Riassunto Macroeconomia - Imbriani, Lopes
April 3, 2017 | Author: Daniela Cori | Category: N/A
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Macroeconomia. Mercati, Istituzioni Finanziarie, Politiche...
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CAPITOLO PRIMO
Introduzione alla macroeconomia – La contabilità nazionale
- terzo metodo: somma dei redditi di tutti quelli che partecipano a vario titolo al processo produttivo. Prodotto interno netto -> PIN = PIL – accantonamenti per il deprezzamento del capitale
Analisi macroeconomica Oggetto: comportamento aggregato del sistema economico che si articola in 4 settori.
= valore complessivo dei beni e servizi finali prodotti
Non esiste una teoria unitariamente accettata, le tre motivazioni di disaccordo sono: - Scelta del modello teorico - Dimensione storica (la struttura economica di una società varia col passare del tempo) - Giudizi di valore (l’economista studia questioni della società in cui vive, le sue valutazioni personali sono parte implicita dell’analisi)
valore del capitale logorato per produrli
Complicazioni . . – redditi percepiti da fattori produttivi italiani che operano all’estero – redditi percepiti da fattori produttivi esteri che operano in Italia – imposte di varia natura PIN + redditi netti all’estero + saldo netto di pagamenti di imposta = Reddito nazionale netto (RNN)
Contabilità nazionale, 3 metodi di calcolo del PIL FUNZIONE DI PRODUZIONE AGGREGATA: = ( , )
(prodotto nazionale), (quantità di lavoro), (capitale)
Calcolo del PIL come spesa aggregata Componenti della domanda aggregata di beni e servizi : a. spesa in consumi del settore famiglie (C) b. spesa in investimenti lordi del settore imprese (I) c. spesa in beni e servizi dal settore Pubblica Amministrazione (G) d. esportazioni nette effettuate dal settore estero (NX)
= + (salario unitario), (tasso di interesse) Remunerazione del lavoro
Remunerazione del capitale
Grandezza fondamentale dell’analisi macroeconomica -> PIL - primo metodo: valore di tutti i beni e servizi finali prodotti in un s.e. in un dato periodo di tempo - secondo metodo: somma del valore aggiunto (valore ricavi – costi acquisto beni intermedi) che si realizza in ciascuna impresa.
Somma delle 4 voci = SPESA TOTALE Y = C + I + G + NX a. Spese per l’acquisto di qualunque bene e servizio
Manuela M. Tontini
b. Investimenti come operazioni con cui le imprese accrescono lo stock fisico di capitale, comprese le scorte. c. Spesa pubblica come acquisti e consumi pubblici di beni e servizi + trasferimenti (somme erogate ai cittadini che non rappresentano compensi per attività produttive correnti e sono escluse dal calcolo del PIL). d. Esportazioni nette come esportazioni domanda estera di beni e servizi nazionali) meno importazioni (domanda nazionale di beni e servizi esteri).
La eguaglianza tra domanda di beni e servizi e offerta, implica anche l’eguaglianza tra investimento e risparmio.
Sett. Famiglie + sett. Imprese + sett. P.A. - = acquisti di beni e servizi ./ = imposte dirette e indirette .0 = trasferimenti pubblici al sett. Privato ( !) = + + – Nelle famiglie il reddito complessivo Y viene utilizzato per acquistare beni di consumo, risparmiare, PAGARE LE IMPOSTE AL NETTO DEI TRASFERIMENTI:
Eguaglianza Risparmio-Investimento
" (#$$. & &) = + (./ − .0) + '
Settore Famiglie + sett. Imprese
* + + + 2 = * + (34 − 35) + ,
= spesa delle famiglie in consumi = spesa delle imprese in investimenti (= ∆ stock di capitale K )
' = + (- − ./ + .0)
Saldo del bilancio pubblico
( !) = +
Sett. Famiglie + sett. Imprese + sett. P.A. + sett. Estero – Nelle imprese le scorte indesiderate possono essere considerate investimenti, tutti i beni e servizi prodotti risultano consumati o investiti. – Nelle famiglie il reddito complessivo Y viene utilizzato in parte per l’acquisto di beni di consumo e in parte viene risparmiato:
6 = esportazioni (spesa aggregata dei non residenti) 7 = importazioni (beni e servizi provenienti dall’estero che si aggiungono all’ammontare complessivo di risorse disponibili interne al paese)
" (#$$. & &) = + ' (##( $ &&. #)& )
( !) = + + - + 6
*++ =*+,
– Nelle famiglie il reddito complessivo Y viene utilizzato per acquistare beni di consumo, risparmiare, pagare le imposte al netto dei trasferimenti, ACQUISTARE BENI PRODOTTI ALL’ESTERO:
='
Manuela M. Tontini
" (#$$. & &) = + (./ − .0) + ' + 7
Indici dei prezzi
* + + + 2 + 8 = * + (34 − 35) + , + 9
– stima empirica del livello generale dei prezzi:
' = + (- + .0 − ./) + (6 − 7)
deflatore implicito del PIL =
-------------------------------------------------------------------------------------------Se un settore ha SPESA > ENTRATE deve indebitarsi! Il risparmio può concedere prestiti al settore pubblico, agli stranieri che acquistano nel nostro Paese più di quanto noi acquistiamo da loro, alle imprese che lo useranno per finanziare i loro investimenti.
:;< = >?@AAB CD??@EFB :;< ?@=G@
x 100
- rispecchia l’importanza dei vari beni nel paniere relativo al periodo corrente - si riferisce solo ai prezzi dei beni prodotti all’interno del Paese
– tra gli indici espliciti del livello generale dei prezzi:
PIL nominale e PIL reale (tutte le grandezze di contabilità nazionale possono essere espresse in termini NOMINALI e in termini REALI) PIL nominale misura il valore a prezzi correnti dell’insieme dei beni e servizi finali prodotti in un certo periodo di tempo in territorio nazionale. PIL reale (= PIL nominale senza tasso di inflazione) misura il valore che riflette, negli anni, solo le variazioni intervenute nelle quantità prodotte. Si assume infatti che i prezzi restino costanti nel tempo, pari a quelli rilevati nell’anno base scelto arbitrariamente a riferimento.
indice dei prezzi al consumo indagine statistica che, a intervalli regolari di un mese, rileva variazione dei prezzi dei beni di consumo un paniere prestabilito. Le quote di ogni bene sono usate come pesi fissi fino alla rilevazione successiva. Si calcolano gli indici di variazione del prezzo corrente di ogni bene rispetto a quello dell’anno base. Quindi si sommano tutti gli indici ottenuti, ponderandoli con le quote di ciascun bene nella spesa dell’anno base. - col passare del tempo può divenire meno rappresentativo delle abitudini di spesa dei consumatori - include anche i prezzi dei beni importati
Manuela M. Tontini
CAPITOLO SECONDO
- Keynes (ec. Inglese 1883-1946) -> funzione del consumo keynesiana
Modello di determinazione del reddito e Teoria del moltiplicatore
•
IPOTESI BASE DEL MODELLO. I 4 settori del sistema macroeconomico S.e. con un unico settore produttivo (astrazione teorica): - spese finali dei 4 operatori, tutte destinate allo stesso prodotto finale - livello dei prezzi fisso (tutte le variabili misurate in termini reali) - economia caratterizzata da eccesso di capacità produttiva -> la domanda di beni e servizi è il solo fattore decisivo nello stimolare la loro produzione - VARIAZIONI REDD. NAZIONALE = VARIAZIONI REDD. NAZIONALE REALE. Spesa aggregata in beni e servizi (= somma delle spese desiderate dai 4 settori) -> SA = C + I + G + (X − M). Non è necessario che sia uguale a quella effettiva ne a livello complessivo ne a quello di ogni singola categoria.
METTE DEL DENARO DA PARTE Potrebbe decidere di indebitarsi per sostenere spese elevate nella prima parte della sua vita, per poi restituire successivamente la somma in vista di un reddito futuro atteso più elevato. Non è Yd a determinare il consumo.
- Modigliani (ec. Italiano 1918-2003) -> teoria del ciclo vitale - Friedman (ec. Usa 1912-2006) -> teoria del reddito permanente
FUNZIONE DEL CONSUMO (grafico) relazione tra il consumo e le variabili che lo influenzano Componente esogena (o autonoma) - c’è anche quando non c’è reddito
Componente endogena (o indotta) - si modifica al variare del reddito disponibile Yd
= KL + KM "d
Sett. Famiglie, analisi del consumo e del risparmio Risparmio è la parte inutilizzata del reddito Yd. Yd è il reddito disponibile, da questo dipende il comportamento dei consumatori. Se non c’è settore pubblico "d coincide con il reddito nazionale perché non ci sono spesa pubblica ne tassazione.
* = consumi programmati NO = consumo autonomo
Due tipologie di individuo: •
SPENDE TUTTO Ciò CHE RICEVE Spesa direttamente collegata al suo Yd corrente
Manuela M. Tontini
*, ,
- nel punto A consumo pari al reddito disponibile nel corrispondente punto B risparmio nullo - a sinistra di A consumo > reddito , risparmio negativo - a destra di A consumo < reddito , risparmio positivo
* = NO + NP Yd [a] A KL
, = −NO + (1 − NP )Yd [b]
45
(a parità degli altri fattori) maggiore è il tasso di interesse -> più alto è il costo per prendere in prestito denaro per effettuare gli investimenti -> minore è l’ammontare della spesa desiderata per gli investimenti.
B
Y
*
Yd
Componenti degli investimenti:
−KL
[a] funzione del consumo. Linea retta con inclinazione < 1 - l’inclinazione misura la propensione marginale al consumo PMaC = ∆C / ∆R (valore in genere tra 0 e 1) - PMeC = C / S [b] funzione del risparmio. Differenza tra la retta a 45° e la funzione del consumo. - propensione marginale al risparmio = 1 − PMaC PMaS = ∆S / ∆R (valore in genere tra 0 e 1) - PMeS = S / S - si ricava da ' = Y − C = Yd − (NO + NP Yd) = −KL + (M − KM )"d PMeC + PMeS = 1
Sett. imprese, analisi degli investimenti
•
Costituzione di scorte maggiore il tasso di interesse reale -> maggiore il costo-opportunità di detenere scorte -> limitate le scorte desiderate
•
Costruzione edifici per uso residenziale variazioni del tasso di interesse influenzano fortemente la domanda di abitazioni che solitamente si acquistano con mutuo.
•
Formazione di capitale fisso aumento dei tassi di interesse reale -> aumento del costo di attrezzature e beni strumentali -> riduzione degli investimenti.
I TASSI DI INTERESSE INFLUENZANO GLI INVESTIMENTI, si determinano sui mercati finanziari.
Manuela M. Tontini
Investendo, l’impresa scommette su un futuro favorevole che non può essere previsto con certezza. Quindi ulteriore variabile sono le PREVISIONI DELLE IMPRESE SULLA FUTURA CONGIUNTURA ECONOMICA (andamento della domanda aggregata e sue variazioni nel tempo). ---------------------------------------------------------------------------------------------------Consideriamo l’investimento come ESOGENO (non influenzato da cambiamenti del reddito nazionale), presupponendo quindi un ammontare fisso di spesa desiderata per gli investimenti.
Determinazione del reddito di equilibro e investimenti in ECONOMIA CHIUSA SENZA SETTORE PUBBLICO
Sostituendo b. e c. nel reddito nazionale = NO + NP Yd + +0 M
risolvendo per Y "*= MWK ( KL + 0) M
moltiplicatore della spesa autonoma (= reciproco della PMaS)
TEORIA DEL MOLTIPLICATORE Da +0 si passa a + 0+∆ + (variazione positiva degli investimenti) livello di Y* più elevato. Risulterà pari a Y*+∆Y
a. REDDITO NAZIONALE = * + + b. consumatore Keynesiano * = NO + NP Yd c. investimenti costanti + = + 0 d. redd. disponibile ≅ redd. nazionale = Yd
, ',
− Funzione della spesa aggregata ∩ retta a 45° punto E che individua "* (domanda aggregata ≅ offerta aggregata). − Funzione degli investimenti programmati ∩ funzione del risparmio punto F dove + = , (risparmio programmato = investimento programmato). Anche il punto F individua "*.
P
Y*+ ∆Y = PWX ( NO + + 0 + ∆ + ) Y
M
sottraendo membro e membro: ∆ = MWK ∆
(grafico*)
M
maggiore dell’unità perché 0 Spese avanzo di bilancio Spese > Entrate disavanzo di bilancio avanzo (e quindi anche disavanzo) = 0 pareggio di bilancio
Determinazione reddito di equilibrio, investimenti, spesa pubblica con gettito fiscale dato
Il settore estero e il ruolo delle esportazioni nette. Determinazione reddito di equilibrio in ECONOMIA APERTA Introduzione del SETTORE ESTERO scambi con il resto del mondo
Imposte nette . = (gettito fiscale compl. − (pagamenti compl. per incassato dallo Stato) trasferimenti dello Stato)
− Esportazioni (X): domanda estera di consumo di beni nazionali. Ipotizzate ESOGENE rispetto al reddito nazionale. (fungono da bilancia commerciale) − Importazioni (M): domanda nazionale di consumo di beni esteri. Aumentano al crescere del reddito nazionale. 9 = (
Spesa pubblica -0 si ipotizza esogena, indipendente dal reddito nazionale. Gettito fiscale (al netto dei trasferimenti) .0 si ipotizza anch’esso predeterminato
FUNZIONE ESP. NETTE (NX): 8 = 8 − 9 = 8 − ( [h.] (supposto varia solo il redd. nazionale) Propensione media e
Comportamento dei consumatori: * = NO + KM ( " − .0 ) PMaC
marginale a investire
reddito disponibile dopo pagamento imposte
Relazione reddito - domanda aggregata = * + + + 2 + 8 − 9 [i.] Sostituendo [h.] [f.] in [i.]: * =
Condizione di equilibrio reddito/domanda globale: = * + +0 + 2 0
M (MWKM ab)
(KL + L + -L + 6L − KM .L )
Tenendo conto delle variazioni: sostituendo la prima nella seconda "* =
M MWKM
P
( KL + 0 + -0 − KM .0)
∆ = (PWX
Y ac)
(∆N + ∆+ + ∆2 + ∆8 − NP∆3)
moltiplicatore della spesa autonoma
Aumento della spesa pubblica (con ∆N = ∆+ = ∆3 = 0) aumento di reddito = moltiplicatore x ∆2 MOLTIPLICATORE DELLA SPESA PUBBLICA: M/(M − K M ) Manuela M. Tontini
CAPITOLO TERZO
Definizioni di moneta adottate dal Consiglio Direttivo della BCE -->
Offerta di moneta, sistema finanziario e funzioni di una Banca Centrale
La MONETA e le sue funzioni: dal baratto all’economia monetaria MONETA =
1. intermediario degli scambi: mezzo di pagamento divisibile, trasportabile, non deteriorabile, di generale accettazione 2. unità di conto: bene nei cui termini sono espressi tutti i prezzi 3. riserva di valore: modo per conservare la ricchezza nel tempo MONETA BANCARIA = (es. conti correnti bancari come riserva di valore
immediatamente liquida) ha le stesse funzioni della moneta legale infatti gli è assimilata PREZZO DI UN BENE = ammontare di moneta ceduta per acquistarlo
quantità di moneta M1 = circolante + ammontare dei depositi a vista bancari e postali; quantità di moneta M2 = M1 + ammontare dei depositi “rimborsabili con preavviso fino a 3mesi” e “con scadenza fino a 2anni” quantità di moneta M3 = M2 + ammontare dei “pronti contro termine bancari”, “quote di fondi comuni monetari”, “titoli obbligazionari con scadenza fino a 2anni” Differenti nel GRADO DI LIQUIDITA’
Banca Centrale, aziende di credito e offerta di moneta 2.1. Funzioni della Banca Centrale Banca Centrale (“banca dei banchieri”) - assolve le funzioni di banca del settore statale - crea la base dei pagamenti emettendo CIRCOLANTE - crea le RISERVE BANCARIE +
ECONIMIA MONETARIA = sistema in cui i beni acquistano la moneta
e la moneta acquista i beni SIGNORAGGIO = rapporto tra valore nominale della nuova moneta emessa in
=
un intervallo temporale, e indice generale dei prezzi Finanziamento puramente monetario (aumenta la spesa pubblica) aumenta il livello generale dei prezzi si riduce il potere d’acquisto
BASE MONETARIA
Aziende di credito = intermediari finanziari - raccolgono i risparmi dai depositanti e li danno a prestito - creano l’OFFERTA DI MONETA
Manuela M. Tontini
Dalla [b.]: DB = 9⁄(N + 1) sostituita nella [a.]: BM = (c+r) [9⁄(N + 1)]
2.2. Funzioni del sistema bancario e creazione di credito RISERVE BANCARIE --> fruttano un interesse assai limitato o nullo CONTANTE NEI CAVEAU DELLE BANCHE --> non offre remunerazione RISERVE PRESSO LA BANCA CENTRALE --> possono fruttare interessi motivi precauzionali = obiettivo di soddisfare i prelievi dei loro clienti
M in funzione della BM controllata dalla BC --> M =
(KaM) (Kag)
BM
MOLTIPLICATORE DELLA BASE MONETARIA sempre >1 perché abbiamo assunto 0< r funzione di offerta di moneta (retta verticale che si sposterà a destra o a sinistra a seconda che la BC incrementi o riduca lo stock di BM)
Il moltiplicatore dell’offerta di moneta
s
M
Legame tra RISERVE e DEPOSITI relazione tra BASE MONETARIA e AGGREGATI MONETARI chiamata “moltiplicatore della moneta”
0
Le banche detengono una frazione r dei depositi DB sotto forma di riserve R presso la Banca Centrale --> R = rDB
In realtà la reazione delle banche alle variazioni delle riserve è molto meno automatica di quanto assunto nella formula del moltiplicatore
Il pubblico decide quale quota di base monetaria M detenere sotto forma di circolante CIRC, il resto diventa riserva per i depositi DB --> M = CIRC + DB
OBIETTIVI DEGLI OBBLIGHI DI RISERVA:
– diminuire la rischiosità dei sistemi bancari – controllo delle banche centrali sull’offerta di moneta
Il circolante è detenuto dagli operatori non bancari in una certa porzione fissa (c) rispetto ai depositi bancari --> CIRC = cDB Base monetaria BM = CIRC + R = cDB + rDB = (c+r)DB [a.] Moneta M = CIRC + DB = cDB + DB = (c+1)DB [b.]
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Principio generale nell’intervenire: REGOLE DEL MERCATO E DELLA LIBERA CONCORRENZA
BASE MONETARIA, i suoi canali di creazione e controllo BASE MONETARIA --> regola il flusso di liquidità nel sistema economico
Canali di creazione di BM = “OFFERTA” da parte delle autorità monetarie
Canali di assorbimento di BM = “DOMANDA” da parte del sistema economico
- Operazioni di mercato aperto = COMPRAVENDITA DI TITOLI (la BCE è acquirente quando vuole immettere BM, venditore quando la vuole ridurre) attraverso operazioni di rifinanziamento principali frequenza settimanale e durata di 2 settimane in conformità a una procedura d’asta
offerta in termini di stock --> BMS = BMTES + FINBC + BMES canale “tesoro” = parte del disavanzo di bilancio del settore pubblico, che non è finanziata con titoli di stato (nell’UE Monetaria non è più attivo)
canale “bancario” = quantità di BM fornita dalle autorità monetarie al sistema creditizio attraverso operazioni di apertura di credito alle aziende di credito (canale oggi principale nell’Unione Monetaria Europea)
- Operazioni su iniziativa delle controparti = la BCE compie operazioni di rifinanziamento marginale: fissa il tasso di interesse (EONIA) da praticare alle istituzioni finanziarie e monetarie europee che richiedano liquidità a breve termine (credito overnight )
canale “estero” = attivo solo in regime di cambi fissi o “manovrati” BCE
Natura, ruolo e funzioni della BANCA CENTRALE EUROPEA Trattato di Maastricht : MONETA UNICA per l’Unione europea --> POLITICA MOETARIA UNICA affidata alla Banca Centrale Europea Ha PERSONALITA’ GIURIDICA e più ampia CAPACITA’ DI AGIRE in ciascuno degli Stati membri
Organi decisionali della BCE
compone il Sistema europeo la di banche centrali (Sebc) insieme alle banche centrali nazionali
- Operazioni di mercato aperto - Operazioni su iniziativa delle controparti
NON è un’istituzione comunitaria i suoi atti NON sono imputabili all’UE gode di INDIPENDENZA NELL’ATTUARE LA POLITICA MONETARIA
COMITATO ESECUTIVO: presidente, vicepresidente, 4membri nominati dai capi di Stato o di governo dei paesi dell’UME (in carica 8anni) CONSIGLIO DIRETTIVO: membri del comitato esecutivo, governatori delle banche centrali nazionali dell’UME CONSIGLIO GENERALE: presidente, vicepresidente, governatori delle banche centrali nazionali dei paesi dell’UE
Manuela M. Tontini
b) accumulazione del risparmio e finanziamento degli investimenti c) gestione dei rischi.
Obblighi di trasparenza della BCE •
• •
Presentare una relazione annuale al Parlamento europeo, al Consiglio europeo e a quello dei ministri dell’UE, alla Commissione sull’attività del Sebc e sulla politica monetaria attuata in corso Contabilità soggetta alla verifica di revisori contabili esterni Bilancio e conto economico pubblicati annualmente
Funzioni e struttura del SISTEMA FINANZIARIO La Pubblica Amministrazione e le imprese debbono ricorrere al finanziamento esterno per sostenere i propri programmi di spesa. “Finanziamento esterno diretto”= il soggetto che risparmia cede le proprie disponibilità monetarie direttamente al soggetto in disavanzo finanziario, accettando in cambio attività finanziarie emesse da questo ultimo. SISTEMA FINANZIARIO = insieme organizzato di mercati, intermediari e strumenti finanziari. Struttura attraverso cui si svolge la produzione e l’offerta dei servizi finanziari (attività finanziaria). Strumenti finanziari : categoria di contratti aventi a oggetto diritti e prestazioni di natura finanziaria. Mercati finanziari : mercati specializzati nella negoziazione di strumenti finanziari. Intermediari finanziari : speciale classe di imprese che svolgono essenzialmente attività finanziaria (in Italia la Banca Centrale Europea, le banche centrali nazionali e le banche).
In un sistema economico in equilibrio si realizza l’eguaglianza tra risparmi e investimenti. La natura degli investimenti dipende dalle scelte di allocazione del risparmio investito in forma finanziaria dalle famiglie. ACCUMULAZIONE e ALLOCAZIONE del risparmio sono due aspetti fondamentali dell’attività del sistema finanziario. Risparmiatori e detentori di ricchezza dispongono di un potere di acquisto in eccesso e sono disposto a scambiarlo con potere di acquisto futuro. Altri soggetti hanno un deficit di potere di acquisto, che possono risolvere utilizzando risorse altrui attraverso contratti di finanziamento. TRASFERIMENTO DAI SOGGETTI IN SURPLUS A QUELLI IN DEFICIT che si realizza con l’accentramento delle risorse provenienti dai risparmiatori e la redistribuzione delle stesse tra i possibili utilizzatori. Modi di rafforzamento del processo di trasferimento di risorse finanziarie: - informazione - liquidità - trasformazione del rischio.
Il sistema finanziario realizza : a) regolamento degli scambi
Manuela M. Tontini
La struttura finanziaria di un sistema economico Il risparmio è una variabile FLUSSO: misura la dimensione di un fenomeno nel corso di un determinato intervallo di tempo. Il patrimonio è una variabile STOCK: misura la dimensione di un fenomeno in un dato momento. Attività finanziarie (crediti) e passività finanziarie (debiti) = valori stock Variazione d’attività e passività finanziarie = relativi flussi “Strumento finanziario”: contratto che prevede prestazioni di natura finanziaria e intercorre tra emittente (debitore) e investitore (creditore). Per l’investitore si tratta di un diritto patrimoniale quindi assume la natura della attività finanziaria (Af), per l’emittente rappresenta un impegno patrimoniale quindi passività finanziaria (Pf). Le attività reali (Ar) sono beni aventi valore intrinseco in quanto possono produrre servizi di utilità reale e immediata per il possessore. La attività finanziarie non rappresentano produzione di nuova ricchezza per l’economia nel suo complesso, ma generano redditi per il possessore.
Unità economiche, settori e decisioni finanziarie Semplificando si può rappresentare l’economia attraverso la AGGRAGAZIONE DI SOGGETTI RELATIVAMENTE OMEGENEI NEL COMPORTAMENTO, AUTONOMI E CAPACI NELLE DECISIONI IN CAMPO ECONOMICO-FINANZIARIO. 1. Imprese. Settore che raccoglie le aziende di produzione che producono beni e servizi non finanziari destinati alla vendita.
2. Sistema finanziario. Settore che raggruppa le aziende di produzione che producono servizi finanziari. 3. Settore pubblico. Settore che comprende le Amministrazioni Pubbliche e gli enti di previdenza e assistenza sociale. Produce beni e servizi non destinabili alla vendita secondo le regole di mercato. 4. Famiglie. Settore che comprende le unità di consumo e le istituzioni senza fini di lucro. 5. Settore estero. Considera tutti gli operatori non residenti, limitatamente alle operazioni che effettuano con unità economiche residenti. Le famiglie sono il settore in surplus per eccellenza, imprese e amministrazioni pubbliche sono settori in deficit. Le risorse finanziarie sono quindi trasferite dal primo verso gli altri due settori.
La regolamentazione del SISTEMA BANCARIO a) Controllo della stabilità sotto il profilo macroeconomico controllo finalizzato a evitare la possibilità del diffondersi contagioso di perdite tra aziende di credito che metta a repentaglio l’economia reale. Solo le banche emettono passività a vista con valore nominale certo. Una crisi di fiducia da parte dei depositanti può precipitare in una “corsa agli sportelli”. Ciò comporta un rischio di contagio che metterebbe in crisi l’intero sistema bancario. La regolamentazione e la attività di vigilanza assumono un carattere prudenziale volto a ridurre l’assunzione di rischi al fine di garantire condizioni di stabilità.
Manuela M. Tontini
b) Tutela della concorrenza nel settore dell’intermediazione c) Perseguimento di una equa distribuzione delle risorse e in particolare del bene “informazione” imposizione di regole di trasparenza
Strumenti regolamentari: •
•
•
regolamentazione prudenziale relativa alle attività detenute in portafoglio dalle banche volontà delle autorità di limitare l’assunzione di rischio da parte degli intermediari; assicurazione dei depositi in Italia il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi interviene successivamente a episodi di crisi, raccogliendo dagli aderenti le somme necessarie al rimborso dei depositanti; requisiti minimi di capitalizzazione la regolamentazione ha stabilito rapporti minimi tra capitale proprio e attività totali che ogni impresa bancaria è vincolata a mantenere, pena l’intervento delle autorità.
Manuela M. Tontini
CAPITOLO QUARTO
Le teorie della domanda di moneta
La MONETA è : - un mezzo di pagamento grazie al quale si effettuano le transazioni tra operatori economici; - una riserva di valore ossia forma di impiego della ricchezza alternativa alle attività finanziarie e reali.
Il livello del prodotto in termini reali e la velocità di circolazione (V) si assumono dati e indipendenti dalla quantità di moneta. V e Q si ipotizzano costanti e Q si può approssimare con il livello del reddito a prezzi costanti (Y). Equazione della teoria quantitativa della moneta: q = ( r∗ ⁄∗ ) ∙ 7 A ogni data variazione percentuale della quantità di moneta corrisponde un’eguale variazione percentuale del livello dei prezzi. Y è costante supponendo che il volume degli scambi sia proporzionale a quello della produzione (vale a dire a quello del reddito reale), e che questo sia fissato dal livello di PIENA OCCUPAZIONE delle risorse. V si assume valore costante determinato da fattori istituzionali.
Velocità di circolazione della moneta e identità quantitativa La velocità media di circolazione della moneta (V) equivale al rapporto tra l’ammontare complessivo dei pagamenti da effettuare (T) e la quantità di moneta in circolazione (M) h = i⁄j misura il numero di volte in cui la moneta viene utilizzata per lo scambio di un dato periodo. Il suo reciproco (1/V) misura il tempo medio di permanenza di una banconota nel portafoglio dei consumatori.
La quantità reale di moneta necessaria per effettuare gli scambi è costante ossia: M⁄P = V ∗ ⁄Y ∗ Il costo di opportunità del tenere moneta è dato dal suo potere di acquisto. Poiché il prezzo della moneta nominale è dato dal reciproco del livello dei prezzi, la funzione di domanda di moneta in termini nominali è una iperbole equilatera --> M ⁄: A
1⁄PO
T può anche essere espresso come rapporto tra il livello dei prezzi e l’ammontare delle quantità scambiate, valutate a prezzi costanti: T = P ∙ Q
1⁄2PO
Sostituendo la T così calcolata alla formula principale MV = P ∙ Q nota come identità quantitativa perché è vera sempre.
B MO
2MO
Mt j
La velocità di circolazione risulta essere: h = :p/j
Teoria quantitativa e domanda di moneta neoclassica nell’analisi di Fisher
Dalla intersezione tra questa funzione e quella di offerta esogena di moneta decisa dalla Banca Centrale si determina il POTERE DI ACQUISTO DELLA MONETA, ossia il reciproco del livello generale dei prezzi (1⁄P). Manuela M. Tontini
L’equazione quantitativa può anche essere scritta:
j :
M
=v=h∙"= w∙"
M⁄P = quantità di moneta in termini reali k = periodo medio intercorrente tra due transazioni in cui ogni unità monetaria è trattenuta (reciproco di V)
Alla base della scelta c’è la distinzione tra tasso di interesse corrente e tasso di interesse atteso. Relazione tra valore dei titoli e tasso di interesse: :F = z⁄B dove P{ è il prezzo dei titoli.
In questa forma si chiama “equazione quantitativa di Cambridge”. m = kY è una funzione di domanda di moneta transattiva.
> Se gli operatori si aspettano un aumento del tasso di interesse, prevedono un calo del prezzo dei titoli preferiscono detenere moneta. > Se gli operatori si aspettano una diminuzione del tasso di interesse, prevedono un aumento del prezzo dei titoli conviene acquistare titoli.
Domanda di moneta e teoria della preferenza della liquidità
nell’analisi di Keynes Keynes distingue tre movimenti principali per cui si detiene moneta: transattivo, precauzionale, speculativo. I primi due derivano dall’uso della moneta nel facilitare gli scambi, il terzo risulta dalla moneta in quanto attività finanziaria e riserva di valore. •
Andamento della domanda di moneta a scopo SPECULATIVO
B (tasso di interesse) iO iP
Suddivide il movente a scopo TRANSATTIVO in:
– movente del reddito applicato ai privati, si riferisce all’entità dei redditi e alla lunghezza del periodo che intercorre tra la riscossione del reddito e l’effettuazione dei pagamenti. – movente d’impresa si riferisce al desiderio delle imprese di tenere moneta per coprire l’intervallo tra il momento di sopportazione dei costi e quello di incasso dei ricavi delle vendite. Dipende dal valore della produzione corrente e dal numero di intermediari. •
•
Il movente PRECAUZIONALE consiste nel provvedere a eventuali contingenze che esigessero una spesa improvvisa e imprevista.
Per Keynes l’alternativa è tra MONETA e TITOLI, il costo alternativo del tenere moneta è dato dal tasso di interesse.
Mt j (domanda di moneta)
La funzione è inclinata negativamente. – In iO tutti si aspettano un aumento del valore dei titoli e vorranno acquistarli, la domanda di moneta sarà nulla. – In iP tutti si aspettano un aumento del tasso di interesse e cercheranno di vendere titoli per acquistare moneta. La domanda di moneta diventa infinita (parallela all’asse x). MP = quantità di moneta tenuta a scopi transattivi e precauzionali. La rispettiva funzione di liquidità LP dipende soprattutto dal livello di reddito Y. M~ = quantità di moneta tenuta a scopi speculativi.
Manuela M. Tontini
La rispettiva funzione di liquidità L~ dipende soprattutto dal tasso di interesse.
In A la domanda e l’offerta di moneta sono uguali al tasso di interesse P. – tasso > M : l’offerta supera la domanda e tende a ridurre il tasso stesso – tasso < M : la domanda supera l’offerta e tende a far salire il tasso stesso.
9 = 9P + 9~ = P( ) + (~⁄) Analisi Keynesiana della domanda di moneta: GLI INDIVIDUI DETENGONO UNA PARTE DI MONETA PER SCOPI TRANSATTIVI E PRECAUZIONALI E UN’ALTRA PARTE COME RISERVA DI VALORE. La domanda di moneta è elastica al tasso di interesse e tale elasticità può divenire infinita in corrispondenza di un tasso di interesse abbastanza basso.
Equilibrio del mercato della moneta e tasso di interesse
nell’analisi Keynesiana Funzione di offerta di moneta si considera esogena e controllata dalla Banca Centrale. Si sposta a destra o a sinistra a seconda che Banca Centrale incrementi o riduca lo stock di base monetaria. Funzione di domanda di moneta in termini reali Mt = Mt (Y, i) B
M 1
i
C
iP
A
M 2
La domanda di moneta aumenta --> la curva si sposta verso destra --> al tasso P la domanda supera l’offerta --> gli operatori tenteranno di aumentare le loro scorte di moneta vendendo titoli, provocando una diminuzione del prezzo dei titoli e un aumento del tasso fino al livello . L’equilibrio si raggiunge nel punto C. LA VELOCITAì DI CIRCOLAZIONE DELLA MONETA PUO’ SUBIRE BRUSCHE VARIAZIONI IN RELAZIONE ALL’AMMONTARE DELLE SCORTE LIQUIDE.
Possesso di MONETA: non comporta rischi ma non offre possibilità di reddito. Possesso di TITOLI: comporta l’attrattiva di guadagno nella forma di reddito monetario ma comporta anche il rischio che il reddito sia negativo. L’individuo ha il problema di BILANCIARE GLI ELEMENTI DI RISCHIO E DI GUADAGNO RIGUARDANTI IL POSSESSO DEI TITOLI.
Mt 2
i~
B M~
La BC decide di incrementare la base monetaria --> la curva di offerta si sposta verso destra --> al tasso P l’offerta supera la domanda --> chi possiede questa moneta aggiuntiva la usa per acquistare titoli provocando l’aumento del loro prezzo e una diminuzione del tasso fino al livello ~. L’equilibrio di raggiunge nel punto B.
MP
Mt 1 j
Manuela M. Tontini
Riformulazione della teoria quantitativa e della domanda di
moneta di Friedman Punto di partenza dell’analisi --> formulazione di una funzione di domanda di moneta a livello microeconomico. Friedman assume che i rendimenti di tutte le attività finanziarie non variano, quindi guadagni e perdite in conto capitale non compaiono nella funzione di domanda di moneta (la moneta è essenzialmente una attività patrimoniale). (reddito permanente) = g (tasso di rendimento medio ponderato di tutte le attività che compongono il patrimonio di un operatore) ∙ (ricchezza complessiva, inclusa quella umana). In conclusione la domanda di moneta è così formulata: 9 = {, , X , (∆⁄), , ⁄# , ]} = livello generale dei prezzi = rapporto tra la ricchezza non umana e quella umana ] = variabile conglobante tutto ciò che può influire sulle preferenze degli operatori.
Ruolo della moneta nel sistema monetarista Nello schema monetarista, a differenza di quello Keynesiano, LA MONETA è UN SOSTITUTO ANCHE DELLE ATTIVITA’ REALI e non solo di quelle finanziarie. Aumento delle scorte monetarie reali --> gli operatori tendono ad aumentare i porpri livelli di spesa --> aumento del tasso di inflazione su cui si sono formate le aspettative --> diminuzione del valore reale delle scorte monetarie --> aumento della domanda nominale di moneta per mantenere le scorte reali al livello desiderato --> diminuisce la spesa e e si riduce il tasso atteso di inflazione --> origine di una nuova reazione in senso inverso. Il movimento oscillatorio termina nella nuova posizione di equilibrio! Una variazione della quantità di moneta non è in grado di mutare in maniera permanente il valore reale del reddito, pur determinando l’andamento del ciclo nel breve periodo. L’ipotesi della ASSENZA DI ILLUSIONE MONETARIA comporta il graduale aggiustamento del tasso atteso di inflazione a quello effettivo.
Assume che gli operatori non siano affetti da illusione monetaria quindi che la domanda di moneta, espressa in termini reali, non varia al variare del livello dei prezzi e del reddipo permanente espresso a prezzi correnti.
Manuela M. Tontini
CAPITOLO QUINTO
Se il tasso di interesse di mercato scende allora sale il valore attuale del credito che spetta dopo un certo periodo di tempo.
Tassi di interesse, mercati finanziari e decisioni di investimento delle imprese.
Decisioni di investimento e ruolo del tasso di interesse La dotazione di risorse per il consumo (REDDITO) è la conseguenza di scelte consapevoli riguardanti la sfera produttiva, ossia non è esogena. La produzione richiede che una quota di tale dotazione non sia devoluta al consumo, ma investita in capitale produttivo. INVESTIMENTO = parte della produzione corrente destinata al mantenimento o accrescimento dello stock di capitale di un sistema economico.
In epoche diverse nel futuro, si riscuote una cedola del titolo e si incassa una certa somma z. Quando non ci sono più cedole il titolo è giunto a scadenza e viene incassato il valore nominale . Il valore attuale del titolo è pari al valore attuale della somma di tutti gli interessi futuri più quello del rimborso a scadenza ossia:
= (a) + (a) + ⋯ + (a) + (a)
La DECISIONE DI INVESTIRE FONDI dipende dal fatto che il loro tasso di rendimento atteso sia maggiore o minore del costo del prestito dei fondi necessari.
Tre categorie principali di spesa per investimenti: - strutture residenziali, - impianti e macchinari impiegati dalle imprese; - scorte. La determinazione della domanda di nuovi beni di investimento dipende dalla convenienza del nuovo investimento in confronto alla convenienza di possedere attività fruttifere già esistenti. •
Titolo a reddito fisso
•
Credito esigibile a una certa data futura
In generale una somma D prestata a un tasso di interesse B per anni, dà diritto ad avere, alla fine dei & anni, una somma pari a = ( + )t. Il valore attuale del credito che spetta al soggetto alla fine dei & anni è pari a = ⁄(1 + )t.
- Al tasso di interesse B si può prendere in prestito il denaro. - Al tasso di interesse g (c.d. efficienza marginale del capitale) il valore attuale di tutti i rendimenti netti futuri attesi è esattamente uguale al costo di quel bene capitale. Quindi: se # = i è indifferente che il denaro sia usato per comprare un bene capitale o per prestarlo a tasso di interesse i. se # > i è più vantaggioso comprare il bene capitale che prestare fondi. Chi non ha denaro per comprare il bene capitale e vuole investire, è disposto a pagare il prezzo del prestito della somma di denaro necessaria.
Manuela M. Tontini
Funzione dell’investimento, una generalizzazione
Investimenti delle imprese ed evoluzione del sistema
L’INVESTIMENTO è INVERSAMENTE CORRELATO AL TASSO DI INTERESSE, un tasso di interesse più alto implica infatti una spesa minore in beni di investimento. I PREZZI AZIONARI SONO POSITIVAMENTE CORRELATI ALL’INVESTIMENTO perché alcune imprese finanziano le proprie spese emettendo azioni nel mercato dei titoli. La funzione di investimento = (, ∆, ) descrive la relazione in cui l’investimento dipende negativamente dal tasso di interesse e positivamente dalla variazione della produzione e dalla di Tobin. La di Tobin è il rapporto tra il valore dell'impresa sul mercato finanziario e il valore della stessa se si volesse riacquistare il suo stock di capitale sul mercato dei beni. E’ misurato utilizzando prezzi azionari, anche se molte imprese finanziano l’investimento tramite canali diversi dal mercato azionario.
finanziario italiano Mutamento dell’industria finanziaria italiana da un sistema semplice (1015 anni fa) incentrato sulla tradizionale attività delle banche con limitata gamma di strumenti e intermediari finanziari, ad un sistema complesso sempre più orientato al mercato. Un sistema economico orientato al mercato è più funzionale a consentire la raccolta diretta di mezzi finanziari da parte delle imprese, ma più soggetto a shocks e instabilità: - le imprese hanno maggiore discrezionalità delle decisioni di aumento dell’indebitamento, - il rischio d’impresa può trasferirsi a famiglie o investitori non soggetti a controlli di stabilità. La proncipale fonte di finanziamento delle imprese minori sono le BANCHE.
Nei successivi capitoli, per esigenze di chiarezza espositiva, si fa riferimento ad una funzione di investimento più semplice ossia + = +().
Manuela M. Tontini
CAPITOLO SESTO
Tasso di interesse, consumo e risparmio delle famiglie in un orizzonte intertemporale.
Consumo e risparmio delle famiglie, una analisi intertemporale Mediamente il consumo delle famiglie nel tempo è meno variabile del reddito disponibile. In particolare la propensione marginale al consumo nel breve periodo è minore di quella di lungo periodo: se il reddito disponibile aumenta, il consumo aumenta di poco in un arco di tempo breve, ma aumenta di più in un arco di tempo più lungo. a) teoria del ciclo vitale elaborata da Franco Modigliani b) teoria del reddito permanente proposta da Milton Friedman Entrambe le teorie fondano il comportamento delle famiglie riguardo le decisioni di consumo sulle ASPETTATIVE. La teoria a) prende il nome dall’enfasi che pone sul comportamento di una famiglia che pianifica il consumo lungo l’intero ciclo della propria vita. La teoria b) prende il nome dalla distinzione tra reddito permanente (quello che la famiglia considera duraturo) e reddito transitorio (quello che ci si aspetta venga meno dopo breve periodo).
futuro, tenendo conto anche del probabile livello dei consumi negli anni successivi. La famiglia deve fare i conti con il VINCOLO INTERTEMPORALE DI BILANCIO non può indefinitamente continuare a consumare più del suo reddito disponibile perché finirebbe per esaurire la sua ricchezza, che si accumula risparmiando. “RICCHEZZA”= attività patrimoniali della famiglia quali depositi bancari, titoli del debito pubblico, obbligazioni e azioni. Esistono due tipi di redditi: reddito capitale (proviene dalle attività patrimoniali) e reddito del lavoro. Il vincolo di bilancio afferma che IL RISPARMIO DI CIASCUN ANNO (= reddito disponibile al netto del consumo) SI AGGIUNGE ALLA RICCHEZZA INIZIALE a = + + − . − = ricchezza all’inizio dell’anno t = tasso di interesse sulla ricchezza
= reddito del lavoro durante l’anno t 3 = imposte durante l’anno t * = consumo durante l’anno t Un piano di consumo è realizzabile se esso non viola il vincolo di bilancio della famiglia.
Le teorie del consumo basate sulle aspettative si discostano dalla semplice funzione keynesiana del consumo: gli individui non prestano attenzione solo al reddito disponibile dell’anno in corso, ma decidono quanto consumare in base al reddito disponibile corrente e quello atteso per il
Manuela M. Tontini
Consumo, risparmio e ricchezza delle famiglie in Italia Dal 2000 la ricchezza netta delle famiglie (= differenza tra le attività e le passività totali) è aumentata molto più rapidamente nell’area dell’euro che negli Stati Uniti. Tra il 2000 e il 2008 le prime sono state fornitrici nette di fondi, le seconde debitrici nette. Uno studio della Banca d’Italia ha calcolato che se tutti rimanessero senza reddito da lavoro il 32% degli italiani si ritroverebe povero dopo 3 mesi senza stipendio. Rispetto agli altri Paesi industrializzati la nostra situazione risulta migliore per effetto del livello elevato della ricchezza detenuta dalle famiglie italiane, in ragione di: - ampia diffuzione della casa di proprietà scudo efficace - maggiore quota di risparmio precauzionale contro eventuali crisi
Manuela M. Tontini
CAPITOLO SETTIMO
Tale equazione corrisponde alla curva IS individua le diverse combinazioni del livello del reddito e del tasso di interesse compatibili con il soddisfacimento della condizione di equilibrio sul mercato dei beni.
L’equilibrio macroeconomico attraverso l’analisi del modello IS-LM: dibattito sull’efficacia delle politiche monetarie e fiscali.
Domanda Aggregata
E’ necessario coordinare gli elementi dell’analisi macroeconomica attraverso la costruzione di un modello integrato in cui siano determinati simultaneamente i valori di equilibrio di tutte le variabili rilevanti, assumendo che i prezzi siano fissi. J.Hicks e A.Hansen costruirono il MODELLO IS-LM che unisce la rappresentazione del settore reale (curva IS) con quella del settore monetario (LM).
[cO + cP Y − cP TO + IO − bBM + GO ]
[a] B 45°
YP
Tasso B iP
B’ A’
iO
IS
Equilibrio del mercato dei beni e costruzione della curva IS
assumendo anche che gli investimenti dipendono da una componente autonoma +O e da un’altra che è funzione inversa del tasso di interesse: I = IO − bi la condizione di EQUILIBRIO tra domanda aggregata e produzione diventa: Y = cO + cP(Y − TO ) + IO − bi + GO Risolvendo rispetto al livello del reddito si ottiene " =
CD WCM iL a;L W¡Ba¢L MWCM
nella quale le incogliete sono il livello del reddito Y e il tasso di interesse .
Produzione
YO
[b]
A prezzi dati e capacità produttiva inutilizzata, è possibile determinare il livello del reddito d’equilibrio in un sistema economico in presenza del settore pubblico (senza considerare il caso di una economia aperta). La condizione di equilibrio sarebbe: Y = cO + cP (Y − TO ) + I + GO
[cO + cP Y − cP TO + IO − bBL + GO ]
A
YP
YO
Produzione di equilibrio "
Grafico [a] La retta ha pendenza positiva pari a cP . L’EQUILIBRIO si raggiunge dove la funzione di domanda interseca la retta a 45° (punto A) e in quel punto il reddito di equilibrio è pari a YO . Se il tasso di interesse aumenta (da iOa iP ) si riduce l’investimento per ogni livello di produzione. Tale riduzione fa diminuire la produzione, che a sua volta riduce ulteriormente il consumo e l’investimento. La domanda diminuisce, spostandosi verso il basso, e si ha un nuovo equilibrio della produzione (punto B) con reddito pari a YP . La riduzione iniziale dell’investimento genera una diminuzione maggiore della produzione , attraverso l’effetto del moltiplicatore.
Manuela M. Tontini
dove la variabile M rappresenta lo stock di moneta in termini reali offerto dalla Banca Centrale e il secondo membro rappresenta la domanda di moneta che dipende dal reddito.
Grafico [b] La curva IS è inclinata negativamente perché l’equilibrio sul mercato dei beni indica che un aumento del tasso di interesse porta a una riduzione della produzione. Variazioni delle variabili imposte (T), spesa pubblica (G), investimento e consumo autonomo, sposteranno la curva IS nel piano.
Assumendo che l’offerta di moneta sia MO (esogena e costante) -->
=
In ogni punto della curva LM la preferenza per la liquidità L è uguale alla offerta di moneta M (situazione di equilibrio sul mercato della moneta). [a]
TP > TO
iO
IS0(T0)
descrive la relazione tra il reddito nazionale " e il tasso di
interesse B prevalente nel mercato delle attività finanziarie, compatibile con il mantenimento dell’equilibrio sul mercato della moneta. E’ la curva LM.
Es. aumento delle imposte (da TO a TP ) --> reddito disponibile e consumo diminuiscono, la domanda di beni si riduce, attraverso il moltiplicatore si riduce la produzione di equilibrio (da YO a YP ): la curva IS si sposta verso sinistra. B
(£¤ ac) ¥
B
[b]
iP
B
iO
A
IS1(T1) YP
YO
B
LM B’
M t (YP )
A’
M t (YO )
"
In generale ogni fattore che, dato il tasso di interesse, riduce il livello d’equilibrio della è produzione, fa spostare la curva IS verso sinistra. Al contrario ogni fattore che, dato il tasso di interesse, aumenta il livello d’equilibrio della è produzione, fa spostare la curva IS verso destra.
Equilibrio del mercato della moneta e costruzione della
curva LM Il tasso di interesse è determinato dall’uguaglianza tra domanda e offerta di moneta espressa in termini reali. M = kY − mi
MO
stock di moneta j
YO
YP
reddito "
Grafico [a] La domanda di moneta Mt , per un dato livello di reddito YO , è una funzione decrescente del tasso di interesse. Dove l’offerta e la domanda di moneta si incontrano e il tasso di interesse è iO , si ha l’EQUILIBRIO (punto A). Un incremento del reddito (da YO a YP ) induce l’aumento della domanda di moneta per ogni livello del tasso di interesse, la curva di domanda si sposta verso destra e verso l’alto. Al nuovo equililibrio corrisponde ad un tasso di interesse più alto (punto B). L’equilibrio del mercato della moneta comporta che quanto più alto è il livello della produzione, tanto maggiore sarà la domanda di moneta e quindi tanto più alto sarà il tasso di interesse.
Manuela M. Tontini
Grafico [b] La curva LM è positivamente inclinata. L’equilibrio sul mercato monetario implica che, per un dato stock reale di moneta, il tasso di interesse sia funzione crescente del livello del reddito. Per ogni livello di reddito il tasso di interesse compatibile con l’equilibrio sul mercato monetario è più basso. Per ogni livello di reddito, una riduzione dell’offerta di moneta provocaun aumento dell tasso di interesse (la curva LM si sposta verso l’alto), e viceversa.
Equilibrio macroeconomico a prezzi fissi: determinazione
simultanea del reddito e del tasso di interesse EQUILIBRIO MACROECONOMICO = equilibrio simultaneo sul mercato dei beni e della moneta. Richiede che le curve IS e LM si intersechino. tasso B di interesse
Nel punto A le due condizioni di equilibrio sono entrambe soddisfatte. Tale rappresenta l’EQUILIBRIO GENERALE ossia quello che relizza l’equilibrio in entrambi i mercati (reale e finanziario).
Politica fiscale, retroazione monetaria ed effetto di
spiazzamento Una politica di espansione fiscale basata su aumento della spesa pubblica e/o riduzione delle imposte comporta l’aumento del disavanzo di bilancio che dovrà essere finanziato mediante emissione di base monetaria (spostamento della curva LM verso destra) o di titoli di Stato presso il settore privato (spostamento delle curva IS verso destra). B iP iO
LM
LM C B A
IS1 IS0
O
"
A YO YP Y~
IS Il grafico descrive, tramite lo spostamento a destra della IS, l’incremento del reddito di equilibrio (da YO a YP ) determinato da un aumento della spesa pubblica (G) finanziata attraverso l’emissione di titoli di Stato.
produzione YO
o reddito "
Ogni punto sulla curva IS corrsiponde all’equilibrio sul mercato dei beni, che richiede che la produzione sia funzione decrescente del tasso di interesse. Ogni punto sulla curva LM corrsiponde all’equilibrio sul mercato monetario, che richiede che il tasso di interesse sia funzione crescente della produzione.
La quantità offerta di moneta M si assume invariata. Maggiore spesa pubblica --> il moltiplicatore fa aumentare il reddito --> aumenta la domanda di moneta per transazionni (MP ) --> essendo invariata l’offerta di moneta in circolazione il tasso di interesse tende a crescere. La domanda di moneta a scopo speculativo (M~ ) si riduce al crescere del
Manuela M. Tontini
tasso di interesse e la liquidità resa disponibile sarà tanto maggiore quanto più elevata è la sensibilità della domanda di moneta rispetto ad esso. A PARITA’ DI OFFERTA DI MONETA UNA VARIAZIONE POSITIVA DEL REDDITO, PROVOCANDO UN AUMENTO DEL TASSO DI INTERESSE, IN GENERE RIDUCE PARZIALMENTE L’INIZIALE AUMENTO DEL REDDITO. Aumentando il tasso di interesse, una parte degli investimenti privati saranno scoraggiati: “effetto di spiazzamento” di una politica fiscale espansiva. La riduzione della domanda aggregata nella componente investimento comporterà la riduzione del reddito attraverso il moltiplicatore. La retroazione monetaria sarà TANTO Più INTENSA QUANTO PIù ELEVATA è L’ELASTICITA’ DEGLI INVESTIMENTI RISPETTO AL TASSO DI INTERESSE, TANTO Più DEBOLE QUANTO Più ALTA SARA’ LA ELASTICITA’ DELLA DOMANDA DI MONETA RISPETTO AL TASSO DI INTERESSE (e viceversa per ambedue i casi). In caso di una politica monetaria totalmente accomodante (= le autorità monetarie sono disposte a immettere tutta la quantità di moneta richiesta dal mercato in relazione alla crescita del reddito) il tasso di interesse resta costante e la retroazione monetaria è nulla.
Politica monetaria e meccanismi di trasmissione MECCANISMO DI TRASMISSIONE NELLA POLITICA MONETARIA = effetto sul livello del reddito d’equilibrio darivante da interventi espansivi o restrittivi sulla moneta da parte della Banca Centrale. B iO
Efficacia delle politiche monetarie e fiscali a confronto POLITICA FISCALE Una politica fiscale espansiva sarà POCO EFFICACE e avrà un effetto debole sul reddito di equilibrio ove provochi un aumento consierevole del tasso di interesse e quindi un consistnte effetto di spiazzamento degli investimenti privati. Due condizioni che accentuano la riduzione degli investimenti: – Se gli investimenti sono molto sensibili al tasso di interesse, diminuiranno molto all’aumentare del tasso di interesse curva IS relativamente piatta. – Se la domanda di moneta è poco sensibile al tasso di interesse un suo aumento causerà un aumento cinsiderevole del tasso di interesse curva LM relativamente ripida.
LM1
– Se gli investimenti sono poco sensibili al tasso di interesse diminuiranno poco quando il tasso di interesse aumenta curva IS relativamente ripida.
iP B
YO
Efficacia della manovra: TANTO Più AMPIA QUANTO Più MODESTA è LA REATTIVITA’ DELLA DOMANDA DI MONETA AL TASSO DI INTERESSE. Espansione del reddito e della produzione: TANTO Più AMPIE SE, a parità di altre condizioni, GLI INVESTIMENTI SARANNO MOLTO SENSIBILI AL TASSO DI INTERESSE.
Al contrario sarà MOLTO EFFICACE, quindi avrà effetto relatovamente forte sul reddito di equilibrio, se non fa aumentare di molto il tasso di interesse:
LM0
A
Nel gafico: politica monetaria espansiva --> rduzione del tasso di interesse di eqilibrio (da i0 a i1) e incremento del reddito (da Y0 a Y1) --> aumento degli investimenti --> meccanismo di moltiplicazione identico a quello esaminato in relazione alla spesa pubblica.
YP
IS
"
Manuela M. Tontini
– Se la domnda di moneta è molto sensibile al tasso di interesse, un suo aumento causerà un aumento assai modesto del tasso di interesse curva LM relativamente piatta.
Efficacia delle politiche monetarie e fiscali nel dibattito tra keynesiani e monetaristi. Analisi dei casi particolari •
POLITICA MONETARIA Una politica fiscale espansiva sarà POCO EFFICACE e avrà effetto relativamente debole sul reddito di equilibrio ove provochi una riduzione modesta del tasso di interesse e se tale riduzione influenzerà in misura limitata gli investimenti privati:
Caso estremo riconducibile alla ipotesi della trappola della liquidità. tasso B di interesse
– Se gli investimenti sono poco sensibili al tasso di interesse una loro riduzione non stimola significativamente gli investimenti curva IS relativamente ripida. – Se la domanda di moneta è molto sensibile al tasso di interesse, l’aumento dell’offerta di moneta riduce di poco il tasso di interesse curva LM relativamente piatta. Al contrario sarà MOLTO EFFICACE e avrà forte impatto sul reddito di equilibrio se provocherà una ampia riduzione del tasso di interesse e se tale riduzione influenzerà in misura significativa gli ivestimenti privati: – Se gli investimenti sono molto sensibili al tasso di interesse una loro riduzione stimola significativamente gli investimenti curva IS relativamente piatta. – Se la domanda di moneta è poco sensibile al tasso di interesse, l’aumento dell’offerta di moneta riduce di molto il tasso di interesse curva LM relativamente ripida.
Nello SCHEMA KEYNESIANO
MO
iP iO
M t 0(YO ) M t 1(YP ) M t 2(Y~ ) M t 3(Y ) quantità j di moneta
Si suppone data l’offerta di moneta MO . – Ai primi tre livelli di reddito (da YO a Y~ ) le rispettive curve di domanda di moneta assumono un andamento orizzontale, in corrispondenza del tasso di interesse BL di equilibrio. – Al quarto livello di reddito Y la curva di domanda di moneta Mt 3 si appiattisce anch’essa in corrispondenza di iO , in questo caso però il tasso di interesse di equilibrio è BM . A bassi livelli di reddito il tasso di interesse di equilibrio non varia, ma A PARTIRE DA UN CERTO LIVELLO DI REDDITO IL TASSO DI INTERESSE ANDRA’ AUMENTANDO ALL’AUMENTARE DEL REDDITO CONSIDERATO.
Manuela M. Tontini
La curva LM assume quindi andamento orizzontale per valori del reddito relativamente bassi e il consueto andamento positivo a partire da un certo livello di reddito. Nel tratto orizzontale: a) Qualunque sia la posizione della IS, il tasso di interesse non varia perché dipende solo dalla curva LM. b) Qualsiasi reddito è di equilibrio, è la posizione della IS che ne determina il livello. c) La politica fiscale ha efficacia massima. Lo spiazzamento è nullo perché non si crea eccesso di domanda di moneta sull’offerta e il tasso di interesse non varia. d) La politica monetaria ha efficacia nulla tasso B di interesse
MO MP
B
IS
iO
A
iP
B
Y0
LM0 LM1
"
Per una data IS, le trasposizioni della LM originate da un variazione dell’offerta di moneta non mdificano il valore di equilibrio del reddito. Il tasso di interesse dipende soltanto dalla posizione di LM. Se interviene un aumento della spesa autonoma, il reddito aumenta in misura pari alla trasposizione (a destra) della curva IS. Aumenta la domanda di moneta determinando un eccesso di domanda sull’offerta, ciò fa aumentare il tasso di interesse ma gli invstimenti privati restano invariati. La politica di bilancio ha efficacia massima perché non c’è spiazzamento.
iP iO
Ipotesi di ANELASTICITA’ DEGLI INVESTIMENTI la curva IS è verticale poiché qualsiasi tasso di interesse è di equilibrio.
M t 0(YO ) M t 1(YP ) M t 2(Y~ ) quantità j di moneta
Se aumenta l’offerta di moneta: nuova curva di offerta MP trasposta verso destra rispetto alla precedente, il tasso di equilibrio resta iO .
Manuela M. Tontini
•
> Caso di una curva IS orizzontale.
Nello SCHEMA MONETARISTA
> Caso di un curva LM verticale che si verifica quando non esiste domanda di moneta a scopo speculativo, l’elasticità complessiva della domanda di moneta rispetto al tasso di interesse è molto bassa o al limite nulla. a) Il tasso di interesse dipende dalla posizione della curva IS. b) La politica fiscale ha efficacia nulla.
Ad un dato livello di reddito YO corrisponderà una certa offerta di risparmio SO ed un certo volume di investimenti IO , dall’incontro delle due curve si ottiene il tasso di interesse di equilibrio iO
Y0 e i0 sono la prima coppia di valori di reddito e tasso di interesse di equilibrio, ossia il primo punto sulla curva IS.
S0
B
S1 S2
B
LM0
iP iO
IS1 IS0 Y0
"
Aumento del disavanzo del settore pubblico (= IS0 si traspone a destra) aumenta il tasso di interesse (da i0 a i1) ma non varia il livello del reddito. L’aumento di spesa pubblica sarà esattamente compensato da una riduzione di pari ammontare degli investimenti privati.
c) La politica monetaria ha il solo compito di determinare il livello generale dei prezzi e il reddito monetrio.
iO
A
B
C I1
I2
I0 ¦, ; Aumenta il livello del reddito (da Y0 a Y1) --> aumneta l’offerta di risparmio (da S0 a S1) così come il livello degli investimenti (da I0 a I1). A questo punto vi sono tre possibilità: 1) Elaticità del risparmio rispetto al reddito = Elasticità degli investimenti rispetto al reddito. Una data variazione di Y fa aumnetare della stessa misura sia il risparmio che l’investimento. IS sarà orizzontale.
B
LM0 LM1
iO iP IS YO YP
"
Aumento dell’offerta di moneta (= LM0 si traspone a destra) aumenta la domanda aggregata, che è esattamente pari alla trasposizione della LM. Si riduce il tasso di interesse ma aumenta la domanda di moneta, tutto l’incremento dell’offerta va a finanziare la nuova spesa.
2) Elaticità del risparmio rispetto al reddito > Elasticità degli investimenti rispetto al reddito. La variazione del risparmio al variare del reddito e maggiore della variazione dell’investimento. IS avrà pendenza negativa.
Manuela M. Tontini
3) Elaticità del risparmio rispetto al reddito < Elasticità degli investimenti rispetto al reddito. IS avrà pendenza positiva.
La politica fiscale non ha efficacia nulla. Se vi è un aumento del disavanzo la IS si trspone in alto e il valore di equilibrio del tasso di interesse aumenta
Ipotesi necessarie e sufficienti affinchè IS sia orizzontale: – l’investimento dipende anche dal reddito; – la sensibilità del risparmio a variazioni del reddito è uguale a quella dell’investimento.
B iP iO
Conseguenze: B
LM0 LM1
iO
IS
Y0
Y1
LM
Schema IS-LM in cui lo stesso tasso di interesse i0 è di equilibrio in corrispondenza di diversi livello di reddito.
B
IS0
A
Y0
Equilibrio iniziale in A. Aumentando il disavanzo (da IS0 a IS1) aumenta il reddito (da Y0 a Y1) e l’equilibrio si ristabilisce in B.
IS1
Y1
"
L’aumento del tasso di interesse riduce la domanda di moneta speculativa: le scorte monetarie che prima erano oziose sono messe in circolazione e ciò fa aumentare il reddito.
"
Tasso di interesse: fenomeno reale. Dipende solo dalla posizione della IS. Reddito: feomeno di nturamntaria. E’ determinato dalla posizione della LM. Si è in presenza della DICOTOMIA CLASSICA --> il settore reale determina solo il tasso di interesse e il settore monetaria determina solo il livello di spesa aggregata. La politica monetaria ha efficacia massima quale strumento di controllo della domanda aggregata. Come da grafico, una trasposizione a destra della LM (da LM0 a LM1) dovuta a espansione monetaria, determina un aumento di reddito pari all’aumento della quantità di moneta moltiplicato per la sua velocità di circolazione.
Manuela M. Tontini
IN CONCLUSIONE --> •
Economisti keynesiani
Ritengono che la domanda di moneta sia molto sensibile al tasso di interesse e che gli investimenti siano scarsamente influenzati dall’andamento del tasso di interesse. Quindi la politica monetaria si rivela scarsamente efficace, a differenza della politica fiscale, nell’influenzare i livelli di attività. •
Studiosi monetaristi
Ritengono che la domanda di moneta non sia molto sensibile al tasso di interesse e che il livello degli investimenti dipenda in larga misura dai tassi di interesse. Quindi una politica fiscale espansiva non ha effetto sul livello del reddito di equilibrio, fa aumentare invece i tassi di interesse. Invece una politica monetaria che incrementa lo stock di moneta, consente un aumento del livello del reddito.
Dibattito sulle teorie monetarie e reali del tasso di interesse
Si parte da un determinato livello di reddito reale esogenamente determinato (Y0). Ci si chiede quale sia il valore di equilibrio del tasso di interesse che, realizzando l’uguaglianza tra risparmio e investimento, consenta il mantenimento di quel dato livello di reddito reale (Y0). - Offerta di risparmio (S0): funzione crescente del reddito reale e del tasso di interesse. Varia solo in ragione del tasso di interesse, il reddito reale ne influenza soltanto la posizione nel piano. - Funzione degli investimenti (I0): ha pendenza negativa perché gli investimenti variano in senso inverso al tasso di interesse. Eccesso di risparmio sugli investimenti --> il processo di aggiustamento prende la forma di una riduzione del tasso di interesse. Eccesso degli investimenti sull’offerta d risparmio --> il processo di aggiustamento prende la forma di un aumento del tasso di interesse. La variabile che realizza l’aggiustamento quando ci si allontana dall’equilibrio è il tasso di interesse. Considerazioni ulteriori: > il tasso di interesse ha natura reale > qualsiasi valore del reddito reale esogenamente determinato è di equilibrio, perché l’ugualianza tra domanda aggregata e produzione è assicurata dal tasso di interesse.
La diversità di vedute è riconducibile alla DIVERSA MODALITA’ DI DETERMINAZIONE DEL TASSO DI INTERESSE DI EQUILIBRIO. •
Nello schema monetarista
B iP
C
S0(Y0)
B
iO A
I0
¦, ;
Manuela M. Tontini
• B i i~
iP = o
B
Nello schema keynesiano I0
S0(Y0)
A
B
C
iO
D
E
I0
S1(Y1)
S0(Y0)
La curva dell’offerta di risparmio si traspone a sinistra in S1(Y1). Di conseguenza esisterà un tasso di interesse i0 in corrispondenza del quale risparmio e investimento sono uguali.
¦, ; Ove non esista equilbrio nel settore reale, la variabile che si modifica per realizzare l’aggiustamento è il reddito.
F
¦, ; Si suppone che, a un determinato livello di reddito l’offerta di risparmio sia sempre maggiore della domanda di risparmio per qualsiasi valore del saggio di interesse. Non esiste un tasso di interesse di equilibrio in grado di realizzare l’uguaglianza tra S0 e I0 a quel dato livello di reddito Y0. Due implicazioni fondamentali: > variazioni del tasso di interesse non possono realizzare l’aggiustamento perché qualunque valore esso assuma ci sarà sempre un eccesso di risparmio sull’investimento (Es. in i l’eccesso di risparmio è pari ad AB). Il tasso di interesse non ha natura reale, il suo valore di equilibrio non può essere determinato dall’uguaglianza tra risparmio e investimenti. > non è più legittimo supporre che il reddito sia esogenamente determinato, esso dipende dalle condizioni del mercato dei beni.
L’aggiustamento si realizza con una diminuzione del reddito (da Y0 a Y1). Anche il flusso di risparmio, per qualsiasi valore del saggio di interesse, è minore Manuela M. Tontini
CAPITOLO DECIMO
Mercato del lavoro, occupazione e prezzi nel modello macroeconomico. Modello neoclassico del mercato del lavoro, salario reale e disoccupazione volontaria MODELLO NEOCLASSICO si assume che imprese e lavoratori siano perfettamente identici tra loro e che vi sia competizione perfetta nel mercato dei beni e dei fattori produttivi.
Grafico [b] Andamento del PML: l’impresa che massimizza i profitti assumerà lavoratori fino al punto E1 in cui il prodotto marginale del lavoro (PML)
L’impresa sceglie la quantità di fattore produttivo che massimizza i profitti prendendo i prezzi come dati. Funzione di produzione generica: Y = F(N) mostra il legame tra fattori produttivi e quantità prodotta (dove N è il numero di ore lavorate). B2
"
Y = F(N) B1
[a]
Grafico [a] Per ogni ammontare di lavoro impiegato l’inclinazione della funzione di produzione rappresenta il corrispondente prodotto marginale. Questo diminuisce all’aumentare della quantità di lavoro, in ragione dell’assunzione di rendimenti decrescenti nei fattori produttivi (all’aumentare della quantità di lavoro la produzione aumenta ma ad un tasso decrescente).
eguaglia il salario reale (wn/P). A parità delle altre condizioni, una riduzione del salario reale determina un aumento della domanda di lavoro da parte delle imprese.
Ogni individuo SCEGLIE la proporzione di tempo da dedicare al tempo libero (L) o al lavoro. Il salario è IL COSTO DI OPPORTUNITA’ DEL TEMPO LIBERO. Ciascun individuo può lavorare un numero massimo di ore (N*) quindi si trova a fronteggiare il vincolo di bilancio: w = (N ∗ − L) = PC C
Prodotto marginale del
N1
N2
C**
©
C*
lavoro (PML)
C2 E1
C1
PML1=w1/P1
E2 E2
[b] PML2=w2/P2
PML N1
N2
O
©
Tempo libero Manuela M. Tontini
L2 L1
N* Lavoro
N, L
EQUILIBRIO NEL MERCATO DEL LAVORO : INTERSEZIONE DELLE RISPETTIVE FUNZIONI DI DOMANDA E OFFERTA.
C --> quantità del bene di consumo P --> prezzo del bene di consumo PC --> valore totale del consumo (N*−L) --> numero di ore lavorate w(N*−L) --> reddito derivante dall’attività lavorativa
NS
(w/P) (w/P)0
E0
Il vincolo di bilancio ha inclinazione negativa pari al salario reale (−w/P).
ND
Salario molto basso l’individuo potrebbe non essere disposto a lavorare. Il salario sotto al quale un individuo non è disposto a lavorare e il c.d. “salario di riserva”. Salario monetario aumenta la retta del vincolo di bilancio ruota in senso orario poiché la sua pendenza (w/P) aumenta. Aumenta il costo di opportunità di ogni ora di tempo libero quindi l’individuo aumenta le ore dedicate al lavoro. – Effetto sostituzione: il salario più elevato aumenta il costo opportunità del tempo libero (N aumenta). Se prevale, aumentando il salario reale aumenterà l’offerta di lavoro (curva di offerta inclinata positivamente). – Effetto reddito: un salario maggiore che determina un reddito maggiore induce un incremento di consumo e di tempo libero (N diminuisce). Se prevale, si osserva una curva di offerta inclinata negativamente. IN GENERALE per bassi livelli salariali e numero limitato di ore lavorate l’effetto sostituzione prevale sull’effetto reddito, e viceversa.
N N0
Il salario si aggiusta sempre per eguagliare domanda e offerta, non c’è spazio per l’esistenza della disoccupazione involontaria. Assume rilevanza il concetto di tasso naturale di disoccupazione elaborato da Friedman, è il tasso di disoccupazione coerente con le condizioni reali esistenti sul mercato del lavoro.
Modello keynesiano del mercato del lavoro, disoccupazione
involontaria e rigidità salariale Il presistere della disoccupazione ha generato insoddisfazione verso il modello appena discusso di mercato del lavoro. Due spiegazioni del perché esisite disoccupazione, sebbene i disoccupati siano disposti ad accettare lavori a salari più bassi di quelli vigenti nel mercato: a) teoria dei salari di efficienza le imprese non vogliono ridurre i salari al di sotto di un certo livello perché ciò può implicaqre costi maggiori dei benefici.
Manuela M. Tontini
Il salario percepito dai lavoratori influenza la loro produttività: salari elevati garantiscono un maggiore impegno quindi una produttività elevata, salari minori comportano da un lato costi minori dall’altro una minore produttività e quindi minori profitti. Tutte le imprese pagano un salario di efficienza --> il salario reale risulta essere rigido.
Reazione tra inflazione e disoccupazione nella curva di Phillips CURVA DI PHILLIPS => relazione inversa tra tasso di variazione dei salari nominali (∆w/w) e tasso di disoccupazione (u). ∆«/«
b) modelli di insider-outsider le imprese non possono ridurre i salari al di sotto di un certo livello. Insider = lavoratori già impiegati nell’impresa Outsider = disoccupati in cerca di lavoro “Costi di turnover” = tutti quei costi che rendono oneroso rimpiazzare un lavoratore con un nuovo assunto. Gli insider, decidendo di astacolare i nuovi assunti, riducono il rendimento di questi ultimi per l’impresa e gli outsider, consapevoli della potenziale discriminazione, incrementano il salario minimo al quale sono disposti a lavorare. Le imprese rispondono con un munore volume di occupazione: sia gli occupati che i disoccupati tendono a rimanere tali. Rispetto al modello neoclassico la curva di offerta del lavoro è sostituita con una CURVA DI DETENZIONE DEL SALARIO.
¬
AL RIDURSI DEL TASSO DI DISOCCUPAZIONE AUMENTA IL TASSO DI VARIAZIONE DEI SALARI MONETARI.
uN Il tasso di variazione dei salari monetari è prociclico: aumenta in fase di espansione, quando la disoccupazione diminuisce, e si riduce in fase di recessione, quando la disoccupazione aumenta. Curva di Phillips ∩ asse x : tasso naturale di disoccupazione (uN) che corrisponde al pieno impiego sul mercato del lavoro, con disoccupazione composta solo di disoccupati volontari e frizionari. Domanda di lavoro crescente : salari nominali spinti verso l’alto sempre più rapidamente --> curva di Phillips sempre più ripida. Domanda di lavoro decrescente : aumento del tasso di disoccupazione --> incremento dei salari nominali sempre più modesto.
Col tempo “curva di Phillips” ha cominciato a indicare anche la ralazione tra tasso di crescita del livello generale dei prezzi (tasso di inflazione) e tasso di disoccupazione.
Manuela M. Tontini
Supponendo il lavoro come unico fattore variabile utilizzato dalle imprese, queste massimizzano il profitto quando: salario reale = produttività del lavoro. Se aumenti del salario reale possono aversi solo per effetto di un incremento della produttività del lavoro, per cui salari monetari e prezzi devono variare nella medesima proporzione, ne segue che il legame tra tasso di inflazione (∆P/P) e tasso di crescita dei salari monetari (∆w/w) può essere scritto:
∆
=
∆® ®
−
∆¯ ¯
dove
∆¯ ¯
è il tasso di crescita della produttività del
lavoro π. tasso ∆:/: di inflazione
In corrispondenza del tasso di disoccupazione naturale uN l’inflazione tende a non accelerare.
contratto di lavoro. Quindi la DISOCCUPAZIONE DIPENDE DALLA DIFFERENZA TRA IL TASSO DI INFLAZIONE EFFETTIVO E QUELLO ATTESO, non dal valore assoluto dell’inflazione. Quando il mercato del lavoro è in equilibrio, i salari monetari devono aumentare a un tasso pari al tasso di crescita previsto dei prezzi. Al crescere dell’inflazione le aspettative verranno via via riviste verso l’alto e la curva di Phillips tenderà a spostarsi.
Tasso naturale di disoccupazione e effetti di una politica
monetaria espansiva uN
tasso di disoccupazione ¬
Per l’impresa è rilevante il prezzo del bene da essa prodotto, lo conoscono in ogni periodo nel contrattare il salario monetario con i propri dipendenti.
Tasso naturale di disoccupazione e inflazione attesa, l’analisi
di Friedman Friedman è tra gli economisti che evidenziarono i limiti teorici della cirva di Phillips. Egli si riferisce al tasso di disoccupazione che è coerente con le condizioni reali esistenti sul mercato del lavoro. Può essere abbassato rimuovendo gli ostacoli sul mercato del lavoro e aumentato introducendo ostacoli addizionali. L’obbiettivo è separare gli aspetti monetari da quelli non monetari della situazione dell’occupazione.
Per il lavoratore è rilevante il costo della vita (come ampio paniere di beni di consumo) che può essere appreso solo gradualmente. Nel contrattare il salario monetario con l’impresa datrice di lavoro si regolano in base ad aspettative del livello generale dei prezzi. Le autorità monetarie aumentano l’offerta di moneta --> l’effetto positivo sulla produzione e sulla occupazione durerà solo il tempo occorrente alle imprese e ai lavoratori per rendersi conto di essere incorsi nella “illusione monetaria” (= si verifica uno scarto tra il tasso di inflazione atteso e quello effettivo).
Osserva che il tasso di inflazione rilevante per la contrattazione del salario monetario sul mercato del lavoro è il TASSO DI INFLAZIONE ATTESO, cioè quello che gli agenti prevedono si realizzerà nel periodo di applicazione del Manuela M. Tontini
curva (1) --> (∆P/P)e = 0 curva (2) --> (∆P/P)e = ∆P1/P curva (3) --> (∆P/P)e = ∆P2/P
∆P/P
(∆P/P)1
B A u1
I punti A, C, E si trovano sulla stessa retta verticale. E’ la curva di Phillips di lungo periodo nel senso che per ciascun punto il tasso di inflazione effettivo coincide con in tasso di inflazione atteso.
u
uN
L’economia si sposta (nel punto B) determianando un tasso di inflazione effettivo maggiore di quello atteso, che riduce il tasso di disoccupazione effettivo al di sotto di quello naturale. Quando l’inflazione attesa finisce per adeguarsi a quella effettiva e lo scarto tra le due si annulla, anche disoccupazione effettiva torna al suo livello naturale ma il tasso di inflazione atteso è salito da zero a ∆P1/P. Lo sforzo di mantenere la disoccupazione al di sotto del suo tasso naturale comporterebbe un tasso di inflazione crescente perché ogni spostamento a destra della curva di domanda aggregata determinerebbe un aumento della produzione al di sopra del suo livello naturale soltanto nel breve periodo.
nella regola monetarista Variazioni degli strumenti di politica monetaria possono portare ad aumenti solo temporanei di reddito e occupazione, finchè gli operatori non adeguano apppieno l’inflazione a quella effettiva. Modifica in chiave espansiva Nel breve periodo si assiste ad aumento del reddito e riduzione della disoccupazione, che si riassorbono però nel lungo periodo lasciando come unico effetto un più elevato tasso di inflazione. Secondo Friedman L’ATTIVISMO NELLA POLITICA MONETARIA è DESTABILIZZANTE. Le autorità monetarie devono adottare una politica volta a realizzare un tasso di espansione costante dell’offerta di moneta.
∆P/P (∆P/P)2 (∆P/P)1
Tasso naturale di disoccupazione e quantità ottima di moneta
D B
E C
u
A u1
uN
I monetaristi propongono di affidare la politica monetaria a REGOLE PREDETERMINATE e note agli operatori, anziché alla discrezionalità del banchiere centrale. La crescita monetaria deve essere stabile nel tempo per agevolare il formarsi delle aspettative.
(1) (2) (3)
Manuela M. Tontini
B
CAPITOLO UNDICESIMO
Modello di domanda e d offerta aggregata (AD-AS).
LM(P1) LM(P0)
E1 i0
E0
Curva della domanda aggregata (AD)
IS Y1
In EQUILIBRIO: prodotto nazionale reale ( " ) = domanda aggregata reale La variabili che comparivano nei modelli analizzati in precedenza erano espresse in termini reali (ad eccezione della quantità di moneta M che è una grandezza nominale). Le grandezze nominali si ottengono moltiplicando le grandezze reali per P: - prodotto nominale = P ∙ Y - consumo nominale = P ∙ ° - spesa pubblica nominale = P ∙ ¢ Famiglie e imprese si suppongono esenti da illusione monetaria quindi tutte le variabili che descrivono il comportamento degli operatori sono funzioni di variabili reali > Curva IS: tutti i simboli che vi compaiono si riferiscono a variabili reali > Curva LM: la domanda di moneta è domanda di liquidità reale, ma l’offerta di moneta in termini nominali è data in quanto è sotto il controllo della Banca Centrale. Conviene considerare l’offerta reale di moneta (M⁄P).
"
Y0
: P1 P AD Y1
Y0
"
Invece di identificare un solo livello di equilibrio per Y, se ne trova uno per ogni livello di P perché per ognuno c’è una diversa curva LM. Se P aumenta l’offerta reale di moneta diminuisce e viceversa. Se si fissa esogenamente P = PO si rientra nel modello con prezzi fissi ed anche l’offerta reale di moneta risulta determinata (equilibrio macroeconomico in corrispondenza di iO e YO ). Curva AD = curva della D descrive le condizioni di equilibrio sul mercato dei beni e della moneta per ogni possibile livello dei prezzi. E’ il luogo geometrico dei punti di incontro delle curve IS e LM.
- variazione del livello dei prezzi --> movimento lungo la curva AD; - interventi dal lato della spesa autonoma, tassazione, spesa pubblica, offerta nominale di moneta --> spostamenti dell’intera curva AD. COSTRUZIONE DI AD: partendo dall’equilibrio macroeconomico IS-LM si considera sempre la stessa IS e si consentono spostamenti della LM in ragione delle variazioni del livello dei prezzi.
Considerando congiuntamente le due curve --> sistema di due equazioni a tre incognite (Y, i e P), ossia “indeterminato”.
Manuela M. Tontini
La curva AD presenta il reddito nazionale di equilibrio in funzione del livello dei prezzi.
Curva di offerta aggregata (AS) Si può stabilire un’altra relazione tra Y e P chiamata OFFERTA AGGREGATA (curva AS), che combinata con la curva AD permette di identificare simultaneamente sia il reddito di equilibrio che il livello generale dei prezzi. Dipende dalle decisioni delle imprese di utilizzare i lavoratori e gli altri fattori produttivi al fine di produrre. Descrive le condizioni di equilibrio sul mercato del lavoro in corrispondenza di ogni possibile livello dei prezzi.
Quando il livello dei prezzi aumenta (da P0 a P1) le imprese risponderanno con una retribuzione monetaria più elevata (da w0 a w1) nuova curva N t (PP ). Il livello dei prezzi atteso dai lavoratori è sempre P0 quindi la curva di offerta resta invariata (equilibrio in corrispondenza di w1 e N1). Con un livello dei prezzi atteso inferiore a quello effettivo, il salario monetario e l’occupazione saranno più elevati rispetto a quelli di pieno impiego ma il salario reale sarà minore del suo valore di pieno impiego. COSTRUZIONE DI AS:
Si riprende il modello neoclassico del mercato del lavoro ma si assume che la domanda di lavoro dipenda dal salario reale effettivo, che l’offerta dipenda dal salario reale atteso e che i salari effettivi si aggiustino in modo da mantenere sempre il mercato del lavoro in equilibrio. w (salario monetario)
[b] : funzione di produzione Y=F(N) Y
[c] : grafico di trasferimento Y
A N (P ² = P O )
w1
C
w0
B N0
Nt (PO ) N1
45°
N t (PP )
N
© (livello di disoccupazione)
w
N P
© ³ (:L ) --> curva di domanda di lavoro sulla base del livello generale dei prezzi effettivo P0 ´ @ L © (: = : ) --> curva di offerta sulla base di un livello dei prezzi atteso che coincide con quello effettivo P0
N (P ² = P O )
Tali determinano i livelli di equilibrio del salario monetario (wo) e dell’occupazione (N0) come i valori di piena occupazione ai quali è associato un tasso di disoccupazione naturale (uN).
N t (P~ )
Nt (PO )
Nt (PP )
N [a] : riproduzione del grafico [e]
Manuela M. Tontini
AS
Y [d] : funzione di offerta aggr. AS
Nel grafico [a] si assume che il livello del prezzi atteso sia P0 , a ogni livello dei prezzi effettivo corrisponde un diverso equilibrio di mercato del lavoro. I livelli di occupazione associati a questi differenti equilibri si traducino in differenti livelli di prodotto nel grafico [b]. Associando ciascuno dei livelli dei prezzi inizialmete ipotizzati al livello di prodotto che esso genera, mediante il grafico [c] di traferimento, si può tracciare la curva di offerta aggregata AS.
potenziale Y0 associato all’equilibrio di pieno impiego determinato nel mercato del lavoro. AD ∩ AS Livello dei prezzi di equilibrio di piena occupazione P0 in corrispondenza del livello di produzione Y0 (grafico [d])
Y La curva AS mostra come la quantità di prodotto offerta, che massimizza i profitti delle imprese e l’utilità degli operatori, varia al variare del livello generale dei prezzi, assumendo costante il livello dei prezzi atteso (P0). - Aumento dei livello dei prezzi atteso --> spostamento della AS a sinistra; - Riduzione del livello dei prezzi atteso --> spostamento della AS a destra.
Y y0
y0 [c]
[b]
45°
N
N0
Equilibrio di pieno impiego e curva di offerta verticale, il caso
N (P ² = PP )
w
Le variabili PRODOTTO, SALARIO MONETARIO e OCCUPAZIONE assumono i valori di equilibrio di pieno impiego quando livello dei prezzi effettivo = livello dei prezzi atteso. Ipotizzando perfetta informazione: i lavoratori conoscono il livello dei prezzi effettivo quindi il salario reale atteso coinciderà con quello effettivo. In corrispondenza di ogni variazione del livello dei prezzi i salari monetari contratti da lavoratori e imprese varieranno nella stessa proporzione, lasciando inalterato il salario reale, il livello di occupazione e di produzione. Curva AS perfettamente verticale che coincide col livello di produzione
P
N (P ² = PO )
w1
neoclassico
N
Y0
AS
P1
[a]
[d]
w0
AD
P2 Nt (PO )
N t (PP )
N N0
Y Y0
Nel grafico [a] l’occupazione N0 determina, attraverso la funzione di produzione, il livello di produzione Y0 nel grafico [b].
Manuela M. Tontini
•
Variazione dei prezzi, equilibrio macroeconomico e Real Balance Effect: il contributo di Pigou-Patinkin
Pigou esiste la possibilità che il sistema economico ritorni sempre ad un livello di piena occupazione, in presenza di perfetta flessibilità del livello assoluto dei prezzi. In base all’EFFETTO PIGOU vi è sempre la possibilità che il livello generale dei prezzi cada di tanto da far crescere il valore reale delle scorte monetarie sopra quello desiderato, nella misura necessaria a suscitare l’aumento della spesa capace di assicurare la piena occupazione. L’effetto implica la relazione inversa tra domanda globale e livello dei prezzi.
Equilibrio di disoccupazione, rigidità salariale e curva di
offerta orizzontale, il caso keynesiano Keynes assume che: – il salario nominale sia rigido verso il basso anche in presenza di disoccupazione; – la domanda di lavoro sia determinata dall’andamento della produttività marginale del lavoro; – i lavoratori siano soggetti all’illusione monetaria – l’offerta di lavoro sia funzione del salario monetario. S
W/P
N (P0)
Patinkin generalizza l’effetto Pigou ponendolo al centro del suo modello e lo denomina “effetto saldi monetari reali”. Nelle condizioni ipotizzate di flessibilità dei prezzi e dei salari monetari, nonché di perfetta informazione degli agenti, se varia l’offerta di moneta si ha un aumento del valore reale delle scorte monetarie (real balance effect) prodotto da un aumento della quantità nominale della moneta e non dalla riduzione del livello generale dei prezzi come nel caso dell’effetto Pigou originario. Eccedenza del valore reale delle scorte monetarie rispetto alla quantità desiderata aumento della domanda dei consumi incremento dei prezzi che continua fino a quando il valore reale delle scorte monetarie non ritorna al livello desiderato. E’ una riaffermazione della neutralità della moneta pur in presenza di un superamento della dicotomia tra fenomeni monetari e reali.
[e] NS(P0)
W0/P0 W0/P1
d
N =f(W/P) N0
N*
Sebbene il salario monetario non possa essere ridotto, aumenterà quando tutti quelli disposti a lavorare a w0 saranno impiegati e si desidererà assumere lavoratori addizionali. La curva di offerta del lavoro si spiega bruscamente verso l’alto quando si raggiunge N*.
N
(N*−N0) misura la disoccupazione involontaria.
La piena occupazione può avvenire solo attraverso una diminuzione dei salari reali, risultante da un aumento della domanda aggregata e del livello dei prezzi. Riduzioni salariali in termini monetari lasciano invariati il livello di occupazione e il salario reale. Il livello di occupazione N0 è il c.d. equilibrio di sottoccupazione.
Manuela M. Tontini
Funzione di offerta aggregata nel mercato del lavoro keynesiano: Y
Y
Y* Y1
[c]
[b]
45° N1
N
N*
Y1
S
W/P
P
N (P0)
[a]
N
Y*
[d] A
B
AS
P0 Nt (W/P)
N1
N*
N
AD Y1
Y*
Y
I salari nominali (w0) e il livello generale dei prezzi (P0) si ipotizzano fissi. Nel grafico [a] (riproduzione di [e]) la funzione di domanda del lavoro interseca quella di offerta (punto A) al livello di occupazione N1 , che corrisponde al livello di produzione Y1 nel grafico [b]. Ripetendo il ragionamento per ogni livello di occupazione (tra zero e N*) si ottiene la funzione di offerta aggregata AS orizzontale. Il livello di produzione e occupazione saranno determinati in modo univoco dal livello della domanda aggregata (essento fissi w0 e P0). Manuela M. Tontini
CAPITOLO DODICESIMO
ottenere tassi di interesse reali negativi, possibilità che è utile nel caso di recessione del sistema economico.
La condotta della politica monetaria. Agenti e strategie. Inflazione e tasso di interesse reale: effetti del breve e nel lungo periodo BREVE PERIODO: la politica monetaria influisce sia sul livello sia sulla composizione della produzione. (Es. Aumenta l’offerta di moneta --> si riducono i tassi di interesse --> aumenta la domanda di beni e la produzione).
In definitiva UNA ECONOMIA CON UN MAGGIOR TASSO MEDIO DI INFLAZIONE HA Più MARGINE DI MANOVRA NELL’USO DELLA POLITICA MONETARIA PER COMBATTERE UNA RECESSIONE.
Credibilità della politica monetaria, i suoi effetti
LUNGO PERIODO: la politica monetaria si rivela neutrale (variazioni della quantità di moneta in circolazione generano solo un aumento proporzionale dei prezzi).
Se la Banca Centrale informa il pubblico dell’intenzione di perseguire una politica monetaria estremamente restrittiva finalizzata al perseguimento di un tasso di inflazione pari a zero, influisce sulle aspettative del pubblico.
Elevato tasso di inflazione elevati tassi di interesse nominali --> maggior costo-opportunità della moneta --> gli operatori riducono i loro saldi monetari e si recano più spesso nelle banche per prelevare.
Ipotesi:
Ulteriore fattore di costo dell’inflazione deriva dall’illusione monetaria = gli operatori commettono errori sistematici nel distinguere tra grandezze nominali e reali.
B
(∆P/P)0 (∆P/P)1
C uN
L’INFLAZIONE INDUCE GLI AGENTI ECONOMICI A PRENDERE DECISIONI SBAGLIATE.
u
u1 e
(∆P/P) =0
Tuttavia esistono anche dei benefici associati alla inflazione: > la creazione di moneta è uno dei modi in cui il Governo può finanziare la sua spesa (emettendo titoli e spendendone il ricavo) in alternativa al prestito presso il pubblico o all’introduzione di nuove imposte. I ricavi dalla creazione della moneta sono detti signoraggio. > un tasso di inflazione positivo consente alle autorità monetarie di
L’economia si trova in B sulla curva di Phillis (il tasso di inflazione atteso coincide con quello effettivo). Quando la Banca attua le decisioni annunciate la curva di Phillis si sposta verso il basso: il tasso di disoccupazione non eccede il suo livello naturale e il tasso di inflazione risulta pari a zero.
∆P/P
e
(∆P/P) =(∆P/P)
0
In generale: LE ASPETTATIVE INFLAZIONISTICHE SONO BASATE SU Ciò CHE LA BANCA CENTRALE FARA’ IN FUTURO e non sull’andamento passato del tasso di inflazione. Se l’annuncio della Banca è credibile, lavoratori e imprenditori fissano i salari nominali del periodo successivo in modo tale da garantire il pieno impiego delle forze di lavoro.
Manuela M. Tontini
Indipendenza della Banca Centrale, consenso e democrazia La Banca Centrale può prendere decisioni rilevanti in relativa autonomia problema di deficit di democrazia. Distinzione: Democrazia maggioritaria Ogni decisione politica deve dipendere direttamente dalle scelte dei membri elettivi. Gli organi elettivi, anche ove deleghino a un agente a svolgere determinate funzioni, devono esercitare un controllo continuo sull’operato di questo.
-
Democrazia rappresentativa Dalla concezione liberale della democrazia viene l’esigenza di sottrarre alcune funzioni alla logica maggioritaria e agli organi elettivi, per attribuirli a istituzioni terze estranee alla competizione politica.
Le bance centrali, per svolgere al meglio il delicato compito istituzionale di tutela del potere d’acquisto della moneta, devono in una certa misura essere ISOLATE DALLE DINAMICHE DELLA LOTTA POLITICA. Devono rendere conto al Parlamento (con rendimenti periodici) circa la assoluzione del mandato fiduciario affidatogli dalla costituzione o da quadri normativi analoghi.
Manuela M. Tontini
CAPITOLO TREDICESIMO
Bilancia dei pagamenti, equilibrio macroeconomico e tassi di cambio. Modalità fondamentali attraverso le quali ogni sistema economico nazionale è connesso a resto del mondo: – il commercio di beni e servizi --> Parte della produzione di un paese è esportata in altri paesi e parte dei beni consumati o investiti in patria è prodotta all’estero e importata. Le variazioni dei prezzi che si registrano nei vari Paesi hanno delle rilevanti ripercussioni sull’andamento delle esportazioni e delle importazioni.
TASSO DI CAMBIO = prezzo delle divise estere espresso in euro (o prezzo dell’euro in termini di divise estere). esempio --> - Il tasso di cambio scende: l’euro viene a valere di più rispetto al dollaro, si sta apprezzando o rivalutando nei confronti del dollaro. DEFLUSSO DI CAPITALI = insieme di fenomeni quali: acquisto nazionale di titoli esteri, prestiti italiani all’estero, investimenti italiani all’estero, capitali italiani che “emigrano” verso banche estere. Tali fenomeni hanno due caratteristiche comuni: - si traducono in domanda di divise estere - non riguardano scambi che abbiano ad oggetto beni o servizi. DOMANDA COMPLESSIVA DI DIVISE ESTERE = Importazioni + Deflusso di capitali
– la finanza --> I residenti in Italia possono detenere attività in patria o all’estero. Spostandole da un Paese all’altro, gli investitori collegano i mercati finanziari a livello internazionale. In tal modo essi influiscono sul reddito, sui tassi di cambio e sulla capacità della politica monetaria di incidere sui tassi di interesse.
AFFLUSSO DI CAPITALI = comprende acquisto estero di titoli italiani, investimenti esteri in Italia, prestiti esteri all’Italia, capitali esteri che affluiscono verso banche italiane. OFFERTA COMPLESSIVA DI DIVISE ESTERE = Esportazioni + Afflusso di capitali
Bilancia dei Pagamenti e tassi di cambio BILANCIA DEI PAGAMENTI = mercato delle divise estere cioè delle monete usate per gli scambi internazionali. Esiste perché nei vari paesi circolano monete diverse. I suoi elementi costitutivi sono la domanda, l’offerta e il prezzo delle divise (o valute) estere.
EQULIBRIO DELLA BILANCIA DEI PAGAMENTI DOMANDA COMPLESSIVA DI DIVISE ESTERE = OFFERTA COMPLESSIVA DI DIVISE ESTERE ¶ (esportazioni) + afflussi di capitali = j (importazioni) + deflussi di capitali
Manuela M. Tontini
PAREGGIO DELLA BILANCIA DEI PAGAMENTI UGUINZATRDOMANA E OFFRTA DI DIVISE ESTERE REALIZZATA GRAZIE ALL’ACQUISTO O VENDITA DI DIVISE ESTERE DA PARTE DELLA BANCA CENTRALEEccesso di domanda di divise estere = deficit di Bilancia dei Pagamenti. La BCE (Banca Centrale Europea) per evitare la svalutazione dell’euro deve vendere divise estere al mercato attingendo dalle Riserve Ufficiali (scorte di valuta estera). Sommando la sua offerta di divise estere all’offerta di mercato ottiene l’uguaglianza tra domanda e offerta. L’equilibrio può durare indefinitamente, il pareggio no perché le riserve di divise estere tendono ad esaurirsi.
Tassi di cambio fissi e flessibili •
Se la Banca Centrale vuole impedire le variazioni di cambio: a) Colma il deficit con una vendita netta di divise estere attingendo dalle riserve ufficiali che quindi si rducono. Ritira moneta nazionale dalla circolazione operando cioè una distruzione di base monetaria. b) Effettua un acquisto netto di divise estere, ottenendo un accumulo di riserve ufficiali. Immette liquidità nel sistema attraverso il canale estero. E’ la Bilancia dei Pagamenti a indicare in quale misura le Banche centrali debbano intervenire sul mercato dei cambi. La Banca Centrale interviene, finchè possiede le riserve necessarie, per assicurare la stabilità del tasso di cambio. Prima di arrivare ad esaurire le riserve è probabile che proceda a svalutare la moneta. Per gli operatori esteri la moneta svalutata costa meno, per i residenti acquistare valuta estera costerà di più.
Sistema di TASSI DI CAMBIO FISSI •
le banche centrali sono pronte ad acquistare o vendere valute a un prezzo fisso. Perché il tasso di cambio psso rimanere invariato, domanda e offerta di divise estere devono essere uguali. a) Deficit della Bilancia dei Pagamenti = SVALUTAZIONE della moneta nazionale. Stimola le esportazioni e scoraggia le importazioni, ciò riporta verso l’equilibrio. b) Surplus di Biancia dei Pagamenti = RIVALUTAZIONE della moneta nazionale. Fa diminuire le esportazioni e aumentare le importazioni, ciò riporta verso l’equilibrio.
Sistema di TASSI DI CAMBIO FLESSIBILI
le banche centrali si astengono dall’intervento sui mercati e lasciano che il tasso di cambio si adegui in modo da equilibrare domanda e offerta di valuta estera. – Sistema caratterizzato da fluttuazione “pulita”: le banche centrali si astengono completamente dall’intervento. – Sistema caratterizzato da fluttuazione “sporca” o manovrata: le banche centrali intervengono per acquistare e vendere valute estere nel tentativo di influire sui tassi di cambio.
Manuela M. Tontini
Equilibrio macroeconomico, bilancia commerciale ed
Bilancia dei Pagamenti e flussi capitali
esportazioni nette
Oggi nella maggior parte dei Paesi industrializzati non esistono restrizioni alla possibilità di detenere attività finanziarie all’estero --> elevato grado di INTEGRAZIONE DEI MERCATI FINANZIARI E DEI CAPITALI.
Inseriamo il commercio estero nel modello IS-LM. Supponiamo che sia dato il livello dei prezzi sia all’interno sia all’estero e che l’offerta si adegui alla domanda aggregata. Modificazione della curva IS --> una quota della spesa nazionale è destinata alle importazioni e la domanda di prodotti nazionali comprende anche le esportazioni. Spesa in beni nazionali = (* + + + 2) + (8 − 9) = (* + + + 2) + 8 X = ammontare delle esportazioni M = ammontare delle importazioni (X − M = ¶©) = esportazioni nette Dipendono dal nostro reddito nazionale (Y) e dal reddito dei Paesi stranieri (Y· ). - Aumenta Y· --> aumento delle esportazioni italiane, miglioramento della bilancia commerciale del nostro paese. - Diminuisce Y· --> riduzione delle esportazioni nette.
Funzione delle esportazioni nette: 8 = 8 ¸ , − 9( , ) = 8( , ¸ , ) dove Y· è da considerarsi dato mentre Y dipende dall’andamento interno del sistema economico.
Ipotesi: perfetta mobilità dei capitali a livello internazionale I tassi di interesse di un Paese non possono allontanarsi troppo da quelli del resto del mondo senza determinare flussi di capitali, che tendono a riportare i rendimenti al livello mondiale. Una diminuzione relativa dei tassi di interesse (= calo di tassi nazionali rispetto a quelli esteri) tenderà a peggiorare la Bilancia dei Pagamenti, a causa del deflusso di capitali derivante dalla concessione di prestiti all’estero da parte dei residenti. Ipotizzando prezzi interni ed esterni fissi, domanda d’esportazioni data e tasso d’interesse mondiale definito anch’esso --> Bilancia dei Pagamenti: ¹q = 8 , ¸ , + *º( − ¸ ) dove CF sono i flussi netti di capitali che dipendono da differenziale fra i tassi di interesse. Ne segue: quando cresce il reddito, anche il minimo aumento dei tassi di interesse e sufficiente a mantenere la BP complessivamente in equilibrio. Il disavanzo commerciale sarebbe infatti finanziato dall’afflusso di capitali. Si ha equilibrio esterno quando il saldo della BP è vicino allo zero. In caso contrario vorrebbe dire che la Banca Centrale sta riducendo le proprie riserve oppure le sta aumentando. i i·
Manuela M. Tontini
BP=0
Y
Minore è la mobilità dei capitali, maggiore è il margine di manovra per la Banca Centrale di variare i tassi di interesse rispetto a quelli vigenti sui mercati internazionali.
Solo quando i tassi d’interesse interni sono alla stesso livello di quelli esterni (i = i· ) allora si può verificare l’equilibrio esterno. La retta BP è orizzontale al livello dei tassi di interesse mondiali: - punti sopra la retta = avanzo - punti sotto la retta = disavanzo Se la mobilità dei movimenti capitali finanziari non fosse perfetta, la curva BP avrebbe andamento crescente.
Reddito nazionale, mobilità dei capitali e tassi di cambio fissi,
Solo quando i tassi di interesse interni sono allo stesso livello di quelli esterni (i = i· ) il Paese può registrare l’equililibrio della Bilancia dei Pagamenti. Per qualsiasi altro tasso di interesse la BdP non può essere in equilibrio quindi la Banca Centrale deve intervenire per mantenere la stabilità del tasso di cambio. Questo intervento fa spostale la LM
B
LM
il modello Mundell-Fleming
LM ’
E
Modello Mundell-Fleming = ANALISI CHE ESTENDE IL MODELLO IS-LM STANDARD ALL’ECONOMIA APERTA, IN CONDIZIONI DI PERFETTA MOBILITA’. E’ strumento per comprendere in che modo agiscono le politiche economiche in condizioni di elevata mobilità dei capitali.
BP=0 E ’ IS
"
In regime di perfetta mobilità dei capitali e tassi di cambio fissi un Paese non può perseguire una politica monetaria indipendente. I tassi di interesse non possono allontanarsi dal livello prevalente sul mercato mondiale. La Banca Centrale assume l’impegno a sostenere un tasso di cambio fisso, in tale reigme l’offerta di moneta è quindi legata alla Bilancia dei Pagamenti: > avanzo della BdP comporta espansione monetaria; > disavanzo della BdP comporta contrazione monetaria. L’impegno a mantenere un tasso di cambio fisso fa se che l’offerta di moneta sia endogena.
Espansione monetaria dal punto E La LM si sposta in basso a destra e l’economia passa da E in E’. Nel punto E’ sia ha ampio disavanzo della BdP quindi la Banca Centrale interviene vendendo valuta estera e ricevendo in cambio moneta nazionale: l’offerta di moneta nazionale diminuisce. LM si sposta nuovamente verso l’alto a sinistra finché non è ripristinato il nuovo equilibrio iniziale in E.
POLITICA MONETARIA --> inefficace nella situazione in esame! POLITICA FISCALE --> la sua efficacia si riduce in presenza di una limitata mobilità dei capitali.
Manuela M. Tontini
Reddito nazionale, mobilità dei capitali e tassi di cambio
•
INCREMENTO DELLE ESPORTAZIONI
flassibili B
(Si ipotizzano fissi i prezzi interni ed esterni) La Banca Centrale non interviene sul mercato dei cambi quindi il saldo della Bilancia dei Pagamenti deve risultare pari a zero senza che quella intervenga.
E’ E
i=if
Disavanzo --> deve essere finanziato mediante entrate di capitali privati. Avanzo --> è bilanciato da flussi di capitali in uscita. La Banca Centrale ha libertà di azione nello stabilire l’offerta di moneta, che non è legata in alcun modo alla Bilancia dei Pagamenti. Il tasso di cambio è uno dei fattori che determinano la domanda aggregata, al suo variare quindi la curva IS si sposta: – deprezzamento del cambio --> migliora le esportazioni nette e fa spostare IS verso destra. – apprezzamento del tasso di cambio --> fa diminuire la domanda di prodotti nazionali e IS si sposta verso sinistra. Esiste un solo tasso di interesse al quale la BdP è in equilibrio ossia B = B» . > se il tasso di interesse interno (i) è superiore a quello estero (if): apprezzamento della moneta nazionale, i prodotti nazionali diventano relativamente più costosi e la domanda aggregata diminuisce, IS si sposta a sinistra. > se il tasso di interesse interno (i) è inferiore a quello estero (if): deprezzamento della moneta nazionale, aumento della domanda aggregata, la IS si sposta verso destra. i IS
IS
"
Nel punto E’ il mercato dei beni e quello monetario raggiungono l’equilibrio ma non è in equilibrio la BdP. In realtà l’economia non raggiunge mai il punto E’ ma il suo tendere a quella direzione determina un apprezzamento del tasso di cambio che riporta il sistema verso l’equilibrio iniziale. L’espansione del volume delle esportazioni non ha effetto duraturo sul prodotto d’equilibrio.
•
ESPANSIONE FISCALE
Una riduzione delle imposte o aumento della spesa pubblica darebbero luogo a un’espansione della domanda, con un meccanismo analogo a quello innescato da un aumento delle esportazioni. Le perturbazioni reali della domanda non influiscono sul prodotto d’equilibrio.
apprezzamento
i=if
IS’
Partendo dall’equilibrio iniziale (E), l’aumento della domanda estera implica un eccesso di domanda dei prodotti nazionali sull’offerta disponibile. E’ necessario un livello più elevato di produzione quindi IS si sposta verso destra (in IS’).
deprezzamento
Y Manuela M. Tontini
• B
VARIAZIONE DELL’OFFERTA DI MONETA IS ’
LM
E
E’’
IS
Partendo dal punto di equilibrio iniziale (E) aumenta l’offerta di moneta da parte della Banca Centrale. Per ripristinare l’equilibrio LM si sposta in basso a destra (in LM’).
LM ’
E’
" Nel punto E’ il mercato dei beni e quello monetario sono in equilibrio ma il tasso di interesse si trova sotto il livello mondiale. La conseguenza è il deprezzamento del tasso di cambio, che fa crescere la domanda di prodotti nazionali. La IS si sposta verso destra finchè il deprezzamento del cambio non abbia fatto salire la domanda e il prodotto al livello del punto E’’ ove si realizza l’equilibrio del mercato dei beni e di quello monetario, compatibile con il tasso di interesse mondiale. Una politica monetaria espansiva determina un aumento del prodotto e un deprezzamento del tasso di cambio.
Manuela M. Tontini
CAPITOLO QUINDICESIMO
Le spiegazioni della crescita economica nel lungo periodo.
Crescita economica nel lungo periodo, i termini del problema Nel lungo periodo, nella maggior parte dei sistemi economici, ha luogo un processo di crescita economica (= tendenza all’aumento progressivo della produzione e dell’occupazione). Il c.d. tasso di crescita del prodotto nazionale (o prodotto pro capite) misura l’aumento dell’offerta e delle varietà dei beni. Negli ultimi 100 anni nella maggior parte delle economie è fortemente aumentato tanto il PIL totale (prodotto interno lordo) quanto quello pro capite. Nonostante alcune battute di arresto, si da per scontata la tendenza alla crescita nel lungo periodo. Fonte dello sviluppo economico EVOLUZIONE TECNOLOGICA (= introduzione di innovazioni di prodotto e di processo che consente la realizzazione di continui aumenti della produzione e della produttività). Condizioni per raggiungere un grado elevato di sviluppo tecnologico: > esistenza di un contesto sociale e istituzionale che incoraggi la produzione continua di nuove conoscenze; > sforzo particolarmente robusto di accumulazione di capitale fisso.
Max Weber --> una delle chiavi per comprendere le origini della crescita economica moderna sta nel rapporto tra religione ed economia. L’economia capitalista fu adatta a svilupparsi in Paesi permeati di valori protestanti: il perseguimento del profitto, perché attività che rende onore a chi la pratica, le virtù della parsimonia e moderazione, necessarie ai fine della accumulazione di capitale.
TRATTI COMUNI NELLA MAGGIOR PARTE DELLE ECONOMIE IN CRESCITA: a) diminuzione dell’importanza del settore agricolo --> Nelle economie industrializzate la percentuale dei lavoratori occupati nell’agricoltura non supera il 5%. b) processo di urbanizzazione --> Concentrarsi della popolazione in aggregati relativamente ampi e densamente abitati, in ragione del declino dell’agricoltura.
IL PROCESSO DI SVILUPPO ECONOMICO è UN FENOMENO COMPLESSO RISULTANTE DALL’INTERRELAZIONE TRA PROGRESSO TECNICO, ACCUMULAZIONE DI CAPITALE, MODIFICAZIONI DELLA STRUTTURA PRODUTTIVA E DEL CONTESTO SOCIO-ISTITUZIONALE.
Simon Kuznets --> le origini della crescita economica moderna sono rintracciabili nella Rivoluzione industriale. A partire dalla fine del settecento, in Inghilterra, Stati Uniti, Germania e Italia il decollo della crescita economica moderna coincise con l’emergere del capitalismo come sistema economico dominante.
Manuela M. Tontini
Crescita endogena, il ruolo del capitale umano
Crescita endogena ed esternalità, il ruolo della conoscenza
Modello proposto da Lucas (1988): considera tra i fattori della prduzione il CAPITALE UMANO (insieme delle conoscenze, abilità e capacità possedute dai lavoratori). Tale è un fattore produttivo specifico della singola impresa. Funzione di produzione aggregata: = 4º( , , ¼) dove K = capitale fisico, N = manodopera, H = capitale umano. Il CAPITALE UMANO è dato dalla carriera scolastica, dall’addestramento e dall’esperienza professionale acquisita dagli individui. Accrescere il proprio bagaglio in termini di capitale umano significa sostenere dei costi, che si ipotizzano saranno inferiori ai benefici. In questo modello l’investimento in capitale umano è alternativo rispetto allo svolgimento di una attività lavorativa. La FUNZIONE DI PRODUZIONE DI CAPITALE UMANO presenta una PRODUTTIVITA’ MARGINALE CRESCENTE a parità di tempo impiegato nella formazione, l’incremento al margine risulta superiore per gli individui con un livello di capitale umano maggiore. E’ questa l’ipotesi alla base della non esauribilità del processo di crescita.
Approccio proposto da Romer: basato sulla costatazione che la crescita endogena è alimentata dall’accumulazione di CONOSCENZA. Tale modello utilizza il concetto di acquisizione di conoscenze mediante l’esperienza l’apprendimento relativo alla singola impresa si diffonderà in larga misura alle altre imprese per imitazione. La FUNZIONE DI PRODUZIONE (dell’intero sistema economico) presenta RENDIMENTI CRESCENTI: = º( , , ¼) dove H è l’ammontare di conoscenza complessivamente a disposizione di tutti gli agenti economici. ¼ = ¿À dove h è il numero complessivo di imprese presenti nel sistema economico e Á è il rapporto capitale-lavoro della singola impresa. Il risultato dello sforzo innovativo del singolo imprenditore si traduce in patrimonio comune di tutta la collettività, appunto per imitazione. Quindi ogni impresa beneficia senza costi di questa esternalità, che è infatti assimilabile ad un fattore gratuito.
Il capitale unmano è un fattore NON PERFETTAMENTE MOBILE, non può essere venduto o acquistato sui mercati internazionali.
Manuela M. Tontini
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