Riassunto manuale di filologia romanza

September 4, 2017 | Author: Layla Jamila | Category: Portuguese Language, Dialect, Spain, Spanish Language, French Language
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Riassunto del manuale di filologia romanza Andreose-Renzi...

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Manuale di linguistica e filologia romanza Introduzione 1.1.Romanzo La filologia e la linguistica romanza abbracciano tutte le lingue derivate dal latino. Il dominio romanzo (o Romània,cioè l'insieme delle varietà linguistiche derivate dal latino) comprende sia le lingue nazionali che gli idiomi antichi e moderni detti dialetti. Nel Medioevo, nel Rinascimento e anche più tardi, questi idiomi contrapposti al latino (lingua dei colti) erano detti volgari,lingue parlate dal vulgus ossia dal popolo. Dagli idiomi derivati dal latino si sono formate delle lingue letterarie alle quali, in Età moderna, è stato riconosciuto lo status ufficiale di lingua : 1) 2) 3) 4)

area ibero-romanza : portoghese, galego, spagnolo o castigliano, catalano area gallo-romanza : francese area italo-romanza : italiano, romancio area romanza orientale : romeno (o rumeno)

Tra le altre lingue romanze sovra citate esistono due esempi di varietà linguistiche o dialetti che per diversi fattori storici,politici e sociali hanno perso il prestigio della lingua come nel caso del provenzale (o occitano che da lingua letteraria è diventata un patois ossia una parlata priva di prestigio sociale e di uso familiare) o sono addirittura scomparsi come nel caso del dalmatico. L'oggetto di studio della filologia romanza non sono solo le lingue ma anche i dialetti antichi (testimoniati da documenti e talora da opere letterarie) e moderni che non sono qualitativamente inferiori alle lingue. La differenza tra lingua e dialetto è di ordine sociale e non linguistico. Il concetto di dominio romanzo è un'espressione strettamente di carattere linguistico e non antropologico o culturale. Infatti un popolo, in seguito a fenomeni quali l’emigrazione o il colonialismo,può mutare la propria identità linguistica adottando una nuova lingua e,nel corso di qualche generazione, dimenticare completamente l’idioma madre. Oggi i parlanti lingue romanze non sono veramente dei popoli romanzi uniti unicamente dall’affinità linguistica. 1.2. Linguistica La linguistica è lo studio del linguaggio umano,in particolare delle manifestazioni linguistiche della lingua parlata (la manifestazione primaria è quella orale cioè precisamente articolatorio-percettiva). I gesti o la ricezione hanno un carattere accessorio e sono chiamati para-linguistici. La semiotica (o semiologia) è una disciplina che si occupa delle manifestazioni linguistiche secondarie della lingua cioè di tutti i sistemi di comunicazione umana e delle differenze che ci sono fra i vari tipi (scrittura,linguaggio degli animali,segni stradali,icone in uso presso i luoghi pubblici). Oggetto di studio della linguistica romanza è il complesso degli idiomi romanzi,delle lingue vive e del loro sviluppo storico (linguistica storica). 1.3 Filologia Il termine viene dal greco che vuol dire “amore della parola” ma il significato attuale indica generalmente : 1) la somma di due discipline,la linguistica (o glottologia) e la letteratura 2) lo studio linguistico dei documenti letterari e non (l’oggetto di studio è la lingua scritta) 3) la disciplina che studia la storia e i processi di trasmissione dei testi antichi per fornirne edizioni per il lettore moderno (l’oggetto di studio è la lingua scritta) Il termine filologia romanza, fuori dell’Italia, è molto più generico ed indica spesso lo studio di tutte le lingue e letterature romanze, medievali e moderne (nel significato 1). In Italia il termine viene usato per indicare la disciplina che si occupa,attraverso l’analisi di testi letterari e pratici,della genesi delle lingue e dei dialetti romanzi, in particolare della loro fase medievale (nel significato 2). Filologia e linguistica vanno di pari passo,non si può studiare e analizzare un testo senza una delle due discipline

poiché la prima è necessaria per conoscere i tipi di scrittura in uso nel Medioevo, gli strumenti utilizzati per scrivere e le caratteristiche del libro mentre la seconda è necessaria per conoscere le norme per trascrivere un testo, la lingua,i caratteri linguistici e morfo-sintattici di tale testo. La storia degli studi romanzi viene presentata evidenziando non la continuità ma la discontinuità e le rotture che si verificano nei metodi di studio attraverso il concetto di paradigma . T.S. Kuhn definisce il paradigma scientifico come: "un risultato scientifico universalmente riconosciuto che, per un determinato periodo di tempo, fornisce un modello e soluzioni per una data comunità di scienziati" Per la filologia abbiamo tre paradigmi: 1) classico, nato dalla cultura greco-romana e portatore di una visione “statica” della cultura e della lingua,concepite sempre in funzione di un modello assoluto (o canone). Da questo paradigma si ricavano le coordinate di una tradizione plurisecolare. 2) metodo storico-comparativo (metodo di indagine e di classificazione dei fenomeni elaborato da alcune studiosi tedeschi) nato nella cultura romantica, porta alla scoperta della dimensione storica della cultura,della letteratura e della lingua. 3) strutturale, sviluppatosi a partire delle teorie linguistiche di F. de Saussure dà vita allo strutturalismo cioè lo studio dei caratteri generali della lingua (concepita come una struttura) che viene studiata non solo nella sua dimensione storica ma anche in quella sincronica e immanente Capitolo 1. Il dominio romanzo Il territorio in cui si parlano delle lingue romanze,continuazione diretta del latino,è detto Romània (o Romània continua) e comprende Portogallo, Spagna, Italia, Francia, Svizzera, Belgio, Croazia, Slovenia, Romanìa e Moldavia. In Europa le lingue romanze sono la continuazione del latino diffuso nell'Impero romano (nella parte orientale prevaleva il greco). Ma il latino non è continuato in tutte le aree dell'Impero romano,chiamate Romània perduta, come ad esempio in Africa settentrionale, in alcuni territori dell'Europa centro-orientale (anche in Germania) e nella parte meridionale della Gran Bretagna (resti archeologici romani,nomi dei luoghi e prestiti linguistici nelle lingue locali ricordano la latinità sommersa). All'interno dell'area romanza esistono alcune zone circoscritte (isole linguistiche) di lingue non romanze dette enclaves (sono sempre costituite da altre varietà indoeuropee). L'unico esempio di enclave di lingua non indoeuropea è il basco, parlato nei Pirenei a cavallo tra Spagna e Francia. Un esempio di enclave è il bretone,appartenente alla famiglia celtica nella Bretagna, che non è un resto dell'antica presenza dei Celti ma è il risultato di una colonizzazione medievale a partire dalle isole britanniche. Le enclaves sono frutto di ondate migratorie esterne (un popolo immigrato,se diventa stabile,perde la propria lingua nel giro di una o due generazioni integrandosi più o meno armoniosamente con la popolazione ospite) ed interne (popolazione immigrata perde il proprio dialetto nel giro di una sola generazione). La Romània nuova comprende i territori di lingua romanza che non sono stati conquistati da Roma (e latinizzati) dove una lingua romanza è stata importata più tardi. In Europa e in Medio Oriente questo fenomeno si limita alla diffusione dello spagnolo portato dagli ebrei sefarditi (cacciati dai regni di Spagna e Portogallo) in Grecia,Bulgaria,Marocco e Turchia. Fuori dall'Europa l'espansione delle lingue romanze è dovuta alla scoperta dell'America,alle grandi navigazioni e alle colonizzazioni (spagnolo in America centro-meridionale e nelle Filippine,il portoghese in Brasile e in Asia,il francese nelle Antille,in Canada e in alcune zone degli Usa). Oggi i parlanti delle lingue romanze sono, nel mondo, 646 milioni. Molti paesi dell'Africa, in cui si parlano idiomi differenti,usano come ufficiali le lingue degli antichi colonizzatori come il francese ampiamente diffuso come seconda lingua ufficiale nelle ex colonie di Marocco,Tunisia e Algeria. Vi sono inoltre le lingue pidgins formatesi in Africa e in Asia dal contatto di lingue europee con lingue indigene, caratterizzate da un lessico ridotto,limitato esclusivamente alla sfera commerciale e da una grammatica molto semplificata. Le lingue creole sono dei pidgins divenuti le sole lingue materne delle popolazioni locali,dotate di un sistema linguistico più complesso,hanno in comune con le lingue madri solo la base lessicale mentre la struttura grammaticale è completamente diversa.

2.1.Le principali lingue romanze di uso ufficiale: le lingue della penisola iberica Si vedano nell'elenco le lingue romanze che hanno ottenuto un riconoscimento ufficiale. Le lingue romanze della penisola iberica sono il portoghese,il galego,lo spagnolo (o castigliano) e il catalano mentre il basco non è una lingua romanza né indoeuropea. L'identità linguistica della penisola iberica è da ricercarsi nell'invasione araba avvenuta tra il 711 e il 720, partita dal sud, dividendo la penisola in un grande centro-sud musulmano e in un residuo nord cristiano. Questi piccoli stati cristiani organizzarono il lungo processo di riconquista del territorio (Reconquista) che portò all'eliminazione completa del dominio arabo (1492). Gli stati cristiani erano il regno di León (dal quale si staccò,nel X, la contea e poi regno di Castiglia per poi riunificarsi ad esso nel 1230 ma anche la contea, poi regno di Portogallo nel 1093), il regno di Navarra, il regno di Aragona e la contea di Barcellona. Esistevano i seguenti gruppi linguistici: 1) galego-portoghese nella parte occidentale del regno di León che,con la formazione della contea di Portogallo, si divise in due territori linguistici cioè il nord galego (unito al León e alla Spagna) e il centro-sud (che assunse il portoghese come lingua ufficiale). 2) asturo-leonese nella parte centrale del regno di León 3) castigliano nel regno di Castiglia 4) aragonese nei regno di Navarra e Aragona 5) catalano nella contea di Barcellona Nel sud,occupato dagli Arabi,la popolazione locale (romanza) parlava dei dialetti spagnoli detti mozarabici (mozàrabo significa “suddito degli Arabi”) ,di cui ci sono scarse testimonianze,mentre la lingua di cultura era l'arabo. Ma con la Reconquista,le varietà romanze del nord (degli stati cristiani) si espansero verso il sud della penisola sostituendo l'arabo e i dialetti ibero-romanzi mozarabici. Le varietà del nord che predominarono furono : -il portoghese ad occidente,ormai staccato dal galego; esso occupa tutta la parte centromeridionale della fascia occidentale della penisola ed è la lingua ufficiale del Portogallo -il castigliano al centro,lingua egemone nel regno di Castiglia e León e di Spagna (dopo l'unificazione col regno di Aragona nel 1479). Dal '500 cominciò ad essere chiamato anche spagnolo. Esso occupa tutta la parte centrale e meridionale della penisola,è la lingua ufficiale della Spagna e costituisce l'unica varietà iberica ad esser stata esportata in America e nelle altre colonie. -il catalano ad oriente; è la lingua nazionale della regione autonoma della Catalogna 2.1.1.Il portoghese Anticamente parlato nelle regioni nord-occidentali a contatto con la Galizia spagnola,nel Medioevo il portoghese e il galego costituivano la variante linguistica galego-portoghese. Dopo la separazione del Portogallo dal regno di León, la lingua letteraria e poi ufficiale è diventata il portoghese. È anche la lingua del Brasile e la base di varie lingue creole asiatiche e africane,parlata da oltre 200 milioni di persone (dopo lo spagnolo è la seconda per diffusione tra le lingue romanze). Il portoghese parlato in Brasile si differenzia da quello europeo non tanto nella norma scritta ma nei registri parlati più familiari. Tali differenze rappresentano in parte delle conservazioni di stadi più antichi della lingua e in parte sono delle innovazioni tipiche del brasiliano. 2.1.2. Il galego Insieme al portoghese formava la varietà galego-portoghese utilizzata nella poesia lirica (‘200,’300) fino al tramonto del Medioevo. Nel ‘500 fu ridotto ad un dialetto solo parlato fino alla sua rinascita letteraria avvenuta nella seconda metà dell’800. Nel 1981 il galego acquisì il rango di lingua ufficiale,insieme allo spagnolo, nella Comunità autonoma di Galizia e fu regolata e normata nel 1983 poiché in parte diversa dalle varietà locali ancora in uso. Il galego è parlato da 2 milioni e mezzo di persone concentrate perlopiù in Galizia ma anche un alcune località situate all’estremità occidentale del Principato delle Asturie e di Castiglia y León (nelle principale aree urbane si continua ad

usare il castigliano). Rispetto al portoghese,linguisticamente il galego è rimasto più vicino alla sua fase medievale anche se ha subito un notevole influsso,a livello lessicale, dal castigliano. 2.1.3. Lo spagnolo Lo spagnolo o castigliano è la lingua romanza più parlata nel mondo,cioè da più di 350 milioni di persone (è lingua ufficiale in 21 stati) ,sia come lingua materna che come seconda lingua. Lo spagnolo letterario era originariamente un dialetto settentrionale,con il suo centro nella Vecchia Castiglia mentre durante la Reconquista si è imposto nell’intera penisola iberica centro-orientale cancellando molte altre varietà e riducendo l’estensione e il ruolo di altre (l’asturiano e il leonese sono dialetti dello spagnolo che hanno un posto ridotto,ancor più dell’aragonese). Nell’area meridionale (tutta castigliana) la varietà andalusa è importante perché sembra essere,in gran parte, all’origine dello spagnolo d’America. Lo spagnolo è parlato anche nelle aree galega e catalana,ad Andorra (dove la lingua ufficiale è il catalano) e a Gibilterra (politicamente inglese,gli abitanti parlano una varietà spagnola di tipo andaluso). La diffusione dello spagnolo fuori dalla Spagna è opera degli ebrei sefarditi che, (“sefaraddi” in ebraico significa “di Spagna”) cacciati dalla penisola nel 1492,accolti nell’Impero Ottomano e sparsi nei Balcani,nell’Anatolia e in Africa settentrionale,hanno conservato fino ad oggi un castigliano arcaico. Ma l’altro grande fenomeno di diffusione della lingua è opera della colonizzazione spagnola nei territori dell’America centrale e meridionale. Lo spagnolo d’America (frutto di ondate di colonizzatori) ha come base un castigliano meridionalizzato comprendente fenomeno linguistici innovativi più o meno generali come ad esempio: - yeismo, cioè la realizzazione di ll come [j] anziché come [λ]: caye per calle 'via' - passaggio di s in fine di sillaba a /h/ o a zero: mascar 'masticare' è [mah'kar] e [ma'kar], los hombres è [lohombreh] -defonologizzazione dell'opposizione di /θ/ e /s/, per cui, per esempio, ciento 'cento' e siento 'sento' si pronunciano nello stesso modo: [‘sjento] (cosiddetto seséo). Il castigliano ha subito continui fenomeni di semplificazione che hanno colpito il sistema fonologico nel vocalismo e nel consonantismo,alleggerendolo notevolmente rispetto al sistema antico. 2.1.4. Il catalano Oggi ha più di 7 milioni di parlanti; fu molto importante come lingua amministrativa,letteraria e di cultura tra il XIII e il XV nella corte di Aragona. Avvenuta l'unificazione con il regno di Castiglia (1479), il catalano fu sostituito dallo spagnolo divenuto lingua ufficiale e di cultura. Il catalano conobbe una rinascita nell'800,una repressione da parte del regime fascista spagnolo e infine un riconoscimento come lingua nazionale (1978) affianco allo spagnolo,in tre comunità : Catalogna,País Valenciano,Isole Baleari ma anche fuori dalla Spagna,cioè nel Roussillon,Andorra (in cui è l'unica lingua ufficiale) e in Sardegna (Alghero,in cui si è conservata l'antica lingua). Nel catalano si distinguono due gruppi dialettali principali : l'orientale e l'occidentale. Il catalano antico aveva una forte somiglianza con il provenzale (caduta delle vocali finali diverse da -a) presentando un fenomeno tipicamente gallo-romanzo. Il catalano moderno,soprattutto per il lessico,è fortemente debitore dello spagnolo. 2.2.Il francese Parlato da più di 112 milioni di persone nel mondo sia come lingua materna che come seconda lingua. Nel territorio della Repubblica francese,il francese è usato a spese delle altre lingue locali (fiammingo,bretone, tedesco,corso,etc.) e dei dialetti originari. La varietà del francien,della regione dell'Île de France (Parigi) si è diffusa in tutto il territorio,influenzando i testi letterari e non del Nord dalla metà del XII secolo. Nell '800,con l'industrializzazione,la scolarizzazione generale e l'emigrazione interna,il francese è entrato nell'uso orale del paese mentre i dialetti antichi (ridotti oggi a gruppi di patois) sono di uso familiare e privi di una norma comune.

Accanto al francien,gli altri dialetti antichi (chiamati da Dante “lingua d'oil”,per indicare le varietà settentrionali) di uso amministrativo e letterario nel Medioevo erano: il piccardo,il normanno,il vallone,il champenois,il borgognone,l'anglo-normanno. Il francese letterario,nel corso della sua storia ha subito una forte differenziazione: -francese antico (XII- inizio XIV) -francese medio (metà XIV- XVI) in cui vi sono cambiamenti nella struttura sintattica e fonologica -francese moderno mantiene un legame con il francese antico solo attraverso la grafia (che non è fonetica ma etimologizzante e conservatrice). Durante il Rinascimento la latinizzazione del francese ha influito moltissimo sulla grafia (come anche il greco). A partire dal '600 il francese,come lingua scritta e parlata, ha iniziato a diffondersi negli ambienti colti europei,diventando una lingua di prestigio. Inoltre è diventata una lingua comune e di incontro tra idiomi altrimenti lontani. 2.3.L'italiano Ha circa 56 milioni di parlanti (anche se un certo numero ha per lingua materna un dialetto). La base dell'italiano moderno è nel fiorentino del '300 diffusosi per via letteraria e nell'uso scritto (Dante,Petrarca,Boccaccio) e che nel '500 si è affermato come lingua comune dei letterati. A causa della frammentazione politica dell'Italia solo le élites e i Toscani ha “parlato” l'italiano. È stato a lungo una lingua prevalentemente scritta e utilizzata oralmente dall'Unità d'Italia. I dialetti italiani rappresentano le continuazioni locali del latino,pertanto sono sullo stesso piano dell'italiano che è l'evoluzione del latino parlato a Firenze. L'italiano appare oggi alquanto differenziato dal nord al centro-sud e da regione a regione,ma quasi esclusivamente nella fonetica e nel lessico. Roma nel centro-sud diffonde un modello di italiano particolarmente prestigioso e imitato. 2.4.Il romancio È una varietà del gruppo italo-romanzo,parlato da circa 35 mila persone in alcuni cantoni della Svizzera. Per evitare le differenze fra le varietà locali di romancio,nel 1982 il romanista H.Schimd elaborò una lingua scritta unitaria e normata denominata romancio grigionese,divenuta ufficiale dal 1996 nel Cantone dei Grigioni e della Confederazione Elvetica. 2.5.Il romeno Parlato da circa 26 milioni di persone,per romeno si intende la lingua letteraria e l'insieme delle parlate usate nell'odierna Romanìa,in Moldova,in alcune regioni dell'Ucraina,delle Serbia ,in piccole aree della Bulgaria e dell'Ungheria. In Moldova,quando nell'età zarista apparteneva alla Russia, il romeno è sottoposto all'egemonia del russo tant'è che oggi una buona parte dei moldavi sono bilingui (romeno e russo). Il romeno ha due varietà: -il munteno a sud,con centro a Bucarest,considerato il solo tipo letterario ammesso -il moldavo a est La Romania corrisponde all'antica Dacia conquistata da Traiano nel 106 d.C.(ripopolata con coloni che presero il posto della popolazione locale che era stata decimata) fu abbandonata da Aureliano perché indifendibile. Una parte della popolazione locale romanizzata si stanziò a sud del Danubio e si suppone che abbia contribuito alla costituzione dell'attuale area nord-danubiana del romeno. Accanto al romeno (o dacoromeno) ci sono tre dialetti: -aromeno (o macedoromeno) parlato in piccole comunità disseminate nella penisola Balcanica (Albania,Grecia e Macedonia) -meglenoromeno parlato da un piccolo gruppo stanziato in Grecia al confine con la Macedonia -istroromeno parlato da un minuscolo gruppo stanziato in Croazia; questo dialetto si sarebbe staccato per ultimo dal romeno comune e a causa delle recente emigrazione della popolazione verso luoghi più fertili,questo dialetto è a rischio di estinzione. Linguisticamente il romeno appartiene alla lega linguistica balcanica presentando fenomeni comuni al neo-greco,al

bulgaro,all'albanese e al serbo in misura minore (questo è dovuto alla fitta compenetrazione tra popoli e al diffuso bilinguismo nei Balcani). Nell'800 il francese ha convogliato nel romeno una quantità enorme di lessico neologistico,facendo sparire in parte i prestiti antichi di origine slava o turca. 3.1.Varietà romanze : L'occitano (o provenzale) Parlato da almeno 2 milioni di persone,è una lingua romanza del sud della Francia che nel Medioevo è stata la prima lingua comune letteraria. Oggi è ridotto ad un insieme di patois o varietà dialettali quali il guascone,il linguadociano,il provenzale alpino,l'occitano settentrionale (tra cui il limosino-alverniate) a causa della decadenza politica del Meridione a partire dal '300 e della politica centralizzatrice di Parigi,per cui il francese,lingua della monarchia,poi della Rivoluzione e dello Stato,si è imposto gradualmente nelle città e poi nelle campagne del sud. Nel 1539 Francesco I aveva emesso l'editto di Villers-Cotterets che inizialmente mirava a vietare l'uso del latino e a favorire il “volgare materno” e infine fu un divieto anche nei confronti del provenzale (l'editto ordinava ai tribunali di tutto il regno di usare il francese, langue du roi ). Oggi l’occitano è riconosciuto dalla Repubblica francese come una lingua regionale; è foneticamente meno evoluto del francese. 3.2.Il franco-provenzale Si stima che sia parlato da circa 200 mila persone tra Italia,Francia e Svizzera. Gli studi sui documenti medievali ha dimostrato che questa varietà costituiva un’unità dialettale distinta. Lione è stato il maggior centro letterario e linguistico del franco-provenzale (poi passato al francese come Grenoble e Ginevra). Il franco-provenzale appare spesso,per le sue caratteristiche sonore, come un ponte tra francese (nord) e provenzale (sud). 3.3.Il sardo Parlato e conosciuto da circa 1 milione e 400 mila persone,si differenzia molto all’interno di alcune sue varietà. Già dal V d.C. la Sardegna ha conosciuto forme di amministrazione politica relativamente autonome. Nel XI-XII la penetrazione economica e politica di genovesi e pisani,seguita dalla dominazione catalana (XIV-XV) e poi spagnola,hanno influenzato l’aspetto linguistico dell’isola. Le odierne varietà del sardo sono: -il campidanese a sud,con Cagliari -il logudorese e il nuorese nel centro-nord dell’isola -il gallurese a nord-est -il sassarese a nord-ovest,attorno a Sassari In passato il sardo letterario della produzione lirica orale (i mutos,basato sul logudorese) era considerato come una sorta di “sardo illustre” mentre oggi non c’è un sardo moderno ufficialmente consacrato all’uso. La Sardegna comprende a sua volta alcune minoranze linguistiche: -catalano ad Alghero (ovest) -genovese nelle isole di S. Pietro e S. Antioco fondate da coloni liguri che avevano abitato l‘isola di Tabarca sulla costa africana (il loro dialetto è detto tabarchino). 3.4.Il corso Parlato nella Corsica da circa 125-175 mila persone,è stato riconosciuto dalla Francia come lingua regionale (1974) ed è insegnato a scuola come seconda lingua accanto al francese. All’interno di esso si distinguono le varietà dette ultramontane (sud-ovest,conservative) e cismontane (nordest,conservano alcuni tratti arcaici delle parlate toscane). Non esiste una varietà standard che ne permetta un uso uniforme anche solo nello scritto. 3.5.Il ladino centrale Detto anche dolomitico è parlato nel Trentino-Alto Adige da circa 55 mila persone.

Le comunità dell’Alto Adige che parlano ladino centrale godono del riconoscimento dell’uso della lingua nella toponomastica,nella scuola,nella stampa e nell’amministrazione. E’ in atto un tentativo di standardizzazione ufficiale della lingua. 3.6.Il friulano Parlato da 430 mila persone nel Friuli-Venezia-Giulia,ad eccezione di alcune isole alloglotte tedesche o slave e di alcune enclaves venete come Trieste. Il friulano è tradizionalmente classificato tra le varietà “ladine” o “retoromanze” e al suo interno è differenziato in alcuni gruppi dialettali. Si è predisposto per questo motivo una lingua comune per superare,almeno nell’uso ufficiale,le differenze locali. 3.7.Il dalmatico Nel corso dei secoli questa lingua ha perso importanza fino a estinguersi del tutto. Il dalmatico antico già dal 1280 appare soggetto alla pressione del veneziano,che alla fine lo assorbirà del tutto (soprattutto sulla costa) Il raguseo,cioè il dalmatico dell’odierna Dubrovnik in Croazia,è la varietà più rappresentata nei documenti antichi. Il croato intanto avanzava nell’entroterra (le fonti di conoscenza del dalmatico provengono proprio dalle varietà veneziane e croate che l’hanno sostituito). 3.8.I dialetti italiani La varietà dialettale italiana non ha paragone nel dominio romanzo. Quasi tutti i dialetti sono stati scritti nel Medioevo per scopi amministrativi,religiosi e spesso anche per fini artistici,cedendo poi il passo al toscano,detto presto italiano. Ma i dialetti hanno avuto un uso letterario nella letteratura dialettale. Ancora oggi, in alcune aree (Italia meridionale,Veneto) i dialetti godono di un certo prestigio sociale anche se non sono ufficialmente riconosciuti. Nelle regioni italiane c'è una diglossia,con l'italiano come varietà alta e il dialetto come varietà bassa. Nella comunicazione informale/familiare l'uso del dialetto rimane forte. I dialetti italiani si dividono in: -settentrionali che comprendono le varietà parlate nel Piemonte,Liguria,Lombardia,Trentino,Veneto, Emilia,Romagna in cui esistono sottovarietà locali. Essi formano un insieme molto vario,presentando aspetti comuni che li accostano alle lingue gallo-romanze (francese,franco-provenzale,occitano,vedi lombardo œf > francese œuf)(eliminazione delle consonanti lunghe “letto”>leto). -toscani -centromeridionali che si dividono ulteriormente in altre varietà: marchigiano-umbro-laziale, abruzzese-molisano-pugliese settentrionale-campano-lucana,salentino-calabro-sicula. Il romanesco si differenzia dagli altri dialetti perché profondamente influenzato dal toscano per via della presenza di molti fiorentini a Roma dopo il ritorno dei papi da Avignone e dopo il sacco di Roma. Alcuni dialetti del centro,specialmente in Umbria,hanno acquisito caratteri toscani per via della vicinanza geografica. Una delle caratteristiche di questi dialetti centro-meridionali è l'assimilazione nd>nn e mb>mm (mondo>monno; gamba>gamma). Capitolo 2.Il paradigma classico Aristotele esaminava il linguaggio in modo linguistico e logico caratterizzando il pensiero classico. Questa tradizione prosegue nelle scuole filosofiche ellenistiche degli Stoici e degli Alessandrini. Questi ultimi la applicano ai testi letterari della grande tradizione greca (come ad Omero) dando vita alla filologia,in cui lo studio della lingua e quello della letteratura si incontrano. Ad Alessandria si sviluppa la grammatica greca (studiata come “arte” cioè un complesso di regole) che diventerà il modello della grammatica del latino. Il pensiero greco e la riflessione linguistica(ma anche quello stoico e alessandrino) era ellenocentrica,cioè incentrato solo sulla propria cultura,mostrando scarso interesse per le lingue e per i popoli vicini.

I Greci chiamavano indiscriminatamente gli stranieri “barbari” e non prendevano in considerazione le loro lingue; per i Greci la lingua greca era la lingua. Quando i Romani adattarono le grammatiche greche al latino finirono per minimizzare le differenze tra le due lingue,viste le obiettive somiglianze,rafforzando la convinzione dell'universalità delle categorie grammaticali. Lo studio della lingua fondato sull'analisi delle categorie morfologiche (analisi grammaticale) e di quelle funzionali (analisi logica) è di origine greca. L'idea,propria al paradigma classico, che la buona lingua (letteraria) non cambia e che il cambiamento deve essere eliminato attraverso la norma,ha avuto seguito nel Purismo italiano tra '700 e '800 (difesa del toscano aureo degli autori del '300 contro i forestierismi penetrati nella lingua moderna e in genere contro ogni evoluzione successiva al '300). 2.Prime grammatiche romanze Nel Medioevo la lingua della cultura (della Chiesa) e della scienza cera il latino,nota soltanto a élites ecclesiastiche e giuridiche. Bisogna aspettare il XIII sec prima che avanzasse l'idea di scrivere delle grammatiche delle lingue romanze,lingue parlate dal popolo (dette volgari). Il prestigio di cui godeva il latino nel Medioevo (lingua della letteratura,della cultura,lingua universale) ritardò tale idea ed era necessario,per metterla in pratica,diffondere la convinzione dell'importanza e la dignità letteraria delle lingue volgari. Intorno al '200,la poesia dei Trovatori provenzali si diffuse nella sua lingua originaria oltre i confini della Provenza (in Catalogna e in Italia),imitata dai rimatori locali. Le prime grammatiche provenzali erano destinate proprio ai poeti italiani e catalani che volevano comporre liriche in “lingua d'oc”: -Razos de Trobar (i soggetti del poetare) del poeta catalano Raimon Vidal,dava informazioni riguardanti i generi lirici,la metrica,la tecnica poetica della grande lirica cortese. -Regles de Trobar (regole del poetare) del catalano Jofrè de Foixà, aveva come obiettivo quella di iniziare gli aspiranti poeti alla scienza dello scrivere poesia -Doctrina d'Acort (insegnamento dell'accordo) di Terramagnino da Pisa,mette in rima la sua opera per facilitarne l'apprendimento. -Donat proensal (Donato provenzale) di Uc Faidit,è scritta in provenzale e in latino,organizzata secondo gli schemi d'una grammatica latina corrente. Anche il francese veniva usato in Italia settentrionale dove circolavano numerose opere in “lingua d'oil” (canzoni di gesta,romanzi cavallereschi,opere didattiche). In queste aree,il francese riceveva forti influenze dai volgari settentrionali (per via delle somiglianze) tali da fondersi in una lingua ibrida detta franco-veneto o franco-lombardo,compresa non solo dai letterati ma anche dalla popolazione. Il francese antico veniva percepito come una lingua letteraria ed essendo usato in generi letterari popolari di “consumo”,il suo prestigio era inferiore a quello del provenzale (in Italia non è stata prodotta alcuna grammatica). Per contro,il francese era lingua di corte in Inghilterra e le opere grammaticali dedicate alla lingua francese riguardano l'ortografia e la pronuncia: -Ortographia Gallica,in latino -Donait françois,scritto da chierici parigini attivi in Inghilterra per il signore Jehan Barton Queste opere erano destinate a tenere viva la norma del buon francese in una realtà plurilingue. 3.Dante e l'eccellenza linguistica dell'italiano Le opere dedicate alle lingue romanze nascono in situazioni di bilinguismo (catalano/provenzale, italiano/provenzale,inglese/francese). In Italia,Dante scrive,per la prima volta,una serie di trattati dedicati all'italiano,contrapponendo il volgare al latino. Nel De vulgari eloquentia,scritto in latino,avendo a cuore il problema della lingua letteraria (quella della poesia lirica),afferma l'eccellenza del volgare italiano che potrà servire da mezzo per l'espressione letteraria per i poeti. Passa in rassegna molti dialetti italiani, offrendo degli esempi di frasi caratteristiche, con lo scopo di condannarli tutti e di proporre una lingua comune che abbia in sé gli elementi migliori di ciascun dialetto italiano.

Dante è guidato da un criterio estetico,individuare quanto c'è di bello o di brutto nei dialetti. 4.La riflessione rinascimentale sull'origine delle lingue romanze Nel '400 alcuni Umanisti italiani sostengono che l'italiano e le altre lingue romanze derivano dal latino,apparendo o come il frutto della “corruzione” del latino (corruptio) prodotta non solo dal tempo ma anche dalle invasioni barbariche. Considerato a volte un termine negativo,altri umanisti come Flavio e Varchi,hanno proposto il termine di generazione. Opere molto importanti della linguistica rinascimentale sono: -Del orìgen y principio de la lengua castellana romance,(1606)dello spagnolo Bernardo Aldrete -Origines de la langue française,(1650) e Origini della lingua italiana,(1669) del francese Gilles Ménage,repertori etimologici ricchissimi che hanno superato in velocità l'Accademia della Crusca di Firenze. Uno degli errori di Ménage è stata la sopravvalutazione del ruolo del greco,ritenendo che il francese assomigli più al greco che al latino o addirittura che il francese derivi dal greco. Questo errore era il risultato della mancata distinzione tra forme trasmesse per via popolare e cultismi (nei cultismi tutte le lingue romanze presentano molte parole prese dal greco). Dal '500 in poi si impone l'idea della derivazione delle lingue romanze dal latino presso tutti gli eruditi del mondo (anche se era incerta la metodologia nello studio linguistico). 5.Grandi opere dedicate alle lingue romanze Le lingue romanze che emergono in Età moderna come grandi lingue letterarie sono l'italiano,il francese,lo spagnolo e il portoghese. Nei primi del '600 iniziano ad apparire le prime grammatiche e i primi dizionari dedicati a lingue romanze che riflettono il nuovo culto delle grandi lingue nazionali. -In Italia la riflessione grammaticale sull'italiano è molto precoce grazie al contributo di Alberti,Bembo,Speroni e Castiglione. Il più importante vocabolario è il “Vocabolario degli Accademici della Crusca” (1612) -In Francia la superiorità del francese rispetto al latino e al greco viene sostenuta da du Bellay nella “Deffence et illustration de la langue francoyse”. Il vocabolario più importante è il “Dictionnaire de l'Académie française” (1694) -In Spagna già nel 1492 era stata pubblicata la “Gramàtica de la lengua castellana” di A.de Nebrija,la prima opera grande e completa di una lingua romanza. Un'altra importante opera è il vocabolario bilingue come l'”Universal vocabulario en latin y romance” (1490) di Palcencia -In Portogallo la prima opera del genere è il “Diàlogo em louvor de nossa linguagem” di de Barros. Importante è il grande “Vocabulario portugez e latino” di Bluteau (1712). -Nel 1757 appare la prima grammatica romena,rifatta su modelli neo-greci,slavi e latini. 6.La nascita della filologia volgare Il rinato interesse verso la cultura e la letteratura classica nel '400 poneva,agli Umanisti,il problema del recupero dei testi antichi (opere latine perdute o abbandonate in biblioteche nei monasteri). Le opere classiche,che erano ancora note e consultate durante il Medioevo,circolavano in versioni che necessitavano di correzioni e migliorie utilizzando due tecniche: -correzione attraverso l'ingegno -correzione attraverso i codici ritenuti più autorevoli È con l'Umanesimo che la filologia testuale (disciplina che punta a ricostruire un testo nella sua forma originale) muove i primi passi. La tecnica filologica per il recupero dei testi classici,iniziò ad essere applicata anche alla letteratura volgare. In Italia si accese un dibattito intorno ai modelli della lingua letteraria volgare (questione della lingua) in cui prevalse la tesi arcaizzante del Bembo che prevedeva l'adozione della lingua degli autori del '300 (cioè di Petrarca e Boccaccio). Bembo trasferiva il concetto di “imitazione dei classici” alla letteratura volgare,romanza (le opere volgari medievali del Petrarca si innalzavano alla dignità di “classici” nella prospettiva bembiana). L'innalzare il Petrarca a modello lirico e linguistico,promosse l'interesse per quei poeti che ne erano stati i precursori : i

Trovatori,la Scuola poetica siciliana,la lirica toscana duecentesca e il Dolce stil novo. 7.L'erudizione settecentesca Nel '700,in Francia ma anche negli altri paesi di lingua romanza,molti studiosi ampliarono le conoscenze sul Medioevo e sulla prima letteratura volgare,riscoprendo e pubblicando testi e documenti antichi (ripresero tutte le vecchie discussioni). J.B.L.de Sainte-Palaye pubblicò l “Histoire dei Trobadours” (1774) nata dal desiderio di far riscoprire la poesia e la lingua dei Trovatori,trascrivendo numerosi componimenti contenuti nei grandi canzonieri provenzali della Biblioteca Nazionale di Parigi. C.du Fresne du Cange con i suoi collaboratori,preparò un immenso vocabolario che arricchì la conoscenza del latino volgare con termini appartenenti a fasi tarde della latinità,nonchè il confronto con forme arcaiche del francese e dell'italiano antico,diminuendo la distanza tra il latino classico e le lingue romanze moderne. Capitolo 3.Il paradigma storico,linguistica e letteratura All'inizio dell'800 inizia una vera e propria rivoluzione nella cultura filosofica e letteraria europea ove l'idea che le culture classiche forniscano modelli da imitare viene messa in dubbio. Il movimento culturale che ha prodotto tale mutamento di prospettiva è noto come Romanticismo che ha interessato tutti i campi della cultura. Da qui nasce la corrente di pensiero dell'Idealismo tedesco (filosofi Schelling,Hegel). L'idea classica che vedeva nel cambiamento solo una degenerazione e una decadenza,viene soppiantata dallo storicismo. In questo periodo di cambiamenti culturali è in atto la Querelle des Anciens et des Modernes svoltasi in Francia e in Inghilterra verso gli inizi del '700,in cui l'oggetto della disputa era se la grandezza degli Antichi (dei classici grecolatini) potesse o meno essere superata dalle creazioni artistiche dei contemporanei. Il dibattito era nato dall'idea che si potessero mettere a confronto Antichi e Moderni facendo riferimento a dei parametri comuni (generi,stili). Il confronto è reso impossibile dal momento in cui si giunge a negare tali parametri soprattutto in Germania alla fine del '700. Secondo Schiller e Schlegel ciascuna epoca andava valutata secondo criteri specifici e non confrontabili. 2.Le grandi grammatiche storiche La linguistica dell'800 è storica poiché esamina l'evoluzione continua della lingua attraverso il tempo. È comparativa perché mediante il confronto punta a raggruppare le lingue affini in famiglie e a definire i rapporti che intercorrono tra esse. Il risultato più importante è stato di ipotizzare la derivazione di molte lingue dell'Europa (greco,latino,lingue romanze,germanico,slavo e altre ancora) e di alcune dell'Asia (indiano,persiano,armeno,etc) dall'indoeuropeo. -Rask scrive la prima grammatica di storia comparata avanzando l'idea della parentela tra il danese e l'islandese -Bopp è considerato il padre dell'indoeuropeistica ottocentesca,inaugurando il nuovo metodo storico-comparativo Si inaugura,per la prima volta,una vera e propria tecnica dello studio storico delle lingue che permetteva di ricostruire le caratteristiche fono-morfologiche di una lingua di cui non si possedevano attestazioni scritte. -Deutsche Grammatik di Grimm (grammatica comparata delle lingue germaniche) il quale ipotizzava la derivazione dell'intera famiglia delle lingue germaniche da una sola lingua originaria detta germanico primitivo. -Grammaire comparée des langues de l'Europe latine di Raynouard,una grammatica storica di diverse lingue romanze in cui il concetto di legge fonetica non è ancora chiaro. Egli è incorso nell'equivoco di considerare il provenzale come la fase intermedia tra il latino e le lingue romanze moderne quali lo spagnolo,il francese e l'italiano. 3.Friederich Diez Applicò il metodo storico-comparativo alle lingue romanze in modo preciso e dettagliato,creando delle opere fondamentali della filologia romanza.

Nella Grammatica delle lingue romanze egli studia i meccanismi che regolano l'evoluzione di una lingua,come il latino,verso nuovi sistemi linguistici. Nel Dizionario etimologico delle lingue romanze rapporta sei principali lingue romanze (italiano,valacco o romeno,portoghese,spagnolo,provenzale e francese) al latino. Altri suoi contributi sono La poesia dei Trovatori,Vita e opere dei Trovatori (osservazioni letterarie e linguistiche sulla lingua provenzale),Antichi romances spagnoli (traduzioni di brevi testi epico-lirici del Medioevo spagnolo),Antichi monumenti linguistici romanzi (contenenti i più antichi documenti antico-francesi e provenzali). Un altro continuatore dell'opera di Diez è W.Meyer-Lubke,il più importante esponente della scuola dei Neogrammatici che ha ulteriormente codificato e disciplinato i principi del metodo storico-comparativo (rifacendo le opere di Diez,cioè la Grammatica e il Dizionario). 4.Caratteri del metodo storico-comparativo Il cuore del metodo è nell'idea che,in una lingua,gli stessi suoni si trasformino nello stesso modo in tutte le parole,qualunque sia il loro significato. La regolarità nei cambiamenti fonetici permette la formulazione di vere e proprie leggi fonetiche che descrivono i cambiamenti. Le leggi,per essere tali,dovevano essere senza eccezioni. 4.1.Le leggi fonetiche Per illustrare cos'è una legge fonetica,il punto di partenza è il latino volgare e quello d'arrivo la forma romanza (italiano,francese o altro). A ) regola generale :evoluzione delle vocali toniche latine che in italiano danno e chiusa , lt.Ī,Ē > it.e chiusa (lt SĪTEM>it sete; lt SĒTAM>it.seta). Lo stesso è per Ō e Ū > o chiusa (lt HŌRA >it ora; lt CRŪCEM> it croce) B) regola,più particolare,condizionata dal contesto (detta anafonesi) : le vocali toniche latine davanti a gruppi consonantici (-nj,-lj,-skj,-nc,-ng) danno i , lt.Ī,Ē > it.i (lt FAMĪLIA [l+j]> it famiglia: lt VĪNCO [n+c]> vinco) Lo stesso è per Ō e Ū> u (lt PŪGNUM >it pugno) C) eccezione alla regola A e B (lt DĪGĪTUM > it dito anziché deto; lt SARDĪNĪA >it Sardegna anziché Sardigna. -evoluzione di Ĕ e Ŏ in ɛ e ɔ toniche (bello,osso) ; la ɛ e la ɔ toniche che si trovano in sillaba aperta (sillaba che termina in vocale come in ca-sa o pie-de) si sono sviluppate nei dittonghi jɛ e wɔ. Il valore originario delle vocali toniche e e o è conservato bene solo nell'italiano parlato a Firenze e in una parte della Toscana ma non nel resto delle altre regioni italiane. A) regola generale : evoluzione della a tonica latina in francese,quando di trova in sillaba aperta,divenuta e : lt Ā,Ă > fr e (lt PA-TREM>fr père). Questa è una regola priva di condizionamenti poiché nelle regole che seguono,lo sviluppo è condizionato dal contesto,cioè dagli altri suoni che precedono o seguono. B) regola condizionata dal contesto : formazione del dittongo jɛ quando la a è preceduta da c palatale e seguita da nasale (lt CANEM >fr chien) ; mantenimento della a quando si trova in sillaba chiusa (lt PAR-TEM >fr part) Essendo il francese una lingua che ha subito molti cambiamenti nel Medioevo,bisogna tener conto della fase intermedia del francese antico quando questa è diversa dal francese moderno (a.fr [A >jɛ] chièvre > [A>e] chèvre) Per quanto riguarda la grafia,il francese riflette in genere le fasi antiche della lingua e ,a volte, perfino l'origine latina. Il suono del a.fr ai+cons.nasale (ai è una grafia latineggiante) passa a ɛ ɛ in fr.m. (a.fr feim> fr.m faim [fɛ]ɛ ) 4.2.L'analogia Consiste nell'attrazione che una forma subisce da parte di un'altra. -it cui (solo questa forma deriva regolarmente dal dativo lt cui ) e lui (deriva da lt.volg ILLUI,con la perdita della prima sillaba,formata analogicamente su CUI). -nel verbo l'analogia è particolarmente attiva e si nota nella P2 della I coniugazione del presente indicativo in cui il

morfema -i ha sostituito quello originario dell'it antico -e (la -e rappresenta l'esito regolare del lt. CANTAS > it.a tu cante,pense,guarde> it.m tu canti,pensi,guardi). La forma in -i è analogica con le forme derivate dalla II e III coniugazione (II lt -es; III lt -is) Lo stesso si nota nella P1 dell'imperfetto,in cui si passa dal morfema -a ad -o (lt CANTABAM >it.a io cantava > it.m cantavo) -nel verbo irregolare l'analogia è molto attiva,in cui l'irregolarità consiste nella compresenza di più di una radice nel paradigma (allomorfia) (it.andare comprende due radici vad- e and- di origine latina). In varietà quali lo spagnolo (vad-),il sardo e il galego(and-),hanno regolarizzato il paradigma sull'una o sull'altra radice. Non è prevedibile se l'analogia scatterà o meno. 4.3.Cultismi e prestiti Molte parole apparentemente irregolari rimaste più vicine o addirittura uguali alla forma di partenza. Queste forme si spiegano con il fatto che sono state trasmesse per via popolare (oralmente) ed è proprio in questo modo che le leggi fonetiche agiscono. I cultismi sono stati ripescati per via colta dal latino (da scienziati,dotti ed ecclesiastici); nel vocabolario troviamo due tipi di forme derivate dalla medesima parola latina: -quella trasmessa per via popolare,che si è evoluta secondo le leggi fonetiche (lt VITIUM > it vizio; la forma latina per via popolare ha dato l'it. vezzo) -quella per via colta,estranea al mutamento (lt OCULUM >it oculare ,fr oculaire) Per prestiti si intendono quelle parole che non sono passate direttamente dal latino all'italiano,ma attraverso un'altra lingua (questo tramite è spesso,nel caso dell'italiano,il francese). Si può postulare che la forma italiana derivi da quella del francese antico come nel caso del verbo mangiare (lt MANDUCARE> a.fr mangier >manger > it mangiare). I prestiti possono mantenere la forma della lingua d'origine (fr purée > it puré) oppure adattarsi (fr restaurant > it ristorante) L'italiano ha prestiti anche da altre lingue non romanze. 4.4.La metafonesi È il processo di assimilazione per il quale,in una parola,la vocale tonica subisce un cambiamento regolare per effetto della vocale finale. Questo fenomeno si può osservare : -nel veneto la metafonesi è provocata da -i finale che fa passare o tonica (dal lt Ō e Ū) a u, ed e tonica (dal lt Ī ed Ē) ad i (o>u ; e>i) (correre: io coro,te curi; vedere : io vedo,tu vidi per effetto della -i finale alla P2) (mese/misi; toso/tusi). In altre varietà quali l'emiliano,il bolognese e nel milanese,la metafonesi persiste dopo la scomparsa della vocale finale che l'aveva provocata (mil questo : quest'/ quist') e la differenza tra singolare e plurale è data dall'alternanza tra -e- ed -i-. -nel napoletano la metafonesi è più vasta perché è provocata non solo da -i ma anche da -u ( chinu/chini si realizzano con ə finale) Oggi la metafonesi non è più visibile perché tutte le vocali finali che non provocano la metafonesi,sono confluite nel suono ə ( chiena/chiene non metafonetiche si realizzano con ə finale). Quando la metafonesi si è verificata,le vocali finali dovevano essere ancora distinte ed ha agito prima che un'altra legge fonetica neutralizzasse tutte le vocali finali atone in ə . 5.5.Fenomeni generali -assimilazione è il processo per il quale un segmento vocalico o consonantico diviene simile a un segmento adiacente,assumendone in tutto o in parte i tratti fonetici (d >r lt ADRIPARE >it arrivare) -dissimilazione è il processo per il quale un segmento si differenzia da un segmento adiacente a cui è in tutto o in parte simile ( osserviamo r che precede o segue un'altra r in lt ARMARIUM > it armadio) -inserzione è l'aggiunta di una vocale o di una consonante per facilitare la pronuncia di una sequenza di suoni; se

avviene all'inizio di parola è detta prostesi (vocale prostetica davanti alla sequenza s+consonante lt SCHOLA > sp.escuela,fr école; in italiano si osserva nelle parole ischerzo,per iscritto,in Ispagna) se avviene alla fine è detta epentesi (è volta a evitare l'incontro di due suoni simili, per evitare lo iato,cioè l'incontro tra due vocali lt MANUALEM > it manovale; per evitare l'incontro tra due consonanti n e r lt IUN(GE)RE > fr joindre, lt GEN(E)RUM > fr gendre -epitesi è dovuta alla necessità di rendere omogenea la struttura accentuale delle parole. Nel toscano antico,dopo parola ossitona (cioè tronca) si aveva l'epitesi di -e (it portò >t.a portòe). Le forme parossitone (cioè piane) sono prevalenti -cancellazione (o caduta)è l'eliminazione di uno o più segmenti vocalici o consonantici A) aferesi avviene quando i segmenti cancellati si trovano all'inizio della parola (lt ABBATIAM > it badia, lt HISTORIA >it storia) B) sincope avviene quando i segmenti cancellati di trovano all'interno della parola. Si osserva nel latino volgare,e poi nelle lingue romanze,la caduta della vocale postonica (lt MASCULUS >lt volg masclus >it maschio >fr male) C) apocope avviene quando i segmenti cancellati si trovano a fine parola,come la caduta di -de nelle forme derivate dai nomi della III declinazione latina uscenti in -atem,-utem (lt CIVITATEM > a. it cittade >it città, lt VIRTUTEM >a.it virtude> it virtù ). -metatesi è l'alterazione dell'ordine originario dei suoni (lt POP(U)LUM> lt volg plopu> it pioppo) 5.L'etimologia Uno dei meriti del metodo storico-comparativo è quello di aver orientato e disciplinato la ricerca etimologica. L'etimologia è la disciplina che studia l'origine di una parola ma anche del rapporta fra essa e il suo precedente storico (esiste l'onomastica e la toponomastica). Gli studi etimologici si sono affinati ulteriormente nell'Umanesimo e nel Rinascimento fino a comprendere le lingue romanze nel '600-'700 (la ricerca mancava però del metodo storico-comparativo che si ritrova nel Dizionario etimologico di Diez,;per stabilire l'origine di una parola si devono rispettare le leggi fonetiche). Dal latino volgare FILUM : -rom. Fir -it. Filo -sd.logud. Filu -eng.friul.fr.occ.cat. Fil -sp. Hilo -pg. Fio 6.La dialettologia: G.I.Ascoli Rispetto all'analisi di Diez,limitata alle grandi lingue di cultura,lo studio scientifico dei dialetti nel quadro della scuola storica è inaugurato da G.I.Ascoli con l'opera Saggi ladini (1873) apparsa sulla rivista “Archivio glottologico italiano” da lui fondata. In questi saggi esaminava un'eccezionale quantità di fenomeni linguistici disposti in modo ordinato su tutta l'area dell'Italia settentrionale,osservando le numerose affinità che accomunano la parlata di tre zone subalpine e alpine separate e identificando così uno spazio linguistico relativamente uniforme che ha chiamato ladino. Dai suoi studi si è fatta strada l'idea che le lingue si differenzino le une dalle altre in modo graduale,senza confini linguistici netti,cioè un continuum dialettale che si differenzia via via. Diventa così difficile stabilire gli elementi di distinzione tra le lingue. 7.Sviluppi e limiti del metodo storico All'inizio del '900,lo studio sistematico dei cambiamenti fonetici può dirsi ormai del tutto perfezionato. Gli studi apparsi in questi anni prendono la forma di critiche del metodo storico-comparativo. Bréal rivolge la sua attenzione non solo alla fonetica e alla morfologia ma anche alla semantica (lo studio del

significato). Gilliéron ha messo in rilievo l'inadeguatezza delle leggi fonetiche a spiegare l'enorme varietà di forme che i dialetti presentano. Vossler,ispirato dalla corrente filosofica del Neoidealismo (rappresentata Croce e Gentile; amplia l'analisi linguistica studiando la storia dei diversi paesi insieme alla storia della loro lingua), propone l'idea che una lingua sia uno “specchio” o riflesso della mentalità di un popolo. Questa idea è sbagliata perché esaspera la differenza tra le lingue (i popoli sono destinati a non capirsi,a scontrarsi e a provare ad eliminarsi a vicenda) e ne ignora gli aspetti comuni che sono predominanti. Inoltre il Neoidealismo considera lingua e letteratura allo stesso modo come manifestazioni culturali. La lingua appartiene primariamente all'uomo e non si può metterla al pari della letteratura che è un'elaborazione ulteriore delle potenzialità umane. 8.L'edizione dei testi e il “metodo del Lachmann” Insieme al metodo storico-comparativo,si va affermando un altro metodo che ,nell'ambito dell'edizione dei testi antichi,ha il suo fulcro nella recensio cioè la classificazione dei testimoni in base agli errori comuni,e nella correzione del testo grazie a criteri meccanici. Il “padre” di questo metodo è Lachmann che rifiutava una prassi editoriale che correggeva il testo antico esclusivamente mediante interpretazione congetturale o il ricorso non sistematico alla tradizione. Nel De rerum natura di Lucrezio,Lachmann esprime i principi basilari della pratica scientifica di edizione dei testi: -ricostruzione dei rapporti genealogici tra i manoscritti grazie agli errori comuni -adozione di criteri che permettano di determinare oggettivamente quale,tra le varianti tramandate,risalga all'originale (legge della maggioranza) Il metodo lachmanniano ha ricevuto la sua codificazione “ufficiale” nel '900 per opera di P.Maas. Numerosi sono i legami che si possono individuare tra la prassi lachmanniana e il metodo storico-comparativo: -l'idea di albero genealogico -l'idea di legge -la volontà di ricostruire,mediante la comparazione,un elemento originario perduto Il metodo lachmanniano fu oggetto di critiche e di revisioni : -G.Pasquali aveva come obiettivo non solo di fornire il testo critico di un'opera (critica del testo) ma anche di ricostruire,sulla base dei dati emersi dalla recensio, la storia della tradizione (l'insieme delle vicende che ne hanno caratterizzato la trasmissione attraverso i secoli) -J. Bédier proponeva di ridurre fedelmente il testimone medievale , che al termine della classificazione risultasse più vicino all'originale,correggendone il testo solo nei punti manifestamente erronei. Capitolo 4.1.Il paradigma moderno : alle origini dello Strutturalismo Le critiche più radicali al metodo storico-comparativo venivano dallo Strutturalismo,un movimento nato inizialmente nel campo della linguistica e che si è esteso ad altri rami del sapere. All'origine di questo movimento c'è l'opera Cours de linguistique générale di de Saussure. Intorno al 1920 lo Strutturalismo inizia ad affermarsi nel campo della linguistica generale e più tardi nel dominio degli studi romanzi. Il Circolo di Praga indica il gruppo degli strutturalisti russi (Jackobson,Trubeckoj) e cechi (Mathesius,Vachek) che presentarono le loro innovative tesi al Congresso degli Slavisti di Praga del 1929. In Danimarca si sviluppa la Scuola di Copenaghen animata da Hjelmslev con l'opera Principes de grammaire générale del 1928. In America si sviluppa lo Strutturalismo americano con l'opera Language di Bloomfield del 1933. Pur partendo dalle intuizioni di Saussure,le varie scuole strutturaliste divergono le une dalle altre (spesso ci sono punti di vista diversi anche all'interno di ciascun gruppo). Lo Strutturalismo ha avuto numerosi sviluppi come il Funzionalismo di Martinet mentre gli sono succeduti vari altri movimenti quali la Grammatica generativa,la Linguistica del testo e la Sociolinguistica.

2.Sincronia e diacronia Nell'analisi strutturale,la lingua è rappresenta come una realtà statica e in ciò lo Strutturalismo si avvicina più alla concezione classica che a quella storica. A differenza della concezione classica,non sono stati elaborati modelli nell'ambito di una lingua (il greco o il latino) e poi estesi ad altre,ma si è provato a descrivere ogni lingua in sé. La sincronia (o punto di vista sincronico,definito da Saussure) mira a descrivere una lingua in un preciso stato,cioè un momento cronologico determinato. È il punto di partenza per lo studio della lingua poiché obbliga a considerare i rapporti tra tutte le parti che la compongono,in un preciso momento. La diacronia è l'altro punto di vista necessario per cogliere la natura del linguaggio,lo studio del cambiamento che viene concepito come il confronto di due o più stati sincronici di una lingua. 3.La struttura Il significato di struttura è strettamente dipendente da quello di valore. Le idee di Saussure si rifacevano all’economia,prendendo come esempio il prezzo del sale che viene determinato dal paragone o rapporto con i prezzi di altri generi alimentari (è solo nello stato sincronico che si può valutare il prezzo del sale). La lingua è una struttura perché il valore dei suoi elementi fondamentali esiste solo in rapporto al valore di tutte le unità che la compongono nel loro complesso. La diacronia è l’osservazione comparativa di questi stati. Nello Strutturalismo il paradigma classico e quello romantico trovano una sintesi. 4.Langue e parole La lingua si presenta come un insieme di emissioni sempre nuove e diverse in cui distinguiamo : -la langue,cioè un aspetto ritornante,fisso,regolare,unico oggetto di studio della linguistica (e della linguaggio) -la parole,cioè un elemento irripetibile,individuale Due o più parlanti possono comunicare attraverso singoli atti linguistici (parole) perché c’è una proprietà che essi condividono,ossia la langue. -Jackobson ha paragonato la langue a un codice e la parole a un messaggio . Il messaggio (parole) di un emittente è recepito da un ricevente perché entrambi condividono lo stesso codice (langue). Il codice ha il vantaggio di mettere in rilievo il carattere di arbitrarietà dell’intero complesso dei segni usati e di suggerire l’idea che la lingua è costituita secondo regole precise. -Chomsky,il fondatore della Grammatica generativa,nella sua opera Strutture della Sintassi, parla di competenza (la competence di un parlante è il suo dominio istintivo della lingua, per cui il parlante ha un grammatica interiorizzata) e di esecuzione (la performance è la sua manifestazione effettiva; solo la competenza è l’oggetto della linguistica). 5.Il fonema e i tratti soprasegmentali In fonologia le parole cane e pane costituiscono una coppia minima poiché si differenziano per un solo suono. /k/ e /p/ sono elementi dotati di carattere distintivo,capaci di distinguere almeno due forme di significato diverso. Questi elementi che permettono di creare un'opposizione all'interno del sistema di suoni di una lingua,vengono chiamati fonemi. Il fonema è una rappresentazione astratta del suono e viene rappresento graficamente con un simbolo dell'alfabeto fonetico racchiuso tra sbarrette oblique (/k/,/p/). Il suono è la manifestazione fisica mediante la quale il fonema si realizza concretamente; viene rappresentato graficamente con un simbolo dell'alfabeto fonetico racchiuso tra parentesi quadre ([k],[p]). (la ridondanza garantisce maggiore chiarezza alla lingua,in quanto le parole sono più differenziate tra di loro). Il fonema ha sempre la stessa realizzazione ma spesso può averne di diverse al livello fonico. Vediamo,infatti,come la rappresentazione grafica dei suoni di n velare [ŋ] (banco) e di n dentale (mano) [n] è logicamente diversa poiché la velare ha realizzazione sempre in un contesto preciso e prevedibile che non verrà mai ad

opporsi alla dentale formando una coppia minima. Chiameremo allomorfi o varianti posizionali,i suoni che non hanno funzione distintiva e che sono invece predicibili dal contesto . [ŋ] e [n] non si trovano mai nello stesso contesto e sono da considerarsi varianti dello stesso fonema /n/ (allomorfi). La n palatale [ɲ] si contrappone ad /n/ in numerose coppie minime (legna-lena) costituendo non solo due suoni diversi [ɲ],[n] ma anche due fonemi diversi /ɲ/,/n/ . Chiameremo allofoni o varianti combinatorie di un fonema,la realizzazione fonetica che in una determinata lingua non ha carattere distintivo, ma non si trova mai nello stesso contesto con gli altri allofoni dello stesso fonema. In alcuni casi,l'opposizione fra fonemi è neutralizzata,cioè eliminata o sospesa come nel caso di pescatore [peska'tore] e pescheto [pes'keto] che hanno entrambi il fonema /e/ in posizione atona,cosa che non succede in posizione tonica in pésco (dal verbo pescare) [pesko] e in pèsco [pɛsko] dove l'opposizione non viene eliminata. L'accento ha funzione fonologica,serve a distinguere una coppia minima (come àncora e ancòra) e viene chiamato tratto soprasegmentale (che sta quasi “sopra” ai segmenti e ne è indipendente) o prosodico (che interessa un insieme di più segmenti). Altri tratti soprasegmentali sono la lunghezza e il tono. Mentre in italiano e in francese la posizione dell'accento è sempre predicibile (e non costituisce un elemento distintivo),in latino la lunghezza delle vocali permetteva di distinguere coppie minime. In alcune lingue,il tono permette di distinguere coppie minime ma serve anche ad opporre diversi tipi di frase (interrogativa). La fonologia studia il sistema dei fonemi e il loro funzionamento mentre la fonetica di occupa dell'analisi dei suoni nella loro natura fisica e articolatoria. 6.Gli assi paradigmatico e sintagmatico Per individuare delle coppie minime,la fonologia utilizza la prova della commutazione,cioè l'operazione che si fa per mostrare l'opposizione tra i fonemi /a/ ed /e/ in mano e meno . I rapporti che intercorrono tra i fonemi della parola mano sono sintagmatici (in praesentia) poiché sono contigui e orientati sempre secondo un prima e un poi. I rapporti di commutazione che intercorrono tra fonemi di una parola e i fonemi che virtualmente potrebbero alternarsi con essi nella parola sono paradigmatici o associativi (in absentia). -sintagmatico : nella frase il vecchio dorme essa può essere definita da una sequenza di fonemi /i/ +/l/+/v/+/ɛ/+/k/+/j/ +/o/#/d/+/ɔ/+/r/+/m/+/e/ ma anche da rapporti categoriali il+vecchio+dorme (art.def.)+(nome)+(verbo) -paradigmatico : il parlante può operare delle scelte all'interno di classi come per esempio la scelta categoriale di il e non un (art.indef),la scelta semantica di vecchio non giovane, la scelta morfologica di dorme e non dormiva. 7.Dalla fonologia strutturale alla fonologia generativa Secondo la fonologia strutturale,ogni lingua appare diversa per il numero,la qualità e i modi di combinare i fonemi. Per la fonologia generativa il fonema è scomponibile in una serie di proprietà o tratti distintivi. Viene proposta l'idea di universalità fonologica secondo la quale tutti i fonemi di tutte le lingue del mondo possono essere derivati da combinazioni di un numero limitato di tratti distintivi,universali per tutte le lingue. Questa idea va a sostituire l'affermazione della fonologia strutturale per la quale ogni lingua ha i suoi tipi particolari di fonemi,considerati come elementi primitivi. Nella fonologia generativa è fondamentale l'idea che il sistema fonologico vada riferito a un sistema soggiacente di cui le concrete realizzazioni foniche costituiscono l'aspetto di superficie. Ad unire i due livelli intervengono delle regole fonologiche che trasformano la rappresentazione fonologica in rappresentazione fonetica. Dunque c'è un processo fonologico responsabile del passaggio da /fungo/ (rappresentazione fonologica) a [fuŋgo] (rappresentazione fonetica). La regola prevede che /n/ diventi [ŋ] davanti a consonante velare (il suono [ŋ] è un allofono del fonema /n/), Ma le regole fonologiche che governano il passaggio dalla rappresentazione soggiacente a quella di superficie,non si limitano a produrre degli allofoni,ma possono alterare del tutto (in alcuni contesti) la corrispondenza tra fonema e

relativa realizzazione fonetica. Per un naturale fenomeno di assimilazione, il fonema /n/ nell'articolo indefinito un (rappresentazione fonologica /un/) viene realizzato come [ŋ] (nei sintagmi : un cane,un gatto) poiché la /n/ diventa velare davanti a consonante velare. 7.1.La sintassi dallo Strutturalismo alla Grammatica generativa L'analisi della frase in sintagmi o costituenti si trova già negli strutturalisti americani ed è stata accolta da Chomsky precisando che essa è insufficiente a rappresentare la realtà della lingua. L'analisi della frase in sintagmi va oltre la constatazione che la lingua appare in modo lineare. La frase : la bambina bionda raccoglie i funghi 1) viene suddivisa in [la bambina bionda] [raccoglie i funghi] 2) viene ulteriormente suddivisa [la] [bambina] [bionda] [raccoglie] [i] [funghi] ;la distanza tra bambina e bionda è minore che tra la bambina bionda e i funghi La stessa analisi viene rappresentata da Chomsky sotto forma di un indicatore sintagmatico ad albero : F

Art. [la]

SN

SV

SN

SN

N Agg. [bambina] [bionda]

V [raccoglie]

Art. N [i] [funghi]

Nella sintassi strutturalista il gruppo di parole che riunisce articolo,aggettivo e nome è detto sintagma nominale (SN) perché l'intero gruppo ha la funzione di un nome (invece di la bambina bionda potremmo avere un nome proprio come Lisa). Ciò che comprende il verbo è detto sintagma verbale (SV). Nella sintassi generativa il passaggio da simboli più generali a simboli più specifici : SN > Art. + N (la + bambina) N > bambin-, fung-,ecc. La trasformazione è la capacità di spostare gli elementi da un punto all'altro dell'indicatore sintagmatico. Nella frase : tua madre vuole vedere Gianni 1) sostituendo un pronome al posto del nome Gianni si possono avere : -tua madre vuole vederlo (clisi : viene attaccato il pronome al verbo; pronome clitico) -tua madre lo vuole vedere ( il pronome è stato avanzato davanti al verbo) Tutte le tre frasi analizzati hanno la stessa struttura soggiacente e questo risultato è stato raggiunto grazie ad un'analisi in costituenti e ad una trasformazione (operazione formale che permette degli spostamenti in superficie a partire dalla stessa struttura soggiacente). Capitolo 5.1.La geografia linguistica Il suo scopo è la rappresentazione dettagliata della varietà dialettale che appare idealmente se rappresentata su catye geografiche. L'opera fondatrice della geografia linguistica nel dominio romanzo è l'Atlas linguistique de la France di J.Gilliéron (1902), utile ad una caratterizzazione linguistica generale della Francia attraverso i suoi patois. L'atlante contiene una grande quantità di carte del territorio della Francia su cui sono segnati 639 centri abitati di diversa grandezza, presi come campione della varietà linguistica della Francia (agli abitanti sono state poste delle domande). Ogni carta presenta un soggetto particolare (animale,oggetto,concetto astratto) riportando ,in ciascuno dei 639

centri abitati,la forma linguistica corrispondente (viene annotata ogni minima variazione fonetica). Gilliéron ha messo in evidenza i meccanismi dei cambiamenti linguistici dovuti a sostituzione lessicale. In Guascogna,la parola vicaire significa gallo (vicario : nata dal paragone scherzoso del gallo con un prete),frutto di una creazione metaforica poiché la parola gat (proveniente dal lt GALLICUS > gat ) designava già il gatto e si sarebbe creata una situazione di omofonia insostenibile. Questa creazione metaforica interverrebbe ogni volta che si crea una situazione di ambiguità che potrebbe generare incomprensione (ma non sempre la creazione m. è la soluzione). Nell'Île de France, abeille significa ape,una parola diminutiva dalla fonetica meridionale (lt APICULA > prov. abeio “piccola ape”). L'espansione della forma meridionale abeille al nord è stata favorita dalla riduzione del corpo fonetico (lt APIS > fr. ef) La parola ef significava già uccello,dunque per evitare l'omofonia si è utilizzata la riduzione abeille (apetta). Gillérion ha messo in rilievo il ruolo dell'etimologia popolare (lt FIMARIUM >fr. fumier “letamaio”>fumer “fumare” ; l'opinione popolare ha messo in rapporto le due parole perché i letamai fumano). Quanto ai dialetti italiano,l'Atlante Italo-Svizzero di Jaberge e Jud, fa largo posto ai nomi di attrezzi,piante,usanze,ecc., in modo da permettere un'osservazione linguistica ed etnologica dell'Italia tradizionale. L'atlante,rispetto a quello di Gilliéron (che riteneva le città come testimoni di poco valore perché soggette all'innovazione e al prestito),non esclude le città dai punti d'osservazione. 2.La sociolinguistica È un rivoluzionario approccio metodologico alle lingue romanze nato in America,secondo il quale la lingua varia socialmente e geograficamente. Per variazione sociale si intende la diversità che caratterizza una comunità di parlanti (una città,un paese,ecc) collegata alle diverse classi sociali che la compongono. Gli schemi di partenza vengono dati dalla Sociologia che distingue tra: -classe bassa (popolo o un tempo plebe) -classe media (borghesia,spesso distinta in media e piccola borghesia) -classe medio-alta (alta borghesia,formata da professionisti,funzionari dello Stato,ecc) -classe alta (un tempo,la nobiltà) L'osservatorio della sociolinguistica era offerto dalle grandi città degli Stati Uniti,dove la variazione sociale risaltava su un'uniformità di fondo (uniformità dovuta all'assenza di dialetti geografici tradizionali). Le grandi città d'Italia erano caratterizzate da una larga diglossia,cioè dall'uso funzionalmente differenziato di italiano e dialetto. La fondazione della sociolinguistica si deve a U.Weinreich e alla sua opera Languages in Contact (1935). Il suo continuatore è stato Labov secondo il quale alcuni fenomeni linguistici (presenza o meno di certi fonemi o la loro realizzazione fonetica) variano sistematicamente nelle diverse classi sociali. Questi fatti acquisiscono un valore discriminatorio poiché i membri di una società se ne servono per classificare una persona in una categoria alta o bassa (creando un vantaggio o uno svantaggio). In Francia e nei paesi francofoni (il francese è il più vicino alla situazione sociolinguistica americana) i dialetti sono praticamente scomparsi dalle città ma il loro ruolo è da tempo molto debole anche nelle campagne. Il francese (come l'inglese) viene parlato differentemente da ogni gruppo sociale (possiede una stratificazione sociale molto forte). In francese si può osservare la caduta delle consonanti liquide r e l in finale di parola o di frase come ad esempio in: -Il n'aime pas prendre sa voiture, se si parla in fretta la finale -re viene tralasciata,la -d- diventando finale passa a -t- (pert sa) per assimilazione alla s che segue; t ed s si fondono assieme dando un unico suono [ts] : [pʀɑɛtsa] invece che [pʀɑɛdʀəsa]. È molto più frequente la cancellazione delle consonanti liquide all'interno di una frase che alla fine,ma ancor più rara è la caduta se dopo la liquida c'è una vocale. La realizzazione di questo fenomeno dipende da tre variabili,di cui solo una è propriamente linguistica cioè la posizione della consonante nel contesto fonetico.

Ci sono poi la variabile dello stile o registro e quella della classe sociale. L'attuazione della regola fonologica che fa cadere le liquide finali viene applicata o meno a seconda delle situazioni comunicative: -discorso casuale (ogni classe sociale si avvicina alla norma linguistica bassa quando parla con i suoi pari e con la massima spontaneità) -discorso accurato -lettura di un testo -lettura di una lista di parole Ogni classe sociale,mediante un sforzo cosciente,si avvicina alla norma linguistica riconosciuta come alta (dove non c'è caduta delle consonanti liquide) soprattutto nella classe medio-alta e alta. La più alta escursione tra pronuncia alta e bassa si ha nella piccola borghesia,in particolar modo tra le donne (fra le quali si osserva l'aspirazione ad elevarsi socialmente). Nelle situazioni diglossiche,come in Italia,sono le donne ad abbandonare per prime il dialetto a favore dell'italiano e a parlare in italiano al loro bambino,contribuendo al cambiamento di lingua. L'insensibilità totale di un gruppo alla norma alta rivela la sua emarginazione. 3.Il contributo della Sociolinguistica alla spiegazione del cambiamento linguistico Le scelte linguistiche fatte da un gruppo sociale (opera di preferenza) possono portare,alla lunga,all'abbandono di una forma a favore di un'altra. Le innovazioni linguistiche sono rappresentate come “mode” tipiche di una determinata classe sociale (alta o bassa),che possono provocare delle reazioni a catena nella lingua degli altri gruppi di parlanti. Infatti fu la lingua popolare ad imporsi su quella delle élites che si osserva nel passaggio dal latino alle lingue romanze (dette lingue volgari,del popolo). Il cambiamento linguistico avviene con estrema lentezza e dietro di esso ci sarebbe una lunga concorrenza tra diverse forme o fonemi che si conclude con l'eliminazione di una forma a favore dell'altra . Ad esempio,nel '400 , si iniziò ad usare come soggetto,la forma obliqua lui; nel '500 Bembo stabilì egli come unica forma legittima di nominativo; nonostante tutti i letterati si siano adeguati alla forma proposta da Bembo,lui ha continuato ad esistere. Oggi nello scritto si usa egli ,ma nel discorso casuale si usa lui anche nei registri elevati. Egli viene sentito come stilisticamente troppo elevato e inadatto a gran parte delle situazioni comunicative mentre lui inizia ad essere accettata negli stili da cui una volta era esclusa. 4.Lingua e dialetto Mentre il termine lingua è generico,il termine dialetto è entrato in italiano solo nel '500 ed è stato ripreso dalle opere grammaticali della Grecia classica. In Grecia il termine diàlektos designava le varietà linguistiche locali usate ognuna per un genere letterario diverso (dorico,attico,ionico ed eolico) alle quali si aggiungeva la koiné (la lingua comune,basata sull'attico,costituiva il quinto dialetto del greco) che si diffuse in tutta la Grecia e nel Mediterraneo grazie alle conquiste di Alessandro Magno. Nel '400 A.Manunzio aveva notato come la situazione della Grecia antica somigliasse a quella italiana per la varietà di dialetti. Distingueva infatti 18 dialetti greci e il numero non doveva variare in Italia. Nel '500 una sola varietà,quella fiorentina,stava trionfando sulle altre e si iniziò ad opporre il termine lingua a dialetto,interpretando lingua come varietà superiore e dialetto come varietà inferiore (superiorità e inferiorità sono intese sul piano letterario). Dal Rinascimento in avanti,il termine dialetto prende un valore peggiorativo. Oggi non si ritiene più che ci siano lingue costituzionalmente superiori e inferiori ma che tutte le lingue (che comprende sia lingue che dialetti) siano potenzialmente uguali (equieffabilità) cioè potenzialmente capaci di esprimere qualsiasi concetto. Dal punto di vista storico e sociale non è vero che tutte le lingue si equivalgono poiché se in una società coesistono due lingue (o varietà linguistiche affini) queste non si possono usare indifferentemente (a seconda delle

situazioni,degli interlocutori). La gerarchia di valore che si stabilisce tra due lingue è deciso dalla comunità dei parlanti (per motivi di natura storico-sociale,culturale). La contrapposizione rinascimentale tra lingua e dialetto si fonda nella coscienza dei parlanti,è una categoria psicologica e sociale. Nel XIX secolo la lingua diviene lo strumento primario per l'edificazione dello stato moderno,per la creazione di una coscienza nazionale,per la partecipazione alla vita civile della nazione. Un dialetto non diventa lingua solo per via politica ma ci vogliono anche condizioni propriamente linguistiche. È necessario che gli studiosi,a partire dalla varietà dialettale (che caratterizza qualunque comunità di parlanti relativamente ampia), operino una standardizzazione (senza la quale la lingua non può essere impiegata per i diversi generi di usi scritti e orali). La mancanza di una norma la rende inadatta all'insegnamento e agli usi ufficiali. È per questo che deve essere usata nei testi scientifici,nei documenti,nei giornali e nei notiziari televisivi. Bisogna che vengano approntati grammatiche,vocabolari e altri strumenti scientifici per superare la distanza che divide la nuova lingua dalle grandi lingue con cui è in concorrenza. Questi obiettivi devono necessariamente essere condivisi dalla popolazione. Capitolo 6.1.Il cambiamento nella linguistica contemporanea : sincronia e diacronia L'idea di cambiamento linguistico è cambiata dopo lo Strutturalismo. Nell'Idealismo classico tedesco,la realtà era concepita come un divenire continuo dello spirito che ha come compito il divenire linguistico. L'idea di cambiamento linguistico dipende dalla dicotomia saussuriana sincronia/diacronia ove: -la sincronia è uno stato di lingua in cui coesistono (più o meno armoniosamente) molti fenomeni. Per esempio si può dire che nella storia dell'italiano il Duecento,il Trecento e il Quattrocento sono tre sezioni sincroniche. Ciò che congiunge tali sezioni,fenomeno per fenomeno,è opera della diacronia. 2.Il cambiamento sintattico La grammatica generativa (Chomsky) ha messo a punto la descrizione sintattica della frase che costituisce il primo passo verso l'analisi della lingua. Il cambiamento sintattico deve consistere in piccoli spostamenti nella struttura della frase. Nel dominio romanzo,vediamo i tentativi fatti per spiegare la genesi degli ausiliari verbali partendo dal latino: es. Habeo epistulam scriptam (Ho una lettera (già) scritta) Osserviamo due relazioni sintattiche: -una di reggenza tra il verbo habeo e il suo compl. oggetto (epistulam) con significato di possesso -una relazione di predicazione tra il compl. oggetto (epistulam) e il compl. predicativo dell'oggetto (il participio scriptam funziona come un aggettivo). La frase può essere analizzata anche come “Possiedo una lettera (che è stata) scritta” ove non c'è nessun rapporto diretto tra habeo e scriptam. Nella forma romanza si nota non solo la grande differenza rispetto al latino ma anche la differenza nella struttura sintattica: es. Ho scritto una lettera In questa frase avere è un verbo ausiliare che regge il participio mentre quest'ultimo ha funzione verbale e regge il compl.oggetto. Tra la costruzione latina e quella romanza notiamo che il cambiamento è iniziato a livello semantico: con lo svuotamento semantico di habeo che da un significato di possesso ha assunto un significato di relazione generica. Il cambiamento sintattico è la conseguenza del cambiamento semantico, nel senso che il rapporto tra struttura sintattica e semantica non è più diretto come in origine e si tende ad assegnare,alla costruzione (o frase),una nuova struttura sintattica che corrisponda meglio a quella semantica. 3.Il cambiamento morfologico

La morfologia è quel ramo della linguistica che studia la struttura interna della parola e i processi che ne determinano la formazione. In tale prospettiva il morfema è l'unità minima dotata di significato in cui si può scomporre una parola. I morfemi si combinano per formare le parole come ad esempio amministratore: -amministra- radice del verbo amministrare -tor- suffisso nominale dal valore di “colui che fa l'azione X” -e morfema del maschile singolare La morfologia analizza le regole che governano i processi morfologici (morfologia sincronica),distinguendo tra : -processi flessivi (responsabili della flessione: amic-o/-a) -processi derivativi (responsabili della derivazione: amich-etto/-evole) La morfologia diacronica (confronto tra sistemi morfologici relativi a stati di lingua cronologicamente differenti) ha permesso di individuare tre principali processi alla base del cambiamento morfologico: -l'analogia è considerata la principale responsabile delle eccezione alle leggi fonetiche. Gli elementi di un sistema morfologico che si trovano all'interno dello stesso paradigma, tendono ad influenzarsi reciprocamente. L'analogia opera attraverso due processi che semplificano il sistema morfologico: a) il quarto proporzionale si fonda sulla tendenza della lingua ad assegnare forme uguali a significati uguali (analogia) am-o (P1 indic.pres.) > amav-o (P1 indic.impf.) mentre nel toscano del '200-'300 il morfema dell'imperfetto era -a ( io amav-a). Il quarto proporzionale favorisce l'introduzione del nuovo morfema -o. b) il livellamento analogico consiste nella soppressione degli allomorfi,cioè delle differenti realizzazioni del medesimo morfema. L'alternanza di radici verbali (muore/moriamo) è fonte di irregolarità nel paradigma ed è il motivo per cui è stata livellata dall'analogia. Il livellamento è stato ottenuto con l'introduzione del dittongo, creando : chiediamo su chiede; muoviamo su muove ma anche nego su neghiamo -la rianalisi (o risegmentazione) consiste nella divisione, in unità minime, di una sequenza di elementi linguistici (stringa),che ha per conseguenza la formazione di nuovi morfemi. L'alternanza di due allomorfi -us/-or (tempus-tempora) deriva da un originario -os (tempos-temposa) che ha subito due fenomeni fonetici distinti che hanno differenziato le due forme (rotacismo: temposa > tempora) (tempos > tempus). In alcune varietà romanze,il latino -ora è stato interpretato come una desinenza del plurale in base a una falsa risegmentazione della parola : tèttora (tetti) -la grammaticalizzazione è un processo in base al quale un elemento, semanticamente pieno e morfologicamente autonomo, si svuota del suo significato lessicale originario per diventare un morfema grammaticale legato ad un'altra parola. Un esempio è la formazione del futuro e del condizionale attraverso la giustapposizione dell'infinito e dell'ausiliare habere (fut.lt amabo> amare habeo> amerò – cond. amare habebam > amerei). Il verbo habere che aveva il valore di “avere da, dovere” perde il suo significato modale. 4.Il cambiamento fonologico Per Jackobson il cambiamento fonologico è la manifestazione a livello fonologico di un cambiamento fonetico. Ad un cambiamento fonetico non corrisponde sempre un cambiamento fonologico: es. /p,t,k/ intervocalici,in toscano, si sono spirantizzati producendo degli allofoni dei fonemi /p,t,k/ e non dei nuovi fonemi. Il cambiamento fonologico si ha solo quando le modificazioni fonetiche, che intervengono tra due stati di lingua, portano : -all'acquisizione di un'opposizione distintiva detta fonologizzazione che avviene quando un determinato denomeno fonetico fa aumentare il numero dei fonemi di una lingua. La fusione dei suoni del latino volgare / l+j / ha portato in italiano all'introduzione del nuovo fonema [ʎ] es. (lt filium > lt volg. filju(m)> it figlio) -alla perdita di un'opposizione distintiva detta defonologizzazione che avviene anzitutto quando un fonema

scompare dal sistema fonologico di una lingua. es. la scomparsa di h- nel latino volgare (lt habeo > abeo) -alla ridefinizione di un'opposizione distintiva detta rifonologizzazione. Nel latino volgare la quantità vocalica (opposizione di lunghezza) ha perso il valore distintivo ed è nata l'opposizione di timbro (opposizione fonologica) /e,o/ - /ɛ,ɔ/ (dentem > dente con /ɛ/ ) 5.Il cambiamento semantico La semantica è il ramo della linguistica che si occupa del significato delle parole. Il termine fu utilizzato da Bréal che ha affrontato per la prima volta un aspetto del cambiamento linguistico cioè quello del cambiamento del significato delle parole. Nel '900 lo Strutturalismo ha affrontato lo studio della semantica in una prospettiva sincronica,permettendo di definire concetti basilari della semantica come significato e referente. Ogni parola (o lessema) è dotata di un significante (diverso da lingua a lingua) e di un significato (non necessariamente sovrapponibile in tutte le lingue): es. il lessema capello e il francese cheveau hanno significanti diversi ma uguale significato,cioè quello di capello L'entità extra-linguistica, concreta o astratta , cui il segno linguistico si riferisce,è detta referente che può essere anche un'idea,un processo,uno stato : es. Hai un capello sulla giacca (capello è un referente,designandone uno in particolare) Hai poco buon senso ( buon senso è un referente,designando un'idea astratta) A fare da mediazione tra il referente e il segno linguistico,c'è la categoria extra-linguistica del concetto. Grazie al concetto,il parlante è capace di classificare un referente concreto (il singolo capello) all'interno di una classe generale di elementi (idea generale di capello). Il concetto è nettamente distinto dal significato del segno linguistico. In prospettiva diacronica si ha un cambiamento semantico quando il significato di un lessema muta da uno stato all'altro di una lingua (il lessico è una parte della lingua che cambia più rapidamente) : es. lt bucca “guancia” / os “bocca > it bocca (continuazione di bucca anche se in italiano designa bocca) Le ragioni del cambiamento semantico dipendono da fattori di carattere socio-culturale e da fattori di ordine interno (come la tendenza a evitare casi di omofonia). In genere ogni cambiamento semantico appare dettato dalla necessità di esprimere dei concetti in modo più efficace e adeguato,soprattutto quando il parlante non ha a disposizione un segno linguistico: -creare una parola nuova (neologismo) -avvalersi di una parola straniera (prestito) -usare una parola “vecchia” in una nuova accezione (cambiamento semantico) -associazione metaforica (lt. grus > it. gru “uccello” ma anche “strumento meccanico”) In prospettiva sincronica il risultato di ogni cambiamento semantico è la polisemia come l'esempio di gru che è associato sia al significato di “gru-uccello” che a quello di “gru-macchina” ma può darsi che nel tempo una delle due accezione del termine venga meno e che esso muti così totalmente il suo significato originario. Le relazioni associative possono essere di tre tipi : a) similarità (avviene a livello del concetto,del significato e del significante) es. spina (escrescenza acuminata delle piante > dispositivo elettrico che si innesta in una presa) similarità a livello del concetto (associazione metaforica) b) contiguità (avviene a livello del concetto e del significante) es. lt focus (focolare) > it fuoco La contiguità, in questo esempio, avviene a livello del concetto e consiste nel fatto che il focolare contiene il fuoco c) contrasto (avviene a livello del concetto), è un procedimento che per eufemismo o per ironia associa, ad un concetto, un termine dal significato opposto es. it buona donna indica la “prostituta” nell'espressione “figlio di buona donna” 6.La diffusione del cambiamento linguistico nella società Nella diffusione del cambiamento linguistico i fattori sociali giocano un ruolo importante poiché un tipo di innovazione linguistica può appartenere ad un gruppo di parlanti di ceto alto oppure al ceto basso ed espandersi verso la fascia più alta. I fattori sociali possono dunque condizionare l'evoluzione del sistema linguistico

Queste dinamiche sono state studiate in prospettiva diacronica dal sociolinguista Martinet nel suo saggio “La prononciation du français contemporain” che aveva messo in rapporto i diversi sistemi fonologici degli ufficiali francesi (reclusi nel campo di prigionia tedesco) con la loro origine regionale e con la loro età (le differenze fra generazioni rivelava un cambiamento linguistico). Un'allieva di Martinet, R.Reichstein aveva analizzato alcune opposizioni fonologiche del francese e la loro neutralizzazione in gruppi di parlanti parigini come: -l'opposizione /a-ɑ/ : il bat [ba] – bas [bɑ] La sua neutralizzazione è frequente presso ragazze appartenenti alla piccola e media borghesia -l'opposizione /ɛ-ɛ œɛ/ : brin [brɛ]ɛ - brun [brœɛ] La sua neutralizzazione è frequente presso ragazze figlie di operai Se lo studio della Reichstein mostra che a Parigi era in atto la tendenza a ridurre le quattro vocali nasali a tre /ɛ,ɛ ɑɛ,ɔ/ɛ , oggi si osserva una riduzione a due /ɛ,ɛ ɔ/ɛ . Capitolo 7.1.Prima del latino Il latino è inserito nel dominio delle lingue indoeuropee (parlate da popoli stanziati in India,in Asia e in Europa). La famiglia indoeuropea si divide in sottofamiglie: -germanico -slavo -baltico (lituano e lettone) ha affinità con lo slavo,formando la famiglia balto-slava -celtico (gallico continentale > francese, dialetti gallo-italici;britannico insulare,gaelico) -ellenico (greco> greco moderno) -albanese (antico tracico o illirico> albanese) -armeno (armeno) -iranico (vari rami tra cui il persiano) -indiano (varietà antiche: vedico e sanscrito; varietà moderne :diverse lingue tra cui lo zingaro) -italico (diversi rami estinti : umbro,sannitico,osco; varietà occidentali: latino proseguito dalle lingue romanze) Le lingue pre-romane erano il gallico (parlato tra l'Iberia,la Gallia transalpina e cisalpina),le lingue italiche sopracitate,il greco (parlato anche in Italia meridionale e nelle varie colonie mediterranee),l'illirico (parlato nell'Adriatico orientale),il tracico-dacico (parlato nell'antica Dacia). Tutte queste lingue pre-romane che formano una specie di strato su cui si è diffusa una nuova lingua,vengono dette di sostrato. Le lingue pre-indoeuropee (che non sono indoeuropee ma dei sostrati) sono l'iberico e l'acquitanico (basco). 2.Periodi e stili del latino Le lingue romanze derivano dal latino volgare (o latino non letterario) che generalmente designa il registro più basso della lingua,usato non solo dai ceti popolari,ma in realtà anche dalle classi superiori , nella comunicazione quotidiana. In realtà l'espressione latino volgare va intesa come lingua parlata,spontanea,di tutte le classi sociali. La fase documentata del latino copre ben otto secoli ed già dal IV secolo si può supporre che la scrittura del latino era in gran parte divenuta artificiale visto che in quell'età dovevano essere già nate le lingue romanze. In gran parte di questo periodo è stata attiva una norma, detta classica, che ha bloccato lo sviluppo in atto (almeno nell'espressione letteraria). Lo studio del latino viene suddiviso in periodi (senso orizzontale: si isola una sezione diacronica) e in registri (senso verticale). Quando si parla di tarda latinità (a partire dal 200 d.C.) è un periodo ma quando si parla di sermo o di oratio vulgaris,di plebeius sermo,e di sermo familiaris si fa una distinzione di registro,in quanto si oppone la lingua d'uso quotidiano,del parlato spontaneo,alla varietà alta usata nei contesti ufficiali (latino classico). 3. Le fonti del latino volgare Alcuni testi latini possono essere considerati delle vere e proprie fonti del latino volgare poiché contengono forme scorrette (volgarismi o romanismi) che anticipano quelle che saranno la norma nelle lingue romanze. -L'Appendix Probi (V-VI d.C.) contiene un elenco di volgarismi con a fianco la forma ritenuta corretta, opera di un modesto insegnante che raccomandava di evitare tali errori.

In questo modo vengono segnalati alcuni fenomeni fonetici che sono all'origine di molte forme romanze: es. lt calida (e non calda; caduta della vocale postonica) > it calda -Le iscrizioni pubbliche, generalmente scritte in un ottimo e solenne latino ma che possono presentare scritture più modeste e occasionali,mostrando la difficoltà di chi cerca di destreggiarsi tra forme ufficiali e forme familiari. Le scritte a graffito conservate a Pompei e ad Ercolano non sono molto differenti da quelle che troviamo oggi sui muri come ingiurie,messaggi d'amore,conti dei venditori,formule magiche per gettare il malocchio (defixiorum tabellae), etc. Il latino di queste scritte è nella sua veste quotidiana. -Le lettere di privati (militari), rivenute dall'Egitto, sono scritte fuori dai rigidi canoni letterari e trattano di piccoli traffici e altre faccende quotidiane,riflettendo un uso vivo e talora scorretto della lingua. -Nell'Antichità classica, le artes (discipline scientifiche) erano ritenute discipline inferiori alla retorica, alla grammatica,alla matematica e alla geometria. Così i trattati dedicati a queste materie inferiori si sottraevano alle norme dell'uso classico,come ad esempio Vitruvio che si dichiarava incapace di scrivere di argomenti di architettura (tecnici) seguendo i canoni e le regole dello stile elevato (la grammatica). -Le opere letterarie rivelano un'immagine meno ufficiale del latino come ad esempio nelle commedie teatrali di Plauto e di Terenzio la lingua è più affine al parlato. Le “Epistole” di Cicerone (lettere dirette ai familiari) mostrano un utilizzo di un latino familiare (secondo il principio retorico del conveniens,cioè di ciò che è conveniente al genere letterario) e furono diffuse tra il pubblico per il loro valore letterario. Il “Satyricon” di Petronio,considerato il solo testo deliberatamente scritto in latino volgare della letteratura latina,ci dà una rappresentazione molto viva della società romana e del latino che veniva usato dai liberti arricchiti,provenienti da regioni grecofone dell'Impero. Invece,il latino dei testi cristiani è all'inizio deliberatamente umile e popolare come si può vedere nella più antica versione latina della Bibbia, la “Vetus latina”. La versione di San Girolamo,la “Vulgata” mantiene lo stesso carattere popolare. 4.Dal latino tardo al latino medievale Mentre per tutto il Medioevo si è scritto in latino,nell'Alto Medioevo,vista la carenza di scuole e le condizioni generali della cultura e della società,il latino scritto era spesso molto modesto: -Nei testi documentari di carattere giuridico e pratico (registri dei monasteri,donazioni,rogiti), il latino merovingico,quello leonese e quello longobardo sono spesso scorretti,lontani dai modelli classici,infarciti di termini lessicali locali. -Le opere storiografiche sono scritte in un latino linguisticamente modesto come l'“Historia Francorum” di Gregorio di Tours (538-94) che può essere considerata una fonte del latino tardo. -Le regole di alcuni ordini monastici come la “Regula” di San Benedetto -Le glosse,cioè le spiegazioni,le parafrasi o le traduzioni di parole o gruppi di parole,sono una testimonianza del latino tardo o già del primo romanzo. Una parola latina può essere spiegata con un'altra più accessibile oppure già con una forma romanza. Le “Glosse di Reichenau” (VIII-IX) contengono delle traduzioni di parole,espressioni della Bibbia diventate “difficili” e un piccolo lessico alfabetico ove il latino maschera un romanzo già sviluppato. Le “Glosse di Kassel” (IX) sono un manualetto romanzo-tedesco ove il romanzo è arrangiato in veste latina. 5.L'interpretazione delle fonti. Errori e ipercorrettismi Gli errori sono utili per la ricostruzione del cambiamento linguistico: -in molte iscrizioni, troviamo grafie come “ostis” per “hostis” (nemico),segno che la h- non si pronunciava più nelle lingue romanze. -nei versi pompeiani troviamo errori di metrica come l'assenza di distinzione tra vocali lunghe e brevi (come nelle lingue romanze) probabilmente già venuta meno nel latino tardo volgare. L'ipercorrettismo è la pronuncia o forma errata che si sostituisce a una forma esatta creduta scorretta. Quando il bambino scrive “motto” al posto di “moto”,lo fa per paura di sbagliare,paura che li porta ad inserire la doppia anche dove non è richiesta.

Nel latino tardo troviamo “hoctober” per “october”, in romanesco troviamo “core” per “corre”. Quando un parlante si muove con difficoltà tra due sistemi linguistici,emergono sempre delle interferenze,cioè gli errori. 6.Fenomeni evolutivi condizionati tipologicamente Sebbene in latino in latino ci fosse una grande libertà nell'ordine delle parole,la posizione del verbo era normalmente alla fine della frase (SOV) mentre nelle lingue romanze il verbo segue il soggetto ma precede l'oggetto (SVO). Tale rapporto si può vedere nei nomi composti che contengono in sé un verbo e un oggetto: -es. lt vexillifer (bandiera-porta) , it portabandiera In latino l'aggettivo precedeva il nome mentre nelle lingue romanze è il contrario: -es. lt pingus vir , it uomo grasso In latino l'avverbio precedeva il verbo mentre nelle lingue romanze è il contrario: -es. lt arte astringere , it legare strettamente 7.1.Altri fenomeni sintattici e morfologici Nelle lingue romanze appare un nuovo modo verbale,il condizionale (infinito+ habebam) che in latino era espresso con un congiuntivo. Il futuro, che già esisteva in latino, si innova nella forma (infinito+ habeo) 7.2.1.La formazione di pronomi clitici Mentre il latino aveva una sola serie di pronomi personali,tutte le lingue romanze presentano una doppia serie di pronomi personali: -una seria tonica (pronome libero) : me (vedi me) -una serie atona (pronome clitico,sempre unito sintatticamente e fonologicamente al verbo) : mi (mi vedi) 7.2.2.Il posto dei pronomi clitici nelle lingue romanze medievali Si è detto che il concetto di clitico implica atonicità costante dell’elemento e posizione fissa nel contesto linguistico. Per questo secondo aspetto notiamo che si può dire: es. Spero di trovare Carlo presto / spero di trovare presto Carlo ( Carlo è sostituibile con il pronome libero “lui”) es. Spero di trovarlo presto (quando si usa il pronome clitico è ammessa solo la prima possibilità perché ha un posto fisso,cioè adiacente al verbo) Ci sono due tipi di adiacenza al verbo,poiché il clitico può trovarsi prima di esso (proclisi del pronome) o dopo (enclisi); la posizione del clitico dipende particolarmente dalla distinzione tra forma finita e infinita del verbo: -forma infinita: posizione postverbale del pronome= enclisi (trovarlo) -forma finita: posizione preverbale del pronome = proclisi (lo trovo; ad eccezione dell’imperativo che richiede l’enclisi: trovalo!) Nel romanzo antico si vede un maggior sviluppo dell’enclisi (cercansi) ma c’era una regolarità nell’uso del pronome,spiegata dalla legge Tobler-Mussafia,si ha enclisi (verbo+clitico) quando: -il verbo è in posizione iniziale di frase (Mandolli; Donatele) -il verbo è preceduto dalle congiunzioni : e,ma,o (ma dicoti che....; e lodolle molto) Si ha proclisi (clitico+verbo) quando: -il verbo non è in posizione iniziale ( Quelli li racontò,....si rallegrò,....che vi dica,....e tu mi dona) 7.3.Le declinazioni nominali In latino i nomi si raggruppavano in ben cinque declinazioni che si sono ridotte in latino volgare come ad esempio la IV e V declinazione,assorbite rispettivamente dalla II e dalla I: (gen.fructus > fructi come nella II decl). Si hanno ora fondamentalmente tre tipi: -maschile in –u (-o) (lupo) -femminile in –a (oca)

-maschile e femminile in –e (cane,volpe) 7.4.Le coniugazioni verbali In latino i verbi erano divisi in diverse coniugazioni: quattro,cui si devono aggiungere i verbi irregolari. Nelle lingue romanze sono frequenti i passaggi di coniugazione di singoli verbi (lt capere > capire). I verbi cosiddetti irregolari sono soggetti a regolarizzazioni per analogia ( posse > potere) 7.5.La formazione del passivo Il latino usava ,per certi tempi verbali, delle forme semplici che possiamo chiamare sintetiche (amor,amabar : sono,ero amato) e per altri tempi delle forme composte o analitiche (amatus sum: sono stato amato). Le forme sintetiche caddero in disuso e le forme analitiche del tipo amatus sum “sono stato amato” passarono a “sono amato”. Per esprimere il senso di “sono stato amato” nacque amatus fui che prima non esisteva. Scomparvero anche i verbi detti deponenti,cioè provvisti della complessa morfologia del passivo ma di senso attivo ( lt sequor>sequo> it seguo > fr suis). 8.Il sistema casuale e la sua evoluzione I casi latini sono un'eredità indoeuropea e nelle lingue romanze più conservative,le desinenze dei nomi hanno perduto la funzione del caso ma mantenuto quelle di genere e numero. Nel caso del francese anche queste informazioni sono in genere perse, e vengono delegate all'articolo o ad un altro determinante : -une amie [ynami] l'articolo,che indica genere e numero,evita la confusione con un ami [œɛnami] Il funzionamento del latino non era garantito solamente dai casi ma anche dalle preposizioni dalle quali nasceva una struttura mista: -es. cum sodalibus “con amici” (il rapporto di compagnia è sia espresso dalla preposizione che dal caso ablativo -ibus) I casi latini erano prima indispensabili ed in seguito sono divenuti ridondanti,dando il via libera a quei processi fonetici di indebolimento che da tempo minacciavano le consonanti in posizione finale e principalmente la -m (monstrum > monstru). In latino alcune preposizioni potevano reggere due casi diversi dando origine a diversi significati: - in,sub,super + ablativo = stato in luogo - in,sub,super + accusativo = moto a luogo Il caso, a volte, è totalmente prevedibile dopo la preposizione (cum+ablativo ; ad+ accusativo) e ciò provocava una ridondanza. Riprendendo l'esempio “cum sodalibus”, si nota che la desinenza -bus dà solo informazioni di numero, cioè il plurale in questo caso, dunque la preposizione è diventata essenziale e il caso è un elemento accessorio. In alcune lingue romanze,come il francese antico,si può vedere la riduzione della declinazione a due soli casi e infine la loro totale scomparsa (tranne che nel romeno): - Nominativo sing. (lt MURUS> a.f murs) plur. (lt MURI > a.f mur) ; Accusativo sing (lt MURUM> a.f mur) plur (lt MUROS> a.f murs) In conclusione,nelle lingue romanze la gran parte dei nomi deriva dall'accusativo,ma qualche volte anche dal nominativo : - it serpe (viene dal nominativo latino sérpens) – serpente (viene dall'accusativo serpéntem)

8.2.Verso l'articolo romanzo Le lingue romanze e quelle germaniche hanno sviluppato l'articolo nell'Alto Medioevo. L'articolo definito ha diverse funzioni: -può indicare la classe (o la specie) : Il leone è il re della foresta -può indicare un membro di una classe noto anche all'ascoltatore : Ho visto il signore che è venuto ieri

Il latino,per questa funzione utilizzava “ille” come in “Per ualle illa,quam dixi ingens” (Per valle quella,che dissi grande). L'articolo indefinito era presente nelle prime opere alto-medievali : -come “unus” nell'espressione di tempo “una nocte” -come articolo partitivo nell'esempio “non habeo de parentibus”, anticipato dall'uso tipicamente gallo-romanzo e toscano. Nei Giuramenti di Strasburgo e nei Placiti campani non era presente l'articolo, mancanza dovuta all'influsso che il latino esercitava sul volgare. Dalla Sant'Eulalia e dalle Glosse emilianensi, l'uso dell'articolo si farà costante e simile a quello moderno. 8.3.Genesi degli ausiliari romanzi Nelle lingue romanze, rispetto al latino, si può osservare la creazione di forme verbali perifrastiche per l'espressione dell'anteriorità. La forma più diffusa,che ritroviamo nel passato prossimo italiano,è quella in cui il participio passato del verbo è accompagnato dall'ausiliare avere : “Paolo ha letto il libro”. Il latino avrebbe usato solo la forma del perfetto (legit). 9.1.Evoluzione fonologica: la lunghezza sillabica Il sistema fonologico latino possedeva una doppia serie di consonanti e vocali lunghe e brevi. Le consonanti lunghe venivano segnate nella grafia (immo “anzi”- imus “il più basso”) mentre le vocali lunghe non lo erano (ōs “faccia,bocca” - ŏs “osso” scritti entrambi os). Erano possibili tutte le combinazioni fra vocali e consonanti: - vocale lunga + consonante lunga stēlla -vocale lunga + consonante breve sōlus -vocale breve + consonante lunga gŭtta -vocale breve + consonante breve rŏta In italiano,la consonante lunga è indicata tra barre oblique /n:/ perché la lunghezza consonantica è un tratto distintivo mentre la lunghezza vocalica è una variante posizionale e viene indicata fra parentesi quadre [a:] : - cane [ka:ne] (vocale lunga+ consonante breve) , canne [kan:e] (vocale breve+ consonante lunga). Alcune iscrizioni pompeiane dimostrano che già nel I d.C., il sistema fonologico del latino volgare si era semplificato,ad esempio l'opposizione fra vocali lunghe e brevi non è più distintiva ma predicibile in base al contesto sillabico. Si è verificata una complementarità di vocale e consonante,cioè se la consonante è lunga allora la vocale è breve,e viceversa: -vocale lunga + consonante breve -vocale breve + consonante lunga Un'altra caratteristica del latino è la posizione dell'accento sulla parola che cadeva sulla penultima sillaba se questa era lunga,mentre passava sulla terzultima se la penultima sillaba era breve (parole parossitone o proparossitone). L'accento era predicibile in base alla lunghezza delle sillabe nella parola finché è avvenuta la perdita del carattere distintivo della lunghezza vocalica. Nelle lingue romanze il ruolo dell'accento è distintivo e si ha una fonologizzazione dell'accento. 9.2.Vocali toniche Mentre in latino si assiste alla caduta della distinzione tra vocali lunghe e brevi,dovute ad una riorganizzazione dell'intero sistema vocalico,in una piccola parte della Romània si ha una semplificazione delle coppie vocaliche qualitativamente uguali che confluiscono in uno stesso suono: -ā ă=a

-ē ĕ=e -ī ĭ=i -ō ŏ=o -ū ŭ=u Questo tipo di livellamento si presenta nell'area della Sardegna,della Corsica meridionale e nella zona detta di Lausberg, cioè al confine tra Calabria e Lucania. Nella gran parte della Romània : - ĭ > e (venendo a coincidere con l'esito di ē ) fish [fɪʃ] la vocale breve si abbassa a [ɪ] avvicinandosi al suono della [e] - ŭ > o (venendo a coincidere con l'esito di ō ) to put [pʊt] la vocale breve si abbassa a [ʊ] avvicinandosi al suono della [o] - sheep [ʃi:p] ha la vocale tonica lunga Per lo stesso livellamento,in italiano abbiamo (lt nĭgrum > it nero ; fŭrcam > forca ) ma (lt dĕntem > dente ; ŏssum > osso) con [ɛ] e [ɔ], così è nata l'opposizione fonologica tra le vocali aperte /ɛ/ e /ɔ/ e le vocali chiuse /e/ ed /o/. 9.2.2.Dittonghi La riduzione del dittongo latino ae a ɛ è stata molto precoce (aeris > eris “bronzo”). Nel latino volgare, lo sviluppo di ae è venuto a coincidere con quello di ĕ, evolvendo in gran parte delle lingue romanze nel dittongo /jɛ/ : lt caelum > it, sp cielo Si è invece conservato il dittongo au che poi,in italiano,in francese e in spagnolo,si è monottongato : lt aurum > it,sp oro 9.3.Vocalismo atono In latino volgare e poi nelle lingue romanze è frequente la sincope,cioè la caduta di vocali postoniche (lt solidus > lt vlg soldus > it soldo , f.m sou). Tali forme sincopate sono presenti tra le espressioni scorrette rilevate nell'Appendix Probi (lt auris > lt vlg oricla > it orecchia, fr oreille) (lt oculus > lt vlg oclus > it occhio, fr oeil) 9.3.2.Vocali in iato Nel latino volgare si assiste ad un processo di semplificazione della struttura sillabica volto ad eliminare gli iati (incontro di due vocali appartenenti a due sillabe contigue : ĭ,ĕ+vocale) che comportavano una difficoltà articolatoria. Da forme come tertĭum si è passati a tertjum, con l'evoluzione di ĭ a semivocale palatale j (detta jod),ma anche di ĕ>j. 9.4.1.Consonantismo: semivocali /j/ e /w/ Nel latino volgare, le semivocali latine /w/ e /j/ sono diventate delle consonanti per semplificare l'articolazione. Il latino utilizzava /v/ che esprimeva sia il suono /u/ che /w/ : (lt mvrvs cioè murus) ; in seguito w > β: ualiat > baliat ; β > v in gran parte delle lingue romanze (lt vinum > lt vlg βinu > it vino). Fa eccezione il sardo (β>b : binu) e lo spagnolo (vino [bino], venir [benir] ) La j era normalmente indicata dai segni I/i (IAM/iam “già” [jam] ) mentre in latino volgare è passata da j> dʒ (lt IOCUM >it gioco, fr jeu)

9.4.2.Nessi di consonante + jod -t+j > ts (lt PLATEAM > platja > it piazza, fr place, sp plaza) -k+j > tʃ > ts (lt FACIAM >it faccia, fr face) -d+j, g+j > dʒ, ds -l+j > ʎ (lt folius > it foglio > fr feuille

-n+j> ɲ (gn) 9.4.3.Spirantizzazione di -b- intervocalica Nel latino volgare la -b- > β venendo a coincidere con l'esito di /w/,tanto che si confondeva l'uso tra b e v (donabit > donavit, convivio > convibio). In gran parte delle lingue romanze la β > v (lt HABERE > lt vlg aβere > it avere, fr avoir) tranne che nello spagnolo,dove β si conserva (sp haber,caballo) 9.4.4.Caduta di h- iniziale La tendenza ad eliminare l'aspirazione è già attestata in età repubblicana ed è presente anche nel latino volgare (hire > ire). Tutte le lingue romanze l'hanno perduta 9.4.5.Caduta di -m finale La -m finale era già debolmente articolata dal latino classico e nelle iscrizioni pompeiane c'è la tendenza alla sua caduta (cum > cu: panem > pane). La -m è stata eliminata in tutto il dominio romanzo e ne resta traccia solo in alcuni monosillabi ( lt cum > it,sp con) Capitolo 8.1.La classificazione delle lingue romanze La somiglianza tra le lingue romanze,dovuta alla contiguità geografica,è evidente soprattutto nel lessico. Spagnolo e portoghese hanno un lessico ereditario,cioè un patrimonio di parole che risalgono al latino volgare (in uso presso una determinata regione dell'Impero romano,in questo caso le province iberiche) e alle relative lingue di sostrato (basco) e di superstrato (visigotico,arabo). 8.2.1.Fenomeni grammaticali nelle lingue romanze: i casi Le lingue romanze hanno operato un lento processo di perdita totale dei casi che si conclude con l'eliminazione dell'opposizione tra nominativo e accusativo prima in italiano,spagnolo e portoghese e in francese ed occitanico solo nel tardo Medioevo. Il romeno possiede ancora oggi un sistema casuale (una sopravvivenza del sistema latino) basato sulla distinzione tra Nominativo-Accusativo e Genitivo-Dativo che appare solo nei nomi femminili singolari : -Nom-Acc sing o casA (una casa) plur niște casE (case; l'articolo manca al plurale) -Gen-Dat sing unei casE (di,a una casa) plur unor casE (di,a alcune case) Nelle lingue romanze si trovano delle distinzioni casuali nei pronomi personali clitici: -fr Nom il, Dat lui, Acc le (al masch.sing) Si può ipotizzare l'esistenza,nelle fasi più antiche,di un sistema tricasuale (Nom,Gen-Dat,Acc) in alcune aree romanze ma nessuna lingua romanze ne ha conservato traccia nemmeno nei documenti delle fasi più antiche. Il romeno è l'unico tra le lingue romanze a possedere un vocativo con espressione morfologica propria: - “uomo!” bărbate (masch.senza articolo) omule (masch.con articolo) ; “nonna!” bunico (femm.senza articolo) A parte il romeno,si può dire che le lingue romanze sono senza casi mentre le lingue indoeuropee come il tedesco (sistema casuale limitato agli articoli e agli agg.attributivi),il russo e quasi tutte le altre lingue slave hanno un sistema casuale. 8.2.2.L'articolo Tutte le lingue romanze,rispetto al latino,hanno l'articolo definito e indefinito,considerato un tratto innovativo panromanzo. Stando alle testimonianze si sarebbe formato verso il VI sec., in uno strato non documentabile del latino volgare. Il romeno ha l'articolo indefinito come tutte le altre lingue ( lt unum >rm un ; lt una >o ) mentre l'articolo definito,derivato da ille,è generalmente posposto al nome (o all'aggettivo) e fuso con questo (enclitico) : -Nom-Acc sing lupuL “il lupo” plur lupiI “i lupi” 8.2.3.Il neutro Il passaggio dal latino alle lingue romanze ha portato alla perdita del genere neutro e la riclassificazione tra masch e

femm delle parole latine di genere neutro : (lt mare > fr la mer , it il mare) Il neutro nel romeno si presenta nella forma del latino tardo, al singolare i nomi neutri erano diventati maschili,al plurale erano diventati femminili : “braccio” (lt brachiae > sing.masch braț, plur femm brațe). In romeno queste parole costituiscono una categoria viva che può accogliere nuove parole. Anche l'italiano continua bene il neutro tardo latino (lt brachium, brachia > it il braccio, le braccia) costituendo una categoria chiusa che contiene poche parole. 8.2.4.L'avverbio L'avverbio è una parte del discorso correlata strettamente all'aggettivo; è un modificatore del verbo e dell'aggettivo. In latino l'avverbio si distingueva dall'aggettivo con formazioni autonome (avv.bene, agg.bonus) con suffissi (avv.optime, agg.optimus). Nelle lingue romanze c'è la formazione di un nuovo suffisso -mente (it.sd.pg.sp lentamente, fr lentement) diffusa in tutta la Romània. Questa forma proviene probabilmente dal latino dei cristiani “devota mente” (con mente,spirito devoto). In romeno e in dalmatico la forma dell'avverbio è la stessa dell'aggettivo (sìgur : sicuro,sicuramente) e non c'è la presenza del suffisso -mente. 8.2.5.Il condizionale È un'innovazione panromanza e si trova nell'apodosi del periodo ipotetico (andrei,se potessi). Nel latino non c'era e per esprimere tale significato si utilizzava il congiuntivo e anche l'indicativo. Il condizionale romanzo è formato da : INF+HABERE (impf ind : CANTARE HABEBAT >fr chanterait) o INF+HABERE (perf : CANTARE HABUIT > it canterebbe). In spagnolo e in portoghese antico le due parti che costituiscono il condizionale sono separate (falar-meao “mi parleranno”). Il romeno,il sardo e il dalmatico hanno un condizionale indipendente dal tipo romanzo: -HABERE (impf ind)+ INF (rm., am cânta “canteremmo”; sd diamus cantare “avevamo a cantare,canteremmo”) 8.2.6.Il futuro Le lingue romanze hanno tutte perduto il futuro latino nella sua forma originaria (amabo,dicam) e utilizzato una perifrasi INF+ HABERE (pres ind) (lt CANTARE HABET > it canterà, fr chantera). Il romeno ha tre forme di futuro: VOLERE+ inf (lt VOLEO CANTARE > rm voi cânta), HABERE+ cong (am sa cânt “ho che io canti”), VOLERE+ cong (o sa cânt “voglio che io canti”, o să cânți “voglio che tu canti”). Il sardo utilizza l'ausiliare HABERE in modo diverso (appo a cantare “ho a cantare”). 8.2.7.La pronominalizzazione obbligatoria del Soggetto Nella gran parte delle lingue romanze,come già in latino,non è necessario che il soggetto sia sempre espresso (lt Venit Petrus.Valet > it È venuto Pietro. Sta bene) e si può usare il pronome soggetto di 3 pers sing (Sua moglie è malata,ma LUI sta bene). In alcune lingue romanze la pronominalizzazione è obbligatoria come succede anche nelle lingue indoeuropee come in inglese e in tedesco. In francese c'è l'obbligatorietà del pronome (Pierre est venu.Il se porte bien,mentre non si può dire solamente *se porte bien). Inoltre sia in francese che in alcune varietà italiane settentrionali,può esistere un altro pronome che si somma già ad un altro (reduplicazione) : it tu dici > fr toi tu dis > ven ti te dizzi > fior te tu dici. Esiste anche il fenomeno del soggetto espletivo usato in molte lingue a pronominalizzazione obbligatoria con verbi impersonali e meteorologici ( it bisogna >fr IL faut ; it piove > fr IL pleut) 8.2.8.La negazione Il latino e le lingue romanze pongono la negazione davanti al verbo (lt non intellegit > it non capisce) mentre altre la pospongono come il tedesco o l'inglese (ingl we do not understand). In francese moderno è obbligatoria la presenza di un secondo elemento di negazione come pas, point o altri ancora (fr Je ne sais pas) ma nel parlato elimina il primo elemento (fr Je sais pas).

La doppia negazione obbligatoria del francese letterario rappresenta una traccia di un momento di transizione. Anche in Italia,da nord a sud, è presente il secondo elemento di negazione (lomb capissi miga,minga, tosc it mica). 8.2.9.L'interrogazione Il latino esprimeva l'interrogazione attraverso degli avverbi inseriti nella frase (lt Venitne Petrus?). Nelle lingue romanze medievali si usava l'inversione V+S (ingl Have you splept). L'innovazione consiste nel fatto che dopo il verbo deve sempre trovarsi un pronome personale ( fr était-il malade?,) 8.2.10.L'articolo partitivo Questa forma interessa la zona gallo-romanza,le varietà italiane settentrionali, il toscano e l'italiano letterario e vale come forma plurale dell'articolo indefinito (fr des , it degli). In francese,il partitivo era in genere senza articolo e conserva questa forma in contesto negativo (fr Je n'ai pas vu de garçons). Viene usato di + articolo singolare con nomi che indicano materia o anche con nomi astratti (it mangiare del pesce; avere della riconoscenza). 8.2.11.L'ordine dei sintagmi In latino la frase è costruita secondo l’ordine SOV (soggetto-oggetto-verbo) mentre nelle lingue romanze l’ordine è SVO (soggetto,verbo,oggetto). Nella struttura della frase romanza medievale (OVS) c’è un elemento variabile X in prima posizione, un elemento costante in seconda posizione che è il verbo a cui seguono altri elementi che possono essere il soggetto,l’oggetto indiretto,elementi avverbiali: -X V S O > OVS Ciò (O) tenne (V) il re (S) a grande meraviglia -X V S O I > I V S O A questo nappo (I oggetto indiretto) non porrai (V) tu (S) bocca (O) ! -X V S O Avv > Avv V S O e sì (Avv) fece (V) elli (S) -X V S O > S V O Lo cavaliere (S) prese (V) i marchi O) In alcune lingue romanze esiste anche un ordine marcato, come in francese (it. Vado a Roma col treno – Col treno vado a Roma > * par le train je vais à Rome) o fuori dal dominio romanzo come in inglese. Il francese è l’unico ad ammettere l’ordine diretto e nonostante abbia condiviso con le altre lingue romanze il passaggio da SOV a SVO, ha via via irrigidito il nuovo ordine delle parole (fa eccezione l’interrogazione in francese) 8.2.12.La diminutivizzazione Il latino esprimeva il diminutivo con suffissi come -ulus e -illus mentre le diverse lingue romanze hanno suffissi propri (sp.sombrerito,chiquillo,cantarico,mozuelo). Il francese non ha più un processo di diminutivizzazione ma alcuni diminutivi fissati dall'uso (lessicalizzati) (fr baguette,chaton). L'italiano ha Pierino, lo spagnolo Pedrito, il francese Petit Pierre. 8.2.13.La parola dal punto di vista del significante La consistenza della parola sul piano del significante viene considerata come unità formale segnalata dalla presenza di almeno un accento e di pause sintattiche all’inizio e alla fine. Il posto dell’accento nelle lingue romanze non è completamente predicibile ma è fonologicamente rilevante,ha carattere distintivo ( it àncora – ancòra ; sp animo – animò ). In francese le parole hanno accento fisso (ossitone) sull’ultima sillaba (fr coquelico’t “papavero” – confe’tti “coriandolo”). 8.2.14.”Essere” e “stare”, “avere” e “tenere” Un’innovazione che interessa la penisola iberica (portoghese,spagnolo,catalano) e anche una larga parte dell’Italia meridionale (esclusa la Sicilia) è la differenza di significato associato all’uso dei verbi “essere” o “stare” (sp soy

malo “sono cattivo” – estoy malo “sto male”) (sp somos italianos “siamo italiani” – estamos en casa “siamo in casa” ). “Tener” occupa lo spazio di “avere” non-ausiliare (sp tengo familia “ho famiglia”) mentre “haber” viene usato anche in modo impersonale (sp hay una novedad “c’è una novità”) 8.2.15.La perdita del perfetto semplice Un’altra innovazione è l’eliminazione del perfetto semplice (passato remoto : lessi) a vantaggio del perfetto composto (passato prossimo : ho letto). L’eliminazione di questa forma ha avuto luogo indipendentemente in diverse varietà romanze ma è ancora usato in romeno e in francese nella lingua letteraria (forma tipica della narrazione storica). È scomparso in Italia settentrionale,nella gran parte delle varietà del sardo e anche nel dalmatico. In catalano si è formato un nuovo tempo,formato dal verbo modale “anar” (ct va cantar “cantò”) oppure dal verbo avere (ct ha cantat “ha cantato”). Sono rimasti immuni alla soppressione del perfetto semplice lo spagnolo,il portoghese,l’occitanico,l’italiano centromeridionale,il toscano,l’italiano letterario e standard che alternano le due forme del perfetto semplice e composto. 8.2.16.L'infinito personale Il portoghese e il galego presentano un infinito che ammette desinenze personali,costituite da morfemi verbali (ridotti nella forma) posposti al verbo (pg cantarmos “cantar-noi” ; pg Antes de sairmos,o Joao telefonou à polìcia “ Prima che uscissimo,Giovanni telefonò alla polizia”) 8.2.17.La formazione del plurale L’alternanza di numero è espressa nella Romània,in due modi che distinguono un gruppo occidentale (varietà iberoromanze, galloromanze, retoromanze, il sardo) e un gruppo centro-orientale (dalmatico,romeno,dialetti italiani centromeridionali e italiano –toscano-) : -con –s (plurale sigmatico) che deriva dall’accusativo plurale latino (lt CAVALLOS > pg cavalos, sp caballos, fr chevals,sd kaddos). Il francese,la –s del plurale non si pronuncia più (doigts [dwa] ) tranne in alcuni casi sporadici (tous [tus] ) e nella liaison quando la –s del plurale viene seguita da una parola che inizia per vocale ( les amis [leza’mi] ). Anche quando la liaison non è possibile, l’articolo permette comunque di distinguere il plurale e il singolare ( les garçons [legarsɔ]ɛ - le garçon [ləgarsɔ]ɛ -con alternanza vocalica,il plurale è contraddistinto dai morfemi –i per il maschile ed –e per il femminile che derivano dalla II declinazione latina e dal nominativo della I declinazione (lt caballi > it cavalli ; lt caprae > it capre). In qualche varietà romanza,spesso le vocali finali sono cadute ma prima hanno influenzato la vocale tonica precedente (pm tətʃ- titʃ “tetto- tetti”) o anche la consonante precedente (pm grɔs - grɔʃ “grosso-grossi”). 8.2.18.Un fenomeno fonetico: la lenizione delle consonanti occlusive intervocaliche L'indebolimento delle consonanti occlusive intervocaliche interessa tutta l'area ibero-romanza e gallo-romanza,i dialetti settentrionali,le varietà “retoromanze” (romancio,ladino e friulano). La lenizione del sardo e del corso è più recente (a.sd loku > logu “luogo”). È un normale fenomeno di riduzione in cui le consonanti occlusive intervocaliche /p,t,k/ si sonorizzano ,e a volte (passando attraverso una fase fricativa) scompaiono (lt SAPERE> sp saber, fr savoir ) (lt AMICA > sp amiga, fr amie). Capitolo 9.1.I primi testi romanzi : Dal latino al romanzo Le prime attestazioni scritte delle lingue romanze sono relativamente tarde a causa del perdurare del latino come lingua scritta (in ambito ecclesiastico,amministrativo,culturale,istituzionale). Quando nell’842, lo storico Nitardo registrò due formule di giuramento in antico francese (i Giuramenti di Strasburgo),le lingue romanze dovevano essere parlate già da molto tempo. Già durante il concilio di Tours (813) i vescovi si resero conto dell’incapacità della popolazione di apprendere le

omelie in latino e avevano sollecitato la predicazione nella rustica romana lingua, la lingua romanza del popolo. Nel latino,sin dal I d.C. era presente una differenziazione di carattere stilistico tra un registro alto,cioè il latino classico (scritto) usato nella vita civile,nell’amministrazione e nella letteratura, e un registro più dimesso (parlato),cioè il sermo familiaris (o vulgaris,il latino volgare) usato nella vita quotidiana . Dall’età imperiale si può parlare di una situazione di diglossia,cioè di coesistenza di due registri linguistici (alto e basso) ben differenziati ma il registro basso si allontanerà sempre di più da quello alto,accompagnato dall’evoluzione della società romana. L’accesso di personalità di estrazione popolare (liberti) alla vita pubblica, lo scambio tra i diversi ceti, l’editto di Caracalla (estensione della cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell’Impero romano) permisero al latino volgare di evolversi. Tra il V e il VI secolo cominciano ad apparire, in alcuni testi latini, quei fenomeni che sono indice di un mutamento del sistema (ordine dei costituenti SOV a SVO, evoluzione del sistema dei casi, introduzione di nuovi elementi come l'articolo e i pronomi clitici). Il latino classico era ormai divenuto una lingua esclusivamente scritta, appresa e praticata solo da chi aveva accesso all'istruzione. Ciò che si parlava a quei tempi era la continuazione del latino : il romanzo. 9.2.La fase “sommersa” del romanzo Tra il VI e l'VIII secolo la lingua scritta e parlata si allontanano definitivamente e si assiste alla perdita passiva del latino fra la massa analfabeta. La fase “sommersa” è avvenuta proprio in questi secoli,quando il romanzo esisteva già ma non veniva scritto. Nel VI e VII secolo la disgregazione imperiale e la creazione di regni romano-barbarici autonomi,accelerarono la frammentazione linguistica,agevolarono alcuni fenomeni evolutivi e permisero l'influsso delle lingue degli invasori (lingue di superstrato) sul lessico. La separazione netta tra il romanzo usato dalla massa della popolazione analfabeta e la lingua scritta (latino) usata solo da ecclesiastici e uomini di legge,spingeva questi ultimi a cercare un codice intermedio che si avvicinasse almeno in parte all'idioma parlato. A questo codice intermedio,gli studiosi hanno dato il nome di latino circa romançum e di scripta latina rustica. Il contatto fra le due lingue poteva avvenire in due modalità: 1) dal parlante romanzo allo scrivente latino, nel caso della registrazione scritta di un discorso orale. A questo canale di comunicazione corrisponde una tipologia di testi di carattere testimoniale, in cui lo scrivente cerca di riprodurre un testo orale in lingua romanza (deposizione,verbali,inventari di beni,registrazioni di brevi testi orali di carattere rituale o letterario). È noto il celebre Indovinello veronese (fine VIII- inizio IX sec) “Se pareba boves, alba pratalia araba et albo versorio teneba et negro semen seminaba” (spingeva in avanti i buoi, arava dei prati bianchi e reggeva un aratro bianco e seminava un seme nero) L'atto dello scrivere viene paragonato all'aratura e alla semina (boves=dita, pratalia= foglio, versorio=penna, negro semen=inchiostro). Gli studiosi hanno voluto vedere nell'Indovinello il primo documento del volgare italiano (varietà italiana settentrionale) ma dal punto di vista morfo-sintattico appare ancora legato al latino. 2) dallo scrivente latino all'ascoltatore romanzo (ignaro di latino) attraverso la mediazione di un lettore, nel caso della presentazione orale di un testo scritto. A questo canale di comunicazione corrispondono i testi di carattere didattico-prescrittivo che erano scritti per essere compresi dalla popolazione analfabeta o scarsamente alfabetizzata (le leggi,le scritture religiose,le glosse). Sono note le Glosse di Monza (inizio X sec) destinate probabilmente ai monaci diretti verso le regioni dell'Italia meridionale di cultura bizantina, esse traducono delle espressioni neogreche in un latino ricco di elementi romanzi. 9.3.Il passaggio allo scritto delle lingue romanze Le più antiche attestazioni delle lingue romanze risalgono al IX e al X secolo che a differenza delle scritture intermedie sovra citate ,presentano una consapevolezza della differenza tra latino e romanzo (ad esempio i Placidi

campani presentano parti in volgare del tutto distinte da quelle in latino). Le riforme attuate da Carlo Magno (Rinascenza carolingia) in campo culturale e scolastico (costruzione di scuole,biblioteche presso monasteri e cattedrali; promozione delle arti; restaurazione grammaticale del latino sul modello degli autori classici;introduzione della minuscola carolina che semplifica il sistema grafico). In questo contesto storico e culturale, l'adozione di una nuova pronuncia scolastica,più aderente alla grafia (che impediva di leggere il latino secondo la fonetica romanza) e l'attenzione dell'autorità politico-religiosa per tutte le forme della comunicazione (che permise di raggiungere la massa della popolazione non alfabetizzata) permisero la “mersione” delle lingue romanze. Nelle province germaniche il latino usato nella vita religiosa e civile doveva essere sempre tradotto nell'idioma volgare ed è proprio qui che nasce la prima legittimazione ufficiale delle lingue romanze (Concilio di Tours, 831, tradurre le omelie nella lingua romanza del popolo o nella tedesca). La scrittura del tedesco ha incoraggiato quella del romanzo come si può vedere nei Giuramenti di Strasburgo e nella Sequenza di Sant'Eulalia dove francese e tedesco si trovano l'uno accanto all'altro : 1) Giuramenti di Strasburgo (842) : Ludovico il Germanico e Carlo il Calvo rinnovarono la loro alleanza contro il fratello Lotario ( Carlo Magno > Ludovico il Pio > Ludovico il Germanico,Carlo il Calvo, Lotario furono gli eredi dell'Impero carolingio). Carlo (di lingua antico francese) giurò in alto-tedesco antico,per farsi meglio comprendere dalle truppe di Ludovico; quest'ultimo (di lingua antico tedesco) giurò nella lingua romanza del fratello. I rappresentanti dei due eserciti, poi, giurarono ognuno nella propria lingua. Il documento può essere localizzato in una zona di transizione tra il dominio d'oc e d'oïl (Poitou) poiché presenta tratti settentrionali e meridionali. Questo ibridismo può essere imputato alla volontà dell'estensore di documento di plasmare una lingua comune che fosse comprensibile ad entrambi. La grafia merovingica costituiva l'unico punto di riferimento per gli scriventi; uso di i per /e/ (savir), di u per /o/ (amur),l'impiego di espressioni latine (pro,quid) che donano ai Giuramenti un apparente aspetto arcaizzante. 2) Sequenza di Sant'Eulalia (tra il 878 e il 882): un breve componimento di 29 versi che narra del martirio di Sant'Eulalia. È un testo di uso liturgico che veniva cantato ed è conservato in un manoscritto di contenuto patristico,ove fu copiato insieme al suo modello latino e ad un poema epico in tedesco antico (Ludwigslied). La lingua della Sequenza presenta tratti di tipo vallone-piccardo. 3) Graffito della Catacomba di Comodilla (IX, si trova a Roma): “Non dicere ille secrita a bboce” (Non pronunciare le segrete a voce alta), le segrete sono le preghiere della messa che dovevano essere recitate sottovoce,secondo il nuovo uso liturgico importato dalla Francia. L'iscrizione è interpretata come un invito a quei religiosi che esitavano ad adeguarsi alla nuova prassi. Il testo presenta dei caratteri nettamente volgari,la forma negativa dell'imperativo come nell'italiano moderno; il passaggio di /w/ > /b/ (betacismo e raddoppiamento fonosintattico in bboce ); la presenza dell'articolo (ille “le”). Il testo è scritto dunque nel volgare antico di Roma. 9.4.I più antichi testi romanzi:un panorama A partire dal X secolo il numero delle testimonianze in romanzo aumentano e si possono classificare in quattro tipologie: -Testi giuridici: all'interno di documenti in latino venivano incorporate postille in romanzo per volontà di notai e scribi che volevano riprodurre fedelmente un testo orale così com'era stato pronunciato da chi conosceva soltanto la propria lingua materna (al momento dell'azione giuridica). La documentazione in volgare inizia a consolidarsi solo nel corso del Basso Medioevo (XIII in Provenza; metà del XIII in Francia e in Spagna; seconda metà del XIII secolo in Italia) -Testi pratici: per le esigenze della vita pratica (appunti,note) erano affidati a supporti (tavolette cerate,fogli volanti di pergamena) che erano facilmente perdibili.

Quelli che si sono conservati (solamente per ragioni fortuite) sono pochi ma in origine erano abbastanza numerosi. È probabile che l'uso del volgare fosse più frequente in questo tipo di testi piuttosto che in quelli di carattere ufficiale. -Testi di argomento religioso: la necessità di predicare il messaggio cristiano alle persone di scarsa cultura e agli analfabeti,imponeva alla Chiesa di aprirsi alla lingua del popolo ma non nei momenti ufficiali del culto che rimanevano in latino. Era frequente la prassi di tradurre la predica in romanzo (come prescritto dal Concilio di Tours) ma era un procedimento orale che raramente avveniva per iscritto; per questo motivo le testimonianze sono scarse (iscrizioni parietali nelle chiese di intento pedagogico; le glosse a testi latini destinate ad un pubblico minimamente alfabetizzato; i testi paraliturgici,pur facendo parte della liturgia ufficiale,erano inseriti in essa). Le sequenze o tropi erano delle composizioni poetiche in volgare,di argomento religioso ed edificante, tradotti o rielaborati da precedenti modelli latini, che si avvalevano di schemi melodici preesistenti. La più famosa sequenza è quella di Sant'Eulalia,il più antico testo romanzo in versi. Il romanzo fa la sua comparsa nei drammi liturgici,cioè rappresentazioni drammatizzate di vite dei santi o di episodi biblici che avevano luogo nei monasteri o nelle cattedrali in determinate occasioni. L'uso del romanzo nella liturgia,aveva uno scopo pedagogico,in quanto mirava a fornire informazioni sulle festività celebrate o sulla vita del santo del giorno ai fedeli ignari di latino. -Testi poetici di argomento profano: (poesia epica,lirica cortese) apparsi precocemente nei domini francese e provenzale (fine XI), poi in Italia e nella penisola iberica. Alcuni studiosi pensano che la poesia profana nasca come imitazione di quella religiosa mentre altri ritengono che sia stata la poesia religiosa ad attingere alle forme metriche dei componimenti orali profani. La poesia romanza di argomento profano comincia ad essere messa per iscritto solo dopo che l'uso di scrivere in volgare è divenuto legittimato in ambito religioso. 9.4.1.Le prime testimonianze volgari in Francia: francese Il francese inizia ad essere impiegato nei documenti con un certo ritardo rispetto al provenzale. In campo giuridico-legislativo il francese è precoce nell’Inghilterra normanna, sono note le Leis Willame (Leggi di Guglielmo il Conquistatore; metà del XII) tradotte in francese. I documenti più antichi del francese sono per la maggior parte di argomento religioso come il frammento noto come Sermone di Valenciennes (prima metà X), una predica intorno al profeta Giona scritta in parte in latino e in parte in francese. Il più antico testo in versi di ambito liturgico è la Sequenza di Sant’Eulalia (fine IX). La Vie SaintLethgier (tratti del vallone e una successiva trascrizione in pittavino,cioè Poitou) e la Passione di Cristo (metà del X,tratti del pittavino e rielaborazione in limosino) sono due poemetti in ottosillabi,contenuti in un manoscritto latino di Clermont-Ferrand e dotati anche di notazione musicale. La Vie de saint Alexis (circa alla fine XI) è un poema agiografico che, per la sua lunghezza, si svincola dall’uso liturgico e preannuncia la struttura metrica delle prime “chansons de geste”. La più antica versione della Chanson de Roland ci è tramandata da un manoscritto anglo-normanno (prima metà XII) e da inizio alla poesia profana in lingua d'oïl (il francese diviene lo strumento di una nuova cultura volgare). 9.4.1.2.Provenzale Le Benedizioni di Clermont-Ferrand (X) sono due formule di incantesimo o di scongiuro volte a invocare la guarigione da determinati mali; sono trascritte sui margini di un codice latino. Il provenzale appare nei documenti già alla fine del X secolo soprattutto in forma di citazione in alcuni documenti latini (Giuramento di Lautrec) e nel testamento di Ademar Odo (1102),il primo esempio di documento interamente in volgare. Risale ai primi decenni del XII secolo la traduzione di alcuni brani del Vangelo di Giovanni. Nei testi paraliturgici,l'uso del volgare è più frequente come nella Passione di Augsburg (metà X),un breve poemetto che descrive gli episodi salienti della Passione di Cristo e nell'Alba bilingue di Fleury (X) un canto pasquale latino in cui è inserito un ritornello in volgare (latino-volgare) di difficile interpretazione.

Presentano l'alternanza latino-volgare lo Sponsus (fine XI) un dramma liturgico che mette in scena la parabola evangelica delle vergini sagge e delle vergini stolte e l'inno natalizio In hoc anni circulo. Nel medesimo manoscritto in cui sono contenuti i precedenti,sono conservati anche due testi para-liturgici interamente in volgare,cioè il tropo Tu autem Deus e il Versus Sancte Marie. La Canzone di sancta Fides (Chanson de sainte Fois d'Agen) dedicato alla vita di santa Fede (composto probabilmente in ambito giullaresco) e il Boeci ,frammento di una traduzione in decasillabi del De consolatione philosophiae di Boezio in cui la figura del senatore latino è assimilata a quella di un martire cristiano (composto in un ambiente clericale) 9.4.2.Le prime testimonianze volgari in area italiana : toscano e altre varietà italiane Il panorama italiano non può competere con la ricchezza dei testi francesi e provenzali. In Italia l'uso scritto del volgare si afferma solo nel secolo XIII e la maggior parte delle attestazioni volgari anteriori al XII secolo è di carattere documentario e pratico mentre il suo uso in ambito religioso è limitato. La prima registrazione di un volgare italiano in un documento latino è quella contenuta nel Placito di Capua (960),una formula testimoniale che il giudice Arechisi elabora per la deposizione di testimoni ignari di latino. I Placiti Campani (placiti di Sessa Aurunca e di Teano 963; memoratorium di Teano 963) sono legati all'Abbazia benedettina di Montecassino. Le Testimonianze di Travale (1158) contenute in un documento latino vergato a Volterra,contiene un volgare toscano molto maturo. La Postilla amiatina (1087) è una testimonianza volgare contenuta in un documento giuridico,infatti è composta di tre versi posti in calce a un atto di donazione del 1087 dei beni all'abbazia di San Salvatore sul Monte Amiata. Nei Placiti e nelle Testimonianze,le formule in romanzo erano parte del testo mentre la Postilla viene aggiunta alla fine del documento e non ha nessun rapporto con esso (sembra sia un breve componimento a scopo scaramantico). Di natura pratica in volgare è noto il Conto navale pisano (fine XI-inizio XII) testo in cui sono registrate le spese per la costruzione di una nave;la Recordacione di Pietro Corner,una garanzia privata rilasciata per il trasporto di formaggio; i Conti di banchieri fiorentini (1211) è un libro che raccoglie un numero cospicuo di annotazioni private in volgare. In ambito religioso sono note la Formula di confessione umbra (XII) un atto di penitenza in volgare e i Sermoni Subalpini (fine XII),uno dei più antichi testi dell'Italia settentrionale,è una raccolta di prediche in piemontese antico. Di carattere paraliturgico è il Pianto di Maria (seconda metà XII) un breve componimento in versi in volgare,posto alla fine di un dramma liturgico latino sulla Passione di Cristo. Uniche nel panorama romanzo sono le scritture esposte,cioè le iscrizioni parietali dai contenuti edificanti o pratici in cui l'uso del volgare era necessario perché erano rivolti a coloro che ,non sapendo il latino,erano minimamente alfabetizzate (Graffito di Commodilla). Famose sono l'Iscrizione di S.Clemente (fine XI a Roma) che rappresenta episodi della vita del santo; l'Iscrizione di S.Evasio (anteriore al 1106,a Casal Monferrato) che aveva lo scopo di attirare l'attenzione dei fedeli sulla cassa per le elemosine al santo;l'Iscrizione della tomba di Giratto (1174-80,a Pisa) ove il defunto invita l'ignaro passante a pensare alla caducità della condizione umana. Le più antiche testimonianze letterarie in volgare italiano sono della fine del XII secolo (influenzate dalle letterature d'Oltralpe) come il Ritmo bellunese (1193-96) di genere epico,celebra la vittoria degli abitanti di Belluno sui trevigiani e il Ritmo laurenziano (1188-98) forse opera di un giullare. Il primo testo lirico italiano è la canzone Quando eu stava in le tu' catene (fine XII-inizio XIII) che presenta sia tratti linguistici settentrionali che centromeridionali.

9.4.2.1 Sardo I documenti giuridici iniziano ad essere redatti interamente in volgare già alla fine dell'XI secolo poiché in Sardegna l'uso del latino si era indebolito per l'isolamento politico-culturale dell'isola durante la dominazione bizantina (VI-IX) e durante l'infittirsi delle scorrerie saracene (X). Questi testi giuridici venivano chiamate carte, redatti nelle cancellerie dei sovrani che governavano l'isola (i

giudici) costituendo una grande novità perché escludevano del tutto la compresenza di volgare e latino preferendo esclusivamente il volgare Latino e sardo erano utilizzati in ambiti differenti,il primo in documenti che concernevano rapporti con il continente,il secondo in documenti a circolazione interna.. I più antichi documenti sono la Carta volgare del giudice Torchitorio (1070-80) e il Privilegio logudorese (108085) con cui il giudice di Torres Mariano di Lacon concede ai mercanti di Pisa un'esenzione dai tributi; la lingua presenta tratti linguistici del centro-sud. Preziose testimonianze del sardo antico sono i condaghi, registri in cui venivano trascritti gli atti giuridici relativi a determinate comunità religiose (convento femminile di S.Pietro di Silki,Sassari,fine XII – metà XIII). L'uso scritto del sardo rimarrà confinato alla sfera giuridica almeno fino al XV secolo. 9.4.2.2.Romancio La Prova di penna di Würzburg (fine X),una breve frase sulla prima carta di un manoscritto latino. Il Sermone pseudo-agostiniano (XII) è la versione interlineare di una predica attribuita falsamente a S.Agostino. 9.4.3.Le prime testimonianze volgari nella penisola iberica : castigliano Il ritardo con cui si affermò una tradizione di scrittura in volgare in Spagna e in Portogallo è dovuta alla divisione della penisola iberica dopo la conquista araba nel 711. Il più antico documento di carattere pratico è la Nodicia de kesos, un elenco dei formaggi consumati nel monastero dei santi Justo y Pastor (959). La Particigon que feci senigor Sango Garcece (1090 ca) è una lista di beni proveniente dall'Aragona destinata alla preparazione di un testo giuridico. Le scritture volgari di carattere religioso si aggiungono a testi religiosi latini allo scopo di aiutarne la comprensione come le Glosas Silenses (seconda metà X) che glossano in vari punti un Penitenziale latino e le Glosas Emilianenses (XI) che traducono termini o brevi passi di testi patristici di varia specie. Solo nella seconda metà del XII secolo compaiono due componimenti religiosi quali l'Auto de los Reyes Magos (metà o fine XII) ,un dramma liturgico che narra la storia dei tre Magi e il Debate del alma y el cuerpo (fine XII) un componimento di carattere didascalico che mette in scena la disputa tra l'anima e il corpo di individuo dopo la sua morte. Il primo testo letterario volgare di argomento profano è il Cantar de mio Cid (1207), un poema epico spagnolo composto da un tale “Per Abbat”. Sono antichi e interessanti alcuni brevi testi in romanzo (hargat) provenienti dalla Spagna dominati dagli Arabi alAndalus in cui era presente anche una forte comunità ebraica. Le hargat sono scritte in arabo volgare , nella varietà mozarabica dello spagnolo e sono rimasti testi ignoti fino a quando S.Stem nel 1948 li ha decifrati. Le hargat sono costituite in genere da brevi monologhi di soggetto amoroso pronunciati da una fanciulla del popolo e provano l'esistenza di una lirica tradizionale iberica di origine popolare. 9.4.3.1.Galego-portoghese Originariamente costituivano due varietà della medesima comunità linguistica ed i primi testi lirici in galegoportoghese appaiono precocemente (inizio XIII),stilisticamente maturi. Nei secoli XIII-XIV il galego-portoghese fu la lingua della lirica d’argomento amoroso e religioso (è famosa la cantiga de amor di uno dei trovatori galego-portoghese don Denis,re di Portogallo).

9.4.3.2.Catalano In Catalogna il volgare compare relativamente presto in ambito documentario come il Giuramento feudale latinocatalano (1035-55) al quale seguiranno numerosi giuramenti feudali e altri documenti in cui il latino ha un peso sempre più minore. I primi testi interamente in catalano risalgono al XII secolo e si osserva un precoce uso del volgare anche in ambito giuridico-legislativo.

Il frammento del Libre jutje (XII) è una traduzione catalana di un’antica compilazione di leggi visigotiche (il Liber Iudiciorum). Nel XIV secolo il catalano si afferma come lingua ufficiale dell’amministrazione presso la corte d’Aragona ma il suo uso scomparì dopo la fusione dei regni d’Aragona e Castiglia (1479). In ambito liturgico,il primo testo in volgare è Omelie di Organyà (XII) una raccolta di prediche in cui,alle parti in latino,seguono le traduzioni e le spiegazioni in volgare. Per molto tempo i poeti catalani scrissero in provenzale grazie ai forti legami politici e culturali con la Provenza; il catalano si liberò dal primato letterario del provenzale grazie allo scrittore R.Llull che usò per primo, nel Medioevo, il proprio “volgare materno” in opere di carattere religioso,apologetico e scientifico. Famoso è il suo Libre d’Evast i d’Aloma e Blaquerma son fill (1238) un romanzo didascalico di argomento religioso. 9.5.Lo sviluppo di una tradizione scritta del romeno Nel territorio rumeno,isolato geograficamente dal resto delle lingue romanze,si faceva ampio uso dello slavo che per secoli rimase la lingua ufficiale sia in ambito religioso che amministrativo mentre il rumeno era confinato alla sola espressione orale. Il rumeno si liberò dal prestigio dello slavo ed ereditò i caratteri cirillici dalla tradizione slava. Il primo documento in rumeno di carattere pratico è una lettera (1521) in cui un nobile romeno avvisa un borgomastro del pericolo di una scorreria dei Turchi sul Danubio. In ambito religioso, i primi testi rumeno noti sono il Codice di Voronet (metà XVI) contenente la traduzione di una parte del Nuovo Testamento; il Salterio di Voronet,il Salterio Scheiano e il Salterio Hurmuzaki contenenti traduzioni dei salmi. La traduzione dei Quattro Vangeli (Tetraevanghelul,1560-61) è un’opera prodotta da un tipografo di origine greca,il diacono di Coresi in Transilvania. La fioritura della letteratura religiosa in romeno dipende dai movimenti religiosi della Riforma protestante; i romeno però rimasero ortodossi. La prima opera storica in romeno è la Cronaca della Moldavia (XVII) di G.Ureche, che racconta gli avvenimenti tra il 1359 e il 1595. I testi letterari in romeno iniziano ad essere scritti solo nel XVII- XVIII secolo con l’apparizione dei cosiddetti libri popolari,ampie compilazioni romanzesche,tradotte o rielaborate,dal neogreco a o dal serbo o da altre lingue. Capitolo 10.L'edizione dei testi : filologia romanza e critica del testo La critica del testo (ecdotica o filologia testuale) è la disciplina che si occupa specificamente dell’edizione dei testi. Per accostarsi alla documentazione scritta medievale sono richieste nozioni di paleografia (disciplina che studia nello specifico la storia della scrittura) e di codicologia (disciplina che si occupa dei materiali scrittori e della struttura del libro medievale). Se il testo è di carattere documentario,si dovranno conoscere i caratteri principali del documento medievale,oggetti di studio della diplomatica. 10.2.Materiali e scritture nel Medioevo Il testo medievale veniva scritto a mano (manoscritto), con il calamo (cannuccia vegetale) o con la penna di un volatile intinti nell’inchiostro su due tipi di supporti scrittori: -la pergamena (pelle bovina,ovino o caprina resa liscia attraverso particolari procedimenti) diffusasi nella tarda Antichità e usata per tutto il Medioevo -la carta,inventata dai cinesi,si diffuse in Europa grazie agli Arabi alla fine del XIII secolo I testi potevano essere scritti su fogli “volanti”,su fogli piegati che, inseriti in fascicoli di varia consistenza,venivano rilegati insieme per formare dei veri e propri libri,detti manoscritti o codici (vengono detti testimoni di quel testo; l’insieme dei testimoni costituisce la tradizione). Numerosi furono i tipi di scrittura usati nel corso del Medioevo; dopo la caduta dell’Impero romano,nei regni romano-barbarici vennero usate delle scritture,in caratteri latini, che spesso differiscono le une dalle altre. In Francia,durante il regno dei Merovingi,si usò la scrittura merovingica.

In Spagna si usò la scrittura visigotica (Nodicia de kesos,Glosas Silenses,Glosas Emilianenses). Nei ducati longobardi dell’Italia meridionale si usò la scrittura beneventana (Placiti campitani,Ritmo cassinese). Le riforme culturali avviate da Carlo Magno ebbero come effetto una nuova scrittura,semplice e lineare,la minuscola carolina (IX-XIII) che si diffuse rapidamente in gran parte d’Europa (Giuramenti di Strasburgo,Sequenza di Sant’Eulalia,Chanson de Roland). In Italia,tra il ‘200 e il ‘400,si usarono almeno tre tipi di scrittura in caratteri latini: -la gotica (o littera textualis) sviluppatasi in ambienti universitari e diffusa in tutta Europa,destinata all’uso librario -la minuscola cancelleresca,usata nei documenti da notai,giuristi,uomini politici -la minuscola mercantesca,fu una scrittura professionale che venne impiegata a partire dal ‘300 dalla borghesia mercantile toscana. Nel ‘400 si diffonderà la limpida scrittura degli Umanisti,detta appunto umanistica,da cui deriveranno i nostri caratteri a stampa. Nella scrittura medievale non si distingue u da v, si fa un uso equilibrato dei segni di interpunzione e di lettere capitali,non esistono segni diacritici (apostrofi,accenti),spesso le parole non sono separate o non lo sono secondo l’uso moderno. 10.3.La trasmissione dei testi L’unico sistema per diffondere un testo (opere letterarie,religiose,filosofiche,scientifiche,testi documentari) era la trascrizione a mano ma il copiare a mano comportava il commettere errori (incomprensioni,disattenzioni,salti). La tradizione di un testo (insieme dei testimoni che lo tramandano) è l’insieme delle “copiature” a cui esso è stato sottoposto e se un’opera destava interesse,l’originale veniva copiato da altre mani più volte. Col moltiplicarsi delle copie,aumentava anche il numero degli errori e delle innovazione e solo l’intervento del copista poteva ripristinare la forma corretta. Ogni copia contiene gli errori del suo esemplare (detto antigrafo) più una quantità di errori propri. Pubblicando un testo medievale si posso presentare tre situazioni: -esiste l’originale autografo dell’opera,in testimonianza unica o assieme ad altri manoscritti che ne sono copia (Canzoniere di Petrarca,il Decameron di Boccaccio). L’editore critico si limiterà a fornire un’edizione interpretativa che comporta la trascrizione secondo criteri moderni. -l’opera è tramandata da un’unica testimonianza che però è una copia dell’originale. L’editore potrebbe rendersi conto che nell’opera sono presenti degli errori che andranno attribuiti ai copisti che l’hanno trascritta. -l’opera è trasmessa da due o più testimoni che sono copie dirette o indirette dell’originale L’editore deve decidere quale tra le testimonianze che ha a disposizione sia da preferire,confrontandole e classificandole sulla base degli errori comuni. 10.4.Un esempio di edizione critica “Fresca rosa novella” di G. Cavalcanti

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