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September 18, 2017 | Author: Davide Sesti | Category: Psychoanalysis, Sigmund Freud, Hypnosis, Cognitive Science, Psychology & Cognitive Science
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STORIA DELLA PSICOANALISI Storia della psicoanalisi vegetti finzi riassunto, storia della psicoanalisi riassunto, storia della psicoanalisi libro, storia della psicoanalisi vegetti finzi silvia, storia della psicoanalisi mondadori, storia della psicoanalisi wiki, storia della psicoterapia, storia della psicologia Nata alla fine del XIX secolo, la psicoanalisi è debitrice di numerose teorie e pensieri scientifici e filosofici. Diversi autori tracciano una linea che parte fin dal XVII secolo. Sebbene indagini fin troppo minuziose potrebbero andare anche più indietro nel tempo, in questo periodo troviamo autori 29/08/2014 17.55

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come Blaise Pascal, Baruch Spinoza e Gottfried Wilhelm Leibniz che introducono temi quali il trionfo dell’autocoscienza, l’essenza del soggetto con la razionalità, le dimensioni imponderabili e inaccessibili dell’uomo e l’esistenza di percezioni continuamente al di fuori della coscienza. Tali concetti vennero ripresi dalla psicoanalisi per dar luce alla propria elaborazione del concetto di inconscio, elemento chiave della teoria freudiana. “L’aspetto dominante della concezione dell’inconscio prima di Freud è la ricerca di ciò che sta oltre la razionalità, ben rappresentata nell’opposizione tra illuminismo e romanticismo”. Ecco che anche autori illuministi (Jean-Jacques Rousseau, Immanuel Kant…) e romantici (Johann Goethe, Friedrich Schiller…) diedero il loro contributo alla formulazione del concetto di inconscio. A partire dalla seconda metà dell’Ottocento la letteratura in proposito fu di vastissima portata, fino ad arrivare a Johann Friedrich Herbart, che oltre a definire una volta per tutte la necessità di un approccio scientifico allo studio della psiche riprese il concetto leibniziano di “piccole percezioni”, sostenendo che solo stimoli di una certa forza arrivano alla coscienza mentre gli altri rimangono inconsci; a Gustav Fechner, che riprese il concetto di soglia; e ad Hermann von Helmholtz, che parlò dell’importanza dell'”inferenza inconscia” nella guida dell’esperienza e delle percezioni. Anche in Schopenhauer c’è qualcosa di inconscio che è la volonta di vivere, così pure in Bergson, poiché lo slancio vitale è “incausato”.

L’ipnosi Essendo stata ideata da Freud, nella sua versione originale la psicoanalisi fu inevitabilmente influenzata dalle sue esperienze mediche (e non). Sebbene sia più opportuno rimandare alla voce su Freud per quanto riguarda un approfondimento dei suoi studi sull’ipnosi, una breve panoramica sull’argomento aiuta a capire alcuni passi da cui prese le 29/08/2014 17.55

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mosse la teorizzazione psicoanalitica.

Charcot e L’ipnosi isterica

Nella seconda metà dell’Ottocento, in Europa, ci fu una rivalutazione dell’ipnosi e in particolare due scuole cliniche francesi si dedicarono all’argomento. A Parigi Jean-Martin Charcot (presso cui Freud compì un tirocinio di alcuni mesi nel 1885), fondò la Scuola di neuropsichiatria della Salpètriere, e si dedicò dal 1878 allo studio sistematico dell’ipnosi, che applicò soprattutto alla cura dei casi di isteria. Fondamentale per la psicoanalisi fu senz’altro il concetto di “lesione funzionale”, una lesione priva di un riscontro organico ma alla base di fenomeni come paralisi, anestesie e contratture, le cui cause, secondo l’autore, erano da ricercare in “qualità affettive”.

Allievo di Charcot fu Pierre Janet che, benché Freud non citò il suo contributo in nessuna sua opera (ed anzi entrò in polemica con la sua teorizzazione dell’isteria), definì quest’ultima “una patologia di natura psichica, diversamente da molti contemporanei che l’attribuivano a disfunzioni fisiologiche”. L’altra scuola, la Scuola di Nancy, fu fondata da Hippolyte Bernheim (il cui corso universitario Freud seguì nel 1889). Egli rivisitò l’ipnosi con il concetto di suggestione, mettendo definitivamente in crisi il concetto di nevrosi come malattia organica del sistema nervoso. Infatti tramite la suggestione ipnotica fu possibile creare nei soggetti sani

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delle condizioni simili a quelle di individui nevrotici: risultò allora chiaro come la nevrosi non potesse più essere considerata come una malattia necessariamente organica.

Inizialmente Freud, docente di neuropatologia, sottopose a terapia una paziente attraverso la tecnica che adattato da i suoi studi a Parigi, nel 1885 presso la scuola di neurologia di Charcot alla Salpêtrière e nel 1889 presso la scuola di neurologia di Hippolyte Bernheim a Nancy: l’ipnosi.

Dal metodo catartico alla psicoanalisi Sigmund Freud, nel suo iniziale lavoro con Joseph Breuer su pazienti isteriche, adottò nel trattamento ipnotico il metodo catartico. Insieme al collega e amico, Freud dimostrò che i sintomi dell’isteria avevano un significato psicologico: fino ad allora si supponeva fossero dati da una degenerazione del sistema nervoso.

Il metodo catartico consisteva nel riportare la mente del paziente, posto sotto ipnosi, allo stato in cui si trovava quando i sintomi si erano manifestati la prima volta. L’evento risultava sempre collegato ad un’esperienza passata che era stata particolarmente traumatica per il paziente. Nel rivivere l’episodio, il forte impatto emotivo represso nella mente del paziente “usciva fuori” e i sintomi scomparivano. Ciò non avveniva senza una viva espressione dell’intenso contenuto emotivo collegato all’esperienza traumatizzante. Spesso all’episodio traumatico iniziale risultavano collegati altri episodi successivi della vita del paziente, ognuno dei quali aveva portato un suo contributo alla definizione dei sintomi presentati dal paziente stesso al momento della cura.

Freud e Breuer arrivarono così a sostenere che ricordi di grande impatto 29/08/2014 17.55

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emotivo venivano dimenticati perché considerati inaccettabili alla mente cosciente; tali emozioni, però, spingevano per esprimersi e il sintomo isterico era proprio il risultato di tale espressione.

Il trauma poteva essere anche un evento recente, ma nella maggior parte dei casi esso risultava collegato ad esperienze infantili o della prima adolescenza. Nella concettualizzazione originaria, la terapia proposta per curare le pazienti (l’isteria al tempo era considerato un disturbo esclusivamente femminile) era basata sull’abreazione, cioè la presa di coscienza del ricordo che portava alla liberazione dell’emozione repressa (catarsi); tale abreazione avveniva proprio nel momento in cui il paziente “gettava fuori” il contenuto fino ad allora rimasto sepolto.

La psicoanalisi fu sviluppata da Freud proprio per cercare di affrontare i pazienti con cui falliva la tecnica catartica. In particolare, la stessa natura del metodo catartico imponeva alcuni limiti: ad esempio, la tecnica era applicabile solo a quei pazienti che fossero in adeguate condizioni mentali, tali da poter essere soggetti ad ipnosi. Un altro vantaggio della tecnica psicoanalitica rispetto a quella catartica venne giustificato, a livello teorico, dallo stesso Freud nel corso del suo lavoro. Secondo Freud, l’effetto dell’ipnosi è quello di far “arretrare” le resistenze (intese in senso psicoanalitico) della mente del paziente, consentendo l’accesso a materiale rimosso che alberga nell’inconscio. Le resistenze, però, non sono state abbattute; piuttosto, esse sono semplicemente arretrate, “barricandosi” su una linea di difesa pressoché inattaccabile. La psicoanalisi, sosteneva Freud, non soffre di questo svantaggio.

Un altro problema della tecnica ipnotica di cui Freud si accorse è che, dopo un periodo di tempo più o meno lungo dal trattamento, il paziente spesso tornava ad essere nuovamente sintomatico, presentando il sintomo iniziale 29/08/2014 17.55

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(quello da cui era guarito) oppure un altro sintomo.

Bibliografia Essenziale Charles Brenner, Breve corso di psicoanalisi, Giunti Editore, 1967. ISBN 978-88-09-75003-6. Henri Ellenberger. La scoperta dell’inconscio. Torino, Bollati Boringhieri, 1970. Ralph Greenson, Tecnica e pratica psicoanalitica, Milano, Feltrinelli, 1974 – ISBN 978-88-07-60032-6. Jean Laplanche, Jean-Baptiste Pontalis, Enciclopedia della psicanalisi, 2 voll., Bari, Laterza, 1974. Silvia Vegetti-Finzi, Storia della psicanalisi. Autori, opere, teorie (1895-1985), Milano, Mondadori, 1986. ISBN 978-88-04-27568-8. Stefano Bolognini, L’empatia psicoanalitica, Torino, Bollati Boringhieri, 2002. ISBN 978-88-339-5685-5. Stefano Bolognini (a cura di), Il sogno cento anni dopo, Torino, Bollati Boringhieri, 2000. ISBN 978-88-339-5644-2. Castiello d’Antonio Andrea (1981), Karl Abraham e la psicoanalisi clinica, Roma, Bulzoni. Domenico Chianese, Brevi note sulla Psicoanalisi e sulla Società Psicoanalitica Italiana Johannes Cremerius, G. Meneguz (a cura di), Il futuro della psicoanalisi. Resoconti e problemi di psicoterapia, Roma, Armando, 2000. ISBN 978-88-8358-081-9. Nino Dazzi, Alessandra De Coro. Psicologia dinamica. Le teorie cliniche. Roma, Laterza, 2001 Nino Dazzi, Vittorio Lingiardi, Antonello Colli (a cura di). La ricerca in psicoterapia. Milano, Raffaello Cortina, 2006. Peter Fonagy, Mary Target. Psicopatologia evolutiva. Le teorie 29/08/2014 17.55

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psicoanalitiche. Milano, Raffaello Cortina, 2005. Robert Langs, Follia e cura, Torino, Bollati Boringhieri, 1988. ISBN 978-88-339-5414-1. Jean Laplanche, Vita e morte nella psicanalisi, Bari, Laterza 1972. Eugenia Pelanda (a cura di). Modelli di sviluppo in psicoanalisi. Milano, Raffaello Cortina, 1995. Pitirim Aleksandrovič Sorokin, Il potere dell’amore, Città Nuova Editrice, 2005. ISBN 88-311-2434-X Vittorio Volpi (a cura di), Rapporto di coppia e salute mentale dei figli, Analisi Psicologica, 1998. Glen O.Gabbard,Introduzione alla psicoterapia psicodinamica; Milano. Raffaello Cortina Editore 2005.

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