STORIA DELLA LETTERATURA TEDESCA..docx

July 22, 2018 | Author: Thorrone | Category: Germanic Peoples, Germany, Middle Ages, German Literature, Martin Luther
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MARINO FRESCHI. STORIA DELLA LETTERATURA TEDESCA. ENCICLOPEDIA TASCABILE IL SAPERE. NEWTON. INDICE. Le origini, il Medioevo e la Riforma. Le origini: il limes quale destino tedesco. Letteratura pagana e cristiana. L'età cortese. I mistici. Umanesimo e Riforma. Il Barocco. Pietismo e Illuminismo. L'età di Goethe. I romantici. L'Ottocento. Il Novecento. Il primo Novecento in Germania. La letteratura austriaca del fin-de-siècle e del primo Novecento. Praga. La letteratura tedesca dopo il '45. La letteratura della DDR. La letteratura austriaca del secondo Novecento. 1. Le origini il Medioevo e la Riforma. LE ORIGINI: IL LIMES QUALE DESTINO TEDESCO. La letteratura tedesca affonda le sue radici nel mondo delle antichità germaniche. I germani facevano originariamente parte della comunità linguistica e culturale indoeuropea e avevano occupato, durante il lento e graduale passaggio dal nomadismo alla fase stanziale, nell'Europa centrale e settentrionale quel vasto territorio delimitato dal Reno, dal Danubio, dalla Vistola, dai mari nordici e dalle Alpi. Premuti da altri popoli - tra cui gli slavi e poi gli unni - si spostarono verso Occidente e verso Meridione, insidiando il sistema di difesa dell'Impero romano che, dopo una erosione secolare, venne tr avolto dalla «calata dei barbari» o - per usare la definizione della storiografia tedesca - dalla «migrazione dei popoli». Il contatto con Roma fu di duplice segno: da una parte i germani erano gli invasori vittoriosi che occuparono ampie zone dell'impero, mutandone le caratteristiche culturali, creando i regni romano-barbarici, da cui sorsero le nazioni dell'Europa moderna. D'altro canto i germani subivano il profondo fascino della grandezza civile, culturale e spirituale di Roma. Carlo Magno, il più prestigioso sovrano della monarchia franca, volle

restaurare nell'800 I'impero, ancorandolo alla nuova fede cristiana. E fu proprio il re dei franchi che per motivi di potenza ed equilibrio politico promosse la cristianizzazione forzata, ottenuta con la violenza esercitata sulle tribù sassoni, le più caparbiamente riottose ad adeguarsi all'egemonia franca. Per attuare siffatto disegno Carlo e i suoi successori si basarono sul potere intimidatorio delle armi, nonché sull'apostolato dei monaci irlandesi, i quali misero in atto una puntuale operazione di sradicamento delle antiche tradizioni tra dizioni religiose. Il processo di cristianizzazione venne più facilmente accettato da quelle comunità che per secoli erano state a contatto con la romanità. L'impero aveva operato la prima spaccatura dell'unità culturale delle tribù germaniche con il limes, con la romanizzazione cioè della Renania e delle zone alpine. E il limes divenne un confine di cultura e di colture (si pensi alla coltivazione delle vigne) che scorre ancora oggi all'interno della Germania. Le province al di sopra del limes alimentarono un irrisolto risentimento antiromano, anticattolico e infine antioccidentale. La storia tedesca nasce con una duplice divisione che Sl npercuote in tuttl gli ambiti culturali, facendo della Germania il paese plU difficilmente unificabile tra le nazioni europee, come dimostra l'esistenza dell'Austria, nazione di lingua tedesca compattamente cattolica, e della Svizzera tedesca, la cui conformazione geografica a influito a creare una ben precisa specificità anche culturale. L'estirpazione delle tradizioni ha prodotto un sottofondo cupo e oscuro: I'antico paganesimo si scavò i suoi canali di trasmissione nel folc ore, nell'immenso patrimonio delle favole, leggende, canzoni ca nzoni popolari - Lieder -, che, negati o marginalizzati per secoli, riaffiorarono, a mo di fenomeno carsico, nei secoli fino a quella tragica riapparizione ei simboli neopagani nell'immaginario nazionalsocialista. LETTERATURA PAGANA E CRISTIANA. Dell'antico patrimonio pagano si conservarono schegge preziose come gli scongiun magici, scoperti nel 1841, nella biblioteca capitolare di Merseburg, trascritti nel x secolo - probabilmente da un monaco- sulla pagina di un codice latino. Tali fonmule magiche trasmettono un'emozionante esperienza della cultura pagana ancora pervasa da un sentimento di unità cosmica che legava l'uomo alla natura. Un'altra reliquia di quel mondo, così drasticamente tramontato, è lo Hildebrandslied (11 canto di Ildebrando): l'unico poema eroico germanico che ci è stato tramandato. La trascrizione, che ci è pervenuta all'inizio dell'Ottocento, è presumibilmente opera dei monaci di Fulda, uno dei grandi centri monastici della Germania. Il carme è incentrato su un evento tragico, legato all'ethos guerriero dei germani e all'immenso esodo verso Sud; le gesta narrate riguardano le lotte tra i goti di Teodorico e gli eruli di Odoacre. Ai primi è fedele il vecchio Ildebrando, che per decenni in esilio non ha potuto conoscere suo fi-

restaurare nell'800 I'impero, ancorandolo alla nuova fede cristiana. E fu proprio il re dei franchi che per motivi di potenza ed equilibrio politico promosse la cristianizzazione forzata, ottenuta con la violenza esercitata sulle tribù sassoni, le più caparbiamente riottose ad adeguarsi all'egemonia franca. Per attuare siffatto disegno Carlo e i suoi successori si basarono sul potere intimidatorio delle armi, nonché sull'apostolato dei monaci irlandesi, i quali misero in atto una puntuale operazione di sradicamento delle antiche tradizioni tra dizioni religiose. Il processo di cristianizzazione venne più facilmente accettato da quelle comunità che per secoli erano state a contatto con la romanità. L'impero aveva operato la prima spaccatura dell'unità culturale delle tribù germaniche con il limes, con la romanizzazione cioè della Renania e delle zone alpine. E il limes divenne un confine di cultura e di colture (si pensi alla coltivazione delle vigne) che scorre ancora oggi all'interno della Germania. Le province al di sopra del limes alimentarono un irrisolto risentimento antiromano, anticattolico e infine antioccidentale. La storia tedesca nasce con una duplice divisione che Sl npercuote in tuttl gli ambiti culturali, facendo della Germania il paese plU difficilmente unificabile tra le nazioni europee, come dimostra l'esistenza dell'Austria, nazione di lingua tedesca compattamente cattolica, e della Svizzera tedesca, la cui conformazione geografica a influito a creare una ben precisa specificità anche culturale. L'estirpazione delle tradizioni ha prodotto un sottofondo cupo e oscuro: I'antico paganesimo si scavò i suoi canali di trasmissione nel folc ore, nell'immenso patrimonio delle favole, leggende, canzoni ca nzoni popolari - Lieder -, che, negati o marginalizzati per secoli, riaffiorarono, a mo di fenomeno carsico, nei secoli fino a quella tragica riapparizione ei simboli neopagani nell'immaginario nazionalsocialista. LETTERATURA PAGANA E CRISTIANA. Dell'antico patrimonio pagano si conservarono schegge preziose come gli scongiun magici, scoperti nel 1841, nella biblioteca capitolare di Merseburg, trascritti nel x secolo - probabilmente da un monaco- sulla pagina di un codice latino. Tali fonmule magiche trasmettono un'emozionante esperienza della cultura pagana ancora pervasa da un sentimento di unità cosmica che legava l'uomo alla natura. Un'altra reliquia di quel mondo, così drasticamente tramontato, è lo Hildebrandslied (11 canto di Ildebrando): l'unico poema eroico germanico che ci è stato tramandato. La trascrizione, che ci è pervenuta all'inizio dell'Ottocento, è presumibilmente opera dei monaci di Fulda, uno dei grandi centri monastici della Germania. Il carme è incentrato su un evento tragico, legato all'ethos guerriero dei germani e all'immenso esodo verso Sud; le gesta narrate riguardano le lotte tra i goti di Teodorico e gli eruli di Odoacre. Ai primi è fedele il vecchio Ildebrando, che per decenni in esilio non ha potuto conoscere suo fi-

glio Adubrando, seguace di Odoacre. Il loro incontro corrisponde alI adempimento della dura legge germanica dell'onore, che coinvolge in un duello inevitabile l'anziano guerriero contro il figlio, appena ricoComincia a diffondersi in Genmania un cristianesimo autoctono fondato su una evangelizzazione non più dipendente da missionari bensi irradiata dai grandi monasteri come quello di San Gallo e di Fulda, dove Sl approntarono traduzioni di preghiere e testi religiosi Questi lavori sono spesso interlineari per rendere r endere comprensibile la lettera del testo senza altre pretese letterarie. Ciò spiega come agli esordi la lingua tedesca venisse utilizzata strumentalmente e costretta a LE ORIGINI, IL MEDIOEVO E LA RIFORMA

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piegarsi alle strutture morfologiche e sintattiche del latino, che restò per secoli la lingua colta per eccellenza. Nell'epoca carolingia collochiamo un poema eroico dedicato a Cristo, Heliand (Salvatore), cantato quale potentissima figura regale per seimila versi allitterati - ossia con c on la peculiare reiterazione nel verso stesso di gruppi consonantici omofoni. Nel convento alsaziano di Weissenburg operava il monaco Otfried, che intorno all'870 su un modello latino riscrive nell'Evangelienbuch (Libro dei Vangeli) il Nuovo Testamento in settemila versi doppi a rima interna. L'autore si concede libertà liriche, trasportato dall'entusiasmo di una materia evocata per fini didascalici, ma presentata al pubblico colto dei monaci delle province già romanizzate e cristianizzale. Ricordiamo, inoltre, un breve frammento, di circa circ a cento versi, detto: Muspilli, che risale all'830 circa, in cui affiora in una straordinaria e suggestiva commistione di sentimenti cristiani e ataviche attese pagane il tema apocalittico della fine del mondo e del Giudizio Universale. Siamo alle prese con il massimo degli eventi, affrontato con una lingua dalle audaci, imprevedibili metafore, che segna tuttavia il ruolo subordinato della forma poetica a contatto con una deriva epocale che travalica ogni comprensione e ogni compiacimento letterario. Un tratto di gravità e di serietà contrassegna tra le altre letterature quella tedesca, nella sua vocazione (potremmo dirla «dantesca» per awicinarci a siffatta sensibilità) di confrontarsi con i problemi ultimi della vita umana. Parallelamente all'evangelizzazione, promossa dalle traduzioni delle preghiere, sorge una vigorosa letteratura cristiana in latino che si tramandò per secoli rappresentando una delle più ricche testimonianze del perdurare di una produzione letteraria in una lingua dotta. La cultura conventuale comincia a estendersi geograficamente verso Settentrione e anche tra le donne si assiste a un proliferare di voca-

zioni e la vita nei conventi si presta a dilatarsi verso ambiti di c ultura devota. È in questi ambienti che vive la prima poetessa Hrosvita von Gandersheim, una monaca sassone che, sulla scia dei modelli latini della commedia di Terenzio, compose tra il 960 e 970 alcuni brevi drammi di edificazione cristiana incentrati sulla lotta e il superamento della hybris, della boria individuale. Hrosvita inaugura la tradizione di scrittura femminile che dapprima nei conventi e poi nella società cortese e borghese giunge fino ai nostri giorni, costituendo una componente essenziale nella letteratura tedesca. Un altro elemento specifico è rappresentato dal romanzo di formazione, owero dal Bildungsroman, che narra le vicende awenturose di un protagonista, inserite in una prospettiva di evoluzione morale e di 12 s~loRIADELlALE ERATuRATEDEscA sviluppo spirituale all'interno di una concezione del mondo dinamica e ottimista che prevede il miglioramento e la salvez~a del singolo. I Intorno al 1050 incontriamo il primo esperimento di tale genere. Si tratta del Ruodlieb di autore anonimo, composto nel convento bavarese di Tegernsee: è un poema in esametri latini rimati che a mo' di romanzo d'awentura descrive le gesta di un giovane cavaliere alla ricerca di gloria e ricchezze. Veniamo anche in contatto per la prima volta con un mondo nuovo: quello cortese-cavaOeresco che legittima le vicissitudini mondane se finalizzate verso un traguardo tr aguardo spirituale. L'ETÀ CÓRTESE Il primo autentico poeta dell'età cavalleresca è Harbnann von Aue che scrisse tra il 1170 e 1210. Sono in parte gli anni del grande tentativo di Federico Barbarossa di restaurare la potenza imperiale lo honor imperii. E la scrittura di von Aue risente di un clima politico di prestigio e di radicata convinzione nella missione storica e spirituale della cavalleria cristiano-germanica. La lingua rirdette una maturità poetica e una freschezza nell'espressione e nella struttura metaforica. Il poema più strabiliante e inquietante è G~goruls, che narra di un duplice incesto: Gregorius, nato dall'amore colpevole tra fratello e sorella, sposa sua madre. Venuto a conoscenza della tremenda verità cerca di espiare con una condotta di ascesi durissima quale eremita su una roccia. In odore di santità viene eletto papa e assolve in incognito la madre che a lui si confessa. Questa intrigante vicenda ha ispirato uno degli ultimi racconti di Thomas Mann, Der Erwa-hlte (L'eletto 1951), mostrando la vivacità di un tema, che affonda le radici nella leggenda archetipica raffigurata dall'Edipo sofocleo. Ma il poema più intimamente cristiano è Deranne Heu~rich (n povero Enrico), che narra di un pellegrinaggio che si rivela un itinerario di perfezione spirituale. Il protagonista malato di lebbra si reca a Salerno, allora famosa sede della Schola, il più celebre centro medico-tera-

peutico dell'Alto Medioevo. La guarigione può essere ottenuta attraverso il sangue, donato volontariamente, di una fanciulla. Di fronte all'offerta d'amore, nel protagonista avviene la resipiscenza: prima della terribile operazione Heinrich rifiuta il sacrificio del~a giovane contadinella pronta a dare il suo sangue per amore. Avendo riconosciuta la volontà divina, il protagonista guarisce e sposa l'amata giovane, infrangendo la rigida separazione sociale in nome di un sublime principio spirituale e sentimentale. Contemporaneamente, tra il 1170 e 1220, scriveva un altro cavaliere Wolfram von Eschenbach, che - si tramanda - non conosceva il latino. A Wolfram la cavalleria europea deve il suo poema più impegnativo: il Parzival, che rappresenta l'acme sublime della cavalleria spiriLE ORIGINI, IL MEDIOEVO E LA RIFORMA

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tuale. Nell'opera s'intreccia la nuova religiosità cristiana - quella ispirata dalla cavalleria templaria, dalle crociate e da Bernardo di Clairvaux - con le precedenti tradizioni pagane, legate al ciclo bretone di re Artù, del mago Merlino e dei cavalieri della Tavola Rotonda, ma soprattutto al mistero sacrale del Graal, che è il simbolo precristiano e universale di una pienezza luminosa di perfetta spiritualità, che affonda le sue radici nella via guerriera della realizzazione spirituale. Probabilmente sono già attive in Wolfram suggestioni islamiche, mutuate dalle crociate e dai templari, specie in riferimento alla giustificazione divina della guerra santa. La questione del Graal presenta cospicui elementi cristiani, intesi ad awicinare l'orgogliosa cavalleria germanica al concetto della caritas cristiana. Parzival comprende il Graal solo ponendo rettamente la domanda legata alla malattia del re Amfortas, anche se la «questione» del Graal rimanda alla missione di restaurare l'auctoritas spirituale dell'impero, ormai «malato», indebolito e privo del prestigio procuratogli da Federico Barbarossa. Il Parzival è stato giustamente considerato il modello compiuto del Bildungsroman: il cavaliere traversa le più straordinarie vicissitudini per approdare infine alla realizzazione spirituale che legittima metafisicamente la sua azione awenturosa, innalzandola in un'aura sacra, circonfusa di misterioso fascino spirituale. Quasi contemporaneo al Parzival, è l'altro grande poema della letteratura tedesca medievale: il Tristan di Gottfried von StraBburg. L'autore si colloca in un contesto già socialmente più avanzato, aperto alla nascente civiltà borghese e disponibile a una concezione cortese più ambiguamente inquieta, dove all'architrave morale del sacramentum fidelitatis, dell'impegno di fedeltà che lega al principe il cavaliere, si contrappone, ancorché ricorrendo (col filtro d'amore) all'artificio della magia, I'amour-passion del singolo. Si profila, così, una delle prioritarie rivendicazioni dell'individualismo: quella dei diritti all'amore emancipato dai vincoli di classe, di gerarchia e d'interesse.

Il Parzival, con il suo universo di awenture intese a purificare e perfezionare il protagonista, e il Tristan con l'attenzione all'amore quale destino umano che travalica e infrange ogni norma sociale e ogni precetto morale costituiscono le due principali esperienze poetiche del Medioevo, statuendo i modelli archetipali per l'ulteriore sviluppo della letteratura tedesca. Entrambi i poemi sono fortemente debitori a precedenti opere romanze, nonché alla materia bretone, così intensamente rivivificata all'interno del mondo cavalleresco. Ciò non toglie tuttavia che Wolfram e Gottfried possano essere considerati, per l'originale autonomia dei loro poemi, gli iniziatori di una ricca tradizione che giunge, ancora vitalissima, fino ai nostri giorni, continuamente rivisitata e variata da musicisti come Wagner e da scrittori alla stregua di Thomas Mann. 14 STORIA DELLA LETTERATURA TEDESCA Se il Parzival e il Tristan raccolgono un retaggio mitologico per aggiornarlo e riproporlo all'attualità letteraria del loro tempo, il terzo grandioso poema di quei decenni - siamo intorno al 1200 - è il Nibelungenlied, che è una gigantesca opera di rammemorazione e di conservazione del patrimonio mitico e leggendario collettivo prima dell'oblio delle estreme saghe pagane germaniche, ancorché inserite in un contesto superficiale cristiano. La saga del tesoro, dell'eroe, della lotta vittoriosa sul drago, dell'immortalità per mezzo del bagno nel sangue del drago, della conquista magica della donna e del lento affiorare della maestosa e devastatrice potenza del destino che trascina nella morte l'intera schiatta eroica dei Nibelunghi con il suo re e con i nobili cavalieri, guidati dal tremendo e impassibile Hagen, ultimo esponente della fedeltà fino e oltre la vita, tutti questi motivi appartengono alla tradizione nordico-germanica. Motivi mitologici, incardinati nell'incandescente magma del folclore universale, si intrecciano con memorie storiche, con l'oscura rimembranza della fine apocalittica dei regni germanici, travolti dalle nuove ondate dei barbari, nella fattispecie dagli unni di Attila. Accanto a queste grandi prove epiche si espande nelle corti tedesche, sulla scia dei modelli e dei canoni poetici francesi, la poesia d'amore legata al mondo cortese, all'etica della fedeltà al signore e della devozione per la castellana, secondo i prototipi sperimentati da trovatori e trovieri. La dinamicità di questa poesia è procurata dalla dialettica attuata ad arte con l'aspirazione del poeta-amante verso una forma d'amore sublime e catartico: la Minne, che dà il nome a questa produzione, nota come il Minnesang (canto d'amore). Il testo è impostato per avere un leggiadro accompagnamento musicale, che obbliga la versificazione al rispetto di rigorose scansioni. Il testo, ricco di metafore, è sostanziato da una tensione sublimante e da una manierata e garbata umiliazione del poeta-amante. Il primo Minnesanger (cantore d'amore), d'origine austriaca della nobile stirpe dei Kurenberger,

ci viene tramandato con questo nome, il Kurenberger, che scrive verso il 1160 ed è ancora molto attratto dai piaceri d'amore e dal compimento del desiderio. Il più originale poeta di questa esperienza lirica, diffusa principalmente nell'età sveva nel Meridione alpino, è stato il poeta tirolese Walther von der Vogelweide, nato a Bolzano verso il 1170 e morto a Wurzburg verso il 1230. Egli ha al suo attivo una ricca produzione di ~ieder (canti) e Spruche (componimenti), alcuni dei quali prendono le mosse da temi politici inerenti la Germania o la Palestina, meta dei crociati, oppure questioni religiose come il culto mariano, celebrato con ardite metafore amorose. Una meditazione costante e struggente è quella elegiaca dello scorrere del tempo, dello scivolar via dei giorni, rammemorati in poesie suggestive. I toni, accordati a una intensa LE ORIGINI, IL MEDIOEVO E LA RIFORMA

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malinconia e accorata nostalgia per l'esperienza spirituale della caducità, sono anche il sintomo di quella incipiente, ma già inarrestabile crisi del mondo feudale e il sorgere della nuova società borghese. I MISTICI L'egemonia della chiesa è esaltata dalla stupenda miriade di duomi, conventi, di opere d'arte di tutti i generi, dagli affreschi ai quadri, dalle sculture in pietra a quelle in legno, dalla poesia alla musica, ma è, al contempo, minacciata da uno sfaldamento interiore, dalla diffusa bas sa tenuta morale degli ecclesiastici e da una pratica teologica che si allontana con la scolastica tomistica dall'afflato più genuinamente religioso. E furono proprio i mistici che contribuirono a un chiarimento radicale e irreversibile dell'esperienza religiosa, ponendo le basi per la devozione moderna. Incontriamo di nuovo una donna, Mechthild von Magdeburg, che visse dal 1207 al 1283 circa e scrisse un diario interiore dell'anima Dasflie~3ende r icht der Gottheit (La luce fluente della divinità), che raccoglie rivelazioni, con suggestive visioni celestiali, narrate con ingenue metafore amorose. Il più grande mistico tedesco fu il domenicano Meister Eckhart Maestro Eccardo, vissuto dal 1260 circa al 1327, che in un'ampia opera latina, ma anche in numerose prediche, sermoni e brevi trattati in tedesco testimonia della sublime intuizione teologica dell'unità tra creatura e creatore. Eckhart, trovatosi alle prese con una lingua ancora poco raffinata ed elaborata, poco usata nella trattatistica astratta e metafisica, s'impegna in una felice opera di arricchimento linguistico coniando una nuova terminologia mistico-filosofica, che divenne, almeno in parte, patrimonio lessicale comune. E accanto a questa intuizione linguistica, Eckhart affronta i problemi cruciali dell'itinerario cristiano, soffermandosi su una approfondita meditazione della

teologia negativa, mediata da quella apofatica dello Pseudo-Dionigi, da cui Eckhart trae la dottrina del distacco, una variazione del silenzio mistico dell'Areopagita, che coglie uno dei vertici dell'esperienza spirituale, stabilendo in tal modo un pericoloso contrasto con la dottrina cattolica della salvazione. La superba dimensione metafisica della meditazione mistica di Eckhart (di cui alcune posizioni furono condannate dalla chiesa) ispirò l'insegnamento e le prediche di discepoli, due dei quali si profilarono per l'arditezza delle loro opere: Heinrich Seuse (1293-1366), autore di un Buchlein der ewigen Weisheit (Libretto della sapienza eterna), in cui il misticismo accentua l'esperienza individuale, esaltando il momento soggettivo paradossalmente nel continuo richiamo all'importanza dell'umiliazione, della mortificazione di un io protervamente robusto. L'altro discepolo di Eckhart che si distinse per le sue prediche tedeSTORIA DELLA LETI'ERATURA TEDESCA sche e per i suoi sermoni è Johannes Tauler, che visse tra il 1300 circa e il 1361, segnalandosi per l'intensità oratoria e per la coerenza nella rigorosa scelta monastica vissuta in antitesi con la dimensione naturale del mondo e dell'esistenza. Si racconta che Taulero, anche lui monaco domenicano, si coprisse gli occhi col cappuccio per non lasciarsi distrarre nelle sue preghiere dalla rigogliosa natura primaverile: un atteggiamento fortemente in contrasto con la nuova spiritualità francescana, che già presagiva l'umanesimo. UMANESIMO E RIFORMA Gradualmente con la diffusione dei nuovi valori borghesi si posero le premesse per un allentamento della rigida contrapposizione cristiana. Uno dei primi centri della cultura aperta alle nuove suggestioni umanistiche, provenienti dall'Italia, è stata Praga, scelta quale sede imperiale da Carlo Iv del Lussemburgo, imperatore dal 1346 al 1378, il cui cancelliere Johannes ·~on Neumarkt (1310 ca.-1380) si adoperò a organizzare un'amministrazione efficiente, circondandosi di collaboratori da tutte le terre dell'impero, che contribuirono a creare una lingua tedesca sovraregionale. La corte si dimostrò ospitale con Petrarca e con Cola di Rienzo, dando prova di un vivace interesse per la discussione culturale e letteraria in Italia. E nella regione boema visse Johann von Tepl (1350 ca.-1415), che all'inizio del 1400 scrive la sua opera di edificazione e consolazione religiosa DerAckermann aus Bohmen (Il villano di Boemia), in cui un vedovo litiga con la morte, che gli ha strappato innanzi tempo la sposa. La disputa, ostinatamente portata avanti dall'uomo, viene risolta di fronte al tribunale di Dio che emette un giudizio equanime, in cui si dichiarano legittime le argomentazioni dell'uomo, cui si riconosce l'onore delle armi. Anche se alla morte spetta il dominio sul corpo,

l'anima è salva. E l'uomo ha potuto awicinare, con il nuovo sentimento della dignità umana, l'istanza metafisica suprema. È ormai il tempo per la Germania del cambiamento: si profila una diversa civiltà urbana, legata alle forti corporazioni delle arti e dei mestieri che proteggono e che spesso si fanno promotrici di creazioni artistiche, consegnate a canoni rigorosi, stabiliti dalle lunghe tradizioni dei maestri cantori delle varie gilde, che danno luogo, appunto, alMeistersang (canto dei maestri). Questo genere artistico, che univa poesia, musica e canto, si espande nelle libere città tedesche, dove opera una borghesia agiata, numerosa e consapevole come ad Augusta, Norimberga e Strasburgo. A Norimberga viveva Hans Sachs (1494-1576), celebre compositore di innumerevoli farse teatrali e di cantate di tema religioso e profano. Lo sfacelo del feudalesimo comportò una tensione acutissima co n i LE ORIGINIIL MEDIOEVO E LA RIFORMA

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contadini che si ribellavano e insorgevano vieppiù violentemente ed estesamente, rifacendosi a un'improbabile, ma fortunatissima ideologia di ritorno alle origini ugualitarie e comunistiche del cristianesimo primitivo. L'agitazione sociale corse parallela al frantumarsi dell'ecumene cristiana, egemonizzata dalla chiesa romana, che non manteneva più intatta la propria carismatica credibilità. All'interno della chiesa, negli ambienti agostiniani e in generale in quelli più sensibili alla pratica evangelica si mossero le radicali critiche a Roma finché all'inizio del Cinquecento awenne il grande scisma luterano. Il monaco agostiniano Martin Luther (1483-1546) affisse a Wittenberg il 31 ottobre 1517 le sue 95 tesi contro il domenicano lohann Tetzel, incaricato del commercio delle indulgenze. Il contrasto si acutizzò su tutti i fronti, da quello teologico a quello sociale. Il nucleo squisitamente teologico consisteva in una ripresa delle argomentazioni, già sostenute dai mistici e da pensatori eretici, contro la prassi sacramentale della chiesa. Alla formula romana E~ra eccles~a ru~l~a sal~s, Lutero contrappose Sola scriptura, affermando il primato della Bibbia, della fede e della Grazia sull'interpretazione fornita dalla auao ritas papale. Ciò spaccò l'Europa e in particolare la Germania, do~e la lotta ai papisti rinfocolò il risentimento antiromano, mai estinto~ specie nei territori al di sopra del limes. Le conseguenze dello scisma luterano furono immense per la formazione del mondo moderno e soprattutto della Germania. La fondamentale priorità dell'accesso del credente alla Sacra Scrittura comportò che Lutero si impegnasse per decenni in un'opera titanica di profonda intelligenza spirituale e linguistica, culminata nella traduzione dell'Antico e del Nuovo Testamento, nella composizione di trattati in tedesco e di stupendi inni religiosi. Lutero è l'artefice principale della lingua tedesca moderna. La tecnica della sua traduzione è esemplare: si tratta della scelta di

una lingua sovraregionale, ancorata ai dialetti della Germania centrale. Inoltre Lutero teorizza l'uso concreto, icastico e popolare della lingua. In un suo trattato sui princìpi della traduzione invita lo studioso ad ascoltare la lingua della gente semplice, delle donne e dei fanciulli al mercato. La Riforma luterana pose fine all'esile stagione dell umanesimo tedesco, quello proposto a Basilea da Erasmo (1469-1536) e a Heidelberg da Johannes Reuchlin (1455-1522), studioso di ebraico e di Cabala. Lo studio dell'ebraico aveva un sapore non solo erudito: era indispensabile per un contatto diretto con la Sacra Scrittura, diffidando della tradizione chiesastica. La spaccatura della società tedesca in cattolici e protestanti, in partigiani dell'imperatore e in quelli dei principi riformati, in cavalieri e contadini in rivolta provocò per un lunghissimo periodo lotte atroci, senza quartiere e senza pietà che nonostante le tregue e i numerosi 18 STORIA DELLA LETTERATURA TEDr~scA tentativi di pacifica composizione sfociarono nell'immane carneficina dei contadini in armi, scannati dagli eserciti benedetti dal papa e giustificati da Lutero. La cruenta repressione dei contadini non fu che l'esordio delle successive guerre intestine, combattute con accanita ferocia, culminate nella guerra dei Trent'anni (1618-1648), la più efferata devastazione di vite e di beni che mai si svolse in terra tedesca prima della seconda guerra mondiale. La crisi del castello, dell'economia castrense produsse un esubero di mano d'opera, non più utilizzata dalla aristocrazia impoverita, né assorbita dalle città in rapida decadenza a causa del protrarsi delle lotte interne. La Germania - come altri paesi dell'Europa occidentale - fu percorsa da torme numerose di pezzenti, diseredati, questuanti, sbandati che spesso si trasformavano in banditi. È il mondo dell'awenturiero, che fa nascere un genere diffusissimo di letteratura preceduto in Germania da una variante dotta particolarmente grottesca: quella della Namnliteratur, letteratura della follia, che è generalmente conservatrice e ostile al cambiamento. Il principale esponente di questa critica corrosiva e paradossale è stato Sebastian Brant (1457 o 1458-1521) con il suo Narrenschiff(La nave dei folli) del 1494, che fustiga 112 tipi di pazzia sociale, pronunciando la sua invettiva in toni grotteschi da una amarissima prospettiva, segnata dal pessimismo misoneista per la società alla deriva. Il genereassumecon l'Elogiodellafollia diErasmonel 1511 untonoironico e colto contro la corruzione ecclesiastica. Accanto alla riprovazione del «folle», owero dell'uomo mondano, si delinea la condanna di un altro tipo umano: lo scienziato, il ricercatore, che lottava per l'autonomia della coscienza e che aveva trovato in tutta Europa e anche in Germania esponenti fascinosi, spesso malfamati ad arte per aver tentato di individuare un libero campo all'in-

dagine, affrancato dalle teologie contrapposte dei cattolici e dei riformati. Il più emblematico di questi liberi ricercatori è stato Paracelso (14931541), medico, mago e umanista, cui si deve un impulso innovatore nella ricerca medica, nonché l'audace utilizzazione del tedesco per le lezioni universitarie e per i trattati scientifici. La magia godeva ancora di uno statuto coincidente con quello dell'indagine terapeutica e conoscitiva. Tuttavia il mago umanista risultava il bersaglio preferito della cultura cristiana in ripresa e l'attacco in letteratura aggregò le figure tradizionali della condanna cristiana delle pratiche occulte nella celebre Histona von D. Johann Fausten (Storia del Dottor Johann Faust) del 1587, che alludeva allo stesso Paracelso o a un mago della Svevia. Il Volksbuch (libro popolare) di Faust è una abilissima utilizzazione da parte dei riformati della nuova tecnologia tipografica. Il genere I L BAROCCO

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del Volksbuch, scritto raccogliendo elementi del folclore e del patrimonio delle leggende e dei miti, si diffuse per la sua fortunatissima formula di libro popolare di facile comprensione divulgativa e di una veste relativamente accessibile. Per quanto riguarda il Faust l'autore propagandò la tesi concettuale radicata nella polemica cristiana contro il mago scienziato e contro la libera ricerca individuale. È noto che il Faust ebbe un successo strepitoso, varcò la Manica, sedusse Christopher Marlowe (1564-1593) che se ne ispirò per The Tragical History of DoctorFaustus, giustamente famosa, composta secondo alcuni studiosi addirittura nel 1588, a pochi mesi dalla pubblicazione dell'originale tedesco. Attori girovaghi inglesi reintrodussero la materia faustiana in Germania che venne continuamente riproposta e rivisitata, ancorché in formule vieppiù stereotipate, fino a divenire una rappresentazione tipica del repertorio del teatro delle marionette. A un tale spettacolo assistette il giovanissimo Goethe che ne restò così impressionato da riproporlo nel suo immortale poema. La velocità della diffusione dei Volksbucher, dei libri popolari, si spiega con l'introduzione della stampa, che rivoluzionò la cultura europea. Del resto la centrale importanza assunta per i protestanti dalla Bibbia ne imponeva una larghissima diffusione, resa possibile solo grazie alla nuova tecnica, che contribuì in modo determinante alla universalizzazione della cultura. IL n Barocco Tra il Cinque e il Seicento la Germania appare per sempre spaccata dalle contrapposizioni confessionali. L'impero era molto decaduto e con l'imperatore Rodolfo II d'Asburgo (1552-1612), che visse rinchiu-

so nel castello di Praga, dedicandosi all'antiquariato e all'occultismo, l'autorità centrale era ormai assente dalla scena della politica europea. Intanto la parte cattolica, dopo il Concilio di Trento e la fondazione e diffusione della Compagnia di Gesù, si riorganizzava, progettando una vasta opera di ricattolicizzazione dell'Europa centrale con ampi successi nelle terre d'Asburgo, nonché in Polonia. La resistenza luterana all'invadenza cattolica, sostenuta dai gesuiti, provocò la guerra dei Trent'anni, che immiserì ogni attività culturale e intellettuale e anche la letteratura risentì di tali contrasti. I gesuiti, che assunsero la direzione dei principali istituti educativi, utilizzarono a scopi didattici e di edificazione devota il teatro, giungendo in alcuni casi a ragguardevoli esiti artistici come quelli raggiunti dai gesuiti Nicola Avancini (1611-1686), Jakob Balde (1604-1668) e soprattutto da Jakob Bidermann (1578-1638), il cui capolavoro Cenodoxus del 1602 ripropone il topos dell'intellettuale che si danna per il suo orgoglio di ricercatore. Le lotte religiose avevano egemonizzato la vita politica, sociale e culturale della Germania; ai pochi intellettuali, che tentarono di reagire, si pose il compito di ripartire dalle fondamenta, dallo stabilire le regole della convivenza civile, come pure della civiltà letteraria, che doveva essere adeguata ai livelli di raffinatezza raggiunti negli altri paesi europei. Il principale scrittore del primo Seicento, Martin Opitz (1597-1639), è entrato di diritto nella cultura letteraria tedesca per il suo trattato Buch von der deutschen Poeterey (Libro dell'arte poetica tedesca) del 1624, fortemente normativo, ispirato dal desiderio di semplificare, almeno culturalmente, la confusione spirituale che frastornava gli intellettuali tedeschi. Viene fondata una serie di accademie poetiche, mutuate dai precedenti modelli italiani. Alle più note accademie - quella di Weimar, fondata nel 1617, e quella di Norimberga del 1644 - si affiancarono le consorelle di Amburgo, Konigsberg e altre minori. Erano istituzioni, protette da principi o mecenati, consacrate ai dibattiti letterari, mentre in Germania divampava la guerra. Furono occasioni d'incontro fra esponenti di classi sociali diverse e anche di confessioni differenti, prefigurando così le logge massoniche settecentesche. Le accademie furono dei laboratori di tolleranza culturale, rare oasi di progettualità intellettuale in un paese sconvolto dalla violenza. Favorirono una fitta rete di contatti e scambi culturali che rappresentò, con mezzi esigui, l'unica proposta unitaria in Germania. Le accademie furono attente soprattutto al rispetto dell'uso del tedesco e al contenimento dell'utilizzazione delle altre lingue nella produzione letteraria e culturale, anche se, date le condizioni storiche, la loro importanza nella promozione di un'attività poetica creativa fu limitata. Eppure il secolo del Barocco fu ricco di poeti autentici che problematizzarono il tema della caducità della vita, della vanità del mondo, del raccoglimento mi-

stico. La mistica ancora una volta riaffiora potentemente sulla scena dell'attività culturale con figure suggestive e straordinarie come il ciabattino slesiano di Gorlitz Jakob Bohme (1575-1624), che è stato un autore prolifico, un visionario ispirato e insieme uno scrittore dalle metafore suggestive e grandiose con una straordinaria ricchezza linguistica capace di una imprevedibile abilità combinatoria. La sua opera, spesso riedita dai suoi discepoli, è circolata in tutta l'Europa mistica, lasciando tracce indelebili nel pensiero e nella letteratura tedesca. Nitide risonanze si percepiscono ancora in Hegel e in Holderlin come in ogni autore, di formazione protestante, attratto dall'esperienza mistica. Si ricollega spiritualmente a lui Johannes Schemer ( 1624-1677), noto col nome di Angelus Silesius, l'«angelo slesiano», che fu uno dei prinILBAROCCO

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cipali poeti barocchi d'ispirazione religiosa e metafisica. Convertitosi al cattolicesimo, professò un cristianesimo a tinte esoteriche. Lo scrittore approfondì una raffigurazione poetica, ordita su una sottile trama intellettuale, costellata da una penetrante aforistica. Il suo capolavoro Der cherubinische Wandersmann (Il pellegrino cherubico), ripubblicato in una stesura ampliata nel 1674, è un paradossale dialogo interiore tra l'uomo e la divinità; il poeta pone al centro della sua scrit tura la provocatoria tesi della necessità per Dio della creazione e della conseguente interdipendenza tra l'uomo e Dio. Un poeta, anche lui slesiano, ma privo di siffatte vertigini mistiche, è Andreas Grgphius (1616-1664), famoso anche come drammaturgo; vittima delle lotte tra gli eserciti contrapposti, fu autore di sonetti di struggente bellezza, persuasivamente incentrati sulla fuggevolezza dell'ora e della vita, alla ricerca di un approdo spirituale sollevato religiosamente dall'indigenza del mondo. Sebbene oggi si sia universalmente rivalutato il Gryphius poeta, la sua fama resta legata soprattutto alla sua notevole produzione drammaturgica, connotata principalmente da tragedie d'ispirazione classica o cristiana, talvolta perfino di bruciante attualità come prova la tragedia Ermordete Majes~at Oder Carolus Stuardus, Konig von England (Sua Maestà assassinata o Carlo Stuart, re d'Inghilterra), pubblicata nel 1657. Il dramma intendeva celebrare la fermezza morale mostrata dal re inglese nel momento dell'esecuzione capitale. Walter Benjamin, uno dei più acuti critici letterari del Novecento, ha osservato nel suo saggio sul dramma barocco l'incidenza della storia nel teatro del Seicento e l'opera di Gryphius conferma sostanzialmente la sua tesi. Certo, la manipolazione dell'autore inserisce momenti fortemente creativi nelle vicissitudini, tramandate dalle fonti storiche.

Lo stoicismo cristiano, professato da Gryphius, si ammorbidisce nei lavori d'intrattenimento ludico, nelle commedie come Absurda Comica, Oder Herr Peter Squentz Schimpff-Spiel (Absurda Comica owero Messere P.S., farsa) del 1658, che è una riscrittura del teatro nel teatro, nella fattispecie si tratta di una esilarante e graffiante parodia della dabbenaggine e dell'ignoranza di attori girovaghi, capitati in un raffinato ambiente di corte. L'altro tema, popolare in una Germania ancora memore delle gesta soldatesche, è raffigurato nella commedia Horribilicribrifax, Oder Wehlende Liebhaber (H. o la scelta degli innamorati) del 1663 che prende le mosse dal Milesgloriosus plautino, variandone il tema del reduce vanaglorioso. Il teatro tragico dello slesiano si muove nel solco della concezione barocca dell'incostanza, della Wahn, dell'illusione, della follia di ogni impresa umana se scevra da un fondamento religioso o da un traguardo sacro. L'altro esponente del teatro slesiano è Daniel Casper von Lohen22 STORIA DELLA LETrEr~ATURA TEDESCA stein (1635-1683). Uomo di mondo, abile diplomatico, nobilitato dagli Asburgo per i suoi servizi di mediatore, Lohenstein, pur fedele alla struttura drammatica di Glyphius, è un autore attento ai modelli del Classicismo francese e incline a subire il fascino sociale di Versailles. I suoi drammi diventano occasioni di sfarzosa rappresentazione del mondo di corte. L'argomento esotico delle sue tragedie «turche» Ibrahim Bassa del 1650 e Ibrahirn Sultan del 1673, come pure quelle aromane», tra cui il suo capolavoro Cleopatra del 1661, sono azioni teatrali che mettono in scena la realtà politica del suo tempo: lo scrittore pensa sempre a risultare gradito alla dinastia di Vienna. I drammi orientaleggianti erano una testimonianza della curiosità esotica che dipingeva il nemico ereditario di Casa d'Austria con colori truci e insieme intriganti. La Slesia era la provincia - allora ancora asburgica e spaccata dai contrasti confessionali ed etnici - più ricca di autentiche personalità poetiche. Il più autorevole compositore di lirica epigrammatica è il gesuita slesiano Friedrich von Logau (1604-1655), la cui arguzia intellettuale sedusse ancora un illuminista come Lessing che nel 1759 curò un'ampissima scelta di epigrammi di Logau. Un altro poeta slesiano, che ha contribuito all'affermazione del marinismo e del concettismo, mutuato dal barocco spagnolo, è Christian Hofmann von Hofmannswaldau (1617-1679). Perfettamente a suo agio nei mondi costruiti dai lirici secenteschi, Hofmannswaldau è il testimone della circolazione europea della civiltà letteraria barocca, cui contribuisce con opere di gusto prettamente classicheggiante: gli Heldenbriefe (Epistole eroiche) del 1673, ma anche con valide prove di traduzioni, tra cui la diffusissima versione del Pastor Fido. Lo scrittore (come in precedenza lo stesso Opitz) aveva indicato un fulgido

esempio della lirica tedesca in tempi così oscuri nell'opera lirica di Paul Fleming (1609-1640). Questi è uno scrittore dalla genuina vena lirica che arricchisce nell'esperienza marinista, pur recuperando la lezione del petrarchismo cinquecentesco, che si colora di nuove tonalità espressive attinte al Volkslied (canto popolare) e soprattutto alla recente, eppure già robusta tradizione luterana del Kirchenlied (inno ecclesiale). L'intreccio della poesia sacra e di quella profana celebra nella lirica di Fleming il più alto trionfo secentesco, statuendo un esempio letterario, che diventa obbligatorio per il secolo. Questi intellettuali, così sensibili alla meditazione sulla caducità della vita e così convinti della missione ultraterrena dell'uomo, erano tuttavia animati da vaste e vivaci curiosità politiche, sociali e scientifiche. In quei tempi perigliosi Fleming affrontò awenturosi viaggi diplomatici con l'amico Adam Olearius a Mosca nel 1633-34 e successivamente in Persia. A queste spedizioni risalgono descrizioni di viaggio ancora intrise di fascinazione per contrade così esoticamente remote: IL BAROCCO

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l'autore compone anche liriche dettate dalla nostalgia per la casa lontana, creando in tal modo quella peculiare dialettica tra awentura esotica e struggente desiderio di tornare in patria. L'ideale di completezza della personalità per Fleming comprendeva, oltre alla sfera politisch, anche quella della più squisita introspezione, come dimostrano la poesiaAn Sich (A sé) e numerose altre liriche (soprattutto in forma di sonetti, che nel Seicento incontrano una cospicua fortuna), dando prova di una freschezza e di una spigliatezza linguistiche, addestrate dai Volkslieder. Anche in campo cattolico ci si era posto il problema di come arricchire le funzioni liturgiche con una liederistica ecclesiale in grado, se non di competere con quella luterana, almeno di tenerle degnamente testa. Un prolifico autore di cantate sacre è stato il padre gesuita Friedrich Spee von Langenfeld (1591-1635), impegnato nella lotta contro la feroce prassi persecutoria negli sbrigativi processi alle streghe. Spee prese posizione pubblica con il coraggioso trattato Cautio Criminalis seu De Processibus contra Sagas Liber del 1631 (tradotto in tedesco nel 1649), per cui si buscò una grave ferita in un attentato. Durante la lunga convalescenza si rivelò la sua inclinazione poetica, culminata nella raccolta - edita postuma nel 1649 - Trutz NachtigaU (L'anti-usignolo), che è da intendersi non come la negazione della poesia, emblematizzata dalla tradizionale allegoria dell'uccello canoro, bensì come una lirica così riuscita da far impallidire il ricordo della precedente. Inoltre essendo di argomento sacro, la poesia di Spee avrebbe sostituito quella profana. Siamo all'interno del retaggio, ancora sostanzioso, della corrente lirica che ha nel biblico Cantico dei Canhci la sua suprema e originaria fonte d'ispirazione e che riscatta da

ogni scolasticismo la «maniera» secentesca di lirica religiosa. Nella ricca gara di emulazione - questa, sì, foriera di commoventi prove devote - di canti sacri un posto autorevole spetta alla produzione di Kirchenlieder di Paul Gerhard (1607-1676), uno dei pochi poeti, la cui fama valicò i confini della Germania, come pure i limiti della sua epoca. Per i romantici Gerhard è il fautore di un canto individuale, di una stupenda effusione del sentimento religioso del singolo. La sua raccolta più cospicua fu pubblicata nel 1667 col titolo Geistliche Andachten (Devozioni spirituali). Ancor oggi colpisce la levità espressiva, la semplicità dell'immagine che non ha perso la sua originaria freschezza, mentre il discorso lirico è incastonato in una rigorosa cornice sacra, che non umilia la poesia, ma anzi l'innalza verso i vertici metafisici dell'esperienza umana. Accanto alla lirica sacra, al teatro pedagogico gesuitico o a quello edificante di Gryphius e Lohenstein, la cultura letteraria tedesca del Seicento riserva un ampio spazio al romanzo, a lungo occupato dalle traduzioni dei modelli inglesi, spagnoli, francesi. I generi più amati 24 STORIA DELLA LET rERATuRA TEDESCA erano quello aulico, pastorale, arcadico, ma anche la narrazione picaresaL La materia incandescente della guerra confessionale si fece impetuosamente strada nella prosa tedesca; dapprima nella Adriatische Rbsanu(Rosemund adriatica) del 1645 di Philipp von Zesen (16191689), in ali si tematizzava il difficile e contrastato amore tra un cava liere tedesco luterano e una bella veneziana, vittima per l'autore delreccessiva intolleranza cattolica. La diversità confessionale forniva una corn~ce drammatiaunente realistica all'amore dei due giovani. Zesen era un intellettuale impegnato nei principali problemi della sua epoca Trasferitosi nella hbera città di Amburgo, vi aveva fondato nel 1642 la TAGalossenschaft (Compagnia d'ispirazione tedesca), che era un'accademia letteraria che si proponeva la promozione della hngua tedesca con la lotta all'esuberanza secentesca dei prestiti stranieri. Zesen tentò anche una riforma ortografica, dimostrando una sensibilità per la questione anche formale della lingua, che era, in quel tempo, la modalità per operare fattivamente alla conservanone e difesa dell'identità nazionale. Lo S~n, che è un genere amato fino all'Illuminismo, è presente in una variante esotica e fantasiosa, che conobbe una durevole fortuna ancora nella seconda metà del Settecento. Si tratta del romanzoDieAs~heBanise (L'asiatica Banise), apparso nel 1689, di HeiZigler (1663-1696). Il rilievo storico letterario del romanzo consiste in un orientalismo immaginario, in un'India favob6a, apprezzato ancora da Goethe. L'altra variante dello Staatsroman era il romanzo utopico, mutuato dal celebre hbro di Tommaso Moro e successivamente dalla Città del

Solc di Campanella (apparsa a Francoforte nel 1623). A Johaon Vak~A~e (1586-1654), un intellettuale luterano svevo con interessi esoteria,viene attribuito uno dei libri più curiosi dell'ermetismo C~yrr~J~Hochzeit ChristianiRosencreutz. Anno 1459 (Le nozze chimiche di CRAnno 1459), edito nel 1616, a poca distanza dai manifesti che diffusero in Europa la fama della fratellanza esoterica dei Rosac~ce, adepti di un misterioso ordine iniziatico, che con l'aiuto della terapia magica e dell'alchimia proponeva una visione spirituale altemativa a quella delle confessioni cristiane in lotta. n romanzo in chiave simbohca svelava la leggenda del mitico fondatore della catena occulta La vastahzione secentesca di romanzi non lascerebbe che un'esiguatraccia stori«~culturale se non fosse stata rafforzata da un autentico capolavoro: DerAbc~olhSirnplicissirnus Teutsch (L'awenturoso Simpl~no, in tedesco) di Hans Jskob Christoph von Gn n(1621 O 1622-1676). Con questo romanzo, cui seguirono altri scritti .~sunpliciani», l'autore eWe un successo immenso, per esIL BAROCCO

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sere poi trascurato nell'età illuministica e venire riscoperto dai romantici che nella vena awenturosa, paradossale e grottesca del protagonista Simplicissimus riconobbero un precursore della loro ironia e malinconia. La critica recente, confermando l'attribuzione del romanzo al genere picaresco, ha rettificato l'ipotesi che si trattasse dell'opera di un autore ingenuo e incolto: Simplicissimus è il protagonista non il suo autore che a tale semplicità perviene attraverso una raffi-, nata distillazione dalla cultura erudita della sua epoca. L'altra interpretazione, assai ridimensionata, è quella che considera il romanzo un importante anello nella preziosa tradizione letteraria del romanzo di formazione. La struttura narrativa, articolata in stazioni, drammatiche e awenturose, non giustifica una lettura unitaria del personaggio, né lascia intrawedere un progetto pedagogico. Ciò nonostante ci troviamo di fronte a una interpretazione - quella del Bildungsroman che, sebbene discutibile, ha sollecitato e orientato i lettori, dirigendone la comprensione e suscitando suggestioni culturali che fanno parte della storia della recezione dell'opera. Il romanzo, denso, icastico, concreto, linguisticamente ridondante e creativo, è l'epopea drammatica, spregiudicata, ma anche malinconica, rassegnata e infine devota del povero popolo tedesco, sballottato angariato, oppresso durante la guerra dei Trent'anni da tutti gli eserciti d'Europa in nome di questioni teologiche, in realtà per solidi motivi di potere. Il popolo era in balia dell'arbitrio di truppe, che non erano altro che bande armate di poveracci interessati solo alla soprawivenza, alla rapina e al saccheggio. Piuttosto che un'evoluzione il personaggio Simplicio traversa le cruente e grottesche vicissitudini del-

la guerra con l'unica speranza di soprawivere, inorridito da tanta efferata violenza e volgarità, che del resto (quando non ne è vittima) contribuisce a incrementare. L'alternanza delle situazioni è tra lo scenario di un mondo terribile, feroce e avido, e il desiderio elegiaco di ritirarsi nei boschi, nel più fitto della foresta per garantire con la sicurezza fisica anche la pace dell'anima. Ma in Germania - e nell'Europa del tempo - non esisteva più un bosco così folto da consentire questa franchigia, sicché il protagonista abbandona il «mondo». Anche lui come altri eroi secenteschi lancia il suo accorato
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