti. Perché esiste questa forza e da dove viene? È assurdo porre questa domanda così com’è assurdo chiedere perché esiste Dio o ragionare se esiste un legame tra Dio e l’intenzione esterna. A nessuno è dato sapere. Per noi è importante che questa forza ci sia e non rimane che da rallegrarsi della possibilità di sfruttarla, così come ci rallegriamo del sole. L’intenzione esterna indica la possibilità di spostamento della realizzazione per i settori dello spazio delle varianti. Allo stesso modo la forza di gravita indica la possibilità di cadere dal tetto di una casa. Finché state in piedi sui tetto non succede niente, nonostante la forza di gravità; ma non appena fate un passo avanti, cioè vi mettete in mano alla forza di gravità, essa vi prende e vi getta a terra. Per mettersi in mano all’intenzione esterna occorre raggiungere l’unità di anima e ragione. Essa non può essere raggiunta in presenza di potenziali d’importanza. L’importanza genera il dubbio e si pone come ostacolo nel percorso che porta all’unità. La ragione desidera e l’anima si oppone. L’anima aspira e la ragione

mette in dubbio e non cede. L’importanza getta la ragione contro il vetro chiuso e l’anima vede la finestrella aperta. L’anima chiede quello che veramente vuole con tutto il cuore ma "importanza trattiene la ragione nelle reti del buon senso. Finalmente l’unità si raggiunge nella non accettazione di qualcosa, e allora l’intenzione esterna si preoccupa di rifilarci una merce che non ci serve. La non concordanza delle aspirazioni dell’anima e di quelle della ragione è determinata dal fatto che la ragione si trova in balìa dei pregiudizi e delle false idee imposte dai pendoli. I pendoli ci tirano di nuovo per i fili dell’importanza. In questo modo abbiamo ricevuto la seconda condizione necessaria per impadronirci dell’intenzione esterna: la riduzione dell’importanza e la rinuncia al desiderio di raggiungere il fine. Suona senza dubbio come un paradosso: ne deriva che per raggiungere il fine occorre rinunciare al desiderio di raggiungerlo. Noi capiamo bene tutto quello che è legato all’intenzione interna, poiché siamo abituati ad agire solo all’interno di questi limiti ristretti. Abbiamo definito l’intenzione come la risolutezza ad avere e ad agire. La differenza tra l’intenzione esterna e quella interna si coglie nella prima e nella seconda parte di questa definizione. Se l’intenzione interna è la risolutezza ad agire, l’intenzione esterna è piuttosto la risolutezza ad avere. Se siete risoluti a cadere, prendete la rincorsa e cadete. Se siete risoluti a ritrovarvi per terra, lasciate la presa e cedete alla forza di gravità. Il processo di depurazione dell’intenzione dal desiderio si può seguire secondo L'algoritmo che segue: state riflettendo su come raggiungere un vostro fine; se sorgono dei dubbi significa che avete a che fare con un desiderio; vi preoccupate perché temete di non disporre delle qualità e delle possibilità necessarie per raggiungere il vostro fine e quindi avete ancora a che fare con il desiderio; credete che il fine verrà raggiunto e anche in questo caso avete a che fare con il desiderio. Occorre volere e agire senza desiderare. L’intenzione di alzare la mano per grattarvi la nuca è un esempio d’intenzione depurata dai potenziali superflui. Voi non dovete avere il desiderio ma solo l’intenzione pura. Per fare ciò occorre ridurre l'importanza interna ed esterna. Per ridurre l’importanza esiste un metodo semplice ma efficace: rassegnarsi fin dall’inizio alla sconfitta. Se non lo farete, non vi libererete dal desiderio. Depurando l'intenzione dal desiderio, state attenti a non perdere l' intenzione stessa. Abbiate l’intenzione di raggiungere il fine e rassegnatevi da subito alla sconfitta. Proiettate in testa per un po’ lo scenario della sconfitta, pensate a cosa farete in caso di insuccesso, cercate soluzioni di riserva. La vita, infatti, non finirà mica qui? L’importante è non ritornare continuamente allo scenario della sconfìtta. Si tratta, infatti, di un atto unico che vi libera dalla necessità di raggiungere assolutamente il fine proprio così come avevate programmato. In realtà non vi è dato sapere in che modo il fine potrà essere raggiunto. Su questo tema ritorneremo ancora. Una volta rassegnatisi alla sconfitta, non pensate più né alla sconfitta né al

successo ma amiate semplicemente dritti verso il fine. Andate al fine come se andaste all’edicola a comprare il giornale. Troverete in tasca la fortuna, e se per caso non ci sarà, non vi dispiacerà più di tanto. Una volta è andata male, andrà bene la seconda volta, se non vi rammaricherete a causa dell’insuccesso. Mettersi in mano all’intenzione esterna non significa affatto rinunciare all’intenzione interna e starsene seduti con le braccia conserte in attesa dell’accordo tra anima e ragione. Nessuno v' impedisce di raggiungere i vostri fini con i metodi comunemente praticati. Là rinuncia al desiderio e all’importanza influisce beneficamente anche sul risultato del lavoro dell’intenzione interna. Ma ora avrete la “chance” di attirare verso di voi la forza potentissima dell’intenzione esterna. Ciò vi permetterà di raggiungere quello che prima vi sembrava irraggiungibile. Riepilogo Durante un sogno lucido la ragione può controllare lo scenario del gioco. Il sogno è il viaggio virtuale dell'anima nello spazio delle varianti. Non si possono interpretare i sogni come segni. Se l'anima vola in un settore realizzato dello spazio delle varianti, potrebbe anche non tornare indietro. Non è il desiderio a realizzarsi ma l'intenzione, cioè la risolutezza ad avere e ad agire. Il desiderio è la concentrazione dell'attenzione sul fine stesso. L'intenzione interna è la concentrazione dell'attenzione sui processo del suo movimento verso il fine. L'intenzione esterna è la concentrazione dell'attenzione su come il fine si realizza da solo. Con l'intenzione interna il fine si raggiunge; con l'intenzione esterna il fine si sceglie. L'intenzione interna ambisce a intervenire direttamente sul mondo circostante. L'intenzione esterna dà i! semaforo verde per la realizzazione autonoma del fine. Le leggi fisiche agiscono solo in un settore preso singolarmente dello spazio. Il lavoro dell'intenzione esterna è il moto per i diversi settori dello spazio. L'intenzione esterna è l'unità di anima e ragione. L'immaginazione partecipa al sogno solo in qualità di generatore di idee. L'anima e la ragione sono unite nelle aspettative negative e per questo esse si realizzano facilmente. Nella realtà il sogno continua nello stato di veglia, in una misura o in un'altra. Per acquisire il controllo sull'intenzione esterna è necessario svegliarsi. Finché non si è consapevoli della realtà essa non viene controllata ma "succede". In ogni gioco bisogna partecipare estraniandosi, come uno spettatore recitante.

La consapevolezza si raggiunge quando ci si estrania dal gioco. L'estraniazione sottintende attenzione e piena chiarezza di pensiero. La consapevolezza non è controllo ma osservazione. Il controllo deve essere diretto solo per ammettere nella propria vita lo scenario desiderato. Per scegliere lo scenario che serve bisogna immaginare che sarà proprio così. L'intenzione interna è la risolutezza ad agire. L'intenzione esterna è la risolutezza ad avere. L'intenzione esterna è la forza che realizza il Transurfing. Per ridurre l'importanza del fine bisogna rassegnarsi fin dall'inizio alla sconfitta. Una volta che vi sarete rassegnati alla sconfitta, non pensate più a nulla ma andate semplicemente dritti al fine.

Capitolo II Le diapositive Perchè i desideri non si realizzano e i sogni non si avverano?Per far sì che il desiderio si avveri nella realtà bisogna sapere come fare “l'ordine”.A partire da questo capitolo si riportano concreti consigli pratici relativi alla tecnica di realizzazione dell'ordine. Sono i primi passi del mago.

Siete degni di tutto il meglio che c'è. Le illusioni II Transurfing tratta con molta cautela il tema delle illusioni intese come gioco della fantasia. Illusioni sono chiamati i sogni, le allucinazioni, una percezione non adeguata della realtà, persino la realtà stessa. Se si accantona la percezione non adeguata della realtà, la visione di un’altra realtà non è il frutto della fantasia della ragione. I sogni e le allucinazioni sono, per dirla in parole povere, i viaggi dell’anima nello spazio delle varianti. La percezione illusoria della realtà non è un gioco dell'immaginazione ma la percezione dei settori non incarnati in una realizzazione materiale. E tutto il mondo, alla fin fine, non è un’illusione. Chi osa affermare che tutto ciò che percepisce non è altro che un’illusione, ha un’alta concezione di se stesso. E perché mai l’uomo si è permesso di affermare di essere in grado di capire e spiegare ogni cosa? Tutto quello che gli è accessibile si limita alla conoscenza di alcune leggi di questo mondo e all’esperienza di alcune manifestazioni di esso. Ci sono fenomeni del mondo che non soggiacciono a una spiegazione razionale. Quando essi si verificano, l'uomo da una parte riconosce la sua incapacità di trovarne una spiegazione e dichiara quello che vede un’illusione, mentre dall’altra esagera le possibilità della sua ragione dicendo che è la ragione stessa che si è immaginata tutto, che ha sintetizzato l’illusione. L’uomo che si trova sotto l’effetto di una forte ebbrezza da narcotici o da alcol perde il controllo della coscienza così come succede nel sonno, e per questo motivo il subconscio si sintonizza su campi non realizzati dello spazio delle varianti. Il corpo si trova nel settore della realizzazione materiale, cioè nel nostro mondo materiale, mentre la percezione vaga in un settore virtuale, spostato rispetto a quello reale. L’uomo che si trova in un simile stato può camminare per strade conosciute, in mezzo alle solite case, ma vedere tutto in

modo completamente diverso. Le persone e l’ambiente circostante appaiono non come di solito. Le decorazioni sono cambiate e quello che vive è a metà strada tra il sogno e la realtà. Allo stesso modo le persone affette da turbe psichiche, trovandosi con il corpo nel settore della realizzazione materiale, percepiscono con la mente un altro settore non realizzato. La loro percezione è sintonizzata su un determinato settore nello spazio delle varianti, dove ci possono essere non solo decorazioni di altro tipo ma anche un altro scenario e altri ruoli. Le persone psichicamente non normali non sono malate nel senso comune del termine. Esse non immaginano se stesse come Napoleone o altre personalità odiose. Esse percepiscono veramente questa variante, la vedono nel settore dello spazio. Lì ci sono varianti di tutti i tipi, ma esse scelgono quella che più le aggrada, quella che piace alle loro anime. Quando il conflitto tra l’anima e la ragione raggiunge un tale limite e l’anima, allo stremo delle forze, non è più in grado di sopportare la cruda realtà, la sintonizzazione della percezione finisce in un settore virtuale, non realizzato. Ma mentre ciò avviene l’uomo fisicamente vive nel settore materiale. Uno psichiatra ha raccontato la storia di una donna che desiderava in modo patologico un marito ideale e dei figli. Per esprimerci nei termini del Transurfing, per questa poveretta l’importanza di avere una famiglia si era impennata oltre la giusta misura. Alla fine si sposò con un uomo che la trattava con crudeltà e con cui non riuscì ad avere figli. La vita reale per lei divenne così insopportabile che ben presto finì in un ospedale psichiatrico. La donna non era più in grado di percepire il settore della realizzazione materiale. Il suo corpo si trovava nel mondo materiale ma la sua percezione era sintonizzata su un settore virtuale dove lei figurava come la moglie felicissima di un lord inglese, da cui aveva avuto dei figli. Dall’esterno questa donna continuava a vivere nel nostro mondo, ma all’interno la sua percezione era sintonizzata su un settore virtuale. Si cerca di curare malati di questo tipo, ma molti di loro sono felici proprio nello stato in cui vivono, dove le illusioni sono molto più piacevoli della dura realtà. Di fatto non si tratta di illusioni ma di varianti non realizzate, che esistono non meno realmente del settore materiale. Perché mai il settore non realizzato di un alienato mentale non si realizza? Come si diceva in precedenza, !a realizzazione della variante avviene quando l’energia viene modulata dai pensieri di una persona in un contesto di perfetta unità di anima e ragione. Evidentemente una cale unità, nel caso dei malati di mente, non viene raggiunta. Oppure lo spostamento tra il settore materiale e quello virtuale è troppo grande e perciò richiede troppa energia per la realizzazione. Per esempio, un nuovo Napoleone ai tempi d’oggi sarebbe un caso troppo straordinario, perciò si trova lontano dai confini della corrente possibile delle varianti. O forse esistono altre cause che per ora non ci sono note. L’uomo può non solo vedere un’altra realtà, ma anche percepire la realtà in

modo alterato. La percezione di una persona dipende molto dalle informazioni che egli ha ricevuto durante l’infanzia. Per illustrare questo pensiero si può riportare un famoso esperimento fatto con due gattini. Uno dei due fin dalla nascita era stato sistemato in un contesto privo di elementi verticali, l’altro in un contesto privo di elementi orizzontali. Dopo un po’ di tempo i gattini sono stati portati in un locale normale e si è rilevato che il primo inciampava continuamente contro le gambe delle sedie, giacché per lui non esistevano linee verticali, mentre il secondo, non capendo che cos’erano le linee orizzontali, rotolava sempre giù dai gradini. La ragione è certamente in grado d’immaginare e fantasticare, però solo nei limiti ristretti della sua esperienza precedente. La ragione può costruire un nuovo modello di casa ma con cubi da costruzione già esistenti. Dove passa il confine tra l’immaginazione e la percezione di un’altra realtà? Tale confine non ha linee precise ma per i nostri scopi non è così importante. Qui ha senso solo il modo in cui le convinzioni interiori influenzano la percezione della realtà e come ciò si riflette sulla vita di una persona. Verrete a sapere cosa c’è alla base di una percezione alterata della realtà e quanto è forte l’influenza che quest’alterazione esercita sulla realtà stessa. La curvatura della realtà L’uomo non può percepire il mondo circostante con la massima obiettività. È un po’ come sistemare una diapositiva nel proiettore e guardare l’immagine che ne risulta. La solita luce uniforme, passando attraverso la pellicola, si trasforma in immagine sullo schermo. La percezione fa il ruolo dello schermo, la luce è il mondo circostante e la diapositiva è la nostra rappresentazione del mondo, cioè il modello della nostra comprensione del mondo. La rappresentazione che una persona ha di se stessa e del mondo circostante spesso è lontana dalia verità. L'alterazione è causata dalle nostre diapositive. Per esempio, v’infastidiscono alcuni difetti che avete e a causa di ciò provate un senso d’inferiorità, vi sembra infatti che anche agli altri i vostri difetti non piacciano. Cosi, comunicando con gli altri, sistemate nel vostro “proiettore” la diapositiva del complesso d’inferiorità e vedete tutto sotto una luce alterata. Supponiamo che in un determinato momento siate preoccupati di come siete vestiti. Vi potrà anche sembrare che gli altri vi notino e vi guardino con un sorrisetto di scherno o di disprezzo. Ma nella testa degli altri questi pensieri non ci sono minimamente. Essi esistono solo nella vostra testa in forma di diapositiva che altera la realtà. Ogni persona, di norma, è per il novantanove percento occupata da pensieri su se stessa, così come fate voi. Anche quando sostenete un colloquio di lavoro, state certi che l’intervistatore è più preoccupato di far bene il proprio ruolo che non delle vostre risposte. Le diapositive apportano delle alterazioni alla vostra rappresentazione di quello che gli altri pensano di voi. La diapositiva è un’immagine alterata della realtà. La diapositiva è quello che c’è nella vostra testa e non c’è nella testa

degli altri. Supponiamo che riteniate il vostro aspetto fisico non molto attraente. Se la cosa non vi preoccupa più di tanto, l’alterazione non ha luogo. Tutto è come è. Ma il problema non sta nemmeno in quello che pensate del vostro aspetto, ma quale influenza esercita la diapositiva sulla vostra vita. Se vi preoccupa il vostro aspetto fisico, create nella vostra testa la seguente diapositiva: “Non sono bella/bello” e guardate il mondo circostante attraverso questa diapositiva, come se fosse un filtro. E che si tratti di una diapositiva è fuor di dubbio, poiché si trova fissata solo nei vostri pensieri. Solo da parte di potenziali partner l’aspetto può essere valutato, cioè a esso può essere dato un significato. E si tratta quindi di una percentuale molto piccola di persone. A tutti gli altri non interessa niente del vostro aspetto. Non ci credete? Allora chiedete all’arbitro più autorevole, cioè a voi stessi, quanto v’interessa l’aspetto di tutti coloro che non rientrano nella cerchia dei vostri potenziali partner o rivali. È addirittura probabile che non abbiate mai pensato alla questione se una persona sia attraente o meno. La stessa cosa pensano (o più in generale non pensano) gli altri di voi. Potete stare certi che è così, anche se vi considerate dei mostri. La bruttezza fa impressione solo al momento del primo incontro, poi si smette di notarla, come si fa con una decorazione abituale. Allora, supponiamo che vi siate messi in testa la diapositiva del vostro aspetto poco attraente. Tutto quello che proviene dalle altre persone, cioè gli sguardi, i gesti, la mimica, le parole, viene da voi percepito attraverso questa diapositiva. E che cosa vedete? Un sorriso aperto si trasforma in ghigno; le risa allegre di qualcuno diventano una beffa maligna al vostro indirizzo; i sussurri vi sembrano pettegolezzi contro di voi; lo sguardo fuggevole di qualcuno si trasforma in occhiata in tralice nella vostra direzione; qualcuno fa smorfie per un dolore di stomaco e voi credete che stia pensando qualcosa di terribile di voi. Persino i complimenti si trasformano per voi in prese in giro. Ma nella testa degli altri non c’è nulla di simile. Tutto ciò esiste solo nella vostra testa, è la vostra personale diapositiva. In conformità a questi pensieri viene determinato il comportamento, che alla fine vi rende effettivamente poco attraenti. Le mani incominciano a effettuare movimenti innaturali e non sapete dove nasconderle; il viso viene alterato da una smorfia di tensione; tutti i pensieri intelligenti spariscono da qualche parte, il complesso d’inferiorità instaura il suo indivisibile dominio. Alla fine la diapositiva che occupava la vostra immaginazione ottiene un’effettiva realizzazione. Le diapositive agiscono doppiamente. Da una parte alterano la rappresentazione che l’uomo ha sul posto che egli stesso occupa in questo mondo e su come gli altri si rapportano a lui. D’altra parte esse alterano la rappresentazione che l’uomo ha del mondo esterno. Nella fattispecie ognuno di noi tende a vedere le caratteristiche della propria diapositiva in coloro che lo circondano. Se, per esempio, una persona non ama alcune qualità congenite del suo carattere, tende a nasconderle a se stessa per non vederle. Ma una

diapositiva poco evidente non si può comunque smorzare, resta in testa e fa il suo bel lavoro. La persona si crea l’illusione che gli altri pensino e agiscano più o meno a modo suo. Se poi certe qualità di se stessa non piacciono, tende a vederle negli altri, cioè a riprodurre sugli altri le sue proiezioni. La proiezione si verifica quando l’insoddisfazione di sé, relegata nel subconscio, si riversi sulle persone circostanti. L’uomo non vuole rimproverare se stesso per certi aspetti negativi che manifesta, per questo tende a vedere questi stessi aspetti negli altri. Le persone spesso rimproverano volentieri gli altri per quello che non piace loro di se stessi. Avrete fatto lo stesso anche voi, senza rendercene conto. Questo certo non significa che se qualcuno accusa qualcun'altro di qualcosa ne pecchi lui stesso. Tuttavia spesso succede così. Provate a prestare attenzione a questa dinamica. La posizione del Guardiano nei giochi di ruolo permette di capire facilmente quando qualcuno cerca di affibbiarvi la sua proiezione. Se qualcuno cerca di accusarvi senza motivo o di attribuirsi qualità altrui, chiedetevi se l’accusatore non abbia per caso proprio ciò che cerca di appioppare agli altri. Probabilmente sarà proprio così, perché se voi non avete oggettivamente questo difetto, significa che nella testa dell'accusatore c’è la diapositiva che proietta quest’immagine. Cosa c’è alla base della diapositiva, su quale pellicola si regge? Sull’importanza. Per l’ennesima volta ritorniamo su questo tema. Vi preoccupa il vostro aspetto fisico se esso è per voi importante. La diapositiva è nella vostra testa, non in quella degli altri, se per gli altri questo non è importante. La bruttezza di una persona diventa un decorazione abituale per gli altri, perché per loro non ha significato. Essa assume importanza solo per colui che possiede l’aspetto fisico non ordinario. Per gli altri si tratta semplicemente di un aspetto insolito, niente di più. L'aspetto insolito diventa bruttezza proprio a causa della diapositiva dell' importanza. Il famoso artista francese Henry de Toulouse-Lautrec da bambino si ruppe entrambe le gambe e restò invalido per tutta la vita. Durante la giovinezza era ossessionato dalla sua invalidità, che con gli anni si manifestava con sempre maggior evidenza facendolo soffrire tremendamente. Alla fine però, le sofferenze che gli causava la sua imperfezione raggiunsero il culmine e Lautrec fu costretto a rassegnarsi all’inevitabile. Decise di fregarsene della sua invalidità e di continuare a vivere. Non appena si sbarazzò dell’importanza, la diapositiva cessò di esistere e la fortuna cominciò a sorridergli. Da quel momento ebbe un grande successo con le donne, senza parlare poi di come gli riuscì di realizzare splendidamente il suo talento. Egli, tra l’altro, fu uno dei fondatori del famoso cabaret parigino “Moulin Rouge”, e le donne lo amavano molto e non solo, come capirete, per i suoi quadri. Le diapositive nascono quando attribuite un significato eccessivo a quello che gli altri pensano di voi. Se voi non conoscete con certezza le opinioni degli altri ma nonostante ciò per voi esse sono importanti, significa che nella vostra testa si è radicata al cento percento una diapositiva corrispondente. La

diapositiva è il frutto dell'immaginazione e in questo senso la si può considerare un’illusione. Ma questa illusione esercita un’influenza attiva sulla vita di una persona. È proprio il caso in cui l’intenzione esterna agisce a detrimento, nonostante la volontà della ragione. Di norma la diapositiva negativa genera l’unità di anima e ragione. Capirete bene da soli che in questo caso concreto l’intenzione esterna agisce immancabilmente. Essa prende il possessore della diapositiva negativa e Io trasporta nel settore dove il negativo si manifesta in tutto il suo spettro. Il passaggio non avviene subito ma in modo graduale, e continua senza interruzione per tutto il tempo finché la diapositiva rimane in testa. Quei tocchi poco significativi che, in seguito all’importanza, l’uomo all’inizio aveva gettato sulla sua diapositiva negativa, ora si manifestano sempre più fortemente fino a fiorire “in tutta la loro bellezza”. A una persona non piace il suo sovrappeso ed ecco che ingrassa sempre di più; è infastidita da un neo e il neo continua a crescere; ha un complesso d’inferiorità e ne ha continue conferme; è preoccupata del suo aspetto poco attraente ed esso peggiora; è tormentata dal senso di colpa e le punizioni le piovono in testa. E così continua fino al momento in cui la persona non smette di attribuire alla diapositiva un grande significato o non inverte direzione e passa a creare una diapositiva positiva. Non appena l’importanza svanisce, la diapositiva negativa perde la sua base e cessa di funzionare. Basterà proiettare una diapositiva colorata, positiva, e vedrete che essa funzionerà immancabilmente, come quella negativa Mostrate a voi stessi gli aspetti positivi della vostra personalità, immaginatevi nella luce migliore e gli altri vi recepiranno esattamente così. In questo si manifesta l’altra proprietà positiva della diapositiva, proprio quella proprietà che si può e si deve usare. Le diapositive positive Quando create una diapositiva negativa concentrate la vostra attenzione su quello che non vi piace di voi, quello che vorreste nascondere o di cui vorreste sbarazzarvi. Ora il compito sta nell'invertire l'attenzione e concentrarla su quelle caratteristiche di voi stessi che vi piacciono e su quelle che vorreste avere. Come si diceva prima, è impossibile nascondere i propri difetti, ma se proprio lo volete, potrete facilmente sottolineare e sviluppare le vostre qualità Per incominciare dovete fare l’inventario e mettere in luce le vostre diapositive negative. Domandatevi cosa non vi piace di voi, cosa vorreste nascondere, di che cosa vi vorreste sbarazzare. L’uomo si crea le diapositive inconsciamente. Ora svegliatevi e guardate consapevolmente le vostre diapositive negative. In stato di consapevolezza le scoprirete facilmente. Occorre buttare via dalla testa tutto questo ciarpame. Come fare? Non riuscirete a sbarazzarvi facilmente di questi pensieri, non è come tagliarsi la barba. E se poi vi metterete a lottare contro queste diapositive negative, esse si

manifesteranno con forza ancora maggiore. Bisogna privarle della base su cui si reggono, ovvero decapitarle dell’attenzione e del significato che voi le attribuite. Occorre spostare l’attenzione dal negativo al positivo. Fregatevene di tutto quello che vi dava fastidio e smettetela di lottare contro voi stessi. Voltate le spalle ai vostri difetti e volgete l’attenzione alle vostre qualità, a quelle che già avete e a quelle che volete acquisire. Per voi è importante nascondere i vostri difetti? Questa è una base per una diapositiva negativa. Per voi è importante fare una bella impressione? Questa è una base per una diapositiva positiva. È rimasto tutto al suo posto, è cambiata solo la direzione dell’attenzione e dell’importanza che voi attribuite alla questione. Disegnatevi così come vi volete vedere. Non si tratterà di un autoinganno, giacché giocate in piena consapevolezza. L’autoinganno lo praticavate prima, quando cercavate di lottare contro i vostri difetti, supponendo di poterli nascondere o eliminare con l’aiuto dell’intenzione interna. Createvi una diapositiva in cui brillate in tutto il vostro splendore. Vogliatevi bene in questa diapositiva e curatela, aggiungendo continuamente nuovi dettagli. La diapositiva non deve necessariamente contenere un’immagine statica. Può essere la rappresentazione dei vostri movimenti aggraziati e sicuri, della vostra eleganza nel vestire, delle vostre maniere aristocratiche, del vostro brillante ingegno, del fascino che irradiate, di come attirate le persone e risolvete facilmente i problemi. Ora mettetevi in testa questa diapositiva e avanti! La diapositiva positiva, così come quella negativa, eserciterà un effetto diretto sulle vostre azioni e sul vostro comportamento. Ma il lavoro di base lo sosterrà comunque l’intenzione esterna, in conformità all’immagine della diapositiva. Continuate a riprodurre nei vostri pensieri l’immagine creata fino al momento in cui la diapositiva non si dissolverà. Come si può intendere questa frase? Il fatto è che col tempo la diapositiva si trasformerà praticamente in una parte della vostra personalità e allora cesserà di essere una diapositiva. Quando raggiungerete quello che desideravate, esso smetterà di avere un significato per voi. L’importanza sparirà e la diapositiva si dissolverà, ma la sua missione l’avrà compiuta. Ciò significherà che l’anima si è messa d’accordo con la ragione. E ciò avverrà sicuramente, dato che voi lo volete con tutta l’anima e la ragione. Finché la ragione cerca di trasformare la diapositiva in realtà, nel profondo dell’anima vi rendete comunque conto che si tratta solo di un gioco in maschera. Ma se in modo consequenziale e sistematico fisserete nei vostri pensieri l’immagine della diapositiva, l’anima si abituerà all’idea e acconsentirà ad accettare la diapositiva come una sua sostanza intrinseca. Non dimenticate, tuttavia, che l’intenzione esterna non può realizzare istantaneamente questa diapositiva e opera per gradi. Come vedete, raggiungere i risultati desiderati non è così difficile. Basta solo

avere la risolutezza a ottenere. Le immagini delle diapositive possono riferirsi a qualsiasi tipo di qualità di cui, secondo voi, siete sprovvisti. Tuttavia, dovete rendervi conto da soli di quanto reale possa essere la realizzazione della vostra diapositiva nella realtà. Non occorre disegnare subito l’immagine ideale anzi, è meglio cominciare dai gradi realmente raggiungibili. Col tempo potrete raggiungere livelli più alti. Non copiate per nessun motivo la vostra immagine dalle persone che secondo voi possiedono quelle qualità che voi desiderate! La vostra diapositiva dovrà essere proprio vostra e non una copia altrui. Su questo tema ci soffermeremo nel capitolo seguente. Per il momento rileviamo che ogni qualità ne ha una sostitutiva che in una data fase del passaggio si adatterà proprio a voi. Il coraggio può essere sostituito dalla fermezza, la bellezza dal lascino, la forza dalla destrezza, la capacità di parlare dalla capacità di ascoltare, l’aria intellettuale dalla consapevolezza, la perfezione fisica dalla sicurezza di sé. Prefissandovi dei fini realmente raggiungibili, darete all’intenzione esterna la possibilità di realizzare più velocemente il vostro ordine minimo e di prepararsi alla realizzazione di compiti più difficili. Le diapositive positive agiscono in modo particolarmente efficace e veloce se vi succederà di avere a che fare con persone che non vi conoscono e che non si sono fatte ancora un’idea di voi. Può trattarsi di un colloquio di lavoro, di un concorso, di una festa o qualcosa del genere. Mettetevi senza esitazione in testa la diapositiva che vi serve e non abbiate paura di nulla. Non dimenticatevi dell’immagine della diapositiva, tenetela costantemente attiva nella vostra coscienza. Permettetevi il lusso di respingere ogni tipo di esitazione e dubbio del tipo “e se non funzionasse?”. Infatti, non avete nulla da perdere a respingere i dubbi. Se vi basta la risolutezza ad avere, otterrete il massimo del successo possibile e a volte anche di quello impossibile. Si possono creare delle diapositive positive non solo in rapporto alla propria personalità ma anche rispetto al mondo esterno. Questo tipo di diapositive lascerà passare solo il positivo e respingerà tutto il negativo. Se ben vi ricordate, nel capitolo “L’onda della fortuna” abbiamo già affrontato il tema della trasmissione di energia positiva. Qualunque sia la situazione, è sempre più conveniente essere aperti in primo luogo a tutto il buono e a ignorare tutto il cattivo. A una mostra vi fermerete vicino ai quadri che vi attirano di più, e con indifferenza passerete oltre quelli che non vi piacciono. Da questo punto di vista il mondo circostante si differenzia dalla mostra per il fatto che il negativo non mancherà di perseguitarvi se non gli passerete oltre con assoluta indifferenza. Il positivo, al contrario, sarà sempre con voi se lo accoglierete con gioia. Potrà sembrare che le diapositive positive siano simili agli occhiali rosa. Nonostante l’opinione diffusa, gli occhiali rosa sono un’invenzione dei pessimisti, non degli ottimisti. I pessimisti di prammatica temono di vedere tutto sotto una luce rosa e con tono edificante avvertono gli ottimisti. Questa

pragmaticità non è altro che una diapositiva negativa. Il pessimista non si permette il lusso di avere e quindi ottiene di conseguenza. Non serve preoccuparsi in modo particolare del fatto che anche la diapositiva positiva alteri la realtà. Nella maggior parte dei casi quest'alterazione è insignificante, poiché il controllo interiore fa comunque il suo lavoro. L’alterazione suscitata da una diapositiva positiva sarà solo di giovamento, a meno che non vi immaginiate di essere Napoleone. Certo, in tutto è bene conoscere la giusta misura e ricordarsi dei potenziali superflui. Le diapositive negative, invece, con la loro alterazione apportano un danno infinitamente più grande. E l’alterazione è solo il male minore. La qualità principale delle diapositive sta nel fatto che l’intenzione esterna, lentamente ma fedelmente, finisce per incarnarle nella realtà. L'estensione della sfera del benessere Supponiamo che abbiate l’ambizioso desiderio di diventare una “star” o un milionario. Ma siete veramente pronti a concedervelo? Di solito le persone credono che la gloria, i soldi o il potere siano appannaggio di pochi eletti. Ma chi li sceglie, questi eletti? In primo luogo essi stessi, e solo poi tutti gli altri. Se sognate qualcosa ma non siete pronti a concedervelo, non lo otterrete sicuramente. Un vagabondo sulla strada guarda dalla finestra una tavola di Natale imbandita. È pronto ad andare a tavola a mangiare? Certo, se lo invitassero, lo farebbe. Entrare in casa e sedersi a tavola è risolutezza ad agire, cioè intenzione interna. Ma chi mai lo inviterebbe? E lui questo lo sa benissimo. La tavola di Natale imbandita si trova su uno strato di un altro mondo, non del suo, E pronto ad avere questa tavola a casa sua, nello strato del suo mondo? No, il vagabondo sa benissimo di non avere né casa, né soldi, né possibilità di guadagnarli. L’intenzione esterna non gli dà nulla, perché trovandosi nei limiti del comune buonsenso egli non è pronto ad avere. Supponiamo che vogliate diventare ricchi. Siete sicuri di essere pronti a ricevere questo regalo della sorte? Certo, se qualcuno offrisse un milione “superfluo”, ognuno di noi lo prenderebbe senza problemi e senza grandi difficoltà, tanto più che la ricchezza non guasta la vita, come a volte cercano d’insegnarci certi film edificanti. Ma non si tratta di questo. Allora, siete pronti a prendere questo milione? Forse state pensando che il milione dev’essere guadagnato, sudato? No, non avete capito. Siete pronti semplicemente a scegliere? Siete pronti a permettervi di avere? Occorre abituarsi all’idea che il vostro fine lo raggiungerete. Se volete diventare abbienti ma avete paura di entrare nei negozi lussuosi, non otterrete nulla. Se provate anche solo un minimo disagio in un negozio di lusso vuol dire che non siete ancora pronti a permettervi oggetti costosi. I commessi di questo tipo di negozi riescono a capire immediatamente se chi è entrato è un potenziale cliente o un curioso con il portafogli vuoto. Il cliente potenziale si comporta da

padrone, è tranquillo, sicuro di sé e del suo valore, essendo consapevole del suo diritto di scegliere. Il curioso, assai desideroso ma povero, si comporta come un ospite inatteso. È bloccato, teso, timido, si sente addosso gli sguardi critici dei commessi e quasi si scusa per essere comparso in un negozio di tanto prestigio. Crea contemporaneamente un intero complesso di potenziali d’importanza: desiderio di avere, invidia, senso della propria inferiorità, irritazione, malcontento. E tutto ciò perché egli non solo non è pronto a permettersi materialmente la merce costosa, ma addirittura perché non si ritiene degno di averla. L’anima, infetti, capisce letteralmente quello che le dice la ragione, ed essa afferma: “Tutto questo non fa per noi, noi siamo poveretti, dobbiamo trovarci qualcosa di più modesto”. Permettetevi di essere degni di tutto questo lusso. Voi siete veramente degni di tutto il meglio che c’è. Sono i pendoli distruttivi, interessati a tenervi sotto il loro controllo, che vi hanno inculcato l’idea che bisogna fare i passi secondo la propria gamba, ma non è così. Entrate coraggiosamente nei negozi di lusso e guardate la merce come padroni, e non come il servo di una casa di ricchi. Certo, è inutile autosuggestionarsi e convincersi che potete comprare le cose che vedete. Non potete ingannare voi stessi, e poi non vi serve. Come fare a credere e a permettersi di avere queste cose? Innanzitutto fissiamo i limiti del campo dell’intenzione interna e di quello dell'intenzione esterna nella frase "essere pronti a permettersi”. Una persona abituata a pensare e ad agire nei limiti dell'intenzione interna tende ad agire senza tanti complimenti. “Non posso permettermi materialmente queste cose e punto. Che cos’altro si può aggiungere?”. E allora non bisogna convincersi che potete comprarvi una cosa costosa palpando il portafogli vuoto in tasca. Non si sta dicendo questo. L’intenzione interna sottintende la risolutezza ad agire, cioè a trovare i soldi. Ma siccome non li si può prendere da nessuna parte, la ragione emette un verdetto pragmatico. Operando nei limiti dell’intenzione interna non riuscirete veramente a raggiungere alcunché. Anche l’intenzione esterna, del resto, non può piovervi in testa come una manna dal cielo. Da dove arriva, se non siete pronti a concedervi niente? L’intenzione esterna sottintende la risolutezza ad avere, in altri termini, il ritenersi degni e sapere che la scelta dipende da voi. Non credere ma proprio sapere. Nel profondo dell’anima rimane sempre il dubbio che il desiderio non si possa in fin dei conti realizzare. Anche se siete pronti ad agire per amore della realizzazione del desiderio, questo è ancora poco. Se non credete, significa che non vi permettete di ritenervi degni o semplicemente dubitate della realtà della realizzazione. Ebbene, coloro che sono diventati “star” o milionari si differenziano da voi non per particolari capacità ma solo perché essi si sono permessi di avere quello che volevano. Occorre permettersi di avere. Questo stato assomiglia alla sensazione che si prova quando si sale per la prima volta su

una bicicletta se rotelle. I dubbi, le esitazioni e le logomachie spariscono, e rimane solo una tacita chiarezza, il sapere. Una sensazione di chiarezza senza parole, dì conoscenza senza fede, di sicurezza senza esitazione, questo è lo stato di unità di anima e ragione. In un tale stato sentite di essere tutt’uno con la forza silenziosa che governa l’Universo. Questa forza vi prende e vi porta nel settore dove si realizza quello su cui anima e ragione si sono messi d’accordo. Ognuno è libero di scegliere quello che vuole, ma non tutti credono in una simile possibilità di permissivismo. Per quanto vi dica, voi ancora non credete fino in fondo che la libertà di scelta sia reale, non è così? La nostra vita ci conferma il contrario, perché tutti si trovano in balìa dei pendoli. Ma anche se ve ne siete liberati, la libertà di scelta fuoriesce comunque dalla sfera del vostro benessere. Avere diritto di scelta nel mondo dei pendoli suona troppo irreale, troppo incredibile. Nel profondo dell’anima non credete che un sogno difficile da raggiungere sia solo una questione di scelta personale. Ebbene, le diapositive positive aiutano a includere l'incredibile nella sfera del vostro benessere. Quando cesserete di provare una sensazione di disagio interiore al pensiero che vi è accessibile qualsivoglia sogno, i dubbi cadranno e la fede si tramuterà in sapere. L' anima si accorderà con la ragione e allora comparirà la risolutezza ad avere. Convincere l’anima di qualcosa è inutile. Essa, infatti, non ragiona ma sa. La si può solo abituare. Essa si deve abituare alla nuova sfera di benessere. A questo fine servono le diapositive positive. Con l’aiuto delle diapositive l’unità di anima e ragione si raggiunge progressivamente. È una fortezza che si può espugnare solo con un lungo assedio. Createvi in testa la diapositiva del vostro sogno e tenetela sempre viva nella vostra coscienza. Ritornate ancora e ancora una volta al quadro che avete disegnato. Elaborate nuovi dettagli, disegnate nuovi particolari. Non guardate la dispositiva come un osservatore esterno ma immergetevi in essa e vivetela con tutti voi stessi, quantomeno virtualmente. Riscuotetevi ogni volta che tendete a immaginarvi la diapositiva come un film sullo schermo. Cosi è poco producente. Quello che dovete fare, è partecipare mentalmente alle scene, sentirvi dei partecipanti diretti e non degli spettatori al cinema. Qualsiasi cosa facciate, riproducete continuamente nei vostri pensieri la vostra diapositiva. Potete anche pensare a qualcos’altro, ma la diapositiva dovrà servirvi da sfondo, dovrà diventare un’abitudine. La diapositiva dà risultati a condizione che venga riprodotta sistematicamente e prolungatamente. Interessatevi attivamente di tutto quello che è legato all’oggetto del vostro sogno. Apritevi a tutte le informazioni necessarie, date a queste informazioni la possibilità di entrare nello strato del vostro mondo. Sarebbe ottimo se ci fosse la possibilità di proiettare questa diapositiva nella realtà, almeno formalmente. Per esempio, potete andare nei negozi di lusso e provare a scegliere degli oggetti. Non pensate ai soldi e non guardate i prezzi. Il vostro scopo non sono i soldi ma quello che con essi si può comprare. Sarà sufficiente girovagare semplicemente

in mezzo a questa cose, sentirne il gusto, sceglierle, guardarle tranquillamente e valutarle. Fate entrare dentro di voi queste cose. Guardatele non come un lusso irraggiungibile ma come una merce che intendete presto acquistare. Fingetevi padroni di queste cose. Che i commessi pensino pure che siate dei clienti. Giocate al cliente incontentabile (ma non altero). Facendo entrare questi oggetti nello strato del vostro mondo vi sintonizzerete gradualmente sulle linee della vita dove essi saranno vostri. Non bisogna preoccuparsi del modo in cui lo diventeranno. Se avrete la risolutezza a ottenere, l’intenzione esterna, senza il vostro intervento, troverà un modo per farveli avere che non avreste mai immaginato. Dopo, però, non stupitevi e non ditevi che è stata una casualità, una coincidenza o una misticheria. Non ricordo chi ha detto: “Il caso è lo pseudonimo di Dio quando Egli non desidera firmare col suo nome”. Se provate delle sensazioni anche passeggere di venerazione rispetto al mondo del vostro sogno, cacciatele via. E' il vostro mondo, e in esso non c’è nulla di inaccessibile per voi. L’importanza esterna o interna saranno solo di ostacolo al cammino verso l’unità di anima e ragione. Il mondo del vostro sogno dev’essere gioioso e al contempo ordinario. Avere è per voi normale, nell’ordine delle cose. Per sintonizzarsi sulle linee corrispondenti della vita dovete sentirvi come se già aveste. E non si tratta di autoinganno, perché giocate consapevolmente. La risolutezza ad avere è perfettamente illustrata dall’esempio dei miliardari russi di fresca ricchezza, che sono di più che nell’Occidente sviluppato. Nel periodo della “perestrojka”, nella Russia della fine degli anni ’80 del XX secolo, alcuni politici un po’ miopi ritenevano che l’economia socialista si sarebbe trasformata subito in economia di mercato se si fosse privatizzato tutto. Chi allora si trovava vicino alla mangiatoia e colse l’unicità del momento si arricchì immediatamente, senza nessun dispendio di fatica. Tutto quello che in epoca socialista apparteneva allo stato, cioè il petrolio, il gas, l’oro, i diamanti e tutte le altre risorse naturali, industriali e intellettuali, diventò appannaggio di un pugno di oligarchi. Era proprietà collettiva, divenne proprietà loro. Per far ciò non era neanche occorso avere una lunga esperienza in affari e in business, così come l’avevano i miliardari veri, “non gonfiati”, che si erano guadagnati con le loro mani ogni milione. A quelli che in quel momento storico si trovavano vicino alla mangiatoia si richiedeva semplicemente di allungare la zampa e ruggire: “Questo è mio!” e poi formalizzare il passaggio di proprietà con un atto legale. Per quale interessante motivo quello che era collettivo è diventato beneficio loro? Certo, si è trattato di un periodo unico nella storia della Russia. Però è vero che vicino alla ricchezza c' era un sacco di gente intelligente e di talento che, caso strano, è rimasta con niente in mano. Ad arraffare sono stati coloro che si sono permessi di avere. I ricconi dell’ultima ora non avevano né sensi di colpa né rimorsi di coscienza, né dubbi, né complessi d’inferiorità. Non si ritenevano indegni e non gli passava

neanche per la mente di sentirsi in colpa nei negozi di lusso. Avevano la risolutezza a ottenere, per questo l’intenzione esterna, imperturbabile, ha dato loro quello che volevano. Ecco com’è andata . E voi poi dite che è incredibile! La visualizzazione del fine I metodi per raggiungere i fini nel Transurfing si trovano oltre ai limiti del buonsenso e del comune modo di vedere. Di tutti i metodi non tradizionali famosi, il più vicino al Transurfing è la visualizzazione del fine desiderato. Questo metodo consiste nei rappresentarsi nel modo quanto più dettagliato ciò che si desidera e nel tenersi quest’immagine in testa. La visione ordinaria del mondo considera la visualizzazione una perdita di tempo priva di senso. Ed è vero che s’impadronisce della strada il viandante, colui che va, non colui che fantastica. Comunque sia, però, la rappresentazione mentale del fine ha un significato decisivo, come propriamente il processo di raggiungimento di questo fine, e voi già sapete il perché. La differenza sta nel fatto che il “viandante” raggiunge risultati mediocri e vive come tutti, apportando il suo contributo al trionfo del buonsenso. Invece il viaggiatore che porta nel suo bagaglio i metodi del Transurfing può raggiungere risultati che il buonsenso tende a liquidare con concetti tipo “fortuna sfacciata”, “casualità”, “favorito della fortuna”. Nel Transurfing, dal punto di vista del buonsenso, è tutto girato al contrario, dalla testa ai piedi. Del resto, la stessa cosa si può dire del buonsenso dalle posizioni del Transurfing. Se voi non volete vivere come tutti, se non volete accontentarvi di mediocri successi, se aspirate in questa vostra vita ad avere tutto al massimo grado, allora siete dei Viaggiatori. II viaggiatore del Transurfing non è un favorito della sorte, è la sorte a essere la sua favorita. Potrete raggiungere tutto quello che vorrete se vi riuscirà di scuotere il monolito del vostro buonsenso. Questo non significa affatto volare sulle nuvole ma, al contrario, scendere a terra, perché il buonsenso comunemente accettato di fatto così non è. Di questo vi siete già convinti più di una volta, e presto verrete a sapere tante altre cose straordinarie. Ci resta da chiarire perché la visualizzazione di un fine prefissato non porta sempre i risultati sperati. Persino i sostenitori attivi di pratiche esoteriche e della psicologia non tradizionale non possono fidarsi ciecamente di questo metodo. Esistono sia tecniche semplici che complesse di visualizzazione. Esse funzionano con successo incostante. A volte la cosa riesce, a volte no. A me personalmente questa caratteristica non piace e forse nemmeno a voi. Per questo motivo mi affretto a tranquillizzarvi: il Transurfing concepisce la visualizzazione in modo diverso da quello comunemente inteso. Ma la visualizzazione secondo le regole del Transurfing funziona con sicurezza. I tipi di visualizzazione noti possono essere suddivisi in tre gruppi. Al primo gruppo appartengono i sogni a occhi aperti. Da un punto di vista pratico il sogno è il tipo più debole e inaffidabile di visualizzazione. Sognare non fa male, ma è praticamente inutile. I sogni non si realizzano. I sognatori, di norma, non hanno

la seria pretesa di vedere realizzato il loro sogno. A loro pare di voler vedere realizzato il loro sogno, ma nel profondo dell’anima essi o non credono che il sogno possa avverarsi o non hanno l’intenzione di avere e agire. I sognatori guardano ai loro sogni come a stelle lontane. Quando qualcuno allude loro ai castelli in aria, chiudono le orecchie come ostriche: “Non toccate il mio sogno!”. Se si volesse definire precisamente il fine dei sognatori, si direbbe che si tratta del processo stesso del fantasticare e niente di più. Ai secondo gruppo appartengono i film. Non intendo il cinematografo, ma i film sui pensieri del proprio desiderio. Lo svolgimento del film in testa si effettua intenzionalmente, in ciò consiste la differenza dal fantasticare dei sognatori. C’è l’intenzione di avere e agire, e una delle azioni è la visualizzazione della realizzazione del desiderio in forma di visione della pellicola dei film. Come avviene tutto ciò? Supponiamo, per esempio, che vogliate avere una casa e ve la immaginiate in un modo e in un altro, in tutti i suoi particolari e cioè secondo tutte le regole. In testa avete un’immagine assolutamente chiara o quasi chiara di come appare la casa dei vostri sogni, e ogni giorno tenete vivo nei vostri pensieri questo quadro. Supponiamo che abbiate splendidamente portato a termine il vostro compito. Il desiderio, a quanto pare, dovrebbe realizzarsi. Provate a indovinare, che cosa otterrete? Ecco cosa: vedrete immancabilmente la casa dei vostri sogni, uguale o quasi uguale a quella che immaginavate. Ma vostra non diventerà mai. Sarà la casa di qualcuno che vedrete fuori, da qualche parte, o al cinema. Questo perché otterrete quello che avete ordinato. Infatti, avete lavorato con tale abnegazione sulla visualizzazione della casa che avete dimenticato di spiegare “al cameriere” che la casa è vostra, perciò “il cameriere” ha eseguito alla perfezione il vostro ordine. Vi siete talmente fatti affascinare dalla qualità del processo di visualizzazione, così come vi è stato insegnato nei libri, che vi siete dimenticati della cosa principale: chi è il padrone della casa dei vostri sogni? Qui sta l’errore fondamentale di coloro che praticano questo tipo di visualizzazione. Il film rimane un film, e voi non ne diventerete mai i protagonisti. Lo guardate a bocca aperta come il povero guarda le vetrine. Nella visualizzazione che si riferisce al terzo gruppo voi non guardate il film come spettatori ma in esso recitate mentalmente. È molto più produttivo. Facendo la parte di voi stessi, sintonizzate i parametri della vostra emissione sulle linee della vita corrispondenti. Per esempio se il vostro fine è avere una casa nuova, non dovrete guardarla nei vostri pensieri come se fosse un quadro. Createvi una specie di sogno virtuale a occhi aperti. Entrate nella vostra casa, girate per le stanze, toccate gli oggetti che vi circondano, sprofondate nella poltrona che sta di fronte al camino, sentitevi addosso il tepore confortevole, l’odore acre del fumo, aggiungete un po’ di legna al fuoco. Andate in cucina, guardate cosa c’è in frigorifero. Andate a coricarvi sul letto comodo. Come vi sentite, bene? Sedetevi a tavola con tutta la famiglia, festeggiate il

trasloco nella casa nuova. Spostate i mobili, toccate con le mani l’erba del giardino, è cosi verde e soffice! Piantate dei fiori. Quali preferite? Staccate una mela dall’albero e mangiatela. Sentitevi a casa vostra. Perché questa è casa vostra. Non guardatela con gli occhi del sognatore sofferente, con venerazione, come se fosse qualcosa di irraggiungibile o una prospettiva lontana. La vostra casa l’avete già, fate finta che sia così nella realtà. Come avrete già capito, questo tipo di visualizzazione è una diapositiva. Una tale diapositiva estenderà la sfera del vostro benessere, del vostro “comfort”, e con il tempo si realizzerà senz’altro. Quando succederà, non si sa. Può darsi che vi tocchi aspettare a lungo. Tutto dipende da come lavorate con questa diapositiva. Se ci avete recitato un po’ e poi l’avete accantonata, non potete contare sul successo. I miracoli di fatto non succedono. Operando con le diapositive bisogna ricordarsi di quanto segue: in primo luogo, se vi siete raffreddati rispetto al vostro fine, esso si dissolverà e dovrete poi lavorarci sopra, cosa che presto vi stancherà. Allora si dovrà pensare seriamente se la diapositiva vi serve veramente. In secondo luogo, occorre ricordare che l’intenzione esterna realizza la diapositiva non immediatamente ma facendovi avvicinare gradualmente alle linee della vita relative al fine. Si rendono necessarie pazienza e tenacia. La tenacia serve solo nella tappa iniziale. Poi la visualizzazione della diapositiva diventerà un’abitudine e non vi toccherà costringervi. Infine, se lo scopo non è vostro ma imposto dai pendoli, non riuscirete a raggiungere l’unità di anima e ragione. Di questo parleremo nei capitoli successivi. Se con tutta l’anima aspirate al fine, la visualizzazione della diapositiva porterà sicuramente a dei risultati. E quando avrete un’autentica risolutezza a ottenere, l’intenzione esterna troverà il modo il realizzare il vostro fine. Se avete pensato che proprio la diapositiva sia il metodo di visualizzazione nel Transurfing, avete sbagliato. Persino una diapositiva di primissima qualità può richiedere tempi lunghi di realizzazione, specialmente se il fine si trova in un settore dello spazio piuttosto lontano da voi. Il processo di raggiungimento del fine si può accelerare con l’aiuto della visualizzazione del Transurfing. Di cosa si tratta lo saprete subito. La visualizzazione del processo Proviamo a risolvere questo compito. Supponiamo che il vostro scopo finale sia quello di arricchirvi. Per raggiungere questo fine praticate la visualizzazione di una cassaforte piena di pacchi di banconote. La visualizzazione viene effettuata secondo tutte le regole del terzo gruppo e per un periodo di tempo sufficientemente prolungato. Domanda: cosa succederà e quando? Risposta: non succederà mai niente. Potete praticare giorno e notte, fino alla fine dei vostri giorni, ma non succederà niente lo stesso, nella migliore delle ipotesi potrete vedere più spesso delle casseforti piene di soldi, ma solo al

cinema. Le probabilità che troverete un tesoro o vincerete alla lotteria sono molto scarse. Conviene puntare sulle probabilità? Potete chiedervi: ma come? Nei miei pensieri apro continuamente la cassaforte con le mie mani, tiro fuori i miei soldi, li scelgo, li accarezzo, ancora un po’ e li lecco! La visualizzazione del terzo gruppo, infatti, non è un film, cosa devo fare ancora? E come la mettiamo con l’onnipotente intenzione esterna? Il fatto è che dal punto di vista del Transurfing qui sono stati commessi due errori. Il primo errore è che la cassaforte con i soldi non può essere il vostro fine. I soldi sono solo un attributo, non sono nemmeno un mezzo e per nessun motivo possono essere un fine. Ma dei vostri fini parleremo dopo, non è il caso ora di anticipare questo tema. Il secondo errore è che la concentrazione dell'attenzione sul fine ultimo, a meno che non sia rimasto un passo per raggiungerlo, non vi fa in nessun modo avanzare verso il fine. Certo, la sfera del benessere si amplia e l’intenzione esterna fa progressivamente il suo lavoro. Ma voi così facendo non l’aiutate minimamente. Bisognerebbe muovere almeno le gambe! Non si vuol dire che occorre anche agire. Ora qui discutiamo solo della visualizzazione. Fin ora l’esperienza quotidiana vi suggeriva che se volevate raggiungere i vostri fini occorreva convogliare tutti i vostri pensieri e le vostre aspirazioni in quella direzione. Ora bisogna dimenticarsi di questo. Come vi avevo promesso, il Transurfing funziona incondizionatamente, ma perché ciò avvenga bisogna rinunciare alle rappresentazioni comuni e accettarne delle altre, incredibili dal solito punto di vista. Proviamo a definire la differenza principale della visualizzazione secondo il Transurfing dalla visualizzazione comunemente intesa. Com’è noto, la concentrazione dell’attenzione sul fine è il desiderio. La concentrazione dell'attenzione sul movimento che porta al fine è l’intenzione. In qualità di forza motrice di qualsivoglia azione agisce l’intenzione e non il desiderio. Per questo motivo vi muove al fine non la contemplazione del fine stesso ma la visualizzazione del processo di movimento verso il fine. La realizzazione dell’intenzione è un processo, non la fissazione su un’immagine. Il fine stesso è certamente una parte dell’immagine rappresentata. Tuttavia, l’attenzione si fissa sul processo di movimento verso il fine,mentre il fine stesso si trova solo sullo sfondo del movimento. La visualizzazione del fine stesso si differenzia dalla visualizzazione del processo del suo raggiungimento allo stesso modo in cui il desiderio si distingue dall’intenzione. Il desiderio non fa niente. Ritorniamo ancora all’esempio del braccio. Immaginatevi di voler alzare un braccio. All’inizio pensate che volete farlo e a quello che ne risulterà, cioè il braccio alzato. E ora alzatelo proprio. Nel primo caso funziona il desiderio e non si fa niente, c’è solo la constatazione del fatto del desiderio stesso e la visualizzazione del fine, il braccio alzato. Nel

secondo caso agisce l’intenzione, e peraltro lo fa per tutto il tempo in cui il braccio compie il movimento. Durante questo processo per fine si sottintende ciò verso cui si aspira, ma l’attenzione è concentrata proprio sul processo. In fine dei conti, per fare qualche passo non è sufficiente semplicemente desiderare e immaginarsi già nel punto di destinazione. È necessario muoversi, cioè eseguire un determinato processo. Tutto ciò sembra un ragionamento triviale. Ma guardate un po’ a quale conclusione si arriva: la visualizzazione del fine è un lavoro del desiderio, e per questo motivo il fine non si avvicina di un passo. Ne viene fuori un movimento a vuoto. Nel Transurfing si esegue la visualizzazione del processo che porta al fine. Ecco, in questo caso agisce l’intenzione, perciò il fine verrà raggiunto prima o poi. Il movimento verso il fine non avviene tanto velocemente, così come succede durante un sogno, ma il movimento comunque c’è ed è piuttosto percettibile! Dopo che avrete letto l’ultimo capitolo imparerete praticamente a vedere il movimento per le linee della vita. Qualunque cosa facciate, se si tratta di un processo lungo, vi aiuterà visualizzarlo. Questo genere di visualizzazione è particolarmente utile in ogni tipo di creazione, quando lo scopo finale non ha ancora connotati precisi. Che cosa s’intende per visualizzazione del processo? Supponiamo che stiate lavorando su un oggetto d’arte e non sappiate ancora bene che cosa dovrà venire fuori alla fine. Però vi sono note le qualità che vorreste attribuire all’oggetto. Negli intervalli di lavoro provate a immaginare come l’oggetto vada perfezionando sempre di più. Ecco, oggi avete finito alcuni dettagli della vostra opera e domani intendete aggiungervi dei nuovi ritocchi. Immaginate come di volta in volta la vostra creazione si trasformi. Voi le aggiungete nuove caratteristiche ed essa diventa un capolavoro sotto i vostri occhi. Siete soddisfatti, presi dal processo creativo, la vostra creazione cresce insieme a voi. Potrete inventarvi da soli, senza fatica, il metodo di visualizzazione più adatto al caso concreto. Il segreto sta nel fatto che non bisogna semplicemente contemplare il proprio oggetto ma immaginarsi il processo di nascita e di crescente perfezionamento. Non bisogna immaginarsi come l’oggetto, supponiamo che si tratti di un’opera artistica, si disegni da solo, si modelli, si costruisca. Siete voi che l’avete creato. Esso si perfeziona nelle vostre mani. L’uomo crea la sua opera e l'ammira nello stesso tempo. Illustrano bene questo concetto le premure di una madre che alleva il proprio figlio: essa lo nutre, lo mette a dormire e s’immagina come il suo piccolo cresca di giorno in giorno. Lo cura, lo ammira e conferma a se stessa quanto egli diventi bello. La madre gioca col figlio, lo istruisce e s’immagina che il suo intelletto si sviluppi sempre di più, che presto andrà a scuola. Come vedete, non si tratta di contemplazione di un risultato ma di una creazione con contemporanea visualizzazione del processo creativo. La madre non segue semplicemente la crescita del figlio ma s’immagina come egli si sviluppi e come diventerà.

Se la vostra creazione è un programma di computer, immaginatevi, dopo il lavoro, come esso diventi più efficace e comodo. Ecco, domani aggiungerete dei dettagli nuovi e il programma sbalordirà tutti. Se lavorate su un progetto commerciale, immaginatevi come vi vengano in mente nuove idee geniali. Ogni giorno fate proposte interessanti e singolari. Seguite il vostro progetto nel suo dispiegarsi e persuadetevi di come diventi progressivamente un modello di professionalità. Se lavorate sul vostro corpo, fatelo crescere come fa una madre col proprio figlio. Immaginate come il vostro corpo acquisisca gradualmente forme perfette. Curatelo, allenatelo e immaginate come alcuni muscoli si sviluppino e altri si tonifichino. In ogni singolo caso visualizzate il processo, osservate in che modo la vostra creazione si avvicini alla conclusione. La semplice contemplazione del risultato finale amplia praticamente la sfera del benessere, e ciò non è poco. Ma praticando la visualizzazione del processo di movimento verso il fine accelerate notevolmente il lavoro dell’intenzione esterna. Se ancora non sapete in che modo il vostro fine potrà essere realizzato, non preoccupatevi e continuate a praticare tranquillamente e sistematicamente la visualizzazione della vostra diapositiva. Quando il fine entrerà pienamente nella sfera del vostro benessere, l’intenzione esterna vi lancerà la variante giusta. Non serve agitarsi, cercare spasmodicamente i mezzi per raggiungere il proprio fine. Sbarazzatevi dell’importanza e fidatevi della corrente delle varianti. Non guardate la diapositiva ma vivete in essa. Allora vi muoverete istintivamente nella direzione giusta. La visualizzazione del processo, però, non è tutto. La realizzazione materiale dello spazio delle varianti è inerte, come la resina, per questo motivo il passaggio si dovrà effettuare gradualmente, ammesso che non possediate l’intenzione esterna del messia. Gradualmente significa non solo ininterrottamente ma anche per tappe. Qui sta il segreto di un’altra particolarità della visualizzazione secondo il Transurfing. Le catene di transfer Se il fine si trova su linee abbastanza lontane, sintonizzare la propria emissione su di esse è praticamente impossibile. Per esempio, se avete intenzione di passare un esame ma non conoscete minimamente la materia, non potrete sintonizzarvi sulla linea in cui lo passerete col massimo dei voti. Non riuscirete a visualizzare neanche una risposta, se non avete la minima idea dell’argomento. Tra il vostro fine futuro e la vostra posizione attuale ci potrebbe essere un viaggio piuttosto lungo (non necessariamente nel tempo). Non cambierà solo la vostra posizione ma anche il modo di pensare, la maniera d’agire, forse persino il carattere. Non potete ora sintonizzare precisamente i vostri parametri senza passare queste tappe del viaggio. Se cercherete di praticare la visualizzazione

del processo di movimento verso un fine assai lontano, avrete la tentazione di correre avanti e affrettare gli eventi. Ma ciò non produrrà alcun risultato e di conseguenza rimarrete delusi e infastiditi, cosa che a sua volta attirerà contro di voi le forze equilibratrici. Potete proiettarvi in testa quanto volete la diapositiva con l’immagine di un lontano futuro, e non vi sarà di alcun danno. Ma la visualizzazione del processo di movimento lungo un segmento di cammino dove capiterete tra non breve tempo, rischia di farvi finire non si sa dove. Immaginate che vi serva navigare per un fiume sinuoso. Non condurrete a mano la barca lungo la riva per accorciare il cammino tagliando le anse del fiume! Se il fine si raggiunge in una serie di tappe, toccherà passarle consequenzialmente, che vi piaccia o no. Per esempio, è impossibile diventare un professionista in qualche campo in un momento. Bisogna prima finire gli studi, poi cercare lavoro, poi perfezionarsi nella professione e via dicendo. Questo cammino a tappe verso il fine nello spazio delle varianti è ciò che s’intende per catena di transfer. Ogni anello della catena è una singola tappa. Le tappe sono legate in anelli perché se non si passa una tappa non è possibile accedere alla successiva. Non si può, per esempio, accedere al dottorato se non ci si è prima laureati. Un singolo anello della catena di transfer è formato da settori di spazio correlati tra di loro e relativamente uniformi. Il cammino verso il fine nello spazio della varianti è strutturato in catene di transfer e nella corrente delle varianti. Lo spazio delle varianti ha una struttura articolata. Se si persegue un fine in modo disordinato, non lo si raggiungerà. Come fare per non deviare dalla corrente della varianti io sapete già, basta non creare potenziali superflui, non sbattere inutilmente le braccia contro la superficie dell’acqua e non lottare contro la corrente. Rimane solo da osservare una regola: praticare la visualizzazione del processo di movimento verso il fine solo in relazione alla tappa corrente. Ciò premesso, il risultato finale ve lo potete immaginare quanto volete in forma di diapositiva. Ma il processo di movimento deve essere visualizzato solo nei limiti dell’anello corrente della catena di transfer. Non occorre avere fretta, farete tutto a tempo debito. Ora si può finalmente dare la definizione finale. La visualizzazione secondo il Transurfing è la rappresentazione mentale del processo di realizzazione dell’anello corrente della catena di transfer. Per rappresentazione s’intende la direzione del corso dei pensieri nell’alveo giusto. Ai pensieri bisogna dare solo una spinta, poi scorreranno da soli come succede nello scenario di un sogno. Bisogna vivere del processo di realizzazione dell’anello, sia nei pensieri che nelle azioni, in sintonia. Come vedete è tutto semplice. Non è difficile determinare i singoli anelli proprio della vostra catena di transfer. E se l'ordine di movimento verso il fine è ignoto? O se non si capisce proprio per quale via e con quali mezzi raggiungere il

proprio fine? Niente paura, non preoccupatevi di questo. Ripeto nuovamente che cosa bisogna fare in questo caso specifico. Se per il momento non sapete in che modo il vostro fine verrà realizzato, non preoccupatevi e continuate tranquillamente e sistematicamente a praticare la visualizzazione della vostra diapositiva. Quando il fine entrerà pienamente nella sfera del vostro benessere, l’intenzione esterna vi lancerà la variante giusta. Non bisogna agitarsi né cercare spasmodicamente i modi per raggiungere il fine. La diapositiva stessa vi costringerà ad agire inconsciamente e persino involontariamente nella giusta direzione. Sbarazzatevi dell’importanza, siate tranquilli e fidatevi della corrente delle varianti. Qui vorrei aggiungere qualche parola sui segni. Se interpretate un segno che secondo voi può indicare una possibilità di raggiungimento del fine, vi occorre sapere che i segni riguardano solo l’anello corrente della catena di transfer e hanno solo un rapporto lontano con il fine ultimo. In altre parole, i segnali riguardano solo la strada che state percorrendo. Potete interpretare i segni per tutti i problemi connessi all’anello corrente della catena di transfer. Ma se la linea corrente della vostra vita dista dalla linea finale la distanza di alcuni anelli, i segni non potranno servire per segnalare il fine. Ciò non significa che in generale non esistano segnali per il vostro fine lontano, ma solo che non riuscirete a interpretarli con un sufficiente grado di sicurezza. Più in generale, l’interpretazione dei segni, a eccezione dello stato di benessere interiore, è nel Transurfing la tecnica meno sicura, perciò non conviene attribuire ai segni un grande significato. Rimane da chiarire quale posto si debba assegnare alla visualizzazione del terzo gruppo e se in generale valga la pena praticare la visualizzazione del fine. La risposta qui è univoca: indubbiamente è assolutamente necessario praticare la visualizzazione del fine nella forma per voi più comoda. Il fine si tiene in mente sotto forma di diapositiva, e ciò permette di ampliare la sfera del benessere e di sintonizzare la frequenza di emissione di energia mentale sulle linee della vita relative al fine. Proprio questa è la funzione unica e principale della visualizzazione del terzo gruppo. Però, il passaggio nel senso stretto sulle linee finali viene realizzato dalla visualizzazione del processo di movimento verso il fine, forza motrice del Transurfing. Praticando la visualizzazione del processo unirete la vostra intenzione interna con quella esterna.

Riepilogo Le illusioni non sono il risultato di un gioco dell'immaginazione ma la visione di un'altra realtà. Una persona, pur trovandosi nel mondo materiale, può percepire un'altra realtà. La percezione del mondo può essere distorta dalle convinzioni interne. La diapositiva è l'immagine che è presente nella vostra mente e non c'è nella mente degli altri. Le diapositive distorgono la realtà. Le persone tendono a riprodurre sugli altri le proiezioni delle loro diapositive. Alla base di una diapositiva c'è l'importanza. Non appena l'importanza scompare la diapositiva cessa di esistere. L'intenzione esterna realizza la diapositiva ininterrottamente e gradualmente. Smettete di lottare con voi stessi e spostate la vostra attenzione dal negativo al positivo. Createvi una diapositiva positiva, piacevole all'anima e alla ragione. Guardate più spesso la vostra diapositiva e aggiungetevi nuovi dettagli. Per nessun motivo dovete copiare l'immagine della diapositiva dagli altri. Se non avete la risolutezza ad avere, non otterrete nulla. Permettetevi il lusso di essere degni di tutto il meglio che c'è. La risolutezza ad avere è il sapere insindacabile di essere degni e che la scelta spetta a voi. Le diapositive positive aiutano a includere l'incredibile nella sfera del proprio benessere. Non guardate la diapositiva come se fosse un quadro ma vivete in essa, quantomeno virtualmente. Lasciate entrare dentro di voi ogni tipo d'informazione dal mondo del vostro sogno. Al fine vi muove non la contemplazione del risultato ma la visualizzazione del processo di movimento, non la contemplazione del risultato ma la rappresentazione della nascita e della crescita della perfezione. La visualizzazione secondo il Transurfing è la rappresentazione mentale del processo di realizzazione dell'anello corrente della catena di transfer, Se il cammino per la realizzazione del fine è ignoto, praticate la visualizzazione della diapositiva. La diapositiva vi condurrà nella direzione giusta.

Capitolo III L’anima e la ragione L'uomo possiede una forza enorme, che a volte chiamano energia psichica. Ognuno di noi ha dei poteri magici, ma essi sono bloccati in profondità. A quanto pare, tuttavia, non occorre andare lontano per far sì che si schiudano le risorse interiori e le possibilità potenziali. L'incredibile è molto più vicino di quel che sembra, ma l'uomo non vi presta attenzione. L'anima arriva a questo mondo protendendo con fiducia le sue braccine d'infante. Il vento dell'intenzione L’uomo nasce come individuo, cioè come un essere unico. In seguito questa individualità si evolve. I pensieri, i saperi, le convinzioni, le abitudini, persino il carattere, compaiono successivamente, come una patina. D’altra parte, però, ciò non si è formato sul vuoto. Cosa c'era all’inizio? Se c'era un semplice foglio bianco, provate per un attimo a diventare un foglio bianco. Chiudete gli occhi e interrompete il flusso dei pensieri. Se si contempla il nero del vuoto, si riesce per un pò a non pensare a nulla. Ecco, ora avete in testa solo il vuoto. Forse che durante questo tempo avete smesso di essere voi stessi? Il lavoro della ragione è stato sospeso, ma è rimasta comunque una certa sensazione d’integrità, il senso che io sono io. E come fate a spiegare che voi siete voi? La consapevolezza che un uomo ha di se stesso come personalità di solito avviene nel contesto della sua posizione in un ambiente sociale. Ma provate a immaginare per un istante che il contesto sociale sia sparito e voi siate rimasti “sospesi” nel vuoto. Tutt’intorno non c’è niente: né società, né Terra, né Sole, né passato, né futuro, solo vuoto nero. È sparito tutto, siete rimasti solo voi. E che cosa è rimasto di voi della precedente personalità? Tutti i pensieri e i saperi si riferivano al vostro “habitat”. Le abitudini, le maniere, i desideri, le paure, le passioni, il carattere, tutto ciò aveva una funzione in riferimento all’habitat. Ma questo ambiente ora non c’è più. E allora che cosa è rimasto di voi? E' una questione difficile da affrontare nei limiti dei concetti della ragione. Non ci occuperemo in questo libro dell’eterno problema dell’esistenza dell’anima nell’uomo, ci porterebbe via molto tempo e non ci condurrebbe da nessuna parte. Ai fini del Transurfing questo problema non ha un significato fondamentale. Se volete, potete credere nell’anima, se volete, potete credere nell’inconscio. Potete accettare la concezione dell’immortalità dell’anima o potete non farlo. Solo un fatto è indiscutibile, e cioè che la psiche dell’uomo è

formata da conscio e inconscio. Fin dall’inizio abbiamo concordato di riferire alla ragione tutto ciò che riguarda la coscienza e all’anima tutto ciò che è legato all’inconscio. Per ragioni pratiche e di semplicità dobbiamo chiarire per noi stessi solo una piccola parte del problema dell’anima. Sarà sufficiente tracciare solo un confine grossolano tra l’anima e la ragione: le sensazioni alla prima; i pensieri alla seconda. Quando siete presi da una sensazione di entusiasmo, ispirazione, volo, si tratta di sensazioni dell'anima. Anche uno stato opprimente, penoso, è uno stato dell’anima. La ragione si trova completamente in balia dei pendoli e le sue rappresentazioni e convinzioni sono imposte da essi. Il livello di libertà dell’uomo è limitato dai confini ristretti del permissibile. L’uomo, erroneamente, determina il suo posto in questo mondo o in qualità di servo o in qualità di padrone. Dal punto di vista del Transurfing nessuna delle due posizioni è giusta. L’uomo è niente. È semplicemente una goccia, colata via per un istante dall’oceano. Gli spruzzi delle onde del mare possono servire a illustrare le dinamiche della nascita e della morte. La goccia che si è separata dall’oceano non può sentire l’unità con l’oceano e ricevere da esso energia. Alia singola goccia sembra di esistere di per sé e di non avere niente in comune con l’oceano. Ma quando la goccia ricade nell’oceano, essa riconosce di essere una sua parte. La goccia e l’oceano si fondono in un unico intero. Ed essi sono in sostanza un’unica cosa, cioè acqua. Una singola particella d’acqua può assumere forme diverse: di goccia, di cristallo di neve, di ghiaccio, di una nuvola di vapore. Le forme sono differenti ma la sostanza è una. La particella non ricorda e non capisce di essere tutt’uno con l’oceano. A essa pare che l'oceano siano le onde, la schiuma, gli iceberg, la corrente, la bonaccia; a essa pare di essere una goccia, un cristallo di neve, una nuvola di vapore. Fa fatica a vedere, dietro a questi fenomeni esteriori, una sostanza comune, l’acqua. E' qualcosa di conosciuto ma è impreciso, impercettibile. I testi biblici rispetto a questo problema ci rivelano una verità distorta dai concetti della ragione. È l’affermazione che Dio ha creato l’uomo secondo la sua immagine e somiglianza, nel vero senso della parola. Solo che di solito quest’affermazione viene intesa in forma alterata. Dio può assumere qualsivoglia aspetto ma la Sua sostanza non sta nel fatto che Egli abbia una testa, due gambe e due braccia. Se si confronta Dio con l’oceano e l’uomo con una goccia, si vede che essi hanno una sostanza comune, l’acqua. Secondo le testimonianze di persone che si sono trovate tra la vita e la morte, l’anima prova un’inesprimibile quiete e una sensazione di beatitudine alla percezione della sua unità con il Cosmo. La goccia è ritornata all’oceano e in essa è ritornata la coscienza della sua autentica sostanza: essa è della stessa sostanza dell’oceano. Tutta l’energia dell’oceano passa attraverso la goccia. Gli uomini, durante la storia della civiltà, hanno aspirato a evocare a sé, in vita,

questa sensazione di unità con il Cosmo. Tutte le scuole di perfezionamento spirituale perseguono alla fin fine un unico scopo: raggiungere l’illuminazione o, in altri termini, sentire la propria unità con questo mondo, fondersi nell’oceano di energia e al contempo non perdersi come sostanza individuale. Che cosa riceve colui che ha raggiunto l’illuminazione? Riceve a sua disposizione tutta l’energia dell’oceano Universo. Egli non vede una differenza di principio tra sé stesso e quest'infinità. La sua energia mentale entra in risonanza con l’energia dell’oceano. E in questo momento l’intenzione dell' “illuminato” diventa identica all'intenzione esterna, a questa forza potente e arcana che governa il mondo. Quando la forma di un aquilone di carta soddisfa i parametri necessari, esso si alza in volo con l’ausilio delle correnti d’aria. Allo stesso modo il vento dell’intenzione esterna afferra l’uomo e lo porta nel settore dello spazio corrispondente ai parametri della sua emissione mentale. Per il moto finalizzato nello spazio delle varianti egli deve sentire questo vento con la stessa chiarezza con cui sente il movimento dell’aria o dell’acqua. Fino al momento in cui l’uomo non riconosce la sostanza e la natura della sua identità con l’oceano, l’intenzione esterna sfugge al suo potere. Non ci prefiggeremo Io scopo di raggiungere l’illuminazione, è un compito troppo difficile. Per la realizzazione dei nostri scopi, tra l'altro, non serve nemmeno. Non c’è nessuna necessità di ritirarsi in Tibet per andare a meditare. Il Transurfing offre una scappatoia che permette di assoggettare l’intenzione esterna a un livello modesto, ma sufficiente per la realizzazione dei desideri. Il principio di questa scappatoia è piuttosto semplice. La ragione possiede la volontà ma non è in grado di governare l’intenzione esterna. L’anima è in grado di sentire la sua identità con l’intenzione esterna, ma è priva di volontà. Essa vola per lo spazio delle varianti come un aquilone di carta ingovernabile. Al fine di assoggettare alla volontà l’intenzione esterna è sufficiente riuscire a ottenere l’unità di anima e ragione. È un compito difficile ma tuttavia realmente fattibile. Come si diceva prima, il lavoro dell'intenzione esterna si coglie perfettamente nella realizzazione delle nostre peggiori aspettative. In questo caso concreto l’intenzione esterna agisce contro la volontà della ragione. Rimane solo da chiarire in che modo si possano realizzare le nostre migliori aspettative. Nel capitolo “L'intenzione” abbiamo già definito quali devono essere le prime necessarie condizioni per impadronirsi dell’intenzione esterna: consapevolezza, riduzione dell'importanza e rinuncia al desiderio di raggiungere il fine. Saprete presto nuovi segreti del Transurfìng che vi apriranno ancora un po’ la porta d’accesso a questo mondo misterioso dell’intenzione esterna. La vela dell'anima Le persone percepiscono se stesse e i fenomeni esterni del mondo solo in qualità di oggetti materiali. Tutti gli oggetti materiali hanno una sostanza

energetica informativa comune che non soggiace alla percezione abituale. E' ciò che si trova nello spazio delle varianti e determina il comportamento della realizzazione materiale. Il linguaggio delle designazioni astratte che siamo abituati a usare descrive solo i fenomeni esterni della sostanza energetica d’informazione. Questa stessa sostanza primaria non può essere descritta univocamente con il linguaggio delle designazioni della ragione, e a ciò si deve la moltitudine di correnti filosofiche e religiose. La nostra percezione si è formata così come perché sin dall’infanzia ci hanno insegnato a concentrare la nostra attenzione su elementi singoli. "E chi è questa bella bimba? Queste sono le tue manine e questi i tuoi piedini! Questa invece è la tua pappai Guarda l’uccellino che vola!”. La sintonizzazione della percezione avviene durante tutto l’arco della nostra vita. La ragione conforma continuamente ogni tipo di dato esterno al modello di descrizione del mondo. Per esempio, se non abbiamo mai visto l’involucro energetico dell’uomo, la ragione non ammetterà cosi semplicemente che esso si apra ai nostri occhi, perché ciò non concorda col modello abituale. Nell’infanzia nessuno ci ha fatto prestare attenzione all’aura, perciò essa non è entrata nel modello di descrizione del mondo. Ora possiamo sapere teoricamente che l’aura esiste, ma praticamente non vediamo niente. Il meccanismo di percezione del mondo circostante è ancora adesso un tema poco conosciuto. Se ne possono discutere solo aspetti singoli. Le formiche, per esempio, non hanno mai visto le stelle. Non hanno mai visto né il sole, né le montagne e nemmeno il bosco. La loro vista è fatta in modo tale che dalla nascita esse hanno a che fare solo con gli oggetti che si trovano a breve distanza. La loro percezione del mondo esterno è radicalmente differente dalla nostra. Ma come appare il mondo di fatto? E' un tentativo di porre una domanda cosiddetta oggettiva e ricevere una risposta oggettiva. Tale domanda tuttavia non è oggettiva. Il mondo appare proprio così come lo vediamo, perché anche il concetto “appare” è un elemento della nostra percezione. Nel modello di una talpa cieca, per esempio, non esiste il concetto “apparire”. Il mondo ci mostra se stesso in conformità ai nostri modelli di percezione e al contempo esso non appare in nessun modo. Non ha senso affermare che il mondo appare come di solito, o come un ammasso di energia luminosa o in qualche altro modo ancora. Ha solo senso parlare di alcune sue singole manifestazioni, quelle che siamo in grado di percepire. La coscienza dell'uomo è un prodotto sociale. Essa si basa su concetti e definizioni di tutto ciò che ci circonda. L’anima (subconscio) esiste nell’uomo dalla nascita. La coscienza, invece, arriva solo quando tutto il mondo circostante è già definito dai concetti e dalle definizioni del linguaggio umano. Ma il mondo esiste non perché le persone l’hanno descritto con i loro concetti. L’anima dell’uomo in questo senso rimane sempre analfabeta. Essa non capisce il linguaggio degli umani. Essa capisce solo quello che noi siamo abituati a

ritenere sensazioni. Dapprima nasce il pensiero e solo dopo esso viene formalizzato in parole. Si può pensare senza parole. Questa è proprio la lingua che il subconscio capisce. Primarie non sono le parole, ma i pensieri. Con il subconscio è inutile parlare nella lingua della ragione. Non tutto può essere espresso con l’aiuto dell’assortimento esistente di concetti. Come avrete notato, non sono riuscito a spiegare in modo intelliggibile che cos’è l’intenzione esterna. Per fortuna alle persone è rimasto ancora un metodo di espressione universale: le opere d’arte. Ciò che si capisce senza parole. La lingua dell’anima è comprensibile a tutti, è la lingua delle cose fatte con amore e voglia. Quando una persona va al suo fine segreto attraverso la porta giusta, cioè, più precisamente, si occupa veramente di quello che le piace fare, che sente suo, crea un capolavoro. Proprio così nasce ciò che si chiama arte. Si può finire il conservatorio e comporre una musica scialba, che non rimane nemmeno nella memoria; si possono disegnare quadri vuoti, facendolo da un punto di vista tecnicamente ineccepibile. A nessuno passerà per la testa di chiamare queste opere capolavori. Se di un oggetto si può dire “mi dice qualcosa”, allora lo si può considerare un’opera d’arte. Che cosa sia questo qualcosa lo spiegheranno poi i critici e gli esperti. Ma questo “qualcosa” è comprensibile a tutti subito e senza bisogno di parole. Si prenda per esempio il quadro “La Gioconda”. E una lingua che capiscono tutti. Le parole qui non servono. Le parole non hanno la forza di esprimere quello che capiscono tutti già così. E che cosa si capisca non è nemmeno importante. Ognuno capisce e sente a modo suo. Si può certo dire che il sorriso della Gioconda è enigmatico o che in lei c’è qualcosa di inafferrabile, e via così. Comunque sia le parole non possono spiegare “quel qualcosa” che fa del quadro un capolavoro. Il sorriso della Gioconda ha suscitato un interesse così vivo non solo per la sua enigmaticità. Non vi è mai venuto dà pensare che il sorriso della Gioconda e quello del Buddha si assomiglino? Si dice che Buddha abbia raggiunto l’illuminazione ancora in vita. In altre parole gli è riuscito, come alla goccia, di sentire la sua unità con l’oceano. Il sorriso del Buddha in tutte le raffigurazioni è assolutamente imperturbabile e al contempo esprime pace e beatitudine. Lo si può caratterizzare come “la contemplazione dell’eterno”. Quando si vede il sorriso del Buddha per la prima volta si prova una strana mescolanza di perplessità e curiosità. Ciò perché esso fà ricordare alla goccia qualcosa di lontano e dimenticato, la sensazione di unità con l’oceano. Qualsiasi accenno all’unità passata rocca le corde sensibili dell’anima. Dopo la comparsa del linguaggio propriamente umano, la lingua dell’anima si è progressivamente atrofizzata. Gli uomini si sono lasciati coinvolgere troppo dal linguaggio della ragione, perciò esso col tempo ha finito per occupare il primo posto. Persino il modo in cui ciò è successo è stato formalizzato nei limiti dei

concetti della ragione in forma alterata, si pensi alla leggenda della Torre di Babele secondo la quale gli dei, adiratisi con gli uomini che avevano deciso di erigere una costruzione alta fino al cielo, hanno mescolato le loro lingue col risultato che gli uomini hanno smesso di capirsi. In sostanza, la maggior parte dei miti e delle leggende riporta la verità, ma la verità nell’interpretazione dei concetti della ragione. Forse la torre alta fino al cielo serviva da metafora per indicare la potenza raggiunta dagli uomini dopo aver acquisito la capacità di formulare consapevolmente la propria volontà nella lingua della ragione. Come già si diceva, l’anima può sentire il vento dell’intenzione esterna ma non è in grado di sistemare la vela per sfruttare questo vento. La vela viene fissata dalla volontà della ragione. La volontà è un attributo della consapevolezza. Il volo dell’anima inconsapevole al vento dell’intenzione esterna avviene in modo spontaneo, ingovernabile. Proprio la consapevolezza della ragione dà la possibilità di dimostrare la volontà in modo finalizzato. Nella fase iniziale, quando i linguaggi dell’anima e della ragione non erano ancora così separati, l’unità di anima e ragione si raggiungeva facilmente. Col tempo, però, la ragione si è lasciata prendere dal processo di costruzione della mappa del mondo nei limiti delle designazioni da essa fissate, cosa che l’ha ulteriormente allontanata dalla comprensione di quella sostanza iniziale che si trova alla base dell’intenzione esterna. In seguito a sforzi intellettuali colossali la ragione ha raggiunto successi impressionanti nel mondo tecnocratico della realizzazione materiale, ma ha perduto tutto quello che riguarda lo spazio non realizzato delle varianti. La ragione si è allontanata troppo dalla comprensione di tutto quanto è legato all’intenzione esterna, per questo molti principi del Transurfing sembrano così incredibili. Ciononostante la ragione è in grado di recuperare a sé il perduto. Per fare ciò serve regolare i rapporti tra anima e ragione. La difficoltà sta nel fatto che l’anima, a differenza della ragione, non pensa, essa sa. Mentre la ragione riflette su un’informazione ricevuta e la filtra attraverso l’apparato analitico del modello della sua mappa del mondo, l’anima riceve la conoscenza diretta- mente dal campo d’informazione, senza analisi alcuna. Allo stesso modo essa può rivolgersi all’intenzione esterna. Al fine di rendere quest’appello finalizzato occorre coordinare la volontà della ragione e le aspirazioni dell’anima, ridurle all’unità. Se tale unità viene raggiunta, la vela dell’anima si riempirà del vento dell’intenzione esterna e porterà dritti al fine. Il mago dentro di noi La vostra anima possiede tutto per la realizzazione dei vostri desideri. Vi ricordate la favola del Mago di Oz? Lì lo Spaventapasseri intelligente sognava di avere il cervello, il buon Boscaiolo di latta voleva possedere un cuore buono, il Leone audace aspirava ad avere il coraggio e la piccola Dorothy voleva tornare a casa. Tutti i personaggi possedevano già quello che volevano avere.

Ma se il Mago di Oz glielo avesse detto, questa rivelazione sarebbe stata per loro troppo incredibile per essere considerata vera. E per questo motivo organizzò il rituale magico. Di fatto, tutto quello che serviva allo Spaventapasseri, al Leone e al Boscaiolo, era solo concedersi di avere le qualità desiderate, che già esistevano nella loro anima. Con la piccola Dorothy la situazione era un po’ più difficile: per ritrovarsi a casa, la bambina doveva avere una risolutezza irreprensibile a ottenere. Il rituale magico l’ha aiutata ad acquisire una fede assoluta, così il vento dell’intenzione l’ha trasportata fino a casa. Come si diceva innanzi, tutto ciò che riguarda l’intenzione esterna fuoriesce dai limiti dei concetti della ragione. In una tale situazione la ragione si è cacciata da sola, e i pendoli in questo senso l’hanno aiutata molto. Il controllo dell’intenzione esterna dà all’uomo la libertà, e ciò entra in contraddizione con gli interessi dei pendoli. Per essi è conveniente che l’uomo resti una mezza calzetta, una rotella al servizio di questi mostri. L’autorealizzazione dell’uomo è per essi rovinosa, giacché una personalità libera lavora non per il pendolo ma per lo sviluppo e la prosperità personale. Per questo fin dall’infanzia s’insinuano nell’uomo le norme e le regole comportamentali comuni, che lo rendono un sostenitore comodo e obbediente. Da una parte c’è la necessità positiva d’insegnare all’uomo a esistere normalmente in questo mondo. Colui che viola delle norme correnti diventa un fallito o un reietto. D’altra parte, però, tale suggestione soffoca fortemente l’irripetibilità individuale della personalità e alla fine le persone non possono dire che cosa di fatto vogliono e non sanno che cosa sono in grado di fare. Al fine di privare l’uomo delle capacità di governare l’intenzione esterna basta solo separare la ragione dall’anima, e questo è stato fatto. Durante tutta la storia dell’umanità è stato compiuto un enorme lavoro per separare l’anima dalla ragione. La ragione ha perfezionato progressivamente la lingua delle sue designazioni, allontanandosi sempre di più dalla lingua dell’anima. I pendoli della religione, cosi come quelli della scienza, hanno tirato la ragione da tutte le parti, e il più lontano possibile dalla sostanza autentica dell’anima. Lo sviluppo delle tecnologie industriali e d’informazione negli ultimi secoli ha definitivamente rotto il legame tra l’anima e la ragione. L’influenza dei pendoli è particolarmente forte ora che tutti leggono i libri, ascoltano la radio, guardano la televisione e navigano su Internet. L’umanità ha accumulato una enorme quantità di conoscenze e altrettante opinioni sbagliate. Queste ultime, peraltro, si fissano tenacemente quanto le conoscenze. L'autentico successo nell’economia, nelle scienze, nell’arte, nello sport e in analoghi contesti lo raggiunge un pugno di eletti. Tutti sono abituati a questo stato di cose e a nessuno passa per la mente che ciò sia anormale. Noi non abbiamo il fine di “salvare l’umanità”. Voglio solo invitarvi, egregi Viaggiatori (non indico il sesso), a porvi la domanda; “Perché lui (lei) sì e io no? Di cosa ho bisogno per entrare nel novero di questi eletti?”. Non sono il

Mago di Oz perciò non vi organizzerò rituali magici, ma vi darò semplicemente la risposta: avete tutto quello che vi serve. Rimane solo da sfruttarlo. Siete in grado dì fare tutto, solo che nessuno ve l’ha mai detto. Siete in grado di creare meravigliosi capolavori, fare scoperte geniali, raggiungere risultati notevoli nello sport, nell’economia, in ogni sfera dell’attività professionale. Per fare ciò dovete solo rivolgervi alla vostra anima. Essa ha l’accesso a qualsivoglia sapere, opera e acquisizione, ma voi semplicemente non glielo avete mai chiesto. Tutti i grandi geni dell’arte, della scienza, dell’economia hanno creato i loro capolavori perché si sono rivolti alla loro anima. E in che cosa è peggiore la vostra anima? In niente. Ogni capolavoro ci parla con la lingua dell’anima. Qualsiasi cosa facciate, il vostro lavoro impressionerà solo se viene dall’anima. La ragione può assemblare una nuova versione di casa con i vecchi cubi da costruzioni, e con questo non si stupisce nessuno. La ragione può riprodurre una copia alla perfezione, ma solo l’anima può creare l’originale. Tutto quello che vi serve è assumere come assioma il fatto che la vostra anima sa fare tutto e poi permettervi di sfruttarlo. Sì, è tutto semplice e allo stesso tempo incomprensibile. Ma voi, comunque, permettetevi il lusso di avere. La risolutezza ad avere dipende solo da voi. Voi siete capaci di tutto. Quest’affermazione può suscitare dei dubbi. Del resto, non dubitate quando vi si dice che vi mancano determinate capacità, possibilità, qualità, che non siete degni di qualcosa e che gli altri sono meglio di voi. Accettate facilmente per vere le affermazioni che erigono alti muri lungo il cammino che porta al vostro fine. E allora fate il piacere (non a me!) di permettervi di sapere che siete degni del meglio che c’è e siete in grado di raggiungere tutto quello che vuole il vostro cuore. Proprio il fatto che siete degni del meglio che c’è e siete capaci di tutto viene occultato ai vostri occhi con grande scrupolo. Insinuano che è ingenuo credere nelle proprie illimitate capacità. Ma di fatto è esattamente il contrario. Svegliatevi e scrollatevi di dosso l’allucinazione. Il gioco seguirà le vostre regole, se utilizzerete consapevolmente i vostri diritti. Nessuno ve Io potrà impedire, ma la visione abituale del mondo e Ì pendoli cercheranno in tutti i modi di convincervi che ciò non è possibile. Tireranno fuori ragioni sensate di ogni genere a favore della limitatezza delle vostre possibilità. Rifiutate queste ragioni e armatevi di un argomento “insensato e infondato”: la vostra anima e la vostra ragione insieme sono capaci di tutto. A ritenerlo non avete nulla da perdere. Quanto siete riusciti a ottenere rimanendo nell'ambito degli argomenti sensati? Questa vita per voi è unica Non è forse giunta l’ora di scrollarvi di dosso l’ammasso di convinzioni che vi siete formati nel tempo e che possono inoltre risultare false, e voi rischiate anche di non saperlo? Non farete semplicemente in tempo a saperlo. La vita passa. Tutte le possibilità che avevate si esauriranno e le gioie di questa vita meravigliosa andranno ad altri, magari solo a pochi eletti

ma non a voi. Solo voi potete decidere se vale la pena di sfruttare o meno i vostri diritti. Se vi permetterete di avere, avrete. Ma bisogna incominciare dalla base: credere alle infinite possibilità dell’anima e rivolgere a essa la ragione. Sono d’impedimento a farlo le false convinzioni, molte delle quali vengono scardinate nel modello del Transurfing. Una di queste convinzioni suona più o meno cosi: “Vincere se stessi è la cosa più difficile”; oppure: “La cosa più difficile è lottare con se stessi”. O ancora questo detto sadico: “Bisogna saper soffocare in gola la propria canzone”. È uno dei più grandi errori dell’umanità. Ma perché mai si dovrebbe lottare contro questo essere meraviglioso, stupefacente e bello che vive dentro di voi?! Il male vive non dentro di voi, ma in superficie. E' come una patina di polvere su una tela. Se si toglie la polvere, si rivela l’anima pura L’essere che si nasconde sotto la moltitudine di maschere e costumi che indossate, possiede delle qualità veramente fantastiche. Il compito è quello dì permettersi di essere se stessi. Forse che le maschere che indossate vi hanno aiutato a raggiungere il successo, il benessere, la felicità? Non avete alcuna necessità di cambiare voi stessi, sarebbe solo l'ennesima maschera. Se gettate le maschere imposte dai pendoli distruttivi, si rivelerà il tesoro nascosto nella vostra anima. Voi siete veramente degni di tutto il meglio che c’è, perché siete una creazione unica, meravigliosa, irripetibile. Permettetevi solo di esserlo. Vi piacciono le opere dei geni dell’arte, della scienza o del cinema? Potete diventare uno di loro. Le opere dei geni vi piacciono proprio perché sono nate dalle loro anime. La vostra creazione piacerà agli altri allo stesso modo, ma solo a condizione che scaturisca dalla vostra anima, che è unica. Tutto ciò che è abituale, dozzinale, è creato dalla ragione. Le creazioni della ragione, come la ragione stessa, non sono uniche nel loro genere. Unica è solo la vostra anima. Voi possedete un autentico tesoro. Qualsiasi vostra creazione geniale può essere prodotta solo dalla vostra anima. Fate in modo che la ragione glielo permetta. Il miraggio Durante tutto il corso della sua vita l’uomo viene indotto a pensare che al successo, alla ricchezza e alla gloria siano destinati pochi eletti. Nelle strutture scolastiche, nelle gare, nei concorsi e in altri analoghi contesti, all'individuo si fa costantemente capire che egli è lontano dalla perfezione, che gli altri sono migliori e più degni di lui. Chi non ci crede, ottiene successo, ricchezza e gloria in abbondanza. È tutto così semplice. Solo una cosa non è semplice: credere che ognuno di noi lo meriti e sia in grado di raggiungerlo. Ma voi potete veramente crederlo, se avete questa intenzione. Molti vogliono diventare una stella, raggiungere successi strepitosi. Lo standard del successo è in generale attivamente e largamente propagandato. I pendoli amano dimostrare ai loro sostenitori ordinari le conquiste dei loro beniamini. I pendoli cercano di rappresentare i loro beniamini come dei modelli di successo a cui occorre aspirare per ottenere tutti i beni di questo mondo. Le

stelle ottengono tutto quello che si può avere in questa vita. Esse nuotano nella ricchezza e nella gloria. E chi non vorrebbe fare altrettanto? Anche se non siete desiderosi di gloria clamorosa e non vi serve il lusso, non credo che rifiutereste il benessere materiale e la soddisfazione per i vostri successi. Le stelle nascono da sole. Ma le accendono i pendoli. Voglio dire che il culto dell’adorazione delle stelle viene stabilito e fiorisce proprio grazie ai pendoli. Ed essi lo fanno intenzionalmente. Ai cinema, sulla scena, allo stadio, dai teleschermi ci vengono offerti gli eletti, i migliori rappresentanti. Si sottolinea in modo particolare quanto siano brillanti i successi delle stelle, come esse siano meravigliose, con quale entusiasmo esse vengano accolte dai loro ammiratori. Ci viene costantemente insinuato un fatto insindacabile: le stelle piacciono a tutti, e tutti devono aspirare a diventare come loro. Quale scopo perseguono i pendoli quando erigono sul piedistallo i loro beniamini? Pensate che si preoccupino dei successi personali e del benessere dei sostenitori? Ovviamente no. Essi dimostrano le conquiste dei beniamini affinché i sostenitori ordinari siano maggiormente stimolati a servire i pendoli. Infatti, come si trasforma in stella una persona normale? Con il sudore della fronte. Stelle diventano i migliori tra i migliori. Ognuno può diventare una stella, ma per fare ciò occorre lavorare con grande impegno. Prendete esempio da loro, fate come loro e anche voi raggiungerete il successo. Le stelle possiedono qualità e capacità uniche. Non è dato a tutti, perciò bisogna lavorare con abnegazione per raggiungere il successo. Questi sono gli slogan proclamati dai pendoli. Essi non negano la possibilità per il singolo di raggiungere il successo, ma nascondono scrupolosamente il fatto che tutti, senza eccezione, possiedono capacità e qualità uniche. Se ogni persona scoprisse dentro di sé le capacità uniche che possiede, per i pendoli sarebbe la morte. In questo caso, infatti, i sostenitori diventerebbero delle personalità libere, fuoriuscirebbero dal controllo dei pendoli ed essi crollerebbero semplicemente. Al contrario, essi si sentono bene quando i sostenitori pensano e agiscono in un’unica direzione. Se ben ricordate il secondo capitolo del primo libro del Transurfing, l'uniformità di pensiero dei sostenitori è “conditio sine qua non” per la genesi e l’esistenza del pendolo. L'individualità brillante della stella è l’eccezione, che piuttosto conferma la regola proprio perché è un’eccezione. E la regola dice: ‘ Fai come me!". Per questo motivo molti giovani cascano nella trappola dei pendoli e aspirano a somigliare ai loro idoli, li imitano, appendono in camera i poster con le loro foto. La ragione va ciecamente al guinzaglio dei pendoli. La sciocca ragione fa capire all’anima che essa è imperfetta. E' come se le dicesse: “Persino io, con le mie capacità, non posso raggiungere il successo. Figurati cosa potresti fare tu! Le stelle sono un’altra cosa. Vedi come sono! Bisogna prenderle a esempio. Quindi è meglio se te ne stai buona e zitta con la tua imperfezione, mentre io cercherò con tutte le mie forze di assomigliare a loro”. Imitando i loro idoli, i giovani cercano di afferrare un miraggio. L’aspirazione a

prendere esempio dagli altri e ad assomigliare a coloro che hanno raggiunto il successo è il lavoro dell’intenzione interna della mosca che cozza contro il vetro. Così facendo essi si sintonizzano su un settore estraneo a loro stessi, dove essi non potranno essere più che una parodia. La ragione è in grado di creare differenti varianti di copie, ma questo non stupisce nessuno. La stella è diventata tale grazie alla sua unicità, singolarità, non somiglianza agli altriL’anima di ogni persona è irripetibile nel suo genere. L’anima, unica nel suo genere, ha nello spazio delle varianti il proprio settore, unico, dove le sue qualità esclusive si manifestano in tutta la loro ricchezza Ogni anima ha il suo settore “stellare"individuale. Si capisce che di questi settori ce ne può essere una quantità infinita. Ma converremo di ritenere che ogni singola anima ha il suo settore individuale, il suo fine individuale o cammino. La ragione, allettata dai pendoli, può stare a cincischiare nel settore di qualcun altro, cercando di copiare qualità altrui o ripetendo altrui scenari di successo. Ma l'imitazione di uno scenario altrui crea sempre una parodia. L’anima non si può realizzare in uno scenario altrui. E allora come si può trovare il proprio settore? Di questo la vostra ragione può anche non preoccuparsi: l’anima troverà da sola la via per l’autorealizzazione. Il compito della ragione è solo uno: dimenticarsi dell’esperienza degli altri, riconoscere l’unicità della sua anima e permetterle dì andare avanti per la sua strada. Soprattutto gli adolescenti sono fortemente soggetti all’azione dei pendoli: incominciano a entrare nel mondo adulto e non sanno come comportarsi. Per loro è più facile, più sicuro e meno rischioso fondersi con la folla, non distinguersi e vivere come tutti. L’istinto di gruppo dà una sensazione di sicurezza, ma recide alla radice i germi dell’individualità. La gran massa dei giovani si veste in modo uguale, usa lo stesso lessico (“super, al massimo, è una vera figata...”) ha un modo di comportarsi assolutamente uniforme. Nonostante l’apparenza di autonomia e indipendenza, essi soggiacciono ubbidientemente alle regole del pendolo: “Fai come me!”. Loro pensano di esprimere il modernismo della nuova generazione. Ma in realtà, chi di loro crea questa “novità”? ' ’ Tra gli adolescenti i leader cosi come i rinnegati sono coloro che hanno permesso alle qualità irripetibili della loro anima di manifestarsi. Sviluppando la loro individualità, queste personalità in seguito hanno scoperto nuove prospettive e nuove possibilità, sono diventate legislatori della moda e del gusto, creatori di nuove correnti. Non hanno copiato l’esperienza degli altri, non si sono sottomesse alle regole altrui ma si sono permesse di realizzare le qualità uniche della loro anima. I pendoli non sopportano le individualità, e non possono fare altro che proclamare una stella nascente il loro beniamino. I pendoli erigono sul piedistallo i beniamini di turno e li espongono al pubblico dei sostenitori semplici in qualità di nuovi oggetti da imitare. Non c'è niente di male nel fatto che un ragazzino voglia diventare forte come

il suo eroe, o una ragazzina voglia diventare bella come la sua eroina, Solo che non bisogna copiare quello che è piaciuto negli altri. Per esempio, darsi la direttiva di avere proprio i muscoli, la maniera di muoversi, di parlare, di cantare, di recitare che ha l’eroe di riferimento. Questo eroe è piaciuto proprio perché ha realizzato le sue doti irripetibili nel suo settore individuale. È chiaro che ci deve essere un modello di base. Ma l’esempio deve essere come un esemplare da dimostrazione, non deve assumere i connotati di modello o oggetto da imitare. Il vostro modello è la vostra anima. Permettetele semplicemente di rivelare tutte le doti che possiede nel suo personale settore. È meglio appendere al muro la propria fotografia e ammirarla. Amare se stessi è molto utile e conveniente. L’amore verso se stessi diventa autocompiacimento e viene punito dalle forze equilibratrici solo nel caso in cui esso venga accompagnato dal disprezzo nei riguardi degli altri. Voi siete veramente delle personalità uniche, in questo nessuno può concorrere con voi. Ma permettetevi semplicemente di essere voi stessi. Nella vostra unicità non avete concorrenti. Ricordatevi del vostro diritto di essere irripetibili e otterrete un enorme priorità al cospetto di coloro che vogliono copiare l’esperienza altrui. Se aspirerete a diventare come il vostro idolo (lui o lei), non otterrete nulla. Diventate voi stessi. Permettetevi questo lusso. Se vi mettete la maschera di una stella esistente, non ne sarete che una copia o una parodia. Non si diventa stelle imitando gli altri. Quando cesserete gli inutili tentativi di assomigliare a qualcuno, tutto vi riuscirà. Quando smetterete gli inutili tentativi di ripetere uno scenario altrui, tutto ancora una volta vi riuscirà. Quando riconoscerete da soli la magnificenza della vostra individualità, agli altri non resterà altro da fare che concordare. Permettetevi l’audacia di avere. Tutti i grandi attori recitano se stessi. Sembra strano, dato che i ruoli sono diversi. Tuttavia, il carattere e il fascino di una stessa persona si indovinano subito. Il ruolo più difficile è recitare se stessi, permettersi di essere se stessi, togliersi di dosso la maschera. Recitare una personalità altrui è facile, perché indossare la maschera è molto più semplice. Ma si tratterà comunque di un ruolo di attore, di semplice tecnica professionale. Invece togliersi la maschera è molto più difficile. Se ci si riesce, però, si vedrà non un ruolo ma ciò che si chiama la vita sulla scena. La difficoltà, comunque, è solo apparente. Di fatto è abbastanza semplice decidere di avere. Per fare ciò basta scrollarsi di dosso gli stereotipi imposti dai pendoli e infine decidersi a credere nelle infinite possibilità della vostra anima. I pendoli non potranno ostacolarvi se riuscirete a voltare le spalle all’esperienza altrui e a permettere a voi stessi di essere una stella. I pendoli possono solo insinuarvi pensieri opprimenti del tipo: “Una stella dev’essere bella e io non lo sono; una stella deve cantare, recitare, ballare bene e io non lo so fare; una stella deve avere talento e io non ce l’ho; non posso diventare una stella. Bisogna vedere come fanno gli altri”.

È vero: guardate un po’ le celebrità dello spettacolo, dello sport, del business, della scienza e via dicendo. Molti di loro, se non tutti, non soddisfano affatto gli standard e le rappresentazioni comuni di come dovrebbe essere una stella. Ogni celebrità ha un sacco di difetti che potrebbero offuscare qualsivoglia merito. Questa ha un naso lungo, ma la considerano una bellezza; quest’altra non ha voce, ma tutti ascoltano estasiati le sue canzoni; l’altra ancora non ha la stoffa dell'attrice, tutti i registi se ne sono sbarazzati, ma lei è comunque riuscita a diventare una stella; questo è piccolo e grasso: ma per quali doti le donne lo adorano? Quest’altro non ha veramente niente, cosa ci vedono in lui di speciale? Questo tipo è cosi scialbo: ma è veramente lui quel personaggio famoso? Sembrerebbe che l'individualità non s’iscriva nella regola "fai come me”. Converrete però che proprio questo fatto è la “conditio sine qua non” per la nascita di una stella. La personalità brillante infrange la regola e i pendoli sono costretti a riconoscere che si tratta di un caso eccezionale, sullo sfondo degli stereotipi vigenti. Tutte le stelle sono dei casi eccezionali. E anche il vostro caso sarà un’eccezione agli stereotipi comuni. Potete cantare con una voce ben impostata e vegetare nell’anonimato. Oppure potete cantare con una voce terribile ma in una maniera originale, che manda tutti in estasi. Potete avere brillanti capacità intellettuali e non arrivare a nulla. E magari un povero studente ai limiti della sufficienza, che corre come un dannato di qua e di là con le sue idee deliranti, finisce per fare una scoperta sconvolgente. Potete avere doti fisiche straordinarie ma non diventare una celebrità dello sport. E invece colui che ha osato violare gli stereotipi comuni, conducendo il gioco in un modo insolito, ne esce vincitore. Non continuerò l’elenco delle violazioni degli stereotipi. Il principio vi è chiaro. Abbiate l’audacia di indirizzare la ragione verso la vostra anima, unica e irripetibile. Non temete di infrangere gli stereotipi dei pendoli. Nel fare ciò, tuttavia, fate attenzione a non abboccare all’altra esca dei pendoli. Vi potrebbero provocare a rincorrere un fine altrui che a voi personalmente non porterebbe nessun vantaggio ma solo delusione. A che vi serve un fine altrui? Prestate ascolto alla vostra anima, non alla ragione. L’anima sa perfettamente in che campo potete realizzarvi come stella. Nel mondo dei pendoli vige una legge: solo poche unità diventano i beniamini; tutti gli altri devono espletare le funzioni di soldati semplici e sottomettersi alle regole fissate dal sistema. II Transurfing non è in grado di violare questa legge, ma può aiutare voi concretamente a farlo, se lo volete. I pendoli saranno costretti a includervi nel novero dei loro beniamini se sfrutterete le qualità uniche della vostra anima. L'Angelo custode Molti credono che l’anima di ogni persona abbia il suo Angelo custode che l’aiuta. Se credete al vostro Angelo custode è stupendo, vuol dire che esiste. A

lui pensate, su di lui confidate, gli siete riconoscenti, e tutti questi pensieri lo rendono reale, potete stare certi. Nello spazio delle varianti c’è tutto. Potete anche ritenere che i pensieri creino una sostanza energetica d’informazione autonoma, se vi fa piacere. Tanto più sinceramente lo amerete e lo ringrazierete per ogni piccolo favore, tanto più forte sarà il vostro Angelo e tanta più forza lui potrà trasmettervi. In fin dei conti non è nemmeno importante che lui esista indipendentemente, di per sé, o che sia una creazione dei vostri pensieri. Se poi non credete alla sua esistenza, anche in questo non c’è niente di male. Se state bene così, allora è tutto a posto. Alla fin fine si ottiene sempre quello in cui si crede. Comunque, se fossi in voi, io ci crederei. Magari lui esiste indipendentemente dal fatto che ci crediate, e vi vuole bene, si occupa di voi come può, e voi Invece vi siete dimenticati di lui e l’avete abbandonato. A lui manca il vostro amore, per questo è debole, non gli basta l’energia e non ha le forze per aiutare il suo assistito. Nello stesso tempo distribuite la vostra energia a destra e a manca, a favore dei pendoli distruttivi. Anche loro vi possono aiutare, ma solo nei limiti dei loro interessi. Il benessere personale di qualcuno per loro non ha nessun significato. E invece il vostro Angelo custode si preoccupa solo di voi. Provate a immaginarvelo nelle forme più disparate: nell’aspetto di un fanciulletto con le ali, o di una nuvoletta, o di un uccellino, o come più vi fa piacere. Non è assolutamente importante come. Egli di per sé non ha nessun aspetto; siete voi ad attribuirgli una forma nella vostra immaginazione. Per questo motivo, immaginatevelo come meglio volete. Lo potete anche identificare con l’anima. Se avete dei poteri extrasensoriali, potete anche comunicare con lui; se non li avete, non preoccupatevi: troverà lui il modo d’indirizzarvi verso la retta via. L’importante è non offendersi mai e tantomeno arrabbiarsi con lui. L’Angelo sa meglio di voi da cosa difendervi e dove indirizzarvi, perché in rapporto a lui voi siete dei gattini ciechi. Non spetta a voi rimproverarlo. Non avete neanche idea dei guai dai quali vi protegge, nella misura delle sue possibilità. C’è un apologo su un uomo che incontra Dio in cielo. Dio fa vedere all’uomo tutto il percorso esistenziale che egli ha compiuto. Dalle orme si capisce che Dio per tutto il tempo gli ha camminato vicino. Ma l’uomo nota i periodi più duri della sua vita e vede che lì c’era solo un paio di orme. Allora si rivolge con rimprovero a Dio e gli dice: “Signore, quando ero in difficoltà, tu mi hai abbandonato”. Ma Dio replica: “Ti sbagli, quelle orme non sono le tue. Mentre eri in difficoltà, io ti portavo in braccio”. Il ruolo dell’Angelo custode è difficile da valutare. La semplice coscienza del fatto che esista una sostanza che si preoccupa di noi e nella misura delle sue forze ci protegge, dà un bilancio supplementare di sicurezza. E la sicurezza, generando calma, gioca un ruolo molto importante nella vita dell’uomo. Se vi sentite soli, potete condividere con l'Angelo la vostra solitudine. Se avete un dolore o una gioia, le potete facilmente condividere con lui. Inoltre, l’Angelo

custode possiede una qualità fantastica che potete sfruttare: a differenza digli uomini, egli non è soggetto all’azione delle forze equilibratrici. Se vi rallegrano i vostri successi personali, siete orgogliosi di voi stessi, vi lodate, e questo va bene. E' meglio esagerare nel lodarsi, che nel rimproverarsi. Negativo è solo il fatto che poi si forma un potenziale superfluo, anche se di piccola entità. E le forze equilibratrici possono in questo caso rovinarvi la festa: voi vi lodate e poi commettete uno sbaglio o vi capita qualche fastidio. Questo significa che adesso bisogna temere di gioire dei propri successi, persino in segreto? C’è un modo che permette di deliziarsi della gioia e dell’orgoglio senza per questo creare potenziali superflui. Condividete la vostra gioia e il vostro orgoglio con l’Angelo custode. Lui, infatti, ha avuto cura dì voi, vi ha aiutato. Anch’egli è degno di lode e gratitudine. Quando vi rallegrate per i vostri successi e siete orgogliosi di voi stessi, ricordatevi dell’Angelo e gioite insieme a lui. Parlate con lui. Offritegli i vostri elogi e la vostra riconoscenza. E' meglio lodare lui che non se stessi. Non fingete, offrite di cuore il vostro diritto al premio. Tanto più che non avete nulla da perdere, quello che dovevate ricevere l’avete avuto, e ora lodate e ringraziate l’Angelo. Provate a pensare che il vostro successo sia un suo merito. Che cosa succede in questo caso? Succede che il potenziale superfluo del vostro orgoglio si disperde ma al contempo, senza timori, si serba dentro di voi il posto per la festa dell’anima. Gioite alla salute. Tenetevi la gioia e offrite l’orgoglio all’Angelo. È comunque già chiaro che il vostro merito non ve lo toglie nessuno. E meglio offrire la ricompensa e la gratitudine all’Angelo che creare il potenziale superfluo dell’orgoglio o ringraziare il pendolo che vi ha reso felice. L’Angelo non richiede la vostra energia, ma essa gli serve. Se ritenete di aver ricevuto aiuto da un pendolo, potete ringraziare anche lui, non fa male a nessuno. Il pendolo, però, riceve sempre la sua parte della vostra energia. Esso non dà mai niente per niente. Ma del vostro Angelo, però, non dimenticatevi. Ricordategli sempre che gli siete riconoscenti e gli volete bene. Grazie a ciò egli diventerà più forte e vi ripagherà cento volte tanto. Un guscio per l'anima La vostra anima è arrivata a questo mondo piena di fiducia e di speranze, con gli occhi spalancati. Ma i pendoli le hanno messo subito le mani addosso, insinuandole il dubbio che in questo mondo nessuno l'aspetta con gioia e deve eseguire lavori duri e faticosi per guadagnarsi un tozzo di pane. Certo, non tutti nascono in povertà, ma anche i ricchi hanno i loro problemi, solo che sono di un altro piano. Nel mondo dei pendoli i ricchi non soffrono meno dei poveri. Ma la vostra anima non è arrivata nel mondo materiale per soffrire. Ai pendoli conviene che la lotta per un posto al sole diventi una norma. Come sapete, il pendolo, generato dai pensieri e dalle azioni comuni di un gruppo di persone, incomincia a vivere di vita propria secondo le leggi di una sostanza

energetica d’informazione. Per mezzo dello scambio energetico d’informazione esso sottomette i propri sostenitori alla sua volontà e li costringe a pensare e ad agire nei suoi interessi. Le persone offrono la loro energia ai pendoli quando esprimono insoddisfazione, irritazione, furia, agitazione, panico o prendono parte alle battaglie dei pendoli. Noi siamo abituati a vivere in questo mondo di pendoli dove l’oppressione, l’ostilità, la concorrenza, le guerre e altri tipi di rapporti di rivalità sono una norma. Non ci viene da pensare che tutto ciò non sia normale, che tutto potrebbe essere diverso. Provate a guardare al mondo dal punto di vista del modello dei pendoli, provate a ricordare tutte le manifestazioni della loro sete insaziabile di energia e provate a immaginare come potrebbe diventare il mondo se si liberasse dei pendoli. Se non ci fosse uno scambio energetico d’informazione, non esisterebbero strutture interessate a impadronirsi dell’energia altrui e a generare rivalità. È difficile da immaginare, ma si può affermare con sicurezza che in un mondo siffatto ci sarebbe tantissima felicità e poca sofferenza. In questo mondo le risorse naturali e le possibilità basterebbero per tutti. Ci hanno inculcato che la lotta per la sopravvivenza e la selezione naturale sono processi necessari e normali che favoriscono l’evoluzione della vita. E' vero, questo tipo di processi favorisce realmente lo sviluppo di un mondo di tipo aggressivo. Tuttavia, la selezione naturale non è affatto una “conditio sine qua non” per l’evoluzione della vita. La vita si sarebbe potuta evolvere secondo leggi diverse, più umane. La selezione naturale nel mondo dei pendoli avviene secondo uno scenario negativo, in conformità al quale soccombe colui che vive male. La selezione avviene secondo un metodo di pressione ed eliminazione. Non vi è mai venuto in mente che ci potrebbe essere un altro scenario, positivo? In conformità a questo scenario sopravvive colui che vive bene. Questi due scenari, per direzione, si distinguono allo stesso modo in cui il negativo si distingue dal positivo. Si può obiettare che nel contesto della selezione naturale agiscono entrambi gli scenari. Tuttavia, il fattore dominante è proprio quello negativo: soccombe chi vive male. In ogni caso, nel mondo degli uomini i pendoli hanno fissato un ordine ancora più crudele di quello vigente in natura. La lotta per la sopravvivenza, in natura, non ha il carattere aggressivo e accanito che si ritrova nel mondo degli umani. I pendoli degli uomini sono molto più forti e aggressivi dei pendoli naturali. Il fatto che in natura ci sia sempre qualcuno che mangi qualcun altro non significa che lì la guerra sia continua. Il leone mangia la mucca, così come la mucca mangia l’erba. Gli animali e i vegetali non hanno il concetto d’importanza, per questo l’equilibrio non s’infrange. L’importanza è una proprietà tipica degli uomini. Osservando i fenomeni naturali dalla torre dell’importanza, l’uomo interpreta la coesistenza normale degli organismi viventi come una lotta feroce. Nel mondo animale, di fatto, persino la lotta per il territorio o il partner

assume un carattere prettamente nominale, in rapporto alle guerre ininterrotte che si fanno gli uomini tra di loro. Gli animali raramente si fanno del male a vicenda, se non si tratta di caccia. Nella maggior parte dei casi ogni conflitto si risolve a favore di chi ruggisce con più forza e di chi mostra i denti con più ferocia. Se poi finisce in carneficina, è a causa delle zampe, che sono pesanti. Gli animali non provano sentimenti di astio e odio. Anche il coraggio e la vigliaccheria sono assenti in loro; esiste solo l’istinto di conservazione. I lupi coraggiosi e le lepri paurose sono solo il prodotto dell’immaginazione umana. Noi non possiamo in alcun modo cambiare questo mondo. Ci tocca rassegnarci a quello che non dipende da noi. Le numerose limitazioni e convenzioni rinserrano letteralmente l’anima dentro un guscio. La ragione, rapita dalle convenzioni, diventa il carceriere dell’anima e non le permette di realizzare i suoi poteri. L’uomo è semplicemente costretto a comportarsi così come pretende il mondo dei pendoli: esprimere malcontento, irritarsi, temere, rivaleggiare, lottare. Il comportamento e i pensieri dell’uomo sono condizionati dalla sua dipendenza dai pendoli. Come avrete già capito dai capitoli precedenti, tale condizionamento sottrae all’uomo energia, ripristina contro di lui le forze equilibratrici, lo devia dal suo cammino e lo dirige verso falsi fini. A conclusione di tutto ciò, l’intenzione esterna agisce come realizzazione delle peggiori aspettative. L’uomo sarebbe anche contento di liberarsi dal condizionamento e dalla dipendenza, ma non sa come fare. Sapete ora che il potere dei pendoli si basa sull’importanza e sulla non consapevolezza. L’uomo reagisce alle provocazioni dei pendoli in modo non consapevole. Egli si lascia andare macchinalmente all’agitazione, al panico, all’irritazione, manifesta per abitudine malcontento e ira, si lascia invadere con facilità dallo sconforto, gli ostacoli lo costringono a mobilitare tutte le sue forze. Egli vive come immerso nel sonno, sottomettendosi a uno scenario impostogli dai pendoli. Non si rende conto di essere in grado di controllare il proprio scenario, gli sembra che da lui dipenda poco. L’importanza trascina l’uomo nel gioco dei pendoli, mentre la non consapevolezza gli sottrae l’ultima possibilità di influire in qualche modo sullo scenario. E così il gioco va avanti secondo le regole dei pendoli. Come vedete, sono costretto a ripetere continuamente le stesse cose, perché, nonostante l’evidenza, è difficile assimilare e sentire nel profondo questi ragionamenti, tanto fortemente è radicata nella nostra coscienza la visione abituale del mondo, quella formata dai pendoli! Potrete sgusciare fuori dall’involucro del condizionamento se seguirete i principi del Transurfìng. Il potere dei pendoli è grande, ma essi non vi potranno ostacolare se avrete deciso di rinunciare all'importanza e di sfruttare consapevolmente il diritto di scegliere e determinare il vostro scenario. I pendoli hanno tutta la convenienza di tenere la gente sotto controllo. Essi perseguono esclusivamente i loro fini, e l’uomo per loro è solo uno strumento,

un mezzo, una marionetta. La vostra anima è arrivata in questo mondo come a una festa, e allora concedetevela. Spetta solo a voi decidere se vale la pena di spendere tutta la vita a lavorare a vantaggio di un pendolo a voi estraneo o di vivere per voi stessi, per il vostro piacere. Se scegliete la festa, dovete solo liberarvi dei pendoli che vi attanagliano e trovare il vostro fine e la vostra porta. La vostra ragione deve capire una cosa: non siete obbligati a essere comandati a bacchetta dai pendoli distruttivi. Unite l’anima e la ragione e otterrete tutto quello che la vostra anima vuole, in senso diretto e metaforico. Basta solo sbarazzarsi dei pendoli e colmare la discordia tra anima e ragione. Permettetevi di essere degni di tutto il meglio che c’è. Se qualcuno insinua in voi il pensiero che siete obbligati a lavorare per il bene di qualcuno o qualcosa, non credetegli; se vi dimostrano che in questo mondo tutto si ottiene con ii sudore della fronte, non credeteci; se tentano d’imporvi una lotta feroce per un posto al sole, non credeteci; se vi fanno vedere qual' è il vostro posto, non credeteci; se tentano di coinvolgervi in una setta o in una società dove si rende necessario “il vostro contributo a una causa comune”, non credeteci; se vi dicono che siete nati in povertà e così dovete vivere per tutta la vita, non credeteci; se insinuano che le vostre possibilità sono limitate, non credeteci. Vi toccherà convincervi personalmente del fatto che i pendoli non molleranno la presa così facilmente. Non appena si faranno strada in voi i germi della risolutezza ad avere, creeranno delle circostanze per farvi capire che le vostre possibilità sono limitate. Non appena vi dimostrerete in grado di scegliere e determinare gli scenari del gioco, i pendoli cercheranno di sconvolgere i vostri piani. Non appena vi sentirete calmi e sicuri, essi tenteranno di agganciarvi. Non cedete alle provocazioni e non permettete loro di sbilanciarvi. Mantenete la vostra importanza al minimo livello e agite con consapevolezza. In questo gioco le vostre possibilità sono limitate solo dalla vostra personale intenzione. Le possibilità dei pendoli sono limitate solo dai livelli della vostra importanza e della vostra consapevolezza. Ricordatevi: se sono vuoto, i pendoli non possono agganciarmi, non sono in grado d’impormi il loro scenario. Se i pendoli sono riusciti a deludervi, sconvolgervi, farvi uscire dai gangheri, vuol dire che vale la pena di voltarsi per capire in che cosa avete aumentato il livello d’importanza. Cambiate il vostro modo di rapportarvi rispetto a ciò che ha infranto il vostro equilibrio. Cercate di rendervi consapevoli del fatto che l’importanza non serve a voi ma ai pendoli. Il guscio che rinserra la vostra anima è fatto dalla vostra importanza. Non attribuite a niente un significato importante. Prendetevi semplicemente il vostro, con tranquillità e senza insistenza. Se la cosa non si dà, non datele importanza comunque: i pendoli aspettano solo che vi perdiate d’animo. Se qualcosa vi ha sconvolto, ridimensionatene l’importanza. Rendetevi conto che si tratta solo di un gioco di pendoli, proprio di un gioco e

non di una lotta, perché, in sostanza, i pendoli assomigliano a dei giganti di argilla. Il gioco è crudele ed è calcolato sulla natura debole dell’uomo. Non appena cederete nel punto debole dell’importanza, avrete perso. Ma se l’importanza è a zero, i pendoli crolleranno nel vostro vuoto. I giganti di argilla si sgretoleranno da soli. Attingerete la forza proprio nella consapevolezza del fatto che capite le regole del gioco. Non appena vi siete accorti che il pendolo tenta di agganciarvi e smuovervi dal vostro stato di equilibrio, ridetevela tra voi e voi e ridimensionate con fermezza l’importanza della situazione. Col tempo ciò diventerà un’abitudine. Sarà allora che sentirete la vostra forza e capirete che potete definire da soli lo scenario del gioco. Vincendo nel gioco con i pendoli, otterrete la libertà di scelta. La "freile" Finora abbiamo parlato del fatto che i settori dello spazio delle varianti hanno delle determinate caratteristiche, dei parametri. Per semplicità abbiamo convenuto di ritenere queste caratteristiche dei parametri di frequenza. Se la frequenza della vostra emissione mentale, a condizione di unità di anima e ragione, coincide con la frequenza di un determinato settore, allora la forza dell’intenzione esterna effettua il passaggio. In altri termini, Io scenario e le decorazioni di quel determinato settore si materializza nello strato del vostro mondo. Anche l’anima di ogni persona possiede un assortimento di parametri individuale e irripetibile, la “freile” dell'anima. Ancora una volta, per semplicità di modello, concorderemo di ritenere la “freile” dell’anima di una persona come la sua frequenza caratteristica. La “freile” di una persona si distingue dalla “freile” di un’altra persona così come si distinguono tra di loro le forme, irripetibili, dei cristalli di neve. La “freile”caratterizza la sostanza individuale dell’anima di una persona. Approfondire ulteriormente questa definizione non ha senso. Si può solo indovinare che cos'è, poiché la “freile” sì manifesta in modo poco evidente, essendo occultata sotto le maschere della ragione che in un modo o in un altro ogni persona indossa. È indiscutibile solo il fatto che ognuno di noi possiede questa sostanza individuale e irripetibile. Potete descrivere il carattere, le abitudini, le maniere, il volto di una persona conosciuta, ma dietro a tutte queste caratteristiche c’è un’unica immagine integrale che vi è chiara senza bisogno di parole. Chiameremo "freile" proprio questa sostanza individuale che s’intuisce senza parole. Vi sarà forse successo d’incontrare persone dotate di un inspiegabile “charme”. La cosa stupefacente è che possono avere anche un aspetto poco attraente. Ciononostante, basta che aprano bocca per affascinare, tanto da far dimenticare a tutti i loro difetti fisici. Se ci si domanda in che cosa consista il segreto del loro fascino, ci si può solo rispondere che “c’è in loro un qualcosa”, e altre spiegazioni non se ne trovano. Persone così s’incontrano di rado. Se non ce ne sono nell’ambiente che frequentate, provate a cercarle tra le celebrità dello

show business. Segni particolari di questo tipo di personalità sono una bellezza e un fascino eccezionali, quasi provenienti dal profondo dell’anima. La loro non è una bellezza che risponde solo esternamente ai parametri fissati. Ebbene, dal punto di vista della “freile”, il segreto di una bellezza affascinante non dipende dal fatto che una persona possieda una bellezza o particolari qualità dell’anima. Vi toccherà accettare (o non accettare, se volete) ancora una conclusione paradossale del Transurfing: la cosiddetta bellezza dell’anima non esiste; c'è solo l’armonia dei rapporti dell’anima e della ragione. Se una persona non si ama, non è soddisfatta di se stessa, svolge un’attività che non le piace, se la sua ragione è confusa e in discordia con l’anima, essa non può possedeva una bellezza affascinante. Qualsivoglia conflitto dell’anima e della ragione si riflette sull’aspetto e sul carattere di una persona. Se invece una persona è soddisfatta di sé, si ama, si gode la vita, fa le cose che le piacciono, essa irradia una luce interiore. Ciò significa che la ragione si è sintonizzata sulla "freile” dell’anima. L’unità di anima e ragione identifica l’energia mentale di una persona con la natura dell’intenzione esterna. Anche la contentezza di sé, ovvero l’armonia dei rapporti dell’anima e della ragione, genera qualcosa di simile. Il benessere del l’anima accende una luce interiore che fa ricordare all’anima la sua autentica natura e per questo motivo la bellezza dell’armonia viene percepita dalle persone come fascino o bellezza dell’animo. Una siffatta bellezza suscita persino un’invidia nascosta: “E comè che sei cosi tutta luminosa?”. L’anima si sente a suo agio quando la ragione non la soffoca dentro il suo guscio ma al contrario la vezzeggia, come una rosa nella serra, l’ammira, la cura premurosamente e permette ad ogni suo petalo di aprirsi liberamente. È quella rara occasione che si è soliti chiamare felicità. La “freile” si manifesta in forma di hobby, di passione, di tutto quello che si fa volentieri e con amore. Spesso le corde della “freile” serbano per molto tempo il silenzio. A volte succede che qualche segno costringa la corda a vibrare. Può trattarsi di una osservazione gettata lì quasi per caso, che per qualche motivo colpisce nel profondo, o qualcosa di visto che attrae l’anima con un particolare magnetismo. Quest’attrazione, vagamente percettibile, presto si ripresenta di nuovo. È il lavoro dell'intenzione esterna dell’anima. Ma siccome si tratta di un’attrazione dell’anima vaga, anche l’intenzione esterna funziona in modo non finalizzato. In questo caso bisogna prestare ascolto agli imperativi dell’anima per afferrarli con la ragione. Allora si che si potrà cogliere l’intenzione esterna e ottenere velocemente quello che si desidera. Ma che cosa impedisce alla ragione di accordarsi con l’anima? Sempre le stesse cose: l’importanza e i nostri vecchi conoscenti, i pendoli. Essi impongono alle persone scopi e valori falsi. Come si diceva prima, sono i pendoli a fissare gli standard della bellezza, del successo e del benessere. L'importanza interna ed esterna costringe le persone a confrontarsi con questi

standard e, naturalmente, la ragione trova un sacco di difetti e comincia a odiare fortemente se stessa e quindi anche la sua anima. La ragione si prova tutte le maschere possibili, nel tentativo di adattare la sua “freile” agli standard propagandati. Di norma non ne viene fuori niente di buono anzi, risulta che il dissidio tra l’anima e la ragione si fa ancora più profondo. Figuriamoci se in una situazione del genere c’è posto per il benessere dell’anima! La ragione innaffia la sua rosa solo con rimproveri e malcontento ed essa appassisce sempre di più. La ragione aspira a cercare tesori ovunque, tranne che nello spazio della propria anima. I pendoli imboniscono con toni altisonanti e seducenti, mentre l’anima cerca in modo timido e sommesso di comunicare le sue inclinazioni e le sue capacità. La ragione non ascolta l’anima e cerca di cambiare la “freile”. Ovviamente non ne viene fuori niente di buono. Come risultato l’anima e la ragione finiscono per concordare sulla non accettazione della loro imperfezione immaginaria. L’intenzione esterna senza esitazione trasporta la persona sulle linee della vita dove la non accettazione diventa ancora maggiore, poiché l’imperfezione si materializza in senso letterale. La ragione suppone che, se s’indossa una maschera correttiva, ci si possa adattare agli standard correnti. Capirete che si tratta di un assurdo tentativo di raggiungere un miraggio. Al posto di sfruttare l’unicità preziosa della propria “freile” l’uomo sbatte ciecamente contro il vetro, inseguendo il successo altrui. Ma il successo di una stella è generato proprio dalla sintonizzazione della sua ragione sulla "freile” della sua anima. Il cacciatore di miraggio rimarrà con un pugno di mosche in mano e in compenso otterrà un’ancora maggiore insoddisfazione di sé. Una persona che esprime insoddisfazione di sé non capiterà mai nelle linee della vita dove sarà soddisfatta di se stessa. Questo perché i parametri della sua emissione mentale soddisfano per l'appunto quelle linee della vita dove si troveranno ancora più motivi d’insoddisfazione. Ecco com’è il gioco dell’assurdo che i pendoli impongono agli uomini. Ovviamente per i pendoli questo gioco assurdo non è, anzi, ha un senso ben preciso poiché il malcontento e l'insoddisfazione sono i loro piatti energetici preferiti. Come si fa a sintonizzare la ragione sulla “freile” dell’anima? L'unico modo per farlo è convincere la propria ragione del fatto che la sua anima è innanzitutto degna d’amore. Prima bisogna amare se stessi e solo dopo prestare attenzione alle doti degli altri. Non bisogna confondere l’amore per sé con l’egoismo, il narcisismo, l'autocompiacimento. L’autocompiacimento è prodotto da un senso di superiorità rispetto agli altri e crea un insidiosissimo potenziale superfluo. Amare se stessi significa cogliere la propria unicità e accettarsi cosi come è, con tutti i difetti che si hanno. Il vostro amore nei riguardi di voi stessi non dev’essere in nessun modo condizionato, in caso contrario si trasformerebbe in potenziale superfluo. E' possibile che non siate degni semplicemente di amarvi? Certo che sì: voi siete unici per voi stessi. Se una persona si è allontanata troppo da se stessa nella lotta con la sua

“freile”, le sarà difficile amarsi semplicemente: “Come posso amarmi? Io non mi piaccio!”. Osservate un po’ com’è la posizione della ragione: “Io mi amo se mi piaccio”. Questo è potenziale superfluo allo stato puro, generato da un’elevata importanza interna ed esterna. L’importanza esterna consiste nel fatto che gli standard fissati da qualcuno sono per me una verità insindacabile. Non faccio per caso una valutazione troppo generosa delle doti di qualcuno? L'importanza interna, invece, sta nel fatto che io mi costringo a seguire gli standard altrui. E chi ha mai detto che io sono peggio degli altri? Io, e solo io. Non è forse troppo bassa la valutazione che ho di me stesso? Per amare se stessi dovete smuovere dal piedistallo l'importanza esterna e smetterla d’inchinarvi agli standard altrui. Chi mai v'impedisce di crearvi dei vostri standard personali? Che siano gli altri a rincorrere i vostri. Riducete la vostra importanza interna e lasciatevi andare. Non siete obbligati a corrispondere agli standard altrui e a seguirli. Bisogna sempre tenere presente che l’importanza non serve a voi, ma ai pendoli. Quando finalmente amerete la vostra anima con tutta la ragione, l’intenzione esterna stessa vi trasporterà sulle linee della vita dove sarete appagati in piena misura. Se, nonostante tutto, vi piacerete, riuscirete a ingannare l’intenzione esterna e a scoprire in voi stessi delle doti che non sospettavate di avere. Quando la vostra energia mentale emetterà soddisfazione di sé, l’intenzione esterna vi afferrerà e vi porterà su quelle linee dove troverete realmente ciò di cui essere orgogliosi. In uno dei comandamenti si dice: “Ama il tuo prossimo come te stesso”. Qui tutti, per qualche motivo, prestano attenzione alla necessità di amare il prossimo. Ma nel comandamento si sottintende che l’amore verso se stessi ci deve essere a priori. Uscite dal gioco imposto dai pendoli e incominciate da subito ad amare voi stessi. Compratevi il vostro cibo preferito e organizzatevi una festa. Abbiate cura di voi stessi. Qualcuno può aggiungere con malignità: “Sì, certo... assecondate le vostre debolezze, le vostre brutte inclinazioni...." Questa è la demagogia dei pendoli e penso di non avere nessuna necessità di entrare in polemica con loro. Capite da soli che cosa significhi l’amore verso di sé. In quanto alle debolezze e alle cattive inclinazioni dell’uomo, posso dire che sono proprio i pendoli a indurle. Non serve cercare la coppa del Sacro Graal nella giungla. Il Sacro Graal si trova dentro di voi: è la “freile” della vostra anima. “ L'unità dell'anima e della ragione L'anima arriva a questo mondo protendendo con fiducia le sue braccine d’infante. Ma poi si accorge che il mondo è stato conquistato dai pendoli che l’hanno trasformato in una giungla. I pendoli cercano subito di insinuare nell’anima il dubbio che nessuno in questo mondo l’aspettava e che qui ognuno deve lottare per un posto al sole e pagare ad altri un tributo. Così si vuole subito far vedere all’anima, così ingenua e diretta, qual è il suo posto. Insinuano che i

suoi desideri non interessano a nessuno, che nel mondo ci sono più sofferenze che gioie, che le feste si fanno solo nei giorni stabiliti, che per un tozzo di pane bisogna sudare sette camicie. Di più non serve: l’anima abbassa le orecchie e con lacrimoni agli occhi sfoga la sua tristezza. Oppure sì lascia invadere da una indignazione crescente: “Così non va bene! Non è giusto!”, grida con il pelo ritto in testa. In questo modo giunge alla conclusione che la scelta possa essere solo una: o vagare a testa bassa lungo il cammino imposto dai pendoli, o mostrare le unghie e graffiare disperatamente per raggiungere ciò che vuole. I pendoli penetrano nella ragione dell'uomo a tutti i livelli: mentale, emotivo ed energetico. L’abituale concezione del mondo e le reazioni comportamentali dell’uomo sono formate proprio dai pendoli. L’uomo pensa e agisce come fa comodo a queste entità. L’anima, seguendo la ragione, casca nei guscio del condizionamento, che si manifesta letteralmente in tutto. L’uomo è costretto a rassegnarsi alla moltitudine di limitazioni e a eseguire il ruolo che gli è stato assegnato nel gioco imposto. L’anima, in queste condizioni, finisce per arretrare progressivamente sullo sfondo e lasciare in mano alla ragione le redini del potere. La ragione istruisce l’anima come se fosse un bambino sventato: “So meglio di te cosa bisogna fare. Il tuo stupido balbettio non porta a niente’’. Nella maggior parte delle persone l’anima si è trasformata in un’essenza spaventata e priva di diritti che si trova bloccata in un angolo a guardare con tristezza le imprese che la ragione scatenata combina. A volte capitano dei minuti di accordo tra la ragione e:l’anima. In questi momenti l’anima canta e la ragione si frega le mani per la soddisfazione. Ma ciò succede di rado. L'unione dell'anima e della ragione si raggiunge più spesso nella non accettazione, nel panico e nell’odio. L'anima non ha diritto di voto nelle questioni di scelta. La ragione si rivolge all’anima come ci si rivolge a un bambino piccolo che chiede di comprare il giocattolo che gli è piaciuto nel negozio. Le risposte della ragione sono di solito standardizzate, del tipo: “Non abbiamo soldi per questo!”, Così. il sogno viene troncato alla radice. Provate un po’ a seguire la dinamica: al bambino il giocattolo serve adesso. Se realmente non glielo si può comprare, non c’è niente di anormale nel rifiutarglielo. L’anima è pronta ad aspettare! Ma la ragione, con la certezza di un cretino, mette sopra la questione una croce fatale: “Non abbiamo soldi!”. Ne risulta che, per la ragione, il sogno è irraggiungibile in linea di principio. La ragione ha la sua logica, imposta dai pendoli che hanno tutte le convenienze a tenere i loro sostenitori al laccio e rifiutare loro persino la libertà di scelta di un sogno. L’anima, per contro, è assolutamente priva di logica. Essa capisce tutto in modo letterale. Ebbene, la ragione afferma di non avere soldi. L’anima però non chiede i soldi, ma il giocattolo! La ragione, adducendo il motivo della mancanza di soldi, pone il veto sul giocattolo (non è reale, è difficilmente raggiungibile) e all’anima, sentendo di non avere scampo, non

resta altro da fare che rinchiudersi in se stessa e dimenticarsi per sempre del giocattolo. In questo modo si celebrano i funerali del sogno. La ragione non immagina come sia possibile realizzare questo sogno, per questo non lo fa entrare nello strato del suo mondo: infatti, per la ragione tutto nella vita deve essere logico e comprensibile. In realtà bastava semplicemente essere d’accordo sull’avere il giocattolo: in questo caso l’intenzione esterna avrebbe provveduto a trovare i soldi per comprarlo. Purtroppo la visione comune del mondo, formata dai pendoli, non ammette simili miracoli. La libertà di scelta dei sostenitori non corrisponde agli interessi dei pendoli. L’uomo percepisce erroneamente la concezione del mondo razionale come una legge insindacabile. Questa legge però è falsa e la si può infrangere. Nella nostra vita succedono spesso “miracoli” inspiegabili. E allora perché non si può far entrare uno dei miracoli nella nostra vita? Bisogna solo permettersi di avere quello che l’anima vuole. Se riuscite a svincolarvi dalla ragnatela di pregiudizi e limitazioni che vi hanno tessuto addosso i pendoli, se credete sinceramente di essere degni del vostro sogno e vi permettete di avere quello che desiderate, l’otterrete. Permettersi di avere è la condizione principale per la realizzazione dei desideri. Ci sono altre risposte che la ragione può dare all’anima nel negozio di giocattoli, per esempio: “Sciocchezze! So meglio di te cosa ti serve. Ma quali giocattoli! Siamo gente semplice, noi. Non è reale. Non a tutti è dato di avere. Tu non hai né doti né capacità. Ma guardati bene, tu non puoi arrivare a lui (lei)! Bisogna vivere come tutti". E via dicendo su questo tono. Se questi giudizi non fossero il risultato dell'azione dei pendoli, si potrebbe accusare la ragione di ottusità totale. C’è solo da sperare che la ragione, leggendo queste righe, si riscuota dall’invischiante allucinazione e capisca tutta l’assurdità dei suoi argomenti “sensati”. In questo mondo la ragione senza l’anima è capace di molto poco. Insieme, invece, possono fare tutto, perché la loro unione genera questa forza magica che chiamiamo intenzione esterna. La ragione governa l’intenzione interna, mentre l’anima governa quella esterna, Ma l’anima non è in grado di gestire l’intenzione esterna in modo finalizzato. Quando l’anima e la ragione si fondono in un tutt’uno, l’intenzione esterna diventa governabile e quindi sfruttabile per il raggiungimento dei fini che ci si è prefissi. Tutto ciò che vi sembra di difficile o di non reale raggiungimento è effettivamente difficile da realizzare nell’ambito ristretto delle possibilità dell’intenzione interna detta ragione. E chi discute? Concordo pienamente che qualsiasi fine vi siate prefissati sia di difficile esecuzione nei limiti della concezione del mondo razionale. Ma non bisogna rinunciare al proprio sogno solo perché qualche pallone gonfiato si è arrogato il diritto di determinare dov’è la realtà e dove non è. Sfruttate anche voi il vostro diritto di beneficiare di un miracolo personale!

Il segreto della felicità è semplice, tanto quanto il segreto dell’infelicità. Sta tutto nell’unione o nel dissidio dell’anima e della ragione. Quanto più è adulta una persona, tanto maggiore è il dissenso. La ragione è sottomessa all’influenza dei pendoli e l’anima diventa infelice. Nell’infanzia l’anima spera ancora di riuscire ad avere il giocattolo desiderato, ma col tempo questa speranza sì spegne. La ragione trova via via nuove conferme del fatto che il sogno è di difficile esecuzione, e rimanda a dopo la sua realizzazione. Questo “rimandare a dopo” di solito continua tutta la vita. La vita finisce e il sogno rimane ancora nel cassetto coperto di polvere. Per raggiungere l’unità dell’anima e della ragione bisogna innanzitutto definire in cosa deve essere propriamente raggiunta tale unità, cioè individuare i propri fini. II problema non è affatto triviale, perché l’evidenza è solo apparente. Gli uomini di norma sanno quello che non vogliono, ma hanno difficoltà a formulare i loro autentici desideri. Ciò si spiega col fatto che i pendoli aspirano a sottomettere le persone ai loro interessi e impongono loro dei falsi fini. Fintantoché la ragione tenderà a inseguire un allettante miraggio e l’anima a puntare verso l’opposto, di unità dell’anima e della ragione non si potrà neppure parlare. Per di più, le persone sono talmente occupate e preoccupate a servire i pendoli con le prestazioni più diverse che non hanno nemmeno il tempo di sedersi e riflettere tranquillamente sui loro autentici desideri. Bisogna assolutamente dedicare apposta del tempo per ricordarsi quali erano allora, durante l’infanzia, le tendenze dell’anima. Che cosa vi piaceva, che cosa volevate, che cosa vi attirava veramente e a che cosa siete stati costretti a rinunciare col tempo. Ponetevi la domanda: vi attira ancora il fine di una volta? Pensate a cosa volete veramente. Questo attuale fine non è per caso falso? Veramente desiderate raggiungerlo con tutta l’anima o volete solo desiderarlo? Quando pensate al vostro fine, dovete liberarvi di ogni importanza, sia interna che esterna. Se l’importanza esterna è troppo alta, il fine vi affascinerà per il prestigio cui esso è connesso e per la sua inaccessibilità. Non avete per caso abboccato all’esca di un pendolo? Se invece è troppo alta l’importanza interna, vi potrà sembrare che il fine si trovi al di sopra delle vostre possibilità. Il fine seduce di nuovo per la sua inaccessibilità Ma siete sicuri che ne avete bisogno? Riflettendo bene sul fine, non pensate al prestigio. Rimuovete il fine dal piedistallo dell’inaccessibilità. Così facendo vi sbarazzerete dell'importanza esterna. Riflettendo bene sul fine, non pensate ai mezzi necessari per raggiungerlo. Così facendo vi sbarazzerete dell’importanza interna. Pensate solo al vostro stato di benessere. Se il fine fosse raggiunto, vi sentireste realmente bene o sentireste comunque un peso nell’anima? I dubbi sulle reali possibilità di soddisfacimento del desiderio non dicono che esso non sia necessario. L’importante è che al solo pensiero sul fine desiderato l’anima sia pronta a

cantare. Per quanto grande sia il fascino del vostro fine, se c’è qualcosa che vi opprime significa che esso può essere falso. Di questo problema parleremo dettagliatamente nel capitolo seguente. Se non avete un fine ben preciso e non volete niente di particolare, significa che avete un livello energetico piuttosto basso o che la vostra ragione è riuscita a spingere definitivamente l’anima dentro il suo guscio. Nel primo caso si può tonificare l’attività vitale provvedendo a curare lo stato generale di salute. Può anche darsi che non sappiate che cosa significhi avere una buona salute. Quando la salute è buona, la vita procura piacere e si vuole tutto e subito. L’anima non può non volere niente, giacché questa vita è per essa una occasione unica. Nel secondo caso avete solo una via di uscita: amarvi. Non vi siete per caso fatti prendere troppo dalle cure per gli altri? Mettete voi stessi al primo posto. Gli altri non riceveranno niente di buono da voi se la vostra anima è stata relegata in secondo piano. Occupando tutti voi stessi al servizio degli altri, anche dei vostri cari e tanto più dei pendoli, spendete assurdamente la vostra vita. La vita vi è stata data non per servire qualcun altro, ma per realizzare voi stessi come personalità singole. Rinchiudendo l’anima dentro un guscio create il potenziale superfluo della vostra celata insoddisfazione interiore che si riverserà su voi stessi e i vostri cari in forma di attacchi di tutti i tipi. Vi sembrerà di desiderare solo il bene per le persone, ma in realtà tutte queste premure saranno loro solo di danno. Abbiate cura di voi stessi con sollecitudine, rivolgetevi a voi stessi con partecipazione e attenzione. Allora la vostra anima si riscalderà e potrà dispiegare le sue ali. Non credete a coloro che vi dicono che per raggiungere il successo bisogna cambiare se stessi. Probabilmente avrete già sentito dire qualcosa di simile, non è cosi? È la ricetta preferita dei pendoli. Secondo loro, se qualcosa non vi riesce, dovete lavorare su voi stessi. Come dovreste cambiare, dal punto di vista dei pendoli? Allontanandovi da voi stessi, girandovi dalla parte dei pendoli e seguendo la regola: “Fai come me!”, per soddisfare le loro esigenze e agire nei loro interessi. Ma per cambiare se stessi bisogna lottare contro se stessi. Come si può parlare di unità di anima e ragione se non vi accettate, non vi amate e cercate di lottare contro voi stessi? L’anima non accetta i falsi fini, essa ha le sue inclinazioni e le sue esigenze. Perseguendo falsi fini non raggiungerete niente, o, raggiungendo qualcosa, capirete che non era quello di cui avevate bisogno. Il Transurfing non ha nessun tipo di rapporto con i pendoli, proprio per questo propone una via assolutamente opposta. Non cambiare se stessi ma accettarsi, voltare le spalle ai gusci imposti dai pendoli al fine di rivolgere la propria ragione alla propria anima. Mettetevi in ascolto dei comandi che provengono dall’anima, gettate via consapevolmente ogni tipo d’importanza., permettetevi di avere. Così e solo

così otterrete tutto quello che la vostra anima vuole. Per ridurre all’unità l’anima e la ragione bisogna prestare più spesso attenzione allo stato di benessere interiore. Il vostro stato d’animo è a posto se non vi preoccupa niente, non vi sentite oppressi, vi sentite a vostro agio e tranquilli. Il disagio dell’anima segnala l’opposto: provate un timore o un’agitazione indefinita, sentite che qualcosa vi opprime e che l’anima è gravata da un peso. Se simili sensazioni si manifestano con evidenza e sapete quale possa essere l’origine, vuol dire che si tratta di uno stato di disagio della ragione. La quale, di norma, sa quello che la spaventa, la agita e la opprime. In questo caso dovete fare affidamento sulla ragione, che vi suggerirà una soluzione. Con il disagio dell’anima le cose vanno diversamente. È più difficile da cogliere perché si manifesta in modo indefinito, come un vago presentimento. La ragione afferma: va tutto bene, va così come deve andare, non ci sono motivi di preoccupazione. Ma nonostante tutti gli argomenti sensati addotti, sentite che c’è qualcosa che vi opprime. Proprio questo è il fruscio delle stelle del mattino. Non è così difficile sentire la voce dell’anima. Il compito è solo quello di prestarvi attenzione. La voce della ragione, con i suoi ragionamenti logici, è troppo forte, e la persona non dà valore ai presentimenti vaghi e oscuri. Rapita dai suoi ragionamenti logici e dal processo di previsione degli eventi, la ragione non è assolutamente disposta a prestare ascolto ai sentimenti dell’anima. Per imparare ad ascoltare il fruscio delle stelle del mattino non c’è altro da fare che prendere l'abitudine di prestare attenzione allo stato di benessere dell’anima. Ogni volta che dovete prendere una decisione, ascoltate prima la voce della ragione e poi le sensazioni dell’anima. Non appena la ragione ha preso una decisione, l’anima reagisce a questa decisione in modo positivo o in modo negativo. In quest’ultimo caso provate un vago sentimento di disagio interiore. Se vi siete dimenticati di fare attenzione per tempo allo stato di benessere, provate a ricordare in seguito i sentimenti che avete provato. Forse, dopo aver preso una decisione, avete percepito una fugace sensazione. In quel preciso momento la ragione si è talmente fatta coinvolgere dalle sue analisi che si è lasciata sfuggire le sensazioni. Allora sforzatevi di ricordare qual era questa prima, momentanea sensazione. Se si trattava di una sensazione opprimente sullo sfondo degli argomenti ottimistici della ragione, vuol dire che l’anima ha chiaramente detto “no”. Ma quanto si può confidare sui presentimenti dell’anima? Se pensate di sentire che dovrebbe succedere un determinato avvenimento, potete non credere a questi presentimenti. Non si può 3are la garanzia che la ragione interpreti giustamente le informazioni dell’anima. Solo lo stato di disagio interiore in risposta a una decisione presa dalla ragione può servire da unica interpretazione sicura. Lo stato di benessere interiore non può ancora servire da garanzia che l’anima

abbia detto sì. Magari essa non è in grado di dare una risposta. Ma quando l’anima dice “no”, lo sentite senza ombra di dubbio. Come sapete dai capitoli precedenti, l’anima è in grado di vedere i settori dello spazio delle varianti che verranno realizzati nel caso le decisioni della ragione vengano messe in atto. Essa vede il risultato ed esprime il suo riscontro, positivo o negativo. Del resto, vi potete persuadere da soli, sulla base della vostra personale esperienza, che quando l’anima dice “no” risulta sempre che ha ragione. In questo modo, nei casi in cui bisogna prendere una decisione, avete ora un criterio sicuro di veridicità: lo stato di disagio dell’anima. Se l’anima dice “no” mentre la ragione dice “sì”, rinunciate con sicurezza, se è possibile farlo. L’anima non può desiderare niente di male per se stessa. Se invece la ragione dice “bisogna e mi tocca”, allora agite a seconda delle circostanze. Nella vita a volte si è costretti a rassegnarsi all’inevitabile. Comunque sia, il criterio di valutazione del disagio dell’anima apporta chiarezza e definizione in tutte le questioni in cui i piatti della bilancia oscillano. Raggiunto l’accordo dell’anima e della ragione rispetto ai fini prescelti, vi resta da raggiungere l'unità nella risolutezza ad avere e ad agire. L’intenzione interna della ragione si deve fondere" con l’intenzione esterna dell’anima. Se agite nei limiti dell'intenzione interna e in tutto ciò l’intenzione esterna è rivolta nella stessa direzione, considerate che il fine è già in tasca. In caso di indefinitezza dell’intenzione interna, quando non riuscite a immaginare con quali mezzi si possa raggiungere il fine, lavorate sulla risolutezza ad avere. L’intenzione esterna è molto più forte di quella interna, per questo motivo sarà essa stessa a trovare per voi la variante giusta. Occorre raggiungere lo stesso tipo di unità dell’anima e della ragione nella risolutezza ad avere che si manifesta nei sentimenti forti. L’anima e la ragione, di norma, sono compatte nell’adorazione, nell’astio, nei timori e nelle peggiori aspettative. Gli uomini amano, odiano e temono con tutto il cuore. Quando l’anima e la ragione formano un tutt’uno, nasce un sentimento violento. “Chi non sa odiare non impara ad amare", diceva il famoso scrittore russo Nikolaj Cernysevskij. Se il fine scelto è quello giusto, saranno soddisfatte sia l’anima che la ragione. Possono oscurare il piacere solo i pensieri suscitati dall'inaccessibilità del fine o da una sfera non sufficientemente ampia di benessere dell’anima. Le situazioni in cui la ragione dubita della realtà di realizzazione di un fine e l’anima si sente bloccata “in una nuova poltrona”, si possono correggere con l’aiuto delle diapositive. Come si deve fare Io sapete già. Ampliando la zona di benessere dell’anima otterrete come risultato la pazza gioia dell'unità, quando l’anima canta e la ragione, soddisfatta, si frega le mani dal piacere. Ribadisco ancora una volta: riflettendo sul fine, non pensate al prestigio a esso relativo, né alla sua inaccessibilità, né ai mezzi per il suo raggiungimento. Prestate attenzione solo allo stato del vostro benessere interiore. Vi sentite bene o male? Solo questo ha significato. In caso contrario potreste confondere la

rigidità dell’anima con il disagio dell’anima. La rigidità o il fastidio è dovuto all’inusualità della situazione: “Ma è davvero tutto per me?”. Il disagio dell’anima, invece, palesa uno stato di ansietà, di pressione, di opprimente necessità, di tristezza, di timore, di penosa agitazione. Se la rigidità non viene corretta dalle giuste diapositive, significa che si tratta di un chiaro disagio. Allora vale la pena di pensare ancora una volta, cercando di non ingannare se stessi: ma questo fine è veramente cosi necessario? Le diapositive auditive Per le caratteristiche della sua percezione, l’uomo può essere: visivo, cinestesico e auditivo. Alcuni operano meglio con immagini visive, altri sono più sensibili alle sensazioni, altri ancora sono particolarmente ricettivi ai suoni. Fino a ora si è parlato di diapositive contenenti immagini visive e cinestesiche come quelle preferibili. Alcune pratiche di perfezionamento spirituale usano la tecnica delle affermazioni. Una persona, nei suoi pensieri, ripete numerose volte un’affermazione di orientamento verso un determinato fine. Per esempio l'affermazione "Ho una salute perfetta, un livello potente di energia e uno stato d’animo tranquillo. Sono calmo e sicuro di me”. La ripetizione reiterata ad alta voce o tra sé e sé di simili frasi si adatta bene alle persone che appartengono al tipo auditivo. Ma siccome tipi puri non esistono, tutti possono utilizzare con successo le affermazioni. Queste funzionano come le diapositive, ma occorre applicarle tenendo conto delle differenze dei due linguaggi, quello dell'anima e quello della ragione. Innanzitutto l’anima non capisce le parole. Se ripeterete in modo spensierato qualcosa, non ne verrà fuori niente. L’anima capisce solo i pensieri e le sensazioni tacite. Le parole possono in qualche misura modellare i pensieri e le sensazioni, ma non è la stessa cosa, perché il discorso è secondario. E' molto più efficace provare una volta che ripetere mille volte. Per questo motivo bisogna cercare al contempo di provare quello che si ripete. In secondo luogo, una singola affermazione dev’essere strettamente finalizzata. Non vale la pena associare subito insieme vari fini. Per esempio, l'affermazione riportata sopra contiene un messaggio molto positivo. Lì è espresso tutto quello che serve. Tuttavia, ripetendo una simile affermazione non riuscirete a suscitare dentro di voi tutto l’intero complesso di sensazioni necessarie. In terzo luogo occorre evitare la monotonia e l’uniformità. Ogni nuova serie di affermazioni dev’essere accompagnata da nuove sensazioni e emozioni. Se, per esempio, ci si ripete continuamente: “Sono calmo e sicuro di me stesso”, queste parole smetteranno presto di significare il messaggio che portano. La sicurezza compare nel momento in cui si genera l'intenzione di essere sicuri. Il desiderio bisogna covarlo, convincendosi a lungo. "L’intenzione, al contrario, agisce immediatamente: se vuoi essere sicuro, siilo.

E infine, non bisogna dirigere l’affermazione in direzione della lotta contro un effetto, se non se ne è prima sradicata la causa. Non ha senso, per esempio, ripetere: “Non ho niente di cui aver paura e niente di cui preoccuparmi” se la causa dell’agitazione rimane al suo posto. Tanto più che l’affermazione dev’essere espressa in forma positiva. Al posto della ripetizione all’infinito di quello che volete evitare, programmatevi sul risultato che volete ottenere. Per esempio, sarebbe meglio sostituire l’affermazione negativa: “Non ho paura e non mi preoccupo”, con quella positiva “Mi riesce tutto”, indicando concretamente che cosa propriamente vi riesce per non avere motivi di preoccupazione. Fate attenzione: bisogna dire “tutto mi riesce” e non “tutto mi riuscirà”. Se formulate le affermazioni al futuro, il futuro non diventerà mai presente ma si trasformerà in un’oasi in qualche punto davanti a voi nel tempo. Dovete sintonizzare i parametri della vostra emissione così come se aveste già quello che ordinate. Anche ordinare il benessere dell’anima è un’assurdità. Il benessere dell’anima è una conseguenza dell’accordo dell’anima e della ragione rispetto a un problema affrontato singolarmente. L’accordo non può essere raggiunto in generale, cioè per mezzo di un’astratta autosuggestione. Si può solo addestrare e tranquillizzare l’anima con l’aiuto di una concreta diapositiva. Le affermazioni funzionano in modo particolarmente efficace solo se vi trovate in uno stato emotivo zero, cioè in assenza di potenziali superflui. Non si può convincere l’inconscio o dargli degli ordini. Innescando un qualsiasi tipo di emozione violate l’equilibrio. Se cercate di inculcarvi in testa con insistenza lo stesso pensiero, la vostra anima finirà per “tapparsi le orecchie”. Gli effetti migliori si ottengono ripetendo in modo imperturbabile l’affermazione in uno stato di rilassamento. Allora, forse, la vostra ragione riuscirà a farsi aprire la porta dell’inconscio. Se invece la ragione tenta con foga di convìncere l’anima, significa che essa stessa non crede nell’affermazione e nessuna ripetizione potrà dissipare i suoi dubbi. Se la ragione fa pressione all’anima, non otterrete niente. Non si può formare la risolutezza ad avere sullo sfondo del trasporto emotivo. Tutto quello che avete deve sembrare ordinario e scontato. tranquillamente e senza insistenza vi prendete quello è vostro, come se ritiraste la posta dalla cassetta. Se erroneamente scambiate la vostra foga per risolutezza ad avere, vuol dire che state girando in tondo sul posto, tenendovi per mano con un pendolo. Quando, a un certo punto, esso mollerà le mani, ruzzolerete giù nel fosso della vostra precedente esitazione. Se invece la vostra risolutezza ad avere sarà priva del desiderio di avere, il pendolo non troverà agganci. Avrete già capito che l'affermazione è una sorta di diapositiva auditiva. Si possono usare sia diapositive visive che affermazioni. Se si combinano, gli effetti saranno migliori. Vediamo un esempio di diapositiva combinata: supponiamo che essa contenga l’immagine della vostra nuova casa. Ebbene:

siete seduti vicino al caminetto; la sedia a dondolo scricchiola un po’, oscillando. La legna scoppietta allegramente: com’è bello guardare il fuoco! Fuori piove rumorosamente e fischia un vento freddo, ma voi state bene, al caldo e all’asciutto. Sul tavolino c’è il vostro cibo preferito, Alla televisione c'è un programma interessante. Voi vedete, ascoltate e sentite tutto ciò e tra di voi o dentro di voi dite: “Come sto bene”. In questo momento non state guardando la diapositiva nè la state ascoltando. Ci state vivendo dentro. Una finestra nello spazio delle varianti Nella testa dell’uomo turbinano continuamente dei pensieri controllati e incontrollati. Alcuni definiscono questo processo “dialogo interiore”, ma in realtà si tratta di un monologo. "La ragione non ha nessuno con cui parlare, eccetto se stessa. L’anima pensa e non sa conversare, essa può soltanto sentire e sapere. Il dialogo interno è molto rumoroso, rispetto alle sensazioni silenziose dell’anima. Per questo motivo l’intuizione sì manifesta di rado e in modo appena percettibile. Secondo una teoria, se si fermasse il monologo interiore, alla ragione si aprirebbe l’accesso alle informazioni intuitive. Questo è vero, solo che è impossibile interrompere completamente il monologo in uno stato di coscienza ordinario. Supponiamo che vi siate concentrati, e siate riusciti a interrompere il corso dei pensieri e delle parole: i pensieri non ci sono, dentro di voi c’è il vuoto, è tutto come deve essere. Tuttavia, non si tratta di arresto del monologo. La ragione, infatti, in questo momento non dorme, al contrario, essa è molto vigile, solo che il suo compito è un altro: non pensare e non chiacchierare. È come se dicesse all’anima: "Va bene, io sto zitta. Vediamo un po’ che cosa fai tu adesso”. Questa, in realtà, è una illusione di arresto del monologo. L’arresto del monologo interno avviene quando la ragione interrompe il suo controllo o quanto meno indebolisce la sua vigilanza. Invece, in una situazione di falso arresto del monologo la ragione è all’erta, e si può dire che, con il suo silenzio “tonante”, soffoca i sentimenti dell’anima in modo ancora più forte. Se la ragione interrompesse il suo controllo, la vostra percezione sprofonderebbe nello spazio delle varianti. Un effettivo arresto del monologo interno avviene solo nel sonno o in uno stato di profonda meditazione. Il vantaggio pratico che ne deriva si può ottenere solo se si pratica un sogno lucido o se si padroneggia la tecnica della meditazione profonda, durante la quale la coscienza non s’interrompe. Il sogno lucido si può utilizzare per sperimentare utilmente e allenare l’intenzione esterna. Ma è possibile utilizzare l’arresto del monologo interiore in uno stato cosciente? Qui ci aiuta una scappatoia, che si presenta come una stretta finestra che si apre in modo spontaneo nei momenti in cui la ragione cede

e le sensazioni intuitive dell’anima si aprono un varco nella coscienza. L’intuizione si manifesta come un vago presentimento che chiamano anche voce interiore. In questo momento la ragione si è distratta ed è facile cogliere i sentimenti e le conoscenze dell’anima. Quello che riuscite a sentire in queste occasioni è il fruscio delle stelle del mattino: una voce senza parole, una riflessione senza pensieri, un suono senza volume. Afferrate qualcosa, ma in modo confuso. Non pensate, ma sentite intuitivamente. Ognuno di noi ha provato su di sé quella che si chiama intuizione. Sentite per esempio che qualcuno deve arrivare, o che qualcosa deve succedere, o vi sentite inconsciamente spinti a fare qualcosa, o semplicemente sapete qualcosa. Quando sono in gioco i pensieri, in qualità di giudice si muove l’apparato analitico della ragione. La ragione distribuisce velocemente ogni tipo di dato che riceve negli scomparti delle sue designazioni, al fine di comporre tutto in un quadro logico e razionale. L’arresto del monologo interiore avviene quando il giudice viene privato del fischietto e viene fatto accomodare in panchina. La ragione segue il gioco, ma non Io può più controllare. Manipolando i dati, là ragione fa brevi intervalli. E come se per un breve attimo si sedesse in panchina a riposare. Ed è allora che si apre la finestra per l’informazione intuitiva. In quel momento dormite nel modo più naturale. Forse per voi è una notizia incredibile, ma è veramente così. Durante il giorno tutti si addormentano più volte. Solo che non se ne accolgono, perché la finestra si apre per un brevissimo lasso di tempo. Poi la ragione si risveglia di nuovo e continua il monologo che aveva interrotto. A volte le impressioni di quanto visto alla finestra raggiungono la coscienza nell'aspetto di informazioni intuitive, ma il più delle volte la ragione non presta attenzione alla momentanea visione perché è presa dai suoi pensieri. Nel sonno l’anima non vola in modo finalizzato e può finire da qualunque parte. Nella finestra che si apre durante uno stato di veglia, a differenza di quanto succede nel sonno, l’anima è focalizzata sul settore dello spazi delle varianti, sullo sfondo del contesto dei pensieri correnti della ragione. Il contesto indirizza lo sguardo dell’anima nel settore corrispondente dello spazio, dove essa vede i saperi relativi al contenuto corrente dei pensieri. Non appena la finestra si apre, questi saperi si aprono un varco verso la ragione. Se la ragione risvegliatasi presterà attenzione alle impressioni dell’anima, si ricorderà cioè questo breve lampo del suo sonno, allora riceverà quello che si chiama sapere intuitivo, informazioni provenienti quasi dal nulla, “dall’alto”. Si ritiene di solito che l’illuminazione intuitiva sia un lampo spontaneo di ravvedimento della ragione. Da una parte, sulla ragione si riversa improvvisamente “dall’alto” una decisione, dall’altra, si afferma che la ragione ha trovato questa decisione da sola. Qual è l’origine di questi saperi provenienti dal nulla? La visione comune del mondo chiude gli occhi su questo fatto incomprensibile e riduce la questione alla constatazione che, evidentemente, così è la natura della ragione.

Partendo dal modello del Transurfing, vediamo che il meccanismo d’illuminazione ha in realtà tutt'altra natura. La ragione trova una decisione per mezzo di conclusioni logiche. Invece l’illuminazione, cioè l’anello mancante che non si può ottenere dalla catena logica che si ha, perviene dallo spazio delle varianti attraverso la mediazione dell’anima. Le sensazioni vaghe dell’anima si manifestano come agitazione, stato di oppressione oppure di sporto. Tutte queste sensazioni si possono riunire sotto un unico termine: struggimento. Sembra quasi che l’anima aspiri in tutti i modi a comunicare qualcosa alla ragione, senza essere in grado di spiegarlo. L’inquietudine ansiosa, il senso di colpa, il peso dell’obbligo, Io stato di oppressione, si realizzano come peggiori aspettative. In tutte queste sensazioni l’anima e la ragione sono unite. "Otteniamo la realizzazione delle nostre peggiori aspettative per effetto del lavoro dell’intenzione esterna. Si sa che le disgrazie non vengono mai sole. Con questi parametri di emissione ci trasportiamo sulle linee peggiori della vita, dove la disgrazia, come si dice, non è mai sola. A volte il passaggio indotto ci caccia in un’ampia fascia nera dalla quale non si riesce a uscire per molto tempo. Fate attenzione: quando s’instaura questo stato di pena opprimente, ottenete immediatamente la realizzazione delle vostre peggiori aspettative. L’intenzione esterna vi trasporta sulle linee infelici della vita, dove la situazione peggiora direttamente sotto i vostri occhi. L’anima, presentendo la disgrazia, aiuta al contempo a realizzarla unendosi alla ragione nelle peggiori aspettative. Utilizzando la proprietà dell’unione dell’anima e della ragione nelle migliori aspettative, si può girare l’intenzione esterna a proprio vantaggio. Per fare ciò il Transurfing propone di rinunciare all'importanza, al negativo e a dirigere consapevolmente l’energia mentale al raggiungimento dei fini. Come già sapete, i parametri dell’energia mentale si sintonizzano con l’aiuto delle diapositive in uno stato consapevole. La stessa tecnica può essere sfruttata nel momento in cui si apre la finestra, se si riesce ad afferrare il momento. I saperi intuitivi e i presentimenti arrivano spontaneamente. In questo caso specifico la ragione utilizza le possibilità dell’anima in un regime passivo e riceve semplicemente le informazioni dal settore in cui casualmente è finita l’anima. Ebbene, il nostro compito sarà quello di richiamare a noi i presentimenti intuitivi intenzionalmente. Questo ci serve per indirizzare la vela dell’anima nelle direzione giusta. Come farlo? Dovete afferrare il momento in cui la ragione si è distratta. In quel momento, però, non bisognerà cogliere le sensazioni ma indurle intenzionalmente, cioè inserire nella finestra una diapositiva istantanea. La diapositiva dovrà contenere le sensazioni che provate quando vi trasportate all'interno della diapositiva. Inserendo la diapositiva nella finestra aperta, non riceverete le informazioni dell’anima ma, al contrario, indirizzerete l’anima nel settore dello spazio relativo al vostro fine. Se vi riesce di farlo, la vostra ragione

entrerà in contatto con l’intenzione esterna. Potrebbe sembrare a prima vista che lo stesso effetto si possa raggiungere proiettando la diapositiva mentre si è a letto, prima di addormentarsi. La diapositiva diventa sogno senza che ci si accorga, e l’unità dell’anima e della ragione verrebbe raggiunta. Tuttavia, per quanto strano sembri, questo sistema non dà nessun risultato. Nel capitolo seguente ne chiarirò il motivo. E ora provate a rispondere alla domanda: perché non ha senso proiettare la diapositiva nel sonno? Il "frame" Esiste una zona di transizione tra gli avvenimenti formati dall’intenzione esterna e quelli pronosticati dal presentimento intuitivo. In altre parole, quando presentite intuitivamente che deve accadere un certo avvenimento, lo sfiorate di sfuggita col pensiero, senza pensarci in modo diretto. Successivamente questo evento, di solito, si realizza effettivamente, soprattutto se la ragione concorda con il presentimento dell’anima. Sorge una domanda: siete voi che avete semplicemente presentito che l’avvenimento era sul punto di accadere o sono stati i vostri pensieri inconsci a funzionare alla stregua dell’intenzione esterna e a indurre quindi l’evento? Per questa domanda non c’è una risposta univoca. Ha luogo sia una variante che l’altra. Nel sonno tutto succede in modo più definito: è sufficiente pensare di sfuggita, o piuttosto sentire che gli eventi si devono sviluppare in un certo modo, per far si che lo scenario previsto si realizzi. L’intenzione esterna nel sonno funziona alla perfezione. Che cosa ci indica questo? Ci dice solo che otteniamo la realizzazione dello scenario atteso nel sogno. Il sogno non influenza minimamente la realtà materiale. La realtà virtuale rimane tale. E perché mai l’intenzione esterna del sogno non realizza il settore virtuale? Può sembrare che ciò sia legato all’inerzia della realizzazione materiale. Effettivamente, il sogno rispetto alla realtà materiale è come una barchetta di carta rispetto a una imponente fregata. La barchetta di carta vola via impetuosamente al minimo soffio dell’intenzione esterna. Mentre invece per smuovere una pesante fregata serve una grande vela e un periodo prolungato di tempo. Comunque sia, l’intenzione esterna del sogno non realizza il settore virtuale non a causa dell’inerzia. Potete proiettare quanto volete la vostra diapositiva anche durante un sogno lucido, ma ciò non vi avvicinerà di un passo al fine. Il fatto è che nel sogno l’intenzione esterna esegue solo una funzione: trasportare l’anima da un settore virtuale all’altro. Nel sogno succede così: la ragione fissa la penna della vela dell’anima in conformità alle aspettative, e l’intenzione esterna trasporta immediatamente la barchetta di carta nel settore corrispondente. Fine, il lavoro è stato fatto e la missione dell'intenzione esterna con questo si è conclusa. Nella realtà il lavoro dell’intenzione esterna non si risolve con un soffio. Il

vento dell’intenzione spira, ma la fregata non si muove dal posto. Se si raggiunge l'unità dell’anima e della ragione, la vela si orienta nella direzione giusta. La grandezza della vela dipende dal livello dell’unità. Il vento non può spingere immediatamente la fregata nel settore giusto. I parametri dell’energia dell’emissione mentale soddisfano già il settore del fine, mentre la realizzazione materiale indugia nel settore precedente. Per questo motivo il vento dell’intenzione deve concludere il lavoro in un tempo prolungato per realizzare il settore finale. Purtuttavia l’intenzione esterna del sogno non può proprio smuovere dal posto la fregata per il semplice motivo che nel sogno è fissata solo la penna della barchetta di carta mentre la vela della fregata è ammainata. Il vento dell'intenzione sospinge solo la barchetta di carta del sogno, mentre sulla fregata della realizzazione materiale non influisce minimamente. Per questo motivo la proiezione della diapositiva nel sonno non agevola il movimento della realizzazione materiale. La vela dell’anima nel sogno permette di volare nello spazio virtuale ma non ha nessun rapporto con il movimento propriamente detto della realizzazione materiale. L’unica funzione della diapositiva nel sogno lucido è ampliare la sfera del benessere interiore. Questo non è poco, quindi, se utilizzate questa pratica, la diapositiva nel sonno diventerà un mezzo ideale per l’ampliamento della sfera del vostro benessere. In stato di veglia la coscienza e il subconscio si trovano entro i limiti del mondo materiale. La ragione trattiene il fuoco dell’anima nel settore della realizzazione materiale. Come illustravo in precedenza, la ragione corregge continuamente la percezione in conformità con il modello stabilito. Se si proietta la diapositiva nello stato di veglia, si sintonizzano i parametri dell’emissione mentale su un settore non realizzato. A seconda del livello di unità dell’anima e della ragione, la vela si gonfia del vento dell’intenzione esterna e la fregata comincia a muoversi lentamente e progressivamente verso il settore finale. Il lavoro dell’intenzione esterna si attuerà fino al momento in cui la realizzazione materiale non arriverà a destinazione. Vedete dove sta la differenza? Nei sogno il lavoro dell’intenzione esterna si conclude, mentre nella realtà esso continua. Nel sogno i parametri vengono istantaneamente conformati e qui la cosa finisce, nella realtà il processo va avanti lentamente e gradualmente. Quando proiettate la vostra diapositiva nella realtà, avete fissato la vela della fregata della realizzazione materiale e l’intenzione esterna sospinge la fregata, non la barchetta del sogno. Non vi fate sconvolgere dall’audacia con cui io uso semplici metafore per descrivere tutti questi processi complessi. Nell’elenco delle designazioni della ragione non ci sono comunque analogie adeguate, in compenso il contenuto viene trasmesso più chiaramente. La finestra nello spazio delle varianti, che si apre nel momento della breve immersione della ragione nel sonno, lascia il fuoco della percezione nel contesto del settore corrente della realizzazione materiale. La vela della fregata nella

finestra, a differenza di quanto avviene nel sogno ordinario, rimane alzata. Se in questo momento s’inserisce nella finestra la diapositiva giusta, la raffica del vento dell’intenzione esterna smuoverà la realizzazione di ima distanza consistente. L'efficacia della finestra sta nel fatto che l’unità dell’anima e della ragione in tale stato si manifesta al massimo grado. La ragione sonnecchiante allenta il controllo e lascia accedere il non reale nel suo modello di percezione, allo stesso modo in cui avviene nel sogno. La vela acquista dimensioni significative e l’intenzione esterna agisce con la massima forza. La tecnica è piuttosto difficile, ma potete provarla lo stesso. Bisogna cominciare dal prestare sempre attenzione ai presentimenti intuitivi, dal seguire se stessi. Solo cosi capirete che, nell’arco del giorno, la finestra si apre piuttosto spesso. La ragione di tanto in tanto si stanca della sua attività di controllo e dei suoi incessanti discorsi e per qualche istante perde la vigilanza. Bisogna cogliere questo momento per inserire intenzionalmente le sensazioni che volete indurre rispetto a un determinato evento. Proprio le sensazioni, non le formule verbali. Provate a immaginare: cosa sentireste se si realizzasse ciò a cui avete pensato? Proiettate più volte in testa la diapositiva del raggiungimento del vostro fine e poi prendete dalla vostra diapositiva un quadro, un calco integrale, un “frame’. Per esempio, immaginatevi mentre state firmando un contratto e vi sentite soddisfatti; oppure dopo che avete passato con successo un esame e il docente vi stringe la mano; o immaginate di essere arrivati primi al traguardo, di aver tagliato il nastro con il petto. Questo calco sarà la formula che dovrete inserire nella finestra che si apre. Il “frame" può essere intitolato con una unica parola o l’espressione, per esempio “Vittoria!”, “Ce l’ho fatta!”, “Sono riuscito!”, o come più vi piace. Questo titolo sarà il punto di appoggio del “frame”. Cogliere la finestra è difficile, perché lo fa la vostra ragione, sebbene sonnecchiante, e ciò significa che se si sveglia, la finestra si chiude immediatamente. L’esperienza arriva col tempo. Occorre avere una ferma intenzione e pazienza. All'inizio bisogna elaborare, con l’aiuto della ragione, il “frame” della sensazione della realizzazione dell’avvenimento. Che anche la ragione prenda parte attiva a questa elaborazione. In seguito, senza cercare di afferrare la finestra, proiettare questo “frame” per chiarire a dovere a se stessi in che cosa consista la sensazione conclusiva. Creare un’aggancio, una sensazione integrale. E poi, nel momento in cui si apre la finestra, si può istantaneamente inserire il “frame”. Deve risultare che la ragione sonnecchiante riconosce improvvisamente il suo stato letargico e immediatamente sistema il “frame” nella finestra, prima di riuscire a risvegliarsi. Ecco, questo sarebbe il lavoro dell’intenzione esterna in regime di arresto del monologo interno. I reiterati, anche se falliti, tentativi formeranno gradualmente l'abitudine e la vostra ragione imparerà a piazzare il “frame” nella finestra in modo automatico. Il senso del “frame” sta proprio nel fatto che la ragione deve fare in tempo ad

attivarlo automaticamente prima di svegliarsi. Comunque, se la tecnica del “frame” vi riesce faticosa, non scoraggiatevi e lasciatela pure da parte. Questa tecnica viene qui riportata a titolo puramente informativo. Se non vi riesce, vuol dire che non fa per voi. Lavorate con le diapositive solite e praticate la visualizzazione del processo. In ogni caso sarà assai utile abituarsi a prestare attenzione alle finestre. Se imparate a cogliere il momento in cui la finestra è aperta, le illuminazioni intuitive vi visiteranno sempre più spesso. Riepilogo La ragione ha la volontà ma non è in grado di sentire l'intenzione esterna. L'anima è in grado di cogliere l'intenzione esterna ma è priva di volontà. L'unità dell'anima e della ragione sottomette alla volontà l'intenzione esterna. La vostra anima non è peggiore di quella degli altri. Siete degni del meglio che c'è. Avete tutto quello che serve. Non avete altro da fare che utilizzarlo. Le stelle nascono da sole, ma le accendono i pendoli. I pendoli nascondono il fatto che ogni persona è dotata di capacità uniche. La regola "Fai come me" crea gli stereotipi comuni propagandati dai pendoli. Ogni anima ha il suo individuale settore "stellare". Se la ragione permette, l'anima trova da sola il suo settore. Permettetevi l'insolenza di infischiarvene degli stereotipi dei pendoli. Permettetevi l'insolenza di credere nelle infinite possibilità della vostra anima. Permettetevi l'insolenza di avere diritto alla vostra meravigliosa individualità. La gioia lasciatela a voi, l'orgoglio datelo all'Angelo. Il comportamento e i pensieri dell'uomo sono condizionati dalla sua dipendenza dai pendoli. Tenete la vostra importanza al minimo livello e agite consapevolmente. Non attribuite ad alcunché un valore eccessivamente importante. La vostra importanza non serve a voi ma ai pendoli. Tenete l'importanza a livello zero evitando di sforzarvi e di resistere, ma servendovi di una intenzione consapevole. La "freile" caratterizza la sostanza individuale dell'anima di una persona. La ragione che insegue standard altrui si allontana sempre di più dall'anima. Sintonizzando la ragione sulla "freile" dell'anima, recupererete molte doti nascoste. In uno stato di unità l'anima canta e la ragione si frega le mani soddisfatta. La ragione, pensando ai mezzi, mette una croce fatale sopra il fine di difficile raggiungimento. Permettersi di avere è la condizione principale della realizzazione del desiderio. Nonostante tutta l'attrattiva, se c'è qualcosa che opprime, il fine può essere falso. Non credete a coloro che vi esortano a cambiare voi stessi. Il disagio dell'anima sì manifesta come un'ansia penosa, uno stato di oppressione, un peso.

Il benessere interiore non è un "sì" univoco. Il disagio interiore è un "no" inequivocabile. Riflettendo sul fine, non pensate al prestigio a esso relativo, alla sua inaccessibilità e ai mezzi del suo raggiungimento. Prestate attenzione solo allo stato di benessere interiore. L'affermazione dev'essere accompagnata da sensazioni corrispondenti. Una singola affermazione dev'essere espressa in chiave positiva e strettamente finalizzata. Indirizzate l'affermazione sulla causa, non sull'effetto. Formulate l'affermazione al presente. Quando la risolutezza ad avere è priva del desiderio di avere, il pendolo non avrà modo di agganciarvi. Prendete quello che vi serve senza insistenza e con la stessa pacatezza con cui ritirate la posta dalla cassetta.

Capitolo IV I fini e le porte Ogni essere umano ha il suo cammino personale lungo il quale trova l'autentica felicità. Ma come riconoscerlo? Saprete presto come si deve fare. E come si possono raggiungere i fini che ci si è posti, considerando che i desideri non corrispondono sempre alle possibilità? Vi toccherà convincervi che le vostre possibilità sono limitate solo dalla vostra intenzione. Forzando le serrature degli stereotipi aprirete tutte le porte che prima vi sembravano inaccessibili. Scassinando gli stereotipi aprirete le porte. Come scegliersi le cose In questo capitolo parleremo di come distinguere le autentiche aspirazioni dell’anima dai falsi fini, che i pendoli tentano di imporci a ogni piè sospinto. Il problema sta nel fatto che un falso fine, nonostante le attrattive che può presentare, non porterà a voi personalmente niente altro che delusioni. Inseguendo un falso fine, non otterrete nulla, e gli sforzi perduti andranno ad alimentare i pendoli, oppure, dopo aver raggiunto il fine, vi renderete conto che esso non vi serve. Vale la pena perdere l’occasione unica che abbiamo in mano, la vita stessa, e spendere tempo prezioso a correggere gli errori? Nonostante la vita sembri lunga, essa passa velocemente e senza accorgersene. Per questo morivo è necessario che impariate a trovare proprio i vostri fini, quelli che porteranno felicità a voi personalmente. Non vorrei cominciare questo capitolo dalla teoria. Forse siete già stanchi di leggere tutte queste difficili argomentazioni teoriche. Ho cercato, nella misura delle mie possibilità, di alleggerire il peso della esposizione, ma temo che non mi sia sempre riuscito. Purtroppo non c’è niente da fare: le questioni affrontate non sono ordinarie e le conclusioni a cui si a maggior ragione sconvolgenti. La vostra ragione non avrebbe mai preso sul serio le idee del Transurfing se non avessi riportato qualche argomentazione. Ma il peggio ce lo siamo già lasciato alle spalle, e comincerò questo capitolo con questioni di carattere pratico. L’esempio più chiaro e semplice, che al contempo si offre come un allenamento delle possibilità di determinare i propri fini, è la ricerca dell'abbigliamento necessario. Vi sarà forse successo di aver comprato un vestito che al momento vi sembrava adatto e che successivamente non vi è più piaciuto, o non vi stava più

bene o aveva qualche difetto. O, al contrario, vi sarà capitato di aver visto nel negozio una cosa, di averla comprata senza esitazione e di esserne ancora oggi soddisfatti. La differenza tra i due vestiti sta nel fatto che il primo non è vostro, il secondo invece è proprio una cosa vostra, per voi. II primo vestito, che vi sembrava che vi attirasse, era in realtà destinato a qualcun'altro. Può darsi che l'abbiate visto addosso a qualche conoscente o su un manichino. Se una cosa sta bene agli altri, non significa che vada bene a voi. E ciò non dipende dai difetti del corpo, ma dalle doti. Non è affatto un bene essere un manichino cui ogni cosa indossata va alla perfezione. Non è la bellezza comune a produrre impressione, ma l'individualità abilmente sottolineata. So che questo si sa benissimo, senza che lo debba dire io. Ma magari andate spesso in giro per negozi e vi tormentate alla ricerca di qualcosa da comprare. La conoscenza dei modelli, il senso per la moda, persino il buongusto non sono di aiuto. Può succedere che dopo lunghe ricerche non siate comunque pienamente soddisfatti del capo acquistato. Per trovare sempre proprio quello che vi serve, bisogna imparare a distinguere le proprie cose da quelle altrui. E come si fa? Non crederete nemmeno quanto sia semplice! Innanzitutto, non fatevi mai ossessionare dal problema della scelta. In questo caso si rischia d’infrangere chiaramente l’equilibrio, perché tanto più vi sforzate a questo proposito, tanto peggiori saranno i risultati. Non serve guardare a lungo i vestiti e analizzare i loro pregi e i loro difetti. La ragione non deve partecipare alla scelta, perché la ragione e i pensieri a essa connessi non siete voi ma l’ombra dell’influenza dei pendoli. Andate semplicemente per negozi e guardatevi in giro, come se foste a una mostra, senza pensare troppo. Dapprima chiarite a voi stessi, in linea generale, cosa vorreste comprare. Non serve nemmeno immaginarsi i dettagli. L'unica descrizione dev’essere il tipo di vestito. Se, per esempio, vi serve un cappotto, ponetevi semplicemente il fine di sceglierlo senza aggiungere altre condizioni superflue. Che sia pure la vostra anima a scegliere il cappotto, essa è molto più vicina a quello che siete in realtà. Essa non ignorerà alcun dettaglio e al momento giusto vi indicherà la cosa giusta. Lo saprete subito, non appena vedrete, o meglio “sentirete”, in mezzo a tanti vestiti, quel vestito che v’ispira una particolare simpatia. Sottolineo ancora una volta: non bisogna analizzare perché il vestito vi piace. VI piace e basta. Di esso si può dire: “E' proprio quello che mi serve”. E lo comprerete senza titubanze. Anche se lo cercate da tanto tempo e non lo riuscite a trovare, non abbiate dubbi, in qualche negozio il vostro vestito c’è. Se non ne! terzo, Io troverete nel decimo. Il vostro vestito è lì che aspetta, quindi siate pazienti, non agitatevi, non fatevi ossessionare dai dubbi e non rimproveratevi. E affinché la sicurezza sia assoluta, vi rivelo il segreto della differenza tra una cosa vostra e una altrui. E' tanto semplice quanto sicuro. Come vi dicevo, nel processo di scelta non bisogna pensare ai pregi e ai difetti

degli oggetti. Ma ecco che è arrivato il momento di dire alla commessa “sì” o “no”. In questo momento siete immersi in un dolce sonno, anche se non vi sembra. II sonno è particolarmente profondo se, vicino a voi, la commessa o un vostro amico vi dice qualcosa sul vestito che avete intenzione di comprare. Nel momento in cui prendete la decisione lavora solo la ragione. Essa analizza i pregi e i difetti, imposta la sua concezione in modo tale da essere razionale e convincente e al contempo presta ascolto all’opinione delle persone circostanti. La ragione è talmente rapita da questo processo da non prestare assolutamente attenzione ai sentimenti dell’anima. In questo senso dico che la ragione dorme profondamente. Bene, lasciate che dorma fino al momento in cui prende la decisione. Ed ecco che la decisione è stata presa. In questo momento non ascoltate nessuno, risvegliatevi e chiedetevi consapevolmente: che sentimenti avete provato quando la decisione è stata presa? Lo stato di benessere dell’anima vi dimostrerà come l’anima si rapporta rispetto alla decisione della ragione. Lo stato di benessere, come sapete, non è in grado di dare una risposta univoca. L’anima non sa sempre precisamente cosa vuole, e anch’essa può esitare. Se il vestito vi è piaciuto dai primo momento e l’avete sentito subito, vuol dire che l’anima ha detto “sì”. Ma poi interviene la ragione che comincia ad analizzare e argomentare la scelta. Se, come risultato dell’analisi, anche la ragione ha detto “sì” vuol dire che si tratta di una cosa vostra. Ma se avete deciso di comprare un vestito non perché vi è piaciuto fin da subito ma perché è conveniente comprarlo, allora vale la pena prestare particolare attenzione al minimo disagio. L’anima sa sempre precisamente ciò che non vuole. Se avete delle incertezze, se anche un minimo dettaglio in questo capo di abbigliamento vi suscita una leggera agitazione o un certo imbarazzo, se vi sfiora un’ombra ancorché leggera di dubbio o di oppressione, è una cosa destinata ad altri. La ragione potrà cercare di convincervi e descrivervi con ricchezza di particolari tutti i meriti dell’oggetto. Se vi rendete conto che vi state convincendo, vi state persuadendo che il vestito vi sta bene come modello e come misura, potete tranquillamente riporlo: non è il vostro. Il criterio univoco di scelta è contenuto in una unica, semplice frase: se è necessario convincersi, vuol dire che la cosa è per altri. Sappiate: se la cosa e vostra, non avete nessun bisogno di convincervi. E infine: vale la pena, in un processo di scelta, prestare ascolto all’opinione altrui? Penso di no. Nessuno, eccetto voi stessi, può scegliere il vestito che è vostro. Se vi è piaciuto incondizionatamente, potete stare assolutamente certi che gli altri, vedendovelo addosso, rimarranno estasiati. Per quanto riguarda i prezzi, posso dire una cosa sola: il vostro vestito non si trova necessariamente in negozi cari. Ma se proprio fosse cosi, il Transurfing vi aiuterà a eliminare il problema dei soldi dalla vostra vita. Se individuerete il vostro fine e lo perseguirete, lasciando da parte i soldi, allora questi arriveranno da soli, e in abbondanza.

Come vedete, il processo di scelta di un vestito o di un altra cosa abbraccia tutti i principi fondamentali del Transurfing. Eccoli: andate in giro per i negozi come se visitaste una mostra, osservate senza porvi l’obiettivo di trovare a tutti i costi qualcosa. Di conseguenza rinunciate al desiderio di raggiungere il fine. Siete tranquillamente consapevoli del fatto che la vostra cosa vi sta aspettando da qualche parte, e sapete perfettamente come distinguerla da un’altra. Significa che l’importanza è al livello minimo. Vi risvegliate subito dopo che la decisione è stata presa e vi rendete conto di come è avvenuto il processo. Ne risulta che agite consapevolmente e definite da soli lo scenario del gioco. Prendendo la decisione finale, fate assegnamento sullo stato di benessere dell’anima e non vi sbagliate, perché c’è un sostegno sicuro in questo mondo instabile: l’unità dell’anima e della ragione. Infine, vi semplificherete di molto il compito se eviterete di pianificare rigidamente le vostre azioni, di legarvi a degli impegni e di curvare caparbiamente la vostra linea, ma vi affiderete piuttosto alla corrente delle varianti. La vita è una festa leggera, se ve lo volete permettere. In modo tranquillo e senza insistenza vi prendete quello che vi spetta, che è vostro. Ebbene, ora avete in mano una tecnica semplice e potente. Potete andare tranquillamente in un negozio, e anche se in quello stesso, giorno non comprerete niente, vuol dire che vi siete risparmiati una cosa che non è vostra. Sarete tranquilli e sicuri di voi stessi, perché sapete che il vostro oggetto si trova da qualche parte e vi sta aspettando. Lo troverete immancabilmente. L’importante è non dimenticare che prima di rispondere “si” o “no” bisogna svegliarsi e rendersi conto delle proprie sensazioni. Nel caso in cui stiate scegliendo dei vestiti non per voi ma, per esempio, per vostro figlio, questa tecnica non funziona. O meglio, funziona, ma non con la stessa precisione. La vostra anima non può scegliere una cosa destinata a qualcun altro. Per questo motivo, in questo caso è meglio seguire criteri di ordine pratico. Allo stesso tempo, però, date al bambino la possibilità di scegliersi i vestiti da solo. I bambini, a differenza degli adulti, sanno trovare le cose che sentono loro. Ovviamente questa tecnica è applicabile non solo in caso di scelta di vestiti, ma in qualsiasi altra occasione, nella quale si renda necessario scegliere qualcosa per sé. E vorrei tanto sperare che il libro che tenete in mano sia proprio quello vostro. Come dettare la moda E voi vorreste diventare dei legislatori della moda? Prima non vi restava che prestare attenzione a come si vestono gli altri e cercare di andare al passo con la moda. Ma non vi siete mai chiesti chi crea la moda? Ebbene, la moda non nasce negli atelier degli stilisti famosi, essi l’afferrano al volo solamente. Le nuove tendenze della moda vengono create dalle persone relativamente libere dai pendoli. Queste persone seguono solo i loro giudizi indipendenti e le loro

preferenze e per questo diventano legislatori della moda. Si vestono come comanda il loro cuore e ci azzeccano. Poi la loro idea viene notata dagli altri, afferrata e spontaneamente diffusa. Se si segue ciecamente la moda, si rischia di rovinare il proprio aspetto. Se siete attenti, potete scoprire persone eleganti vestite assolutamente fuori dai canoni della moda. Guardandole si vede subito che in esse c'è qualcosa, e a nessuno passa per la mente di giudicarle “fuori moda”. Al contrario, si vedono ovunque persone vestite all’ultima moda ma è una pena guardare, tanto stanno male con i vestiti che indossano. Gli imitatori seguono ciecamente il cammino dell’intenzione interna verso un fine altrui, determinato dai pendoli della moda. Essi non pensano alle proprie preferenze e si sottomettono alla regola dei pendoli “fai come me”. E qui vorrei menzionare un proverbio francese: “Non devi temere di apparire fuori moda, devi temere piuttosto di apparire ridicolo”. L’aspetto esteriore della moda è lo stile, mentre la sostanza interiore è quello che va bene proprio a voi nel contesto di un dato stile. Occorre solo capire precisamente cosa volete: essere alla moda o essere eleganti? Non è la stessa cosa. E secondo voi che cos’è meglio? Vi potete anche abbigliare con un gusto fuor d’epoca, secondo uno stile strettamente “retro”. Ma se è veramente vostro, farete morire tutti d’invidia! Forse avrete già capito che seguire la moda non è altro che partecipare al gioco dei pendoli della moda. Le tendenze della moda appaiono velocemente, e altrettanto velocemente scompaiono. È uno dei pendoli più effimeri. Non c’è assolutamente nulla di male se vi siete trovati sotto la sua influenza. L’importante è che ne siate consapevoli e che traiate dalla moda un diretto vantaggio per voi stessi, senza darle così semplicemente il vostro tributo. Anche voi potete creare senza problema il vostro pendolo della moda. È molto semplice. Vi basterà voltare le spalle ai pendoli e rivolgervi verso di voi. Ponetevi il fine di apparire interessanti ed eleganti. Non bisogna concretizzare niente. Andate semplicemente in giro per negozi e guardate i vestiti secondo i principi del metodo prima riportato. Dimenticatevi della moda imperante, prestate solo attenzione alle sensazioni che provate quando guardate una cosa. Disinserite il vostro apparato analitico, smettetela di pensare, confrontare e in generale ragionare. Non appena vi accorgete che state ragionando e analizzando, interrompete subito quest’inutile processo. Mettetevi in ascolto del fruscio delle stelle del mattino. Probabilmente non avrete successo subito. Fissatevi un tempo determinato e rinunciate al desiderio di realizzare il vostro fine. Del resto, se non riesce niente, non avete niente da perdere. Liberatevi dell’obbligo di raggiungere il fine. Sbarazzatevi dell’importanza e allentate la presa. Girate semplicemente per i negozi e guardate i vestiti, provateveli per curiosità. Affidatevi alla corrente delle varianti. Sarà utile proiettare in cesta allo stesso tempo la diapositiva del vostro fine, ma non dovrà essere una immagine concreta di come apparite. La diapositiva

dev’essere costituita dalle sensazioni che provate sapendo che attirate gli sguardi degli altri e apparite eleganti, interessanti e originali. Rinunciate al desiderio di trovare qualcosa di affettato, fuori dal comune a tutti i costi. La stravaganza non è affatto garanzia di successo. Credetemi, farete comunque delle scoperte inaspettate. Dopo un po’ di tempo troverete immancabilmente una soluzione originale. Non appena l’unità dell’anima e della ragione sarà raggiunta, proverete una sensazione imparagonabile, una sorta di miscela di stupore ed entusiasmo. Lo capirete subito e non direte: “È proprio quello che mi serve”. Vi verrà voglia di esclamare qualcosa del tipo:"No, non è possibile! E' da andare fuori di testa'”. Proprio così. Le vostre possibilità sono limitate solo dalla vostra personale intenzione. II segreto del successo sta nel liberarsi dall’influenza dei pendoli e seguire il proprio cammino. E cosa fanno i pendoli quando vedono che all’orizzonte è comparsa una nuova stella? Come sapete già dal capitolo precedente, l’accendono. Non gli resta altro da fare che fare di voi delle stelle, cioè dei beniamini. I pendoli tentano di tenere tutto sotto controllo, per questo motivo vi aiuteranno persino. E se avrete fortuna, creerete il vostro pendolo e ne diventerete i beniamini. Quanto detto, ovviamente, non riguarda solo gli abiti. Gli stessi principi possono essere applicati a tutto quello che fate. Essere se stessi è un privilegio! Ed è proprio quel privilegio che chiunque si può permettere. Però solo poche persone si arrischiano a farlo. La causa qui è solo una: la forte dipendenza dai pendoli. A questi ultimi servono delle marionette ubbidienti, non delle personalità libere. Resta solo da capire questo, liberarsi dell'influenza inutile e diventare se stessi. In altre parole, la vostra ragione deve inserire nell’elenco delle sue designazioni una semplice verità: chiunque possiede un tesoro prezioso, l'unicità della sua anima. Ogni persona si porta in tasca la chiave del suo successo ma non la utilizza. Che la vostra ragione prenda l’anima per mano, la porti al negozio e le permetta di scegliersi il giocattolo che preferisce. L'unità dell'anima e della ragione è una tale rarità che la si può letteralmente vendere a caro prezzo. Tutti i capolavori della cultura e dell’arte sono la manifestazione intrinseca di questa unità. Le stelle diventano tali solo perché le persone sono attratte da ciò che a loro stesse manca: l’unità dell’anima e della ragione. I fini altrui Finora abbiamo considerato il mondo esterno per l’uomo come uno spazio di varianti suddiviso in settori legati in linee della vita. Se i parametri di energia di emissione mentale dell’uomo coincidono con i parametri del settore, il settore s’incarna in una realizzazione materiale. Tuttavia, l’uomo stesso sul piano energetico si presenta come una sostanza individuale avente un suo spettro unico di emissione. Ogni individuo ha nello spazio delle varianti le “sue” linee

della vita, quelle che meglio si adeguano alla “freile” della sua anima. Sulle “sue” linee della vita l’uomo incontra il minimo di ostacoli, e tutte le circostanze si formano a suo favore. La “freile” dell’anima dell'uomo si inserisce con successo nella sua linea della vita e raggiunge con facilità i suoi fini. Allo stesso modo la chiave originale gira facilmente dentro la serratura e apre la porta chiusa. Non abbiamo necessità di sapere precisamente perché e come accade tutto questo. Ha senso solo il fatto che ogni persona ha il suo cammino. Se una persona persegue il suo fine attraverso la sua porta, tutto le riuscirà bene. Se invece una persona ha deviato dal suo cammino, le si riverseranno addosso contrarietà di tutti i tipi e la vita si trasformerà in una lotta continua per la sopravvivenza. Per l’anima è un’autentica tragedia. Vi contrariate se fa brutto tempo nel fine settimana, non è vero? Potete allora immaginarvi cosa sente l’anima quando l’occasione unica, fornitale da questa vita, si perde invano. L’anima vede che la ragione, rapita dai pendoli, si rovina tutta la vita senza poter cambiare nulla. La ragione, entrando in questo mondo, non sa precisamente che cosa bisogna fare, cosa volere, a che cosa aspirare. L’anima, se proprio non sa, almeno cerca di indovinare, ma la ragione non la ascolta. I pendoli prendono prontamente la ragione per il collo e la mettono alle strette, imponendole i loro fini e le regole del gioco. Essi obbligano le persone a scegliere i fini altrui e ad accalcarsi alle porte che non sono le loro. I deboli tentativi dell’anima di influire sulla ragione non portano a niente, tanto forte è l’influenza dei pendoli. A molti di voi nell'infanzia è stata inculcata la convinzione che il successo si può raggiungere solo con il sudore della fronte. E anche che bisogna andare con insistenza incontro al proprio fine superando ogni sorta di ostacolo. Una delle opinioni comuni più errate è che occorra lottare per la propria felicità, occorra mostrare tenacia, caparbia, superare tutti gli ostacoli che si sovrappongono per conquistarsi un posto al sole. Si tratta di uno stereotipo falso ed estremamente dannoso. Vediamo un po’ in che modo si è formato. L’uomo di solito capita sotto l’influenza dei pendoli e devia dal suo cammino. E' naturale che in questo caso trovi una moltitudine di ostacoli a intralciare la strada che è stato indotto a percorrere. Ma l’uomo vuole rincorrere la felicità, perciò si trova costretto a superare tutti questi ostacoli. Provate a indovinare: in che cosa consiste il suo errore? Nel fatto che persegue un fine a lui estraneo attraverso una porta altrui? No. La risposta di nuovo vi sembrerà inaspettata, come tutto in questo libro. L’errore dell’uomo sta nella falsa convinzione: “Se supererò tutti gli ostacoli, allora lì davanti troverò ad aspettarmi la fortuna”. Non è altro che una illusione. Lì davanti non c’è alcuna felicità. Per quanto l’uomo si sforzi, si troverà sempre in condizione di rincorrere un sole che sta tramontando. Su una linea altrui della vita nessuna felicità attende l’uomo, né in un futuro prossimo né in un futuro lontano.

Molte persone, dopo aver raggiunto con grande fatica il fine prefisso, non sentono niente, eccetto un senso di svuotamento. Dovè andata a finire questa felicità? Ma essa non c'era proprio fin dall’inizio, era solo un miraggio creato dai pendoli affinché l’uomo li nutrisse di energia lungo il cammino di una felicità illusoria. Ribadisco ancora una volta: davanti non c'è nessuna felicità, essa c'è ora e adesso, sulla linea corrente della vita, o non ce proprio. In che cosa consiste la felicità nel modello del Transurfing? Forse essa arriva se si riesce a raggiungere il proprio fine? Non avete indovinato neanche questa volta. La felicità arriva durante il movimento verso il proprio fine attraverso la propria porta. Se una persona si trova sulla sua linea della vita, sul suo cammino, si sente felice già ora, anche se il fine è ancora davanti. Così la vita si trasforma in una festa. Quando poi il fine verrà raggiunto, la gioia raddoppierà. Ma già il semplice movimento verso il proprio fine trasforma ogni giorno in una festa. Il movimento verso un fine altrui confina sempre la festa in un futuro illusorio. Il raggiungimento di un fine altrui produce delusione e svuotamento, ma non certo felicità. Il vostro fine è ciò che vi procura un autentico piacere. Non è ciò che apporta soddisfazione temporanea ma ciò che dà una sensazione di gioia di vivere. La vostra porta è la via del movimento verso il vostro fine, percorrendo la quale provate entusiasmo e ispirazione. Non si può dire che in questa via tutto si ottenga sempre facilmente. L’importante è che il movimento verso la vostra porta non vi svuoti ma, al contrario, vi riempia di forze. Se si va al proprio fine attraverso la propria porta, gli ostacoli si superano facilmente e la fatica non è un peso. Se invece nella via verso il fine investite tutti gli sforzi, lavorate senza ispirazione e vi stancate, significa che il fine non è il vostro o cercate di aprire una porta che non è la vostra. Rileviamo i segni caratteristici dei fini altrui. Un fine altrui è sempre una violenza su se stessi, una costrizione, un obbligo. Se nel vostro fine trovate una necessità forzata, anche se minima; potete tranquillamente rinunciarvi. Non sarete costretti a convincervi, se si tratta del vostro fine. Andare verso il proprio fine è un piacere. Il processo del suo raggiungimento procura piacere. Andate a un fine altrui superando una moltitudine di ostacoli. Il cammino verso un fine altrui è sempre una lotta. Al pendolo serve che voi eseguiate puntualmente il vostro lavoro di rotella dell’ingranaggio per il bene di tutto il meccanismo. Vi è difficile ma lo farete lo stesso, perché i pendoli hanno inculcato in voi il pensiero che tutto si ottiene con il sudore della fronte. Se sei un duro, devi superare te stesso",fare piazza pulita di ciò che intralcia il tuo cammino, fare il diavolo a quattro pur di conquistare il tuo posto al sole. Se invece sei un debole, sappi qual è il tuo posto e zitto. Un fine altrui interviene sotto la maschera della moda e del prestigio. I pendoli hanno necessità di allettarci verso linee altrui della vita, perciò cercheranno di farlo in tutti i modi. La carota deve avere un aspetto appetitoso,

solo allora la ragione le si butterà addosso a capofitto. I pendoli non possono costringervi in tutte le occasioni a osservare la regola “fai come me”. Dovete essere voi a volerlo. Per questo motivo si creano i miti della carriera di successo delle stelle. I pendoli dimostrano l’algoritmo del successo dei loro beniamini e vi mettono di fronte alla scelta: o ripetere una esperienza altrui, o restare con un pugno di mosche in mano. Come fate voi a sapere come si fa a raggiungere il successo? Loro invece lo sanno, e il risultato è sotto gli occhi di tutti. Tuttavia, come si è già detto, le stelle raggiungono il successo proprio perché forzano lo stereotipo "fai come me” e vanno avanti per la loro strada. L’algoritmo del vostro successo non è noto a nessuno, eccetto alla vostra anima. Un fine altrui seduce per la sua inaccessibilità. L'uomo è fatto in modo tale che lo attira tutto ciò che si trova sotto chiave, L'inaccessibilità produce il desiderio di possesso. Tale proprietà della psiche umana prende inizio dall’infanzia, quando si vuole tanto, ma solo poco è accessibile. Spesso succede che, se ci sì rifiuta di comprare un giocattolo a un bambino, egli si agita fino a che non l'ottiene. Ma una volta ottenuto il giocattolo, egli perde ogni interesse nei suoi confronti, Gli adulti hanno altri giocattoli, ma anch’essi si comportano come bambini. Un bambino adulto, per esempio, è privo di voce, di orecchio musicale, ma gli sembra di amare il canto. Di fatto questo “usignuolo” non vuole rassegnarsi al fatto che il canto non è la sua strada. Pensa; agli altri riesce bene, in che cosa sono peggiore di loro? Liberatevi dell’importanza del fine e rispondete alla domanda: desiderate qualcosa veramente con tutta l’anima o lo volete solo desiderare? Se attraverso il raggiungimento del fine volete dimostrare qualcosa a voi stessi e agli altri, vuol dire che il fine non è vero. Il vostro fine non vi deve pendere dal collo come un peso, al contrario, esso vi deve procurare un autentico piacere. Un fine altrui è imposto dagli altri. Nessuno, a eccezione di voi stessi, può definire il vostro fine. Potete ascoltare tranquillamente le istruzioni dei “sapienti” su come dovete comportarvi. Traete le conclusioni che vi servono e comportatevi come sapete. Ma non appena qualcuno comincia a insegnarvi a cosa dovete aspirare, rifiutate immediatamente questa grave invasione della vostra anima. Le bastano già le idee deliranti della ragione. Nessuno può indicarvi il vostro fine. C’è, a dire la verità, una eccezione: le frasi dette casualmente. Se ben ricordate, si diceva che le frasi casuali possono servire da segni. Il segno lo sentite subito. Una frase pronunciata senza premeditazione da qualcuno può inaspettatamente accendere nell’anima una scintilla. Se il vostro fine è stato toccato, l’anima si risveglia e aiuta a rendere consapevoli che è “ciò che serve”. Ma deve trattarsi di una situazione in cui nessuno cerca di convincervi o di mostrarvi la retta via, ma semplicemente, quasi “en passant”, viene fatta una osservazione o dato un consiglio. Un fine altrui serve a migliorare il benessere altrui. Se il fine non apporta miglioramenti alla vostra vita, significa che non è il vostro.

I fini autentici lavorano sempre a vostro vantaggio, per il vostro successo e benessere. Il vostro fine serve solo a voi. Se esso serve direttamente per la soddisfazione di esigenze altrui, per il miglioramento del benessere altrui, vuol dire che anche il fine è altrui. I pendoli, con ogni nobile pretesto, cercano di costringervi a servire gli altri. Di modi ce ne sono tanti. Sulle persone con un senso di colpa acuto agiscono di solito le parole "devi”, “sei obbligato”, “bisogna”, e costoro di fatto trovano consolazione nella compensazione dei loro peccati immaginari. Su altri può fare leva lo slogan “Si, ha bisogno del vostro aiuto”. Anche questo funziona. Capite bene che questi metodi si basano sull' importanza esterna e interna. Bisogna ricordare che noi viviamo soprattutto per noi stessi e non dobbiamo nulla a nessuno. Voi non potete rendere felici gli altri. In compenso potete danneggiarli, se sarete degli infelici. Un fine altrui suscita uno stato di disagio dell’anima. I falsi fini di nonna sono molto seducenti. La ragione con ebbrezza dipingerà ogni possibile merito del fine. Ma se, nonostante l’attrattiva del fine, sentite che c'è qualcosa che vi opprime, dovete essere onesti con voi stessi. La ragione certamente non vorrà ascoltare niente: tutto è magnifico e meraviglioso. E allora da dove viene fuori l’ombra di disagio? Ribadisco una regola importante del capitolo precedente: riflettendo sul fine, non pensate al prestigio a esso relativo, né alla sua accessibilità e ai mezzi per il suo raggiungimento. Prestate attenzione solo allo stato di benessere interiore. Provate a immaginare che avete già raggiunto il vostro fine e vi siete lasciati tutto alle spalle. Vi sentite bene o male? Se il piacere è intaccato da un timore o da una sensazione opprimente, vuol dire che si tratta del disagio dell'anima. Vale la pena legarsi a un fine altrui? II vostro fine sarà ancora più seducente e vi procurerà un maggior piacere se il disagio sarà completamente assente. Bisogna solo voltare le spalle ai pendoli e trovarlo. Se non vi soddisfa il posto che occupate in questo mondo o vi perseguita una catena d’insuccessi, vuol dire che a suo tempo siete capitati sotto l’influenza di pendoli distruttivi e avete seguito un fine altrui attraverso una porta non vostra. I fini altrui richiedono molta energia e lavoro. I vostri, per contro, si raggiungono facilmente, quasi da sé, tutto va liscio come l’olio. I fini e le porte altrui vi condannano alla sofferenza. Trovate il vostro fine e la vostra porta e tutti i problemi spariranno. Potete dire:"Ma se non so cosa voglio, come faccio a saperlo?”. Rispondo alla domanda con una domanda: “Ma avete provato, almeno una volta, a riflettere sulla questione?”. Per quanto strano sembri, le persone, nella stragrande maggioranza, sono talmente preoccupate dai problemi imposti dai pendoli che girano come trottole senza trovare il tempo per sé e la loro anima. Esse finiscono per risolvere le questioni relative a quello che esse veramente vogliono dalla vita al volo, di passaggio, senza pensarci, a tempo perso, sotto la pressione del problemi indotti. Non serve praticare lo scavo interiore, basterebbe almeno per un attimo calmarsi, isolarsi e provare a prestare ascolto al fruscio delle stelle del mattino.

E se non si ha voglia di fare niente? Ciò significa che il vostro potenziale energetico è estremamente basso. Lo stato di depressione e di apatia è chiaro sintomo che l’energia vi basta appena per sostenere la vostra sopravvivenza. In questo caso dovreste aumentare le vostre risorse esistenziali. La vostra anima non può non volere niente. Non avete semplicemente le forze per ascoltarla. La forzatura degli stereotipi Nonostante si sia parlato già abbastanza dei pendoli, vorrei riportare nuovi esempi dei modi in cui essi riescono a far deviare dal cammino. Chiedetevi ora se un pendolo non vi stia per caso imponendo un fine altrui sotto qualche nobile pretesto. Per esempio, chiamare in aiuto “un’anima buona” a sostegno degli animali indifesi, dei soldati feriti, dei bambini affamati o di qualcun altro che necessiti di aiuto. O esortare a rivolgere il cuore coraggioso lì dove si sta lottando per la libertà. Un’anima buona si precipita subito lì dove c’è bisogno del suo aiuto. Ebbene, di fatto a slanciarsi in aiuti non è l'anima buona” ma la “ragione buona”, e addirittura non buona ma semplicemente senza cuore. Questa ragione si è dimenticata della sua anima e si è precipitata ad aiutare le anime degli altri. È come lasciare in disgrazia i propri figli per salvare quelli degli altri. “La buona ragione” ha cacciato la sua anima dentro il guscio ed è rimasta a tu per tu con i suoi pensieri “sensati”. Si è formata un vuoto interno che deve in qualche modo riempire. I pendoli si prodigano subito a proporre tutti i tipi possibili di compensazioni. Vi mostreranno un largo assortimento di modi per spendere la propria energia per il bene altrui. Non è per caso che l'uomo risponde cosi vivamente agli appelli altrui, è per il suo vuoto interno. Ciò che gli stereotipi comuni fanno passare per bontà d’animo e cordialità di fatto potrebbe essere un semplice vuoto interiore. Il vuoto d’animo della ragione viene compensato con le premure verso gli altri, mentre le esigenze della sua anima rimangono insoddisfatte. Ai pendoli conviene far passare la cura degli altri per magnanimità. Come vedete, i pendoli possono formare abilmente degli stereotipi convincenti. Ma si tratta di bella demagogia. E com'è la vostra anima? Ma la vostra ragione è davvero pronta a lasciarla per il bene degli altri? Per questo morivo consiglio vivamente di voltare le spalle ai pendoli e liberare l’anima dal guscio. Amando voi stessi troverete il vostro fine. E nel cammino verso il fine farete atti buoni e utili. E sicuramente aiuterete molti poveri e infelici, perché avrete più possibilità per farlo. Ma fintantoché il fine non sarà stato individuato, siate molto contenuti rispetto a ogni tipo di appello esterno. La vostra importanza interna ed esterna dovrà essere al minimo livello. I pendoli necessitano in modo particolare di energia supplementare durante le loro battaglie. Supponiamo che due pendoli si accingano a intraprendere una lotta. Uno si

dichiara un giusto liberatore e accusa l' altro di essere un dittatore e un aggressore potenzialmente pericoloso. Al pendolo giusto, di fatto, serve semplicemente inghiottire il suo concorrente, impadronirsi del suo petrolio o di altre risorse ma di questo tace, imbastendo una campagna di propaganda capillare a difesa della libertà e della giustizia. Una persona che si è lasciata penetrare dall'importanza e ha abboccato all'amo del pendolo si dice: “Libererò il popolo oppresso, la farò vedere a questo dittatore e aggressore!”. Nel frattempo l’altro pendolo addestra il campo dei suoi sostenitori. Il pendolo-dittatore afferma di essere in realtà un buono, mentre colui che si dichiara liberatore è di fatto il vero aggressore. Un’altra persona, riempitasi d’importanza, freme dall’agitazione: ”Ma come? Hanno dichiarato una guerra e non me l’hanno chiesto? Scenderò in piazza a esprimere furiosamente la mia protesta”. Potrebbe anche precipitarsi al fronte e offrire la sua vita per la libertà altrui. Come vedete, i sostenitori sia dell’una che dell’altra parte vengono coinvolti nella lotta dei pendoli per il semplice motivo che hanno dentro di sé una importanza interna ed esterna troppo alta, mentre la loro anima è vuota e alla fine non si riempie ma, al contrario, si svuota ancora di più. Infatti, che cosa ottengono i sostenitori coinvolti in una lotta? I sostenitori della guerra dopo si convincono di essere stati ingannati, si rendono conto che la guerra non era necessaria e che essa apporta disgrazia a tutti i partecipanti. Anche i sostenitori della pace si prendono una bella botta sul naso. Quel popolo indifeso che era stato attaccato dal pendolo-aggressore ripudia d’urgenza il governante vinto e già sfonda l’ambasciata del paese difensore della pace, ne ruba gli aiuti umanitari e comincia a strisciare davanti all’aggressore. È assolutamente evidente che tutti i grandi ideali in nome dei quali, durante le battaglie dei pendoli, lottano i loro sostenitori, somigliano a delle bolle di sapone. All'interno regna il vuoto dell’anima e in superficie si dispiega la pellicola iridescente dell’importanza gonfiata. Ma possibile che tutto questo scompiglio serva alle anime dei sostenitori? Quando un fine da voi individuato serve non concretamente voi ma altri, lo potete verificare in un modo semplice. Se l’attenzione verso gli altri è imposta dall’esterno, non è importante in che modo, vuol dire che si tratta di un fine altrui. Se invece l’interesse per gli altri viene da dentro, dal profondo dell’anima, significa che questo fine potrebbe essere il vostro. Per esempio: “Amo occuparmi dei miei animali domestici, non mi pesa assolutamente”; oppure: “Amo i miei figli (nipoti) e mi piace occuparmi di loto, vedere come crescono, gioire insieme a loro”. Tuttavia, quando crescono, vi toccherà cercarvi un altro fine. Nessuno, tranne voi, può indicarvi il vostro fine. Esiste solo un modo per trovarlo: ridurre l'importanza, voltare le spalle ai pendoli e rivolgersi alla propria anima. Amare innanzitutto se stessi e occuparsi in primo luogo di sé.

Solo così si può trovare la strada che porta al proprio fine. L’errore della ragione sta ancora nel fatto che essa cerca subito di valutare quanto è reale il raggiungimento delfine e di calcolare in anticipo tutti i modi e i mezzi. Infatti, secondo la ragione tutto dev’essere sensato. Se la realtà del raggiungimento del fine viene messa in dubbio, allora il fine viene rifiutato o risposto nel cassetto di un lontano futuro. Con questo tipo di rapporto l’uomo non riuscirà mai a sintonizzarsi sulla linea della vita relativa al fine. Al contrario, riflettendo sui mezzi di raggiungimento l’uomo si sintonizza sulla linea dell’insuccesso. Infatti, nei suoi pensierosi proietta ogni sorta di scenario d’insuccesso. Il fine non verrà raggiunto con i mezzi soliti e anche i miracoli non avverranno. Un compito difficile da raggiungere si realizza veramente di rado nei limiti della visione abituale del mondo, e di fatto proprio così dev’essere, giacché i parametri dello scettico non corrispondono in alcun modo alla linea del fine raggiunto. Il miracolo si compirà solo nel caso in cui forzerete lo stereotipo comune e penserete non ai mezzi di raggiungimento ma al fine stesso. Allora ciò che prima sembrava non reale si paleserà d’un tratto da un altro punto di vista. Inaspettatamente, quasi per caso, si aprirà un cammino decisamente reale per il raggiungimento del fine. Nel quadro dell’abituale visione del mondo ciò sembrerà una coincidenza prodigiosa. E in questo caso alla ragione non resterà altro da fare che allargare le braccia ed esclamare: “E chi poteva saperlo?". Dal punto di vista del Transurfing non c’è nessun miracolo. Vi siete semplicemente sintonizzati sulla frequenza della linea finale, avete acquisito la risolutezza ad avere e l’intenzione esterna vi ha trasportato su questa linea della vita. E lì compaiono nuove possibilità, si aprono nuove porte della cui esistenza non potevate nemmeno sospettare mentre vi trovavate sulla precedente linea. Siamo talmente abituati agli stereotipi fissi che li accettiamo come una esperienza preziosa accumulata dall’umanità. In realtà, sono i pendoli a formare gli stereotipi e le persone quasi per forza concordano con essi. Tutta la società è fondata su pendoli che vivono e si sviluppano autonomamente, secondo leggi proprie, come sostanze energetiche d’informazione che sottomettono i loro sostenitori. La loro influenza sull’uomo è talmente grande che la ragione umana ne rimane letteralmente annebbiata, perdendo la capacità di pensare in modo indipendente e consapevole. Si pensi per esempio ai crimini dei nazisti tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale. I nazisti hanno compiuto dei massacri terribili. Ma pensate che fossero tutti degli uomini crudeli con tendenze patologiche sadiche? No, in gran parte erano persone normali come noi. Avevano le loro famiglie, amavano i loro cari e si preoccupavano di loro. Dopo la guerra si sono reinseriti nella vita civile di tutti i giorni e sono diventati nuovamente dei normali e bonari cittadini. E perché, allora, un retto padre di famiglia, trovandosi in guerra, si trasforma in una bestia? Perché la sua ragione si trova in potere dei pendoli. I sostenitori, coinvolti nelle battaglie dei pendoli, non si rendono letteralmente conto di

quello che fanno. Ciò si coglie con massima evidenza negli atti, a volte assurdi e crudeli, degli adolescenti. La psiche giovane e incerta è particolarmente indifesa e facilmente sottoposta all’influenza esterna. Provate a prendere singolarmente un adolescente” Vi sembra crudele? Assolutamente no, e i suoi genitori possono giurare che non lo è. Ma capitando sotto l’influenza di un pendolo, diventando, per esempio, una parte della folla, smette di rendersi conto di quello che sta facendo. La ragione di un membro della folla dorme in senso strettamente letterale, poiché è presa al gancio dal pendolo. Vi ricordate cosa si diceva del meccanismo del passaggio indotto? Tutto il male, le crudeltà e le violenze del mondo non sono il prodotto della bassa natura degli uomini, come si è soliti dire, ma della natura avida dei pendoli. L’anima dell’uomo non conosce il male. Tutto il male è concentrato nella ragione, come una patina dell’influenza distruttiva dei pendoli. I pendoli attivano le persone a usare violenza non solo verso gli altri ma anche nei riguardi di se stessi. Cosa ne dite dello slogan da duri: “Chi non rischia non beve lo champagne?”. Questo slogan contiene una provocazione, un appello a mettere sul piatto la propria felicità o la propria vita in nome di un fine altrui. Ovviamente, se l’idea non è altrui ma è propria e il rischio è giustificato, forse vale la pena di rischiare. Tuttavia non c’è niente di più stupido di un rischio ingiustificato con una minaccia per la salute o la vita. Sono i pendoli a spingere le persone verso azioni rischiose, perché la paura, là tensione e l'eccitazione, le sensazioni che prova colui che rischia, sono i loro piatti energetici preferiti. Il pendolo, sfruttando lo stereotipo della falsa audacia, o con l’aiuto di un sostenitore concreto, cerca di agganciare la sua vittima: “Dai, non aver paura! Fai vedere di che cosa sei capace! Non vorrai mica fare la parte del vigliacco?”. E l’uomo, colmo d’importanza interiore, si lancia a dimostrare a se stesso e agli altri di cosa è capace. In questo momento egli si trova nella rete di un falso stereotipo, e non gli passa neanche per la mente che non è obbligato a dimostrare niente a nessuno e può tranquillamente infischiarsene dell'opinione dei manipolatori. Il senso d’inferiorità costringe l’uomo a farsi comandare a bacchetta dal pendolo. È evidente che un rischio ingiustificato non è affatto una manifestazione di coraggio ma piuttosto un’aspirazione a nascondere i propri, e peraltro falsi, complessi. E la ragione, in modo irresponsabile, dispone della vita della sua anima per compiacere dei dubbi stereotipi. La povera e piccola anima, raggomitolatasi tutta, segue con orrore quello che fa la ragione scatenata, ma non può intervenire. La ragione si comporta con l’anima, nel migliore dei casi, come un fallito cronico che sfoga la sua nullità sui familiari, e nei peggiore dei casi come un alcolizzato impazzito che picchia il suo figlioletto indifeso. Fate sì che la vostra ragione si riscuota da questa invischiante allucinazione. Essa ha un tesoro meraviglioso e inestimabile, la sua anima. Unendo la ragione e l’anima otterrete una forza e una libertà autentiche. Non abbiate paura di

forzare gli stereotipi formati dai pendoli. Vi si schiuderà l’autentica natura di molte cose di questo mondo. Forzando gli stereotipi aprirete le porte chiuse. Ivostri fini Presumo a priori che abbiate un vostro desiderio segreto e vi immaginiate almeno approssimativamente di come poter fare per raggiungerlo. Ma anche se non avete idea del modo in cui si possa avverare il vostro desiderio, non è grave. Se avete la risolutezza a ottenere, la variante giusta si trova. La cosa più importante è definire l’autentico desiderio segreto e acquisire la risolutezza ad avere e ad agire. L’intenzione trasforma il desiderio in fine. Un desiderio senza intenzione non si avvera mai. Ma all’inizio bisogna chiarire precisamente che cosa volete dalla vita. Le formule indistinte del tipo “Voglio diventare ricco e felice” non funzionano. Immaginatevi che state andando in giro per la città senza un fine concreto. Vagate alla cieca, dove vi portano le gambe. Dove arriverete? Non si sa. Se invece c’è un punto concreto di destinazione, allora presto o tardi ci arriverete, anche se l’itinerario non è ben conosciuto. La stessa cosa succede nella vita: se non avete un fine, siete come una barchetta di carta in mezzo a un fiume impetuoso. Se invece c'è un fine e aspirate a esso, potete raggiungerlo. Ma potete anche non raggiungerlo. La garanzia al cento percento di raggiungimento del fine esiste solo in un caso: se il fine è vostro e gli andate incontro attraverso la porta giusta. In questo caso niente e nessuno vi potrà ostacolare, perché la chiave della “freile” della vostra anima si adatta perfettamente alla serratura del vostro cammino. Nessuno vi toglierà ciò che è vostro. Quindi il problema del raggiungimento del fine non esiste. Il problema sta solo nel trovare il fine e la porta a esso relativa. Innanzitutto il fine non è definito da esigenze temporali. Esso deve rispondere alla domanda: cosa volete dalla vita? Cosa renderà la vostra vita gioiosa e felice? Solo questo ha significato. Tutto il resto è da considerarsi un guscio dei pendoli. Individuate il vostro fine principale. Il suo raggiungimento comporterà la realizzazione di tutti gli altri desideri. Se non vi viene in mente niente di concreto, all’inizio potete formulare un fine generale, come per esempio il seguente: volete avere dalla vita il benessere e l’agio. Che cosa intendete per benessere e agio? Il bisogno di avere una casa, una macchina, bei vestiti e altri attributi di vita confortevole si può sostituire con un unico fine: avere un lavoro ben pagato. Tuttavia, capirete bene che non si tratta di un fine ma di una porta, peraltro indefinita. Un lavoro ben pagato si può sostituire con una formula concreta, diventare un bravo specialista o uno specialista unico nel suo campo. A cosa anela la vostra anima? A questo punto, però, emerge un interrogativo: questo lavoro riempirà tutto il senso della vostra vita? Se è così, siete fortunati: il vostro fine coincide con la

vostra porta. Supponiamo che la vostra anima aneli a un determinato settore delle scienze, della cultura o dell’arte. In questo caso, occupandovi della vostra attività preferita, farete delle scoperte e creerete dei capolavori. La felicità in una simile linea della vita si trova ora e adesso, e non da qualche parte davanti. Tutti gli attributi di una vita confortevole che gli altri si conquistano con grande fatica, per voi arriveranno da soli, come qualcosa di scontato. Infatti, state procedendo lungo il vostro personale cammino. Se però l'occupazione scelta, anche se è la preferita, non risulta tuttavia l’unica che possa portarvi gioia e riempire la vostra intera vita di tutti gli attributi del benessere, vuol dire che questa occupazione può essere considerata una porta, e non la si potrà, allora, considerare un fine. Non dimenticatevi che il vostro fine dovrà trasformare la vostra vita in una festa, con tutti gli annessi e connessi. Non pensate per il momento ai mezzi di raggiungimento del fine, cioè alle porte. L’importante è definire il fine, poi le porte, col tempo, si troveranno da sole. Rispondete alla domanda: A cosa anela la mia anima, cosa trasformerà la mia vita in festa? Lasciate ogni pensiero sul prestigio o l’inaccessibilità del fine presupposto. Non vi deve turbare alcuna limitazione. Se non ci credete, fate almeno finta che tutto vi sia accessibile e resti solo da scegliere. Non imbarazzatevi e ordinate quanto più potete. Volete avere una barca? E cosa ne pensate di uno yacht privato? Volete avere un appartamento? E cosa ne pensate di una palazzina vostra? Volete diventare il capo dipartimento? E cosa ne pensate di un incarico di presidente della società? Volete lavorare tanto per avere tanti soldi? E cosa ne pensate di non lavorare proprio e vivere alla grande? Volevate comprare a prezzo vantaggioso un terreno per costruirci una casa? E cosa ne pensate di una vostra isola privata nel Mediterraneo? Questo “E cosa ne pensate di...?” può continuare all’infinito. Non potete nemmeno immaginare quanto siano modeste le vostre richieste rispetto a ciò che potreste ottenere se andaste lungo il vostro cammino e attraverso la vostra porta. Non pensate al vostro desiderio con la ragione. Dedicate il tempo che serve per chiarire che cosa vuole la vostra anima. L’espressione “questo mi piace con tutta l’anima” parla da sola. Essa mostra non l’opinione, ma il rapporto. L’opinione è il prodotto dell’attività intellettuale della ragione. Il rapporto viene dal profondo dell’anima, per questo solo il rapporto può servire da determinante dei fini personali e altrui. Nell’individuazione del fine occorre chiedersi: “Come mi sento nell’involucro del fine raggiunto?”. Supponiamo che abbiate pensato a un desiderio. Per verificare se si tratta proprio del vostro desiderio, ponetevi due domande. La prima: questo mi serve veramente? La seconda: in fin dei conti, ma mi serve veramente? Provate a misurare su quel determinato desiderio tutti gli indizi di un fine altrui.

Desiderate effettivamente con tutta l’anima quest’oggetto o solo volete desiderarlo? Non state per caso cercando di dimostrare qualcosa a voi stessi e agli altri? Veramente lo volete? Forse è un tributo alla moda o al prestigio? A un invalido potrà sembrare di volere con tutto il cuore pattinare sul ghiaccio, ma di fatto questo fine non è dettato dal cuore ma dall’offesa per il suo stato di handicap. Il fine seduce per la sua inaccessibilità. Se il fine è difficile da raggiungere, provate a rinunciarvi e seguite il vostro modo di relazionarvi a esso. Se avete provato un senso di sollievo, vuol dire che quel fine non è il vostro. Se invece provate indignazione e un senso di protesta, significa che il fine può essere il vostro. L’unico criterio sicuro nella scelta del fine può essere il disagio dell’anima. È la reazione negativa dell’anima a una decisione già presa dalla ragione. Lo stato di benessere dell’anima si può verificare solo dopo che la ragione ha preso la decisione nell’individuazione del suo fine. Provate a immaginare di avere già ottenuto il vostro fine e di aver lasciato tutto ormai alle spalle. Non appena lo avete fatto, bisognerà cessare ogni esame del fine e prestare ascolto alle sensazioni dell’anima. Vi sentite bene o male? Se al piacere si mescola un timore o una grave sensazione di peso, o un senso di necessità o di obbligo, significa che l’anima dice chiaramente “no”. La ragione non può nemmeno presupporre quali contrarietà celi dentro di sé il fine, anche se è avvolto in una bella confezione. E invece l’anima le sente. Il senso di disagio può essere vago e indistinto. Attenti, però, a non confondere la rigidità dell’anima con il disagio. Come già si diceva nel capitolo precedente, la rigidità o la sorta di fastidio che può provare l’anima deriva da una situazione di singolarità: “Ma è davvero tutto per me?”. Il disagio dell’anima, invece, è una sensazione penosa di oppressione, di peso, che si palesa vagamente sullo sfondo dei ragionamenti ottimistici della ragione. Se la rigidità dell’anima può essere eliminata con l’aiuto delle diapositive, il disagio dell’anima no. L’errore più grande sarebbe considerare di non essere degni di quello che volete. È una enorme assurdità. Sono i pendoli che vi hanno costretto ad appendervi addosso questa etichetta primitiva. Siete degni di tutto il meglio che c’è. Comunque, non abbiate fretta di emettere un verdetto definitivo. Provate a sperimentare il vostro fine usando le diapositive. Se vi rendete conto che col tempo la sensazione opprimente non passa, vuol dire che avete a che fare con il disagio dell’anima. Se provate un disagio interiore a causa di qualche aspetto legato al fine stesso, vuol dire che il fine non è vostro. Se provate un disagio interiore perché siete coscienti che il fine è difficilmente raggiungibile, vuol dire che esso non entra nella sfera del vostro benessere o avete scelto una porta altrui. Non pensate ai mezzi di raggiungimento fintantoché non avrete individuato il vostro fine. Se non riuscite a immaginarvi chiaramente nel ruolo desiderato, significa che non siete ancora pronti ad accettarlo. La sfera del benessere, in questo caso, può essere ampliata con l’aiuto delle diapositive. Delle porte potete anche non

preoccuparvi. Vi si richiede solo la risolutezza ad avere, allora l’intenzione esterna prima o poi vi indicherà la porta giusta. Non lasciatevi sedurre dalla tentazione di definire come vostro fine i soldi, e pensare, per esempio, che quando avrete denaro risolverete tutti i vostri problemi e saprete che cosa comprare. Vi ricordate cosa si diceva della cassaforte piena di banconote nel capitolo “Le diapositive”? Si diceva che i soldi non possono servire da fine ma solo da mezzo. Potete subito concordare con questa posizione, essa però non è affatto un affermazione triviale. Siamo cosi abituati ai soldi che possiamo ridurre praticamente tutto al suo equivalente in denaro. Ma i soldi sono una categoria astratta, destinata alla ragione e in nessun modo all’anima. L’anima non ha idea di cosa si possa fare con i soldi, poiché essa non sa pensare in astratto. L’obiettivo finale deve essere comprensibile per l’anima. L’anima deve sapere che cosa volete comprare con i soldi che avete chiesto: una casa, un casinò, un’isola, eccetera. Non si parla neanche dei mezzi, l’importante è che ciò piaccia all’anima. Fintantoché la vostra contabilità interna continuerà a contare i mezzi per il raggiungimento del fine, non riuscirete a individuare il fine e a sintonizzarvi sulla linea della vita a esso relativa. Attivate il vostro Guardiano e riscuotetevi ogni volta che la vostra ragione cerca di evitare di rispondere alla domanda “Cosa voglio dalla vita?”. Lo stereotipo dell’irraggiungibilità del fine è quello più radicato, quindi vi servirà armarvi di pazienza. La ragione cercherà di rispondere a un’altra domanda: “Come fare per raggiungere quello che voglio?”. Ebbene, ora è la vostra anima che dovrà dire alla ragione: “Taci, non è un compito tuo, stiamo scegliendo il nostro giocattolo!”. Dovete aspirare in tutti i modi a liberarvi dai pendoli distruttivi, ma ciò non significa che dobbiate isolarvi completamente. Tutti i rapporti sociali sono costruiti sulla loro influenza, perciò o si va sull’Himalaya o ci si cercano i propri pendoli. Fanno presto gli eremiti a “parlare con l’Eternità” mentre si trovano lontani dai pendoli. Ma basta che uno di questi eremiti ritorni nell’ambiente aggressivo formato da queste strutture perché perda subito il suo equilibrio e la sua capacità di estraniamento. Anche il vostro fine appartiene a un qualche pendolo, ma non ce alcun rischio di minaccia, l'importante è che il vostro fine sia autentico. Individuate il vostro fine e il pendolo farà di voi un suo beniamino. Potere persino creare un nuovo pendolo. L’importante è realizzare il proprio diritto di libertà di scelta e non permettere ai pendoli di sottoporvi al loro controllo. Non sarete in grado di individuare il vostro fine per mezzo di analisi e ragionamenti. Il vostro autentico fine lo può identificare solo la vostra anima. L’analisi è un’attività della ragione. L'anima non sa pensare. E' solo in grado di vedere e sentire. Compito della ragione nel processo dì ricerca del fine non è quello di cercare. La ragione lo farebbe come al solito, cioè con il metodo dell’analisi e della costruzione di catene logiche sulla base di stereotipi e luoghi comuni. Se si

potesse definire il proprio cammino in questo modo, tutti gli uomini sarebbero felici. Compito della ragione sta invece nel far passare attraverso di sé tutte le informazioni esterne, prestando la massima attenzione allo stato di benessere dell’anima. La ragione deve solo darsi una impostazione: sto cercando ciò che trasformerà la mia vita in una festa. E poi far passare semplicemente attraverso di sé le informazioni provenienti dall’esterno e seguire le sensazioni dell'anima dalla posizione dell’impostazione che si è data. Una ricerca attiva del proprio cammino non porterà a niente. Non preoccupatevi, aspettate e osservate. Se la ragione è impostata sulla ricerca, le informazioni necessarie arriveranno da sole. A un certo punto otterrete delle informazioni che risveglieranno in voi un vivo interesse. L’importante è che la ragione, in questo momento, non intervenga con i suoi ragionamenti ma si limiti a prestare attenzione allo stato di benessere dell’anima. Si può affrettare da soli l’arrivo delle informazioni necessarie. A questo scopo sarà utile ampliare la sfera dei propri interessi. Andate dove non siete mai stati: al museo, in escursione, al cinema, dall’altra parte della città, in libreria, dove volete. Non bisogna Fare ricerche attive ma semplicemente espandere il diapason delle informazioni esterne. E poi mettersi a osservare. Non fissatevi un tempo, non serratevi in barriere temporali ed evitate di trasformare la ricerca del fine in obbligo. Tenete semplicemente nei vostri pensieri quest’orientamento: sto cercando ciò che trasformerà la mia vita in una festa. Seguite le vostre sensazioni con maggiore attenzione di quanto facevate prima. Fate in modo che questa impostazione sia sempre presente come regime di fondo. Filtrate ogni tipo d’informazione che ricevete attraverso la domanda: cosa sento a questo proposito, mi piace o no? Prima o poi riceverete qualche segno o qualche informazione che vi farà letteralmente palpitare il cuore: “Questo sì che mi piace!”. Meditate su quella determinata informazione considerandola dà tutti i punti di vista, vigilando attentamente sullo stato di benessere dell’anima. Ecco, finalmente siete riusciti a liberarvi dalla tentazione di ragionare sui mezzi e avete individuato il vostro fine. Quando arriverà la risolutezza ad avere e agire in nome del raggiungimento di questo fine, allora lo strato del vostro mondo subirà un'incredibile trasformazione. Ed ecco che cosa succederà: vi sarete liberati dal peso dei falsi fini e avrete incominciato a respirare liberamente; non avrete più necessità di costringervi a fare quello cui l’anima non anela; avete rinunciato a lottare per una felicità illusoria al futuro e vi siete permessi di avere qui e ora; prima cercavate di riempire il vuoto dell’anima con i surrogati di seconda scelta proposti dai pendoli, ora invece la ragione ha fatto uscire l’anima dal guscio e si è instaurata un’incredibile sensazione di leggerezza e libertà, come se fosse arrivata la primavera a risvegliarvi dal lungo letargo invernale. La penosa sensazione di oppressione e peso è sparita. Converrete con me che è molto più piacevole muoversi verso il proprio fine

rendendosi conto di aver cercato dentro di sé quello che prima, invano, cercavate dì trovare nel mondo esterno. La vostra ragione si è sbarazzata dell’inutile ciarpame dei fini altrui, ha rinunciato alle riflessioni inutili sui mezzi per il raggiungimento del fine e ha semplicemente inserito il compito giusto nello strato del proprio mondo. L’anima si è scelta il giocattolo che voleva e si è messa a saltare e a battere le mani per la gioia. Avete forzato i falsi stereotipi e vi siete permessi di avere, nonostante l’apparente inaccessibilità del fine. E per questo davanti a voi si sono aperte le porte che prima erano chiuse. E qui la ragione si è finalmente resa conto che il fine è realmente raggiungibile. Ora la vita si trasformerà in una festa, perché l’anima correrà saltellando dietro alla ragione che ha fatto entrare il fine nello strato del suo mondo. L’anima e la ragione ora camminano a braccetto lungo la strada bella e dritta che porta alla felicità, che è qui e ora. Le vostre porte Se lungo il cammino verso il fine si è costretti a superare continuamente ostacoli, vuol dire che è stato scelto un fine che non è il vostro, o che state procedendo attraverso una porta che è di altri. L’unico aspetto della vita che si può considerare importante è la definizione del vostro fine e della vostra porta. Aspirando a fini altrui rischiate di spendere tutta la vita senza ottenere niente. Non c’è nulla di più triste del riconoscimento che tutti gli sforzi sono stati investiti invano e la vita non si è realizzata. I pendoli hanno abituato le persone a fare quello che serve a loro e addirittura ad accettarlo come se fosse dovuto. Lo stereotipo della necessità obbligata arriva all’assurdo: si può pensare che la vita sia una condanna che tutti devono scontare, o un obbligo di lavoro che tutti devono assolutamente prestare. L'uomo si abitua cosi facilmente alla necessità da permettere inconsciamente alle autentiche inclinazioni della sua anima di alienarsi nell’angolo più lontano della sua coscienza e stare lì in attesa di tempi migliori. Ma la vita finisce e i tempi migliori non arrivano lo stesso. La felicità è lì che fa capolino da qualche parte nel futuro. Un falso stereotipo afferma che, se si vuole che arrivi il futuro sperato, bisogna conquistarselo, prenderselo con la forza, con grande fatica. Le persone spesso rinunciano alle loro attività preferite per motivi materiali. Le attività vengono suddivise in hobby e lavoro vero e proprio, che deve fruttare un determinato reddito. La necessità obbligata è, insieme all’impostazione dei falsi fini, uno dei metodi usati dai pendoli nei loro tentativi di allontanare il più possibile l’uomo dal suo cammino. In realtà persino con gli hobby si può guadagnare bene, se essi sono un vostro fine. Se siete costretti a rinunciare alle vostre attività preferite solo perché non producono alcun reddito, allora vi conviene definire se quest’attività ha o meno un rapporto con il fine prescelto dalla vostra anima. La vostra attività preferita potrà trasformare la vostra vita in una festa o no? Se quest’attività non ha

rapporti con il vostro fine significa che non si può dire con precisione se vi apporterà un reddito o no. Ma se siete sicuri che la vostra attività è il vostro fine, allora potete tranquillamente aspettarvi dalla vita la comparsa di attributi di benessere. Quando il fine coincide con la porta, una persona non ha la necessità di preoccuparsi del suo benessere materiale, arriverà tutto da solo se la persona lo vorrà. Tuttavia, il falso fine della necessità obbligata non permette all’uomo di dedicarsi pienamente al suo fine. A conferma di ciò posso riportare una moltitudine di casi, per esempio quello dell’uomo un po’ strambo che come tutti va ogni giorno al lavoro e nel tempo libero crea o inventa qualcosa. Non gli passa neppure per la testa il pensiero che le sue creazioni possano essere vendute a caro prezzo. Vive in ristrettezze, convinto che per guadagnarsi un tozzo di pane occorra sudare sette camicie. Considera il suo hobby un’attività secondaria, che fa così, per “il piacere dell’anima". Capite che cosa succede? Un uomo spende come bracciante per un datore di lavoro il tempo più prezioso della sua vita perché, come si ritiene, è necessario per sostenere l’esistenza. E la sua anima per contro si deve accontentare delle briciole di tempo che restano. E allora, per chi vive questo uomo? Per il suo datore di lavoro? Se il vostro fine coincide con la vostra porta, vi arricchirete praticando il vostro hobby. Il raggiungimento del fine si traina dietro la realizzazione di tutti gli altri desideri, peraltro i risultati supereranno di gran lunga le aspettative. Potete stare certi che a questo mondo tutto ciò che è fatto con l’anima ha un prezzo alto. I prodotti della pura ragione, per contro, si valutano poco. Sapete già che gli autentici capolavori nascono dall’unità dell’anima e della ragione. Percorrendo la strada che vi porta al vostro fine creerete sicuramente capolavori, se non permetterete ai pendoli di farvi deviare. In questo caso è tutto chiaro: dovete semplicemente continuare a procedere lungo il vostro cammino ignorando gli espedienti che essi mettono in atto per agganciarvi. Prima o poi otterrete un successo grandioso. Le cose stanno diversamente se il fine e la porta non dovessero coincidere, anche se prima di arrivare a questa conclusione dovreste rifletterci bene. Il vostro fine non può complicarvi fortemente la vita. Al contrario, individuato e scelto il fine, vi faciliterete significativamente la vita e vi sbarazzerete di una gran massa di problemi. Non abbiate fretta con la scelta della porta. L’importante è che ci sia la risolutezza ad avere, poi la porta si trova. Se non avete un’idea chiara di dove si trovi la vostra porta, lavorate con le diapositive e ampliate la sfera del vostro benessere. Ridimensionate l’importanza, rinunciate al desiderio di raggiungere il fine. Non appena vi permetterete di avere, l’intenzione esterna vi proporrà la variante giusta. La vostra porta è il cammino che vi condurrà al vostro fine. Dopo che avrete determinato il vostro fine, ponetevi la domanda: in che modo questo fine potrà essere raggiunto? L’intenzione esterna prima o poi aprirà davanti ai vostri occhi le varie possibilità. Il vostro compito sarà quello di trovare, tra queste, proprio la

vostra porta. Esaminate tutte le varianti possibili. Dovrete sottoporre ogni variante al test sullo stato del benessere dell'anima. Qui sì possono seguire gli stessi principi che sono serviti per la scelta del fine. Supponiamo che il vostro fine preveda che siate una persona benestante. In questo caso bisogna definire in che modo lo possiate diventare. I soldi, infatti, arrivano non tanto alla persona in sé e per sé quanto a colui che la persona rappresenta di sé. Può trattarsi di una stella dello show-business, di un grande industriale, di un finanziere, di un esperto famoso, alla fin fine anche di un ereditiere. Ebbene, chi volete diventare? Occorre trovare esattamente il proprio cammino verso la ricchezza, individuare la via che chiama Il vostro cuore. E per farlo bisogna rivolgersi all’anima, non alla ragione. La ragione è un prodotto della società, e la società si regge sui pendoli. La società dice: “Diventa una celebrità, un politico, un ricco, è un trend di prestigio”. Ma siccome il pendolo non si interessa della vostra felicità personale, non vi aiuterà a individuare la nicchia giusta in questa vita. La ragione e i conoscenti vi suggeriranno che bisogna cercare un lavoro ben pagato, diventare per esempio un giurista. Tutti dicono: quando diventi un avvocato professionista, guadagni soldi a palate. Certo, tutti vogliono guadagnare tanti soldi, ma questa porta potrebbe risultare altrui e, oltrepassandola, potreste finire da tutt’altra parte. Se il fine prescelto è quello giusto, la porta vi aprirà di quelle possibilità che non potevate immaginare nemmeno in sogno. Se per esempio le vostre esigenze sono quelle di avere una casa vostra, una bella macchina e un ottimo stipendio, entrando attraverso la porta giusta otterrete talmente tanto da considerare ridicoli i vostri bisogni di prima. Ma per ottenere questo occorre non sbagliarsi nella scelta della propria porta. Non abbiate fretta e dedicate alla scelta tutto il tempo che serve. Rischiate di perdere molto più tempo e più forze se vi affretterete e farete la scelta sbagliata. Per individuare il fine e la porta possono occorrere mesi. Nell’arco di questo tempo dovrete osservare una sorta di digiuno o disciplina d’irreprensibilità, dovrete cioè seguire rigorosamente i principi fondamentali del Transurfing. Li conoscete già. Innanzitutto la consapevolezza. Occorre rendersi conto dei motivi delle azioni. Chiedetevi se state agendo in modo consapevole, comprendendo le regole del gioco, o se siete involontariamente assoggettati a un pendolo. Sorvegliate il livello dell’importanza interna ed esterna. Riflettete sul fine e sulla porta come se aveste già trovato tutto. Non esiste alcun prestigio, alcuna inaccessibilità e alcuna necessità. Ridimensionate l’importanza. Quello che avete è per voi normale, nell’ordine delle cose. Rassegnatevi fin dall’inizio al potenziale insuccesso. Se il vostro progetto riesce, bene, altrimenti significa che non era vostro, perciò non c’è alcun motivo di rammaricarsi. Permettetevi di sbagliare. Serbate nella vostra vita un angolo

per le sconfitte, fate in modo di controllarlo. Anzi, saprete dall’esposizione che segue, che uno spiacevole insuccesso non è affatto una sconfitta ma l’ennesima tappa del cammino verso il vostro fine. Trovate per la determinata porta una soluzione sostitutiva, un’uscita di riserva. Non rinunciate subito alla porta precedente, non tagliatevi i ponti alle spalle, agite con cautela, non puntate tutto su una carta, lasciatevi delle uscite di sicurezza. Non cessate di proiettare nei vostri pensieri la diapositiva del vostro fine. Così facendo amplierete la sfera del vostro benessere e vi sintonizzerete alla frequenza della linea del vostro fine. L’intenzione esterna vi girerà le informazioni necessarie. Al fine di non ignorare queste informazioni, inserite in testa la diapositiva della ricerca del vostro fine e della vostra porta. Filtrate tutti i dati provenienti dal mondo esterno attraverso questa diapositiva. Valutate se vi va bene o no. Mettetevi al contempo in ascolto del fruscio delle stelle del mattino e non della ragione. Cercate di cogliere non quello a cui pensate di questo processo, ma quello che vi opprime o, al contrario, che vi mette le ali ai piedi. Prestate attenzione a come l’anima si rapporta a ogni tipo d’informazione che riceve. A un certo punto si riscuoterà ed esclamerà: “Ecco! È proprio quello che mi serve!”. E ancora una volta non lasciatevi prendere dalla fretta. Ampliate la sfera del vostro benessere e sintonizzate i pensieri sulla linea finale fino a che il fine e la porta non si formalizzano in una concezione chiara. Dovete arrivare alla netta conclusione: “Si, voglio proprio questo. Questo trasformerà la mia vita in una festa”. L’anima canta e la ragione, soddisfatta, si frega le mani. Se l’anima già canta e la ragione invece dubita, ampliate nuovamente la sfera del benessere. Ciò vi permetterà di forzare i falsi stereotipi dell’inaccessibilità e della irrealizzabilità che si pongono di ostacolo. Sapete perché la porta sembra invalicabile? Perché la chiude il falso stereotipo dell’inaccessibilità che è ben radicato nella vostra ragione. Non appena forzerete lo stereotipo, la porta si aprirà. Non vi esorto a credermi, o a credere a voi stessi o a qualcun altro ancora. Non costringerete mai la ragione a credere. La ragione accetta incondizionatamente solo i fatti. Ebbene, affinché la porta diventi reale per la ragione dovete trasportarvi sulla linea della vita relativa al fine. E lo potete fare solo per mezzo della diapositiva relativa al fine. All’inizio della vostra linea il fine è ancora davanti, ma le vie per il suo raggiungimento per la ragione sono realmente evidenti. Convincersi e lottare contro lo stereotipo è inutile. Forzare lo stereotipo non significa affatto questo. Lo stereotipo crollerà da solo quando l’intenzione esterna vi mostrerà le nuove possibilità che offre la linea finale. Per questo motivo v’invito a fare attenzione: non cercate di convincervi e non lottate contro lo stereotipo. L’unica cosa che dovete fare è proiettare sistematicamente nei vostri pensieri la diapositiva del fine. Non si tratta di un

vuoto esercizio di speculazione ma di un movimento concreto verso il fine. Non dimenticate che la realizzazione materiale è inerte e l’intenzione esterna non può eseguire l’ordine immediatamente. Dovrete essere pazienti. E se la pazienza non è abbastanza, vuol dire che desiderate ardentemente di raggiungere il più presto possibile il fine. Allora ricominciate daccapo e ridimensionate l’importanza. State desiderando, vuol dire che dubitate della realtà del raggiungimento. Ampliate nuovamente la sfera del vostro benessere fino a che non vedete che si aprono delle prospettive reali. I pendoli possono mascherare la vostra porta sotto il velo di una falsa insignificanza e di un basso valore. Tutto ciò che sapete fare con facilità, con naturalezza e volentieri ha un significato e un valore. Non avete nessuna dote che non sia significativa. Qualsiasi scemenza, che per voi è caratteristica ma che nei limiti degli stereotipi non ha nessun valore, può servire da chiave per la porta giusta. Provate a proiettare la vostra qualità “semiseria” su porte serie. Per esempio, se avete fama di essere delle sagome, può darsi che possiate diventare degli ottimi attori comici. Se tutti dicono che siete delle buone a nulla e sapete solo vestirvi bene e farvi belle, può essere che la vostra porta vi condurrà a una professione di top model, di visagista o di stilista. Se v’infastidisce la pubblicità e normalmente la criticate, dicendo che non è fatta bene e che dovrebbe essere impostata in tutt’altro modo, non manifestate semplicemente la vostra insoddisfazione ma esprimete il desiderio recondito di dimostrare le vostre capacità in questo campo. Ho fatto qui l’elenco di casi particolari. Una qualità personale “inservibile” si può sviluppare in un modo assolutamente inaspettato. Lo scoprirete se volterete le spalle ai pendoli e vi rivolgerete alla vostra anima. Pensateci un po’: se veramente fate le vostre “stupide” azioni con naturalezza e volentieri, vuol dire che ciò deve avere un significato. Quanto detto riguarda il processo di scelta della porta. Ma supponiamo che vi troviate già sul cammino che porta al fine prescelto. Allora esiste un modo per definire se la porta è quella giusta. Se nel cammino che vi porta al fine vi stancate, perdete energia, rimanete senza forze, vuol dire che non è la porta giusta. Al contrario, se quando vi occupate di quest’attività che vi avvicina al fine siete rapiti dall'ispirazione, potete tranquillamente ritenere che quest’attività è la vostra porta. Potete distinguere l’autentica porta servendovi anche di un altro modo. Una porta altrui può fingersi vostra, può aprirsi al vostro cospetto per poi chiudersi sbattendo davanti al vostro naso. .Ne. risulta che lungo il cammino attraverso una porta altrui può sembrare che sia tutto normale ma alla fine , nel momento più importante, vi capita un insuccesso. Se succede così vuol dire che avete proceduto attraverso una porta che non è la vostra. Qui si manifesta la perfidia dei pendoli, che aprono a bella posta le porte alla portata di tutti per accattivare quanti più sostenitori possibile. Di norma, vicino alle vostre porte non si accalca nessuno. Ma quand’anche

trovaste tanti desiderosi di avanzare oltrepassandole, tutti si faranno da parte per lasciarvi liberamente passare. Le porte sono aperte per tutti, ma pochi le oltrepassano. Ricordate ancora una volta come i pendoli creano i miti della carriera di successo delle stelle e cercano di sottomettere tutti alla regola “fai come me”. Le persone, attratte dal miraggio, sfondano tutte insieme una stessa porta, mentre le loro porte personali si trovano vicino, assolutamente libere. Tuttavia davanti a voi si può chiudere anche una porta di questo tipo, se avrete gravemente violato la legge dell’equilibrio per esempio, se il fine ha per voi un grande significato e avete puntato tutto su questa unica carta. Questa porta si potrà aprire nuovamente, una volta ridimensionatane l’importanza. Di questo parleremo alla fine di questo capitolo. L'intenzione Penso che se avete speso tempo per individuare i vostri fini e le vostre porte vuol dire che avete una intenzione. L’intenzione trasforma il desiderio in fine. Un desiderio senza intenzione non si realizza mai. Anche i sogni non si realizzano. In che cosa il fine si distingue dai sogni? Nella stessa cosa per cui l’intenzione si distingue dal desiderio. Se avete l’intenzione, il sogno si trasforma in fine. I sogni vuoti e i castelli in aria non possono cambiare niente. Solo l’intenzione, cioè la risolutezza ad avere e ad agire, è in grado di cambiare la vita. Supponiamo che siate riusciti a individuare il vostro fine e siate pieni di risolutezza a raggiungerlo. Ardete dall’impazienza di incominciare ad agire il più presto possibile. Bene, ora allentate la presa, ridimensionate l’importanza del fine, rinunciate al desiderio di raggiungerlo e lasciate solo la risolutezza ad avere. Resta solo da muoversi nei limiti dell’intenzione pura, cioè fare tutto quello che serve ma senza desiderare e senza insistere. L’unica cosa che può rovinare tutto nel cammino verso il fine è l’eccessivo senso di responsabilità, l’abnegazione, lo zelo, la costrizione. Nel quadro della visione comune del mondo quest’affermazione suona strana e insolita. Ma spero che voi ora non ci troviate niente di assurdo. Mettiamo pure tutto a testa in giù. Quando vi muovete verso il vostro fine attraverso la vostra porta, non avete necessità d’investire sforzi eccessivi. E anche costringersi non serve. Se non è così, vuol dire che il fine o la porta non sono i vostri. La ragione tuttavia è abituata a lottare e a superare gli ostacoli. È la ragione stessa a crearsi tutti i problemi quando comincia ad attribuire alle cose un valore superfluo e a lottare contro la corrente delle varianti. La vostra linea della vita contiene il minimo degli ostacoli, se non si carica troppo l’importanza. Dovete avanzare verso il vostro fine con come andate a ritirare la posta dalla cassetta. Che cosa rimane dell’intenzione, se la si purifica dell’importanza e del desiderio di raggiungere il fine? Rimane solo la risolutezza ad avere e a muovere i passi. Smettete di pensare alla posta da ritirare nella cassetta come se fosse un problema, e incominciate piuttosto a muovervi in quella direzione. Non

pensate al problema agite come viene, e allora il problema si risolverà nel processo di movimento. L' intenzione interna della ragione incita a battere le mani contro l’acqua: “Insisto affinché.. .” L’intenzione esterna agisce in tutt'altro modo: “Risulta che...”, Fintantoché insisterete, non darete all’intenzione esterna la possibilità di realizzare il fine secondo la corrente delle varianti. Come fa la vostra ragione a sapere precisamente in che modo il vostro fine dev’essere realizzato? II movimento verso il fine giusto attraverso la porta giusta procede lungo una strada spianata. Non vi ostacolerà niente e nessuno, se la vostra importanza è al minimo e non state lottando contro la corrente delle varianti. Siccome state procedendo lungo il vostro personale cammino, non avrete motivo di aver paura, anche se sorgeranno difficoltà temporanee. Permettetevi di godervi la vita e di accettare tutto come un regalo. Non appena la festa viene oscurata da qualcosa, cercate di capire in che cosa avete aumentato il livello d’importanza. Perché c’è qualcosa che vi opprime? Per questa domanda c'è una risposta standardizzata: o vi state costringendo a fare qualcosa di superfluo, o siete ansiosi di raggiungere il fine, o state attribuendo a qualcosa un valore eccessivo. Allentate la presa. I pensieri e le sensazioni opprimenti possono comparire in seguito all’insufficiente espansione della sfera dei vostro benessere. Supponiamo che, come risultato del raggiungimento del fine, dovete ottenere una forte somma di denaro. Ecco che sorge immediatamente un intera serie di pensieri angoscianti: dove tenere i soldi, com’è più conveniente investirli, e se si perdono, e com’è più sensato spenderli, e se li rubano... Se è cosi, vuol dire che non siete ancora pronti ad avere. Quando alla realizzazione del sogno si accompagnano simili problemi, compare inevitabilmente la rigidità dell’anima e, di conseguenza, l’aspirazione inconscia a liberarsi di questi problemi. In questo caso l’intenzione esterna lavorerà contro di voi. La risolutezza ad avere va costantemente sostenuta. E non occorre affatto costringersi a proiettare nei pensieri la diapositiva del fine. Infatti, pensare al fine desiderato per voi è un piacere, non una costrizione. Quello che non bisogna fare è persuadersi e convincersi. Potete convincervi a lungo e invano. L'intenzione, a differenza dell’autosuggestione, sta a significare che la decisione è già stata presa e non c'è più niente da discutere. Il raggiungimento del fine è evidente. Ogni tipo di dubbio cadrà da solo se espanderete la sfera del vostro benessere. Voglio solo mettervi in guardia da un errore grossolano. Esiste un altro falso stereotipo che esorta a pensare solo allo sviluppo positivo degli eventi. Per quanto strano sembri, si tratta proprio di un falso stereotipo. Vedete quanti ce ne sono! Cosa pensate, vi riuscirà di credere solo ai successo? Difficilmente. Se cercherete di escludere dal vostro scenario le varianti negative, non ne verrà fuori niente. Non riuscirete comunque a convincere la ragione del fatto che andrà tutto liscio come l’olio. La ragione potrà anche fingere di credere a quest’orientamento, teoricamente è in grado di farlo. Ma nel profondo

dell'anima voi dubiterete Io stesso, perché è la ragione a dubitare. L’anima troverà sicuramente la variante negativa in cantina, dove l’ha cacciata la ragione. Non dovete inserire nella diapositiva del fine nessuno scenario di raggiungimento del fine. Quella determinata diapositiva dovrà solo contenere l'immagine definitiva, quella del fine raggiunto. Ce l’avete già. Tutto quello che vi si richiede è di godervi la diapositiva e muovervi con l’aiuto dell’intenzione interna purificata. La visualizzazione dei processo è già un lavoro sullo scenario, ma in un’altra chiave. Voi in questo modo convincete la ragione che tutto non andrà ma va liscio come l’olio. La visualizzazione dell’anello attuale della catena di transfer va al passo con quello che state facendo adesso e solo di un passo avanti. E convincendovi dell’esito felice del caso, vi tenete con la presa ferrea del controllo. Allentate la presa, non pensate ai problemi che ancora non sono arrivati e continuate a muovervi tranquillamente lungo la corrente delle varianti. La realizzazione Camminavo sull’asfalto bagnato... Al mattino era piovuto e i vermi, strisciando fuori dall'erba, si sono ritrovati sull’asfalto alla ricerca del senso della vita e di nuove scoperte. Il loro destino si è compiuto in modo diverso. I più fortunati sono riusciti a strisciare fino all’aiuola vicina, ricca di grassa terra nera. Qualcuno è stato beccato dagli uccelli. Qualcun altro è stato schiacciato dai piedi dei mostri smisurati che calpestano l’asfalto. Il sole ha scaldato e asciugato l’umidità cogliendo di sorpresa un verme nei bel mezzo del suo cammino. Ha capito troppo tardi il suo errore. Non ha più le forze per ritornare indietro. Una morte lenta e tormentosa lo sovrasterà fino a che non resterà stecchito sul suolo. Ma a un tratto una forza incomprensibile l’ha sollevato e l’ha gettato sulla terra bagnata. Dal punto di vista del verme la cosa era impossibile, non lo può capire e spiegare. Ma per me qui non c’è niente di soprannaturale: il povero verme mi ha fatto semplicemente pena e l’ho buttato sull’aiuola. Evidentemente questo viaggiatore solitario ha scelto bene il suo fine e la sua porta. Se il vostro fine vi sembra difficilmente raggiungibile, i dubbi e i ragionamenti penosi su un possibile insuccesso vi rovineranno la festa. E allora come fare a credere all’impossibile perché diventi possibile? Eccovi un esempio di domanda stupida. In nessun modo, ecco la risposta! Ritorno ancora una volta a quanto detto sopra: non potete in nessun modo né persuadervi, né convincervi, né costringervi a credere. Lasciate queste vuote faccende e occupatevi piuttosto di fare, cioè di spostare le gambe in direzione del fine. Non vi deve preoccupare il fatto che il fine sembri difficilmente raggiungibile. So che è difficile immaginarlo, ma è un pensiero inutile. Quello

che dovete fare è scegliere giustamente l’ordine. Per il resto, lasciate fare al cameriere. Tante persone, dopo aver raggiunto un successo da capogiro, hanno detto che non avrebbero mai creduto di poter raggiungere simili risultati. La comprensione reciproca tra l’anima e la ragione è ostacolata dal fatto che l'anima tende a] fine mentre la ragione si preoccupa dei mezzi. L'anima non ha idea dei modi per il raggiungimento del fine. Nei sogni è abituata a ottenere tutto quello che vuole, semplicemente. Qualsiasi aspirazione dell’anima viene subito realizzata dall’intenzione del sogno. Nessuno sa dove voli l’anima nei momenti in cui la ragione dorme di un sonno profondo. Possiamo ricordare i sogni che vediamo solo quando la ragione sonnecchia. Risvegliandosi da un sonno profondo, la ragione comincia a dirigere la vela della sua anima in conformità alle sue aspettative e alle sue sofferenze. Per questo motivo i sogni non possono servire da criterio per ciò che desidera l’anima. Per lo stesso motivo non possiamo ricordare le vite passate dell’anima, ammesso che le abbia vissute. La ragione, a differenza dell'anima, arriva a questo mondo come un foglio di carta bianca. Esistono numerose testimonianze di come la ragione delle persone, in determinate circostanze, abbia ricevuto l’accesso a informazioni correlate a vite precedenti. Ma questo è un tema che meriterebbe una singola trattazione e che comunque esula dal contesto di questo libro. La ragione è costretta a pensare ai mezzi perché è abituata a operare nei limiti dell’intenzione interna. Ed entro questi limiti esiste sicuramente uno scenario con esito negativo. L’intenzione esterna, in questo caso, non solo non sarà d’aiuto, ma opererà a detrimento. Per questo motivo vi consiglio vivamente di cessare in generale di riflettere sugli scenari di sviluppo degli eventi. Nel cammino verso il fine deve prevalere la risolutezza ad avere, questa è la cosa più importante, quello di cui dovete interessarvi. La parte restante dell'intenzione, cioè la risolutezza ad agire, dev’essere massimamente depurata dal desiderio e dall'importanza. La risolutezza a muoversi è l’intenzione imperturbabile di eseguire il minimo che vi è richiesto. Operare in modo imperturbabile non significa operare in modo indeciso e svogliato. Penso che capiate cosa intendo dire. Anche un’eccessiva risolutezza è conseguenza dell’importanza. Quanto più riuscirete a depurare l’intenzione interna dal desiderio e dall'importanza, tanto più efficacemente potrete agire’ Dovete pensare allo scenario di raggiungimento del fine solo nei suoi tratti generali, ovvero definire le tappe principali lungo il cammino che porta al fine, cioè gli anelli della catena di transfer. Dopo di che occorrerà smettere di riflettere sullo scenario generale. Nei pensieri ci dovrà essere solo la diapositiva del fine. Essa conterrà solo il quadro conclusivo del fine raggiunto e non includerà in se nessun altro scenario. Proiettate continuamente nei vostri pensieri !a diapositiva, viveteci dentro. La sfera del benessere comincerà a espandersi e i parametri della vostra emissione si sintonizzeranno sulla linea della vita relativa al fine.

Da ogni rapporto legato al raggiungimento del fine escludete ogni tipo di manifestazione di desiderio e d’importanza. Se cercherete di investire ii massimo delle forze per un veloce raggiungimento del fine, dubitate delle vostre capacità e temete le difficoltà, significa che il livello d’importanza è troppo alto. Permettetevi di essere imperfetto e di fare errori. Se voi per primi non permettete a voi stessi di sbagliare, non aspettatevi che gli altri ve lo permettano. Se temete che il fine non venga raggiunto, significa che desiderate. E come fare per non desiderare? Rassegnatevi fin dall’inizio alla sconfitta, individuate le uscite di sicurezza e le varianti di riserva. Tenetele pronte per ogni eventualità. Se non lo farete, non riuscirete a sbarazzarvi dal desiderio. La cosa più importante è evitare di puntare il vostro fine su una sola carta. Non si può, per esempio, mollare tutto e lanciarsi negli hobby. E se a un tratto emerge che vi siete sbagliati e avete accettato un fine altrui o siete entrati per una porta che non è la vostra? Inoltre, puntando tutto su una carta violate l’equilibrio. Ci dev’essere sempre un contrappeso, una variante di riserva, una via per la ritirata. La vostra anima sarà più tranquilla e le forze equilibratrici non vi toccheranno. Per esempio, non lasciate il lavoro che avete fintantoché non avrete la garanzia di trovarne uno nuovo. Non sbattete la porta precedente, non tagliate i ponti, siate molto cauti e oculati. Anche se siete assolutamente sicuri che il fine e la porta sono i vostri, non fate per nessun motivo movimenti bruschi che in caso d’insuccesso potrebbero lasciarvi senza mezzi di sostentamento o senza un riparo sopra la testa. Nessuno è garantito dagli insuccessi. In ogni caso sarete armati della potente tecnica del Transurfing, cosicché i motivi di preoccupazione e timore saranno molti di meno. Ora voi conoscete quantomeno le regole del gioco, e ciò di per sé non è poco. Nel mondo dei pendoli l’uomo entra nel loro gioco senza conoscere le regole, per questo perde subito. I metodi di cui avete fatto conoscenza vi danno un privilegio enorme. Ma questo è il minimo. Nei capitoli successivi conoscerete l'artiglieria pesante del Transurfing. Se non ostacolerete l’intenzione esterna con azioni basate su un alto livello d’importanza, l’intenzione esterna vi porterà immancabilmente al fine. Muovetevi con la corrente delle varianti e non cercate di lottarvi contro. A esortarvi a lottare contro la corrente potrebbe essere l'abitudine della ragione a tenere tutto sotto controllo. Non concordate. Nessuno può prevedere in anticipo tutte le mosse. Se praticherete la visualizzazione della diapositiva del fine, sarà l’intenzione esterna a condurvi. Essa agisce oltre i limiti degli scenari e degli stereotipi abituali, perciò apporterà al corso degli eventi dei cambiamenti inaspettati. La ragione, percependo questi cambiamenti come sfavorevoli, comincerà a sbattere le mani contro l’acqua e a rovinare tutto. Affinché ciò non accada, date allo scenario la possibilità di cambiare dinamicamente. Allentate la presa del controllo sulla situazione. Se qualcosa non va come l’avevate pianificata, non

affrettatevi a correggere la situazione ma provate a esaminare l'evento inatteso in chiave positiva e a vostro favore. All’inizio non è sempre evidente, ma nella maggior patte dei casi è veramente cosi. L’uomo si rammarica invano, di fatto le cose non vanno poi così male come sembra. Non vi esorto a credere ciecamente al detto “Non tutto il male vien per nuocere”. Questo detto contiene due parti di verità: una chiara e una nascosta. La parte chiara riguarda gli stereotipi abituali e presume che non tutto vada male in generale. Ed effettivamente la corrente delle varianti avanza sempre secondo la via del minor dispendio energetico. Le contrarietà prevedono sempre una maggiore spesa di energia e sono dovute proprio alla lotta dell’uomo contro la corrente. I cambiamenti nella direzione della corrente vengono percepiti dall’uomo come una contrarietà solo perché ciò non concorda col suo piano. La parte nascosta di verità contenuta nel summenzionato detto ha un peso molto maggiore. Il fatto è che se voi siete intenzionati a percepire il cambiamento dello scenario che vi sembra sfavorevole come positivo e a vostro favore, andrà esattamente così. Quest’affermazione vi potrà sembrare ingenua e dubbia, tuttavia qui si cela una forza enorme. Ma di questo parleremo nel prossimo capitolo. Muovendovi con la corrente delle varianti potrete accelerare il vostro corso con l’aiuto del “remo”, la visualizzazione dell’anello della catena di transfer. La visualizzazione, a differenza della diapositiva, include in sé lo scenario di movimento verso il fine. Ma, come sapete, la visualizzazione dell'anello attuale include in sé non tutto Io scenario ma solo un piccolo frammento di esso, quello che si riferisce al momento presente. Dirigerete i vostri passi seguendo l’intenzione del momento. Facendo un passo, sarete intenzionati contemporaneamente a fare il secondo. Ricordate in che modo la madre osserva come cresce il figlio: in ogni istante visualizza l'anello della catena di transfer relativo a quel preciso momento. Questa catena per lei è articolata in piccolissimi anelli. La madre si rallegra che il bimbo oggi sta dritto in piedi e s’immagina che domani, probabilmente, farà il primo passo. La madre non cerca di immaginarsi come il bambino cresca è diventi adulto sotto i suoi occhi. Ella gioisce del presente e vezzeggia il momento attuale, convinta che domani l’aspetteranno nuovi successi. In base a questo stesso principio occorrerà praticare la visualizzazione della tappa corrente di movimento verso il fine. Oggi è meglio di ieri e domani sarà ancora meglio di oggi. Non ha alcun senso anticipare tutte le anse che stanno davanti alla corrente delle varianti. È meglio godersi il momento presente e avanzare in modo imperturbabile ma irreprensibile. Supponiamo che vogliate farvi una nuotata in piscina. Per fare ciò dovete correre fino alla piscina per cento metri, dopodiché tuffarvi e nuotare. E ora provate a immaginare che vi “immergete” nella terra e cominciate a dar bracciate prima di arrivare alla piscina. Assurdo, no? Bene, è altrettanto assurdo praticare la visualizzazione degli anelli successivi della catena e pensare ai

mezzi di raggiungimento del fine. Ai momento della visualizzazione dell’anello relativo al momento presente si verifica la constatazione del corso felice degli eventi nel momento presente. Va tutto bene. Su questo fondamento poggia il gradino successivo: domani sarà ancora meglio. Siete mentalmente intenzionati a salire sul gradino successivo, che è più in alto di quello presente. In questa situazione sorge una catena di feed-back. Alla fine, il movimento verso l’obiettivo assomiglia alla salita per i gradini di una scala. Il successo futuro viene mentalmente rappresentato non come una nuvola sospesa in aria ma come una scala, dove ogni gradino sorregge il sovrastante. Il livello di successo va crescendo, come nel processo di salita per una scala. Ogni giorno reca in se una particella del futuro successo. Non preoccupatevi del futuro, vivete nel presente. Nel cammino verso il successo i pendoli cercheranno di farvi deviare dai vostro corso in tutti i modi. Accettate ogni tipo d’insuccesso come un fatto dovuto. Niente può andare assolutamente liscio come l’olio. Quando vi abbattete a causa di un insuccesso, il gradino relativo al momento presente crolla e voi rotolate giù dalla scala. Questo irrita e suscita un senso d’insoddisfazione nei riguardi di se stessi, giacché il piano della vostra ragione risulta distrutto. Ecco che avete abboccato all'amo del pendolo. Se non siete soddisfatti di voi stessi, non capiterete mai sulle linee della vita dove vi aspettano la felicità e la fortuna. Infatti, quando vi accompagnano la felicità e la fortuna, siete soddisfatti di voi? Come fate a capitare su queste linee se i parametri della vostra emissione sono sintonizzati sull’insoddisfazione di sé? Non dimenticate che la ragione percepisce un cambiamento inaspettato nella corrente delle varianti come un insuccesso solo perché esso non rientra nel suo scenario. Perché non provate ad accettare questo cambiamento come qualcosa di dovuto e a esaminarlo non come un fallimento ma come un successo? Provate a giocare a questo gioco: accettare l’apparente fallimento non con stizza ma con gioiosa meraviglia. Si tratta infatti del lavoro dell’intenzione esterna ed essa vi muove verso il vostro fine attraverso percorsi che voi non conoscete. Come farebbe la ragione a sapere esattamente quale cammino vi porterà al fine? La ragione considera il fine difficilmente raggiungibile proprio perché non vede, tra le tante strade battute, quell'unico sentiero che conduce al fine. Certo, non otterrete niente se non vi sottometterete alla corrente delle varianti e non imboccherete il sentiero che vi ha indicato l’intenzione esterna. Non bisogna guardare come avanzano verso il successo gli altri, e cercare di non rimanere indietro rispetto a loro. Non cedete all’istinto di gruppo. Voi avete il vostro cammino, la vostra predestinazione. La maggior parte delle persone avanza per le strade battute, ma sono in pochi a raggiungere l’autentico successo e sono coloro che non hanno seguito la regola “fai come me” e hanno proceduto, indipendenti, lungo il loro sentiero. E, infine, l’ultimo avvertimento. Se legate il vostro sogno all’aiuto ai vostri

familiari, può darsi che non ne venga fuori nulla. Se per esempio pensate: quando il mio sogno si realizzerà, potrò aiutare i miei cari. Tenete presente che l’anima, per sua natura, è egoista. Essa già riceve dalla vita il minimo di ciò che vuole, perciò pensare anche alla felicità altrui per l’anima è in generale impossibile. L’anima non ha tempo per gli altri, per quanto cari e vicini essi siano. Essa si occupa solo del proprio benessere. La sua vita in questo mondo è un’occasione unica e rara. Ogni tipo di manifestazione di altruismo, a dispetto dei luoghi comuni, viene non dall’anima ma dalla ragione. L’anima fa tutto il possibile per il raggiungimento del suo fine. Ma se questo fine serve agli altri, l’anima perde ogni interesse e offre alla ragione la libertà di stremarsi nella lotta per la risoluzione di un unico problema. Il burattino Pinocchio, eroe eponimo di una famosa favola, si era prefisso il fine di arricchirsi per aiutare il padre. E ragionava in questo modo: adesso semino le monete d’oro nel Campo dei miracoli, crescerà un albero pieno di monete d’oro e allora comprerò a papà Geppetto un teatro(1). Ovviamente questo fine non si realizzerà e procurerà invece al burattino un sacco di fastidi. Nell’impostazione del fine Pinocchio ha infatti commesso due gravi errori. Il primo è che il fine non serve a lui ma ad altri. L’anima di Pinocchio pensa alle sue cose, mentre invece la ragione pensa al benessere del padre adottivo. L'altruismo è una bella qualità ma se avete deciso di dedicarvi a servire gli altri, non sarete mai felici. Vedere la propria felicità nel servizio a favore di qualcuno o qualcosa, nell'aiuto ai deboli e agli indifesi, dare tutto se stessi a una causa o a un’idea altrui non è che un illusione e un autoinganno. E' il caso tipico in cui la ragione è seriamente irretita da un pendolo e vede la sua felicità esclusivamente nel servizio a favore del pendolo. Per quanto la ragione di una persona convinca se stessa di aver trovato la propria felicità nel prestare servizio agli altri o a una nobile idea, la sua anima è profondamente infelice e relegata in un angolo. Non ha nemmeno la forza di dichiarare i propri diritti a essere felice. La convinzione della ragione circa il fatto che un’idea altrui sia la sua idea e la felicità altrui sia la sua felicità, è l'errore grossolano che commette l’uomo che non ha potuto trovare il suo fine e che forse non l’ha mai cercato. Il secondo errore di Pinocchio è di considerare i soldi come mezzo per il raggiungimento dell’oggetto desiderato. Se ben vi ricordate, si diceva che i soldi non possono servire né da fine né da mezzo. Essi sono semplicemente un attributo accessorio nel cammino che porta al fine. Non ha nessun senso concentrare l’attenzione sui soldi. (1) Si fa riferimento alla favola "La chiave d'oro" o "le avventure di Burattino" dello scrittore russo Aleksej Tolstoj, liberamente ispirata a Pinocchio dì Carlo Collodi.

Al contrario, i pensieri sui soldi portano di solito solo alla creazione di potenziali superflui dannosi. Se il fine prescelto è il vostro, i soldi arriveranno da soli, non ve ne dovrete proprio preoccupare. La favola di Pinocchio ne è una chiara illustrazione. Nella favola si conferma che se troverete da soli la vostra fortuna, potrete rendere gioiosi gli altri. Se infatti raggiungerete il vostro fine, otterrete sia i soldi che il benessere, e ovviamente potrete aiutare i vostri cari perché avrete veramente a disposizione larghe possibilità. Ma ora, mentre siete solo in cammino verso il vostro fine, dovete pensare solo alla vostra felicità. Con ciò non spaventerete la vostra anima allontanandola dal fine. Che la vostra anima pensi pure solo a se stessa avanzando verso il fine. Quando avrete raggiunto il vostro fine, darete alla vostra ragione altruista la libertà di occuparsi a piacere dei familiari, della natura, degli animali abbandonati, dei bambini affamati e di chi altro essa vorrà. L'ispirazione Nel cammino verso il vostro fine attraverso la porta giusta sfreccerete sulla cresta dell’onda della fortuna. Il benessere dell'anima acquisito vi permetterà di trasmettere un’emissione armonica. Nel capitolo sull’onda della fortuna si è già parlato di questo genere di trasmissione. Tuttavia, è piuttosto difficile evocare intenzionalmente una sensazione di entusiasmo e slancio positivo e poi mantenerla costantemente. Ma ora acquisirete la gioia e la quiete come conseguenza dell’unità dell’anima e della ragione, perciò la trasmissione si assesterà da sola. Tutte le cose si aggiusteranno, la maggior parte dei problemi si auto-eliminerà. Verrete spesso presi dall'ispirazione, se non cercherete di evocarla intenzionalmente. L' ispirazione, in generale, è una cosa meravigliosa. Solo che è circondata da un’aureola di mistero e incomprensibilità. Si ritiene che sia molto difficile evocare l’ispirazione, che essa compaia in modo spontaneo e sempre inaspettatamente come una musa accorsa casualmente alla luce. Questa musa può altrettanto improvvisamente volar via e non comparire a lungo. Il sofferente attende con ansia una successiva visita di questa dama ma attirarla non si riesce, e come si possa fare in generale per evocarla non si sa. Di fatto, tutto è molto più semplice di quanto sembri. L'ispirazione è lo stato di unità dell'anima e della. ragione in assenza di potenziali d'importanza. La prima parte della definizione vi é chiara. L’ispirazione è uno stato di slancio dell’anima in presenza del quale il processo creativo si fa semplicemente, con facilità e, cosa importante, splendidamente. È assolutamente chiaro che un risultato del genere può aver luogo solo a condizione dell’unità dell’anima e della ragione. Non proverete mai nessuna ispirazione facendo un lavoro che non gradite, che non piace alla vostra anima. Occupandovi di realizzare il vostro fine raggiungerete sicuramente l’unità dell’anima e della ragione, e ciò servirà da prima condizione necessaria per l’ispirazione. Tuttavia questa condizione non è

sufficiente. Perché l’ispirazione compare all’improvviso e poi si volatilizza? Può essere che dipenda dalla stanchezza? Ma quando ci si trova in uno stato d’ispirazione, si può lavorare per ore intere senza provare stanchezza. A capire da dove arriva l’ispirazione e dove va a finire ci aiuterà la seconda parte della definizione. Forse avete già capito di cosa si tratta. Il fatto è che l’ispirazione non compare, essa semplicemente viene liberata quando cala il potenziale dell’importanza. In che cosa consiste quest’importanza? Innanzitutto nell’ardente desiderio di raggiungere il fine, e in secondo luogo nell’aspirazione insistente ad avere l’ispirazione. Desiderando raggiungere un fine non lo raggiungerete, l’ho già detto tante volte. Il desiderio ansioso di raggiungere il fine fa alzare al posto del vento dell’intenzione esterna il vortice delle forze equilibratrici, che in pochissimo tempo fanno fuggire dallo spavento tutte le buone fate e le muse della vostra ispirazione. Il desiderio di evocare l’ispirazione è della stessa natura. Qualsivoglia preparazione e conseguente attesa d’ispirazione forma il potenziale superfluo dell’importanza. Ecco che avete organizzato nel dettaglio il vostro posto di lavoro, avete esaminato tutti i particolari, avete messo ordine, disposto tutto sullo scaffale giusto, vi siete riposati bene, vi siete preparati, insomma, avete creato tutte le condizioni per favorire l’incontro con la musa. Ebbene, cosa succede? Con una preparazione dettagliata avete già materializzato un potenziale d’importanza, ed ecco che il vento delle forze equilibratrici, fuori dalla finestra, incomincia a urlare allarmato. Ora avete apparecchiato la tavola, acceso le candele e vi siete seduti in attesa della visita di questa imprevedibile dama. Ma lei non arriva. E non arriverà neppure, potete stare certi, perché un’attesa inattiva è un desiderio al quadrato. Fuori dalla finestra infuria già l’uragano delle forze equilibratrici ed è così forte che nessuna dama alata si avventurerà vicino alla vostra casa. Se poi manifesterete una impazienza al confine con la disperazione, allora il vento furioso infrangerà le finestre e trasformerà la situazione energetica della vostra casa in un caos. Tra l’anima e la ragione crescerà un muro di confusione tale che ci vorrà del tempo prima di ristabilire l’unità perduta. Vedete cosa serbano in grembo il desiderio, la preparazione e l’attesa dell’ispirazione? In questo modo, l’ispirazione non comparirà fino a che non allenterete la presa mortale della sua attesa. L'ispirazione non arriva, essa si libera semplicemente nel momento in cui sparisce il potenziale dell’importanza. E, al contrario, l’ispirazione si contrae quando la ragione impaziente caccia l’anima nel guscio dell’attesa. L’abitudine nociva della ragione di sottomettere tutto al suo controllo volitivo rovina tutta la festa. Comunque sia, la ragione ha un metodo preciso per sottomettere al suo controllo l’ispirazione, nonostante l’evidente ingestibilità e imprevedibilità di

quest'ultima. Solo che questo controllo andrebbe convogliato da tutt’altra parte. Come al solito, la ragione con la sua intenzione interna cozza contro il vetro chiuso quando lì vicino c’è la finestra aperta. Di fatto, tutto quello che si dovrebbe fare è agire al contrario. Innanzitutto rinunciare al desiderio di raggiungere il fine. Il fine non vi scappa comunque, se è il vostro. Presto o tardi esso verrà raggiunto. Il ruolo più importante Io gioca solo la risolutezza ad avere, in piena assenza di pressione e fermezza da parte vostra. Voi, tranquillamente e senza insistere, vi prendete quello che è vostro, come se ritiraste la posta dalla cassetta. L’intenzione interna deve solo muovere le vostre gambe mentre procedete verso la cassetta della posta. In secondo luogo rinunciate a ogni preparativo per l’incontro con il "mistero”. Ogni tipo di preparazione all’ispirazione, qualsiasi forma essa assuma, comporta la creazione di un potenziale superfluo. Se vi preparate, significa che volete attirare a voi quello che non avete. Tanto più dettagliato sarà il rito preparatorio, tanto peggiore sarà il risultato. Ricorderete sicuramente qualche occasione durante la quale vi siete preparati con impegno per affrontare un'azione, un evento, un incontro, e alla fine non ne è venuto fuori niente di buono, il piano è fallito, l’incontro è saltato. Se le forze equilibratrici sono in grado di ostacolare l’interazione tra oggetti materiali, capirete bene come possono soffiar via, quasi fosse una piuma leggera, l’appena percettibile ispirazione. In terzo luogo rinunciate ad attendere l’ispirazione. La proprietà dell’ispirazione sta nel fatto che essa compare quando non la si attende, non è così? E allora perché attenderla, rischiando di distruggere con ciò la “conditio sine qua non” per la sua comparsa? Ebbene, supponiamo che abbiate osservato queste tre condizioni. Che cosa è rimasto, alla fine della vostra intenzione interna? Solo la risolutezza a muovere le gambe, cioè ad agire. E allora cominciate semplicemente a fare le vostre cose, peraltro senza ispirazione. E sarà allora che essa verrà. L’ispirazione si libera durante il processo del lavoro. Non potrete disperdere fino in fondo il potenziale del desiderio e dell’attesa fintantoché non incomincerete ad agire, non importa come, bene o male. Come già sapete, l’intenzione in azione disperde il potenziale superfluo. Alla fine si dovrà delineare il quadro seguente: apparecchiate la tavola per voi, accendete le candele per voi, vi sistemate comodamente e incominciate a bere il tè per il vostro piacere personale, senza aspettare nessuno. Potete stare certi che la musa capricciosa si sentirà ferita da una tale indifferenza. Com'è che vi siete dimenticati di lei? E allora arriverà immediatamente e si siederà vicino a voi. Ecco qui tutto il segreto.

La rianimazione del fine Cosa fare se siete avanzati verso un fine non vostro ma non volete rinunciarvi? Si può raggiungere un fine altrui? Certo che si può. Armandosi della tecnica del Transurfing otterrete un enorme vantaggio rispetto a coloro che non conoscono le regole del gioco nel mondo dei pendoli. Tuttavia, per il raggiungimento di un fine altrui occorrerà investire molti più sforzi, e di questo dovete essere consapevoli. "Nel cammino verso un fine altrui occorre osservare gli stessi principi che regolano il movimento verso il proprio fine. La differenza sta solo nel fatto che questi principi dovranno essere seguiti irreprensibilmente. Ecco tutto quello che si poteva dire sul raggiungimento di un fine altrui. Supponiamo che il fine da voi prescelto non sia il vostro. Volete che vi dia un consiglio, se rinunciarvici o meno? Se è così, significa che non siete ancora penetrati in profondità nei principi del Transurfing. In questo libro si offre una carta del luogo e - si rivelano le regole del gioco. Ma la decisione la dovete prendere da soli. Se non siete pronti a prendervi la responsabilità per il vostro destino, il Transurfing non vi aiuterà. I suoi metodi funzionano solo nel caso in cui prendiate in mano il timone dell’intenzione. Ora sapete come manovrare il timone. Ma spetta a voi decidere in quale direzione muovervi. Solo i pendoli possono offrire soluzioni pronte. Utilizzando le decisioni altrui mettete il vostro destino nelle mani degli altri. Se ormai è tardi per rinunciare a un fine altrui, lo potete pienamente raggiungere. Per fare ciò dovete depurarvi massimamente dal desiderio e dall’importanza. Troverete molti ostacoli lungo il cammino verso un fine altrui, ma la maggior parte di essi è il prodotto della ragione quando lotta contro la corrente delle varianti ed eleva il livello d’importanza. Datevi in affitto. Agite in modo distaccato ma consapevole. Non lottate con i problemi e gli ostacoli. Ridimensionate l’importanza e i problemi spariranno da soli. Supponiamo che vi stiate muovendo verso il vostro fine, ma abbiate incontrato sul vostro cammino ostacoli difficili da superare. A che cosa sono dovuti? Ora lo potete facilmente determinare. Analizzate la situazione, cercate di capire in cosa avete aumentato il livello d’importanza, a cosa avete attribuito un significato eccessivamente importante, in quale momento avete cercato di lottare contro la corrente delle varianti. Liberatevi dall’importanza, datevi in affitto, affidatevi alla corrente delle varianti e tutto andrà bene. Il vostro fine può non offrirsi anche nel caso in cui stiate procedendo attraverso una porta non vostra. Forse è il caso di guardarsi attorno e sceglierne un’altra? Comunque sia, prima di cambiare porta sbarazzatevi dell’importanza e osservate che cosa succede. Si può chiudere, sbattendo, anche la vostra porta, se avete fortemente aumentato in qualcosa il livello d’importanza. Per esempio se avete puntato tutto su una carta. In questo caso il raggiungimento del fine avrà un significato enorme. La porta si aprirà nuovamente quando getterete via l’importanza e vi assicurerete delle coperture, delle uscite di riserva.

Una porta altrui, che dapprima sembrava così aperta e sgombra, si può chiudere all’improvviso, sbattendo. La causa a monte sarà assolutamente razionale, cosicché la ragione non avrà che da togliersi il cappello e allargare le braccia: “E chi poteva saperlo?”. Qui la situazione è esattamente contraria a quella che si crea quando la ragione pensa ai mezzi di realizzazione e non vede le vie reali di raggiungimento del fine, vale a dire le sue porte. Ma il fatto è che se il fine è autentico e voi siete pronti a permettervi di averlo, le vostre porte si apriranno così all’improvviso come si chiudono le porte altrui. Se vi permetterete di avere, al vostro cospetto si apriranno anche le porre altrui. In ogni caso, sia il vostro fine che la vostra porta non sono unici, ce ne possono essere diversi. Per questo motivo non è mai tardi per cercare il proprio nuovo fine, anche se alcuni dei fini precedenti sono già oggettivamente inaccessibili. Potete cercare di raggiungere un fine altrui, avanzare verso una porta che non è la vostra e al contempo cercare il vostro fine e la vostra porta. Non si deve obbligatoriamente abbandonare immediatamente un cammino intrapreso. Il passaggio sulla linea del fine può essere realizzato con armonia. Si può lavorare per un fine altrui e al contempo proiettarsi in testa la diapositiva del proprio fine. Allora l’intenzione esterna col tempo vi aprirà delle porre invisibili, cosa che vi permetterà di cambiare attività in modo indolore. Difficilmente vi riuscirà di liberarvi completamente dai pendoli che cercheranno di imporvi le porte altrui. Probabilmente anche prima cercavate di forzare le porte non vostre. Ma anche adesso, pur detenendo il sapere, non siete garantiti dal non commettere errori. Ognuno di noi immancabilmente continuerà a fare sbagli. Solo che non bisogna abbattersi e rimproverarsi per questo. Alla fin fine troverete la vostra porta. Non commette errori colui che non intraprende nulla. Siete circondati da una gran quantità dì persone che vive “semplicemente così”. Queste persone non si prefiggono alcuno scopo e non leggono libri come questi. Vogliono di più di quello che hanno ma non hanno l’intenzione di agire. Il vantaggio di queste persone è che non commettono errori. Ma voi li commetterete senz’altro, quindi permettetevi semplicemente di commetterli. L’autentico successo cresce sempre sulle rovine dei fallimenti. Quando sfondate una porta che non è vostra, vi scontrerete sicuramente con tante difficoltà. Dall’esterno si vede che state superando gli ostacoli e lottando con i problemi. Questo è quello che si vede in superficie. Tuttavia nessuno, nemmeno voi, vede che la vostra anima si sta opponendo in tutti i modi alla costrizione di procedere attraverso una porta che non è la sua. La ragione fa pressione con la sua volontà, dice che bisogna lottare fino in fondo. Ma persino nelle persone volitive l'anima non é in grado di sopportare a lungo una simile pressione e può finire per crollare. E il dispetto sarà che ciò si manifesterà sotto forma di errore banale e imperdonabile. Quando una persona perde il controllo della, situazione, commette errori elementari. Tutti sono sottoposti a questo rischio, persino “i forti del mondo”? Nel cammino attraverso una porta altrui vi attendono fiaschi simili e sbagli.

Tuttavia, cercate solo di non commettere errori banali. Dandovi in affitto agite in modo irreprensibile. Il paradosso sta nel fatto che un grande sbaglio si può perdonare, mentre l'errore banale non ve lo perdonerà nessuno. Non tentate di cercare compassione, nemmeno tra i familiari. E se i vostri familiari dipendono in qualche modo da voi, materialmente o socialmente, allora è ancora peggio, dato che non avrete giustificato le loro speranze. Gli accusatori e i manipolatori non si prefiggono alti fini, per questo motivo non commettono sbagli. Non offrite loro il motivo di accusarvi di errori elementari e imperdonabili. Sappiate agire in modo irreprensibile anche in contesti banali. Se farete così, anche il fallimento nel cammino verso una porta altrui non sarà molto doloroso. Occorre temere in modo particolare i consigli dei propri familiari. Loro, infatti, “vogliono il vostro bene con tutte le loro forze”. (A volte è terribile guardare come i genitori di buon cuore predeterminano categoricamente il fine dei loro figli fin dall’infanzia). Se andate al vostro fine per la vostra strada e poi subite una sconfitta, non attendetevi nessuna pietà da loro. Urleranno: “Te l’avevamo detto! E tu non ci ascolti mai!”. In questi momenti la vostra posizione è assai debole. Siete molto abbattuti per l’insuccesso e i manipolatori che vi circondano, sfruttando questo momento di debolezza, cercheranno di mettervi le mani addosso. Per loro è comodo così. In questo modo essi trovano il sistema per auto-affermarsi e voi siete qui pronti per loro, rassegnati e ubbidienti. Una persona che è capitata in una situazione difficile è sempre circondata da consiglieri e manipolatori. Tutti perseguono esclusivamente i loro fini: o crescere ai propri occhi, istruendo il buono a nulla, o avere la possibilità di manipolarvi o di mettervi semplicemente al vostro posto. Qualsiasi loro parola, rinchiusa in una confezione di “sincera partecipazione”, tradotta suona così: “Ma dove vuoi andare? Credi di essere meglio di noi? Sta seduto buono qui con noi e sta calmo. Vivi come facciamo noi. Noi conosciamo la vita meglio di te”. E magari in un momento di debolezza vi si insinua pure il dubbio: “Forse hanno ragione loro e sono io che non capisco niente?”. Emerge una domanda: vale la pena ascoltare i consiglieri e i manipolatori? In che cosa hanno ragione? Solo nel fatto che voi avete commesso un errore. Nel tentativo di raggiungere qualcosa ognuno di noi, in ogni caso, commetterà errori, anche se seguirà i consigli delle “persone intelligenti”. Ma il vostro fine lo potete trovare solo voi. Nessun altro lo potrà fare per conto vostro. Persino coloro che vi augurano del bene con tutto il cuore non possono sbirciare nella vostra anima. Del resto, voi stessi sentite la vostra anima come un fruscio delle stelle del mattino, cioè praticamente non la sentite. Non cedete all'influenza altrui. Abbiate fede in voi stessi. Nel processo di ricerca del vostro fine non ascoltate nessuno, solo il vostro cuore. In ciò bisogna essere fermi e inflessibili rispetto ai pendoli e molto attenti alla propria anima. Come vedete, l’unica riserva nel processo di scelta del destino è il fatto che

non tutti i fini e non tutte le porte dello spazio delle varianti sono i vostri. Ciò non sta affatto a significare che non lì si può scegliere. Nessuno ve lo impedisce, ma allora tenetevi pronti ad affrontare i problemi che ne conseguiranno. Siete sicuri che ne avete bisogno? Scegliendo fini e porte non vostri avanzate lungo il cammino della massima resistenza. Tutta la bellezza della libertà di scelta sta nel fatto che i fini e le porte personali appaiono per ognuno meglio di tutte quelle degli altri. Ma al fine di ottenere la libertà di scelta bisogna liberarsi dall’influenza dei pendoli che impongono fini e porte altrui. Riepilogo Un fine altrui è sempre una violenza su se stessi, una costrizione, un obbligo. Un fine altrui interviene sotto la maschera della moda e del prestigio. Un fine altrui seduce per la sua inaccessibilità. Un fine altrui vi costringe a dimostrare qualcosa a voi stessi e agli altri. Un fine altrui vi è imposto dagli altri. Un fine altrui serve per migliorare il benessere altrui. Un fine altrui suscita il disagio dell'anima. Il raggiungimento del vostro fine si trascina dietro la realizzazione di tutti gli altri desideri. A cosa anela la vostra anima? Cosa farà la vostra vita gioiosa e felice? Non pensate ai mezzi fintantoché non avrete definito il vostro fine. Presa una decisione, siate consapevoli dello stato di benessere della vostra anima. La rigidità dell'anima si può eliminare con le diapositive, il disagio dell'anima non si può mai eliminare. L'anima sa sempre precisamente ciò che non vuole. Il compito della ragione nel processo di ricerca del fine non risiede nella ricerca. Il compito della ragione risiede nel filtrare attraverso di sé tutte le informazioni esterne, prestando al contempo attenzione allo stato di benessere dell'anima. La vostra porta è quel cammino che vi porterà al vostro fine. Se il cammino non è conosciuto, proiettate nei vostri pensieri la diapositiva del fine. L'intenzione esterna vi aprirà la vostra porta d'accesso alla linea della vita legata al fine. Se provate un'ispirazione nel cammino verso il fine, vuol dire che si tratta della vostra porta. Tutto ciò che siete in grado di fare spontaneamente e con piacere ha valore e significato. Non inserite nella diapositiva del fine nessun altro scenario. Avete già tutto. Non puntate il vostro fine e la vostra porta su un'unica carta. Trovate vie di riserva. Non sbattete le porte di prima e non tagliatevi i ponti alle spalle. Non cedete all'influenza altrui. Abbiate fede in voi stessi.

Glossario dei termini Corrente delle varianti Le informazioni si trovano nello spazio delle varianti in modo stazionario, in forma di matrice. La struttura delle informazioni è organizzata in catene, legate le une con le altre. I rapporti di causa-effetto generano la corrente delle varianti. La ragione agitata prova continuamente su di sé le spinte dei pendoli e si lancia a risolvere tutti i problemi, nel tentativo dì tenere la situazione sotto controllo. Le decisioni volitive della ragione equivalgono, nella maggior parte dei casi, a delle manate insensate contro la superficie dell'acqua. La maggior parte dei problemi, soprattutto quelli di piccola entità, si risolve da sola, se non si ostacola la corrente delle varianti. La causa principale per cui non conviene contrapporsi attivamente alla corrente è da vedere nel fatto che, facendo opposizione, si consuma una gran massa di energia inutilmente o addirittura a proprio detrimento. La corrente scorre lungo il percorso della, minor resistenza, e per ciò contiene le soluzioni più efficaci e razionali dei problemi. La resistenza alla corrente, al contrario, genera una massa di nuovi problemi. Un intelletto potente non serve a nulla, Se la soluzione esiste già nello spazio delle varianti. Se non ci si inoltra nei meandri del problema e non si ostacola la corrente delle varianti, la soluzione arriva da sola, e per di più quella ottimale. Il carattere ottimale è già incluso nella struttura del campo d'informazione. Nello spazio delle varianti c'è tutto, ma con maggior probabilità si realizzeranno le varianti con minor dispendio di energia, la natura non spende energia a vuoto. Diapositiva La nostra rappresentazione di noi stessi e del mondo che ci circonda è spesso lontana dalla verità. L'alterazione è apportata dalle nostre diapositive. Per esempio, siete preoccupati da alcuni vostri difetti a causa dei quali provate un senso di inferiorità, perché vi pare che anche agli altri questi vostri difetti non piacciano e non li accettino. In questo caso, nei vostri rapporti con le altre persone voi inserite nel vostro "proiettore" la diapositiva del complesso d'inferiorità e vedete tutto sotto una luce alterante. La diapositiva è un quadro alterato della realtà nella vostra testa. Una diapositiva negativa, di norma, genera l'unità dell'anima e della ragione e per questo stesso motivo sì incarna nella realtà. Le nostre peggiori aspettative si realizzano. Ma le diapositive negative si possono trasformare in positive e le si può costringere a lavorare a nostro profitto. Se vi create intenzionalmente una diapositiva positiva, essa sarà in grado di trasformare incredibilmente lo stato del vostro mondo. La diapositiva del fine è l'immagine del fine, come se fosse

già stato raggiunto. La visualizzazione sistematica di questo tipo di diapositiva porta alla materializzazione del settore corrispondente dello spazio delle varianti. Enigma del Guardiano "Ogni uomo può acquisire la libertà di scegliere tutto quello che vuole. Come ottenere questa libertà? L'uomo non sa che può non raggiungere ma semplicemente ottenere quello che desidera. La cosa sembra assolutamente incredibile tuttavia è veramente così. Verrete a conoscere la soluzione dell'enigma solo dopo aver letto fino alla fine il libro "Il Transurfing della realtà" (di prossima pubblicazione, Macro Edizioni). Fini e porte Ogni individuo ha il suo percorso individuale,unico, che lo porta a trovare in questa vita l'autentica felicità. I pendoli impongono all’uomo dei fini che gli sono estranei e che lo attirano per il fatto di essere prestigiosi o inaccessibili. Rincorrendo dei falsi fini, o non raggiungerete nulla o, dopo aver raggiunto qualcosa, capirete che non è quello che vi serve. Il vostro fine trasformerà la vostra vita in festa. Il raggiungimento del Vostro fine si trascina dietro fa realizzazione di tutti gli altri desideri, peraltro i risultati supereranno tutte le vostre aspettative. La vostra porta è quel percorso che vi porterà al Vostro fine. Se procedete verso il Vostro fine attraverso la Vostra porta, niente e nessuno potrà ostacolarvi, perché la chiave della vostra anima corrisponde perfettamente alla serratura del Vostro cammino. Nessuno vi porterà via il Vostro, quello che vi spetta. E quindi non sorgono problemi con il raggiungimento del Vostro fine. Il problema sta solo nell'individuare il Vostro fine e la Vostra porta. Il Transurfing vi insegnerà come fare. Forze equilibratricì Ovunque ci sia un potenziale superfluo sorgono delle forze equilibratrici finalizzate ad eliminarlo. Il potenziale superfluo è il risultato dell'energia mentale di una persona, quando essa attribuisce un significato eccessivamente grande a un oggetto o a un evento. Confrontiamo, ad esempio, due situazioni. Nella prima, voi siete in piedi sul pavimento di casa; nella seconda siete in piedi sull'orlo di un precipizio. Nel primo caso, la situazione non vi agita minimamente; nel secondo, invece, la situazione ha un forte significato: un minimo movimento superfluo e potrebbe succedere l'irreparabile. Sul piano energetico, il fatto che siate in piedi ha uguale significato sia nel primo che nel secondo caso. Ma, stando in piedi sull'orlo di un precipizio, siete invasi dal panico che aumenta la tensione e crea una disomogeneità nel campo energetico. Il risultato è che compaiono le forze equilibratrici, finalizzate ad

eliminare tale disomogeneità. Potete anche sentire realmente il loro effetto: da una parte una forza inspiegabile vi attira in giù, dall'altra tende ad allontanarvi dall'orlo del precipizio. Il fatto è che, per eliminare il potenziale superfluo del vostro panico, le forze equilibratrici devono o trascinarvi via dall'orlo o buttarvi giù e finirla una volta per tutte. Proprio questo loro effetto vi sentite addosso. Le azioni delle forze equilibratrici finalizzate ad eliminare i potenziali superflui creano la maggior parte dei problemi. La perfidia sta nel fatto che l'uomo spesso ottiene il risultato esattamente opposto alla sua intenzione. In questa situazione non si capisce nel modo più assoluto che cosa succeda. Di qui la sensazione che agisca una qualche forza inspiegabile, maligna, una sorta di "legge del contrario". Importanza L'importanza nasce quando a qualcosa viene attribuito un significato eccessivamente grande. Si tratta di potenziale superfluo allo stato puro, e per eliminarlo, le forze equilibratrici creano problemi alla fonte che tale potenziale ha generato. Esistono due tipi di importanza: quella interna e quella esterna. L'importanza interna, o importanza di sé, si manifesta in forma di sopravvalutazione dei propri pregi o dei propri difetti. La formula dell'importanza interna suona in questo modo: "sono una persona importante'' oppure "svolgo un lavoro importante". Quando la lancetta dell'importanza s'impenna, ecco che arrivano ad occuparsi della situazione le forze equilibratrici, e "il pavone" si becca una botta sul naso. Una delusione aspetta anche "chi svolge un lavoro importante": finisce che o il suo lavoro non serve a nessuno, o che verrà eseguito molto male. L'altro lato della medaglia è dato dalla sottovalutazione dei propri meriti, dall’autodenigrazione. L'entità del potenziale superfluo in entrambi i casi è uguale, la differenza sta solo nel segno. Anche l'importanza esterna viene creala artificialmente dall'uomo, quando viene attribuito un significato troppo grande a un oggetto o a un evento del mondo esterno. La formula dell'importanza esterna è. "per me questa cosa ha un grande significato" o "per me è molto importante fare una certa cosa". In questi casi si crea un potenziale superfluo e tutto va a rotoli. Immaginate dì dover camminare su un tronco che giace a terra. Niente di più semplice. E ora immaginate di dover camminare sopra lo stesso tronco, sospeso tra i letti di due palazzoni. Per voi questo fatto è di estrema importanza e non riuscirete a convincervi del contrario. Linea della vita La vita dell'uomo, come un qualsiasi altro movimento di materia, appare come una catena di cause ed effetti. L'effetto, nello spazio delle varianti, è sempre collocato vicino alla sua causa. Come uno scaturisce dall'altro, cosi i settori

vicini dello spazio si dispongono in linee della vita, di scenari e le decorazioni dei settori che si trovano su una stessa linea della vita sono più o meno omogenei per qualità. La vita dell'uomo scorre ritmicamente lungo una linea fino a che non compare un evento che cambia significativamente lo scenario e le decorazioni. Allora il destino fa una svolta e passa su un'altra linea. Vi trovate sempre sulle linee i cui parametri sono soddisfatti dalla vostra energia mentale. Cambiando il vostro modo di rapportarvi al mondo, cioè il vostro pensiero-forma, passate su un'altra linea della vita, contenente altre varianti di sviluppo degli eventi Onda della fortuna L'onda della fortuna si forma come ammasso di linee particolarmente favorevoli per voi personalmente. Nello spazio delle varianti c'è tutto, comprese queste vene d'oro. Se siete capitati sulla linea estrema di una tale formazione e avete afferrato la fortuna, potete scivolare per inerzia sulle altre linee dell'ammasso dove vi attenderanno nuove circostanze fortunate. Ma se al primo successo è seguita di nuovo una banda nera significa che un pendolo distruttivo vi ha agganciato e vi ha allontanato dall'onda della fortuna. Passaggio indotto Le catastrofi, i cataclismi, i conflitti armati, le crisi economiche si evolvono a spirale. Prima la genesi, poi lo sviluppo vorticoso, che aggrava la tensione, poi il culmine, quando le emozioni sono al massimo della loro intensità, infine lo scioglimento: tutta l'energia si dissolve nello spazio e s'instaura una tregua temporanea. Più o meno con la stessa dinamica si muove un vortice. L'attenzione di un gruppo di persone viene presa al gancio del pendolo, che incomincia a oscillare sempre più velocemente, trascinandosi dietro, sulle linee delle vite disgraziate, queste persone. Succede che una persona reagisce alla prima spinta del pendolo, per esempio rimane colpita da un evento negativo; in seguito prende parte agli sviluppi della situazione e per finire si ritrova nella zona d'azione della spirale, che l'avviluppa e la risucchia come un imbuto. Il fenomeno di risucchio nell'imbuto viene definito passaggio indotto sulla linea della vita dove una persona finisce per diventare vittima. Il suo riscontro alle spinte del pendolo e il conseguente scambio reciproco di energia d'oscillazione, inducono il suo passaggio su una linea della vita, vicina per frequenza alle oscillazioni del pendolo. Il risultato è che l'evento negativo s'inserisce nello strato di mondo della data persona. Pendolo L'energia mentale è materiale, ed essa non scompare senza lasciare traccia. Quando dei gruppi di persone cominciano a pensare in una stessa direzione, le loro "onde mentali" si sovrappongono e nell'oceano di energia si creano delle strutture energetiche d'informazione invisibili ma reali: pendoli. Queste strutture

cominciano a svilupparsi in modo autonomo e a sottomettere le persone alle loro leggi. Una persona, capitata sotto l'influenza di un pendolo distruttivo, perde la libertà ed è costretta a diventare un ingranaggio dì un grande meccanismo. Il pendolo "oscilla " con tanto più vigore quanto maggiore è il numero di persone - sostenitori - che lo nutre della sua energia. Per esempio, ci si può spingere in altalena solo applicando delle spinte di una determinata frequenza. Questa frequenza si chiama risonanza. Se la quantità di sostenitori del pendolo diminuisce, le sue oscillazioni sì smorzano. Quando non rimangono più sostenitori, il pendolo si ferma e, come entità, muore. Per estrarre da una persona la sua energia, i pendoli si afferrano ai suoi sentimenti e alle sue reazioni: insoddisfazione, indignazione, odio, ’irritazione, ansia, agitazione, abbattimento, sgomento, disperazione, panico, compassione, attaccamento, ammirazione, commozione, idealizzazione, venerazione, entusiasmo, delusione, orgoglio, boria, disprezzo, ripugnanza, offesa, senso del dovere, senso di colpa, eccetera. Il pericolo maggiore per una persona che si è lasciata influenzare da un pendolo distruttivo sta nel fatto che quest'ultimo allontana la sua vittima dalle linee della vita dove essa può trovare la sua fortuna. Occorre liberarsi dai fini imposti, lottando per i quali l'uomo si allontana sempre di più dal suo cammino. Il pendolo, nella sua sostanza, è un "egregor"’(1), ma questa definizione non è pienamente esauriente. Il concetto di "egregor" non riflette l'intero spettro delle sfumature delle relazioni che intercorrono tra l'uomo e dette entità energetiche d'informazione. Potenziale superfluo Il potenziate superfluo è una tensione, una perturbazione locale in un campo energetico omogeneo. Un tale tipo di disomogeneità viene creato dall'energia mentale quando a un determinato oggetto viene attribuito un significato eccessivo. Il desiderio, per esempio, è un potenziale superfluo, poiché aspira ad attirare l'oggetto bramato lì dove esso è assente, il desiderio ansioso di avere quello che non si ha crea uno "sbalzo di pressione " che genera il vento delle forze equilibratrici Altri esempi di potenziali superflui: insoddisfazione, condanna, entusiasmo, venerazione, idealizzazione, sopravvalutazione, disprezzo, vanagloria, il senso di superiorità, il senso di colpa e di inferiorità.

(1)La spiegazione di "egregor'' data in nota al secondo capitolo,paragrafo "I pendoli distruttivi"( Lo Spazio dette Varianti, Macro Edizioni, 2009)

Rapporti di dipendenza I rapporti di dipendenza vengono definiti dall'impostazione di condizioni del tipo: "lo faccio così, se tu fai così". Per esempio: "Se tu mi ami, significa che lascerai tutto e verrai con me in capo al mondo; se tu non mi sposi vuol dire che non mi ami; se tu mi elogi allora ti sarò amico; se non mi dai la tua paletta, ti caccio fuori dalla sabbiera ". Quando l'amore si trasforma in un rapporto di dipendenza, sorge inevitabilmente una polarizzazione e l'equilibrio s'infrange, l'amore incondizionato è un amore senza il diritto di possesso, è ammirazione senza venerazione. In altri termini, un simile sentimento non crea dei rapporti di dipendenza tra colui che ama e l'oggetto del suo amore. L'equilibrio s'infrange anche nel caso in cui un elemento viene confrontato o contrapposto ad un altro: "Noi siamo così, loro sono altro da noi!" Si veda il caso dell'orgoglio nazionale: in confronto con quali nazioni? Il senso di inferiorità: in confronto con chi? O la fierezza di sé: in rapporto a chi? Lì dove esiste una contrapposizione sì mettono inevitabilmente al lavoro le forze equilibratrici. La loro azione è diretta o a "separare" i soggetti della contraddizione, o a unirli, in un accordo comune o in uno scontro. Se la polarizzazione è stata creata da voi, fazione delle forze verrà principalmente diretta contro dì voi. Realizzazione materiale La struttura d'informazione dello spazio delle varianti, a determinate condizioni, è in grado di materializzarsi. Ogni pensiero, così come ogni settore dello spazio, possiede determinati parametri. L'emissione mentale, "illuminando" il settore corrispondente, realizza la sua variante. In questo modo i pensieri esercitano un'influenza diretta sul corso degli eventi. Lo spazio delle varianti serve da cliché, matrice; esso definisce la forma e la traiettoria del movimento della materia. La realizzazione materiale si muove nello spazio e nel tempo, ma le varianti rimangono sul posto ed esistono perennemente. Ogni essere vivente, con la propria emissione mentale, forma lo strato del suo mondo. Il nostro mondo è popolato da una moltitudine di organismi viventi e ognuno apporta il suo contributo alla formazione della realtà. Segni Isegni conduttori sono quelli che indicano una svolta imminente della corrente delle varianti. Se incombe qualcosa in grado di esercitare un'influenza sostanziale sul corso degli eventi, compare un segno che lo indica. Quando la corrente delle varianti fa una svolta, passate su un'altra linea della vita. Ogni

linea è più o meno omogenea per qualità. Un flusso nella corrente delle varianti può attraversare varie linee. Le linee della vita si differenziano l'una dall'altra per i loro parametri. I cambiamenti possono essere insignificanti, ma la differenza si sente comunque. Proprio questa differenza qualitativa viene da voi percepita coscientemente o inconsciamente: è come se qualcosa non andasse come al solito. I segni conduttori compaiono solo quando incomincia il passaggio sulle altre linee della vita. Potete anche non notare delle singole manifestazioni. Per esempio, una cornacchia ha gracchiato, ma voi non le avete prestato attenzione, non avete sentito alcuna differenza qualitativa e ciò significa che vi trovate ancora sulla linea di prima. Ma se in questa manifestazione qualcosa vi ha allarmato, vuol dire che si tratta di un segno, Il segno si differenzia da un fenomeno abituale per il fatto che segnala sempre l'inizio del passaggio su una linea della vita sostanzialmente differente. Settore dello spazio delle varianti In ogni punto dello spazio esiste una variante dell'uno o dell'altro evento. Per comodità di comprensione diremo che una variante consiste di uno scenario e di una decorazione. Le decorazioni rappresentano l'aspetto esterno o fa forma di manifestazione della variante, lo scenario è invece il percorso lungo il quale si muove la materia. Per comodità possiamo immaginare lo spazio delle varianti diviso in settori. Ogni settore ha il suo scenario e la sua decorazione. Tanto maggiore è la distanza tra i settori, tanto più forti sono le differenze negli scenari e nelle decorazioni. Anche il destino dell'uomo è rappresentato da un insieme di varianti. Teoricamente, non esiste alcuna limitazione alle possibili svolte del destino di un uomo, perché lo spazio delle varianti è infinito. Scelta Il Transurfing propone un approccio fondamentalmente nuovo al tema del raggiungimento dei fini. Una persona fa una scelta, come se facesse un ordine ai ristorante, senza preoccuparsi dei mezzi per il suo raggiungimento. In conclusione, il fine si realizza in gran parte da solo, indipendentemente dalle azioni dirette del cliente. I vostri desideri non si realizzano. I vostri sogni non si avverano. Ma la vostra scelta è una legge immutabile e sarà inevitabilmente realizzata. L'essenza della scelta non si può spiegare in due parole.Tutto il Transurfing tratta il tema della scelta e di come farla. Spazio delle varianti Lo spazio delle varianti è una struttura d'informazione. Si tratta di un campo d'informazioni infinito, contenente tutte le varianti di tutti i possibili eventi. Si può dire che nello spazio delle varianti c'è tutto quello che è stato, c'è e o sarà. Lo spazio delle varianti serve da cliché, da piano cartesiano del moto della materia nello spazio e nel tempo. Sia il passato che il futuro sono conservati in

questo campo in modo stazionario, come se si trattasse di una pellicola cinematografica, e l'effetto del tempo si coglie solo in seguito allo spostamento di un singolo fotogramma, in cui si manifesta il presente. Il mondo esiste contemporaneamente in due forme: la realtà fisica, che si può toccare con mano, e lo spazio metafisico delle varianti, che si estende oltre al limite della percezione ma non per questo è meno oggettivo. L'accesso a questo campo d'informazioni è, in linea di principio, possibile. Proprio da questo campo provengono i saperi intuitivi e la chiaroveggenza. La ragione non è in grado di creare niente di fondamentalmente nuovo. Essa può solo assemblare una nuova versione dì casa, utilizzando però i cubi da costruzione vecchi. Il cervello conserva non l'informazione stessa, ma una sorta di indirizzi che portano all'informazione contenuta nello spazio delle varianti. Tutte le scoperte scientifiche e i capolavori dell'arte sono captati dalla ragione nello spazio delle varianti, grazie alla mediazione dell'anima. I sogni non sono un'illusione nel senso comune del termine. La ragione non immagina i suoi sogni, li vede veramente. Le manifestazioni della realtà sono delle varianti realizzate. Nel sogno siamo in grado di vedete ciò che non è stato realizzato, delle opere con degli scenari e delle decorazioni virtuali. I sogni ci fanno vedere quello che sarebbe potuto accadere nel passato o potrebbe accadere nel futuro. Il sogno è il viaggio dell'anima nello spazio delle varianti. Strato del mondo Ogni essere vivente, con l'energia dei suoi pensieri, materializza un determinato settore dello spazio delle varianti e crea uno strato del suo mondo. Tutti questi strati si dispongono l'uno sull'altro e in questo modo ogni essere vivente apporta il proprio contributo alla formazione della realtà, L' uomo, con la sua sensazione de! mondo, crea uno strato individuale del mondo, una singola realtà. Questa realtà, a seconda delle relazioni dell’uomo, acquista l'una o l'altra sfumatura. Metaforicamente, si può dire che si fissano determinale "condizioni atmosferiche": o la freschezza mattutina sotto la luce del sole, o un tempo nuvoloso e piovoso, o addirittura la furia dì un uragano o persino la violenza di un cataclisma naturale. La realtà individuale si forma in due modi: fisico e metafisico. In altri termini, l'uomo costruisce il proprio mondo con le sue azioni, che giocano un ruolo fondamentale, poiché creano la pane più significativa dei problemi materiali contro cui l'uomo è costretto a lottare nella maggior parte del suo tempo. Il Transurfing ha a che fare esclusivamente con l'aspetto metafisico. Transurfing La parola "Transurfing" non l'ho inventata io, mi è piovuta in testa provenendo dallo stesso luogo da cui sono arrivali anche tutti gli altri termini e in generale tutto il contenuto del libro, lo stesso, fino a poco tempo fa, non capivo il suo significato. Non so nemmeno quali associazioni siano più adeguate a illustrarla.

Il significato di questa parola si può trattare come "scivolamento attraverso lo spazio delle varianti", oppure "trasformazione in realtà di una variante potenzialmente possibile", o ancora come "passaggio per le linee della vita". In senso più generate si può dire che, se praticate il Transurfing, vi bilanciate sull'onda della fortuna. Indice Introduzione Capitolo I - L’intenzione Risveglio nel sonno Lo spazio dei sogni La forza magica dell’intenzione L’intenzione esterna Lo scenario del gioco Il gioco secondo le vostre regole La depurazione dell’intenzione Riepilogo Capitolo II - Le diapositive Le illusioni La curvatura della realtà Le diapositive positive L’estensione della sfera del benessere La visualizzazione del fine La visualizzazione del processo Le catene di transfer Riepilogo Capitolo III - L’anima e la ragione Il vento dell’intenzione La vela dell’anima Il mago dentro di noi Il miraggio L’Angelo custode Un guscio per l’anima La “freile" L’unità dell’anima e della ragione Le diapositive auditive Una finestra nello spazio delle varianti iI “frame” Riepilogo

Capitolo IV- I fini e le porte Come scegliersi le cose Come dettare la moda I fini altrui La forzatura degli stereotipi Ivostri fini Le vostre porte L’intenzione La realizzazione L’ispirazione La rianimazione dei fine Riepilogo Glossario dei termini

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