Satanismo Femminista MARIA DE NAGLOWSKA PDF
September 11, 2022 | Author: Anonymous | Category: N/A
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MARIA DE NAGLOWSKA
SATANISMO FEMMINISTA
MARIA DE NAGLOWSKA
SATANISMO FEMMINISTA seguito da "La Dottrina del Terzo Termine della Trinità" estratti da "Il Mistero dell'Impiccagi d ell'Impiccagione" one" e "La Luce del Sesso" * prefazione e traduzione di V. Fincati e una nota di d i B. Anel-Kham
“Io schiaccio la testa del Serpente, il satanismo maschile, e proclamo il trionfo della Vergine solare per bocca del satanismo femminile” titoli originali delle opere: Le Rite Rite Sacrè Sacrè de l'Amour l'Amour Magique Magique – aveu aveu -, Paris Paris 1932 1932 Le Mystère de le Pendaison: Initiation Initiation Satanique selon la docrtine du Troisième Terme de la Trinitè Editions de la Flèche, Paris 1934 La Lumière du Sexe - Rituel d'Initiation d'Initiation Satanique Satanique selon la doctrine doctrine du Troisième Terme Terme de la Trinitè
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una rara immagine di Maria de Naglowska
prefazione di Vittorio Fincati nota di B. Anel-Kham INIZIAZIONE SATANICA ALL'AMORE MAGICO Prefazione dell’autrice; Nella Nebbia del Pensiero Nascere Il Battesimo La Prova;all'Amore; Felicità nella Pianura La Traversata; Sull'Altra Sponda LA DOTTRINA DEL TERZO TERMINE TERMINE DELLA TRINITA' TRINITA' estratti da: IL MISTERO DELL'IMPICCAGIONE (Prefazione (Prefazione;; Dopo la Morte; Le Sacerdotesse dell'Amore; Il Rito dell'Impiccagione; La neutralizzazione del Fuoco nero; Per terminare) estratti da: LA LUCE DEL SESSO (Gli Eletti; Il Sesso; Il Banchetto iniziatico e il Cero Virile)
Maria de Naglowska la “Sophiale” di Montparnasse
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“Io schiaccio la testa del Serpente, il satanismo maschile, e proclamo il trionfo della Vergine solare per bocca del satanismo femminile” femminile” (Maria de Naglowska)
Maria de Naglowska nacque sotto il segno del Leone il 15 Agosto 1883 in Russia, a San Pietroburgo, figlia del governatore della provincia di Khazan. Rimasta orfana ancora bambina, ebbe una salute fragile, per
quanto accompagnata ad un carattere tenace e da un’intelligenza un’intelligenza acuta. Dopo essere stata mantenuta agli studi da parenti aristocratici, mentre ascoltava un concerto, si invaghì di un orchestrale, un violinista ebreo di idee sioniste. A causa dell’ostilità della sua famiglia per quella relazione scandalosa, Maria de Naglowska ed il suo compagno abbandonarono al Russia, trasferendosi dapprima a Berlino e poi in Svizzera. Si stabilì a Ginevra, dove si sposò e mise al mondo tre figli, conducendo una vita quasi agiata grazie alle opportunità di lavoro che trovò presso la folta comunità russa. Ben presto cominciarono però le difficoltà a causa dei contrasti fra quella comunità e le idee del marito, che volle far circoncidere il primogenito e iscrivere gli altri due, un maschio e una femmina, alla sinagoga. Anche in seguito a ciò, la famiglia venne a perdere i sussidi della comunità russa e Maria si recò più volte inutilmente nel suo paese natale pe perr cercare di ottenere la sua parte di d i eredità e il riconoscimento del matrimonio. Da buon sionista, il marito abbandonò moglie e figli per recarsi in Palestina, dove gli venne offerta la direzione del locale conservatorio di musica, che diresse per quarant’anni, fino alla morte. Maria se la dovette sbrigare da sola, lei e i tre figli, ma venne reintegrata nella comunità russa, non senza che i figli venissero venisse ro prontamente ribattezzati cristiani ortodossi. Non ottenne più, comunque, alcun sussidio. A causa dell’esternazione delle sue idee, libertarie ed in contrasto con quelle dei benpensanti dell’epoca, fu arrestata dalle autorità svizzere. Espulsa da Ginevra dovette ritirarsi a Berna e poi a Bale, finchè fu costretta ad abbandonare la confederazione, obbligandosi a mettere i propri figli in un istituto, tranne il primogenito che era partito per la Palestina. Palestina. Trasferitasi in Italia, a Roma, nel 1920, all’età di 37 anni, trovò lavoro come giornalista e insegnante, riuscendo a farsi poi raggiungere dai figli. Il tenore di vita era però dei più precari. Il secondogenito partì anch’esso per la Palestina; Maria rimase sola con la figlia Marie, divenuta infermiera. A Roma la Nostra si era fatta una cerchia di amicizie nell’ambiente occultistico, tra cui lo scrittore ed ex artista dada Julius Evola. Fu proprio nel corso di una di queste riunioni esoteriche che essa conobbe un filosofo russo “che gli rivelò la tradizione boreale nei suoi aspetti più segreti ”. ”.1 Bisogna ritenere che fu tramite questo misterioso contatto che la de Naglowska apprese le conoscenze magiche che poi esternò, in parte, nei libri da lei pubblicati successivamente? Non sono tuttavia da escludere contatti con ambienti esoterici italiani e francesi.
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Grazie fortuna dalnaturalmente, figlio Alexandre in Egitto, Maria in quel paese dove riuscì a alla riunire tuttaeconomica la famigliafatta tranne, il marito sionista che sisi trasferì era sposato in condizione di bigamia con una musicista ebrea. In Egitto la figlia Marie si sposò con un ingegnere svizzero. La tranquillità durò soltanto fino al 1930, allorchè la famiglia si disperse di nuovo. Tornata a Roma e poco dopo trasferitasi a Parigi Parigi nel quartiere cosmopolita di Mon Montparnasse, tparnasse, in con condizioni dizioni di grave miseria, Maria de Naglowska riuscì tuttavia, con una forza di carattere, un talento ed una capacità di fascinazione tipica delle donne russe, a coagulare attorno alla sua persona tutto un ambiente umano e traendo da questo le fonti della sua sussistenza. Essa infatti aveva cominciato a tenere delle conversazioni pubbliche su argomenti esoterici in alcuni luoghi di gran passaggio: alberghi e caffè. Per i proprietari era un’autentica manna e non le addebitavano le sue consumazioni per il grande afflusso di persone che venivano ad ascoltarla nei loro locali. Il lavoro del figlio Andrè, ricongiuntosi a lei, le permetteva adesso di concentrarsi esclusivamente sui suoi interessi esoterici. esoterici. Frecciaa - organo organo di azion azionee mag magica ica , cui collaborò Fu così che riuscì a pubblicare i suoi libri 2 e una rivista, La Frecci anche J. Evola. Dal 1930 a tutto il 1935 Maria de Naglowska vi visse sse un’intensa un’intensa stagione, stagione, facendosi conoscere conoscere da un gran numero di persone e dalla stampa stampa francese che non mancò di tributarle la sua attenzion attenzione. e. Poi, d’improvviso, all’inizio del 1936, dopo aver profetizzato la catastrofe del secondo conflitto mondiale, convocò un’ultima conferenza, nella quale salutò i discepoli, affermando che la sua missione era conclusa e che sarebbero dovuti passare molti anni prima che la sua dottrina esoterica sarebbe stata apprezzata apprezzata3.
Trasferitasi presso la figlia Marie a Zurigo, vi morì poco dopo, il 17 Aprile 1936, all’età di 53 anni. ***
In Italia la dottrina di Maria de Naglowska è stata accennata nel 1958 dal suo vecchio conoscente Julius Evola nel libro Metafisica del Sesso e recentemente, con maggiore larghezza, dal “settologo” Massimo Introvigne in Indagine sul Satanismo . Noi stessi abbiamo contribuito, poiché la presente è la prima traduzione italiana di un’opera della scrittrice russa 4. Evola sottolineava il carattere confuso e inorganico delle dottrine enunciate dalla Naglowska e si domandava quanta parte avesse potuto avere la fantasia nella formulazione di queste stesse. Egli era così in dubbio da ritenere che il proprio tentativo di convalidare queste dottrine paragonandole con i riferimenti presi dalle tradizioni estremo-orientali fosse “ un regalare generosamente un contenuto solo assai confusamente presentito dalla De Naglowska alla descrizione romanzata del rito”. Preferiamo tacere sugli aspetti di mistificazione sfacciata e anche stupida, oltre ai deliranti attacchi di misticismo, con i quali essa ha infarcito i suoi due ultimi libri; non dobbiamo pe però rò sottovalutare che la nostra autrice possedeva comunque delle conoscenze effettive, derivate forse da contatti con ambienti russi vicini alle pratiche sessuali sessuali della setta dei Khlysti, in conside considerazione razione del tipo violen violento to di tecniche cui ci si doveva doveva 5 sottoporre, come, appunto, nel Rito dell’Impiccagione . Riguardo tali pratiche, il suo discepolo-biografo Marc Pluquet non dà alcun cenno (per quanto non faccia cenno anche ad altre cose...) ma si limita a riferire dei rituali che venivano celebrati pubblicamente in locali pubblici di Parigi, Par igi, rituali che era sufficiente manifestare manifestare simbolicamente perché più tardi, chi aveva capito, poteva decidere di farene, in privato, la necessaria trasposizione operativa.
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Da Marc Pluquet riportiamo la dichiarazione che veniva recitata nel corso di una di queste cerimonie: “ Io aderisco, poiché questa è la mia volontà di uomo cosciente e libero, alla dottrina del Terzo Termine della Trinità annunciata da Mariai de Naglowska, grande sacerdotessa Tempio del Terzo Termine. Riconosco di aver raggiunto, attraverso secoli e le generazioni, i due Ter Termini minidel precedenti: il Giudaismo e il Cr Cristianesimo, istianesimo, dei quali reggo le due fiaccole accese, la fiaccola della ragione e la fiaccola del cuore. Giuro di sforzarmi, con tutti i mezzi, per accendere in me, con l’aiuto della donna che saprà amarmi di un’amore vergine, la Terza fiaccola, quella del sesso che conferisce la luminosa conoscenza di Lucifero o Satana rigenerato 6 . Mi proibirò di perdermi nella donna impura. Eseguirò il rito della natura secondo gli insegnamenti del Terzo Termine della Trinità che non tollera le vibrazioni perverse ma consiglia, molto saggiamente, all’uomo che si rispetta di essere il Signore illuminato illuminato della donna e non lo schiav schiavo. o. Perseguirò con i miei com compagni pagni l’atto erotico iniziatico, che trasformando il calore in luce, risveglia Lucifero nelle tenebre sataniche del male. Ho letto e compreso i due volumi iniziatici che compendiano la dottrina del Terzo Termine della Trinità, la Luce del Sesso e Il Mistero dell’Impiccagione. Accetto il battesimo che mi viene impartito in questo momento con rispetto, gioia e riconoscenza”.
Maria de Naglowska si è fatta una cattiva fama a causa del particolare linguaggio simbolico da essa adottato, che ha dato l’estro a scrittori e giornalisti giornalisti per per sbizzarrirsi con affermazioni affermazioni non non provate e addirittura campate per aria. L’ultimo esempio esempio in ordine di tempo - a parte qualche qualche svista di M. Introvigne prontamentee corretta dopo la lettura prontament lettura di M. Pluquet - è giunta dal giornalista giornalista francese francese E. Brasey, che che nel suo suo libro Inchiesta sull’esistenza degli Angeli Ribelli , accanto a svarioni di natura biografica, ripete le insinuazioni insinuaz ioni dei suoi ininformati predecessori, predecessori, aggiungendovi del proprio. Marc Pluquet, nel libro-ricordo di Maria de Naglowska, sviluppa la dottrina di femminismo politeista della scrittrice russa, che già nel 1977 lo scrittore S. Alexandrian aveva sintetizzato nel suo I Liberatori dell’Amore e poi accennato nella Storia della Filosofia Occulta : “...la Confraternita della Freccia d’Oro si poneva l’obiettivo di preparare l’avvento del Regno della dell a Madre (destinato a succedere al Regno del Padre e del Figlio dell’era cristiana) creando delle sacerdotesse dell’amore in grado di realizzare la fecondazione morale degli uomini. Il suo movimento, caratterizzato da uno straordinario femminismo, implicava un rituale che fu codificato nel suo volume La Lumière du Sexe (1933) in cui affermava di poter neutralizzare il Male, contrapponendogli degli atti sessuali religiosi, realizzati sotto la direzione di prostitute sacre paragonabili 7
alle ierodule di Byblos
Secondo essa, la trasformazione ed il futuro della società saranno assicurati dalla donna, anche se 5.000 anni di patriarcato le hanno minate profondamente sia nel fisico che nella psiche. La loro sarà una presa di coscienza graduale che le porterà, superando abitudini inveterate e subìte, a rendersi conto del loro vero ruolo. “Con un’audacia serena, Maria de Naglowska ha attaccato le convenzioni che paralizzano la destinazione occulta della donna, e non soltanto le convenzioni sociali ma anche il partito preso sentimentale (...) Secondo Maria de Naglowska la porta del cielo è aperta per il coito sacro. Ma la donna deve offrirsi all’uomo senza egoismo sessuale. Là risiede il grande segreto dell’amore magico e la ragion d’essere della morale di domani che vuole che la donna non sia che madre o sacerdotessa. Se è madre, dà vita fisicamente, se è sacerdotessa, dà vita alla luce del sesso” 8 . “Bisogna che la sacerdotessa d’amore abbia la vocazione, cioè che si possa donare con lo stesso ardore fisico a tutti i maschi che seduce. Non è però necessario che essa li ami, li stimi o li ammiri individualmente, poiché in ciascun uomo essa deve saper amare, venerare e anche adorare il Perfetto dell’avvenire. Essa
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offre il proprio corpo in sacrificio. Deve mettere in quest’impresa la stessa devozione di una religiosa. Non è dunque per la reciproca affinità fisica tra due corpi che si contr contribuirà ibuirà necessariamente alla qualità magica dell’unione, ma la sincerità del sentimento religioso che animerà la sacerdotessa (...) La sacerdotessa ideale deve saper vibrare in sintonia con tutte le vibrazioni maschili ch’essa suscita, per differenti che possano essere. Oltreprostituta a questa facoltà di accordo universale, la Sacerdotessa, che nondel è né la giovane né la viziosa che sifisico offrevenereo al primopressocchè venuto, trasmette a tutti le sublimi vibrazioni proprio ideale. E queste essendo creatrici, determinano nell’uomo il risveglio della conoscenza, che noi chiamiamo Satana rigenerato ovvero Lucifero”. 9
E’ difficile dire se queste frasi sono sincere o dette ad effetto. Certo che, prese in se stesse, valgono molto più di un manuale di magia sessuale e noi vogliamo credere (anche sulla scia di certe affermazioni di un affermato mago sessuale quasi suo contemporaneo) che lo siano, per quanto sgorgate più dalla sua anima di donna che da un’esperienza di conoscenza. Essa aggiunge che che in sintonia col suo carattere carattere lunare, la sacerdotessa d’amore non deve darsi al piacere localizzato, appartenendo questo all’uomo, e deve restare “ fredda e silenziosa” ed evitare le gravidanze. Alexandrian aggiunge a conferma di queste parole che nel culto babilonese la sacerdotessa veniva chiamata “naditu”, cioè l’infeconda, e la ierodula “zer-mashitu”, ovvero colei che trascura il seme. Secondo la Naglowska, le sacerdotesse dell’avvenire possiederanno un’eterna verginità, malgrado la molteplicità dei rapporti sessuali, perché si negheranno al piacere localizzato. Per Alexandrian “l’idea direttrice della sua filosofia amatoria è la doppia polarizzazione inversa dei sessi: il cervello dell’uomo emette un’elettricità negativa, quello della donna un’elettricità positiva; mentre, del pari, il sesso dell’uomo è positivo e quello della donna negativo. Si tratta di mettere d’accordo tra loro queste due correnti” . Dal punto della pratica, la scrittrice dice che l’uomo e la donna devono aumentare più che possono la carica del loro desiderio sessuale, devono cavalcarlo come farebbero con un corsiero, ma senza farsi disarcionare. E’ evidente in questa raccomandazione la consapevolezza che l’energia sessuale è come un’onda che, “cavalcata”, permette di passare la “barriera” della grezza materialità. Ma pare di capire, attraverso il simbolismo che l’uomo “resti secco” e non emetta il seme. Questo atto viene rappresentato ed esaltato come un divorzio che si contrappone al matrimonio, cioè all’effusione finale nel partner. La Naglowska lo definisce il “divorzio d’amore”. “ Non è il matrimonio il più alto sacramento dell’unione tra uomo e donna, bensì il divorzio. Bisogna considerare il divorzio non come l’espressione di un fallimento sentimentale, ma come una duplice vittoria conseguita di concerto. La coppia futura divorzierà per amore, non per inimicizia” . La Sophiale , come amava farsi chiamare a Montparnasse, affermava tuttavia che la donna si sta facendo rara - intenden intendendo do evident evidenteme emente nte la donna donna in in senso senso eminen eminente te - e che in conse conseguen guenza za di ci ciòò lo stesso stesso uomo uomo tende a svirilizzarsi. In pratica, starebbe venendo meno quella complementarietà della coppia che sola è in grado di assicurare il perfetto equilibrio e progresso di una società. “ Sarà la donna ormai che si assumerà il compito di regolamentare regolamentare gli atti del vivere quotidiano; l’uomo ne metterà in pratica i principi normativi.
Quest affermazione può sembrare gratuita, ma per poco che ci si allontani dal modo tradizionale di ragionare, si è costretti a riconoscere che la custode della VITA, praticamente la sua radice, è la donna. Si può immaginare un mondo senza uomini ma non il contrario”. Così sintetizzava il Pluquet.
Nella sua dottrina, M. de N. riprende r iprende un vecchio assioma esoterico, portato alla luce alcuni decenni prima da P.B. Randolph, secondo il quale, mentre è l’uomo che ingravida fisicamente fisicamente la donna, donna, è quest’ultima quest’ultima che, invece, ingravida spiritualmente il cervello del maschio. “ Il Dottor Adrien Peladan figlio, afferma, successivamente a Randolph, che la donna è destinata alla fecondazione uterina e non alla creazione
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cerebrale, ma che è dotata di un cervello maschile che feconda quello dell’uomo: per effetto della proiezione del pensiero della donna, il cervello femminile dell’uomo è in grado di concepire”. 10 “...la sua intelligenza (quella della donna) viene dal sesso e non dal cervello. Oggi, Oggi, la donna che vuol essere uguale all’uomo coltiva a dismisura la ragione. E’ questo il grande errore del secolo e l’origine di tutti i mali di cui soffriamo. La ragione nell’uomo nell’uomo prende il posto dell’intelligenza. dell’intelligenza. Questa gli è propria e l’uomo se ne serve adeguatamente. La donna invece, si rende inferiore quando segue quest’esempio, che è anormale. La donna deve da noiriapprendere, preconizzati ””..prima di governare, ad accumulare la luce spirituale nel proprio sesso, celebrando i riti
Si tratta di tematiche piuttosto piuttosto complicate, anche perché vi sono due scuole di pensiero (e di pratica); una, sostiene che la donna non può nulla in magia sessuale senza l’ausilio dello sperma del maschio. L’altra ritiene uomo e donna in dovere di operare assieme verso un comune consegui conseguimento. mento. Tuttavia in base base ad un attento esame degli scritti di M. de N., non ci è parso che il ruolo della d ella donna sia così autonomo come affe afferma rma Marc Pluquet. La magia sessuale della donna donna naglowskiana naglowskiana ci è sembrata, in fin dei conti, conti, in funzione del maschio. maschio. E’ sufficiente vedere il ruolo di d i Xénia nel romanzo qui tr tradotto adotto per rendersene conto. Questa caratteristica, caratteristica, che abbiamo abbiamo riscontrato anche negli negli altri due libri della scrittrice russa - e dai quali quali abbiamo riportato ampi ampi stralci - ci pone di fronte fronte a delle precise precise riserve in ordine alle conoscenze conoscenze profonde che della magia sessuale avrebbe avuto La Sophiale . Inoltre nessuno, tranne il sacerdote cattolico Pierre Geyraud, in un libro scritto nel 1937, ha notato che la matrice delle delle ideee sessuo-magico rivoluzionarie rivoluzionarie dell’autrice potrebbe essere una copiatura di quelle del clandestino “Cenacolo di Astarte, fondato nel 1920 e che non aveva un punto fisso di ritrovo. Questo gruppo occulto e mistico si proponeva di unificare i seguaci della Donna-Divina, terza ipostasi dell’Assoluto manifestato. La sua missione era quella di ripristinare il culto del Dio Madre e di annunciare il Paracleto che si sarebbe rivelato come Sophia, Nostra Signora lo Spirito Santo, Colei- Che-Deve-Venire. Per emblema aveva una rappresentazione ‘altamente ‘altamente 11 simbolica’ del sesso femminile”. Lo stesso curioso epiteto di La Sophiale potrebbe essere stato ispirato dalle dottrine di questo gruppo.
Cosicchè anche i discorsi femministi , per quanto rivestiti con toni mistici e millenaristici, le pretese di riforma della società, le sue normative, e la visione del mondo nel senso di una futura Età della Madre (Terzo Termine della Trinità) ci sono sembrati più un habitus di facciata che i frutti di una profonda meditazione. meditazion e. Potremmo quasi spingerci ad affermare che l’esoterismo di Maria de Naglowska, appreso quasi per caso nel corso della sua vita avventurosa e travagliata, sia stato uno dei tanti elementi utilizzati da questa donna così sventurata e così piena piena di risorse. 12 Alexandrian, con parole appassionate, ci lascia di lei un miglior ricordo: “ Se non tutto è da ammirare in Maria de Naglowska, essa merita tutta la nostra stima perché dice all’uomo: ‘Non puoi tornare nel ventre di tua madre per rinascere con un’altro nome, ma puoi rituffarti nella donna che t’accoglierà con amore, amore, per attingere in essa la luce che ti manca’. Maria de Naglowska ha dimostrato che la donna è ideologicamente necessaria all’uomo”. *** Il Rito Sacro dell’Amore Magico contiene un enigma che, contrariamente alle affermazioni dell’autrice che lo avrebbe scritto per chiarire i misteri, ci sembra voluto e non casuale. Si tratta di apparenti errori nel disegno dell’orologio Aum e di errate indicazioni indicazioni del testo roman romanzato, zato, a proposito delle modalità modalità operative per tracciare il quadrante.
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Innanzitutto osserviamo il disegno originale dell’edizione del 1932 (qui a pag. 12). Al centro della figura che ricopre il numero 6 vi è un punto, un piccolo cerchietto nero. Nella didascalia posta più sotto, questo cerchietto si trasforma, chissà perché, in un quadrato. In base alla lettura del testo, si noterà che il cerchietto, in realtà, dovrebbe avere forma oblunga, in quanto si tratta di un... uovo! Inoltre, per due volte, il termine Avm prende il posto di quello corretto Aum. Al termine dell’introduzione c’è il primo enigma. I tre numeri sovrastanti il quadrante, 1, 3 e 2, in realtà dovrebbero e 2, l’1, come an dalla voce interiore che parla parla a Xénia nel Metti 55,3 sopra al diviene fuoripoi delchiaramente cerchio ”. 4° capitolo: “essere ”. E annunciato piùnunciato oltre ancora. Proprio da questo punto comincia quello che a noi sembra un deliberato tentativo di sviare il lettore poco perspicace. Il quadrante dell’orologio ha due circonferenze: quella esterna, più marcata, leggendo attentamente non dovrebbe esistere ma essere ridotta ad una semicurva. La voce interiore dice di disegnare una curva parallela al cerchio dando due termini ben precisi; non dice di fare tutto un cerchio ma di limitarsi ad un segmento segmento di esso: esso: “dal 2 nuovo al 5 nuovo...” . Il disegno del 1932 non riporta poi le tre tr e scritte imposte dalla voce: 1) LA MIA NUOVA NUOVA FORMAZI FORMAZIONE ONE (in testa testa al al disegno) disegno) 2) IL VALORE COMPLESSIVO COMPLESSIVO DELLE ORE INTERME INTERMEDIE DIE E’ 54, CIOE’ 9. QUESTO NUMERO E’ LA CIFRA SIMBOLICA DELL’ERA CHE IO COMBATTO, POICHE’ E’ ESSA CHE MI PRIVA DEL MIO CORPO 8a margine). 3) HO BISOGNO DI UNA DONNA DONNA E DI UN UOMO, PER POI RINASCERE DA LO LORO RO DUE (in basso e col proprio sangue). Nel leggere la seconda frase frase il lettore, però, resterà resterà perplesso, domandandosi cosa si è inteso inteso per ore intermedie . Volendo presumere che si tratta delle ore tra le due circonferenze (una delle quali non dovrebbe esistere, come abbiamo detto) calcolerà 1+2+3+4+5+6+7+8+9+10+11+12=78, che con ulteriore addizione teosofica darà (7+8) 15 e (1+5) infine 6. 78, come fa notare O. Wirth nel suo studio sui Tarocchi, è la somma dei numeri, dall’unità alla dozzina inclusa; ciò ha un’evidente connessione col simbolismo solare del numero 12, quello della perfezione che, a sua volta, è un raddoppiamento raddoppiamento del 6 femminile; ma lasciamo lasciamo perdere... Quindi non più 54, cioè 9, bensì 78, cioè 6. A questo punto della nostra esposizione l’orologio Aum dovrebbe assumere questa parziale configurazione: configurazione: Continuando nella lettura, la descrizione della formazione del disegno si ingarbuglia di più. Xénia traccia automaticamente col proprio sangue una linea a zig-zag che, partendo dall’1 giunge fino al 6. La procedura corretta, visto che l’autrice parla di una figura simmetrica che deriva dai due tracciati intersecantisi a più riprese, è 1,11,3,9,5,7,6; così come sarà corretta corr etta la successiva: 11,2,10,4,8,6. Pertanto, la figura si dovrebbe presentare presenta re così: Invece, viene viene dato un ordine di scansione sbagliato, sbagliato, per quanto quanto riguarda la linea rossa: 3, 6, 9, anziché, ovviamente, ovviamen te, 3, 9, 6. Inoltre si omettono i passaggi al 5 e al 7. Poi, il disegno originale non presenta traccia di spirali che girino attorno ai numeri ma solo zig-zag, mentre nel testo scritto è detto esplicitamente anche delle spirali. Non si capisce pertanto a cosa si riferisce l’autrice scrivendo che il 2, 4, 8 e 10 “ rimangono
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fuori” e il 5, 7, 1 e 11 “ all’interno del tracciato ”, ”, né, tantomeno, si riesce a riconoscere che “ l’insieme si
configurava come una specie di stella a quattro punte acute e a due ali rotonde ”! ”! Contrariamente a quanto scritto nell’introduzione, viene poi tracciata una linea blu (e non nera) che, partendo come la rossa dal numero 11, traccia il percorso 2, 10, 4, 8, 6; per poi ripercorrerlo a ritroso e sfuggire via, via, oltre la circonferenza dell’orologio.
Verso la fine del 5° capitolo, Mischa pronuncia il numero 41, che non è altro che la somma teosofica dei numeri della linea blu. Quando però si tratta di simbolizzare la risalita di questa stessa linea attraverso il medesimo percorso di quella rossa, Mischa pronuncia iill numero 36, omettendo di pa partire rtire dal 6 anziché dal 7. In tal modo la somma complessiva sarebbe, più giustamente, 42. Da 41 a 36 Mischa ricava la somma 77, che egli definisce della liberazione. Noi troviamo più giusto fare 41+42=83 addizione (8+3)ildànumero 11. Da notare, a nostro favore, che le reciproche addizioni di 41 e 42che, dannoper 5 eulteriore 6, cioè i numeri del maschio e della femmina che, uniti, danno appunto 11, il numero dell’unione magica sessuale (1+1). Quando Mischa invita Xénia a risalire con lui dal 6 all’1, non fa che riferirsi ad un procedimento di magia che parte dall’unione fisica sessuale, ossia non “dall’11 al 77 ” ma dall’11 all’83 (8+3=11 ancora) cioè alla pratica del serpent serp entee che si morde la coda. coda.13 Perché tutti questi tentativi di confondere il lettore? Noi riteniamo che, data l’epoca in cui scriveva, non era opportuno parlare esplicitamente esplicitamente di pratiche sessuali che ancor oggi destano scandalo. Se oggi si rrischia ischia tutt’al più lo scherno o la commiserazione, commiserazione, allora si sarebbe incorsi in gravi sanzioni sociali e penali. In base ad alcuni elementi, possiamo supporre che lo schema dell’orologio Aum si riferisca ai tempi e alla ciclica di una precisa e ignota operatività sessuale sessuale di coppia.
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La nostra scrittrice dice esplicitamente che l’11 rappresenta “ l’ingresso dell’uomo nella donna e di Dio nella Natura”. Schiller scrisse: “11 è il peccato, 11 va oltre i Dieci Comandamenti ”. ”. Altri riferimenti permettono permettono di qualificarlo come un numero del Caos. Caos. Nell’antichità Nell’antichità gli orgiastici collegi sacerdotali di Dioniso erano erano composti da 11 membri. Dall’ora undecima si sviluppa dunque l’azione magica sessuale, proprio perché si tratta di un’operazione che utilizza le forze telluriche e dissolutive della caoticità, per compiere un’opera di reintegrazione. reintegrazion e. In questa prospettiva le ore dell’orologio hanno un andamento andamento sinistrogiro, di scardinamento scardinamento delle regole. Bisogna scendere, immergersi nella materia e in essa trovare l’energia per compiere l’opera. Infatti il Maestro del Passato , dolendosi per la perdita dei beni materiali e del suo regno, cerca di giungere al 6, il punto più basso, perché lì vi è l’oro alchemico. Per forza di cose costui necessita necessita del maschio e della della femmina, vale a dire che l’essere umano, per per giungere a reintegrare la sua natura edenica, deve farlo attraverso le vie alchemiche dell’unione sessuale. Da qui l’invito di Mischa a Xénia di risalire assieme dal 6 all’1. A riguardo, è abbastanza chiaro il senso espresso dai colori dell’orologio. Questo, nel sogno di Xénia, Xénia, prima di assumere le sue ssembianze embianze si era presentato presentato come un disco di smeraldo. IL colore di questa pietra preziosa è il verde, il colore di Venere. Le due linee segmentate, simili ad un fulmine che si abbatte, scendono giù fino al numero 6 che, come aveva intuito Xénia, “rappresenta un’organo, nascosto nel mio corpo e nel quale vuole penetrare il mio Maestro ”, cioè il sesso femminile.
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Queste due linee sono una blù e l’altra rossa e rappresentano le polarità magnetica ed elettrica della corporeità sia della terra che del corpo umano. Esse si congiungono nel sigillo di Salomone, nel 6 che viene fecondato animicamente. Simbolicamente questo 6 genera un uovo, segnacolo di tutte le potenzialità germinative e della capacità di risalire. Le due linee però, si intersecano tra loro più di una volta, prima di giungere alla congiunzione principale nel 6, e altrettanto accade poi a ritroso, anche se si tratta, questa volta, di un ripercorrerle assieme. In questi incroci possiamo vedere delle allusioni a particolari operativi che, tuttavia, non è facile determinare, sia perchéé il romanzo perch romanzo dà solo dei cenni cenni - riserv riservando ando il restro restro a delle comunic comunicazio azioni ni orali tra insegn insegnante ante e discepolo - sia perché non sembra che l’insegnamen l’insegnamento to della Naglowska abbia abbia avuto un continuamento continuamento diretto,
eccettuando il caso della bella Hanoum su cui nulla ci è dato sapere. E’ interessante il dato lineamano rossadestra, venga tracciata il sangue virginale.di La deflorazione di è compiuta da Mischa Misch a colche ditoladella proprio per pecon r dare l’opportunità tracciare con es esso soXénia la linea rossa, un alinea “maschile”, perché tramite essa Mischa può risalire. Noi riteniamo che si tratti tr atti comunque di sangue mestruale e che l’operatività di questa linea vada eseguita con il concorso del periodo mestruale. La linea blù e le sue tappe (i suoi angoli ) sono femminili perché “la discesa si attua attraverso la femmina e nella femmina ”. ”. La spiegazione e la stessa ideazione di queste tappe numeriche ci sembrano un po farraginose conferendo conferendo all’insieme dell’orologio Aum un chè di forzato. Vien dato d dii capire che la linea blù è quella che seguono tutti gli esseri umani e lo stesso Dio per corporificarsi e corporificare il Mondo. Il punto cruciale è l’ora sesta, termine della discesa, centro del peccato ma anche trampolino di lancio per l’ascesa: “si tratta di un grande mistero per il profano ”. ”. La risalita r isalita avviene avviene attraverso la linea rossa che, noi riteniamo, dev’essere tracciata dal basso in alto e non, come indica l’autrice con probabile intento dissimulatorio, dall’alto al basso. Poiché è tracciata con il sangue virginale (mestruale) deve per forza scaturire dall’ora sesta, simbolo della vagina. Ci pare anche che l’uomo che intraprende la risalita non ne può non tenere conto, altrimenti non avrebbe avuto senso il tracciare questa linea col sangue e, ancor di più, il volere che una goccia di esso venisse fatta cadere sulla quinta parola (donna) della frase “ ho bisogno di una donna e di un uomo... ”, poiché il 5 corrisponde all’uomo nel simbolismo simbolismo è del tutto chiaro chiaro che la donna donna sanguinante sanguinan te figura come quinta parola, perché è indispensabile indispensabile nella via che percorre il maschio. Al termine della risalita, all’ora undecima, c’è un coito sacro con la donna, ma l’uomo non deve versare il seme. Sembra anzi che la Naglowska polemizzi con quelle scuole che, invece, nelle loro pratiche, compendiano proprio l’emissione del seme: “ oggigiorno troppi metodi diversi tendono a facilitare l’Esperienza Magica Regale con dei mezzi artificiali che lusingano l’orgoglio ma offendono Dio e non arrivano che a dei mezzi risultati, r isultati, cosiddetti scientifici ”. ”. Nel racconto la risalita lungo la linea rossa coincide con la risalita notturna della montagna, nel corso della quale non mancano le allusioni simboliche alla pratica sessuale. Crediamo che questo romanzo r omanzo volesse essere essere uno stimolo a stabilire un contratto fra il lettore interessato e il gruppo di Maria de Naglowska, che si raccoglieva attorno alla rivista La Freccia . Quest’ultima è anche raffigurata nell’orologio Aum. (*) Qui sotto lo schema originale dell’orologio Aum. L’autrice lo aveva fatto precedere dalla seguente scritta. “Il simbolo di questa pagina ha una potenza formidabile; è un talismano per chiunque si avvicina al suo segreto con rispetto ”. ”. Seguiva la seguente didascalia: didascalia: dalle 2 alle 6 = DISCESA = A
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al numero 6 = UNIONE MAGICA = U dalle 6 alla 1 = ASCESA = M
VITTORIO FINCATI
estratto da THEORIE ET PRATIQUE DE LA MAGIE SEXUELLE L’Amour et l’Occultisme Paris, 1 19 938 - Librai airi rie e « Astra » di B. Anel-Kham
“…verso il 1920, un gruppo occulto, il Cenacolo di Astarte, si fece conoscere pubblicamente, pubblicamente, e lanciò a Parigi – molto discretamente, discretamente, bisogna ammettere – un piccolo piccolo manifesto manifesto di cui diamo ilil testo: testo: “Si dà come missione la restaurazione restaurazione del Culto di Madre-Dio, che è Spirito e Amore, e l’annunciazione l’annunciazione del Paracleto che si manifesterà manifesterà come Sofia, Nostra Signora dello Spirito Santo, che è Colei-ch Colei-che-deve-V e-deve-Venire. enire. Nella sua Teoria, il Cenacolo di Astarte risale alle fonti dell’iniziazione per poter partecipare alla ricostruzione del Grande Androgine primordiale. Nella sua Etica, ricerca in tutte le sacre scritture religiose e nelle Filosofie dell’Antichità l’insegnamento segreto conferito sotto il velo del simbolismo, che forma i capisaldi eterni della Dottrina Occulta. Nella sua Pratica, come già fu nei Misteri primordiali di cui il Sabba medievale medievale fu una pratica degenerata, degenerata, si celebra in tutta la sua purezza il Culto in cui la Donn Donnaa è sia altare sia sacerdotessa, assieme al celebrante che rappresenta rappresenta il Principio attivo. E’, come si vede, il ritorno alla vera Magia, che, basandosi sull’esoterismo più puro, conferisce attraverso l’Alchimia spirituale, la vera natura dell’eucaristia. La conduzione del Cenacolo di Astarte è di due tipi: studi e rituali. Rigorosamente privati. Il Cenacolo di Astarte è chiuso e segreto, fino al giorno in cui avrà trovato la formula esoterica che permetta l’instaurazione del culto di Madre-Dio. Nell’attesa, esso recluta attraverso una selezione severa gli adepti in grado di ricevere l’iniziazione e di costituire in tal modo il sacerdozio della Religione del futuro”. Questo testo era preceduto da un emblema significativo, costituito da un triangolo col vertice in basso dal quale spunta una rosa. Vi si riconosce il simbolo della kteis . Il Cenacolo di Astarte non fece troppo clamore, ma ciò non fu il caso della Confraternita della Freccia d’Oro, che ebbe pure un giornale e organizzò conferenzee e pubbliche riunioni, fino alla morte della sua fondatrice, nel 1937. conferenz Quest’ultima, un’iniziata russa, Maria de Naglowska, cominciò il suo apostolato a Montparnasse nel 1931. Essa presagiva con sessuale, raro talento l’avventodella dellaMadre-Divina Nuova Era, la di Satana, l’illuminazione mediante la magia la religione e ilrigenerazione culto delle Sacerdotesse dell’Amore. Consacrò pubblicamente pubblicamente due di esse in una cappella del quartiere di Montparnasse nel corso di una splendida
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cerimonia ricca di simbologie cui parteciparono anche dei giornalisti. I due rituali della setta da lei fondata sono stati pubblicati ed hanno per titolo: La Luce del Sesso e Il Mistero dell’Impiccagione. dell’Impiccagione. Secondo Maria de Naglowska, la porta del Cielo è aperta al coito sacro. Ma la donna deve offrirsi all’uomo senza egoismo sessuale. Là risiede il grande segreto dell’Amore magico e la ragion d’essere della morale del domani che vuole che la donna non sia che madre o sacerdotessa. Se è madre, concepisce fisicamente, se è sacerdotessa genera la Luce del Sesso. Se si prostituisce, commette il più abietto dei crimini contro Natura e le supreme leggi dell’Universo. Noteremo a riguardo che la “prostituzione “prostituzione sacra” non ven venne ne istituita dai dai culti yonici, ma dai culti fallici, come vedremo nel capitolo seguente. Secondo Maria de Naglowska, la donna non deve ricercare il piacere carnale, ma convertire l’energia sessuale in energia spirituale. E’ tale trasmutazione che rende possibile la celebraz cele brazione ione pubblica pubblica e solenne solenne della Messa d’Oro . Questa messa d’oro rigenera Satana, causando la sua comunione con la Vita che è Dio. In Satana, ci sono due termini: il No ed il Sì . Il Satanismo maschile è questo No che si oppone al Sì , e questa necessaria necessaria lotta è il fermento fermento che genera genera la Vita: ecco perché perché il Satanismo maschile è immortale “nei Cieli, in Terra, sulle Acque e sotto la Terra”. Terr a”. Ma in Satana c’è anche l’aspetto femminile. “La cosa generalmente viene taciuta, poiché fin dal Principio gli fu tolta la parola. A volte, Dio gliela restituisce, ma solo nelle ore in cui la sofferenza diviene insopportabile, ed è il canto del Cigno. Un’epoca allora finisce ed un’altra appare, e a ragione perché il Satanismo femminile si è espresso. Il Satanismo femminile è il cominciamento della nuova nascita ed il suo grido di gioia annuncia il nuovo giorno. Il Verbo nasce allora nella casta matrice della Donna, sale nella sua testa e parla dalla sua bocca, determinando l’inizio di una Nuova Era. Il Satanismo femminile è inespresso, generalmente, poiché è il Guardiano della Soglia, Il Custode silenzioso che si oppone al fallo solare per impedire il concepimento, la gioia del Sole, poiché senza questa opposizione, non ci sarebbe Vita. Ma quando la sofferenza diviene insopportabile insopportabile e la prova troppo impegnativa, per dei corpi cor pi troppo deboli, il Guardiano della Soglia, Satana-Donna, Satana Madre Divina, pronuncia la sua parola.
Allora tutto cambia nei cieli, in terra, nelle acque, sotto terra, e in un sublime istante, la separazione non sussiste più, l’uomo e la donna non sono più che una cosa sola, i due opposti sono fusi in Uno solo, il grido di gioia si diffonde, giunge la salvezza salvezza e la Vita trionfa, secondo secondo la promessa fatta ai Gius Giusti: ti: “La Donna schiaccerà la testa del Serpente malefico nell’ora destinata…”. E’ così che il Satanismo maschile dev’essere vinto, col trionfo della Vergine Solare in bocca al Satanismo femminile…” femminile…” (citazione dagli insegnamen insegnamenti ti orali e scritti di Maria de Naglowska). Come si vede, questa questa curiosa dottrina regola i rapporti intimi intimi della della coppia, coppia, spiritualizza spiritualizza l’Amore conservandogli la connotazione sessuale, e sintetizza infine in uno solo i culti yonici e fallici . Per Maria de Naglowska, l’amore esce dalla banalità del sentimento convenzionale da una parte, e dall’altra, cessa di essere la conseguenza di un volgare istinto sessuale, per diventare un atto religioso, ritualmente r itualmente compiuto”. compiuto”.
PREFAZIONE DELL'AUTRICE
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Il simbolo non è un'immagine che rappresenta la tal cosa o la tale idea determinata e nemmeno un'iscrizione dal senso circoscritto. Il simbolo è una chiave che apre delle porte, ma, in più, bisogna avere la capacità di scorgere i tesori nascosti dietro queste porte. Il simbolo che noi presentiamo presentiamo qui al pubblico è denominato OROLOGIO AUM. E' la chiave che permette di comprendere che una medesima Legge sovrintende alla nascita di un bambino, alla rinascita di un individuo morto alla vita materiale e rifatto per quella spirituale, e alla triplice vicenda del mondo visibile, che si si rinnova senza sosta, sosta, seguendo un ritmo eterno: la sera, la notte e il nuovo mattino. mattino. Questo ritmo corrisponde alle fasi successive e sempiterne della Divinità, la cui Via si manifesta tanto tanto sotto l'aspetto del Padre, che del Figlio, che della Madre. Prima c'è la Discesa, Discesa, segue poi la Lotta contro questa Discesa e, infine, ecco la Vittoria della Primavera Pr imavera Divina per mezzo di Madre-Natura. Ma la Primavera, Pr imavera, che non dura dur a che una stagione, determina una nuova Discesa, seguita da una nuova Lotta, e così per sempre. L'alta L'alta saggezza di questa Volontà disinteressata disinteressata non non sarà mai compresa compresa dallo spirito volgare, che agisce solo per interesse: l'individuo purificato, invece, ne comprende la bellezza. L'OROLOGIO AUM, che ci deriva dalle Indie e dall'Egitto, e del quale noi stesse abbiamo sperimentato il valore, è costruito nel modo seguente: C'è anzitutto un quadrante, simile a tutti i quadranti del mondo ma con questa differenza, che lo scorrere delle ore viene supposto da destra a sinistra e non viceversa, viceversa, come ne è il caso per gli orologi normali. Alle marcata undici comincia la Discesa. raffigurata della pagine precedente da una nera e ben che, partendo dallaEssa cifraè 11, si sposta nel poi disegno al due, al dieci, al quattro e all'otto, perlinea penetrare infine nel sei, qui rappresentato dal Sigillo di Salomone, S alomone, cioè i due triangoli intersecati, che simboleggiano la Discesa della Divinità nella Materia (o Natura) e la Volontà del Rinnovo Spirituale di quest'ultima attraverso l'uomo. Questo stesso simbolo, come del resto il disegno AUM nel suo insieme, raffigura pure la respirazione, che si compone di inspirazione, espirazione e riposo. Questa linea che si segmenta al 2, al 10, al 4 e all'8, è la linea femminile, perché la Discesa si attua attraverso la femmina e nella femmina, per l'uomo, e nella n ella Natura, per Dio. Ogni studioso della Saggezza deve meditare a lungo su questa Verità basilare. Ora, perché la linea della Discesa è segmentata, e perché questo tracciato femminile si snoda attraverso il due, il dieci, il quattro e l'otto? In altre parole: che significato questi numeri? La scienza di cui siamo detentrici risponde così: L'11 simboleggia l'Ingresso (dell'uomo nella donna, e di Dio nella natura), il 2 rappresenta il matrimonio dei due elementi contrari e, conseguentemente, il punto di partenza di una nuova segmentazione. E' la formazione dell'angolo. Il numero 10, essendo il prodotto della moltiplicazione del 2 col 5, quest'ultimi impersonando impersonando il femminile ed il maschile, ecco che abbiamo, nel nostro disegno, all'ora 10, una specie di sconfitta dell'Uomo, precipitato da questo momento, assieme alla donna, nel profondo dell'Inferno (della Materia).
All'ora 4, i due elementi contrari si equivalgono, è adesso che si verifica la crocefissione dello Spirito sul Legno Santo della Natura; è la sofferenza dell'uomo che abdica ed è la sofferenza della donna fecondata. Allora, un nuovo angolo orienta il nero cammino verso l'8. Questo numero rappresenta il primo giorno del nuovo periodo, nel quale la donna domina l'uomo e la Materia imprigiona lo Spirito nella profondità delle sue viscere. Ci troviamo, all'ora 8, sul limitare dell'abisso, nel quale si muore o si rivive. r ivive. Il numero 6, che è il termine della Discesa, è anche quello che determina la Rinascita. Si tratta di un grande mistero per il profano ma la più bella delle luci per l'iniziato. l'iniziato. L'individuo app appartiene artiene al peccato, ma colui che risale, da d a questo momento, rinasce alla vita eterna.
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Questo passaggio è pericoloso per la maggior parte degli uomini, ma il Figlio di Dio trionfa e rinasce. E' il mistero della Vittoria di cristo. Dal 7 al 5, e dal 5 al 9, poi dal 9 al 3, e dal 3 all'11, il Vittorioso risale verso la spiritualità, seguendo la linea chiara14 del nostro disegno. Ad ogni angolo (qui si tratta degli angoli maschili) le virtù spirituali dell'uomo aumentanoo ed egli giunge davanti alla Porta (il numero 11), rinvigorito di nuovi poteri. aumentan Tuttavia, di fronte a questa porta, lo attende la prova suprema. Qui l'uomo ritrova la donna, la propria sposa. Egli è invitato a ricongiungervisi, ma rimanendo continente, cioè impedendo all'energia sessuale di effondersi, per offrirla totalmente allo Spirito. Questa prova è pericolosissima, perché una caduta in questo momento comporta la perdita della ragione. r agione. Il Vittorioso è proiettato subito nell'1, che determina o rappresenta la sua liberazione dalla prigione della materia. Egli è Re sacro e viene investito del potere di dominare gli esseri umani…. Il Rito Sacro dell'Amore Magico è la storia della formazione naturale di questo Re. Offriamo questo libro all'attenzione dei lettori, considerando che oggigiorno troppi metodi diversi tendono a facilitare l'Esperienza Magica Reale con dei mezzi artificiali che lusingano l'orgoglio, ma offendono Dio e non arrivano che a dei mezzi risultati, r isultati, cosiddetti "scientifici". "scientifici". Il risultato perfetto illumina le tre Stelle della Saggezz Saggezza, a, rappresentate rappresentate nel nostro disegno dai numeri 1, 3, e 2, disposti rispettivamente sopra l'1, il 12 e l'11 del quadrante. A loro volta queste Stelle formano il triangolo Divino, composto dal padre, dal Figlio e dalla Madre; tuttavia nella nostra storia il 3 (la Stella della Madre) e il 2 (la Stella del Figlio) si illuminano soltanto perché i nostri protagonisti (Mischa e Xenia) non hanno compiuto il rito, ancor più importante, del Secondo Matrimonio, che è riservato alla generazione del Messia. (1=5) Quest'ultima Stella, che si chiama La Stella Brillante del Mattino, non fa parte della nostra epoca, perché ancora non è terminato il periodo della nostra sofferenza: l'umanità comincia appena adesso la sua ascesa verso lo Spirito e l' Era del Terzo Termine deve trascorrere prima dell'avvento sulla nostra terra del ReMessia.
NELLA NEBBIA DEL PENSIERO
Siamo nati per per essere felici. Il nostro destino naturale è l'equilibrio, l'equilibrio, l'armonia, ppoiché oiché se noi noi siamo così come essere, l'intero universo si riflette ognuno dicinoi come un canto La terra dobbiamo ci parlerebbe allora col suo linguaggio pieno diinsaggezza, guiderebbe nellaarmonioso, sua vita. Ilgaio, cielofelice. sarebbe per noi come una continua e tenera carezza, carezza, la sua pioggia ci farebbe del bene e la sua luce ci istruirebbe. Da lontano, dai quattro punti dell'orizzonte, i venti ci porterebbero il soffio necessario che rianima, fortifica, vivifica. Il grande mare blu, o verde o glauco non avrebbe più misteri, l'onda impetuosa non ci spaventerebbe spaven terebbe più più – se noi fossimo fossimo quelli che siamo siamo destinati destinati ad essere. essere. uomini e donne normali. Tuttavia c'è nel mondo qualcosa che ci impedisce di essere normali. C'è nel mondo una forza che si ostina ad ostacolarci, ed il canto dell'universo, a causa di ciò, ha delle note disarmoniche che propagano il dolore, la falsità e la crudeltà. Un gigantesco spirito di menzogna aleggia sul mondo. Esso impedisce agli uomini e alle donne di essere tali. Gli stessi fanciulli non possono esserlo: esserlo: né spontanei, spontanei, allegri, allegri, scherzosi, a causa causa di questa questa cattiveria cattiveria che
urla attraverso gli esseri come un inconsolabile disperazione. I più diversi nomi sono stati dati a questa forza malvagia, poiché in ogni epoca si è tentato tentato di fermarla. La si chiama Satana, se ne è fatto il Diavolo, si
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dice che ciò è lo spirito del Male, lo spirito della distruzione, o che altro ancora! Tutti questi nomi non hanno nulla di concreto ed è per questo che il Nemico non è mai stato sconfitto. Per quanto singolare, ecco ciò che occorrerebbe: basterebbe scoprire il vero nome (la corrispondenza essenziale) della cattiveria per identificarla e farla sparire del tutto. E' un mistero, poiché è difficile spiegare in parole parole povere la vita e l'essenza l'essenza dei nomi, nomi, ma è pur vero che se si sapesse sapesse pronunciarli, pronunciarli, cioè realizzarli, il rito che simboleggia l'Inciampo Supremo, ogni sua forza malefica sarebbe paralizzata. Ah! se poteste capirlo e scoprirlo in seguito alla lettura di questo libro che è stato scritto proprio a tale scopo! La forza malefica che ostacola ostacola la marcia trionfale dell'avvenire dell'avvenire non è nient'altro nient'altro che il Passato, incapace incapace di morire, poiché nulla muore. Essa attende la sua rigenerazione, il battesimo che modificherà il suo nome. Nuove labbra sono necessarie allo scopo, perché "un nome antico pronunci pronunciato ato da una bocca nuova è un nome nuovo, una Rinascita"…. Quali precauzione occorrono, ahimè! in tempi così penosi per poter esprimere le cose più semplici! Noi viviamo in un'epoca un'epoca in cui si scontrano con pari violenza violenza numerose tendenze tendenze contrapposte. contrapposte. E' come in quei luoghi perigliosi dei mari in cui le navi "ballano" anche col bel tempo. Non ci si comprende più, le parole cambiano di significato a seconda di chi le pronuncia, uno dice "spirito" e un altro capisce "balle!". In tal modo, noi in questa vita siamo come fogli esposte al sole e all'aria pura. Dalle profonde radici che ci attaccano tutti alla stessa terra sale a noi la linfa che il sole stesso benedice, ma l'uomo se ne serve male, poiché più nulla comprende…. Che si comprenda questo: io ho amato il Maligno, lo amo ancora, per questo ne conosco il Nome, l'Essenza, l'azione notturna…. ***
…. Sulle cime selvagge del Caucaso silenzioso, nelle valli rocciose dei suoi crinali da cui sono sciamate le razze e i popoli la cui missione fu ed è quella di combattere combattere il male, ho visto l'ombra gigan gigantesca tesca del Maestro Maestro del Passato incrociare le braccia in un atteggiamento atteggiamento di sofferenza. Dei serpenti gli mordevano il ventre piatto e un fango vischioso saliva fino alle cosce. Egli fissava lo sguardo sulle rose in boccio del mio giardino e lacrime di ghiaccio gli arrossavano le palpebre. - Oh! Oh! – gridò gridò con con una una voc vocee sep sepol olcra crale le.. – Oh, Oh, Xeno Xenoph phon onta ta15! Ho posseduto un impero! Ma le acque son giunte annegandomi i servitori e inondando il giardino dai grappoli dorati. Le mie greggi sono morte nel disgelo e i miei servi dispersi. Non ho più nulla da offriti, non ho più oro per comprarti. Queste ultime parole risuonarono nella notte arida delle montagne come un amaro rimprovero, come una immensa sofferenza. Mi strussi d'amore per quell'urlo terribile, adorai quell'insondabile quell'insondabile impotenza. impotenza. - Chi sei sei tu ?Tu ?Tu che rimpiangi la sorte!- esclamai spaventata. spaventata. - Sono colui il cui nome non può può essere pronunciato, pronunciato, perché la lingua che lo pronuncia si è estinta … Xenophonta, Xenophon ta, non posso comprarti e per questo non sari mai la mia donna. Il fantasma scomparve avvolto dal sibilo selvaggio dei venti, che si alzarono subitanei come il latrato prolungato di tutta la Natura. Le rose del mio giardino ne rimasero scosse fino al mattino. All'alba, quando la tempesta si fu calmata nel blu metallico delle ore antelucane, risalii sulla terrazza per ritrovare colui al quale avevo ormai offerto il mio cuore. Le montagne erano le stesse, i loro profili alteri erano severi e rigidi come prima, la neve li ricopriva sempre, appena livida per il riverbero del cielo, ma nel respiro freddo delle foreste e nel brusio cristallino dei torrenti, il Caucaso, il mio Caucaso, non era più lo stesso. Ah, sì! C'era il Maestro del Passato. "I servi sono annegati!" quest'urlo era ovunque, niente lo affievoliva.
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Nacque allora nel mio intimo un desiderio violento e mi sarei squarciata il ventre se il mio sangue sparso sulla neve avesse avuto il potere di sciogliere i ghiacci e far rinascere i pascoli di chi si disperava. Ma il mio sangue non era che una goccia in quell'oceano di ghiaccio, e che poteva questa goccia contro tanta sciagura? Il sole, a un tratto, apparve. Ancor rosso per un sonno troppo lungo, il suo bagliore non offendeva gli occhi. Il suo disco faceva capolino capolino fra due cime e sembrava che le ppareti areti rocciose palpi palpitassero tassero per la gioia. - Oh, So Sole! le! – dissi dissi , sicura sicura che che l'ast l'astro ro avesse avesse una una cosci coscien enza za uman umana. a. – Perché Perché non non sciog sciogli li que questo sto ghia ghiacci ccio, o, perché non fai rinascere le ricchezze sepolte? Distintamente, Distintame nte, udii questa risposta: - Tu eri sua schiava ed io ti ho liberato. E' per rimetterti ai cepp ceppii che egli invoca le sue ricchezze, ricchezze, ma non le riavrà. Io ti voglio libera, o donna; tu e i tuoi figli. - Chi è "lui"? "lui"? – domandai domandai,, e le le mie mie mani mani si si erano erano fatte fatte fredde. fredde. - Il suo nome è dimenticato e la lingua che poteva comp comprenderlo renderlo non sarà riscoperta, poiché io ho mutato la gola dei mortali affinché nessuna sillaba di questa parola maledetta possa più penetrare in un cervello umano e sconvolgere sconvolgere il corso delle cose …. Xenophonta, Xenophonta, guai a te se ti leghi a questo defunto. defunto. L'urlo stridulo di un grosso uccello da preda interruppe il discorso del Sole e udii cadere giù nella valle ove ora brillava una luce intensa. intensa. Da rosso r osso che era, il Sole era adesso divenuto quasi bianco e i miei occhi non ne sopportavanoo più il fulgore. sopportavan Il rapace planò con larghe spirali sopra il castello dei miei genitori. Fatto curioso, non ne restai spaventata. Avvertii in ciò una protezione; una forza di cui ignoravo la provenienza. Infatti l'uccello, dopo qualche giro silenzioso, silenzios o, cambiò idea e s'involò in un'altra direzione. Ci fu allora un arridere arr idere radioso della Natura cui partecipavano il cielo, le nevi e le rose. La rugiada si era da poco posata sul terrazzo e avvertii un brivido lungo le gambe. Involontariamente, Involontariamente, piegai piegai le ginocchia e le mie mani si congiunsero da sole per pregare. Tuttavia le mie labbra non pronunciarono le consuete parole. Quelle che dissero furono più o meno le seguenti: Signore! Potenza! Vita! In quest'ora mattutina Ascoltami! Le mie rose pregano con me E il mio sangue vivifica la mia preghiera. Togliete le lacrime di ghiaccio E spegnete anche il fuoco. Ordinate che le piaghe si richiudano E che la gioia si diffonda a tutti. Signore, perdonate, perché tutto il mio copro perdona. Perdonate, O Eterna Potenza, A Colui che soffre e piange ininterrottamente. Non maledicete chi tema di spavento, Accogliete nella Vostra immensa gioia L'Ombra del passato, l'Ombra del Nato-per-Primo. Cambiate il Male in Bene, Mutate in virtù il delitto. Diffondete ovunque la Vostra imperscrutabile saggezza, saggezza, E perdonate, O Potenza, ciò che io perdono. Poiché Voi siete la vita, l'ordine, e il canto di allegria. Perché Voi siete la vita, l'ordine, e il canto di allegria. Perché voi siete il fiume e le vostre acque tutto tr trascinano ascinano
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Siate clemente, O Trinità armoniosa! Perdonate, perdonate, perdonate! Mi ero prostrata sul pavimento pavimento della terrazza quando l'ultima parola di questa preghiera mi serrò le labbra. Un lungo bacio vi bruciava bruciava ancora. ancora.
NASCITA ALL'AMORE
La vita umana non consta soltanto di fatti e accadimenti materiali accessibili all'osservazione comune. Spesso, vera esperienza è altrove,privandoci al di là del dell'essenziale, piano fisico, ma cioè ci proibiamo di ammetterne ammette la realtà.con In ttal al modo ci laimpoveriamo enormemente della possibilità di rne comunicare le grandi forze diffuse nella Natura. Il nostro sapere si limita a ciò che è verificabile dalla conoscenza cerebrale e così accorciamo il ritmo della nostra vita. A causa di ciò invecchiamo, in quanto andiamo ad ostruire il collegamento che ci unisce alle radici e solo grazie al quale ci è offerta la possibilità di partecipare dell'eterna dell'eterna giovinezza dell'universo. Siamo come la foglia che si stacca dall'albero della vita: "si increspa e ingiallisce e il vento la porta dove vuole". Adamo colse il frutto dell'Albero, seppe così qual è la destra e quale la sinistra, l'alto e il basso, il lungo e il corto; ma, con questo gesto, sancì il principio dell'immortalità, la Morte, che da quel giorno si diffuse su tutta la terra. Per non sentire più la voce dell'antro della donna, vi appose un suggello: il primo vestimento. Così disse ad Eva: "Starai lontana da me, perché tu sei la tentazione". La donna ne morì e scordò la verità ma, nelle generazioni che seguirono, la fede nella sua vittoria rimase intatta…. Prosternata sul pavimento della terrazza dei miei antenati, al cospetto del maestoso Kasbek, avvertii che questa fede si andava riaccendendo in me come una nuova sorgente s orgente di luce: il bacio appassionato appassionato dell'Ombra ne era la conferma. Mi sollevai a malincuore dalle lastre di pietra che erano già diventa diventate te calde per la consueta rapidità del sole nel compiere la sua parabola parabola ascendente; ascendente; mi domandai domandai se dovevo raggiungere raggiungere i miei oppure scendere scendere in giardino per calmare i miei sensi. Tale era il mio turbamento che la scelta tra le due alternative mi fu difficile. La terrazza non aveva una comunicazione diretta con gli appartamenti abitati. Una rustica scala, fatta di pietre non squadrate, portava dal lato nord al lato est del grande balcone a pianterreno, pianterreno, e da lì, lì, sempre a nord, una piccola scala di ferro consentiva di scendere nel cortiletto dove vagavano in libertà da mane a sera i pavoni e le oche del pollaio. Un cane da guardia guard ia vi passava dormendo il tempo che aveva a disposizione. disposizione. Decisi di scivolare come un ladro davanti alle porte e le finestre del pianterreno, per potermi presentare agli animali prima di ogni incontro incontro che avessi potuto fare con gli uman umanii … le mie rose mi attiravano, perché perché da esse speravo in un aiuto. Feci il percorso con studiata lentezza gettando gettando ai pavoni un'occhiata di biasimo perché ne temevo di certo il rimprovero. Arrivata sul prato dove fiorivano le mie mie rose, mi misi a correre. Perché? Non avrei saputo dirlo. ***
In questo paese selvaggio, dove la civiltà occidentale non può fare presa, a causa dell'impossibilità di sfruttamento commerciale delle sue montagne, una corsa troppo precipitosa comporta diversi pericoli: ci sono dei ruscelli profondi e vorticosi, rocce enormi che ssbarrano barrano all'improvviso all'improvviso il cammino, tronchi tronchi secolari rovesciati dagli uragani e che nessun braccio profano oserebbe mai sollevare, poiché tutti rispettano questi
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cadaveri sacri; si sa che si tratta di altari, su cui si compiono riti misteriosi, che solo i più puri possono conoscere. Com'è potuto accadere, dunque, che io abbia compiuto questa corsa senza fermarmi una sola volta? Spiegatelo Spiegate lo come preferite; la verità è che che arrivai nel pieno della fforesta oresta in un lasso di tempo che mi sembrò un secondo. Mi arrestai al cospetto di una quercia gigantesca e, come se qualcuno mi avesse d'improvviso acceso d'entusiasmo, d'entusiasmo, esclamai con la più normale delle voci: - Ec Ecco comi mi!! Faceva molto caldo e non c'era vento. La Natura era immobile e come paralizzata dai raggi del sole che si infiltravano dappertutto attraverso il fogliame e i rami. Tuttavia, una sorda agitazione regnava ovunque: l'atmosfera, l'erba, i rami secchi. - Eccomi – dissi ancora, ancora, come se una risposta dovesse dovesse venire, venire, ma questa si faceva attendere. attendere. Capii che dovevo dirlo una terza volta. - Ecco, son qui, in ascolto – dissi, quasi che fosse necessario e, in effetti, effetti, giunse alle mie orecchie un flebile sospiro. Non ne capivo ancora il senso e rimasi immobile più a lungo. - Sei venuta venuta,, vedo – fece fece una voce voce lontan lontana. a. – Ma tu non non mi conosci conosci.. Tu mi ami, ami, è vero, ma non non me , chè non sai sai
chi io sia. Il peggio è che il giorno in cui mi conoscerai davvero, avrai orrore d dii me. Dal più profondo del mio essere, lo assicurai del contrario. La voce ebbe allora come un barlume di vita e mi parve quasi di intravvedere una forma. L'illusione svanì ben presto. - No, no, non non posso posso crederti crederti ora – lo sentii sentii dire, dire, e potessi potessi descrive descrivervi rvi il dolore dolore che c'era c'era in queste queste parole! parole! – Come puoi tu amarmi dal momento momento che non mi conosci per niente? niente? - Metti Mettimi mi alla alla prova prova – dissi. dissi. Di nuovo, avvertii una specie di gioia nell'essere invisibile, gioia che si dissolse ben presto, come la precedente. - Vieni qui all'una di notte, quando farà freddo e i serpenti serpenti danzeranno danzeranno in circolo. Poiché sei tu che lo chiedi, io ti metterò alla prova, ma sappilo: non credo alla tua forza. Cosa potevo aspettarmi di più disarmante di questa risposta? Tuttavia, adorai quest'offesa come ne avevo adorato l'impoten za.ndo tutto - Questa Questal'impotenza. notte, notte, quando qua tutto dormiva, dormiva, tu mi mi hai mostrat mostratoo le tue piaghe piaghe – dissi timidame timidamente, nte, - ed il tuo tuo bacio bacio ancor mi brucia. Credi che ti avrei voluto, se non ti fossi mostrato? In quel mentre, accanto a me, udii un gracidio, e una rana verde fece un rapido balzo. I rami della vecchia quercia ebbero un fremito, ed un uccellino, disturbato, volò via. - Di notte, notte, molte molte cose cose appa appaiono iono in in una strana strana luce – riprese riprese quel quel Signore Signore che avevo avevo implorato implorato,, - ed io posso posso permettermi certe apparizioni. apparizioni. Tuttavia è reale solo ciò che appare tale senza interruzione. Quest'affermazione mi lasciò interdetta, e mi sentii infinitamente piccola davanti a qualcosa di enorme, che insufflava nelle parole dette una fierezza senza limiti. Non ero altro che una rassegnazione priva di voce. - Ti aspette aspetterò, rò, quindi, quindi, qui, stanotte stanotte,, alla una – furono le sue sue ultime ultime parole che che mi carezzaron carezzaronoo le orecchie. orecchie. Mi appoggiai al tronco rugoso della quercia, perché ciò che provai in quell'attimo era così pieno di fascino che volli lasciarlo penetrare in ogni mia fibra, in ogni organo. Allo stesso modo l'acqua penetra la spugna, che non le offre alcuna resistenza. Passò un lungo quarto d'ora. Ero ancora immobile, incollata al tronco della quercia, quando un grazioso animale, ritto sulle delicate zampe e coperto da una pelliccia corta e liscia, mi si arrestò davanti. Nei suoi occhi a mandorla brillava una dolce aria di scherno. Che fai là? sembravano sembravano dirmi quei suoi occhi. A quest'ora non è più questo il tuo posto. Infatti gli umani hanno le loro dimore tra le pietre, con cui edificano le loro case. Essi sono i nemici delle libere bestie selvatiche selvatiche per le quali, queste, sono come una prigione.
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Le severe mura del castello dei miei avi mi richiamavano al mio posto. ***
Quando tornai sul balcone sovrastante il cortiletto dei pavoni e delle oche, vi trovai la mia famiglia già riunita per il pasto; ma tanta è la libertà concessa tra noi alla ragazza che ha terminato i propri studi, che nessuno se la prese nel vedermi scavalcare senza parlare la finestra basse che si trovava esattamente di fronte alla scala di ferro. Vi avevo detto che si trattava trattava dell'angolo a nord del caste castello. llo. Non scordatelo, poiché ciò ha la sua importanza: il nord ha una sua speciale magia. L'appartamento nel quale ero entrata era una specie di sala da ballo. Delle sedi bianche e dorate erano allineate lungo i muri ed un grosso pianoforte a coda occupava tutto l'angolo meridionale. Nessun tappeto, e nessuna tenda alle finestre. Da questa sala si aprivano aprivano molte porte su quel corridoi che bisogn bisognava ava attraversare pe perr giungere fino alla scala che conduceva al piano dove si trovavano le varie camere da letto. La mia era esattamente sopra la sala da ballo, con sei finestre; tre a nord-est e tre a nord-ovest. Esse erano provviste di lunghe tende color turchino cupo in tele ucraina ucr aina ricamata. Il mobilio era molto semplice: un lettino nell'angolo interno, un robusto canterano, qualche sedia, un piccolo divano turco, uno scrittoio: in breve, lo stretto necessario per una persona che non ha molto da fare. Nell'angolo a est, così come è d'obbligo tra gli ortodossi, le sante icone nel loro tradizionale armadietto triangolare. Mi posi di fronte ad esse e mi inginocchiai per la preghiera. ***
Cos'è la preghiera per un'anima abituata al rito della Chiesa Orientale?
E il caso di spiegarlo, spiegarlo, visto che chi mi legge legge è senz altro cattolico o, per per lo meno, person personaa cresciuta secondo la mentalità cattolica. Per costui, per questo presunto lettore, pregare significa obbedire a una legge della Chiesa, di cui solo i capi sanno a cosa serve. Pregare, per i cattolici ordinari, significa compiere un dovere al fine di ricevere in cambio una protezione e una grazia celeste. Non è affatto, come per gli ortodossi, un mezzo per entrare in comunicazione diretta con la Divinità, della quale Non è certo quest'atto di supplica senza domanda che ci rapisceassorbiamo l'anima e cieffettivamente eleva, senza chel'essenza. sia pure necessario pronunciare o pensare delle parole. La nostra preghiera, del resto, tra noi non è chiamata con questo nome. La parola che adoperiamo, molitva, significa "influenza", e la intendiamo come significante uno stato di santità in cui sono assenti tutte le preoccupazionii materiali; noi ci attiriamo la forza del Cielo. preoccupazion Tra noi si prega come sic anta, quando ci si stente trasportati al di là della terra, ed era questo il mio caso nel momento descritto. L'icona, che io fissavo supplicando, era una di quelle immagini bizantine ricoperte di vecchio argento annerito che tutti conoscono. Essa rappresentava rappresentava San Sergio dei Miracoli che, si dice, fu il fondatore del monache monachesimo simo in Russia. Il suo viso si intravedeva appena, ma il metallo che figurava i suoi abiti risplendeva misteriosamente sotto il bagliore giallo della lampada votiva che bruciava notte e giorno sul tavolino. Non deve stupire, essendo scontato lo stato d'animo nel quale mi trovavo allora, che il volto appena visibile di San Sergio assumesse ai miei occhi dei tratti inconsueti. I suoi occhi si animarono e vi scorsi uno sguardo reale. Invero, non quello del grande Santo, bensì quello dello Sconosciuto al al quale mi ero data. data.
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Vi confesserò dell'altro ancora. Poco a poco, la mia preghiera, la mia molitva, produsse una vera fusione tra il mio essere interiore con il Mago torturato che adoravo da più di dodici ore. A mano che i secondi trascorrevano, questa fusione si intensificava, e a tal punto, che mi ridussi a non sentirmi affatto, anche fisicamente. La dolcezza di simile sensazione è difficile da partecipare; ogni parola è troppo debole e specifica paragonata a questo meraviglioso stato di beatitudine assoluta. Pensate a una carezza senza nessun toccamento, un tepore che non ha nulla di carnale, mille baci che non si posano da nessuna parte. Se siete in grado di immaginare la gioia tutta particolare che sprigiona da tali tali carezze, voi vi sarete fatti una vaga ide ideaa di ciò che io avvertii in quell'istante e sarete d'accordo con me che nessun comune mortale, cioè uno come tutti, è in grado di mettere una donna in una condizione di delizia così grande. Tutto il mio essere gioiva di questa non esistenza voluttuosa e la forza da cui ero inebriata non aveva limiti. Era l'immensità dell'infinito che mi assumeva cancellandomi, ed io mi sentivo immensa senza essere…. Oh, perché la pendola, nel corridoio, corr idoio, suona stupidamente stupidamente l'ora che mi strappa a questa magia? Tre rintocchi metallici, indifferenti, freddi. Mi misi in piedi e guardai all'intorno. I mobili non si erano mossi, nulla nella mia camera aveva partecipato all'incantesimo. Mi stesi sul letto e chiamai la mia vecchia balia. Arrivò con molta calma, senza bussare, dicendomi con la sua voce carezzevole: - Solo adesso ti ti fai venire venire fame? fame? Infatti, ero digiuna dalla mattina. - Portami Portami del del latte latte e de dell pane pane nero – le dissi dissi.. Essa se ne andò così com'era com'era venuta, molto placida, lenta e ttornò ornò una Mezz'ora Mezz'ora più tardi con i cibi che le avevo chiesto. - Ci sono sono visite visite in salotto salotto – disse, disse, deponen deponendo do il vassoio vassoio su una una sedia sedia vicino vicino al letto. letto. – Dei vicini vicini che che passera passeranno nno qui la notte. - Niania, dì a mia madre, se domanda domanda di me, che non scenderò scenderò che domani mattina. Le visite mi infastidiscono. - Come vuoi, animuccia animuccia – rispose rispose la vecch vecchia ia donna. donna. – E' però però più facil facilee che nessuno nessuno domandi domandi nulla, nulla, visto visto che sei in vacanza vacanza e ti godi la tua libertà libertà … Si sta preparando l'appartamen l'appartamento to meridionale per per i visitatori – aggiunse. - Tanto Tanto meglio meglio – feci io, senza senza nepp neppure ure sapere sapere perché. perché. ***
Costruire le case secondo un esatto orientame or ientamento nto rispetto ai punti cardinali ha un importanza fondamentale che, tuttavia, gli europei europei trascurano del tutto, dato che essi hanno hanno perso il signif significato icato reale della croce che unisce e divide allo stesso tempo il nord col sud e l'est con l'ovest. Il nord rappresenta l'immobilità, l'assenza del dinamismo eternamente mutevole della vita. E' il rifugio dell'intelletto, poiché, solo, lascia a quest'ultimo il riposo necessario per una riflessione astratta senza turbarlo con nuove influenze. Se ci fosse solo il nord, l'uomo sarebbe tutto, perché tutto sarebbe molto calmo per permettergli di vedere ogni cosa nei suoi minimi dettagli. Ci sarebbe sempre la notte e l'uomo ne sarebbe il re. Il sud, al contrario, rappresenta la scaturigine della vita perpetua. E' il punto d'elezione d'elezione che vivifica i nostri organi vitali, quelli che l'intelletto ha vergogna di vedere, perché gli ricordano continuamente la sua insufficienza, la sua incapacità di seguire la corsa vertiginosa dell'Universo, la sua mobilità, le sue modificazionii capricciose. modificazion
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Se non ci fosse che il sud, sulla terra terr a ci sarebbero solo animali selvatici. Gli intermediari, est ed ovest, sono sono le comunicazion comunicazionii tra i due estremi , tanto che l'est l'est qualifica l'uomo che viene dalla Vita e va verso la Stasi o la Morte, mentre l'ovest è il punto in cui il Morto ritorna verso la Vita e prepara la Rinascita. Tuttavia, l'ovest porta in essenza gli elementi della Morte. Quando una casa è costruita conformemente alla scienza dei punti cardinali dell'orizzonte, l'uomo può dormire la notte con la testa al nord e piedi al sud. In tal modo, il suo intelletto si calma realmente durante il riposo, e la Vita, sempre feconda feconda nella penombra, penombra, non trova ostacoli per penetrare penetrare nel corpo secondo secondo la legge naturale: dal basso in alto. D'altra parte, giustamente orientato, orientato, il corpo addormentato dell'essere umano riceve, attraverso il proprio braccio destro e gli organi a destra disposti, gli elementi della spinta ricostruttrice delle forze universali, mentre men tre dalla dalla sua parte sinistra sinistra – al suo suo braccio braccio sinistro sinistro e dal dal ccuore uore soprattutt soprattuttoo – si scarica scarica l'eccess l'eccessoo destinato a morire, cioè a decomporsi per ritornare alla Radice, al centro della Terra, ove arde il fuoco rigeneratore. Vi mostrerò subito il perché di queste parole.
IL BATTESIMO
Dopo che ebbi bevuto bevuto il latte e mang mangiato iato il pane nero e che la niania se ne fu andata andata - non senza senza avermi detto che i visitatori, per i quali si era apprestato l'appartamento meridionale, erano la famiglia Wassilkowsky, Wassilkow sky, padre, madre, e figlio, figlio, e che si sarebbe dato un ballo quella sera - avvertii il bisogno bisogno di dormire. Allo scopo chiusi le sei coppie di tende alle finestre lasciando quest'ultime spalancate e mi spogliai degli abiti che mi stringevano il corpo. Dal massiccio canterano estrassi una lunga vestaglia di seta grezza, interamente intessuta di ricami arabescati - i quadrati, i triangoli, le stelle, che cos costituiscono tituiscono ciò ch chee si chiama un disegno alla russa, russa, ma che è in realtà la decomposizione decomposizione frammentaria della della scrittura sacra di un popolo mongolo mongolo estinto o disp dispersosi ersosi nella sconfinata sconfinata pianura russa, dopo due secoli secoli di trionfale trionfale invasione invasione - e l'indossai l'indossai direttamente direttamente sopra la camicia. Gettai tutti gli abiti smessi sul divano turco addossato alla parete di sud-est, molto vicino al letto, il quale seguiva la diagonale sud-nord della stanza fino al piccolo paravento a tre ante che ne copriva il capezzale. capezzale. Vidi così sulla sedia gli avanzi del mio pasto. Chissà, potrebbe venirle l'idea di portarli via, mi dissi e, per evitare la fastidiosa eventualità, portai il vassoio nel corridoio, depondendolo per terra, a destra della porta. Rientrata in camera, rimisi ancora a posto alcuni fogli di carta che svolazzavano sullo scrittoio. Era una precauzione utile perché, posto in piena corrente d'aria tra le finestre aperte, questo mobile diventava davvero un luogo poco sicuro per le esternazioni liriche che avevo confidato a quei fogli. Brucerò senza dubbio tutto ciò, pensai pensai quasi ad alta alta voce. Non sono che stupidaggini, stupidaggini, scritte scritte per qualcuno che non ne sa niente. I fogli disparvero nell'unico cassetto ed io mi portai verso il letto. Debbo ancora informarvi, cari lettori, di un ultimo dettaglio: nella stanza, così come in tutti gli appartamenti appartame nti di ogni ragazza russa di buona famiglia, famiglia, non c'erano specchi, poi poiché ché si riteneva generalmente generalmente
tra di noi che una ragazza di buoni costumi non si cura di essere bella. C'era invero, vicino alle mie icone, un comodino da toilette con una casta tendina bianca che celava alla vista i piccoli oggetti indispensabili all'igiene del corpo e dei capelli, ma lo specchio, simbolo di aperte libertà, non vi avrebbe fatto apparizione che il giorno del mio fidanzamento. Per il momento, il suo posto era segnato da una vite infissa nell'esile
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supporto che sosteneva la tendina ad una certa altezza sul ripiano. A questa vite avevo sospeso, il giorno di Sant'IvanoSant'Ivan o- delle-Acque, una ghirlanda di fiori campestri. campestri. Ne sopravviveva aancora ncora il nastrino rosso e oro e qualche gambo secco. Prima di coricarmi, sciolsi le trecce di un color biondo scuro leggermente ramato, facendo quest'ultima considerazione: considerazion e: Bisognerà che dorma dor ma profondamente per essere ben sveglia questa notte... alla una. Queste ultime parole si aggiunsero alla frase indipendentemente dalla mia volontà, ed io le ripeti con decisione: Sì, alla una. Detto ciò, mi addormentai sul piumone. ***
Secondo la mia esperienza, quando si dorme si sogna sempre, ma la memoria non registra sempre le scene e i soggetti che si presentano al nostro spirito, se dall'esterno un'impressione un'impressione analoga non cattura e traduce in termini di possibilità reale (fisica) il percorso fantastico del sogno. Se potessimo trattenere nella memoria i sogni ogni volta che sogniamo, la nostra vita ne sarebbe enormemente arricchita, poiché il nostro essere intimo, libero dalla prigione e dallo scetticismo del corpo durante il riposo, r iposo, apporterebbe al nostro intelletto un campo di osservazion osservazionii e di conoscenze immensamente immensamente utili per la comprensione dello Sconosciuto, cioè di quest'ambito cosmico dove le forze sono esseri e i fenomeni effetti plastici di un gioco divino, a volte simile e contrario a ciò che ci passa comunemente davanti agli occhi. In questo giorno della mia consacrazione consacrazione all'ombra tragica del "Maligno", una circostanza specialissim specialissima, a, di cui vi informerò subito, mi permise di memorizzare il sogno sbalorditivo che feci. Vedevo da principio un campo su cui non crescevano che erbacce con, qua e là, qqualche ualche piccola duna di sabbia che il sole, fin troppo tr oppo ardente, illuminava di un giallo brillante dal chiarore insostenibile. In mezzo al campo, si andava formando poco a poco un rruscello uscello ed ebbi l'impressione, per quanto incerta, di trovarmi su una specie di barca che si faceva strada a fatica tra la sabbia umida delle due sponde. In seguito alla sforzo che feci per spiegarmi la curiosa situazione della barca nello stretto ruscello, quest'ultimo si allargò, rapidamente ed enormemente, e d'improvviso uno scossone spinse l'imbarcazione in una baia che si apriva al largo su un orizzonte blu intens intenso. o. I barcaioli e i pochi passeggeri dell'imbarcazione gridarono di gioia e, nel momento preciso in cui mi domandavo il motivo di questa allegria, vidi, alto sull'orizzonte alla nostra destra, un disco di smeraldo splendente. Non ebbi il tempo di chiedermi che fosse poiché il disco aveva già assunto le sembianze di un orologio, coi dodici numeri incisi in oro scintillante. scintillante. L' "1", specialmente, pulsava come se una vita prorompente vi si dibattesse. Era posizionato a sinistra del "12", il che stava a significare che l'orologio camminava nel senso inverso di quelli comuni. Posti tutta la mia attenzione su questo "1" curioso, e mi sembrò che un filo rosso se ne dipartisse attorcigliandomi in zig-zag e spirali bizzarre attorno agli altri numeri. Ma come ebbi l'intenzione di seguire il filo per distinguere le diverse evoluzioni, l'ombra nera di un dito gigantesco si affacciò sul quadrante, come se volesse indicare esclusivamente l' "1". C'era, nella volontà imperiosa imperiosa di questo dito, un formale divieto di osservare osservare il resto. - Alla Alla una! una! - gridai gridai a me stessa stessa.. E questo grido mi risvegliò. r isvegliò. ***
Come descrivere senza procurarvi disagio la situazione spiacevole e penosa in cui mi venni a trovare?
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I due lembi della mia ampia vestaglia pendevano dai due lati del letto, come se fossero stati ali ferite. La camicia mi era stata rimboccata fino al collo e il ventre virginale si offriva in tutta la sua nudità alla vista di un uomo giovane che stava seduto alla mia destra in atteggiamento poco rassicurante, proprio lì dove, una o due ore prima, era stato lasciato il vassoio col latte e il pane. Riconobbi immediatamente il giovane Wassilkowsky, Mischa; e, tremando di vergogna, saltai giù dal letto e corsi alla finestra, avvolgendomi nel tendaggio. - Con quale quale diritto diritto siet sietee qui? - gridai gridai fuori di me. - Chi vi vi ha permess permessoo di entrare entrare nella nella mia mia camera? camera? Mischa non si scompose. Aveva un'aria stupida e tutta la sua larga faccia, tra le ciocche in disordine dei suoi biondissimi capelli, capelli, sembrava quella di un ebete, priva di ogni pensiero. Estrasse dalla tasca dell'abito un grosso fazzoletto bianco e vi strinse attorno la sua mano destra. - Uscite Uscite di qui.... qui.... subito... subito... immedia immediatame tamente nte - continua continua infuri infuriata. ata. - Se non ve ve ne andate andate,, chiamerò chiamerò aiuto, aiuto, tutta tutta la famiglia, la servitù. Mischa si alzò a fatica. Si tenne in equilibrio e, con la mano destra sempre stretta al fazzoletto, si portò al centro della stanza balbettando, con un sorriso sciocco: - Non capisco cosa cosa vi ha preso. preso. Non ho fatto niente niente di male. male. E' per sbaglio che sono entrato entrato qua dentro. - Per sbaglio? Ed è per sbaglio che si entra entra in una camera che non è la ppropria? ropria? Uscite, uscite, uscite, che chiamo la mia domestica. Questa esplicita minaccia lo riportò subitamente alla realtà. Tolse la mando dal fazzoletto che rimase in tasca, non senza tuttavia, gettarvi un'occhiata colpevole. Adesso guardai anch'io quel fazzoletto e vidi, cosa che mi spaventò assai, delle macchie rosse... Si sarebbero dette di sangue. - Vi sie siete te ferit ferito? o? - doman domandai dai.. Un ampio sorriso d'imbarazzo scoprì allora i denti regolari e bianchi di Mischa. - Non è nulla - disse. disse. - Il fazzole fazzoletto tto era era già sporco. sporco. Non ho fatto fatto nien niente, te, vvee l'assic l'assicuro. uro. - Come vi è venuta venuta l'idea di entrare qui dentro? - chiesi ancora mentre mentre cominciavo cominciavo a calmarmi. - Così - fece Mischa. Mischa. - Cercavo Cercavo il bagno, bagno, ho visto visto un vassoio vassoio per per terra terra e sono sono entrat entrato. o. D'altron D'altronde de la porta non era stata chiusa a chiave. - Bella Bella scusa! scusa! - risposi risposi senza senza riuscire riuscire a fare a meno meno di sorridere sorridere,, perché perché Mischa Mischa in in quel quel momento momento era era davvero buffo e non meno ingenuo. ingenuo. - Noi non ci troviamo troviamo in certe terre terre selvagge in cui un vassoio per per terra è un chiaro invito ad entrare. Mischa, vedo che siete un po' fuori di testa. Andatevene e non dite a nessuno che siete entrato qui. Cosa gli prese allora, non saprei spiegarmelo. Si gettò su di me come una furia, e ci fu nella mia camera di ragazza vergine una scena orripilante: un corpo troppo debole per difendersi dall'abbraccio violento di un maschio scatenato. La mia camicia era una pessima protezione protezione di fronte alla foga impetuosa di quel ragazzo di ventiquattro anni, e ricordo ancora bene la sensazione, da principio di ripugnanza poi subito curiosamente ammaliante, che avvertii prima lungo i fianchi, poi sulla gola e lungo la schiena. La mia resistenza stava stava rapidamente venendo venendo meno e Mischa, che se ne era era subito resto conto, premette con forza le proprie labbra carnose e tumide sulla mia bocca dischiusa. La sua lingua cercava la mia, la trovò, la sfregò rudemente. r udemente. - Oh, che che orrore! orrore! - gridai rovescian rovesciandomi domi all'in all'indiet dietro ro e resping respingendo endo con tutte tutte le le mie mie forze forze l'aggre l'aggressore ssore.. Siete un mostro! Andatevene! Mischa mi teneva la vita, con entrambe le braccia allacciate. - Oh, no! no! - disse. disse. - Adesso Adesso non me ne vado più. più. D'altrond D'altrondee tu sei sei mia. Ti Ti ho conquist conquistato. ato. Mi Mi appartie appartieni. ni. - Mostro Mostro!! Mostro! Mostro! - urlai. urlai. - Tu hai hai forza forzato to le mie labbra labbra.. E' un bacio bacio che che non non ti ti appa apparti rtien ene. e. Nono Nono sono sono affatto tua, io sono di un altro, di un essere immenso di fronte al quale tu sei nulla.
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Ci fu allora uno scatto di collera inaudita nelle mani forti e in tutto il corpo di Mischa. I suoi piccoli occhi grigi mandarono lampi d'ira. Si irrigidì un istante, affondando le unghie nella mia pelle attraverso la stoffa della vestaglia, ma esclamò subito, in tono di trionfo. - In ogni caso, questo qualcuno a cui tu dici di appa appartenere rtenere non è stato capace capace di diventare il tuo signore! Che cosa intendeva dire con quelle parole?
Mischa lasciò la presa come un contendente che si sa vincitore e, dopo aver fatto qualche passo lungo la camera, prese la sedia vicino allo scrittoio scr ittoio e si sedette tranquillamente. Io intanto mi reggevo in piedi come un condannato al centro dell'aula del tribunale. - I miei miei servi, servi, i miei miei servi servi sono anne annegati gati!! - udii pian piangere. gere. Mischa ruppe per primo il silenzio. silenzio. - Xénia Xénia - disse disse con vece vece diven diventata tata dolce, dolce, - siediti siediti là, là, davanti davanti al al tuo scrittoi scrittoio. o. Il mobile mobile farà farà da separazi separazione one tra noi due, e tu potrai spiegarti con calma. Passivamente, obbedii. Mi sedetti di fronte a Mischa posando le mani sul fermacarte in granito. Si ha bisogno di toccare qualcosa di solido quando si è turbati. - Spiega Spiegati, ti, ades adesso so - mi ordin ordinòò Mischa. Mischa. Lo fissai senza sorpresa, come se inconsciamente gli riconoscessi il diritto di avere con me quel tono autoritario. Gli dissi tuttavia: - Non vi debbo alcuna spiegazione spiegazione,, voi invece mi dovete delle delle scuse. Mischa mi guardò con espressione espressione altezzosa. altezzosa. - Ah! - disse dall'alto dall'alto della della sua grandez grandezza. za. - Ti dimentic dimentichi hi che i Waiss Waisslkow lkowsky sky sono sono dei liberi liberi e fie fieri ri cosa cosacchi cchi del Don e non permettono che gli si contenda la loro preda .... Io affermo il mio diritto come e quando voglio. - Se pensi pensi di avere un qualsiasi diritto diritto su di me, ti sbagli di grosso - replicai astiosamen astiosamente. te. - Non ho ho chiest chiestoo la tua tua opinio opinione ne sull'a sull'argomen rgomento to - ribatté ribatté Misch Mischa. a. - Ciò che vvoglio oglio conoscere conoscere è il nome e la residenza di quest'altro, di questo essere immenso di cui parli con così patetica enfasi. Un'ironia pungente accompagnò accompagnò quelle parole. Mi montò il sangue alla testa, mi avvamparono le orecchie or ecchie e le lacrime cominciarono ad offuscarmi la vista. - Il suo suo nome nome non non può può essere essere pronuncia pronunciato to - dissi. dissi. Ah, se ve lo assicuro! Sotto l'occhiata che mi lasciò Mischa, quest' quest'uomo uomo determinato che mi scrutava scrutava fin nel fondo del mio essere, mi sentii più nuda e indifesa di prima, quand'ero stessa sul letto con la vestaglia aperta. Fu un attimo. Mischa si appoggiò allo schienale della sedia e disse: - Tu non me lo vuoi dire, ma lo scoprirò da solo. Tanto peggio per te, io la mia decisi decisione one l'ho presa... Detto ciò, si alzò e uscì dalla camera. La porta si aprì e si richiuse senza rumore.
LA PROVA
Mi sentivo mortificata, offesa, sporcata da questa brutale intrusione nella mia anima mentre essa era rapita in dimensioni insondabili, da parte dell'uomo insolente che era venuto per togliermi la verginità, come se questo ques to fosse fosse stato stato un suo diritt diritto, o, come se se io stessa stessa non non fossi fossi altro che un terren terrenoo - una prateri prateriaa o un pascolo - dove il maschio maschio può giungere giungere e dar ordini secondo il suo piacimento. piacimento. Non sapevo sapevo cosa avesse avesse fatto fatto di concreto - non lo seppi seppi che più tardi e in circostanze circostanze che descriverò in seguito - ma il solo fatto fatto di essere stata cinta cinta dalla sue sue braccia e di avere palpitato, non foss'altro foss'altro che per per un istante, al contatto del suo corpo accalorato, costituiva per me un degrado effettivo.
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Ve lo confesso sinceramente: avvertivo avvertivo tutto ciò come una mia colpa, e ne bruciavo di vergogna. verg ogna. Uscito Mischa, restai davanti allo scrittoio, le mani sul fermacarte. Non sentivo il dovere di muovermi né di compiere il minimo gesto. Si può avere una qualsiasi volontà, quando ci si sente indegni di vivere? Ai miei occhi, il luogo del mio delitto assunse i connotati connotati di un'amara accusa. Non potrò più servirmi di questo letto, pensai, ogni volta che mi ci sdraiassi rivedrei la mia nudità esposta agli occhi di Mischa. Non potevo più toccare la sedia dove si era seduto, mentre stavo dormendo. Non potrei né chiudere né aprire la porta perché non potrei mai scordare che il vassoio deposto da me sull'ingresso gli ha fatto da invito, da tentazione... Ed il centro della camera, ove mi aveva abbracciata per violentarmi, mi pareva essere sempre ardente per il fuoco. Un luogo di perdizione, ecco ciò che è diventata la mia stanza! ***
Il crepuscolo non dura a lungo nelle strette vallate del Caucaso e, quando giunge la notte, la temperatura si abbassa bruscamente. Una folata di vento, che mi parve ghiacciata, entrò tutto d'un colpo nella camera dalle finestre rivolte a ovest. Essa mi strappò alle mie triste riflession r iflessioni.i. Prima di tutto, bisogna che mi vesta, mi dissi. Presi dal cassettone cassettone un abito di lino ed altri dal colore sscuro curo e mi rivestii con lentezza. lentezza. Avevo le braccia pesanti e le dita mi obbedivano appena. Mi rifeci le trecce e le fermai attorno alla testa, secondo la moda del luogo. Scelsi pure uno scialle di lana uralica, nero, a trama grigia. Non è così che avrei voluto presentarmi al mio sublime fidanzato della foresta, pensai malinconica malinconicamente, mente, ma non posso fingere: non posso vestire abiti allegri quando la mia anima è scolorita. Mi preoccupai anche per camminare. Indossai delle lunghe calze di filo nero e degli stivaletti che salivano fino ai polpacci. Così sono vestita a lutto. Mi vorrà lo stesso? Fui presa poi da un capriccio da bambina: andai al tavolino da toeletta e staccai dalla vite la ghirlanda di fiori secchi, intrecciata il giorno di Sant'Ivano-delle-Acque Sant'Ivano-delle-Acque col nastrino dai colori simbolici, rosso e oro. Questa sarà la mia corona di fidanzata colpevole, mi dissi. Bisogna che veda che aspetto ho. Voi ricordate che non c'erano specchi nella mia camera. Per giudicare l'aspetto della corona appassita sulla mia testa bionda, feci ricorso al mio sistema abituale, d'altronde ben conosciuto da tutte le collegiali e dalle novizie dei conventi; andai alla finestra e mi specchiai nel vetro del battente aperto. Lo specchio improvvisato mi diede il riflesso parziale di un viso dolente, dagli occhi profondamente incavati. La corona sulla testa si confondeva con le trecce e solo il nastrino rosso e oro rrisaltava isaltava nell'ombra, nell'ombra, come un bagliore fuggevole. Il suo orologio aveva questo rosso! Il pensiero mi attraversò la mente come un lampo e rividi, ma rividi realmente, ad occhi aperti, pur senza riuscire a focalizzarlo, lo strano orologio del sogno, nel momento in cui Mischa commetteva la sua spregevole azione. Prendi carta e matite colorate, mi disse una voce interiore. Andai allo scrittoio, presi un gran foglio bianco di cartoncino, e misi a portata di mano una serie di matite: rossa, blu, gialla, bianca e nera. Rimasi in piedi. Traccia un cerchio perfetto, mi ordinò la voce.
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Non sono mai stata versata in disegno, ma il cerchio che mi riuscì di tracciare allora, a mano ma no libera, fu quasi perfetto. Tra il punto est e quello nord, solamente, c'era un po' di tremolio, ma la sua voce mi disse: Non correggere nulla.... Adesso, traccia le ore. Cominciai: "12" al Nord, "1" alla sua sinistra; poi, seguendo questa stessa direzione e ad intervalli regolari: "2", "3", "4", "5", "6", "7", "8", "9", "10", "11". Scrivi "2" sopra le "11", all'esterno del cerchio. Obbedii. Scrivi "3" sopra le "12", all'esterno del cerchio. Cosa che feci. Metti "5" sopra l' "1", al di fuori del cerchio. Anche ciò fu fatto. Dal "2" nuovo al "5" nuovo_ disegna una curva parallela al cerchio .... Scrivi in testa: "La mia nuova formazione".... Scrivi a margine: "Il valore complessivo delle ore intermedie è 54, cioè 9. Questo numero è la cifra simbolica dell'ERA che io combatto, poiché è essa che MI PRIVA DEL MIO CORPO. M'industriai a scrivere tutto ciò con la più bella delle calligrafie ma sentii, non più all'interno di me ma all'esterno, e quasi sussurrata, questa frase che mi riempì di spavento: - Ho bisogno bisogno di una donna donna e di un uomo, uomo, per rinasce rinascere re da loro due. - Debbo Debbo scrivere scrivere anche anche questo? questo? - domandai. domandai. - Scrivilo in rosso e lascia cadere sulla quinta parola parola una goccia del tuo sangue. Presi la matita rossa e scritti: "Ho bisogno bisogno di una donna e di un uomo, per poi rinascere da loro due". La goccia di sangue .... Dove prenderla? Ah! Il fazzoletto di Mischa ne aveva. Forse ce n'è anche sul lenzuolo. Feci una corsa.
Infatti! Sentii ridere vicino allo scrittoio. scrittoio. Era un riso sarcastico, ma il mio corpo ne ricavò un senso di voluttà. Sì, c'erano delle macchie rosse sul mio lenzuolo. Non me ne ero domandata l'origine, poiché in un istante compresi un mistero che avevo totalmente ignorato fino a quel momento. Misha ha fatto scorrere il mio sangue nel togliermi la verginità ... per Lui! Gridai a me stessa. Oh, che gioia che mi prese allora! Che felicità! Che benessere! - Tu mi accetti, dunque, o Tu, Martire Sublime! Tu hai voluto il mio sacrificio sacrificio per tornare ad essere felice felice!! Presi dal tavolino da toeletta un piccolo batuffolo di cotone, l'inumidii con acqua fresca e gli feci assorbire il sangue dal lenzuolo. Poi, tornata allo scrittoio, lasciai cadere una goccia di quell'acqua, così arrossata, sulla quinta parola: donna. Avvertii un profondo senso di serenità. serenità. Tutto si era trasformato di fronte ai miei occhi. La pace dell'an dell'anima, ima, ecco, io la conosco: né bene né male, ma … tutto è utile. - Non biasimiamo biasimiamo nulla ma sappiamo sappiamo discernere discernere il senso senso profondo e la ragione necessaria necessaria di ogni avvenimento. Questa frase si incise da sola nella mia mente e, come un'allieva felice di ascoltare la lezione del Maestro, mi misi a sedere. L'ispirazione mi venne ben presto. Senza alcuna esitazione, presi la matita rossa e feci scorrere attorno alle ore del mio disegno un filo filo di sangue, quello stesso che av avevo evo visto serpeggiare serpeggiare nel sogno attorno ai numeri dell'orologio. Le spirali e gli zig-zag si formarono da soli con precisione sbalorditiva. sbalorditiva. Quand'ebbi terminato, il cartoncino presentava un disegno simmetrico tra i più curiosi. Il filo rosso divideva, partendo dall' "1", l'estremità sinistra della curva che collegava le tre cifre del nuovo ordine e raggiungeva, un po' più in là dell' "11", l'estremità destra della curva formando, attorno al "3", al "6" e al "9"16, rispettivamente tre spirali. Il "2", il "4", l' "8", il "10", rimanevano fuori e il "5", il "7", l' "1" e l' "11"
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all'interno del tracciato, poiché ognuno di questi numeri occupava il centro di un angolo diverso, formato dagli zig-zag. L'insiemee si configurava come una L'insiem una specie di stella stella a quattro punte acute e a due ali rotonde. Tuttavia le punte, corrispondenti alle cifre "1" e "11”, si confondevano nella circonferenza nera che sovrastava il tutto come una cupola. Cercai di investigare il senso di ciò che avevo disegnato. Il valore complessivo delle ore intermedie è "9", mi era stato detto. I tre numeri del nuovo ordine, "5" più "3" più "2", formano "10". Sarebbe questa la formula: dieci contro nove? E se fosse giusto, che significato avrebbe? Avvenne allora qualcosa di straordinario a cui voi non credereste, senza dubbio; ma, sul mio onore, dichiaro che è veramente accaduto: la matita blu uscì da sola d dal al piccolo bussolotto di rame che la conteneva assieme alle altre matite colorate, e si dispose verticalmente sulla cifra "11", esattamente fra i due "1" che la compongono. Con estrema rapidità, e sempre in posizione verticale, si mosse lungo il disegno, dall' "11" al "2", da questo al "10", al "4", all' "8" e al "6". Sul "6" si fermò un istante e, madida di sudore a causa dell'ang dell'angoscia oscia che mi aveva presa, presa, intuii questo: il "6", nel suo triplice cerchiaggio rosso, rappresenta un organo, nascosto nel mio corpo e nel quale il mio Maestro vuole penetrare. Perché? La matita blu riprese la sua corsa, precipitandosi dal "6" al "7", da questo al "5", al "9", al "3", all' "11", all' "1" e poi passò a destra, come un lampo, attraverso il "12" e fra il "3" e il "2" della nuova formazione17 che brillavano in quel momento come diamanti. Attorno a me si diffuse un profumo e intesi la caduta della mia matita, distante sul pavimento. - Mi occorrono occorrono una donna donna e un uomo – disse disse la voce misterios misteriosa, a, - per riconqu riconquista istare re il SEI. Allora, nella spazio compreso fra i miei occhi e il disegno, vidi comporsi in caratteri lluminesce uminescenti nti l'immagine di un uovo, forato a sinistra, dal quale si dipartì in direzione nord-est una scintilla elettrica che lasciò dietro di sé una scia d'oro vibrante. - Ah! Ah! Ecco perc perché hé!! – dissi, dissi, quan quando do l'imma l'immagin ginee scompa scomparve rve.. – Nell' Nell'osc oscura ura prig prigion ionee de dell mio corp corpo, o, l'Ess l'Essere ere torturato ritroverà la forza che c he gli occorre per liberarsi … M'insegnerà M'insegnerà Lui stesso cosa devo fare. Appoggiai i gomiti sul tavolo e misi la fronte fra i palmi delle mani. Ogni pensiero svanì dalla mia mente, e precipitai in un vuoto profondo. Mentre stavo in quella condizione, condizione, immobile e inerte, la notte magica magica del Caucaso mi diffondeva diffondeva intorno il proprio soffio vivificante. vivificante.
FELICITA' NELLA PIANURA
Quando mi ripresi dall'assopimento, l'oscurità era già totale e nella camera faceva freddo. La prima preoccupazione preoccupazione fu fu quella di sapere che ora fosse. A tastoni trovai la scatola dei fiammiferi fiammiferi al suo solito posto tra il calamaio e la scatola della sabbia di cui mi servivo per asciugare le pagine appena scritte. Accesi le due candele che si stagliavano sopra due candelieri di argento massiccio, simili a due piccole colonne bianche e tiepide, sopra i gingilli e le fotografie della mia scrivania. Erano le nove. La luce giallastra che si diffondeva a breve distanza dalle piccole fiammelle tremolanti, creava nel resto della stanza delle ombre fantasmagoriche, fantasmagoriche, piene di mistero. - Oh, vieni vieni nell' nell'ombra ombra della della mia mia camera! camera! – dissi sottovoce sottovoce..
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Vieni dalla Tua fidanzata, che Ti adora e in Te confida. Dille ciò che lei ignora e che Tu vuoi che sappia. Affinché, vittorioso e senza più macchia Tu possa mostrare il Tuo disco e proclamare pr oclamare la Tua fede. Ecco: in segno d'amore, accetto la dura croce. La dolce musica che intesi allora mi parve essere la risposta alla mia evocazione. evocazione. Mi abbandonai abbandonai al suo ritmo agreste ed il pensiero pensiero mi si confuse a poco a ppoco oco con la fascinosa melodia che languidi arpeggi involgevano involgevano e accarezzavano, come una folla die chi amorosi. "Oh! Vieni nell'ombra della mia camera" ripeteva questa musica su note ora acute ore basse. "vieni ad insegnarmi insegna rmi ciò che ignoro e che Tu vuoi che conosca. Ecco: io mi d dono ono a Te e tutto il mio essere Ti promette obbedienza. Questa musica non è stata dunque una risposta, r isposta, mi dissi. - Essa promette promette l'obbe l'obbedien dienza za – disse disse in quel mentre mentre una voce pressoch pressochéé umana. umana. Mi sembrò che questa prevenisse dalle finestre a est. Andai da quella parte e rimasi stupita nel vedere che c'era della luce all'esterno e che proveniva, mi parve, dal pianterreno. Cercai di sincerarmene più da vicino e infatti vidi, sporgendomi dalla finestra, che le tre aperture della sala da ballo, di cui ho parlato prima, erano illuminate illuminate come nei giorni di gran fest festa. a. E' vero, c'è un ricevimento stasera, stasera, niania me lo aveva detto. Sono certamente tutti tutti da basso; canteranno e danzerannoo fino a notte fonda. Ma, allora, io come farò a muovermi? bisognerà, danzerann bisognerà, è necessario, che mi meta meta in cammino subito dopo mezzanotte, per arrivare alla grande quercia alla una. Il pericolo di venire scoperta sarà grande. Una strana idea, un impulso più che un pensiero, si impadronì allora d dii me. Danzerò con lui, mi dissi, e, a mezzanotte, mezzanotte, porterò Mischa con me. Mi sentii tutta elettrizzata da questa decisione. Sì, è proprio quello che bisogna fare… D'altronde, a Lui occorr occorrono ono una donna e un uomo… Mischa … Visto che è lui che ha cominciato… l'opera … E soprattutto, soprattutto, non decidere niente in anticipo, lasciarsi lasciarsi fare, con calma, passivamente. - Essa promet promette te la passiv passività ità – pronunciò pronunciò la voce voce d'improv d'improvviso viso.. Vi assicuro che avevo paura ma l'idea che Mischa sarebbe stato con me la notte, alla una, mi rassicurò. - Ch Chii è che parla parla?? – doman domandai dai.. Fu la musica, ricominciando r icominciando in quel momento, che mi rispose. Per fortuna! Essa non mi spaventa come quella voce misteriosamente umana. Intesi questo: … Colui il quale ti chiama nel bosco da molto tempo, Colui che cerca invano le rose sui gambi Di questa pianta viva, dal vigore immortale, Che per averti, infine, a me, voglio, esigo. - Una piant pianta? a? Qual Qualee pian pianta? ta? – dissi dissi sbal sbalordi ordita ta.. – Mischa Mischa forse forse cap capirà irà megl meglio io di me ques queste te esp espres ressio sioni ni bizzarre. A proposito, sarà utile scriversi tutto ciò. - Cari lettori, vi racconto i fatti esattament esattamentee come sono avvenuti. avvenuti. Forse vi troverete delle incoerenze incoerenze e, spesso, un'interruzione del filo logico ma, da parte mia, sarebbe sbagliato soddisfare le vostre aspettative letterarie a discapito della verità.
Il mio scopo, scrivendo questo libro, è di porvi danti ad un mistero che non si può comprendere attraverso il ragionamentoo discorsivo, di moda, ahimè, da tantissimo tempo. ragionament Il mistero che voglio svelarvi è il mistero della vita e, quindi, ne consegue che solo attraverso le forme sostanzialmente caotiche di essa io posso sforzarmi di aprirvi un passaggio fino alla Radice delle Cose Eterne. Pazientate, dunque, e seguitemi.
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Tornai allo scrittoio e sullo stesso cartoncino dov'erano già il disegno magico e le iscrizioni di cui sapete, scrissi minutamente l'evocazione che avevo pronunciato uscendo dal mio torpore, e la risposta dello Sconosciuto, che ora leggerete. Fatto ciò, esitai un attimo, poi aggiunsi a caratteri più grandi: "Prometto l'obbedienza, la passività e… ?" - Ci sono sempre tre elementi elementi nelle sue frasi. frasi. Che devo promettere promettere ancora? Una voce, diffondendosi in tutta la stanza risposte: - Il corag coraggio gio.. Scrisse anche questa parola e, nel momento in cui tracciai l'ultima lettera, la "o", un lampo bluastro attraversò la stanza stanza da ovest a est, est, con acuti zig-zag. zig-zag. Seguì un odore di zolfo nella stessa direzione, come se fosse stato un prolungamento del lampo. E' fatta, mi dissi, adesso posso scendere. Accesi la mia piccola candela apposita, apposita, avvolta, su un piattin piattinoo metallico, da una specie di griglia prote protettiva, ttiva, e andai verso il guardaroba, posto nello stesso corridoio, proprio di fronte alla mia camera. In questo grande andito quadrato, aprii due ante di un grosso armadio pieno di bei vestiti e scelsi, dopo attento esame, esame, una veste in seta bianca, bianca, decorata con fiori rosa e blu ricamati a mano. Da una cassettiera in legno di rovere, poi, presi una camicetta e una sottoveste in fine stoffa di Russia, arricchita da delicati ricami, un piccolo busto di raso bianco e un paio di calze finissime. Appoggiai tutto ordinatamente sul canapè che si trovava al centro della stanza, e passai alla scelta delle scarpe. Ve n'era un'intera fila al fondo dell'armadio: scarponcini, scarpette di vernice, stivaletti, scarpe aperte. Presi, come ben potete immaginare, scarpe da ballo, rosa e con grandi fibbie dorate. Le posai sul tappeto davanti canapè. Servonoalanche dei fiori finti e dei gioielli, mi dissi, perché voglio essere bella, la più bella di tutte. C'era in una credenza a fianco dell'armadio, un bauletto rivestito di fine pelle grigia. Le mie iniziali brillavano a lettere d'oro sul coperchio. Lo aprii con una piccola chiave, che estrassi dalla sua custodia in fondo alla credenza, e feci la mia scelta: due belle rose tea complete del loro delicato fogliame di velluto, ed un sottile collier d'oro, cesellato alla russa, con un gran medaglione intarsiato di perle e piccoli diamanti dalla luce purissima. Al centro del medaglione era un gallo, fatto coi rubini di queste q ueste montagne: montagne: il gallo rosso di Georgia. Con questo ci sarà ben di d i che far gir girare are la tesa a Mischa, pensai con malizia. E' necessa necessario rio che mi obbedisca senza discutere. Andai avanti con la toilette. Per prima cosa mi tolsi alla svelta tutto quello che indossavo e, completamente nuda, feci un fagotto di quei tristi vestiti. Li cacciai senza scrupoli nelle profondità dell'armadio. - E' finito finito – dissi dissi ad alta voce. voce. – La tristez tristezza za e la penite penitenza nza sono sono passat passate. e. Adesso, Adesso, mi sento sento leggera leggera e vado al al ballo per festeggiare la mia gioia. Tornai verso il canapè. Mi posi a fianco dei lussuosi abiti che avevo li disposti e cominciai ad infilarmi le calze. Era la prima volta nella mia vita che prendevo davvero gusto alla minuziosa operazione che doveva rendermi bella. Constatai con piacere l'eleganza curva dei polpacci e l'eccezionale slancio delle caviglie dentro le bianche calze ben aderenti. Mischa ne ha già preso visione, pensai sorridendone. Non c'era più traccia di vergogna in me ed era come se non avessi mai provato quel sentimento. sentimento. ***
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Ora, dopo l'esperienza di cui ho fatto tesoro, grazie al mistero di liberazione, che voi lettori conoscerete quando avrete terminato di leggere questo libro, posso affermare serenamente che solo a questo punto cominciai a diventare diventare pura, cioè esente da sovrastrutture mentali artificiali, poic poiché hé solo a partire da questo momento il pudore, che è una menzogna in ogni danna, aveva cessato di trattenermi con le sue catene. Ciò, forse, vi scioccherà, ma bisogna che esprima qui la verità seguente: la liberazione dalla menzogna del pudore, oltre al suo valore occulto, possiede in più un'utilità pratica, perché pone la donna al riparo dalla perversità maschile. Infatti, la sincerità verso se stessa, in materia di sesso, crea nella donna una spontanea disponibilità che respinge l'uomo degenerato, quello che ha bisogno di mezzi sordidi e nascosti (proibiti) per potersi soddisfare. Alla donna semplice (pura, nel senso qui spiegato) non si avvicina che l'uomo la cui forza sessuale è sana. Ciò che deriva da un'unione di tal genere è sempre sacro: nell'ordine delle cose terrestri, cioè periture, per gli inferiori; e nell'ordine delle cose divine, cioè immorali, per i superiori. E’ una verità antica, la più antica di tutte. Ma l’antichità l’ha totalmente dimenticata, dal momento che ha trascu tra scurat ratoo – ahimè, ahimè, da moltis moltissim simoo te tempo mpo!! – lo studio studio del divino divino,, pper er occupa occuparsi rsi solo solo di questi questioni oni e convenienze convenie nze borghesi le quali, per loro natura, sono eternamente eternamente in conflitto con esso. La società ha statuito delle leggi e delle costumanze che impediscono alla Vita di svolgersi armonicamente, ecco perché cose del tutto naturali si sono trasformate per l'uomo contemporaneo in misteri imperscrutabili. Tutta la verità viene ora alla luce, che la sua ora è suonata. ***
La da ballo ballo sulla – in cui entrai enalla trairadice splende splendente nte di gioia, gioia, trecce col mioche vestit vestito o chiarocome sfumat sfumato o di primavera, primav era, con le rose ro se teasala appuntante nuca delle pesanti cadevano, due grossi serpenti boa, fino all'altezzaa delle ginocchia, all'altezz ginocchia, sfiorandomi il collo in dolce carezza – la sala da ballo, dicevo, dicevo, era piena di gente. Stavo ascoltando con evidente concentrazione un brano di musica classica, suonato al piano da una signorina davvero graziosa e molto distinta. I convitati erano tutti seduti lungo le pareti, pareti, su quelle sedie bian bianche che e dorate che formavano, come vi dissi, dissi, l'unico mobilio del locale. C'erano tutti i membri della mia famiglia, gli ospiti fissi e i visitatori giunti appositamente per la festa: i Wassilkowsky Wassilkow sky e altri vicini. Tutti si sorprese nel vedermi entrare entrare così all'improvviso all'improvviso e levarono su di me degli guardi pieni di ammirazione. Una delle mie zie, tuttavia, mi fece segno di non turbare la riunione r iunione ed io, obbedendo, mi sedetti sulla prima seggiola libera, che trovai vicino all porta da cui ero entrata. Fu allora che intravidi Mischa. Stava in piedi piedi davanti ad una delle finestre di nord-est e semb sembrava rava l'unico a non interessarsi della musica. Mi fissò come uno che esce da una terribile ansia ed i suoi occhi mi dissero: "Finalmente!" Sostenni lo sguardo con un'aria divertita, d ivertita, cosa che lo indispettì visibilmente. visibilmente. La determinazione determinazione che aveva in quel momento ne fu certamente rafforzata. La signorina graziosa ed elegante interruppe improvvisamente il suo Allegro su un accordo clamorosamente sbagliato. Si alzò e disse: - Ho scordato il seguito, è da tempo tempo che non faccio faccio più pratica. Tutti accorsero verso di lei e ci fu un chiacchiericcio generale di complimenti e felicitazion felicitazioni.i. Mischa mi si avvicinò. - Cosa avete avete fatto fatto durante tutto questo questo tempo? – domandò col tono imperioso imperioso di un comandante. comandante.
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- Sono Sono stat stataa in in cam camera era – ris rispos posi. i. - So bene bene che che non ne ne siete siete uscita uscita – disse disse lui, lui, - ma che che face facevat vate? e?
Non seppi rispondergli perché, inoltre, che cosa avevo fatto? - Non volete volete risponde rispondermi? rmi? – sibilò sibilò Mischa Mischa tra tra i denti. denti. - Sì e no no – diss dissii rid riden endo do.. - Cosa significa: significa: sì e no? no? Volete o non volete volete rispondermi, rispondermi, insomma? - Lo vorrei vorrei davve davvero ro – dissi, dissi, - statene statene certo, lo vorrei vorrei proprio, proprio, ma non non ssoo come come dirvelo. dirvelo. - E' davvero davvero un'imp un'impresa resa molto molto diffi difficile cile – disse disse Mischa, Mischa, con con una smorfia smorfia d'amarez d'amarezza za sulle sulle labbra. labbra. – E' strano strano come le donne abbiano sempre bisogno di afre le misteriose. Con me dovrete perdere quest'abitudine. - Vedo, Mischa, che il vostro nervosismo nervosismo è del tutto spropo spropositato. sitato. - Ah, Ah, dite dite davve davvero! ro! – escla esclamò. mò. Mi guardò di traverso. Il discorso restò in sospeso, poiché un brillante ufficiale ufficiale si avvicinò avvicinò e domandò a Mischa: - Avete impegnata impegnata la vostra dama per per la controdanza? Senza esitare, esitare, Mischa afferrò afferrò il mio braccio, lo passò sotto il proprio e disse: - Certamen Certamente. te. - Ah! Chiedo Chiedo scusa scusa – fece l'ufficia l'ufficiale, le, - avevo avevo proprio proprio l'inten l'intenzion zionee di invitare invitare la la signorina signorina,, ma poiché poiché mi avete avete preceduto…. Si inchinò elegantemente e si fece da parte. Restai attaccata al braccio di Mischa. Intanto mia madre, fendendo la calca, mi si avvicinò con la voglia di dirmi qualcosa; ma, dopo un attimo di riflessione ed un amabile sorriso all'indirizzo di Mischa, se ne ritornò indietro. - Cosa penserà penserà mia madre adesso? adesso? – dissi a Mischa Mischa.. – cosa ne pensate pensate voi? - Mi è del del tutto tutto indiff indifferen erente te – rispose rispose il giovanot giovanotto. to. Ora aveva sul viso l'espressione del vincitore, e non vi nascondo che la cosa mi facesse piace piacere. re. -- Balliamo! Balli di sse. . –a.Li soprav sopravanz anzerem eremoo tutti! tutti! Sape Sapete te ballare ballare il galopp galoppoo cosacco? cosacco? Sì – amo! fu la –mia mimi a ris rdisse ispo post sta. - Ebbene! A noi due, adesso! adesso! Mi condusse, sempre dandomi il braccio, nell'angolo tra le due file di finestre. Non scordate che si trattava del lato nord del castello. Prese Pr ese due sedie, che accostò, e mi disse di sedermi. Quando fummo entrambi seduti, e mentre la confusione continuava attorno a noi, poiché i cavalieri invitavano invitava no le dame e le persone anziane si raggruppavano raggruppavano agli angoli della sala in modo da lasciare più spazio possibile ai ballerini, Mischa mi fece questo discorso: - Ascolta, Xènia, Xènia, bisogna che tu la smetta smetta di fare la finta tonta. Hai capito senz'altro senz'altro che ti ho scelto al ballo per proteggerti. Ti contenderò con ogni mezzo a qualsiasi pretendente. Se dunque non vuoi che ci sia, qui stasera, una tragedia, dimmi subito di chi sei innamorata, cosicché io mi possa liberare al più presto di quest'uomo. Ah! La malizia delle donne è piena di risorse! - Mischa Mischa – risposi, risposi, - se vuoi vuoi sapere sapere ogni cosa, cosa, ti invit invitoo a segui seguirmi rmi stanot stanotte, te, subito subito dopo dopo mezza mezzanott notte, e, nella nella foresta. Conosci, vero, la vecchia quercia gigante? - Sì – disse disse Misc Mischa ha,, diven divenuto uto bian bianco co come come un len lenzuo zuolo. lo. – In quel quel luogo? luogo? - In quel luogo, saprai ogni cosa. cosa. - Ti aspetta aspetta laggiù laggiù?? - Si, questa notte, alla alla una. Mischa restò in silenzio. Corrugò la fronte in atteggiamento atteggiamento feroce e serrò serr ò i pugni. - Sta bene bene – disse, disse, - porterò porterò con me la mia grande sciabola sciabola cosacc cosacca. a. L'ho L'ho affilata affilata proprio proprio questa questa matti mattina. na. Rimanemmo ancora un po' nell'angolo nord della sala, ma non ci dicemmo d icemmo altro.
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Mischa aveva l'aria di studiare un piano, e non era certo mia intenzione distoglierlo dal pensiero del prato, attorno alla quercia gigante, gigante, dove si immaginava di incontrare incontrare un rivale in carne ed ossa, a lui simi simile. le. Rinunciammo entrambi a ballare, e ai cavalieri che mi invitavano rispondevo invariabilmente: - Sono indisposta, indisposta, oggi. Sarà per un'altra volta. volta. I membri della mia famiglia, naturalmente, avevano arguito dal mio comportamento la cosa più scontata, e cioè, dal loro punto di vista, anche la più conveniente: tra Mischa e me si stava decidendo un fidanzamento. Improvvisamente Improvvisame nte Mischa trasalì. - C'è C'è una stran stranaa corrent correntee d'aria d'aria – disse. disse. Si alzò e andò a chiudere le finestre più vicine, vicine, a destra e a sinistra delle nostre se sedie. die. Si rimise a sedere, ma si alzò ancora. - Ciò che che è curioso curioso – disse, disse, - è che ilil vento vento viene viene dal basso basso e non non siamo siamo in inve inverno. rno. Ho i piedi piedi gelat gelati.i. Vieni Vieni sul sul
balcone, camminare ci farà bene. - Bisogne Bisognerà rà passare passare davanti davanti a tutte le dame dame anzia anziane ne – osservai osservai – e disturbare disturbare i ballerin ballerini.i. - Non siamo siamo a Parigi Parigi né a San Pietroburgo Pietroburgo – rispose rispose Mischa Mischa,, - facciamo facciamo buon viso a cattivo cattivo gioco. gioco. Aprì la finestra che aveva appena chiuso, accostò una delle sedie, a guisa di scalino, al bordo della finestra, e mi domandò in tono burbero: - Avete paura di scandalizzare scandalizzare qualcuno servendovi di questa scala imp improvvisata? rovvisata? Suvvia Suvvia,, Xènia, non esitate e fregatevene della gente. - Non mi occorre occorre certo un grande sforzo per un gesto così semplice – dissi ridendo e, senza senza appoggiarmi appoggiarmi alla alla mano che mi tendeva, salii sulla sedia, da qui sul davanzale della finestra e poi sul pavimento del balcone. Tutto in meno tempo che a descriverlo. d escriverlo. Mischa mi tenne tenne dietro dietro con una sola sgambata. ***
La notte era molto scura. Niente luna mentre miriadi di stelle, grandi e scintillanti, sembravano gettare sulla terra un'infinità un'infinità di sguardi angosciati. L'aria fredda pungente. pungente . a respir - Ah, megl mera eglio io così! così! e– disse dis se Misch Mischa respiran ando do a pieni pieni polmo polmoni ni la brez brezza za della della nott notte. e. – Ch Chee ora è? è? – Estras Estrasse se il suo orolo orologio gio dal dal panc panciot iotto. to. – Le undic undici. i. – Ebbe Ebbe un frem fremito ito ne nervos rvoso. o. – E' ormai ormai ora di prepa preparars rarsii – disse. disse. Fece qualche passo passo a ridosso del muro, mentre io contemplavo, contemplavo, immobile, la splenden splendente te profondità del cielo. Mi tornavano in mente i versi magnifici del nostra grande poeta Apouchtine: Le cime eccelse Dormono nella notte. Le valli si lasciano andare Senza alcun rumore (…) Tacciono le foreste, Silenti gli stagni. L'aspro dolore Va cessando … fidati! Sì, è vero, pensai, tutto finisce e tutto ricomincia al tempo giusto, nel momento esattamente prestabilito. L'importante, per non contrariare la volontà sconosciuta, è restare calma e passiva in ogni circostanza. Nessun desiderio personale, soprattutto. Mischa tornò verso di me.
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- A che stai pens pensando ando?? – domandò, domandò, prenden prendendomi domi per per le braccia braccia con con le sue fori fori mani. mani. – Xènia, Xènia, vog voglio lio che che tu mi mi ami. Me. Non l'altro. Strinsi le labbra. Non mi veniva in mente nessuna risposta. Senza dubbio Mischa interpretò in suo favore questo silenzio, che aveva peraltro ben altra causa; e, stringendomi appassionatamente al suo ampio petto, stampò sul mio occhio destro un bacio infuocato. - Amo i tuoi occhi – disse; disse; e, dopo un un secondo secondo:: - L'altro L'altro non ti ama, ama, ne sono sicuro, sicuro, te lo lo proverò. proverò. - Lo saprai saprai fra poco poco – dissi, dissi, ma la voce mi restò restò in gola. Mi guardò ancora, e di nuovo un'altra volta, poi, con gran sforzo si staccò da me, tr tremando emando da capo a piedi. - Vuoi un mante mantello? llo? – mi chiese chiese subito. subito. – Ci vorrann vorrannoo anche anche delle scarpe scarpe più più solide. solide. - Hai ragion ragionee – dissi. dissi. – Fra poco poco andrò andrò a prende prendere re quello quello che occorre. occorre. L'erba L'erba è umida umida,, di notte. notte. - No, vacci subito. subito. Sarò qui ad aspettarti. Volse attorno a sé uno sguardo inquieto. - E' da quella quella scala scala che dovrem dovremoo scendere, scendere, vero? vero? – chiese chiese indican indicando do la scala scala di ferro ferro che, dal dal balcone, balcone, portava nel cortile dei pavoni e delle oche. - Sì. - Allora vai! Ci ritroveremo in cortile, ai piedi della scala. Qui non sarebbe prudente. prudente. Io pure ho qualcosa da prendere prima di incamminarmi. I suoi occhi brillavano di una luce cattiva. Povero Mischa! Lui pensava, senza dubbio, alla sua sciabola.
***
Quando ritornai – circa mezz'ora più più tardi, perché dovetti fare fare tutto il giro della casa dal salone di sud-est all'ingresso, allo scalone interno e infine al corridoio in fondo fondo al quale si trovava la mia camera camera – Mischa stava a qualche passo dalla scala di ferro, al riparo della d ella luce delle finestre della sala da ballo. Il silenzio era totale, poiché i ballerini e tutti gli invitati, insieme ai miei famigliari, si erano trasferiti nella sala da pranzo, dove una grande zuppiera russa richiamava tutta la loro attenzione. attenzione. Sotto il lucore enigmatico delle stelle, vivace in queste contrade meridionali dove il cielo pare più basso e corposo, il fine profilo dei monti innevati si stagliava assieme a creste più vaghe e sembrava invitare lo spirito ad unpiù viaggio profondità sconosciute. Le macchie scuremisterioso delle valli,incon le loro dense foreste, avevano un aspetto sinistro, e la paura nervosa che esse ispiravano ispiravano costituiva costituiva un forte stimolo per un attimo coraggioso. coraggioso. Una fredda brezza si diffondeva nell'aria. Intuii che conteneva in sé un pensiero ed una volontà che ben presto mi si sarebbero rivelati. Scesi lentamente, lentamente, calcando con prudenza ogni ogni passo con le piccole sscarpe carpe di vernice, sugli stretti gradini gradini di ferro. Guardai Mischa impegnato, frammezzo all'oscurità, in un esercizio davvero stravagante: stringeva nella mano destra la sua grande sciabola cosacca, tracciando nell'aria, con l'arma che mandava a tratti deboli bagliori, degli ampi cerchi che tagliava in seguito dall'alto in basso e da sinistra a destra, proprio davanti a sé. A terra, un metro o due distante, stava una lanterna che diffondeva attraverso i suoi vetri un bagliore rosso. Ristetti sull'ultimo sull'ultimo gradino della scala, per vedere cos'altro ancora avrebbe avrebbe fatto Mischa. Mischa. I miei occhi, abituatisi nel frattempo all'oscurità, mi permettevano di distinguere i tratti del viso del giovane: aveva aveva l'aria ispirata ispirata e dalle sue labbra socchiuse socchiuse uscivano uscivano suoni inintelligibi inintelligibili: li: ho! hé! ho! ho! hé! ha! ha! e altre sillabe ancora, che non riuscii r iuscii a distinguere. Con gesto istintivo, coprii i miei abiti bianchi tirando i lembi dell'ampia mantella nera che mi ero messa sulle spalle per per proteggermi dal rigore della notte. notte. Per nulla al mon mondo, do, in quel momento, momento, avrei voluto attirare l'attenzione di Mischa, per non disturbarlo in quella sua strana attività, poiché mi era chiaro che stava già
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subendo l'influs subendo l'influsso so – oh, con mi grandis grandissima sima soddis soddisfaz fazione ione!! – della volontà volontà del del mio Maes Maestro tro misterio misterioso. so. Mi occorrono una donna e un uomo, aveva detto. Mischa fece un passo avanti, portandosi così un poco alla luce. Vidi allora che indossava al completo l'equipaggiamento cosacco: il lungo caffettano orlato di astrakan grigio, l'alto berretto fatto con la stessa pelliccia, e i vari pugnali infilati nel cinturone di cuoio. Gli alti stivali gli salivano fin sopra i ginocchi. Era impressionante impressionante e non potei fare a meno di provare per lui una viva ammirazione. - Quarantuno Quarantuno – disse con voce voce atona. atona. – Quarantun Quarantunoo è il numero numero del viagg viaggio, io, ssegui eguito to dall'und dall'undici ici fino fino al se sei.i. E' il numero della prima pr ima consacrazione, consacrazione, dopo la discesa fino al centro dell'uovo. Si fermò un secondo, inalò il respiro, e continuò come una lezione appresa d'intuito che si rimastica ancora per non scordarla: - Quarantuno, è il numero della soglia varcata. varcata. E' l'addizione: undici ppiù iù due, più dieci, più quattro, più otto, più sei. Su questa soglia si muore o si riprende il cammino in salita … Ora, si tratta di conseguire, risalendo, sette più cinque, più nove, più tre, più undici, più uno … cioè trentasei in tutto … trentasei più quarantuno fa sessantasette…. sessant asette…. ecco perché il numero 77 è quello della liberazione… liberazione… E' la l a seconda consacrazione, quella del Maestro nel maschio. maschio. E' anche il secondo cinque. Il cinque … la stella dell'Altra Sponda…. Mischa fece ancora tre passi avanti, con l'andatura irrigidita di un sonnambulo, e pronunciò con voce terribilmente forte, mettendo la sciabola in guardia: - Ti prometto e ti invito invito a risalire attraverso di me dal Sei all'Uno, ossia dall'Undici al Settantasette Settantasette ….18 Cari lettori, vi ho ormai abituati alle stravaganze di questo racconto. Posso dunque dirvi tranquillamente e senza inutili scuse, che nel momento in cui Mischa pronunciò la parola "settantasette", "settantasette", una fiamma blu cadde sulla punta della sua sciabola e lì svanì, come una serpente nel terreno. Molto vicino a me, una voce soffocata mormorò: - Ponigli tre domande domande e non scordare scordare quello che ti dirà. Fai Fai presto, perché hai poco tempo tempo a tua disposizione. Stavo cercando la domanda da fargli, quando all'improvviso, e senza il mio controllo, dissi: - Perché bisogna bisogna combattere combattere il Nove? Nove? - Questa Questa è la prima prima – alitò alitò la brezza brezza che ritornav ritornavaa in quel quel momento. momento. Mischa, sempre come un automa, rispose:
- Il Nove è il simbolo del Sei rovesciato. E la menzogna che parla il linguaggio della della verità. E la mia croce, perpetuata per il trionfo dell'Ingiusto. - Ponigli Poniglivolta la seconda seconda donetta mandaimpressione a – disse disse la stessa ste voce voce soffoca sof Questa ebbi ladomand chessa venisse da focata. nord.ta. Senza riflettere, gli domandai: domandai: - Chi è l'Ing l'Ingiust iusto? o? Mischa si girò lentamente verso verso di me, volgendo così il viso a sud, e disse: - L'Ingiusto è colui che perpe perpetua tua nell'umanità la vergogna vergogna per la vita. L'Ingiusto L'Ingiusto è colui che sostituisce sostituisce 19 l'acqua viva del Mare con la menzogna menzogna del simulacro . L'ingiusto è colui che ama la Mia croce, perché essa Mi impedisce di compiere il Mio ciclo. - Poni la te terza rza domanda domanda e affrett affrettati, ati, che che è tardi tardi – mormorò ancora ancora la voce voce soffoca soffocata, ta, questa questa volta volta ben ben distintamente distintame nte da nord. Dissi allora: - Come sconfiggere la Tua croce, il Tuo nove, la Tua prigione? prigione? Dissi "prigione", ma ciò mi sbalordì enormemente, e prestai tuta la mia attenzione per capire bene la risposta a quest'ultima domanda, che avevo posto mio malgrado, ma la sua gravità mi apparve subito. Mischa rispose:
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- Non si può vincere la Croce, il Nove, la Prigione, che compiendo compiendo la Mia opera, il Mio ciclo, la Mia libertà. Chi mi accetterà e libererà sarà potente e sapiente, poiché io sarò in lui e lui sarà Me. Un violento tremito nervoso si impadronì allora di Mischa. Egli abbassò la sciabola e vi si appoggiò, vacillante. Sentii il permesso permesso di aiutarlo. Saltai a terra e gli corsi incontro. Non sa sapendo pendo come impedirgli impedirgli di cadere cadere – perché, evidentemen evidentemente, te, il suo peso peso era davvero troppo per le mie forze forze – lo spinsi verso verso il muro, dal quale ci ci separavano pochi passi. Egli indietreggiò subito e, arrivato a ridosso del muro, vi si appoggiò con evidente sollievo. La sciabola strideva contro le pietre del muro. - Mischa Mischa – dissi, dissi, - non te temer mere, e, adesso adesso stai stai be bene. ne. Aspirò profondamente l'aria fredda della notte, ebbe un ultimo sussulto e mi guardò. - Eccoti, Eccoti, Xènia Xènia – disse. disse. – Ho appen appenaa avuto avuto una una straordina straordinaria ria vision visione. e. Dammi Dammi la tua mano, mano, amica amica mia, mia, che che ora comincio a capire molte cose.
LA TRAVERSATA
Ci incamminammo mano nella Xènia, mano. che Mischa aveva detto: - Vieni, che è giunto il momento. Io lo seguii senza dire una parola. Conoscevamo bene il percorso, lui ed io. Mischa reggeva con la mano destra la lanterna, la cui debole luce rossa si diffondeva per breve tratto attorno a noi; nella fitta oscurità era come se noi stessimo percorrendo una galleria. Tuttavia, mano a mano che si avanzava, lo spazio percorso si richiudeva r ichiudeva alle nostre spalle simile a un muro nero. Quando giungemmo al termine del grande viale del parco che cingeva il castello dei miei avi, e che si trattava, ormai, di avviarsi avviarsi per sentieri sentieri incolti, Mischa si fermò fermò e mi disse: disse: - Riposati un attimo, amica amica mia. Ne approfitterò per dirti certe cose. L'evidente L'eviden te mutamento in tutto il comportamento di Mischa non mi aveva sorpreso, visto che ne conoscevo la causa, ma ciò che mi pareva sbalorditivo, era l'attitudine del tutto nuova che io manifestavo verso il mio compagno. Questo sentimento era tutt'altra cosa dell'amore mistico che avevo provato per lo Sconosciuto; esso mi cancellava di molto ai miei stessi occhi e si diffondeva dentro di me, come un'influenza che mi annientava. Quando mi fui seduta sul tronco di un pino caduto, ben riparata dalla mantella nera, i gomiti sulle ginocchia ed il mento poggiato poggiato nei palmi delle mani, Mischa, Mischa, che era restato restato in piedi, piedi, mi disse: - Xènia, ora so che colui che ci aspetta nella foresta non è né un rivale né un avversario. E' un amico e l'insegnamento che ci darà concerne un mistero sacro. Ci conviene pertanto pertanto prepararci degnamente degnamente al solenne incontro. Tacque e si raccolse in profonda meditazione. meditazione. Era davvero splendido, illuminato di rosso sullo sfondo nero della notte. Gli occhi apparivano grandi e
magnetici e la sua alta statura di vigoroso cosacco rifletteva una volontà indomabile. Lo guardai senza pensare a niente. Aspettavo che fosse lui a parlare, - Xènia Xènia – disse disse inf infin ine, e, - hai hai qualco qualcosa sa d daa rimpr rimprove overarm rarmi? i? Se la terra si fosse aperta e m'avesse inghiottito, inghiottito, se il Kasbek Kasbek fosse sprofondato in mare, mare, sarei rimasta meno sconvolta nel mio intimo: io, rimproverare r improverare qualcosa a quest'uomo! Mi alzai di scatto gettandomi al collo di Mischa come una sgualdrina. Mi strinsi contro il suo petto, solido come granito, allacciai le gambe attorno alle sue, mi strappai i vestiti strusciandomi contro i suoi pugnali. Ogni tanto gettavo la testa indietro per vedere se sorrideva. sorr ideva. Mischa mi lasciò fare per un po'. Dopo mi prese pr ese tra le sue braccia br accia e mi strinse teneramente.
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Non riuscirei a raccontare la felicità che provai provai nel sentire la sua forza e la sua fermezza fermezza intenerirsi intenerirsi per me. Gli ero riconoscente e avvertivo il bisogno di sacrificarmi per lui. Oh, la voluttà del sacrificio! Hai Hai ragio ragione ne – sussur sussurrò rò Mis Mischa cha carez carezza zando ndomi mi l'orec l'orecchi chioo con con le labbra labbra,, - hai hai ragi ragione one:: tu tu nnon on puoi puoi rimproverarmelo … Xènia è mia, perché perché l'ho conquistata. conquistata. Xènia non è di nessun nessun altro… L'Altro non è un nemico …. noi lo vedremo presto … insieme. Abbracciami ancora, mio piccolo uccello blu … dammi il bacio 20 di cui ora ho bisogno … non sono più la stessa stessa persona di stamatt stamattina ina … Noi Lo vedremo presto insieme. insieme. - Dicendo ciò, mi sollevò come una bambina, bambina, senza sforzo, quasi che nnon on avessi avuto peso peso e, quando la mia testa fu all'altezza della sua, le nostre labbra si unirono in un bacio meraviglioso, che pareva unire il cielo e la te terra rra.. Non c'era inferno in questo bacio, perché l'inferno era già stato attraversato. Il bacio dell'inferno è umido, poiché è il principio del grande attraversamento del Mare. Il bacio del cielo è aereo e radioso, poiché poiché è il primo passo passo fatto sulla nuova sponda. Non si può tuttavia attraversare il mare se non si arriva prima fino al limitare della prima terra … e l'uomo non arriverà alla zona delle onde se queste non gli si dipartono d'innanzi. La donna è l'onda e l'uomo è la terra. - Sì, sono tua, tua, Mischa, Mischa, solo tua… Era stordita e senza forze. Mischa mi rivolse uno sguardo sguardo pieno di affetto e mi disse: disse: - E' vero. Posò ancora sulla mia fronte, tra le sopracciglia, un bacio pieno di sentimento e, lentamente, come se fossi stata un oggetto oggetto fragile e prezioso, prezioso, mi ripose sul tronco del del pino. - Ora, stai tranquilla e non ti muovere, qualunque cosa accada. accada. Ciò che devo fare adesso è per per me in funzione di me stesso. Non ti impressionare, stai assolutamente calma. Senza affanno, affanno, obbedii. Mi era piacevole l'obbedirgli. l'obbedirgli. Incrociai le mani sulle ginocchia e attesi. Mischa indietreggiò di qualche passo. Tese le braccia in avanti, mostrando i palmi in cielo, come fa il prete sull'altare, quando impetra l'onnipotenza divina, affinché il Cristo discenda nel pane e nel vino del Mistero eucaristico. Poi, effettuò una formidabile concentrazione concentrazione di forza e di spirito. Assomigliava a una statua di pietra rossa trasparente. La luce si perdeva nell'ombra immensa che che lo circondava, ma la forza che era in lui sembrava più immensa ancora. Era il centro che dominava la notte. Lentamente, Mischa ritrasse i palmi. Alzò le braccia al cielo e iniziò a piegare le ginocchia, seguendo un ritmo lentissimo. La schiena schiena gli si curvò appena i ginocchi tocca toccarono rono terra e quindi egli eseguì davan davanti ti a me il saluto solenne dei nostri antenati, con la fronte contro la polvere del suolo. Tutto il mio essere si rivoltava a vederlo così prosternato al mio cospetto, ma egli mi aveva ordinato di rimanere immobile, ed io così feci. Poi Mischa raddrizzò la schiena e ripeté portamento una seconda fiero, volta loestrasse stesso saluto. Infine si alzò, riassunse il suo abituale la sciabola dal fodero, fece ruotare il brando nell'aria libera della notte, come se avesse voluto segnalare a dei d ei testimoni invisibili invisibili che la sua prova era terminata e che un pegno di libertà aveva coronato la sua vittoria e, rivolgendosi a me, mi disse con vece limpida e felice: - Xènia, donna, amica, amica, amante mia! Come sai, sai, appartengo alla fiera razza dei Cos Cosacchi acchi del Don. Nessuno tra noi, ha mai piegato la schiena schiena di fronte ad alcuna potenza di questa terra. Lo stesso Zar si rivolge a noi con rispetto e quando andiamo in guerra è soltanto perché lo vogliamo. Nessuno ci obbligherà mai a prendere le parti di una causa che non ci piace. Eppure, oggi ho chinato la testa nella polvere, di fronte a te: una donna. Ti spiego subito perché l'ho fatto. Tieni a mente queste mie parole, perché non capirai subito tutto il significato …. Succederà qualcosa alla una e solo allora ti sarà data la chiave del mistero … ma io non sarò più accanto a te, allora, per ricordarti questa cosa. Ascolta, dunque, e che tu sia il testimone notturno del
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mio giuramento: qui, nella foresta, ho detto addio a tutte le tue simili, a tutte le donne, su te … io giuro sulla tua testa che nessuna donna donna mi conoscerà conoscerà21 più. Fu straordinario: straziante e tragico. Sembrava che, nell'ombra, le foglie stessero tremando come tremavo io, e che gli alberi posassero su di me i loro grandi rami, r ami, per proteggermi o anche per consolarmi. Ma non ci fu nessun rumore nella foresta; foresta; e le stelle, nel cielo ne nero, ro, erano calme. La Natura accettò il giuramento giur amento solenne di Mischa. Egli riprese il suo discorso. - Ho ripetuto ripetuto il mio mio saluto saluto due volte volte – disse, disse, - perché perché ho appres appreso, o, compreso compreso e decis decisoo due cose: cose: bisogna bisogna farla farla finita con la donna e ringraziarla. Il mio primo saluto è stato il saluto doloroso della separazione, mentre il secondo l'espressione della mia riconoscenza. Xenophonta, tu sei la carne attraverso cui sono stato santificato. Prima di conoscerti non ero che un animale selvatico. Attraverso di te, sono stato dotato di Intelligenza. Attraverso di te, perché tu ne eri già insignita prima di me. Fra poco io saprò perché ciò è avvenuto. Lui, tu, io? Il nero, il bianco, bianco, il rosso? Ho voglia di saperlo, ma già lo presentisco presentisco come una specie specie di immensa gioia … ed io ti rendo merito, o Xenophonta. O carne benedetta del Suo desiderio! chè senza di te io non avrei mai saputo come si compie la Traversata … Xènia, amica mia, ricevi il segno della mia riconoscenza. Colse da una frasca un rametto fiorito e me l'infilò nel corpetto, tra i seni. - Riprendia Riprendiamo mo il cammi cammino no – disse disse iinn fretta fretta.. ***
Il percorso fu ancora lungo. Seguimmo da principio un sentiero lungo la china boscosa della montagna, dove c'erano molti rruscelli. uscelli. Mano nella mano, risalimmo queste umide vene della terra, e Mischa mi disse: - Coraggio, mia piccola Xènia, Xènia, la ricompensa ti attende. attende. La luce rossa proiettata dalla lanterna ci seguiva come un fuoco fatuo protettore: essa terrorizzava gli animali affamati che erravano per per le radure in cerca di preda. I rami scricchiolavano nell'oscurità ed io, mio malgrado, tremavo di paura. Allora, la mano di Mischa stringeva con maggior forza le mie dita, cosa che mi riconfortava. r iconfortava. Tuttavia non ardivo parlare, perché rispettavo profondamente il mondo nel quale il suo spirito era penetrato. Mi inventai dell'altro per costringerlo ad occuparsi più spesso di me: anche senza avere paura e quando tutto era tranquillo, trasalivo tr asalivo apposta apposta,, affinché mi stringesse la mano. Se ne accorse, senza dubbio, perché mi disse subito: _ Xènia, al posto di crescere, tu diminuisci … ma è giusto … dev'esse d ev'essere re così. Quando arriveremo alla quercia gigante, nel posto dove ci aspetta aspetta,, io non avrò più, accanto a me, che un piccola bambina, senza intelligenza…. E quando tu non sarai più nulla, ti prenderò nelle mie braccia. sarivelata, una cosa cheseloparlasse Spirito non più. Diceva tutto Allora, ciò contu voce come a seteme stesso. Non tentai di investigare investigare il senso di quelle parole, e mi accontentai accontentai di assorbirne il sapore, come quando quando si beve un liquore che ritempra interiormente. Il mio intelletto si era realmente r ealmente assopito. assopito. Uscimmo dal bosco penetrando per una stretta gola, dove un torrente vorticoso spingeva le proprie acque rossastre verso l'impetuoso Terek. In lontananza, il frastuono assordante dell'acqua ci avvertiva del pericolo. Ci avvicinammo a piccoli passi e Mischa si sporse sull'acqua per cercare un passaggio praticabile.
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In questo posto scoperto, la notte era meno scura poiché al chiarore delle stelle si aggiungeva il riflesso scintillante dei ghiacciai e delle nevi delle cime circostanti. Intravidi una bestia vischiosa e strisciante che mostrava la testa dall'acqua, vicino al piede destro di Mischa. - Atten Attento! to! – gridai gridai.. – Quella Quella be besti stiaa ttii ffarà arà del male. male. - Davv Davver eroo lloo cre credi di?? – diss dissee Misc Mischa ha.. – Il tuo tuo ccora oragg ggio io va sc scom ompa pare rend ndo, o, du dunq nque ue!! – ed aggi aggiun unse se:: - ma anch anchee questo è giusto, perché la carne è pavida. Estrasse la sciabola e ne mostrò la punta alla bestia. Delle scintille sprizzarono dall'arma e l'animale scappò sibilando. Mischa rifletté un istante. - Prendi Prendi la lanterna lanterna – mi disse. disse. – Io tento tento di costruire costruire un passagg passaggio, io, non non possiam possiamoo fare altrime altrimenti. nti. Radunò alcune grosse pietre e le gettò, una dopo l'altra, nel torrente. Si formò, infatti, una specie di daga grossolana, contro sui si frangeva la corrente con spruzzi furiosi. Mischa si assicurò assicurò con la punta punta della scia sciabola bola della solidità solidità del suo suo lavoro, e mi disse: - Vuoi passare passare per prima? Il passaggio passaggio è stretto, non c'è spazio spazio per due persone assieme. assieme. Rimasi interdetta. Sentivo che questa domanda era una prova. Volevo rispondere secondo le sue aspettative, ma non riuscivo a capire quali fossero. Mischa ripeté la domanda: - Passerai Passerai per per prima? prima? Esitai ancora. - Ah! Anche Anche la la volontà volontà è scomparsa scomparsa!! – gridò, folle folle di gioia. gioia. – Più nulla, nulla, più più nulla, nulla, né intel intellige ligenza nza,, né volontà volontà.. E' così che dovevi diventare. d iventare. Mi prese tra le braccia e attraversò di corsa il passaggio di pietre. Ebbi la presenza di spirito di trattenere la lanterna, che mi stava cadendo.
SULL'ALTRA SPONDA
Sull'altra sponda, Mischa non mi rimise a terra. Mi accomodò sul braccio sinistro e mi disse: - Passa il tuo braccio destro attorno al mio collo, e distaccati dalla tua cos coscienza. cienza. La carne è pura quando la mente tace. Non ascoltare i rumori r umori della notte e non sentire il soffio della brezza. Sii sorda a ciò che ti accade intorno, perché ora tutte le tue prove sono terminate. Quello che ancora ti bisbiglianoo le stelle non ti riguarda. Sii bisbiglian S ii felice, il tuo Maestro te lo permette. Appoggiai la testa sullo spesso berretto di pelliccia di Mischa, e chiusi gli occhi. ***
La salita fu impegnativa, su per il pendio scosceso. Di tanto in tanto, Mischa si fermava per saggiare il terreno con la punta della sciabola. I sassi allora rotolavano lungo il suolo roccioso e l'eco rimanda rimandava va a lungo il rumore della loro caduta ne nella lla valle. Mischa affrontava il pendio col passo determinato dell'eroe. Attorno al suo collo, il mio braccio era nudo. La mia pelle si riscaldava riscaldava voluttuosamente voluttuosamente al suo calore ed una dolce sensazione di benessere si diffondeva in me. Ben presto, non avvertii null'altro che questo.
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***
… Avevo dormito oppure la mia mente mi aveva lasciato? Sentivo dei vaghi suoni che non identificavo, identificavo, sentivo sentivo il passaggio di un qualcosa che non riuscivo a definire… vicino o lontano da me non avrei saputo dirlo. Un torpore tutto speciale m'invase togliendomi ogni desiderio di capire cosa succedeva intorno. Non mi domandavo neanche neanche dove mi trovavo; nessuna nessuna curiosità mi spingeva spingeva a conoscere il luogo ove ero giunta … Improvvisamente, Improvvisame nte, avvertii un curioso cur ioso senso di peso sulle ginocchia. Qualcuno mi stava toccando? Dove …?
Il torpore mi riprese, facendomi scordare le ginocchia. Poco più tardi, aprii gli occhi, perché una luce gialla mi sollecitava la rètina. Vidi dei bagliori verdi, rossi, blu, bordati d'oro. Stelle si formavano rapidamen r apidamente te e sparivano con altrettanta velocità in cerchi fuggevoli …. - Ma che c'è sui miei occhi? occhi? Cos'è che tiene tiene chiuse le mie ciglia? ciglia? Cercai di aprire le palpebre, palpebre, ma esse non obbedivano obbedivano alla mia volontà. - C'è qualcosa di strano sui miei occhi, qualcosa aderisce alle cigli cigliaa e mi obbliga a tener tener chiuse le palpebre … E le mie ginocchia, perché sono così pesanti? Qualcuno le teneva ferme con le proprie mani. Chi, dunque? Ah! E' senz'altro quest'oggetto strano, posato sui miei occhi, che mi impedisce di capire … Si vuole … Ma chi lo vuole? … che le mie ginocchia siano pesanti, che mi facciano male. Si vuole impedirmi di stendere le gambe con comodità. E queste stelle… Queste stelle, stelle, cosa vengono a fare nei miei occhi? Delle stelle … dei triangoli … dei cerchi … delle scintille: rosse, verdi, oro… - E' loro che che domina, domina, ora – sentenz sentenziò iò una voce accan accanto to a me. me. Bisogna ascoltare, mi dissi. Ma perché trattiene le mie ginocchia? Ciò mi impedisce imp edisce di ascoltare. - Spargete Spargete profumi profumi e cantate cantate motivi motivi allegri allegri – ordinò la la stessa stessa voce. voce. – L'opera L'opera è compi compiuta uta e ora ora domina domina l'oro. l'oro. Canteranno, pensai. Bisogna assolutamente che ascolti. Infatti, un coro di molte voci intonò un canto sconosciuto. Questo canto diffonde una aroma, pensai, un profumo d'ombra e violetta… Oh, quant'è bello! Il coro s'era avvicinato, avvicinato, senza dubbio, perché distinguevo le seguenti parole: "Rallegrati, o eroe immortale! L'ora della tua incoronazione è suonata! - Mi Misc scha ha!! – diss dissi. i. Non sapevo se l'avevo detto ad alta voce. Il canto riprese. "Rallegrati, Michael, il vincitore del fuoco e delle acque, tu hai conquistato lo scettro della terra. La Natura si è piegata al tuo cospetto e tu, simile a un dio impassibile, hai varcato la Soglia. " I tuoi occhi hanno visto e le tue orecc orecchie hie hanno inteso, inteso, ma la carne è rimasta rimasta arida. Nessuno dei tuoi muscoli ha tremato e tu ristai indenne al centro delle onde… Perché la forza è grande, o immortale!" - Oh, lasciate le mie ginocchia, ginocchia, vi prego! Questa volta, udii la mia voce. Fui liberata immediatamente e ne approfittai per stendere le gambe con desiderio. Allora sentii molto freddo e me ne dolsi. - Copritela Copri tela – ordinò la voce voce essa che chea sembrava semb rava sovrast sovrastare tutte tutte altre. Non era la voce di Mischa; ess era più grave, piùare profonda. profon da.le altre. C'era del movimento attorno a me. Mani, piene di sollecitudine, si avvicinarono alla mia testa e l'accomodarono in una posizione più confortevole. Avvertii, in quell'istante quell'istante soltanto, soltanto, che il giaciglio sul quale stavo distesa distesa era molto duro.
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Il coro riprese r iprese a cantare: "Contemplate la carne offerta in olocausto. Ascoltate la voce priva di ragionamento. Considerate l'offerta spontanea, spontane a, o potenze del cielo, degli astri e della terra, e riconoscente r iconoscente che quest'opera quest'opera è bella!" Altre voci, ugualmente in coro, risposero: "Noi siamo venuti da lontano e da vicino. Dalle sette regioni dell'aria, abbiamo assistito alla prova di quest'eroe e ne constatiamo la vittoria." La voce che dava gli ordini disse allora: - Michael, prendi prendi la spada, in premio premio di vittoria. Ci furono dei lievi rumori intorno a me. Si andava avanti, si tornava indietro, ma non sembrava che ci fosse qualcuno che camminasse: all'improvviso all'improvviso non si udirono ud irono più rumori. - Lui ha impugnato impugnato la spada – dissi all'improvviso. all'improvviso. Sì, mi si è chiesto chiesto questo, pensai subito, si è voluto sapere sapere se io ne fossi a conoscenza, senza vedere. Aggiunsi, ad alta voce: - Sì, Michael, Mischa, ha preso preso nella sua mano destra la spa spada da che gli è stata offerta. offerta. Non sapevo in che modo era giunta a comprendere ciò. - Rispo Risponde ndete tele le – ordinò ordinò la voce voce.. Il primo coro intonò allora una dolcissima melodia. Le parole erano ad un dipresso le seguenti: "Che sia benedetta la donna, che si offre come una stretta gola tra due pareti i roccia per permettere al
Glorioso di sperimentare sperimentare in silenzio la forza effettiva della sua determinazione. determinazione. "O voi tutte, voi, anime vicine e lontane! Rendete grazie a questa fanciulla: il velo, steso sui suoi occhi terrestri, non le ha impedito di scorgere scorgere la Verità. Ma, sublime, sublime, essa ignora il proprio proprio merito. "Perché questa è la saggezza del Grande Alchimista, costruttore della Vita: Lui versa nella donna il veleno corrosivo, la cui sottile virtù decompone i metalli volgari per non far emergere che l'oro trasparente. "Spesso il terreno è troppo umido, e allora l'operazione non riesce. La Vita ne prova prova dolore e dappertutto si odono grida di disperazione. disperazione. "Il Maestro, in questi casi, assurge a Maligno, e l'umanità traduce il suo urlo disperato con grida e atti di collera. La Natura si irrita e vomita delle acque limacciose, mentre tra gli uomini scoppiano le guerre e le rivoluzioni. Quando il dolore giunge al culmine, la madre non riconosce più il proprio figlio. "Lodate tuttavia questa fanciulla, poiché, attraverso di lei, l'Opera Magica si è potuta compiere interamente. "Essa ha amato il Maestro ed il Maestro ha potuto penetrare in lei per fecondarla e colmarla del dono dell'Intelligenza. "O Michael! O guerriero dominatore delle acque, ramo che si è separato dal tronco e fiorisce quando vuole, tu hai potuto prendere e lasciare senza indebolirti, poiché hai capito che attraverso lei la tua anima si univa a Lui. "A Lui, il Maestro e Architetto, che edifica il mondo secondo i dettami di una geometria sottile … Gloria e devozione! "A Lui, Creatore e organizzatore dell'Amore, legge suprema di dissoluzione … Omaggio e riconoscenza dai nostri cuori! " A Michael e a Xenophonta, sua sposa … Gloria, saggezza e virtù!" Il secondo coro rispose: "Sì, gloria a Michael! Gloria alla sua Sposa! Gloria all'uomo e alla donna donna che si sono offerti offerti alla realizzazione realizzazione del ciclo dell'amore magico, secondo la volontà del Maestro della Vita, il Sapiente Alchimista, che si proietta dal nord al sud, ma che la reazione delle forze contrarie ferma al centro, per crocifiggerlo dall'est all'ovest. "Gloria al Maestro della Vita! Gloria al Crocefisso le cui due mani, staccate dal legno della vergogna si congiungono qui in un gesto di gioia.
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"Salutiamo il Sacro Triangolo, formato in questo luogo, sotto la vecchia quercia gigante che ne custodisce il segreto: salutiamo la Hè, che è la chiamata all'Opera, la partenza del veleno, la volontà satanica proiettata nella Vita; salutiamo nel punto inferiore dell'asso dinamico, la Hò dolorosa, il nome della carne crocefissa: e salutiamo la Là della nuova formazione, formazione, il punto che è sia fuga fuga che ritorno; poiché, così com com'è 'è detto da coloro che possiedono le chiavi della saggezza, un nome antico pronunciato da una bocca nuova è un nome nuovo, una rinascita r inascita." ." Il coro tacque, e la voce che dirigeva la cerimonia cerimonia disse a Mischa: Mischa: - Michael, pronuncia ilil tuo nuove nome, perché da questo mom momento ento tu incarni la volontà lib liberata erata del Maestro. Fu un momento solenne. Un silenzio impressionante regnò nell'oscurità totale. Poi, nello stesso istante in cui il velo cadeva di colpo dai miei occhi, esponendoli ad una luce sfolgorante, Mischa pronunciò con voce ferma queste tre sillabe: Hè-Hò-Là. Vidi allora il mio eroe in piedi su un rialzo del terreno, vicino alla vecchia quercia gigante che stendeva sulla sua testa regale i pesanti rami fronzuti. Il viso di Mischa emanava un tale chiarore che questo faceva vibrare tutta la radura di un singolare scintillio, argentato, dorato e rosso, alternativamente. alternativamente. Era una luce come non ne ho più viste in vita mia. Mischa reggeva nella mano destra una spada di fuoco e in quella sinistra il globo d'oro che simboleggia la potenza imperiale. I suoi vestiti da cosacco erano ricoperti da un lungo mantello, che era difficile dire fosse fatto di cristallo o lino. Attorno alla radura, una folla di esseri irraggianti, divisa in due ali, a destra e a sinistra di Mischa, vibrava come un vapore magnetico. Erano i due cori che avevano cantato le "glorie" e gli "insegnamenti" "insegnamenti" della Saggezza … i profumi e le l e musiche! Il mio giaciglio, composto da alcuni pietroni e rami staccati da poco, si trovava al centro della radura. Esso era posto in maniera da situare la mia testa al nord e piedi al sud. Non avevo vestiti sotto la mantella nera, postami addosso come coperta.
Cercai con gli occhi il Maestro della cerimonia, quello che comandava gli altri, ma non lo vidi. - Dov' Dov'èè il Maes Maestr tro' o' – diss dissi. i. Ci fu, nell'assemblea vaporosa, come un sussulto di gioia, e i cori si rimisero a cantare insieme un qualcosa del tutto incomprensibile per me. Mischa sembrava non non preoccuparsi di me, ma devo anche dire che i suoi occhi, che nnon on erano altro che luce e fuoco, avevano uno sguardo che i mortali non conoscono. Mi vedeva, forse, ma in maniera diversa. ***
Più tardi, quando tutto fu finito, poiché l'alba spuntava spuntava sulla folta fforesta oresta e scacciava la verità verità della notte, Mischa, ritornato cosacco, mi aiutò a rivestirmi. Mi portò delle fragole e acqua fresca, attinta alla vicina sorgente. Era felice e tranquillo. - Che cosa cosa farai farai ora? – gli dissi dissi dopo dopo che ci fummo fummo seduti, seduti, l'uno l'uno a fianco fianco dell'al dell'altra, tra, sull'erb sull'erbaa umida umida della radura, come se fossimo stai due operai che avevano terminato il proprio lavoro. Non rispose subito; non avevamo fretta. - Cosa Cosa farò? farò? – disse disse infi infine ne.. – Ti istrui istruirò, rò, Xèni Xènia. a. Ti dirò, dirò, in paro parole le uman umane, e, la cele celeste ste Verit Veritàà che mi è stata stata svelata questa notte, per merito tuo…. Più tardi, molto più tardi, comunicherai questa Verità alle masse, e
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l'eco umana la ripeterà, come potrà. Noi celebreremo un matrimonio umano affinché gli uomini ci lascino in pace.. Buongiorno, pace Buongiorno, mia fidanzata fidanzata – disse disse sorridendo. sorridendo. Altri avvenimenti si aggiunsero più tardi a quelli che ho finora narrato. Essi determinarono per sempre il mio orientame or ientamento nto spirituale. Li racconterò, forse, un giorno….
FINE
LA DOTTRINA DEL TERZO TERMINE DELLA TRINITA'
La Divinità è triplice: il Padre, il Figlio e la Madre.
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Il Padre è il principio ovvero la caduta dell'Origine verso il piano della divisione e della molteplicità. Il Figlio è la nostalgia e la volontà del riscatto universale, combattuti dall'Avversario che inerisce alla sua stessa natura: Satana. La Madre è il ritorno all'Origine, dopo il combattimento finale e la riconciliazione nel Figlio delle sue due opposte nature. la natura cristica e la natura satanica. ***
Il Figlio si separa dal Padre e si divide d ivide in due: Egli è duplice. La Madre procede dal Padre e dal Figlio e li contiene entramb entrambi: i: Essa è triplice. Solo il Padre è omogeneo.
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I tre aspetti aspetti della della Trinità Trinità – il Padre, Padre, il Figlio, Figlio, la Madre – sono succes successivi sivi nel nel tempo tempo ma simulta simultanei nei nella nella loro loro Eterna Presenza nelle regioni regioni non connesse al piano della divisio divisione ne e della molteplicità. ***
La successio successione ne – Padre, Padre, F Figli iglio, o, Madre – si giustific giustificaa così: Il Padre è il principio Maschio, che compie l'atto della negazione dello Spirito Unico:; è l'amore orientato verso la carne.
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Il Figlio è il principio della seconda negazione, quella che nella carne respinge la carne; è l'amore orientato verso l'irreale, l'amore del cuore infecondo. Il Figlio non è né Maschio né Femmina: Egli è al di qua dei due sessi divini. divini. A causa di ciò Egli è al di là degli esseri sessua sessuati. ti. la Madre è il ristabilimento del principio Maschio nel senso inverso: Essa afferma lo Spirito Unico, e il suo amore, che parte dalla carne, si orienta verso la realizzazione spirituale. Essa consola e glorifica il Figlio, poiché concretizza nella vita molteplice il suo sogno di sublime purezza. La Madre mitiga il combattimento tra Cristo e Satana, riconducendo r iconducendo questo due opposte volontà sulla stessa unica via di ascensione. La Madre procede dal Padre e dal Figlio e gli è successiva successiva nella subordinazione temporale, perché la negazione negazione si converte in affermazione solo per mezzo della seconda generazione. ***
Quando l'opera della Madre è compiuta, ricomincia quella del Padre, poiché i tre aspetti della trinità Divina si susseguono indefinitamente. ***
Nella storia umana, le tre fasi divine si riflettono sotto forma di tre tipi di religioni, che si succedono costante cost antemen mente, te, determi determinan nando do tre tipi tipi di civiliz civilizzaz zazioni ioni,, che possiamo possiamo ritrovare ritrovare nel nel ciclo – o triangolo triangolo – al quale apparteniamo: la religione ebraica, la religione cristica e la religione del Terzo Termine, annunciata attualmente. ***
Il simbol simboloo della della religio religione ne ebra ebraica ica – Religi Religione one del del padre padre – è la verga verga nasco nascosta sta nell nell'a 'arca. rca. La La sua morale morale protegge la riproduzione riprodu zione della specie. Il simbolo simbolo della religione religione cristica cristica – Religione Religione del Figlio Figlio – è, da una parte parte,, la croce, croce, dall'al dall'altra tra la spada: spada: la rinuncia all'atto sessuale e il disprezzo per la vita. Ma nell'ombra che proietta Cristo, gli adoratori di Satana divinificano il ventre della femmina nel corso di orge segrete, che sostentano il dinamismo della marca in avanti. La messa bianca della transustanziazione viene così attenuata dalla messa nera delle ridinamizzazione ridinamizza zione della carne che, altrimenti, diverrebbe anemica. Il simbolo simbolo della terza terza religion religionee – la Religio Religione ne della della Madre Madre – è la frecci frecciaa lanciat lanciataa ve verso rso il cielo. cielo. La messa messa d'oro che questa instaurerà, glorificherà l'amore reale della carne, alfine di scacciare da quest'ultima lo spirito rinnovatore e ascendente ascendente,, che compirà sulla terra tutte le cose nuove. nuove. Beati colo che avranno assistito a questa messa.
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IL MISTERO DELL'IMPICCAGIONE Iniziazione Satanica secondo la dottrina del Terzo Termine della Trinità
ornato da disegni simbolici ideati dall'autrice ed eseguiti da R. Leflers
"Il Mistero dell'Impiccagione" dell'Impiccagione" completa l'iniziazione l'iniziazione che abbiamo impartito col nostro libro, apparso lo scorso anno, intitolato "La Luce del Sesso". Noi scopriamo del tutto il famoso velo dal volto di Iside che aveva fin qui tenuto nascosta la verità divina e umana pe perr ciò che rriguarda iguarda i grandi "perché?" dell'esistenza. dell'esistenza. Inoltre, diamo la risposta r isposta all'angos all'angosciosa ciosa domanda: "La Chiesa Cattolica romana ha avuto ragione di ingannare ingannare l'umanità per più di dieci secoli?"
dedicato Al Sovrano Sovrano Pontefic Ponteficee Pio XI - Papa dell'O dell'Ora ra Critica Critica
PREFAZIONE
Il libro che oggi offriamo ai nostri amici e lettori completa quello apparso, nel 1932, col titolo "La Luce del Sesso". Qui diamo la descrizione del grane rito iniziatico del terzo grado, detto la Prova dell'impiccagione, e qualche precisazione di carattere dogmatico, che pone definitivame definitivamente nte la religione del Terzo Termine della Trinità, da noi preconizzata preconizzata di fronte al cristianes cr istianesimo imo e al Giudaismo, rispettivamente. rispettivamente. ***
Non ci vogliamo occupare dei movimenti movimenti spirituali moderni, moderni, come la Teosofia Teosofia o lo Spiritismo pperché, erché, come già abbiamo detto altrove, non vediamo in queste correnti di idee che vengono genericamente dall'India o dall'Oriente, quegli elementi basilari, suscettibili di servire da fondamento alla prossima ricostruzione dell'edificio teologico, sociale e morale dell'Europa.
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Come dicemmo al principio della nostra attività a Parigi, nel 1930, i popoli europei sono destinati, nella loro essenza, essenz a, a contemplare il Triangolo, i cui due primi lati sono stati e sono il Giudaismo e il Cristianesimo, Cristianesimo, che hanno preparato ciò che ora noi faremo, al cospetto della religione del Terzo Termine. Dal punto di vista umano, la caratteristica principale del nostro Triangolo risiede nella comprensione, cosciente o istintiva, della solidarietà che unisce spiritualmente in un solo blocco indivisibile tutti i membri della stessa chiesa, inculcando l'idea, assente nei sistemi orientali, del valore salvifico per gli altri del merito acquisito dai migliori. Al giorno d'oggi, questa grande idea occidentale sembra essere stata accantonata, a causa dell'infiltrarsi tra noi dell'individualismo, giunto dall'Oriente attraverso certi filosofi del periodo della decadenza ma, avendo pervertito pervertito soltanto i cosiddetti intellettuali, intellettuali, questo stesso individualismo individualismo si sta già sbriciolando sotto la spinta dell'attivismo politico-filosofico, determinato, del resto, proprio dall'incompatibilità tra l'individualismoo orientale l'individualism or ientale e la profonda coscienza collettivista dell'Occidente, rinforzata nei popoli europei soprattutto dall'azione feconda del Cattolicesimo Cattolicesimo Apostolico Romano. Si troveranno a questo riguardo r iguardo ne "Il Mistero dell'Impiccagione", dell'Impiccagione", le nostre precise argomentazioni. Dal punto di vista divino, la missione del nostro Triangolo consiste nel ristabilime ristabilimento, nto, lungo la retta via, dello Spirito del Male o, per dirla diversamente, nel Riscatto di Satana. La verità è che è giunto il momento di riconoscere che, mentre l'Oriente si forza di vincere il Male tramite il tentativo di distruggerlo, il vero fine della civiltà cristiana europea dev'essere dev'essere quello di fare esattamente esattamente il contrario: proprio la vittoria del Male tramite la sua trasformazione in bene. Facendo questa affermazione, noi aggiungiamo che la stessa epoca di apparente decadenza che attraversiamo oggidì, rientra in questo disegno, nel senso che l'emergere caotico di ogni passione, cui assistiamo in questi tempi, non rappresenta che i primi incerti passi del Male rigenerato. Ci rammarichiamo che i nostri avversari avversari esitino a scendere scendere in campo per discutere strenuamente strenuamente su questi questi problemi. Crediamo proprio che si potrebbe far luce su molti punti oscuri, con un combattimento dialettico franco e onesto. Formuliamo l'auspicio che l'uscita di questo libro dia il via libero lib ero infine alle discussioni tanto attese.
DOPO LA MORTE O discepolo! Non c'è più nulla per te, oltre la morte! La tua vita finisce con il tuo ultimo respiro La tua coscienza appare quando tu vieni al mondo; essa sparisce irrimediabilmen irrimediabilmente te alla tua morte. mort e. Nessuno accende più un lume infranto, una foglia staccata dal ramo non riprende più il suo poso sull'Albero della vita. Ciò che è morto, è morto per sempre.
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E' perché tu non scordi questa verità che noi abbiamo intessuto un teschio sulla tua divisa da Scopatore. E non verrai ammesso alle prove di secondo grado fino a che esso non ti sarà caro. Un giorno giorno tu tu sari feli felice ce – se pers perseve everi ri – di sape sapere re che che la tua tua vita vita ha una una fine, fine, perc perché hé comp compren rendera deraii veramente e profondamente profondamente che la divisione è l'errore essenziale. essenziale. L'errore di Dio (= la Vita) e non la tua …
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