Riflessologia
April 6, 2017 | Author: ohananlb | Category: N/A
Short Description
Download Riflessologia...
Description
RIFLEESSOLOGIA PLANTARE E LINFODENAGGIO MANUALE La Riflessologia Plantare è una tecnica di massaggio applicata principalmente sui piedi, ed eventualmente sulle mani. Si basa sul principio che sui piedi e sulle mani si trovino riflessi tutti gli organi, le ghiandole, e le parti del corpo. Applicando il massaggio riflessologico si può quindi avere un effetto o influire sull'organo corrispondente al riflesso stimolato. La Riflessologia è una terapia olistica, basata quindi sul principio che ogni aspetto della vita dell'individuo influisca sul benessere e sulla salute della persona, ed opera nell'intento di riequilibrare l'intero organismo al fine di stimolarne le capacità di autoguarigione. In quanto terapia non convenzionale, la Riflessologia può avere una duplice applicazione: può essere utilizzata in alternativa o come supporto alle terapie mediche convenzionali. Va tuttavia sottolineato che in genere si consiglia di diffidare di chi si propone come alternativa alla medicina convenzionale, e per questo ad oggi i terapeuti preferiscono riferirsi alla Riflessologia Plantare con l'appellativo di terapia (o medicina) complementare e non alternativa. Va sottolineato infatti che il riflessologo non è un medico, e quindi non cura, e non fa diagnosi. Soprattutto non intende interferire con le terapie o con i pareri medici convenzionali, sostenendo il suo ruolo di professionista nell'affiancarsi e non sostituirsi alla medicina convenzionale. La Riflessologia Plantare non è quindi una tecnica sovrapponibile alle metodologie sanitarie riconosciute dalla legislazione italiana né sostituisce eventuali terapie mediche. Le tecniche riflessologiche si distinguono in due grandi filoni: quello orientale e quello occidentale. Nonostante il principio sia il medesimo, ossia che stimolando delle zone riflesse si abbiano effetti su zone lontane dal sito di applicazione del massaggio, nascono e si sviluppano con presupposti differenti: la Riflessologia Cinese si basa sui principi della medicina tradizionale cinese, mentre la Riflessologia Occidentale attinge ai principi scientifici sulla quale si basa la medicina convenzionale occidentale. La Riflessologia Plantare occidentale nasce infatti in concomitanza delle prime scoperte occidentali in ambito neurologico.. Una delle differenze identificabili nei trattamenti di Riflessologia Occidentale e Orientale è nell'intensità della pressione applicata dal terapeuta. La Riflessologia Occidentale, ad esempio, opera al di sotto della soglia di sopportazione del dolore del paziente, al fine di ottimizzare gli effetti della
stimolazione delle aree riflesse sfruttando la condizione di profondo relax che la riflessologia plantare occidentale è in grado di indurre. Entrambe le modalità di intervento hanno effetti positivi su vari disturbi e patologie, in quanto stimolano la circolazione, il sistema nervoso ed il sistema immunitario. Storia La Riflessiologia plantare ha una storia alquanto antica: i primi trattamenti realizzati massaggiando i piedi sono stati applicati in Cina ed India nel 5000 a.C., dove si usavano terapie mediche utilizzanti la pressione delle dita per influenzare i campi energetici dell'organismo (agopuntura, digitopressione, shiatsu). Tutt'ora è una disciplina abbastanza diffusa anche in Occidente. A testimoniare l'antichità di questa pratica è la "Tomba dei Medici" a Saqqara (Egitto, 2330 a.C. circa), dove sulle pareti è dipinta una scena di massaggio dei piedi e delle mani. La pratica venne esportata più in occidente grazie al famoso medico grecoIppocrate che insegnò ai discepoli il massaggio ai piedi.
Esiste anche una specializzazione più recente di questo massaggio: questa è diffusa soprattutto in occidente. Se nel 1834, un ricercatore svedese, Pehr Hrnrik Ling notò il collegamento fra i dolori provenienti da alcuni organi e determinate zone cutanee del
piede, negli anni successivi Sir Henry Head scoprì l'esistenza di zone riflesse a scopi anestetici e finalmente negli anni venti del XX secolo, questa pratica fu reinventata da William Fitzgerald, medico di Boston che, esercitando delle pressioni sui piedi, per dei piccoli interventi non sarebbe stata necessaria l'anestesia. La pratica fu usata dai dentisti e quando il dottor newyorkese Edwin F.Bowers conobbe la tecnica di Fitzgerald, decise di diffondere la riflessologia negli Stati Uniti grazie a trattati contenenti i principi di funzionamento della riflessologia basati sulle teorie del medico di Boston. Il metodo, chiamato "terapia zonale", si incentrava sulla pressione effettuata sia con le mani sia con altri strumenti. Il corpo venne diviso in dieci zone, dagli alluci sino alla testa, lungo le quali scorre l'energia.[1] Negli anni trenta il lavoro di Fitzgerald e di Bowers fu portato avanti dalla terapeuta statunitense Eunice Ingham, che pubblicò due libri intitolati Le storie che i piedi potrebbero raccontare e Storie raccontate dai piedi con i quali tese a concentrare le sue attenzioni solamente sui piedi.
]Principio di funzionamento Tra le teorie che cercano di spiegare i meccanismi che governano l'efficacia della riflessologia se ne enumerano almeno sei principali:.
Stimolazione nervosa, basata sulla relazione fra le terminazioni dei nervi presenti nelle zone riflesse ed il punto in cui è presente il dolore. La
pressione sulla zona riflessa avrebbe quindi il compito di inviare comunicazioni al cervello, stimolandolo ad intervenire sul problema riscontrato.
Liberazione di ormoni, fondata sulla scoperta del controllo del cervello sull'apparato endocrino. Secondo la teoria della riflessologia è sufficiente massaggiare le zone riflesse doloranti, per stimolare il cervello a liberare ormoni cerebrali, quali l'endorfina, con conseguente azione terapeutica.
Stimolazione del sistema linfatico, favorita dalla pressione di alcuni punti riflessi che attuerebbe l'accelerazione della circolazione linfatica con benefici su tutto l'organismo.
Stimolazione del sistema sanguigno, avente lo scopo di migliorare la circolazione e diminuire la presenza di scorie.
Potenziale elettrico, che si creerebbe tra varie parti del corpo. In base al modello della riflessologia, i punti riflessi sono paragonabili agli interruttori mentre gli organi svolgono la funzione di accumulatori e quindi agendo sugli interruttori si riattiverebbe la circolazione elettrica.
Influenze psicologiche, spiegabili con la grande importanza che la mente riveste sulla origine dei disturbi fisici.
La riflessologia appare particolarmente indicata nel caso di dolori e disturbi funzionali passeggeri, quali l'indigestione, la tensione nervosa l'emicrania, grazie alla liberazione di endorfine e per ripristinare l'equilibrio delle ghiandole endocrine. Gli stessi specialisti però avvertono nei loro saggi medici di consultare sempre il medico per una valutazione diagnostica, non fidandosi troppo della sola anestetizzazione della parte dolorante. Per massaggiare la zona riflessa è sufficiente appoggiare il piede sul ginocchio opposto, e con una mano apporre una pressione sui punti doloranti, da effettuarsi tramite il movimento rotatorio delle dita. È consigliato alternare la pressione dei punti con un massaggio rilassante globale su tutto il piede. La durata del massaggio varia dai cinque ai venti secondi per punto e complessivamente conviene non superare la durata di dieci minuti durante le prime sedute e i trenta minuti durante le sedute di una seconda fase, successiva alle prime due settimane di trattamento. Lo strumento principe da utilizzare sono le mani, anche se in alternativa non sono disprezzabile nemmeno mollette, elastici da arrotolare, denti di un pettine. La pressione deve esser tale da agire in profondità, quindi bisogna massaggiare finché non sia avvertibile un lieve fastidio (dolore). È necessario anche seguire l'orientamento dell'energia presente nel corpo umano, quindi conviene seguire schemi e diagrammi, ricordando ad esempio che un massaggio nel verso orario favorisce le funzioni intestinali altrimenti le inibisce.
I BENEFICI DELLA RIFESSOLOGIA Il corpo umano è una macchina perfetta in cui ogni parte funzione per il beneficio proprio e di tutto l’organismo, se un solo elemento di questo mirabile insieme va “fuori fase” il disequilibrio che ne risulta si ripercuote su tutto il sistema venendo a meno l’armonia. E’ sulla base di questi fatti che si sviluppano i principi delle riflessoterapie. La moderna riflessologia plantare occidentale riconosce la paternità del dott. Fitzgerald, un medico americano che ha teorizzato e sperimentato all’inizio del secolo, l’uso di zone riflesse terminali come supplemento della sua normale pratica medica.
Secondo la teoria zonale del dott. Fitzgerald, il corpo viene ripartito in 10 zone somatiche, e di conseguenza i piedi in 10 zone podaliche; ancora, oltre alle suddivisioni longitudinali vi sono 3 ripartizioni orizzontali, che individuano sul soma come sul piede tre zone corporee (vedi il disegno in basso a sinistra). Tenendo presente che i due piedi sono da considerare un’unità, cioè l’intero corpo nella sua completezza, troveremo per ogni organo la sua corrispondente zona riflessa del piede dove la stessa linea attraversa l’organo nel corpo (vedi la figura in basso a destra, che rappresenta la “tabella podalica”). Oltre ad essere una terapia di supporto alle cure della medicina tradizionale, la riflessologia è perticolarmente efficace per risolvere tutti quei problemi di salute tipici della vita moderna: tensioni muscolari, dolori articolari, cefalee, disturbi gastrointestinali e così via.
Con la riflessologia è, infine, possibile effettuare un accertamento accurato dello stato di salute generale, qualificandosi non solo come tecnica curativa, ma anche come un valido strumento di analisi preventiva. LA TABELLA PODALICA I punti vengono trattati mediante pressioni eseguite dalle dita delle mani, in modo particolare dal pollice. Questi riflessi viaggiano attraverso vie biomatiche o vie della vita grazie alle quali ad ogni stimolo sul piede corrisponde una risposta organica. Esse permettono di mantenere e ricreare ordine ed armonia nelle correnti energetiche vitali del corpo. È per questo che lo studio e l’applicazione della riflessologia plantare permettono non solo la conoscenza dei disordini psicosomatici dell’uomo, ma anche il loro trattamento fino al ripristino funzionale degli stessi.
COME E’ ORGANIZZATA UNA TERAPIA RIFLESSOLOGICA La terapia riflessologica è elaborata da uno specialista riflessologo in collaborazione con chi si sottopone ai trattamenti, dopo aver effettuato una completa indagine. Il primo incontro è dunque dedicato al rilevamento delle caratteristiche personali, della storia clinica (anamnesi) e delle informazioni provenienti dalle pressioni esercitate sui piedi. In base a tutto quanto rilevato, il riflessologo proporrà un percorso terapeutico che si realizzerà nelle successive sedute.
Ogni seduta normalmente richiede un tempo compreso tra i 30 e i 40 minuti. Fin dalla prima seduta si potrà constatare un immediato effetto rilassante e corroborante per l’organismo
LINFODRENAGGIO MANUALE
l linfodrenaggio manuale di Vodder e' una particolare tecnica di massaggio che permette il drenaggio linfatico dai tessuti. La tecnica con cui si esprime il linfodrenaggio manuale e' costituita da una precisa manualita' applicata sul corpo del paziente con “tocchi”, movimenti circolari o a pompa che, modificando la pressione dei tessuti, permette alla linfa una migliore circolazione. La tecnica di applicazione prevede l’utilizzo di quattro diverse prese manuali: i “cerchi fermi”, il “tocco a pompa”, la “presa che attinge”, il “tocco rotatorio”. Con la prima presa il fisioterapista appoggia le dita piatte sulla pelle del paziente spingendo in modo circolare sul posto o allargandosi a spirale, questi cerchi si applicano per lo piu' per il trattamento del collo, del viso e delle stazioni linfonodali; con il “tocco a pompa” il fisioterapista sposta la pelle del paziente in cerchi ovali muovendo il pollice e le dita nella stessa direzione, i polsi guidano il movimento; con la “presa che attinge” si forma un movimento a spirale attraverso la rotazione del polso; con il “tocco rotatorio” il polso del fisioterapista si alza e si abbassa, tutta la mano passa sulla cute e ruota a spirale. Queste quattro prese possono essere utilizzate insieme nel trattamento. Possiamo dire che il linfodrenaggio manuale di Vodder consiste in una combinazione di movimenti circolari, ruotanti od ovali, piccoli o grandi, profondi o superficiali, in cui la pelle viene spinta senza scivolare sopra di essa. Questa tecnica di massaggio utilizza una pressione molto leggera sulla pelle, quella che basta per spostare la pelle nelle due direzioni trasversale e longitudinale. L’applicazione di una determinata pressione e la velocita' dei movimenti sono legate alla sensibilita' dei polpastrelli e all’intuito del fisioterapista e si puo' apprendere dall’esperienza. L’effetto del linfodrenaggio manuale consiste in gran parte in una eliminazione meccanica dal tessuto dei liquidi e degli elementi in essi esistenti; la tecnica del massaggio, per essere efficace, deve essere eseguita correttamente rispettando sia la direzione di flusso della linfa verso le stazioni linfonodali che la pressione nelle diverse manovre, questa deve essere adeguata al tessuto del paziente, piu' e' lasso il tessuto piu' leggero dovra' essere il massaggio. Nell’applicazione di questo tipo di massaggio e' importante rispettare alcuni principi: 1) la zona prossimale della cute viene trattata e svuotata prima di quella distale per far posto ai liquidi della parte distale che fluiranno successivamente; 2) non si deve formare alcun arrossamento sulla pelle trattata; 3) il massaggio non deve provocare dolore. Per poter applicare questa tecnica di massaggio e' necessaria una specifica preparazione del MASSAGGIATORE con la frequenza ad un corso di formazione che gli permetta di acquisire la manualita' adeguata per poter lavorare sul paziente e ottenere gli effetti terapeutici attesi. Il linfodrenaggio manuale ha principalmente un’azione drenante dei tessuti, e' utilizzato, infatti, nel trattamento degli edemi. Oltre all’azione drenante dei tessuti, il linfodrenaggio manuale ha un’azione sulla conduzione del dolore (effetto antalgico), ha un’azione sul sistema neurovegetativo, in particolare sul sistema parasimpatico, provoca, quindi, una inibizione del tono muscolare e un miglioramento del trofismo tessutale. Il linfodrenaggio manuale viene utilizzato principalmente per ottenere un effetto di riassorbimento degli edemi, soprattutto degli arti, formatosi, per
esempio, in seguito ad asportazione dei linfonodi: come l’edema dell’arto superiore,dopo-mastectomia.
Il linfodrenaggio manuale stimola il moto linfatico e porta ad un aumento della capacita' di trasporto della linfa, viene favorita sia la frequenza che l’ampiezza delle contrazioni dei linfoangioni (il linfoangione e' l’unita' contrattile del vaso linfatico) che spingono la linfa verso le stazioni linfonodali prossimali. Il linfodrenaggio manuale si differenzia dal massaggio classico soprattutto per la pressione piu' lieve che viene applicata sul tessuto da trattare. La pressione viene adattata al tipo di tessuto: sul tessuto trofico sara' piu' forte, sul tessuto lasso sara' piu' leggera; nel paziente giovane potra' essere piu' forte e nel paziente anziano sara' piu' leggera. Il principio che regola la pressione del massaggio e' il seguente: bisogna applicare la pressione sufficiente a spostare il tessuto nelle due direzioni, longitudinale e trasversale rispetto all’asse del segmento che si sta trattando. Se la pressione del massaggio e' troppo forte puo' provocare dolore, quindi se il paziente riferisce sensazione di dolore durante il massaggio e' necessario diminuire la pressione nelle manovre. Oltre alla corretta esecuzione delle tecniche manuali in relazione alla patologia, per aumentare l’efficacia del massaggio si possono utilizzare i seguenti accorgimenti: I tempi di trattamento sono variabili, dipendono da diversi fattori quali la diffusione e l’entita' dell’edema, la reazione del paziente al trattamento. La singola seduta puo' durare da un’ora ad un’ora e mezzo, si possono praticare uno o piu' cicli di dieci sedute, la durata del trattamento e la frequenza delle sedute vanno stabilite in base alla situazione del paziente,
quindi vanno valutate da caso a caso. Il linfodrenaggio manuale e' controindicato in maniera assoluta nei tumori maligni, nelle infiammazioni acute, nelle trombosi recenti, nell’edema cardiaco; e' controindicato in maniera relativa nell’ipotensione, nell’ipertiroidismo, nel ciclo mestruale, nelle cardiopatie non edemigene, nell’asma. Nei tumori trattati dal punto di vista chirurgico, chemioterapico o radioterapico c’e' una controindicazione relativa, in questi casi il linfodrenaggio va praticato esclusivamente su richiesta del medico specialista. 3) il paziente deve 1) la temperatura ambientale deve essere gradevole; 2) le parti del corpo non trattate devono essere coperte; assumere una posizione comoda; 4) l’illuminazione dell’ambiente non deve essere eccessiva; 5) bisogna evitare le interruzioni del massaggio; 6) le mani del fisioterapista devono essere calde; 7) la pressione del massaggio deve essere graduale; 8) dopo il trattamento il paziente deve riposare dai 15 ai 30 minuti nella posizione distesa supina.
La linfa è un liquido a reazione debolmente alcalina, che circola nel sistema dei vasi linfatici. È costituita essenzialmente da acqua, proteine, elettroliti, grassi, e da elementi figurati, soprattutto linfociti; a causa del suo contenuto in fibrinogeno, coagula se viene estratta dai vasi linfatici. Normalmente è un liquido trasparente o leggermente giallognolo (emolinfa), ma la sua composizione può variare a seconda del distretto di provenienza (istolinfa): es. la linfa che circola nei vasi linfatici del tubo intestinale si chiama chilo (chilolinfa), ed è ricca in chilomicroni, goccioline di grasso finemente sospese. Il movimento della linfa nel sistema linfatico è dovuto in
parte all'attività della muscolatura liscia presente nelle pareti dei vasi linfatici, in parte ad altri fattori quali la contrazione dei muscoli scheletrici, la pulsazione dei vasi sanguigni, la pressione negativa intratoracica, la contrazione del diaframma ecc. Per la presenza di valvole nel lume dei vasi linfatici, il movimento della linfa è unidirezionale. Quando nel corpo ci sono delle infezioni questi linfonodi si ingrossano, come anche la milza, le tonsille o il timo.
View more...
Comments