Severino Pellizon - Nulla È Fuori Dall'Amore

August 24, 2022 | Author: Anonymous | Category: N/A
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SEVERINO PELLIZZON

NULLA delel'AMORE fuori canti e musiche per la preghiera

 

SOMMARIO 1. Presentazione Presentazione  

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2. T 2.  Tes esti ti e ririfer ferim imen enti ti bi bibl blic icii 

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3. Itinerario di preghier preghieraa  Invocare   Invocare So-stare alla presenza del Signore  Signore   Accogliere il dono della vita: benedire  benedire   Ascoltare una parola d’amore  d’amore  Provocazioni al cuore  cuore  La vita nelle abbandonarsi  Passione permani la vita  vitadi  Dio: abbandonarsi 

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4. I canoni e la Liturgia  Liturgia  

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5.  Le partiture  5. partiture 

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presentazione

 

NULLA È FUORI DELL’AMORE I canoni amano la sobrietà e l’essenzialità l’essenzialità della parola. Sono una fessura dal sapore della terra sull’infinito sull’infinito in cui far fluire un desiderio, un desiderio che sia agli occhi di Dio e Lui sia in noi, nella nostra storia. Tra l’alternanza della voce e della musica meditativa, i canoni ritornano sullo stesso motivo invitando a stare dentro, trascinando oltre. Ciascuno vorrebbe udire la bella notizia: «Nulla è fuori dell’amore ». Nulla di quello che è creato ed è stato generato insieme in questa terra, nulla di quello che vive, di quello che muore. Tutto è all’interno dell’Amore. dell’Amore. Un amore più che grande nostro cuore che non avrà fine (Ti benedico Signore). Un amore impastato di debolezza e di fragilità nondel si risparmia nel donarsi. Inevitabilmente ci si deve confrontare con la paura dell’abbandono e della morte, tempo sconcertante per ogni essere. Ma il segno tracciato nel profondo di noi esprime l’appartenenza forte a Qualcuno ( Proteggimi o Dio), conferma che nel suo cuore siamo il sigillo prezioso: mai saremo lasciati. Il Cristo crocifisso è garanzia e certezza. Così nel groviglio di domande suscitate dalla vita restiamo persone invocanti nel respiro della libertà e della speranza (Con un cuore povero). Vivendo il presente, sbilanciati nell’attesa di futuro che già ha preso forma nel Risorto e va verso un compimento (Come tu sai ),), osiamo chiedere, con forza e nella fede, non solo per noi anche per gli altri, l’essenziale che ci fa vivere (Chiedete e vi sarà dato ). L’abbandono all’amore avviene per l’accoglienza incondizionata ed acconsente di rivisitare l’intera esistenza nella verità, conoscendo da vicino la nostra terra, i nostri inferi, il cielo. Unifichiamo il nostro essere ripercorrendo la memoria, purificandola, mettendo in primo piano l’iniziativa di Dio (Non dimenticherò). Sia Benedetto! Dio in modi diversi ha camminato con noi, ci ha portato por tato in braccio. È stata la sua grazia che ci hanno sollevato in alto e la speranza continua ad imporsi sulla disperazione ( Anima mia). Consapevoli delle tante immagini distorte di Dio confessiamo che solo Lui è unico (Unico Dio) e siamo chiamati ad un nuovo incontro con Lui. Proprio rimanendo in Lui, custodendo la sua parola, lentamente veniamo trasformati (Ti trasformerò), e niente ci potrà separare dal suo amore, tutto ci sarà dato (Rimanete in me). Abbiamo anche il bisogno di immergerci nell’esperienza di fede di tanti uomini e donne che sollecitano a vivere un incontro determinante con il Signore (Il mio respiro è Dio). Eppure permane l’esigenza di vedere con occhi nuovi la vita, scoprire Dio in tutto il creato: nel silenzio, negli incontri… ( Signore in te io credo). Certamente non possiamo eludere la paura e il timore. Anche in questo ci rassicura Gesù che ha ripetuto spesso ai suoi discepoli: «Non abbiate paura!». Per loro Gesù ha pregato perché tutti quelli che gli sono stati affidati siano sempre con lui (Il mio vivere sei tu). Il dono della fede, dell’amore e della speranza vissute in comunione con Dio non possono che intrecciarsi e condividere la vita altrui ( Abbi  Abbi cura di Lui ).). Un’adesione all’agire -peculiarità della Parola- per rispondere alla vocazione di ciò che siamo chiamati ad essere per Lui, con Lui e in Lui. Severino Pellizzon

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testi e riferimenti biblici

 

Come tu sai Vieni , Spirito Santo, crea in me un cuore nuovo. Plasmami come tu sai ad immagine del Risorto. Quando apparvero la bontà di d i Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini, egli ci ha salvati, non per opere giuste noi compiute, per la sua misericordia, un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo, che Dio ha da effuso su di noi inma abbondanza per mezzo dicon Gesù Cristo, salvatore nostro, affinché, giustificati per la sua grazia, diventassimo, nella speranza, eredi della vita eterna. (Lettera di Paolo a Tito  3,4-7)

Chiedete e vi sarà dato Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete t roverete,, bussate e vi sarà aperto, chiedete lo Spirito Santo. «Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede riceve, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!». (Vangelo di Luca 11,9-13)

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Con un cuore povero Con un cuore povero io invoco te. Solo in te confido: tu il mio Dio. Signore, tendi l’orecchio, rispondimi, perché io sono povero e misero. Custodiscimi in te confido. Rallegra la vita del tuo servo, a te, rivolgo l’anima mia.  Tu sei buono, Signore, Signore, e perdoni, sei pieno di misericordia con chi t’invoca. Porgi l’orecchio, l’orecchio, Signore, alla mia preghiera e sii attento alla voce delle mie suppliche. Grande tu sei e compi meraviglie: tu solo sei Dio. Mostrami, Signore, la tua via, perché nella tua verità io cammini; tieni unito il mio cuore, perché tema il tuo nome.  Ti loderò, Signore, mio Dio, Dio, con tutto il cuore e darò gloria al tuo nome per sempre, perché grande con me è la tua misericordia: hai liberato la mia vita dal profondo degli inferi. Dona al tuo servo la tua forza, salva il figlio della tua serva. Dammi un segno di bontà. (Libro dei Salmi 86)

Unico Dio Io ti adorerò come unico Dio e non avrò nessun altro che te.  Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore.  Tu amerai il Signore, tuo Dio, Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. (Libro del Deuteronomio 6,4-5)

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Ti benedico Signore  Ti benedico, Signor, Signor, e canto in te la libertà.  Ti rendo grazie grazie per l’amor che tu nutri per me.

Cristo, Pasqua, è il veronostra agnello che ha dato compimento ai sacrifici antichi e ha tolto i peccati del mondo. Morendo ha distrutto la morte e risorgendo ha ridato a noi la vita. Per mezzo di lui rinascono a vita nuova i figli della luce. Ed è sempre in Cristo, vincitore del peccato e della morte, che l’universo risorge e si rinnova e l’uomo ritorna alle sorgenti della vita. Lui, Risorto, più non muore, con i segni della passione vive immortale e continua ad offrirsi per noi, intercede come nostro avvocato.  Tutta l’umanità esulta, rende grazie, canta proclama questoe mistero di insieme salvezza.alle voci dell’universo (Prefazi del tempo pasquale)

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Anima mia Anima mia, benedici il Signore. Per i suoi benefici benedetto il suo nome. Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica suo santo nome. Benedici ililSignore, anima mia, non dimenticare tutti i suoi benefici. Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue infermità, salva dalla fossa la tua vita, ti circonda di bontà e misericordia, sazia di beni la tua vecchiaia, si rinnova come aquila la tua giovinezza. Il Signore compie cose giuste, difende i diritti di tutti gli oppressi… L’amore del Signore è da sempre, l’amore del Signore è per sempre su quelli che lo temono. Benedici il Signore, anima mia. (Libro dei Salmi 103)

Rimanete in me Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi chiedete quel che volete e vi sarà dato e vi sarà dato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli. Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. (Vangelo di Giovanni  15,4-9)

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Signore in Te io credo Una cosa sola io so: ero cieco ed ora ci vedo. Ho seguito le sue parole. Solo Dio può dare vita. Signore in te io credo! Signore in te io credo! Chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! M osè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta ascol ta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, vol ontà, egli lo ascolta. ascolt a. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori. Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. (Vangelo di Giovanni  9,24-38)

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Non dimenticherò Non dimenticherò quello che ha fatto per me il Signor. Ho trovato grazia in lui. Mi lega forte a sé. Il mio cuore esulta nel Signore, la grazie al mionemici, Dio. Si mia apreforza la mias’innalza bocca contro i miei perché io gioisco per la tua salvezza. Non c’è santo come il Signore, perché non c’è altri all’infuori di te e non c’è roccia come il nostro Dio. L’arco dei forti s’è spezzato, ma i deboli si sono rivestiti di vigore. I sazi si sono venduti per un pane, hanno smesso di farlo gli affamati. La sterile ha partorito sette volte e la ricca di figli è sfiorita. Il Signore fa morire e fa vivere, scendere agli inferi e risalire. Il Signore rende povero e arricchisce, abbassa ed esalta. Solleva dalla polvere il debole, dall’immondizia rialza il povero, per farli sedere con i nobili e assegnare loro un trono di gloria. (Primo libro di Samuele 2,1-8)

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Proteggimi o Dio Proteggimi, o Dio, mio rifugio Proteggimi, senza di te non ho alcun bene. Anche di notte il cuore mio istruisci vicino a te dolcezza senza fine. Proteggimi, o Dio: in mi rifugio. Hotedetto al Signore: «Il mio Signore sei tu, solo in te è il mio bene». Agli idoli del paese, agli dèi potenti andava tutto il mio favore. Moltiplicano le loro pene quelli che corrono dietro a un dio straniero. Io non spanderò le loro libagioni di sangue, né pronuncerò con le mie labbra i loro nomi. Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: nelle tue mani è la mia vita. Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi: la mia eredità è stupenda. Benedico il Signore che mi ha dato consiglio; anche di notte il mio animo mi istruisce. Io pongo sempre davanti a me il Signore, sta alla mia destra, non potrò vacillare. Per questo gioisce il mio cuore ed esulta la mia anima; anche il mio corpo riposa al sicuro, perché non abbandonerai la mia vita negli inferi, né lascerai che il tuo fedele veda la fossa. Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra. (Libro dei Salmi  16)  16)

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Ti trasformerò Unisciti amore mio a me con il mio corpo ti trasformerò. Io in te tu per sempre in me Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché carne il mio sangue rimane in mela emia io in lui. è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». (Vangelo di Giovanni 6,53-58)

Il mio vivere sei tu Dove sono io tu sarai con me. Non ti lascerò amore mio. Il mio vivere sei tu, solo tu. Io vivrò in te. Dal profondo a te grido, o Signore; Signore, ascolta la mia voce. Siano i tuoi orecchi attenti alla voce della mia supplica. Se consideri le colpe, Signore, Signore, chi ti può resistere? Ma con te è il perdono: così avremo il tuo timore. Io spero, Signore. Spera l’anima mia, attendo la sua parola. L’anima mia è rivolta al Signore più che le sentinelle all’aurora. Più che le sentinelle l’aurora, Israele attenda il Signore, perché con il Signore è la misericordia e grande è con lui la redenzione. Egli redimerà Israele da tutte le sue colpe. (Libro dei Salmi  130)

Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: «Vado a prepararvi un posto»? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via. (Vangelo di Giovanni 14,1-4)

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Il mio respiro è Dio Il mio respiro è Dio un fuoco arde il cuor. Io appartengo a lui vivo del suo amor. Elia, impaurito, si alzò e se ne andò per salvarsi. Egli s’inoltrò nelSignore! desertoPrendi una giornata d i cammino di andòsono a sedersi so tto sotto ginestra. morire, disse: «Ora basta, la mia vita, perché ioenon migliore deiuna miei padri». Desideroso Si coricò e sidiaddormentò sotto la ginestra. Ma ecco che un angelo lo toccò e gli disse: «Àlzati, mangia!». Egli guardò e vide vicino alla sua su a testa una focaccia, cotta su pietre roventi, e un orcio d’acqua. Mangiò e bevve, quindi di nuovo si coricò.  Tornò  T ornò per la seconda volta l’angelo del Signore, lo toccò e gli disse: «Àlzati, mangia, perché è troppo lungo per te il cammino». Si alzò, mangiò e bevve. Con la forza di quel cibo camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb. Là entrò in una caverna per passarvi la notte, quand’ecco gli fu rivolta la parola del Signore in questi termini: «Che cosa fai qui, Elia?». Egli rispose: «Sono pieno di zelo per il Signore, Dio degli eserciti, poiché gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada spa da i tuoi profeti. Sono rimasto solo ed essi cercano di togliermi la vita». Gli disse: «Esci e férmati sul monte alla presenza del Signore». Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera. Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna. (Primo libro dei Re 19,3-13 ¤ Elia)

Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto violenza e hai prevalso. Sono diventato oggetogg etto di derisione ogni giorno; ognuno si beffa di me. Quando parlo, devo gridare, devo urlare: «Violenza! Oppressione!». Così la parola del Signore è diventata per me causa di vergogna e di scherno tutto il giorno. Mi dicevo: «Non penserò più a lui, non parlerò più nel suo nome!». Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente, trattenuto nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo. (

20,7-9)

Libro di Geremia 

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Abbi cura di lui Abbi cura di lui la tua luce come aurora sorgerà, la tua ferita si rimarginerà.  Ti seguirà la gloria del Signor Signor.. Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi oppressi e spezzare giogo? Nonvedi consiste neltrascurare dividere ili tuoi paneparenti? con l’affamato, nell’introdurre in casa igli miseri, senza tetto, nel ogni vestire uno che nudo,forse senza Allora la tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà. Allora invocherai e il Signore ti risponderà, implorerai aiuto ed egli dirà: «Eccomi!». Se toglierai di mezzo a te l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se aprirai il tuo cuore all’affamato, se sazierai l’afflitto di cuore, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio.  Ti guiderà sempre il Signore, ti sazierà in terreni aridi, rinvigorirà le tue ossa; sarai come un u n giardino irrigato e come una sorgente le cui acque non inaridiscono. (Libro di Isaia 58,6-11)

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itinerario di preghiera

 

È rassicurante sapere che nulla della nostra vita viene gettato fuori e perso. Nell’Amore della Pasqua di Gesù, il Signore possiamo rimettere nuovamente l’intera nostra esistenza con tutte le sue sfumature, risignificandola pienamente. Ciascuno ha un suo modo di relazionarsi con Dio e tanti sono i fattori che entrano in gioco: le esperienze, la cultura, la psicologia, il corpo, corp o, il luogo, il tempo, le fasi dell’esistenza, i riti… La preghiera esiste con un volto umano e ha sempre una storia. L’uomo che prega porta con sé i suoi limiti, le sue contraddizioni. Una preghiera dunque realista, umile, povera, intensa, fatta da noi. Qualunque sia la preghiera è sempre degna di noi ed è per noi. Rimarrà sempre un mistero da vivere la preghiera, così come mistero è l’uomo. Nella preghiera p reghiera Dio ci fa dono della sua presenza. Noi abbiamo questa consapevolezza vissuta, sofferta, sentita, faticosa. Possiamo attingere ad un’eredità vastissima sulla preghiera. Una testimonianza ininterrotta nel tempo ci consegna l’essenza spirituale dell’interiorità dell’uomo in una comunione cosmica. Un patrimonio prezioso e unico che continua nella ricchezza dei doni offerti. C’è un «dono». Un dono che si pro-tende verso noi e quando viene accolto si dispiega mostrando la sua vera essenza. Dono che sollecita ciascuno ad andare all’origine all’origine di esso, alla sua sorgente. La proposta dell’itinerario di preghiera in sette movimenti  può  può essere raffigurato con le sette note musicali. «Sette», numero così evocativo e simbolico nella cultura. «Sette Note» in cui esprimere la musica dell’anima e rimanere aperti all’ascolto, all’accoglienza di melodie depositate nel tempo, pronti ad armonie inedite che cercano spazi originali in cui svelarsi. Ci è chiesto di essere artisti e creare la propria musica, liberando parole intessute di suoni armonici scaturiti dal silenzio. Possiamo descrivere la preghiera una sorgente sotterranea che affiora in superficie come un ruscello di montagna. Per alcuni tratti può capitare di non vedere l’acqua che continua però a scorrere nelle vene della terra. Le esperienze spirituali presuppongono corporeità, linguaggio, sensi, volontà, affetti, intelletto… dimensioni umane che hanno bisogno di integrarsi e acconsentire che si sprigioni l’anelito contemplativo. Sta ad ognuno trovare tempi, luoghi, una postura adeguata (lo facciamo per dormire, per mangiare…) dando priorità all’interiorità, lasciando al cuore la sua voce. Una preghiera spalancata sulla storia, sulla quotidianità condivisa che sa farsi compassione, dono gratuito, intercessione...

Le sette tappe proposte [invocare; so-stare alla presenza del Signore; accogliere il dono della vita e benedire; ascoltare una parola d’amore; provocazioni al cuore; la vita nelle mani di Dio: abbandonarsi; passione per la vita] sono un «entrare» in relazione, un «incontrare» Dio e la sua Parola, un «ritornare» alla vita quotidiana. Ogni tappa si apre con la proposta di dilatare i nostri nostr i sensi. Una progressività che lascia ampi spazi alla creatività e alla libertà personale. Nelle tappe 2-4-6 viene indicato il laborioso cammino spirituale spiritu ale di «purificazione», «illuminazione», «unione» che ha generato stupende persone innamorate di Dio e dell’uomo. La proposta è suddivisa in due parti: par ti: una di carattere introduttivo, l’altra più operativa. La preghiera, proprio perché esiste in «contesto», avrà accentuazioni e tonalità diverse. Vivremo Vivremo giorni in cui l’invocazione  sarà predominante, giorni in cui cercheremo luce nella Parola, altri in cui l’ intercessione sarà

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preminente; periodi aridi dove sperimentare la fatica di stare davanti a Lui nella quotidianità; tempi di lode e di benedizione ... Il contatto co ntatto con le situazioni di vita suscita sempre domande, riflessione, impegno, responsabilità. La preghiera si traduce in azione a favore della vita stessa, lottando lott ando contro scelte e presenze di morte, condividendo piccole cose, restando accanto alla fragilità sommersa, tenendo accesa la nostra tenue luce nella notte.

Il cd musicale si affianca quale strumento per introdurre, riprendere, continuare, afferrare il nocciolo di un testo. La preghiera rimane quel movimento dell’essere verso l’alto con i piedi per terra, in comunione con le vicende della storia umana. La preghiera…: un appropriarci, un pellegrinaggio, una professione di fede, un santificare il tempo, le cose di cui ci serviamo, il confluire dei sentimenti, della memoria, dei sogni, delle parole: un anticipo della speranza che ci abita. Possiamo essere nel mondo restando contemplativi del quotidiano, perforando il mistero che la vita si porta port a dentro, riconoscendo che la vita traspare Dio.

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Invocare Come tu sai Vieni, Spirito Santo, crea in me un cuore nuovo. Plasmami come tu sai ad immagine del Risorto. (Lettera di Paolo a Tito  3,4-7)

Chiedete e vi sarà dato Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto, chiedete lo Spirito Santo. (Vangelo di Luca 11,9-13)

Il nostro essere così avvolto di fascino e di mistero viene definito particolarmente dagli incontri che viviamo e coltiviamo. Incontri con la vita, con l’alterità, con il diverso. Vissuti nella libertà e nella verità, contrassegnati dalla gratuità e dal dono, alcuni incontri hanno forza di risvegliare l’interiorità restituendoci nuova coscienza della totalità del nostro essere aperto all’infinito. Più cresce la vita interiore e maggiormente si aspira alle cose più alte, si interiorizzano i doni, ci si aggrappa a ciò che è vitale, si vive con il mondo una comunione profonda. Siamo già immersi nella salvezza: Gesù ci ha legato definitivamente al Padre. Eppure continuiamo ad essere uomini e donne «invocanti» che tendono al mistero dell’esistenza toccando le viscere della propria umanità, consegnandola a Dio. Spesso ci chiediamo: chiedia mo: «cos’è la vita?». Un gemito di attesa di pienezza nella tensione fra il desiderio e il limite. Un’ invocazione risveglia l’attenzione a quello che sfugge di più, scruta con interesse un senso ulteriore nascosto nascost o nell’ordinari nell’ordinarietà età e nella propria umanità. L’invoc-azione si rapporta rappor ta all’azione, all ’azione, tende all’ all ’operatività. Un preludio di quello che si spera e si vive profondamente. Tante persone, nella libertà e responsabilità, hanno deciso e decidono di affidare la vita a Qualcuno che è altro da sé, oltre il proprio vissuto. Qualcuno capace di sostenere la sete e la ricerca di ragioni di vita e di speranza. In questa tensione verso un compimento e verso l’ulteriore ci accompagna lo Spirito Santo che anima dal di dentro la vita e rivela la nostra vera identità di figli, anche quando risulta distorta, smarrita nello scoraggiamento e nella disperazione. Lo Spirito, chiesto nel nome di Gesù, suscita pensieri, ispira sentimenti e parole, parla al cuore, comunica amore, inquieta al sogno del Regno. E’ lo Spirito Santo che ci fa sprofondare nel mistero santo di Dio. Chiede per noi ciò che è necessario per la nostra salvezza.

Il protendersi dell’uomo verso Dio si contraddistingue per un desiderio intenso ( salmo 63), un desiderio che volge tutte le energie verso Lui, centro della vita. Un anelito, una spinta in avanti che sgorga nella dimensione alta della persona e si accompagna con un sentimento filiale che riconosce Gesù, il Signore. L’invocazione riunisce sia l’attesa di Dio, il convocare le creature alla comunione: «Vieni popolo mio! Vieni mia sposa», che le aspirazioni umane: « Vieni mio Signore. Non tardare! ». ». In questa ospitalità l’incontro viene vissuto.

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 Trovo una posizione corretta del mio corpo. Inspiro profondamente ed espiro lentamente. Permetto al mistero di essere in me. Lascio passare le immagini sconnesse e le distrazioni per giungere ad altre immagini più durevoli che introducono nell’universale e mi accompagnano alla presenza di Dio. Per non disperdermi uso espressioni brevissime: Dio, Amore, Padre…. Formulate in segreto nella profondità dello Spirito queste espressioni creano una saldatura con il mio io profondo e con l’essere di Dio. Invoco con fiducia lo Spirito di Dio. Sia lui a plasmarmi mi apra totalmente a Dio. Lascio cadere ogni maschera … nella «trasparenza» che cerco e voglio vivere.

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So-stare alla presenza del Signore Con un cuore povero Con un cuore povero io invoco te. Solo in te confido: tu il mio Dio. (Libro dei salmi 86)

Unico Dio Io ti adorerò come unico Dio e non avrò nessun altro che te.   (Libro del Deuteronomio 6,4-5) (Quali dei nostri sensi dilatare di più)

La presenza di Dio è diversa da qualsiasi altra presenza. Una presenza «visibile e misteriosa», piena di vicinanza e di lontananza, intessuta di silenzio e d’imprevedibilità. Dio riempie il quotidiano, luogo di d i salvezza, ma confessare la fede nella Sua presenza rimane davvero una scommessa (1° libro dei Re 19: Elia ; libro dell’Esodo 3: 3: Mosè). Non può esserci incontro senza questa fiducia di fondo. Grazie a Gesù l’umanità dell’uomo è «epifania» della presenza di Dio: una presenza intima e profonda. Di Dio si può fare esperienza ovunque, tutto infatti è stato redento da Lui (lettera di Paolo agli Efesini 1). Abbiamo comunque bisogno di d i vivere spazi a «Tu per Tu», momenti di intimità da vivere in una comuneunione per continuare la vita in comunione. Comunione che attinge alla sorgente della Vita. Dio lo scorgiamo in azione nelle tante attività quotidiane, lo sperimentiamo dentro le situazioni. Nella preghiera ci viene concesso il dono di accedere alla sua presenza «cuore a cuore». I dubbi, le tentazioni, i peccati, l’angoscia, l’infedeltà… possono impedirci di sentire la presenza di Dio. Non per questo Egli Egl i è assente. Tutte Tutte le immagini di Dio che hanno preso forma in noi rimangono altro alt ro rispetto il mistero dell’Amore. Può sembrare che la consapevolezza della sua presenza p resenza cresca gradualmente. Dio non è già alle soglie sog lie dell’anima? Non possiamo dunque tralasciare la vita e gli incontri quotidiani poiché è lì che siamo già davanti a Lui.  Nella preghiera impariamo a sostenere lo sguardo, facciamo esperienza di essere conosciuti, scopriamo da vicino il Suo volto, sperimentiamo di appartenere ad una comunione ampia che convoca, chiama a condividere, sollecita a responsabilità, ci ingaggia nella redenzione del mondo. Mantenendo una certa continuità di relazione con Dio ci sentiremo di casa, famigliari di d i Dio proprio come Abramo (Genesi 18) che osa intercedere con una speranza ostinata. Il bene di pochi ha avuto sempre la forza di trascinare l’umanità verso l’alto. Manteniamo allora la certezza, anche se viviamo lontano dall’amore, che Lui per primo corre verso noi (vangelo di Luca 15). Il linguaggio libero e sincero con cui ci si esprime nella preghiera arricchirà il linguaggio delle tante relazioni. Un linguaggio in prima persona, sincero, concreto, meno evasivo, che chiama le cose con il loro vero nome, creativo di sfumature, in sintonia con il reale della vita.

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Vissuta alla luce della Sua presenza  la vita viene ri-significata, avvolta dal Suo amore. «Non siamo infatti noi a legarci a Lui. È Lui che si è legato a noi, perché ci ama». Io ti adorerò come unico Dio e non avrò nessun altro che te. (Libro del Deuteronomio 7,7)

Vivo nella verità accetto tutto di me riconosco le mie fragilità non nascondo la mia nudità. Raccolgo il mio essere e quello che è intorno a me lo circondo con lo spirito che mi è stato dato in dono. Sono un’apertura verso l’infinito. Una parola che Dio ha detto a questo mondo. Con l’atteggiamento del povero non aspetto nessuna ricompensa mi arrendo all’invisibile presenza. Mi lascio conoscere da Lui e ho un’ un’immensa immensa fiducia. Lascio che Dio mi « purifichi  »  » dalla paura, dalla colpa, dalla falsità, dalla frustrazione… Il Regno di Dio è in me. Il mio cuore un altare sul quale offrire una preghiera pura. Apro le mani… lascio cadere ciò a cui tengo tanto.  Tutto sia avvolto dal suo amore.

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 Accogliere il dono della vita: benedire Ti benedico Signore  Ti benedico, Signor, Signor, e canto in te la libertà. Ti rendo grazie per l’amor che tu nutri per me. (Prefazi del tempo pasquale)

Anima mia Anima mia benedici il Signore. Per i suoi benefici, benedetto il suo nome. (Libro dei Salmi 103)

Il dono della vita è così grande che sembra scoppiarci tra le mani. E’ talmente ricco che non può essere accolto in un solo istante. Sperimentiamo fino in fondo che la vita è nostra. Nello stesso tempo essa esprime qualcosa di molto più grande: si porta dentro un mistero che chiama a pienezza. Quando decidiamo coraggiosamente di consegnare a Dio il nostro vero desiderio di vita, passando dentro le esperienze del limite e misurandoci con la morte, scopriamo il dono della vita in Dio. La quotidianità resta il luogo in cui noi ci diciamo e ci sogniamo , il luogo dove si intesse la trama della vita e delle relazioni. La quotidianità è il tempio vero dove imparare ad amare. Proprio qui Dio si fa presente in modo intimissimo, ci chiama all’interno delle nostre categorie umane. Poiché Dio è intimità, va cercato nell’intimo di noi, delle situazioni, delle cose. Un quotidiano da perforare.

«Accogliere» esprime apertura verso l’infinito. E’ il futuro in quanto nuovo e offerto che ci sospinge, ritma l’esistenza e il suo senso. Lasciarsi dire dal futuro significa conferire priorità al dono perché liberi il dinamismo vitale. La nostra vita infatti è il «grande sacramento» da scoprire. scopr ire. Sarà la vita stessa a dispiegarsi quando acconsentiamo al mistero di trasparire. Accogliere diventa l’esercizio quotidiano di creare spazi ospitali e liberi in maniera tale da estenderci fino al nostro intimo e ricevere «presenze». L’«accoglienza» è stare dentro la vita in un contatto vivo vivendo l’attesa con pazienza, aperti al riconoscimento e all’accettazione di tutta la realtà, almeno potenzialmente. L’atteggiamento di fede consiste proprio nell’accoglienza quotidiana ad un dono nuovo, all’azione creatrice di Dio, all’offerta all’offerta vitale di ogni o gni circostanza storica. La fedeltà alla vita si esprime infatti nel non rifiutare nulla di quello che ci è offerto e di crescere come persone, portando il peso delle insufficienze, aprendo un varco verso una realtà che dà pienezza ai desideri umani.

La lode, la benedizione è la prima risposta iniziale alla presenza di Dio che riempie l’universo. Incapaci di dire ciò che significa questa «sua gloria», pieni di stupore, di meraviglia e di silenzio, abbozziamo qualche parola di adorazione umile. E’ con la lode ed il canto che noi siamo elevati a un livello superiore: «gli angeli e i santi non cessano di esaltarti e cantare la tua gloria»  (dalla liturgia). Benedire… diventa il riconoscere i doni offerti ogni giorno. Benedire Dio, il suo nome, le sue qualità, la vita… quello che appartiene a Lui. Riconoscere il dono stupendo di Dio per noi: «Gesù». Dire bene è la risposta di fede all’agire di Dio, espressione di amore. Sentire con il cuore libero, libero in Dio e lasciare che le cose sianosalvifico senza possederle.

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Apro il cuore per far entrare la vita e la storia nella loro bellezza fragilità e complessità. Con il gemito della compassione e con libertà interiore accolgo tutto con delicatezza e nutro rispetto. Mi sento creatura in mezzo a creature legato all’universo sono grato per l’amore di Dio. Scopro la mia unicità e quella degli altri . Mi rendo conto della trama delle cose  ora metto insieme il colore la forma le dimensioni i suoni… Io presente al tutto, comprendo cosa significa «essere vivo in Lui». La mia vita una liturgia in cui sciogliere la lode e la benedizione. La mia preghiera sacramento della gratuità.

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 Ascoltare una parola d’amore d’amore Rimanete in me Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi chiedete quel che volete e vi sarà dato e vi sarà dato. (Vangelo di Giovanni  15,4-9)

Signore in te io credo Una cosa sola io so: ero cieco ed ora ci vedo. Ho seguito le sue parole. Solo Dio può dare vita. Signore in te io credo! Signore in te io credo! (Vangelo di Giovanni  9,24-38) (Quali dei nostri sensi dilatare di più)

Il Dio dal volto umano si fa parola di uomo nella persona di Gesù. L’«evento L’«evento Gesù Cristo» rivela, in parole e gesti, anche provocanti, chi è Dio per l’uomo e chi è l’uomo per Dio. Le parole contenute nel Libro Sacro hanno donato speranza a tante generazioni, contengono luce. Esse sono ricomprese proprio nello Spirito di Gesù. «Chi può aprire il Libro della Vita se non Gesù, il Signore della Vita»? Attraverso la croce, epifania e testimonianza della radicalità dell’amore, Gesù realizza la Parola trasfigurando la vita umana, inscrivendola definitivamente nel divino. La vita vissuta come Gesù nel dono di sé , si misura con una Parola che la chiesa confessa determinante. Parola che nasce nel profondo silenzio. Parola detta e udita, scritta e narrata, dinamica e poetica. Parola che crea, provoca, spinge oltre il tempo, risveglia il cuore, ricorre a espressioni simboliche, immagini e metafore. In un «memoriale» che continua ad essere vivo, continuiamo a narrare in azione –narrazione-, narrare in relazione: un «evento di speranza». Alla presenza della Parola con l’apertura del cuore, riconoscenti dell’iniziativa di Dio che si comunica, trascendiamo la nostra conoscenza a favore della conoscenza che Dio ha per noi. Un incontro tutto da costruire e da lasciar libero. Perché c’è un sogno! Dio ha un sogno sulla vita, sull’uomo, sulla creazione e deve prendere corpo in noi, appassionarci così tanto da tradursi in concretezza: «questo è il mio corpo dato per voi ». ».

La Parola è da leggere a  partire dalle grandi domande di oggi: la lettura della vita con la bibbia e la lettura della bibbia con la vita. Ascoltare per penetrare in profondità il mistero salvifico della Parola, con l’intelletto e nella fede, con la propria affettività e sensibilità, in comunione con la chiesa. Un cammino di ricerca incessante che pone l’orecchio, il cuore e lo sguardo anche sulla terra, sull’uomo, sulla storia, sulla semplice liturgia quotidiana: la vita intessuta tra ideali e sofferenze, nella speranza e nell’incompiutezza. «Ascoltare»… per scegliere, vivere, amare. La Bibbia è una lettera di amore di Dio agli uomini ci include in un cammino di storia che viene definita «salvifica» poiché racconta proprio di noi, dell’amore di Dio per ogni creatura. Un amore che ci raggiunge ovunque. Diomuoviamo viene a noiDio in modi semplici e inconsueti, inimmaginabili. Attraverso la preghiera, per farlo partecipe delle nostre vite. Portiamo a Lui le persone, le cose, il mondo… e queste vengono santificate, rese «sacre».

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Prendo un brano della Scrittura leggo e rileggo ascolto con fede mi apro a Dio che vuole rivelarsi. Sono parole rivolte direttamente a me da con-giungere alla mia storia vogliono penetrare negli angoli più nascosti del cuore. Dio si comunica  nel silenzio nelle Scritture nel santuario più intimo di me. Vivo il silenzio generativo di novità risposta più profonda alla Parola. Ho fiducia che Dio mette nel mio spirito ciò che vi è di migliore e di più creativo. L’ascolto «illumina» la mia vita mi lega e mi trasforma mi fa stare vigilante a quello che lo spirito suggerisce. Un ascolto… in comunione con la chiesa, con la sapienza di tanti credenti. Percepisco il sommerso i battiti impercettibili dell’umanità …. una conversione incessante.

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Provocazioni Provoc azioni al cuore Non dimenticherò Non dimenticherò quello che ha fatto per me il Signor. Ho trovato grazia in lui. Mi lega forte a sé. (Primo libro di Samuele 2,1-8)

Proteggimi o Dio Proteggimi, o Dio, mio rifugio senza di te non ho alcun bene. Anche di notte il cuore mio istruisci vicino a te dolcezza senza fine. (Libro dei Salmi  16)  16)

(Quali dei nostri sensi dilatare di più)

 

Ogni incontro vero presuppone di fare il passo e varcare la soglia. All’ospite, il concedere di oltrepassare la porta di casa. Il desiderio di «stare cuore a cuore» e sperimentare affetto affetto e tenerezza, viene espresso in molte pagine bibliche. Non si chiudono forse gli occhi per sentire con le viscere un di più che ci completa? Anche nel vivere l’amore si chiudono gli occhi! Lasciarsi abitare dall’amore fin nei luoghi più remoti libera la parte di noi che possiamo definire solo insieme all’altro. Qui, impariamo il linguaggio e i gesti dell’amore. Veniamo provocati su ciò che tocca profondamente il nostro essere, provocazioni che a volte assumono anche il sapore di sfida. Le pagine sacre descrivono l’incontro tra Dio e l’uomo con l’enfasi dell’amore vissuto tra due amanti, tra ricerca e assenza, nostalgia e profumo, silenzio e speranza ( il libro del Cantico dei Cantici ).). L’incontro possiede in sé la forza della trasformazione. Un salire verso l’alto con l’essenz l’essenziale, iale, per essere trasformati, per vedere in anticipo la bellezza riposta in noi e attorno a noi. Un’avventura che rimane unica per ogni vita che nasce e sa raccontarsi in espressioni sempre nuove nel susseguirsi delle stagioni e della cultura, nel crescere della maturità e della spiritualità.   Provocazioni scatenate dagli stessi eventi, generate nell’intimità, suscitate dalla presenza di «altro» inducono un contatto penetrante e appassionato con la vita intera e lasciano sempre libertà. La libertà rimane insopprimibile e fonda la relazione d’amore. Vita e morte nel soffio misterioso, nel ritmo del respiro ora calmo e invitante che, in un istante, può ridestare l’anima di passione. Ciò che sembrava acquisito, può essere messo in discussione e integrato con altre dimensioni, quello che appariva sicurezza, nell’insieme può venire compreso come relativo ad altro, frammento da congiungere.

La preghiera di un uomo trova risposta solo se egli ha il coraggio di rischiare in essa tutta la propria vita (dall’esperienza di Rabbi Ami). Ogni giorno si vive il rischio. Fa parte del cammino dell’essere uomo. Le provocazioni dell’amore sollecitano a vivere il presente, lasciando alla «grazia» liberare frammenti, frammenti di mistero. Un «audire» di infinito e di umanità, un sentire profondo che appartiene a colui che ha lo sguardo e il cuore di Dio stando tra il sogno di vita piena e le vicende della storia. Un mettersi in gioco continuo portando in grembo la disponibilità disp onibilità ad essere «condotti» su altri sentieri. Un vivere che fa trasparire «l’amore della vita trinitaria».

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Dio è prima del mio movimento verso Lui. Sono nella semplicità e trasparenza per essere luminoso nella vita pronto a cogliere cog liere l’essenziale. Con gli occhi e il cuore di Dio i solchi della miseria sono un’invocazione invocazione la sofferenza e il dolore fili di ragnatela legati al cielo. In me convivono tanti desideri: quelli di Vita pronti ad espandersi della Bellezza ancora da esprimersi del Bene sottile rugiada che osa stendersi su ogni cosa quelli della Verità da inscrivere nelle relazioni.   Davanti a Lui il contatto e il dialogo con ogni parte di me: la terra, il cielo, gli inferi… ricomporre tutto in armonia.  Trascrivo alcune parole di ciò che il testo mi offre in dono e la vita fa sorgere in me. Le fisso nel cuore.

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La vita nelle mani di Dio: abbandonarsi  Ti trasformerò Unisciti amore mio a me. Con il mio corpo ti trasformerò. Io in te tu per sempre in me mia dimora, mia eternità. (Vangelo di Giovanni 6,53-58)

Il mio vivere sei tu Dove sono io tu sarai con me. Non ti lascerò amore mio. Il mio vivere sei tu, solo tu. Io vivrò in te. (Libro dei Salmi  130 - Vangelo di Giovanni 14,1-4)

La pienezza della vita  è oltre la memoria personale e collettiva. Ciò comporta l’abbandono di tutto quello che ci serve per identificarci: la professione, le idee, la propria missione...  Tolti  T olti questi sostegni rimane ciò che che siamo davvero: la nudità, la parola intima che risplende della sua luce, il flusso di vita che viene da Dio e ritorna a Lui. Dal silenzio, dall’interiorità ridiamo valore alle cose, dignità alle creature, volto alle situazioni sfigurate. Le parole della Scrittura ci hanno guidato, ci hanno messo davanti il mistero di Cristo, suscitando nel cuore sentimenti diversi, parole autentiche e sincere. La Parola ha riposto una «chiave» che apre la porta sul centro e introduce nell’intimità. Stare «cuore a cuore», nel silenzio, vulnerabili, inutili, senza nulla dimostrare ed esibire, ci appare fin troppo arido e pesante. Una perdita di tempo che fa affiorare i pensieri riposti nelle zone buie del nostro io che hanno forza di trascinarci in direzioni diverse e ci fanno male. L’impulso di riempire lo spazio senza senso tende a prevalere. Ma se viviamo il «centro» unificante la nostra esistenza, dove il silenzio traspare creativo, si vive alla presenza di Dio, si vive il dono. Una fucina questo centro che armonizza e sprigiona energia di amore impregnato di soprannaturale. Si irradia verso l’esterno serenità, gioia e pace che trascendono speranza e disperazione. L’unione con Dio diventa un modo di essere e di vivere. I gesti riflettono la vita fondata in Dio, gesti amorevoli forgiati nell’invisibile si riversano sull’intera famiglia umana. Svuotiamo noi stessi, restiamo semplicemente nell’apertura, per avvertire il sussurrare di Dio, il suo reho trovato grazia ai tuoi spiro… Tutto è nella libertà. liber tà.senza Siamo a Luidelle come i semplici del vangelo:delle «Se immagini. occhi …» …»Tutto e contempliamo piùdavanti il bisogno parole, dei sentimenti, Con il cuore umile, povero, disponibile rimettiamo la vita nelle mani di Dio, ci affidiamo totalmente. Deponiamo ciò che siamo lasciando che tutto, anche quello che riteniamo escluso sia avvolto nell’amore.

Abbandonarsi… per lasciarsi abbracciare e abbracciare il cuore dell’ del l’Amore, Amore, la vita, immersi in una Totalità Totalità che custodisce tutto con amorevolezza. L’abbandono L’abbandono non si può dare come gesto scontato. L’abbandono L’abbandono può presentarsi difficile, insostenibile, dolce, tormentoso… Possiamo consegnarci per insicurezza, per l’incapacità di assumerci responsabilità, per evitare di rispondere a situazioni impegnative e compromettenti. L’abban-«dono di sé» in consapevolezza esprime anche il ritornare ad essere e vivere in semplicità fiduciosi in Dio padre provvidente, sbilanciandosi sulle priorità del Regno (vangelo di Luca 12,22).

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Faccio memoria dell’amore di Dio con immagini ed episodi concreti di vita.   Mi percepisco in una relazione vera. Un’«unione» e un’appartenenza unica coinvolgente la totalità del mio essere. Nel dono della grazia contemplo. Il mio essere è liberato e unificato tengo in unità il dettaglio e l’insieme. Questo Amore mi inonda completamente risana i sentimenti e il cuore. In me si riflette il cielo abito il mio nome senza riferimenti esteriori. Non disprezzo nulla perché tutto è dono. Sono libero a tutto perché il Tutto mi colmi.  Questo consegnarmi a Lui ogni volta è esperienza nuova dilata la comunione oltre me stesso. Interiorizzo sempre più la sua presenza e le presenze.   La mia vita una continuità della vita divina: dimora aperta soffio di gratuità.

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Passione per la vita Il mio respiro è Dio Il mio respiro è Dio un fuoco arde il cuor. Io appartengo a lui vivo del suo amor. (Primo libro dei Re 19,3-13 - (Libro di Geremia 20,7-9)  

Abbi cura di lui Abbi cura di lui la tua luce come aurora sorgerà, la tua ferita si rimarginerà. Ti seguirà la gloria del Signor. (Libro di Isaia 58,6-11) (Quali dei nostri sensi dilatare di più)

Immersi nell’Amore abbiamo ricollocato la nostra vita nel mistero rinunciando alla nostra autosufficienza, affidandoci totalmente a Dio. La preghiera per essere vera ci restituisce alla responsabilità e all’impegno. Coinvolti pienamente, portando nella nostra carne i patimenti e il soffio vitale di una creazione che aspetta trasformazione e redenzione. redenzione. E’ sempre in atto un dinamismo nella creazione. Afferrati dall’Amore scopriamo da vicino sia la nostra unicità di uomini nuovi redenti dal Signore, che la specifica vocazione a servizio dell’umanità con l’urgenza di restituire qualità alle relazioni, avendo cura del particolare della vita. Una prassi di speranza e di ricerca insieme ad altri. Con l’invito a toccare le attese umane e lasciarsi toccare dalle situazioni di confine (Vangelo di Luca 10,25-37 ),), prendendo coscienza che alle dinamiche negative vanno proposte dinamiche costruttive di bene. Testimoni di uno stile di vita riconducibile alla spinta iniziale del Signore Gesù, grati per quello quell o che si è ricevuto in dono e, va donato ad altri, mostrando nella propria esistenza che i valori vissuti da Gesù e le proposte da Lui indicate, conducono a vita piena. Amore e passione per la vita abitano il cuore di coloro che sanno ancora sognare. Pur prendendo atto dello scacco e del fallimento che contrassegnano la nostra natura umana non si rinuncia a credere e scommettere nuovamente sull’uomo e sul futuro dell’umanità. Una passione che chiama altri e insieme agli altri si fa liberatrice. «Chi può eludere la sofferenza per quello che si ama e si spera fortemente con l’impegno?». Vivere la fedeltà al quotidiano esprime l’avventura di affrontare i rischi e le incertezze guidati dalla fede (lettera agli Ebrei 11). Con la passione per la vita intera la preghiera si estende oltre i confini dell’io. Il tendere le mani su due versanti: Dio e la storia. Un percorrere la strada lasciandoci interpellare, scandagliando i valori consolidati nel tempo, rivisitandoli e ripresentandoli in modalità più rispondenti. I piccoli gesti, fondamento di grandi trasformazioni, vengono deposti con amore come seme nudo nella terra per una nuova primavera -quel piantare alberi per il futuro delle generazioni dopo di noi- in cui si crede e si spera. Passione… per indicare l’«essere in situazione» con un cuore, uno sguardo, un udito sensibile al fruscio dell’umano e del divino, con una coscienza responsabile della fame e della sete di dignità e di giustizia dei più poveri. «Passione» quale forza d’invenzione e d’immaginazione creatrice di cammino intraprendente e coraggioso. Testimoni Testimoni infatti di una Vita che ci ha preso a cuore con amore e ci ha sedotti a prendere a cuore la vita altrui. Le promesse di vita proclamate da Gesù s’incarnano in persone credibili e significative.

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Gli occhi e un cuore nuovo con una spiccata sensibilità dinamica mi fanno essere attento a ciò che viene e mi si presenta oggi. Ogni incontro rivela una particolare percezione della vita.  Trovo il coraggio di manifestare manifestare il mio interesse («I Care ») per l’altro, la vita, la creazione, la storia… spendendomi un po’ di più.  La passione per la vita  mi fa essere persona aperta. Sollecito ad essere vicinanza e restare avvicinabile nonostante tutto. Sento che devopassione giungere a concretizzare questa per la vita motivato da valori e ideali alti, con un progetto di vita da confermare nella fiducia in compagnia di altri. Acconsento di partecipare da protagonista in questa storia immettendo la mia energia vitale la mia unicità. Per questo coltivo l’interiorità la formazione la gratuità. La presenza di Dio in me è viva.

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Non temere, io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni. Se dovrai attraversare le acque, sarò con te, fiumi non ti sommergeranno se dovrai attraversare il fuoco, non ti scotterai, la fiamma non ti potrà bruciare  perché tu sei prezioso ai miei occhi,  perché sei degno di stima e io ti amo. Non temere,  perché io sono con te. (Libro di Isaia 43,1-5)

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i canoni e la liturgia

 

I canoni proposti possono essere utilizzati per la liturgia. Vogliamo offrire alcune indicazioni, un iniziale impulso, per cogliere l’attuabilità dei ritornelli lasciando ad ogni contesto ulteriori sviluppi. Certamente anche l’eventuale scelta di immagini da accompagnare alle parole dei testi, assicureranno maggiore attenzione e partecipazione. Vale la pena pensare in quale momento privilegiare e impiegare queste risorse, immagini e testi, al fine di garantire qualità, sobrietà, bellezza, semplicità… richieste dalla liturgia stessa. C’ C ’è infatti un tempo da vivere con intensità e l’assemblea va accompagnata ad inserirsi in questo contesto. Un mettersi in sintonia con il mistero e la vita che si celebra trovando ciascuno e insieme come comunità, accordi interiori accoglienti e ospitanti.

I canoni allo Spirito Santo hanno un posto privilegiato in ogni tempo liturgico. Particolarmente adatto per il tempo quaresima-pasqua il canone «Come tu sai». Le parole lasciano spazio alla musica permettendo di inserire invocazioni allo Spirito. Le invocazioni potranno essere proposte attraverso la lettura e/o la proiezione sullo schermo. Il canone si adatta anche per la liturgia penitenziale (“crea (“crea in me un cuore nuovo”), durante la celebrazione del battesimo, della confermazione. a

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Prima, durante o dopo l’atto penitenziale possiamo sostenere questo momento con un breve

silenzio e con il canto «Con un cuore povero» aiutando l’assemblea a disporsi interiormente in quello che sta vivendo e celebrando. Il canone trova una collocazione anche in altri momenti di invocazione, di affidamento… Disporsi all’ascolto della Parola richiede un atteggiamento interiore ed esteriore. Il canone «Unico Dio» può iniziare e/o concludere la proclamazione della Parola soprattutto nel tempo quaresimale. La parola adorare, presente nel testo del canone (adorare = “mettere “mettere la bocca verso… baciare”), esprime il gesto che il sacerdote compie a conclusione della lettura del vangelo. Tutta Tutta l’assemblea è invitata ad unirsi in questo bacio di amore e manifestare la sua adesione alla Parola proclamata. a

«Se rimanete in me», può essere proposto durante il breve silenzio dopo l’l’omelia omelia o prima della preghiera dei fedeli. a

Con il ritornello «Anima mia» l’assemblea si unisce alla presentazione dei doni e partecipa ai gesti di preparazione. Anche dopo la risposta alla preghiera del sacerdote si può riprendere r iprendere il ritornello. a

Le parole «Signore in te io credo! » possono essere ripetute nell’atto di fede del credo suddiviso in parti. Il canone intero può essere risposta alla Parola accolta. In qualche celebrazione si può sottolineare il rimetterci nella situazione battesimale per aprire gli “occhi” occhi”,, vedere… Aprirci … per far entrare in noi la vita divina e comprendere l’amore di Dio per noi. a

Il canone «Ti benedico Signore» può dare risalto al prefazio. Il canto può esprimersi al plurale sostituendo la frase “l’amor che tu nutri per me” con “l’amor che tu nutri per noi ” . In alcune celebrazioni, prima del prefazio, si potrebbe sostare alcuni istanti e innalzare al Signore il nostro grazie. Con il ritornello dal timbro pasquale, si canta la libertà che Dio ci ha dato nel Figlio; si uniscono le voci in un solo canto. a

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Alla conclusione della comunione i canoni «Ti trasformerò», «Il mio vivere sei tu», «Il mio respiro è Dio» possono esprimere la piena partecipazione par tecipazione al dono ricevuto e la comune-unione. comune -unione. Possiamo anche riprendere un versetto centrale del testo evangelico: nutriti nut riti dall’unica mensa “parola-pane “parola-pane””. Il ritornello «Il mio vivere sei tu », con le parole del salmo 130, può venire ripreso nella liturgia dei defunti. a

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«Non dimenticherò» è un testo di ringraziamento r ingraziamento.. Un canone semplice in cui inserire, durante

la musica meditativa le parole del Magnificat o altri altr i testi a scelta. Anche il ritornello del salmo 16, «Proteggimi o Dio», può essere la richiesta di stare uniti al Signore nel lavoro e nella vita quotidiana. Con il segno della croce che compiremo alla conclusione della liturgia, esprimiamo la certezza della Sua presenza nella nostra vita e la consapevolezza di essere sempre davanti a lui. Il ritornello può essere cantato prima dei riti di conclusione e della benedizione del sacerdote (Dio vi benedica, vi protegga…) a

Il canone «Abbi cura di Lui», oltre ad altri momenti liturgici litu rgici e il tempo quaresimale, può essere il canto che scioglie l’assemblea. Un “mandato” “mandato” che domanda di vivere l’eucaristia nell’icona del “buon samaritano” con i gesti pieni di premura, di compassione, di solidarietà e di gratuità. a

In alcune celebrazioni eucaristiche dopo la comunione sacramentale possiamo lasciare uno spazio di adorazione e utilizzare alcuni di questi canoni, coniugando celebrazione e adorazione, promuovendo una autentica preghiera che si fonda sul mistero celebrato: parola - pane - vita.

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le partiture

 

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42

   

Non dimenticherò Severino Pellizzon

 

 c . œ œ œ . Œ   J œ œ œ œ œ œ œ œœ j œ . Œ ‰œœœœ œœ . Œ   œœœ G

D /F

E min

C

D

G /B

B

voce

 

5

C

 Non

di-men - ti-che - rò

D

B min

quel qu el - lo che che ha fat fat - to per  per  me il Si-gno gnorr.

E min

 

C min

C

D

 

Ho tro - va - to

graa - zia in Lu gr Lui. i.

Mi le - ga ga for - te a

Sé.

Proteggimi o Dio Severino Pellizzon C

D

G

E min

  c Ó ‰œ œ œ . œ ‰ j œ œ œ œ œ œ ‰ œ œ œ     ‰œ œ œ œ œ ‰œ œ œ œ œœ œ œ œ œ œ œ ‰œœ œ

voce

Pro- teg- gi -

4

C

F 7

mi

E min

B

o Di Di - o mio ri - fu - gio

A min

 

D

G

sen-za di

 min n E mi

 

Te

non ho al cun  be - ne

 

an-che di

not - te il cu cuo o-re mio i-st stru ru - i - sci

vi-ci-no a

j ‰   œ œœœœ œ œ ‰œœœ.œ œ Ó

8

A min

Te

 

F 7

dol - cez - za

B

sen - za

fi - ne.

B   per finire

Pro - teg - gi

-

fi - ne.

43

   

Ti trasformerò

  b cj

voce

œ

D min

 

j

G min

 b œ     bœœœ œ œ œ U - ni - sc sci - ti

4

B

 

 

ti tra-sfo sforr -me- rò. rò.

  bœ

8

A sus4

mi

Io

ae

œ

 min n A mi

con

B

F

il mi mio cor - po

œ œœœ œ

G min

 

tu pe perr se sem m-pr pree in me.

-

ni

 

D min

Mi - a di d i-mo - ra,

 min n D mi

œ

ter

œœœœ

F

œ bœ œ œ œœœ œ

te,

œ

-

A sus4

 

 

œ

-

in

b

a - mo - re mi - o a me

 min n   A mi  min n D mi

C

B

Severino Pellizzon

 

-

tà.

Il mio vivere sei Tu

b

D min

B /D

 b cÓ

voce

œœœœ .

Do- ve so- no

  b œ œ œ œ D min7

 Non

 

ti

b

A 7/D

b

Il mio vi - ve ve - re re

 

tu,

F F Maj7/E

 

E m7 5  

a - mo - re

b

 min n B Maj7   C/ D mi C/E E

sei

C

tu sa - ra raii co con n me.

G min7

œ b œ œ œ   œ œ œ œ œ C

b

œœ œ œ .  b ) ‰ œ œ œ

io

B Maj7

la - sce - rò

B

Severino Pellizzon

 

so - lo tu.

Ó œœœ

C

mio.

C

D sus4

œ

Io vi-vr vrò ò in

 

te.

Ó

44

   

Il mio respiro è Dio

c

Severino Pellizzon

 

j œ ŒŒ   œ œœ œ . . œ   œ œ œ œ œ . Œ . jœ œ . Œ

voce

œ

D

F min

Il

mio re- spi - ro è

E min

5

A

I - o ap-pa par - ten - go a

‰j

B min

Dio,

G

C

Lui,

vi

D

 

un

D

A

fuo - co ar - de il

cuor. A

-

vo del

suo a - mor.

Abbi cura di lui Severino Pellizzon

A min

cœœ

voce

   

ra

di

œœ œœœœœœœœ

lui

la tua

lu - ce co-me au-ro - ra sor - ge -

 min n A mi

G

 

la

F



-

‰ œ œ œ œ œ œ œ jœ j

C





cu

F

œ ‰j  

 

Ab - bi

4

E min

 

tua fe - ri - ta

j la

si

ri - mar - gi

F /G

-

r ia ri

d el de

Si

-

 

ne - rà

‰œœœ ti

Œ

C

œ œ œ œ

glo

-

E min

 

gnor.

se - gui -

 

45

 

 Testi e musiche: Severino Pellizzon ([email protected]) Arrangiamenti orchestrali, programmazione programmazione vst instruments e partiture musicali: Giovanni Panozzo ([email protected])  Tecnico  T ecnico del suono: suono: Stefano Pento Pento Voci: Martina Cardelli, Valentina Pellizzon, Stefano Pento, Severino Pellizzon Progetto grafico: Serena Aureli ([email protected]) Registrato: Eremo di Lecceto, Malmantile, Firenze 2010 Edizioni Centro Eucaristico Via Longari, 7 - 24010 Ponteranica (BG) tel. 035.571355 - fax 035.574294 - ordini@sacra [email protected] mentini.it www.sacramentini.it © 2010 Severino Pellizzon

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