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April 6, 2017 | Author: Elena Szilagyi | Category: N/A
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TUO PER SEMPRE LISA KLEYPAS

Romanzo ME034_Tuo per sempre – Lisa Kleypas Traduzione dall'inglese di Caterina Chiappa

L’autrice Laureata in scienze politiche ed ex reginetta di bellezza, Lisa Kleypas è una delle scrittrici di romance e di women's fiction più famose e vendute al mondo. Sempre ai vertici delle classifiche, è tradotta in quattordici lingue e ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il prestigioso premio RITA proprio per questo romanzo. Vive a Washington con il marito Gregory e i due figli. Foto di copertina: ® Lvnel (elaborazione)

Il libro Con una risata soffocata, Andrew le afferrò le spalle tenendola a distanza… finché non si rese conto che non stava cercando di graffiargli il viso, ma piuttosto di mettergli le mani intorno al collo. Sbigottito, sciolse la presa, e lei immediatamente lo afferrò alla nuca. Lui le resistette senza sforzo, guardando il suo volto minuto con un sorriso perplesso. Andrew era molto più possente di lei, tanto che ogni tentativo di fare forza su di lui era ridicolo. «Caroline,» disse con voce tremante per il divertimento ma anche per il desiderio «state per caso provando a baciarmi?» Lei continuò a strattonarlo furiosa, piena di rabbia e determinazione. Diceva qualcosa sottovoce, soffiando come una gattina arrabbiata. «… Ve lo dimostrerò… vi farò pentire… non sono fatta di ghiaccio, arrogante e insolente depravato…» Andrew non ce la fece più. Guardando quella minuscola donna indignata nelle sue braccia, perse la ragione. Tutto quello a cui riusciva a pensare era quanto la desiderasse e, in fondo, qualche momento rubato nel giardino delle rose sarebbe stato insignificante di fronte all'imponente schema dell'universo.

Prima edizione: giugno 2013 Titolo originale: I Will ©2001 by Lisa Kleypas © 2013 by Sergio Fanucci Communications S.r.l. Il marchio Leggereditore è di proprietà della Sergio Fanucci Communications S.r.l. via delle Fornaci, 66 - 00165 Roma tel. 06.39366384-email: [email protected] Indirizzo internet: www.leggereditore.it Ali rights throughout the world are reserved to the author. Proprietà letteraria e artistica riservata Stampato in Italia - Printed in Italy Tutti i diritti riservati Progetto grafico: Grafica Effe

LISA KLEYPAS TUO PER SEMPRE

1

Londra, 1833 Non era facile chiedere un favore a una donna che lo disprezzava. M a Andrew, lord Drake, era sempre stato un uomo senza pudore, e quel giorno non faceva eccezione. Aveva bisogno di una donna di grande integrità morale, e M rs Caroline Hargreaves era l'unica rispe abile che conoscesse. Era una ragazza perbene, dai modi estremamente austeri… e non era il solo a pensarla così, dato che all'età di ventisei anni non era ancora sposata. «Perché siete qui?» chiese Caroline, la voce pervasa da una leggera ostilità. Teneva lo sguardo fisso sulla grande stru ura quadrata appoggiata al divano, un telaio di legno usato per ridare forma alle tende e alle tovaglie dopo essere state lavate. Era un lavoro meticoloso, che consisteva nell'infilare uno spillo in ogni minuscolo foro del merle o per poi fissarlo al bordo del telaio in modo che il tessuto fosse ben teso. Nonostante il viso di Caroline fosse inespressivo, la sua agitazione interiore fu tradita dalla rigidità della mano che tentava di afferrare l'involucro di carta in cui erano contenuti gli spilli. «Devo chiedervi un favore» disse Andrew, guardandola

a entamente. Per la prima volta, forse, si trovava di fronte a lei completamente sobrio e ora, libero dal solito disorientamento dovuto all'alcol, notava qualcosa in M rs Caroline Hargreaves che lo affascinava. Era molto più graziosa di quanto pensasse. Nonostante i minuscoli occhiali posati sul naso e il modo trasandato di vestire, Caroline era di una bellezza imperce ibile, che fino ad allora gli era sfuggita. La sua figura non era vistosa, era piccola ed esile, praticamente senza fianchi né seno. Andrew preferiva donne formose e sensuali, pronte a farsi coinvolgere nelle vivaci acrobazie a le o che tanto amava. Caroline però aveva un viso incantevole, gli occhi di un castano vellutato e folte ciglia nere, sormontate da scure sopracciglia la cui curva era così precisa da sembrare l'ala di un falco. I capelli erano una massa nera e setosa ordinata con delle forcine, e la pelle del viso era chiara e so ile come quella di un bambino. E la bocca… Perché non aveva mai notato prima quella bocca? Dolce ed espressiva, con il labbro superiore piccolo e inarcato e quello inferiore più carnoso e sporgente. Proprio in quel momento, quelle seducenti labbra erano tirate dal disprezzo e le sopracciglia corrugate in un'espressione perplessa. «Non riesco a immaginare cosa possiate volere da me, lord Drake» disse Caroline in tono aspro. «Comunque, posso assicurarvi che non l'avrete.» Andrew rise e lanciò un'occhiata all'amico Cade — il fratello minore di Caroline —, colui che lo aveva condo o nel salo o della famiglia Hargreaves. Cade aveva previsto che Caroline non avrebbe acce ato di aiutarlo in alcun modo, e ora sembrava infastidito e al tempo stesso rassegnato

all'ostinazione di sua sorella. «Te l'avevo detto» borbottò. Non avendo intenzione di arrendersi così facilmente, Andrew rivolse lo sguardo alla donna seduta davanti a lui. La studiò con cura, cercando di decidere quale approccio usare. S enza dubbio avrebbe voluto vederlo strisciare… e lui non poteva di certo biasimarla per questo. Caroline non aveva mai nascosto il disprezzo che provava nei suoi confronti, e Andrew ne conosceva esa amente il motivo. Prima di tu o, aveva una ca iva influenza su suo fratello, un ragazzo affabile che si faceva condizionare troppo facilmente dalle opinioni degli amici. Troppe volte Andrew aveva coinvolto Cade in serate sfrenate fa e di gioco d'azzardo, bevute e depravazione, facendolo tornare a casa in condizioni pietose. Il padre di Cade era morto e sua madre era una persona frivola e ine a, per questo Caroline era per lui quanto di più simile a un genitore ci fosse. Aveva fa o del suo meglio per portare il fratello, ora ventiqua renne, sulla re a via, desiderando che si assumesse le responsabilità proprie dell'uomo di casa. Tu avia, Cade aveva trovato più stimolante imitare lo stile di vita dissoluto di Andrew, con cui aveva condiviso molte serate licenziose. L'altro motivo per cui Caroline detestava Andrew era il semplice fa o che erano esa amente l'imo l'opposto dell'altra. Lei era pura, lui era corro o. Lei era onesta, lui distorceva la verità secondo i propri interessi. Lei aveva un grande controllo di sé, lui non si era mai frenato. Lei era calma e serena, lui non aveva mai avuto un momento di pace nella

sua vita. Andrew la invidiava, per questo l'aveva punzecchiata senza pietà nelle rare occasioni in cui si erano incontrati. Dunque Caroline lo odiava, e lui era venuto a chiederle un favore — un favore di cui aveva disperatamente bisogno. Andrew trovava la situazione così divertente che un sorriso beffardo solcò il suo volto teso. All'improvviso decise di essere sincero. M rs Caroline Hargreaves non sembrava il tipo di donna che acce asse certi gioche i e giri di parole. «S ono qui perché mio padre sta morendo» disse. A quella frase lei si punse un dito con lo spillo, facendo un piccolo sobbalzo. Poi sollevò lo sguardo dal telaio. «M i dispiace» mormorò. «Ameno.» Andrew capì dagli occhi sgranati di lei che la sua freddezza l'aveva colpita. M a non gliene importava. Per nessun motivo poteva far finta di provare dolore per la morte di un uomo che era sempre stato un pessimo esempio di padre. Al conte non era mai importato niente di lui, e Andrew aveva smesso da tempo di cercare di guadagnarsi l'affe o di un uomo meschino e manipolatore, dal cuore duro come il marmo. «L'unica cosa di cui mi dispiace,» continuò Andrew tranquillo «è che il conte ha deciso di estrome ermi dall'eredità. Voi due sembrate condividere la stessa opinione sul mio deplorevole stile di vita. M io padre mi ha accusato di essere la creatura più smodata e ignobile che abbia mai conosciuto.» Un leggero sorriso gli a raversò le labbra. «Posso solo sperare che abbia ragione.» Caroline sembrava molto turbata dalla sua affermazione.

«S embrate orgoglioso di essere per lui una simile delusione» disse. «Oh, certo» la rassicurò immediatamente. «Il mio obie ivo era deluderlo tanto quanto lui ha deluso me. Un compito non semplice, come potete immaginare, ma ho dimostrato di esserne all'altezza. È stato il più grande successo della mia vita.» Vide Caroline volgere uno sguardo preoccupato a Cade, che scrollò le spalle con indifferenza e andò alla finestra a contemplare la bella giornata di primavera. La casa degli Hargreaves era situata nella parte ovest di Londra. Era una graziosa villa di colore rosa in stile georgiano, circondata da grandi faggi, la tipica abitazione che ogni rispettabile famiglia inglese avrebbe dovuto possedere. «Quindi,» proseguì Andrew «nell'estremo tentativo di condurmi sulla re a via, il conte mi ha escluso dal suo testamento.» «M a non può farlo del tu o» disse Caroline. «I titoli, la residenza in ci à, la tenuta in campagna della vostra famiglia… Avrei pensato che vi spettassero di diritto.» «S ì, è così.» Andrew fece un sorriso amaro. «Avrò i titoli e le proprietà qualunque cosa faccia il conte. Non può privarmi del diri o di legi ima eredità più di quanto possa fare io. M a il denaro — l'intero patrimonio di famiglia —, quello non mi spe a. Può lasciarlo a chiunque voglia. Così, probabilmente finirò col diventare uno di quei disgraziati aristocratici in cerca di fortuna e sarò costre o a sposarmi un'ereditiera con la faccia da cavallo e una ricca dote.» «È terribile.» All'improvviso gli occhi di Caroline si

accesero di uno sguardo provocatorio. «Per l'ereditiera, intendo.» «Caroline» intervenne Cade in tono di rimprovero. «É tu o a posto» disse Andrew «Qualsiasi mia eventuale sposa si meriterebbe molta solidarietà. Non tra o bene le donne. Non ho mai voluto far credere il contrario.» «Che significa che non tra ate bene le donne?» Caroline cercò di afferrare uno spillo e si punse di nuovo. «S iete violento?» «No.» D'un tra o si fece serio. «Non ho mai fa o del male fisico a una donna.» «Quindi siete semplicemente irrispe oso verso di loro. E inaffidabile, offensivo e villano. E di sicuro le trascurate.» Fece una pausa e lo guardò in a esa di una risposta. M a Andrew non commentò e lei incalzò con voce tagliente. «Allora?» «Allora cosa?» replicò lui con un sorriso sarcastico. «M i stavate rivolgendo una domanda? Pensavo fosse un'affermazione.» S i guardarono negli occhi, e il viso pallido di Caroline arrossì per la rabbia. L'atmosfera nella stanza cambiò, si fece più pesante e nervosa, caricandosi di tensione. Andrew si chiese come mai una piccola gracile zitella riuscisse a turbarlo in quel modo. Proprio lui, che dell'indifferenza verso qualsiasi cosa o persona, incluso sé stesso, aveva fa o uno stile di vita, ora improvvisamente si sentiva scosso e agitato come non era mai stato prima, almeno per quanto ricordasse. M io dio, pensò, devo essere un vero maniaco per desiderare la sorella di Cade Hargreaves. M a così era. Il sangue gli pulsava nelle vene con una forza violenta, e i nervi fremevano al pensiero di

ciò che avrebbe potuto fare con quella delicata bocca innocente. Per fortuna Cade era lì. Altrimenti Andrew, con tu a probabilità, non sarebbe riuscito a evitare di dimostrare a M rs Caroline Hargreaves quanto fosse depravato. Cosa che in effe i, stando in piedi, divenne d'un tra o visibile a raverso il tessuto leggero dei suoi aderenti pantaloni alla moda, di color rame. «Potrei sedermi?» chiese all'improvviso, indicando la sedia vicino al divano su cui era seduta lei. Ingenua com'era, Caroline non sembrò accorgersi della sua vistosa eccitazione. «Prego, accomodatevi. Sono impaziente di conoscere i de agli di questo favore che intendete chiedermi, sopra u o alla luce dell'eleganza e del garbo di cui avete fa o sfoggio finora.» Cielo, anche se avrebbe voluto strozzarla, lo faceva ridere. «Vi ringrazio.» S edendosi, si piegò in avanti con disinvoltura, appoggiando i gomiti sulle ginocchia. «S e voglio essere riammesso nel testamento del conte, non ho altra scelta se non quella di assecondare i suoi desideri» disse. «Avete intenzione di cambiare le vostre abitudini?» chiese Caroline con scetticismo. «Di correggere la vostra condotta?» «No di certo. S ono piu osto soddisfa o della mia ripugnante vita. Voglio solo far finta di essere cambiato finché il vecchio non morirà. Allora me ne andrò per la mia strada col mio legittimo patrimonio intatto.» «Buon per voi.» Il disprezzo le balenò negli occhi scuri. Per qualche motivo Andrew si sentì ferito dalla sua reazione, nonostante non gliene fosse mai importato niente di quello che gli altri pensassero di lui. Avvertì il bisogno di

giustificarsi con lei, di spiegare che non era poi così spregevole come sembrava. M a rimase in silenzio. Che fosse dannato se avesse provato a spiegarle qualcosa. Caroline continuava a tenere lo sguardo fisso sul suo. «Che ruolo dovrei avere io nel vostro piano?» «Ho bisogno che voi facciate finta di provare un interesse verso di me» rispose deciso. «Un interesse di tipo romantico. Voglio convincere mio padre di aver smesso di bere, giocare d'azzardo e correre dietro alle donne… E che sto corteggiando una ragazza rispettabile con l'intenzione di sposarla.» Caroline scosse la testa, palesemente sbalordita. «Volete fidanzarvi per finta?» «Non dobbiamo spingerci troppo oltre» replicò lui. «Tu o ciò che vi sto chiedendo è che mi perme iate di accompagnarvi in qualche occasione sociale… di condividere qualche ballo e un paio di giri in carrozza… Abbastanza perché qualche voce cominci a circolare fino a giungere a mio padre.» Lei lo guardò come se fosse pazzo. «Come pensate, in nome del cielo, che qualcuno possa credere a una simile trovata? Voi e io apparteniamo a mondi lontanissimi. Non riesco a immaginare una coppia più inverosimile.» «Non è poi così difficile da credere. Una donna della vostra età…» Andrew esitò, cercando il modo più cortese per esprimersi. «Volete dire che poiché ho ventisei anni, ne consegue che io non debba più sperare di sposarmi. E sarei così disperata, appunto, da acce are la vostra corte nonostante vi trovi un uomo ripugnante. È questo che penserà la gente, non è così?»

«Avete una lingua affilata, M rs Hargreaves» commentò lui calmo. Lei gli rivolse un'occhiata perfida a raverso il luccichio degli occhiali. «É vero, lord Drake. Ho una lingua tagliente, sono una donna dagli interessi culturali e mi sono rassegnata a diventare una vecchia zitella. Perché mai qualcuno dotato di buonsenso dovrebbe credere che voi siate interessato a me?» Be', quella era una domanda giusta. Proprio qualche minuto prima lo stesso Andrew aveva riso al solo pensiero. M a da quando si era seduto vicino a lei, le ginocchia non lontane dalle sue, l'impulso iniziale dell'attrazione si era acceso all'improvviso di intenso desiderio. Riusciva a sentire il suo profumo, quello della calda pelle femminile e di qualche fresca fragranza proveniente da fuori, come se fosse appena rientrata dal giardino. Cade gli aveva confidato che sua sorella passava molto tempo in giardino e nella serra, coltivando rose e facendo esperimenti con le piante. Caroline stessa sembrava una rosa, era di una bellezza delicata, dal profumo dolce, molto più che una piccola scontrosa. Andrew non riusciva davvero a credere di non essersi mai accorto di lei prima. Diede una rapida occhiata a Cade, che alzò le spalle come per dire che discutere con Caroline era un'impresa impossibile. «Hargreaves, lasciaci soli per qualche minuto» disse brusco. «Perché?» chiese Caroline sospettosa. «Voglio parlarvi in privato. A meno che…» Le rivolse un sorriso beffardo, sicuro che l'avrebbe infastidita. «Avete paura di rimanere da sola con me, Mrs Hargreaves?» «No di certo!» Lanciò al fratello uno sguardo imperativo.

«Esci, Cade, mentre io mi occupo del tuo cosiddetto amico.» «Va bene.» Cade si fermò sulla soglia, con un'espressione preoccupata stampata sul suo bel viso giovane. «Chiama se hai bisogno di aiuto» aggiunse. «Non ho bisogno del tuo aiuto» lo rassicurò Caroline con fermezza. «Sono in grado di badare da sola a lord Drake.» «Non stavo parlando con te» replicò Cade mortificato. «Dicevo a Drake.» Andrew tra enne a stento una risata, mentre guardava l'amico lasciare la stanza. Voltandosi poi verso Caroline, si spostò di fianco a lei sul divano e i loro corpi si trovarono a distanza ravvicinata. «Non sedetevi li» disse lei in tono aspro. «Perché?» La guardò ammiccante, nel modo con cui in passato aveva vinto la resistenza di molte donne rilu anti. «Vi rendo nervosa?» «No, ho lasciato lì un pacche o di spilli e tra poco il vostro fondoschiena somiglierà a un riccio.» Andrew rise di colpo, tastando in cerca del pacchetto finché non lo trovò so o la sua natica sinistra. «Grazie per l'avvertimento» disse ironico. «Avreste potuto fare in modo che lo scoprissi da solo.» «Sono stata tentata» ammise Caroline. Andrew era meravigliato dalla sua bellezza, con quegli occhi castani che le brillavano divertiti e le guance che si erano colorate di rosa. La sua precedente domanda —perché mai qualcuno avrebbe dovuto credere che lui fosse interessato a lei? — d'improvviso suonava ridicola. Perché mai lui non avrebbe dovuto essere interessato a lei? Vaghe

fantasie si addensarono nella sua mente… Proprio in quel momento avrebbe voluto sollevare quel corpo delicato tra le sue braccia, me erla seduta sulle ginocchia e baciarla con passione. Desiderava infilare le mani so o la gonna di quel suo sobrio vestito marrone di cambrì facendole scivolare lungo le gambe. M a più di ogni altra cosa avrebbe voluto abbassarle il corse o per scoprire i suoi piccoli seducenti seni. Non era mai stato così affascinato da un paio di seni, cosa strana considerando il fa o che era sempre stato a ra o da donne formose. La osservava, mentre era tornata a dedicarsi al telaio. Era evidentemente distra a, poiché prese gli spilli e mentre cercava di fissare corre amente il merle o riuscì a pungersi il dito ancora una volta. Esasperato, d'un tra o Andrew le tolse gli spilli dalle mani. «Perme etemi» disse. Con abile maestria allungò il merle o portandolo alla giusta tensione e lo fermò con una sfilza di spilli, fissando con precisione ogni minuscolo foro al bordo del telaio. Caroline non si preoccupò di nascondere il suo stupore mentre lo osservava. «Dove avete imparato a farlo?» Andrew esaminò con occhio critico il merle o sul telaio prima di me erlo da parte. «Ero l'unico bambino in una grande tenuta e avevo pochi compagni di gioco. Nei giorni di pioggia aiutavo la governante con i lavori domestici.» Le sorrise con ironia. «S e siete impressionata da come ho disteso il merletto, dovreste vedermi lucidare l'argenteria.» Lei non ricambiò il suo sorriso, ma lo fissava con un nuovo interesse. Quando iniziò a parlare, il tono della sua voce si era leggermente ammorbidito. «Nessuno crederà alla

messinscena che avete in mente. Conosco il tipo di donne a cui date la caccia. Ho parlato con Cade, sapete. E la vostra reputazione è ormai consolidata. Voi non proverete mai un interesse verso una donna come me.» «Posso recitare la parte in modo convincente» disse. «Ho molta fortuna nelle scommesse. Potrei corteggiare il diavolo in persona. La domanda è: sareste in grado voi?» «Penso di sì» rispose a bassa voce. «Non siete un bru o ragazzo. Penso addiri ura che qualcuna possa trovare affascinante il vostro aspetto dissoluto e trasandato.» Andrew la guardò accigliato. Non era vanitoso, e prendersi cura del proprio aspe o non era altro per lui che accertarsi di essere pulito e indossare vestiti di buona fa ura. M a sapeva, senza presunzione, di essere alto e ben proporzionato e che alle donne piacevano i suoi occhi blu e i lunghi capelli neri. Il problema era il suo stile di vita. Passava molto tempo fuori casa, dormiva troppo poco, e beveva troppo spesso e troppo a lungo. Il più delle volte si svegliava a mezzogiorno con gli occhi arrossati e cerchiati e il viso pallido dopo una no e passata a bere. Non gliene era mai importato… fino a quel momento. Di fronte a quella delicata creatura si sentiva un ammasso lurido. «Come intendete convincermi?» chiese Caroline. Era chiaro che non avrebbe preso in considerazione la sua proposta; era solo curiosa di scoprire in che modo lui avrebbe cercato di persuaderla. Purtroppo era quello il punto debole del suo piano. Non aveva grandi motivazioni. Non c'era denaro, nessun vantaggio sociale né possedimenti che avessero potuto alle arla. Era

riuscito a trovare una sola cosa in grado di convincerla. «S e acconsentite ad aiutarmi,» disse lentamente «lascerò in pace vostro fratello. S apete quale influenza io abbia su di lui. È indebitato fino ai capelli e sta facendo del suo meglio per seguire le orme di quel branco di infami e degenerati che chiamo amici. Fra non molto, Cade finirà esa amente come me, cinico e corrotto, senza nessuna speranza di salvezza.» L'espressione sul volto di Caroline rivelava che quello era proprio ciò di cui aveva paura. «Quanto è alto il suo debito?» chiese in tono severo. La somma che lui pronunciò la sconvolse, facendola sentire male. Leggendo il terrore nei suoi occhi, Andrew provò quel travolgente senso di soddisfazione tipico del predatore. Aveva centrato il bersaglio. Caroline amava così tanto suo fratello minore da fare qualsiasi cosa pur di salvarlo. Compreso fingere di essersi innamorata di un uomo che disprezzava. «E questo è solo l'inizio» le disse Andrew. «Fra non molto Cade si scaverà una fossa così profonda da non essere più in grado di venirne fuori.» «E voi lascereste che questo accada? S tareste semplicemente lì a guardare mentre lui si rovina la vita impoverendo me e mia madre?» Andrew rispose con un'alzata di spalle in segno di indifferenza. «È la vita» dichiarò impassibile. «Non sono il suo guardiano.» «M io dio» disse lei vacillando. «Non vi importa di nessuno se non di voi stesso, non è vero?» Lui rimase privo di espressione, osservando la pelle opaca e consumata del suo costoso stivale. «No, non mi importa

niente di chi viene trascinato via con me. M a se decidete di aiutarmi, mi prenderò cura di Cade. Mi assicurerò che gli altri del gruppo non lo invitino più nei loro circoli o nei loro indecenti casinò preferiti. Farò in modo che tu i gli allibratori che conosco — e credetemi, sono tanti — non gli concedano più credito. Non sarà ammesso a nessun gioco d'azzardo in tu a Londra. In più, se mio padre mi includerà nel suo testamento, mi farò carico di tutti i debiti finanziari di Cade.» «Cade sa del vostro piano?» Caroline lo guardava con il viso pallido e assorto. «No. Potrebbe compromettere la sua salvezza.» «E se rifiuto la vostra proposta?» Le sue labbra si curvarono in un sorriso aspro e crudele. Il sorriso di suo padre, pensò Andrew, con amara consapevolezza. «Allora vostro fratello prenderà la via per l'inferno… proprio accanto a me. E a voi non rimarrà che raccogliere i pezzi. M i dispiacerebbe veder vendere la residenza della vostra famiglia per pagare i debiti di Cade. Non è una bella prospe iva per vostra madre, costre a a vivere della carità dei parenti alla sua età. E nemmeno per voi.» Il suo sguardo insolente si soffermò sul suo seno. «Cosa sapete fare per guadagnare abbastanza da mantenere una famiglia?» «S iete perfido» sussurrò Caroline, mentre tremava visibilmente, anche se era impossibile capire se il suo sentimento fosse di rabbia o di paura, o entrambe le cose. In un attimo di silenzio, Andrew avvertì una sensazione che lo contorceva da qualche parte nel pe o. All'improvviso avrebbe voluto ritirare tu o… rassicurarla e tranquillizzarla…

prome erle che non avrebbe lasciato che alla sua famiglia accadesse nulla di grave. Provava un senso di profonda tenerezza che, nonostante cercasse di respingere, si ostinava a rimanere dentro di lui. «Ho scelta?» chiese Caroline con rabbia, anticipando una sua qualsiasi parola di pentimento. «Allora acconsentite alla mia proposta? Farete finta di aver accettato il mio corteggiamento?» «S ì… lo farò.» Gli lanciò uno sguardo infuriato. «Quanto dovrà durare questa cosa? Settimane? Mesi?» «Finché il conte non mi riamme erà nel testamento. S e siamo abbastanza convincenti, non ci dovrebbe volere molto.» «Non so quanto riuscirò a reggere» disse, guardandolo con palese disprezzo. «Fin dove si spingerà di preciso questa farsa? Parole? Abbracci? Baci?» L'idea di baciarlo le sembrava stimolante quanto quella di baciare un rospo. «Vi avverto, non perme erò che la mia reputazione sia compromessa, nemmeno per Cade!» «Non ho ancora pensato ai de agli.» L'espressione del suo volto era indecifrabile, sebbene fu a raversato da un profondo senso di sollievo. «Non vi comprome erò. Tu o quello che voglio è la parvenza di un rapporto piacevole.» Caroline balzò dal divano come se all'improvviso si fosse liberata della legge di gravità. Ogni tra o del suo corpo mostrava tensione. «È intollerabile» mormorò. «Non riesco a credere che nonostante non abbia fa o niente di male…» S i girò di sca o rivolgendo lo sguardo infuriato a Andrew. «Quando iniziamo? Facciamo presto. Voglio che questa

oltraggiosa messinscena finisca prima possibile.» «Il vostro entusiasmo mi gratifica» commentò Andrew, con gli occhi che all'improvviso si illuminarono di divertimento. «Cominciamo fra due se imane. Il mio fratellastro e sua moglie nel fine se imana daranno un ricevimento nella loro residenza di campagna. Li convincerò a invitare la vostra famiglia. Con un po' di fortuna, ci sarà anche mio padre.» «E allora agli occhi di tu i mostreremo un'improvvisa, travolgente a razione l'uno per l'altra» disse lei, rivolgendo gli occhi al cielo. «Perché no? M olte storie d'amore sono cominciate così. In passato ne ho avute più di ima…» «Vi prego…» lo interruppe prontamente. «Per favore, non deliziatemi con i racconti delle vostre indecenti relazioni. Vi trovo già abbastanza ripugnante.» «D'accordo» disse remissivo. «D'ora in poi lascerò scegliere a voi gli argomenti di conversazione. Vostro fratello mi ha de o che vi piace il giardinaggio. S ono sicuro che intra erremo interessanti discussioni sui prodigi del letame.» Guardò con soddisfazione il suo viso di porcellana diventare a chiazze per la rabbia. «S e riuscirò a convincere una sola persona di essere a ra a da voi,» disse Caroline digrignando i denti «giuro che intraprenderò la carriera teatrale.» «S i potrebbe fare» replicò Andrew sarcastico. Il suo fratellastro, Logan S co , era l'a ore più apprezzato del momento, oltre a essere proprietario e dire ore del Capital Theatre. Nonostante Andrew e Logan fossero stati amici fin dall'infanzia, solo di recente avevano scoperto di essere

fratelli. Logan era il figlio illegi imo, nato da una relazione che il conte aveva avuto con una giovane a rice molto tempo prima. Così, mentre Andrew era cresciuto in un ambiente sfarzoso e privilegiato, Logan era stato allevato in un tugurio, spesso affamato e maltra ato dalla famiglia che lo aveva preso con sé. Andrew pensava che difficilmente si sarebbe liberato dal senso di colpa per quel fa o, nonostante non fosse sua la responsabilità. Notando che gli occhiali di Caroline erano sporchi, si avvicinò a lei con un dolce sussurro. «Non vi muovete.» Lei si irrigidì mentre lui allungò le mani e le tolse gli occhiali di acciaio dal naso. «Co… cosa state facendo? Io… fermatevi, ridatemeli…» «Fra un a imo» disse, usando un angolo della sua morbida camicia di lino per pulire le lenti fino a farle brillare. S i soffermò a esaminarle, poi guardò il viso di Caroline. S enza occhiali, i suoi occhi apparivano grandi e indistinti, lo sguardo leggermente confuso. Quanto sembrava vulnerabile. Provò di nuovo lo strano impulso di proteggerla. «Come vedete senza questi?» chiese, riponendoli delicatamente sul suo piccolo viso. «Non vedo nulla» ammise a bassa voce, mentre sembrava aver perso la padronanza di sé. Appena gli occhiali furono al sicuro sul suo naso, si allontanò da Andrew, cercando di ricomporsi. «Ora immagino che vi prenderete gioco di me.» «No, assolutamente. Mi piacciono i vostri occhiali.» «Vi piacciono?» chiese con incredulità. «Perché?» «Vi fanno somigliare a un piccolo gufo saggio.» Ovviamente non lo prese come un complimento, sebbene

Andrew lo considerasse tale. Non poteva immaginare come sarebbe stata indossando nient'altro che gli occhiali, così pudica e composta fino a che lui non l'avrebbe convinta ad abbandonarsi alla passione, con il suo esile corpo che fremeva senza controllo contro il suo… All'improvviso, accortosi che la sua erezione era di nuovo visibile, Andrew scacciò le immagini dalla sua mente. M aledizione, non si sarebbe mai aspe ato di essere così a ra o dalla sorella zitella di Hargreaves! Non doveva perme ere che lei se ne rendesse conto, o lo avrebbe disprezzato ancora di più. L'unico modo per far sì che non se ne accorgesse era infastidirla di continuo rendendola ostile. Quanto a questo, non c'è problema, pensò sarcastico. «Potete andare, ora» disse Caroline in tono aspro. «Presumo che per il momento il nostro affare sia concluso.» «S ì» acconsentì lui. «Comunque, c'è un'ultima cosa. Potreste cercare di vestirvi con un po' più di buon gusto durante il fine se imana in cui si terrà il ricevimento? Per gli invitati — per non parlare di mio padre — sarà più facile acce are il mio interesse per voi se non vi vestiste in modo così…» « C osì come?» disse con un sibilo, mentre le si erano arrossati perfino i lobi delle orecchie. «Come una matrona.» Caroline rimase in silenzio per un istante, cercando di reprimere l'impulso di comme ere un omicidio. «Ci proverò» disse alla fine con voce strozzata. «E voi, forse, potreste assumere un domestico decente. O se ne avete già uno, sostituirlo con qualcun altro.»

Adesso era Andrew a sentirsi offeso. S i accigliò, contraendo i muscoli del viso. «Cosa intendete dire?» «Intendo dire che i vostri capelli sono troppo lunghi, gli stivali hanno bisogno di una lucidata, e il modo in cui voi vestite mi ricorda un letto disfatto!» «S ignifica che vi piacerebbe distendervi sopra di me?» chiese lui. Poi sga aiolò fuori dal salo o chiudendo la porta un attimo prima che lei gli tirasse un vaso. Il rumore della porcellana che andava in frantumi riecheggiò in tutta casa. «Drake!» Cade, che era all'ingresso, corse verso di lui guardandolo con aria interrogativa. «Com'è andata? S ei riuscito a convincerla?» «Ha accettato» disse Andrew. A quelle parole un sorriso balenò sul bel volto giovane di Cade. «Ben fa o! Così entrerai nelle grazie di tuo padre e tu o andrà liscio per noi, eh, amico? Gioco, bevute, baldoria… Oh, che tempi ci aspettano!» «Hargreaves, ho qualcosa da dirti» fece cauto Andrew. «Non credo ti piacerà.»

2

Caroline rimase a lungo seduta da sola dopo che lord Drake se ne fu andato. S i chiedeva preoccupata cosa sarebbe stato di lei. Di sicuro ci sarebbero stati molti pe egolezzi non appena fosse circolata la notizia del suo fidanzamento con Drake. Una tale improbabile coppia avrebbe provocato ba ute e risatine interminabili. S opra u o alla luce del fa o che lei era notoriamente difficile nello scegliere con chi accompagnarsi. Non era mai riuscita a spiegare nemmeno a sé stessa perché non si fosse mai innamorata. Non era di certo una persona fredda, aveva sempre avuto rapporti affe uosi con amici e parenti, e sapeva di essere una donna dai sentimenti profondi. Amava danzare e conversare, e anche farsi corteggiare di tanto in tanto. M a quando aveva cercato di provare verso qualche gentiluomo qualcosa che andasse oltre la semplice simpatia, il suo cuore era rimasto ostinatamente freddo. «S anto cielo, l'amore non è il requisito indispensabile per un matrimonio» aveva spesso affermato sua madre in preda all'esasperazione. «Non puoi perme erti di aspe are l'amore, Caroline. Non hai né le possibilità economiche né la posizione sociale che ti consentono di essere così esigente!» Era vero, suo padre era stato un visconte ma, come la maggior parte dei visconti, non possedeva una grande

quantità di terre. Un titolo nobiliare e una piccola tenuta a Londra erano tu o ciò che vantavano gli Hargreaves. Essendo l'unica figlia femmina, Caroline avrebbe giovato molto alla famiglia se si fosse sposata con un conte o anche con un marchese. Purtroppo, la maggior parte dei nobili disponibili erano tu i uomini vecchi decrepiti, o libertini viziati ed egoisti come Andrew, lord Drake. Data la scelta, non c'era da stupirsi se Caroline avesse deciso di non sposarsi. M entre rifle eva su Andrew, si corrucciò pensierosa. La preoccupava il modo in cui aveva reagito di fronte a lui. Non solo aveva una spiccata abilità nel provocarla, ma sembrava farlo intenzionalmente, come se provasse piacere nel sollecitare il suo temperamento irascibile. M ista alla rabbia, tuttavia, aveva provato anche una strana attrazione per lui. Non poteva essere la sua bellezza. Dopotu o non era così superficiale da farsi condizionare solo dall'aspe o esteriore di qualcuno. Eppure si era trovata a fissare con insistenza la cupa, sciupata bellezza del suo viso… il blu intenso degli occhi cerchiati per l'assenza di sonno, la bocca cinica… e l'aspe o leggermente gonfio di chi beve troppo. Andrew aveva il volto di un uomo determinato a distruggersi. Che pessima compagnia era per suo fratello Cade! Per non parlare di lei. I suoi pensieri furono interro i dall'arrivo della madre, Fanny, di ritorno da un piacevole pomeriggio trascorso a fare visita alle amiche. Chi non le conosceva spesso si stupiva nell'apprendere che fossero madre e figlia, dato che non si somigliavano in niente, se non per il colore castano degli occhi. Caroline e Cade avevano ereditato l'aspe o e il

cara ere dal loro defunto padre. Fanny, a differenza loro, era bionda e grasso ella, dal temperamento vivace tipico di un bambino. Intraprendere una conversazione con lei era sempre esasperante, poiché non le interessavano gli argomenti seri e preferiva non affrontare verità spiacevoli. «Caroline» urlò Fanny, entrando in salo o dopo aver consegnato alla governante il suo cappello di piume arricciato e lo scialle primaverile. «S embri piu osto amareggiata, mia cara. Cosa ti ha reso così indispe ita? Il nostro adorato Cade ha combinato una delle sue solite ragazzate?» «Il nostro adorato Cade sta facendo del suo meglio perché possiate passare gli ultimi anni della vostra vita in un ospizio» rispose secca Caroline. Il viso di sua madre si accigliò confuso. «Ho paura di non capire, cara. Cosa intendi dire?» «Cade gioca d'azzardo» disse Caroline. «S ta dissipando tu o il nostro denaro. Presto non ci sarà rimasto più niente. S e non si ferma in tempo, dovremmo vendere tu o ciò che possediamo… E nemmeno questo basterà a pagare tu i i suoi debiti.» «Oh, ma mi stai prendendo in giro!» disse Fanny con una risata ansiosa. «Cade mi aveva promesso che avrebbe cercato di frenarsi al tavolo da gioco.» «Be', non l'ha fatto» replicò Caroline risoluta. «E ora tutti ne pagheremo le conseguenze.» Leggendo la verità negli occhi di sua figlia, Fanny si lasciò cadere sul divano di broccato rosa, e seguì un cupo silenzio. Giunse le mani in grembo come un bambino punito, e la bocca, simile a un bocciolo di rosa, formò una O di sgomento.

«È tutta colpa tua!» scoppiò all'improvviso. «Colpa mia?» Caroline le rivolse uno sguardo incredulo. «Perché mai dite questo, madre?» «Non saremmo in questa spiacevole situazione se tu ti fossi sposata! Un marito ricco avrebbe procurato a Cade denaro sufficiente per soddisfare i suoi piccoli vizi con gli amici, e si sarebbe preso cura di noi. Hai aspe ato troppo… la tua bellezza è sfiorita, hai quasi ventisette anni…» Fanny fece una pausa, era sul punto di piangere al pensiero di avere una figlia nubile a quell'età così avanzata. S filò un fazzole o di pizzo dalla manica e si picchie ò leggermente gli occhi. «S ì, gli anni migliori sono ormai alle tue spalle, e ora la famiglia andrà in rovina. E tu o questo perché ti sei rifiutata di sedurre un uomo facoltoso.» Caroline aprì la bocca per controba ere, per poi richiuderla con un sospiro di esasperazione. Era impossibile ragionare con qualcuno dalla mentalità così chiusa. Aveva provato a discutere con sua madre in passato, ma era servito solo a rendere entrambe ancor più frustrate. «M adre» disse cauta. «M adre, sme etela di piangere. Ho una novità che potrebbe confortarvi. Oggi pomeriggio ho ricevuto una visita da uno degli amici di Cade, lord Drake… Vi ricordate di lui?» «No, cara. Cade ha così tanti conoscenti… non riesco mai a distinguerli l' uno dall'altro.» «Drake è l'unico legittimo erede del conte di Rochester.» «Oh, quello.» L'espressione di Fanny si illuminò di interesse e le lacrime svanirono all'istante. «S ì, che fortuna erediterà! Certo che mi ricordo di lui. Un bell'uomo, da quel che rammento, con i capelli lunghi e neri e gli occhi blu…»

«E i modi di uno zoticone» aggiunse Caroline. «Di fronte a una simile eredità, Caroline, si può sorvolare su qualche piccolo difetto di galateo. Su, dimmi, cosa ha detto lord Drake durante la sua visita?» «Lui…» Caroline esitò, infastidita dalle parole che stava per pronunciare. Non osava dire alla madre che il fidanzamento tra lei e Drake era solo una messinscena. S ua madre era una rinomata pe egola, ed entro qualche giorno — anzi, qualche ora — si sarebbe fa a sfuggire la verità con qualcuno. «Ha espresso l'intenzione di corteggiarmi» disse Caroline con il volto inespressivo. «Per questo motivo, gli perme eremo di accompagnarci al ricevimento che M r e M rs S co daranno fra quindici giorni, nel fine settimana.» Le notizie erano davvero troppe perché Fanny riuscisse ad assimilarle tu e in una volta. «Oh, Caroline» esclamò. «Il figlio di un conte, interessato a te… Non riesco a crederci… un vero miracolo! E se riesci a essere alla sua altezza… non sai che fortuna avrai! Possedimenti, gioielli! Avrai di sicuro una tua carrozza personale e agevolazioni nei negozi più prestigiosi… Oh, questa è la risposta a tutti i nostri problemi!» «Così sembrerebbe» disse fredda Caroline. «M a non fatevi troppe illusioni, madre. Il corteggiamento non è ancora iniziato e non è detto che condurrà al matrimonio.» «Oh, ma certo che sì!» Fanny stava praticamente danzando per tu a la stanza. I riccioli biondi svolazzavano mentre le sue forme arrotondate sobbalzavano di gioia. «M e lo sento. Ora, Caroline, devi ascoltare con a enzione i miei consigli; ti dirò esa amente come far abboccare il pesce all'amo. Devi essere cordiale e lusingare la sua vanità, rivolgendogli sguardi pieni

di ammirazione… E non devi mai, mai discutere con lui. Inoltre, dobbiamo fare qualcosa per il tuo seno.» «Il mio seno…» ripetè Caroline con sguardo assente. «Fammi cucire un'imbo itura nel corse o del tuo vestito. Sei una ragazza graziosa, Caroline, ma hai bisogno di un netto miglioramento.» Caroline scosse la testa accennando un sorriso amaro, in parte divertita, in parte indignata. «Non ingannerò nessuno con un'imbo itura. S pecialmente lord Drake. E anche se riuscissi a illuderlo, non pensate che sarebbe deludente scoprire nella nostra prima no e di nozze che il mio seno era falso?» «Allora sarà troppo tardi perché lui possa farci qualcosa» le fece notare sua madre con pragmatismo. «E non lo chiamerei un inganno, mia cara. Dopotu o, ognuno deve cercare di apparire nel miglior modo possibile… in questo consiste il corteggiamento. Il trucco sta nel camuffare tu e le piccole sgradevoli imperfezioni che possano scoraggiare un uomo, e mantenere un'aria misteriosa finché non l'hai finalmente conquistato.» «Non c'è da stupirsi se non ho mai trovato un marito» disse Caroline con un sorriso tenue. «Ho sempre cercato di aprirmi ed essere sincera con gli uomini.» S ua madre la guardò affranta. «Non so come ti siano venute certe idee, mia cara. L'onestà non ha mai a izzato il fuoco della passione in un uomo.» «Cercherò di ricordarmelo» replicò seria Caroline, sforzandosi di non ridere. «La carrozza è qui» disse Fanny con voce stridula,

guardando fuori dalla finestra del salo o la ve ura che si muoveva lungo il viale principale. «Oh, che bella! Tu a verniciata di rosso, con il baule anteriore e il sistema di sospensione ondulato… Guarda quanto è grande il portabagagli di ferro ba uto. E ben qua ro ba istrada. Svelta, Caroline, vieni a vedere!» «Non sapevo che foste così esperta di carrozze, madre» disse Caroline sarcastica. Raggiunse sua madre alla finestra e lo stomaco le si strinse per l'ansia quando vide lo stemma dei Rochester a lato della carrozza. Era ora di dare inizio alla commedia. «Dov'è Cade?» chiese. «Nella biblioteca, credo.» Fanny continuava a guardare affascinata fuori dalla finestra. «Quel caro, adorato lord Drake. Fra tu i gli amici di Cade, è sempre stato il mio preferito.» Caroline rise divertita, nonostante l'agitazione. «M a se non vi ricordavate nemmeno chi fosse finché non ve l'ho de o io!» «Poi però mi sono ricordata di quanto mi piacesse» replicò Fanny. Con un sorriso amaro, Caroline uscì dal salo o per andare nella piccola biblioteca dove la sua preziosa collezione di libri era stata disposta con cura sugli scaffali di mogano. Cade era vicino alla credenza e si stava versando un goccio di brandy da una caraffa di cristallo. «Sei pronto a partire?» chiese Caroline. «La carrozza di lord Drake è qui.» Cade si girò con il bicchiere in mano. Aveva in viso un'espressione corrucciata, proprio come la sua. «No, non

sono pronto» disse irritato. «Forse lo sarò dopo aver bevuto il resto della bottiglia.» «Andiamo, Cade» lo rimproverò lei. «Qualcuno penserebbe che stai per andare nella prigione di Newgate piuttosto che a trascorrere un fine settimana con gli amici.» «Drake non è un mio amico» borbo ò Cade. «Ha fa o in modo che fossi escluso da tu o quello che mi piace fare. Non sono più il benvenuto in nessun tavolo da gioco della ci à, e non sono stato invitato a un solo dannato circolo nelle ultime due se imane. M i sono rido o a giocare a black–jack per qualche soldo. Come farò a guadagnare abbastanza per pagare i miei debiti?» «Forse lavorando?» Cade sbuffò, avvertendo la cosa come un enorme insulto. «Nessun Hargreaves si è mai occupato di affari o a ività commerciali da almeno quattro generazioni.» «Avresti dovuto pensarci, prima di perdere al gioco tu o quello che nostro padre ci ha lasciato. Ora non saremmo costre i a partecipare a questo malede o ricevimento e io non dovrei far finta di essere a ra a da un uomo che detesto.» D'un tra o imbarazzato, Cade si girò dall'altra parte. «M i dispiace, Caroline. M a la fortuna stava girando dalla mia parte. Avrei vinto recuperando tu o il denaro perso, e anche di più.» «Oh, Cade.» S i avvicinò, facendo scivolare le braccia intorno a lui e appoggiandogli la guancia contro la schiena irrigidita. «Facciamo la cosa giusta» disse. «Andremo nella residenza degli S co , io farò gli occhi dolci a lord Drake e tu

sarai gentile con tu i. E quando lord Drake sarà riammesso nel testamento di suo padre, si occuperà dei tuoi debiti. E la nostra vita tornerà alla normalità.» Furono interro i dalla voce improvvisa della governante. «M rs Hargreaves, lord Drake è arrivato. Devo condurlo in salotto?» «Mia madre è ancora lì?» chiese Caroline. «No, signorina, è andata di sopra a prendere il mantello e il cappellino per il viaggio.» Volendo evitare di rimanere da sola con Drake, Caroline spronò il fratello. «Cade, perché non vai a dare il benvenuto al tuo amico?» Ovviamente nemmeno lui aveva voglia di vedere Drake. «Non posso, vado a mostrare ai domestici come devono caricare le borse e le valigie nella carrozza. S ei l'unica che può scambiare qualche parola con lui.» S i voltò verso di lei e un ghigno gli a raversò il viso. «È ciò che dovrai fare per tu o il fine se imana, mia cara sorella. Potresti iniziare a fare pratica fin da ora.» Rivolgendogli uno sguardo torvo, Caroline uscì con un sospiro di esasperazione e si diresse in salo o. Vide la figura alta di Andrew al centro della stanza, il suo viso seminascosto mentre fissava il paesaggio appeso alla parete. «Buongiorno, milord» disse lei con voce calma. «Spero che abbiate…» La voce le si smorzò in gola quando lui si voltò. Per una frazione di secondo pensò che quell'ospite non fosse Andrew, lord Drake, ma qualcun altro. S bigo ita, si sforzò in silenzio di capire quali cambiamenti fossero avvenuti in lui. Le lunghe ciocche dei suoi capelli neri erano state accorciate in un nuovo

taglio, più spuntato vicino alla nuca e ai lati della testa. Il gonfiore del viso dovuto all'alcol era scomparso, rivelando i meravigliosi tra i ne i della mandibola e gli zigomi pronunciati. Doveva aver trascorso del tempo all'aria aperta, poiché il colore pallido della sua pelle aveva lasciato il posto a una leggera abbronzatura e gli zigomi alti sembravano scottati dal vento. E gli occhi… Oh, quegli occhi. Non più arrossati e cerchiati dalle occhiaie, splendevano del blu luminoso dello zaffiro. In loro c'era un bagliore — di insicurezza, forse? — che fece perdere a Caroline il suo contegno. Andrew sembrava così giovane e pieno di vita, completamente diverso dall'uomo con cui si era trovata in quello stesso salo o solo due settimane prima. Quando poi parlò, divenne chiaro che nonostante l'aspe o esteriore fosse cambiato era rimasto lo stesso insopportabile villano. «M rs Hargreaves,» disse pacato «sono sicuro che Cade vi ha de o che ho rispe ato la mia parte dell'accordo. Ora tocca a voi. S pero che abbiate allenato i vostri sguardi innamorati e il parlare malizioso.» Caroline riuscì a riprendersi in modo da poter rispondere. «Pensavo che tu o quello che volevate fosse 'la parvenza di un rapporto piacevole'… Non erano queste le vostre esa e parole? Ritengo che lo 'sguardo innamorato' sia un po' troppo da chiedere, non credete?» «La se imana scorsa ho avuto il resoconto totale dei debiti di Cade» rispose duramente. «Visto quanto dovrò pagare, mi dovete lo 'sguardo innamorato' e molto di più.» «Dovreste assumervi voi la responsabilità di tu o questo. Se non aveste portato Cade con voi così tante sere…»

«Non è tu a colpa mia. M a arrivati a questo punto non intendo litigare. Prendete le vostre cose e usciamo.» Caroline fece un cenno col capo. S embrava però che non riuscisse a muoversi. Le ginocchia erano bloccate ed era quasi sicura che se avesse fa o un passo in avanti, sarebbe caduta con la faccia a terra. Lo guardava impotente, mentre il cuore le ba eva forte, a un ritmo incontrollabile, e il suo corpo era invaso dal calore. In vita sua non aveva mai avuto una simile reazione nei confronti di qualcuno. L'assalì con forza una nuova consapevolezza, e si rese conto di quanto avrebbe voluto toccarlo, far scorrere le dita lungo le sue guance magre, e baciare la sua bocca dura e sprezzante fino a addolcirla mentre premeva con passione contro la sua. Non può essere, pensò colta da improvviso panico. Non poteva provare una tale a razione per un uomo così immorale e dissoluto. Qualcosa nel suo sguardo sorpreso fece sentire Drake a disagio, tanto che spostò il peso del suo corpo da una gamba all'altra, lanciandole un'occhiata minacciosa. «Che cosa state fissando?» «Voi» disse lei in modo impertinente. «I vostri bo oni mi sembrano allacciati in modo corre o. I capelli sembrano essere stati pe inati. E per una volta non puzzate di alcol. S tavo solo rifle endo sulla sorprendente scoperta del fa o che possiate apparire come un vero gentiluomo. Nonostante il vostro temperamento sia detestabile come sempre.» «C'è una buona ragione» la informò lui brevemente. «S ono due se imane che non bevo né ho una prost… una compagnia femminile, e ho passato quasi ogni giorno nella

tenuta di famiglia vicino a mio padre. Ho fa o visita ai contadini e ai fa ori, e ho le o i registri contabili fino quasi a diventare cieco. S e non sono abbastanza fortunato da morire presto di noia, mi sparerò. E quel che è peggio, mi aspe a questo maledetto fine settimana.» «Povero» disse lei in tono compassionevole. «É terribile essere un aristocratico, non è vero?» S orrise, quando lui la guardò accigliato. «Comunque, avete un bell'aspe o» disse. «Sembra che la vita di astinenza vi si addica.» «A me non piace» borbottò lui. «Non mi sorprende.» Di fronte al viso sorridente di lei, l'espressione di Drake si addolcì. Prima che Caroline potesse reagire, allungò le mani e le strappò gli occhiali dal naso. «M ilord,» disse turbata «spero vorrete sme erla! Restituitemeli subito. Non riesco a vedere.» Andrew estrasse un fazzole o ripiegato dalla tasca e pulì le lenti. «Non mi sorprende che la vostra vista sia debole, dato che andate in giro con questi occhiali sporchi.» Ignorando le sue proteste, continuò a pulirli con cura, poi li sollevò contro la luce della finestra. S olo quando fu sicuro che fossero perfettamente puliti li ripose sul suo naso. «Ci vedo perfettamente» disse lei. «C'era un'impronta del pollice al centro della lente destra.» «D'ora in avanti, vi sarei grata se semplicemente mi informaste dell'impronta, invece di strapparmi gli occhiali dal viso!» Caroline sapeva di essere ingrata e difficile. Una parte di lei era disgustata da quei suoi modi sgarbati. Tu avia, aveva la sensazione che se non avesse mantenuto un

a eggiamento volutamente ostile, avrebbe potuto fare qualcosa di molto imbarazzante; come ge arsi contro il suo corpo robusto e slanciato e baciarlo. Era così imponente, irascibile e seducente che il semplice guardarlo le provocava un calore inspiegabile, che la lacerava dentro. Non riusciva a capirsi, aveva sempre pensato che si dovesse avere simpatia per un uomo prima di provare un'a razione così sconvolgente. M a evidentemente il suo corpo non era in sintonia con le sue emozioni, perché che gli piacesse o meno, lei lo voleva. Voleva sentire le sue mani grandi e calde sulla schiena. Le sue labbra sul collo e sul seno. Un vivace rossore le corse lungo tu o il corpo, fino alle punte dei capelli: era consapevole che lo sguardo attento di lui non si sarebbe lasciato sfuggire il montare di quel sintomatico colore. Per fortuna non fece commenti, ma rispose alla sua precedente affermazione. «M olto bene» disse. «Vorrà dire che non mi importa se finite contro i muri o se inciampate sul selciato perché non riuscite a vedere con i vostri occhiali.» Quello fu il viaggio in carrozza più singolare che Andrew avesse mai fa o. Dove e subire per tre ore lo sguardo critico di Cade; il ragazzo lo guardava come fosse un vero e proprio traditore, e questo nonostante fosse disposto a pagare tu i i suoi debiti in breve tempo. Poi c'era la madre, Fanny, senza dubbio una delle donne più sciocche che avesse mai incontrato. Chiacchierava intra enendo interminabili monologhi che sembravano non richiedere mai una risposta che non fosse un occasionale grugnito o cenno del capo. Ogni volta che comme eva l'errore di replicare a una delle sue

osservazioni, Andrew alimentava una nuova serie di borbo ìi insensati. E infine c'era Caroline che, seduta di fronte a lui, silenziosa e in apparenza tranquilla, teneva lo sguardo concentrato sul continuo mutare del paesaggio fuori dal finestrino. Andrew la fissava con insistenza, anche se sembrava del tu o ignara del suo sguardo a ento. Indossava un vestito blu con una mantellina allacciata sopra il corse o. La scollatura del suo bustino era modesta e non rivelava nemmeno un accenno dell'incavo tra i seni; non che avesse molto da mostrare. Eppure era incredibilmente a ra o dalla leggera apertura che scopriva la sua pelle, da quel meraviglioso incavo alla base della gola, e dal décolleté levigato come porcellana. Era minuta, sembrava una bambola, eppure era affascinato da lei, al punto da sentirsi quasi eccitato nonostante la presenza del fratello e della madre. «Cosa state guardando?» le chiese dopo un po', infastidito dal suo ostinato rifiuto di rivolgere lo sguardo dalla sua parte. «Trovate interessante la vista delle vacche e delle siepi?» «S ono costre a a guardare il paesaggio» rispose Caroline senza distogliere lo sguardo. «Non appena provo a concentrarmi su qualcosa all'interno della carrozza, inizio a sentirmi male, sopra u o quando la strada è dissestata. M i sono sempre sentita così, fin da quando ero bambina.» Fanny intervenne con apprensione. «Caroline, dovresti cercare di curare questo tuo disturbo. Deve essere fastidioso per un raffinato gentiluomo come lord Drake vederti fissare fuori dal finestrino tu o il tempo invece di partecipare alla nostra conversazione.»

Andrew sorrise nel sentirsi descrivere come un 'raffinato gentiluomo'. A quel punto Cade parlò. «Non cambierà mai, madre. E credo che Drake preferirebbe che Caroline guardasse fuori dal finestrino piuttosto di vomitare sulle sue scarpe.» «Cade, come sei volgare!» esclamò Fanny, guardandolo accigliata. «Porgi subito le scuse a lord Drake.» «Non è necessario» si affrettò a dire Andrew. Fanny gli rivolse un sorriso radioso. «É troppo generoso da parte vostra, milord, chiudere un occhio sui modi sgarbati di mio figlio. Per quanto riguarda la spiacevole condizione di salute di mia figlia, sono del tutto sicura che non sia un difetto che si possa trasmettere a un figlio.» «Questa è una buona notizia» disse Andrew con poco entusiasmo. «M a trovo molto affascinante l'abitudine di M rs Hargreaves. M i concede il privilegio di osservare il suo incantevole profilo.» A quel complimento, Caroline gli lanciò una rapida occhiata, alzando gli occhi al cielo prima di rivolgere di nuovo l'a enzione al finestrino. Lui però vide le sue labbra curvarsi leggermente, lasciando trapelare un'espressione divertita per quella lusinga. Finalmente arrivarono nella tenuta degli S co , contraddistinta da una casa che era considerata una delle residenze più belle d'Inghilterra. La grande villa costruita in pietra era circondata da magnifiche distese di prati verdi e giardini, e sul retro si estendeva un parco pieno di querce. Una fila di o o colonne sormontata da enormi finestre scintillanti faceva sembrare la facciata composta più di vetro

che di pietra. Un posto simile sembrava ada o soltanto a una famiglia di reali, cara eristica che lo rendeva piu osto appropriato per la famiglia di Logan S co . Anche lui in qualche modo era di stirpe reale, sebbene si tra asse di quella del teatro londinese. Caroline aveva avuto molta fortuna nel vederlo recitare in una rappresentazione al Capital Theatre e, come ogni altra persona del pubblico, aveva trovato il talento e la presenza scenica di S co eccezionali. S i diceva che il suo Amleto superasse addiri ura quello leggendario di David Garrick, e che la gente un giorno avrebbe le o di lui in qualche libro di storia. «È curioso che un uomo come M r S co sia il vostro fratellastro» sussurrò Caroline con lo sguardo fisso sulla grande tenuta, mentre Andrew la aiutava a scendere dalla carrozza. «Vi somigliate molto?» «Per niente» disse Andrew con il volto impassibile. «Logan è nato in povertà e ha raggiunto l'apice della sua carriera armato nient'altro che di talento e determinazione. Io invece ho avuto ogni privilegio e non sono riuscito a realizzare niente.» Parlavano sussurrando, a voce troppo bassa perché Cade e Fanny potessero sentirli. «S iete geloso di lui?» Caroline non riuscì a tra enere la domanda. Un barlume di stupore a raversò il volto di Andrew: era chiaro che poche persone gli avevano parlato in modo così schietto. «No, come potrei? Logan si è guadagnato tu o ciò che ha o enuto. E mi ha dovuto sopportare molto. M i ha anche

perdonato per quella volta in cui ho tentato di ucciderlo.» «Cosa?» Caroline inciampò leggermente e si fermò per guardarlo sbalordita. «Non l'avrete fatto veramente?» Un ghigno gli a raversò il volto cupo. «Non avrei potuto farlo davvero. M a allora ero ubriaco fradicio, e avevo appena scoperto che lui sapeva che eravamo fratelli e non me l'aveva de o. Così l'ho spinto in un angolo del suo teatro brandendo una pistola.» «M io dio» disse Caroline guardandolo preoccupata. «É il comportamento di un pazzo.» «No, non ero pazzo. M i sentivo solo ingannato.» Uno sguardo divertito balzò nei suoi occhi blu. «Non preoccupatevi, tesoro. Ho deciso di rimanere sobrio per un po'… E anche se non lo fossi, non sarei un pericolo per voi.» La parola 'tesoro', pronunciata con quel tono intimo e profondo, le provocò una strana sensazione. Caroline gli stava per rimproverare l'eccessiva confidenza, quando capì che quello era l'esa o motivo per cui erano lì, per dare l'impressione di essere effettivamente intimi. Entrando nell'ampio ingresso su due piani, rivestito di pannelli in legno scuro e di prestigiosi arazzi, furono accolti dalla moglie di M r S co , M adeline. La ragazza era incantevole, i capelli color castano dorato erano raccolti in cima alla testa e gli occhi color nocciola brillavano mentre salutava Andrew con infantile esuberanza. Era evidente che i due si piacevano molto. «Lord Drake» esclamò M adeline, stringendo con le sue piccole mani quelle di lui, la guancia rivolta in alto per ricevere il suo bacio fraterno. «Che bell'aspe o avete! E

almeno un anno che non ci vediamo. S ono molto arrabbiata con voi, vi siete assentato così a lungo!» Il calore con cui Andrew sorrise alla cognata trasformò il suo viso tetro, lasciando Caroline senza fiato. «Come sta la mia nipotina?» chiese lui. «S comme o che non la riconoscerete. É molto cresciuta, e ora ha un dentino!» Lasciando andare le sue mani, M adeline si girò verso Cade, Fanny e Caroline, e fece un garbato inchino. «Buongiorno a voi, milord, e a voi lady Hargreaves e M rs Hargreaves.» Il suo sguardo vivace interce ò quello di Caroline. «Io e mio marito siamo lieti di avervi tra noi questo fine se imana. Qualunque amico di lord Drake è sempre il benvenuto a casa nostra.» «Disprezzate sempre i miei amici» osservò secco Andrew, e Madeline gli lanciò una rapida occhiata di disapprovazione. «I vostri abituali amici. M a quelli come loro sono decisamente i benvenuti.» Caroline allora intervenne, sorridendo a M adeline. «M rs S co , vi prome o che faremo del nostro meglio per distinguerci dalle solite compagnie di lord Drake.» «Vi ringrazio» fu l'entusiasta risposta della ragazza, e si scambiarono un'improvvisa risata. «Aspe ate un a imo» disse Andrew, scherzando solo in parte. «Non avevo previsto che voi due diventaste amiche. Farete meglio a tenervi lontana da mia cognata, M rs Hargreaves, è un'inguaribile pettegola.» «È vero» confermò M adeline, rivolgendo a Caroline un sorriso d'intesa. «E alcuni dei miei pe egolezzi preferiti riguardano lord Drake. Li troverete molto divertenti.»

Fanny, che si era sentita così in soggezione di fronte allo sfarzo che la circondava tanto da restare senza parole, all'improvviso recuperò la voce. «M rs S co , siamo ansiosi di incontrare il vostro stimato marito. Un uomo così apprezzato, di così grande talento, così straordinario…» Una nuova voce si inserì nella conversazione, una voce talmente profonda e distinta che poteva appartenere solo a un uomo. «Madame, voi mi onorate troppo, ve lo assicuro.» Logan S co era comparso alle loro spalle, bello e imponente come appariva sul palcoscenico. La sua alta figura era vestita in modo impeccabile con dei pantaloni grigi, un'aderente giacca nera e la crava a di un bianco candido legata con un nodo elaborato. Guardando prima Andrew poi il suo fratellastro, Caroline riuscì a notare una vaga somiglianza tra i due. Erano entrambi alti, di corporatura robusta, con i lineamenti marcati e armoniosi. Tu avia non avevano gli stessi colori. I capelli di Andrew erano di un nero corvino, mentre Logan S co li aveva di un intenso color mogano. E mentre la sua pelle era di una tonalità rossastra, quella di Andrew era più dorata. M a osservandoli insieme, Caroline pensò che la differenza principale tra i due uomini fosse nel loro portamento. Era evidente che Logan S co fosse abituato alle a enzioni dovute alla sua celebrità; era sicuro di sé, in maniera anche un po' eccessiva, e dai modi disinvolti ed espansivi. Andrew invece era calmo, molto più chiuso e riservato, e aveva l'a eggiamento duro di chi nasconde dietro una facciata le proprie emozioni. «Fratello» mormorò Logan S co , mentre si scambiavano

una calorosa stre a di mano. Era chiaro che c'era profondo affetto tra i due. Andrew presentò S co alla famiglia Hargreaves, e Caroline fu divertita nel vedere che la presenza di quella leggenda vivente avesse tolto di nuovo la parola a sua madre. Lo sguardo penetrante di S co si mosse da un volto all'altro, finché alla fine non si concentrò su Andrew. «Nostro padre è qui» disse. I due fratelli si scambiarono uno sguardo difficile da interpretare. Era ovvio che condividessero una consapevolezza su quell'uomo che nessun altro al mondo aveva. «Come sta?» chiese Andrew. «Oggi meglio. Non ha avuto particolare bisogno delle sue medicine durante la no e. Ora sta conservando le sue energie per il ballo di stasera.» S co fece una pausa prima di continuare. «Voleva vederti non appena fossi arrivato. Posso portarti nella sua stanza?» Andrew acconsentì. «Di certo avrò commesso un centinaio di trasgressioni per cui vorrà rimproverarmi. M i dispiacerebbe privarlo di un tale piacere.» «Bene» disse S co ironico. «Visto che oggi io ho già dovuto acce are questa singolare sfida aperta, non c'è motivo per cui tu dovresti essere risparmiato.» Andrew si voltò verso Caroline. «Vorrete scusarmi, M rs Hargreaves?» sussurrò. «Certamente.» S i trovò a rivolgergli un rapido sorriso di conforto. «Spero andrà bene, milord.» Quando i loro sguardi si incontrarono, lei vide i suoi occhi

cambiare, quella dura opacità ammorbidirsi e diventare di un intenso blu. «A dopo, allora» mormorò lui, facendo un inchino prima di andarsene. L'intimità con cui si erano guardati le aveva provocato forti palpitazioni e una sensazione di vorticosa leggerezza le flu uava tu o intorno. Leggermente confusa, Caroline pensò che Logan S co non fosse l'unico uomo della famiglia con un talento da a ore. Andrew stava recitando la sua parte in modo così convincente che chiunque avrebbe creduto che fosse realmente interessato a lei. Ci avrebbe quasi potuto credere lei stessa. Poi, con severità, s'impose di non scordare che si tra ava solo di una finzione. I soldi, non il fidanzamento, erano l'obiettivo finale di Andrew. Andrew e Logan entrarono in casa a raversando la grande sala di marmo, il cui soffi o era dipinto con scene mitologiche e motivi raffiguranti maschere e nastri. Avvicinandosi all'imponente scala che curvava in un'enorme dolce spirale, i due fratelli salirono con calma. «La tua M rs Hargreaves sembra una ragazza incantevole» osservò Logan. Andrew sorrise ironico. «Non è la mia Mrs Hargreaves.» «È un tipo grazioso» disse Logan. «È in apparenza delicata, ma sembra possedere un temperamento piuttosto vivace.» «Temperamento…» ripetè Andrew con sarcasmo. «S ì… ne ha molto.» «È curioso.» «Cos'è curioso?» chiese Andrew diffidente; non gli piaceva il tono allusivo del suo fratellastro. «Per quanto ne so, non hai mai corteggiato una ragazza

prima d'ora.» «Non è un vero corteggiamento» lo informò Andrew. «É solo un espediente per ingannare nostro padre.» «Cosa?» Logan si fermò sulle scale guardandolo sorpreso. «Vorresti spiegarmi, Andrew?» «Come sai, sono stato escluso dal testamento. Per essere riammesso, devo convincere nostro padre di aver cambiato le mie ignobili abitudini, altrimenti morirà senza lasciarmi un dannato soldo.» Andrew proseguì spiegando l'accordo con Caroline e le condizioni che avevano concordato. Logan lo ascoltò a entamente, scoppiando alla fine in un'aspra risata. «Be', se vuoi cambiare la volontà di nostro padre, credo che la tua relazione con una donna come M rs Hargreaves sia una buona idea.» «Non è una 'relazione'» disse Andrew, sentendo inspiegabilmente di doversi difendere. «Come ti ho de o, è una semplice messinscena.» Logan lo guardò dubbioso. «Ho il sospe o, Andrew, che la tua relazione con M rs Hargreaves sia qualcosa di più di una finzione, che tu lo voglia ammettere o no.» «É per guadagnarmi i favori di nostro padre» disse Andrew rapidamente. «Te lo ripeto, non ho fa o proge i su di lei. E anche se li avessi, credimi, sarei l'ultimo uomo sulla terra per cui lei proverebbe un interesse.»

3

«Neanche se fosse l'ultimo uomo sulla terra» disse Caroline, fulminando con lo sguardo suo fratello. «Te lo ripeto, Cade, non provo nessun tipo di a razione per quel–quel depravato. Non essere sciocco. Sai molto bene che è tutta una finzione.» «Credevo lo fosse,» disse Cade riflessivo «finché oggi non vi ho visti durante quel lungo e terribile viaggio in carrozza. Ora non ne sono così sicuro. Drake ti guardava come un gatto che punta un topo. Non ti ha tolto gli occhi di dosso per un istante.» Caroline tentò di sopprimere un'involontaria fi a di piacere alle parole del fratello. S i girò verso il lungo specchio, gonfiando invano le maniche corte del suo vestito da sera di un blu tenue. «L'unico motivo per cui potrebbe aver guardato dalla mia parte era per distrarsi dal chiacchiericcio di nostra madre» disse in tono secco. «E il modo in cui gli hai sorriso oggi pomeriggio, prima che andasse a far visita a suo padre?» continuò Cade. «S embravi letteralmente infatuata.» «Infatuata?» S i lasciò scappare un'improvvisa risata di incredulità. «Cade, questa è la cosa più ridicola che io ti abbia mai sentito dire. Non solo non sono infatuata di lord Drake, ma riesco a malapena a stare con lui nella stessa stanza!»

«E allora perché questo nuovo vestito e questa acconciatura?» chiese lui. «S ei sicura che tu non stia cercando di sedurlo?» Caroline esaminò a entamente la propria immagine riflessa. Il vestito era semplice ma elegante: una leggera so oveste bianca di mussola rivestita con un tessuto trasparente di seta blu. Il corpe o aveva una scollatura quadrata, bordata da una fila di luccicanti perline d'argento. I capelli, di un lucente castano scuro, erano stati raccolti in cima alla testa con dei nastri blu e lasciati ricadere in una massa di boccoli. S apeva di non essere mai stata così bella in tu a la sua vita. «Indosso un vestito nuovo perché sono stanca di sembrare una vecchia matrona» disse. «S olo perché sono zitella non vuol dire che devo apparire trasandata.» «Caroline,» disse suo fratello in modo affe uoso, avvicinandosi a lei da dietro e appoggiandole le mani sulle spalle «sei zitella solo per scelta. S ei sempre stata una ragazza incantevole. L'unico motivo per cui non hai mai conquistato un uomo è perché non hai ancora ritenuto opportuno far innamorare qualcuno di te.» Caroline si girò per abbracciarlo, senza badare al vestito che si stropicciava, e gli sorrise teneramente. «Grazie, Cade. E solo per essere chiari, non sto cercando di sedurre lord Drake. Come ti ho de o una decina di volte, stiamo solamente recitando. Proprio come in una rappresentazione teatrale.» «Va bene» disse, indietreggiando e guardandola con sce icismo. «M a secondo me, entrambi vi state immedesimando nel vostro ruolo con un po' più di zelo del dovuto.»

I suoni della festa da ballo giunsero all'orecchio di Caroline non appena scesero l'immensa scala. La chiara, vivace melodia di un valzer vibrava nell'aria, interro a dal fiume di voci e risate degli ospiti che si muovevano a raverso le stanze che si diramavano in circolo intorno alla sala principale. Le immense composizioni di rose e gigli emanavano nell'aria un intenso profumo, e una brezza proveniente dal giardino veniva dolcemente sospinta attraverso le finestre aperte. M entre scendevano, Caroline fece scorrere le dita coperte dal guanto lungo la balaustra scolpita in marmo. Con l'altra mano si aggrappò al braccio di Cade. Era stranamente nervosa, si chiedeva se la sua serata trascorsa in compagnia di Andrew si sarebbe rivelata un piacere o una tortura. Fanny chiacchierava eccitata mentre li accompagnava, nominando i vari ospiti che aveva già incontrato nella tenuta, compresi alcuni nobili del regno, politici, un celebre artista e un noto drammaturgo. Quando raggiunsero il piano inferiore, Caroline vide Andrew che li aspe ava in fondo alla scala, con i capelli neri che risplendevano alla luce sfavillante di schiere di candele. Andrew si girò guardando in alto, come se avesse avvertito il loro avvicinarsi. Poi sorrise, facendo brillare i denti bianchi, e il cuore di Caroline prese a ba ere a un ritmo più veloce e vigoroso. Vestito in bianco e nero, una combinazione di colori raffinata e alla moda, con una crava a inamidata e un gilè grigio aderente, Andrew era di una bellezza quasi eccessiva. Era elegante e immacolato come nessun gentiluomo lì presente, ma i suoi penetranti occhi blu brillavano di un

fascino malede o. Quando la guardò, con quello sguardo intenso e pieno di desiderio, le sembrò che quella situazione non fosse più una costrizione. Non la vide più come una semplice messinscena. Era deplorevole, ma si sentiva eccitata, felice e totalmente ammaliata. «M rs Hargreaves, siete bellissima» sussurrò lui, dopo aver salutato Fanny e Cade. Le offrì il braccio e la guidò verso la sala da ballo. «Non sembro una matrona?» chiese Caroline in tono aspro. «No, affa o.» Accennò un sorriso. «In realtà, non lo siete mai sembrata. Quando ho fa o quel commento, stavo solo cercando di importunarvi.» «Ci siete riuscito» disse lei, poi fece una pausa accigliandosi perplessa. «Perché volevate importunarmi?» «Perché è meno rischioso di…» S i interruppe di colpo, mordendosi la lingua. «M eno rischioso di cosa?» chiese Caroline piena di curiosità, mentre lui l'accompagnava all'interno della sala. «Allora, di cosa?» Ignorando le sue domande, Andrew la trascinò in un valzer così inebriante e travolgente che la melodia le sembrava pulsare nelle vene. Era tu o sommato un'abile ballerina, ma Andrew era eccezionale, e pochi piaceri equivalevano al ballare con un uomo che fosse davvero portato. Il suo braccio la reggeva forte, la presa della mano era delicata ma salda mentre la guidava in ampi e armoniosi giri. Caroline percepì che gli altri invitati li stavano guardando. Quella folla era senza dubbio meravigliata dal fa o che il dissoluto lord Drake stesse danzando con la rispe abile M rs

Hargreaves. Erano ovviamente un abbinamento sbagliato… Eppure, si chiedeva Caroline, era tanto inconcepibile che un uomo così immorale e una donna nubile potessero essere attratti l'uno dall'altra? «Siete un ballerino magnifico» esclamò, senza trattenersi. «Lo so» disse lui. «S ono esperto in tu e le a ività inutili della vita. Quelle importanti, invece, mi creano dei problemi.» «Non è detto che sia così.» «Oh, sì» le assicurò lui, con un sorriso ironico. S eguì un silenzio che li mise a disagio, finché Caroline non trovò qualcosa da dire. «Vostro padre è già sceso?» chiese. «Di sicuro vi piacerebbe che ci vedesse ballare insieme.» «Non so dove sia» rispose Andrew. «E che ci veda o meno, ora non mi importa niente.» Nelle balconate superiori che sovrastavano la sala da ballo, Logan S co dava indicazioni a un paio di domestici per me ere seduto in una morbida poltrona imbo ita il corpo fragile del padre, colpito da un tumore. Una domestica si sede e su una sedia lì vicino, pronta a portare al conte qualsiasi cosa di cui avesse bisogno. Una leggera coperta fu sistemata sopra le ginocchia ossute di Rochester, e gli fu messo nelle dita, simili ad artigli, un calice di un eccellente vino del Reno. Logan lo guardò per un a imo, sorprendendosi che quell'uomo che per tu a la vita aveva dominato con tanto potere e ostilità si fosse rido o in un tale stato. Il gradevole volto di un tempo, dai lineamenti perfe i come quelli di un falco, si era ra rappito diventando una maschera pallida e

fragile come uno scheletro. Il corpo robusto e muscoloso si era indebolito al punto tale che faticava a camminare senza un aiuto. S i sarebbe potuto pensare che l'imminente avvicinarsi della morte avesse addolcito lo spietato conte, insegnandogli forse a pentirsi riguardo al passato. M a Rochester continuava ad amme ere di non provare nemmeno un briciolo di rimorso. Non era la prima volta che Logan sentiva una fi a acuta di compassione per il fratellastro. Certo, lui era stato cresciuto da un contadino che lo aveva maltra ato fisicamente, ma era comunque stato meno sfortunato di Andrew, che dal padre era stato maltra ato nell'animo. Di sicuro nessun uomo al mondo era più gelido e meno affe uoso del conte di Rochester. Era un miracolo che Andrew fosse sopravvissuto a un'infanzia simile. Distogliendo la mente dal passato, Logan diede un'occhiata alla folla di so o. Individuò l'alta figura di suo fratello che stava danzando con Mrs Caroline Hargreaves. Quell'incantevole ragazza doveva aver stregato Andrew, che per una volta non sembrava né annoiato, né irritato, né di ca ivo umore. Per la prima volta, in effe i, sembrava trovarsi esattamente dove avrebbe voluto essere. «Lì» disse Logan, aggiustando senza sforzo la pesante poltrona in modo che suo padre potesse vedere meglio. «É quella la donna che ha portato Andrew» Le labbra di Rochester si serrarono in una so ilissima grinza di disprezzo. «Una ragazza irrilevante» affermò. «Immagino sia di discreta bellezza. M a dicono sia una donna d'intelle o. Non oserete dirmi che vostro fratello avrebbe

fatto dei progetti su una creatura simile.» Logan accennò un sorriso, ormai avvezzo alla lingua pungente dell'anziano padre. «Osservateli insieme» bisbigliò. «Guardate com'è con lei.» «E un trucco» disse Rochester categorico. «Conosco bene il mio indegno figlio e le sue astuzie. L'avrei potuto immaginare dal momento in cui ho rimosso il suo nome dal testamento. Cerca di farmi credere che possa cambiare il suo stile di vita.» S i lasciò scappare un aspro risolino. «Andrew può me ersi a corteggiare una miriade di rispe abili zitelle, se lo desidera. Ma che io vada all'inferno se lo riammetto nel testamento.» Logan evitò di rispondere che quell'eventualità non era poi così improbabile, e si chinò per fissare un cuscino di velluto dietro la fragile schiena del vecchio. Assicuratosi che suo padre avesse un posto comodo da cui osservare i movimenti di so o, rimase in piedi con una mano appoggiata sul parape o di mogano. «Anche se fosse uno stratagemma,» pensò ad alta voce «non sarebbe interessante se Andrew si fosse intrappolato con le sue stesse mani?» «Cos'hai de o?» Il vecchio lo guardò a raverso le due piccole fessure umide degli occhi, poi si portò il calice di vino alle labbra. «In che modo si sarebbe incastrato? Dimmelo, ti prego.» «Intendo dire che è possibile che Andrew possa innamorarsi di Mrs Hargreaves.» Il conte sogghignò dentro il calice. «Lui non è fa o per innamorarsi di qualcuno che non sia sé stesso.» «Vi sbagliate, padre» disse Logan calmo. «È solo che Andrew ha conosciuto poco di quel sentimento. Ne ha subito

soprattutto gli effetti negativi.» Intuendo la so ile critica nei confronti dei modi duri con cui aveva sempre tra ato i suoi figli, quello legi imo e quello illegi imo, Rochester gli rivolse un sorriso sprezzante. «Riversi la colpa su di me per il suo egoismo. Ovvio, lo hai sempre giustificato. S tai a ento, mio caro presuntuoso, o lascerò fuori anche te dal mio testamento.» Logan scoppiò a ridere, provocando l'evidente irritazione di Rochester. «Non m'importa niente» disse. «Non voglio nemmeno un soldo da voi. M a fate a enzione quando parlate di Andrew. Lui è l'unica ragione per cui voi siete qui. Per qualche motivo che non sarò mai in grado di comprendere, Andrew vi vuole bene. É un miracolo che abbiate potuto generare un figlio capace di sopravvivere ai vostri modi tu 'altro che teneri e che sappia ancora amare. Amme o francamente che io non ci sarei riuscito.» «Ti piace farmi apparire come un mostro» osservò gelido il conte. «M a la verità è che offro alle persone semplicemente quello che si meritano. S e Andrew avesse mai fa o qualcosa per essere degno del mio affe o, glielo avrei concesso. M a prima se lo deve guadagnare.» «M io dio, padre, state morendo» borbo ò Logan. «Non pensate di aver aspe ato abbastanza a lungo? Avete una minima idea di cosa farebbe Andrew per una vostra parola di affetto o stima?» Rochester non rispose, il volto ostinatamente rigido mentre beveva dal calice e osservava di so o la sfolgorante e vorticosa moltitudine di coppie. La regola voleva che un gentiluomo non ballasse per più di

tre volte con la stessa ragazza durante un ballo. Caroline non capiva perché fosse stata ideata una regola simile e non l'aveva mai odiata tanto come in quel momento. Aveva scoperto con stupore che le piaceva ballare con lord Drake, per questo fu molto dispiaciuta quando il valzer finì. S i era inoltre meravigliata nell'apprendere che Andrew poteva essere una piacevole compagnia, quando voleva. «Non avrei mai immaginato che foste così ben informato su tanti argomenti» gli disse, mentre i camerieri riempivano i loro pia i al tavolo del rinfresco. «Pensavo che aveste passato gran parte del vostro tempo a bere, e invece siete straordinariamente colto.» «Posso bere e tenere un libro in mano allo stesso tempo» disse lui. Lei si accigliò. «Non scherzate, sto cercando di dire che… non siete…» «Non sono cosa?» la spronò con dolcezza. «Non siete esattamente quello che sembrate.» Le rivolse un sorriso leggermente malizioso. «È un complimento, Mrs Hargreaves?» S i sentiva come stordita mentre guardava in quegli occhi di un blu caldo e intenso. «Penso di sì.» Proprio in quell'istante si intromise la voce di una donna, rompendo l'incantesimo di quel momento intimo con la precisione del bisturi di un chirurgo. «Guarda guarda, la cugina Caroline,» esclamò la donna «sono sbalordita dalla tua eleganza. È un vero peccato, cara, che tu non possa sbarazzarti di quegli occhiali, saresti potuta essere la donna più ammirata della festa.»

La voce era di Julianne, lady Brenton, la donna più bella e infida che Caroline avesse mai conosciuto. Anche le persone che la detestavano — ed erano un'infinità — dovevano amme ere che avesse un aspe o impeccabile. Julianne era snella, di peso medio, con fianchi dalle curve perfe e e un seno generoso. I lineamenti del viso erano angelici, il naso minuto e grazioso, le labbra di un intenso rosa naturale, gli occhi blu e le ciglia folte. A coronare una tale perfezione c'era una massa di ricci biondi dalla sfumatura argentea, come se risplendessero della stessa luce della luna. Era difficile, se non impossibile, credere che Caroline e quella radiosa creatura potessero avere un qualsiasi legame di sangue, eppure erano cugine di primo grado da parte del padre. Caroline era cresciuta provando un timore reverenziale per Julianne, che era solo di un anno più grande di lei. In età adulta, tu avia, l'ammirazione si era gradualmente trasformata in delusione, quando si era resa conto che la bellezza esteriore della cugina celava un animo estremamente egoista e calcolatore. A diciassette anni, Julianne aveva sposato un uomo di quarantanni più grande, un facoltoso conte incline a collezionare ogge i raffinati. C'erano state molte voci sul fa o che Julianne tradisse il suo anziano consorte, ma era troppo astuta per farsi scoprire. Tre anni prima il marito era stato trovato morto nel suo le o, apparentemente per un infarto. Qualcuno, però, mormorava sospe oso che la sua morte non fosse dovuta a cause naturali, nonostante non fu mai trovata nessuna prova. Gli occhi blu di Julianne, ferma di fronte a Caroline, scintillarono di perfidia. Quel suo immacolato colore biondo

si intonava con il bianco splendente del suo vestito, drappeggiato così in basso che i suoi seni erano per metà scoperti. «La mia povera cugine a è praticamente cieca senza i suoi occhiali… Che peccato, non è vero?» osservò Julianne, lanciando uno sguardo civettuolo a Andrew. «S ta bene sia con gli occhiali sia senza» replicò freddo Andrew. «E la notevole bellezza di M rs Hargreaves si accorda con le sue virtù d'animo. È una sfortuna che non si possa dire lo stesso di altre donne.» Il sorriso incantevole di Julianne si affievolì, e lei e Andrew si scambiarono uno sguardo freddo e minaccioso, inviandosi taciti messaggi. Il piacere di quella serata si dissolse non appena a Caroline furono chiare alcune cose. Era evidente che Julianne e Andrew si conoscessero bene. Tra loro sembrava esserci traccia di una certa intimità, di un'intesa sessuale, che poteva essere soltanto la conseguenza di una relazione passata. Di sicuro erano stati amanti, pensò Caroline risentita. Era ovvio che Andrew fosse stato a ra o da una donna di una bellezza così sensuale… E senza dubbio Julianne era stata ben disposta a concedere le proprie grazie a un uomo che avrebbe ereditato un'immensa fortuna. «Lord Drake,» disse Julianne in tono leggero «siete più bello che mai… sembrate alquanto rinvigorito. A chi dobbiamo il merito di una trasformazione così gradevole?» «A mio padre» rispose Andrew brusco, limitandosi a un sorriso di circostanza. «M i ha escluso dal suo testamento… un'esperienza che mi ha davvero trasformato.»

«S ì, l'ho saputo.» Le labbra arrotondate di Julianne si incresparono in una piccola smorfia di delusione. «L'eredità era una delle vostre migliori qualità, mio caro. É un peccato che l'abbiate persa.» Lanciò a Caroline un sorriso maligno. «Le vostre possibilità si saranno rido e considerevolmente» aggiunse. «Non vogliamo tra enerti, Julianne» disse Caroline. «S enza dubbio sarai molto impegnata stasera, vista la presenza di così tanti uomini ricchi.» Gli occhi blu di Julianne si fecero piccoli a quel velato insulto. «M olto bene. Buona serata, cugina Caroline. E ti prego di mostrare a lord Drake qualcosa di più della vostra 'bellezza interiore'; potrebbe essere la tua unica possibilità di ca urare la sua a enzione.» Un sorriso felino le a raversò il volto. «S e riesci a portarti a le o Drake, cugina, scoprirai un partner molto esperto ed eccitante. Te lo posso garantire personalmente.» Julianne se ne andò con un sensuale ondeggiare di fianchi, accompagnato dal fruscio della seta. Decine di occhi maschili la seguirono mentre a raversava la stanza, ma Andrew non era fra loro. S i concentrò invece su Caroline, che rispose all'espressione corrucciata di lui con uno sguardo di rimprovero. «M algrado la delicatezza e la discrezione di mia cugina,» disse Caroline fredda «ho avuto l'impressione che in passato voi e lei siete stati amanti. È così?» Prima che lady Brenton li interrompesse, Andrew si stava realmente divertendo. Non gli era mai piaciuto partecipare a feste da ballo e serate mondane, dove si dovevano intrattenere noiose conversazioni con ragazze intenzionate a sposarsi e con

le loro ancor più noiose dame di compagnia. M a Caroline Hargreaves, col suo temperamento e la sua vivace intelligenza, era stata una piacevole sorpresa. Nell'ultima mezz'ora aveva provato un singolare senso di benessere, un fervore che non aveva niente a che fare con l'alcol. Poi era apparsa Julianne, ricordandogli il suo passato dissoluto, e quella fragile sensazione di felicità era svanita all'improvviso. Andrew aveva sempre cercato di imitare suo padre nel non pentirsi del passato… E invece eccola, l'inconfondibile fi a di rimorso per essere stato con Julianne. Non era valsa la pena avere quella relazione, nemmeno per il puro piacere del momento. Julianne era come uno di quegli elaborati dessert francesi che non erano così buoni come apparivano e non appagavano mai davvero il palato. Andrew si sforzò di guardare Caroline mentre rispondeva alla sua domanda. «È vero» disse in tono aspro. «Abbiamo avuto una relazione due anni fa… molto breve, non vale nemmeno la pena di essere ricordata.» Era infastidito dal modo in cui Caroline lo guardava, come se lei fosse così perfe a da non aver mai fa o niente di cui pentirsi. Dannazione, non le aveva mai mentito, non aveva mai finto di essere qualcun altro. Lei lo sapeva che era un mascalzone, una canaglia… S anto cielo, all'inizio l'aveva quasi ricattata per convincerla a partecipare a quella festa. Irritato, si chiese innanzitu o perché mai Logan e M adeline avessero invitato Julianne. Be', non poteva opporsi alla sua presenza soltanto perché un tempo aveva avuto una relazione con lei. S e avesse tentato di cacciarla dalla tenuta per quel motivo, c'era almeno un'altra dozzina di donne lì presenti di

cui si sarebbe dovuto sbarazzare per la stessa ragione. Caroline lo guardò corrucciata, come se avesse seguito il percorso dei suoi pensieri. «Non mi sorprende che siate andato a le o con mia cugina» disse. «S enza dubbio siete andato a letto con almeno la metà di queste donne.» «E anche se lo avessi fatto? Che differenza fa per voi?» «Nessuna. Serve solo a confermare la bassa opinione che ho di voi. Non deve essere facile avere l'autocontrollo di un animale in calore.» «Meglio che essere fatto di ghiaccio» disse sogghignando. A un tra o i suoi occhi marroni si spalancarono a raverso gli occhiali e il viso le diventò rosso. «Cosa? Come mi avete chiamata?» Il tono pungente della sua voce allertò una coppia lì vicino, dando l'impressione che stessero per litigare, mentre Andrew si accorse che si erano concentrati su di loro alcuni sguardi curiosi. «Fuori» disse con freddezza. «Continuiamo la conversazione nel giardino delle rose.» «Certamente» acconsentì Caroline in tono vendicativo, sforzandosi di mantenere un'aria distaccata. Dieci minuti dopo entrambi riuscirono a sgusciare fuori. Il giardino delle rose, definito da M adeline S co come la sua 'stanza delle rose', era situato a sudovest del parco ed era delineato da pilastri e festoni di corda ricoperti di rose rampicanti. Il terreno era di ghiaia bianca e profumate siepi di lavanda conducevano all'arco dell'ingresso. S u un piedistallo, al centro della stanza delle rose, c'era un massiccio vaso di pietra, circondato da un'aiuola di erba ga aia di un vellutato colore blu.

Il profumo esotico dell'aria non riuscì a placare il senso di frustrazione di Andrew. Quando vide l'esile figura di Caroline entrare nel fruscio del giardino, cercò a fatica di non avventarsi su di lei. Rimase immobile e silenzioso, con la mascella rigida mentre la guardava avvicinarsi. Caroline si fermò a una giusta distanza da lui, la testa piegata all'indietro in modo da poterlo guardare dire amente negli occhi. «Ho una sola cosa da dirvi, milord.» Alzò la voce tesa per l'agitazione. «A differenza di voi, ho un'alta considerazione della verità. E mentre non ho mai obie ato di fronte a una critica onesta, non importa quanto poco lusinghiera fosse, sono invece risentita per quello che avete de o prima. Perché non è vero! Vi state decisamente sbagliando, e non tornerò dentro finché non lo ammetterete!» «M i sto sbagliando su cosa?» chiese lui. «S ul fa o che voi siate un pezzo di ghiaccio?» S entire di nuovo quelle parole la rese furibonda. Andrew le vide il mento tremare dalla rabbia. «S ì, esa o» gli disse in un sibilo. Lui le sorrise con l'intenzione di fomentare la sua collera. «Ve lo posso dimostrare» disse come fosse un dato di fa o. «Quanti anni avete… ventisei?» «Sì.» «E nonostante il fa o che siate una donna molto più graziosa della media e possediate un buon temperamento e un rispe abile nome di famiglia, non avete mai acce ato una proposta di matrimonio da nessun uomo.» «È così» rispose, leggermente disorientata dal complimento.

Andrew fece qualche passo intorno a lei, osservandola con uno sguardo insolente e indagatore. «E siete vergine… Non è vero?» La domanda ovviamente la offese. Poteva leggerle negli occhi un chiaro senso di indignazione, tanto che il suo arrossire era visibile anche nel buio di quella no e stellata. Una giovane donna rispe abile non avrebbe dovuto nemmeno pensare di rispondere a una simile domanda. Dopo un lungo, silenzioso sforzo, Caroline fece un rapido cenno col capo. La breve conferma provocò uno strano brivido in Andrew, che si irrigidì palpitando di una frustrazione violenta. M aledizione, non era mai stato a ra o prima di allora da una donna vergine. Eppure la desiderava con una forza prorompente… Voleva possedere e baciare ogni centimetro di quel corpo innocente… la voleva far piangere e gemere. Desiderava giacere sdraiato insieme a lei in quel momento di tranquillità che segue la passione quando, ancora bagnati di sudore, ci si sente totalmente in pace. Il permesso di poterla toccare intimamente, come e quando volesse, sembrava non avere prezzo. M a non l'avrebbe mai avuta. Aveva rinunciato a ogni possibilità da molto tempo, addiri ura prima d'incontrarla. Forse, se avesse condo o una vita completamente diversa… M a non poteva fuggire dalle conseguenze del passato. Nascondendo i propri sentimenti dietro un sorriso beffardo, Andrew gesticolò con le mani per indicare che i fa i parlavano a suo favore. «Graziosa, nubile, ventiseienne e vergine. Questo porta a una sola conclusione, un pezzo di

ghiaccio.» «Non lo sono! Ho molta più passione, molti più sentimenti genuini di quanto voi abbiate mai avuto!» Gli occhi le diventarono delle piccole fessure quando videro il suo divertimento. «Non osate ridere di me!» S i lanciò contro di lui con le mani alzate come per colpirlo. Con una risata soffocata, Andrew le afferrò le spalle tenendola a distanza… finché non si rese conto che non stava cercando di graffiargli il viso, ma piu osto di me ergli le mani intorno al collo. S bigo ito, sciolse la presa, e lei immediatamente lo afferrò alla nuca. Tirò più che poteva, usando tutto il suo peso per cercare di spingere in basso la sua testa. Lui le resiste e senza sforzo, guardando il suo volto minuto con un sorriso perplesso. Andrew era molto più possente di lei, tanto che ogni tentativo di fare forza su di lui era ridicolo. «Caroline,» disse con voce tremante per il divertimento ma anche per il desiderio «state per caso provando a baciarmi?» Lei continuò a stra onarlo furiosa, piena di rabbia e determinazione. Diceva qualcosa so ovoce, soffiando come una ga ina arrabbiata. «…Ve lo dimostrerò… vi farò pentire… non sono fa a di ghiaccio, arrogante e insolente depravato…» Andrew non ce la fece più. Guardando quella minuscola donna indignata nelle sue braccia, perse la ragione. Tu o quello a cui riusciva a pensare era quanto la desiderasse e, in fondo, qualche momento rubato nel giardino delle rose sarebbe stato insignificante di fronte all'imponente schema dell'universo. La voglia di sentire il suo sapore, di toccarla, di

trascinare il suo intero corpo contro il suo lo stava quasi facendo impazzire, al diavolo tu o il resto. Così fece in modo che accadesse. Rilassò il collo e abbassò la testa, e lasciò che lei gli spingesse la bocca contro la sua. Qualcosa di inaspe ato accadde appena toccò dolcemente le sue labbra, chiuse con innocenza dato che non sapeva come baciare. Avvertì una terribile fi a al cuore, qualcosa che premeva forte e serrava finché non sentì crollare il muro resistente che lo circondava, e fu invaso dal calore. Era così morbida e leggera nelle sue braccia, il profumo della sua pelle era mille volte più a raente di quello delle rose, la sua fragile spina dorsale era inarcata mentre cercava di spingersi ancora più vicino a lui. La sensazione fu così forte, così immediata, che si paralizzò di colpo, non sapendo dove me ere le mani e avendo paura che se si fosse mosso, in qualsiasi modo, l'avrebbe frantumata. S i affannò con i suoi guanti e li strappò via ge andoli a terra. Toccò con delicatezza la schiena di Caroline facendo scorrere il palmo fino alla vita. L'altra mano gli tremò mentre afferrava dolcemente la sua nuca. Oh, dio, era stupenda, una matassa di seta e cotone nelle sue mani, troppo invitante per essere vera. Il respiro gli usciva dai polmoni con affanno. Cercava di mantenere i suoi gesti delicati mentre la spingeva contro il proprio corpo in preda a una violenta eccitazione. Premendo ancor di più sulla bocca di lei, la costrinse ad aprire le labbra, e quando le lingue si toccarono, sentì finalmente il suo sapore inebriante. Lei si lasciò andare lentamente a quella nuova intimità. Andrew sapeva che era sbagliato baciare in quel modo una ragazza vergine, ma non riusciva a tra enersi.

Un sospiro di sollievo risuonò nel profondo della sua gola, e la baciò con più intensità, cercando il dolce, oscuro calore della sua bocca. Fu stupito quando Caroline geme e rilassandosi tra le sue braccia, con le labbra dischiuse e la lingua che scivolava con ardore sulla sua. Andrew non si aspe ava che fosse così passionale, così rice iva. Avrebbe dovuto respingerlo. Invece si era abbandonata a lui con una fiducia tale che lo aveva sconvolto. Non riusciva a sme ere di far scorrere le sue mani avide su di lei, allungandole fino alle curve dei glutei in modo da spingerla in alto contro il proprio corpo. La sollevò, premendola contro l'abbondante protuberanza del suo sesso fino a farla aderire esa amente come voleva. Gli strati so ili del vestito di lei — e del suo — non riuscirono ad a enuare la sensazione del conta o. Lei ansimò e si contorse di piacere, avvolgendo le braccia intorno al suo collo fino quasi ad alzarsi da terra. «Caroline,» disse lui con voce roca, muovendo la bocca furtiva lungo la tenera linea della sua gola «mi fate impazzire. Dobbiamo fermarci… Non dovrei farlo…» «S ì… sì…» Disse con rapidi ed eccitati respiri, poi si a orcigliò intorno a lui, strofinandosi contro la dura sporgenza dei suoi fianchi. S i baciarono di nuovo. La bocca di lei premeva contro la sua con dolce frenesia e Andrew emise un sommesso, disperato gemito. «Fermatemi» mormorò, afferrando con la mano il suo sedere che si dimenava. «Ditemi di andarmene… schiaffeggiatemi…» Lei piegò la testa all'indietro, sussurrando come una ga ina

che fa le fusa mentre lui si strofinava nel morbido incavo so o il suo orecchio. «Dove dovrei schiaffeggiarvi?» gli chiese con voce serica. Era troppo ingenua per capire la connotazione sessuale della sua domanda. Andrew sentì crescere sempre più l'eccitazione, e soffocò un profondo gemito di desiderio. «Caroline,» disse in tono serio «avete vinto. M i sbagliavo quando vi chiamavo… No, non lo dirò più, non posso. Avete vinto.» La allontanò dal proprio corpo sofferente. «Ora state lontana,» aggiunse brusco «o perderete la verginità in questo maledetto giardino.» S entendo la veemenza del suo tono di voce, Caroline si mantenne prudente a qualche passo di distanza da lui. Avvolse le sue esili braccia intorno a sé, tremante. Per un istante non ci fu nessun rumore oltre ai loro respiri affannati. «Dovremmo tornare dentro» disse lei alla fine. «La gente noterà che siamo entrambi assenti. Io… vorrei non essere compromessa… Voglio dire, la mia reputazione…» La sua voce si smorzò in un silenzio imbarazzato e azzardò uno sguardo verso di lui. «Andrew,» gli confidò esitante «non mi sono mai sentita così pri…» «Non ditelo» la interruppe. «Per il vostro bene, e il mio, non perme eremo che accada di nuovo. Rispe eremo il nostro accordo, non voglio complicazioni.» «Ma non volete…» «No» disse brevemente. «Voglio solo far finta di avere una relazione con voi, niente di più. S e mi impegnassi sul serio con voi, dovrei trasformare completamente la mia vita. E ormai è troppo tardi. Ho oltrepassato la soglia della salvezza e

non c'è nessuno, nemmeno voi, per cui valga la pena cambiare il mio stile di vita.» Lei rimase in silenzio per un lungo istante, con gli occhi smarriti concentrati sul suo volto duro. «Io conosco qualcuno per cui valga la pena» disse infine. «Chi?» «Voi.» Il suo sguardo era dire o e schie o. «Voi valete la pena di essere salvato, Andrew.» Con poche parole, lo demolì. Andrew scosse la testa, incapace di parlare. Avrebbe voluto prenderla di nuovo tra le sue braccia… adorarla… possederla. Nessuna donna aveva mai espresso la minima fiducia verso di lui, verso il suo animo spregevole. Avrebbe voluto risponderle con assoluto disprezzo, ma non ci riuscì. Un solo irrealizzabile desiderio lo consumava come un violento fuoco purificatore, il desiderio di riuscire in qualche modo a essere degno di lei. Avrebbe voluto dirle quello che provava. Invece distolse lo sguardo riuscendo a pronunciare solo qualche aspra parola. «Entrate prima voi.» Per il resto del fine se imana e nei successivi tre mesi, Andrew si comportò da perfe o gentiluomo. Era premuroso, pieno di a enzioni e allegro, provocando ba ute da parte di tu i quelli che lo conoscevano sul fa o che il dissoluto lord Drake era stato rapito e sostituito da un estraneo perfe amente uguale. Quelli che erano a conoscenza del cagionevole stato di salute del conte di Rochester sospe avano che Andrew stesse cercando di compiacere suo padre prima che l'anziano uomo morisse, lasciandolo privo del patrimonio familiare. Era un tentativo piu osto evidente,

ridacchiavano le malelingue, tipico dell'indole subdola di lord Drake. La cosa strana, però, era che più Andrew andava avanti con la sua finta redenzione, più a Caroline sembrava che stesse cambiando veramente. Aveva incontrato gli amministratori della residenza dei Rochester sviluppando un piano per rendere più produ iva la terra, in modo da agevolare di molto il lavoro dei contadini. Inoltre, lasciando perplessi tu i coloro che lo conoscevano, Andrew vende e buona parte delle sue proprietà private, inclusi vari pregiati purosangue, con lo scopo di finanziare il progetto di ottimizzazione. Non era da lui assumersi un rischio simile, tanto più che non era ancora sicuro di ereditare la fortuna del conte. M a quando Caroline gli chiese perché sembrasse così determinato ad aiutare i contadini di Rochester, lui rise e alzò le spalle come se fosse una cosa da niente. «Che io o enga o no i soldi del conte, i cambiamenti si sarebbero comunque dovuti fare» disse. «E poi ero stanco di mantenere tu i quei dannati cavalli, erano davvero troppo costosi.» «E che mi dite dei vostri possedimenti in ci à?» chiese Caroline. «Ho saputo che vostro padre ha deciso di sfra are dei poveri inquilini da un tugurio a Whitefriars piu osto che ripararlo. Voi invece avete permesso loro di rimanere e per di più avete ristrutturato l'intero edificio.» Andrew cercò di mantenere il volto impassibile mentre rispondeva. «A differenza di mio padre, non ci tengo a essere conosciuto come il lord dei quartieri malfamati. M a non fraintendetemi, le mie motivazioni non sono altruistiche, si tra a semplicemente d'affari. Ogni soldo speso per le

proprietà ne aumenterà il valore.» Caroline gli sorrise, avvicinandosi a lui come per confidargli un segreto. «Credo, milord, che in realtà vi importi di quelle persone.» «In effe i sono un santo» confermò ironico, inarcando un sopracciglio in segno di scherno. Lei continuò a sorridere, pensando che non era poi così cinico come voleva far credere. Era un mistero il motivo per cui Andrew avrebbe dovuto iniziare a interessarsi di persone della cui esistenza non si era mai accorto prima. Forse aveva a che fare con l'imminente morte del padre… Forse si era finalmente reso conto che presto il peso della responsabilità si sarebbe trasferito sulle sue spalle. M a avrebbe semplicemente potuto lasciare le cose così com'erano, lasciando ai fa ori e agli amministratori della tenuta del padre il compito di prendere le decisioni. Invece aveva preso nelle sue mani le redini della situazione, dapprima esitando, poi con sempre maggiore sicurezza. Nel rispe o del loro accordo, Andrew portava Caroline a cavalcare nel parco e l'accompagnava ai concerti, alle serate mondane e a teatro. Poiché Fanny aveva il ruolo di dama di compagnia, Caroline aveva poche occasioni di parlare in privato con Andrew. Erano addiri ura costre i a discutere di argomenti adeguati come la le eratura e il giardinaggio, e il loro conta o fisico si limitava all'occasionale sfiorare delle dita o al premere delle spalle quando erano seduti l'uno di fianco all'altra. Eppure quei fugaci a imi di intimità — uno sguardo silenzioso, una carezza furtiva sul braccio o sulla mano di lei — erano incredibilmente eccitanti.

Caroline avvertiva nei confronti di Andrew qualcosa di così intenso che a volte le sembrava di andare in fiamme. Non riusciva a sme ere di pensare al loro appassionato abbraccio nel giardino di rose degli S co , alla piacevole sensazione della bocca di Andrew sulla sua. M a ora lui era così freddo e cortese che cominciava a chiedersi se per caso non si fosse tra ato di un ardente sogno evocato dalla sua fervida immaginazione. Lord Drake era un enigma affascinante. A Caroline sembrava che ci fossero due differenti uomini in lui, il libertino arrogante e viziato, e quell'a raente estraneo che si muoveva incerto lungo la strada per diventare un gentiluomo. Il primo non la a raeva minimamente. Il secondo… Be', era tu a un'altra cosa. Vedeva quanto fosse comba uto, diviso tra i facili piaceri del passato e le responsabilità che incombevano su di lui. Non aveva ancora ripreso a bere né a dare la caccia alle donne; lo avrebbe ammesso apertamente se lo avesse fa o. E stando a Cade, Andrew visitava di rado i loro club in quel periodo. Passava invece il suo tempo a tirare di scherma, fare pugilato e andare a cavallo fino quasi a crollare dallo sfinimento. Aveva perso peso, quasi sei chili, tanto che i suoi pantaloni si erano allentati penzolando in modo poco elegante e dove ero essere modificati. Andrew aveva sempre avuto un bel fisico, ma adesso il suo corpo era ancora più snello e robusto, con i muscoli delle braccia e del dorso che s'intravedevano so o le cuciture della giacca. «Perché vi tenete così a ivo?» si lasciò scappare un giorno Caroline, mentre potava una folta aiuola di penstemon color

porpora nel suo giardino. Andrew sedeva su una panchina lì vicino mentre la guardava recidere con cura la cima appassita di ogni stelo. «M io fratello dice che nell'ultima se imana siete stato al club di pugilato quasi ogni giorno.» Poiché Andrew ci me eva molto a rispondere, Caroline smise di lavorare e lo guardò da sopra le spalle. Era una fresca giornata di novembre, e la brezza le ca urò una ciocca dei suoi capelli neri sfuggita dal cappellino, soffiandola sulla guancia. S costò la ciocca oscillante con il guanto, sporcandosi inavvertitamente il viso di terra. Quando vide i suoi occhi blu che la scrutavano, il cuore le sobbalzò, e provò un improvviso senso di trepidazione. «M i tengo a ivo perché ho bisogno di distrarmi da… delle cose.» Andrew si alzò avvicinandosi lentamente a lei e tirò fuori un fazzole o dalla tasca. «Ecco, ferma.» Le strofinò via la terra con delicatezza, poi le prese gli occhiali per pulirli, un gesto che era ormai diventato consueto. Privata delle sue lenti corre ive, Caroline alzò lo sguardo miope verso il volto indistinto e sfocato di Andrew. «Quali cose?» chiese con respiro affannato per la sua vicinanza. «Immagino stiate parlando del bere e del gioco…» «No, non è quello.» Le rimise gli occhiali con estrema cura e con la punta delle dita le fermò la setosa ciocca di capelli dietro l'orecchio. «Non riuscite a immaginare cosa mi tormenta?» chiese in tono dolce. «Cosa mi tiene sveglio ogni notte se non mi sfinisco prima di andare a letto?» Le stava molto vicino, guardandola intensamente negli occhi. Anche se non la stava toccando, Caroline si sentì avvolta dalla sua virile presenza. Le forbici le scivolarono d'un

tra o dalle dita molli, cadendo a terra con un lieve tonfo. «Oh, io…» Fece una pausa per inumidirsi le labbra secche. «Immagino che vi manchi una do… donna. M a non c'è motivo per cui non possiate… insomma, ce ne sono così tante disposte a…» Arrossendo, si morse il labbro e rimase in silenzio, agitata. «S ono diventato così dannatamente difficile.» S i chinò ancor di più su di lei che, nel sentire il suo respiro delicato sull'orecchio, provò un piacevole brivido lungo la schiena. «Caroline, guardatemi. C'è qualcosa che non ho il diri o di chiedervi… ma…» «Sì?» sussurrò lei. «Ho considerato la mia situazione» disse cauto. «Caroline… anche se mio padre non mi lasciasse un soldo, riuscirei comunque a garantire a qualcuno un'esistenza confortevole. Ho qualche investimento, e la tenuta. Non sarebbe una vita sontuosa, ma…» «M a?» riuscì a dire Caroline, con il cuore che le martellava all'impazzata nel petto. «Continuate.» «Vedete…» «Caroline!» La voce stridula della madre giunse dalla porta–finestra che dal salo o si apriva sul giardino. «Caroline, insisto che tu rientri dentro e ti comporti da buona padrona di casa, invece di costringere il povero lord Drake a stare fuori a guardarti mentre scavi buchi nella terra! Immagino tu non gli abbia offerto nemmeno da bere, e… Oh, questo vento è insopportabile, lo farai morire di freddo. Venite subito dentro, dico a entrambi!» «S ì, madre» disse Caroline risentita, in preda alla

frustrazione. S i rivolse a Andrew che, persa la sua espressione intensa e concentrata, ora la guardava sorridente. «Prima di andare dentro,» suggerì lei «potete finire quello che mi stavate dicendo…» «Più tardi» disse, piegandosi a raccogliere le forbici che le erano cadute. Caroline strinse i pugni, e per poco non ba é i piedi dalla rabbia. Avrebbe voluto strangolare la madre per aver interro o quello che senza dubbio sarebbe stato il momento più bello della sua vita. E se Andrew stesse cercando di farle una proposta di matrimonio? Le scoppiò il cuore al pensiero. Avrebbe deciso di acce are un tale rischio? Avrebbe potuto credere che lui sarebbe rimasto quello che era in quel momento, invece di ritornare l'uomo dissoluto che era sempre stato? S ì, pensò in un impeto di frastornante stupore. S ì, avrei corso il rischio. Perché era innamorata di lui, nonostante le sue imperfezioni. Amava ogni minima parte di lui, quella bella e quella corro a, dentro e fuori. Avrebbe voluto aiutarlo nello sforzo di diventare un uomo migliore. E anche se fosse rimasto un po' di quel farabu o… Un sorriso irresistibile le tirò le labbra. Be', avrebbe goduto anche di quella parte di lui. Due se imane dopo, all'inizio di dicembre, Caroline fu informata che il conte di Rochester era in punto di morte. Il breve messaggio di Andrew comprendeva anche una richiesta inaspe ata. Il conte voleva vederla, per motivi che non aveva spiegato a nessuno, neanche a lui. 'M i affido umilmente alla vostra indulgenza,' le aveva scri o Andrew

'poiché la vostra presenza potrebbe portare un po' di conforto al conte nelle sue ultime ore. La mia carrozza vi condurrà alla tenuta se decideste di venire… Altrimenti, capirò e rispe erò la vostra scelta. Vostro umile servitore.' S i firmò col proprio nome, 'Andrew', segno di una confidenza inopportuna ma al tempo stesso commovente, che rivelava la sua mente distra a. O forse i sentimenti che provava per lei. «M rs Hargreaves?» mormorò il lacchè, evidentemente informato della possibilità che lei avesse fa o il viaggio di ritorno con loro. «Dobbiamo condurvi alla residenza dei Rochester?» «S ì» disse Caroline immediatamente. «Ho solo bisogno di qualche minuto per essere pronta. Porterò con me una domestica.» «Sì, signorina.» Il pensiero di Andrew la consumò tu o il tempo mentre viaggiava in carrozza verso Rochester Hall, nella contea di Buckinghamshire, dove il conte aveva deciso di trascorrere i suoi ultimi giorni. Non aveva mai visto il posto ma Andrew glielo aveva descri o. I Rochester possedevano circa seicento e ari di terra, inclusi il villaggio locale, i boschi circostanti e alcuni fra i terreni più fertili d'Inghilterra. Li avevano ereditati dalla famiglia di Enrico II nel XII secolo, così le aveva de o Andrew, proseguendo con un commento sarcastico sul fa o che l'antica e illustre eredità della famiglia sarebbe presto passata nelle mani di uno scellerato. Caroline aveva capito che Andrew non si sentiva degno né del titolo né della responsabilità che avrebbe ereditato. Aveva sentito un

bisogno lancinante di confortarlo, di trovare un qualsiasi modo per convincerlo che era molto migliore dell'uomo che credeva di essere. Con quei pensieri in subbuglio, Caroline tenne lo sguardo fisso sul paesaggio fuori dal finestrino, sulla terra ricoperta di boschi e vigneti e i villaggi con i co age realizzati con la silice raccolta nell'area collinare delle Chilterns. Finalmente giunsero all'imponente edificio di Rochester Hall, costruito con un minerale di ferro giallo come il miele e con la grigia pietra arenaria, e rifinito dai maestri dell'arte muraria del medioevo. Il cancello centrale dava l'accesso a un cortile esterno. Caroline fu accompagnata da un domestico fino alla grande entrata principale, ampia e luminosa, adorna di arazzi dai colori tenui. In passato Rochester Hall era stata una fortezza, per questo aveva il te o punteggiato di parape i e merlature e le finestre lunghe e stre e in modo da perme ere agli arcieri di difendere l'edificio. Adesso era soltanto una vasta casa fredda che sembrava avere davvero bisogno di un tocco femminile che addolcisse il posto rendendolo più accogliente. «M rs Hargreaves.» La voce profonda di Andrew risuonò a raverso le levigate pareti di pietra arenaria mentre si avvicinava a lei. S entì un brivido di felicità quando la raggiunse sfiorandole le dita. Il calore delle sue mani penetrò a raverso i guanti quando strinse forte quelle di lei. «Caroline» disse con dolcezza, mentre con un cenno del capo indicò al domestico di lasciarli soli.

Lei lo scrutava. Le sue emozioni erano tenute so o stre o controllo… Era impossibile leggere i suoi pensieri dietro la maschera impassibile del suo volto. M a percepì comunque il tormento che si nascondeva in lui e morì dalla voglia di abbracciarlo e confortarlo. «Com'è stato il viaggio in carrozza?» chiese, senza lasciarle le mani. «Spero non vi abbia recato troppo fastidio.» Caroline gli sorrise leggermente nell'accorgersi che si ricordava che viaggiare in carrozza per lungo tempo la faceva sentire male. «É stato perfe o. Ho guardato fuori dal finestrino per tutto il viaggio.» «Vi ringrazio di essere venuta» sussurrò. «Non vi avrei biasimata se aveste rifiutato. Dio solo sa perché Rochester ha chiesto di voi. È per qualche capriccio che non vuole spiegare…» «S ono felice di essere qui» lo interruppe dolcemente. «Non per fare un favore a lui, ma a voi. S ono qui come vostra amica, come vostra…» Le venne meno la voce mentre cercava la parola giusta. La sua esitazione strappò un rapido sorriso a Andrew, e i suoi occhi blu si fecero d'un tra o teneri. «M ia piccola cara amica» sussurrò, portandosi la sua mano verso la bocca. Dentro di lei sgorgò un'emozione, un senso strano di gioia profonda che sembrava riempirle il pe o e la gola di una calda dolcezza. La felicità di sapere che Andrew aveva bisogno di lei, di sentirsi accolta da lui, era quasi insostenibile. Caroline rivolse lo sguardo verso la sontuosa scala di quercia che conduceva al secondo piano, la cui balaustra traforata ge ava lunghe ombre frastagliate per tu o l'ampio

ingresso. Che posto cupo e arido in cui far crescere un ragazzino, pensò. Andrew le aveva de o che sua madre era morta qualche se imana dopo averlo dato alla luce. Aveva passato l'infanzia lì, in balia di un padre dal cuore duro come la pietra. «Andiamo di sopra da lui?» chiese lei, riferendosi al conte. «Fra un minuto» rispose Andrew. «Ora ci sono Logan e sua moglie con lui. Il medico dice che è solo questione di ore prima che…» S i interruppe, sembrava gli si chiudesse la gola, poi le diede un'occhiata piena di rabbia e confusione, rivolte più che altro verso sé stesso. «Mio dio, tutte quelle volte in cui ho desiderato che morisse… E ora mi sento…» «Pentito?» gli suggerì Caroline con dolcezza, togliendosi il guanto e posando le dita sulle sue guance levigate, senza barba. I muscoli della mandibola si erano irrigiditi contro il palmo delicato della sua mano. «E forse addolorato,» disse «per tu o quello che sarebbe potuto essere, e per tu i i dispiaceri che vi siete procurati reciprocamente.» Non riusciva a rispondere e le fece solo un rapido cenno col capo. «E forse avete anche un po' di paura» chiese, azzardando una dolce carezza alla guancia. «Perché presto sarete voi lord Rochester… qualcuno che avete odiato e temuto per tutta la vita.» Andrew iniziò a respirare con affanno, gli occhi inchiodati ai suoi come se la sua sopravvivenza dipendesse da quello. «Se solo potessi evitare che accada» disse con voce strozzata. «S iete un uomo migliore di vostro padre» gli sussurrò. «S aprete prendervi cura delle persone che dipendono da voi. Non c'è niente di cui aver paura. S o che non ricadrete nelle

vostre vecchie abitudini. S iete un uomo buono, anche se non ci credete.» Immobile e silenzioso, le rivolse uno sguardo di fronte al quale si sentì bruciare. Anche se non si mosse per abbracciarla, Caroline ebbe la sensazione di essere come posseduta, in completa balia del suo sguardo e del suo intenso desiderio. «Caroline,» disse infine con voce ferma e controllata «non posso più fare a meno di voi.» Gli fece un debole sorriso. «Non dovrete.» Furono interro i dall'arrivo di una domestica inviata dal piano di sopra. «M ilord,» mormorò l'alta ragazza, piu osto impacciata mentre si prodigava in un maldestro inchino «M r S co mi ha mandato a chiedere se M rs Hargreaves è qui e se vuole gentilmente andare dal conte…» «La porterò io da Rochester» rispose Andrew severo. «S ì, milord.» La domestica si affre ò sulle scale anticipandoli, mentre Andrew poneva delicatamente la piccola mano di Caroline sul suo braccio. Abbassò lo sguardo preoccupato su di lei. «Non dovete vederlo se non volete.» «Certo che lo voglio» rispose Caroline. «Sono molto curiosa di conoscere ciò che ha da dirmi.» Il conte di Rochester era assistito da due medici, oltre che da M r S co e sua moglie M adeline. L'ambiente della camera da letto era scuro e asfissiante tanto da essere opprimente, con tu e le finestre chiuse e le pesanti tende di velluto tirate. Una fine triste per un uomo infelice, rifle é Caroline in silenzio. Riteneva che il conte fosse molto fortunato ad avere i suoi due figli lì con lui, considerando il modo orribile in cui li aveva

sempre trattati. Il conte era nel suo le o, con la schiena appoggiata a una pila di cuscini. Quando Caroline entrò nella stanza girò la testa, fissandola con gli occhi umidi. «La ragazze a degli Hargreaves» disse piano. S embrava che parlare gli richiedesse un grande sforzo. S i rivolse agli altri occupanti della stanza mentre continuava a tenere lo sguardo fisso su Caroline. «Andatevene, tu i. Voglio… parlare con M rs Hargreaves… in privato.» Lo assecondarono in blocco ecce o Andrew, che si era soffermato a guardare Caroline. Lei lo rassicurò con un sorriso e gli fece ceraio di lasciare la stanza. «Vi aspe o qui fuori» disse piano. «Chiamatemi se credete.» Quando la porta si chiuse, Caroline raggiunse la sedia a lato del le o e si accomodò, con le mani giunte in grembo. Il suo viso era vicino a quello del conte, alla stessa altezza, ma non si preoccupò di nascondere la sua curiosità mentre lo guardava. Doveva essere stato bello un tempo, pensò, nonostante avesse l'aria di innata arroganza tipica di un uomo che si era sempre preso troppo sul serio. «M ilord,» disse «sono venuta da voi, come avevate chiesto. Posso domandarvi per quale motivo desideravate vedermi?» Rochester ignorò la sua domanda per un istante, mentre il suo sguardo indagatore si muoveva di sbieco su di lei. «A raente, ma… difficile dire che siete una donna di grande bellezza» osservò. «Che cosa… ha visto in voi, mi chiedo?» «Forse dovreste chiederlo a lord Drake» suggerì Caroline calma. «Non vuole parlare di voi» rispose riflessivo, con

un'espressione corrucciata. «Ho mandato a chiamarvi perché… voglio che rispondiate a una domanda. Quando mio figlio vi proporrà di sposarlo… accetterete?» S bigo ita, Caroline lo guardò senza ba ere le ciglia. «M a non mi ha fa o una proposta di matrimonio, milord, né mi ha dato da intendere che stia valutando una simile idea…» «Lo farà» le assicurò Rochester, contorcendo il volto in una fi a di dolore. Cercò con la mano di afferrare un piccolo bicchiere sul comodino. S enza pensarci Caroline si mosse per aiutarlo e, mentre portava il bordo del bicchiere alle sue labbra avvizzite, fu colta dall'aroma pungente degli alcolici mescolati con il medicinale. Ritornando a distendersi sui cuscini, il conte la osservò di nuovo con a enzione. «S embra che abbiate compiuto… un miracolo, M rs Hargreaves. In qualche modo voi… avete tirato fuori mio figlio dal suo notevole egocentrismo. Lo conosco… molto bene, sapete. Ho il sospe o che la vostra relazione sia iniziata come un piano per raggirarmi, eppure… sembra essere cambiato. S embra amarvi, nonostante… nessuno lo avrebbe mai creduto capace.» «Forse non conoscete lord Drake così bene come pensate» disse Caroline, incapace di controllare il tono spigoloso della sua voce. «Ha solo bisogno di qualcuno che creda in lui, e che lo incoraggi. È un uomo buono, premuroso…» «Vi prego» borbo ò, gesticolando con la mano alzata come per difendersi. «Non sprecate… quel poco tempo che mi è rimasto… con descrizioni entusiastiche del mio… erede buono a nulla.» «Va bene, risponderò alla vostra domanda» fece Caroline in

tono pacato. «S ì, milord, se suo figlio mi chiedesse di sposarlo, acce erei con gioia. E anche se non gli lasciaste in eredità il vostro patrimonio, non me ne importerebbe nulla… e nemmeno a lui. Alcune cose sono più preziose del denaro, anche se sono certa che mi deriderete per quanto ho appena detto.» Fu stupita quando Rochester le fece un so ile sorriso rilassandosi ancora di più sui cuscini. «Non ho intenzione di deridervi» mormorò, dando l'impressione di essere esausto ma stranamente sereno. «Credo… che potreste essere la sua salvezza. Ora andate, M rs Hargreaves… e dite a Andrew di venire.» «Sì, milord.» Lasciò rapidamente la stanza, in preda a un tumulto di emozioni. S entiva freddo ed era agitata, e avrebbe voluto trovare conforto tra le braccia di Andrew.

4

Erano passate due se imane da quando il conte di Rochester era morto, lasciando a Andrew l'intero patrimonio, il titolo nobiliare e le relative proprietà. Due se imane interminabili durante le quali Caroline non aveva ricevuto nessun messaggio da parte di lui. All'inizio aveva pazientato, immaginando che Andrew dovesse districarsi tra i preparativi per il funerale e le decisioni di affari. S apeva che l'avrebbe raggiunta appena avesse potuto. M a via via che i giorni passavano senza che ricevesse nemmeno una sola parola scri a, Caroline si rese conto che c'era qualcosa che non andava. Divorata dall'ansia, considerò l'idea di scrivergli o di fargli addirittura una visita a sorpresa, ma era impensabile per una donna nubile so o i trentanni spingersi così oltre. Alla fine decise di mandare il fratello Cade a trovare Andrew, per assicurarsi che stesse bene, che non avesse bisogno di niente… che stesse pensando a lei. Dopo che Cade fu partito con lo scopo di fare visita al nuovo lord Rochester, Caroline rimase seduta da sola nel suo freddo giardino invernale, guardando sconsolata le piante potate e i rami spogli del suo prezioso acero giapponese. M ancavano solo due se imane a Natale, pensò apatica. Per far piacere alla sua famiglia, Caroline aveva decorato la casa

con rami di sempreverde e agrifoglio, e aveva ornato le porte con ghirlande di fru a e nastri. S entiva però che invece di provare gioia per quel periodo di festa, il suo cuore era sul punto di spezzarsi per la prima volta nella sua vita, e l'immensa infelicità che l'attendeva era così spaventosa da non poterci nemmeno pensare. Qualcosa era andato sicuramente storto, altrimenti Andrew l'avrebbe ormai raggiunta. Eppure non riusciva a capire cosa lo tra enesse. S apeva che aveva bisogno di lei, proprio come lei aveva bisogno di lui, e niente impediva loro di stare insieme, se davvero lui lo desiderava. Perché, allora, non arrivava? Proprio mentre Caroline pensava che sarebbe diventata pazza per le domande senza risposta che la perseguitavano, Cade fece ritorno a casa. L'espressione sul suo volto non placò la sua ansia. «Le tue mani sono fredde come il ghiaccio» disse, sfregandole le dita paralizzate e conducendola in salo o, dove un fuoco caldo divampava nel camino. «S ei stata seduta fuori troppo a lungo. Aspetta, ti faccio portare un tè.» «Non voglio il tè.» Caroline si sede e tesa sul divano, mentre l'imponente figura del fratello si accomodava di fianco a lei. «Cade, l'hai visto? Come sta? Dimmi qualcosa altrimenti impazzisco!» «S ì, l'ho visto.» S i fece cupo in volto e le prese di nuovo le mani, scaldando le dita rigide della sorella nelle sue. Emise un profondo sospiro. «Drake… cioè, Rochester… ha ripreso a bere di nuovo, e molto. Ho paura che sia tornato alle vecchie abitudini.»

Lei lo guardò stordita e incredula. «Ma non è possibile.» «E non è tu o» disse Cade serio. «Con sorpresa di tu i, Rochester si è fidanzato all'improvviso, niente meno t he con la nostra cara cugina Julianne. Ora che ha avuto in eredità il patrimonio della famiglia, sembra che Julienne si sia improvvisamente accorta del suo fascino. Il proclama del matrimonio verrà le o in chiesa domani. S i sposeranno all'inizio del nuovo anno.» «Cade, non prendermi in giro» disse Caroline in un sussurro soffocato. «Non può essere vero… non è vero…» S i interruppe, d'un tra o incapace di respirare, mentre un turbine di scintille luccicanti danzava freneticamente davanti ai suoi occhi. Udì urlare suo fratello da una grande distanza, poi sentì la presa forte e immediata delle sue mani. «M io dio.» La sua voce era coperta da uno strano ronzio che le riempiva le orecchie. «Così, appoggia la testa… che diamine ti è successo, Caroline?» Lei cercava a fatica di respirare, di mantenere l'equilibrio, mentre il cuore le ba eva con affanno, a un ritmo interro o. «Non può spo… sposarla» disse battendo i denti. «Caroline…» S uo fratello la stringeva forte a sé, con una presa inaspe atamente salda e sicura. «S anto cielo… non avevo immaginato che ti saresti potuta sentire così. Pensavo fosse una finzione. Non dirmi che hai avuto la malsana idea di innamorarti di Rochester, è la scelta peggiore che una donna come te possa fare…» «S ì, lo amo» disse con voce strozzata. Lacrime roventi le rigarono le guance. «E lui mi ama, Cade, mi ama… Oh, tu o questo non ha senso!»

«Ti ha mai fa o credere che ti avrebbe sposata?» chiese suo fratello con delicatezza. «Ti ha mai detto che ti amava?» «Non con queste parole» disse lei in un singhiozzo. «M a il modo in cui si comportava con me… mi aveva fa o credere…» S profondò la testa nelle sue braccia, piangendo con forza. «Perché sposa proprio Julianne, tra tu e? Lei è maligna… Oh, ci sono cose di lei che non sai… cose che mi ha de o nostro padre prima che morisse. Porterà Andrew alla rovina!» «Ha già iniziato a farlo, a quanto pare» disse Cade serio. Trovò un fazzole o in tasca e le asciugò il viso bagnato. «Rochester è stato meschino, come non l'avevo mai visto. Non mi ha voluto spiegare niente, se non che Julianne è la compagna giusta per lui, e che è meglio così per tu i. E, Caroline,» la sua voce si fece più gentile «forse ha ragione. Tu e Andrew… non siete adatti a essere una coppia.» «Lasciami sola» sussurrò Caroline. S i liberò delicatamente dalle sue braccia, uscendo dal salo o. Zoppicava come una donna anziana mentre si dirigeva verso l'intimità della sua camera, ignorando le domande preoccupate di Cade. Aveva bisogno di stare da sola, di trascinarsi fino al suo le o e nascondersi come un animale ferito. Forse lì avrebbe trovato il modo di risanare le terribili ferite interiori. Per due giorni Caroline rimase nella sua stanza, troppo devastata per piangere o parlare. Non riusciva né a dormire né a mangiare, mentre la sua mente stanca vagava senza sosta tra i ricordi di Andrew. Lui non le aveva fa o promesse, non le aveva offerto nessun pegno d'amore, non le aveva dato nessuna prova che dimostrasse i suoi sentimenti. Non poteva

accusarlo di averla tradita. Tu avia si sentiva ferita e la sua angoscia si era trasformata in rabbia. Voleva affrontarlo, costringerlo ad amme ere i suoi sentimenti, o a dirle almeno cosa era stato vero e cosa falso. Era un suo diri o avere una spiegazione. E invece Andrew l'aveva abbandonata senza neanche una parola, costringendola a chiedersi sconfortata cosa fosse andato storto tra loro. Era stato quello il suo piano fin dall'inizio, pensò in preda a una crescente disperazione. Aveva voluto la sua compagnia solo finché suo padre non era morto lasciandogli l'immensa fortuna dei Rochester. Ora che Andrew aveva o enuto ciò che voleva, lei non era più un suo problema. M a le aveva voluto bene almeno un po'? S apeva che non si era sognata la tenerezza della sua voce quando le aveva de o: 'Non posso più fare a meno di voi.' Perché l'avrebbe dovuto dire, se non lo pensava? Caroline aveva assistito con stanco divertimento alla reazione di sua madre, che aveva accolto la notizia delle nozze imminenti di Andrew con ampio sfoggio di isterismo. Era accorsa subito al suo le o, insistendo ad alta voce che la servitù l'assistesse in tu i i modi finché non si fosse ripresa. Per fortuna la domestica si era occupata di Fanny e dei suoi delicati nervi, avendo cura di lasciare Caroline in pace. L'unica persona con cui parlava era Cade, che era diventato per lei un inaspettato, solido sostegno. «Cosa posso fare per te?» chiese dolcemente, avvicinandosi a Caroline che sedeva davanti alla finestra con lo sguardo assente rivolto al giardino. «Ci deve pur essere qualcosa che possa farti sentire meglio.»

S i voltò verso suo fratello con un sorriso triste. «Penso che col tempo starò meglio, anche se adesso dubito che sarò mai di nuovo felice.» «Quel bastardo di Rochester» borbo ò Cade, chinandosi sulle ginocchia di fianco a lei. «Vuoi che lo picchi?» Le scappò una debole risata. «No, Cade. Non mi appagherebbe questo. Inoltre sospe o che Andrew sia destinato a soffrire molto, se ha davvero deciso di sposare Julianne.» «È vero.» Cade la osservò a entamente. «C'è qualcosa che dovrei dirti, Caroline, anche se probabilmente non sarai d'accordo. Rochester mi ha inviato un messaggio ieri, informandomi che ha pagato tu i i miei debiti. Immagino che dovrei restituirgli tutti i soldi… ma non voglio.» «Fai come credi.» S i chinò fiaccamente in avanti, fino a premere la fronte contro il vetro duro e freddo della finestra. «Be', ora che sono libero dai debiti, e dato che tu sei l'indire a responsabile della mia buona sorte… Voglio fare qualcosa per te. È quasi Natale, dopotu o. Lascia che ti compri una bella collana, o un nuovo vestito… basta che tu mi dica cosa vuoi.» «Cade,» rispose in tono spento, senza aprire gli occhi «l'unica cosa che vorrei avere è Rochester legato stre o come un salame, a mia completa disposizione. S e non puoi fare in modo che questo accada, non voglio niente.» Alla sua affermazione seguì un lungo silenzio, poi sentì un delicato colpetto sulla spalla. «D'accordo, mia dolce sorella.» Il giorno dopo Caroline fece un vero e proprio sforzo per scrollarsi di dosso quella nube di malinconia. Fece un lungo

bagno fumante, si lavò i capelli, e indossò un vestito comodo poco elegante ma che era sempre stato il suo preferito. Le pieghe di un logorato velluto color verde opaco le cadevano morbide lungo il corpo, mentre seduta davanti al fuoco faceva asciugare i capelli. Fuori era freddo e il tempo minacciava tempesta, tanto che rabbrividì quando dalla finestra della sua camera colse con lo sguardo uno scorcio di cielo color ghiaccio. Proprio mentre stava pensando di farsi portare un vassoio con del pane tostato e del tè, sentì bussare con forza alla porta. «Caroline» le giunse la voce di suo fratello. «Caroline, posso entrare? Devo parlarti.» Colpì di nuovo il pannello di legno, come se si trattasse di una questione urgente. Un debole sorriso interrogativo le a raversò il volto. «S ì, entra,» disse «prima che butti giù la porta.» Cade irruppe nella stanza, con una strana espressione… Il viso era teso e trionfante e aveva un'aria selvaggia. I capelli castano scuro erano arruffati e la crava a di seta nera gli pendeva floscia dall'altro lato del collo. «Cade,» disse Caroline alquanto preoccupata «per l'amor del cielo, cos'è successo? Ti sei azzuffato con qualcuno? Cosa c'è?» Un misto di esultanza e disprezzo gli a raversò il volto, facendolo apparire più giovane dei suoi ventiqua ro anni. Quando parlò, sembrava che gli mancasse appena il respiro. «Sono stato piuttosto indaffarato oggi.» «A fare cosa?» chiese lei con circospezione. «Ti ho fa o un regalo di Natale. È stato un po' faticoso, lascia che ti spieghi. Ho dovuto farmi aiutare da due persone,

e… Be', non perdiamo tempo a parlare. Prendi il mantello per il viaggio.» Caroline lo guardava in preda allo sconcerto. «Cade, il mio regalo è fuori? Devo andare a prenderlo da sola, in una giornata così fredda? Preferisco aspe are. Tu più di tu i sai cosa ho passato di recente e…» «Questo regalo non resterà lì a lungo» rispose con un'espressione seria. M ise le mani in tasca ed estrasse una chiave molto piccola, con a accato un frivolo fiocco rosso. «Ecco, tieni.» S trinse la chiave nel suo palmo. «E non dire più che non mi preoccupo per te.» S tupefa a, fissò la chiave nella sua mano. «Non ho mai visto una chiave simile. Cosa apre?» Il fratello le rispose con un sorriso esasperante. «M e i il mantello ed esci a scoprirlo.» Caroline alzò gli occhi al cielo. «Non sono dell'umore giusto per uno dei tuoi scherzi» disse in modo scortese. «E non voglio uscire. M a farò quello che dici. Fai solo a enzione alle mie parole: se questo regalo dovesse essere una montagna di gioielli, mi arrabbierò molto. Ora, mi concedi almeno qualche minuto per acconciarmi i capelli?» «Molto bene» disse impaziente. «Ma fai in tetta.» Caroline non poteva non essere divertita dall'esuberanza contenuta del fratello. Quasi saltellava intorno a lei come un folle o dispe oso mentre lo seguiva lungo le scale qualche minuto dopo. Di certo pensava che il suo misterioso regalo sarebbe servito a distrarla dalla delusione d'amore… L'intento era chiaro, ma apprezzava comunque il pensiero premuroso che si celava dietro quella sua trovata.

Aprendo la porta con un gesto plateale, Cade fece dei cenni in direzione della carrozza di famiglia, verso i due ippocastani che si agitavano impazientemente scossi da raffiche di vento. Ad a enderli c'erano il domestico di famiglia e il cocchiere, con addosso pesanti cappo i e larghi cappelli per proteggersi dal freddo. «Oh, Cade,» disse Caroline con un lamento, voltandosi indietro verso la casa «non andrò da nessuna parte con quella carrozza. S ono stanca, ho fame e ho voglia di trascorrere una serata tranquilla a casa.» Cade la fece trasalire quando le prese il piccolo viso tra le mani, fissandola con occhi severi e imploranti. «Ti prego, Caroline» mormorò. «Per una volta, non discutere e non creare problemi. Fai solo quello che ti dico. Entra nella carrozza e tieni con te quella maledetta chiave.» Lei rispose al suo sguardo fermo lanciandogli un'occhiata perplessa e scuotendo la testa fra le sue mani. Dentro di lei sorse un oscuro, misterioso sospe o. «Cade,» sussurrò «cosa hai fatto?» Lui non rispose, la condusse semplicemente alla carrozza e l'aiutò a salire, mentre il domestico le diede una coperta per le ginocchia e spostò lo scaldapiedi di porcellana proprio so o le sue scarpe. «Dove mi porterà la carrozza?» chiese Caroline, e Cade alzò le spalle con fare indifferente. «Un mio amico, S ambrooke, ha un co age di famiglia nei sobborghi di Londra che usa per incontrare la sua… Be', non importa. Per oggi, il posto è libero, a tua disposizione.» «Perché non hai potuto portare il mio regalo qui?» Lo trafisse con uno sguardo dubbioso.

La domanda lo fece ridere leggermente. «Perché hai bisogno di vederlo in privato.» Chinandosi all'interno della carrozza, le sfiorò la guancia fredda con un bacio. «Buona fortuna» disse sottovoce, ritraendosi. Guardò apatica fuori dal finestrino della carrozza mentre la porta si chiudeva con un colpo secco. Il panico mise in subbuglio i suoi pensieri, senza un senso coerente. Buona fortuna? S anto cielo, che cosa voleva dire? Per caso tu o quello aveva a che fare con Andrew? Oh, se fosse stato così, avrebbe volentieri ucciso suo fratello! La carrozza oltrepassò Hyde Park, conducendola in una zona a ovest di Londra dove c'erano ancora ampi tra i di terra poco sfru ata. Quando la ve ura si fermò, Caroline tra enne a fatica l'agitazione. S i chiedeva furiosa che cosa avesse organizzato suo fratello, e perché era stata così stupida da assecondare i suoi piani. Il domestico aprì la porta della carrozza e mise un piede a terra. Caroline tu avia non si mosse. Rimase dentro la ve ura guardando la modesta casa dall'intonaco bianco con il te o di ardesia spiovente e un cortile di ghiaia sul davanti. «Peter,» disse al domestico, un vecchio e fidato servitore di famiglia «avete idea di cosa si tra i? Dovete dirmelo se lo sapete.» S cosse la testa. «No, signorina, non so niente. Desiderate ritornare a casa?» Caroline considerò l'idea, ma l'abbandonò quasi subito. S i era spinta troppo oltre ormai per tornare a casa. «No, vado dentro» disse rilu ante. «Potete aspe armi qui?»

«S e lo desiderate, signorina. M a le istruzioni di lord Hargreaves erano di lasciarvi qui e tornare fra due ore esatte.» «S aprei io cosa dire a mio fratello.» Raddrizzò le spalle e si avvolse nel mantello, poi saltò giù dalla carrozza. In silenzio iniziò a pianificare una lista di modi in cui avrebbe punito Cade. «M olto bene, Peter. Voi e il cocchiere ve ne andrete, secondo le istruzioni di mio fratello. S arebbe un peccato non rispe are il suo volere, visto che sembra abbia pianificato tutto alla perfezione.» Peter le aprì la porta e l'aiutò a togliersi il mantello prima di tornare fuori verso la carrozza. La ve ura ripartì piano, con le ruote pesanti che scricchiolavano sulla ghiaia coperta di ghiaccio nel cortile di fronte alla casa. Con cautela, Caroline afferrò la chiave e si avventurò all'interno del co age. Il posto, rivestito di pannelli in quercia, era arredato in modo semplice, con qualche ritra o di famiglia, una serie di sedie a pioli, e in un angolo una libreria con vecchi volumi rilegati in pelle. L'ambiente era freddo, ma un piccolo fuoco scoppie ante era stato acceso nella stanza principale. Era per lei, o per qualcun altro? «Ehi!» urlò titubante. «S e c'è qualcuno, vi prego di rispondere. Allora?» S entì un grido soffocato proveniente da qualche angolo distante della casa. Quel suono le diede una sensazione sgradevole, provocandole una fi a lungo i nervi delle braccia e della schiena. Fece lenti respiri, stringendo forte la chiave fino a scavarsi dei solchi profondi nel palmo sudato della mano. S i forzò di muoversi. Un passo dopo l'altro si trovò a correre per la casa, alla ricerca di chi aveva urlato.

«Ehi, dove siete?» gridò ripetutamente, andando verso il retro dell'abitazione. «Dove…» Il barlume di un focolare si rifle eva da una delle stanze alla fine del corridoio. Afferrando le vesti di velluto, Caroline si precipitò verso quella stanza. A raversò la soglia in un ba ibaleno e si fermò di colpo, tanto che i capelli sistemati alla rinfusa le caddero in avanti. S pazientita, li spinse indietro mentre guardava a onita la scena davanti ai suoi occhi. Era una camera da le o, così piccola che aveva posto solo per tre pezzi di arredamento: un lavabo, un comodino e un grande le o scolpito in palissandro. E a differenza di lei, l'altro ospite di quel romantico appuntamento non era venuto di sua volontà. …L'unica cosa che vorrei avere è Rochester legato stre o come un salame, a mia completa disposizione' aveva de o senza pensarci al suo sciocco fratello. E Cade, quel pazzo furioso, era riuscito, non sapeva come, ad accontentarla. Andrew, il se imo conte di Rochester, era disteso lungo sul le o, le braccia legate sopra la testa con quelle che sembravano essere un paio di mane e di metallo unite da una catena e chiuse a chiave. La catena era stata fa a passare a raverso un paio di fori scolpiti nella solida testata di palissandro, in modo da tenere Andrew saldamente imprigionato. Quando sollevò la testa scura dal cuscino, i suoi occhi brillarono di una malvagia luce blu a raverso il volto arrossato. S tra onava le mane e con una forza tale da ferirsi i polsi. «Toglietemi queste malede e cose» disse ringhiando, con un livello di ferocia nella voce che la fece indietreggiare.

S embrava uno splendido animale selvatico, con i muscoli possenti delle braccia che gli gonfiavano le maniche della camicia mentre si inarcava sul letto con il corpo teso. «S ono davvero dispiaciuta» disse con affanno, precipitandosi d'istinto verso di lui per aiutarlo. «M io dio… è stato Cade… non so cosa gli sia passato in mente…» «Lo ucciderò» mormorò Andrew, continuando a strattonare ferocemente i polsi legati. «Aspe ate, vi farete male. Ho la chiave. S tate fermo e lasciatemi…» «Gli avete chiesto voi di farmi questo?» chiese in tono rabbioso mentre lei saliva sul letto di fianco a lui. «No» disse immediatamente, poi sentì affluire il sangue alle guance. «Non esa amente. Ho solo de o che volevo…» S i interruppe mordendosi il labbro. «M i aveva de o del vostro fidanzamento con la cugina Julianne, vedete, e io…» Continuando ad arrossire, strisciò sopra di lui per raggiungere il lucche o delle mane e. Le curve delicate dei suoi seni gli sfiorarono il pe o e l'intero corpo di Andrew sobbalzò come se si fosse sentito bruciare. Con suo sgomento, la chiave le scivolò dalle mani cadendo tra il materasso e la testata. «S tate fermo» disse Caroline, tentando di non guardarlo in viso mentre si spostava con il corpo sopra il suo per cercare la chiave. Non era facile evitare che i loro sguardi si incrociassero con i volti così vicini. La massa muscolosa del suo corpo era rigida e immobile so o di lei. S entì il suo respiro cambiare, divenire più rapido e intenso mentre lei si sforzava di recuperare la chiave. «L'ho presa» mormorò, mentre contorse le dita a orno alla

chiave, sollevandola per mostrargliela. Azzardò uno sguardo verso di lui. Gli occhi di Andrew erano chiusi, il naso e la bocca quasi toccavano la curva dei suoi seni. Assorbito dal suo profumo, sembrava se lo stesse gustando con particolare intensità, come un uomo condannato a cui era stato offerto l'ultimo pasto. «Andrew?» sussurrò in atroce confusione. Gli occhi blu erano diventati opachi e la sua espressione si fece dura e minacciosa. «Aprite queste dannate cose!» Fece sba ere rumorosamente la catena che legava le mane e. Il suono metallico la fece trasalire, a raversandole i nervi a fior di pelle. Vide i segni profondi scavati dagli anelli della catena nel solido legno di palissandro, che resisteva nonostante il continuo strattonare e sfregare del metallo. Lo sguardo le cadde sulla chiave che aveva in mano. Invece di usarla per aprire le mane e, la strinse nel palmo. Nella sua mente si formarono i pensieri più terribili e perversi. La cosa giusta da fare sarebbe stata liberare Andrew più in fre a possibile. M a per la prima volta nella sua vita serena e innocente, non voleva fare ciò che era giusto. «Prima di lasciarvi andare,» disse con un tono di voce profondo che non sembrava appartenere per niente a lei «vorrei che rispondeste a una domanda. Perché mi avete messa da parte preferendo Julianne?» Lui continuava a fissarla con sguardo gelido. «Che io sia dannato se rispondo a una sola domanda finché sono incatenato a un letto.» «E se vi libero? Mi risponderete allora?» «No.»

Lei cercava nei suoi occhi una qualsiasi traccia dell'uomo di cui si era innamorata, quell'Andrew divertente, ironico, tenero. M a non c'era nient'altro che asprezza nel profondo di quel blu glaciale, come se avesse perso ogni sentimento per lei, per sé stesso, per tu o ciò che aveva un senso. Ci sarebbe voluto qualcosa di catastrofico per arrivare al cuore spietato di quell'estraneo. «Perché Julianne?» insiste e lei. «Avevate de o che la relazione con lei non valeva nemmeno la pena di essere ricordata. Era una bugia? Avete deciso che lei può offrirvi qualcosa di più, di meglio, che io non possa?» «É la compagna giusta per me, molto più di quanto sareste potuta essere voi.» All'improvviso fece fatica a respirare. «Perché è molto più bella? Più passionale?» si sforzò di chiedere. Andrew cercò di pronunciare la parola 'sì', ma non gli usciva dalle labbra. S i accontentò di fare un semplice rapido cenno col capo. Quel gesto avrebbe dovuto distruggerla, perché confermava tu e le insicurezze che aveva sempre avuto. M a l'espressione sul volto di Andrew… la contrazione della mandibola, quello strano sguardo velato… per un breve istante le sembrò che fosse in preda a una vera e propria agonia. E il motivo poteva essere soltanto imo. «State mentendo» sussurrò. «No.» All'improvviso Caroline diede libero sfogo agli impulsi disperati che le giravano in testa. Era una donna che non aveva niente da perdere. «Allora vi dimostrerò che vi

sbagliate» disse esitante. «Vi dimostrerò che posso darvi cento volte più piacere di Julianne.» «Come?» «Farò l'amore con voi» disse me endosi a sedere di fianco a lui. Si portò le dita tremanti alla scollatura del vestito e iniziò a districare i nodi di seta con cui era allacciato il corpe o sul davanti. «Proprio ora, su questo le o, mentre voi non potete fare niente per impedirlo. E non mi fermerò finché non amme erete che state mentendo. O errò una spiegazione da voi, milord, in un modo o nell'altro.» Ovviamente lo aveva sorpreso. S apeva che non si sarebbe mai aspe ato un'audacia simile da una rispe abile donna nubile. «Non ne avrete il coraggio» disse lui calmo. Be', il suo destino era segnato. Di certo lei non poteva tirarsi indietro di fronte a una tale dichiarazione di sfida. Risoluta, Caroline continuò a occuparsi delle allacciature di seta finché il davanti del suo vestito di velluto non si spalancò rivelando la so ile so oveste di mussola. Fu colta da un senso di incredulità mentre sfilava le braccia prima da una manica, poi dall'altra. In tu a la sua vita da adulta, non si era mai spogliata di fronte a qualcuno. Le venne la pelle d'oca e si massaggiò le spalle scoperte. La so oveste era così leggera che era come se fosse stata nuda. Non si sarebbe stupita se Andrew avesse deciso di prendersi gioco di lei, ma lui non sembrava né divertito né arrabbiato di fronte a quella scena. S embrava… affascinato. Fece scivolare lo sguardo lungo il suo corpo, soffermandosi sull'ombra rosea dei capezzoli, per poi tornare al viso. «Basta così» mormorò. «Ho apprezzato molto la vista, ma tu o

questo non ha senso.» «Non sono d'accordo.» S civolò fuori dal le o e spinse l'abito pesante sul pavimento, dove si accasciò in un morbido fago o. Rimasta con la sola so oveste, cercò di fermare il ba ito dei denti. «Farò in modo che mi parliate, milord, non importa quello che ci vuole. Prima che avrò finito, vi avrò fatto farfugliare come uno sciocco.» Una risata incredula strozzò il respiro di Andrew. Fu rincuorata da quel suono, che lo aveva reso più umano rispe o al freddo estraneo di prima. «Innanzitu o, non ne vale la pena. Inoltre, non sapete un accidente di quello che state facendo, cosa che me e in serio dubbio le vostre intenzioni.» «Ne so abbastanza» disse con falsa sicurezza. «Il sesso non è che una questione di meccanica… E anche se non ho esperienza, credo di poter capire cosa fare.» «Non è solo una questione di meccanica.» S tra onò le mane e con nuova insistenza, il volto improvvisamente contorto in una smorfia di… paura? Preoccupazione? «Accidenti, Caroline. Ammiro la vostra determinazione, ma ora dovete fermarvi, lo capite? Vi procurerete soltanto dolore e frustrazione. Non vi meritate che la vostra prima esperienza finisca male. Lasciatemi andare, testarda che non siete altro!» Le piacque quell'esplosione di rabbia disperata. S ignificava che il muro che lui aveva cercato di costruire tra loro stava per crollare, rendendolo vulnerabile a un nuovo attacco. «Potete urlare quanto volete» disse. «Non può sentirvi nessuno.» S trisciò sul le o, mentre il corpo di lui si irrigidì

completamente. «S iete pazza se pensate che collaborerò» disse stringendo i denti. «Credo che presto collaborerete con grande entusiasmo.» Caroline provò un piacere perverso nel farsi più calma e fredda mentre la sua rabbia cresceva. «Dopotu o, non avete una donna da… quanti mesi? Almeno tre. Anche se non ho le competenze necessarie, sarò in grado di fare ciò che voglio con voi.» «E che ne dite di Julianne?» I muscoli possenti delle braccia si tesero mentre tirava le mane e. «Potrei averla già avuta un centinaio di volte, per quanto ne sapete.» «Non l'avete fa o» disse. «Non siete a ra o da lei, era evidente quando vi ho visti insieme.» Iniziò dallo stre o nodo della crava a, sciogliendo l'umida stoffa profumata di amido che tra eneva il calore della sua pelle. Liberò il collo longilineo di una tonalità dorata, e con le dita toccò delicatamente la cavità triangolare alla base della gola. «Così va meglio» disse dolcemente. «Ora potete respirare.» E in effe i stava respirando, con la forza di chi aveva appena corso per quindici chilometri senza mai fermarsi. Lo sguardo fisso sul suo non era più freddo, e gli occhi brillavano di furore. «Fermatevi. Vi avverto, Caroline, fermatevi ora.» «O cosa? Come potreste punirmi in modo peggiore di quanto non abbiate già fa o?» Le sue dita si spostarono sui bo oni del gilè e della camicia, slacciandoli in rapida sequenza. S palancò gli indumenti, me endo a nudo un torso straordinariamente muscoloso. La vista di quel corpo, tu a

quella potenza feroce resa inerme davanti a lei, le incuteva un senso di maestosità. «Non ho mai voluto ferirvi» disse. «S apevate fin dall'inizio che la nostra relazione era una semplice messinscena.» «S ì. Poi però è diventata qualcos'altro, e lo sappiamo entrambi.» Toccò con delicatezza i folti ricci che gli coprivano il pe o, esplorando la pelle che sembrava bruciare so o le sue dita. Lui saltò al tocco della sua mano fredda, il respiro sibilava tra i suoi denti. Quante volte lei aveva sognato di farlo, di esplorare il suo corpo, accarezzarlo. La superficie dell'addome intrecciata di muscoli rigidi era così diversa dal suo ventre morbido e levigato. Accarezzò la pelle dorata e tesa, così elastica e vellutata al tocco della sua mano. «Ditemi perché sposate Julianne quando è di me che vi siete innamorato.» «Io… non sono innamorato di voi» cercò di dire con voce strozzata. «Dovete farvelo entrare in quella vo… vostra cocciuta testa…» Le sue parole terminarono in un gemito roco mentre lei, con un movimento deciso, si mise a cavalcioni sopra di lui. Le loro parti intime erano separate solo dallo strato dei suoi pantaloni e dalle mutande di lei, so ili come un velo. Infervorata e risoluta, Caroline sedeva sopra di lui in una posizione estremamente provocante. S entì la protuberanza del suo sesso nascosto nell'incavo delle cosce. Il sensuale premere di lui contro il suo pube le provocò un dolce flusso di calore lungo tu o il corpo. S postò il suo peso in modo che lui aderisse meglio alla sua parte più sensibile, una piccola sommità che palpitava freneticamente a quel contatto.

«E va bene» disse lui ansimante, completamente immobile. «Va bene, lo amme o, piccola molestatrice… vi amo. Ora toglietevi!» «S posatemi» insiste e lei. «Prome etemi che romperete il fidanzamento con mia cugina.» «No.» Caroline allungò le mani sui capelli, tolse le forcine e Lisciò cadere una cascata di ondulate ciocche scure lunghe fino alla vita. Andrew non le aveva mai visto i capelli sciolti prima di allora, e le sue dita imprigionate si contorsero come se desiderasse toccarla. «Io vi amo» disse lei, accarezzando il suo ampio pe o villoso e appoggiando il palmo sopra il ba ito violento del suo cuore. Quel corpo, in tu e le sue parti — la ruvida pelle setosa, i muscoli torniti, le ossa e i tendini — la affascinava. Voleva baciarlo e accarezzarlo ovunque. «Noi ci apparteniamo. Non dovrebbero esserci ostacoli tra di noi, Andrew.» «L'amore non conta niente» disse lui, quasi ringhiando. «Piccola e sciocca romantica…» Il respiro gli si strozzò in gola mentre lei afferrò l'orlo della so oveste, la sollevò sopra la testa e la ge ò via. Il busto rimase completamente nudo, con le piccole, sode rotondità dei seni che sobbalzavano delicatamente e i capezzoli rosei contra i per il freddo. Lui guardava i suoi seni senza sba ere le palpebre, e i suoi occhi brillarono di un desiderio famelico prima che distogliessero lo sguardo. «Vorresti baciarli?» sussurrò Caroline, non osando credere alla sua stessa sfrontatezza. «S o che lo hai immaginato,

Andrew, esa amente come me.» S i distese sopra di lui, sfiorando il suo pe o con i capezzoli, e il conta o della loro pelle provocò in lui una scossa che lo fece tremare. Continuava a tenere la testa girata, la bocca era tirata mentre respirava con affanno. «Baciami» lo spronò lei. «Baciami una volta sola, Andrew. Ti prego. Ho bisogno di te… ho bisogno di sentire il tuo sapore… Baciami nel modo in cui ho desiderato per così tanto tempo.» Un profondo gemito gli vibrò nel pe o. La bocca rivolta in alto cercava la sua. Lei appoggiò le labbra sulle sue, facendo scivolare delicatamente la lingua nella sua dolce, ardente bocca. S pinse con fervore il corpo contro il suo, avvolse le braccia intorno alla testa e lo baciò ancora e ancora. Gli toccò i polsi incatenati, sfiorando i palmi con le dita. Lui mormorò disperato contro la sua gola. «S ì, sì… lasciami andare, Caroline… la chiave…» «No.» S i sollevò sul suo pe o, facendo scorrere la bocca febbricitante sulla pelle della sua gola che sapeva di sale. «Non ancora.» La bocca di lui cercò il tenero angolo dove il collo incontra la curva delle spalle, e lei si contorse vogliosa, il corpo in preda a un desiderio intenso che non riusciva ad appagare. S i sollevò sempre più in alto finché quasi per caso sfiorò con il capezzolo il bordo della sua mandibola. Lui lo prese immediatamente, aprendo la bocca su quel tenero bocciolo e tirandola a sé. Girò con la lingua intorno al delicato capezzolo, facendolo ondeggiare con piccoli, rapidi colpe i. Lo succhiò e lo leccò a lungo, finché Caroline non geme e implorante. La sua bocca lasciò quella punta rosea, accarezzandola con la

lingua in un ultimo colpo deciso. «Dammi l'altro» disse con voce roca. «M e ilo nella mia bocca.» Lei obbedì tremante, portando il seno alle sue labbra. S i deliziò di lei avidamente, e a Caroline mancò il respiro sentendosi ca urata dalla sua bocca, posseduta dal suo impetuoso desiderio. Una piacevole eccitazione crebbe tra le sue cosce aperte. S i contorse, ondeggiò, spinse contro di lui il più possibile, ma non era mai abbastanza. Voleva colmarsi di lui, essere schiacciata, avvinta, posseduta. «Andrew» disse piano, con voce ruvida. «Ti voglio… ti voglio così tanto che potrei morire. Lasciami… lasciami…» Tolse il seno dalla sua bocca e lo baciò ancora, poi allungò freneticamente la mano verso la grande protuberanza so o i suoi pantaloni. «No» lo sentì dire con voce strozzata, ma lei continuò a slacciargli i pantaloni con le dita che le tremavano. Andrew imprecò con lo sguardo rivolto al soffitto, come se non volesse che il suo corpo reagisse… M a quando la piccola, fredda mano di lei scivolò all'interno dei pantaloni, lui emise un gemito e il suo volto cupo si infiammò. Caroline liberò il suo pene rigido e pulsante, stringendo quel membro spesso con mani esitanti. Era rimasta affascinata dalla pelle liscia, dal ruvido cespuglio di ricci dell'inguine e dalla pesante massa dei testicoli. Il pensiero di averlo dentro di sé in tutta la sua potenza e la sua lunghezza la turbava e la eccitava al tempo stesso. Lo accarezzò impacciata, e trasalì per la sua immediata reazione, l'istintivo sollevarsi delle anche e il gemito soffocato di piacere che proveniva

dalla sua gola. «È giusto così?» chiese, mentre le sue dita scivolavano in alto verso la punta turgida e arrotondata. «Caroline…» Le fissava il volto con lo sguardo tormentato. «Caroline, ascoltami. Non voglio questo. Non sarà piacevole per te. Ci sono cose che non ti ho fa o… cose di cui il tuo corpo ha bisogno… per l'amor del cielo…» «Non m'importa. Voglio fare l'amore con te.» S i sfilò le mutande, le giarre iere e le calze, poi tornò ad accovacciarsi sul suo inguine, sentendosi goffa ma allo stesso tempo eccitata. «Dimmi cosa fare» lo implorò, spingendo l'estremità del pene dire amente contro la morbida insenatura del suo corpo. Provò ad abbassarsi, ma si irrigidì intimorita dalla forte pressione e dalla sensazione di dolore. S embrava impossibile far combaciare i loro corpi. Perplessa e frustrata, provò ancora, ma non riusciva a spingere il membro rigido a raverso la sua stre a apertura. Guardò il volto teso di Andrew, con sguardo implorante. «Aiutami. Dimmi cosa sto sbagliando.» Nonostante la particolare intimità del momento, lui non si ammorbidì. «È ora di fermarsi, Caroline.» Quel suo rifiuto risoluto era impossibile da ignorare. Fu assalita da un senso di totale frustrazione. Fece un lungo, vibrante respiro, poi un altro ancora, ma niente avrebbe alleviato il dolore che le trafiggeva i polmoni. «Va bene» riuscì a dire con un filo di voce. «Va bene. M i dispiace.» Le lacrime le fecero bruciare gli occhi, e le asciugò furiosa da so o gli occhiali. Lo aveva perso di nuovo, stavolta per sempre. Qualsiasi uomo riuscisse a resistere a una donna in un

momento simile, mentre lo supplica di fare l'amore con lei, non poteva davvero essere innamorato. Cercando a tentoni la chiave, continuò a piangere in silenzio. Per qualche motivo, la vista delle sue lacrime provocò in Andrew una smania che cercò di tenere a freno, mentre il suo corpo si contrasse nel tentativo di non agitare le catene. «Caroline» sussurrò tremante. «Ti prego, apri questo dannato lucche o. Ti prego. No. Prendi semplicemente la chiave. S ì. Lasciami andare. Lasciami…» Non appena lei girò la minuscola chiave nel lucche o, il mondo sembrò esplodere. Andrew balzò con la rapidità di una tigre e, liberati i polsi, si avventò su di lei. Colta alla sprovvista, Caroline non riuscì a reagire e si trovò rivoltata e schiacciata sulla schiena. Il peso del suo corpo seminudo la spinse più a fondo nel materasso, con l'erezione che premeva con forza sorprendente contro il suo ventre tremante. S i mosse su di lei una, due, tre volte, mentre la massa dei testicoli sfregava a stre o conta o con la sua nera peluria, poi si irrigidì, stringendola fino quasi a non farla respirare. Emise un gemito e un liquido caldo si introdusse tra i loro corpi, scivolando sul suo ventre. S tordita, Caroline rimase ferma in silenzio, ge ando lo sguardo sui lineamenti tesi di lui. Andrew si lasciò andare a un sospiro esausto e aprì gli occhi, che erano diventati di un blu intenso e brillante. «Non ti muovere» disse dolcemente. «Rimani un attimo distesa.» Non aveva altra scelta. S entiva gli arti deboli e tremanti… e bruciava come se avesse la febbre. Lo guardò triste mentre lasciava il le o, poi rivolse lo sguardo al suo ventre. Toccò con

la punta del dito la lucente striscia liquida, e si sentì a un tempo disorientata, curiosa e infelice. Andrew tornò con un panno bagnato e la raggiunse sul le o. Chiudendo gli occhi, Caroline trasalì per il freddo del panno mentre lui le puliva delicatamente il corpo. Non riusciva a reggere la vista del suo viso impassibile, né poteva sostenere il pensiero di quello che avrebbe potuto dirle. S enza dubbio l'avrebbe rimproverata per aver preso parte a quell'umiliante trovata, e di certo se lo meritava. S i morse un labbro e si irrigidì, scossa da un tremito. Era così eccitata, non riusciva a controllare i fianchi che si sollevavano e un gemito convulso le uscì dalla gola. «Lasciami sola» sussurrò, sentendosi come se stesse per esplodere in mille pezzi. Andrew appoggiò il panno e le prese con delicatezza gli occhiali, liberandole il viso bagnato, e Caroline sollevò le sopracciglia. Adesso era chino su di lei, così vicino che i suoi lineamenti non erano quasi per niente sfocati. Fece scorrere lo sguardo lentamente lungo il suo esile corpo. «Mio dio, quanto ti amo» mormorò, scioccandola, mentre appoggiava una mano sul suo seno e lo stringeva delicatamente. Fece scivolare le dita verso il basso, con cautela, fino alla fessura carnosa fra le sue cosce. Caroline si inarcò con slancio, del tu o impotente al suo tocco, mentre piccole, imploranti grida le uscivano dalla gola. «S ì.» La sua voce era profonda e vellutata, mentre le accarezzava con la lingua il lobo dell'orecchio. «M i prenderò cura di te, ora. Dimmi soltanto cosa vuoi, tesoro. Dimmelo e lo farò.» «Andrew…» Ansimò mentre lui separava le morbide

labbra sfiorandola in mezzo. «Non to… tormentarmi, ti prego…» La sua voce era divertita. «Dopo quello che mi hai fa o, penso che ti meriti qualche minuto di tortura… Non credi?» Le sue dita tracciarono un cerchio intorno alla piccola, sensibile sommità carnosa dove si concentravano tu e le sensazioni. «Vorresti che ti baciassi lì?» chiese dolcemente. «E che ti toccassi con la lingua?» Quelle domande la scossero — non aveva mai immaginato una cosa simile — eppure il suo corpo intero vibrò in risposta. «Dimmi» la spronò con delicatezza. Aveva le labbra secche, e dove e bagnarle con la lingua prima di poter parlare. Dapprima pudica, una volta che le uscirono le prime parole, non potè sme ere di implorarlo senza provare nessuna vergogna. «S ì, Andrew… baciami lì, usa la tua lingua, ho bisogno di te ora, ora ti prego…» La sua voce si dissolse in gemiti incontrollati mentre lui scendeva verso il basso, chinando la testa tra le sue gambe divaricate. Accarezzò con le dita i piccoli ricci neri e aprì ancora di più le labbra rosee. La toccò prima il suo respiro, una soffice esalazione di vapore, poi la sua lingua si mosse su di lei, sollecitando la piccola ardente protuberanza con rapidi e delicati colpetti. Caroline si morse il labbro, sforzandosi disperatamente di rimanere calma nonostante l'intenso piacere che la bocca di lui le provocava. Andrew sollevò la testa quando sentì le sue grida soffocate, e gli occhi gli brillarono di malizia. «Urla quanto vuoi» mormorò. «Nessuno può sentirti.» La sua bocca ritornò su di lei e Caroline gridò, sollevandosi

vogliosa dal materasso e spingendosi verso di lui. Andrew geme e di soddisfazione, cullando le natiche irrigidite nelle sue grandi e calde mani, mentre con la bocca continuava ad assaporarla. Lei sentì la massiccia punta del suo dito accarezzare la piccola apertura del suo corpo, circondarla, stuzzicarla… ed entrare dentro con esperta delicatezza. «S enti quanto sei bagnata» mormorò rivolto alla sua pelle umida. «Ora sei pronta per essere penetrata. Potrei far scivolare dentro di te ogni centimetro del mio pene.» Allora Caroline comprese perché prima non era stata in grado di farlo entrare. «Ti prego» sussurrò, morendo dalla voglia. «Ti prego, Andrew.» Tornò con le labbra alla sua vagina, strofinandosi contro quelle pieghe umide e sensibili. Ansimando, Caroline si irrigidì quando il suo dito scivolò a fondo dentro di lei, accarezzandola insieme al dolce, ritmico movimento della bocca. «M io dio,» disse con respiri frenetici e affannati «non posso… non riesco più a resistere, ti prego Andrew, mio dio…» Il mondo svanì in un'impetuosa esplosione di beatitudine. S inghiozzò e tremò, trasportata da una corrente di pura estasi finché finalmente non fu trascinata in uno stato di apatia che non aveva mai provato. S olo allora la sua bocca e le sue dita la lasciarono. Andrew tirò le lenzuola, sollevando appena il corpo di Caroline contro il suo, fino a che furono avvolti in un bozzolo caldo di coperte. Lei giaceva sdraiata di fianco a lui, con le gambe abbandonate sopra le sue e la testa appoggiata sulle spalle robuste. Rilassò le braccia, scossa ed esausta, godendosi quel momento di assoluta pace, come la calma

dopo una violenta tempesta. Andrew accarezzò con la mano le onde incolte dei suoi capelli, spargendoli sul suo pe o. Dopo un lungo istante di agrodolce appagamento, parlò piano, sfiorando con le labbra la sua tempia. «Non è mai stata una finzione per me, Caroline. M i sono innamorato di te dal momento in cui abbiamo fa o quell'infernale accordo. Ho amato il tuo temperamento, la tua forza, la tua bellezza… Ho capito subito quanto fossi speciale. E sapevo di non meritarti. M a ho avuto l'assurda idea che in qualche modo sarei riuscito a essere degno di te. Volevo iniziare una nuova vita, con te al mio fianco. Non mi importava neanche più dei soldi di mio padre. M a con presunzione, non avevo considerato il fa o che nessuno può fuggire dal proprio passato. E io ho centinaia di colpe da espiare… fa i che continueranno a tornare a galla e a perseguitarmi per il resto della vita. Tu non puoi essere coinvolta in un tale orrore, Caroline. Nessun uomo che ami una donna le chiederebbe di vivere con lui, nell'a esa quotidiana che ricompaia qualcosa di spregevole del proprio passato.» «Non capisco.» S i sollevò sul suo pe o, guardando la sua espressione seria ma tenera. «Dimmi cosa ha fa o Julianne per cambiare tutto.» Lui sospirò e le accarezzò una ciocca di capelli tirandola indietro. Avrebbe voluto non dirglielo, ma non le avrebbe più nascosto la verità. «Come sai, io e Julianne tempo fa abbiamo avuto una relazione. In seguito, per un periodo, rimanemmo amici, per così dire. S iamo molto simili, io e lei, entrambi

egoisti, manipolatori e insensibili…» «No» disse prontamente Caroline, appoggiando le dita sulla sua bocca. «Tu non sei così, Andrew. Almeno non più.» Un sorriso triste curvò le sue labbra, e le baciò le dita prima di continuare. «Dopo che la relazione finì, io e Julianne ci divertimmo per un po' con un gioco che avevamo inventato. Ognuno di noi nominava qualcuno — doveva essere sempre una persona virtuosa e rispe abile — che l'altro doveva sedurre. Più difficile era il bersaglio, più affascinante era la sfida. Io feci il nome di un giudice che occupava una posizione di alto livello, padre di se e figli, con cui Julianne iniziò una relazione.» «E lei chi scelse per te?» chiese Caroline tranquilla, provando un misto di disgusto e compassione mentre ascoltava quella squallida confessione. «Una delle sue 'amiche', la moglie dell'ambasciatore italiano. Timida e graziosa, nota per la sua modestia e la sua moralità.» «E tu hai avuto successo con lei, immagino.» Fece un cenno con il capo, impassibile. «Era una donna buona e aveva molto da perdere. Aveva un matrimonio felice, un marito che l'amava, tre figli in salute… Dio solo sa come fui capace di condurla in quell'avventura. M a ci riuscii. E in seguito, l'unico modo per lei di alleviare il suo senso di colpa fu di convincersi che si era innamorata di me. M i scrisse qualche le era d'amore, alcune dal forte tono accusatorio di cui subito si pentì. Volevo bruciarle — avrei dovuto farlo — e invece gliele rispedii, pensando che l'avrebbe tranquillizzata il fa o di poterle distruggere lei stessa. In quel modo non

avrebbe mai avuto paura che qualcuno le avrebbe trovate distruggendo la sua vita. Invece quella pazza le conservò, e per qualche motivo che non capirò mai, le mostrò a Julianne, che fingeva di essere un'amica premurosa.» «E Julianne ne entrò in possesso» disse Caroline pacata. «Le ha da quasi cinque anni. E il giorno dopo che mio padre morì, e si seppe che mi aveva lasciato il patrimonio dei Rochester, Julianne mi fece una visita inaspe ata. Ha sperperato l'intera fortuna del suo defunto marito. S e vuole mantenere l'a uale stile di vita, deve sposare un uomo ricco. E sembra che io abbia avuto il discutibile onore di essere il suo prescelto sposo.» «Ti sta ricattando con le lettere?» Fece un cenno col capo. «Julianne mi disse che se non avessi acconsentito a sposarla, avrebbe reso pubblico tu o quel malede o affare, rovinando l'esistenza della sua cosidde a amica. E due cose mi furono immediatamente chiare. Non avrei mai potuto averti come moglie se tu avessi saputo che il nostro matrimonio era nato dalla vita distrutta di qualcun altro. E per quanto riguarda il mio passato, è solo questione di tempo prima che venga fuori qualcos'altro di sgradevole. Finirai per odiarmi, trovandoti costantemente di fronte a nuove prove dei peccati che ho commesso.» La sua bocca si contorse in un'espressione dura. «S viluppare una coscienza è un malede o inconveniente. Era tu o molto più semplice prima che ne avessi una.» Caroline rimase in silenzio, con lo sguardo abbassato sul suo pe o mentre muoveva lentamente le dita tra i suoi ricci scuri. Una cosa era sapere che un uomo avesse un passato

spregevole, e di certo Andrew non lo aveva mai nascosto. M a un'altra era averne la piena consapevolezza, e lei era rimasta molto impressionata dai de agli del suo passato dissoluto. L'idea della relazione avuta con Julianne e il loro ripugnante giocare con le vite degli altri la fecero sentire male. Nessuno l'avrebbe biasimata se avesse respinto Andrew, se avesse pensato che fosse troppo corro o e depravato. Eppure… il fa o che avesse imparato a provare rimorso, che volesse proteggere la moglie dell'ambasciatore anche a spese della propria felicità… questo significava che era cambiato. Che era in grado di diventare un uomo migliore di quello che era stato. Inoltre, amare voleva dire acce are il proprio uomo nella sua interezza, inclusi i suoi dife i… e avere fiducia nel fa o che lui provasse lo stesso per lei. Per questo, secondo Caroline, valeva la pena rischiare. Rivolse un sorriso al volto preoccupato di Andrew. «Non mi sorprende che tu abbia qualche imperfezione.» S i avvinghiò al suo torace, premendo i piccoli seni contro il suo pe o caldo. «Be', più di una semplice imperfezione. S ei una perfida canaglia, e sono sicura che in futuro ci sarà qualche altra sgradevole sorpresa relativa al tuo passato. M a tu sei la mia canaglia, e io voglio affrontare tu i i momenti bru i della vita, e quelli belli, con nessun altro se non con te.» Lui fece scorrere le dita fra i suoi capelli, afferrandole la testa e rivolgendole un intenso sguardo di adorazione. Quando parlò, la sua voce era leggermente roca. «E se decidessi che tu ti meriti qualcuno di meglio?» «Ormai è troppo tardi» rispose. «Devi sposarmi visto che

hai compromesso la mia virtù questo pomeriggio.» La tirò delicatamente a sé e le baciò le guance. «M io dolce amore… non ti ho compromessa. Non del tu o, almeno. S ei ancora vergine.» «Non per molto.» S i contorse sul suo corpo, sentendo crescere la sua erezione contro l'interno delle cosce. «Fai l'amore con me.» S i strofinò con il viso sul suo collo, baciandolo lungo il tra o delineato della mascella. «Fino in fondo stavolta.» La sollevò dal pe o come fosse una ga ina curiosa, e la guardò con tormentato desiderio. «C'è ancora la questione di Julianne e della moglie dell'ambasciatore.» «Oh, quello.» S i appollaiò su di lui, con i capelli sparsi lungo il pe o e la schiena, e gli toccò i piccoli capezzoli scuri. «M i occuperò io di mia cugina Julianne» lo informò. «Avrai indietro quelle le ere, Andrew. S arà il mio regalo di Natale per te.» Aveva un'espressione chiaramente perplessa. «Come?» «Non voglio spiegartelo proprio ora. Quello che voglio è…» «S o cosa vuoi» disse brusco, girandosi per afferrarla so o di lui. «M a non lo avrai, Caroline. Non voglio prendere la tua verginità finché non sarò libero di offrirti il matrimonio. Ora spiegami perché sei così sicura che riuscirai a recuperare quelle lettere.» Lei accarezzò le sue braccia muscolose. «Be'… non l'ho mai de o a nessuno, nemmeno a Cade, e sopra u o a mia madre. S ubito dopo che il vecchio e ricco marito di Julianne morì… immagino che tu abbia sentito le voci sul fa o che la sua morte non fosse dovuta a cause naturali.»

«Però non sono mai state trovate delle prove.» «Non che qualcuno sappia. M a appena lord Brenton passò a miglior vita, il suo cameriere personale, M r S tevens, fece visita a mio padre una no e. M io padre era un uomo rispe abile e degno di fiducia, e il domestico l'aveva già incontrato in precedenza. S tevens si comportava in modo strano quella no e, sembrava molto spaventato e pregò mio padre di aiutarlo. S ospe ava che Julianne avesse avvelenato l'anziano lord Brenton. Di recente era stata dal farmacista, e inoltre S tevens l'aveva colta mentre versava qualcosa nella bocce a del medicinale di Brenton il giorno prima che morisse. M a S tevens aveva paura di rivelare a Julianne i suoi sospe i. Pensava che avrebbe potuto coinvolgerlo ingiustamente nell'omicidio, o vendicarsi in qualche altra subdola maniera. Per proteggersi, aveva conservato la prova della colpevolezza di Julianne, inclusa la bo iglie a del medicinale contaminato. Pregò mio padre di aiutarlo a trovare un nuovo impiego, e lui lo raccomandò a un amico che viveva all'estero.» «Perché tuo padre ti ha raccontato questa cosa?» «Io e lui eravamo molto intimi, ci confidavamo, c'erano pochi segreti tra di noi» disse con un breve, esultante sorriso. «S o con esa ezza dove si trova S tevens. E so anche dove è nascosta la prova contro Julianne. Così, se mia cugina non vuole essere accusata e processata per l'omicidio del suo defunto marito, dovrà darmi quelle lettere.» «Tesoro…» La baciò delicatamente sulla fronte. «Non puoi affrontare Julianne in questo modo. É una donna pericolosa.» «Non ha possibilità di vincere con me» replicò Caroline.

«Perché non lascerò che né lei né nessun altro mi impediscano di arrivare a ciò che voglio.» «E cosa vuoi?» chiese lui. «Te.» Fece scorrere le mani sulle sue spalle e piegò le ginocchia ai lati dei suoi fianchi. «Voglio tu o di te… incluso ogni momento del tuo passato, presente e futuro.»

5

La cosa più difficile che Andrew, lord Rochester, avesse mai fa o fu aspe are per i successivi tre giorni. Preoccupato, vagava solo nella tenuta di famiglia, alternandosi tra la noia e l'apprensione. L'ansia lo fece quasi diventare pazzo. M a Caroline gli aveva chiesto di aspe are un suo messaggio, e anche se questo lo uccideva, avrebbe mantenuto la promessa. Pur provandoci, non riusciva a riporre molte speranze nel fa o che lei avrebbe davvero recuperato le le ere. Julianne era scaltra e subdola, mentre Caroline era onesta… E non era lo stratagemma più semplice al mondo, quello di rica are un rica atore. In più, il pensiero che Caroline si stesse umiliando in quel modo nel tentativo di riparare quel lurido pasticcio che lui aveva contribuito a creare… lo riempiva di vergogna. S arebbe dovuto essere ormai abituato a provare quel sentimento e invece ne soffriva molto. Un uomo avrebbe dovuto proteggere la donna che amava — avrebbe dovuto farla sentire sicura e felice —, e invece era stata Caroline a correre in suo aiuto. S i lamentò, aveva voglia di bere, ma che fosse stato dannato se fosse sprofondato ancora una volta nel rassicurante oblio dell'alcol. D'ora in avanti avrebbe affrontato la vita senza nessun comodo appiglio. Non si sarebbe concesso nessuna giustificazione, nessun

posto in cui nascondersi. Poi, proprio qualche giorno prima di Natale, un domestico inviato dalla residenza degli Hargreaves giunse nella tenuta dei Rochester reggendo un pacchetto. «S ignore» disse il domestico, con un rispe oso inchino. «M rs Hargreaves mi ha ordinato di consegnare questo esclusivamente nelle vostre mani.» Andrew aprì con furia il messaggio sigillato allegato al pacche o. S corse velocemente con lo sguardo le righe scri e con cura. Milord, vi prego di acce are in anticipo questo regalo di Natale. Fatene quello che volete, e sappiate che ve lo invio senza alcun obbligo, fa o salvo quello di rompere il fidanzamento con mia cugina. Credo che presto rivolgerà le sue romantiche a enzioni verso qualche altro sfortunato gentiluomo. Vostra, Caroline «Lord Rochester, devo portare il vostro messaggio di risposta a Mrs Hargreaves?» chiese il domestico. Andrew scosse la testa, mentre lo assalì una strana sensazione di leggerezza. Era la prima volta nella sua vita che si sentiva così libero, così pieno di trepidazione. «No» disse con voce leggermente stridula. «Risponderò a M rs Hargreaves di persona. Ditele che le farò visita il giorno di Natale.» «Sì, signore.» Caroline sedeva davanti al fuoco, godendosi il calore del

ciocco tagliato in occasione del Natale, come da tradizione, che illuminava di una luce dorata la sala dei ricevimenti. Le finestre erano decorate con lucenti rami di agrifoglio e festoni di nastri rossi e di bacche. S ulla mensola del camino erano state accese delle candele di cera intrecciate con dei ramoscelli. Dopo una piacevole mattinata passata a scambiarsi i regali in famiglia e con i domestici, ciascuno si era dedicato a vari intra enimenti, dato che erano molte le feste e le cene tra cui scegliere. Cade aveva assolto i propri doveri accompagnando Fanny ad almeno tre diversi eventi, e probabilmente non sarebbero tornati prima di mezzano e. Caroline aveva resistito quando l'avevano pregata di andare con loro, rifiutandosi di rispondere alle domande sui suoi programmi. «È per lord Rochester?» aveva chiesto Fanny in un misto di entusiasmo e preoccupazione. «Aspe i la sua visita, cara? S e cosi fosse, devo avvertirti sul tono giusto da assumere con lui…» «M adre,» la interruppe Cade, lanciando a Caroline uno sguardo stanco «dobbiamo andare se non volete fare tardi al ricevimento dei Danbury.» «Sì, ma devo dire a Caroline…» «Credetemi,» disse risoluto Cade, appoggiando un cappello sulla testa di sua madre e tirandola verso l'ingresso «se Rochester decidesse di farsi vivo, Caroline saprà esa amente come comportarsi con lui.» 'Grazie' gli disse Caroline col semplice movimento delle labbra, e si scambiarono un sorriso prima che lui portasse fuori la loro indiscreta madre. A tu i i domestici era stato concesso un giorno libero e la

casa era immersa nel silenzio mentre Caroline aspe ava. Da fuori giungevano i suoni del Natale… menestrelli di passaggio, bambini che cantavano allegri e gruppi di persone festose che vagavano tra una casa e l'altra. Finalmente, quando l'orologio ba é l'ima, qualcuno bussò alla porta. Caroline sentì il cuore sussultare. S i precipitò alla porta con una fretta poco decorosa e la spalancò. Andrew era lì in piedi, in tu a la sua bellezza, con un'espressione seria e leggermente titubante. S i guardarono negli occhi e, nonostante Caroline rimase immobile, sentì il suo corpo allungarsi verso di lui, l'anima espandersi di desiderio. «S ei qui» disse, quasi spaventata da ciò che sarebbe accaduto. Voleva che lui la stringesse tra le braccia e la baciasse, invece si tolse il capello e parlò con gentilezza. «Posso entrare?» Lei lo accolse all'interno, lo aiutò con il soprabito e lo osservò mentre appendeva il cappello sull'a accapanni. S i girò a guardarla, con gli occhi di un blu intenso, pieni di un fervore che la fece tremare. «Buon Natale» disse. Caroline si contorse le mani, nervosa. «Buon Natale. Andiamo in salotto?» Fece un cenno col capo, continuando a tenere lo sguardo fisso su di lei. S embrava non gli importasse dove stessero andando, mentre la seguiva silenzioso in salo o. «S iamo soli?» chiese, avendo notato la quiete della casa. «S ì.» Troppo agitata per sedersi, Caroline rimase in piedi davanti al fuoco, guardando il viso di lui nella penombra. «Andrew,» disse d'istinto «prima che tu mi dica qualcosa, voglio che sia chiaro… il mio regalo per te… le le ere… non

sei obbligato a darmi niente in cambio. Insomma, non devi sentirti in debito con me…» Allora lui la toccò, prendendole con dolcezza il viso fra le mani grandi e delicate e sfiorando con i pollici la pelle delle sue guance arrossite. Il modo in cui la guardava, tenero eppure divorato dal desiderio, le provocò un fremito di piacere lungo tu o il corpo. «M a io mi sento obbligato,» mormorò «dal mio cuore, dal mio animo, e da ogni parte del mio corpo.» Le sue labbra si curvarono in un sorriso. «Purtroppo l'unica cosa che posso offrirti è un regalo piu osto discutibile… Qualcosa di dubbio valore, corro o e rovinato. M e stesso.» Le prese le sue piccole mani esili e se le portò alla bocca, baciando con trasporto il dorso delle dita. «Mi vuoi, Caroline?» Caroline sentì crescere dentro di sé un senso di felicità che le strinse la gola. «Sì. Sei tutto ciò che voglio.» Lui rise di colpo, sciogliendo la fervida stre a delle loro mani per cercare qualcosa in tasca. «Che dio ti aiuti, allora.» Estrasse un ogge o luccicante che le fece scivolare lungo l'anulare. Le andava leggermente largo. Caroline chiuse la mano a pugno mentre guardava il gioiello. Era un anello d'oro decorato con delle incisioni e sormontato da un grosso diamante sfacce ato. La gemma brillava di una luce paradisiaca al chiarore del fuoco, lasciandola senza fiato. «Apparteneva a mia madre» disse Andrew, guardandola intensamente negli occhi. «Lo ha lasciato a me, sperando che un giorno l'avrei dato a mia moglie.» «È bellissimo» disse Caroline, con gli occhi commossi. S ollevò la bocca per baciarlo, e sentì il tocco dolce delle labbra

di lui sulle sue. «Guarda» sussurrò lui, con la voce percorsa da un sorriso, mentre le toglieva gli occhiali per pulirli. «Non riesci a vedere niente da quanto sono sporchi.» Rime endole gli occhiali puliti, la strinse alla vita e la tirò a sé. Il suo tono si fece serio quando parlò di nuovo. «È stato difficile avere le le ere da Julianne?» «Per niente.» Caroline non riuscì a tra enere una punta di soddisfazione mentre rispondeva. «Anzi, è stato divertente. Julianne era furiosa, di sicuro avrebbe voluto cavarmi gli occhi. Ovviamente ha negato di avere a che fare con la morte di lord Brenton. Nonostante ciò, mi ha dato le le ere. E posso assicurarti che non ci tormenterà più.» Andrew l'abbracciò forte, accarezzandole ripetutamente la schiena. Poi le parlò so ovoce tra i capelli, in tono così profondo da farle venire la pelle d'oca sul collo per l'eccitazione. «C'è una cosa di cui devo ancora occuparmi. S e ricordi bene, ti ho lasciata vergine l'ultima volta che ci siamo visti.» «S ì, è vero» rispose Caroline esitante, sorridendo. «Con mio grande dispiacere.» Quando la avvolse con la sua bocca, baciandola con un misto di devozione e avido desiderio, lei si sentì mancare le ginocchia. S i piegò verso di lui, mentre le loro lingue scivolavano intrecciandosi l'ima con l'altra. Scossa da un senso di eccitazione, si inarcò nel tentativo di spingersi ancora di più contro di lui, desiderosa di sentire il suo corpo premere su di sé. «Allora questa volta farò del mio meglio per accontentarti»

disse, quando le loro labbra si separarono. «Portami nella tua camera.» «Ora? Qui?» «Perché no?» Lo sentì sorridere contro la sua guancia. «Ti preoccupi delle buone maniere? Tu, che mi hai legato con le manette a un letto…» «È stato Cade, non io» disse, arrossendo. «Be', non ti è dispiaciuto approfi are della situazione, non è vero?» «Ero disperata!» «S ì, mi ricordo.» Ancora sorridente, la baciò a lato del collo e fece scorrere la mano sul suo seno, accarezzando la delicata curva fino a far inturgidire il capezzolo. «Preferisci aspe are il matrimonio?» sussurrò. Lei lo prese per mano e lo condusse fuori dal salo o, guidandolo di sopra fino alla sua camera. La carta che rivestiva le pareti aveva dei motivi floreali che si intonavano con il coprile o ricamato di bianco e rosa. In quella stanza così delicata, Andrew appariva più che mai imponente e virile. Caroline lo guardò affascinata e compiaciuta mentre iniziava a spogliarsi, sfilandosi prima la giacca, poi il gilè, la crava a e la camicia, e ge ava quegli abiti raffinati sullo schienale di una sedia in legno intarsiato. Lei sbo onò il suo vestito facendolo passare dai piedi e lasciandolo cadere in un cumulo sgualcito sul pavimento. Rimasta con gli indumenti intimi e le calze, Andrew si avvicinò a lei e la strinse contro il suo corpo nudo. La rigida, esuberante protuberanza della sua erezione fremeva a raverso la mussola so ile delle sue mutande, facendola ansimare leggermente.

«Hai paura?» sussurrò, sollevandola verso di sé, fino quasi ad alzarla da terra. Con il viso nel suo collo, assaporò il profumo della sua pelle calda, poi sollevò le mani per accarezzargli i folti capelli morbidi come seta. «Oh, no» disse in un sospiro. «Non fermarti, Andrew. Voglio essere tua. Voglio sentirti dentro di me.» La mise a sedere sul le o, togliendole lentamente gli indumenti che le restavano e baciando ogni centimetro della sua pelle mentre la spogliava, finché non si trovò distesa e completamente nuda davanti a lui. M entre le sussurrava il suo amore, Andrew le toccò i seni con la bocca, li leccò e li stuzzicò finché i capezzoli non divennero dei rigidi boccioli color rosa. Caroline si inarcò in fervida risposta, esortandolo a farla sua quando si staccò da lei con una risata soffocata. «Non così in fre a» disse, scendendo con la mano verso il suo ventre e accarezzandola con gesti circolari che la calmassero. «Non sei ancora pronta per me.» «S ì, lo sono» insiste e lei, con il corpo che si struggeva e fremeva, e il cuore che le batteva forte. Lui sorrise e la girò a pancia so o, Caroline geme e quando sentì la sua bocca scorrere lungo la spina dorsale, baciandola e mordicchiandola. Le mordicchiò i glutei per poi passare con le labbra alle delicate pieghe del retro delle ginocchia. «Andrew» si lamentò lei, contorcendosi per il tormento. «Ti prego, non farmi aspettare.» La girò di nuovo e la sua bocca crudele vagò all'interno delle cosce, sempre più su, mentre le sue mani forti le allargarono delicatamente le gambe. Caroline geme e nel

sentirlo leccare l'umida e morbida fessura tra le cosce. Un colpo più intenso con la lingua e un altro ancora poi, trovato il tenero bocciolo, l'assaggiò dandole dei colpe i fino a farla tremare e gridare, le sue urla di piacere soffocate nelle pieghe del copriletto ricamato. Andrew la baciò sulle labbra e si sistemò fra le sue cosce. Lei geme e come per esortarlo quando sentì la punta turgida del suo sesso premere con forza nel centro umido del suo corpo. S pinse delicatamente, penetrandola… esitando quando lei ansimò di dolore. «No,» disse, afferrandolo freneticamente ai fianchi «non fermarti… ho bisogno di te… ti prego, Andrew…» Lui ansimò e spinse con forza, immergendosi fino in fondo, mentre la sua pelle pulsava dolcemente intorno a lui. «Amore» sussurrò, respirando forte, mentre spingeva delicatamente con i fianchi. Aveva il volto infervorato e madido di sudore, e Caroline fu trafi a dalla sua bellezza. Era un uomo così affascinante… e lei era sua. La penetrava a un ritmo lento e regolare, i muscoli erano tesi mentre si reggeva sugli avambracci ai lati della sua testa. Lei si contorse di piacere, sollevando le anche per accoglierlo ancora più a fondo. Lui ca urò la sua bocca avidamente, facendo scivolare dentro la lingua. «Ti amo» sussurrò lei tra un bacio e l'altro, con le labbra bagnate che si muovevano contro le sue. «Ti amo, Andrew, ti amo…» Quelle parole sembrarono fargli perdere il controllo; spinse con più forza, più a fondo, fino a perdersi dentro di lei tremando violentemente e, giunto al culmine della passione, il

respiro gli si bloccò nel mezzo di un'esplosione atroce di piacere. Dopo lunghi istanti di tranquillità, mentre si trovavano ancora aggrovigliati, i loro cuori ripresero a ba ere a un ritmo regolare, e Caroline baciò Andrew sulla spalla. «Tesoro,» disse con voce assonnata «voglio chiederti una cosa.» «Qualsiasi cosa.» Le sue dita giocavano con i capelli di lei, passando attraverso le ciocche setose. «Qualsiasi cosa accada, l'affronteremo insieme. Prome imi che ti fiderai di me, che non avrai più segreti con me.» «Te lo prome o.» Andrew si sollevò sui gomiti, guardandola dall'alto con un sorriso incurvato. «Ora voglio chiederti io una cosa. Perché non rinunciamo a un matrimonio sfarzoso e organizziamo una piccola cerimonia il primo giorno dell'anno?» «Certo» rispose immediatamente Caroline. «Non avrei comunque voluto un matrimonio in grande. M a perché così presto?» Abbassò la bocca sulla sua, accarezzandola con le labbra calde. «Perché voglio che il mio nuovo inizio coincida con il nuovo anno. E perché ho troppo bisogno di te, non posso aspettare.» Lei sorrise e scosse la testa meravigliata, aveva il volto raggiante mentre lo guardava. «Be', io ti voglio ancora di più.» «Dimostramelo» le sussurrò, e così fece.

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Finito di stampare nel giugno 2013 presso Puntoweb - via Variante di Cancelliera snc - Ariccia (RM) Printed in Italy

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