Schopenhauer, riassunto, 1^ parte: caratteri Generali e pessimismo
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riassunto della filosofia di Schopenhauer, prima parte: caratteri generali, Kant e Schopenhauer, causalità, velo di Maya...
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Arthur Schopenauer Le radici culturali del sistema. La filosofia di Schopenauer si sviluppò come punto d'incontro e scontro tra vari pensieri: • Platone: Ispira alla teoria delle idee. • Kant: Ispira la concezione soggettivistica della gnoseologia (la conoscenza in funzione del soggetto.). • Illuminismo: Schopenauer è interessato specialmente al filone materialistico e dell'ideologia (tendenza a ritenere la vita psichica e intellettuale come frutto del sistema nervoso). • Romanticismo: Vengono presi molti dei temi principali: irrazionalismo, importanza dell'arte, infinito, dolore. Mentre però nel romanticismo alla fine la tendenza è ottimistica, in Schopenauer il tutto è orientato verso una visione estremamente pessimistica. • Idealismo: Schopenauer lo critica fortemente perché da lui ritenuto non libero, ma schiavo del potere. Hegel viene ad esempio definito “sicario della verità”. • Filosofie orientali: Vengono sfruttate al fine di utilizzare metafore ed espressioni particolari, che attirassero l'attenzione; fu il primo filosofo occidentale ad interessarsene ed ispirarsene in questa maniera.
Il “velo di Maya”. La filosofia di Schopenauer parte dalla distinzione kantiana tra Noumeno e Fenomeno, che però non ha niente a che vedere con quella di Kant: • Kant: Riteneva che il fenomeno fosse l'unica realtà accessibile all'uomo, ma quindi valida all'interno dell'universo umano; il noumeno era considerato un concetto, un qualcosa inconoscibile che doveva ricordare all'uomo i suoi limiti. • Schopenauer; Per lui il fenomeno è un'illusione, un'apparenza (il velo di Maya che copre gli occhi di tutti gli uomini impedendogli di scorgere la vera realtà); il noumeno è la vera realtà che si cela dietro il fenomeno e che il filosofo deve scoprire (cosa che, secondo Kant, non era possibile.). Questa concezione deriva da un'interpretazione scorretta del filosofo criticista tedesco. Quindi, per il criticismo il fenomeno è l'oggetto della rappresentazione; per Schopenauer è la rappresentazione ed esiste solo nella mente umana. La rappresentazione possiede due aspetti essenziali ed inseparabili: ➢ Soggetto rappresentante. ➢ Oggetto rappresentato. Essi sono due facce della stessa medaglia, nessuna delle due può esistere senza l'altra; così vengono considerate false il Materialismo e l'Idealismo, perché riducono la realtà ad una sola di queste facce. Come nel criticismo Schopenauer ritiene che la nostra mente funzioni in base a precise forme a priori, meno di quante ne avesse individuato Kant: • Spazio. • Tempo. • Causalità: questa comprende ben 12 casi riconosciuti da Kant; Schopenauer li accorpa tutti a quest'unica perché ritiene che essa assuma forme diverse a seconda degli ambiti in cui opera: Principio dell'essere: Regola i rapporti spazio-temporali e le connessioni aritmenico-matematiche. Principio del divenire: regola i rapporti tra gli oggetti naturali. Principio del conoscere: regola i rapporti tra premesse e conseguenze. Principio dell'agire: regola le connessioni tra le azioni e le loro motivazioni. Schopenauer paragona le forme a priori a dei vetri sfaccettati che deformano le immagini; perciò afferma che la vita è un sogno. Al di là di questo però, afferma il filosofo, c'è la vera realtà; l'uomo è un animale metafisico e, a differenza degli altri animali, per questo si interroga sull'essenza ultima della vita (che può trovare nel noumeno).
La scoperta della via d'accesso alla cosa in sé. Schopenauer ritiene la sua filosofia come un'integrazione di quella kantiana; si vanta infatti di aver trovato la via d'accesso al Noumeno! Come: • Non attraverso la mente, che è imprigionata dal velo di Maya e quindi può percepire solo la rappresentazione delle cose. • Attraverso il corpo! Noi stessi, come corpo, abbiamo la possibilità di viverci da dentro e percepire così il noumeno. Scopriamo così che l'essenza profonda del nostro essere è: Brama o Volontà di vivere. (Wille zum leben) Più che intelletto, per Schopenauer, siamo Volontà di vivere; il nostro corpo non è altro che la manifestazione esteriore delle brame interiori: Es: il nostro apparato digerente è la manifestazione della volontà di vivere e della brama interiore di nutrirsi. Quindi l'intero mondo dei fenomeni è un risultato dato da come la volontà di vivere ci fa percepire il mondo attraverso le sue necessità (voglia di fare sesso, mangiare, toccare e via dicendo). Schopenauer, basandosi sull'analogia, afferma che la volontà di vivere è la radice di tutte le cose (non solo il noumeno dell'uomo quindi), quindi il mondo stesso si strutture in funzione di questa volontà. Essa pervade ogni essere in forme diverse e con gradi di consapevolezza differenti; solo l'uomo ne è pienamente consapevole.
Caratteri e manifestazione della volontà di vivere. Essendo oltre il fenomeno, la Volontà presenta caratteri contrapposti; infatti si sottrae alle forme a priori. La volontà è infatti: • Inconscia: Perché l'intelletto e la consapevolezza sono solo delle sue manifestazioni, rappresentazioni. Con volontà Schopenauer infatti intende Energia, Impulso verso qualcosa. • Unica: Perché esiste al di fuori dello spazio e del tempo (forme a priori); quindi non è nè più qui che lì; né di più oggi, rispetto a ieri. • Eterna e indistruttibile: Poiché al di fuori delle forme a priori non ha né inizio né fine. • Senza causa e scopo: La categoria della causa esiste infatti per mezzo dell'intelletto; la volontà è oltre questo: essa è quindi una forza libera e cieca non causata e senza scopo. Infatti possiamo scoprire la causa solo delle manifestazioni della volontà (i fenomeni), non della volontà stessa. Es: Se ci chiedessero “perché mangi?” potremmo rispondere “perché sennò morirei di fame”. Se ci chiedessero “perché “vuoi”?” potremmo rispondere solo “voglio perché voglio!”. Da qui deriva la crudele verità del mondo: Gli esseri viventi vivono solo per vivere e continuare a farlo. L'uomo ha cercato di consolarsi riguardo a questo “inventandosi” un Dio che desse senso alle sue azioni. In realtà l'unico Assoluto che esiste al mondo è la volontà stessa. Ma a questo punto, come si manifesta nel concreto nel mondo questa volontà di vivere? Segue due fasi: 1. Inizialmente esiste come un sistema di forme immutabili, le idee (tratto da Platone). 2. Si concretizza nei vari individui del mondo naturale, che sono le copie dell'originario modello perfetto. A questo punto il mondo si struttura in una serie di “gradi” ascendenti. Il minore è dato dalle forze generali della natura, il più alto è dato dall'uomo, che è consapevole della sua volontà di vivere; ciò che prende in coscienza perde in sicurezza, perché la ragione è meno efficace dell'istinto per vivere nel mondo.
Il pessimismo. Dolore, piacere e noia. Affermare che essere è una manifestazione di una volontà infinita, per Schopenauer significa che la vita è dolore. Volere significa infatti desiderare, il desiderio è una Tensione per la mancanza di qualcosa che si vuole avere. Poiché l'uomo è più cosciente di questo, soffre di più. Inoltre, ciò che gli uomini chiamano piacere: Godimento (fisico) e Gioia (psichico); è solo una cessazione del dolore. • Il dolore invece non può essere ridotto ad una “cessazione del piacere”; perché esiste sempre, a prescindere dal piacere stesso. Poiché esso deriva direttamente dal desiderio, rappresenta parte della struttura stessa della vita.
• Il piacere invece può essere provato solo se prima si viveva una tensione fisica o psichica. Esso deriva quindi unicamente dal dolore. Accanto al dolore (durevole) e al piacere (momentaneo), esiste la noia, che nasce quando cessa il desiderio. Schopenauer afferma che la vita oscilla continuamente tra dolore e noia, passando attraverso l'illusione del piacere. Quello che differenzia la maniera in cui percepiamo le varie situazioni è semplicemente il diverso modo e le diverse forme con cui il dolore si manifesta.
La sofferenza universale. La volontà di vivere rappresenta una Sehnsucht cosmica, il dolore investe ogni creatura. Tutto soffre. L'uomo ne è semplicemente più consapevole; il genio lo è ancora di più e ne soffre ancor più intensamente. Così Schopenauer arriva ad un pessimismo cosmico per cui il Male non è solo il mondo, ma il principio da cui questo deriva. L'espressione di questo dolore è dimostrato dalla lotta crudele di tutte le cose. L'autolacerazione conflittuale dell'unica volontà in una molteplicità di individui reciprocamente ostili è dimostrata ad esempio dalla formica gigante australiana che se viene spezzata in due, questi due pezzi iniziano a lottare l'uno contro l'altro. In questo mondo irrazionale l'individuo ha il solo scopo di perpetuare la specie; con essa la vita, con essa il dolore.
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