Storia della Filosofia Morale. Corso su René Girard

July 6, 2017 | Author: dierock21 | Category: René Girard, Sigmund Freud, Oedipus Complex, Homo Sapiens, Free Will
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Testo (con citazione dei diversi libri quali: Menzogna Romantica e verità romanzesca, La violenza e il sacro, René Girar...

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APPUNTI FILOSOFIA MORALE 18/2/13 COSTRUZIONE DEL SISTEMA Gerard è un antropologo franco-americano che dapprima occupandosi di critica letteraria è riuscito ad ampliare i campi della sua ricerca in diverse discipline: – Psicologia – Sociologia – Scienza – Religione e, importante, che non si mai definito mai un filosofo. I gerardiani più che una scuola filosofica sono una setta. Gerard baserà la sua dottrina antropologica sui grandi classici della letteratura (che secondo tale autore è ben più disposta a rivelare la natura umana rispetto a diverse dottrine filosofiche) come Cervantes, Proust, Stendhal, Dostoevskij rivelando una teoria mimetica che sarà alla base dei suoi studi, rivoluzionando in tal modo la visione psicologica del tempo. I germi sono 4 = – L'idea nell'opera d'arte si esprime in un mondo fattizio anche se per questo non perde la capacità di dire delle verità sull'uomo = letteratura come teoria migliore di quella filosofica. – Erano in voga 3 teorie particolari = 1) Il marxismo nel quale l'opera letteraria era letta in chiave dei rapporti strutturali ed economici fra i protagonisti. 2) La Psicanalisi (a cui Gerard auspicherà una semplice correzione e non una rivoluzione totale) che leggeva il romanzo alla base dei complessi che regolavano i personaggi (fra cui il maggior esponente fu Levì Strauss che non metterà in evidenza il dettaglio che diversifica ogni opera ma tanto le uguaglianze che sono presenti, l'invariante capace di rendere simili due miti di culture diverse). 3) La posizione positivista, dove gli storici della letteratura ricercavano il dettaglio infinitesimale, una critica inutile secondo il nostro autore. – Gerard farà il contrario! Secondo lui era proprio la letteratura che ci deve dire cos'è il marxismo, la psicanalisi e il positivismo. La letteratura in Gerard diventa il linguaggio per comprendere l'uomo, un metodo per ricercare la chiave presente nelle opere d'arte capaci di spiegarci l'uomo. Un uomo che secondo lo scrittore non è la perfezione ritratta dai filosofi ma è quell'uomo del sottosuolo descritto da Dostoevskij. Gli uomini amano contraddirsi, sono complicati e complessi per via di ragione che neppure loro conoscono. – Il desiderio mimetico, triangolare ben spiegato da quel Don Chisciotte in cui si metteranno in gioco quasi tutti i desideri umani.

APPUNTI FILOSOFIA MORALE 19/2/13 TEORIA ANTROPOLOGICA Desiderio triangolare = copio un desiderio altrui (es scimpanzé con ramoscello), o almeno credo di copiarlo. Anche se l'oggetto fosse stato preso per caso dal mediatore, il nostro interesse potrebbe far scaturire nel mediatore stesso l'interesse aumentadone così il valore complessivo. È un desiderio secondo l'altro, mimetico, che non è creato dalle virtù intrinseche dell'oggetto ma bensì dalla presenza di un modello che noi seguiamo e che compie il ruolo quindi di mediatore. Ciò non toglie l'esistenza di un desiderio spontaneo (es. cibo quando si ha fame) ma in proporzione è molto minore rispetto al desiderio mimetico. Se dovessimo applicare tale principio al desiderio erotico/ amoroso allora potremmo facilmente considerare “devalorizzata” una donna non apprezzata da nessuno. “Per amare tutto ciò che gli altri respingono bisogna avere anima d'acciaio” (Spinoza). La moda è spiegata dal desiderio mimetico, le cose valgono per quel tanto che suscitano interesse. Il valore è quindi direttamente proporzionale al desiderio provato dagli uomini. L'oggetto culto quale l'oro o una coppa della vittoria non hanno reale valore se non quello che gli viene preposto dal desiderio che ci governa. Gli uomini si scontrano per desideri su cose inutili. Lo stesso Aristotele affermerà con chiarezza che l'uomo fra tutti gli animali e quello più disposto ad imitare anticipando così la teoria dell'iper – mimetismo gerardadiano. Es. rissa = l'imitazione dei colpi inferti ci porta a colpire l'altro. Tali processi mimetici nei rapporti umani si dimostrano poi indipendenti dall'oggetto che li genera. In Cervantes si potrà osservarne un esempio con una novella simile ad una del noto Dostoevskij, “Il Curioso Fuori-luogo”. In tale novella (simile all'eterno marito di Dostoevskij) il marito deve essere sicuro che la moglie gli sia fedele e per questo la spingerà nelle braccia del migliore amico. Per questo la moglie cederà e lui si suiciderà. Tale diligenza nel controllare la fedeltà della moglie nasconde in realtà un forte desiderio mimetico in cui il marito deve essere assolutamente sicuro che sua moglie sia desiderata dalla persona a lui più vicino, che più lo comprende. L'orgoglio poi di poter mostrare il suo oggetto per poi vederselo tolto da quel modello che lui ispirava lo porterà al suicidio. L'analogia con l'eterno marito si nota poiché l'orgoglio del vedovo lo porterà a farsi come amico l'amante migliore della moglie, e lo porterà a considerarlo un Dio. Egli poiché lo ha sconfitto deve essere migliore in tutto. (Nevrosi da destino = es. la donna si innamora sempre dell'uomo che la picchia come il marito si fa sempre fregare la donna dallo stesso amante. Radar inconscio.) tale rapporto di odio e amore lo porterà poi a voler certificare la sua nuova fidanzata allo stesso amante che naturalmente gliela porterà via. Il desiderio quindi sull'oggetto cade a favore di un desiderio di essere il mediatore, di appropriarsi di tutte le sue qualità, di farlo ingelosire nel tentativo di porsi al di sopra di lui, e quindi il desiderio è proprio del mediatore nascondendo peraltro una latente omosessualità. Il caso è quasi identico allo “Stupro di Lucrezia” dove Tarquinio sentendo le vanterie del marito nonostante non avendola mai vista farà di Lucrezia il suo oggetto del desiderio stuprandola.

Soggetto = Colui che desidera. Il soggetto è il prodotto, il costrutto sociale di un desiderio altrui. Siamo frutto dell'imitazione reiterata e continua di soggetti sempre diversi (Il Primo Venuto). La menzogna romantica predicata dal primo Proust altro non è che l'ipertrofia dell'io. IO SONO UNICO diventa secondo la teoria mimetica IO SONO QUELLO CHE HO COPIATO. Siamo il prodotto come sopracitato dei nostri rapporti con vari modelli. Ciò limita la nostra libertà ma non la esclude. Ogni carattere forse è il frutto di scontri e incontri con altre conoscenze fra cui parenti, amici e sconosciuti reali e immaginari. Forse ciò che rende unico un carattere, una persona, è proprio la Combinazione di tali divergenze, di tali plagi che subiamo e che infliggiamo allo stesso tempo. Oggetto = Cosa si desidera. Di solito cade in secondo piano o quando si è ottenuto o quando il rapporto con il mediatore si fa più stringente. Mediatore = L'imitato, il modello seguito. Lui è come noi. Non ha un primato nel desiderio, ma desidera per caso! Oppure imita gli altri. Se vede però che l'oggetto che detiene ha valore per gli altri li imita, imitando così i suoi imitatori. Si forma così un doppio specchio, dove io copio il mio modello e lui imita me. Doppio specchio. Il soggetto quindi diventa il discepolo che si mette nella condizione di apprendimento per la quale sarà imitato dal maestro. Soggetti e mediatori quindi sono la medesima cosa. Se poi le due persone che desiderano la stessa cosa sono vicini culturalmente, socialmente oppure anche geograficamente generalmente si potrebbe creare un rapporto di rivalità che tanto è più forte tanto è più forte la vicinanza. I gentiluomini di Verona ne sono l'esempio lampante. Hanno gli stessi valori e gli stessi apprezzamenti. Uno trova la fidanzata e l'altro neppure avendola vista deve averla. È un gioco che non inizia per nessuno dei due ma che li intrappola. Se una persona riesce ad avere un interesse verso una persona non mettendola sempre in un situazione di “rischio” allora si basa su dei fantasmi. Il banale possesso secondo Gerard è insipido secondo le persone più mimetiche.

LA MIMESI: I DUE DIVERSI TIPI DI IMITAZIONE La Mimesi è un'imitazione che permea tutti gli aspetti della vita umana. È una caratteristica di tutti quegli animali dotati di intelletto. L'imitazione di cui parliamo in Gerard comunque non è l'imitazione innocua di Gabriel Tarde, non si basa sulla semplice copia di modi di dire, o modi di rappresentazione, ma è un'imitazione assassina, sanguinosa, sregolata e violenta. Una imitazione che non si basa solo sulla copia ma sulla appropriazione dell'oggetto, e non quindi sulla rappresentazione di esso. La distruzione entra prepotentemente in questo gioco autodistruttivo in cui l'unico obiettivo è il modello. Quando il mio desiderio mi fa diventare rivale si forma una doppia mediazione in cui il mio concorrente e ammirato e odiato allo stesso tempo, e tanto è più vicino a me tanto tali sentimenti diventano forti. Così si raggiunge un accordo con la dichiarazione di Freud secondo il quale la famiglia è di gran lunga il luogo più patogeno presente al mondo. Imitiamo la violenza quasi meglio del desiderio. Chi è senza peccato scagli la prima pietra! La realtà di questa frase risiede nel carattere inibitorio che le vuole imprimere Gesù, poiché il lancio della prima pietra avviene senza modello e quindi il primo per farlo bisogna essere realmente malvagi. Chi da l'esempio è meglio seguito. Solo imitando noi apprendiamo.

CONFRONTO CON FREUD Con Freud, Gerard ha 2 differenze capitali: – Non da la preminenza paterna come modello esclusivo di un uomo, ma bensì affermerà che ogni modello è possibile. Tutto può cominciare dal primo venuto. Forse Freud fu traumatizzato umiliato per strada da uno sconosciuto e forse proprio per questo darà più importanza capitale al rapporto col padre rispetto al rapporto con gli altri, mentre Gerard allarga il campo. – Mentre per Freud l'imitazione verteva sul padre e sull'oggetto sessuale del padre Gerard non ammette tale pansessualismo umano. Gerard affermerà che tale desiderio non sarà solo di natura sessuale ma potrà essere di ben altri tipi. – In totale il Padre non è tutto e il Sesso non è tutto.

MENZOGNA ROMANTICA Io nella mia infinità autonomia desidero questo cosa! Bugia! Tu non sei l'io puro kantiano! Ma bensì sei un romantico che imita il cugino! Es. Io sono buono. Significa in realtà Io faccio scelte morali giuste basate su esperienze esterne. Pure Spinoza teorizzava che i bambini (rappresentanti del genere umano) erano plasmati non solo dalla figura del padre ma da quella di tutti.

APPUNTI FILOSOFIA MORALE 21/2/13 MEDIAZIONE INTERNA, ESTERNA Mediatore = vero oggetto del desiderio, può essere di due categorie – esterno = mi fisso come modello una leggenda o un soggetto appartenente ad una sfera che non potrà mai collidere con la mia (es rapporto fra Don Chisciotte e Sancho Panza o rapporto fra Amadigi e Don Chisciotte, dei personaggi appartenenti ad ambienti geografici, temporali, sociali e culturali completamente diversi). – interno = mi fisso come modello un una persona vicina a me con cui posso instaurare un rapporto di rivalità (es rapporto fra me e un mio parente acquisito come modello, Caino e Abele nella interpretazione cristiana che pur da bambini si se ne fanno trascinare). La mediazione interna è quella più pericolosa a differenza della mediazione esterna poiché è quella che più è portata a recare alla rivalità e all'odio, ed è considerata dallo stesso Gerard come un problema del mondo moderno.

DESIDERIO MIMETICO, MEDIAZIONE INTERNA E Società Il desiderio mimetico porta ad una serie di patologie che saranno spiegate da Freud secondo la sua teoria della sessualità. Un forte mimetismo indica una bassa percentuale di “sanità” ma è comunque molto meno grave della mediazione interna (ammiro e detesto il mio modello che mi indica le cose da desiderare ma me ne impedisce l'appropriazione , creando così una mediazione doppia in cui io e il mio modello ci imitiamo a vicenda rendendo via via il nostro rapporto sempre più patologico), la vera trappola dell'uomo moderno. Le distanze e le differenze sociali si stanno spianando sempre di più illudendoci di poter concorrere al desiderio di un miliardario portandoci alla mediazione interna. La democrazia in totale, secondo Gerard, ci illude credendo ci poter raggiungere un livello troppo alto (posizione da conservatore). La democrazia è come l'Ancien Regime ma meno gerarchizzata. Nel Medioevo tali “rapporti concorrenziali” non si sarebbero nemmeno potuti creare. La conquista della modernità ha richiesto un alto prezzo da pagare, ha richiesto la creazione di un rapporto di conflittualità da cui nemmeno il padre e il figlio (una volta regolati dalla famiglia patriarcale) possono salvarsi. Il carattere egualitario porta al conflitto. Gli uomini non sono più felici, secondo tocqueville, nella democrazia perché le barriere esistono comunque anche se sono nascoste. Non è un'apologia della famiglia ma bensì una constatazione sociologica della modernità. Alcuni esempi di tale mediazione interna si trovano in Stendhal in cui l'oggetto del desiderio di solito veniva conteso da persone appartenenti allo stesso livello sociale, oppure in Dostoevskij in cui tale mediazione si evolve entrando nel livello della famiglia raggiungendo un grado di “malattia” ancora più elevato. Frenesia dei Karamazov (m. interna) Vs “saggezza” di Don Chisciotte (m. esterna).

DESIDERIO MIMETICO E PATOLOGIE L'uomo non può sottrarsi al desiderio (equivalente in chiave religiosa al peccato originale) mimetico poiché e nella sua natura. Perché allora chiamarla patologia? Esattamente come Freud che affermava la presenza della nevrosi in ogni essere umano anche Gerard ammetterà la presenza del desiderio mimetico in ciascun uomo senza distinzione di sorta. Il desiderio diretto, spontaneo in percentuale rappresenta nell'uomo un 10% al posto del corposo 90% rappresentato dal mimetismo. Questo dimostra un'antropologia pessimista. L'amore francescano non è nella natura dell'uomo. Ciò non toglie affatto che possano esistere persone ben formate, ma bisogna considerare che tale forma di motivazione non è spontanea ma è nata dall'imitazione (es. imitazione di Gesù da parte dei santi). Quindi cos'è la malattia per Gerard? È un grado di sofferenza.

Verità ROMAZESCA E MENZOGNA ROMANTICA Verità romanzesca = Rivelazione dei rapporti triangolari fra le persone e quindi la scoperta del desiderio mimetico delle persone. Il mediatore si svela. Solo gli autori che riusciranno a cogliere tali “rapporti” saranno definiti romanzeschi. Anche se all'inizia Gerard penserà che tale verità sia insita solo nel romanzo poi espanderà tale “scoperta” ad altre forme di scrittura quali la tragedia e la commedia. Menzogna romantica = Opera che non si accorge del desiderio triangolare. Il mediatore è nascosto, non è colto dall'autore. Se per esempio ci trovassimo in un'opera romantica e un uomo si dovesse innamorare di una donna allora tale processo di innamoramento non sarebbe sottoposto ad un mediatore ma bensì sarebbe nato spontaneamente per via delle qualità intrinseche di lei o di lui. Romanzo = Il romanzo quindi è l'opera che comprende l'essere umano. Che dà verità su di esso e che quindi deve avere una struttura in comune. Il percorso deve essere uguale per tutti, il protagonista quindi da romantico ingenuo, posto su un piedistallo, ritorna umano, dopo aver colto la verità romanzesca della vita, dopo aver capito che anch'egli è regolato dal quel desiderio mimetico che controlla tutti gli altri. Quindi chi è il romantico? Il romantico principalmente è un illuso, un uomo che si crede diverso e quindi migliore rispetto agli altri. (esempio in un brutto romanzo romantico un eroe senza macchia sconfigge i cattivi seguendo spontaneamente il suo destino). Il romantico presuppone sempre una divisione manichea del mondo in due: bianco e nero, buoni e cattivi, senza rendersi conto di far parte di quel grigio che ci inghiotte tutti. Egli crede che diverse regole psicologiche strutturino i benevolenti dai malvagi non rendendosi conto che sono le stesse identiche per tutti.

LA TRAGEDIA DI EDIPO Dove si trova allora il modello del romanzo per eccellenza? In una tragedia imperniata su un mito. Nell'Edipo (collegamento con Freud) di Sofocle. Edipo (dai piedi gonfi) figlio della regina Giocasta di Tebe ucciderà il padre inconsapevolmente per prenderne il posto, per poi cercarne paradossalmente l'omicida, che altri non era che lui stesso, per interrompere la peste che vessava la città. Quindi il processo si mostra alle sue origini, Edipo partito da eroe innocente e romantico al di sopra ti tutto e tutti, viene trascinato nella sua umanità quanto scopre di essere egli stesso il “cattivo”, l'omicida del padre e la causa della malattia nella sua città. Gerard ci farà leggere tale storia al contrario, mostrandoci la distruzione del manicheismo legato ad una visione di Edipo, che aveva per se stesso, sbagliata e illusoria. In totale il protagonista si renderà conto di essere unico, diverso dalla popolazione umana, e rassegnandosi alla propria natura (comune ad ogni essere umano) raggiungerà la pacificazione, non la felicità. Egli comprendendo il desiderio mimetico non si libererà da esso ma imparerà a conviverci. Tali storie possono essere scritte da autori che hanno vissuto tale evoluzione, tale rivelazione e solo a quel punto si potrà raggiungere il romanzo autentico. Il romanziere quindi è l'uomo che dapprima credendosi diverso, quindi romantico, scopre di imitare qualcuno esattamente come fa il resto dell'umanità. Le virtù dei primi romanzi dei buoni sono permeate dello stesso desiderio mimetico (UNICO) dei cattivi. La legge psicologica è sempre la stessa. (Collegamento di Freud la libido assume diverse forme nell'uomo ma essa è unica).

L'UOMO DEL SOTTOSUOLO Dostoevskij metterà in scena personaggi masochisti, buoni, sadici e cattivi, ma la cui psicologia è sempre la stessa e che troverà la sua apoteosi nell'uomo del sottosuolo, che segue per l'appunto la psicologia del sottosuolo, uno stile di vita quindi votato alla incessante emulazione degli altri. Nella 2° parte di tale romanzo si vede il protagonista maltratto da un ufficiale estraneo, mentre nella 3° parte è proprio il protagonista a diventare il sadico. Con questo esempio si dimostra che Dostoevskij comprende la natura umana meglio di qualsiasi filosofo dimostrando che i sentimenti di sottomissione e di dominazione hanno la medesima radice. In totale bisogna imparare a scoprire la medesima legge psichica che modella gli altri per comprendere appieno se stessi. Proust e Gerard compiranno lo stesso cammino di Edipo. All'inizio Proust si considera l'unico non snob in una società snobista, l'unico essere autentico, puro, amimetico. L'evoluzione reale dell'autore Proust si compirà solo nella Ricerca del Mondo Perduto dove il protagonista principale chiarirà appieno la sua appartenenza al mondo snob dapprima rifiutato, tramite la sua proposizione “Siamo tutti Snob”. L' autopresentazione di innocenza durerà solo fino alla comprensione dell'identicità della società umana che il protagonista condivide con tutti. Sthendal nel “De L'Amour” distinguerà l'amore puro dall'amore impuro per poi comprendere nei successivi romanzi che l'amore è unico, e cioè regolato dalla stessa teoria mimetica.

DETERMINISMO La scelta di comportarsi bene o male non esiste. Non è consapevole. Se decidi di essere cattivo significa che lo eri già prima per determinate cause e premesse antecedenti, come modelli o situazioni errate. Noi siamo esseri generati da circostanze casuali che possono essere o favorevoli o sfavorevoli. Si deve abbattere la distinzione fra buoni e cattivi e sfatare il mito che decidano di esserlo. Comunque per legge i comportamenti scorretti devono essere puniti ma non perché va punita la scelta ma perché vada così in modo fermata la possibilità che il determinato soggetto del crimine possa nuocere ancora. Esempio animali cartesiani, il cane rabbioso non decide di esserlo e va soppresso per evitare che morda o aggredisca in alcun modo gli altri. Anche se può sembrare cinico tale regola va applicata agli uomini che non si meritano la punizione ma ne necessitano per essere contenuti. In totale viene inflitta una pena per fare in modo che non si commetta più una determinata cosa, se no si rischia di cadere nella crudeltà inutile. Si punisce quindi per il futuro e non per il passato.

APPUNTI FILOSOFIA MORALE 25/2/13 DETERMINISMO E LIBERO ARBITRIO (Pt 2) Le azioni degli uomini sono, come già detto, determinate da concatenazioni di eventi. Noi crediamo di essere liberi ma in realtà noi non conosciamo le cause di tali azioni. Come possiamo noi immaginare che qualcosa del nostro cervello vada contro le leggi naturali? Il dualismo di Decart anima e corpo è solo un'illusione. Noi siamo liberi di credere per esempio di scegliere di andare in una determinata parte di spazio ma in verità e già deciso. Tutte queste teorie deterministiche portarono alle svalutazione dell'orgoglio umano. Le critiche furono mosse a quella strumentalizzazione dell'uomo che avrebbe potuto fargli perdere lo status di essere cosciente, anche se in realtà la coscienza umana persisteva anche se solo nella consapevolezza di essere automi. Se fosse presente il libero arbitrio così tanto auspicato dai molti, allora l'educazione sarebbe fondamentalmente inutile, il bimbo appena nato sarebbe indifferente agli stimoli esterni, e soprattutto noi non saremmo prevedibili in alcun modo neppure per i conoscenti più stretti. Il discorso antropologico quindi si basa in toto o sull'accettazione del discorso deterministico o sul libero arbitrio non spiegato. La posizione dell'autore è chiara, parlando di meccanismi e volontà di imitazione come processo spontaneo, Gerard è a favore del determinismo. “Non si può uscire dal desiderio mimetico, ma si può convivere con esso”. La posizione mediana è inutile, poiché eredità solo i difetti di entrambe le teorie. Il piccolo omino che decide di decidere non esiste. Troppe sarebbero le teoria ad hoc che si potrebbero formare solo per giustificare qualcosa di cui noi non abbiamo alcun bisogno. Ciononostante le intenzioni continuano ad esistere. Se ad esempio fai

un torto intenzionalmente lo fai perché primo sei accordo con le tue intenzioni e secondo perché sei necessitato a farlo. Quindi noi siamo liberi e necessitati quindi a fare determinate cose. La realtà che le stesse cose che accadono con il libero arbitrio possono accadere ed essere spiegato perfettamente, senza teorie apposta, anche senza di esso. La legge è un caso particolare poiché si è costituita in un'epoca in cui si credeva nel libero arbitrio, creando così un misto. Quello però su cui dobbiamo ormai soffermarci non è la scelta dell'azione ma bensì la conseguenza di essa. I giudici puniscono il fatto non la scelta come sopracitato. Ciò non è Fatalismo (azione acausata dovuta al destino) ma è Determinismo (azione con causa, interna o esterna, necessaria).

DESIDERIO MIMETICO ROMANZESCO E Diversità Il desiderio mimetico come già detto è la progressiva comprensione di essere uguali agli altri. Quindi noi comprendiamo una legge di cui eravamo inconsapevoli all'inizio, come i grandi protagonisti, che dopo esperienze dolorose, acquistano la loro individualità e libertà paradossalmente perdendola. Don Chisciotte alla fine della storia dopo essersi reso conto del mimetismo a cui si era prostrato non riuscirà a comprendere dove aveva trovato quella forza invincibile che lo aveva portato a fare tutto quello che aveva fatto. L'imitazione come già detto può essere di diversi tipi = – quella rappresentativa in cui io imito comportamenti o oggetti che possono essere condivisi fra oggetto e soggetto – quella appropriativa in cui io imito un qualcosa che non può essere condiviso e che quindi mi crea un rapporto conflittuale. La verità e che l'odio si crea perché noi siamo uguali. La diversità non provoca l'odio. Il diverso non ci contende nulla. Noi vogliamo le stesse cose ed è per questo che ci odiamo così ferocemente. L'ultimo Gerard proverà a spiegare così il diverbio fra Islam e occidente proprio perché l'uno vuole le cose dell'altro.

LA CIVETTERIA Civetta = Donna/uomo che si nega, che stuzzica l'amore verso i proprio partner senza concederglielo, fa in modo di essere al centro dell'attenzione senza darsi ad alcuno. Si forma così un delicato triangolo mimetico in cui la civetta cerca di moltiplicare li sguardi di desiderio senza provocare rivalità (a sua discrezione), e senza essere posseduta da nessuno (poiché il possesso esclusivo distrugge il desiderio). Paradossalmente la civetta per diventare oggetto di desiderio si fa casta. Nelle astuzie di amore ciò che conta e ciò che si fa credere, l'esclusività è la regola d'oro, mentre l'attingibile è condanna. Esempio di Troico e Cressida, quando essa si concede per lui perde tutto il suo valore e per riacquistarlo ella dovrà andare nel campo greco. Gerard combinerà tale discorso con la teoria psicanalitica freudiana. Tutti sappiamo che il bimbo desidera la madre nutrendo ostilità verso il padre. Ma secondo Gerard il bimbo non vuole la madre solo perché le piace secondo la libido, ma perché imita il padre.

APPUNTI FILOSFIA MORALE 26/2/13 Gerard correggerà Freud su alcuni punti fondamentali della sua teoria. Secondo Freud nel complesso di Edipo il padre è fonte sia di amore positivo che di odio visto il desiderio provato verso la madre. Ciò porta ad un vero è proprio garbuglio psicologico che conduce a delle modificazioni in ogni essere umano. Delle modificazioni che si intensificheranno poi quando l'amore verso nostra madre, la nostra libido, si sposta verso nuove donne, richiedendo per altro, uno sforzo psichico non indifferente, con il conseguente prezzo da pagare dell'ansia di doversi dividere dal porto sicuro. Se poi la turbe è troppo forte, cioè non si risolve ruolo ambivalente del padre, il trauma che si forma permane nell'inconscio (atemporale), per poi intensificarsi col tempo. Esso non cicatrizza. Quello che risulta da tale teoria sono 3 punti. – La natura sessuale primigenia del bimbo. – Il ruolo principale assunto dal padre e dalla madre. – L'inconscio che si presenta come una scatole atemporale in cui vengono contenuti tutti i traumi. Gerard rimarrà molto perplesso da tale teoria poiché secondo lui non è del tutto vero che siamo dominati per tutta la vita dalla figura materna e paterna (bisogna ricordare che Freud era ossessionato dal padre). Se quindi secondo Freud la invidia, la gelosia e l'impotenza vengono rinfocolate perché si hanno degli scontri con degli avatar del padre, secondo Gerard tali sentimenti negativi vengono rafforzati perché ogni giorno noi andiamo a sbattere sempre con dei mediatori diversi e non perché inconsciamente ritorniamo bambini. Lo scontro col padre è solo uno dei tanti che avremmo nella vita, e per questo non deve essere privilegiato. Il confronto con l'altro diventa quindi la maggior causa di patologia presente. In totale se Freud riduce Gerard espande (teoria del primo venuto). Freud = Figlio---Desiderio libidico verso la Madre---Ostacolo del Padre. Gerard = Sogg. (Figlio)---Desiderio che non deve essere necessariamente libidico verso qualcosa detenuto dal padre o da chiunque altro (es. posizione)---Ostacolo del mediatore. Gerard si evolve, mantenendo sempre una sorta di conservatorismo, poiché con la famiglia patriarcale tali complessi non si sarebbero potuti creare. Continuiamo ad analizzare la traduzione del desiderio edipico in desiderio mimetico. Come già detto Freud aveva teorizzato il complesso di Edipo ma poi nella “Psicologia delle masse”, Freud anticiperà Gerard dicendo che il bimbo non vuole la madre ma vuole essere il padre. Ritratta Edipo per poi subito correggersi visto che accettando l'intuizione mimetica deve abbandonare l'intuizione edipica. L'una esclude l'altra. Freud preferiva la sessualità edipica perché, secondo Gerard, cercava lo scandalo. Gerard invertirà il segno dell'odio. Se in Edipo il bimbo iniziava ad odiare il padre, visto come ostacolo, in Gerard il bimbo non ha una reale percezione che imitando qualcuno il modello possa sentirsi minacciato. Chi si sente quindi minacciato dall'arrivo di un

figlio? Il padre vede il piccolo come un intruso e per questo lo tiene a distanza dall'amore della madre e il figlio per contrappasso imitandolo vuole la madre, diventata oggetto di intensificato desiderio del padre, creando così un rapporto di rivalità. Altri esempi si possono ritrovare nei riti di iniziazione. L'odio in questo caso nasce dalla minaccia sentita dall'adulto. La paura che il posto mi venga rubato, che il giovane si appropri di me, diventi identico a me fa si che il mio mimetismo si attivi. Tale teoria si dimostrerà migliore di quella di Freud che aveva dovuto creare più principi ad hoc per spiegare tali avvenimenti. La schizofrenia studiata da Bateson ne è esempio. L'antropologo scoprirà per via empirica (sperimentale) che la schizofrenia era generata dagli imperativi contraddittori che una madre imprimeva sul figlio. La madre con comportamenti bipolari andava allora ad incidere sull'inconscio del figlio formando così un Double-Bind (in totale si riduceva a compiere un determinato comportamento dapprima proibito al figlio) già presente nella sentinella kafkiana che indicava una porta non permettendo al protagonista di oltrepassarla. Altro esempio si può trovare nella Genesi ove il Dio sacrificale (rappresentante di quel padre geloso mostrato da Gerard) accennava all'albero del peccato impedendo ad Adamo di poterne usufruire. Il Double-Bind quindi in totale è un messaggio contraddittorio in cui il mediatore espleta la sua volontà di essere imitato non permettendo comunque al soggetto di compiere l'imitazione. Proprio per questo l'infante può incorrere in patologie mimetiche. Secondo Freud la componente bisessuale era insita in ogni uomo, mentre per Gerard la sessualità era irrilevante. Il desiderio mimetico (ricorda il film Zelig) non dipende esclusivamente da essa ma bensì dal Prestigio. Gli sguardi della società diventano il criterio per eccellenza. Il desiderio mimetico quindi si manifesta quando è la società a farlo manifestare. Per esempio l'anziano che osserva delle ragazze spontanee sente crescere in sé un Desiderio mimetico violentissimo dovuto alla consapevolezza di voler imitare tal comportamento e alla comprensione immediatamente successiva di non poterlo fare. Altra manifestazione del mimetismo può essere ritrovato nel narcisismo. Il ragionamento “Se molti mi guardano con desiderio allora IO mi potrei guarderei con desiderio” calza a pennello col desiderio mimetico sopracitato, portandoci in una spirale di doppio mimetismo patologico. Il Narcisismo non può portare alla felicità poiché fare dei regali a se stessi è inutile. Al narcisista basta che qualcuno lo ami per essere felice, ma se ciò non accade le conseguenze potrebbero essere drastiche. Il discorso è identico per il disprezzo. “Se io imito qualcuno che disprezzo qualcun altro allora sarò portato a disprezzarlo per mimetismo” (esempio antisemitismo). Per l'omosessualità Gerard esprimerà la sua posizione basata sul fatto che tale fenomeno fosse in realtà basato solo sulla psiche, in contrasto con Freud che implicava anche una questione corporale.

IL MASOCHISMO E IL SADISMO Quando si inizia a scoprire che si riesce ad ottenere tutto quello che si vuole e che quindi i mediatori che si frapponevano fra il me e l'oggetto non erano forti quanto si pensava, al soggetto può cominciare a venire l'idea che l'unico oggetto che valga la pena essere posseduto è quell'oggetto che non può essere in alcun modo raggiunto, detenuto da un mediatore terribile che me ne può impedire il raggiungimento. Così avviene la nascita del fenomeno espresso da Freud come masochismo. Se poi inoltre io stesso penso di essere tale terrificante mediatore allora si diventa sadici. Il soggetto si permette di negare agli altri ciò che egli si è negato. Il mediatore forte diventa quindi il legante fra il masochista e il sadico che in realtà, essendo entrambi troppo occupati in una ricerca assurda, sono il prodotto della stessa noia esistenziale (già predicata da Sartre). Naturalmente il meccanismo della noia che porta poi a tali gravi malattie è la risultante di una mediazione interna.

Ma quindi il masochismo è una ricerca della sofferenza in sé oppure è una ricerca del piacere finita male? Il masochismo primario secondo Gerard (in accordo con il primo Freud) non esiste. Ognuno cerca piacere, ma può farlo nei luoghi sbagliati. Per esempio la ricerca dell'uomo simile al padre può portare alla delusione per la donna. Tutto ciò è in netta opposizione con il secondo Freud che teorizzerà la pulsione di morte nella quale si esplica il bisogno dell'uomo di cercare il masochismo primariamente.

APPUNTI FILOSOFIA MORALE 28/2/13 THANATOS, SPERANZA E VITTORIA La posizione Gerard come sopracitato era in accordo con il primo Freud. Non esiste il famigerato Thanatos. La verità sull'eterno marito risiede nel semplice fatto che egli non cercava di farsi del male, ma bensì essendo orgoglioso, cercava un trionfo, trionfo che poteva ottenere solo imitando il mediatore che più lo aveva sconfitta nel concorrere nell'amore della moglie. La speranza di superarlo diventa la giustificazione delle sue azioni. Simile è la situazione del giocatore di carte che quando inizia a perdere al posto di abbandonare la partita rilancia nella Speranza di poter ottenere la Vittoria Totale. Lo stesso Dostoevskij era dipendente dal gioco è forse fu proprio questo uno dei motivi che lo porterà a dipingere un'umanità cruda, violenta e sopratutto piena del peggior veleno: la Speranza. Napoleone è il soggetto vivente che si dimostrò l'eccezione alla regola. Egli cercava tutto e fu così fortunato ad ottenerlo per un periodo di tempo nonostante tutte le possibilità fossero a suo sfavore. Quindi se secondo Freud (il cui desiderio di fondo, bisogna ricordare, era quello di scandalizzare i critici del tempo) il soggetto, che potrà essere l'eterno marito, l'incallito giocatore oppure il Napoleone conquistatore, cercava la sofferenza per Gerard tale protagonista cercava la StraVittoria, offuscato dal noto desiderio mimetico. Per il desiderio amoroso l'indifferenza diventa il principio e la regola per vincere nel conflitto amoroso. Colui che ignora è colui che dà il più grande spettacolo di se stesso, poiché crea il desiderio mimetico a cui praticamente nessuno è immune. Comunque permane un problema. Tale strada è a breve termine. I personaggi disincantati (famosi nel 900) e apatici, che ostentano l'indifferenza, diventano dediti a passioni ben più oscure, come l'alcol, la droga e il gioco. Tale finzione diventa uno stile di vita, in cui si diventa Avidi, trasformandosi lentamente in impotenti non solo sull'aspetto sociologico, ma anche su quello fisiologico e naturalmente amoroso. Gerard nei rapporti fra 2 persone implica la presa delle parti dell'altro. Di certo non è facile uscire da questi 2 ruoli (indifferente/amante disperato), ma c'è la necessità di invertire tali 2 parti (come nel sogno di mezza - estate dove i protagonisti scambiandosi continuamente di ruolo salvano il loro rapporto), al contrario dei personaggi sbandati già ampiamente descritti, capaci solo di creare deserti amorosi.

USCITA DAL DESIDERIO MIMETICO Per parlare dell'uscita dal desiderio mimetico bisogna dapprima parlare del giovane Gerard. Nel 1959 da ateo si riconvertirà al cristianesimo. Proprio per questo menzogna romantica e verità romanzesca dovrà essere letta in chiave cristiana. Egli teorizzerà infatti la conversione romanzesca per un motivo ben preciso. Lo stesso Dostoevskij finirà il più delle sue opere con passi evangelici, esattamente come Proust. Come mai? Che tipo di conversione si augurano tali autori? Tali domande portarono il giovane Gerard all'evoluzione del pensiero. Il desiderio mimetico in sé è insuperabile, ma può essere volto verso modelli non conflittuali. Gesù nel vangelo ci invita proprio ad imitarlo. Gerard quindi per risolvere il problema mimetico, quasi seguendo la legge proporzionale secondo la quale la mediazione è interna, più è vicina, più l'odio si espande feroce, farà in modo di allontanare il mediatore dal soggetto in modo tale da rendere il rapporto terzietà normalmente creato in un Rapporto Trascendente. L'invito augurato da Gesù, di imitare lui e quindi di imitare il Padre, ci permette di liberarci di quel rapporto di immanenza orizzontale che altro crea che odio, per entrare in un rapporto di quieta trascendenza verticale. Il rapporto orizzontale non faceva altro che rendere trascendente l'uomo, sbagliando così l'approccio di imitazione da utilizzare. Il suggerimento quindi che si ricava in toto risiede nel fatto che il protagonista non smette di imitare, ma imita un modello così alto con cui non ha alcuna possibilità di creare conflittualità. Il mediatore diventa Dio e non più un idolo che eleggiamo tale. Conversione Romanzesca = Rivelazione per quale Io smetto di considerare gli altri come mediatori, ponendomi uguali a loro, ne al di sopra (sadismo) ne sottomettendomi (masochismo), volgendo tale rapporto a trascendenza verticale verso il Dio (cristiano!) e comprendendo di conseguenza quel desiderio mimetico che così è parte della mia natura e anche parte della natura di tutti gli altri. Alla fine per Gerard siamo tutti poveri peccatori. Ritornando al discorso del Dio a cui rivolgere il rapporto trascendente, bisogna notare la presenza di almeno due divinità nel testamento. Il Dio distruttore (apocalisse, che non vuole il bene di Adamo ponendolo nelle condizioni di desiderare l'albero) e il Dio che fa sorgere il sole sui buoni e sui giusti (scontro Lutero / Erasmo), il Dio che non bada a quel che facciamo, il Dio non giudice per il quale tutti noi siamo uguali.

LA MORTE DELLA AMBIZIONE (COLLEGA AL TRAMONTO DI NIETSCHE) L'uomo è orgoglioso e violento, cosa può insegnarli la mansuetudine? Tramite le sconfitte che noi subiamo l'uccisione dell'ambizione avviene in 2 modi: – Disperazione, dove non uccidiamo l'ambizione, ma bensì distruggiamo la speranza di averla. – Comprensione, dove comprendiamo l'entità essere umano, dove capiamo che il bene e il male sono presenti in ognuno di noi, dove va a cadere quella suddivisione manichea così cara ai romantici, solo allora noi siamo capaci di

comprendere che le differenze che ci dividono sono insignificanti, permettendoci di lasciar andare l'ambizione in modo tale da raggiungere la pace (che non è quella auspicata dal Nirvana). Il mercante di Venezia viene riletto quindi non in chiave antisemita ma come opera letteraria che comprende la somiglianza fra l'ebreo e il cristiano. Prospettando il Desiderio Mimetico in tutti Gerard fa un passo rivoluzionario esprimendo l'ipotesi che gli scontri nascono quando due esseri identici si reputano differenti. Qui si spiega la frase già scritta, che Dio faccia sorgere il sole sui buoni e sui giusti, visto che tutti noi siamo uguali, giusti e ingiusti inclusi. La falsa diversità è la madre della rivalità. Dopotutto chi mi fa più arrabbiare di chi imita ma si reputa differente da me?

L'INFERNO Ciascuno si crede solo all'Inferno. Ed è proprio questo l'inferno: credere che tutti gli altri vivano felici. La vita è costituita da molti aspetti, si può pensare tranquillamente che qualcuno abbia qualcosa in più di più rispetto a me, ma già questo è illusione poiché implica una diversità fra me è l'altro. Il gioco del confronto con gli altri e un confronto a rapporto zero. (Fuori tema = Hobbes = non andar mai via per primi dalle riunioni poiché proprio da lì nascono le critiche peggiori) La conversione romanzesca e quindi il modello di Dio, si presentano solo dopo esperienze estremamente forti oppure in punto di morte. Se il seme muore produrrà molto frutto. In totale la conversione mimetica avverrà solo tramite dure sconfitte, situazioni estreme, deve essere un'esperienza avuta dopo un profondo disagio in cui tutti gli altri mediatori vanno a cadere. Solo così posso acquisire una lucidità del tutto nuova. Chi si converte all'ultimo dopotutto avrà il regno dei cieli.

LA COMPONENTE CRISTIANA E IL CONFRONTO “EMPIRICO” DEL MIMETISMO La componente cristiana è qua e là immessa nella “Menzogna Romantica e Verità Romanzesca” per poi scomparire completamente nelle opere successive. Ciò è da additarsi al fatto al fatto che Gerard si interesserà a tutt'altro nelle opere successive. L'autore si interesserà a “trovare delle basi empiriche” alla sua teorie mimetica. Così come Freud aveva i suoi pazienti Gerard aveva bisogno di una teoria più ampia, più particolareggiata per dimostrare le sue verità. Infatti nel penultimo capitolo della opera “Menzogna Romantica e Verità Romanzesca” Gerard confronterà la sua dottrina con tutte le altre antropologie. A questo punto Gerard aveva 2 scelte: – O diventare antropologo il cui scopo, come gli altri, era quello di occuparsi “canonicamente” delle scienze umane del 900 – Oppure di fare una giravolta all'indietro di ben 4000 anni ricercando la verità dell'uomo nei miti. Tale percorso imprevedibile per la ricerca della reale natura umana, porterà all'ampliamento del desiderio mimetico a tutti i livelli. L'odio sarà messo in primo piano, portando ad una focalizzazione sulla componente aggressiva umana. Tale ampliamento porterà tale teoria dalla “limitatezza” della Menzogna Romantica agli orizzonti dell'inclusione di tutti esseri viventi dotato di intelletto. L'ambizione di tale autore è sfrenata. Non è da tutti applicare la sua teoria al campo Universale. Gerard è

un cattolico particolare, anti – antropocentrico, in cui il mimetismo umano è prosecuzione del mimetismo animali (quasi eresia). Poteva tranquillamente permettersi di applicare la sua “rivelazione” ad un solo campo ma così non sarebbe mai riuscito a trovare la chiave naturale a cui aspirava (seguendo il modello di chi?).

I 3 AUTORI Tale immensa opera fu mutuata da 3 autori – mediatori: – Durkheim (ateo) = autore di importanza straordinaria ma poco conosciuto. Gerard ne prenderà 2 idee. 1) L'uomo inteso isolatamente non esiste, semplicemente non è. L'uomo è sempre in un contesto sociale. Tutti fin dalla nascita siamo inseriti, volenti o nolenti in una società. Per spiegare l'uomo bisogna parlare dei suoi rapporti con gli altri. L'uomo pre - sociale altri non è che finzione filosofica. 2) Il funzionalismo (riguardo alla religione). Gli uomini hanno conosciuto milioni di religioni diverse, e anche se non sono state durature non sono conosciuti popoli senza religione. Anche se tutte le religioni si sono dimostrate false, si sono comunque dimostrate indispensabili per le diverse culture con cui si sono confrontate. Quindi anche se le religioni non sono vere per i loro contenuti esse servono per uno scopo. La loro funzione è essenziale, oppure inevitabile? – Freud = autore visto come alleato nella scrittura di “Totem e Tabù” (mito rappresentante della vita umana), e con occhio critico nell'ambito psicanalitico (“Il Complesso di Edipo”). – Darwin = Postulerà alcuni concetti anti-religiosi: 1) La continuità fra mondo animale e mondo umano (altro non sono che il mio gatto). 2) L'esistenza umana è continuamente a rischio di estinzione. Le culture che abbiamo costruito sono quindi strumenti necessari per la nostra sopravvivenza. Se quindi possiamo ritrovare delle istituzioni costanti, possiamo supporre che tali istituzioni (come la religione, paradossale detto da un ateo) abbiano avuto funzioni utili per la sopravvivenza del genere umano.

APPUNTI FILOSOFIA MORALE 4/3/13 4000 ANNI Perché Gerard compì un ritorno a 4000 anni fa? Perché compi così pochi giudizi sulla contemporaneità, riservando ad essi solo brevi episodi? Perché solo nei miti si può vedere come la società si è costituita, seguendo quel desiderio mimetico così tanto predicato da Gerard. L'autore aveva bisogno del caso clinico per eccellenza, l'uomo agli albori della civiltà, l'uomo del mito. In Shakespeare, il genio esce fuori perché i personaggi delle sue opere provano a mascherare ciò che per lo spettatore è chiaro: che ognuno imita l'altro. Il desiderio mimetico è sicuramente la cosa più difficile di ammettere di provare. La volontà di imitare l'altro è un'ammissione di colpa quasi inammissibile, una ferita all'orgoglio troppo grande per essere coperta. Se nella menzogna romantica l'uomo è singolo, nella rivelazione diventa doppio.

FALSE DIFFERENZE E CAPRO ESPIATORIO A cosa serve il narcisismo delle piccole differenze? AUMENTA LA COESIONE. Come può un piccolo gruppo (per esempio un villaggio) a rimanere unito? Semplicemente si costruiscono in terzo estraneo, un nemico comune, un villaggio che può distare appena 5 km ma che il capro espiatorio per far confluire l'aggressività repressa. Il terzo ha una Funzione Emotiva catartica, che purifica le emozioni negative. Le piccole differenze creano meccanismi necessari e inconsapevoli capaci di solidificare il gruppo. Il narcisismo delle piccole differenze è uno schema normale dell'umanità. Non ci può essere una vera umanità fra gli uomini, se non esiste uno straniero capace di sopportare le azioni violente della coesione del gruppo (Gesù). Sofocle aveva già specificato il significato di pace per l'uomo. La pace era il raggiungimento di uno stato in cui le dispute interne alle città cessavano a favore di un odio comune. Un odio che permetta che il sangue non scorra fra i concittadini. Burkert = Homo Ecans, l'uomo è assassino. Tale storico darà una nuova luce sullo studio dei rituali, dando primaria importanza alla caccia collettiva. La caccia collettiva infatti diventa il rito massimo per lo sfogo dell'aggressività umana, con il maggior rilascio adrenalinico presente fra tutte le attività primitive dell'uomo. Naturalmente alla capacità di rilasciare impulsi violenti, deve presentarsi l'abilità di rientrare in uno stato di quiete, per la protezione della propria famiglia e villaggio. La sindrome del reduce provocata dal ritorno dalla guerra per il soldato risulta avere uno stato similare ai cacciatori dei tempi antichi, che non riuscendo a rielaborare la loro violenza, la scatenavano sulla loro comunità. La difficoltà di mutare il nostro stato d'animo porta sempre più spesso ad innominabili tragedie. Eracle ne diventa l'esempio per antonomasia, diventando pazzo dopo aver effettuato

le 12 grandi fatiche, arrivando ad uccidere non solo il tiranno che mirava al suo potere, ma anche i suoi concittadini e la sua stessa famiglia gettandola nel fuoco per purificarsi dal violenza in cui era degenerato. Tali meccanismi rischiosi hanno sempre bisogno che la violenza venga canalizzata su uno sfogo. Uno sfogo che può avere anche minime differenze, ma che per questo potrà adempiere alla parte di vittima sacrificale per il purificarsi della violenza insita dell'uomo. Lo stesso Gerard si chiederà il come fosse possibile, nonostante tutta la violenza che è l'uomo, che noi potessimo ancora vivere indisturbati, senza aver causato la nostra autodistruzione migliaia di anni fa. In teoria esistono casi del genere. Nel 20° secolo una piccola comunità di persone, una tribù composta da poche centinaia di persone, dopo aver ricevuto il decreto dello stato brasiliano per la fine di ogni conflittualità, rivolse verso se stessa la violenza insita portandone alla estinzione nel giro di pochi anni. La domanda posta da Gerard rimane una solo “Chissà quante volte è successo a un piccolo gruppo di odiarsi così tanto da scomparire”

IMPEDIMENTI Cosa impedisce agli uomini di azzannarsi l'un l'altro? Già nel mondo animale la soluzione è stata trovata seguendo dei modelli gerarchici di comportamento, ma visto il continuo livellamento operato dalla democrazia, ci possiamo rendere conto quanto sia inattuabile tale risposta nella civiltà umana. Che il desiderio mimetico ci inglobi, è un dato di fatto, ma la domanda sul come liberarsi da un eterno stato di conflittualità permane. Tale problema non deve avere una risposta teorica, ma pratica, poiché la violenza è puro desiderio mimetico incarnato nell'uomo. Com'è possibile l'evitarsi dell'apocalisse di Raskolnikov? Come è possibile incanalare il desiderio mimetico per far sì che non porti alla follia il genere umano? Bisogna prima di tutto avere una duttilità psicologica di base non indifferente. Poi in secondo luogo abbiamo bisogno, in quanto è nella nostra natura terribilmente antropologica, di uno sfogo, che può essere un oggetto, oppure un estraneo differente da noi in minima parte. La totalità di questo discorso ci può far osservare il perché Gerard sia tornato indietro di 4000 anni. Perché voleva vedere il come tutto questo meccanismo fosse accaduto la prima volta. Voleva vedere il come, nonostante il desiderio mimetico, l'uomo abbia abbia potuto coesistere con altri della sua specie. Hobbes = L'uomo, data la sua natura, non vive in un perenne stato di guerra, perché elegge, un altro uomo, sovrano della violenza. Gerard osserverà che quando gli uomini raggiungono il massimo grado di parossismo violento, possono a quel punto di crisi immane redirigere un patto sociale, una tregua

CAPRO ESPIATORIO Come ho sopracitato, il capro espiatorio, fu per ordine di importanza, la seconda dottrina per Gerard, maturata solo dallo studio delle antropologie precedenti (anni 20,30,40,60). Il punto iniziale di tale dottrina sarà Edipo, nella sua versione data dalla tragedia dell'Ediporé di Sofocle con il suo confronto col mito. Gerard ci proporrà una sbalorditiva lettura dell'Ediporé di Sofocle, che nonostante sia esempio maggioritario dell'eroe romantico che diventa romanzesco scendendo dal suo piedistallo, estraendone pure la teoria del capro espiatorio. Per osservare tale seconda dottrina dobbiamo premettere che Sofocle in quanto tragediografo non poteva in alcun modo stravolgere la trama del mito a cui si riferiva per scrivere la sua opera. Il massimo che poteva fare era cambiare qualche piccolo particolare.

EDIPO Edipo come personaggio ha una straordinaria lucidità che dimostra sopratutto mentre per esempio risolve gli enigmi della sfinge, oppure mentre cerca in tutti i modi possibili il colpevole della morte di Re Laio. Ma tale lucidità non saprà dimostrarla verso se stesso, non capendo da subito che è lui il “colpevole”. Solo alla fine ritroverà la “lucidità” accecandosi. Il mito di Edipo ha qualcosa che non torna. Prima di tutto, Edipo non fa un cammino interiore per il quale scopre di essere lui il colpevole. Egli scoprirà da un esterno di essere il l'omicida. Nell'ediporè, il protagonista principale non è affatto quindi il miglior esempio della trasformazione da romantico a romanziere. Il percorso analitico a cui è esentato Edipo, permette al mito di portare alla rivelazione tramite la semplice Fatalità. Sembra quasi paradossalmente che il processo di auto comprensione venga sostituito da un processo di auto colpevolizzazione da parte del “Destino”.

ALTRI MITI Tutti i miti ci presentano delle situazioni completamente assurde. – Edipo è stato capace tramite le sue azioni di poter infliggere e poi togliere la peste di Tebe. Com'è che un episodio così assurdo poteva assumere un valore così alto negli antichi? Cosa c'è realmente nascosto sotto il il mito di Edipo? Il capro espiatorio! Tutte le condizioni sono infatti rispettate, fra cui – La presenza di uno straniero che viene dall'esterno, – La presenza di una grave crisi, – La fine della grave crisi con il sacrificio dell'estraneo. Analizzando altri miti stranieri, come ad esempio quello di Milo Machi polinesiano si possono ritrovare le stesse identiche condizioni. Milo Machi arriva da un paese lontano, ed ha una caratteristica al di fuori dal comune. Egli infatti sa suonare il flauto quasi divinamente, allietando in tal modo il popolino. Ad un certo punto la crisi si presenta, portando alla scoperta che la melodia di Milo Machi porta alla morte della comunità poiché avvelena i pesci. I parenti dei morti brucieranno Milo Machi (link con Totem e

Tabù di Freud), per poi renderlo un portafortuna (gli stessi rami della pianta lo bruceranno diverranno flauti paradossalmente in suo onore) dopo la sua orribile morte. Il rapporto che si forma fra il Popolo, lo straniero e la crisi è inequivocabile. Il popolo, dapprima benevolo, inizia ad odiare lo sconosciuto al comparire della crisi, dandogli subito la colpa, solo per ritornare ad amarlo solo dopo l'espiazione per “il danno da LUI compiuto”. Lo stesso Edipo diverrà un potentissimo talismano, dopo tutto quello che gli era avvenuta, solo dopo la sua morte. Emerge quindi un comportamento FUNZIONALISTICO dell'uomo, capace di trovare sempre un qualcuno da incolpare per le disgrazie ricevute. Un altro mito da esempio si può ritrovare nella raccolta operata dal famoso Lévi Strauss, nel quale sei dei simili agli uomini fuoriuscivano da mare. Tali dei indiani avevano una particolarità ; avendo uno sguardo troppo forte, potevano facilmente uccidere un altro essere, solo guardandolo. Uno di questi dei, togliendosi inavvertitamente la benda portò alla disgrazia più totale, togliendo la vita a buona parte della comunità. Proprio per questo gli altri 5 Dei (che diventeranno poi gli antenati delle 5 tribù principali indiane) costrinsero l'essere al ritorna all'oceano (annegamento finale per espiare la colpa). Tale rappresentazione del capro espiatorio ne è la forma più pura poiché il soggetto ha il MALOCCHIO. L'accusa mitica per eccellenza si ritrae nella forma più brutale, distruggendo uomini, che incapaci di capacitarsi della disgrazia avvenuta costringono l'estraneo al mare. Solo poi, a martirio avvenuto, il resto degli dei può integrarsi appieno con la tribù ed generare prole. La società per funzionare ha bisogno di risposte, è anche la morte di vecchiaia esigeva tributo da pagare. Il carattere fortemente antropico dell'uomo, lo porta ad incolpare l'altro che presentava dei SEGNI VITTIMALI che permettevano al soggetto di essere additato più degli altri per una determinata CATASTROFE. 1° Segno = L'essere straniero 2° Segno = Caratteristica fuori dall'ordinario, sia positiva che negativa. 3° Segno = Posizione sociale al di sopra o al di sotto del popolino. L'Edipo rientra pienamente in questi segni sacrificali, poiché è uno straniero, un re, è incredibilmente lucido. Egli quindi diventa la vittima perfetta per diventare la colpa della peste. Il dubbio che Sofocle ci impone all'orecchio rimane quello della reale colpa di Edipo. Il mito ci presenta una fatalità inevitabile, ma il tragediografo rimane sul vago, mette nella sua opera continue insinuazioni. Edipo quindi diventa, secondo Gerard, non l'omicida di Laio e l'incestuoso che ha sposato la madre Giocasta, ma diventa il Capro Espiatorio perfetto con cui la città può espiarsi. Magari la storia non si presenta come differente da quella del mito, ma la cosa è più sottile. Davanti al mito Edipo è colpevole contro la verità assoluta di Tiresia, ma magari egli era solo uno sconfitto in uno scontro di potere, additato poi dai concittadini come perdente, per finire lui stesso a credere alla sua colpevolezza.

FILOSOFIA MORALE 5/3/13 CAPRIO ESPIATORIO E PSICOLOGIA INDIVIDUALE Il capro espiatorio deriva da un desiderio mimetico violento. Seguendo poi il filo dei pensieri si può arrivare alla spiegazione della psicologia interdivuale tramite tale prima teoria. L'uomo quindi è il costrutto delle relazione casuali e non, insito in una società. Una società che non è una somma ma bensì qualcosa di precostituito. L'uomo ne diventa il centro, essendo in continuo equilibrio fra più forze. Il cogito Cartesiano diventa quindi una menzogna delle più eretiche, poiché noi non siamo singola materia pensante che arriva all'intuizione di sé tramite evidenza, MA SIAMO IL NOSTRO RAPPORTO CON GLI ALTRI. Per Gerad quello che si deve analizzare è la nascita della civiltà e non dell'uomo, suo prodotto e creatore. L'uomo è uomo in senso tale, solo se ha una civiltà o società come fondamento.

IL MITO DI EDIPO RIVISTO

Gerard, come già detto si appassionerà agli antichi miti, per osservare la nascita della civiltà umana. Egli noterà, come detto, che nell'Ediporè di Sofocle, sono presenti alcune contraddizioni capaci di farci modificare la visione di tale mito. Il primo punto enigmatico è la presenza di Sticomitia, dove due personaggi in dibattito molto acceso (es. litigio) dicono e si comportano nella stessa identica maniera, divenendo così indistinguibili. Tali dialoghi, in cui il desiderio mimetico si fa più forte, si possono ritrovare fra: – Edipo e Tiresia – Edipo e Creonte Quindi se in teoria, essendo un veggente, Tiresia dovrebbe avere sempre ragione, nel dialogo con Edipo, ci sembra indistinguibile dal suo interlocutore. Si forma così una doppia mediazione, secondo la quale Tiresia ed Edipo iniziano ad assomigliarsi, che ci fa sorgere il dubbio sulla veridicità delle affermazioni del vecchio oracolo. Il manicheismo della verità assoluta di Tiresia e del torto di Edipo vengono messo in discussione. Il secondo punto si basa sulla presenza di INCONGRUENZE LOGICHE. Vi sono infatto indizi che non tornano. Naturalmente si potrebbe dare la colpa di questo ai copisti, ma gli errori sono così ripetuti che per forza ci deve essere una spiegazione da parte di

Sofocle. Il tragediografo parla quindi a 2 toni: – Il tono popolare secondo il quale l'opera è rappresentazione del mito. – Il tono più alto, secondo il quale Sofocle rivede l'opera, e ne dissemina di indizi lo spettacolo, per farla carpire ai più colti. Edipo diventa quindi IL MIASMA, IL VIRUS di Tebe, nonostante forse egli non sia il vero colpevole della morte di Laio. Laio infatti morì poiché ucciso, secondo l'unico sopravvissuto che altri non è colui che diede Edipo a Corinto, da una banda di briganti. E tale suggerimento alla fine della tragedia sarà “misteriosamente dimenticato”. Edipo per cercare di proteggere se stesso, e la sua città dal miasma creato, cercherà tale sopravvissuto per poi rivolgersi a quel veggente che aveva provato a farlo ammazzare quando era infante. Sarà proprio Tiresia a dargli la sgradita notizia di essere lui il miasma, ma se nella visione normale avremmo dato naturalmente ragione a Tiresia, nella visione Gerardiana mettiamo in dubbio la chiarezza dei giudizi dell'indovino, che ricordiamo, quando era morto Laio e quando era arrivato in città Edipo, NON AVEVA DETTO NULLA. Tiresia, il veggente, colui che mise in guardi la città di Tebe, altri non è che un imbroglione, trovatosi a suo malgrado in uno scontro di potere, in cui in palio vi era la vita. A questo punto si potrebbe pensare ad una possibile reazione di difesa, ed imitando Edipo per desiderio mimetico, il vecchio gli dirà, dopo l'accusa insensata di essere lui il colpevole della morte del re da parte del protagonista , che in totale l'omicida ce l'ha proprio davanti agli occhi.

"TU MI HAI INSEGNATO LA RISPOSTA". TU SEI IL COLPEVOLE!. Chi è alla fine Tiresia? È un furbo, un uomo messo all'angolo da un re, che sfrutta la situazione favorevole per acquisire prestigio, un disonesto che non ha alcun potere divinatorio e che non sapeva chi era realmente il colpevole per la morte del Re. Sfruttando poi la situazione, Tiresia, sarà inoltre capace di incolpare dell'incesto Edipo, che ricordiamo altro non compie che una reazione di difesa contro chi aveva provato a toglierli la vita in tenera età. Edipo a quel punto diventerà paranoico credendo che lo stesso Creonte abbia organizzato il tutto seguendo un diabolico piano per diventare il nuovo re di Tebe. La fatalità, il destino (a cui Sofocle non credeva) daranno a Edipo la macchia, anche se forse, solamente il consenso del popolino incolperà per davvero Edipo. La percossa finale sarà dato dal dubbio di Edipo, scaturito dal fatto di aver ucciso un vecchio, COMUNQUE DA SOLO, sul un crocevia. La stessa Giocasta esporrà il suo scetticismo sull'arte divinatoria di Tiresia, giudizio comunque non ascoltato dal nostro sfortunato eroe.

COLPA FINALE, AUTOCONVINCIMENTO E CORINTO Sarà con il messaggero di Corinto, che le ultime convinzioni di Edipo cadranno. Poligo, il re, è morto. Proprio per questo Edipo dovrà tornare a Corinto assumendo ai suoi doveri. Edipo, ancora conscio della profezia, mostrerà la sua reticenza al ritorno, nonostante, tramite abile ragionamento, e forse non seguendo la verità, il messaggero, volenteroso di vantaggi alla sua posizione, gli esporrà l'ultimo pezzo mancante alla visione del protagonista. Gli dirà che egli non è il figlio del regnate di Corinto, ma che bensì è stato portato da un pastore da Tebe. A questo punto il gioco è fatto, Edipo, come nei processi totalitari si auto - convince del suo peccato. Egli diventerà il paria, che solo dopo essersi cavato gli occhi, riuscirà a rientrare in una visione positiva. Sofocle quindi cosa opera in tutto questo? Una traslazione della colpa, che non è più di Edipo, ma del popolo che credendo ciecamente alla visione in cui più si identificava, condanno senza esitazione il salvatore di Tebe. Tiresia, in Sofocle, è il ciarlatano che riesce a vincere uno scontro di potere utilizzando l'accusa più dura presente a quei tempi: L'INCESTO. Naturalmente tale discorso può essere operato pure in altre tragedie greche. Se, ad esempio, potessimo pensare in tale maniera Gerardiana il mito di un Dio che si scontra contro un uomo, potremmo vedere il come un altro uomo, sia riuscito a convincere il resto del coro della sua supremazia, della sua divinità, portando di conseguenza alla morte dello sconfitto. Il vero dio non è Zeus ma colui che ha convinto il resto degli uomini a crederlo, sconfiggendone un altro, che martirizzandosi lo fa paradossalmente ascendere. QUINDI COSA SONO I MITI ANTICHI SE NON FATTI DI CRONACA NERA, RACCONTATI DALLA VISIONE DEI COLPEVOLI? Se non la storia di un capro espiatorio che non ha saputo difendersi dalla visione del più forte e in ultimo luogo da se stesso?

TOTEM E Tabù

Una visione del genere può essere ritrovata in Freud, dove abbiamo un eroe al centro di un coro. L'eroe è l'unico che soffre realmente, mentre il coro in cerchio (come un branco) prova consolarlo o a compiangerlo. Ma se si pensa che questo è lo sviluppo di una situazione precedente, provocata dallo stesso coro, si rientra a piene mani nello stesso punto cruciale individuato da Gerard. Il coro quindi diventa ipocrita consolatore e fautore delle false colpe, per cui si colpevolizza, dell'eroe. Quindi cos'è il coro se non la controparte degli spettatori?

FILOSOFIA MORALE 6/3/13 DEIMITIZZAZIONE Sofocle tramite Edipo compirà una vera e propria deimitizzazione del mito, in modo tale da distruggere quella credenza conformista del mito legata alla menzogna del coro. Sofocle diventerà quindi il precursore ateo, che incredulo nei confronti del mito, lo porrà nella sua vera forma: un fatto di cronaca nera ANTICA. Quindi Edipo aveva davvero torto? O era solo uno sfortunato perdente? La caratteristica sofocliana di mettere da parte la fede cieca verso il mito per porre delle insinuazioni capace di farne emergere la vera oscura forma, diventerà parte fondamentale per la tragedia greca.

CAPRO ESPIATORIO Trados = Capro Il senso profondo della tragedia greca diventa quindi un inno al capro espiatorio. L'unico scopo diventa allora quello di svelare parzialmente la vittimizzazione dell'innocente sempre in forma sommessa. Perché allora non ribaltare completamente l'opera? Poiché senza la punizione finale del “colpevole” la catarsi nello spettacolo non può essere raggiunta. L'uomo va a teatro solo perché deve avere la sensazione che il criminale venga punito dal destino, dagli dei, o da qualche forza non controllabile che pone negli spettatori la sicurezza. Tale soddisfazione della platea può anche essere raggiunta non solo tramite dalla colpa espiata ma pure tramite la commedia, con la quale grazie alla Risata Aggressiva, ci sentiamo superiori, estranei alle vicende. I due livelli di Edipo : – Colpevole secondo mito – Innocente secondo tragediografo se fossero stati concepiti entrambi, non avrebbero di sicuro lasciato quel senso di fiducia nello spettatore ma solo un coacervo di emozioni confuse e irritanti.

TOTEM E Tabù Tale opera scritta da Freud, affronterà incesti, nascita, etnologia della religione umana e morale, contenendo pure una osservazione (sopracitata) sulla tragedia. Ricordiamo sempre come premessa che Gerard prova un profondo desiderio mimetico verso Freud.

PASTO TOTEMICO

Nel pasto totemico tutti i membri della tribù si cibano di un animale che in tempi normali è assolutamente proibito mangiare. La collettività si ritrova quindi a nutrirsi dell'animale più sacro che ha. Come si spiega tale usanza? Forse, tale rito, deriva da un ricordo di qualcosa. Quel totem e quell'animale, dovevano molto probabilmente centrare con qualche episodio memorabile avvenuto ai progenitore della comunità. Il totem diventa così benedetto e maledetto, un oggetto da cui stare lontani, per poi avvicinarsi nel maggior modo possibile, quasi appropriandosene, nei momenti di riunione. Un esempio potrebbe essere il corpo di cristo, il cui il ricordo eccezionale insito di Gesù permette di poter di rendere l'ostia la consacrata e poi divorata dai credenti nella comunione, nella fusione con il Cristo. Al totem viene quindi rinnovato il patto continuamente, per l'obbligo di purificarsi continuo che ha l'uomo. La stessa situazione quindi si lega alla tragedia, poiché il coro diventa la comunità, mentre l'eroe diventa il totem che deve soffrire per rendere il gruppo purificato. Anche nella disposizione degli attori della tragedia, che comprendeva sempre un coro e un SINGOLO EROE, si poteva notare il come il coro seguisse come un Branco l'eroe ACCERCHIANDOLO (esattamente come farebbe un branco di lupi con la sua preda). Sono tutti uguali, tranne l'uno, il totem, il sacrificio, mentre l'ipocrisia prende atto nel compianto del coro solo ora si può capire che è stato proprio quest'ultimo a far soffrire il protagonista. L'eroe diventa il catalizzatore della rabbia del coro che per espiarsi deve farlo soffrire, a differenza della concezione mitologica, che dava per imputato il destino a tale compito.

L'OMICIDIO DEL PADRE Tesi fondamentale Freudiana = Alla base della cultura umana vi è l'assassinio primordiale di un padre. Contestualizziamo. I primi uomini vivevano in orde, il cui dominio era detenuto da un maschio Alpha. Tale maschio Alpha deteneva il diritto supremo della riproduzione, esigendo per sé tutte le femmine del gruppo. Qualunque altro maschio volesse appropriarsi del diritto alla femmina doveva quindi staccarsi dal gruppo. La ricerca della controparte femminile all'esterno divenne ben presto una situazione insostenibile. L'omicidio del dittatore diventò quindi ben presto la prerogativa del gruppo. Il parricidio conseguente fa provare ai vari “figli” un sentimento ambivalente poiché il padre era il simbolo della protezione, ma anche della loro prigionia. L'omicidio dettato dalla società fa quindi scaturire il primo senso di colpa. Un senso di colpa capace di far provare alla comunità forme illusorie di far rivivere il padre. Si pensa quindi illusoriamente che il padre possa continuare ad esistere rendendolo una sorte di Dio. In totale il padre diventa Dio solo quando è ucciso per essere successivamente riportato in vita nell'alto dei cieli. La natura di Dio diventa ambivalente, da un lato paterna, dall'altro incute timore. Quindi cosa diventano tutti gli dei del pantheon umano? Padri uccisi e fatti rivivere nella mitologia della stessa società che gli fatti fuori. Quindi per dividersi da tale punto di riferimento, i figli, devono “uccidere il padre” per poi divinizzarlo. Quindi chi è l'eroe? È il padre, Edipo che deve soffrire per liberare la civiltà. Poiché il coro deve esonerarsi dalla colpa di aver ucciso il progenitore, la addossa a qualcuno, alla figura che più si ha vicino al padre,l'eroe, per poi ipocritamente compiangerlo. Edipo diventa quindi l'eroe, il capro, liberatore come quello del rituale ebraico, ove il sacerdote imponeva i mali su un essere innocente per poi mandarlo a morire nel deserto. Esattamente come il Pharmakos greco che allevato dalla stessa comunità, o avente speciali caratteristiche (anche essendo orfano) nei periodi di crisi veniva fatto passare per tutti quei luoghi che erano stati maggiormente colpiti dal male, per farglieli assorbire, farli confluire a sé, per poi ucciderlo. Freud, a questo punto, capirà che l'eroe della tragedia altri non è che una vittima che si addossa i sensi di colpa della comunità, intuendo che, solo come dirà poi Gerard, il mito è una menzogna raccontataci dalla parte del CORO.

IL MITO Quindi cos'è un mito? È una storia di violenza e discriminazione raccontata dalla parte di chi dice "abbiamo fatto bene". Freud ci arriverà vicino ma non comprenderà la portata della sua scoperta, e cioè che il mito è cronaca nera fatta da dei carnefici. La posizione poi adottata da Gerard sarà ferrea: Il coro, la comunità che ha bisogno del sangue del singolo per essere saziata, e la reale colpevole. Dopo tale intuizione Gerard "espanderà" la teoria Freudiana (nella quale ricordiamo i figli stufi del padre lo ammazzano per poi mangiarselo e divinizzarlo, rendendo così primario il rapporto fra padre e figlio) dicendoci che l'eroe non deve per forza essere il padre, ma può essere CHIUNQUE. Come nella contrapposizione fra: – Desiderio Edipico di Freud in cui il padre era privilegiato. – Desiderio Mimetico di Gerard in cui il primo venuto poteva diventare modello così la polemica è uguale, si ripete, osservando che anche il primo venuto è un ottimo agnello sacrificale. Se i freudiano stupidamente difendevano il padre, Gerard capirà che l'unica cosa da difendere era l'omicidio.

Malvagità UMANA Tutta la malvagità umana si potrebbe compendiare nell'accusa di portare male/bene (risultato identico = smembramento del portafortuna). È nella natura umana, prendere chi è di spicco per dargli la colpa di ogni male (es. Watchmen), che se portata all'estremo, crea il genocidio di intere popolazioni. Le credenze diventano quindi la scusa più perfetta per la "giustizia umana".

DIFFERENZE DA FREUD Quindi se nella scena originaria l'unica cosa importante per Freud è il parricidio, dovuto anche a una visione psicoanalitica del mondo in cui l'orda primitiva compie l'omicidio per eccellenza, capace di diventare un vero e proprio patto sociale, per Gerard il patto può nascere anche con l'omicidio del primo venuto, atto alla coesione della comunità. Se da una parte abbiamo allora una visione di una antropologia religiosa psicanalitica edipica con un rapporto primigeneo fra padre e figlio, dall'altra abbiamo una visione antropologica religiosa mimetica capace di portare tramite l'imitazione alla VENDETTA.

LA VENDETTA RECIPROCA La vendetta reciproca è una azione che corrisponde ad un'altra azione malvagia. Il desiderio mimetico come sopracitato diventa quindi la causa della violenza che non è altro che imitazione. Il giustiziere dei film americani così diventa da eroe romantico a personaggio romanzesco che risolve un torto a lui fatto con litri di sangue (es. Liam Neeson).

Cos'è la vendetta? Più concretamente la vendetta è uno stato sociale in cui nessuno sa chi ha veramente iniziato la disputa, e in cui la distinzione manichea fra buono e cattivo scompare nel sangue, come il gesto iniziale che ha provocato la faida. Persino Hitler si inventerà una scusa per iniziare la seconda guerra mondiale. Quali sono allora gli effetti di tale odio assoluto? La somiglianza dilagante. Il giustiziere si rende uguale ai criminali che prima lo hanno perseguito. Si forma così una vera e propria vendetta a catena che porta alla divinizzazione dell'altro. Gli uomini tendono a imitare meglio i desideri di vendetta rispetto ai desideri erotici.

ORIGINE DELLA Civiltà L'origine della civiltà va quindi ricercata, secondo Gerard, nello strumento che ha impedito il dilagarsi di queste vendette: LA RELIGIONE. Uno strumento così diffuso che rende controllabile l'unico animale capace realmente di autodistruggersi: l'uomo. I popoli incontrollabili, esattamente come gli animali con caratteristiche genetiche inadatte alla vita, spariscono. Se dovessimo pensare alla storia della vita umana chissà quante volte sono accaduti episodi del genere. Senza una regolazione della violenza, data da un capro espiatorio divinizzato illusorio capace di espiare le colpe e di far coesistere la comunità, l'uomo si cancella.

LA RELIGIONE La religione è manichea, romantica, fra distinzioni fra buoni e cattivi. Anche se in realtà LA RELIGIONE è VIOLENZA. Una violenza può essere distinta in 2: – una capace di portare al caos – una capace di portare all'ordine Non possiamo togliere all'uomo la violenza. La possiamo però incanalare, verso l'estraneo, verso chiunque altro, ma non verso se stessi (o in un discorso più ampio verso la propria comunità). Allora come fa un gruppo ad entrare in contatto con l'altro? Tramite la condivisione di valori comuni, come ad esempio quelli religiosi.

LA VIOLENZA E IL SACRO

FILOSOFIA MORALE 11/03/13 LA VENDETTA La vendetta di cui parla Gerard non è una vendetta di poco conto in cui è possibile vedere chi comincia e chi risponde a una determinata azione. Vi possiamo definire quindi con sicurezza 2 tipi di vendetta: – Asimmetrica = Dove è chiaramente visibile chi è il responsabile della azione che ha scatenato la violenza, con la conseguente reazione del soggetto offeso. – Simmetrica = Dove non è possibile distinguere chi ha iniziato il circolo vizioso. Il 2° tipo analizzato è la tipica vendetta storica, di faida, capace di distruggere intere comunità senza che si sappia CHI VERAMENTE abbia iniziato. The Blood Feud, la Vendetta (termine usato pure in altre lingue) diventa l'assioma del comportamento asimmetrico dove una singola scintilla Aggressiva può portare ad un circolo vizioso infinito (link con Heghel) malevolo. La divisione portata da tale comportamento, se analizzata a fondo è totalmente insignificante, contraddistinta solo da convenzione precedentemente create. – Che il gatto detesti il topo e viceversa ci può anche stare (rapporto di predazione asimmetrico) – Ma il perché una famiglia ne odi una seconda deve essere SPIEGATO.

L'ODIO PER L'UGUALE L'odio per l'uguale, deve essere giustificato, giustificato tramite piccole differenze. I primi gruppi di umani si odiavano perché il desiderio mimetico preponderante verteva sulle stesse identiche cose. Il desiderio mimetico quindi diventa un vero è proprio imbuto che convoglia tutti i desideri per farne nascere degli scontri violenti. Proporzione Desiderio mimetico : Odio = Differenza : Sparizione Quindi – differenza c'è più l'odio del mimetismo prospera. Il desiderio è la radice di ogni male, di ogni invidia e dissidio presenta nella razza umana. Alcuni esempi si possono ritrovare nei Fratelli, nelle Tifoserie, e in totale in tutti quei gruppo abbastanza vicini da poter far convergere il loro desiderio mimetico.

CRISI MIMETICA Ciò non toglie che si possano formare persino delle guerre intestine in un gruppo che nel frattempo ne odia un altro. Inoltre se si reitera il discorso il desiderio mimetico è perfino capace di dividere la comunità in tanti singoli esseri che si odiano l'un l'altro, portando così la collettività a una GUERRA TOTALE (link con Hobbs). Quando il numero di persone diventa uguale al numero di persone allora possiamo trovarci in una Crisi Mimetica. Es. – I protestanti contro i cattolici. – I ghibellini contro i guelfi (divisi a loro volta in bianchi e neri). – Abele e Caino (In questo caso rientra pure la figura divina sacrificale che necessita di sangue che Abele è in grado di soddisfare tramite sacrifici umani mentre Caino, essendo agricoltore non può appagare, portandolo così a diventare un omicida) – Romolo e Remo (il solco nella terra è solo un mero pretesto). La società diventa quindi un paradosso dove uomini che non riescono a viverci creano delle differenze a cui credono ciecamente per la produzione della moneta vitale: il nero sangue raggrumato. Tale Crisi mimetica, tale guerra di tutti contro tutti, nata da una mera imitazione dell'uno verso l'altro, porta a due diverse concezioni sull'uomo: – L'uomo come essere ragionevole, che in determinate circostanze è capace di esplodere. – L'uomo come animale cruento capace di trattenersi in stati di relativa pace. Da un lato abbiamo un uomo che pretende di essere bestia mentre dall'altro lato abbiamo una bestia che pretende di essere un uomo.

LA POSIZIONE FILOSOFICA DELL'ESSERE UOMO La risposta filosofica su questi due stati dell'umana concezione variano a seconda della concorrenza degli eventi in cui vive il filosofo che la redige. Se prendessimo per esempio Aristotele la posizione che ne fuoriesce si espleta nella natura politica dell'animale uomo, contrapposta a quella guerra totale auspicata da Hobbes. Secondo Gerard invece lo stato naturale dell'uomo è fortemente ipermimetico, nel quale è capace di formarsi un odio così forte, nato per l'appunto dall'imitazione dei desideri mimetici dei molti, che è in grado di distruggere la civiltà.

VIOLENZA E SANGUE

La violenza è contagiosa, un vero e proprio fluido capace di propagarsi da persona a persona. È naturale, nella nostra natura, fare sì che lo spargersi di tale stato sia così estremamente facile. Ma cosa è realmente contagioso? Cos'è la violenza in realtà? La violenza è sinonimo di impurità, un termine fin troppo abusato dalle religioni. In moltissimi riti è infatti presente tale concetto che porta ad una ricerca sfrenata di purezza. Allora la domanda spontanea che fuoriesce è Qual'è il simbolo del massimo grado di impurità raggiunto dall'uomo? E cosa potrebbe essere se non il sangue? Il sangue diventa simbolo del impuro = diventa il simbolo della violenza che ci distrugge dentro. Due uomini che lottano emanano una vera e propria aura impura capace di contagiare gli altri con portatore dell'aggressività, il sangue, lo stesso sangue capace di essere un tabù per la maggior parte delle popolazioni esistenti. Un esempio si potrebbe ritrovare nel sangue mestruale, per il quale le donne vengono trattate come esseri impuri, e per il quale quindi vanno tenute a distanza da diversi riti. Gli stessi becchini, o i boia, venivano tenuti a distanza per il loro contatto con tale sostanza. La paura della morte si trasforma nella paura dell'impuro e quindi nella paura del sangue. Agli stessi morti di decesso violento viene cambiato il nome per tale “paura”. Il sangue, anche se considerato da alcuni con poteri curativi, è sempre un cosa sovrannaturale, con poteri che si estraniano dall'uomo stesso.

L'ESSENZA DELLA RELIGIONE L'essenza stessa delle religione risiede nella DISTINZIONE fra 2 tipi di sangue: – Quello sporco, violento, versato dall'omicida senza alcun criterio, il sangue di Abele che grida dalla terra, il sangue dei conflittuali. – Quello benefico, l'unico sangue capace paradossalmente di purificare il sangue precedentemente citato, versato seguendo determinati riti (link con Empedocle “Sono pazzi, cercano purificare il sangue con il sangue stesso”) Ma cosa realmente distingue questi due tipi di sangue? Una cosa banalissima, poiché se il primo è versato al di fuori delle regole, l'altro viene utilizzato seguendo determinato rituali (che altri non sono che antichi precetti codificati della società). Nonostante tutta “l'evoluzione” che abbiamo subito durante questi migliaia di anni, viviamo ancora in un mondo del genere, un mondo nel quale il sangue versato dall'impiccato colpevolizzato dall'intera collettività è puro, mentre quello dell'assassino singolo non lo è affatto. Il sangue buono ha delle caratteristiche in più, ricordando Durkheim, poiché “è in grado di tenere coesa la comunità” mentre il sangue cattivo non fa altro che dividere e spaventare il gruppo.

SANGUE E Sessualità Bisogna inoltre ricordare che il sangue è legato alla sessualità (onnipresente contrapposizione fra Freud e Gerard, fra sessualità e violenza). Perché, se no, esisterebbero così tante norme religiose contro la sessualità? Freud = Le religioni impediscono la Libido primaria. Gerard = Le religioni reprimono la sessualità perché legata alla violenza. La paura della sessualità non è il soggetto primario, ma solo un epifenomeno della paura della violenza che abbiamo. Es. Un uomo desidera così fortemente una donna da volerla ammazzare. Egli spegne la sua sessualità, distruggendo l'oggetto del desiderio, per impedire il dilagare della violenza.

Nota bene! Gerard come al solito da una concezione di ordine sociologico. Espande il discorso di Freud! MA NONOSTANTE TUTTO RICORDA ANCHE CHE GERARD Proverà SEMPRE E COMUNQUE UN FORTE DESIDERIO MIMETICO VERSO FREUD. I fenomeni sessuali da cui secondo il padre della psicanalisi derivano in teoria i nostri divieti coinvolgono in verità una piccola cerchia della comunità secondo Gerard. Parlando di violenza siamo capaci di ampliare la cerchia. Il fenomeno collettivo funziona meglio con quest'ultima rispetto che con la sessualità Freudiana, poiché non porta alla formazione di molte teorie ad hoc. La sessualità è comunque importante ma bisogna ricordare che è sempre mediata dalla violenza. Ciò che conta è quindi il fatto che il sangue malvagio, possa essere purificato dai SACRIFICI RITUALI.

SACRIFICIO Quindi se in una visione sessuale la religione impone un DIVIETO, nella visione violenta la religione impone un SACRIFICIO. La visione sociologica gerardiana risiede proprio nel potere divisorio e al contempo stesso unitario del sangue. Se per esempio, un omicida ammazza qualcuno, la tensione che ne deriverà dal versamento di tale sangue sarà capace di rompere la comunità, che ritornerà in uno stato di normalità solo se il capro espiatorio, il miasma, il colpevole verrà punito secondo le regole vigenti nella collettività (es. impiccagione). Il collante della comunità diventa quindi il sangue più puro che ci possa “essere”= il sangue di chi è stato sacrificato seguendo determinati riti. Arrivati a questo punto sarebbe lecito domandarsi il come effettivamente io possa trasformare il sangue sporco in sangue puro. La risposta sta nel fatto che il sangue buono è quello versato da tutti (questo rimanda ad un forte giudizio negativo verso la natura umana dettato da Gerard stesso). Dietro al plotone di esecuzione c'è una intera società che ha paura e che ha bisogno di essere coesa, di essere tutta unita contro un unico soggetto.

IL SANGUE DEL TORO Il sangue del toro sta fra profano e religioso, poiché il torero versa sangue sociologicamente buono (che diventa buono o cattivo a seconda del contesto sociologico in cui lo si analizza). Lo stesso sangue ebraico ai tempi della seconda guerra mondiale era considerato sangue puro, diventando così una vera è propria condanna dell'esaltazione del consenso, poiché il sangue buono non è altro che il sangue versato degli assassini che seguono il consenso comune. Gerard sta dal lato del capro anche se è rassegnato del fatto che gli uomini continueranno ad esistere così.

NOTA BENE! Il cristianesimo costituisce però un eccezione. Il sacrificio nella Violenza e il Sacro assume una rilevanza del tutto nuova. Già Hubert e Mauss, sgombereranno il campo dall'idea del sacrificio come offerta. Ciò è infatti smentita dal fatto che il sacrificio è quasi sempre una uccisione.

Perché uccidere? Hubert e Mauss osserveranno inoltre che il sacrificio è allo stesso tempo atto delittuoso e atto devoto, eppure nonostante questo i sacrificatori, in varie civiltà, devono scusarsi dopo il sacrificio, come per esempio i sacerdoti babilonesi, che chiedevano perdono dopo un rituale. Il sacrificio diventa quindi un atto ambivalente, malvagio e benevolo allo stesso tempo, capace di portare sensi di colpa e purezza nel contempo.

STORIA DELLA FILOSOFIA MORALE 18/04/13 ANTICO TESTAMENTO – Nuova attitudine etica = Giuseppe vs Edipo Giuseppe diventerà l'esempio di come accanto alla persecuzione vi possa essere la DIFESA. Dicotomia fra Spirito Santo come difensore e Satana come Accusatore. La storia di Giuseppe è suddivisa in 2 parti:

1) Racconta di come Giuseppe fosse il figlio prediletto del padre, di come si distinguesse dai suoi fratelli tramite la dote data dai i suoi sogni premonitori, e di come avesse sognato in un 2 particolari ambienti onirici (covone in piedi dinanzi alla genuflessione dei fratelli, sole con attorno le stelle) di porsi al di sopra di essi. Tali segni vittimali saranno la causa per cui il protagonista sarà venduto agli ismaeliti (nonostante il disaccordo di uno fra i parenti) all'insaputa del padre (a cui si racconterà che Giuseppe era stato divorato da una bestia). A sua volta il personaggio finirà in Egitto è sarà accolto come un figlio nella corte di un consigliere del Faraone (analogia con Edipo appena arrivato a Tebe). Il problema deriverà dalla moglie del consigliere che essendo da Giuseppe respinta più e più volte lo incolperà di averla tentata in turpi atti per poi provare a violentarla. La prigione sarà inevitabile nonostante bisogni ricordare che il punto di vista essendo quello dell'accusato possa dimostrare il come tali denunce perpetratasi fossero ingiuste. Per quale motivo? Perché per la prima volta si forma questo legame empatico (che non è solo di tipo affettivo) con la vittima e non con il coro? Per rispondere a questa ultima domanda bisogna ricordarsi che il popolo ebraico è sempre stato un popolo perseguitato, perdente, schiavizzato e brutalizzato, per cui quindi l'unanimità accusatoria era diventata la più grande forma di innocenza che vi potesse essere all'epoca. Si arriva quindi alla consapevolezza razionale già raggiunta da quel Sofocle per primo ci mostrerà la terribile verità nascosta nella natura umana. 2) Giuseppe sarà infine scagionato dall'accusa, diventando egizio a tutti gli effetti. Il colpo di scena sarà dato dalla venuta dei fratelli del protagonista che si ripresenteranno per chiedergli un prestito vista la carestia. Egli accorderà il debito nonostante per testare i familiari farà mettere nella sacca del nuovo figlio preferito (Beniamino) gioielli e diamanti. Facendoli poi fermare alla frontiera Giuseppe attuerà il suo piano facendo controllare le bisaccie date in prestito nel posto di guardia e alla “scoperta” dei gioielli rubati chiederà ai suoi parenti di renderli il fratelli Beniamino. Giuda si offrirà allora di sostituire il fratello per evitare la morte per disperazione del padre. A tal nobile gesto Giuseppe rivelerà la sua vera identità donando il suo perdono generale.

La vittimizzazione Tale testo ci viene in aiuto per spiegare il come una vittima possa essere scelta per inganni o per casualità e di come si possa difendere. La differenza sta nel punto di vista. Se nella storia di Edipo il punto di vista fosse stato il suo allora avremmo fin da subito compreso la realtà della sua opera. La giustizia del tempo era terribilmente sbrigativa e sarà proprio la bibbia a cambiare le cose. Il mondo occidentale, basato per l'appunto su quello giudaico metterà in discussione all'unanimità di accusa. Si attua così una vera e propria desacralizzazione giudaica che porterà all'antitesi fra sacro (/religioso arcaico) e religioso. Il carattere romanzesco si fa strada ponendo fine a quello epico, la violenza viene ridotta, mentre il sacro/soprannaturale non ha più bisogno di sussistere, il personaggio del racconto diventa quindi umano, non più divino o demoniaco, semplicemente umano. La differenza da Edipo sarà proprio questa umanità che permetterà a Giuseppe di perdonare. In un altro racconto un ignoto servo di Dio, svolgerà il pensiero “Tutti noi abbiamo perseguitato chi era innocente” esplicitando così come un ignoto senza qualità possa essere giudicato e accusato per i nostri peccati. Un ignoto che altri non è che un innocente, la cui identificazione non che portare alla elevazione. Solo così, seguendo tale percorso si può discutere sul come ci fossero due Dio nei racconti biblici. – Il Dio violento e persecutore, addossato-re delle colpe dei tutti contro l'uno, una menzogna in cui la massa si rispecchiava durante l'atto del linciaggio. – Il Dio che non c'entra, che non cerca il sangue e che non è più scusa per le violenze perpetrate dal genere umano, il Dio spontaneo.

L'ANTICA VIA DEGLI EMPI Analisi del racconto di Giobbe = - Idea conformista del Dio persecutore/ Idea anticonformista del Dio spontaneo. – Prologo – Dialoghi = Gerard dirà che ciò che viene detto nei dialoghi è profondamente diverso da ciò che viene scritto nell'epilogo e nel prologo, teorizzando pure che gli autori CAMBINO. – Epilogo IL PROLOGO Giobbe è ricco e pio, l'esempio del buon e fortunato credente, attirerà l'interesse di Satana (l'accusatore per eccellenza), che scommetterà con Dio la fede di Giobbe. Dio autorizzerà la scommessa, ed il protagonista sarà duramente colpito da carestie, morte e malattia. I DIALOGHI Nei dialoghi troviamo un Giobbe lamentoso che si chiede il motivo dell'insensatezza dei suoi mali. Bisogna notare che egli non accuserà o denigrerà mai Dio per l'accaduto. 3 “amici” più 1 tenteranno di convincerlo di una cosa. Del fatto che il male lo avesse colpito per la collera divina scatenata da qualche suo atto malvagio. (Posizione teologia classica). Giobbe imperterrito si dichiarerà sempre nel giusto esponendo la sua “innocenza”. L'EPILOGO Nell'epilogo lo stesso Dio interverrà, dando ragione alla “innocenza” di Giobbe ed al fatto di non averlo mai denigrato ne di aver ascoltato la teologia classica (paradosso = Dio non difende la teologia). La risposta di Dio ai mali di Giobbe sarà glaciale.

“TU DOV'ERI QUANDO HO FONDATO I CIELI E LA TERRA? IO COMANDO IL CREATO, TU ESSERE FINITO COME TI PERMETTI DI CHIEDERMI SPIEGAZIONI?” Dio si vanta delle sue creazioni, del leviatano, e fa intendere quanto possa essere insensato l'accusa di un essere finito ad un essere infinitamente potente (link con San Paolo = può il vaso rimproverare il vasaio per l'uso che fa della sua creazione?). Il male nel mondo diventa quindi il simbolo dello strapotere di Dio che può fare ciò che vuole senza dare alcune equità.

L'interpretazione di Gerard Gerard osserverà che nella parte dei dialoghi Giobbe non si lamenterà né di Satana né di Dio. Di chi si lamenta allora Giobbe? Giobbe farà notare come egli sia perseguitato dagli ultimi della società i paria, gli straccioni, gli orfani. La realtà e che chi ha scritto i dialoghi ci vuol far capire che Giobbe non è perseguitato da esseri divini o demoniaci, ma i suoi SIMILI. SE PERDI TUTTO SIGNIFICA CHE ALTRI UOMINI TI PERSEGUITANO. Giobbe quindi altri non è che un ricco arrogante che PERDE il favore del popolo (/Dio) e cade in disgrazia. La persecuzione del ricco non avviene quindi più per ragioni divine ma per ragione prettamente umane (forse pure giuste). (Link con salmo sui ricchi arroganti che dalla fortuna passano alla disgrazia). La punizione dei malvagi sia in Giobbe che nei salmi, non viene quindi da Dio, ma dalla MASSA. MA SE NEI SALMI Ciò NON VIENE ESPLICITATO NEI DIALOGHI DIVENTA LA SCOPERTA SOCIOLOGICA BASATA SUL FATTO CHE NON è DIO O SATANA A DARE DISGRAZIA MA GLI ALTRI UOMINI! Il prologo e l'epilogo quindi danno la stessa spiegazione del salmo 73, una giustifica, un auto - esonero dato dallo stesso Dio, portandoci su una strada completamente diversa dai dialoghi. “Umani troppo umani”. La chiave di lettura secondo cui dobbiamo leggere l'antico testamento si basa sul fatto che nella concezione ebraica non c'è vita dopo la morte. Una concezione poi ampliata nel cristianesimo grazie ai luoghi soprannaturali di Paradiso e Inferno. Il discorso del salmo 73 e degli “amici di Giobbe” diventa quindi una lamentela secondo la quale, Io non essendo felice, non sopporto la felicità altrui, e aspetto da bravo fedele che Dio punisca l'altro. I dialoghi ci dimostrano la visione manicheista, romantica e meschina della visione romantica cristiana. Il prologo, come sopracitato, diventa il tentativo di auto – giustificarsi di chi fa soffrire Giobbe. Mentre il Dio dell'epilogo è una sorta di bullo, ma allora chi si comporta davvero così? La Massa arrabbiata. La vanteria di Dio diventa quindi la mostra dei muscoli della massa. E cosa succede alla fine? Dio ridà a Giobbe tutto da in quantità doppie, dimostrando così come il capriccio della massa arrabbiata, la sua volontà, possano cambiare profondamente la vita del singolo. Il dialogo è quindi l'ammissione di tale verità, una verità che si proverà a coprire nell'epilogo e nel prologo ma che alla fine dimostreranno che Dio e il Diavolo sono la stessa cosa, è cioè il popolo nella sua forma più violenta e primordiale. Le schiere di angeli e demoni sono quindi le folle lincianti, mentre Giobbe diventa simbolo della vittima che si rifiuta di essere tale portando così alla persecuzione imperfetta ed alla difesa della vittima.

Storia della Filosofia Morale 22/04/13 GIOBBE Chi è Giobbe? Se non: – La vittima non consenziente, che non da unanimità, non da catarsi ne confessione, ma solo irriducibile innocenza (Gesù). – La giustizia di Dio nella sua risposta sacrificale, capace di punire i malvagi (secondo gli “amici di Giobbe”). – All'uomo che si appella non al Dio sacrificale ma al Dio “Testimone dei cieli” (sia Dio a difendere l'uomo contro Dio). – La novità biblica in cui compare un Dio difensore della vittime, legato al singolo e non ai molti, non sacrificale, non la manifestazione soprannaturale del popolo che si prende la giustizia sulle classi dirigenti, poiché né il re, né il governo, né il popolo e neppure la società sono la vera mano di Dio. Il dio evangelico si introduce così secondo il cristianesimo e proprio da qui arriva l'origine del fraintendimento, poiché i cristiani altri che non pregano che il Dio sacrificale della religione della massa, del sociale con cui tradiscono massimamente il messaggio evangelico.

IL DIAVOLO Chi è il diavolo? Il diavolo diventa l'antitesi del Dio Evangelico e contrappasso del Dio Sacrificale. Satana in questa duplice visione è il capo dei sacerdoti (gruppo negativo che condanna Gesù) mentre Dio diventa Pilato (l'autorità superiore e “nobile”). Satana allora diventa l'addensatore delle colpe, con cui si può auto - esonerare Dio, il rigetto doppio della collettività che cerca nell'anti – Dio il colpevole supremo. Gli ebrei così svolgono il ruolo di di Lucifero, secondo la lettera del Nuovo Testamento, portando così alla denominazione del popolo ebraico come popolo deicida. Una invenzione straordinaria di Scarica Barile così prende forma. Nella lettura del nuovo testamento Gerard sarà parziale elevando Gesù a scoglio di salvezza che non prevede sacrifici ma altre forme di fede (quale la sacrestia). Per farsi accettare il cristianesimo rimarrà comunque con caratteri sacrificali svuotati però dal loro significato primo: la folla cieca. Gesù per spiegarsi in totale userà sempre un linguaggio sacrificale ma dal quale e capace di distaccarsene per la creazione di nuove cose. Il Gesù dei fatti ha un comportamento antisacrifcale. Nella parabola dell'adultera il messia non si piegherà al meccanismo. Durante l'incontro con l'adultera infatti le possibilità sacrificali che Gesù aveva erano due: 1) O la condannava. 2) O andava contro la legge di Mosè perdendo di conseguenza i suoi seguaci. Cosa fa allora? Si mette a terra e disegna e poi dice alla donna di andare e di non peccare più. Perché Gesù si mette a disegnare? Per il semplice motivo di non guardare in faccia chi li propone una sfida, sfida che se accettata lo avrebbe portato alle 2 possibilità sopracitate. Gesù diventa capace di disinnescare la bomba mimetica in

modo assolutamente non mimetico, depotenziando così il conflitto. Egli abbassa lo sguardo rifiutando il concetto stesso di sfida con tutti suoi concetti antecedenti (a differenza del mendicante di Apollineo che solo guardando aveva determinato la sua dipartita). La massima demolizione del comportamento violento porta così alla comparsa di un antieroe, antisacrificale capace di andare contro i pregiudizi, che rifiuta la vendetta (chi rifiuta vendetta porta ceneri ardenti sul suo capo). “Chi è senza peccato scagli la prima pietra!” L'espressione di Gesù antecedente alla espressione rivolta alla donna, gli permettono di abbassare i livelli di violenza non seguendo la legge di Mosè e al contempo dimostrando di non accettarla. La sfida diventa idiozia in Gesù.

LE MALEDIZIONE DEI FARISEI L'osservanza rigorosa di precetti o di religioni antiche viene vista con disprezzo dai cristiani. La durezza della parola scritta farisea è opposta alla mobilità cristiana. Questo campo di battaglia diventa fertile terreno di banale cliché antisemiti (basato peraltro su un passo particolare del nuovo testamento). Un passo dove Gerard non vede un'accusa contro la corrente popolare ebraica. Gesù in tale passo dirà “tutti i giusti sono sta uccisi dal popolo ebraico”, ma non c'erano profeti ai tempi di quest'ultimo, quindi si premette che gli ebrei fossero i figli di quegli uccisori dei profeti tanto odiati. Voi figli avete le colpe dei padri. I Farisei provano così a svincolarsi. Gerard vede la comunità ebraica che cerca un auto – esonero, portando al paradosso di chi dice che da un lato l'uomo è sacrificare e che dall'altro è giustificato. Punto decisivo =

“Dal sangue di Abele al sangue di Zaccaria”. Ricordiamo che Zaccaria fu l'ultimo dei martiri prima di Gesù. Gerard dice che Gesù accusa gli ebrei di essere discendenti di chi ha ucciso Abele, ma visto che Abele non è ebreo allora l'invettiva non è solo contro il popolo ebraico ma contro l'umanità intera. L'accusa di ebrei non si riduce all'accusa di ebrei in quanto ebrei ma di ebrei in quanto uomini.

Storia della Filosofia Morale 23/04/13 L'ACCUSA DEI VANGELI I vangeli accusano l'umanità di uccidere all'unanimità, rivelando così la loro natura di testi antropologici potenti. La scoperta di Gerad diventa così solo una riscoperta del messaggio evangelico. Gesù, Shakespear ben prima di lui avevano compreso la teoria mimetica. Lo stesso Gesù che in altri termini chiamerà la teoria mimetica. Mimetismo = Scandalo. Tal parola deriva da zoppicare, una cosa contro cui si va a sbattere, che per l'appunto fa camminare male, uno scontro col modello rivale (Edipo zoppica poiché è impossibilitato ad andare contro Tiresia), ma anche dare il cattivo esempio, fare in modo di diventare un modello erroneo per gli altri. La via per salvarsi dallo scandalo diventa l'imitazione del padre del cielo, l'esempio perfetto di mediazione esterna, un modello che non ti farà mai zoppicare, l'imitazione di Dio diventa l'unico modo di non inciampare, il far cadere il sole su giusti e ingiusti permette di non cadere.

L'esempio di Pietro Pietro = Tu vincerai! (Pone un modello umano con natura da condottiero a Gesù). Gesù = Tu mi scandalizzi! (Pietro promette a Gesù un successo mondano, terreno, un desiderio umano, così i pensieri di Pietro diventano quelli dell'uomo e non di Dio).

L'EPISODIO DI Salomè L'episodio della vita di San Giovanni Battista (il precursore di Gesù), riguardante alla sua morte ha un forte stampo mimetico. Quando San Giovanni viene imprigionato per aver diffamato la moglie di Erode di immoralità (che difatti aveva sposato il fratello), ella convincerà la pura figlia Salomè a chiedere in dono al re dopo un ballo, la testa del santo. I cliché del mimetismo in tal episodio sono molteplici: – La Festa. – La Danza. – Salomè che prende su di sé i desideri materni, che dapprima non avendo un modello lo ricerca. – La madre che scandalizza la figlia, prendendo su di sé il significato del soggetto di educazione che prende l'oggetto desiderato altrui.

IL CAPRO ESPIATORIO; SATANA Il principe di questo mondo, domina sul modo di vivere degli uomini. Satana in questo caso, seguendo il meccanismo Edipico è l'ordine politico romani che mandando a morte Gesù restaura amicizia fra Erode e Pilato. Un ordine politico, che seguendo la lettura sociologica attira l'odio di quei cristiani che alla fine ne diventeranno dominanti (prova di Gerad a desacralizzare il cristianesimo). Come avverrà tale desacralizzazione? Usando Gesù. La prova è semplice, poiché Gesù non è solamente un sociologo, ma è totalmente esente dal desiderio mimetico per la sua natura divina. L'unico che si pone contro la violenza rifiutandone il concetto stesso (link con giorno prima), il primo! (oggi è molto più facile pacifisti poiché abbiamo avuto un modello primo che si posto contro la nostra stessa natura). Ma ciò non significa che Gesù fosse una semplice evoluzione amimetica, poiché lui ha fatto notare come ha compreso il mimetismo. Proprio per questo Gerard si rifiuterà categoricamente di darli una natura violenta. La purezza non può essere scalfita in alcun modo e se si dovesse notare anche solo una crepa in questo ragionamento si dovrebbe attribuirla in questo caso a metafore del messia. Es. Maledizioni contro scandalizzatori di bambini sono metafore, Gerard si rifiuta di dare a Gesù la violenza mimetica.

LA Verità NON COMPRESA Paradossalmente la verità di Gesù non è stata compresa dai “cristiani”, che verosimilmente sono ancora pagani (rivedi il passo della lettura sacrificale della lettera agli ebrei puramente sacrificale). La rivelazione quindi fallisce, il cristianesimo storico diventa l'alto tradimento alla divinità in cui i santi moderni diventano di nuovo dei capri espiatori. A quest'ultima tesi Gerard si ravvederà nel 1980 ritrattando ogni cosa. Il secondo Gerard infatti “dimostrerà” il come la rivelazione in realtà sia stata fatta, ponendo un obiettivo pedagogico, poiché ha insegnato quel tanto che l'uomo era in grado di comprendere. Il cambiamento c'è stato. Le vere violenze moderene sono il risultato fra le lotte fra cristiani e anti – cristiani (chi sono gli anti – cristiani?). In contrapposizione netta con il primo Gerard che incolpava i cristiani di non aver recepito il divino messaggio. (come si può allora spiegare la quasi proporzionalità fra l'espansione del cristianesimo e l'espansione della violenza?). Il secondo Gerard cercherà pure di cancellare il primo se stesso affermando che in gioventù cercava solo notorietà, scendendo così a patti con i fenomeni più violenti della chiesa (crociate e inquisizione).

L'INDEMONIATO DI GERASA 1) Follia di Aiace 2) L'indemoniato 3) Il quadro Il testo evangelico dell'indemoniato di Gerasa diventerà il simbolo del come la folla pssa entrare nell'uomo e lasciarlo distrutto. L'indemoniato in questione si tagliuzza (imitando così le persecuzioni subite per la sua diversità che crede di ricevere) e grida, poiché “posseduto da uno spirito impuro”. Uno spirito a cui l'uomo implora di continuo di non schiacciarlo. Lo spirito in questione è Legione, il simbolo della malattia dell'uomo, la violenza altrui, la massa, la folla che distrugge il delicato equilibrio psichico mantenuto tenendo gli altri al di fuori di sé, alterando percezioni, facendo fuoriuscire l'aggressività che non riesce più a contenere poiché invaso dall'altro, che in questo caso è la moltitudine. Le tombe così diventano l'ultimo luogo di solitudine in cui l'uomo cerca solitudine. La soluzione data da Gesù stesso, si appurerà nell'immettere gli spiriti dei molti nei porci, così sacrificandoli ma liberando l'uomo, che si rivestirà (simbologia del ritorno alla civiltà).

Storia della Filosofia Morale 29/04/13 L'INDEMONIATO Tutti i fenomeni di possessione, per Gerard diventano una sorta di alterazione dovuta ad una invasione della massa nel posseduto. L'eziologia tipica si mostra nei sintomi di: – Cedimento di fronte alla pressione sociale. – Effetto Mimetico – Follia = Verità che sta negli altri – Ricerca della solitudine Un esempio simile si potrà ritrovare in Montaigne che nella sua ricerca della solitudine si accorgerà di non poter in alcun modo allontanare quella società che lo opprimeva. Nella solitudine sono infatti capaci di formarsi chimere ben peggiori della presenza altrui. Proprio per questa paura di follia Montaigne si creerà una sorta di cura personale, che consisterà nello esternalizzare il tutto scrivendolo su determinati diari. Ritornando alla parabola dell'indemoniato come Gesù lo esorcizza? Semplicemente ricordando all'uomo la sua condizione di individualità, una condizione in cui non è dominato dalla massa, dalle forze magiche del sacro, sciogliendo quindi la folla che lo aveva anche compromesso (anche solo il fatto che si vesta lo fa rientrare nella società che aveva abiurato). In totale Gesù permette la riflessione interiore non del noi ma del tu. Solo così il tratto giudaico dell'eliminazione del sacro si fa più prominente, rendendo Gesù una sua rappresentazione (ipotesi: magari presenza di più Gesù, visto alla fine come l'avatar della bontà giudaica, chiave filosofica dell'altruismo).

CHI è IL DIAVOLO? Chi è il diavolo? Chi possiede l'uomo? Chi è il principe di questa terra? La folla (link con precedente teoria Diavolo = Folla, Gesù = Bontà), i linciatori. Una massa che ha come caratteristica: – Il fatto che rende stupidi – Abbassa l'etica del singolo – Da coraggio (Freud) Opposto al Vangelo secondo il quale la veglia consiste nel rimanere lucidi nella nostra individualità. La caduta di Pietro diventa allora la caduta del singolo dinanzi alla folla cruenta. L'apostolo perde il coraggio di fare il gesto anticonformista per la paura di diventare vittima del meccanismo del capro espiatorio a differenza di Giovanni Battista che mai si lascerà uniformare dalla folla (definito come un preludio della venuta di Gesù). In Paolo quindi prevarrà il sacro pagano, il sacro delle danze e delle maschere dove l'individualità si annulla, e non il divino del vangelo che altro non farà che riportare l'uomo sulla “retta via”. Il sacro del cristianesimo che ha tradito il messaggio di Gesù operando così la più atroce delle distorsione storiche.

Verità del Vangelo – Psicologica = Individualizzante – Sociale = Rivalutazioni forme sociali collettive che al sostrato psicologico vengono condannate

KATECHON: IL DIVINO E IL DIABOLICO Il Katechon è etimologicamente parlando “qualcosa che trattiene”. Il Katechon è una determinata struttura che stabilisce la società. Secondo Gerard è un termine utilizzato nel Nuovo Testamento per indicare ciò che trattiene il pieno scatenarsi delle forze apocalittiche. Tale termine ha una valenza sia positiva che negativa, poiché fermando il regno dell'anticristo (violenza estrema, crisi mimetica, fine dell'umanità) ferma per contrabbasso il regno del Cristo (pace, Nuovo Mondo). Il Katechon è stato quindi una sottospecie di salva – vita del cristianesimo. Dopo il fallimento della profezia del ritorno di Gesù, i cristiani dovettero attribuire il non avverarsi della profezia ad una forza così potente da stravolgere il naturale ordine delle cose, da impedire all'uomo di cadere nella violenza, ad un ordine capace di opporsi all'apocalisse e a Cristo. Un'ordine che in quell'epoca di provò a rintracciare nell'impero romano. Un vero e proprio veicolo ed oppositore del cristianesimo. Sparendo verrà sostituito per l'appunto dalla Chiesa Medievale. Le conseguenze quindi di questo ordine sono tutt'oggi pagate a caro prezzo (guerre, crociate, roghi e riti collettivi, sono tutti fraintendimenti utili per evitare la violenza umana).

Cos'è l'Apocalisse? Negli anni 70 Gerard, come il resto della società, comprende che l'uomo e capace di autodistruggersi. Se nella visione Evangelica l'apocalisse è uno sconvolgimento cosmico utile per arrivare fino alla perfetta Giustizia Divina, si capisce che alla fine tale avvenimento non è una catastrofe naturale, ma è una catastrofe di tipo antropologico. Lo stato Hobbsiano diventa realtà distruggendo l'uomo e portando alla rinascita di una nuova concezione di umanità. La peste di Tebe in realtà era solamente una rivalità fra i cittadini che rischiava di distruggere l'intera città. Quindi l'apocalisse giudaico diventa una lucida previsione di come andranno le cose. All'urlo di coloro che maledicono Dio per le sventure, terremoti e terribili atrocità, bisognerebbe rispondergli che la colpa non è della divinità, ma del loro riflesso dello specchio. L'unico scopo della divinità non è quello di punirci, ma di metterci inguardia rispetto alla via intrapresa. Uno scopo che viene preso invece dalla chiesa “umana” capace di comprendere che l'unico messaggio di recepito dall'uomo è la violenza.

Perché Gesù Parla per Parabole? Gerard: Se la rivelazione di Gesù non fosse stata esplicitata tramite parabole, ma con un linguaggio antropologicamente complesso, non lo avrebbe ascoltato nessuno. Il vangelo deve essere interpretato, poiché non è stato scritto né da Dio né da Gesù ma da umani che comprendevano solo il 30% di ciò che stava accadendo. È quasi un miracolo che ci capiamo qualcosa.

PARABOLA DEI VIGNAUOLI OMICIDI Dio (proprietario vigna) affitta a degli uomini (mezzadri) una vigna (terra). Poi invia dei profeti (messaggeri) per riscuotere il fio, che verranno uccisi. Poi invierà il figlio, che morirà anch'esso. Dio farà poi perire i miscredenti. 1° visione, Dio castigatore con tutte le colpe, cristianesimo sacrificale. Conclusioni di Luca e Marco basate su una passione di cristo prettamente errata. 2° visione, Gerard = Tutte le forme di violenza non sono concrete con Gesù (l'unico testo sacrificale è quello della lettera agli ebrei di “Paolo”), se osserviamo meglio notiamo che in Matteo, il passaggio “Dio farà poi morire i miscredenti” sarà sostituito dal fatto che GLI UDITORI SARANNO A DIRE CHE DIO farà MORIRE I MISCREDENTI. Quindi di chi è la colpa? Del Coro.

Storia della Filosofia Morale 30/04/13 LA PASSIONE La passione è un'idea molto banale. Il meccanismo della morte e della resurrezione infatti non è nuovo nel panorama religioso. La differenza nella morte di Gesù rispetto a quella degli altri profeti non sta nel fatto che Gesù è stato l'unico vero risorto. Un discorso così debole avrebbe accostato Gesù alle altre “divinità”. Quando parliamo di Gesù non parliamo del mago più potente, colui che aveva a disposizione i migliori miracoli, ma di colui che aveva il potere di portare alla distruzione del meccanismo mimetico. La diversità nella morte di Gesù sta, a parte nella illegalità* del fatto data da una scelta PRETTAMENTE MASCHILE, che nella non unanimità, nella non catarsi un gruppo di donne è stato capace di trovare la verità nella innocenza del Cristo. L'eccezionalità antropologica della resurrezione (differente dalla resurrezione del bue sacrificale) sta nel racconto, nel come si sono diffusi i vangeli, portando a una identificazione con il Cristo creando così un sistema anticonformista che cercava la verità, che cercava una reazione sociale. Inoltre gli uomini mimetici come sono hanno trovato il coraggio prendere le parti di Gesù, discorso implausibile senza una sorte di ispirazione divina. •

Ritornando sul discorso della legalità, Gesù differentemente da Socrate, non accetta le leggi della sua condanna poiché è un linciaggio istituzionalizzato, mentre per il secondo era pura democrazia. Sono su un piano diverso poiché se l'uno conosce i motivi della sua condanna l'altro viene imputato per casi generalizzati.

L'EPISTOLE AGLI EBREI Sarà di San Paolo? (ultimo ebreo, primo non ebreo). La morte di cristo diventa il mezzo necessario per riscattare le colpe che gli uomini hanno commesso contro Dio. L'epistole agli ebrei è una vera e propria distorsione storica, la concezione sacrificale della passione. Il punto corrotto di tale visione sta nel fatto che chiunque non riconosce il sangue di Cristo, chiunque abbia versato tale sangue divino, “non verrà mai perdonato”. Il sangue diventa il punto chiave, lo scambio mercantile delle offese così si riapre. Seguendo il semplice ragionamento dell'offesa, sarà naturale pensare che se offendi una persone sempre più potente il prezzo da pagare sarà sempre più alto. Come allora si può ripagare un Dio? Se non offrendo un altro Dio? La Satisfation Deum non è altro che il più grande dei sacrifici che l'umanità ha fatto a “Dio”. Come possiamo sacrificare un Dio? Dobbiamo fare in modo di rendere un Dio uomo per poi ucciderlo e soddisfare Dio. Dio così diventa uomo per pagare l'immenso debito che l'umanità ha contratto nei suoi confronti, facendo un turpe accordo col figlio, incarnato solo per redimere l'uomo e diventando l'Agnello Sacrificale utile per l'instaurazione della nuova Pace fra il Divino e l'Umano, il Nuovo Testamento. Tale visione di Dio, secondo Gerard, è degna degli dei Aztechi. Una visione capace di portare alla follia del cristianesimo che trasforma in vittime i capi delle religioni precedenti, rendendo l'anello sacro arcaico di nuovo integro portando al protrarsi del antisemitismo cristiano da oltre 2000 anni.

Storia della Filosofia Morale 7/05/13 SHAKESPEAR – Il teatro dell'invidia – Teoria scintillante – Unico autore capace di riconoscere sia la parte mimetica che quella sacrificale – Ha il dono della manipolazione, un vero e proprio dono tecnico e artistico con il quale riuscirà a poetizzare profonde verità antropologiche – Egli non è Gesù, ma secondo Gerard, proprio come lui, Shakespear è riuscito a scoprire la natura umana grazie alla Bibbia – Acrobata, poiché non solo comprende, ma capisce quanto possa essere pericolosa la sua esposizione – Ha la capacità di scrivere 2 opere nella stessa opera 1) Per il pubblico rozzo, con una lettura sacrificale, 2) Per il pubblico elevato, per il quale il messaggio è in qualche modo “capovolto” – “Capovolto” poiché in realtà l'autore non si schiererà mai da un lato, oppure dall'altro, poiché l'uomo si imita spietatamente fin dall'inizio dei tempi

IL MERCANTE DI VENEZIA Il mercante di Venezia è un'opera profondamente turbata. Il protagonista di tutta la vicenda è Shylok, un usuraio ebreo a cui il co - protagonista Bassanio chiederà un prestito per entrare nelle grazie della nobildonna Porzia. Come garante per il prestito subentrerà l'amico Antonio, un ricco mercante (da cui il nome della tragedia e vero e proprio antagonista di Shylok, un fratello nemico rappresentante della “virtù cristiana veneziana”), che non possedendo la liquidità al momento, per le navi in viaggio, porrà sul piatto della bilancia una libbra del suo fegato (prezzo di Shylok inammissibile per il popolo che automaticamente viene etichettato dal popolo rozzo come il cattivo). Le navi non arriveranno entro i 3 mesi e l'usuraio (che nel frattanto era stato tradito dalla figlia che oltre ad avergli rubato i soldi si era convertita al cristianesimo) richiederà al tribunale la sua “garanzia”, nonostante Bassanio divenuto ormai ricco gli offra il doppio dei ducati che gli aveva prestato. Porzia travestendosi da avvocato riuscirà capovolge il tutto tramite il cavillo del non versar sangue, portando alla “inversione” dei ruoli e alla vittimizzazione dell'ebreo, che porterà a – Autorizzazione dello sposalizio fra la figlia e il seduttore – Privazione dei soldi – Conversione forzata – Nessuna pietà Tali ingiurie naturalmente per il popolo rozzo saranno viste come un colpo ben meritato all'usuraio che malvagiamente aveva provato a distruggere la sua controparte, Antonio, che pure dava prestiti senza interesse alcuno!

Cosa vediamo? Un ritratto del veneziano perfetto contro la furia ebraica che colpevole fa sopraggiungere la Catarsi allo spettatore. Ma ci sono frasi senza senso nell'opera. – Porzia dinanzi al tribunale infatti chiederà a Bassanio “Chi devo difendere?” “Chi è l'ebreo fra questi due uomini simili?” – Ognuno sostiene le tesi dell'altro ma in forme diverse, l'usura dell'ebreo diventa il prestito per corrompere del veneziano astuto che lega a sé, la libbra di carne diventa una modalità più sgraziata per indicare la donna Porzia che si fa comprare per 3000 ducati – Shylok è lo speculare di Antonio, un Antonio non represso, che si arrabbia, sbatte i piedi per terra e insulta fino alla fine, contro la indifferenza melanconica del mercante represso nella sua società – L'ultima lettura del passo di Shylok, in cui indica la sua piena uguaglianza fra lui e i cristiani, indicando così come Shakespear né condanni né approvi l'antisemitismo poiché alla fine siamo tutti uguali. – Quindi chi ha la meglio alla fine? Se sono tutti uguali chi potrà mai vincere? Chi è meglio integrato con la società, chi non chiede l'impossibile. – Il cristianesimo veneziano rivela la sua faccia in Antonio, uno Shylok represso, che maschera tutto sotto la sua maschere ipocrita ma che alla fine non è ne tollerante ne compassionevole come vuol sembrare

“Considero il mondo per quello che è, Graziano: un palcoscenico sul quale ciascuno recita la propria parte.”

QUANDO C'è UN CAPRO COSA VEDIAMO? 2 cose: 1) Un pg ingiustamente contaminato dall'autore il quale prende il punto di vista della folla (il tema del capro come vittimizzazione) 2) L'autore lo indica come immesso in una determinata struttura, in cui lo scrittore crea una distanza La grandezza di Shakespear è presente nel suo invito nel non distinguere i buoni dai cattivi, di non aver mai una visione manichea, di sviluppare non solo una visione ribaltata ma una visione in cui “tutti hanno le proprie colpe”. Nel mercante di Venezia Shylok ci viene presentato sia come un cattivo ebreo (1° caso vittimizzazione capro) che come una struttura (2° l'autore ci indica come un gruppo di persone pensi che Shylok sia un cattivo ebreo). Lo scrittore ci mostra la stessa persona da due punti di vista non “cadendo ne dall'una che dall'altra parte”. Non fa un ribaltamento ne accetta la natura sacrificale del mondo, mostrandoci come la verità cristiana, poi ereditata da Gerard non può prendere parti perché l'umanità è uguale a se stessa.

Storia della Filosofia Morale 9/05/13 SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE La storia narrata da Shakespeare parla delle passioni violente di 4 innamorati dovute a una “pozione magica”, un vero e proprio innamoramento continuo fra giovani che si interseca con la storia degli elfi del bosco in uno squisito quadro “sovrannaturale”. Gli elfi intervengono nella vicenda grazie alla pozione magica della Viola dell'Amore su indicazioni di Oberon e Titania. Elfi che si sbagliano di continuo portando a ben 2 volte allo scontro che ogni volta viene fermato per intervento naturale. Ci sono quindi 3 storie: 1) I 4 innamorati in cui l'elemento magico è dato dalla pozione. 2) Il mondo sovrannaturale dei folletti, dove Oberon e Titania per un diverbio sono i motori della vicenda, portandoci così per la prima volta ad una riflessione su un mondo mitico non greco, mettendo così in gioco una sorta di mitologia aggiornata inglese* 3) Il gruppo degli artigiani, la visione realistica della storia, degli inglesi quasi analfabeti che vogliono mettere in opera una commedia, diventando così a loro volta una commedia nella commedia creando così il fenomeno del meta teatro. La frenetica voglia di recitare, la caricatura della caricatura di dilettanti, il personaggio stesso di Rocchetto che vuole fare tutto, ponendo la sua frenesia di imitare al di sopra di tutto (un tipo di mimetismo non sovrannaturale fino all'incidente = gli viene la testa d'asino per la sua frenesia di recitare, portando alla nascita di un mostro dovuta alla sua volontà, il fenomeno del Translated). •

Streghe, spirito, gnomi, l'autore non ce ne parla perché ci crede, ma bensì decostruisce il mondo magico, non sfottendolo come la visione illuministica che distrugge la superstizione, ma nella visione mimetica, dissolvendo il mondo mitologico mostrando la natura prettamente umana degli esseri che lo popolano. Non solo Shakespeare ci dimostra che la mitologia non è reale, ma come essa è costituita dalle nostre allucinazioni percettive, dalla nostra umanità.

A COSA STA IL SOPRANNATURALE? – Possibilità di leggere 2 volte l'opera: 1) Commedia godibile con elemento fantastico che diventa motore di lettura non mimetica. 2) Lettura profonda, dinamiche amorose che non hanno bisogno della pozione per presentarsi, meccanismi psicologici prevedibili che seguono l'instabilità patologica delle relazioni. La volubilità in questa opera viene descritta come governata da leggi immutabili, tutte le volte che un uomo o una donna ottiene l'innamorato, immediatamente l'ultimo smette di essere così desiderato. L'interesse viene meno poiché il desiderio del personaggio in questione dipende dal desiderio dell'altro. Il possesso senza competizione dura un'oretta. L'amore si trasmette dal mediatore al soggetto, ponendo così l'amore come scelta seguendo l'occhio dell'altro (Vedi Stupro di Lucrezia). La novità risiede nella estensione del desiderio mimetico a 4 personaggi che includono 2 protagoniste femminili. Le due amiche del cuore di un momento prima si accapigliano l'istante successivo per l'amore che provano per lo stesso uomo, espletando le beffe che Shakespeare si fa del vero amore. (Paradosso fra Romeo e Giulietta sarà davvero amore spontaneo?). I 4 si esprimono esattamente come dei Romei e delle Giuliette, anche se il loro desiderio cambia di volta in volta, anche se questo l'autore lo nasconda nella pozione della viola del pensiero (Mozart, 1790, “Così fan tutte”), il trucco sta nel fatto che la magia non serve, basta lo sguardo del modello. Questo è il primo messaggio fondamentale.

LA MAGIA Non solo la magia maschera i mutamenti psicologici, ma si scoprirà inoltre che SERVE SOLO A QUESTO. La magia diventa il nome necessario che noi diamo a tutti i desideri mimetici e alle loro variazioni, capace di nascondere la follia, il corrispettivo del raptus omicida moderno, che in realtà altro che nasconde, tramite una spiegazione mitologica, il comportamento irragionevolmente violente di quell'essere che è l'uomo. Non c'era da stupirsi a questo punto che Hitler ha sfruttato la malvagità cristiana sugli ebrei, poiché alla fine di tutto il terzo Reich non era diabolico, era umano. Il tirare in gioco il demonio, la viola del pensiero, significa mascherare la verità fastidiosa che 4 giovani, in una notte nel bosco, si sarebbero comportati nella stessa esatta maniera. – I processi Mimetici diventano così come la genesi di una mitologia trita e ritrita. – Analizzando la psicologia dei nostri 4 protagonisti ne esce fuori che le probabilità di produzione di fenomeni “mitici” sono altissime, portando ad allucinazioni, chimere e uno stato di follia orgiastica primitiva. – Una situazione forte diventa la fautrice di mostri psichici (es. Elena parla persino come una masochista). – L'effetto del desiderio mimetico viene così dato dal mediatore portando così alle considerazione che il vero amore non è altro che fiaba, trasformando l'amore spontaneo in una proiezione di sentimenti esterni, sotto forma della pozione, di sentimenti reali interni.

IL 2° PUNTO Questo era il primo punto, il secondo punto sta nel fatto che Shakespeare ci mostra l'amore nella sua forma più degradata (quasi come lo avesse provato sulla pelle). Come nella scena famosa della vedova accanto al marito morto, in balia dei suoi nemici, si fa sedurre dall'assassinio dell'amato, Riccardo III. Ciò non nasconde una volgare accusa sessista, sono vere e proprie considerazione sull'essere umano e sul fatto che l'amore altri non è che imitazione, il cedere all'oggetto più prestigioso intorno a noi. L'essere o non essere di Amleto, il dilemma esistenziale viene riletto alla luce dell'essere o del non essere uomo, se quindi vendicarsi o meno.

COSA SAPPIAMO DI SHAKESPEARE? Nei sonetti di Shakespeare si potrebbe dedurre una sorta di bisessualità dell'autore, in cui si forma sempre un complesso triangolo amoroso fra l'autore, un giovane e una Dark Lady (che in alcuni casi diventa il terzo incomodo), che continuamente si scambia di ruolo. La vicenda è rappresentata con così tanta lucidità che si può pensare che lo scrittore l'abbia vissuta in prima persona. La viola, il raptus sono la stessa maschera della violenza umana.

LA FIGURA DEL CATTIVO I cattivi in Shakespeare sono straordinari, utili catalizzatori per la catarsi manichea, ne trovano l'esempio primo nell'Otello. Il generale moro, che in questo caso fa innamorare di sé una giovane bianca veneziana aristocratica, è contrapposto alla figura di Iago che fa credere ad Otello che Desdemona lo tradisca. Otello “gelato” dalla rivelazione, strangolerà la moglie per poi suicidarsi. Ora afferrare che un uomo ami una donna abbastanza da sconfiggere le differenze sociali e razziali esistenti, ma avendone sempre “paura”, trova una spiegazione psicologica perfettamente normale. Iago non serve più compreso questo. Serve solo a mascherare la mostruosità delle oscillazioni del desiderio mimetico. Allora Chi è il Cattivo? Se non lo sdoppiamento, l'altra faccia della medaglia del protagonista della vicenda, la paura dell'Otello che Desdemona lo tradisca, che abbia una sorta di terrore verso di lui? Ma questo, come detto prima sarebbe troppo, veramente troppo da accettare...

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