Storia Dell'Architettura 1

March 29, 2017 | Author: silverserfer | Category: N/A
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Preistoria È lo studio sul passato primitivo dell’uomo, cioè anteriore al sorgere delle prime civiltà urbane. Si distingue in: paleolitico  Nomadismo mesolitico (età della pietra)

- neolitico (età della pietra nuova)  Sedentarietà A queste seguirono le età dei metalli (per Argan, protostoria): rame, bronzo, ferro. Neolitico IV millennio a.C.: sorsero molti villaggi lacustri (palafitte), questo perché la vita (vivevano soprattutto di pesca) era possibile solo in prossimità dell’acqua; inoltre questi erano insediamenti sicuri. Nel vicino Oriente nacquero le prime civiltà urbane. Per il Bassi la storia dell’architettura è la storia dello spazio umanizzato, cioè edificato e modellato dall’uomo in base alle sue esigenze. Architettura megalitica Megaliti: letteralmente “grande pietra”. Sono monumenti preistorici edificati utilizzando grandi blocchi di pietra grezza, sommariamente squadrati. Ce ne sono di due tipi:

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Dolmen: tombe collettive risalenti al Neolitico-inizio età dei metalli; i primi apparvero in Bretagna e in Portogallo V millennio. Erano costituiti da una camera formata da blocchi e lastre di supporto con lastroni aventi funzione di copertura, il tutto racchiuso entro un tumulo di pietrame e di terra. Vi si accedeva per mezzo di un corridoio anch’esso coperto da lastroni piatti o da una pseudocupola in pietre a secco. Si diffusero anche nel resto d’Europa, in Manciuria, in Corea e in Giappone; in questi casi però con funzione antitetica: erano la sepoltura di un solo personaggio aristocratico.

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Menhir: costruzioni di carattere religioso (non funerario). Sono semplici pietre conficcate verticalmente nel terreno, di diversa forma. L’altezza varia tra i 2 e i 10 metri; fa eccezione il menhir di Locmariaquer che è alto circa 20 metri; inoltre la pesantezza di questi blocchi presuppone una forte motivazione nell’edificazione, nonché una grande capacità tecnica Cromlech: III e II millennio, insieme di menhir disposti in modo circolare, presenti in Bretagna, Inghilterra, Scozia, Irlanda. Queste costruzioni anticipano quelle dei templi e dei santuari, in quanto essa propone il concetto di equidistanza rispetto a un centro, anticipazione della riunione di uomini, forse attorno al fuoco, che determina un concetto di pariteticità dei convenuti e di partecipazione omogenea sia concettualmente che spazialmente.

Stonehenge, 1800-1900 a.C., Wilshire, Gran Bretagna meridionale Due grandi cerchi di pietre erette, all’interno disposte a ferro di cavallo. I blocchi in arenaria, sono alti 7 m, e riuniti a due a due da architravi di pietra, pesanti 7 tonnellate. Il cerchio esterno ha il diametro di 31 m, le pietre sono alte 4,5 m e anche queste connesse a due a due. Le pietre provenivano da cave molto lontane, prima di essere collocate venivano modellate e decorate con incisioni rappresentanti asce e pugnali. Le pietre sono state disposte secondo cognizioni astronomiche per determinare i giorni del solstizio d’estate e d’inverno. Templi di Malta (a Gozo, tempio della Gigantija*), III millennio Costruzioni imponenti, formate da molteplici absidi (5-7*); l’interno è impreziosito da sculture; i pilastri e gli architravi all’ingresso presentano superfici finemente lavorate. Architettura nuragica (sia militare che religiosa), II millennio, Sardegna torri, fortezze con funzioni militari e difensive, in collegamento visuale tra loro; realizzati con grossi blocchi di pietra, ma privi di carattere megalitico; pietre (calcare, trachite, basalto) rozzamente squadrate e disposte a filari aggettanti a formare un edificio tronco-conico; alti fino a 22 m; all’interno vi è una (o più) camera circolare e una scala elicoidale che porta alla terrazza terminale, fornita di sporti e merli; entrata a forma trapezoidale, a volte triangolare ma sempre con un architrave che scarica il peso della struttura sovrastante. Templi -

a pozzo (S.Anastasia di Sardara, S.Vittoria di Serri) destinati al culto delle acque; atrio circolare o rettangolare con banchina perimetrale che racchiude l’area sacrificale scala che conduceva alla base del pozzo

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Nuraghe a Torre (Torralba) Tombe dei Giganti tombe collettive (200 sepolture) stele all’ingresso nella quale si apre il portale d’accesso; alta 4m portello dotato di un chiusino in pietra di forma rettangolare corridoio d’ingresso di tipo dolmenico o con sezione ogivale abside alla fine Egitto e Mesopotamia: si sviluppano nello stesso periodo saranno alla base delle culture mediterranee. Entrambe sono in relazioni a grandi corsi d’acqua, ma vi sono delle differenze: Egizi: si stabiliscono lungo le coste del Nilo; in un’area uniforme, facile da controllare e isolata dai deserti del Sinai e da quello libico, e a sud dalle cateratte che bloccano la navigazione. Mesopotamia: area più aperta, scorre tra il Tigri e l’Eufrate, collegati tra loro da una fitta rete di canali, il territorio è più variegato, meno facile perciò da controllare, infatti qui, a differenza che in Egitto, non si afferma un rigido potere accentratore. Egitto: città aperta senza mura di cinta caratterizzata da: Tempio, Palazzo e Tomba (isolata nel deserto, nella città dei morti). Essi hanno costituito dei grandi punti di aggregazione.

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mantiene relazioni con tutti i territori che la circondano; i muri che sono stati rinvenuti non hanno carattere difensivo ma solo di delimitazione; questo perché si avverte il bisogno di un “interno”, strutturato in modo tale da diventare scenario di “eterno pellegrinaggio”.

Statua di Ranofer: rappresenta condizione dell’uomo egiziano, sempre immobile eppure eternamente in cammino, proprio come i monumenti megalitici simboleggiavano una società intera in una situazione analoga. Caratteristiche architettura egiziana Spazio è ortogonale

- Disposizione assiale  sono alla base di tutta l’architettura egiziana. Creano un ambiente costante eternamente valido. Lo schema ortogonale-assiale lo si riscontra anche nel paesaggio: i campi sono suddivisi in maniera ortogonale, con il fiume come asse longitudinale. Tempio -

è il castello del Dio inteso come diretta rappresentazione del “cosmo” egiziano orientato verso oriente porta=soglia celeste da cui emergeva il sole (faraone/dio Ra) pianta divisa in tre: cortile colonnato, sala ipostila, santuario (disposti assialmente) colonne: generalmente lotiformi, papiriformi e palmiformi, funzione sia strutturale che simboli di fertilità, della terra, di piante sacre è costruito in pietra è il perno della vita urbana e sociale

Compare con il Nuovo Regno e durerà per circa 1500 anni Riferimento più importante: Tempio di Karnak (dedicato ad Amon) proporzioni ciclopiche, tutti i Re vi misero mano per ampliarlo e renderlo sempre più suntuoso; l’unica cosa che rimase di modeste dimensioni fu la cella del dio un’anticamera ospitava la barca sacra con cui l’immagine del dio veniva portata durante le processioni all’ingresso piloni monumentali; pareti esterne decorate con rilievi a profilo scavato; all’interno cortili peripteri con porticati laterali che accoglievano le grandi folle santuario nel quale si trova la cella del dio; tutte le strutture sono cariche di significati. Tempio funerario di Ramesess III considerato come una degenerazione della forma e della decorazione il tempio è circondato da due cinte murarie: quella più esterna, spessa 10m, alta 18m; quella più interna, spessa 6m, incorpora il pilone principale del tempio tra le due cinte murarie si trovano dimore sacerdoti, soldati, artigiani, schiavi. Dentro al tempio troviamo anche il magazzino e il palazzo reale

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Si arriva a questo complesso per mezzo di un canaleingresso monumentalerampe di scale (creano un movimento ascendente)sekos buio (fine del percorso) che contiene la barca sacra.

Palazzo è la sede del Re è costruito in mattoni Piramide: Tomba del Re è dove il faraone vivrà per l’eternità è costruita con grandi massi in pietra lavorati intorno ad essa si trovano le abitazioni temporanee degli addetti alla costruzione è sintesi di quattro idee fondamentali nell’architettura egiziana: o oasi racchiusa (come terra del Nilo) o massa megalitica duratura (come la figura del faraone) o ordine ortogonale o percorso assiale Cronologicamente si ha: tomba a fossa mastaba: tomba a fossa con una copertura visibile e architettonicamente rilevante piramide a gradoni: mastaba a sei piani, o sovrapposizione di varie mastaba piramide romboidale piramide vera e propria: compare nell’Antico Regno (3100-2000 a.C.) con la III Dinastia, per poi sparire e lasciare il posto alle tombe ricavate negli ipogei di roccia lungo le scarpate scoscese che fronteggiano il Nilo. Costruzione delle piramidi Per la realizzazione delle piramidi vennero impiegati gli schiavi. Alla base della costruzione delle piramidi vi è la regola matematica, la perfezione geometrica, la misura. Metodo operativo per la costruzione delle piramidi: è ancora del tutto inspiegabile; tuttavia si sa che: i blocchi di granito o di pietra venivano trasportati su navi o zattere che risalivano il Nilo per arrivare dalle cave al luogo dove venivano impiegati; molto spesso venivano scavati canali apposta che arrivavano fino in prossimità del cantiere; non conoscevano ancora la ruota, perciò il trasporto avveniva su di slitte trainate da corde di lino di papiro o di altre fibre, a forza di braccia o per mezzo di buoi; i blocchi venivano sollevati grazie all’utilizzo di piani inclinati; venivano utilizzati regoli lineari (523 mm) squadre, fili a piombo, livelle… I materiali impiegati: calcare dell’altipiano libico calcare bianco delle cave di Turah granito di Assuan diorite (pietra particolarmente dura) mattone crudo (per edifici non sacri e per le rampe per sollevare i blocchi di pietra).

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Mattone cottoimpiegato a partire dalla XIX Dinastia

Struttura muraria delle piramidi: Nucleo eretto a gradoni con elementi di calcare locale posati e squadrati rozzamente. I blocchi erano connessi per mezzo di scaglie di pietra, sabbia e fango. Rivestimento di calcare di Turah molto accurato, posato a nucleo realizzato. Nella parte alta veniva posta della diorite sulla quale venivano incise delle invocazioni e segni propiziatori riguardante la piramide e il Faraone. Saqqara Da qui ha origina la grane architettura in pietra.

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Complesso funerario di Doser (2778-2723 a.C.) Architetto: Imhotpe, primo della storia (racchiudeva in sé diverse abilità; alla sua morte fu innalzato a dignità divina). Superficie rettangolare recinta da un muro alto 10m di calcare bianco. Piramide rettangolare a gradoni, alta più 60m. Vi si accede per mezzo di una sala professionale fiancheggiata da semicolonne di 6m

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Particolare interessante: strutture illusorie (cappelle simulate, doppie porte false) indicano il carattere simbolico di questo complesso che vuole essere concretizzazione del cosmo egizio (mura intorno a Menfi, Alto e Basso Egitto, province dei due stati…)

Giza (2723-2563 a.C.) Piramidi: Cheops, Chephern, Micerino. Simili tra loro, poste l’una vicina all’altra. Ciascuna formata da: piramide (tomba), tempio funerario, via d’accesso che scendeva al tempio. Intorno a esse molte mastabe. Le decorazioni sono abolite, per aumentare l’effetto delle superfici lisce e delle forme stereometriche; sistematizzazione dello spazio. Case -

semplici realizzate in legno o terra battuta o mattoni crudi sono riunite in quartieri collocate intorno al tempio, lo connettono al palazzo

Città Egitto Tebe fondata fra 2050 e 1970 a.C. (XI dinastia) è capitale amministrativa del regno qui si trovano il tempio di Karnak e di Mut Akkaton (oggi Tell-el-Amarna) diventa capitale nel 1500-1000 a.C ha un impianto a scacchiera Mesopotamia: città fortezza città-stato circondate da fossato e mura difensive; per cui si accedeva alla città per mezzo di porte Tempio diventa parte del Palazzo del Re in quante egli è visto è una divinità costituito da un vano che accoglie i fedeli e dalla cella con l’immagine del dio e il tavolo delle offerte questa tipologia architettonica porterà al megaron. Ziqqurat eretta al centro della città, vicino al Palazzo è il luogo privilegiato dell’incontro dell’uomo con la divinità alla sommità è posto un tempio, al quale si accedeva per mezzo di una scalinata Civiltà Egea (cretese-micenea) Creta: centralità geografica rispetto a Troia, Egitto, Golfo di Argo e Cirenaica, Cipro e Sicilia, che la rende il baricentro nella evoluzione delle forme che porteranno all’esperienza greca. Inizi II millennio “primi palazzi” Trecento anni dopo “secondi palazzi” (Cnosso, 1500) Palazzo di Cnosso Residenza regale che sorgeva attorno alla piazza Protetta da mura Locali interni perfettamente illuminati ed areati (si pensa che appartenga alla civiltà cretese l’invenzione della finestra) Presenta impianti di raccolta delle acque piovane, di fognatura e di adduzione delle acque pulite negli ambienti igienici molto avanzati Palazzo di Festo (precede Cnosso) è costruito su un’acropoli

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ha quattro pianirivela capacità progettuali e organizzative notevoli. Qui compare la prima struttura del teatro, che diventerà importantissimo in Grecia.

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Villa di Hagia Triada La civiltà Cretese dei “secondi palazzi” scompare all’improvviso dal Mediterraneo (terremoto o achei?)

Micene: città governata da Agamennone, è la città più importante dei regni achei. È circondata da mura ciclopiche Porta dei Leoni: di accesso alla città; formata da quattro monoliti e sormontata da un fastigio triangolare, con due leoni rampanti e, nel mezzo, il fusto di una colonna. Megaron: struttura edilizia e cellula abitativa proveniente dall’Anatolia (che troverà forma più compiuta in altre città achee) diventerà la struttura formativa del tempio greco. È l’esatto contrario dei palazzi cretesi. Struttura del megaron: Ingresso monumentale o dromos Forma rettangolare o quadrata

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Al centro vi era il luogo per il focolare Esso poteva essere il cuore della reggia e il suo locale centrale era la sala del trono forma absidata che comparirà nei cimiteri cristiani e sarà la matrice delle basiliche paleocristiane.

Grecia Quadro storico

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Organizzazione sociale ≠ da quella rigida delle civiltà precedenti. È costituita da una miriade di città-stato indipendenti Caratteristiche dell’espansione greca*: o il riproporre lo stesso modello della polis (acropoli, agorà, piritaneo) in quanto unica struttura adatta all’uomo libero e che permette a tutti di partecipare alla vita politica o intensa coscienza di appartenere, seppure in modo diverso, ad un mondo comune (lo testimoniano la lingua comune, ordinamenti politici comuni, l’assenza di un re, l’importanza della famiglia, la religione, i giochi olimpici…) o propensione verso l’innovazione

Innovazioni: ridiventa dominante l’uso del ferro, non più il bronzo ricompare la scrittura alfabetica vengono diffuse le prime monete coniate che agevolano i commerci nasce la filosofia (riflessione razionale sulla formazione del mondo e l’origine della vita) promulgazione della prima costituzione ad Atene per opera di Solone * la colonizzazione di altre zone diventava necessaria quando la popolazione aveva subito una crescita per cui la polis non era più in grado di contenerla. Formazione della Polis (esempio archetipo di organizzazione urbana e sociale) 1. Vengono realizzate palizzate e muraglie con funzione difensiva  diventerà l’Acropoli (città alta): dove si riuniscono gli anziani, dove troverà posto il Palazzo del Re e il tesoro della città, per arrivare poi ad assumere valore sacro. 2. Vengono costruite case intorno all’Acropolicittà bassa (astü), dove si svolge la vita collettiva. 3. Nel palazzo del Re sull’Acropoli prima, nel Pritaneo dopo, viene collocato il focolare dove arde il fuoco sacro davanti al quale si celebrano i riti, e che è simbolo della comunità. 4. Pritaneo: piccolo santuario con altare e fossa dei sacrifici, residenza del 1°cittadino e dei dignitari. 5. Buolenterio: sorge vicino al Pritaneo, è dove si riunisce il consiglio dei cittadini per prendere le decisioni riguardanti il governo della polis. 6. Agorà: piazza fiancheggiata dagli edifici più importanti religiosi e civili; all’origine è un semplice luogo dove riunirsi, poi qui troveranno spazio botteghe, bancarelle, divenendo così la piazza del mercato. 7. Tutte queste zone costituiscono un’unità, delimitata dalle mura (quando ci sono). Case -

a megaron; a esiodeo (quadrate con il tetto piano); organizzate in quartieri a gruppi di vite (con funzione anche di difesa).

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Soggiace a tutta l’arte greca l’idea di mimesi, intesa non come copia di ciò che l’artista vede, ma come scelta di parti belle per giungere alla ricomposizione di un insieme bello, e cioè di natura, non più empirica, ma ideale. L’antica architettura greca è l’opposto dell’architettura gigantesca, massiccia orientale; ciò che domina infatti è il proporzionato equilibrio di verticali ed orizzontali, di pieni e di vuoti. Nel tempio egizio si vuole costruire un’immagine di forza che sovrasti con la sua mole l’ambiente, nel tempio greco invece le colonne hanno un diametro commisurato all’altezza e all’intervallo; manifestando così quella legge di misura ed equilibrio di forze che regge la natura. Tempio Compare tra l’850 e 750 a.C. Si rifà al Megaron. L’organizzazione generale è ortogonale e la pianta è assiale, ma non ha le caratteristiche astratte delle piramidi egizie. Mumford: “grande salone con un’anticamera e un portico anteriore; una forma simile ad un granaio con un tetto a due spioventi i cui sostegni di legno si trasformano in solide colonne di marmo”. Il tempio non è più il luogo dei sanguinosi sacrifici, ma è dove il popolo accorre in liete processioni, nelle feste della comunità. Di qui anche la funzionalità della sua forma: il fulcro non è più la cella chiusa (adyton), ma il peristilio (porticato) e lo spazio anteriore, dov’era collocata l’ara e dove si svolgevano i riti in cospetto dei fedeli adunati. Il tempio greco si rifà alle antiche costruzioni lignee e ciò è provato da: le proporzioni e dalla struttura l’alto basamento (stilobate) in pietra che serviva a rialzare la struttura in legno isolandola così dall’umidità del suolo gli spioventi del tetto, le gronde e i gocciolatoi che impedivano l’infiltrazione di acqua piovana la colonna Heraion di Samo, 800 a.C. Qui compaiono le prime innovazioni che danno via ad un’immagine del tempio sempre più legata a proporzioni. Originariamente la pianta era allungata e si rifaceva alla matrice del megaron; subì varie manomissioni fino a risultare costituita da un diversi colonnati: perimetrale esterno, uno all’interno della cella (tempio esastilo periptero) Il passaggio dalla primitiva struttura in legno a quella in pietra ce lo spiega Pausania descrivendo il tempio di Hera ad Olimpia. Scrive che originariamente tutte le colonne erano lignee, ma che colonne in pietra andarono a sostituire quelle in legno in rovina. Colonna Non è un’invenzione dell’uomo; l’ha trovata in natura: l’albero. Non compare per la prima volta in Grecia, ma nei palazzi cretesi, ai quali i greci si ispirarono. Nonostante il passaggio dal legno alla pietra o al marmo, il concetto statico (parti portate e parti portanti) rimane invariato. Il tempio stesso è una sorta di scultura e mostra una logica formale analoga a quella scultorea. Tanto che alcuni critici considerano le costruzioni greche “non-architetture”, ma come grandi sculture. Frontone  a forma di triangolo molto abbassato; è il punto di sintesi delle spinte orizzontali (stilobate e architrave) e verticali (colonne), e il momento di unione tra scultura e struttura. Le figure quivi scolpite hanno scopo apotropaico (es. le Gorgone: tengono lontane gli spiriti maligni) o sono figurazioni mitiche. Metope  formelle rettangolari con rilievi scultorei rappresentanti episodi del mito. Correzioni ottiche nei templi Il tempio non sottostà alle leggi della veduta “normale”; l’artista le modifica mediante correzioni ottiche, varianti nella larghezza dell’intercolumnio, nelle rastremazioni più o meno accentuatel’edificio non appare così “relativo” allo spazio naturale, ma come forma “assoluta” dello spazio. Ordini architettonici  insieme di regole e principi estetici riguardanti la forma e le proporzioni degli elementi costruttivi. Vitruvio nel “De Architectura”: per lui rappresentano dei modi dell’esistenza umana*. Ordine dorico Peloponneso, Sicilia, Africa del nord. Ha forme robuste e severe che richiamano l’originario uso delle grandi travi di legno ricavate dalla querce della Grecia continentale.

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La colonna dorica (*per Vitruvio: “ fornisce le proporzioni del corpo dell’uomo, della sua forza e della sua bellezza”) è rastremata verso l’alto; il fusto è scanalato (20); e le scanalature formano spigoli acuti. A circa 1/3 del fusto presenta un rigonfiamento (entasi). È priva di base; poggia direttamente sullo stilobate. Il capitello geometrico si compone di un echino (anello schiacciato) e di un abaco (cono rovesciato, che localizza, lungo l’architrave i punti d’appoggio delle colonne). L’architrave è liscio; su di esso, nel fregio si alternano metope (tavolette figurate) e triglifi (tavolette scanalate). Frontone: a forma triangolare, sulle fronti corte del tempio, coi tre lati rafforzati da una cornice, si trovano delle figurazioni scolpite. La pianta è rettangolare; la cella(naos) è preceduta da un atrio (pronao). Tempio prostilo colonne solo su una delle fronti Tempio anfiprostilocolonne su tutte e due le fronti Tempio peripterocolonne lungo tutto il perimetro Ordine ionico Regioni orientali della Grecia continentale, città-colonie dell’Asia Minore e isole. Più leggero e aggraziato del dorico, dai chiaroscuri più sfumati, dovuti agli spigoli appiattiti delle colonne scanalate (24). La colonna (*per Vitruvio: “esprime la bellezza femminile, e il capitello con le volute rassomiglia ai capelli che si arricciano”) non poggia direttamente sullo stilobate, ma su di una base formata da un anello convesso (toro) e da uno concavo (gola o trochilo). La decorazione è più fitta e minuta, e genera effetti chiaroscurali più vibranti. Il capitello ionico è ornato da volute con doppia banda che si arrotola su se stessa; è un capitello d’angolo, sottoposto ad una forzatura per garantire una visione corretta a 90°. Su questi due ordini si innestano alcune varianti: l’Attica, tipica di Atene, che tenta la mediazione tra i due ordini e l’Eolico che si caratterizza per il capitello fittamente decorato da foglie acquatiche sormontate da volute. Ordine corinzio Prima comparsa: tempio di Apollo a Bassae, progettato da Ictinio, 420 a.C. È essenzialmente una variazione dell’ordine ionico; che si manifesta nel capitello arricchito di foglie d’acanto. (*La colonna corinzia per Vitruvio: “imita la figura sottile di una fanciulla”). Appare un elemento nuovo: il plinto, un alto dado che solleva la base delle colonne dal piano dello stilobate  tensione verso apertura dell’edificio nella luce e nell’atmosfera. Tipo e modello (Quatrermère) Tipoidea di un elemento che deve servire di regola al modello; tutto è più o meno vago. In architettura tre classi di tipi sono fondamentali: 1. configurazione degli edifici (forma pianta…) 2. caratteristiche costruttive 3. elementi decorativi: l’architetto elabora questi “antecedenti” con una precisa intenzionalità; può elaborare diverse varianti senza che venga mai a meno la sua precisa qualificazione Modellooggetto da ritenersi tal qual è; tutto è preciso e dato. Il termine esprime a priori un giudizio di valore da riportare nel modo più preciso in una copia che dovrà essere fedele all’esemplare di partenza. Magna Grecia Conseguenza della colonizzazione delle regioni italiche e della Sicilia: l’ “esportazione” di un’architettura, che pur partendo da elementi greci propri, si risolta con esiti autonomi e con una forte peculiarità. Agrigento Recenti scavi hanno mostrato la struttura ad isolati disposti a maglia risalente al VI sec. a.C., inoltre hanno portato alla luce i resti dell’Acropoli, situati nell’attuale Grigenti. Tempio della Concordia430 a.C. octastilo, periptero; l’inercolumnio è variabile poiché deve rispondere alle contrazioni angolari del fregio dorico. È di calcare fossilifero (rosso fulvo). Tempio di Giove Olimpicodoveva avere dimensioni colossali (anomalo) viste le dimensioni (8m) dei Telamoni che dovevano ornare la facciata. Dai resti pare che le navate e gli intercolumni fossero chiusi da pareti che si alzavano fino alla trabeazione. Tempio di SegestaV sec a.C. domina il paesaggio sottostante Selunite

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La fondazione della città risale al 650 a.C. L’acropoli è lunga 500m e larga 300. Al centro vi è il temenos con i templi. Tempio Equi sono state rinvenute per la prima volta tracce di colore che hanno rivelato la presenza di decorazioni policrome. Pestum La città era organizzata secondo un reticolo ortogonale Basilica o Tempio di Hera Ipianta arcaica; presenta una fila di supporti lungo l’asse centrale; le colonne esterne sono basse e numerose. Carattere plastico dato dall’eccessivo rigonfiamento delle colonne e dalle dimensioni del capitello. Tempio di Hera II o Nettuno o Poseidonedorico; traduce perfettamente il principio scultoreo dell’organismo templare come corpo plastico che si lascia penetrare dalla luce. Tempio di Athena presenta una particolare variazione dello stile dorico per i suoi caratteri di accentuata verticalità sensibilizzati da correzioni ottiche. Il frontone è privo di cornice. Davanti alla cella compaiono delle colonne ioniche: è il primo esempio di combinazione dei due ordini. Il colore nei templi (Roland Martin) È certo che le modanature oggi spoglie recavano una decorazione dipinta, già a partire dall’ordine dorico. I colori erano vivi: rossi, blu, bruni ocra, gialli. Anche nei triglifi e nelle metope vi erano decorazioni dipinte che ne sottolineavano sagome e contorni. Sembrano esclusi gli effetti di policromia violenta. Essendo i templi colorati, anche le ombre risultavano luminose. In base a quanto dice Argan sulle correzioni ottiche, anche la policromia può essere tale, in quanto trasforma la relatività del chiaroscuro in precisa qualità cromatica. Grecia classica (480 a.C.-338 a.C. età di Pericle) Città e architettura nella Grecia classica Aristotele: “Ippodamo, figlio di Eutrifonte, cittadino di Mileto, colui che inventò la divisione della città in strade” (Politica) (NB: Sicari & Co. non la pensano così!) Ippodamo da Mileto Le regole che possiamo attribuire a Ippodamo sono: I piani di sviluppo della città geometricamente organizzati; aree urbane ripartite a scacchiera da un reticolo di strade dove non ce n’è una più importante di altre. Prevedere fin dalla fondazione della città quelli che saranno i suoi sviluppi. Prevedere le diverse funzioni dei luoghi ed in base ad esse collocarli in modo razionale. I fatti confutano l’affermazione di Aristotele, perché già Tell-el-Amarna presenta un impianto urbano a scacchiera; quello che però si può affermare con sicurezza è che Ippodamo ha esposto in modo sistematico le regole della razionalizzazione dello spazio urbano. Pireo (porto di Atene) Ippodamo curò la progettazione e la sopraintendenza ai lavori. I quartieri sono progettati a scacchiera con strade larghe 4,5 m e gli isolati sono dimensionati in rapporto alle tendenze del terreno. L’intervento di Ippodamo non vuole modificare la natura del luogo, ma si adegua ad essa. Architettura dei luoghi sacri Acropoli Recinto sacro agli dei e alla memoria della città. Portico dei propileisalita. Nei giorni di festa vi si accedeva solo dopo essersi purificati. Acropoli di Atene Si trova su di un’altura rocciosa. Costituita da: Propilei Tempio di Athena Nike (ionico, Callicrate) Eretteo Partenone Tempio arcaico (distrutto) di Athena Grande statua di Athena Calcoteca Cavea del teatro di Dionisio Altri grandi santuari Soggetto a una continua evoluzione: prima di Pericle vi era solo il tempio arcaico di Athena, che sorgeva sulle strutture del megaron.

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Qui la gravità dello stile dorico si combina con la grazia ionica (sintesi architettura attica). È il simbolo della riconciliazione dell’uomo con la natura. Propilei (ingresso monumentale: rottura rivoluzionaria della tradizione, in quanto solitamente l’ingresso del temenos era di dimensioni modeste, a forma di tempietto), 437-432 a.C. Architetto Mnesicle. Costituiti dall’atrio centrale con due portici di ovest ed est. La rampa di accesso ai Propilei conclude il percorso della Via Sacra, che è volutamente impervia ed irregolare. Vennero impiegati diversi materiali con diverse funzioni simboliche: gradino che separa l’interno e l’esterno è di pietra di Eleusi (blu scuro) che spicca tra il bianco del marmo pentelico dei templi. Partenone Età di Pericle 447-448 a.C. Sopraintendenza ai lavori di Fidia (scultore). In origine era policromo e conteneva un’enorme statua d’oro e avorio (realizzata da Fidia). Tempio di marmo pentelico, periptero, ordine dorico, sorge su un alto stilobate al sommo dell’Arcopoli. Le fronti misurano più di 30m, i lati circa 70m, le colonne hanno un diametro di 2m e sono alte 10m. La cella è divisa in tre navate da due file di colonne. Vi sono molte teorie riguardanti il Partenone: 1. E’ un tempio dorico, la cui struttura è matematicamente calcolabile. 2. I costruttori lavoravano in modo empirico, regolandosi secondo le necessità che si presentavano. Secondo questa teoria Callicrate e Ictinio non avrebbero lavorato insieme, ma in due momenti diversi; Callicrate prima, Ictinio dopo, nell’età di Pericle. La differenza tra i due progetti sta nel numero di colonne da 6/10 a 8/17, vista la necessità che ebbe Ictinio di ampliare la cella per lasciare posto alla statua. Questa teorie spiega le contraddizioni rinvenute nelle rovine. -

Per cui si è giunti a questa cronologia: 490 a.C. progettazione del tempio dedicato ad Athena; realizzazione della piattaforma in pietra e dei basamenti delle colonne; ma incendio; Cimone affida a Callicrate la fabbrica del tempio, ma a metà lavori Cimone muore; Pericle, concepisce un tempio più grande; affida a Ictinio la direzione dei lavori; Ictinio segue i suggerimenti datigli da Fidia, al quale Pericle aveva affidato i lavori per il rinnovo dell’Acropoli: 438 a.C. i lavori si concludono, nel 432 quelli di scultura dei frontoni.

Il Partenone risulta essere un grande organismo, in cui scultura e architettura sono indivisibili; la funzione dell’architetto nell’antichità era non quella di inventare nuovi modelli, ma quella di saper interpretare e modificare quelli già esistenti (in armonia). Il Partenone è sorto da un grandioso disegno politico, in quanto si proponeva di essere il simbolo dell’unità delle città greche, Pericle voleva dare a tutti i popoli greci un solo oggetto di culto, affermare la supremazia di Atene e riunire qui i maggiori artisti del tempo. Eretteo (ionico) 421-406 a.C. Sostituisce il tempio dstrutto di Athena Polias; non si sa bene chi sia l’architetto; si sa che Callimaco disegnò la lampada d’oro dell’interno e disegnò le cariatidi del portichetto meridionale. In questo tempio, oltre ad Eretteo, erano celebrate altre divinità. Architettura dell’agorà AgoràPiazza dove arrivano tutte le strade; si svolge la vita civile. Agorà di Atene La piazza è attraversata dalla Via Sacra che sale all’Acropoli.

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Boulenterioha sede il Consiglio dei 500 (sostituisce l’Areopago) Metroon o Santuario della Madre degli Dei

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Tholosi Pritani qui mangiavano insieme Altare di Zeus Recinto degli eroi eponimi Tempio di Apollo Patros Theseion (dorico)

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Altare dei Dodici deicaposaldo dal quale si parte a misurare le distanze

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Architettura tardo-classica (IV sec. a.C.) La maturità raggiunta dall’opera classica si mescola con la tensione di una nuova epoca. Ricompare il Tholoi: tempio molto antico a pianta circolare, sconvolge la geometria rettangolare Tholos di Delfi 380 a.C. Si trova all’interno del santuario (temenos) di Apollo; esso sorge su diversi livelli. Formata da un anello esterno di 8,6 m di diametro, che è pari all’altezza; le 20 colonne esterne sono doriche e presentano 20 scanalature, mentre le 10 interne sono ioniche (dal pesante al leggero); sono stati impiegati diversi materiali. Tholos di Epidauro 26 colonne esterne doriche, 14 interne corinzie; pavimento decorato da rombi bianchi e neri che disegnano un ritmo spiraliforme. Mausoleo di Alicarnasso Architettura funeraria di re Mausolo. Pianta a forma quadrata; è costituito da un grande basamento; 36 colonne ioniche perimetrali; copertura a piramide che termina con una quadriga; il tempio è rivestito di opere scultoree. Priene(350 a.C.) Pianta urbana ortogonale. È delimitata da cinta murarie; tre porte permettono l’accesso alla città. Qui troviamo tutti i più importanti edifici della polis greca: Agorà, con statue e monumenti disposti liberamente ma secondo la stessa organizzazione ortogonale della città; recintata da porticati continui. Stoà: con la storia della comunità incisa sulle mura.

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Buolenterion o Ekklesesterion di Pirenesala del Consiglio Organismo della vita civile. Struttura a pianta quadrangolare all’internovi, su tre lati i seggi disposti a gradinata, sull’altro lato l’ingresso e al centro l’altare sacrificale. Case private: chiuse verso l’esterno, dimostrazione del carattere privato della dimora. Tempio di Athena Polis: architetto Piteo, ordine ionico; ma per pianta e compattezza plastica dorico.

Teatro Compare per la prima volta nella città greca e ne diventa un organismo tipico. Per la prima volta si utilizza la forma naturale del terreno, per farla diventare architettura (riduce all’ordine razionale la realtà naturale e crea lo spazio ideale per il ripetersi del mito al cospetto dei cittadini, in quanto, lo spettacolo era collegato al rito religioso e veniva considerato un’esperienza catartica, indispensabile per la formazione dei cittadini). La forma a mezzo imbuto della gradinata è anche dovuta dalle esigenze della visibilità e dell’acustica. Al centro in basso vi è l’orchestra, circolare o semicircolare, dove vi è il coro; Gli spettatori partecipano a una scena che si svolge nel proscenio, sullo sfondo della scena; essi sono così immersi nello spazio naturale; nelle prime forme spettatori e attori erano in collegamento, grazie alla forma circolare; questa unione è andata perdendosi con l’evoluzione della struttura teatrale. Di solito si trova ai piedi dell’acropoli o nel recinto del santuario o nell’agorà, in ogni caso lontano dal centro abitato e alle spalle dell’orchestra era solito esserci il paesaggio marittimo. Il Doriforo di Policleto rappresenta l’uomo greco: attivo e vitale, idealizzato però come un perfetto archetipo. Il gioco dei suoi muscoli rassomiglia all’articolazione degli elementi del tempio, che simbolizza anche la verità ideale di una situazione particolare pienamente compresa, così che ogni parte viene riconciliata con le altre. Ellenismo (334 età di Alessandro Magno -31 a.C. ) Momento di novità e trasformazione. Sorge il più grande impero mai visto; molti usi, costumi, si trovano uniti sotto un unico Re-Dio. polis non più centro autonomo della vita politica e amministrativa, ora ha grande rilievo il funzionario imperiale. Conseguenzadiffondersi di religioni salvifiche. Città ellenistiche Alessandria d’Egitto (332-331 a.C.)modello di città ellenistica. Cambiamento politico è evidente nella struttura urbana. Nella città compare il Palazzo residenza del sovrano, sfarzoso Alla periferia il palazzo del satrapo (alto funzionario imperiale)

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La campagna è inferiore rispetto alla cittàdifferenza sociali (molti schiavi) Prevale l’impianto ippodameo La città è cinta da mura difensive Importanza delle porte di accesso alla città (come a Micene e tutto Oriente)

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Gli edifici dell’Acropoli assumono un valore diversosimbolo del potere del Re L’agorà non è più luogo di incontri e scambi, ma monumento L’architettura domestica assume grande rilievoresidenze sontuose I tradizionali templi vengono inglobati in strutture monumentali

Pergamo Acropoli a 335 m sul livello del mare Numerosi terrazzamenti, collegati tra loro da strade palazzi reali arsenali edifici del potere altare di Zeus

porticate e scalinate: santuario di Athena ginnasi due agorà grande biblioteca Ara di Pergamo A pianta quadrata; uno dei lati maggiori era aperto con una grande scalea; alto basamento decorato da un fregio scolpito continuo; porticato ionico. Invece della cella vi era uno spazio rettangolare scoperto, al cui centro vi era l’altare sacrificale. -

Elementi nuovi della città ellenistica: are monumentali (altare di Zeus a Pergamo) propilei (di Eleusi) porte urbiche (di Efeso) grandi architetture funerarie portici (a Pergamo) basiliche (a Delo) biblioteche (ad Alessandria) stadi (strutture simili ai teatri, ma si sviluppano lungo un asse longitudinale, hanno una forma allungata) Alcuni -

edifici già esistenti ma esasperati dalla ripetizione, vengono ora rinvigoriti, come: tempio (Dydimeion di Mileto) teatro (Pirene, Efeso, grandi cavee) boulenterio (a Mileto)

La più grande novità dell’architettura ellenistica è il valore che essa comincia ad attribuire allo spazio: il tempio è un grande fatto plastico, quasi come un oggetto scultoreo si pensa all’edificio come ad un fatto costruttivo che si genera dall’interno: si comincia ad intuire il vincolo dello spazio interno, che condiziona quello esterno; lo spazio interno è ordinato secondo precise gerarchie, così come le città. Tomba alessandrina (del Wardian, Turchia, I sec. a.C.) Grande ipogeo scavato nella roccia; il centro è una sala circolare con copertura a cupola in asse con un ambiente rettangolare e con il cortile. Questo monumento è l’avvio di questo totale ripensamento. Tempio di Apollo a Dydimes Un colonnato ionico doppio (116) fascia il tempio e gli conferisce un carattere monumentale. I particolari costruttivi e decorativi sui vari elementi architettonici venivano prima disegnati a grandezza naturale sull’elemento con sottili incisioni (rinvenimento di Haselberger). Tecniche costruttive in Grecia La committenza edilizia greca era per lo più pubblica. Solo con l’ellenismo tardo compare prima quella regale per la realizzazione e decorazione dei grandi palazzi, poi anche quella privata (cittadini ricchi). Per la realizzazione delle opere architettoniche vi erano specifici soggetti incaricati (per la costruzione degli edifici sacri, per la manutenzione delle mura…). Parte dei lavori veniva appaltata a specialisti, dopo che il progetto era stato approvato dall’assemblea del popolo su proposta del consiglio, dopo la scelta su presentazione di un modello. Il contratto per la realizzazione dei lavori era rigoroso, con la precisazione delle responsabilità degli operatori. Vi erano dei vincoli che gli architetti dovevano rispettare: o Per operare nelle aree sacre. o L’obbligo di usare materiali e strutture preesistenti quando queste erano sacre.

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Fasi di 1. 2. 3. 4. 5. 6.

Costruzione Veniva approvato un progetto eseguito in base ad un modello. Vari specialisti realizzavano i lavori di loro competenza. I blocchi utilizzati venivano “dirozzati” già in cantiere. Venivano incisi a grandezza naturale i particolari costruttivi. Le superfici venivano decorate solo dopo la messa in posa dei blocchi. I blocchi venivano impiombati con elementi metallici a doppia T e con ganci. Non si usavano malte cementizie. 7. Una vola completata la struttura si procedeva a colorarla. Certi materiali richiedevano l’uso di levigatura delle superfici con stucchi di polvere di marmo, per dare nettezza di disegno alle lavorazioni.

Etruschi Fanno da mediatori tra l’arte greca e quella romana. Erodoto ipotizza provenienti dall’Egeo e dall’Asia Minore, altri ipotizzano provenienti dal nord. Si insediarono nella penisola italica tra il Tevere e l’Arno, per questo Pallottino li definisce un “fenomeno italiano”. Massimo splendore (VII e VI sec. a.C.)  per l’organizzazione urbana, per le sue architetture, per la scrittura e l’artigianato molto evoluto, per il dominio dei mari (talassocrazia; Spina ed Adria i porti principali). Gli etruschi mettono a punto una nuova idea di cittàcittà-stato modellate sulle polis greche. (dodecapoli). Erano dotati di grande capacità imprenditoriale che però venne meno nel V sec. a.C. quando Greci e Fenici di Cartagine prevarranno nel controllo dei mari; inoltre perché si affacciava una nuova potenza: Roma che sottometterà gli etruschi. Città -

sorgono quasi sempre lontano dal mare (no Populonia e Spina); sono dotate di mura difensive; es. a Roselle, sono lunghe 3km, costituite da grandi blocchi alti anche 2m, giustapposti perfettamente; importanza delle porte di accesso alla città; es. Porta dell’Arco a Volterra, III sec.; isolate e autonome l’una dall’altra; uso dell’arco e della volta, considerati invenzione etrusca, ha un’origine greca, mesopotamia lo dimostra il reperto di Velia (Pestum), la Porta Rosa, che ha una struttura ad arco.

Città etrusche Felsina (Bo), Marzabotto, Adria, Spina, Rimini, Mantova, Milano Ciò che ci fa dedurre l’origine etrusca è il tracciato ortogonale delle strade, che costituisce un influsso ippodameo. Nasceranno forse da questo utilizzo etrusco di modelli greci, il cardo e il decumano romano. Tempio etrusco (a noi non ne sono giunti) Non esistevano canoni e regole.

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Ampia scalinata anteriorestruttura rialzata

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Pronao e parte frontaledecorate e colorate Il tetto aveva forti sporgenze laterali Le colonne non avevano modulo proporzionante, si rifacevano liberamente alle doriche. (Vitruvio parla di Ordine Tuscanico).

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Facciatacolonnatopronaotre celle dedicate alle divinità etrusche, diventate poi romane (lo dimostra il Tempio di Giove Capitolino a Roma 509-507 a.C.).

Frontone del Tempio di Telamone VI-V sec. a.C. Raffigura un episodio mitico, il cui disegno pare derivare da un originale pittorico. Necropoli Riemerge la memoria egizia della città dei morti parallela a quella dei vivi Necropoli di Tarquinia (1x5km) Comprende sepolture di diversa forma che vanno dal VII sec all’età romana. Vi sono tombe sotterranee che ripropongono ambienti domestici arricchiti con pitture. Necropoli di Cerveteri (IX sec. età Roma imperiale)

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tombe tombe tombe o o o o

a pozzo (contengono l’urna) a inumazione (scavate nella roccia) a tumulo: rilievi nel terreno coprono vani sottostanti, generalmente sono tre: ingresso davanti il locale principale lateralmente altri due ambienti nelle pareti i sarcofagi, con accanto oggetti cari ai defunti

Necropoli di Vulci, Viterbo, V-III sec. a.C.

Roma Dal II sec. Roma si affaccia come grande potenza militare che aspira al “pratico” possesso del mondo. Nel suo momento di ascesa è esclusa l’esperienza estetica, tutto è austero, duro. Il cittadino romano è un soldato, non deve distrarsi con l’arte. L’architettura vista in quest’ottica si presenta come una tecnica utile ai fini del governo della cosa pubblica, e come ingegneria militare, delle operazioni belliche. L’arte è un’arte di governoinstrumentum regni. L’arte è mera rappresentazione della storia (non la si prende dai greci, per i quali era tensione verso il bello, tutto era contemplazione, ma dagli etruschi, si prenda a supporto di tale tesi il “sarcofago degli sposi”, rappresentazione fedele al reale). Solo con la sottomissione della Grecia il classicismo diventa, a Roma, l’arte ufficiale. Insieme a questa corrente si diffonde maggiormente quella ellenistica. NB: la cultura romana è influenzata da quella etrusca anche perché molti dei Re romani erano etruschi, l’impronta etrusca svanirà quando Roma si darà un governo “romano”. Nascita di Roma (753 a.C.) Bandinelli: “Roma non nasce sul colle Palatino, anche se è vero che sul Palatino si trovano tracce di capanne della prima età del ferro, di oltre un secolo prima la data tradizionale dell’origine di Roma, i quali si sono sviluppati solo grazie al Tevere e all’Isola Tiberina, che consente di attraversare il fiume; è proprio qui che nasce Roma”. Il Tevere è un povero fiume, per cui agricoltura e allevamento sono povere, la vera fonte di sopravvivenza è il commercio, reso possibile da ponti, strade e dagli scambi con i popoli vicini. Roma aveva contatti con gli etruschi; solo per questo era in collegamento anche con la Grecia. Organizzazione Roma Il potere è accentrato in una ristretta aristocrazia. A tutti è data la possibilità di diventare civis romanus. Potente fattore di integrazione di popoli con usi e costumi diversi. Vantaggi militari: aumenta il potenziale bellico: anche l’agricoltore libero può far parte dell’esercito. Gli schiavi diventano la base essenziale dell’organizzazione produttiva. Messa a punto di una costruzione giuridica imperniata sul concetto di proprietà.

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Militarmenteprogresso in materia di tattica. Costruzione delle infrastrutture, in particolare fitta rete stradale che collega i centri dell’Occidente. Servizio postale. Mediocre progresso tecnologico, scarse invenzioni (mulino ad acqua, mietitrice). Il sistema romano entra in crisi quando si incrina per le minacce esterne.

Dal Winkelmann in poi si tende a considerare l’architettura romana come una degenerazione di quella greca classica, in quanto si servirono di ordini classici, ma li usarono in maniera nuova; ciò che era elemento strutturale diventa ora decorazione. L’architettura romana non ha un tipo particolare di edificio dominante, ma sviluppa una molteplicità di temi edilizi. La costruzione architettonica si basava su due grandi temi: 1. tecnica o prassi costruttivapermetteva lo sviluppo articolato di grandi masse murarie e di vuoto

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bellezza esteriorequalificava le masse murarie e di vuoto visivamente mediante elementi plastici e coloristici.

Sistema tecnico-costruttivoalla base vi era una materia povera, come il tufo e l’impasto informe del conglomerato di malta e pietrame variamente tagliato (opus cementicium), rivestito spesso con una

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cortina di pietre tagliate irregolarmente (opus incertum), o anche disposte a losanga (opus latericium). La muratura non è nitida come quella in marmo, ma è leggera, flessibile ed elastica; inoltre meglio si adatta allo sviluppo di linee e superfici curve. Forma-base dell’architettura romanaarco e tutte le forme da esso derivanti: volta a botte, volta a crociera; è possibile coprire grandi spazi. L’arco è un elemento plastico, perché risolve l’equilibrio delle forze di pesa e di spinta nel contrapposto del vuoto dell’arco e la sporgenza delle colonne; inoltre assume la funzione di una membratura articolante. De re aedificatorianel Rinascimento considerato il corpus iuris dell’architettura romana, dimostra la volontà romana di tradurre la lezione greca-classica in regole che potessero essere applicate a qualsiasi tipo di discorso; rivela il carattere pratico che dovevano avere le architetture romane. Concetto di monumento romanocome possono essere la colonna o gli archi di trionfo; è essenziale in tutta l’architettura romana; tramite essi si vuole stabilire una continuità tra passato-presente-futuro. Foro (di età regia) Sorge in una vallata paludosa; i corsi d’acqua vennero raccolti nella Cloaca Massima (prima opera pubblica a carattere igienico) da dove ha origine la città; simbolo dell’unione delle tribù che avevano riconosciuto la supremazia di quella romana; piazza comune, sede del mercato, delle assemblee (comitium), della Curia, dove si riuniva il Senato, del tempio dedicato a Vesta, con accanto la casa delle vestali (custodi del fuoco sacro); vi si svolgevano gare atletiche e gladiatorie. 484 a.C. viene eretto tempio dedicato a Castore e Polluce (dei che collegano Roma a Troia) Il foro è il luogo dove la vita della città e dello Stato si inquadra sullo sfondo della propria storia. Foro boario (179 a.C.) Realizzato per volontà di Catone il Censore. Mercato centrale. Tempio Parte importante della piazza, perché essendo sacro la proteggeva; Deriva dal tempio etrusco e dal greco, nonostante questo la sua forma è differente, vista la diversa funzione a cui esso è destinato; il rito religioso romano si svolge all’esterno e tutti vi prendono parte; ecco perché:

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Teatro -

Rialzato su un alto basamento (podio), scalinata di accesso; Sorge nel foro e lo domina. La forma è simile a quella dei templi italici (colonne solo davanti) I primi vennero realizzati in tufo, intonacato e poi dipinto, solo dopo la conquista della Macedonia in marmo; anche se la maggior parte continuava ad essere in travertino (pietra bianca del Lazio). L’inferiorità dei materiali è compensata dalla tecnica: come legante si usavano calce e pozzolana, invece che sabbia, che formava un materiale omogeneo, compatto e molto resistente. Impastando queste malte con materiali inermi si ottenevano le Concrezioni, mentre utilizzandole come elemento di saldatura di mattoni in cotto si ottenevano le Murature. romano deriva da quello greco, ma non sfrutta il naturale declivio della montagna; è costruito in piano, tutto lo spettacolo si svolge sulla scena (muro di fondo) che acquista importanza, diventando una vera e propria struttura architettonica, spesso con effetti illusori di profondità, perde invece importanza l’orchestra; riveste una minore importanza rispetto all’anfiteatro (come il Colosseo) vista la passione dei romani per i ludi gladiatori.

Centuriatio romana Alla cerimonia della consacrazione di un luogo, l’augure sedeva nel centro e, con la verga, definiva i due assi principali che, passando per il centro, dividevano lo spazio in quattro; questa divisione rappresentava i punti cardinali. Lo spazio così ripartito era chiamato templum. Anche il castrum e la città sono basati su questo schema: due strade principali che si intersecano ad angolo retto: cardo, nord-sud, rappresenta l’asse del mondo; decumano, la traiettoria solare est-ovest. Le strade principali conducevano alle quattro porte aperte nel muro di cinta. Il primo insediamento sul Palatino fu chiamato “Roma quadrata” in

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riferimento alla suddivisione in quattro parti. Il centro era un pozzo: “mundus”. Con Servio Tullio, Roma divenne una grande città: dotata di un nuovo “mundus”: il Foro. Questa organizzazione concretizzava un’immagine cosmologica e la città era un microcosmo. Questa forma spaziale viene impiegata indipendentemente dal tema edilizio. Pianta città Impostata su due vie perpendicolari: cardo e decumano; all’incrocio sorge il Foro.

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Suddivisa in quartieriINSULAE: sovraffollati, abitazioni fragili, spesso in legno (pericolo incendi) Ville e palazzi alla periferia della città

Domus (es. ville di Ercolano e Pompei) Casa della classe agiata. Luogo sacro; perde questo valore in età imperiale.

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Villa -

Ha ascendenze etrusche impianto assiale, ingresso centrale, sullo stesso asse atrio con il focolare e tablinium (stanza del padrone), le altre stanze si disponevano sui due lati più lunghi in modo assiale.

È la casa di campagna; Riveste molta importanza, prima perché la maggior parte della popolazione romana era di origini agricole; poi perchè diventerà luogo di riposo e di delizie delle classi agiate.

Mura difensive. Le prime furono erette da Servio Tullio VI sec. Vennero poi rifatte dopo il saccheggio dei Galli (378 a.C.) Pontiindispensabili per conquistare i territori, la maggior parte realizzati per poter avanzare. Acquedottiseguivano immediatamente la fondazione delle nuove città. Ponte sul Gard (Nimes)edificato da Agrippa, per ordine di Augusto, unisce le funzioni di strada e di acquedotto; tre ordini di arcate sovrapposte: 1) per l’attraversamento del fiume e sostegno della strada; 2) di appoggio; 3) regolano le condotte dell’acquedotto. (passaggio da arcate a grande luce, per essere di minimo ostacolo alle acque del fiume, a quelle a luce ridotta). Ponte sul Tago (Spagna)sotto Adriano, architetto Julius Lacer (prova della possibilità di Roma di disporre di esperienze di tutte quelle culture che facevano parte dei suoi domini). Lex de Urbe augendapiano voluto da Cesare nato dalla necessità di rimediare all’affollamento crescente della città e alle pessime condizioni igieniche; ma attuato da Marco Agrippa (33 a.C.); redatto da un urbanista di Atene; prevedeva la ricostruzione dei 4 acquedotti della città e la realizzazione del 5 (dell’Acqua Giulia). Terme Bagni pubblici, necessari visto che nelle case l’acqua scarseggiava; alle terme invece veniva convogliata la maggior parte delle acque degli acquedotti. Ricoprono una grande rilevanza sociale, poiché erano frequentate da tutti in cittadini. Come nel Pantheon, è lo spazio interno che definisce la forma esterna. Qui è evidente la grande capacità dei romani di utilizzare le concrezioni (opus cementicium) Terme di Agrippaprimo edificio termale di Roma, a ridosso del Pantheon di Agrippa. Terme Imperialicollocate nel Foro. Terme di Caracalla o Antonianegigantesche; dotate di palestre, portici, giardini, botteghe, uffici; lo stabilimento termale era dotato di complessi impianti tecnici per la conservazione e la distribuzione dell’acqua calda e fredda; le grandi sale termali avevano una copertura a volta o a cupola; rivestite di marmi colorati. Si sviluppano su di uno schema caratterizzato da “cardo” e “decumano”; dove questi due assi si incontrano danno vita ad una grande sala, il cuore dell’edificio, coperta da tre volte a crociera. All’interno del recinto delle terme si trova un mitrèo (santuario dedicato a un culto orientale) sperimentazione di nuovi culti.

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Terme di Domizianoinnovazione: concezione unitaria di un edificio contenente insieme terme, biblioteca, sale di soggiorno, triclini, porticati. Palestrina Santuario della Fortuna Primigenia (80 a.C.) complesso articolato su terrazze e rampe simmetriche che attraverso passaggi di quota conducono al grande tempio circolare posto sulla sommità, in corrispondenza dell’ultima esedra. Simbolo del “virtuosismo” tecnico romano. All’antico tempio fu aggiunto un porticato semicircolare, che abbracciava un “teatro”, da cui si dominava la vista di tutta la campagna. Anche in questo impianto sono visibili il cardo (che dal tempio dirige lo sguardo verso il mare) e il decumano (valle che si estende est-ovest attraversando il cardo visivo). Roma di Silla Tabulariumarchivio delle leggi e dei trattati; costituisce lo sfondo scenografico del foro. Roma di Cesare Grande sviluppò di Romaesigenza di ampliare il Foro. 51 a.C.:inizia demolizione di parti della città e trasferimento di parte della popolazione; Cesare muore, non porta a compimento l’opera. Foro di Cesare a questo schema si conformeranno tutti gli altri fori piazza rettangolare delimitata da portici

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sull’asse maggioretempio

Roma di Augusto (vengono restaurate le antiche glorie monumentali) Foro di Augusto (2 a.C.) perpendicolare al Foro di Cesare l’asse maggiore è segnato dal tempio di Marte Ultore e dall’arco onorario con la statua dell’imperatore sulla quadriga portici intorno alla piazza con nicchie contenenti statue-simulacro dei padri fondatori di Roma.

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Non compaiono archi, volte, cupole, concrezioni e mattonivuole un ritorno alla grecità

Maison Carré a Nimes* (12 a.C.) Esempio più significativo della volontà augustea del ritorno alla classicità greca. Ponte sul Gard (Provenza*). È un ponte/acquedotto *esempi di architetture romane compaiono anche in luoghi alla periferia dell’impero. Arco trionfale Invenzione del periodo augusteo anche se discende dall’arco etrusco. È il modo per celebrare il trionfo o del condottiero o dell’imperatore; diversamente da quello repubblicano compaiono molti rilievi scultorei e complesse membrature architettoniche. Traducono in termini di mera decorazione l’antica funzione delle porte cittadine. Altare (ara votiva) Ha funzioni celebrative, presenta rilievi scultorei. Altare sulla Via AppiaCelebra la vittoria di Augusto in Siria (19 a.C.) Ara Pacis(Campo di Marte, 13 a.C.), realizzata al ritorno di Augusto da Spagna e Gallia. Basilica organismo edilizio tipico romano sede dell’assemblea popolare

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su un lato corto o su entrambiabsidi costituita da una vasta area coperta divisa in navate da colonne che sorreggono la copertura

Basilica di Massenzio (poi di Costantino)divisa in tre navate, quella centrale coperta da volte a crociera, mentre quelle laterali erano coperte da volte a botte Roma di Tiberio Nuova concezione degli edifici monumentali.

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Reggia sul Palatinoostentazione grandezza e potenza, in cui la figura dell’imperatore è sacra. Tiberio per varie vicissitudini si ritirò fino alla morte a Capri, dove fece costruire una Villa. Roma di Claudio In questo periodo si delinea un’architettura anticlassica. Porta Maggiore (o Preaenesina)assemblaggio di diverse funzioni: porta urbica, supporto per i canali dell’acquedotto. Chiesa sotterranea di Porta Maggioreanticipa, per la conformazione spaziale, le chiese cristiane primitive. Roma di Nerone Domus Aureadi enormi dimensioni, ampio utilizzo della cupola. Il palazzo doveva essere un monumento alla divinità della persona dell’imperatore; è un concetto che rimarrà legato a tutta l’architettura imperiale. I concetti che troviamo qui sono il frutto delle esperienze fatte nella Roma di Claudio. Roma di Vespasiano Foro di Vespasiano (o della Pace)collegato a foro di Augusto, pianta quadrata, no vero e proprio tempio Foro Transitorio (o di Nerva)modeste dimensioni, rifiuto del classicismo augusteo e preludio dell’architettura romana di Traiano e Adriano. Anfiteatro Flavio (o Colosseo)iniziato da Vespasiano (72), proseguito da Tito; ha forma ellittica, teatro circolare completamente richiuso su se stesso. La cavea aveva una capacità di 80mila spettatori; facciata a tre ordini (tuscanico/dorico-ionico-corinzio) e sopra un attico altissimo con finestre e mensole. Nei primi tre ordini la struttura è di travertino nelle parti importanti, e di blocchi di tufo nei riempimenti. In asse con il Foro, ne concludeva la prospettiva monumentale. Era il fulcro del centro cittadino: per la prima volta un edificio era concepito in rapporto a tutta la zona monumentale e rappresentativa della città. Roma di Domiziano Palazzo dei Flavisul Palatino, complesso monumentale, sviluppa gli orientamenti formali dell’architettura della Domus Aurea secondo tendenze grandiose ma vincolate a delle geometrie. Nell’Aula Regia la figura dell’imperatore è trasfigurata come la presenza di un dio. Roma di Tito Arco di Titosulla Via Sacra, grande attico che valorizza al massimo il fornice come luogo di passaggio esclusivo. Roma di Traiano Foro di Traiano (98-117)

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ArchitettoApollodoro di Damasco, aveva seguito Traiano nelle sue campagne. Di dimensioni enormi. Basilica Ulpia a 5 navate e con due absidi sui lati minori. Statua equestre al centro della grande piazza. Nella piazza trovano posto anche botteghe. Colonna Traianacoclide, alta 40m, diametro 3,5; sulla superficie di un fregio alto 1mx200m, sono scolpite le gesta militari di Traiano contro i Daci novità: sintesi di architettura e scultura (precedenti:Ara Pacis); è sormontata da un’aquila e alla base urna con ceneri di Traiano. Rimanda all’architettura repubblicanaper gli absidi e per l’uso delle concrezioni.

Roma di Adriano (117) Maturità dell’architettura romanaunità fra le masse architettoniche edificate, utilizzando tecnologie proprie romane, e ordini architettonici propri della classicità greca. Si realizza il valore dello spazio come vuoto scavato e dimensionato dall’interno con precise funzioni (precedente: Wardian; apice: Pantheon). Villa Tivoli (135) Esempio di architettura romana, ma per certi aspetti il Bassi parla di “barocchismo” (per la libertà che si contrappone al rigore classico). Novitàconcezione della villa come un insieme di edifici ambientati in un paesaggio.

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Teatro Marittimoingegnoso uso di mattoni trapezoidali montati a creare archi tesi per la costruzione dell’architrave sopra le colonne del portico. Piazza d’Oro

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Canòporievocazione del paesaggio nilotico, in quanto il “canopo” è il braccio del Nilo vicino ad Alessandria. È un grande specchio d’acqua circondato da un portico.

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Tempio di Venere e Romaqui no barocchismo, ma impianto classico-ellenico, seppure con una visione nuova dello spazio interno, immaginata come una unione simmetrica di due templi collegati fra loro dalla tangenza delle absidi, delle celle. L’architetto fu di sicuro greco, così come i marmi delle colonne, anche l’accesso possibile da tutti i lati riflette l’origine greca.

Pantheon (126) tempio dedicato a tutti gli dei Sorge su i luoghi di un antico tempio costruito da Agrippa. frontone con 8 colonne monolitiche di granito rosa e grigio, completate da un capitello corinzio, alte 12,5m e di 4,50m di circonferenza dietro al colonnato, un pronao di tipo greco che accenna a tre navate e che si conclude in un corpo di collegamento con la grande cella il corpo della cella è cilindrico i muri sono spessi 6m, risultano alleggeriti da cappelle-nicchia che dissimulano la dimensione eccezionale del muro e creano l’illusione che la cupola poggi sulle colonne perimetrali che si alternano alle nicchie il tamburo sorregge la grande cupola a cassettoni (lacunari) che si conclude con un oculo (impluvium) aperto di 9m di diametro (unica fonte di luce)

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il diametro è di 43m, pari all’altezzacircoscrivibile a una sfera. Forma il substrato di tutta l’architettura futura. Impiego tecnologicamente perfetto della cupolacopre grandi spazi senza bisogno di supporti Il Pantheon è la sintesi fra tecnologie delle concrezioni-murature-forme classiche-colonnaarchitrave nella saldatura tra pronao e il corpo sferico della cella. Si avverte l’aspirazione dell’architettura romana a rendere un’immagine dello spazio che non abbia apparentemente giustificazioni funzionali, destinata a produrre meraviglia. Riprende il tema del Mausoleo di Augusto, che si rifaceva in parte alla tomba monumentale (tipica Orientale), e in parte ala tomba tumulo etrusca (cipressi fanno parte della costruzione) Pantheon però mole più vasta, in rapporto con il paesaggio (Tevere).

Castel Sant’Angelo (135)Mausoleo di Adriano. Aveva un basamento di 84m di alto su cui posava un cilindro con un diametro di 64m. una quadriga bronzea con l’imperatore effigiato come il sole lo coronava in alto sopra l’ara, ora vi è posto un angelo. Urbanistica e architettura nelle province dell’impero II sec. d.C. Roma non è più il centro dell’architettura romana. Le realizzazioni urbane nelle province dell’impero sono schemi funzionali ripetibili che i soldati romani collocano lungo la strada dei territori di conquistal’urbanizzazione è un sistema di presa di possesso; la città è un organismo che soddisfa bisogni primari dell’uomo grazie a ponti, acquedotti, cloache, opifici, mercati, terme. Colonizzazione romana, si sviluppa in due fasi: 1. IV-III sec. ubicazione delle postazioni militari (castra) e necessità di riversare fuori Roma la popolazione in eccesso. 2. I-II sec. i castra diventano uno strumento di progresso politico e sociale nei confronti de vinti. Bisogna tenere presente che le opere realizzate nelle province romane dovevano prima di tutto soddisfare le esigenze dell’esercito, dell’amministrazione e delle popolazioni locali Città di Timgad (esemplare di quanto detto sopracittà originata da un castra). II sec. Algeria Struttura geometrica legata alle tradizioni agrimensorie e cultuali, come la presenza degli auguri. È un quadrato perfetto diviso dal cardo e dal decumano; nel punto d’incontro ha origine il foro: piazza rettangolare con il teatro; suddivisa in isolati. Queste città sorgevano agli incroci delle grandi strade o nei pressi di fiumi importanti, collegavano le grandi città; erano indispensabili poiché in esse facevano tappa viaggiatori, mercanti. I romani furono maestri nella costruzione di opere logistiche. Architettura militare Qui nascono gli organismi di difesa che diventeranno l’immagine della città medievale. I romani non costruiscono mai grandi cinte di difesa, perché l’opera di difesa primaria è costituita dal grande vallo di contenimento(limes) lungo i confini che li separa dai barbari. Limesstrada che collega i diversi campi militari o posti fortificati lungo il confine.

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Solo quando i barbari penetrano nel vallo, compaiono le fortificazioni; anche a Roma (Mura Aureliane, munite di torri e porte fortificate). Praetoriumtipico degli accampamenti romani; sede dello stato maggiore della legione, si trova al centro del campo; spesso sopraelevato e con sopra l’effige della legione. Piazzadel Praetorium; vi si accede per mezzo di una porta monumentale. Successivamente il campo militare si trasforma in una struttura fortificata che anticipa il castello medievale. Roma di Diocleziano Palazzo di Diocleziano (Spalato, 300 d.C.)Palazzo-Fortezza; tardo-romano, poichè coesistono elementi classici con elementi “barbari”. È reggia, sede della guardia pretoriana, tomba principesca e luogo di culto. Pianta rettangolare, su modello dei castrum; dall’esterno dà l’idea di una fortificazione munita di torri e di passaggi merlati, come uno dei castella ai limiti della periferia dell’impero. Diocleziano non lo costruisce a Roma, ma a Spalatoil potere è ormai decentrato, la provincia assume un importanza tale da offuscare il prestigio della capitale.

Cristianesimo Dall’età di Augusto fino a quella dopo Costantino, nuovi culti, provenienti da Oriente si affacciano a Roma, che destabilizzano un mondo ormai in declino. In tale panorama prende radici la nuova religione cristiana. Le prime comunità cristianepoco interessate all’espressione figurativa dei temi religiosi. All’inizio si servono di figurazioni pagane attribuendogli significati allegorici o di simboli figurativi con valore di crittogrammi. Catacombe II sec. Cimiteri cristiani sotterranei. Formate da una fitta e complicata rete di cunicoli scavati nel tufo e in qualche parte completate da opere di sostegno in muratura. Non servivano come luoghi segreti di riunione nel periodo delle persecuzioni cristiane.

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Alle pareti loculi per le sepolture comuni, chiusi con una lastra di pietra o cotto, con iscrizioni, simboli figurati, graffite o dipinte su uno strato di intonaco. Cubicolatombe di famiglia; sostenute da murature che conferiscono un certo carattere architettonico; le salme disposte in vani rivestiti di lastre di pietra o cotto (solia) e sormontati da un arco (arcosolium) scavato nel tufo e ornato di dipinti. Non si ricerca alcun fattore estetico: o Le soluzioni architettoniche sono determinate da ragioni tecniche o Le figurazioni sono segni di affetto, omaggio, preghiere.

Architettura tardo-antica: paleocristiana e bizantina (III-IV sec) Fusione delle tradizioni culturali romane, ellenistiche e orientalinuova visione dello spazio, come elemento condizionante l’esistenza stessa dell’architettura. Il vuoto modellato assume grande enfasispazio interno e tutti gli elementi decorativi (pittorici, scultorei) sono condizionati da questo. Architettura bizantina Mosaicose ne fa ampio uso; toglie peso alle strutture e valorizza la luce. Luceprotagonista dell’architettura dopo Costantino. Finestreassumono grande importanza, proprio per il discorso della luce Colonna Rimane sempre la membratura più significativa. Capitello: semplificato nella forma e nella concezione decorativa. Pulvino: nuovo elemento; Architravescompare. Muratura esternacontinua; contrasta con il ricco interno. Cupola

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Costantinopoli Sorge al centro dell’Impero romano d’Oriente; sorge su sette colli, come Roma, ma è diversa; Costantinopoli è manifestazione della “Civitas Dei”. Chiesa della Natività a Betlemme Chiesa del Santo Sepolcro

combinazione di pianta centrale e longitudinale

Santa Sofia Fatta erigere da Giustiniano. Combinazione di pianta centrale e longitudinale (completato da un abside). Il baldacchino centrale è l’elemento principale. La cupola principale ha un diametro superiore di 30m; alla base si aprono finestre. Architettura paleocristiana Il riconoscimento ufficiale nel 313, del culto cristiano, pone il problema egli edifici per il culto, le chiese, per rendere possibile il rito che esige la presenza della comunità adunata (ecclesia). L’architettura paleocristiana si avvale di schemi strutturali già esistenti, sia pure modificandoli, nella distribuzione degli spazi e per le esigenze religiose. Ripresa sia dello spazio centralizzato ( Battistero e Martyria); che di quello longitudinale (Basilica per il concetto di percorso). Ricerca di smaterializzazione della strutturaspazio spiritualizzato, grazie al trattamento delle superfici e della luce. Battistero e Martyria Conversione cristiana dei Mausolei. Pianta centrale. Simmetria raggiata intorno all’asse centrale verticale. Basilica Per l’Argan la basilica paleocristiana discende da quella privata romana. Per Sergio Bettini: la basilica cristiana non ha il suo antecedente nella basilica civile romana, ma in una struttura semplice e povera nata quando i cristiani poterono manifestare liberamente la propria fede (basilica paleocristiana). Basilica paleocristianaluogo chiuso dove i fedeli si riuniscono per orientare la spiritualità verso l’altare. Pianta Longitudinale. Simmetria bilaterale rispetto all’asse maggiore del rettangolo. Spazialità prospettica e rettilinea: asse ingresso-altare-absde Abside -

Da dove prende il via la basilica cristiana. Luogo sacro, conteneva la tomba da venerare. Prima: aperta davanti, cosicché i fedeli potessero riunirvisi davanti. Poi: recintata, per raccogliere meglio i fedeli, e in parte coperta. Tombe degli Apostoli Pietro e Paoloavevano all’origine questa conformazione.

Navate Prima: quelle laterali erano solo percorsi perimetrali per accedere alla navata centrale. Prima: erano coperte con un leggero velario o tettoia di fortuna. Poi: tetto di legno. Copertura a capriateno cupole romaneè questo che avvalora la tesi di S.B., in quanto se i cristiani avessero preso a modello le basiliche romane, probabilmente la copertura sarebbe stata a cupola, anche perché i cristiani che si riunivano non si ponevano il problema della copertura come fatto architettonico, ma solo come puro riparo. Quadriporticospazio porticato e scoperto davanti alla facciata, destinato all’istruzione dei catecumeni. Romasi sente l’influenza della tradizione costruttiva romana. Templi a pianta centrale

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Tempio di Minerva Medica (Ninfeo degli Orti Liciniani)la pianta è sostanzialmente decagonale, ma lungo questo perimetro si aprono 9 absidi che contrastano le spinte della cupola; inoltre in questo modo si riduce lo spessore delle murature e delle volte. Mausoleo di Santa Costanza (IV sec.) (nasce come mausoleo, poi battistero, poi chiesa) Il vano centrale a cupola posa su dodici colonne binate; ambulacro coperto a volta, lo fascia; contrasta ed equilibra le spinte esercitate dalla copertura.

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Illuminato al centro dalle finestre aperte in alto nel tamburo; il resto è in penombra. Decorazioni musive e pitture alle pareti. Cupola in tufo e pietra pomice; aveva una struttura portante formata da nervature in mattoni. Nasce qui l’idea di una cupola a doppia calotta Nella parete perimetrale dell’ambulacro si aprono simmetricamente delle nicchie.

Basiliche Santa Maria Maggiore (IV sec., fatta costruire da papa Liborio) Colonne ioniche e architrave costruite in base alle tecniche classiche. Spazio interno illuminato da un ordine di finestre nella navata centrale. Decorazioni musive ricoprono le pareti. Soffitto a cassettoni del 500. Santa Sabina A tre navate.

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La navata centrale è illuminata dalla luce proveniente dalle 26 finestre del cleristorio; è una luce calda data dalle lastre di alabastro delle finestre. La luce caratterizza lo spazio; è simbolo della trascendenza divinaspazio spiritualizzato

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Assenza di modanaturesemplicità Decorazione sobria, leggera (data dal soffitto a capriate). Non c’è esuberanza perché: l’armonia e la chiarezza delle forme che definiscono lo spazio, corrispondono all’armonia spirituale della comunità adunata

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Si ritrovano così, su un altro lato, la purezza del tempio gerco: l’architettura è misura, equilibrio essa costituisce lo spazio pensiero Plotiniano lo spazio è luce la luce è simbolo del Divino San Giovanni in Laterano Residenza del vescovo di Roma, originariamente 5 navate, molti rimaneggiamenti (transetto è medievale). San Paolo Fuori le Mura (incisioni di Piranesi) San Pietro in Vaticano330; aveva una struttura simile alle due basiliche precedenti. All’inizio aveva una grande funzione cimiteriale. Chiesa più grandiosa edificata al tempo di Costantino 119mx64m. Era preceduto da una fontana per la purificazione. Santo Stefano Rotondoa pianta centrica, con due ambulacri, si ricollega alla classicità di S.Maria Maggiore per il colonnato ionico architravato. MilanoIV sec. 1 delle capitali dell’impero di Teodosio; volontà di riprodurre paesaggio urbano di Roma. Basilica Portiana (Basilica di San Lorenzo) Atrio preceduto dai propilei. Novità: trasferimento del peso della cupola centrale sull’ambulacro e bloccato dalle 4 torri angolari esterne. Grande dinamicità e leggerezza data dal ritmo colonna-arco/apertura-colonna. Si rifà a Santa Costanza, ma prima ancora al Pantheon, ma con una differenza rispetto a quest’ultimo, cioè che qui lo spazio pare dissolversi: è il preludio all’architettura bizantina. Ravenna 402 Capitale dell’Impero al posto di Milano, governa Galla Placidia (figlia di Teodosio). Si torva in una posizione strategica rispetto alle vie d’accesso dei barbari, protetta da paludi e dal porto militare di Classe. Basilica di S.Giovanni Evangelistasi rifà a Santa Sabina, ma qui il senso della luce è maggiore. Prototipo dell’architettura ravennate; 3 navate, abside semicircolare interno, poligonale esterno. Mausoleo di Galla Placidia Pianta centrale, nasce da uno schema a croce latina (1braccio più allungato degli altri 3) Navate con copertura a botte.

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Cupola, all’incrocio delle navate, si eleva su un tamburo a pennacchi. Paramento esterno in mattoni, con arcate cieche appena accennate. Internodecorazioni musive a fondo azzurro, a partire dallo zoccolo in marmo, rende lo spazio interno estremamente modesto; il visitatore si sente come in paradiso. Simbologia: la materia è finita, la luce divina che in essa si diffonde è invece infinita: l’anima tanto più splende quanto più è dimesso l’involucro corporeo.

Basilica di Santa Apollinare Nuovo (519) A tre navate

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Pulvinoelemento architettonico di invenzione bizantina; toglie il valore statico alle colonne che appaiono come superfici traforate, e non strutture costruttive portanti. Il pulvino è una soluzione decorativa a problemi costruttivi (concezione tardo-romana).

San Vitale È uno dei Martyria più grandi dell’architettura occidentale Pianta ottagona con presbiterio rettangolare sporgente. Aveva davanti un quadriportico, ma è andato perduto. I pilastri accentuano la verticalità dell’invaso. Ambulacri molto sviluppati e articolati. Matronei come in Oriente e nartece che si collega in modo sghembo all’ottaono della pianta

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Abside molto profondonovità in impianti planimetrici di questo tipo. Posizione inclinata del vano d’ingresso, rispetto all’asse dell’abside accorgimento costruttivo per collegare 4 cappelle alla parte anteriore (oggi non ci sono più). espediente in più, nato da necessità esterne, per accentuare la verticalità dello spazio (Bettini) senso di liberazione dalla fisicità dello spazio modulato dalle decorazioni musive e dalla lucelo spazio è illusorio

Mausoleo di Teodorico Pianta decagonale. Cella cruciforme.

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Coperturacalotta monolitica di pietra d’Istria, diametro 2m. Rostri nell’entradosso utilizzati per muoverla e trasportarla.

Santa Apollinare in Classe (549) Pianta a tre navate. Colonne di marmi orientali, con capitelli con foglie girate dal vento. Anno Mille Crisi e rinascita ad Occidente, splendore a Oriente. Occidente: Caduta dell’Impero d’Occidente.

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Età feudaleRe Carlomagno (regno carolingio). Arretra per riorganizzarsi.

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Imperatore Giustinianoperiodo di massimo splendore.

- Divisione politicatensionire mediocri. Oriente: Sudditanza ma unità politica.

Crisi della città alla caduta dell’Impero Perché impero=prodotto di una precisa organizzazione del territoriocittà. Come si arrivò alla crisi della città: pressione dei popoli barbari (Visigoti, Unni, Vandali) lungo il limes

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costruzione di strutture di difesa delle cittàinutili distruzione di aree urbane fiorenti la civiltà urbana finì con lo spegnersi

Città dell’anno Mille Dotate di mura difensive. Vengono ridotte al minimo.

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In esse sopravvivono i luoghi di comando, la chiesa, le piazze più importanti per gli scambi con la campagna (solo grazie a queste ultime due presenze le città hanno continuato a mantenere le proprie caratteristiche). Ruralizzazione delle città (città e campagna non sono più due concezioni antitetiche). Nascono piccoli villaggi (Orvieto, Cerveteri) nei pressi di fiumi, colli (o comunque di fonti di sostentamento o di difesa). La ricostruzione dopo la distruzione barbarica, vista l’incapacità di questi, era affidata ai cittadini stessile città non vengono così stravolte. La ripresa della città era certa in quei luoghi dove vi era una presenza monastica. Questo perché nei monasteri vivevano e prosperavano attività artigianali e artistiche, si elaboravano nuovi metodi di sfruttamento delle campagne, si praticava il commercio. (Nonatola, Pomposa, Montecassino, Bobbio).

Architettura preromanica VII-IX sec.: periodo Tardo Antico continuazione della cultura costruttiva romana. Nell’antico Impero romano convivono culture diverse tra loro e rispetto a quella romana antica. Diverse tecnologie costruttive che “Rinascono” e si “Eclissano” incontrollabilmente. (Panofski) Rinascimentisi rifanno ai modelli greco-italici/paleocristiani e bizantini: Arte Carolingia VIII-X sec. Cappella Palatina ad Aquisgrana805 ha come modello San Vitale a Ravenna. Era una parte del palazzo della corte di Carlo Magno; a pianta ottagonale; volta di copertura centrale è a padiglione divisa in 8 parti; la cupola presenta decorazioni musive. -

Arte Ottoniana X-XI sec. Rivela un’ancora sconosciuta capacità di articolare lo spazio conservandone tuttavia un carattere unitario grazie all’alternanza pilastro-colonna (tecnica che raggiungerà l’apice in Sant’Ambrogio a Milano). Cattedrale di Spiraprototipo architettura romanica tedesca; rivela influenze lombarde nella parte absidale. Il corpo occidentale è sormontato da una grane torre ottagonale, fiancheggiata da altre due torri quadrangolari; nella parte orientale, transetto dove si aprono finestre e abside articolata da slanciati fusti cilindrici e da finestre alte. L’interno è semplice.

Opera nel profondo la vivacità delle culture nuove, in formazione, caratterizzate dalla “volontà di edificazione”. Si presta attenzione agli elementi architettonici veri e propri e non occultati (es. da mosaici). Riscoperta e reinvenzione di: costoloni, volte a crociera (che alleggeriscono le vele delle volte). Città protoromantica, elementi caratterizzanti: Mura. Compaiono i campanili. Basilica diventa Duomo (casa di tutti). Broletto (sede del governo). Palazzo: compare in ambito ravennate Palazzo di Teodorico (Chiesa del Salvatore) L’Argan dice che: le lesene fortemente aggettanti che limitano la facciata preludono ai contrafforti romanici, il corpo avanzato mediano, gli archetti pensili in alto accentuano il valore della costruzione e le masse murarie esprimono un valore figurativo che anticipano il gusto lombardo. Evidenzia cioè che i bizantini seppur dotati di una sensibilità strutturale, per inseguire gli effetti luminosi, l’avevano abbandonata. Chiesa di San Pietro a Tuscanica (Viterbo) Primo esempio che documenta la presenza dei maestri comacini: provenienti dalle zone comasche; può anche significare cum machinis come a dire che erano maestranze tecnicamente qualificate e capaci. Presenta i caratteri dell’architettura protoromantica, definite dall’Argan, quali: o Prevalenza masse murarie. o Organismo compatto. o Spazi dalle articolazioni e dall’assemblaggio complessi. Comincia ad acquistare valore il pilastro rispetto alla colonna, come fascio di nervature. Vi sono ascendenze lontane: moschea di Sfax (dentatura forte delle ghiere degli archi), abbazia di Cluny (facciata), abbazia di Nonantola (tessitura esterna della parete absidale).

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Sull’Adriatico di nord è presente la cultura orientale, che si rivela nei modi costruttivi bizantini, che si legano allo stesso tempo con quelli longobardi. Santa Sofia di Beneventoesemplare di quanto appena detto. Muro perimetrale mistilineo, ma può essere ricondotto a una specie di ottagono. All’interno vi sono due perimetri di colonne, dodecagonale e esagonale. Presenta una copertura a cupola. A Roma permangono caratteristiche tardo-antiche che condizionano ogni spinta di rinnovamento. Medioevo Le città dal X al XII secolo L’Italia è divisa in: 1. Sistema Padano 2. Sistema Urbano Umbro-Toscano 3. Area Meridionale Area 1. e 2. Sulla Via Emilia o sulla Via Cassia le città sono collocate a intervalli regolari, la ragione di queste ubicazioni sta nell’organizzazione che Roma aveva disegnato per collegare gli insediamenti militari con una grande strada. Le città principali su queste due vie si trovano infatti a una distanza che corrisponde circa a una giornata di percorso a cavallo; in questo modo i contatti potevano avvenire con rapidità. Questo dato ci spiega come dopo l’XI sec. vadano prendendo forma delle organizzazioni urbane costituite da insiemi di città che si danno aiutosembra si prefigurino quelli che i moderni chiamano sistemi urbani. Le città si dispongono su due tracciati: in 1. la via Emilia e il corso del Po; in 2. la via Cassia e l’Arno. Si aprono grandi mercati che tolgono queste città dall’isolamento e che andranno ad incidere sulle vicende economiche, culturali, politiche future. In queste zone rinasce l’ideologia urbana che i Romani avevano inventato. Area 3. L’Italia Meridionale musulmana è in pieno fermento di commerci e di sviluppo agricolo, ma le contese fra bizantini, longobardi, normanni hanno spento lo spirito di autonomia di queste città e le hanno ridotte a luoghi difensivi e mere colonie da sfruttare. Conseguenze sulle città: Nascono i castelli, sede del potere politico; la loro costruzione, così come quella delle cattedrali, richiama all’interno delle città energie umane e risorse economiche che rimettono in movimento la situazione sociale.

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Nuova connotazione del centro cittadinoedifici pubblici, palazzi gentilizi, torri. Cerchia delle mura ampliate e rinnovate. Comincia a prendere forma la piazzaluogo dei mercati, centro della vita politica e urbana in generale; collegamento tra il potere cittadino, civile e il palazzo vescovile. La città viene organizzata per nuclei (rioni…) autonomi, ma legati fra loro indissolubilmente. Edificazione e ingrandimento di grandi cattedrali nelle sedi vescovili, di chiese e oratori che hanno anche un significato civile.

Concetto di città Affinché si possa parlare di città Kevin Lynch indica tre condizioni necessarie: 1. Delimitazione e carattere unitariodistinguono la città dalla campagna.

2. 3.

Densità di costruzionicaratteristiche preminenti e peculiari della città; devono poi esserci strade organizzate in modo gerarchico. Densamente abitatocondizione necessaria affinché esista la città.

Per il Bassi questi tre punti non sono sufficienti, occorrono altri elementi primari: 4. Monumentifatti di aggregazione e di propulsione del tessuto stesso.

5. 6.

Centrodove siano raggruppati i centri del potere. Luogoal quale gli abitanti assegnano un valore speciale.

L’arte romanica Si sviluppa tra il IX e il XIII sec, nel Medioevo (età feudale e comunale).

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Il periodo varia da nazione a nazione. Eventi storici: ricostruzione e disgregazione del Sacro Romano Impero espansione in occidente degli Arabi lotta per le investiture approfondirsi separazione chiesa Bisanzio e chiesa di Roma incremento demografico rinascita delle città nascita borghesia rivoluzione tecnologica romanica Fenomeno europeo che si diffonde lungo l’itinerario dei pellegrinaggi che portano a Santiago de Compostela (Spagna), Roma, Terrasanta. Nasce quindi contemporaneamente in più zone. Santiago de Compostela Ha avuto molti rimaneggiamenti posteriori; nel XVIII sec. facciata rivestita di una decorazione barocca. Pianta a croce latina, sviluppo orizzontale che deriva dalla sua funzione come meta di pellegrinaggi mondiali. Ampio transetto. Numerose absidiole.

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Interno: semplici volumetriesintesi delle premesse del passato, anticipazione del gotico. Il centro luminoso è la crociera, illuminata da un lucernario ottagonale.

Romanico: Termine coniato nel 1820 da studiosi medievalisti francesi per sottolineare il carattere latino (romano) di queste architetture, e il parallelo sviluppo delle lingue romanze (italiano, francese, spagnolo). Parallelismo tra lingua e architettura: lo stile romanico ha delle basi comuni, ma è influenzato dai caratteri architettonici locali, influenzati dagli avvenimenti storici, così come la lingua; c’è un recupero del latino, ma si mescola con i dialetti locali. Il linguaggio dell’architettura romanica Come nasce il romanico? Quintavalle sostiene che essendo una delle manifestazioni più rappresentative della grande rinascita culturale dell’Europa fra XII e XIII sec., è il rivelarsi del senso classico nell’architettura e nella scultura e quindi vede nei monumenti romanici la “ripresa di un senso delle proporzioni della membratura architettonica strettamente regolato da misure geometrico-matematiche. Renato Salvini sostiene che il romanico è uno stile profondamente anticlassicista, visto il suo senso grave. Meyer Shapiro afferma che l’imprecisione, la mancanza della nettezza costruttiva, dell’uso del filo a piombo sono connaturati all’arte romanica, contrariamente all’arte classica che si affida all’armonia della geometria. Aggiunge poi che al di là della finalità religiosa esiste nell’arte romanica una finalità estetica. Per il Bassi l’architettura romanica ha certe sue premesse nell’ordine romano, ma la successiva elaborazione è propria della cultura medievale. Caratteristica dell’architettura romanica è la forte verticalità. A conferma di questo vi è il fatto che per la prima volta nella SdA la torre diventa un elemento formale di primaria importanza; viene ripresa dal castrum romano. Il lavoro In questo momento assume importanza il lavoro, tant è che la chiesa stessa lo esalta. Il lavoro produce libertà, indipendenza e conduce alla salvezza spirituale. Esso non è più solo ricerca di ricchezza e basta, ma ricerca di ricchezza che porta a produrre altro lavoro. Non si Avvilisce la Materia, ma la si Esalta. Dio l’ha creata Perfettibile. L’uomo con la sua capacità di lavoro che presuppongono conoscenza, tecnica e conoscenza, riesce a sfruttarla al meglio. Nell’arte bizantina invece vi era un avvilimento della materia in direzione dello spirito che non è corpo (mosaici)

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Città romanica: Organismo produttivo; strumento operativo della comunità. Il lavoro è collettivo e ciò che è prodotto è un bene comune. Il nuovo ceto borghese è un ceto di artigiani e mercanti, in quanto il commercio è l’attività che valorizza. Rivoluzione tecnologica romanica Non nasce dalla scoperta di nuovi materiali, di nuovi strumenti, di nuovi processi operativi, ma da una profonda trasformazione della vita sociale e della cultura, basata sul lavoro, che cerca di trasformare la materia perfettibile tramite la conoscenza, la tecnica e la creatività dell’uomo. Non vengono utilizzati materiali necessariamente preziosi; in quanto il valore è dato dal procedimento e dal lavoro, quindi esso è maggiore è più meritorio, quanto più si parte dalla materia povera. Nell’architettura si preferisce la muratura all’incrostazione marmorea. La cattedrale Si chiama così perché contiene la cattedra del vescovo struttura più importante della città monumento romanico per eccellenza immagine vivente del sistema:è un bene comune. È voluta da tutta la comunità e porta su di sé anche aspetti della vita concreta. Non è solo luogo di culto, ma anche luogo dove la comunità si aduna a consiglio, dove talvolta si trattano gli affari e anche luogo di rifugio. è monumento civico: vi sono raccolte le memorie storiche delle imprese gloriose, le spoglie degli uomini illustri conserva quello che di più prezioso produce l’artigianato cittadino è dove la comunità manifesta tutte le sue capacità accanto ai temi sacri vi sono motivi allegorici, simbolici, memorie classiche deformate dalla tradizione leggendaria, favole, proverbi es. decorazioni sugli stipiti, sui capitelli, sui fregi in questo modo tutto si nobilita Su tutte le cattedrali romaniche, sugli stipiti delle porte sono raffigurati i mesi con i mestieri svolti in quei periodi (portale della pescheria) va a sottolineare l’importanza del lavoro (immagini diverse da luogo a luogo). Sulla cattedrale di Modena non ci sono solo immagini religiose ma anche profane, legate alla vita concreta (porta dei principi, calco delle monete; zona absidale, unità di misurazione: mattone pertica). Sebbene lo stile romanico subisca diverse influenze in base alla zona (es. Veneziabizantina) vi sono elementi comuni:

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Utilizzo dell’arco a pieno centro o a tutto sesto.

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La presenza di 3 livelli: navata-cripta-presbiterio. Sempre all’interno, la presenza di PILASTRI, non più di colonne, perché ho una copertura più pesante, data la presenza di Volte a Crociera (tipica romana; nasce dall’incrocio di due volte a botte, non è un’innovazione romanica). La scultura è strettamente collegata all’architettura (in tutte le nazioni)

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Robusto senso costruttivo Strutture plastiche prevalgono i pieni sui vuoti, la muratura sulle finestre.

CRIPTA PRESBITERIO ICONOSTASI AMBONE PONTILE CIBORIO STALLI CATTEDRA del vescovo MATRONEI

luogo di sepoltura del santo posta sotto il livello del suolo portato in alto dalla cripta in modo che tutti possano vedere come si svolge il rito specie di intelaiatura marmorea o lignea che racchiude delle icone nella parte alta del presbiterio sporgenza del pontile per la lettura dei vangeli parte che porta in alto il presbiterio elemento con 4 colonne con sotto l’altare sedili lignei dove si siede il clero nella zona absidale del coro al centro nell’abside sovrastano le navate minori e si affacciano su quella maggiore; spazi originariamente destinati alle donne; sono tipici dello stile romanico;

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VOLTA A CROCIERA

COSTOLONI

VELE CAMPATA

PILASTRI

CONTRAFFORTI

MURO

ELEMENTI DI SOSTEGNO Interni Isolati COPERTURA A CAPRIATE

non è necessariamente funzionale(es.Modena) forma risultante dall’incrocio di due volte a botte; copre una porzione di spazio di forma cubica o di parallelepipedo; esercita spinte verticali che vengono orientate prima nel capitello che le assorbe, poi vengono convoliate lungo il pilastro, che le scarica a terra; la volta a crociera romanica è rinforzata da costoloni rinforzi che sporgono leggermente dalla volta a crociera; danno struttura portante alle volte delle coperture, alleggerendole. Le volte a costoloni consentono slancio strutturale, permettono la copertura di grandi ambienti e possono essere realizzate a grandi altezze, permettendo anche l’apertura di finestre alti. parte di riempimento dei costoloni spazio coperto da una volta a crociera e a terra compreso fra quattro pilastri; a ogni campata corrispondono quattro campatelle; è il modulo sul quale si basa la cattedrale; generalmente ha forma quadrangolare*; in ogni campata ci sono 6 archi: 4 corrispondenti ai lati e 2 alle diagonali del quadrato. Tutti questi archi sono portanti, ciascuno scarica sui sostegni una parte del peso della massa muraria. L’aggregazione di più campate determina la navata. sostegni; sostituiscono la colonna, in quanto essa non è più in grado di sostenere una copertura così pesante; su di essi insistono forze sia in direzione verticale che trasversale:riceve 8 forze: 1-3-5-7 dagli archi trasversali 2-4-6-8 dai costoloni della volta a crociera ha per lo più una sezione a croce (p.CRUCIFORME) nasce da un corpo centrale a cui vengono addossate semi colonne; questa forma risponde alla necessità di reagire simultaneamente a spinte diversamente orientate. Plasticamente corrisponde alla concezione stereometrica dell’architettura come combinazione di spazi incrociati. rinforzo più o meno sporgente nei muri perimetrali; contengono le spinte laterali esercitate dalla volta a crociera; si trovano in corrispondenza dei pilastri di una campata(+impo) o di una campatella (-impo) Generalmente a parete doppiaall’interno e all’esterno vengono alzate cortine di materiale lapideo e di cotto e riempite nell’intercapedine interna con pietrisco legato con un impasto di calce (come il muro a secco romano, ma rivisitato). Il muro romanico è ridotto a pura geometria, superficie liscia e compatta, senza sensibilizzazione strutturale. Lesene, pilastri sporgenti, mezze colonne, nervature delle volte. Intese sia come puro intervento decorativo, o come accentuazione visiva di campi strutturali, per dare ordine logico all’organismo architettonico. Hanno una funzione fondamentale equiparabile a quella del muro. Generalmente sono disegnati dalle nervature che scendono sul terreno scaricando i pesi. La troviamo nell’Europa meridionale. In Italia anche nel gotico.

Nella cattedrale romanica sono presenti due elementi importanti: Metrica spaziale Si basa sull’utilizzo di un modulo campata Se si sa la misura di una campata si sa anche la misura della chiesa. Importante perché questo rende la struttura misurabile (razionale). *Generalmente la campata romanica ha una forma quadrangolare, ma nel duomo di Modena risulta un po’ sghemba. Poiché quello che conta non è tanto il rattangolo aureo o la perfazione delle forme in quanto, per realizzare la cattedrale, lavorano architetti e artigiani provenienti da zone diverse; questa imperfezione è da calare nel periodo strico, basato sul lavoro collettivo. Concatenamento degli elementi

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Tutti gli elementi strutturali sono strettamente collegati fra loro e ognuno vive in funzione dell’altro, creando così un’architettura dinamica, sottolineata anche dall’utilizzo di forme curve. L’architettura romanica in Italia Hanno alcune caratteristiche diverse, ma sono tutte legate da un’unica concezione strutturale e di immagine attraverso una serie di elementi che troviamo sempre molto simili e che unificano lo spirito di queste architetture. L’architettura romanica nell’Italia Settentrionale (area Lombarda o Longobarda) In questa zona si riscontrano tendenze tardo-classiche. I longobardi avevano una tradizione costruttiva modesta, perciò commissionavano ad altri le proprie costruzioni, in particolare ai maestri comacini che importano novità alla tradizione. Basilica di Sant’Ambrogio a Milano 386, quando Ambrogio era vescovo della città. Ha origine paleocristiane. Facciata a capanna (2 Spioventi) Pianta longitudinale Asse longitudinale Simmetria bilaterale Suddivisa in 3 navate Ciascuna terminante con un’abside

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Senza Transettoquesto schema assiale fu rispettato quando nella seconda metà del XI sec. si ricostruirono le navate, che furono divise in campate coperte da volta a crociera, sostenuta da pilastri compositi. Tra un pilastro e l’altro si aprono 4 archi minori, così nella navata come sopra nei matronei. La curvatura delle volte non permetteva di aprire finestre nelle pareti; e si voleva che la penombra penetrasse nei matronei e nelle navate minori (non c’è un forte senso di luce come nelle basiliche paleocristiane). Fine XII sec la quarta campata fu rialzata e coperta da una cupola, nascosta esternamente dalla spiovenza del tetto Quadriportico: o non ha più l’antica funzione catechistica; o è il luogo delle assemblee popolari; o la divisione dello spazio è lo stesso dell’interno, ma è aperto e pieno di luce, attenuato soltanto si lati dal porticato; o contrasto: aperto-chiuso, luce-penombra, spazio civile-religioso: sono collegati dalla Facciata che non si presenta come una cesura, ma come continuità; o al Nartece(lato frontale del quadriportico) è sovrapposto un alto e profondo Loggiato. San Michele a Pavia pianta longitudinale; simmetria bilaterale; pianta a croce latina; divisa in 3 navate; facciata a capanna (2 Spioventi), indipendente dall’altezza dei vani interni;

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la suddivisione interna in navate è riflessa dai contraffortifacciata Tripartita; facciata a superficie continua (non c’è dinamismo); tre ampi portali strombati; finestre bifore e monofore e circolari; loggetta di coronamento che alleggerisce la struttura verso l’alto (la facciata ha un breve respiro di profondità).

San Fedele a Como pianta a Croce Latina

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Transetto Lobato trasforma in Centrale lo schema Longitudinale caso isolato di Modena dedicato a San Geminiano opera originaria di Lanfranco, ma oggi è diversa; si rifà a Sant’Ambrogio il rivestimento esterno è in pietra bianca: ha risultati visivi diversi dagli esiti milanesi; pianta longitudinale; simmetria bilaterale;

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facciata a salienti è visibile la divisione interna, segnata dai 2 contrafforti; suddivisa in arcate, nelle quali si aprono 3 arcatelle; formando una galleria che taglia orizzontalmente la fronte e sèguita lungo i fianchi, dove a un certo punto le trifore diventano bifore, in quanto il duomo è stato costruito partendo dalla facciata e dall’abside; 3 portali, quello centrale presenta un protiro; all’esterno è visibile sulla copertura un sopralzo che indica un transetto inesistente; pianta a 3 navate; sono presenti i 3 livelli; ai pilastri si alternano colonne libere;

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i finti matronei sono semplici archeggiature tripartite che riprendono quelle esterne; sono un pretesto costruttivo per dare respiro allo spazio e per modularne la luce; davanti al presbiterio vi è il pontile (nuovo tipo di iconostasi); le pareti sono in cotto, ricche di episodi plastici;

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sono presenti decorazioni non solo a carattere sacro, ma anche profano, comico e mostruoso; tra cui vi sono quelle di Wiligelmo, che però non facevano parte del progetto originario; la copertura con le volte ha sostituito quella lignea originaria

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San Marco a Venezia influenza bizantina (dovuta ai legami commerciali); si fanno venire costruttori bizantini; pianta a croce greca che riprende quella dei santi Apostoli di Costantinopoli; ciascuno dei 3 bracci è diviso in 3 navate; grande cupola all’incrocio, compresa tra altre 4; la facciata è pensata in rapporto allo spazio aperto della piazza e al volume rigonfio e leggero delle cupole; viene aperto un porticato; l’architettura veneziana sorge sull’acqua, quindi non deve risultare pesante, ma deve librarsi in uno spazio luminoso e pieno di riflessi cangianti; S.Marco, visivamente, non pesa sul terreno, ma levita nell’aria (aperture, cupole rigonfie); all’interno le 5 cavità sono separate tra loro da tratti di volta a botte; è tutto ricoperto da decorazioni musive, per fare in modo che vi fosse continuità, vengono smussati spigoli e appianate sporgenze Duomo di Murano I costruttori hanno continuato il motivo delle loggette anche sulla zona absidale, per dare respiro spaziale alla struttura (per alleggerirla) in quanto sorge su una zona lagunare. L’architettura romanica nell’Italia Centrale Architettura Romanica Fiorentina Si distingue perché è un’architettura Bicroma a Tarsie Marmoree basata sul pensiero di San Pier Damiani: la verità è razionale e la dimostrazione è implicita nella chiarezza della forma, non occorre quindi dimostrare la funzione degli elementi l’architettura non è concepita in forma plastica perché è un’arte geometrica, un‘architettura disegnata di superficie, non è plastica, quindi di forma, non di forza. Battistero si San Giovanni a Firenze Nasce da strutture romane, poi paleocristiane, poi bizantine. a pianta ottagonale pianta centrale asse verticale simmetria raggiata interamente ricoperta da tarsie marmoree (marmo di Prato) si accede attraverso 3 portali (il più importante è quella a sud che è la Porta del Paradiso) esterno: la superficie è ripartita in 3 fasce Orizzontali a ricordo dell’arte romana (colosseo, acquedotti..)ogni fascia è articolata da un ritmo ternario. 1°Fascia - la divisione in 3 è scandita da elementi verticali che sono al centro le 2 lesene, che sono elementi decorativi, non portanti e dai 2 contrafforti angolari

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- sulle lesene corre una trabeazione (c’è quindi un rimando all’arte greca, con il sistema architravato, che qui ha solo funzione decorativa) - all’interno di questi 3 spazi vi sono forme geometriche rettangolari 2°Fascia - la divisione in 3 è scandita da semicolonne (che hanno una funzione decorativa) che sostengono archi a pieno centro, c’è quindi un rimando all’arte romana, sottolineata anche dagli archetti nella parte bassa, e dalla finestrella ad andamento curvilineo della zona centrale - c’è tuttavia un rimando anche all’arte greca, dato dalle 2 finestre timpanate 3°Fascia - non ci sono rientranze e sporgenze, se non piccole lesene e contrafforti angolari molto ridotti - caratterizzata da forme rettangolari -

la copertura è caratterizzata da un prisma ottagonale, che racchiude al suo interno una cupola fatta con 8 spicchi (no semicircolare) interno: riprende la decorazione a tarsie marmoree, e la cupola è mosaicata

Duomo di Firenze Duomo (1200) Campanile (1355) Opera di Giotto Battistero, duomo e campanile sono disposti assialmente; sono circumnavigabili, quindi non si inquadrano in un’unica prospettiva fissa che li definisce. San Miniato al Monte a Firenze architettura disegnata ripresa arte romana, nelle curve, e greca, nelle linee rette facciata a capanna, espressiva della forma interna all’interno vi sono colonne, perché il soffitto è a capriate pilastri solo in corrispondenza di archi trasversali tra pilastro e pilastro divisione trina Architettura Romanica Pisana Piazza dei Miracoli a Pisa Duomo(1150) iniziata da Buscheto ampliata da Rainaldo (dopo soli 40 anni in seguito ad un aumento demografico), costruì anche la facciata fu conclusa da Guglielmo e Biduino ha 5 navate con grandi colonne che hanno la funzione del pilastro il transetto è molto ampio

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molte gallerie e molti archiinfluenza lombarda alleggeriscono la strutturatema caratteristico dell’architettura pisana nasce dallo schema basilicale paleocristiano

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arconi trasversali, Bicromia, archeggiature continue all’esternomusulmana e armena la bicromia non è tarsia, ma è fatta di blocchi la luce definisce la materia e proietta ombre azzurrine le volte ogivali sostengono la cupola a pianta ovale (propria della tradizione arabica)

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Battistero (1153) In asse con il duomo e in funzione prima del duomo poi con le merlature della cinta urbana. Cilidrico anch’esso riprende sempre le Arcate realizzato da Diotisalvi Torre campanaria (1173) (pendente a causa di un cedimento del terreno) realizzata dall’architetto-scultore Bonanno riprende il motivo delle Arcate riprende la forma dei Campanili Ravennati Cilindrici e Separati dalla Chiesa Camposanto (1274)

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Raggruppati in uno stesso luogo per motivi di ascendenza Classica e Cristiana (idea di esprimere l’intero ciclo della vita) Sorge ai bordi della città, a ridosso della cinta muraria. Allora era collocato in un’area decentrata rispetto ai centri vitali della città, ora è stato inglobato dallo sviluppo urbano. Interpretazione simbolica della disposizione dei tre elementi 1. Sembra regolata da un tracciato geometrico di quattro quadrati. 2. Corrisponde alla configurazione delle tre principali stelle della costellazione dell’Ariete. 3. Si trovano all’interno di un unico cono visivo che si ha solo dall’angolo di accesso alla piazza provenendo dal centro della città. Piazza del Campo di Siena Il Palazzo Pubblico è preminente e rilevante, non solo per la torre, non si impone come unico protagonista. Davanti al Palazzo Pubblico si apre l’invaso a conchiglia della piazza che è modellato dal disegno della pavimentazione in cotto, a spicchi, bordati da fasce bianche. La forma della piazza sembra ripresa dal profilo del Manto della Vergine.

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La Piazza, con la sua forma e i suoi monumenti condiziona la struttura stessa della cittàle tre strade che organizzano il tessuto urbano. Sull’orlo della piazza, la Fonte Gaia (di Jacopo della Quercia).

L’architettura romanica nell’Italia Meridionale San Nicola a Bari Era una chiesa-palazzo chiusa da un recinto (di ascendenza araba): spazio scoperto attorno alla chiesa che media l’accesso alla chiesa dai luoghi propriamente pubblici. Ha una facciata a salienti molto accentuati, stretta fra due torri mozze che fanno pensare ad ascendenze francesi. Gli elementi decorativi sono lombardo-emiliani. Alto transetto che si colloca come un alto muro verso il mare. La copertura è diversa sopra le diverse navate. Duomo di Trani Ha tante affinità con San Nicola: o Alto transetto o Parete dell’abside chiusa verso il mare Duomo -

vecchio di Molfetta (XII-XIII sec.) Fa parte di un continuum dal quale emerge per la sua verticalità delle due torri. Incompiuto nella facciata. Molteplici influssi: bizantini, romanici, lombardi, musulmani. Tre navate, determinate da pilastri. Tre cupole

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di Cefalù Fusione di diverse culture. Secondo Arslan “ultimo esempio di architettura normanna in Sicilia”. Due torri possenti chiudono la facciata, costituita da un porticato e tre arcate. L’interno ha forma basilicale a tre navate. Copertura a capriate lignee. La pianta ha un rigore e vi sono rispondenze tra le parti come in Sant’Ambrogio.

Gotico Movimento europeo che si sviluppa nel XIII-XIV sec. Mentre il Romanico non ha un punto di nascita ben preciso (si sviluppa infatti lungo le vie dei pellegrinaggi), il Gotico nasce nella Ile-de-France (Parigi), e da qui si diffonde in tutta Europa. In Italia e in Germania assumerà caratteristiche molto diverse rispetto al gotico francese (come vedremo meglio in seguito). . Perché il termine “gotico”? Il termine venne usato per la prima volta dal Vasari (artista e teorico del 400), che lo utilizza in senso dispregiativo  Gotico deriva dai Goti, i barbari; indica un’arte “barbara”. Questo poiché il Vasari ha la

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mentalità dell’artista Rinascimentale, che ama l’arte classica (basata su armonia ed equilibrio) e che di conseguenza non accetta tutto ciò che non rispecchia tali caratteristiche. Il linguaggio dell’architettura gotica: diverse interpretazioni Per il gotico (così come per Romanico) vi sono stati, nei secoli, assensi e dissensi (invettive di Raffaello e Vasari) e sono state fatte diverse ipotesi sulle interpretazioni dei suoi valori: 1. una prima visione è prettamente laica: vede nella struttura gotica il rigore e lo svolgimento di un teorema matematico; la bellezza nasce da un processo logico che viene letto nella razionalità del monumento. Si vede la presenza delle leggi della statica per la raggiunta “coscienza integrale delle prerogative tettoniche” (Brandi) degli elementi usati per la strutturazione che non sono per definizione gotici (archi acuti, volte costolonate, archi rampanti). Supporta tale ipotesi Henri Focillon, critico e studioso, vissuto agli inizi del secolo.

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una seconda ipotesi interpreta il gotico come momento culminante raggiunto dall’uomo nel suo rapporto con Dio: “nella storia dell’architettura occidentale, l’architettura gotica conclude un’epoca che può essere definita l’epoca della fede” e lo viluppo di queste forme “esprime l’approfondirsi nell’uomo della comprensione della rivelazione divina e della sua relazione con la vita terrena” (Schulz). Tale ipotesi sembra prescindere dalla concretezza della struttura per cercare significati più lontani ed esterni all’architettura vera e propria. Tale corrente è divisa secondo diverse interpretazioni (cita John Ruskin, Wilhem Worringer, Schulz).

Il Bassi è propenso verso la prima ipotesi con una particolare attenzione verso il ruolo della luce e le sue implicazioni filosofiche e teologiche. Con il gotico è la prima volta nella storia dell’architettura che si concepiscono spazi in antitesi con la scala umana e che determinano la nascita di una netta prevalenza degli elementi esterni su quelli interni (contrario del romanico). Questa prima ipotesi potrebbe essere integrata con altre: - quella che si rifà alla teoria della “misura, numero e peso” di un brano della Sapienza di Salomone (“tu hai ordinato tutte le cose secondo misura, numero e peso”). Su tale brano si basa tutto il pensiero estetico di Sant’ Agostino che ha segnato profondamente le arti medievali e l’architettura. In particolare, nel contesto architettonico, era l’aspirazione a rivelare la perfezione del cielo e la sua armonia nella costruzione architettonica della cattedrale. - quella di Pietro Abelardo (filosofo francese del 1100): “il tempio doveva avere, nelle sue proporzioni, la scansione degli accordi musicali”; in questa immagine si coglie l’aspirazione a voler sostituire le ingenue visioni dei dipinti romantici che cercavano di dare un illusione del soprannaturale con il sistema strutturale dell’architettura gotica. Tutto ciò si accompagna anche alla scoperta della luce come fonte ed essenza di ogni bellezza visibile. Platone, in un brano del sesto libro della Repubblica dice che la luce e il sole non sono solo gli autori di ogni cosa ma sono anche “generazione, nutrimento e crescita”. Da qui l’incarnazione e il sacramento eucaristico diventano luce divina che vince tenebre e materia. La luce deve illuminare il santuario ed essere la ragione della sua configurazione e bellezza. L’arte gotica è moderna e latina perché supera il greco e l’antico, cioè il bizantino. Supera l’antico inteso come valore eterno fuori dal tempo. L’arte, come la vita, mira all’eterno, ma deve giungervi attraverso il tempo e l’esperienza del mondo. L’arte mira a un “bello” che è armonia, ordine, simmetria; ma lo raggiunge solo attraverso l’esperienza del mondo, perché il bello non è che il segno di Dio nella creazione. Elementi essenziali del linguaggio gotico:

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Autonomia rispetto al contesto edificato: la struttura gotica (definita diafana rispetto alle consistenze di quella romanica) ha una propria autonomia rispetto a ciò che la circonda. Presenta una simmetria della pianta così che il monumento sia del tutto circumnavigabile.

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Sviluppo in verticale: permette di illuminare la navata con finestre laterali.

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Nuova articolazione spaziale: non si riferisce tanto alla comparsa degli elementi in quanto tali (archi ogivali, archi rampanti dei contrafforti esterni o volte nervate dei costoloni) poiché questi erano già stati utilizzati in passato (arco acuto nell’architettura araba, contrafforti esterni a Cluny e le volte nervate nella Cattedrale di Durham e a Sant’Ambrogio a Milano). Il gotico crea con tali elementi una nuova articolazione spaziale: più fluente, adattabile a spazi di dimensione diversa dalla quadrata e capaci di rendere unitario sia l’esterno che l’interno:

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●Arco acuto: in sostituzione a quello romanico a tutto sesto, permette di concentrare gli sforzi in punti perfettamente identificabili. Le direttrici in discesa dei pesi sono molto vicine alla verticale  consente di approfondire valori e dimensioni dei nodi statici e di disegnarli con una precisa e calcolata configurazione e secondo rigorose necessità. ● Archi trasversali e delle campate: prendono forma acuta o ogivale (formati da 2 archi a tutto sesto che si intersecano)  accrescendo l’altezza è possibile variare l’ampiezza. ●Le campate corrispondenti agli archi acuti sono rettangolari (poiché l’arco acuto può essere più o meno aperto). Ad ogni campata corrispondono due campatelle. ●Arco rampante: elemento strutturale necessario data l’altezza della struttura; semiarco poggiato su un piedritto distante dalla parete quanto è necessario per dare al braccio di leva la lunghezza necessaria. Spesso vi sono due ordini di archi rampanti, per reagire alle spinte degli archi delle navate laterali e della centrale. Compaiono anche all’esterno nella parte absidale. [In San Francesco ad Assisi compaiono senza una funzione strutturale, ma come semplice ripresa del gotico d’oltre alpe].

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Alleggerimento delle volte di copertura: volte autonome e leggere, alleggerimento degli elementi di tamponatura e dei gusci. Si adagiano sui transiti ogivali delle nervature incrociate, sedi degli sforzi e delle forze. ●volta a crociera: vi si accentuano linee di forza  costoloni o nervature di pietra (vele). ●intelaiatura (elem. portante): fa sì che la struttura, alta e con meno muri, stia in piedi. ●le spinte sono: - verticali, partono dalla volta a crociera ogivale (molto più leggera) la quale scarica il peso sul pilastro a fascio. - laterali, dettate dall’altezza del corpo centrale. Queste spinte vengono contenute esternamente dagli archi rampanti che si innestano nei contrafforti e da qui scaricano il peso a terra. ●piloni a fascio: formano una prospettiva verticale il cui punto di fuga è la chiave di volta. È una struttura più snella rispetto al pilastro cruciforme.

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Continuità visibile dello spazio interno: la conformazione planimetrica della cattedrale gotica determina, in termini di simmetria, una semplificazione; il suo processo formativo diventa così più articolato e, allo stesso tempo, più unitario rispetto alle regole di addizione e contiguità delle cellule spaziali dell’architettura romanica. Presenta una continuità dello spazio verticale e legami tra le parti che lo compongono privi di smagliature o interruzioni.

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Grandi vetrate istoriate: non solo elementi decorativi ma veri e propri materiali di cui il Gotico si serve: lasciano filtrare la luce, che condiziona significato e qualità dell’interno. Assenza del muro  permette di aprire vetrate (=Luce=Dio)  questo porta ad una prevalenza dei vuoti sui pieni  struttura più leggera

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Compare il deambulatorio: vi si arriva entrando nella cattedrale da una navata laterale, superando il transetto; esso permette di proseguire nell’altra navata laterale, dando senso di continuità  rende percorribile ttt la cattedrale. In esso si aprono cappelle contenenti icone.

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Scultura presente sulla superficie: va a decorare ogni piccola parte ed è in netto contrasto con la struttura immensa. [Vasari la considera arte anticlassicista perché non ha equilibrio].

Nascita ed elaborazione del gotico in architettura L’architettura gotica nasce nell’abbazia di Saint Denis vicino Parigi. L’abbazia venne rinnovata nel 1140 e l’architetto, privo delle patenti della professione, è l’Abate Suger. L’intuizione creatrice sulla quale egli fondò la sua “nuova” architettura fu quella di voler tradurre in un fatto costruttivo il valore della luce (caricata di significati metafisici: lux mirabilis, luce intellettuale, veicolo tra noi e Dio). La nascita di quest’architettura non è un avvenimento anomalo: c’era già infatti un pensiero legato alle meditazioni neoplatoniche e alla concezione metafisica della luce. Per raggiungere lo scopo di Suger la costruzione:

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perse il senso di involucro chiuso: la separazione tra interno ed esterno diventa un sottile diaframma vetrato (“il muro fu disegnato come un guscio sottile di pietra e vetro” Schulz). venne reinventato l’uso degli archi rampanti esterni con una fantasiosa elaborazione delle forme. Archi destinati ad irrigidire gli alti e sottili fasci di forze che dimensionano i pilastri.

Quest’architettura culminò nelle cattedrali di Chartres, Reims, Amiens, Nòtre Dame. Cattedrale di Chartres  secondo studiosi eminenti è la più rappresentativa. Una serie di accadimenti, nei quali i protagonisti videro la presenza del soprannaturale, fecero si che attorno alla costruzione di questa

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“casa della Vergine” si concentrassero aspirazioni e sforzi di un’intera comunità. Due incidenti disastrosi (1030 e 1194) avevano infatti reso inservibile la vecchia cattedrale romanica. L’ignoto architetto costruì la nuova cattedrale sui tracciati dell’antico santuario. La nuova costruzione ebbe: le coperture ad altezze mai raggiunte una luminosità incredibile la pietra (la cui cava si trovava nei pressi della città) era magnifica di colore e consistenza.

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vi era il proporzionamento di tutte le varie parti dell’organismo secondo la “vera misura” (ovvero la sezione aurea come la più perfetta delle proporzioni)  aspetto fondamentale

Un altro filone di elaborazione spaziale convive con quello sopraccitato; è quello che segue le indicazioni di Bernardo di Chiaravalle e della riforma cistercense. In apparenza sembrerebbe che le ragioni per le quali gli edifici cistercensi siano definiti gotici siano in contraddizione con le ragioni per le quali lo sono le cattedrali sopraccitate, ma non è così: - edifici cistercensi: aspiravano a semplicità e purezza ricercando unità e rigore negli spazi. - grandi cattedrali: puntavano al dominio del sapere tecnico per spogliare gli involucri di ogni sovrabbondanza (virtuosismo tecnico). I due percorsi mirano entrambi all’autenticità degli spazi della struttura architettonica; tali spazi nascevano da una parte, dalla spoliazione di ogni ridondanza inutile, e dall’altra dal perfezionamento del calcolo matematico usato per cogliere la luce nel suo fulgore colorato. Distinzione tra Gotico d’oltre alpe e Gotico italiano Bisogna fare un distinguo tra Gotico d’oltre Alpe (che risponde a caratteristiche di elevatezza, di prevalenza dei vuoti sui pieni), con il Gotico Italiano (che ha dimensioni più ridotte). Quello Italiano è infatti un gotico più contenuto, più equilibrato, non così eccessivo, dove continuano a prevalere i pieni sui vuoti, dove c’è ancora molta plasticità. Il Gotico Italiano non accettò mai gli eccessi del Gotico d’oltre Alpe. I motivi furono: - il fatto che l’Italia affondava le proprie radici nella cultura classica (romana,greca) che non accettava tutto ciò che era “eccesso”. - l’Italia vede un Gotico strettamente collegato al Romanico che viene spesso considerato come il risultato dello sviluppo dell’arte romanica in direzione di questo nuovo stile europeo. - il Gotico italiano è legato agli ordini Monastici (francescani, domenicani): la struttura è quindi molto semplice (sia per motivi economici che ideologici: povertà, obbedienza, castità). Il Gotico d’oltre Alpe è legato invece alle Monarchie Nazionali (sfarzo e ricchezze). Tuttavia nella struttura Gotica Italiana sono presenti gli stessi elementi strutturali e le stesse caratteristiche del Gotico d’oltre Alpe (arco a sesto acuto, volta a crociera ogivale…). Il gotico in Italia In Italia lo stilo gotico si sviluppa contemporaneamente e convive con lo stile romanico. Il binomio romanico-gotico sembra da un lato una contraddizione, come se i due stili indicassero valori diametralmente opposti, dall’altro una precisa continuità, come se i due stili non fossero altro che un momento sostanzialmente unitario del mutare delle forme. Il Bassi si dedica ad illustrare la seconda ipotesi del binomio, quella che vede i due stili come una continuità. Per sostenere questa ipotesi vediamo le ragioni della continuità tra i due stili e alcuni degli eventi di carattere ideologico e costruttivo che sconvolsero l’Europa. Il prevalere nordico dei modi lombardi e il contatto sempre maggiore con Venezia e la Toscana e al sud la presenza del mondo islamico e la coscienza del valore unificante della cultura mediterranea, erano remore che precludevano l’entrata in Italia del Gotico francese. Venezia: qui la commistione tra influssi gotici e bizantini si nota bene nella chiesa di San Vitale, la quale sembra risentire dell’articolazione spaziale di Saint-Denis. Sempre a Venezia poi altre due chiese presentano gotico e veneziano su uno sfondo ancora romanico: Chiese dei Santi Giovanni e Paolo e di Santa Maria Gloriosa. Queste chiese sono: - a croce latina (così come tutte le chiese gotiche) - hanno absidi altissime, molto complesse e lavorate - è presente però un impianto a campane quadrate di ascendenza certamente romanica. - le navate sono poi rinforzate con travi che sostituiscono i contrafforti rampanti. Padova: stessa cosa vale per la chiesa di Sant’Antonio: ha l’abside gotica con deambulatorio e cappelle, secondo i modi francesi, ma è coperto da cupole chiaramente bizantineggianti.

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Bologna: analogamente succede per le chiese di San Petronio e San Francesco. Il complesso assisiate di quest’ultima è citato come prototipo del gotico in Italia. Ha numerosi elementi gotici: volte a costoloni, archi rampanti. Tuttavia il luogo e l’effetto d’insieme fanno pensare ad un grande e semplice organismo romanico. Siena: il Duomo di Siena ha una facciata che attinge ad un gotico indefinibile e l’interno coniuga archi a tutto sesto e archi acuti. Vi è un totale rivestimento di tutte le pareti, colonne e pilastri con una fittissima serie di rigature bianche e scure alternate, con andamento orizzontale: ciò sembra essere in disaccordo con la verticalità accentuata dell’impianto. Le tensioni gotiche sono certamente presenti ma ancora filtrate attraverso molti apporti. Firenze: più nettamente gotiche rispetto alle precedenti sono le chiese di Santa Maria Novella e Santa Croce (chiese monastiche alla ricerca di semplicità e unità spaziale) fino a giungere a Santa Maria del Fiore (sulla quale Brunelleschi costruirà la grande cupola). Orvieto: esempio di tardo gotico italiano è il Duomo di Orvieto (così come quello di Como). La costruzione iniziò secondo stilemi romanici e vi si innestarono poi forme gotiche. La facciata di Lorenzo Maitani rende percepibili i principi teologici della Scolastica attraverso la rappresentazione geometrica delle sue varie parti. Altri esempi sono il Duomo di Vercelli e l’abbazia di Santa Maria di Chiaravalle. Di questi due edifici è significativa l’immagine che ci propongono, animata dalla presenza del colore fulvo del cotto e il colore bianco dell’intonaco. Altro elemento significativo è la torre-cupola, o torre nolare, che si rifà specificatamente ai modi gotici del costruire dei monasteri benedettini e cistercensi. Il Duomo di Ferrara (1135) ha la facciata tricuspidata che combina i modi di Nicholaus, maestro del romanico, con i modi gotici francesi.

Duomo di Milano (fondato nel 1386, terminato alla fine del 1800)  sicuramente vi fu un modello, una pianta alla quale riferirsi ma le vicende legate al duomo furono molteplici: - 1389  le autorità avevano perso fiducia nei capomaestri e chiamarono Nicolas de Bonaventure da Parigi, che se ne andrà dopo solo un anno. Egli determinò: - forma per la sezione orizzontale dei pilastri - i profili delle basi, delle finestre e delle porte - 1390  fu mandato a vedere e a informarsi Antonio di Vincenzo (capomastro di San Petronio a Bologna): il suo schizzo è senza pari, ci rivela infatti che l’intenzione iniziale era quella di fare tre navate nel transetto invece che le due attuali. In questo periodo risulta che la sezione trasversale era inscritta in un quadrato  si accese la disputa tra chi voleva conservare la costruzione ad quadratum (altezza uguale alla base: 96 braccia) e chi proponeva quella ad triangulum (altezza si rapportava all’altezza di un triangolo equilatero con la larghezza della chiesa, ormai fissata, come base: 82,5 braccia). - chiamarono Maestro Giovanni da Fernach da Colonia e Ulrich von Ensingen da Ulm, i quali declinarono l’invito. - fu la volta del primo italiano: Stornaloco, matematico di Piacenza. Le sue proposte sull’altezza della cattedrale secondo la costruzione ad triangulum furono accolte dalle autorità ma subito dopo si sollevò un onda di riprovazione. - 1391  chiamarono Heinrich Parler da Ulm, che sostenne che bisognava tornare alla costruzione ad quadratum. Ma i milanesi non intendevano regredire alla costruzione ad quadratum che avrebbe innalzato ancor più la costruzione. Parler fu rimandato a casa. - 1395  chiamarono Giovanni Mignot da Parigi e Giacomo Cova da Bruges. Mignot avrebbe dovuto costruire le volte e qui sorse un’altra disputa: gli italiani erano ancorati alle proporzioni di Vitruvio mentre Mignot tendeva alle pratiche gotiche dei cantieri francesi. Le critiche del Mignot irritarono moltissimo i milanesi e fu rispedito a Parigi.

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Da questa breve vicenda si evince molto bene come il gusto italiano fosse ancora vicino alle proporzioni non troppo slanciate, tarchiate, contrarie al gotico. È ovvio che per un opera gotica aveva ragione Mignot, ma per la tradizione italiana, anche se camuffata da gotico, avevano ragione i milanesi. La chiesa rimane comunque estranea al tessuto architettonico italiano. L’architettura gotica civile L’architettura gotica è concepibile solo all’interno della nuova realtà urbana: col crescere della ricchezza e della capacità di produrla, cresce la popolazione urbana le officine artigiane si moltiplicano il commercio si sviluppa si comincia a curare e disciplinare l’aspetto della città (più frequentate dai forestieri) Cattedrale, al centro  altissima tra le basse abitazioni

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vuole essere “meraviglia” perché ci porta a pensare a una mente ordinatrice (=Dio); senza questa mente l’uomo non sarebbe stato capace di realizzarle è espressione delle capacità tecniche, della ricchezza, della cultura e della comunità

Strade aderenti alla natura, alla pendenza del terreno. All’origine vi è un tracciato Romano a scacchiera a cui è sovrapposto quello Medievale, più irregolare e vario. Mura diventano un organismo complesso: devono difendere la città e proteggere dall’alto il vicino contado; al nemico devono presentarsi inespugnabili e incutere timore. Sono costruite in rapporto all’andamento delle strade cittadine, alla distribuzione delle porte L’architettura gotica civile ha una grande importanza in Italia, poiché è anche grazie ad essa che le città medievali hanno assunto la loro precisa fisionomia. Il grande fervore delle autonomie comunali e i governi delle signorie illuminate portò alla costruzione dei palazzi e delle architetture ancora oggi simbolo di tutte le capitali e non. Ne sono un esempio i palazzi comunali a Firenze e Siena (palazzo Vecchio e palazzo Pubblico), il palazzo dei Priori a Perugia, palazzo Ducale a Venezia. Così come i castelli: il castello Estense a Ferrara, il castello dei Visconti a Milano. Citiamo in ultimo le grandi dimore private: palazzo Davanzati a Firenze, palazzo Tolomei a Siena, la Cà d’oro a Venezia. In questo periodo si va strutturando il cuore della città. La spazio pubblico diventa il luogo dove convivono due poteri, quello religioso e quello civile, su un piano di parità urbana e tutto ciò condiziona le architetture circostanti. Un cenno particolare merita il castello di Castel del Monte che si colloca tra l’architettura civile gotica solo per gli anni in cui è stato costruito. In esso confluiscono culture romaniche, gotiche e normanne. Ha impianto ottagonale di un rigore geometrico assoluto. La pianta sembra dilatarsi nelle torri agli spigoli che ripetono il profilo ottagonale maggiore. Il continuo rincorrersi delle forme determina in alzato un gioco di ombre e penombre che sembra far ruotare la struttura. Quattrocento e cinquecento La costruzione della Firenze del Rinascimento Commercio  economia fiorentina visse in tre secoli un crescendo di successi e di affermazioni: emergere della domanda da parte dei paesi nordici (considerati ricchi) aumento dell’offerta di materie prime e prodotti lavorati da parte dei paesi orientali Acquisto nei luoghi di produzione e rivendita nei luoghi della richiesta  impegnarono l’intraprendenza della navi italiane, che diventarono ben presto efficienti e degne di fiducia. Prodotti più richiesti: tessuti e panni lavorati; a questi si affiancò l’industria della lana, di origine prevalentemente locale .

acque dell’Arno utilissime per un corretto ciclo di lavorazione dei prodotti tessili

Finanza  il fiorino (moneta coniata nel 1200) divenne la moneta d’uso comune  nacque una notevole attività finanziaria gestita da grandi banche. I nomi di signori fiorentini (Francobardi, Bardi e Peruzzi) erano conosciuti in tutto il mondo. Il prestigio di Firenze entrò così nelle sfere dell’alta economia europea. Le condizioni interne a Firenze (e in Italia) erano però instabili politicamente; forte crisi a causa: - della devastazione della peste nera (1348, 1363, 1374)

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- dei fallimenti e della bancarotta delle compagnie Peruzzi e Bardi. Ma la crisi fortunatamente durò pochi decenni. La ripresa scattò quando cominciò a farsi sentire una vera e propria evoluzione dei costumi e della cultura (mutamento a cui Firenze si adattò benissimo)  nasce e si impone una forte richiesta di beni e oggetti di qualità e altissimo valore (beni di gran lusso) da parte dei personaggi più in vista delle corti europee. Il superamento della crisi si accompagnò ad una forte espansione territoriale  con “Firenze” si designava ormai una regione ampia quasi quanto la Toscana attuale (tranne Pisa, Lucca, Siena). I fiorentini scoprirono così il desiderio esclusivo a voler costruire belle architetture, come ornamento delle città e come consolidamento, da parte dei privati, della fama della propria casata. Trasformazioni nella società e nell’arte Arte  non è più un’attività manuale o meccanica, ma intellettuale o Liberalis. La committenza diviene molto variegata: religiosa e ricco-borghese, ma anche mercanti e banchieri. Società  Argan: la società del ‘400 è una società attiva, in cui ognuno vale per ciò che fa e agisce singolarmente. Il vertice della società è il borghese che ha conquistato la signoria (che diventerà poi mecenate), e non più il sovrano. Il ‘400 è un secolo di civiltà eminentemente urbana. Uomo  l’uomo con la sua intelligenza e capacità d’agire è in grado di costruire la storia. Per farlo ha bisogno di uno spazio reale e concreto, la natura, entro il quale agire; la scienza che rende uno spazio tale è la prospettiva (nell’arte bizantina non c’è prospettiva, perché non si dà valore all’uomo). Rivalutazione del concetto di uomo in base ai modelli classici: - l’uomo come individuo riconquista la sua dignità [concetto che si ritrova in Leonardo: l’Uomo Vitruviano - è al centro del mondo inscritto in un quadrato e in un cerchio: forme geometriche perfette  perfezione del cosmo con al centro l’uomo]. - è (di nuovo) modello di tutte le cose Città  mentre la città medievale cresceva spontaneamente, nel ‘400 la città deve essere il frutto di una decisione, dell’attuazione di una teoria. Si progettarono Città Ideali che devono possedere: - piante regolari, geometriche (pianta a scacchiera o ortogonale o radiocentrica) - edifici geometrici, chiari, aperti (con portici). - no prevaricazione architettonica (edifici tutti della stessa altezza). - equilibrio: esprime la perfetta ragion politica (desiderio che la città fosse espressione della democrazia). I progetti per le città ideali non furono mai attuati poiché esistevano già le città medievali (idem che per Ippodamo da Mileto: non attuò i suoi progetti ad Atene ma solo nelle colonie poiché ancora prive di città). Nel ‘400, anche se questi progetti rimasero utopici, vennero fatti degli interventi parziali: a Pienza e a Ferrara (addizione erculea di Biagio Rossetti). Artista  Mentre l’artista medievale era responsabile solo dell’esecuzione perché i contenuti e i temi gli erano dati, l’artista del ‘400 deve trovarli e definirli. Non opera più secondo direttive ideologiche imposte da un’autorità superiore o da una tradizione consacrata, ma determina in modo autonomo l’orientamento ideologico e culturale del proprio lavoro (tutto ciò è anticipato da Giotto). L’umanesimo: alle radici del Rinascimento Umanesimo in architettura  momento in cui l’architettura viene “inventata nel suo significato moderno”. È il passaggio dell’architetto dalla figura di operatore di altissimo livello, alle dipendenze del monastero o del signore, al protagonista in prima persona del progetto o dell’opera. Egli può operare anche senza avere un cantiere poiché il suo è un contributo alla conoscenza e un esercizio della libertà e della ragione. Fondamentale diventa la rilettura degli antichi  si indagano forme e tecnologie delle antiche architetture in modo scientifico, privandole dell’alone mitico che ne condizionò a lungo la grandezza e l’eccezionalità. Cesare Brandi: l’umanesimo in architettura capovolge quello che era stato il tema spaziale gotico, ossia l’esterno e ripropone l’interno come luogo preciso dello spazio; in più, con la prospettiva, tutto lo spazio diventa uno spazio interno, poiché è solo la visione dell’uomo che lo domina e lo interpreta: “Lo spazio si racchiude dentro all’uomo”. L’uomo prende coscienza di essere l’unico protagonista dell’edificazione del suo ambiente e che tutti gli spazi sono determinati dalla sua libertà di giudizio. Brunelleschi

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Sapeva contare sulle sue intuizioni e credeva fortemente nella tecnica. L’impegno più gravoso che segnò tutta la sua vita fu la costruzione della Cupola. Ospedale degli Innocenti  Piazza di Sant’Annunziata, 1419-1426. E’ la prima opera ma sarà finita in sua assenza con molte modifiche rispetto al progetto originale. Uno dei primi ospedali pediatrici e brefotrofi del mondo. Retto a spese dell’Arte della seta e degli Orafi (anche Brunelleschi stesso perchè orafo).

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novità: uso degli elementi classici in un rigoroso telaio proporzionale.

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mette in atto differenze di livello che modificano ed esaltano la percezione dello spazio la scalinata arriva all’altezza dell’occhio come una sorta di orizzonte prospettico

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nasce qui la concezione di piazza rinascimentale dove spazi pubblici e privati si saldano (anche se a determinate condizioni: presenza della scalinata)

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la geometria del portico e delle sue parti è determinata da rigorosi rapporti proporzionali che coinvolgono vari elementi: interasse delle colonne, altezze degli archi, posizione e dimensione delle finestre, altezza in gronda

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la loggia occupa un lato della piazza, al cui centro c’è una fontana lo spazio sembra mutare in funzione della luminosità dell’ambiente urbano

Il loggiato ha elementi che attingono al mondo greco e al mondo romano: Mondo greco  - chiarezza e linearità della struttura ordini delle colonne (corinzie) finestre timpanate c’è un ricordo alla trabeazione greca Ripresa della lezione greca più in generale  la struttura aperta è amata dai greci (tempio periptero) perché ricercavano armonia, continuità tra struttura e natura: l’una doveva entrare nell’altra. Questo rapporto armonico tra natura e struttura sottintendeva un rapporto armonico tra uomo e natura. Mondo romano 

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arco a pieno centro (sistema archivoltato) fusto liscio delle colonne (i greci le facevano invece scanalate) tondo nei pennacchi è a rilievo (ricorda quelli degli archi di trionfo) elemento che caratterizzerà l’architettura brunelleschiana

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struttura a fascia: 1° gradini, 2° loggiato, 3° finestre timpanate tutti gli elementi sono calcolati e proporzionati tra loro  armonia

L’ospedale nasce come fatto urbanistico: struttura studiata per essere inserita nel contesto della piazza, spazio aperto (Argan: la piazza non può essere chiusa tra quattro pareti-saracinesche). La facciata è studiata in modo che vi sia continuità tra piazza e struttura  no cesura grazie al loggiato. Il volume pieno dell’edificio e il volume vuoto della piazza si compenetrano per “comparatione”. Basilica di San Lorenzo  ricostruzione di un antico organismo per la famiglia Medici (mecenati più importanti d’Italia). La chiesa nacque sull’idea di riempirla di cappelle gentilizie (Brunelleschi ne progettò 24). Si decise, in un primo momento, di eliminare quelle che si affacciavano alla navate principale; ma alla fine Brunelleschi concepì la struttura in modo che fosse possibile ricavarle successivamente (ciò avvenne nel 1442-1445 sotto Cosimo il Vecchio). Insieme alla chiesa sorse anche la Sagrestia vecchia. Brunelleschi lavorò prevalentemente nel transetto: qui mette in atto la sua teorizzazione prospettica tutta organizzata intorno al modulo del quadrato che regola il disegno della pianta e delle sue parti in alzato.

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Pianta e asse longitudinale croce latina simmetria bilaterale

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3 navate:

1 centrale: copertura piana a cassettoni 2 laterali: copertura con volte a vela

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2 cappelle cieche a forma quadrangolare: copertura con volte a vela campata centrale ha forma rettangolare a ciascuna campata corrispondono due campatelle a forma quadrangolare abside quadrangolare (non più semicircolare) ci sono 2 ambienti ai lati dl transetto, disposti specularmente: - a sx: Sacrestia Vecchia, realizzata dal Brunelleschi - a dx: Sacrestia Nuova, realizzata da Michelangelo nel ‘500, conserva le tombe dei Medici

Luce  elemento fondamentale. La zona più illuminata è la navata centrale che riceve la luce dalle finestre della parte superiore della navata. Dalla navata centrale, la luce entra attraverso gli archi nelle navate laterali diminuendo di intensità, fino ad arrivare nelle cappelle cieche (piramide luminosa). Cappella de’ Pazzi  Sagrestia Vecchia di San Lorenzo, 1419.

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ricompare la componente urbana: portico che prelude all’ingresso nella cappella

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le colonne dettano l’interscambio tra fuori e dentro  ripresa dell’antico.

il portico è costituito da due parti: - un volume mediano identico a quello del coro retrostante - due appendici laterali identiche aperte attraverso tre pilastri ciascuna e più basse rispetto al volume mediano  elaborazione del quadrato originario molto complessa.

Due esempi di studio dell’antichità da parte del maestro: La Rotonda degli Angeli  se ci fosse pervenuta sarebbe stata il primo grande spazio a schema centrale del ‘400; ha come modello il tempio di Minerva Medica a Roma, per la planimetria e per i valori spaziali. La Cupola della Rotonda  (ne abbiamo solo un disegno di Giuliano da Sangallo e una ricostruzione grafica di Marchini), aveva come modello quella del Pantheon. Chiesa di Santo Spirito  progetto del 1428 e realizzazione 1440-1465. grande rigore strutturale e metrico la croce latina raggiunge la sua più efficace espressione: l’incrocio dei bracci del transetto, sotto la cupola, organizza le due direzioni

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l’interno è articolato apparentemente su tre navate; in realtà è uno spazio a campatelle (40)con singole volte a vela che perimetra tutti i lati della chiesa le navate laterali infatti si prolungano attorno al transetto e al coro, come a formare un deambulatorio continuo.

Cupola di Santa Maria del Fiore  cattedrale gotica (almeno fino al tamburo) progettata da Arnolfo di Cambio alla fine del ‘200. Nella realizzazione si susseguirono vari architetti (anche Giotto). 1412,1413  chiesa pronta per essere conclusa con la cupola: doveva coprire il vano ottagonale di 43 m di diametro e 60 m di altezza. 1418  bandito il concorso per la cupola dall’Arte della Lana. Partecipano sia Brunelleschi che Ghiberti: pare vinca Brunelleschi ma è anche probabile che vi sia stato un exequos con Ghiberti. Brunelleschi e Ghiberti, insieme ad un muradore, furono nominati provveditori alla costruzione della cupola 7 agosto 1420  cominciano i lavori, che termineranno dopo 16 anni). Il contesto in cui Brunelleschi stava lavorando era ancora gotico e il ponteggio messo a punto dall’architetto evidenziava un accurato studio dei metodi edificatori gotici, dell’organizzazione del cantiere, delle elaborazioni statiche. I fiorentini non conoscevano queste tecniche  presero il maestro per pazzo, e gli e lo urlarono in faccia. Al tempo del concorso la condizione sociale era mutata rispetto al tempo in cui Arnolfo mise a punto il suo progetto. Brunelleschi si chiese se doveva seguire quanto già progettato da Arnolfo, ma scartò questa ipotesi  così abbandona l’antico progetto e cerca di costruire qualcosa di nuovo; sceglie una soluzione moderna su un fondamento storico, ovvero in armonia con quanto c’era già (l’antico). D’altronde il ‘400 non cerca contrasto, ma ’armonia. 1425  Ghiberti fu estromesso dai lavori benché il suo lavoro fosse stato fondamentale. Gli venne affidato (forse come risarcimento) l’incarico di modellare le seconde porte del Battistero. Brunelleschi aveva la situazione in mano. Essenzialmente si trova davanti a tre problemi: 1. Aspetto TECNICO  le dimensioni del tamburo ottagonale avevano un diametro di 43 m e uno spessore murario di 4 m  dimensioni enormi da coprire. Arnolfo aveva progettato una cattedrale di

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questo tipo perché essa doveva essere la più imponente, la più maestosa, quasi a voler superare quelle Pisane e Senesi, rivali di Firenze; tuttavia si rese subito conto della difficoltà nel realizzare la copertura. Brunelleschi si trova di fronte a un grande problema: la realizzazione di centine (impalcature lignee) così importanti. La loro realizzazione era impossibile perché, non essendo più l’epoca delle grandi costruzioni gotiche, non vi erano a Firenze carpentieri in grado di costruirne di così grandi  inventa quindi una nuova tecnica, che: - non si avvale dell’utilizzo delle centine (priva di una centinatura fissa) - gli permetta di costruire una cupola autoportante, che si autosostenga Si avvale del metodo di murare dei romani (che ha studiato sulle rovine). Brunelleschi inventa anche i macchinari che servirono alla realizzazione della cupola (es: stampo per mattoni). Nelle zone in cui la costruzione necessitava di un rinforzo, usava mattoni disposti “a lisca di pesce”, più resistenti. Utilizzò le strutture stesse che andava edificando per realizzare le successive, in un processo di autoproduzione statica. Procedette per fasce orizzontali successive, le quali, una volta terminate, diventavano autoportanti ed erano pronte a portare provvisoriamente la successiva fino a che anch’essa non fosse resa autoportante. In breve: usò il sesto acuto e i costoloni in quanto gli permettevano di non sollecitare eccessivamente il tamburo con spinte orizzontali. legò poi i costoloni principali, e altri intermedi, con collegamenti orizzontali infine chiuse le superfici piane tra i costoloni con campi di muratura a spinapesce. Tutto ciò però non fu semplice, specialmente quando la curvatura verso l’interno si fece accentuata: in questi casi interveniva sul luogo usando un’immaginazione e una capacità tecnica fuori dal comune. L’anello che conclude in alto la curva dei costoloni era di 15 m di diametro e, per le forze che agivano in quel punto, tendeva ad aprirsi. Brunelleschi pensò quindi ad una conclusione che “pesasse” e che tenesse imbrigliate le forze che agivano in direzione sfavorevole  progettò la lanterna, della quale vinse il concorso nel 1436. Purtroppo la costruzione di quest’ultima cominciò solo pochi mesi prima della sua morte ma Michelozzo, collaboratore e amico, terminò il progetto seguendo le indicazioni del maestro. Nella cuspide inizialmente era stata inserita una palla di rame, ma venne sostituita con una palla di bronzo dorato, vuota all’interno. Nel 1800 la palla cadde, percorrendo tutta la cupola, ma senza causare nessun tipo di danni, vi è un cerchio che indica dove è caduta. La cupola ha una doppia calotta: una esterna e una interna divise da una intercapedine:

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cupola esterna (con mattoni rossi): protegge quella interna dalle intemperie. All’esterno la cupola deve apparire più gonfiante.

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intercapedine: c’è uno “scheletro” formato da due sproni d’angolo e due sproni mediani; tra sprone e sprone vi sono archi orizzontali che conferiscono resistenza, tengono insieme gli sproni e contengono le forze. Non ha bisogno dell’utilizzo di centine che vengono dal suolo, perché gli operai lavorano sempre protetti dalle due calotte. Vi erano solo alcune impalcature volanti, ma erano minime.

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cupola interna: all’interno doveva determinarsi come un grande solido che grava sulla terra

Brunelleschi prende come riferimento la cupola romana del Pantheon che lui adorava, ma: - non realizza una cupola circolare, bensì ogivale; questo per un’esigenza funzionale  il tamburo aveva un diametro così grande che una cupola circolare avrebbe esercitato spinte laterali che avrebbero finito per far aprire la struttura. La copertura ogivale esercitava invece minori spinte laterali ed era più leggera. - inoltre la cupola di Brunelleschi non funziona come un coperchio che chiude e blocca (come avrebbe potuto fare la cupola emisferica tipo quella del Pantheon). È forma di uno spazio in tensione sulla verticale del suo asse. Riguardo al sesto acuto e ai costoloni Brunelleschi fece anche un ragionamento di tipo figurativo (oltre all’omaggio ai valori del gotico e ad un fatto prettamente tecnico). Infatti si rese conto che lo slancio e l’imponenza della figura della cupola sarebbe stata molto meno delineata e incisiva senza le linee dettate dai costoloni in marmo bianco che partono dai contrafforti angolari del tamburo. 2. Aspetto ESTETICO  Arnolfo progettò una cattedrale basata sul contrasto dimensionale tra un corpo longitudinale (eccessivamente lungo) e l’espandersi a raggiera di una tribuna ottagonale con absidi in ogni lato, in pieno stile gotico. Brunelleschi si trova ad operare su una struttura già esistente e di epoca gotica. Ma lui è un uomo del ‘400 e quindi sceglie una soluzione storica: si propone di equilibrare con la cupola il contrasto creato da Arnolfo: lo vuole proporzionale  - con la cupola coordina e conclude gli spazi irradiati del coro

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- con il profilo ogivale equilibra in altezza l’esagerata larghezza Utilizza mattoni rossi tenuti insieme da una specie di cemento  inventa così una struttura bicroma (bianca e rossa), che ben si inserisce nella cattedrale gotica (bicroma a tarsie marmoree)  cerca così una continuità tra il nuovo e ciò che c’era già, tra presente e passato. Questa continuità è data da: - i contrafforti angolari del tamburo i costoloni in marmo bianco della cupola i contrafforti della lanterna cuspide 3. Aspetto IDEOLOGICO-URBANISTICO  tutta la struttura si inserisce in un determinato ambiente. Dal momento che è stata realizzata nel ‘400, essa non cerca il contrasto, come per il gotico, anzi ricerca l’armonia, rientrando in quella che è la polemica antigotica fiorentina. La cupola è il perno di quartieri e vie della città, domina e caratterizza il paesaggio urbano. (Alberti: ampia da coprire tutti i popoli toscani). Concorso del 1401 [Concorso importante: fa conoscere i nuovi talenti, attraverso di esso si valutano le innovazioni]. Apre il ‘ 400 e inaugura una serie di concorsi soprattutto legati a commissioni pubbliche. Fu bandito per la porta bronzea del battistero (la prima fu realizzata da Andrea Pisano nel 1336): richiedeva la realizzazione di una formella con all’interno la rappresentazione della storia di Isacco

[per la Bibbia, Abramo fu messo alla prova da Dio, che gli chiese di andare su un monte con due servi e sacrificare il suo unico figlio Isacco. Abramo obbedì, ma mentre stava per sferrare il colpo fatale, interviene un angelo del Signore che lo ferma; al posto di Isacco verrà poi sacrificato un ariete].

La formella è a forma di losanga lobata. Una volta dato il soggetto e la forma si richiedeva da parte dei concorrenti un progetto e un modellino. Progetto di Ghiberti: 1401, bronzo dorato, Firenze, Museo Nazionale del Bargello.

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vi sono tutti gli elementi del racconto biblico: Abramo, Isacco, due servi, l’angelo, l’asino, l’ara, l’arite, il monte. Il fatto che un padre debba uccidere il proprio figlio è un dramma, ma lui non lo rappresenta come tale, ma come un antico rito sacrificale  perdita di pathos. le figure sono vestite all’antica la fronte dell’ara ha un fregio classico  allontana storicamente il fatto, lo fa avvenire in un’epoca remota, antica  perdita di drammaticità è presente un’ idealizzazione nella rappresentazione del corpo nudo di Isacco; ha fattezze classiche e il suo atteggiamento è eroico e innaturale. Abramo è in posa: i suoi gesti sono costruiti, innaturali il movimento è lento, ha un tempo rallentato, l’azione è sospesa  perdita di drammaticità cesura in diagonale, data dall’andamento roccioso, che divide lo spazio in due parti: la scena del sacrificio e i due servi linee-forza: più ampie a destra, più brevi e ristrette a sinistra curve contrapposte che si aprono verso l’esterno che concorrono a trasmettere le tensioni dovute allo svolgersi delle azioni. le linee curve ben si rapportano alla losanga lobata.

Progetto di Brunelleschi: 1401, bronzo dorato, Firenze, Museo Nazionale del Bargello. il fatto biblico è stravolto: Abramo sta per sferrare il colpo mortale e Isacco cerca di fuggire; l’Angelo piomba dal cielo, la sua figura è una traiettoria curva e tesa che termina nella mano che afferra il polso di Abramo, con l’altra indica l’ariete.

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il fatto dura meno, è più veloce: gli atti sono simultanei, formano un unico moto (dinamico). urto di tre volontà in contrasto:

Isacco  scappa Abramo  uccide Angelo  ferma

fulcro della drammaticità che si concentra nel nodo delle teste

Resa Spaziale: in Ghiberti  rende profondità spaziale in senso tradizionale, attraverso più piani (prospettiva naturalis) in Brunelleschi  costruisce lo spazio attraverso i gesti dei personaggi; lo spazio nasce dall’agire umano; sembra quasi che voglia azzerare, pulire tutto ciò che è tradizionale e fare ciò che farà di lì a poco: creare lo spazio con la prospettiva. Chi è il più Naturale? (chi tiene maggiormente conto dell’elemento naturale) Ghiberti  cerca di proporzionare paesaggio e figure; studia sfaldature rocciose e fronde Brunelleschi  del paesaggio vede poco o nulla: una scheggia di roccia lontana e ad un albero che

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dovrebbe essere distante, gli fa aderire un lembo del mantello di Abramo sbattuto dal vento. Chi è il più studioso dell’antico? Ghiberti  evoca costumi antichi, inserisce ornati classici Brunelleschi  si limita a citare direttamente “Il Cavaspino”, giovane che si toglie una spina da un piede (scultura a tuttotondo greca, del periodo ellenistico). Chi è il più moderno? Ghiberti  ha ancora il gusto decorativo della composizione; motivo dell’estetica tardogotica Brunelleschi  è in duro contrasto con l’estetica tardogotica Chi è il più rivoluzionario? Ghiberti fa parte della schiera degli artisti moderati che vogliono conciliare tradizione e innovazione Brunelleschi  elimina lo spazio naturale, fa il vuoto; in questo vuoto costruisce uno spazio nuovo con i corpi, i gesti, l’azione delle persone. Spazio non-naturale, pensato come la dimensione dell’agire storico e umano. Prospettiva Prospettivaforma o rappresentazione dello spaziodà il vero spazio Storiaforma o rappresentazione degli eventidà il vero tempo Si basa su precise regole matematico-geometriche. Permette di rappresentare su un piano bidimensionale la tridimensionalità degli oggetti e la loro precisa collocazione. È indispensabile all’uomo poichè ha bisogno di uno spazio concreto e reale, reso tale da essa, entro il quale agire e costruire la storia. Daltr’onde i tre capi saldi dell’arte del 400 sono l’uomo, la natura e la storia (così come quelle dell’arte classica). Interessa quelle civiltà che hanno una base culturale razionale e che cercano nella sistemazione prospettica un metodo di rappresentazione sicuro e sempre uguale. Prospettiva+Storiaconcezione unitaria del mondo in cui l’uomo è protagonista. Non possono essere scisse Con la prospettiva, cambiano i concetti di Spazioconcreto, reale; e di Temponon più scandito dalla religione, ma anch’esso Reale costruito dall’uomo. Tavolette di Brunelleschi Si narra che avesse dipinto alcune vedute di monumenti di Firenze praticandovi al centro un forellino; accostando l’occhio all’apertura, tenendo la tavola dalla parte opposta alla raffigurazione e guardando, a una certa distanza, l’immagine della tavoletta che si rifletteva in uno specchio. Rappresentazione della realtà visiva, basato su leggi geometriche obbiettive, derivate dal considerare il punto di osservazione come punto fisso collocato nel medesimo spazio della scena da rappresentare. Immaginando di frapporre al tra il punto di vista e gli oggetti da rappresentare un piano perpendicolare alla direzione visuale e proiettando i punti rappresentativi dell’oggetto da disegnare sul piano immaginario, si ottiene un’immagine bidimensionale, prospettica, dello spazio e degli oggetti in esso contenuti. Riflessioni sulla prospettiva, cronologia: Greci; nella ceramica. Romani; nelle figurazioni parietali di Pompei. Vitruvio ne fa accenno. Nasce la proporzione gerarchica secondo cui le dimensioni vengono conferite in base all’importanza dei personaggi.

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Giotto; ha interesse per la resa spaziale ma con lui parliamo di prospettiva otticapresuppone una pluralità di visione che si lega alla nostra conformazione visiva, per cui vi sono tante prospettive. Se si considera la prospettiva come una rappresentazione reale del reale o un concetto, questa pluralità è possibile. Si vede bene negli elementi architettonici raffigurati in scorcio (vedi affreschi); e attraverso la graduale diminuzione della figura a seconda della lontananza.

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Ambrogio Lorenzetti, nell’Annunciazione del 1344 traccia una prospettiva che fa convergere le parallele a un punto così come la prospettiva quattrocentesca, ma è un caso (non c’è un calcolo matematico)

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Primo 400 fiorentinocon Brunelleschi, Prospectiva Artificialis: costruita dall’uomo con regole geometriche matematiche. Ci da una visione unitaria, non più un’insieme di sistemi come la prospettiva ottica. Se si considera come una rappresentazione razionale del reale o un concetto, la pluralità non è più possibile. Questo sistema prospettico è dunque la riduzione all’unità di tutti i possibili modi di visione. La visione prospettica entro in crisi quando (seconda metà 500) i manieristi parlano di “spazi plurimi”, i cui diversi elementi ammettono diversi punti di vista.

Elementi fondamentali della prospettiva artificialis: linea di terra linea d’orizzonte (ad altezza occhi) che si alza e si abbassa con l’osservatore punto di fuga, che si sposta con l’osservatore punto di distanza (tutto calcolato con le proiezioni ortogonali) Primi a utilizzarla: Masaccio (pittura) Beato Angelico (pittura) Donatello (scultura) Primi teorici: Leon Battista Alberti (De pictura) Piero della Francesca (De prospectiva pingendi) Jean Pelerin detto Viator (De artificiali); grazie a questo trattato si diffonde in Europa. Dürer: realizza i primi strumenti per mettere in prospettiva gli oggetti. L’Argan dice che la Prospettiva del 400 CI DA IL VERO, però è una costruzione mentale intellettuale che FINISCE L’INFINITO e RAZIONALIZZA L’IRRAZIONALE. L’estensione della realtà è infinita, la prospettiva la rappresenta come forma finitala prospettiva da lo spazio come rappresentazione finita dello spazio infinito (la piramide visiva è una forma finita). Due rette parallele (dice Euclide) si incontrano all’infinto; con la prospettiva le vediamo incontrarsi in un punto; dunque questo punto, realtà finita, indica una realtà infinita, rappresenta l’infinito in modo finito. Con la prospettiva vediamo tutto per rapporti Proporzionali: la realtà non si presenta più come un inventario di cose, ma come un sistema di relazioni metriche (Visione razionale). Teoria delle Proporzioni Nel 400 si tende a definire in dati precisi la relazione delle parti con il tutto (richiamo arte classica). In architettura tutto è proporzionato (rapporto proporzionale tra l’altezza delle colonne e l’apertura dell’arco, tra il diametro medio della colonna e la sua altezza, tra base, fusto e capitello, tra i piani dell’edificio, tra vuoti e pieni, tra altezza e larghezza). Si stabilisce una precisa relazione anche tra il sistema proporzionale dell’architettura e quello del corpo umano, assunto come perfezione formale e misura delle cose. Francesco di Giorgio Martini ci fa vedere come l’uomo è a misura della chiesa e la donna è a misura della colonna (Codice Magliabechiano). L’uomo che però ci presenta non è in stasi,ma in Movimento (così come l’uomo Vitruviano di Leonardo), questo porta allo studio dell’anatomia(Leonardo) e (vedi Discobolo di Mirone, arte greca). Nel 400 l’architettura è insieme Naturalistica o Spaziale e Antropomorfica. La proporzionalità del 400 esclude gli estremi del troppo piccolo e del troppo grande: si oppone così alla dimensionalità gotica, oscillante tra massimi (le moli immense delle cattedrali) e minimi (le decorazioni minutissime), d'altronde nel gotico si ricercava il contrasto non l’armonia. La RENOVATIO o RINASCIMENTO dell’ANTICO (arte classica) Si parla di Renovatio perché l’arte classica non viene copiata, ma è calata e rivissuta nel presente storico. La memoria dell’arte classica e della sua grandezza si era tramandata per tutto il Medio Evo; e un consapevole richiamo all’antico si aveva avuto nel 200 con Nicola Pisano e Arnolfo, col Cavallini e poi Giotto (arte Medioevo non è completamente anticlassica). Nel 400 si ha una visione dell’antico come coscienza storica del passato e del suo inevitabile rapporto col presente, non meraviglia che ogni artista abbia il proprio ideale dell’antico e come questo non possa essere valutato se non come componente delle diverse poetiche.

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(artisti non sono tutti uguali) per cui Brunelleschi si accosterà all’arte classica in modo diverso da quello di Donatello. Vi sono però certi fondamenti comuni: per tutti l’antico è la vera storia. Confronto tra Brunelleschi e Leon Battista Alberti Cesare Brandi nel suo “Disegno dell’architettura italiana”: superiorità di Brunelleschi sul collega Alberti. Tuttavia Alberti “rappresenta come un secondo incominciamento”. Brunelleschi e Alberti incarnano due visioni diverse, due interpretazioni ugualmente fondamentali e necessarie di quel fenomeno che stava ristrutturando tutta la concezione di uomo e mondo (Rinascimento). Le differenze tra i due sono per diversi aspetti; dal punto di vista: 1. della formazione: Brunelleschi  non sapeva leggere il latino, amava risolvere i problemi da solo senza rifarsi alla teoria e alla tradizione. Alberti  grande erudita; scrisse commedie in latino e tre trattati (su pittura, architettura, scultura); molto importanti perché fecero conoscere i vari artisti e elevarono la posizione dell’artista. 2. del rapporto con l’antichità romana: Brunelleschi  cercava di capire come i Romani fossero riusciti a costruire così in grande. Alberti  cercava di capire quali fossero le leggi che governavano le arti e come i costruttori Romani le avessero applicate. No interesse per problemi tecnologici e costruttivi. 3. del disegno: Brunelleschi  disegno come strumento operativo con il quale si passa al modello. Se tale passaggio non avveniva il disegno era un fatto privato con il quale l’architetto avviava il suo rapporto con le forme, riservandosi in corso d’opera, ogni possibile intervento. Alberti  disegno come opera con validità propria, come rappresentazione dell’idea, sottratta alla tecnica e alla manualità. Nel disegno vi è già l’opera. L’esecuzione potrà avere molte variazioni interpretative ma l’eccellenza deve già essere nell’idea disegnata. Enuncia i principi e descrive i processi dell’ideazione dell’opera d’arte. Leon Battista Alberti Tempio Malatestiano  1446. Alberti doveva edificare una sorta di involucro che avrebbe contenuto la chiesa gotica di San Francesco. Sigismondo Malatesta voleva trasformarla in mausoleo per sé e per i suoi. Alberti no realizza una chiesa ma celebra il Malatesta utilizza elementi strutturali della tradizione classica:arco di trionfo romano (in particolare quello di Costantino) per la facciata; acquedotti per il fianco. La struttura risulta inserita nello spazio: non è una cesura. Gli elementi tuttavia furono completamente reinventati da Alberti: Il capitello fu disegnato da lui.

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Il tempio fu alzato su un podio, non solo per analogia con l’antico, ma perché così la struttura si inserisce meglio nello spazio.

Il progetto dell’Alberti era così strutturato (rimase però incompiuto): la parte superiore della facciata doveva avere una ripetizione dell’arco alto inferiore, fiancheggiato da lesene che si vedono già iniziate. al centro vi sarebbe stata costruita una grande finestra termale. semitimpani avrebbero concluso il profilo delle navate laterali più basse. vi sarebbe stata cupola emisferica (=Pantheon) ma con i costoloni rilevati (=S.M.del Fiore)  si nota bene la totale adesione ai principi classici da parte di Alberti. Riguardo invece il proporzionamento delle parti da costruire in aderenza alla muratura perimetrale della chiesa esistente, egli suggeriva che alle membrature dei lunghi fianchi fosse applicato il proporzionamento ricavato dai rapporti musicali (regola più elastica rispetto al rapporto aureo e che permetteva di adattarsi meglio alla struttura esistente). Tuttavia indagini recenti mostrano come la regola usata sia proprio quella del numero d’oro. Palazzo Rucellai Firenze, 1447,prototipo dei palazzi rinascimentali. La costruzione non fu seguita da Alberti ma da Bernardo Rossellino. Con tale edifico la concezione del palazzo patrizio cambia radicalmente rispetto ai modi medievali (ancora legati ai concetti di difesa e con quindi un diverso significato nel contesto urbanistico).

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È una struttura geometrica, chiara, a scansione modulare divisa orizzontalmente in tre parti e ciascuna di esse suddivisa da elementi verticali (lesene) con funzione decorativa e non portante. Le lesene contengono campiture dove il bugnato sembra un graffito che imprigiona anche la grandi finestre. 1° piano: all’interno delle lesene ci sono delle finestre quadrangolari. 2° - 3° piano: finestre bifore, incorniciate da un arco a pieno centro. Sono presenti elementi che provengono dal mondo greco e da quello romano. Tali elementi non li copia, ma li armonizza, li rivive in modo da realizzare una struttura innovativa: Mondo greco  ordine delle lesene: dorico, ionico e corinzio intelaiatura: poiché verte su elementi verticali (lesene) e elementi orizzontali (trabeazione: architrave e fregio nel tempio greco) geometria e chiarezza Mondo romano  struttura a fascia, modulare (es. Colosseo, teatro Marcello, acquedotti); era presente anche nei greci, ma non era caratterizzante. arco a pieno centro: i greci lo conoscevano, ma non lo utilizzavano perché avrebbe spezzato l’equilibrio di piani verticali e orizzontali. I romani l’avevano preso dagli etruschi (l’arco nella seconda e terza fascia è diviso in conci, come quello di Volterra) utilizzo del tondo vuoto, ma anche pieno (famosi i tondi a rilievo degli archi di trionfo)

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utilizzo al piano terra di un opus* reticolarum, fatto di conci. Qui ha funzione portante ma anche decorativa. la facciata è a bugnato piatto con conci (poco aggettante).

*sotto il nome di opus vanno tutte le tecniche di costruzione romane; in base a come si presentano, abbiamo tanti opus: reticolatum, incenrtum, lateritium (quello utilizzato tutt’oggi)

La facciata a bugnato, rispetto ad una ad intonaco, è più decorativa, perché su di essa si creano effetti di pittoricismo, più o meno lievi. Nel ‘400 quando si parla di decorazione si intende una decorazione entro la misura, l’arte non lascia spazio all’eccesso. Con Alberti, l’edificio non è bello se è maestoso, ma se è armonico (mondo greco). Esso non deve imporsi per la sua grande mole, ma per la sua bellezza e il suo equilibrio. Santa Maria Novella Firenze, a partire dal 1456 Alberti realizzò il completamento della chiesa di preesistenti forme gotiche. Disegnò la facciata che fu copiata e presa a modello da altri architetti come esemplare interpretazione dei classici. -

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Rigorosa griglia di proporzioni che regola la geometria delle parti (=Rimini); il proporzionamento arriva fino al minimo particolare dell’apparecchiatura dei marmi di rivestimento (il cui disegno è governato da rapporti matematici semplici e allo stesso tempo complessi). Composizione modulare che riprende da Vitruvio. Moduloquadrato. Le forme geometriche e razionali sollecitano a meditare sulla verità della fede (pensiero che anticipa le correnti neoplatoniche) Conserva il rosone della facciata gotica Disegna colonne abbinate a pilastri  splendida unità pilastro-colonna. Eccezionale e raffinato apparato a intarsio di marmi (tipico della tradizione fiorentina) Invenzione delle due volute laterali Il portale d’ingresso è internato (=Rimini); sembra quasi che Alberti senta questa zona di passaggio come un interno che appare all’esterno.

Chiesa di San Sebastiano Mantova; pianta a croce greca in un quadrato(si rifà agli antichi: Mausoleo di Galla Placidia a Ravenna; e al contemporaneo: chiesa di Santa Croce). Sono presenti tre absidi. Vi è una simmetria raggiata. San Sebastiano fu manomesso più volte a causa della scadente esecuzione. L’esterno infatti non sembra proprio degno di un artista come Alberti; è nell’interno che si vede tutta la sua magnificenza: la decantata nudità delle pareti e l’assenza di ogni intervento architettonico ci immettono in un invaso spaziale allo stato puro. Chiesa di Sant’Andrea Mantova; pianta a croce latina come le chiese fiorentine di Brunelleschi. Tuttavia nelle chiese di Brunelleschi la divisione delle navate realizzata con le colonne articola lo spazio in piani sempre più arretrati e conferisce alla prospettiva dell’interno infinite penetrazioni visive. In Sant’Andrea invece la conformazione delle cappelle-navate laterali e la copertura della navata maggiore con una grande volta a botte danno una preminenza alla visione lineare, simile in tutto ad una visione dell’interno nei classici.

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Si rifà al Pantheongrosse murature scavate e svuotate e alleggerite. In Sant’Andreale cappelle laterali, che formano navate minori anomale, sono scavate nei grossi muri con i quali si contrasta la spinta della volta a botte di 18 m (la più grande costruita dai tempi classici); la botte ci appare leggera e gonfiata. La modulazione segue in tutto il numero d’oro (sezione aurea) e risulta, anche nella ridondanza delle decorazioni, pura; tale purezza, per valore di contrasto, è simile a quello al nudo e scabro di San Sebastiano. Gli eredi di Brunelleschi e Alberti Andrea di Lazzaro Cavalcanti (il Buggiano) Prosecutore diretto di Brunelleschi e suo figlio adottivo. Di lui non ci restano due a Pescia: Cappella Cardini-Orlandi di San Francesco Chiesa di San Pietro e San Paolo detta Madonna di Piè di Piazza. Michelozzo Si forma alla Bottega del Ghirlandaio; insieme a Donatello fu vicino al Maestro durante la costruzione della cupola. Adotta il lessico moderno di Brunelleschi. In lui prevarranno sempre le qualità operative di cantiere rispetto a quelle di invenzione. Palazzo Medici-Riccardi(modello di Palazzo Fiorentino). Combina il motivo brunelleschiano di Palazzo Pitti del muro a bugnato, con l’albertiano Palazzo Ruccellai per il contrasto tra il rustico e i vuoti modulati dalle bifore. Gli eredi che hanno proseguito nello sviluppo concettuale che porta al Rinascimento maturo Luciano Laurana (1420-1479) Sconosciuto fino a quando Federico di Montefeltro gli commissiona la realizzazione del Palazzo Ducale di Urbino. Lavorò a Mantova e a Pesaro ma senza lasciare un’ impronta significativa ai due castelli realizzati. Palazzo -

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Ducale di Urbino “Città in forma di Palazzo”. Modifica l’orientamento della città, sostandone il baricentro. Si affaccia sulla nuova piazza Meracatale, da dove parte la strada Urbino-Roma. Facciatafacciata della città, e al tempo stesso monumentale, (a causa degli archi di trionfo). Le aperture delle logge mettono in rapporto l’estensione infinita del paesaggio con lo spazio urbano. È articolata in due ali che incontrandosi a angolo retto, costruiscono una piazza, il cui terzo lato sarà occupato dalla cattedrale

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Evoca i castelli tardogotici militari che si trasformano in civiligli elementi di fortificazione sono ingentiliti. Si sente la presenza dell’opera di Piero della Francesca e pare corretto pensare che la matrice d’ispirazione dell’architetto siano stati proprio i silenzi delle immagini di Piero, le sue griglie prospettiche, tute ideate secondo il numero d’oro.

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Studiolo di Federico da Montefeltroelementi architettonici disegnati.

Francesco di Giorgio Martini Pittore, scultore e architetto, scrisse un trattato che è considerato centrale nella teoria e nella pratica architettonica. In questo trattato esprime che il problema dell’architettura è inscindibile da quello urbanistico. Operò a Siena, città natale, nella facciata della chiesa della Madonna delle Nevi e San Bernardino all’Osservanza. Realizza: Architetture militari. Ponti, porti, tracciati urbani. Edifici civili. Edifici sacri. Madonna del Calcinaio a Cortona  raggiunse qui il suo culmine; si coglie bene l’influenza di Brunelleschi e di Alberti. Importantissima è l’intuizione che riusciamo a percepire (che diventerà matura in Bramante): lo spazio interno modella e ordina l’involucro esterno in modo che esso non compaia solo come “disegno” all’esterno ma “come due fatti ugualmente essenziali alla creazione dell’architettura” (Alberti). Internopietra serena incornicia campiture chiare; nicchie semicircolari e volte a botte di derivazione brunelleschiana; sovrapposizione degli ordini secondo le regole codificate dall’Alberti.

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Duomo di Urbino  distrutto dal terremoto 1789; ricostruito in forme neoclassiche da Valadier. San Bernardino a Urbino mausoleo dei duchi di Montefeltro. Anche qui si combinano la tipologia della chiesa a croce latina e quella a pinta centrale: il loro incastro avviene nello spazio bianco coperto dalla cupola. La luce ha un ruolo importantissimo. Chiesa di San Francesco a Siena San Leo, Cagli, Sassocorvaro  architetture militari: rivela la capacità di fare grandi opere anche con sollecitazioni modeste. Giuliano da Sangallo Santa Maria delle Carceri a Prato Interno: gabbia strutturale in pietra serena pareti bianche copertura a volta cupola centrale con in più il rigore della croce greca Forti richiami alla Sagrestia Vecchia e alla Cappella dè Pazziper lo spazio regolato entro una gabbia proporzionata da rapporti aurei, anche se priva di tanta raffinatezza. È anche qui evidente la suggestione degli spazi indicibili di Piero della Francesca. All’esterno è Alberti a dominare: infatti prevale ancora il “disegno” sulla struttura dell’edificio e il parametro lapideo incompiuto ci rivela la sovrapposizione anomale di due strutture. Palazzo Strozzi terminato poi da Benedetto da Maianoa Firenze, rappresenta l’esperienze conclusiva di una tipologia architettonica che ha avuto molta fortuna e ne avrà ancora a Roma e altrove. Il bugnato, attenuato rispetto a Palazzo Medici-Riccardi, condiziona tutta l’immagine dell’architettura facendo corrusco il grande volume nel quale sono tagliate le sequenze delle bifore e una fila in basso di finestre quadrate. L’insieme è concluso in alto da un cornicione molto sporgente realizzato da Simone del Pollaiolo detto il Cronaca. “Città ideali” Urbinocittà di Federico da Montefeltro. Pienza città di Enea Silvio Piccolomini (papa Pio II). Papa Pio II decide di trasformare la città in dimora per la corte pontificia. Affida il progetto a Bernardo Rossellino, che realizza: Cattedrale;

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Palazzo Piccolomini si rifà a Palazzo Ruccellai e al tempio malatestiano dell’Alberti; la facciata costituisce il fondale di una scena che si apre ai lati. Palazzo Borgia Palazzo Pubblico con alle spalle una piazzetta per il mercato; blocco di case per i più poveri.

Piazzaunità prospettica, resa visibile dalla pavimentazione reticolare. Il nuovo entra in relazione con il vecchio. L’ordine della società si riflette nella strutturazione delle forme. Ferraracittà degli Estensi. Venne eseguito l’ampliamento dell’area urbanaaddizione erculea. Per l’Argan l’addizione erculea non è l’applicazione di uno schema ideale, ma il risultato di uno studio metodico della situazione urbana e delle sue possibilità di sviluppo; l’addizione infatti rigenera la parte di città medievale. La parte della “città nuova” fu davvero disegnata come tale: nei suoi assi viari fondamentali nelle sue piazze nei suoi allacci con la città esistente nel suo profilo esterno delimitato da mura E’ l’unica a poter essere considerata coerente con quella che era l’idea di città rinascimentale. Coloro che hanno presieduto a questo avvenimento sono:

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duca Ercole I: rese legalmente ed economicamente possibile la grande impresa. Biagio Rossetti e la sua equipe Pellegrino Prisciani: consigliere occulto infine ma voce molto ascoltata a corte; eruditissimo intellettuale e amico e famigliare dello stesso Rossetti.

La Ferrara nuova fu disegnata su questi tre principi, per i quali si privilegiarono:

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gli spazi esterni le prospettive stradali le gerarchie spaziali

E così viene fatto: asse principale collegava la sede del principe con la porta urbana che immetteva nella riserva di caccia che univa la città al Po. questo si incrocia con un asse ad esso perpendicolare che collegava altre due porte urbane. collegamento tra una grande piazza e la piazza vecchia (attraverso un quartiere che doveva essere di commercio) e il duomo e il castello. Palazzo Diamantidi Biagio Rossetti; era il palazzo del signore; facciata a bugnato appuntito che creano suggestivi e simbolici giochi di luci ed ombre; lo spigolo è dotato di solide paraste e di un balcone d’angolo. Donato Bramante (nasce nel 1444) Architetto più importante del 400.500. Durante gli anni di formazione dipinge anche architetture per gli amici o sfondi per i dipinti. In questo tipo di lavoro compaiono già alcune delle caratteristiche fondamentali della cultura rinascimentale: 1. Interesse per i problemi della matematica, della geometria e della prospettiva. Gli architetti “prospettici” si dedicavano infatti alle architetture dipinte, alle rappresentazioni urbane e alle finzioni prospettiche (tutto con notevole successo). 2. Rapporto diretto e di scambio fra architetti e pittori; questo perché per arrivare a ottimi risultati in pittura era necessario lo studio prospettico (Piero della Francesca scrive De prospectiva pingendi). 3. Eliminazione e superamento dei confini che dividevano il finito dal reale. Si tratta di pitture che tendono a modificare la vera spazialità di un ambiente. Cita la “Trinità” di Masaccio in Santa Maria Novella (che pare aver avuto anche una consulenza del Brunelleschi). Bramante fece il suo apprendistato nel vivo di questa ricerca e di queste sperimentazioni. In questi anni lavorò (anche se non ci è garantito da alcuna documentazione): nel cantiere del Palazzo Ducale di Urbino; agli otto pannelli della Nicchia di San Benedetto nella chiesa omonima di Perugia; alla creazione dello sfondo architettonico del dipinto di Piero “Sacra conversazione” detto Pala di Brera. Bramante a Milano Nel 1477 arriva a Bergamo e a Milano nel 1481. Fondamentale per il maestro fu l’incontro con Leonardo Da Vinci. Leonardo aveva già approfondito tutto lo studio del corpo umano e al tempo si esercitava disegnando organismi a pianta centrale sempre più complessi anche in alzato. È in questo indagare di Leonardo nel mondo dell’architettura la chiave per capire Bramante nel Duomo di Pavia e dopo nella tribuna di Santa Maria alle Grazie (dove si pone veramente su nuove basi la relazione tra interno ed esterno nell’edificio). Santa Maria presso San Satiro primo esempio di “applicazione dei principi dell’illusionismo prospettico a un vasto edificio concreto” (Bruschi). Si voleva edificare, in adiacenza alla cappella carolingia di San Satiro, prima una piccola cappella e successivamente, una chiesa vera e propria. La costruzione finale sembra ispirarsi alle idee di Brunelleschi della Cappella Pazzi: spazio rettangolare allungato con ingresso sul lato lungo ; cupola al centro su uno spazio cubico; due spazi analoghi a fianco dello spazio cubico coperti a botte. L’andamento del terreno obbliga a dare al progetto una conformazione a T, dove il braccio alto è la cappella appena descritta. La cappella diventa così il transetto della nuova chiesa. Però lo spazio per il quarto braccio della croce latina non esisteva! Bramante ricava quel braccio con l’illusione prospettica spazio inventato  elaborazione spaziale di un pieno. Duomo di Pavia  qui Bramante, chiamato solo per dirimere le polemiche nate dai due architetti incaricati (Amadeo e il Ronchi), lascia un visibile segno per quanto riguarda la pianta; la soluzione che propone è un ottagono centrale che sorregge la cupola. Santa Maria alle Grazie  Bramante fu incaricato di trasformare un edificio chiesastico di trent’anni prima in un mausoleo (tempio funerario degli Sforza, commissionato da Ludovico il Moro). Bramante progetta un’ architettura indipendente dall’edificio esistente da collegare poi in modo libero all’edificio esistente. Interno:

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Vi è una gerarchia degli elementi architettonici: al vertice vi è la cupola che poggia sul corpo cubico della tribuna; e che si pone come “immateriale e quasi provvisoria e instabile conclusione del percorso”. Mirabili decorazioni delle superfici murarie: cromie tenui e disegni graffiti, cerchi di diverse dimensioni accompagnano l’andamento delle membrature. La luce è la vera protagonista di questo luogo. Può essere accostato agli spazi bizantini poiché l’architettura di è apparenza più che realtà fisica (Bruschi).

Esterno: quello di oggi non è esattamente coerente con ciò che voleva Bramante soprattutto a causa delle decorazioni dei volumi esterni; essa mostra la situazione di provincialismo in cui era l’architettura Lombarda, emarginata dai grandi centri e dai nuovi modi di edificare. Bramante a Roma (1500 in poi)la sua opera qui diviene prodotto più alto del rinascimento. Santa Maria della Pace attentissimo gioco delle proporzioni e utilizza in funzione poetica la prospettiva, soprattutto nel dimensionamento delle membrature. Le dimensioni che vincolano le quattro pareti del chiostro lo conducono ad una scatola prospettica che ha il suo asse in un pieno, un pilastro; ciò va contro la regola dell’Alberti secondo la quale la prospettiva deve dare risalto alla profondità della visione. Ciò determina due importanti riflessioni in Bramante: 1. riguarda la forma e lo spazio 2. si riferisce al vuoto che, secondo Bramante, non è più modellato e determinato dall’involucro murario me è esso stesso il produttore della forma dell’involucro. Nel 1503 papa Giulio II vara la “renovatio Urbis” di Roma; essa non è né progettazione di una città ideale, né la razionalizzazione della città medievale, ma vuole essere la restauratio di una struttura urbana di cui non ci sono più gli “ornamenti” (Raffaello). Papa Giulio II, vuole riorganizzare lo spazio urbano intorno a edifici la cui forma sia immediatamente rappresentativa (nuovo tribunale, San Pietro, la monumentalità della piazza). Bramante è l’architetto di fiducia del papa che si occuperà di parte questi interventi. San Pietro in Montorio  la ricerca di Bramante sugli edifici a pianta circolare sembra trovare una conclusione in questo tempio (o Sacello) edificato sul Granicolo nel luogo dove si ritiene che San Pietro abbia subito il martirio. È un organismo apparentemente molto semplice ma in realtà è carico di significati su cosa rappresenta San Pietro Apostolo per il popolo cristiano. Riferimenti classici: Tholoi Grandi tumuli funerali Templi di Vesta a Roma e di Sibilla a Tivoli Martyria cristiani Il tempietto si sarebbe dovuto collocare all’interno di una struttura architettonica ben precisa (che venne poi interrotta): il chiostro dove è ora collocato doveva essere ristrutturato e assumere una forma circolare; un portico doveva correre tutto intorno, ad una distanza proporzionata dal tempio. Soprattutto il sacello non doveva essere un gioco di rimandi, riprese circolari, di vuoto e costruito, di spazi in ombra e spazi scoperti. Ma tutto ciò doveva conferire immobilitàIl centro di un cerchio è anche la fine del moto, immobilità assoluta; riferita forse alla saldezza perenne di Pietro: pietra miliare della Chiesa. La composizione è modularenasce dallo sviluppo di un’unità data (colonna) in modo da assicurare la correlazione tra i singoli elementi e l’insieme. Si ha una progressione non numerica, ma plastica creata dalla variazione del chiaroscuro. All’interno si ha un senso di espansione spaziale grazie a espedienti ottici, che fanno apparire il vano più vasto e più alto del reale. La pianta centrale nell’architettura del Rinascimento Chiesa medievale romanica-gotica-brunelleschiana  schema della croce latina e della basilica paleocristiana: lunga navata transetto conclusione del percorso con altare e abside. Chiesa rinascimentalepianta centrale.

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Alberti nel De re aedificatoriaesprime la sua preferenza per agli edifici a pianta centrale poiché sono gli unici a poter esprimere le bellezze inebrianti che competono alla casa del Signore. Wittkower  “Nelle piante centralizzate lo schema geometrico apparirà subito immutabile, statico e perfettamente intelligibile. Senza questo organico equilibrio geometrico nel quale ogni parti è in relazione armonica con le altre come le membra di un corpo, la divinità non potrà rivelarsi” Alcuni criticicontrariamente all’Alberti, hanno voluto vedere nella pianta centrale il piacere di un alta esercitazione formale ai limiti della speculazione pura, dell’alto esercizio dell’intelligenza. Anche perché la ricerca della e sulla forma condotta in pianta coinvolgeva gli alzati (vedi Leo) e quindi la complessità dei volumi e il loro assemblaggio e alla fine lo spazio interno. La ricerca si presentava quindi come un modo per sondare delle possibili rese spaziali con lo scopo di configurare organismi sacri senza mettere in primo piano i valori simbolici ai quali faceva riferimento Alberti. Gli eredi di Bramante Raffaello Sanzio Bramante lo designò come soprintendente della fabbrica di San Pietro. Raffaello si dedica alla progettazione architettonica nella quale fu un eccezionale maestro per quanto riguarda le architetture disegnate (vedi “Lo sposalizio della vergine” e la “Scuola di Atene” dove lo spazio interno è eccezionalmente rappresentato). John Shearman disse “quando egli divenne un architetto nel pieno senso del termine i suoi dipinti acquistarono una maggior carica pittorica”. Raffaello prepara l’evoluzione dei canoni rinascimentali verso esiti che saranno grandiosi. Palazzo Caprinio, la casa di Raffaello, di Bramante  1512, andò distrutta; il maestro la costruì per se ma poi fu abitata anche da Raffaello. Per Murray è un architettura civile emblematica che nei due secoli successivi fu sempre presa come modello per tutti i palazzi costruiti in Italia. Vi è una rigorosa distinzione tra il piano terreno, le botteghe, e il piano superiore, le abitazioni. Il tutto è regolato da principi basilari che Murray elenca così: “ simmetria, reiterazione di elementi identici e chiarezza di funzioni”. Palazzo Branconio dell’Aquila  1520 (ultimo anno di vita di Raffaello), citato per vedere le differenze con quello sopraccitato del Bramante. Anche qui vi è una scansione precisa dei vari piani dalla quale emerge la funzione di ciascuno di essi. Tutto però appare risolto con un abbondanza di decorazioni applicate (ovvero non legate alla struttura dell’edificio). Le colonne del pian terreno, ad esempio, hanno una caratterizzazione statica ma portano al di sopra di loro una serie di nicchie vuote: segnale che ci si sta avviando al Manierismo, cioè l’evoluzione delle forme del Rinascimento fino ad arrivare al Barocco. Sant’Egidio degli Orefici  1509-1510, è la prima architettura di Raffaello. Sembra volerci proporre lo spazio interno puro e luminoso del tempio ideale dello “Sposalizio”. La chiesa è: a impianto centrale a croce semplice ha una rigorosa geometria, esaltata dalla luce che entra dall’alto in modo naturale. Cappella Chigi in Santa Maria del Popolo  1512-1516, abbandona il rigore bianco di San Egidio; qui sperimenta una fusione delle arti tanto che la chiesa appare “rivestita, addobbata, ornata” con sculture in marmo e bronzo pittura e mosaico. È autonoma rispetto alla chiesa quattrocentesca. La struttura è determinata da semplici rapporti geometrici. Le due opere seguenti sottolineano la forte dicotomia nel lavoro di Raffaello: Villa Madama  1516, collaborarono anche Giulio Romano e Antonio da Sangallo il Giovane. Costruita per la famiglia del papa Medici. Sorge alle pendici del Monte Mario ed è esemplare per il fasto delle decorazioni interne. È tutta tesa a proporre la grande “maniera” della classicità romana e nell’impianto si rifà in modo esplicito alla grande domus Aurea di Nerone. La villa è una “mistura di opera naturale e opera umana”; Raffaello risolve questo problema, modificando il paesaggio con terrazzamenti. Un muro perimetrale recinta tutto il complesso. Vi sono due assi principali, che nell’incrocio danno vita a un cortile circolare, la cui forma è ripresa dall’emiciclo dell’anfiteatro e della scalinata. Le facciate sono tutte differenti, in quanto sono concepite non in relazione alla struttura ma all’ambiente circostante. Villa Madama costituisce un punto di partenza per il Manierismo, per la ricerca estetica. Palazzo Pandolfini  contagiato dalla cultura toscana: incompleta, asimmetrica, con una grande terrazza e un forte portale collocato in una posizione anomala. Antonio da Sangallo il Giovane Assistente di Raffaello in San Pietro, erede solo per le sue capacità operative come costruttore e un uomo di cantiere. Il suo apporto nell’elaborazione delle opere a cui prese parte è estremamente modesto. Nipote di Giuliano; non fece tesoro della Madonna delle Carceri a Prato. Il suo intervenire nella

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progettazione di San Pietro fu come macinare il vuoto e complicare una linea direttrice ben visibile. È citato per Palazzo Farnese ma l’impronta di Michelangelo è ancora troppo evidente per attribuirli tutta la costruzione. Murray dice di lui: “la sua opera è esemplare di un tipo di architettura ufficiale e accademica basata su un codice di norme facilmente suscettibili di trasmissione. Fu una specie di grammatica che rimase in vigore fino all’800 avanzato. Specialista nelle fortificazioni, mostra come anteponesse i problemi pratici e tecnici a quelli formali. La storia per lui non è un problema; fornisce un lessico disponibile per una produzione edilizia ad alto livello, nobili modelli formali (come arco di trionfo). Baldassarre Peruzzi Allievo del maestro e maestro del Serlio. Abbiamo molte notizie su di lui grazie ad un Trattato scritto dal Serlio che include anche molti dei suoi disegni. Lavorò in San Pietro: disegnò molto ma il suo contributo operativo fu molto basso. Villa Farnesina-Chigi  1509-1511; “luogo di delizie”, destinato all’otium; è un edificio di taglio toscano completamente isolato e con due fronti: uno con la loggia d’ingresso e l’altro con la loggia verso il Tevere. Qui si sentono echi quattrocenteschi. Ritorna un rigore di impaginazione della facciata che pare più fiorentino che romano. L’interno è completamente cinquecentesco; con le logge dipinte da Raffaello e da Sebastiano del Piombo e la “Sala delle colonne” dove un paesaggio dipinto da Peruzzi appare attraverso una serie di colonne disegnate e in prospettiva. Palazzo Massimo  1532 (o 1535), passa molto tempo dalla Farnesina; è il risultato più complesso dell’architettura civile del ’500. Presenta molte novità: la grande curva della facciata (la cui lettura avviene soltanto con lo spostamento dell’osservatore) l’ampio atrio colonnato la libertà nel concepire gli affacci sul cortile il portico non è simmetrico rispetto allo sviluppo della facciata, ma all’asse della strada. Abbandona quasi tutto il lessico classico; diversamente da Bramante e Raffaello. Egli concepisce Roma come una città moderna e non più come un sacrario di reliquie. La strada lo interessa come organismo architettonico autonomo: è uno spazio vuoto, aperto, definito dai piani laterali: ecco perché l’architettura è concepita come scenario della vita. L’architettura per lui deve adattarsi all’ambiente, interpretarlo: è per questa ragione che disegna per la chiesa di San Petronio a Bologna, una facciata gotica. Antonio da Sangallo il Vecchio Soprattutto architetto militare: tecnico, pratico. Legato alla tradizione brunelleschiana, ne trasforma la lineare struttura di piani in volumi chiusi e pesanti, con forti membrature, rustici basamenti, cornici aggettanti. Chiesa di San Biagio a Montepulciano  pianta a croce greca; campanili ai lati, come il San Pietro di Bramante; tranne l’abside, le testate dei bracci sono piatte e inquadrate da lesene. Corregge in senso toscano il classicismo di Bramante. Giulio Romano Erede più di Michelangelo che di Bramante. Le prime opere a Roma sono di grande importanza (Palazzo Maccarini, Palazzo Alberini e la Villa Lante sul Gianicolo). Il magistero più rilevante lo esercita a Mantova alla Corte dei Gonzaga, come architetto e pittore (completa l’unità tra pittura e architettura). Palazzo del Tea Mantova, inventa un tipo completamente nuovo di villa: molto larga e di modesta altezza con un grande recinto con aperture come finestre facciate con decorazioni vistose ma molto leggibili e accattivanti La pianta del palazzo rivela una carica “anticlassica”: dissimmetrie quasi occulte non corrispondenze trasgressioni sintattiche nell’uso degli elementi classici Nel trattamento delle superfici sembra rifarsi al “non finito” di Michelangelo. Anche ai materiali viene fato lo stesso trattamento: all’esterno usava ad esempio lo stucco trattato ruvido e liscio. Giulio fu una figura emblematica e centrale di quella fase di “riflusso” che gli studiosi definiscono manierismo. Michelangelo Buonarroti Fin dal 1490 si parlava delle sue doti eccezionali. Nel 1494, all’avvicinarsi di Carlo VIII, aveva lasciato Firenze, dove torna nel 1495 e nel 1501.

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Nacque a Caprese, vicino ad Arezzo, il 6 marzo 1475. Della prima parte della sua vita si sa molto poco; discendeva da una famiglia di piccola nobiltà, suo padre era il podestà a Chiusi. Poco dopo la nascita viene dato a balia alla moglie di uno scalpellino e da lì si perdono le sue tracce fino a 7 anni, quando viene mandato a scuola di grammatica da Francesco da Urbino, alla quale si applica poco. Si incontra di nascosto con un allievo del Ghirlandaio, che gli porta dei disegni da copiare. A 13 anni viene dato a bottega al Ghirlandaio per tre anni per imparare a dipingere. Quando arrivò a bottega doveva già essere molto bravo nel disegno, perché diversamente dalla consuetudine, gli venne concesso un salario. Non vi rimase a lungo perché voleva diventare scultore e così si mise a studiare con il Bertoldo: - seguace di Donatello - teneva scuola nel giardino Mediceo, in piazza S.Marco A 15 anni, Lorenzo de’ Medici, che ospitava nel suo palazzo molti giovani pittori, chiese al Ghirlandaio di segnalargli un paio di giovani pittori promettenti; Michelangelo era tra questi. Ciò gli permise di entrare a far parte della ristretta cerchia di artisti che godono della protezione di un grande mecenate. L’ambiente di Firenze era molto stimolante; fu qui che nacque la passione di Michelangelo per Dante e la poesia che lo porterà negli anni della maturità a scrivere versi. A 16-17 anni rifà copie di sculture classiche e restaura statue antiche. Lorenzo capì subito di trovarsi di fronte a un talento eccezionale e lo accolse in casa come un figlio. Nel 1492 Lorenzo stava molto male e si temeva ormai il peggio. In quei momenti Michelangelo era al suo capezzale. Mentre Lorenzo sta per morire qualcuno chiamò il Savonarola, il “Martello di Dio”; un frate domenicano, che influenzò profondamente la vita e la politica di Firenze. Michelangelo Leonardo Neoplatonica Neoplatonica Arte=ispirazione interiore, Furor dell’anima Sorgente di Cultura, come storia della spiritualità umana della Natura Ispirazione lotta per la salvezza Espressione… …dell’ispirazione spirituale è: …dell’ispirazione Naturalistica la Scultura(*) è: si fa togliendo la materia la Pittura + nobile perché togliendo la materia si libera il si fa ponendo la materia concetto o il disegno Studia l’arte classica e certe sue opere vengono ritenute antiche (es. Putto) Concezione Arte

 non mira tanto a interpretare il dato storico, quanto ad appropriarsene per poi superarlo, trascenderlo. Lo attrae:

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Donatelloper il suo sentimento tragico della storia Giotto Masaccio Jacopo della Quercia Niccolò dell’Arca Non assume un’epoca storica come ideale, nel mutare delle epoche e delle forme cerca il flusso perenne della spiritualità umana, del sentimento del sacro. Se l’antico rimane un vertice non più raggiunto, non è per la sua classicità, ma per la sua mancanza di una rivelazione e la conoscenza esclusiva del mondo fisico costituivano una maggiore “difficoltà”, superata, al realizzarsi del mondo spirituale. L’immagine è fin da principio contenuta nel blocco e lo scultore non dovrà che liberarla, levando la materia superflua. A Bologna studiai rilievi di Jacopo della Quercia nella porta di S.Petroniole masse potenti sono ridotte a una lieve ondulazione della superficie entro i fermi, larghi contorni

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Michelangelo a Roma Michelangelo è un Genio: nel pensiero del 500 è una forze Extra-Naturale (angelica o demoniaca) che agisce sull’animo umano (in epoca romantica è l’ispirazione); la sua opera è ispirata, animata da una forza sovrannaturale e che la fa nascere dal profondo e tendere al sublime, alla trascendenza pura. Il messaggio che sente giungergli da Dio è individuale, per udirlo deve isolarsi. Vive solo, è avverso al mondo, assillato dalla morte e dalla salvezza. Non ha amici, né collaboratori o discepoli. Leonardo è un Ingegno: non è un Genio, perché tutta la sua opera insiste sull’area dell’esperienza e della conoscenza. Michelangelo mira a un’arte che sia Sintesi delle tecniche particolari e, superandole, realizzi il puro disegno, l’idea Tutta la sua opera appare concatenataogni opera si rifà alle esperienze precedenti. L’arte è identificata con l’esistenza dell’artista: è un’esperienza che si compie con l’esistenza, con la morte; il pensiero della morte è presente in tutta la sua opera. Tomba di Giulio II Il sentimento, l’inquietudine del Non-Compiuto hanno anche una causa diretta: la tomba di Giulio II, opera in cui voleva esprimere tutto sé stesso, non fu mai compiuta. Essa faceva parte del progetto di riedificazione della basilica di San Pietro. L’aveva concepita nel 1505, come il monumento classico della cristianità: sintesi di architettura e scultura, fusione dell’eroico antico e dello spirituale cristiano. Consisteva in un tempio a tre piani isolato nello spazio e con una cella sepolcrale al suo interno. Il papa si entusiasmò del progetto, ma ne differì l’attuazione, dopo la sua morte, fu più volte modificato, finché non si rassegnò alla soluzione minima del sepolcro in S.Pietro in Vincoli con al centro il Mosè. Cappella Sistina (Accetta controvoglia l’incarico che Giulio II gli affida nel 1508) Per la prima volta: la concezione dottrinale è dell’artista; l’architettura dipinta non è solo una cornice, ma parte integrante dell’opera; tutti gli elementi figurativi si fondono in una sintesi voluta di architettura, pittura e scultura L’architetturanon è solo riquadratura, ma stabilisce anche diversi livelli di profondità per l’inserzione delle figure; si ha il senso di una spinta verso l’altola fascia dei Profeti e delle Sibille pare il prolungamento delle pareti laterali; al di sopra, lo spazio si contrae nella stretta degli archi trasversali. Vuole dare una struttura architettonica al vano della cappella:lo impone dall’alto, facendo così della volta, del cielo, la determinante dello spazio architettonico. Michelangelo a Firenze 1513elezione Papa Leone x de’ MediciMichelangelo riallaccia i rapporti con Firenze 1516il Papa gli affida il progetto per la facciata di S.Lorenzo (Brunelleschi) è il suo primo incarico per un’opera architettonica doveva essere, come la tomba di Giulio ii, una sintesi tra scultura e architettura, con la differenza che qui l’architettura avrebbe dominato Facciata di S.Lorenzo A due ordini In essa le sculture dovranno essere integrate in profondità (nicchie) a livello, sporgenti. Tentativo di creare una cesura accettabile al fluire dello spazio interno della chiesa. Non la realizza perché gli viene affidato il progetto per una nuova Sagrestia in S.Lorenzo per le tombe di Lorenzo e Giuliano de’ Medici Sagrestia Nuova (simmetrica rispetto alla sagrestia Vecchia) Michelangelo Sagrestia Nuova il tema è la morte, la sepoltura il problema è l’integrazione di architettura e scultura immagina una soluzione opposta all’idea di Mausoleo-Monumento per Giulio II:

Brunelleschi Sagrestia Vecchia

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lo spazio architettonico è vuoto e le sculture sono integrate alle pareti assume come dato fondamentale la Sagrestia Vecchia rievoca il punto di partenza per dimostrare quale sia il punto di arrivo uguale

ma: il vuoto cubico, nella luce chiara che scende dalla cupola, è lo spazio dell’altra vita, dell’intelletto libero dalla materia le figure dei principi si affacciano a questo spazio come giungendo dallo spazio esterno della natura o della vita le pareti sono le barriere che separano lo spazio intellettuale dallo spazio naturale, la morte dalla vita. la vita preme alla soglia dell’eternità le pareti sono le strutture spirituali o intellettuali che le si oppongono, le impediscono di irrompere e turbare la serenità della verità raggiunta con la morte le strutture formano un forte telaio plastico: le finestre murate e le porte si incastrano a forza con una tensione plastica che esprime lo sforzo di contenzione verso le spinte dall’esterno il significato è il conflitto di queste due realtà: la Natura e lo Spirito gli archi, la limpida scansione proporzionale delle cornici e delle paraste sonola Forma Ideale del Concetto le membrature plastiche, i nessi strutturali, il telaiotraducono la Forma in Forza per resistere alla pressione della realtà empirica, della natura sulle pareti la verità intellettuale e la realtà naturale si affrontano come due spinte contrarie che trovano per un istante un equilibrio le superfici bianche sono colmate di Luce

concepisce la sagrestia come uni spazio cubico, vuoto, definito in limite dalle strutture prospettiche proiettate sulle pareti, disegnate dalle membrature scure sulle superfici candide

le pareti sono puri piani sezioni ideali dello spazio prospettico

le strutture sono pure scritture geometriche sul piano

le superfici bianche sono puri piani

la Luce è il motivo dominante: lo spazio Neoplatonico è luce la luce fisica vorrebbe irrompere, il telaio la trattiene, la filtra, la traduce in luce intellettuale la realtà diventa Verità e il transito dall’una all’altra è la morte i duchi sono raffigurati nel trapasso dalla dimensione della natura a quella dello spirito Anche le 4 Statue sono la soglia tra mondo e oltremodo (Giorno Notte Aurora Crepuscolo). Scompare l’unità bloccata del “Monumento”; gli elementi si dissociano, si collegano a distanza, coesistono in una stessa condizione spazio-temporale; architettura e scultura non si sommano, ma trascorrono l’una nell’altra. Biblioteca Laurenziana (1524, Firenze) Con le tombe medicee si stacca dall’ideale del “monumento” (motivo fondamentale del suo culto dell’antico). La Sala e il Vestibolo della biblioteca sono il punto di partenza dell’architettura del Manierismo architettura non più rivolta a imitare o ripetere nella propria struttura la struttura dell’universo o a costruire uno spazio che fosse l’immagine “razionale” della natura. Sala È uno spazio lungo e stretto.

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Tra pareti bianche su cui le lesene e le cornici di pietra scura formano un solido telaio, che inquadra le finestre. L’architettura è simbolica: la parte bassa rappresenta i conflitti dell’esistenza umana, la lotta individuale dello spirito per raggiungere un significato esistenziale. La zona più alta indica la saggezza divina (rappresentata dai libri rari): l’unica cosa che conclude la “prigione oscura”.

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PareteÈ una barriera tra lo spazio esterno, naturale e lo spazio interno, dello studio e della meditazione. Vestibolo (o Ricetto) Attraverso il quale si accede alla sala di lettura. È in parte occupato dalla gradinata. L’articolazione parietale si basa sulla tradizionale distinzione fiorentina tra un sistema strutturale primario in pietra serena e superfici parietali bianche.

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I telai delle pareti sono rafforzati dalle colonne abbinate, sistemate entro profonde nicchie ; mentre le pareti bianche sembrano penetrare nello spazio interno: queste due diverse tensioni simboleggiano quello che Michelangelo definisce “prigionia dell’anima, dovuta al corpo”. Uno zoccolo molto alto, che “sostiene” le colonne con il ricciolo di una mensola, dimostra che il gioco delle forze è dall’esterno all’interno lo provano le pareti bianche e le finestre cieche murate. Il motivo dominante è la forza trattenuta. La gradinata funge da raccordo tra il vestibolo e la sala; irrompe nel ricetto come una colata di lava, incatenata dalle balaustre che la incanalano facendola ribollire come un torrente in piena.

Fu realizzato da Ammanati, che seguì fedelmente i disegni di Michelangelo. Michelangelo progettò anche una piccola libreria, all’altra estremità della biblioteca, ma non venne mai realizzata. Fortificazioni di S.Miniato (1528-1530) (Disegno a Penna con Acquerellature marroni, Firenze, Casa Buonarroti) Riflette la concezione dinamica e drammatica dello spazio architettonico. È questo il periodo più angoscioso della vita di Michelangelo: vede finire la repubblica fiorentina; fugge a Ferrara e a Venezia; Firenze lo bandisce, poi lo perdona e lo richiama; assiste alla caduta della città. Piazza del Campidoglio (iniziata nel 1537, Roma) Situata sopra la città; vi si accede per mezzo di una scala che crea un senso di aspettativa. Al centro di uno spazio trapezoidale (delimitato dai tre palazzi), è collocata la statua equestre di Marco Aurelio. Ha una prospettiva rovesciata per l’inclinazione divergente di Palazzo Senatorio e di Palazzo dei Conservatori. (Ripropone il disegno della piazza di Pienza, dove la prospettiva modifica la forma naturale dello spazio). Palazzo SenatorioMichelangelo realizzò la scala Palazzo dei Conservatori Palazzo dei Musei o Palazzo Nuovoprogettato da Michelangelo, verrà realizzato da Girolamo Rainaldi, viene inquadrato e ravvicinato così da colmare la veduta che si ha dell’insieme dal lato aperto, determinato solo dalla bassa balaustra interrotta dall’imbocco della scalinata.

poderosi Telai Esempio di ordine gigantestruttura a colonne e a pilastri (o a lesene), alta due piani conclusa in alto da un’architrave che qui è completata da una balaustra. In basso le aperture profonde, architravate, del portico; in alto, le cornici sporgenti delle finestre; creano contrasto tra una spinta in fuori e una ripetuta fuga in profondità. Il vano della piazza è aperto, per cui il raccordo tra il vuoto e la spazialità addensata nella forte plasticità delle pareti laterali è stabilito dal disegno del pavimento Disegno del pavimentoovale con all’interno una forma stellare a 12 punte. Michelangelo con questo disegno voleva rappresentare il cosmo, con al centro il suo “creator”: l’imperatore. Palazzo Farnesemorte di Sangallo, Paolo III affida a Michelangelo l’ultimazione dell’opera. Michelangelo vi apporta sostanziali modifiche: grande cornicione, finestra centrale architravata che determina un nuovo ritmo delle aperture, la scala, che doveva collegare il giardino con il Tevere e con i giardini della Farnesina (del Peruzzi). Il progetto non venne mai realizzato. Porta Piacollocata a sfondo di una strada lunga e dritta; si presenta come una grande scenografia conclusiva che però si inserisce nel contesto preesistente senza “danni”. Anticipa sia il Manierismo che il Barocco.

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Santa Maria degli Angeliedificata sui resti delle terme di Diocleziano: vengono in questo modo rese funzionali quelle che se no sarebbero mere rovine. Si tratta quindi di un’architettura inserita negli spazi di antiche strutture, in modo non drastico. Gli interventi del 700 di Vanvitelli tolsero la nudità rigorosa delle pareti perimetrali che Michelangelo aveva voluto salvaguardare. Cappella Sforza di Santa Maria Maggiore a Romaaspira a raggiungere un qualcosa di ideale (solo il Bassi lo sa!!!); struttura a pianta centrale la forma della copertura non ha precedenti. L’interno spoglio è in contrasto con la decorazione sfarzosa della basilica di cui fa parte. La fabbrica di San Pietro Nicolò Vdiede inizio alle fondamenta per la ricostruzione del coro. Bramantesotto commissione di papa Giulio II progettò la ricostruzione della chiesa che doveva essere la più grande chiesa della cristianità occidentale, ora che S.Sofia era dei turchi. Progettò un edificio a croce greca, absidali all’interno e squadrati all’esterno, e al centro una grande cupola. Quattro cappelle disposte in diagonale e quattro campanili completavano geometricamente la struttura. Il progetto lo si vede nella medaglia che venne coniata in occasione della deposizione della pietra, con su scritto “templi petri instauratio”ciò significa che la chiesa non venne rasa al suolo per essere poi ricostruita, ma che venne restaurata, ripristinata. Per Bramante la cosa che più importava era la simbolicità dell’edificio che era la tomba del Principe degli Apostoli. Il suo progetto deriva direttamente da quello del tempietto d S.Pietro in Montorio; Bramante si proponeva la costruzione di un martyrium su scala gigantesca, che fosse anche collegato con una basilica paleocristiana. Raffaellovista la mancanza di progetti definitivi di Bramante, Raffaello non era vincolato. Volle ritornare alla pianta basilicale a tre navate con tre absidi con un deambulatorio al termine di ogni navata; rimaneva invariata l’idea della cupola e dei campanili. Peruzzicome Raffaello preparò solo le piante, e non fece progredire i lavori di costruzione. Progettò una struttura a pianta centrale, con cupola al centro, quattro absidi con deambulatori. Antonio da Sangallo il Giovanevenne chiamato a ristrutturare l’edificio e a riparare i danni conseguentemente al sacco di Roma del 1527. Sangallo ideò un edificio a croce greca, ma prolungato in avanti da un grande portico e dal loggiato per le benedizioni; ingrandì i piloni bramanteschi e progettò una cupola con una struttura ad alveare ma che non venne realizzata. Michelangelo 1547 scarta i progetti elaborati da Raffaello, Peruzzi, Sangallo. Ritorna alla pianta centrale bramantesca, con la croce greca espressa in linguaggio manieristico: raccoglie i corpi in un unico organismo plastico che, con un crescente affrancarsi della spinta sul peso, si conclude nella grande cupola, che riassume e conclude tutto l’edificio. Teme di non riuscire a finirla, e il non finirla sarebbe causa di colpa e vergogna. Cupola di San Pietro Abbandona l’idea di costruirla secondo il progetto di Bramante, per cui avrebbe dovuto essere liscia; progetta una cupola emisferica con costoloni fortemente sporgenti. Nell’idearla ha pensato alla cupola del Brunelleschi che, come diceva l’Alberti, che era ampia da coprire tutti i popoli toscani; la sua sarà ampia da coprire tutti i popoli cristiani. La cupola progettata da Michelangelo doveva avere una forma a sesto acuto, vista la minore spinta che esercita. Giacomo della Porta e Domenico Fontanacostruirono effettivamente la cupola seguendo in maniera pressoché fedele il progetto di Michelangelo. Esternoportata in alto dai corpi laterali, che si stringono intorno; si imposta su un tamburo con grandi finestre tra coppie di colonne sporgenti; “è come una ruota dentata che morda nello spazio libero del cielo”. Internole coppie di pilastri piatti del tamburo non incastrano la forma nello spazio, il loro ripetersi, suggerisce un moto rotatorio, centrifugo che dà alla cavità della calotta la continuità di un perenne girare intorno al centro Prospettico-Luminoso della Lanterna. Carlo Madernonel 600 modifica la pianta, portandola alla forma attuale: struttura a croce latina. Si occupò della decorazione interna e aggiunse una navata e la facciata, resa necessaria dal prolungamento, al progetto di Michelangelo. Berninierige il colonnato della piazza e il realizza il baldacchino interno (barocco). La città dopo Michelangelo Vignola, Jacopo Barozzi Famoso anche come trattatista “La Regola dei Cinque Ordini”: diversamente da quello dell’Alberti, questo si pone come manuale. Architetto di fiducia della famiglia Farnese. Villa Farnese di Caprarolaè insieme bastione, castello, delizia; dotata di un impianto legato agli accessi e ai giardini. È evidente come in Villa Giulia, il ritorno all’ordine e alla semplicità di Bramante, contro gli

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eccessi manieristici. Egli tenta infatti una mediazione tra sperimentazione manierista e la classicità quattrocentesca. Chiesa del Gesù 1568 emblema e modello liturgico della Controriforma. Il progetto inizialmente venne affidato a Michelangelo. Si rifà a Sant’Andrea a Mantova dell’Alberti. Diventerà il luogo deputato della pietà dell’ordine dei Gesuiti. Per far sì che essa divenisse emblematica dell’ortodossia cattolica, Alessandro Farnese, che commissionò l’opera diede delle regole precise: una sola navata che desse l’idea della potenza della Chiesa cattolica; l’acustica doveva essere eccellente, perché la parola di Dio potesse essere udita chiaramente da tutti; l’illuminazione doveva distinguere i ruoli (popolo: buio; clero: luce). Pianta a croce latina, con cappelle al posto delle navate laterali; il transetto è quasi inesistente e accentua la compattezza dello spazio; all’incrocio tra la navata e il transetto si innesta la cupola che illumina la zona del presbiterio. Facciatarealizzata da Della Porta, allievo del Vignola; la soluzione del Vignola prevedeva una struttura dotata di uno slancio verticale; quella di Della Porta riprende la facciata di Santa Maria Novella dell’Alberti, rielaborandola in modo monumentale e imponente. Villa Lante Giacomo della Porta Dà forma compiuta ad opere iniziate da altri, come la cupola di Michelangelo, la chiesa di Sant’Andrea della Valle. Inventò la chiesa con la facciata arricchita di due campanili, esemplificata in Trinità dei Monti (alla quale lavoreranno Maderno e Fontana). Domenico Fontana Protagonista del rinnovamento di Roma voluto da Papa Sisto V. Si avvale degli obelischi come fuochi ottici e delle facciate delle chiese o delle absidi come profonda prospettiva di strade rettilinee; è un anticipo di ciò che avverrà a Parigi nell’800 con Haussmann. Galeazzo Alessi A Genova: la Via Nuovalo spazio interno delle architetture e dei giardini si combina con quello esterno della strada. A Milano:Palazzo Marino, Santa Maria presso San Celso. Ad Assisi: Santa Maria degli Angeli. Pellegrino Tibaldi (il Pellegrini) A Milano: chieda di San Fedele, chiesa rotonda di San Sebastiano, interventi sulla facciata del Duomo, ricostruzione di San Lorenzo. Giorgio Vasari Cosimo I gli commissiona la sistemazione degli Uffizi, che egli realizza con un disegno urbano notevole, immaginando un collegamento tra Palazzo Vecchio e Piazza della Signoria con Palazzo Pitti attraverso il Ponte Vecchio sull’Arno. Vasari realizzò un corridoio che era un percorso privilegiato di collegamento fra due grandi poli urbani. Bartolomeo Ammanati Allievo di Michelangelo; realizza il ponte sull’Arno a Santa Trinita, il Collegio Romano dei Gesuitigli spigoli dell’edificio sono tagliati con una sagomatura sottile a 45 gradi. Questo margine esposto alla luce isola la facciata dell’edificio dal contesto. Bernardo Buontalenti Completa l’operazione degli Uffizi e realizza la grande Fortezza del Belvedere; è famoso per le ville. Villa di Pratolinoinserisce in un grande giardino pensato come un ambiente fatato. In questo momento si ha un grande interesse per la città e la sua qualificazione. Già nelle città ideali della fine del 400, come Ferrara e Pienza, si aveva una visione ampia del contesto urbano, ma gli episodi architettonici sono legati a determinare volontà di autocelebrazione e con un fine di glorificazione personale. Nelle città tardocinquecentesche questi valori si trasformano: la strada diventa un percorso aperto a tutti, vi si insediano attività e commerci, determina collegamenti e prospettive su poli emergenti. Andrea Palladio Con lui si conclude il ‘500. Nome originario Andrea di Pietro della Gondola, piacentino e vicentino, vissuto tra 1508 e 1580. Duplice il giudizio dei critici su di lui[*alla fine tiriamo le somme]: 1. spirito irrequieto ai limiti della disperazione: scardina ordine, regole e ogni norma compositiva. Nella sua senilità (con le architetture gigantesche) è considerato un profanatore.

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creatore di monumenti che spirano serenità e si porgono all’uomo chiari ed amichevoli. Architetto restauratore della lezione dei classici.

Con lui assume dignità di stile il Manierismo che Michelangelo aveva già nobilitato: Palladio carica l’opera del maestro di capacità di invenzione, riscattandone il lato puramente imitativo. Il suo magistero da architetto comincia tardi, quando aveva 32 anni. La sua professione passa da quella di tagliapietre a quella di architetto (lo deve alle cure e alla protezione di GianGiorgio Trissino). 1546  vince, superando Romano, il concorso per la costruzione delle logge della basilica a Vicenza che avrebbero consolidato un edificio medioevale fatiscente. Tale incarico lo rese noto ma gli lasciò dell’amaro in bocca: nel 1580, anno della morte, della loggia della basilica erano costruite poche campate. Viaggio molto a Roma: due volte con Trissino e altre con Daniele Barbaro, con il quale studiò a lungo  studiò a fondo le opere antiche e comprese le inesattezze e le approssimazioni del Trattato scritto da Serlio, che al tempo andava per la maggiore. Decide così di scrivere lui un trattato “I Quattro Libri dell’Architettura”, redatto sulla scorta di Vitruvio; presto il libro di architettura più ricercato e consultato. La sorgente del classicismo palladiano è Mantegna: l’antico è storia, la storia è la guida della vita morale, quindi l’antico ha un significato etico prima che estetico. Soprattutto l’antico non è un precetto al quale bisogna ubbidire ma bensì un ideale al quale bisogna ispirarsi. Ricerca fusione tra sentimento e storia: si pone al polo opposto di Michelangelo (vede spiritualità e coscienza umana realizzarsi nella rinuncia alla natura e alla storia). Palladio avrà, per tanto, grandissima fortuna nel ‘700 quando gli Illuministi sosteranno il fondamento naturale della civiltà umana. I luoghi in cui opera sono limitati: Vicenza, Venezia, le rispettive province e alcune aree limitrofe (Padova e Verona). Anche per questo Palladio rappresenta un episodio a parte, del tutto autonomo. Ogni ambiente nel disegno è contrassegnato da un numero che indica la successione proporzionale degli ambienti stessi. Riceve una caterva di commissioni; specialmente ville ma anche edifici civili e palazzi e chiese. Fissa senza timore certi tipi: la casa, la città, la villa, la chiesa, il teatro. Il tipo, per lui, non è un modello da ripetere ma bensì un principio, uno schema d’ordine nel quale ci si può muovere liberamente. Le ville  Palladio progetta ed edifica parallelamente ville vere e proprie e ville suburbane. Ville suburbane: luoghi di soggiorno. Spesso non avevano funzione abitativa (es: no camere da letto) poiché venivano usate solo nell’arco della giornata: erano subito fuori le mura della città. Ville vere e proprie: grandi e monumentali; avevano annesse fattoria e magazzini per l’attività produttiva. La villa ha come riferimento il paesaggio e l’architettura è intesa come organismo articolato che asseconda la morfologia della natura. La Rotonda  1557-1606, Vicenza.

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rigore assoluto delle proporzioni e delle corrispondenze  architettura compatta, unica. totalmente aperta al dialogo con il paesaggio riferimento al Pantheon: la facciata riprende il tempio classico con colonne ioniche su un alto podio spazio interno: articolato attorno a un centro (detto centro del mondo, poiché mai tanto rigore ha partecipato all’ambiente) ha il cuore nello spazio centrale a cupola la planimetria si protende nelle quattro direzioni canoniche. Palladio ci fornisce le ragioni di questa idea: “onde perché goda da ogni parte di bellissime viste, alcune sono terminate, alcune più lontane e altre che terminano con l’orizzonte; qui si sono state fatte le logge in tutte e quattro le facce.

Sebbene già La Rotonda tenga conto del paesaggio e si inserisca perfettamente in esso rimane un architettura “posata” e autonoma. Nelle ville successive sarà ancora più evidente il rapporto architetturapaesaggio  Palladio paesaggista Villa La Malcontenta (Villa Foscari)  1559, Mira.

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le due facciate hanno valori diversi: quella sul fiume punta sull’imponenza e la monumentalità del pronao dorico che si specchia nell’acqua come un apparizione classica.

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l’altra è fine alla funzionalità dell’edificio. anche qui ritroviamo il rigore della Rotonda.

Impone le sue volumetrie al paesaggio, lasciandosi però penetrare fino nel cuore cruciforme del suo spazio centrale attraverso “un pronao dimensionalmente vistoso ma apparentemente senza peso” (Zevi). NB: altro suo amico è Paolo Veronese; quest’ultimo attua delle visioni di scorcio molto ardite: Palladio ne è turbato perché non si addicono alla sua concezione spaziale. Collocando la villa rispetto all’andamento dell’ambiente terrà conto di visuali preferenziali creando un dialogo forte  Palladio paesaggista Villa Barbaro 

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lungo porticato interrotto al centro da un corpo che richiama il motivo del tempio le semicolonne del tempio racchiudono 5 finestre, la più grande delle quali ha un balconcino porticato concluso ai lati da due prospetti identici (ambienti per ricovero animali e magazzino). il corpo centrale contiene i vani della residenza e si affaccia su un giardino chiuso da un ninfeo.

I Palazzi  contatto tra architettura e natura: spesso il link è il giardino. Il riferimento paesaggistico è la strada con il suo sviluppo prospettico; per tanto la facciata è concepita come una quinta teatrale. Ricorre a citazioni classiche adattandole al contesto: colonna, rotonda, timpano, podio. Palazzo Chiericati  1550, Vicenza situa il loggiato nella parte centrale dell’edificio due logge nelle parti laterali

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il pieno è al centro

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prevale il vuoto sul pieno  leggerezza, permeabilità.

si compone di due ordini: pian terreno colonne doriche e piano nobile colonne ioniche, sostituite da semicolonne in corrispondenza della partitura mediana. il porticato crea un gioco di luce e ombre (esaltazione del loro rapporto dialettico).

Palazzo Thiene 

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bugnato rustico al primo piano e bugnato liscio al secondo (qui il bugnato è reso con mattoni scalpellati e intonacati, senza voler imitare il bugnato di pietra) animato da lesene che incorniciano le finestre architravate con colonne interrotte da bugni.

Palazzo Valmarana 

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la facciata ha un ordine gigante di lesene che tagliano il cornicione che separa i due piani.

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il piano nobile si conclude ai lati con due sculture (motivo manierista).

le lesene poggiano su un alto basamento e si concludono in alto con trabeazione molto articolata. le lesene inquadrano il portale d’ingresso, le finestre architravate al pian terreno e le finestre architravate con piccola balaustra al piano superiore. ordine gigante + ordine minore  serie di giochi chiaroscurali accentuati anche dalla direzione inclinata dell’occhio dell’osservatore dettata dalla strada angusta.

Le chiese  ne vediamo solo due, entrambe a Venezia. San Giorgio Maggiore e i suoi chiostri  edificata nell’ambito territoriale di un monastero benedettino aveva particolari esigenze dimensionali perché meta di pellegrinaggi

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il vano di passaggio che dall’abside si apre con coppie di colonne libere* organismo fortemente accentrato la cupola è esattamente intermedia tra facciata e colonne della tribuna  elemento regolatore tuttavia risulta sbilanciata nel suo baricentro proprio dove è situata la cupola è evidente un faticoso assemblaggio di spazi diversamente concepiti e strutturati nella facciata l’incastro tra ordine maggiore e minore non sembra essere lucido (come invece lo è in Palazzo Valmarana).

Chiesa del Redentore  costruita come ringraziamento dopo un epidemia particolarmente violenta anche qui per tanto accorrevano folle in preghiera andamento traforato dell’abside*

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rigore e precisione senza eguali: più rigorosa e coerente di San Giorgio (ricordo vagante di Sant’Andrea a Mantova nella contrazione delle navate laterali) Le due chiese hanno una concezione spaziale profondamente diversa: mostrano la capacità dell’architetto di usare il classico in modo vario. Hanno un elemento comune in pianta(*). Il fascino maggiore di entrambe è il candore assoluto che copre interno ed esterno (con solo il grigio di colonne e trabeazioni). La luce è la protagonista assoluta: si appresta a diventare la sostanza stessa, il significato, il valore pressoché unico della ricerca degli architetti del ‘600. Teatro Olimpico  ultima opera del maestro. La copertura del piccolo spazio destinata al pubblico è piano e ciò pare essere un momento non risolto della progettazione. Grande equilibrio e funzionalità. [*]Tiriamo le somme riguardo la diversa interpretazione che danno di lui citata all’inizio: chi vede in lui lo spirito irrequieto, un profanatore, si riferisce alle modalità con le quali utilizza il materiale e le forme dell’architettura classica (ad esempio l’invenzione dell’ordine gigante).

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chi invece vede in lui il restauratore della lezione dei classici si è lasciato impressionare da quel candore assoluto del quale erano intrise le sue opere. Il magistero eccezionale del Palladio e la sua modernità stanno proprio nella novità operativa nell’uso degli elementi classici.

Vincenzo Scamozzi Completò e portò avanti le fabbriche lasciate incompiute da Palladio. Realizza la scena fissa del teatro Olimpico (che Palladio aveva solo progettato). Si rifarà a questa esperienza nel Teatro di Sabbioneta e nel Teatro Farnese dell’Aleotti a Parma. Conclude nel 1606 La Rotonda. Ebbe l’incarico di realizzare in Piazza San Marco a Venezia le Procuratie Nuove. Scrisse e pubblicò “Dell’idea dell’architettura universale”. La Maniera e il Manierismo Per Vasari e il ‘500  Maniera: modo di esprimersi di ciascun artista; attenzione all’espressività che ciascuno di essi rivelava nell’ambito vastissimo dello stile (connotazione del termine positiva). Fine del ‘600  questa teorizzazione viene messa in crisi: chiamando “manierismo” il collegamento tra Rinascimento e Barocco, il termine prende una connotazione del tutto negativa (permane fino all’ ‘800) In questo periodo però due studiosi, Wòlfflin e Riegl, si dedicarono alla rivalutazione del Barocco. Nel farlo decisero di andare a studiare quel periodo in cui il Barocco era nato e si era formato  attenta rilettura del manierismo fino ad arrivare a duna vera e propria rivalutazione (anche di critici d’oggi, Gombrich). Processo di rivalutazione: 1. riportarono il significato del termine “maniera” a com’era nel 500  maniera = stile.

2. 3.

compresero che il manierismo aveva prodotto grandi opere anche se in un evidente stato di crisi. Cercarono quindi di capire il perché di questa crisi asserendo che non si trattava di una crisi di decadenza e bassa imitazione ma bensì, di una crisi di crescita e di ricerca. hanno ricercato quale fosse in realtà il “manierismo”, ovvero l’aspetto negativo di questo periodo. Trovarono la risposta in un fatto storico-sociale. Il 1527 è infatti l’anno del Sacco di Roma che provocò una crisi sociale, politica e religiosa. Tale crisi si combinò poi a quella culturale ed artistica. Il tentativo di rimuovere e normalizzare la prima si proiettò anche sugli artisti  sommarietà del giudizio che si estese all’arte.

Seicento Barocco Il Manierismo si intreccia col Barocco. La definizione di Barocco all’origine aveva un significato negativo, il termine era infatti associato a ridicolo, grottesco; la critica recente ha confutato queste affermazioni, lasciando ugualmente alla parola una certa ambiguità. Michelangelo e Palladio sono alla base dell’architettura barocca: in questi due momenti compaiono già, in nuce, i temi fondamentali del barocco. Temi InfinitoInteso come tensione verso il cielo; si raggiunge con: Forma sinusoidale delle piante. Cupola: non è più concepita come cellula spaziale sovrapposta ad un’altra sequenza di spazi, ma come conclusione de un successivo dilatarsi e contrarsi e alla fine concentrarsi dello spazio interno.

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Luce coinvolge le altre arti attraverso percorsi diversi ma tutti volti a introdurre modi diversi delle sue qualità e della sua funzione. La luce è indirizzata: va ad illuminare solo certi particolari e lascia il resto nella penombra (tecnica della luce radente).

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“Camere luce”nell’architettura applicate alle cupole per moltiplicare l’effetto prospettico dell’invaso che si struttura in molti passaggi verso l’alto per cercare la lontananza e l’infinito. Prospettiva, di cui se ne fa un uso fantasioso. Colore bianco sgargiante dell’intonaco e dei marmi. Sculture, presenti nei fastigi, che tendono verso il cielo.

Illusione otticacollegata al tema dell’infinito. Teatralitàl’architettura diventa scenografia. Acquadiventa anch’essa una “membratura architettonica” nelle grandi concezioni urbane. Fontanagrande invenzione; è avvenimento architettonico e scultoreo; contatto e saldatura fra architettura e natura. Interazione tra interno ed esterno Architetti prima dei tre grandi maestri del Seicento Carlo Maderno Lavora in San Pietro per trasformare l’impianto michelangiolesco a croce greca in croce latina e per dotare la basilica di una facciata che concludesse la struttura prolungata del tempio. Operò anche a Palazzo Barberini e nella Chiesa di Santa Susanna, che è ancora un esempio di architettura manierista. Pellegrino Tibaldi BinagoSant’Alessandro a Milano Francesco Maria Ricchinimanierista anche se già improntato su uno stile barocco. Fu ingegnere militare. I tre grandi maestri del Seicento Pietro da Cortona Pittore prima e architetto dopo. Inventa, avvalendosi della pianta a forma rotonda con la croce greca che si inserisce in un quadrato, un nuovo rapporto tra spazio interno e spazio esterno. Riesce nella realizzazione di facciate che dall’esterno lascino capire la struttura spaziale interna. Chiesa dei Santi Luca e Martinamentre si lavorava alla restaurazione della chiesa di San Luca a Roma, venne rinvenuto il corpo della vergine Martina; la chiesa venne perciò dedicata ai due. L’ipotesi di partenza si rifaceva al San Pietro in Montorio del Bramante, consisteva nella realizzazione di un martyria romana (sacello rotondo nel quale era inserito un quadrato che sporgeva dal profilo, contenente una croce greca). Il progetto subì diverse modifiche. L’attuale chiesa è costituita da quattro bracci, due che, per essere minimamente raccordati sembrano rifare il transetto della pianta a croce latina. Non vi è più corrispondenza tra gli spazi interni e quelli esterni, poiché la facciata è leggermente convessa. I motivi dominanti sono le colonne, portanti; sono addossate a pilastri e alle pareti in modo da lasciare libero il vano luminoso. Chiesa di Santa Maria della Paceil chiostro venne progettato da Bramante. Pietro applica una razionalizzazione dello spazio viario circostante la chiesa, per consentire anche una più scorrevole circolazione. Pronao semicircolare lungo come tutta la larghezza della facciata; esso si rifà a San Pietro in Montorio. Mentre l’inserto prospettico delle viuzze è un tema palladiano. Novità: inserzione nello spazio come organismo plastico articolato. Santa Maria in via Lataparticolarità: uso della loggia come struttura centrale di una facciata di chiesa. Cupola della chiesa di San Carlo al Corsoinvenzione: contrafforti reggono le nervature della cupola. Gianlorenzo Bernini Non si può disgiungere l’attività di scultore da quella dell’architetto; le sue immagini sono piene di vitalità poetica. Baldacchino bronzeo di San Pietro (1624)manifesto dell’architettura barocca. Unisce per la prima volta scultura e architettura. Lavora con Borromini (prima e unica volta che vanno d’accordo). Pensano a quest’opera come al fulcro di San Pietro che deve fare da mediatore dimensionale tra l’uomo e la cupola. Realizzato con il bronzo del Pantheon. Colonne tortiliinsieme ai finti tessuti, alle decorazioni, rendono questa struttura dinamica; vi è una tensione verso l’infinito. Alla centralità michelangiolesca, ha sostituito una circolarità spaziale, un moto di espansione a spirale. Progetta per San Pietro due campanili laterali alla facciata (come già avevano fatto Maderno e Bramante), con lo scopo di correggere la facciata troppo larga rispetto all’altezza, che era stata ridotta per lasciare in vista la cupola. Inoltre pensava di riscattare la cupola dalla condizione di sfondo (lo farà con il colonnato).

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Gruppo scultoreo di Santa Teresa e l’angelosperimenta la coerente e totale fusione dell’architettura con la scultura e la pittura, inventando una spazialità che non è scenografica, ma è spettacolo totale. Palazzo di Montecitoriocompletato dal Fontana; esprime la sua idea di architettura civile. La facciata è tripartita e le ali sono inclinate: questi due elementi riflettono due aspirazioni fondamentali: 1. gusto classico delle proporzioni, e il rifiuto degli eccessi; 2. predilezione per l’ampliamento prospettico laterale. Fontana dei Fiumi di Piazza Navonacollocata al centro della piazza; fa da piedistallo ad un obelisco egizio. Le immagini a prescindere dal loro significato, comunicano un senso della vita, del libero moto nello spazio, dell’entusiasmo per il mondo. Piazza di San Pietro Commissione affidatagli da Papa Alessandro VII Chigi. A questo progetto avevano già lavorato Ferrabosco (forma trapezoidale) e Rainaldi (forma ellittica).

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Berninigrande ellisse con l’asse maggiore parallelo alla facciata della basilica (diversamente sarebbe stata manierista). È questa un’opera emblematica nell’invenzione dello spazio urbano, analoga a quella di piazza del Campidoglio. Si configura come uno spazio urbano interno/esterno perfettamente controllato, regolato, dominato. La forma ellittica riprende quella curva della cupola. Bernini fa dell’antico quadriportico una grande piazza. Il colonnato è costituito da 284 colonne disposte su quattro file, da 88 pilastri e da 140 statue. Le fontane che si trovano nell’area mediana sono di Bernini e Maderno. L’obelisco al centro fu eretto da Fontana; proviene dalla città egiziana di Elaiopoli; giunse a Roma nel 37 per volere di Caligola. L’anello del colonnato raccorda la piazza alla città e idealmente a tutto il mondo cristiano. È un’immagine allegorica: sono le braccia della chiesa che accoglie l’ecumene; dunque non schiaccia l’uomo nonostante la sua imponenza.

Sant’Andrea al Quirinale Commissionata al Bernini per l’ordine dei Gesuiti dal Cardinale Pamphili.

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Vi è un ritorno ad un linguaggio classico, quasi palladiano. La pianta ellittica dilata allusivamente lo spazio; l’asse maggiore è parallelo alla facciata. Sostenuta da una cupola ribassata che la comprime e allarga ulteriormente le cappelle cavate nello spessore dei muri. Si rifà al Pantheon, e a modelli rinascimentali: presbiterio palladiano; cappelle ovali michelangiolesche; protiro simile a quello di Santa Maria della Pace. L’episodio fondamentale all’interno è la cappella maggiore; essa è inquadrata da un’edicola, affiancata a coppie di colonne e chiusa in alto da un timpano spezzato, dove si trova la statua di Sant’Andrea che sale al cielo su una nube. All’interno dell’edicola vi è l’altare, dove i fedeli non possono entrare, in quanto è il luogo della manifestazione del divino, raffigurata dagli angeli fluttuanti I colori e la luce hanno una funzione simbolica: sono il divino che si concentra nella parte più alta: la lanterna. Tra chiesa e piazza vi è un rapporto armonico, reso tale dal pronao avanzato.

Fece alcuni progetti per il Louvre, ma vennero liquidati. Francesco Borromini (Francesco Castelli) Avversario del Bernini, del quale contesta la sua poetica universalistica.

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Diversamente dal Bernini, è solo architetto. È definito uno “scalpellino”, in quanto il suo lavoro è più materiale che ideale. Per il Borromini, l’arte è ricerca, tensione, rifiuto del mondo, per cui si esprime con simboli quasi ermetici, che mirano alla massima contrazione spaziale. Lavorò al cantiere di San Pietro, alle dipendenze di Maderno.

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Baldacchino di San Pietro, alle dipendenze di Bernini. Invenzioni di Borromini: o copertura con il profilo “a dorso di delfino”; o basamenti lapidei delle colonne tortili.

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1633diventa architetto alla Sapienza, sede dell’università di Roma San Carlo alle Quattro Fontane nei pressi del Quirinale(1634) Chiostroriduce lo spazio già esiguo, con le forti colonne abbinate del portico, legate da un cornicione uniforme, che conferisce continuità di movimento; evita la simmetria, elimina gli angoli e li sostituisce con curvature convesse che danno l’impressione di uno spazio continuo. Chiesa(1664) rifiuta ogni tentazione edonistica, ogni desiderio di piacere: ondulazione non sfrenata. A pianta ellittica, con l’asse maggiore nel senso della lunghezza; è il risultato dell’incastro di due

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triangoli equilateri; pone un unico ordine di colonne, volutamente sproporzionate rispetto allo spazio ristretto; esse lo riducono maggiormente, ma la loro forza plastica costringe le superfici a inflettersi (incurvati verso l’interno) e la cupola risulta schiacciata e deformata. InternoVi è una compressione e una dilatazione dovuta all’ondulazione dei muri. CupolaUnita al corpo sottostante da pennacchi, inusuale nelle piante circolari; la decorazione a cassettoni ottagonali, esagonali, e cruciformi la uniforma al resto della struttura; diminuendo via via di dimensione accentuano il senso di fuga prospettica vero l’alto. Facciatasegna l’inizio di nuove forme: alternanza tra concavo e convesso (sistemizzato dal Guarini), che presuppone la necessità di una progettazione continua e totale. Associa un ordine piccolo ad un ordine gigante; è divisa in due parti, superiore e inferiore, antitetiche. Fusione scultura-architettura. Scena più importante nicchia centrale: San Carlo tra le ali di due cherubini.

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Palazzo Carpegnaaccentuazioni organiche del disegno (non geometriche), convessità, ricerca di ombre profonde e sfumate. I numerosi disegni documentano la progettazione totale, la ricerca di una continua inventiva degli spazi interni e alla connessione organica delle parti.

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Realizza il restauro di Palazzo Spadacrea una galleria prospettica dove inventa uno spazio innaturale per ingrandire alla vista il piccolo giardino del palazzo. Questa idea ha il suo precedente a Milano in Santa Maria sopra San Satiro di Bramante.

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Oratorio dei Filippinicongregazione religiosa. Qui adotta l’ordine gigante di Palladio e di Michelangelo e usa una particolare lavorazione dei mattoni della facciata. Compare per la prima volta il castello in ferro battuto per sostenere le campane. Qui concreta l’illusione ottica della facciata che non corrisponde a quello che avviene dietro.

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Sant’Ivo alla Sapienzaal cortile avevano già operato, chiudendolo e bloccandolo, Pirro Ligorio e Giacomo Della Porta. Il perimetro è mistilineo e si conserva fino alla cupola; la pianta nasce dalla geometria di due triangoli incastrati che determinano un esagono. La struttura è esaltata dal bianco e dall’oro delle paretitrionfo della luce che da elemento fisico diventa spazialità: l’esterno irrompe nell’interno. La forma esterna non coincide con quella interna. L’esterno è determinato da una forma convessa, mentre l’ingresso è centrale. Al di sopra della calotta vi è il tempietto-lanterna che si rifà a quello michelangiolesco. Sopra vi è una spirale, carica di valori simbolici, che si conclude con un traliccio di ferro. Restauro di San Giovanni in Lateranoil tema centrale è quello della luce; la navata centrale rispetto a quelle minori, è un invaso di luce che è materia dello spazio. Diventerà il modello dei saloni del 700. Chiesa di Sant’Agnese in Piazza Navonaorganismo dinamico, in rapporto con lo spazio della piazza. La forma di questa chiesa ebbe successo per tutto il 700. Facciata del Palazzo Propaganda Fidevi aveva già lavorato Bernini; ricca di oggetti e di elementi dinamici, di luci, di ombre. Cappella Spadanella Chiesa di San Girolamo della Carità; innovazione: uso di marmi preziosi e intarsi complessi; vuole dare l’idea del miracolosofiori intarsiati per terra appaiono come caduti; balaustra costituita da un panno per la comunione che blocca l’accesso al sacrario, ma che facendo ruotare un ala di un angelo si leva.

Architetti dopo i tre grandi maestri del Seicento Carlo Rainaldifiglio di Girolamo; realizza la Chiesa di Santa Maria in Campitelli. Ripropone la non necessità della coerenza fra interno ed esterno (autonomia dell’interno). Chiesa di Gesù e Maria. È autore dei propilei di Roma, cioè di due chiese gemelle che occupano l’imbocco del tridente in piazza del Popolo: esse si inseriscono nel piano sistino. Chiesa di Santa Maria in Montesanto e Santa Maria dei Miracoli. Una ha cupola ovale e l’altra circolare, questo perché le aree delimitate dalle tre vie avevano una forma diversa; è una correzione ottica: esse infatti appaiono uguali. Queste due chiese danno vita ad un fondale scenografico che concentra l’attenzione sul “tridente”. Le facciate ricordano quelle dei templi classici LonghiMartino il Vecchio e il Giovane; quest’ultimo autore della Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio che si propone come quinta alla Fontana di Trevi. Giovanni Antonio De RossiChiesa di Santa Maria in Campo Marzio e la Cappella del Monte di Pietà, di forma ovale. Guarino Guarini Modenese, 1624-1683, nome vero è Camillo, padre dell’ordine dei Teatini. Opere più importanti ubicate a Torino (ma anche Lisbona, Praga, Parigi). Studia a Roma Bernini e Borromini: di quest’ultimo può considerarsi il più sottile interprete e il più geniale continuatore. Tuttavia è un personaggio autonomo: rispetto ai tre grandi romani ha, ad esempio, una diversa concezione dello spazio.

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Per Guarini, anche in relazione alla sua grandissima fede, la tecnica è l’occasione del manifestarsi della logica divina nell’umana; poiché la legge della logica divina è il miracolo, l’architettura è miracolo logico e tecnico. La sua apparente irrazionalità è razionalità superiore. Usa la luce mediante “camere luminose”: attraverso l’incidenza indiretta della luce fa in modo che essa sembri provenire da grandi lontananze  effetto di amplificazione spaziale. Teorizza un’opposizione del costruito e della luce: prevalgono uno sull’altro a seconda della intensità emotiva o simbolica che l’architetto vuole comunicare. Poetica di Guarini: lo spazio interno come compenetrazione di cellule spaziali o come accostamento di cellule concave o convesse a formare una sorta di maglia pulsante. La sua geometria, pur avendo basi matematiche, da vita ad una architettura fantasiosi: moduli incrociati degli archi e pilastri riccamente decorati, privi di funzione portante. Brandi: “gusto dei vasi comunicanti: c’è sempre una cupola su un’altra cupola” e “quasi non è più architettura tanto sembra negare i principi stessi, di solidità, di forza, di stabilità che stanno alla base dell’architettura”. San Lorenzo  1668-1680, Torino. pianta centrale geometricamente complessa impostata su un ottagono.

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otto lati ricurvi verso il centro creano otto ampi archi poggianti su 16 colonne in marmo rosso. oltre gli archi si aprono nicchie con statue incorniciate da pilastri bianchi. presbiterio ellittico realizza cupola dell’asse longitudinale  superamento definitivo della cupola classica i costoloni della cupola formano una stella a otto punte e un ottagono su cui si innalza la lanterna. Elimina la superficie muraria tra i costoloni; al contrario vi apre numerose finestre per ottenere stupefacenti effetti di luminosità.

Cappella della Sindone  1668-1694, Torino.

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la pianta è determinata da un insieme di regole geometriche cariche di significati spesso oscuri. motivo della stella: l’interno della cupola è giocato sulla successione decrescente di forme esagonali a stella  accentua lo scorcio prospettico  altezza illusionistica. Conclude la sommità della cupola con la figura della stella a 12 punte. all’esterno della cupola crea un motivo dato da 6 grandi finestre in marmo nero, evidenziato dal profilo ondulato del cornicione. sopra il cornicione vi è un originale motivo a zig-zag dei costoloni della cupola.

Architettura civile: rifiuta per principio i marmi, che fanno sontuose le opere barocche, e gli intonaci, che colorano le quinte edificate delle strade. Lavora con il mattone grezzo: modellato, scolpito, con molte figure impresse e continuamente ripetute. Palazzo Carignano  apice dello sviluppo del palazzo italiano nel XVII secolo.

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ricordi del barocco romano (Borromini): motivo convesso del corpo centrale che si flette in avanti due grandi blocchi rettilinei concludono la facciata.

andamento mosso sottolineato dal tono uniforme dei mattoni di ornamenti e particolari. Palazzo oggi dell’Accademia delle Scienze Il dopo-Guarini a Torino Teoricamente il lavoro di Guarini avrebbe dovuto ottenere un notevole sviluppo e approfondimento da parte dei successori. In realtà fu così solo in parte. L’unico vero erede fu Bernardo Vittone. Ebbe invece molto risonanza che in Europa: qui il suo lavoro produsse frutti fecondi ed esiti di grande rilievo. Baldassarre Longheva Chiesa di Santa Maria alla Salute sul Canal Grande  si ispira a progetti non realizzati di Antonio da sangallo il Giovane e di Pietro da Cortona.

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in essa realizza visioni e interpretazioni diverse della pianta centrale in una sintesi magistrale. luce: funzione dominante, soprattutto se considerata in relazione all’acqua del Canal Grande. il dinamismo rotante dell’ottagono ricorda Castel del Monte.

- il luogo e le dimensioni ne fanno un simbolo per Venezia quasi più di San Marco e Palazzo Ducale. Carlo Fontana 64

Ultimo protagonista del Barocco. È una figura contraddittoria poiché il suo lavoro ha tanti risultati positivi quanti negativi. Notevole è la facciata di San Marcello al Corso: inventa la cornice di pietra vuota sopra il portale; la facciata è sciolta, ariosa, pittorica. Due città barocche: Roma e Torino Tutto ciò che era stato detto per la ”città ideale” cade nella concezione di città barocca  la città diventa policentrica, diventa un sistema di luoghi che interagiscono e vivono in funzione di emergenze architettoniche forti. Gli spazi interni entrano in simbiosi con lo spazio urbano. La città si sta rapidamente evolvendo verso quella che sarà la città moderna. Roma  alla fine del ‘500, Sisto V avviò uno dei più grandi e incisivi interventi della città: collegare con grandi rettilinei i punti della città rilevanti dal punto di vista religioso. Operò a tal proposito Domenico Fontana. Comincia a prendere consistenza il concetto proprio dell’architettura barocca: quello di essere funzionale all’assetto urbano. Vengono condotte grandi interventi: a Piazza Novara, dove interno ed esterno convivono perfettamente nel Campidoglio

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in Piazza San Pietro: Bernini, operando con pochissimi elementi (colonna dorica, architrave ionico) crea ad un gigantesco atrium formato dalla ripetizione in forma ellittica degli elementi.

Torino  a differenza di Roma, organizza nuclei barocchi al suo interno con temi civili e laici. Piazza Castello La via Nuova

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Piazza San Carlo, di Castellamonte Via Po’ e la corte che conclude la Porta di Po (disegnata da Guarini e oggi scomparsa)  questo intervento avvia lo sviluppo della città oltre il Po’, che avverrà tra ‘700 e ‘800.

Si crearono così spazi urbani complessi. Le lunghe strade porticate su entrambi i lati costituiscono un fattore di omogeneizzazione e di unità urbana  elemento di linguaggio nuovissimo che darà una svolta alla qualità degli spazi usati dagli abitanti nella città. Filippo Juvarra Arriva a Roma da Messina. Lavora a Lucca, a Napoli e poi approda alla corte di Vittorio Amedeo II che lo vuole prima in Sicilia e poi in Piemonte, come primo architetto del re. Lavora molto anche all’estero. È proprio questo contatto con l’estero e fuori dal Piemonte che gli permette di assimilare conoscenze e capacità per inventare il nuovo. Reggia di Stupinigi  si concentra su u grande spazio centrale che poi elabora

Chiesa -

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forma dilatata e avvolgente, come un grande abbraccio grande razionalità di Superga  posta in cima ad un alta collina e domina lo spazio in cui è collocata alta cupola di stampo michelangiolesco dimensioni regolate da un rapporto tra corpo edificato e base della cupola dietro la chiesa il complesso monastico è rigoroso e spoglio la composizione è simmetrica e ciò ne evidenzia la rotondità il pronao si innesta con il volume centrico della chiesa.

Nelle due opere sopraccitate il fatto architettonico si realizza come sereno dominio della razionalità e dell’intelligenza sull’ambente. Ruolo della luce  Bernini: luce solare Borromini: gran chiaroscuri Guarini: angosciosa luminosità filtrata attraverso complesse strutture Juvarra: luce nuova, estremamente razionale; adopera la luce per mostrare con nettezza la qualità della sua invenzione decorativa. Il dopo-Guarini a Caserta e a Roma Vanvitelli Lavora a Santa Maria degli Angeli e la cupola di San Pietro.

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Reggia di Caserta  Opera di dimensioni titaniche (modello obbligato: Versailles). Nonostante l’enorme spaziosità lui seppe organizzare lo spazio ed essere coerente con tutti gli assunti barocchi che perseguiva.

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tutto è realmente grandioso: le gallerie, l’atrio, lo scalone. la reggia impose la costruzione di un acquedotto: l’acquedotto Carolino lungo 26 miglia.

Piranesi Di professione incisore sommo. È una emergenza artistica, un mondo a parte. Lavorò nel complesso di Santa Maria del Priorato comprendente, tra le altre, la chiesa dei Cavalieri di Malta. Compare qui un gusto antiquario, con cippi, piccoli obelischi, edicole. La facciata da lui disegnata ha un grafismo netto e preciso. Versailles  nel 1661 comincia lo sviluppo urbano di Versailles con l’ampliamento del palazzo reale. Può essere considerata come l’opera complessiva di Le Vau, Le Nòtre (progettò i giardini) e Jules Hardouin-Mansart  danno vita ad una città autoritaria e definita ma anche dinamica e aperta.

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il palazzo è al centro le sue lunghe ali dividono l’area in due parti: i giardini e la città la città è strutturata da tre arterie principali strade e piazze secondarie sono articolate secondo un reticolo ortogonale. lo schema dei giardini presenta un sistema di percorsi radiali  ambo le parti sono caratterizzate da prospettive infinite che hanno come centro il palazzo: sistema privo di limiti. per accentuare l’illimitatezza spaziale furono aggiunte terrazze e grandi specchi d’acqua. per segnare un centro costruirono la cupola la cupola doveva glorificare il monarca per “diritto divino”.

Le Vau fu poi incaricato di ricostruire il castello di Versailles nel 1664 per Luigi XIV; ebbe l’ordine di conservare l’antico padiglione di caccia. Nel 1669 decisero di conservare l’antica costruzione e di circondarla con un nuovo edificio  ne risultò un blocco immenso, quasi quadrato e con due ali.

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