Scardovelli - Un Corso in Miracoli

September 26, 2017 | Author: Dario Di Liberto | Category: Thought, Atonement In Christianity, Mind, God, Soul
Share Embed Donate


Short Description

Download Scardovelli - Un Corso in Miracoli...

Description

V. L’uso che l’ego fa della colpa Forse alcuni dei nostri concetti diventeranno più chiari e più personalmente significativi se si fa chiarezza sull’uso che l’ego fa della colpa. L’ego ha uno scopo, proprio come ce l’ha lo Spirito Santo. Lo scopo dell’ego è la paura, perché solo chi ha paura può essere egocentrico.

Secondo il principio di entelechia, introdotto da Aristotele, ogni ente contiene e in sé il proprio fine. La natura dell’Ego è essere egocentrico, badare solo a sé, mettere sé al centro di tutto. In termini di PNL, l’Ego è centratura interna + riferimento interno. Cioè è attento solo ai suoi bisogni, e tiene conto solo dei suoi schemi di riferimento. In altre parole, l’Ego è un ente NON ecologico, non pratica l’empatia e la condivisione. Come dice Eckhart Tolle, l’Ego è un organismo che abita al nostro interno, con un suo proprio progetto, diverso da quello dell’Anima, o sé reale. Il progetto dell’Anima, in base alla sua natura, è quello di essere in collegamento con tutte le altre anime, in armonia e collaborazione con loro. L’Anima cerca il bene comune. L’Ego cerca il bene privato, individuale, in competizione e a scapito degli altri. E in primo luogo a scapito della persona di cui fa parte. Ecco allora perché nel testo si sostiene che scopo dell’Ego è la paura. Si intende qui per scopo uno scopo intermedio, che diventa mezzo per lo scopo ultimo dell’Ego. La paura serve all’Ego per dominare la personalità, e renderla egocentrica. La logica dell’ego è tanto impeccabile quanto quella dello Spirito Santo, perché la tua mente ha a sua disposizione i mezzi per stare dalla parte del Cielo o della terra, a sua scelta. Ma ancora, ricorda che entrambi sono in te.

L’ego ha una logica impeccabile, come lo Spirito santo, o anima. Solo il loro scopo è diverso: quello dell’Anima è di unire, quello dell’ego è di separare. La mente ha i mezzi per mettersi al servizio dell’uno o dell’altra. In Cielo la colpa non esiste, perché il Regno viene raggiunto attraverso l’Espiazione, che ti libera affinché tu possa creare. La parola “creare” è appropriata qui, perché una volta che ciò che hai fatto è stato disfatto dallo Spirito Santo, il residuo benedetto viene ripristinato e quindi continua a creare. Ciò che è veramente benedetto è incapace di far insorgere colpa e deve far insorgere gioia. Questo lo rende invulnerabile all’ego, perché la sua pace è inattaccabile. È invulnerabile alla scissione perché è intero.

Il regno di dio, la buddhità, l’illuminazione, qualunque nome le si voglia dare, non può mai essere raggiunto attraverso il senso di colpa, perché la colpa genera scissione. La via dell’illuminazione passa attraverso l’espiazione. Espiazione viene da ex pius. Pius significa colui che adempiva i doveri religiosi. Pius è il devoto, il timorato della divinità. Espiare significa quindi purificare, redimere. Nei termini della religiosità asiatica significa bruciare il karma. Espiazione ha anche un’altro significato, cioé placare l’ira degli dei, scontare una pena. Nel senso indicato nel testo, l’espiazione non è autopunizione, perché l’autopunizione è collegata alla colpa. Entrambe fanno parte della giustizia punitiva, che non è la giustizia di Dio, ma dell’Ego. L’espiazione è parte della giustizia riparativa, che è giustizia divina. La riparazione avviene attraverso gli strumenti dello Spirito Santo, che sono le qualità dell’amore o qualità dell’essere. Se ho commesso uno sbaglio e questo sbaglio ha danneggiato qualcuno, mio compito è provare compassione per la persona danneggiata, per me stesso che sono caduto in errore (da errare, muoversi, andare in giro), e rimediare nei limiti delle mie possibilità. Quindi: mi assumo la responsabilità dell’errore, non cerco di scaricarla su altri, non cerco giustificazioni, e faccio ciò che serve per rimediare. E da subito mi sento bene. Sono nella gioia perché faccio ciò che va fatto nel qui ed ora, nell’adesso, che è il tempo dell’anima. Non rimugino sul passato, come vuole l’Ego, non mi dò addosso per quello che ho fatto, che, come un’onda, viene da lontano ed è arrivato in manifestazione attraverso di me (v. Balsekar). Agendo così, sono uomo giusto e quindi in pace. Questa è il significato di espiazione. La colpa produce sempre scissione. Tutto ciò che genera paura provoca separazione, perché obbedisce alla legge della divisione. Se l’ego è il simbolo della separazione, è anche il simbolo della colpa.

Scissione o separazione, paura e colpa si tengono insieme. Sono le strutture portanti dell’Ego, tutte accomunate dal giudizio, che separa l’Io-governo dall’Anima, e lo trasforma in Ego. La colpa è più di qualcosa che semplicemente non viene da Dio. È il simbolo dell’attacco a Dio. Questo è un concetto completamente privo di significato salvo che per l’ego, ma non sottovalutare il potere che deriva dal fatto che l’ego crede in esso. Tutta la colpa viene dal credere in ciò.

Il senso di colpa non appartiene alla logica di Dio, dello Spirito Santo o dell’anima. Appartiene alla logica dell’Ego, perché la colpa, innescata dal giudizio, genera scissione all’interno della personalità: una parte depressa che crede nella colpa, e ha paura, e una parte narcisista che rifiuta la colpa personale, l’attribuisce agli altri. La parte narcisista non prova colpa, ma rabbia. Se ci si identifica nella parte narcisista, accade che la rabbia copra la colpa. Se ci si identifica nella parte depressa, è la colpa a coprire la rabbia. In ogni caso si genera scissione e ombra. Ciò che è nell’ombra viene proiettato sugli altri: se non è colpa mia, vuol dire che è colpa tua. Se non è colpa tua, allora è colpa mia. Io e l’altro siamo sotto giudizio, separati dalla nostra anima. Il senso di colpa, secondo la bella espressione del testo, non solo non appartiene alla logica di Dio, ma è un attacco a Dio. Questa visione corrisponde perfettamente alla visione di Angela Volpini. Il Dio che giudica, colpevolizza e punisce non è vero dio, ma Ego che si finge dio, ovvero la proiezione su dio dell’Ego personale. E’ il più grande imbroglio che l’Ego può compiere: creare l’illusione perversa che dio sia l’Ego. Se la persona cade in questo tranello, l’Ego ottiene il suo scopo di poterla dominare senza fatica. L’ego è narcisista. Scopo del narcisista è dominare gli altri, sfruttarli, con la minima fatica. L’escamotage dell’Ego, quando riesce a farsi credere Dio, è esattamente questo. Così la persona, succube dell’Ego, si illude di obbedire a Dio. Dall’idea di dio l’Ego prende la forza con cui dominare. Questo è stato spesso il ruolo che le religioni autoritarie hanno svolto nella storia. Spaventare le persone, scinderle al loro interlo, indebolirle per poterle dominare con facilità. L’ego è la parte della mente che crede nella divisione. Come può una parte di Dio separarsi senza credere che Lo sta attaccando? Abbiamo parlato prima del problema dell’autorità come basato sul concetto di usurpazione del potere di Dio. L’ego crede che questo è ciò che hai fatto perché crede di essere te. Se ti identifichi con l’ego, non puoi che percepirti come colpevole. Ogni volta che rispondi al tuo ego, proverai colpa e avrai paura della punizione. L’ego è letteralmente un pensiero di paura. Quantunque l’idea di attaccare Dio sia ridicola per la mente sana, non dimenticarti mai che l’ego non è mentalmente sano. Esso rappresenta un sistema delirante e parla per esso. Ascoltare la voce dell’ego significa che credi sia possibile attaccare Dio, e che ne hai strappato via una parte. Ne consegue la paura della rappresaglia dall’esterno, perché l’intensità della colpa è così acuta che deve essere proiettata.

L’Ego non è mentalmente sano, ma mentalmente delirante, cioè è psicotico. Il problema è che la psicosi condivisa appare come salute mentale. Dare retta all’Ego significa dare retta ad un sistema delirante, che stravolge la realtà, creando un mondo alla rovescia (quello nel quale abitiamo). L’Ego, essendo parte centrale dell’inconscio sociale, acquisisce credibilità e autorità. Come abbiamo visto, può acquisire addirittura l’autorità divina, essere scambiato per Dio. Per appartenere alla società, si finisce per credere all’Ego. Ma l’Ego è una falsa autorità. Autorità viene da augere, che significa far crescere. L’Ego è l’opposto: impedisce di crescere, di diventare se stessi, di realizzare la propria anima. Se ci identifichiamo nell’Ego, giudizio, senso di colpa e paura della punizione sono i nostri usuali compagni di viaggio. Quindi, dobbiamo imparare che quando ci sentiamo in colpa, non stiamo facendo nulla di buono: in quel momento non siamo buoni, retti e onesti. Al contrario diventiamo falsi e disonesti, perché crediamo ad una voce, quella dell’Ego, che deforma la realtà e ci stimola ad essere egocentrici e narcisisti. Chi si sente in colpa non fa nulla di buono per rimediare (espiazione) eventuali errori. Chi è stato danneggiato, non è certo aiutato dai sensi di colpa di colui che ha provocato il danno. In sintesi: ogni volta che abbiamo paura del giudizio e della punizione, ogni volta che ci sentiamo in colpa, dobbiamo imparare a riconoscere che in quel momento stiamo servendo la politica dell’Ego e non qeula dell’Anima. Solo se si compie questo passaggio si entra nel mondo della libertà, dell’amore e della ceatività, cioè si entra nel regno di Dio. Chi si sente in colpa cade preda dell’ossessione, della ripetitività, e della sofferenza nevrotica, con la quale danneggia se stesso e tutte le persone intorno. Fare questo passaggio, dal sistema giudizio-colpa-punizione––> ripetizione-meccanicità al sistema responsabilità-compassione-espiazione ––> libertà-amore-creatività, espiazione o rimedio è il passo più importante della vita. Fa parte del proposito interiore di cui parla Tolle. Significa passare dal regno dell’Ego al regno di Dio. Qualunque cosa accetti nella tua mente è reale per te. È la tua accettazione che la rende reale. Se, nella tua mente, metti l’ego sul trono, il fatto che gli permetti di entrare lo rende la tua realtà. Questo a causa delle capacità della mente di creare realtà o di fare illusioni.

La mente rende reale tutto ciò che accetta acriticamente. Se la nostra mente mette sul trono l’Ego, questo domina la nostra personalità. Lo riconosciamo come il nostro signore e il nostro dio. Finiamo così per dare all’Ego la massima fiducia, togliendo ogni fiducia alla voce dell’Anima o voce di Dio. Per questo Gesù ha

detto: chi non è con me (anima, dio, buddhità, qualità dell’essere), è contro di me (Ego, inquinanti della mente). Ho detto prima che devi imparare a pensare con Dio. Pensare con Lui è pensare come Lui. Questo genera gioia, non colpa, perché è naturale. La colpa è un chiaro segno che ciò che pensi è innaturale. Il pensiero innaturale sarà sempre seguito dalla colpa, perché è credere nel peccato.

Per raggiungere l’illuminazione, occorre imparare a pensare come Dio. Pensare come Dio produce un risultato tangibile: genera gioia e amore. Questa è la nostra vera natura, la vera natura della mente non condizionata, il nostro vero modo di pensare, in armonia con chi siamo veramente. Pensare i pensieri di Dio, per il principio di entelechia, è naturale. Innaturale è pensare i pensieri dell’Ego. Appena siamo nell’Ego, appena adottiamo i suoi pensieri, automaticamente ci sentiamo in colpa, proviamo paura della punizione, ci sentiamo sotto giudizio, a livello conscio o inconscio. Ma, potrebbe obiettare qualcuno, se l’Ego non è naturale, perché si forma? Una risposta scienficamente accettabile può essere questa: l’Ego è una struttura più primitiva dell’Anima. L’Ego, dal punto di vista neurologico e psicologico, è una configurazione che il cervello umano naturalmente attraversa, così come, dal punto di vista motorio, prima di imparare a camminare in piedi, il bambino deve sperimentare lo striscio e il carponi. L’ontogenesi ripercorre la filogenesi. Fermarsi tutta la vita nello stadio del carponi significherebbe bloccare il naturale sviluppo. Una cosa del genere si può dire dell’Ego. L’empatia, la compassione e le altre qualità dell’essere sono qualità emergenti durante fasi di sviluppo successive a quelle dell’Ego. Il problema dell’umanità è scambiare la fase dell’Ego con lo sviluppo completo. Questo è un errore che costa molta sofferenza. L’ego non percepisce il peccato come mancanza d’amore, ma come un positivo atto d’assalto. Questo è necessario alla sopravvivenza dell’ego perché non appena guardi al peccato come a una mancanza, cercherai immediatamente di porre rimedio alla situazione. Avrai successo. L’ego considera questo come un destino funesto, ma tu devi imparare a vederlo come libertà.

L’Ego è un sistema malato, delirante, ma non in malafede. L’Ego crede veramente al suo sistema di pensiero, perché è nella sua natura (di fase non completa di sviluppo umano). Per l’Ego, il peccato è un attacco a Dio, qualcosa che va punito. Non lo vede come frutto di ignoranza, distrazione, mancanza d’amore, mancanza di visione, errore: lo vede come attacco frontale, al quale Dio reagirà con la punizione per l’offesa alla sua autorità buona (cfr l’Atto di dolore). E’ quindi naturale per l’Ego cercare di evitare la punizione divina autopunendosi, come fanno i bambini. Se mi punisco da solo, i genitori avranno pietà di me. L’autopunizione diventa un modo di controllare la vendicatività dell’autorità esterna, così come la vede l’Ego. Se giudichiamo l’Ego, lo rinforziamo, perché stiamo applicando all’Ego la sua stessa logica: valutiamo l’Ego con il suo stesso metro di misura, quindi siamo ancora una volta in esso identificati. Per guarire dall’Ego, occorre disidentificarsi, riconoscerlo per quello che è, identificandosi non più nei suoi pensieri, ma nei pensieri di Dio, nei pensieri dell’Anima. Solo quando proviamo compassione per l’Ego, che non significa autoindulgenza, ci liberiamo dal suo dominio, ci liberiamo dalla paura, e abitiamo nell’amore e nella gioia. La mente senza colpa non può soffrire. Essendo sana, la mente guarisce il corpo perché essa è stata guarita. La mente sana non può concepire la malattia, perché non può concepire di attaccare niente e nessuno. Ho detto prima che la malattia è una forma di magia. Potrebbe essere meglio dire che è una forma di soluzione magica. L’ego crede che punendo se stesso mitigherà la punizione di Dio. Ma anche in questo è arrogante, attribuisce a Dio l’intento punitivo e poi adotta questo intento come prerogativa sua propria. Cerca di usurpare tutte le funzioni di Dio come le percepisce, perché riconosce che si può confidare solo in una obbedienza assoluta.

La malattia, fisica o mentale, è spesso, non sempre, una soluzione magica che l’Ego, individuale, famigliare, gruppale o collettivo, adotta. La malattia diventa così una forma di autopunizione, con la quale l’Ego cerca di sottrarsi alla punizione divina o di mitigarla. Una mente sana non soffre e non cerca la sofferenza. Una mente sana, con il tempo, quando è possibile, guarisce anche il corpo. L’Ego, invece, cerca la sofferenza, creando il corpo di dolore e la malattia. Finché lasciamo che la nostra personalità sia dominata dall’Ego, la sofferenza abiterà sempre al nostro interno, e vani saranno gli sforzi di eliminarla. L’ego non può opporsi alle leggi di Dio proprio come non puoi farlo tu, però può interpretarle in accordo con ciò che vuole, al pari di te. Questo è il motivo per cui bisogna rispondere alla domanda “Cosa vuoi?”. Tu rispondi ogni minuto e ogni secondo, e ogni momento di decisione è un giudizio tutt’altro che inefficace. I suoi effetti seguiranno automaticamente finché la decisione non viene cambiata. Ricorda, comunque, che le alternative stesse sono inalterabili. Lo Spirito Santo, come l’ego, è una decisione. Insieme essi costituiscono le alternative che la mente può accettare e a cui può obbedire. Lo Spirito Santo e l’ego sono le sole scelte che hai.

La domanda centrale che può condurre alla guarigione è una sola: che cosa vuoi? Vuoi servire l’Ego o la tua Anima? Vuoi pensare in modo delirante e disordinato o in modo retto e divino? Questa domanda ci pone davanti la scelta fondamentale, la stessa decisione che indica Tolle quando parla del proposito interiore. Dio ne ha creata una e quindi non la puoi sradicare. Tu hai fatto l’altra e quindi puoi sradicarla. Solo ciò che Dio crea è irreversibile e immutabile. Ciò che hai fatto tu può sempre essere cambiato, perché quando non pensi con Dio, in realtà non stai affatto pensando. Le idee deliranti non sono pensieri reali, anche se puoi credere in esse. Ma hai torto. La funzione del pensiero viene da Dio ed è in Dio. Come parte del Suo Pensiero, non puoi pensare separato da Lui.

In realtà, Dio, o principio ordinatore, per noi ha fatto una scelta precisa: quella dell’amore. Noi possiamo fare la scelta dell’Ego, del non amore, che è semplicemente la scelta di fermarsi ad una condizione di non completo sviluppo. Ma è una scelta che facciamo noi, quindi possiamo disfarla in qualunque momento. Non possiamo invece disfare la scelta di Dio, perché è eterna, la scelta della nostra vera natura non possiamo modificarla. Dostoevskij ha detto che non ha mai incontrato una persona, per quano malvagia, che non avesse una scintilla di luce al suo interno. Anche se abbiamo servito l’Ego tutta la vita, ciò non ci impedisce di tornare in un attimo alla nostra vera casa, cioè riprendere il cammino evolutivo che si è interrotto. Ciò che ci serve è la consapevolezza, il discernimento, non il senso di colpa. Il discernimento ci porta, attraverso la scelta dell’espiazione, a purificare il passato, e a divinizzarci. In questa parte del testo non si parla dell’influenza dell’inconscio sociale, costruito intorno all’Ego, che domina le nostre vite e rende difficile ascoltare la voce dell’anima, in quanto ce la fa percepire come irreale ed illusoria. Insomma, seconso l’inconscio sociale, la verità appartiene all’Ego, mentre l’anima è solo una pericolosa illusione. L’inconsco sociale, l’Ego collettivo di cui parla Tolle, è l’organismo più pericoloso che mai abbia abitato il nostro pianeta, e lo sta portando alla distruzione. Il pensiero irrazionale è pensiero disordinato. Dio Stesso ordina il tuo pensiero perché il tuo pensiero è stato creato da Lui. I sensi di colpa sono sempre segni che non lo sai. Mostrano anche che credi di poter pensare separato da Lui e che lo vuoi. Ogni pensiero disordinato è, sin dal suo concepimento, accompagnato dalla colpa, e anche nella sua continuità è mantenuto dalla. La colpa è inevitabile per coloro che credono di essere loro a disciplinare i propri pensieri e devono quindi obbedire ai loro dettami.

Il pensiero di Dio è ordinato, il pensiero dell’Ego è disordinato. Quando ci identifichiamo nell’Ego e nei suoi pensieri, immettiamo disordine e disarmonia nella nostra vita. Il senso di colpa è un segnale che stiamo praticando il pensiero disordinato. Ogni pensiero disordinato è accompagnato da senso di colpa (intrinseco). Chi si identifica nei pensieri dell’Ego, li considera suoi, e quindi è naturale che si senta responsabile delle loro conseguenze. Questo li fa sentire responsabili dei loro errori, senza riconoscere che accettando questa responsabilità stanno reagendo irresponsabilmente. Se la sola responsabilità di chi opera il miracolo è accettare l’Espiazione per se stesso, e ti assicuro che lo è, allora la responsabilità di cosa viene espiato non può essere tua. Un dilemma non può essere risolto se non accettando la soluzione rappresentata dal disfare.

In realtà noi abbiamo una sola responsabilità: quella di affidarci ai pensieri dell’Ego. Appena ci disentifichiamo, appena li riconosciamo come non autenticamente nostri, allora cessa anche il senso di colpa per le azioni che abbiamo compiuto sotto la loro influenza. E’ come aver agito sotto ipnosi o sotto droga. L’unica cosa che ci interessa è l’espiazione, il rimediare ai danni prodotti. Tu saresti responsabile degli effetti di tutto il tuo modo di pensare sbagliato se questo non potesse essere disfatto. Lo scopo dell’Espiazione è di conservare il passato solo in forma purificata. Se accetti il rimedio al pensiero disordinato, un rimedio la cui efficacia è oltre ogni dubbio, come possono permanerne i sintomi?

Scopo dell’espiazione è conservare il passato in forma purificata. Le tecniche di PNLut sono dirette a questo scopo, ad esempio il reimprinting totale. La continua decisione di rimanere separato è l’unica possibile ragione del perdurare dei sensi di colpa. Lo abbiamo detto prima, ma non abbiamo sottolineato i risultati distruttivi della decisione. Ogni decisione della mente influenzerà sia il comportamento che l’esperienza. Ti aspetti ciò che vuoi. Questo non è delirante. È proprio la tua mente a fare il tuo futuro e lo restituirà alla piena creazione in qualunque momento se prima accetterà l’Espiazione. Essa restituirà alla piena creazione anche l’istante in cui ha fatto questo. Avendo rinunciato al pensiero disordinato, diventa alquanto evidente il corretto ordinamento del pensiero.

Si esce dalla ripetizione, dalla meccanicità e dalla sofferenza, riprendendo il cammino evolutivo. L’atto di

espiazione, nel senso sopra indicato, come l’atto del perdono, sono atti che ci restituiscono alla dimensione divina, libera e creatrice. Parafrasando Panikkar, solo Dio può davvero espiare o perdonare, come ha fatto Gesù. Nel momento in cui seguiamo il suo esempio, ci divinizziamo. Se qualcuno cerca di ferirci, in realtà può ferire solo il nostro Ego, mai la nostra Anima. Non rispondere all’aggressione, offrire l’altra guancia, è un atto che può essere compiuto in modo autentico solo se in quel momento si abita nell’Anima. L’Ego, o immagine, può essere crocifisso dagli altri. Questo spesso accade nel mondo competitivo. Ma la crocifissione dell’Ego, vista dall’Anima, è solo una forma di allenamento che può accelerare la nostra evoluzione. Se la vediamo in questo termini, cessa ogni forma di paura. Gesù, con la sua crocefissione, ha posto fine alla visione vetero testamentaria del Dio dominatore, tiranno, collerico. L’ha completamente rivoltata. Dio si fa uomo, o l’uomo si fa Dio, non quando domina il mondo, ma quando si mette tra gli ultimi, rifiutando ogni forma di potere e prevaricazione, accettando anche la pena più estrema, perché è ben consapevole che lui non è il corpo, non è l’immagine, non è nulla di tutto ciò. Lui è solo consapevolezza e amore. Quando nel testo si parla di crocifissione, si sottolinea che essa per noi oggi va intesa come un atto simbolico, non fisico. Non va vista come crocifissione fisica, ma come crocifissione morale, psicologica. Questa crocifissione non è evitabile se vogliamo davvero disedintificarci dal nostro Ego, perché sarà proprio il nostro Ego tradito, alleato all’Ego degli altri, a portarci sulla croce.

A PROPOSITO DELLA CROCE... di Matteo Manzitti Forse la domanda fondamentale è...se davvero aveva il potere di risorgere, e questo non è niente niente male, cioè io al massimo ho il potere di mettere a cuccia il mio cane e di cuocermi un surgelato....come mai si è sottoposto a quel supplizio, e perchè il suo Padre lo ha lasciato soffrire così tanto? A questo punto mi viene da pensare una cosa: che la crocefissione abbia molti significati, alcuni facilmente rintracciabili: il darsi a cuore aperto, il perdonare le persone che stanno per distruggerti( "perdonali perchè non sanno quello che fanno"), la fiducia incondizionata ("oggi sarai con me nel regno del padre", frase che rivolge a una delle due persone crocefisse con lui...) Ma il significato più recondito e più essenziale, il significato che motiva anche la forza a cui ha attinto per stare lì e morire, si può afferrare guardando anche alla risurrezione...la risurrezione ha un altro enorme valore simbolico che va capito e che spiega la crocefissione, e questo messaggio è credo sintetizzato in una frase: NON è MAI SUCCESSO. Non ero lì. Dove mi vedevate voi. Non stavo morendo. Infatti eccomi qua. e dov'eri allora??? Sicuramente nell'anima, nell'amore, nel cuore aperto, fuori dall'identificazione con il corpo fisico, lui soffriva,il corpo, ma io no....questo è paradossale, sconvolgente: la croce significa che si può essere felici mentre si soffre, ma a questo punto si può essere rilassati mentre si è tesi, misericordiosi mentre si è arrabbiati, contenti mentre si è sconfitti... è bibolarità??? è schizzofrenia?? forse! Ma forse è semplicemente il compito della nostra esistenza terrena, della nostra esistenza nella casa del nostro corpo che è finito, che può soffrire, ammalarsi, dolersi, oppure nella nostra immagine, nel nostro status... Però rimane evasa una domanda...se davvero l'ego è l'identificazione con il corpo fisico....perchè è risorto?????Perchè è ritornato con lo stesso corpo fisico? Ovviamente qui sono supposizioni, ma dal cuore mi viene da suggerirne una: PER AMARE ANCHE IL CORPO, PER AMARE ANCHE L'EGO, PER AMARE ANCHE LA NOSTRA FORMA TERRENA E NON FARNE UN OGGETTO DI GIUDIZIO. La risurrezione è il compimento del circolo, la crocefissione comincia la profonda disidentificazione, ma essendo disidentificato non può più giudicare niente, torna con il corpo per dimostrare questo, non sono il mio corpo, e proprio per questo lo amo.

View more...

Comments

Copyright ©2017 KUPDF Inc.
SUPPORT KUPDF