riassunto banti età contemporanea dalla grande guerra ad oggi
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L'età contemporanea di Gabriella Galbiati Riassunto del testo "L'età contemporanea. Dalla grande guerra a oggi". Il testo affronta tutte le fasi del periodo storico che va dalla prima guerra mondiale fino ai giorni nostri.
Università degli Studi di Napoli - Federico II Sociologia Storia contemporanea Gabriella Gribuadi L'età contemporanea. Dalla grande guerra a oggi. Autore del libro: Alberto Mario Banti Editore: Laterza Anno pubblicazione: 2009 Università: Facoltà: Esame: Docente: Titolo del libro:
Gabriella Galbiati
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1. Lo scoppio della prima Guerra Mondiale Il motivo scatenante della guerra è l’assassinio dell’arciduca austriaco Francesco Ferdinando, avvenuto a Sarajevo il 28 giugno 1914 per mano di un nazionalista serbo. Un mese più tardi l’Austria - Ungheria attacca la Serbia, ritenuta corresponsabile dell’attacco e che aveva rifiutato le condizioni del loro ultimatum. A questo punto si mette in moto il sistema di alleanze internazionali. Infatti, la Germania si schiera a fianco dell’Austria - Ungheria (Triplice Alleanza), mentre Russia, Francia e Inghilterra (Triplice Intesa) entrano in guerra al fianco della Serbia. Nel novembre del 1914 l’Impero Ottomano (dominio dei Turchi nei territori balcanici, vicino-orientali e nordafricani) entra in guerra come alleato di Austria - Ungheria e Germania, soprattutto per attaccare la Russia e riconquistare le terre dell’area caucasica. Tra il 1915 e il 1917, entreranno in guerra anche Italia, Portogallo, Romania, Grecia e USA, tutti a fianco dell’Intesa, mentre la Bulgaria a fianco degli Imperi Centrali nel 1915. Ciò che stupisce è che quando scoppia la guerra nell’estate del 1914, tutti i paesi ne sono entusiasti. In molte città la gente scende per strada per festeggiare e alcuni intellettuali, come il poeta Rilke, Marinetti, il giovane Gandhi e Freud, inneggiano alla guerra e al patriottismo. Solo il Partito socialista serbo e il Partito socialdemocratico russo si dichiarano a sfavore. Col passare dei mesi, però, appare chiara la brutalità della guerra con i suoi milioni di morti e feriti. Vengono meno sia l’ideale cavalleresco che l’idea di una guerra lampo e di movimento con rapidi spostamenti di truppe e veloci attacchi di sfondamento. Infatti, gli eserciti contrapposti si equivalgono e nessuno riesce a sfondare le linee avversarie. I combattenti si fronteggiano scavando trincee nel terreno, fosse lunghe per decine e decine di chilometri, articolate e fortificate, attrezzate con gli ultimi ritrovati della tecnica, come il filo spinato, e protette da armi sofisticate come i fucili a ripetizione, ripetizione, le mitragliatrici, le granate e le bombe a mano. Oltre a queste, bisogna aggiungere gli aerei da combattimento e i gas asfissianti. Quest’ultimi furono sperimentati per la prima volta dai tedeschi in Belgio nel 1915. Rapidamente vengono messe a punto le maschere antigas. Provare ad attraversare e sfondare le trincee nemiche porta alla morte sicura. Restare nella propria trincea, invece, significa sfidare topi, pulci, polvere, fango, l’odore della carne in putrefazione e stare in condizioni igieniche impossibili. Per questo, fu necessaria una propaganda ufficiale che motivasse a combattere per la difesa delle proprie famiglie, delle proprie case e della propria nazione. Per stimolare maggiormente i soldati, fu attuata anche la tecnica della degradazione dell’immagine del nemico, come colui che è capace di compiere ogni genere di atrocità e che va disprezzato e annullato. Non si sa, però, se tutte le atrocità denunciate siano state commesse davvero oppure dichiarate per rendere più agitati gli animi, anche se è accertato che i soldati che occupavano i territori stranieri compirono aggressioni e maltrattamenti maltrattamenti contro i civili. Tra le conseguenze immediate della guerra, fu stabilito che le donne fossero reclutate come forza lavoro, anche per impieghi che fin ad allora erano riservati agli uomini. Inoltre, i governi assunsero il coordinamento del sistema economico dei loro paesi, dirigendo le ordinazioni, controllando gli afflussi di materie prime e di fonti energetiche e regolando il mercato dei beni alimentari. Dal canto loro, le industrie belliche sono in rapida crescita, portando grandi profitti agli imprenditori.
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2. Le prime fasi della guerra (1914-15) Inizialmente gli stati sono convinti di concludere la guerra in poco tempo. L’iniziativa più importante parte dall’esercito tedesco, che occupa il Belgio, paese neutrale, per attraversare e attaccare la Francia. L’esercito tedesco arriva quasi a Parigi, facilitata dal fatto che la frontiera belga è scoperta poiché neutrale. La controffensiva francese, però, riesce a far ritirare i tedeschi. In poco tempo diventa chiaro che quella che si è pensato essere una guerra di movimento è una guerra di posizione, cioè di trincea. Nel frattempo, l’Italia, con il governo Salandra, aveva deciso di dichiararsi neutrale, nonostante nel 1882 avesse firmato il trattato di alleanza difensiva con la Triplice Alleanza. La ragione ufficiale è che tale alleanza è a carattere difensiva e non offensiva. In realtà, il governo è convinto di non ottenere le terre che gli spettano dall’Austria – Ungheria (Trieste e Trento), l’esercito non è pronto e la particolare conformazione geografica del paese la esporrebbe agli attacchi della Marina britannica, all’epoca la più potente del mondo. Nell’agosto del 1914, però, al Parlamento e tra l’opinione pubblica si comincia a dibattere sulla neutralità o un possibile intervento italiano in guerra. Tra i neutralisti, vi sono i cattolici, con a capo il papa Benedetto XV, i liberali, tra cui Giovanni Giolitti, e i socialisti. Tra quest’ultimi, l’allora direttore dell’Avanti Benito Mussolini che con un articolo si dichiara interventista. Per questo viene cacciato dal partito e fonderà il nuovo giornale il Popolo d’Italia. Tra gli interventisti, troviamo Gabriele D’Annunzio, i nazionalisti, i democratici, gli ex socialisti o anarchici o sindacalisti e in seguito anche il presidente Salandra e il ministro degli esteri Sidney Sonnino. Infatti, nell’autunno del 1914 vengono avviate trattative segrete bilaterali con entrambe le parti non solo per far guadagnare tempo alla preparazione dell’esercito dell’esercito ma per constatare chi promette di più. L’offerta migliore arriva dalla Triplice Intesa e comprende Trieste e Trento, il Tirolo fino al Brennero, il protettorato sull’Albania, la Dalmazia e l’Istria, con l’eccezione della città di Fiume. Così viene firmato nel 1915 il patto di Londra. L’Italia così dichiara guerra all’Austria – Ungheria. Nel 1916 gli austroungarici organizzano una spedizione punitiva nel Trentino, perché l’Italia non ha rispettato il patto della Triplice Alleanza. L’esercito italiano è costretto ad arretrare, pur riuscendo a bloccare l’attacco, e Salandra decide definitivamente di dimettersi. Una situazione analoga accade con l’offensiva scatenata dai tedeschi contro la piazzaforte di Verdun nel 1916. L’operazione ha come come unico risultato un terribile terribile massacro. Così gli inglesi inglesi e i francesi tentano un contrattacco sulle Somme. Anche questa battaglia non porterà a risultati e il costo delle vite umane sarà altissimo soprattutto per gli inglesi. Nel frattempo i tedeschi riescono a sconfiggere i russi, occupando la Polonia e l’esercito austro-ungarico occupa la Serbia.
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3. L'intervento degli Usa in guerra Ma un evento tragico farà cambiare la rotta del conflitto. Dal 1915 i tedeschi usano i sottomarini contro le navi mercantili dirette in Gran Bretagna. Poco dopo un sottomarino tedesco affonda il transatlantico inglese Lusitania, che trasportava alcuni civili statunitensi. L’azione suscita le proteste del governo americano che decide di entrare in guerra a fianco dell’Intesa. La partecipazione degli Stati Uniti è dovuta anche a motivi di interesse economico visto che le esportazioni verso Regno Unito e Francia si sono quadruplicate e che le banche nordamericane hanno concesso enormi quantità di prestiti ai governi inglese e francese. L’esercito americano fu organizzato sulla base di una circoscrizione obbligatoria, perché si presentarono un numero esiguo di volontari, ed entrò nei campi di battaglia solo nella primavera del 1918. Intanto la Russia, inseguito alla seconda rivoluzione del 1918, si proclama Repubblica Socialista e firma un trattato di pace separato con la Germania. Gli austro-ungarici, invece, tentano uno sfondamento del fronte italiano con l’assalto del villaggio di Caporetto nel Friuli nel 1917 e riescono ad avanzare. Il fronte italiano è così costretto alla ritirata, finché non riesce ad organizzarsi sul fiume Piave e l’avanzata austro-ungarica viene fermata. Intanto l’arrivo dei soldati americani da nuova linfa al conflitto. Nel 1918 i francesi costringono alla resa i bulgari e gli inglesi piegano gli ottomani. L’esercito italiano travolge gli austrotedeschi, sconfitti nella battaglia di Vittorio Veneto. L’Austria chiede l’armistizio, che viene firmato con i rappresentanti italiani. Il 9 novembre 1918 a Berlino scoppia una rivoluzione, per cui l’imperatore Guglielmo II è costretto a fuggire e viene proclamata la Repubblica democratica. Anche la Germania firma l’armistizio. È la fine della guerra. Le prime conseguenze della I guerra mondiale
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4. I 14 punti di Wilson
I presupposti per un nuovo assetto europeo vengono designati dal presidente americano Wilson, che ha stilato 14 punti. Tra essi, si ricorda la libertà di navigazione, la rinuncia alla diplomazia segreta, l’autodeterminazione dei popoli e la creazione di un organismo internazionale che sovraintenda questi principi ed eviti i conflitti internazionali, ovvero la Società delle Nazioni. Questa verrà costituita nel 1920, con sede a Ginevra. Gli stati aderenti si impegnano a rispettare l’integrità territoriale e l’indipendenza politica degli altri stati membri. Chi non rispetta tali condizioni, dovrà pagare sanzioni economiche. Gli Stati Uniti, però, all’ultimo minuto decisero di non entrarvi a far parte perché volevano mantenere l’autonomia rispetto ai paesi europei. Wilson auspicava anche una pace senza vinti e vincitori. Ciò non fu possibile perché Francia e Inghilterra volevano punire la Germania. Le prime conseguenze della fine della guerra furono: il crollo dell’Impero austro-ungarico, dovuto alle ribellioni degli attivisti cechi e slovacchi, che dichiarano la loro indipendenza; poco dopo furono seguiti dai polacchi e dagli ungheresi; anche l’Impero ottomano crolla a causa delle sconfitte contro l’Inghilterra e l’azione delle truppe greche. Intanto nel gennaio del 1919 si apre a Versailles la conferenza di pace per il riassetto internazionale. Le condizioni di pace imposte alla Repubblica tedesca sono pesantissime. La Germania, considerata la principale responsabile della guerra, deve restituire l’Alsazia e la Lorena alla Francia; dare le colonie a Inghilterra, Francia e Giappone; pagare i danni del conflitto alle potenze vincitrici; rinunciare alla flotta e smilitarizzare il Reno. Fu poi riconosciuta ufficialmente la Repubblica d’Austria, la Repubblica ungherese, il Regno di Jugoslavia, il Regno di Romania e la Repubblica Cecoslovacchia.
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5. L'autonomia dell'Irlanda L’Italia, invece, ottiene Trieste e Trento, l’Istria ma non la Dalmazia. Un altro evento determinato collegato alla Grande Guerra fu la questione irlandese. Nel 1914 il Parlamento del Regno Unito approva una legge che riconosce la Home Rule (l’autonomia) dell’Irlanda, tranne l’Ulster, una regione nordoccidentale, che vuole restare nel Regno Unito. A causa dello scoppio della guerra, l’applicazione della legge viene rimandata. Molti irlandesi però si arruolano volontari. Ci sono comunque gruppi di irlandesi nazionalisti che vedono nella guerra la possibilità di conquistare la piena indipendenza. Così il lunedì di Pasqua del 1916 scoppia una rivolta a Dublino e viene proclamata la Repubblica. L’esercito britannico riesce però a sopprimere la rivolta e molto irlandesi vengono giustiziati. La popolazione irlandese non si arrende e si ravvivano sentimenti di nazionalismo. Anche la Chiesa cattolica irlandese da il suo sostegno alla lotta. Da qui si ha l’organizzazione dell’Irish Republican Army (IRA) contro le forze britanniche. Nel 1921 si arriva alla firma del trattato anglo-irlandese che fonda lo Stato libero d’Irlanda, ovvero uno Stato autonomo che fa parte dell’Impero britannico, che riconosce come monarca il sovrano inglese e che deve mantenere rapporti privilegiati con l’Impero sia dal punto di vista commerciale che di politica estera. Queste clausole provocano una spaccatura in Irlanda tra chi è favorevole al trattato e chi pensa che sia un tradimento agli ideali repubblicani. Così nel 1922 comincia una guerra civile, che si conclude nel 1923 con la morte di molti repubblicani oltranzisti, tra cui il politico Micheal Collins.
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6. La Russia rivoluzionaria - 1916/17 La Russia è il paese che denuncia il massimo di perdite umane perché i capi dell’esercito si sono preoccupati poco di mandare i propri soldati allo sbaraglio e perché sono dotati di pessimi armamenti. Inoltre nel 1916 si registra una cattiva annata agricola per cui i prezzi dei beni alimentari erano alle stelle. All’inizio della guerra lo zar Nicola II decide di cambiare il nome di San Pietroburgo, capitale russa, in Pietrogrado. La città ospita i palazzi del governo, la Duma (il Parlamento russo) e diverse industrie. Ma dall’inizio del 1917 gli operai sono in agitazione. A loro si aggiungono le donne che scendono in piazza per rivendicare i loro diritti. Soltanto verso la fine di febbraio il governo sollecita lo zar ad un intervento attraverso i soldati. Però la maggior parte di loro ammutina e si unisce alla folla, a cui distribuisce le armi. A questo punto, a Nicola II viene chiesto di abdicare e la Russia diventa una repubblica. Si forma un governo di coalizione, formato da rappresentanti di diversi partiti, che ha il compito di prendere una decisione sulla guerra. Ma il governo decide che il paese manterrà fede ai suoi impegni. Non è ciò che si aspettava il popolo, la cui insoddisfazione viene raccolta dai soviet. Si tratta di comitati di operai e operaie unite nella richiesta della fine della guerra. Il soviet di Pietrogrado è quello più importante ed è guidato dai dirigenti socialisti menscevichi (minoritari), mentre i bolscevichi (maggioritari) hanno una debole influenza. Tale soviet ha però preso il controllo delle poste, dei telegrafi e delle forze armate ribelli. Per questo, il governo provvisorio deve essere sempre pronto a dialogare con i soviet per qualsiasi questione. Intanto torna dall’esilio in Svizzera Lenin. Quest’ultimo vi era andato volontariamente per non essere controllato più dalla polizia russa perché svolgeva attività di propaganda rivoluzionaria e faceva parte del Partito socialdemocratico operaio russo. Dopo poco il suo arrivo in patria pubblica le Tesi d’Aprile, un programma che prevede il rovesciamento del governo provvisorio, il trasferimento del potere ai soviet, l’uscita della Russia dalla guerra e la nazionalizzazione di tutte le proprietà terriere. Lenin, a capo dei bolscevichi, guadagna sempre più il favore del popolo e comincia ad organizzare una forza paramilitare bolscevica (le Guardie rosse).
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7. L'insurrezione bolscevica - 1917 Nell’ottobre del 1917, ha inizio così l’insurrezione bolscevica. I soldati filobolscevichi e le Guardie rosse occupano il Palazzo d’Inverno, dove ha sede il governo e ne arrestano i membri. I bolscevichi formano il governo, che si chiama Consiglio dei commissari del popolo. È presieduto da Lenin, Trotskij è il ministro degli Esteri e Stalin il ministro per le Questioni nazionali. Le intenzioni di Lenin sono quelle di trattare con gli Imperi centrali per una pace senza annessioni né indennizzi, confiscare le terre dei possidenti e della Chiesa per distribuirle alle famiglie contadine. Solo che quando viene eletta l’Assemblea Costituente non i bolscevichi ma i social - rivoluzionari moderati ottengono la maggioranza. Nel gennaio del 1918, forti del sostegno dell’esercito, i bolscevichi sciolgono con la forza l’Assemblea Costituente e pongono le premesse per un regime dittatoriale a partito unico. Nel marzo del 1918 viene siglato con la Germania il trattato a Brest-Litovsk, con condizioni durissime. Infatti, la Finlandia, le regioni baltiche, la Polonia e l’Ucraina vengono occupate dall’esercito tedesco. La nuova riorganizzazione territoriale pone Pietrogrado troppo vicino al nuovo confine e per questo Mosca diventa la nuova capitale. Sempre nel 1918 il Partito socialdemocratico operaio russo, per distinguersi dagli altri partiti socialisti, cambia nome in Partito comunista. Sembra che sia arrivata la pace ma non è così. Infatti nuovi gruppi armati, le Armate bianche, si stanno organizzando per ristabilire il potere dello zar. Comincia così la guerra civile. La reazione comunista è affidata a Trotskij, che riorganizza in poco tempo l’Armata Rossa. La disciplina interna è rigidissima è il reclutamento avviene in base alla circoscrizione e al volontariato, aperto anche alle donne. Vi sono poi commissari politici che controllano le operazioni e gli ufficiali sono sottoposti a ricatto: devono giurare fedeltà alla Rivoluzione essere efficienti altrimenti i loro familiari subiranno ritorsioni. Lo sforzo di Trotskij è efficace e alla fine del 1919 le Armate bianche vengono sconfitte. Nel 1920, il neo costituito Stato di Polonia attacca la Russia comunista, per ampliare i propri confini orientali. Anche se la Russia riesce a contenere l’attacco nel 1921 è costretta a cedere ampie parti della Bielorussia e dell’Ucraina. Nel mentre, il governo russo per far fronte a una situazione economia tragica è costretta a prendere seri provvedimenti. Innanzitutto i debiti con l’estero sono dichiarati nulli e le fabbriche sono espropriate e nazionalizzate. La loro gestione è affidata a comitati operai. Inoltre, già nel 1918 comincia il processo di espropriazione delle terre.
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8. Il dominio comunista in Russia A causa dello scoppio del conflitto con le Armate bianche, viene dichiarato lo stato di comunismo di guerra. Le Armate rosse sono autorizzate a requisire viveri e rifornimenti nelle campagne e la distribuzione dei beni alimentari è razionata e controllata da funzionari statali. A ogni famiglia sono distribuite tessere annonarie, che servono per ritirare i beni alimentari. Queste soluzioni però fanno nascere il mercato nero perché alcuni contadini e commercianti cercano di uscire dal circuito commerciale obbligato del comunismo di guerra per vendere la merce a prezzi più elevati. Il governo decide di intervenire con la mano dura e i colpevoli sono vittime di esecuzioni. Viene poi approvata una Costituzione che si discosta dal modello democratico. Il potere è attribuito ai soviet e il voto delle operaie e degli operai vale di più di quello di contadini e contadine. Nel 1918, inoltre, vengono messe a tacere tutti i partiti, ad eccezione di quello comunista. È l’adozione della tecnica del terrore rosso per distruggere e intimidire qualsiasi opposizione allo Stato sorto dalla rivoluzione. In seguito ad altre sommosse popolari, Lenin elabora la Nep (Nuova politica economica). La requisizione dei grani è abolita; al suo posto, i contadini sono tenuti a pagare un’imposta fissa in natura, cedendo una quota della produzione agli organismi statali; ciò che resta può essere venduto al mercato. Il sistema ravviva gli scambi e rifornisce i mercati urbani di beni alimentari. Ma provoca anche l’arricchimento di numerosi contadini che hanno aziende di medie dimensioni o degli imprenditori che vendono al mercato nero. Già nel 1922 lo Stato ha preso il nome di Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS), ovvero una federazione che ha bisogno di una nuova Costituzione. Il compito viene affidato al Congresso dei Soviet dell’Unione Nel 1922 Lenin viene colpito da un ictus ed è costretto a diminuire la sua attività politica. Morirà nel 1924. Dal 1922 sarà Stalin il segretario generale del Partito Comunista, per volere dello stesso Lenin. Cominciano comunque degli scontri per la presa del potere. Prima di tutto tra Stalin e Trotskij. Quest’ultimo è per la rivoluzione permanente da esportare nel resto d’Europa. Stalin, invece, è per il socialismo in un solo paese, perché sente di consolidare il processo rivoluzionario solo in Russia. Poiché la sua visione risulta più realistica, Trotskij perde posizione e nel 1929 verrà cacciato dall’Unione Sovietica. Trattamento analogo riceveranno tutti coloro che si oppongono alle decisioni di Stalin.
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9. Il dopo guerra dei paesi Europei
Per i governi europei lo sforzo economico per finanziare la guerra è stato enorme. Francia, Regno Unito e Italia soprattutto hanno contratto debiti pesanti con gli Stati Uniti per comprare armi e rifornimenti per gli eserciti. Inoltre i paesi europei coinvolti nella guerra hanno emesso grandi quantità di cartamoneta, al di là dei limiti consentiti dalle risorse auree, e ciò ha comportato una violentissima inflazione. Ovviamente in Germania l’impatto è stato maggiore. L’industria pesante (siderurgica, meccanica), che ha avuto ovunque un grande sviluppo sollecitato dalla richiesta di armi e attrezzature per gli eserciti, deve ora riconvertire le sue produzioni al contesto di pace. La riconversione comporta cambiamenti organizzativi, tecnici, tecnologici che, nell’immediato, provocano una diminuzione della produzione e di conseguenza un aumento della disoccupazione. Al tempo stesso, le imprese, per favorire la conversione delle linee produttive, cercano di contenere o anche di diminuire i salari operai. Ne consegue un incremento della conflittualità sindacale. Inoltre si pone il problema dei soldati, tornati dal fronte, che cercano lavoro. Negli anni di guerra i posti di lavoro rimasti vuoti per la loro partenza sono stati occupati dalle donne, che vengono rimandate a casa per far posto di nuovo agli uomini. La chiave della ripresa economica, che effettivamente si registra nella seconda metà degli anni Venti, sta nel modo in cui viene risolto il nodo delle riparazioni di guerra che gli Stati vincitori hanno deciso di chiedere alla Germania. La catena è: Germania paga le riparazioni a Regno Unito, Francia e Italia che a loro volta si sdebitano con gli Stati Uniti. Ma il meccanismo è bloccato alla base in quanto la Germania è squassata da una violenta inflazione ed è stata privata di zone economicamente importanti, come l’Alsazia e la Lorena. Per questo non è in grado di far fronte alla richiesta di risarcimenti. La Germania, che non trova alternativa e si scontra anche con l’intransigenza statunitense, decide per la svalutazione del marco e di non scaricare questo peso sulle spalle dei contribuenti. Ciò provoca un ulteriore svalutazione del marco.
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10. L'adozione del piano Dawes - 1924 Così nel corso della Conferenza internazionale per le riparazioni di guerra, convocata a Parigi nel 1924, si affronta il problema della crisi tedesca. La decisione più importante è l’adozione del Piano Dawes, dal nome del banchiere statunitense Dawes che lo ha presentato. Il piano prevede la rivalutazione e la stabilizzazione del marco, una dilazione del pagamento e la possibilità per la Germania di ricevere prestiti internazionali. Ciò permette alle banche e alla aziende statunitensi di prestare denaro alla Germania, che può risarcire i danni a Regno Unito, Francia e Italia, che, a loro volta, possono sdebitarsi con gli Stati Uniti. Nel 1929 viene approvato il piano Young (dal nome dell’uomo d’affari nordamericano) che prevede il pagamento rateale dei risarcimenti tedeschi per i successivi 58 anni.Tutto ciò fece registrare una buona ripresa per l’economia europea dal 1925 al 1929.Inoltre, nel 1920 le donne statunitensi ottengono il diritto al voto dopo tante dure lotte da parte delle suffragette. Nel paese si registra anche una profonda prosperità economica. Tale prosperità tocca soprattutto la popolazione bianca e wasp (white anglosaxon protestant, bianco anglosassone protestante). Tra il 1921 e il 1924 nuove leggi limitano i flussi migratori in entrata, sbarrando gli accessi a individui che vengono dai paesi dell’Europa meridionale, sentiti come persone diverse dal buon cittadino americano wasp. Le aggressioni e le discriminazioni a danno dei neri sono storia quotidiana e sono attivamente incoraggiate dal Ku Klux Klan, l’associazione segreta razzista nata nel 1866 e rifondata nel 1915. Il successo dell’associazione è notevole. I neri sono al centro del mirino dei macabri rituali dell’associazione, ma anche gli ispanici, gli immigrati recenti o gli ebrei sono vittime di aggressioni verbali e fisiche. Sempre in questo periodo comincia la lotta contro l’uso e la produzione di bevande alcoliche, promossa da politici tanto repubblicani che democratici di confessione protestante e appoggiati dal Ku Klux Klan. Si approvò poi nel 1919 e si attuò nel 1920 il divieto di produrre, vedere e trasportare liquori. Cominciò così l’era del proibizionismo ma anche quello delle distillerie clandestine.
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11. La fine del proibizionismo, 1933 Il proibizionismo terminò solo nel 1933 e diede uno straordinario impulso alla diffusione e al decollo economico delle organizzazioni criminali, specie di quelle che a Chicago sono guidate da Al Capone, un gangster di origine italiana.Anche nel Regno Unito si registra l’introduzione nel 1918 del suffragio universale maschile e femminile. Inizialmente possono votare i maschi che hanno compiuto 20 anni e le donne che hanno raggiunto i 30. La differenza di età è dovuta ancora alle resistenze riguardanti il voto femminile ma tale discriminazione viene cancellata nel 1928. Tra il 1918 e il 1919 le notizie che arrivano dalla Russia inducono gruppi socialisti estremisti a coltivare il progetto di costituire una repubblica sovietica, progetti che hanno un’effimera realizzazione a Budapest, Berlino e a Monaco di Baviera.Nel marzo del 1919 in Ungheria il governo di coalizione si dimette per protesta contro lo smembramento del territorio appartenuto all’Ungheria, deciso dalle potenze vincitrici. Si forma così un governo socialdemocratico, che vuole organizzare una sorta di rivoluzione nazionalpatriottica. L’obiettivo è di conservare la massima parte del territorio che apparteneva all’Ungheria sotto l’Impero Austro-Ungarico e di realizzare una rivoluzione politica,con l’istituzione di una repubblica di soviet. Per attuare questa operazione i socialdemocratici pensano di ammettere al governo il capo del Partito comunista ungherese (fondato nel 1918), ovvero Kun che ha partecipato alla rivoluzione russa. Questi accetta e viene proclamata una Repubblica dei Soviet d’Ungheria nel 1919.La terra ungherese viene nazionalizzata, con l’intento di gestirla in aziende agrarie affidate alla direzione collettiva degli agricoltori. Le resistenze di proprietari e contadini hanno come effetto che la Repubblica ungherese non possa contare sul consenso delle comunità rurali. Intanto le potenze dell’Intesa affidano il compito all’esercito cecoslovacco e rumeno di attaccare l’Ungheria e porre fine all’esperienza sovietica. Gli ungheresi, inizialmente, sperano in un intervento russo. Ma l’attesa è vana e l’esercito ungherese è sopraffatto. La repubblica è dichiarata decaduta e Kun scappa a Vienna.
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12. L'Italia dopo il 1918
Dopo il 1918 l’Italia deve affrontare una forte inflazione e i problemi di riorganizzazione produttiva. Inoltre, si fanno strada due formazioni politiche, una appena nata e una da tempo parte del panorama politico italiano, che mostrano di possedere organizzazioni solide e ben strutturate. La prima formazione è il Partito popolare italiano (Ppi), partito cattolico fondato nel 1919 e guidato da un sacerdote, don Luigi Sturzo (in polemica con la linea clerico-moderata allora dominante; diversamente da altri suoi compagni di partito, esprime un giudizio duramente critico nei confronti del fascismo e per questo nel 1924 è costretto ad abbandonare l’Italia). Al partito aderiscono sia i sostenitori della democrazia cristiana, cioè coloro i quali ritengono che il primo degli obiettivi che i cattolici devono realizzare sia una nuova politica sociale, sia i cattolici moderati, che si pongono in linea di continuità con l’esperienza del cattolicesimo intransigente prebellico e sono scarsamente sensibili alle tematiche relative al miglioramento delle condizioni dei lavoratori dell’industria o dei contadini piccoli proprietari o dei braccianti agricoli. L’altra formazione dotata di un’ottima struttura è il Partito socialista italiano (Psi). Durante il loto XVI Congresso Nazionale nel 1919, furono stabiliti come obiettivi: la Rivoluzione sovietica; il ricorso alla violenza se è necessaria al conseguimento dei propri obiettivi; la demolizione dello Stato borghese, la realizzazione della dittatura del proletariato e la costruzione di un nuovo ordine comunista. Questo programma fu chiamato massimalista, ma per il grado di lealtà che il Psi ha verso le istituzioni del Regno d’Italia, appare dubbio a quella parte dell’opinione pubblica che non condivide il programma.
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13. Il governo Giolitti - 1913 Tanto il governo in carica all’epoca, guidato da Nitti, quanto il governo successivo, guidato da Giolitti, sono composti prevalentemente da liberali di vario orientamento, che garantisce sostegno alla maggioranza liberale. Lo schema, sperimentato per la prima volta nel 1913 col “patto Gentiloni” (alleanza politica tra cattolici e liberali per contrastare il potere dei socialisti e con cui i cattolici si impegnano a votare i liberali dove si pensa che la sinistra sia più forte), nel primo dopoguerra diventa un fattore più o meno permanente del quadro politico italiano. Ma nonostante questo appoggio esterno, i governi liberali non hanno una maggioranza solida che li sostenga in Parlamento; sono, dunque, dei governi politicamente fragili, che si trovano a gestire enormi conflitti socio-politici. La prima area di crisi deriva da quell’opinione pubblica che si sente scontenta per le condizioni di pace elaborate a Versailles. Il patto di Londra del 1915 aveva stabilito che all’Italia, in caso di vittoria, toccasse Trieste, Trento e la Dalmazia. Però, nel corso delle trattative, il presidente Wilson volle fa valere il principio della corrispondenza tra nazioni e Stati. La Dalmazia, una regione a maggioranza slava, viene assegnata alla Jugoslavia. Incerto, invece, è il destino della città di Fiume che è a maggioranza italiana ma che, al momento, è sotto l’occupazione di una forza militare. Ciò viene denunciato dai gruppi nazionalisti italiani, che parlano di una vittoria mutilata (espressione coniata da D’Annunzio); con ciò si vuol dire che il governo che ha condotto le trattative non ha fatto abbastanza per difendere gli interessi italiani e non è riuscito a far rispettare il patto di Londra. Così nel 1919 D’Annunzio si reca nei pressi di Fiume, dove è di stanza un battaglione dell’esercito italiano che, disobbedendo agli ordini dei superiori, decide di eleggerlo a proprio capo. Viene così costituita la Reggenza della città e della zona circostante che D’Annunzio dichiara annessa all’Italia. Il problema si risolve nel 1920 quando Giolitti firma con la Jugoslavia il trattato di Rapallo che attribuisce la Dalmazia alla Jugoslavia con l’eccezione di Zara che è assegnata all’Italia. Poiché il trattato stabilisce che Fiume sia una città libera, né jugoslava né italiana, Giolitti da l’ordine di attaccare la Reggenza del Carnaro (così si chiama il governo imposto da D’Annunzio) affinché la città sia sgomberata. L’operazione ha successo.
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14. Il partito socialista italiano - 1919/1920 -
Oltre a ciò, la situazione è difficile per la conflittualità scoppiata nelle fabbriche e nelle campagne. La presenza di un Partito socialista, che esprime una posizione favorevole alla Rivoluzione sovietica, incoraggia i sindacati operai e contadini ad assumere posizioni radicali sia nelle modalità di realizzazione degli scioperi sia nella formulazione degli obiettivi che si cerca di raggiungere. Tra il 1919 e il 1920 molti operai e braccianti scioperano o per ottenere obiettivi sindacali o per “fare come in Russia”. La conflittualità agraria si concentra nella Valle Padana e nell’Italia centrale. Si cerca di ottenere l’imponibile di manodopera, ovvero l’obbligo per i proprietari o gli affittuari di assumere un numero fisso di braccianti stabilito con i rappresentanti sindacali. Dopo numerosi scioperi ci si dovette piegare e accettare l’imponibile di manodopera. Intanto anche le campagne dell’Italia meridionale sono inquiete perché i contadini hanno occupato molte terre incolte. Anche nelle aree industriali si vive un momento drammatico nell’estate del 1920. Un duro contenzioso oppone la FIOM (Federazione italiana operaia metallurgici, un’associazione aderente alla Confederazione generale del lavoro, Cgdl), che chiede aumenti salariali per i lavoratori metalmeccanici e gli imprenditori del settore, che si oppongono. Così in Lombardia, Piemonte e Liguria occupano stabilmente le fabbriche. Sotto la guida dei consigli di fabbrica cercano di mandare avanti la produzione, mentre gruppi paramilitari armati di Guardie rosse presidiano le fabbriche per difenderle da eventuali interventi dell’esercito. Giolitti, dal canto suo, decide di non intervenire. Le trattative tra sindacato e imprenditori vanno avanti, finché non viene raggiunto un accordo che segna la vittoria dei lavoratori perché non solo ottengono gli aumenti salariali e i miglioramenti delle condizioni di lavoro ma che la produzione sia sottoposta al controllo dei consigli degli operai. Molti operai, però, si sentono delusi perché sperano in un inizio della rivoluzione sovietica. Così all’interno del Partito socialista, si forma una corrente, guidata da Bordiga, Gramsci e Togliatti, che vuole sperimentare la via rivoluzionaria e accusa il resto dei socialisti di non realizzare la rivoluzione sovietica. Nel 1921 nasce il Partito comunista d’Italia. Adesso la sinistra italiana è divisa in due diverse forze politiche e ne perde in forza.
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Gabriella Galbiati
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15. La nascita dei fasci di combattimento in Italia
A questo punto gli industriali e i proprietari sono furiosi. Hanno dovuto cedere la libertà di gestire le loro aziende secondo i criteri che ritengono economicamente più adatti. Poiché i governi liberali si sono rifiutati di intervenire a loro sostegno, numerosi imprenditori e soprattutto numerosi agrari cominciano a pensare che sia necessario ricorrere a una forza armata privata, per allontanare o intimidire gli scioperanti o i manifestanti, e proteggere quei lavoratori che desiderano non aderire agli scioperi. Perciò si rivolgono a formazioni politiche che dispongono di forze paramilitari e tra queste vi è il Movimento dei fasci di combattimento. Si tratta di un gruppo politico fondato nel 1919 a Milano da Benito Mussolini. Ex esponente di spicco del Psi, ex direttore dell’Avanti, nel 1914 è stato espulso dal partito per le sue posizioni interventiste, che ha continuato ad esporre sul Popolo d’Italia, il nuovo giornale da egli stesso fondato con i finanziamenti di grandi industriali, come Giovanni Agnelli, padrone della Fiat di Torino. Mussolini, per guadagnare l’appoggio degli imprenditori, comincia ad accentuare l’antisocialismo e l’antibolscevismo. Ottiene così altri finanziamenti che gli consentono di far nascere e diffondere le squadre d’azione fasciste, gruppi agguerriti, che iniziano una lunga e sanguinosa stagione di azioni a sorpresa, aggressioni e scontri contro i socialisti, i sindacalisti, le loro sedi e i loro militanti. I fascisti sono tra i primi a sperimentare una sorta di costume distintivo. La divisa prevede un vestito militaresco, con una camicia nera e abbondanza di simboli mortuari (come il teschio con le tibie incrociate) e i militanti delle squadre sono spesso molto giovani. Nel 1921 si tengono nuove elezioni, in cui i Fasci si candidano nelle liste dei cosiddetti Blocchi nazionali, alleanze di vari gruppi politici che si aggregano ai liberali per tentare di fermare l’ascesa politica del Ppi e del Psi. I Blocchi nazionali hanno un buon successo, ma non ottengono l’assoluta maggioranza dei seggi. Però 38 fascisti, tra i quali Mussolini, vengono eletti e possono sedere alla Camera come deputati. Il primo governo che si costituisce, guidato dall’ex socialista Bonomi, resta in carica per pochi mesi. Anche meno durano gli altri due governi che gli succedono, guidati dal giolittiano Facta. Mentre l’area liberale non riesce a darsi una forma organizzativa permanente, né a garantire stabilità ai governi che esprime, il governo fascista accresce la sua capacità di attrazione. I Fasci di combattimento nel 1921 decidono di cambiare nome in Partito nazionale fascista (Pnf). Mussolini è acclamato duce (comandante, dal latino dux, ducis) e le squadre d’azione diventano una sua forza armata privata.
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16. La marcia su Roma - 1922 Ma una parte dell’opinione pubblica favorevole al fascismo comincia a esprimere perplessità sulle azioni violente del partito. Tra l’altro, gli scioperi sono diminuiti e le continue scissioni nella sinistra italiana gli hanno fatto perdere sempre più forza. Infatti i socialisti riformisti, guidati da Turati e Matteotti, fondano il Partito socialista unitario (Psu), che ha un orientamento moderato e rispettoso delle regole parlamentari e cerca l’appoggio dei governi liberali. Quindi la minaccia bolscevica è oramai inconsistente. Mussolini decide così di tentare un’audace azione di forza. Nel 1922 si organizza una marcia su Roma, che portasse alle dimissioni di Facta e a costringere il re ad affidare il governo a Mussolini. Così fu in quanto la marcia rappresentò un vero e proprio colpo di Stato. Il re Vittorio Emanuele III non firmò lo stato d’assedio che Facta gli presentò e per evitare uno spargimento di sangue, fece marciare indisturbati i fascisti a Roma e affidò il governo a Mussolini. Poco dopo venne formato il Gran Consiglio del Fascismo, un organo di raccordo tra il Partito nazionale fascista e lo Stato. Nel 1923 le squadre d’azione fasciste si trasformarono nella Milizia volontaria per la sicurezza nazionale, un corpo militare che rimane collegato al Pnf ma che essendo istituzionalizzato affianca esercito e carabinieri. Sempre nel 1923 viene emanata una nuova legge elettorale, che prevede che la lista che raccoglie la maggioranza relativa ottenga i 2/3 dei deputati alla Camera. L’unico sbarramento da superare per avere la maggioranza è ottenere il 25% dei voti. Nel 1924 sono indette le nuove elezioni, in un clima di violenza che intimidisce gli elettori e li orienta verso le Liste nazionali, raggruppamenti di coalizione dominati dai fascisti, ma con un buon numero di liberali di destra ed esponenti cattolici di destra. I gruppi di opposizione fanno la scelta suicida di presentarsi divisi. Le Liste nazionali trionfano. Ma il segretario del Psu Matteotti pronuncia alla Camera un duro discorso, nel quale denuncia le violenze e le intimidazioni che hanno caratterizzato le elezioni e ne chiede l’annullamento. Matteotti viene rapito da un gruppo di fascisti che lo uccidono nascondendo il corpo in una campagna romana, dove viene trovato due mesi dopo. Sebbene l’ordine sembri non sia giunto direttamente da Mussolini, è chiaro che la responsabilità politica e morale venga dal suo partito. Le opposizioni decidono di ritirarsi dal Parlamento e di riunirsi separatamente: è la secessione dell’Aventino (una definizione che ricorda un episodio della storia dell’antica Roma, con la plebe che si ritira dal colle Aventino per protestare contro i patrizi). Gli oppositori sperano in un intervento del re che non fa niente. Inoltre Mussolini tiene un discorso alla Camera in cui si assume provocatoriamente le responsabilità dell’accaduto. È la fine dello Stato liberale e l’inizio del totalitarismo (con questo termine si intende: il dominio di un unico partito, una presenza di una ristretta élite politica, l’adozione di un’ideologia imposta anche attraverso la violenza, un’azione politica volta alla realizzazione di un nuovo ordine sociale, economico e morale).
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17. L'approvazione delle leggi fascistissime - 1925 -
Nel 1925 si passa allo scioglimento di tutte le associazioni politiche avverse al fascismo, quindi alla chiusura non dei partiti ma dei loro giornali, oltre che all’arresto dei dirigenti e dei militanti oppure alla loro aggressione o ostracismo politico. Inoltre vengono approvate le leggi fascistissime che impongono le seguenti misure: il governo è responsabile solo davanti al re e non ha bisogno del voto di fiducia al parlamento; sono nominati nuovi organismi governativi come il podestà; viene introdotta la pena di morte per chi attenta la vita dei regnanti o del capo del governo (Mussolini aveva subito già 4 attentati falliti); i processi relativi alle imputazioni di carattere politico vengono affidati ad un Tribunale speciale, i cui giudici sono scelti tra gli ufficiali dell’esercito e tra i membri della Milizia; vengono create le Corporazioni fasciste, ovvero l’organizzazione sindacale fascista, divisa per mestieri, in cui poteva accedere anche il capitalista; si dichiarano decaduti tutti i deputati dell’opposizione. Nasce così un regime politico monopartitico. Con la legge del 1928 vi è solo un’unica lista nazionale, compilata dal Gran Consiglio e gli elettori possono solo approvarla o respingerla. Per dare un freno all’inflazione, Mussolini decide di applicare la quota novanta, ovvero che se prima una sterlina inglese valeva 155 lire italiane, adesso ne vale 90. Ciò fu fatto per avere la rivalutazione della lira ma creò difficoltà alle imprese esportatrici. Infatti le merci italiane cominciarono a costare di più. Nel 1923 fu attuata dal ministro della pubblica istruzione, Giovanni Gentile, Gentile, la riforma r iforma scolastica, che ha riorganizzato i curricula fondandoli sulla preminenza delle materie umanistiche e ha reso obbligatorio l’insegnamento della religione nelle scuole elementari. Inoltre ha introdotto l’esame di Stato al termine di ogni ciclo scolastico, un sistema che permette agli istituti privati di rilasciare diplomi che hanno lo stesso valore di quelli delle scuole pubbliche. Nel 1929 Mussolini firmò i Patti Lateranensi, ovvero un trattato tra Chiesa e Stato italiano. L’accordo prevede che lo Stato italiano paghi al Vaticano un’indennità come risarcimento della perdita del potere temporale; in cambio il papa riconosce lo Stato italiano e accetta di esercitare la sua sovranità solo sul suolo del Vaticano. L’accordo prevede anche un Concordato, col quale il regime fascista conferma il cattolicesimo religione ufficiale, impone l’insegnamento della religione cattolica come materia scolastica e riconosce l’Azione cattolica, unica organizzazione non fascista in Italia.
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18. L'influenza del partito comunista
Intanto cresce l’influenza del Partito comunista, capace di far leva sul disagio sociale vissuto dagli operai delle grandi città. Nel 1925 Sun Yat-sen. La guida del Kuomintang e dell’esercito passa a Chiang Kai-shek. Quest’ultimo lancia la spedizione contro il Nord, con la quale vuole sconfiggere i signori della guerra. La spedizione ha successo perché trova il sostegno dei contadini e degli operai. Nel 1927 l’esercito nazionalista entra a Shanghai, aiutato anche dallo sciopero organizzato dai lavoratori. Questo sciopero da la conferma a Chiang Kai-shek che l’influenza comunista sta diventato troppo grande e che è arrivato il momento di liberarsi dei comunisti. Viene così ordinata una repressione dei comunisti di Shanghai. I militanti e i dirigenti catturati sono immediatamente giustiziati e si conclude il rapporto con l’Unione Sovietica. Nel 1928 la spedizione contro il Nord è completata e i signori della guerra sconfitti. Così a Nanchino si forma un nuovo governo nazionalista. Ma nell’area che comprende le città di Wuhan, Nanchino e Shanghai, le attività commerciali e produttive sono ostacolate dalla presenza di estesi gruppi criminali, verso i quali Chiang Kai-shek ha contratto un debito per l’aiuto nella repressione anticomunista. La collaborazione con le organizzazioni criminali è una delle critiche che cominciano a essere rivolte al governo, oltre che al livello di tassazione che grava pesantemente le attività commerciali per finanziare l’esercito.
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19. Mao Tse-tung e il partito comunista cinese Intanto nelle aree meridionali operano i gruppi comunisti che sono riusciti a scampare alla repressione e trovano il sostegno dei contadini. Mao Tse-tung è ormai il principale pr incipale dirigente comunista cinese e decide di rovesciare l’impostazione teorica marxista, identificando le campagne e i contadini (e non le città e gli operai) come i luoghi e i protagonisti della rivoluzione comunista cinese. Tale scelta è dettata dalla situazione e risulta vincente in quanto i contadini vengono incoraggiati a espropriare le terre dei grandi proprietari, lasciando loro la terra che sono disposti a coltivare da soli. Così si formano anche gruppi armati comunisti contro l’esercito di Chiang Kai-shek. Intanto riprende l’attacco giapponese, impossibile da affrontare perché il loro esercito è più forte di quello cinese. Chiang Kai-shek decide quindi di lottare contro i comunisti, anche perché Mao Tse-tung vuole fondare la Repubblica cinese dei soviet. Tra il 1931 e il 1934 l’esercito nazionalista sferra cinque campagne di annientamento contro i comunisti. La quinta del 1934 sembra quasi raggiungere l’obiettivo. Ma i comunisti che resistono all’attacco riescono a raggiungere la regione intorno a Yenan. La marcia dura un anno e viene completata nel 1935. Essa passa alla storia come la lunga marcia. Dalla nuova base di Yenan Mao Tse-tung e i comunisti si presentano come i fautori di una rivoluzione sociale e della resistenza contro l’avanzata giapponese. Ottengono così larghi consensi nelle campagne, costringendo Chiang Kai-shek a rientrare in contatto con i comunisti. Nel 1937 si raggiunge un accordo per cui i comunisti rinunciano a dar vita a una rivoluzione comunista nella zona da loro controllata e in cambio quella zona diventa una regione autonoma dello Stato cinese e le armate comuniste diventano parte dell’esercito cinese. Nel mentre i giapponesi sferrano un attacco contro Shanghai e Nanchino.
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20. La crescita economica del Giappone
Nel mentre, il Giappone vive un momento di crescita economica, avviata già alla fine dell’800 grazie ad una forte pressione fiscale. Ma tale crescita dipende dall’assoluta necessità di contare sul commercio estero, sia per avere le materie prime sia per la vendita dei prodotti finiti. Da qui nasce l’esigenza di un’espansione verso l’Asia continentale per utilizzare aree economiche subalterne all’economia giapponese. Si passa così alla dominazione della Manciuria. Quando nel 1932 il Giappone attacca e bombarda Shanghai, la città riesce a resistere. Nel 1937 diviene Primo ministro Konoe Fumimaro, che ha il pieno appoggio di militari e imprenditori. Quest’ultimo decide di attaccare la Cina, per sottoporla alla dominazione giapponese. Nel 1937 così si dà avvio all’aggressione militare della Cina. Dopo aver conquistato Shanghai, l’esercito giapponese passa alla conquista di Nanchino. Qui i militari giapponesi si abbandonano a esecuzioni di massa dei soldati e dei civili cinesi. Tra il 1937 e il 1938 l’esercito giapponese si assicura il controllo della maggior parte della Cina nordorientale.
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21. L'India del dopoguerra
Per quanto riguarda l’India, molti indiani sia indù che musulmani durante la Grande Guerra hanno combattuto tra le fila del governo britannico. Alla fine della guerra ci si aspettava la concessione di qualche forma di autonomia che non arrivò. In questo periodo emerge così la figura di Gandhi, di religione indù e influenzato dal giainismo, una corrente filosofico - religiosa che prevede la non violenza integrale. Studia Giurisprudenza a Londra e ha le sue prime esperienze professionali e politiche in Sudafrica nel 1893, dove viene colpito dalla dura discriminazione razziale verso i neri e gli immigrati indiani. Inoltre sviluppa l’idea secondo cui un’azione politica di massa possa essere condotta senza ricorrere alla violenza. Gandhi ritiene che ci si possa opporre ai soprusi attraverso il ricorso a forme di resistenza passiva e pacifica, un gesto che richiede altrettanto coraggio e fermezza del ricorso alla violenza poiché bisogna essere pronti a subire le aggressioni o le punizioni degli antagonisti. Le iniziative sudafricane conquistano a Gandhi una grande popolarità che arriva fino in India. Nel 1918 si impegna per la difesa dei contadini di alcune regioni dell’India settentrionale e gli fa acquisire il nome di Mahatma, grande anima. Nel 1919 organizza uno sciopero generale che ha grande successo anche se un reparto militare britannico spara e uccide alcuni manifestanti. Tra il 1920-1922 lancia la campagna per la non – cooperazione: i notabili devono restituire le onorificenze ricevute dagli inglesi; gli studenti devono boicottare le università; le elezioni devono essere dissertate e bisogna bruciare i tessuti inglesi. Lo stesso Gandhi abbandonerà gli abiti occidentali per indossare il dhoti, il tradizionale abito indiano. Gandhi è anche a favore dell’abolizione della casta degli intoccabili e dell’emancipazione delle donne e per la loro partecipazione attiva al movimento indipendentista. Nel 1930 organizza la marcia del sale. Il sale è essenziale nell’alimentazione indiana e la sua produzione è posta sotto un rigido monopolio statale al punto che non si può raccogliere neanche il sale marino che si deposita sulle spiagge. Così Gandhi organizza una marcia lungo la costa del Gujarat, seguito da una massa di persone, e arrivato alla spiaggia raccoglie il sale. Molte persone lo imitano e le autorità britanniche non sanno che fare in quanto le prigioni sono già strapiene di manifestanti. Gandhi viene così invitato a andare a Londra a parlare con MacDonald, all’epoca Presidente del Consiglio britannico, che non è disposto a fare alcuna concessione. Quando Gandhi torna in India viene arrestato ma gli atti di resistenza e di insubordinazione vanno avanti. Nel frattempo Gandhi comincia lo sciopero della fame. Il governo britannico decide così di introdurre la Costituzione dell’India, che entrerà in vigore nel 1937 e che attribuisce maggiori autonomie ai governi locali. Per Gandhi non è abbastanza in quanto vorrebbe l’indipendenza indiana.
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22. L'impero ottomano alla fine della guerra Alla fine della Grande Guerra, l’Impero ottomano è ormai dissolto, con la nascita della Repubblica di Turchia e l’islam è suddiviso in molte entità statali, gran parte delle quali sotto il controllo di potenze occidentali. L’area del Maghreb, dalla Tunisia al Marocco, è sotto controllo francese. La Libia è sotto il controllo italiano. Nel 1922 l’Egitto riesce ad ottenere dalla Gran Bretagna una sorta di semindipendenza. L’Egitto è una monarchia parlamentare, ma sotto la tutela inglese per le forze armate, l’amministrazione, la politica estera e la giurisdizione degli stranieri presenti nel paese. I più importanti stati autonomi sono la Turchia, la Persia e l’Arabia Saudita. Inoltre Sudafrica, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Stato libero d’Irlanda e Terranova (isola canadese) entrano a far parte del Commonwealth britannico, per cui sono riconosciuti come stati autonomi ma devono preferirsi come partner commerciali.
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23. Il crollo della borsa di Wall Street
La seconda metà degli anni Venti per l’economia statunitense segna un periodo di prosperità. Cresce la produzione industriale – soprattutto quella dei beni di consumo durevole, cioè i beni per uso privato e domestico che hanno una certa durata, come l’automobile, il frigorifero, la radio, l’aspirapolvere o la lavatrice. Molti consumatori li comprano grazie alle rate e ai prestiti che contraggono con le banche. Comunque sia, il mercato ha un segno favorevole, la domanda è in aumento, la produzione cresce, crescono i salari e i profitti. Però i beni durevoli durano nel tempo: una volta che una famiglia ha comprato un frigo, che è un oggetto costoso, lo sfrutta finché può. Quindi questo tipo di mercato ha un ritmo di sostituzione delle merci basso. È un mercato che tende a saturarsi. Esplode all’inizio quando nessuno ha il frigo o l’aspirapolvere e poi la domanda tende a rallentare. Ciò si ripercuote sull’economia. Gli imprenditori, i finanzieri, i risparmiatori non riescono a vedere subito questa dinamica. Inoltre tutti sono invitati ad acquistare titoli azionari emessi dalle imprese. Intorno al 1927-8 mentre il mercato dei beni durevoli si va saturando, il mercato borsistico va avanti. I risparmiatori e gli operatori continuano a dare per scontato che il valore delle azioni continuerà a crescere e si continua a comprare azioni. Si crea così la bolla speculativa per cui il valore delle azioni cresce indipendentemente dalle condizioni reali delle aziende. Nel 1929 gli operatori della Borsa di New York (ovvero Wall Street) si rendono conto che non c’è collegamento tra l’andamento economico della produzione e delle vendite, cominciano a vendere le azioni. Tali vendite aumentano di giorno in giorno fino a far scattare il panico tra i risparmiatori che vedono il valore delle loro azioni scendere vertiginosamente. Il valore crolla del tutto il 29 ottobre del 1929, passato alla storia come il martedì nero della Borsa di Wall Street. Ciò si ripercuote anche sulle banche. I prestiti concessi sono a medio - lungo termine, quindi nell’immediato non c’è speranza di ottenere i soldi indietro dai debitori. La piccola banca ha difficoltà a pagare interessi sui depositi, cioè sui soldi che i risparmiatori hanno messo sui loro libretti o conti correnti. Quando poi si rendono conto che la banca non può dare né interessi né i soldi depositati, si creano file davanti agli sportelli bancari con i risparmiatori che rivogliono i loro risparmi. Le banche dichiarano di poter dare i soldi indietro ed esplode il panico. Stessa scena si verifica nelle grandi banche. Le imprese statunitensi sono con le spalle al muro sia per la flessione della domanda sia per la crisi bancaria non hanno più soldi per andare avanti la produzione, acquistare le materie prime, pagare gli stipendi. Hanno solo poche soluzioni: chiudono o rallentano la produzione; in entrambi i casi devono licenziare gli operai o diminuire le retribuzioni e abbassare i prezzi. Ha inizio così la grande depressione. L’economia statunitense si trova in ginocchio e di conseguenza le economie europee sono scosse dalla crisi. Questo effetto è causato dallo stretto collegamento che nella seconda metà degli anni venti si è creato tra il sistema finanziario statunitense e quello tedesco, e per quella via tra il sistema statunitense e quello britannico, francese, italiano e di altri paesi europei attivato dal Piano Dawes del 1924. Come prima risposta per fronteggiare la crisi diversi governi adottano la soluzione di svalutare le monete.
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24. L'elezione di Franklin Roosvelt - 1932 -
Poco prima del martedì nero, il repubblicano Hoover è diventato presidente degli Stati Uniti. Ma questi aggrava la situazione perché è convinto che la sua amministrazione debba preoccuparsi di conservare in pareggio il bilancio dello Stato. Perciò, a fronte delle maggiori uscite dovute a prestiti, taglia altre spese pubbliche e aumenta la pressione fiscale. Sottrae così altre risorse finanziarie all’economia. La gente è disperata. Chiede che il governo conceda dei sussidi di disoccupazione. Ma Hoover rifiuta. Nel 1932 a Washington arrivano migliaia di disoccupati che chiedono un sussidio, accampandosi in baraccopoli chiamate Hoovervilles. Il presidente fa intervenire l’esercito per allontanarli. Hoover diventa così sempre meno popolare e con lui il Partito repubblicano (conservatore, centro-destra, creato per contrastare lo schiavismo del Sud) perde consensi. Ma nel 1932 si ricandida lo stesso e di fronte ha un candidato democratico, Franklin Delano Roosevelt, ex governatore di New York e cugino di Theodore Roosevelt, presidente USA dal 1901 al 1909. Durante la campagna elettorale Franklin Delano Roosevelt promette agli elettori un new deal for the American people (un nuovo patto per il popolo americano). La sua strategia elettorale, favorita anche dall’impopolarità di Hoover, risulta vincente e nel 1933 diventa Presidente. Agisce in modo pragmatico, sperimentando varie soluzioni. Ma la sua idea principale è che lo Stato deve intervenire attivamente nell’orientare e indirizzare le attività economiche. La sua azione di governo, New Deal, si muove su 4 principali direzioni: 1) riordino del sistema bancario, con l’attribuzione della Federal Reserve (la Banca federale) di maggiori poteri per monitorare e sanzionare le banche che seguano politiche creditizie troppo pericolose e la costituzione di un’agenzia federale di monitoraggio sulla Borsa di Wall Street; 2) sostegno a gruppi sociali in difficoltà che comprende fondi agli Stati o alle amministrazioni locali che intendano attuare programmi di assistenza ai disoccupati o ai poveri e il sostegno creditizio a coloro che non riescono a pagare le rate del mutuo; 3) programma di lavori pubblici, che porta l’assunzioni di diversi disoccupati; 4) la costituzione della National Recovery Administration, un’agenzia federale incaricata di coordinare le relazioni tra imprenditori e sindacati per orientare i livelli di produzione, dei prezzi e delle retribuzioni industriali. Viene inoltre istituito un primo sistema nazionale di previdenza e assistenza, che prevede il pagamento di sussidi di disoccupazione per metà a carico dello Stato centrale, per l’altra metà dei singoli Stati e l’organizzazione di un piano per le pensioni di vecchiaia, che però è parziale, poiché ne sono esclusi i lavoratori agricoli. Si riduce così la disoccupazione, si rilancia la produzione e si stimola la ripresa dei prezzi e dei salari. Roosevelt nel 1936 si presenta di nuovo alle elezioni e stravince. Nel 1940 otterrà il terzo mandato e nel 1944 il quarto.
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25. La crisi della Germania nel '29
La grande crisi del ’29 colpisce la Germania con durezza. L’economia tedesca dipende dai finanziamenti che vengono dagli Stati Uniti e quando l’economia statunitense va in crisi il sistema economico tedesco sprofonda. La produzione industriale e agricola crollano e aumenta il tasso di disoccupazione. La disperazione si mescola alla rabbia. Nel mentre i governi che si succedono dal 1930 al 1932 non riescono a trovare una linea politica economica adeguata alla gravità della situazione. In questo contesto il piccolo partito fondato da Hitler (Nsdap) riscuote un consenso crescente. Il nazismo costruisce il suo successo su tre elementi primari: un nazionalismo aggressivo, un razzismo estremo e un capacità di tradurre la sua aggressività verbale in concreti attacchi fisici a coloro che essi definiscono i nemici del popolo tedesco. Inoltre il nazionalismo soffia sul fuoco del risentimento contro le condizioni imposte alla Germania dal trattato di Versailles. Infatti moltissimi in Germania pensano che l’onore della nazione tedesca sia stato offeso e che la Germania non è l’unico paese responsabile. I nazisti affermano di conoscere i veri responsabili delle sofferenze del popolo tedesco. Questi responsabili non sono solo le potenze straniere e i partiti della Repubblica di Weimar, che non hanno saputo difendere gli interessi della nazione, ma sono soprattutto i comunisti e gli ebrei. Nel 1933 Hitler riceve il mandato e forma un governo di coalizione. Poco dopo la sede del Parlamento viene bruciata. La responsabilità viene attribuita ai comunisti e Hitler sfrutta l’occasione per sospendere i diritti costituzionali (libertà di stampa, di associazione e di espressione) e per ordinare alla polizia di arrestare i dirigenti e i militanti comunisti. Il Partito comunista viene dichiarato fuori legge e il Parlamento approva il decreto legge che Hitler a presentato e che gli concede pieni poteri. È la fine della Repubblica di Weimar e l’inizio del Terzo Reich. Tutti coloro che si oppongono a Hitler vengono arrestati e chiusi nei campi di concentramento. I sindacati ancora esistenti, invece, sono costretti a confluire nell’unica organizzazione ammessa, ovvero il Fronte tedesco del lavoro (Daf), sindacato controllato dal Partito nazista.
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26. L'unico partito legalmente ammesso: La Nsdap - 1933 Sempre nel 1933 la Nsdap viene proclamata l’unico partito legalmente ammesso. Nel 1934, alla morte del presidente Von Hindenburg, la carica di presidente del Reich è cumulata con quella di capo del governo e attribuita a Hitler. Al fianco delle SA, vengono costituite le SS (Squadre di protezione), la cui funzione originaria è quella di proteggere la persona di Hitler e i dirigenti del Partito nazista. Le SS si dotano anche di una loro divisa, come i fascisti, nelle quali domina il colore nero. Ma le SA e il loro capo Rohm vorrebbero più potere e sostituire l’esercito tedesco. Hitler è in disaccordo perché non vuole inimicarsi i quadri direttivi dell’esercito e teme che il potere di Rohm possa crescere troppo ed entrare in concorrenza con il suo. Per questo ordina alle SS di uccidere Rohm e i dirigenti principali delle SA. L’operazione passa alla storia come la Notte dei lunghi coltelli. Le SS diventano poi i responsabili dei campi di concentramento. Per potenziare l’esercito, viene reintrodotta la circoscrizione obbligatoria e vengono potenziate le attrezzature belliche. Nel 1932 viene accordata alla Germania una sospensione dei pagamenti previsti dal Trattato di Versailles. Hitler coglie l’occasione per interrompere i pagamenti. Il consenso intorno al regime aumenta, considerando anche che grazie ai lavori pubblici viene riassorbita la disoccupazione. Nel 1933 la Germania esce dalla Società delle Nazioni e occupa militarmente la Renania, andando ulteriormente contro gli accordi del Trattato di Versailles.
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27. La diffussione della razza ariana Si cerca anche di aumentare la natalità della razza ariana. Tale politica è attuata attraverso la concessione di prestiti matrimoniali alle giovani coppie, l’introduzione di benefici fiscali per le famiglie più numerose e l’introduzione del sistema di assegni familiari. I risultati si vedono e infatti la Germania è l’unico paese in cui il tasso di natalità riprende a salire. Viene anche repressa l’omosessualità maschile e misure antinataliste applicate a quegli individui (malati di mente, disabili, criminali) che sono ritenuti incapaci di assicurare un’adeguata riproduzione della comunità nazionale. Così tra il 1933 e il 1945 vengono sterilizzati molte persone tra uomini e donne. Dal 1939 si fa ricorso all’eutanasia per scopi eugenetici. Tale programma di annientamento, poi abbandonato nel 1941 per le proteste del vescovo di Munster, portò alla morte di molte persone anche di razza ariana, affette da malattie, oppure vecchie e senza assistenza, o handicappati. Le prime vittime del programma furono bambini handicappati di età inferiore ai tre anni, figli di coloro che erano sfuggiti alla sterilizzazione negli anni precedenti. Nel corso del programma viene usato per la prima volta un gas tossico. Nel 1933 vengono emanate delle leggi che decretano l’esclusione degli ebrei dalle amministrazioni pubbliche, dei medici ebrei dalle strutture sanitarie pubbliche e degli avvocati ebrei dall’Ordine degli avvocati; inoltre si proibisce agli ebrei di praticare la professione di giornalista e si limita il numero di bambini e ragazzi ebrei ammessi nelle scuole e nelle università tedesche. Nel 1935 a Norimberga vengono approvate due leggi: una – la Legge sulla cittadinanza del Reich – distingue tra cittadini a pieno diritto, quelli di sangue tedesco, e i membri dello Stato privi di diritto, tutti gli altri, tra cui gli ebrei (è definito ebreo chi ha almeno tre nonni di razza ebraica); l’altra legge – la Legge per la protezione del sangue e dell’onore tedesco – proibisce il matrimonio e i rapporti sessuali tra ebrei e tedeschi ariani. Inoltre si impone il licenziamento definitivo di tutti i docenti universitari, i professori, i medici, gli avvocati e i notai ebrei che ancora siano in servizio presso amministrazioni pubbliche. Il 10 novembre 1938 passa alla storia come La Notte dei Cristalli: 7mila negozi di proprietà di ebrei vengono devastati e saccheggiati; 91 ebrei uccisi; 200 sinagoghe bruciate e molti ebrei arrestati e internati nei campi di concentramento. Viene anche approvata una legge che esclude bambini e ragazzi ebrei dalle scuole tedesche. Nel 1933, subito dopo aver preso il potere, i nazisti organizzarono un teatrale e pubblico rogo di libri prodotti da intellettuali ebrei o da autori che esprimevano parere contrario al regime nazista.
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28. Il fascismo di Mussolini in Italia
Uno dei principali modelli che hanno direttamente ispirato i nazisti è stato il fascismo. La crisi colpisce l’economia italiana con una violenza minore di quella manifestata in Germania, perché l’Italia ha rapporti meno diretti con l’economia statunitense. Ma anche qui la crisi si fa sentire con una contrazione delle esportazioni, una diminuzione della produzione e un aumento dei disoccupati. Mussolini affronta il programma organizzando lavori pubblici. La ripresa dell’economia italiana, evidente dalla metà degli anni Trenta, induce il regime fascista a tentare: l’autarchia per incoraggiare consumatori e produttori ad avvalersi di risorse, materie prime e prodotti italiani; la corporativa attraverso un sistema di organismi ai quali fanno capo sia i rappresentanti degli imprenditori sia quelli degli operai dei diversi settori produttivi. Il loro compito è quello di rendere armoniche le relazioni di lavoro, eliminando i contrasti di classe e sindacali. Tuttavia l’economia italiana rimane relativamente sviluppata rispetto agli altri contesti occidentali. Mussolini ritiene che una grande crescita demografica possa incoraggiare lo sviluppo dei suoi piani di espansione bellica. Si avvia così una politica natalista con una linea antifemminile che da un lato esalta il ruolo materno delle donne e dall’altro le scoraggia ad intraprendere carriere professionali o attività lavorative. Nel 1923 viene proibito alle donne di diventare presidi; dal 1926 non possono insegnare storia, filosofia ed economia alle superiori; nel 1934 si introduce una politica delle quote negative per le amministrazioni pubbliche, dove le donne non devono superare una certa percentuale. Vengono anche ridotte le tasse per gli uomini che sono a capo di famiglie numerose e dati assegni familiari. L’aborto è considerato un crimine contro lo Stato, la contraccezione è scoraggiata, i celibi devono pagare un’imposta speciale e gli omosessuali vengono perseguitati. Nel 1935 Mussolini decide di attaccare l’Etiopia. Le truppe del sovrano sono sopraffatte dalla brutalità dell’esercito italiano che si accanisce anche sulla popolazione civile. Nel 1936 l’Etiopia, unita all’Eritrea e alla Somalia italiana, forma la colonia dell’Africa Orientale Italiana. Mussolini proclama la nascita di un Impero italiano e Vittorio Emanuele III ne è Imperatore. La Società delle Nazioni protesta contro l’iniziativa italiana e blocca i rifornimenti di materiali destinati all’industria bellica italiana. L’Italia riceve così l’appoggio economico della Germania che si trasforma in un patto di alleanza, siglato nel 1936 come Asse Roma-Berlino: i due paesi si riconoscono due diverse potenziali sfere di influenza (verso l’Europa centroorientale quella tedesca; verso il Mediterraneo quella italiana). L’accordo viene consolidato con la firma di un patto antisovietico sottoscritto anche dal Giappone e con l’uscita dell’Italia dalla Società delle Nazioni nel 1937. Nel 1938 viene pubblicato il Manifesto della razza, in cui si afferma il carattere ariano della popolazione italiana e vengono espulsi dalle scuole e dalle università docenti e studenti ebrei.
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29. Il regime in Portogallo - 1930 Anche in Portogallo nel 1926 un colpo di Stato militare, guidato da Carmona, instaura un regime dittatoriale, di cui lo stesso Carmona è presidente. Ma Salazar, allora ministro delle Finanza, è il vero uomo forte del governo. Nel 1930 viene fondata l’Unione Nazionale, unico partito legittimo e nel 1933 promulgata la Costituzione, che riduce il Parlamento a organo consultivo eletto a suffragio ristretto e organizzato per corporazioni. Dal 1933 Salazar è il capo del governo e si avvale degli stessi strumenti fascisti: da un lato si serve della repressione e dall’altro organizza associazioni di massa con metodi militareschi e finalità educative.
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30. La situazione spagnola, 1923 In Spagna nel 1923 un colpo di Stato compiuto dal generale de Rivera, appoggiato dal re Alfonso XIII, conduce allo scioglimento del Parlamento e alla formazione di un regime autoritario. La politica di ingenti spese pubbliche rilancia l’inflazione e fa aumentare il deficit, mentre nel 1929 una cattiva annata agricola produce contraccolpi negativi nelle aree rurali. L’insoddisfazione per il regime si fa diffusa anche all’interno dell’esercito. De Rivera dà le dimissioni e le elezioni amministrative del 1931 registra come vincente l’orientamento repubblicano. Il re Alfonso decide di abdicare e lascia il paese. Poco dopo viene promulgata la Costituzione e proclamata la Repubblica. Si introduce il suffragio universale, si riconosce la libertà di culto e si stabilisce la separazione tra Chiesa e Stato. Inoltre il governo di Azaña scioglie l’ordine dei gesuiti, requisendone il patrimonio; chiude le scuole cattoliche, riconosce alla Catalogna lo statuto di regione autonoma. Però non si riesce ad accordarsi per la questione agraria. Alle elezioni del 1933 così la maggioranza passa alla destra. Il nuovo governo di Gil-Robles revoca l’autonomia alla Catalogna; mette da parte i progetti di riforma agraria; autorizza la riapertura delle scuole confessionali. Nel 1934 in Catalogna scoppia una rivolta e nelle Asturie si tenta un’insurrezione socialista. L’esercito riesce a reprimere entrambe le rivolte. Di fronte a questa situazione, socialisti, comunisti, repubblicani e anarchici decidono di unirsi nel Fronte popolare, che si presenta alle elezioni del 1936. Il Fronte prevale al Blocco nazionale (schieramento di destra) ma il clima politico si caratterizza per le reciproche violenze. La prospettiva di un governo che includa comunisti, socialisti e anarchici induce la destra ad una reazione estrema. A prendere l’iniziativa sono i reparti dell’esercito di stanza in Marocco che si ribellano al governo repubblicano. Tra i generali che guidano la rivolta troviamo Francisco Franco, le cui truppe conquistano facilmente la Spagna sudoccidentale e in seguito Madrid e Barcellona. L’Italia fascista sostiene la ribellione mandando rifornimenti e un contingente di soldati. La Germania invia tecnici, materiale bellico e squadriglie aeree che bombardano anche i civili. L’episodio più famoso e tragico è quello della città basca Guernica, che viene rasa al suolo. Nel 1939 Franco riesce a placare la rivolta e a instaurare definitivamente il suo governo. Tutti colori che hanno partecipato alle azioni rivoluzionarie del 1934-39 vengono puniti.
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31. L’Unione Sovietica di Stalin - 1927/9 Tra il 1927 e il 1929 Stalin si impone come il dirigente indiscusso del Partito comunista sovietico e della stessa Unione Sovietica. Decide di cambiare la linea di azione, promuovendo l’industrializzazione del sistema produttivo e la completa collettivizzazione dell’agricoltura. Per realizzare ciò, ricorre alla pianificazione, ovvero alla definizione di obiettivi produttivi da raggiungere entro archi di tempo determinati. Nel 1928 viene messo a punto il primo piano quinquennale. La produzione industriale cresce incredibilmente. Sorgono città industriali, soprattutto nelle zone degli Urali, e molti contadini lasciano la campagna per trasferirsi e lavorare nelle fabbriche. Nel 1940 l’Unione Sovietica diventa la terza potenza industriale al mondo. Allo stesso tempo i salari sono bassi e l’andamento dei prezzi è sempre in salita. Le condizioni di vita in città sono misere e i livelli di consumo inferiori a quelli dei paesi occidentali. Stalin e i suoi collaboratori hanno deciso di attuare la collettivizzazione delle aziende agricole. Tutti i contadini sono costretti ad associare le loro aziende a cooperative agricole o a cederle ad aziende possedute e gestite dallo Stato. Molti contadini non sono d’accordo e vengono forzati con metodi coercitivi. Le aziende vengono espropriate e i proprietari deportati o giustiziati come nemici della rivoluzione. Così tra il 1928 e il 1937 l’agricoltura è in declino ovunque. La vera caratteristica dello stalinismo è il governo attraverso la paura e il sospetto. Sin dalla fine degli anni Venti sono state messe in atto espulsioni ed emarginazioni dei capi comunisti che si sono opposti a Stalin. Il principale è stato Trotskij. Per indicare l’operazione di allontanamento, si usa il termine purga. Gli avversari vengono espulsi come si espellono le feci. Nel mentre Trotskij si trasferisce in Messico, dove continua la sua polemica contro Stalin, ma qui viene raggiunto dai sicari e ucciso nel 1940. Chi è contro lo stalinismo viene giustiziato o deportato nei campi di concentramento, che in Unione Sovietica vengono organizzati molto prima rispetto ai nazisti. Nel 1931 vengono amministrati dai Gulag (Amministrazione centrale dei campi) e sono impegnati nei lavori forzati. Anche qui l’omosessualità è un reato, l’aborto è proibito e il divorzio è difficile da conseguire.
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32. Le cause della II Guerra mondiale
Non è per niente difficile individuare qual è il soggetto che dalla metà degli anni Trenta spinge verso la guerra: la Germania nazista. I suoi capi non fanno certo mistero delle loro ambizioni, ovvero rimettere in discussione gli accordi di Versailles e assicurare al Reich tedesco nuovi spazi e nuovi territori verso est. Il primo obiettivo è l’annessione dell’Austria. Un tentativo di colpo di stato, organizzato nel 1934 in Austria dai nazisti locali, è stato represso anche grazie all’intervento di Mussolini. Dopo aver stipulato alleanza dell’Asse Roma – Berlino, nel 1938 l’annessione dell’Austria è possibile. Nel 1939 le truppe naziste entrano in Cecoslovacchia e lo Stato viene smembrato. Nel frattempo, l’Italia occupa militarmente l’Albania. I diplomatici tedeschi chiedono al governo polacco la cessione del corridoio di Danzica, che separa la Prussia orientale dalla Germania. Ma il governo polacco si rifiuta e Regno Unito e Francia si dichiarano pronti a interventi nel caso di un attacco alla Polonia. Nel 1939 Germania e Italia firmano il Patto d’acciaio, che prevede che se uno dei paesi contraenti si trova impegnato in una guerra, l’altro contraente deve intervenire in aiuto. Inoltre si arriva alla firma tra URSS e Germania del patto di non aggressione (patto Molotov-Ribbentrop). Nel patto URSS da carta bianca alla Germania per il corridoio di Danzica, tutta la Polonia occidentale e la Lituania; la Germania riconosce all’URSS la possibilità di occupare Lettonia, Estonia , Finlandia, Polonia orientale e la Bessarabia (Romania nord-orientale). Le truppe tedesche attaccano la Polonia. Francia e Regno Unito dichiarano guerra alla Germania. L’Italia dichiara la sua non belligeranza (cioè la sua temporanea neutralità), motivandola con la sua impreparazione militare. I sovietici attaccano la Polonia, gli Stati baltici e la Finlandia. È l’inizio della seconda guerra mondiale. La Germania attacca e conquista con facilità la Danimarca e la Norvegia. Nel 1940 parte l’offensiva tedesca contro la Francia, che include anche l’aggressione all’Olanda e al Belgio. Poco dopo i tedeschi riescono a sfondare la linea di difesa francese e a occupare Parigi. Invece il Regno Unito del neo eletto Churchill subisce l’aviazione tedesca, che bombarda sia obiettivi militari che civili. Nel frattempo, sempre nel 1940, l’Italia attacca dall’Etiopia la Somalia britannica e dalla Libia attacca l’Egitto, controllato dai britannici. Inizialmente gli italiani penetrano in Egitto. In seguito comincia la controffensiva britannica, che fa arretrare l’esercito italiano, costretto ad abbandonare anche la Libia. A questo punto, Mussolini è costretto a chiedere aiuto ai tedeschi, che riescono a respingere l’esercito britannico oltre i confini egiziani. Intanto l’esercito italiano sta perdendo la guerra in Africa Orientale con i britannici. L’esercito italiano attacca così la Grecia ed è una vera catastrofe militare. Ancora una volta subisce una sconfitta dal Regno Unito. C’è il rischio che la Grecia e i Balcani diventino un avamposto britannico e per questo l’esercito tedesco interviene, conquistando rapidamente la Jugoslavia e la Grecia che sono sottoposte a un regime di occupazione.
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33. L'intervento di Giappone e Usa in guerra A metà del 1941 la potenze dell’Asse controllano tutta l’Europa, eccetto Regno Unito e URSS. Hitler pensa che un attacco all’Unione Sovietica sia realizzabile perché vuole espandersi in Ucraina per la sua ricchezza agricola e vuole conquistare l’Est slavo e bolscevico. Comincia così l’Operazione Barbarossa, ovvero l’operazione nazista contro l’URSS. A causa dell’inverno rigido, i tedeschi devono fermare la loro campagna senza riuscire a conquistare Mosca. Inoltre le truppe sovietiche resistono e la popolazione collabora attivamente con l’Armata Rossa. Inoltre, i tedeschi non riescono a fare rifornimenti e nelle terre occupate si formano gruppi di partigiani antinazisti, costituiti da membri del Partito comunista sovietico o da soldati dell’Armata Rossa rimasti al di là delle linee del proprio esercito. Questi gruppi riescono a compiere vari sabotaggi. Per questo, nel 1942, le truppe tedesche decidono di dirigersi verso Stalingrado per impadronirsi dei rifornimenti sovietici. Ma qui trovano una forte resistenza e sono costretti a fermarsi. Intanto, tra il 1941 e il 1942, la guerra diventa davvero mondiale con l’intervento di Giappone e USA. Inizialmente gli Stati Uniti preferiscono una politica isolazionista, poi decidono di rifornire i paesi che si oppongono alla Germania e all’Italia. Sono nel 1941 Roosevelt e Churchill firmano la Carta Atlantica per un nuovo ordine internazionale che deve emergere dalla sconfitta nazi-fascista. Invece l’intenzione del Giappone è quella di impadronirsi non solo della Cina ma dell’intera Asia sudorientale. Le truppe giapponesi così occupano l’Indocina. Gli Stati Uniti si decidono per l’embargo sul petrolio e sull’acciaio statunitensi destinati al Giappone e procedono al sequestro dei beni giapponesi che si trovano negli USA. L’aviazione giapponese attacca la flotta statunitense nel Pacifico, ancorata nella base di Pearl Harbor, Hawaii, distruggendola quasi completamente. Il Giappone può così occupare la Thailandia, le Filippine, la Nuova Guinea, la Malesia, la Birmania e l’Indonesia. Roosevelt dichiara guerra prima al Giappone, poi alla Germania e all’Italia. Anche il Regno Unito dichiara guerra al Giappone. Dal 1941 la guerra è mondiale.
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34. L'inizio della persecuzione degli ebrei
Fin dall’occupazione dei territori orientali l’atteggiamento nazista nei confronti degli ebrei è favorevole alla loro deportazione e dispersione fuori dai territori del Reich, piuttosto che incline a una loro sistematica eliminazione. La linea antiebraica cambia man mano che le truppe tedesche incontrano comunità ebraiche sempre più numerose. Nel 1939, alla conquista della parte occidentale della Polonia, i responsabili nazisti ordinano la deportazione degli ebrei nelle aree rurali dentro recinti appositi (i ghetti) che sono loro riservati nelle città polacche. Dal 1941 nei ghetti polacchi vengono mandati anche ebrei che provengono da altre parti dell’Europa occidentale. Le condizioni di vita nei ghetti sono intollerabili e il tasso di mortalità è altissimo. Le SS, inoltre, eseguono rastrellamenti della popolazione ebraica e fucilazioni di massa effettuate nel posto. Gli ebrei cominciano a essere deportati in massa nei numerosi campi di concentramento costruiti per ospitare oppositori politici. In seguito si adottò un piano che prevedeva di destinare sei campi di nuovo tipo (Auschwitz-Birkenau, Treblinka, Belzec, Sobibor, Chelmno e Majdanek) all’eliminazione fisica degli ebrei sulla base di un’organizzazione efficiente. In questi campi di sterminio vengono progressivamente deportati tutti gli ebrei chiusi nei ghetti o nei campi di concentramento. La gestione dei campi di sterminio destinati all’attuazione della soluzione finale impegna le SS, che sono il corpo a cui è affidata la gestione completa dei Lager (campi). Gli ebrei vengono deportati nei campi in ferrovia, dopo essere stati caricati su vagoni merci piombati senza distribuzione di cibo e acqua. Le condizioni igieniche all’interno dei carri piombati sono tragiche e molti – vecchi, ammalati, bambini – muoiono già nel percorso di trasferimento. All’arrivo nei campi i deportati sopravissuti vengono spogliati di vestiti e averi, che vengono poi redistribuiti tra i familiari dei soldati tedeschi. Alle donne vengono tagliati i capelli, utilizzati per fabbricare pantofole o calzature per i marinai dei sommergibili. La cattiva alimentazione e il pesantissimo lavoro a cui sono sottoposti fanno morire i più deboli. Gli altri sono comunque eliminati man mano attraverso le camere a gas. I gruppi di internati destinati alla soppressione vengono denudati e condotti in locali che sembrano docce collettive. Una volta rinchiusi dentro, dai condotti viene fatto uscire un gas tossico. Una volta completata l’operazione, si procede all’ispezione dei corpi dei deceduti, nel corso del quale vengono estratti i denti d’oro. Poi i corpi vengono portati nei forni crematori. Vengono così sterminati 6milioni di ebrei, di cui un milione sono bambini. Tra l’estate del 1942 e l’estate del 1943, l’andamento della guerra comincia a cambiare grazie alla ripresa degli Stati Uniti che attaccano il Giappone. A Stalingrado l’assedio nazista è una vera catastrofe per i tedeschi e in Africa l’Italia cede all’offensiva britannica. Il generale Eisenhower compie uno sbarco in Algeria, procedendo contro le truppe italo-tedesche che sono costrette ad arrendersi. Dalla Tunisia gli anglo-americani preparano lo sbarco in Sicilia, che avverrà nel luglio 1943.
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35. La fine della seconda guerra mondiale Tra l’estate del 1942 e l’estate del 1943, l’andamento della guerra comincia a cambiare grazie alla ripresa degli Stati Uniti che attaccano il Giappone. A Stalingrado l’assedio nazista è una vera catastrofe per i tedeschi e in Africa l’Italia cede all’offensiva britannica. Il generale Eisenhower compie uno sbarco in Algeria, procedendo contro le truppe italo-tedesche che sono costrette ad arrendersi. Dalla Tunisia gli anglo-americani preparano lo sbarco in Sicilia, che avverrà nel luglio 1943. In seguito allo sbarco il regime fascista crolla per un colpo di Stato al quale partecipano il re e diversi esponenti del fascismo. Mussolini viene arrestato e il governo viene affidato al generale Badoglio. Il 3 settembre 1943 Badoglio firma l’armistizio con gli anglo-americani. Ma la notizia arriva solo l’8 settembre con lo sbarco a Salerno degli anglo-americani. La confusione aumenta quando il re e Badoglio scappano e fuggono a Brindisi. Il 12 settembre un commando di paracadutisti tedeschi libera Mussolini, che costituisce un nuovo Stato fascista repubblicano, la Repubblica sociale italiana, con capitale a Salò, sul lago di Garda. Nel frattempo si cominciano a costituire i gruppi armati che vogliono opporsi ai tedeschi e ai fascisti. Nasce così la Resistenza. Dal 1943 i capi dei tre principali paesi che conducono la guerra contro la Germania nazista – Roosevelt, Churchill e Stalin – si incontrano a Teheran per valutare una comune strategia. Stalin insiste affinché si liberi la Francia dall’occupazione tedesca così si organizza lo sbarco in Normandia. Nel 1944, dopo un bombardamento preparatorio contro le postazioni difensive tedesche, vengono lanciate truppe paracadute e poi – sgombrate le spiagge – arrivano i mezzi da sbarco. Le truppe anglo-americane riescono così ad arrivare a Parigi, ormai liberata dai partigiani. Si comincia anche a bombardare la Germania. Intere città, come Dresda, vengono rase al suolo. All’inizio del 1945, l’esercito tedesco si arrende nonostante l’ordine di Hitler di resistere ad oltranza. Il 25 Aprile 1945 le truppe partigiane liberano l’Italia dai tedeschi. Mussolini cerca di fuggire in Germania con la sua amante ma al confine con la Svizzera vengono fucilati e i loro corpi, impiccati per i piedi, vengono mostrati a piazzale Loreto a Milano. Poco dopo, Hitler, chiuso nel suo bunker, si suicida con la sua amante – da poche ore sposata – Eva Braun. Il Giappone continua a combattere anche grazie al lavoro dei kamikaze, aviatori suicidi che si lanciano dagli arei carichi di esplosivo sulle navi americane. Dopo la morte di Roosevelt nel 1945, il nuovo presidente degli Stati Uniti è Truman, che decide di usare la neo arma – la bomba atomica – sul Giappone. Nell’agosto del 1945 viene bombardata prima Hiroshima e pochi giorni dopo Nagasaki. Le due città sono distrutte. Chi sopravive, ha ferite e deturpazioni incredibili e soffrirà per anni a causa delle radiazioni atomiche. Il 2 settembre 1945 l’imperatore Hirohito decide di firmare l’armistizio. La guerra è finita e più di 50milioni di persone sono morte (una cifra cinque volte superiore a quella dei morti della Grande Guerra).
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36. La nascita dell'Onu Il 25 aprile 1945 nella città californiana si riuniscono i rappresentanti di 50 nazioni che nel giugno dello stesso anno approvano lo Statuto di un nuovo ente sovrannazionale, l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU). Le finalità dell’Organizzazione sono: mantenere la pace e la sicurezza internazionale; sviluppare tra le nazioni relazioni amichevoli fondate sul rispetto e sul principio dell’eguaglianza dei diritti e dell’autodecisione dei popoli; conseguire la cooperazione internazionale. L’Assemblea generale si riunisce una volta all’anno e raccoglie i rappresentanti dei paesi membri. Organo fondamentale è il Consiglio di Sicurezza, composto dai rappresentanti di cinque membri permanenti (USA, Urss, Cina, Regno Unito e Francia) e di dieci membri di altri paesi, eletti per mandati temporanei. I cinque membri hanno un diritto di veto che può bloccare ogni iniziativa, anche se sostenuta in maggioranza dagli altri membri. Ma la Liberazione dal nazi-fascismo e la fine della guerra sono accompagnate da violenze, vendette, esecuzioni sommarie, assassini politici a danno di collaborazionisti o di ex fascisti. Le esecuzioni sommarie colpiscono soprattutto gli uomini e più raramente le donne. Quest’ultime sono però esposte a aggressioni e stupri. Notizie terribili arrivano anche dall’Istria, da Gorizia e da Trieste. Il simbolo di queste violenze sono le foibe, grotte carsiche perpendicolari alle quali si può accedere attraverso una stretta imboccatura che si apre a picco sulla cavità sottostante. Nel settembre-ottobre 1943, quando l’Istria interna, dopo la caduta del fascismo, viene occupata dal movimento partigiano comunista jugoslavo; in questa circostanza vengono giustiziati e infoibati molti militari italiani. Nel 1945 c’è un’altra ondata di violenze a Trieste, Gorizia e Fiume, occupate dalle truppe jugoslave che fanno parte del movimento comunista guidato da Tito. Compiono violentissime azioni di repressione contro coloro che sono considerati nemici del nuovo potere comunista in via di formazione: vittime delle azioni sono militari della Repubblica sociale italiana; esponenti fascisti locali; comunisti che hanno manifestato dissensi verso le autorità jugoslave o semplicemente civili italiani. Diverse di queste persone vengono giustiziate nel corso di esecuzioni sommarie; i cadaveri sono occultati nelle foibe; di cui talvolta si chiudono le imboccature facendole esplodere. Altre persone sono condotte nei campi di concentramento allestiti dalle autorità jugoslave; dove trovano la morte per maltrattamenti e denutrizione. In parte lo fanno perché sono motivate dal desiderio di vendicarsi per l’occupazione nazifascista della Jugoslavia e per il tentativo di italianizzazione dell’Istria messo in atto dal governo fascista nei decenni precedenti; in parte l’operazione è una componente della più complessiva strategia del movimento comunista sloveno, integrato dal movimento comunista jugoslavo diretto da Tito che vuole liberarsi di tutti gli oppositori del regime e annettere l’Istria alla Jugoslavia comunista. L’obiettivo viene raggiunto con il trattato di pace di Parigi nel 1947. Il trattato, siglato dalla Jugoslavia e dall’Italia, assegna l’Istria alla Jugoslavia.
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37. I due blocchi politici : Usa e Urss
Dopo la fine della guerra, si formano due blocchi politici e contrapposti, uno occidentale che gravita intorno agli USA, e uno orientale intorno all’URSS. L’avanzata dell’Armata Rossa verso est, fino alla presa di Berlino, ha permesso all’URSS di inglobare subito entro i confini l’Estonia, la Lituania e la Lettonia, che all’epoca scompaiono come paesi indipendenti. Il territorio della Germania viene ridotto e suddiviso in quattro zone. L’area orientale intorno a Berlino è affidata all’Urss e la Germania occidentale è divisa tra Stati Uniti, Francia e Regno Unito. Anche Berlino viene divisa in quattro. Tra l’autunno del 1945 e l’autunno del 1946 a Norimberga si forma un Tribunale militare composto da giudici delle potenze vincitrici che processa 24 alti dirigenti nazisti. Nel 1944 si tenne a Bretton Woods (USA) una Conferenza internazionale con lo scopo di definire le modalità dei rapporti finanziari dopo la conclusione della guerra. Nel corso della Conferenza, a cui partecipano 44 paesi, viene accolta la proposta dell’economista Keynes, con la quale i paesi accettano di basare emissioni monetarie non solo sulle riserve auree ma sul dollaro americano che sostituisce la sterlina inglese come valuta internazionale. Viene anche costituito il Fondo monetario Internazionale, a cui Urss e Cina non aderiscono e che aiuta tramite prestiti i paesi che hanno una bilancia di pagamenti in deficit. Viene fondata la Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo che ha il compito di finanziare la ricostruzione dei paesi che hanno subito danni di guerra o di sostenere con prestiti speciali l’industrializzazione dei paesi sottosviluppati. Viene consolidato il Gatt (Accordo Generale sulle Tariffe e sul Commercio), che stabilisce le regole per facilitare gli scambi commerciali. Nel 1947 viene varato il Piano Marshall, un programma per la ripresa europea, che dura fino al 1951. Il piano viene elaborato dal segretario di Stato americano Marshall e prevede la concessione di prestiti, in forma gratuita e in parte a lunga scadenza e a bassi tassi di interesse all’Austria, Belgio, Lussemburgo, Danimarca, Francia, Germania Ovest, Grecia, Islanda, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Portogallo, Regno Unito, Svizzera, Svezia e Turchia. Per essere inclusi nel programma, bisogna accettare l’alleanza con gli Usa e l’adesione ai principi della democrazia e del libero mercato. I paesi inclusi nel Piano ricevono merci, attrezzature e materiali. La distanza ideologica, economica e sociale tra l’Urss e Usa è enorme. L’uno è un paese comunista a partito unico; l’altro è una democrazia nella quale vigono la libera iniziativa e il libero mercato. Inoltre i rispettivi governanti pensano ad assicurare ai loro paesi la massima influenza possibile sui territori dove i loro eserciti hanno messo piede. In breve, la situazione di confronto a distanza si trasforma nel 1946 in una tensione diretta che sembra sempre sul punto di degenerare in uno scontro militare. Si ha paura di una guerra atomica. Nel 1946, dopo che l’Urss ha iniziato una pressione diplomatica sulla Turchia per ottenere delle basi sullo Stretto dei Dardanelli, gli Stati Uniti inviano parte della flotta militare nel Mediterraneo a sostegno della Turchia e a presidio dei Dardanelli. L’appoggio militare statunitense si trasforma in una più ampia collaborazione politica e finanziaria, che porta la Turchia all’interno dell’area di influenza occidentale. Sempre nel 1946 sia il Regno Unito sia gli Stati Uniti intervengono direttamente in Grecia per impedire il diffondersi di un’insurrezione comunista. Infatti, in quello stesso anno, si tengono le elezioni, vinte da un fronte monarchico e si tiene anche un referendum istituzionale che approva il ritorno del re Giorgio II. Contemporaneamente, però, i partigiani
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comunisti, appoggiati dalla Jugoslavia comunista, avviano azioni militari che cercano di rovesciare il governo di Atene. Ha inizio così una dura guerra civile tra le formazioni comuniste e le truppe regolari. Dal 1947 queste ultime possono contare su aiuti finanziari e militari che il Congresso degli Stati Uniti decide di concedere per sostenere la lotta anticomunista.
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38. L'inizio della guerra fredda Il 24 luglio 1948 tra le zone occidentali di Berlino, affidate all’amministrazione di Usa, Francia e Regno Unito, vengono chiuse dai sovietici; costoro possono farlo perché quelle zone sono circondate dal territorio della Germania orientale, che è sotto il controllo dell’Armata Rossa. In questo modo nella zona occidentale della città non possono entrare automobili, né camion, né treni. Stalin spera di prendere per fame chi vive a Berlino Ovest; soprattutto vuole costringere americani, britannici e francesi a cedere la parte occidentale di Berlino che è sotto la loro amministrazione. Si inaugura a questo punto la guerra fredda tra Ovest democratico - capitalista ed Est comunista: una guerra fatta di tensioni e di pesanti minacce che non si traducono mai in una guerra vera e propria. Gli statunitensi organizzano un ponte aereo che rifornisce continuamente la parte occidentale della città, sventando così la minaccia di un inglobamento di Berlino Ovest entro il territorio occupato dai sovietici. Nel maggio del 1949, constata l’inutilità del blocco terrestre, i sovietici decidono di riaprire gli accessi a Berlino Ovest. Le tre potenze occidentali decidono di riunire le tre aree della Germania che sono state loro affidate fondando uno Stato nuovo, la Repubblica Federale Tedesca (Rft) con capitale Bonn. A questo nuovo Stato viene dato un assetto federale e una Costituzione democratico - parlamentare. Stalin risponde facendo della Germania Est un altro Stato autonomo, che prende il nome di Repubblica Democratica Tedesca (Rdt), con capitale a Berlino est. La struttura istituzionale è quella di una repubblica socialista, dominata da un unico partito, il Partito socialista unificato tedesco (Sed) e priva di garanzie democratiche per i suoi cittadini. In tutte le zone liberate dall’Armata Rossa (la Germania Est, la Polonia, la Cecoslovacchia, la Romania, l’Ungheria e la Bulgaria), colo sostegno dei comunisti locali e con le determinante pressione dell’Armata Rossa sovietica, tra il 1947 e il 1949 viene compiuta una serie di colpi di Stato che trasforma questi paesi in democrazie popolari, cioè in Stati comunisti a partito unico. Nel settembre del 1947 la dirigenza sovietica crea un organo di coordinamento e di controllo sui partiti comunisti dei paesi fratelli che si chiama Cominform (Ufficio di Informazione dei Partiti Comunisti).
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39. La liberazione della Jugoslavia
In Jugoslavia la Liberazione è stata compiuta dal forte movimento partigiano comunista guidato da Tito. A Liberazione avvenuta, Tito vi fonda uno Stato socialista a partito unico, che tuttavia vuole difendere la sua autonomia dall’Urss. Tito rispetta l’Urss ma non vuole esserne dipendente. Ciò porta comunque alla rottura con Mosca. La Jugoslavia è una federazione di sei diverse repubbliche – Slovenia, Croazia, BosniaErzegovina, Montenegro, Macedonia e Serbia; quest’ultima Repubblica, che contiene la capitale – Belgrado – è a sua volta in tre province: Vojvodina, Serbia e Kosovo. L’evoluzione dei rapporti tra Jugoslavia e Urss condiziona anche l’esito della guerra civile in Grecia, che è in corso dal 1946. I comunisti greci, posti davanti all’alternativa tra la fedeltà all’Urss o la collaborazione con la Jugoslavia, scelgono la prima soluzione. Si tratta di una mossa che si rivela disastrosa. Per ritorsione, nel 1949, Tito cessa di sostenere le milizie comuniste greche e chiude i campi di appoggio che i comunisti greci hanno costituito in Macedonia. Ora i comunisti greci possono contare solo sull’aiuto dell’Albania poiché Stalin decide di non attuare alcun tipo di intervento in Grecia, dove la situazione delle forze comuniste è compromessa. L’esercito regolare greco così lancia un’offensiva che travolge le resistenze delle forze comuniste, che annunciano il cessate il fuoco. I comunisti che non sono catturati si salvano passando in Albania o Bulgaria. In Grecia il Partito comunista è posto fuori legge.
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40. La nascita della Nato Nell’aprile del 1949 a Washington i rappresentanti di Stati Uniti, Canada, Francia, Gran Bretagna, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Norvegia, Danimarca, Islanda, Portogallo e Italia firmano il trattato Nord Atlantico (comunemente noto come Patto Atlantico). Si tratta di un’alleanza difensiva tra i paesi firmatari, in base alla quale un attacco a uno dei paesi membri viene considerato come un attacco indirizzato anche a tutti gli altri. Il trattato prevede anche la formazione di un organismo permanente di coordinamento militare tra i paesi aderenti, NATO (organizzazione del trattato Nord-Atlantico). Nel 1952 aderiscono anche la Grecia e la Turchia e nel 1955 si aggiunge la Germania federale. A Est si risponde con la costituzione nel 1955 del Patto di Varsavia, un trattato di alleanza militare tra l’Urss e i paesi europei (Bulgaria, Albania, Romania, Cecoslovacchia, Polonia, Germania Est e Ungheria). Gli Stati Uniti nel 1949 approvano la costituzione della CIA, un’agenzia di Intelligence, che coordina i servizi di spionaggio, di informazione e di sostegno all’azione militare e diplomatica statunitense nel mondo. Inoltre nasce una vera e propria ossessione comunista. Nel 1947 una legge pone limiti alle attività sindacali, vietando ai comunisti di occupare cariche sindacali. Nel 1950, un senatore repubblicano, Joseph McCarthy, annuncia di possedere liste di comunisti che si sarebbero introdotti all’interno dell’amministrazione pubblica e perfino nel Dipartimento di Stato (Ministero degli Esteri). Sebbene McCarthy non mostri mai queste presunte liste, la sua denuncia avvia una serie di indagini e di schedature di cittadini sospettati di comunismo. Il maccartismo (come è chiamata la persecuzione comunista, dal nome del suo ispiratore) comincia a prendere vigore. Dalla metà degli anni 50, la persecuzione preventiva basata sul semplice sospetto viene abbandonata. La carriera politica di McCarthy risulta danneggiata dall’idea che egli abbia manipolato le accuse lanciate negli anni precedenti. Muore alcolizzato nel 1957. Nonostante ciò, l’opinione pubblica americana conserva un atteggiamento di diffidenza e ostilità nei confronti dei gruppi radicali di sinistra, anche per coloro che non hanno un orientamento comunista. Nel 1945 si ricostituisce un governo di ampia coalizione presieduto da Alcide de Gasperi, dirigente della Democrazia cristiana. Le elezioni del giugno 1946, nelle quali si elegge l’Assemblea Costituente e si tiene il referendum istituzionale, col quale gli elettori devono decidere se la nuova Italia dovrà essere una monarchia o una repubblica. Il corpo elettorale sceglie la Repubblica. La Costituzione viene approvata nel 1947 ed entra in vigore il 1 gennaio 1948. Si fonda un Parlamento bicamerale, diviso in Camera dei Deputati e Senato, eletti a suffragio universale. Il Parlamento possiede il potere legislativo e ha il diritto di eleggere, in seduta congiunta, il Presidente della Repubblica, cui viene conferito un mandato settennale. Il presidente ha poteri limitati, tra i quali conferire l’incarico al Presidente del Consiglio, che ha il compito di formare il governo sulla base della maggioranza che si è creata in Parlamento, dal quale riceve un voto di fiducia. La Costituzione prevede anche l’istituzione di una Corte costituzionale, che ha il compito di verificare la coerenza delle leggi approvate dal Parlamento con i principi e le regole stabilite dalla Costituzione stessa.
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41. Il post seconda guerra mondiale Uno degli aspetti più importanti del post II Guerra Mondiale è la rapidità con la quale le economie europee si riprendono dalla devastazione bellica. Sia per la Germania Ovest sia per l’Italia gli anni 50 sono caratterizzati dal miracolo economico. I due paesi sono stati distrutti (Germania più dell’Italia). Le perdite demografiche sono state imponenti. Le fabbriche e le aziende agricole sono state danneggiate. Eppure, in un breve lasso di tempo, le economie rimettono in movimento. E lo stesso accade in altri paesi occidentali come Regno Unito, Francia, Belgio e Olanda. Un ruolo importante viene svolto dal sistema economico statunitense a tutte le economie che gli sono collegate. La spinta fondamentale è data dalla crescita della spesa statale per gli armamenti che tra il 1950 e il 1952 cresce esponenzialmente. Ciò ha un enorme ricaduta in tutti i settori industriali. Un altro elemento essenziale è il Piano Marshall. I crediti e le forniture di beni di varia natura che arrivano in Europa grazie al Piano hanno l’effetto di rivitalizzare sistemi economici prostrati dalle conseguenze della guerra e di rimettere in moto la domanda e gli investimenti. Una parte dei prestiti viene impiegata nella ricostruzione degli edifici, strade, reti di trasporto e industrie distrutte nel corso della guerra. Anche questi investimenti portano effetti perché c’è richiesta di macchinari e materiali. In Italia l’industrializzazione si concentra soprattutto nelle regioni settentrionali dove si trovano i più importanti stabilimenti siderurgici e meccanici. Un’importante spinta alla ripresa economica viene dalla rete di accordi economici che fondano l’Europa comunitaria. Il processo ha inizio il 18 aprile 1951, quando su iniziativa di Robert Schuman (politico francese di ispirazione cattolica) e Jean Monnet (economista francese autore del “piano Schuman” che conduce alla costituzione della Ceca), i rappresentanti di sei paesi europei (Belgio, Francia, Germania occidentale, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi) si accordano per coordinare la produzione e lo scambio del carbone e dell’acciaio, fondando la Comunità europea del carbone e dell’acciaio (Ceca). Nel 1957 gli stessi sei paesi sottoscrivono il trattato di Roma, che fonda la Comunità economica europea (Cee): obiettivo è quello di formare un Mercato europeo comune (Mec), attraverso un abbassamento delle barriere doganali, la facilitazione della circolazione di merci e individui, il coordinamento delle politiche agricole e industriali, il sostegno delle aree depresse. Si costituisce anche la Comunità europea dell’energia atomica (Ceea, Euratom), organismo collettivo che ha il compito di coordinare e incoraggiare le ricerche per l’utilizzazione dell’energia atomica a scopi civili. Dato il bisogno sempre maggiore di manodopera, si assiste ad un grande flusso migratorio. Così dall’India, dal Pakistan, dalla Giamaica si va verso il Regno Unito e dal Marocco, dall’Algeria e dalla Tunisia si va in Francia. Anche molti italiani del Sud si trasferiscono a Torino e a Milano per lavorare nelle fabbriche.
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42. Il consumismo degli anni '50 Verso gli anni 50 comincia anche il fenomeno del consumismo, parola che indica l’incessante propensione all’acquisto di beni di consumo. Lo sviluppo di tale fenomeno è dovuto anche alla pubblicità, che diventa un elemento della vita di tutti i giorni e che spinge verso gli acquisti che sembrano promettere una nuova qualità della vita. Uno degli oggetti più comprati è il televisore, capace di far esplodere la dimensione della comunicazione virtuale. Al suono si uniscono le immagini che acquistano una connotazione realistica. Il televisore è già disponibile dagli anni 30 ma dagli anni 50 diventa diffuso grazie alla diminuzione del prezzo. Mentre negli USA le stazioni televisive appartengono a network (gruppi di emittenti) privati, in Europa le trasmissioni sono a cura di agenzie statali, come la RAI in Italia, che comincia le sue trasmissioni nel 1954. Se inizialmente le produzioni televisive sono autoctone (come i film televisivi scritti da autori nazionali, recitati da attori nazionali in contesti nazionali), ben presto ogni compagnia televisiva comincia a comprare programmi (format) in altri paesi. Lentamente cominciano a farsi largo le produzioni televisive americane. Anche le pellicole cinematografiche che vengono dagli Stati Uniti attraggono molti spettatori, come per i western e le commedie brillanti. Tale invasione è però contrastata da cinematografie europee, che spesso hanno un approccio letterario al cinema perché si ispirano a opere letterarie o perché i registi sono grandi artisti, come per il neorealismo italiano o per la nouvelle auge (nuova onda). Ma i grandi successi cinematografici vengono dagli Stati Uniti tanto che autori europei, come Alfred Hitchcock, vi si trasferiscono trovando fama e successo. Altro acquisto importante di questo periodo è l’automobile. I più abbienti possono anche provare i voli aerei. Così cresca la domanda di carburanti derivanti dal petrolio e si continua a scoprire nuovi giacimenti. La produzione di questo periodo è dominata da sette compagnie – prevalentemente statunitensi ed europee – come la Shell. Nell’Urss, invece, la produzione viene controllata dallo Stato. In questi anni si registra anche una grande flessione demografica, tanto che il fenomeno viene definito baby boom. Diventa inoltre prima abitudine e poi regola non partorire più in casa ma in ospedale. Grazie così agli ambienti asettici e all’adeguata assistenza medica si riesce ad evitare la morte del bambino o della madre per parto. L’introduzione di programmi di vaccinazione contro una serie di malattie diffuse abbatte ancora di più i tassi di mortalità. Grazie ai redditi maggiori, si ha anche una migliore alimentazione e una maggiore propensione a far studiare i figli anche oltre il ciclo dell’obbligo. I baby boomers, inoltre, hanno una statura maggiore rispetto a quelli della generazione precedente. Alla fine degli anni 50, un quarto degli americani vive in condizioni di povertà. La gran parte di questi americani è di pelle nera. La discriminazione razziale è una delle realtà che più contraddicono l’immagine degli Stati Uniti come patria della libertà e del benessere. Molti afroamericani vivono, invece, in condizioni disastrose. Hanno regolarmente retribuzioni più basse rispetto a quelle dei bianchi. La disoccupazione li colpisce per primi e più a lungo. La segregazione è rigorosa: ovunque ci sono scuole distinte, locali pubblici distinti, posti a sedere sui tram pubblici distinti: i bianchi hanno i loro, che sono migliori; i servizi per i neri sono sempre i peggiori.
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43. Il nuovo presidente americano, Ike Eisenhower Nel 1953 viene eletto presidente degli Stati Uniti Ike Eisenhower, sostenuto dal partito repubblicano. Si fa promotore di un Social Security Act, che concede sussidi e pensioni e che include nel programma anche i lavoratori agricoli. Come presidente della Corte Suprema nomina il giudice Warren, che emette nel 1954 una sentenza che giudica incostituzionale la segregazione razziale nelle scuole. Eisenhower non solo non si oppone ma incita all’adeguamento dei sistemi educativi. L’anno dopo una cittadina afroamericana della città di Montgomery in Alabama, Rosa Parks, si siede sul sedile del pullman riservato ai bianchi e si rifiuta di abbandonare il suo posto nonostante gli inviti e le minacce del guidatore. Rosa Parks viene arrestata e la comunità di Montgomery si organizza e boicotta i servizi pubblici locali, andando a lavorare a piedi, con mezzi privati usati in gruppo o con pulmini affittati. Alla guida del movimento troviamo il giovane ecclesiastico della Chiesa protestante battista, Martin Luther King. I neri cominciano ad entrare nei locali dei bianchi, chiedono di essere serviti e se ottengono un rifiuto, vi restano seduti per protesta (tecnica del sit-in). Il movimento deve subire le reazioni di molti bianchi razzisti, che a volte compiono omicidi e aggressioni. Nel 1960 vince le elezioni il candidato democratico J.F. Kennedy. Inizialmente, in politica estera, il suo principale problema è la superiorità sovietica per i programmi missilistici e spaziali. Nel 1957 i sovietici hanno lanciato in orbita il primo satellite artificiale, lo Sputnik. L’amministrazione americana ha risposto fondando la NASA (National Aeronautics and Space Administration), un’agenzia governativa incaricata di studiare i veicoli spaziali. Nel 1961 i sovietici lanciano un missile in orbita intorno alla Terra con un pilota a bordo, Yuri Gagarin. Nel 1969, invece, gli americani arrivano sulla Luna con Neil Armstrong e Edwin Aldrin.
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44. Gli anni 60 americani
Nel 1959 a Cuba una rivoluzione rovescia il regime filoamericano guidato dal dittatore Batista. Il nuovo lider è Fidel Castro, che procede con l’esproprio delle terre e delle piantagioni possedute dalla United Fruit, azienda americana che domina il commercio della frutta esotica. Nel 1960, inoltre, nazionalizza le raffinerie petrolifere, rendendo ancora più complessi i rapporti con gli Usa e per questo cerca il sostegno diplomatico dell’Urss. Nel 1961 Kennedy fa partire un’operazione guidata dalla CIA, ovvero uno sbarco armato di esuli cubani anticastristi alla Baia dei Porci a sud dell’Avana. Ma l’operazione non suscita la ribellione popolare sperata e si rivela un fallimento. L’alleanza tra Cuba e Urss si traduce nell’impianto di una base missilistica a Cuba con missili e tecnici sovietici. Nel 1962, Kennedy chiede all’Urss lo smantellamento della base, sotto la minaccia di un attacco, e il governo sovietico acconsente. Inoltre, Kennedy comincia a pensare di intervenire in Vietnam perché il Vietnam del Nord (comunista) sta attaccando quello del Sud. Siamo nel 1963, anno in cui Martin Luther King tiene il discorso passato alla storia come I have a dream, in cui dichiara di sognare che i bianchi e i neri possano vivere in pace. Qualche mese dopo, Kennedy è in visita ufficiale a Dallas, nel Texas, e sta percorrendo le strade su una macchina scoperta che lo ospita con la moglie. Un cecchino gli spara dalla finestra di un edificio e lo uccide. Il posto di Kennedy viene preso dal suo vicepresidente Johnson. Podo dopo il Civil Rights Act (Legge sui Diritti Civili) dichiara illegale ogni discriminazione basata su sesso, religione, e etnia. Ma a fianco del movimento per i diritti civili si è formato un movimento che invece dell’integrazione della comunità nera nella società americana propone una separazione. Si tratta di una separazione culturale basata sull’orgoglio nero e si invita a riscoprire le proprie origini. Il movimento, che si trasforma in gravi rivolte urbane, è guidato da Malcolm X (vero nome Malcolm Little), che viene assassinato nel 1965. Nel 1968 viene ucciso anche Martin Luther King. Nel 1964 la partecipazione americana nella guerra del Vietnam diventa attiva con l’invio di truppe ufficiali. Ma i comunisti resistono e passano all’attacco. Inoltre in America si forma un movimento pacifista che chiede il ritiro delle truppe americane. Nel 1968 diventa presidente Nixon, che comincia a ritirare le truppe e nel 1973 viene firmato un armistizio. Ma nel 1975 il Vietnam del Sud cade sotto l’offensiva delle truppe comuniste.
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45. Il movimento indipendendista algerino degli anni '50 Sin dai primi anni 50 un movimento indipendentista algerino ha messo in seria difficoltà l’amministrazione francese della colonia, così come la comunità francese che vive in Algeria. Nel 1957 la guerriglia urbana travolge Algeri. Formazioni militari del Fronte di liberazione nazionale algerino combattono per strada contro le truppe francesi, che riescono a riprendere il controllo della città ricorrendo a esecuzioni sommarie e la tortura dei prigionieri (un episodio noto anche come la battaglia di Algeri). Nel 1958, di fronte alla possibilità che il governo francese ceda e proclami l’indipendenza dell’Algeria, un gruppo di militari francesi di stanza in Algeria forma un comitato di salute pubblica che sembra intenzionato a compiere un colpo di Stato; la condizione per non far precipitare la situazione è che l’incarico di capo del governo deve essere affidato a De Gaulle. Questi accetta, senza dare alcuna garanzia ai rivoltosi. De Gaulle redige una nuova Costituzione e attribuisce un peso maggiore al presidente della Repubblica, che viene eletto dal corpo elettorale. Il presidente ha il potere di nominare il Primo ministro, il cui governo viene approvato dal Parlamento. Il presidente può sciogliere le Camere, proporre referendum e assumere pieni poteri nel caso di minaccia o instabilità del potere. De Gaulle si convince anche che l’unica soluzione possibile per l’Algeria è abbandonarne il controllo. Viene prima represso un nuovo colpo di Stato militare e nel 1963 avvia un piano per l’indipendenza dell’Algeria, che viene approvato sia dal popolo francese con un referendum che dall’opinione pubblica algerina. Per tutto il periodo che va dal 1948 al 1957 si formano coalizioni centriste in Italia, cioè alleanza tra la Dc e i partiti repubblicano, liberale o socialdemocratico. Il primo intervento importante è stata la riforma agraria. Negli anni precedenti, soprattutto nei mesi della Liberazione, nell’Italia centro-meridionale più di una volta era accaduto che numerosi gruppi di contadini occupassero abusivamente terreni incolti o parti di latifondi. Le iniziative erano illegali e per questo erano andate incontro a una sistematica repressione. Nel 1950 De Gaspari approva norme che portano alla espropriazione e redistribuzione di alcuni ettari di terra. Viene istituita la Cassa del Mezzogiorno, un ente finanziario statale al quale viene attribuito il compito di coordinare i finanziamenti e i sostegni riservati alle regioni meridionali per la costruzione o il miglioramento delle infrastrutture o per il supporto creditizio delle aziende agricole e industriali. Nel 1953 De Gaspari propone una nuova legge elettorale per cui lo schieramento di partiti alleati che consegue il 50% dei voti riceve un premio di maggioranza che gli assegna il 65% dei seggi in Parlamento. La legge viene approvata in tempo per le nuove elezioni, la Dc si conferma come primo partito ma poco dopo viene abrogata. De Gasperi si dimette ma la Dc è ancora al potere. Si inaugura il secondo ciclo politico che va dal 1957 al 1960, durante il quale la Dc si allea con il Movimento sociale italiano (Msi), un partito fondato nel 1946 da ex membri della Repubblica sociale italiana, tra cui Giorgio Almirante. Il Msi non nasconde di farsi portatore di ideali fascisti. Nel 1960, il presidente della Repubblica, il democristiano Gronchi, dà al democristiano Tramboni l’incarico di formare un nuovo governo. Tramboni costituisce un governo di soli democristiani e si avvale del voto di fiducia dei parlamentari del Msi. Ottenuto il voto, riceve critiche dal suo stesso partito e si dimette. Gronchi insiste a designarlo alla guida del governo e Tramboni torna al Parlamento.
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46. Il movimento sociale degli anni '60 Europero Il Movimento sociale intende però tenere il suo congresso a Genova, nonostante le proteste dei democristiani. L’autorizzazione concessa dal governo Tramboni fa esplodere una rivolta popolare che travolge Genova e altre rivolte scoppiano in altre città italiane. Tramboni è costretto a dimettersi. Parte così il terzo ciclo politico. Nel 1962 abbiamo un governo guidato da Fanfani. Viene approvata la nazionalizzazione dell’energia elettrica con la costituzione dell’Ente Nazionale per l’Energia Elettrica (ENEL). La scuola media viene unificata, per cui la scuola postelementare è uguale per tutti e capace di dare l’accesso a qualunque scuola superiore (prima c’erano due curricula, uno che permetteva la prosecuzione degli studi e uno che serviva all’avviamento al lavoro). Inoltre la scuola dell’obbligo viene elevata a 14 anni. Nel 1953 muore Stalin. La concorrenza tra i possibili eredi viene vinta nel 1955 da Chruscev, che denuncia lo stalinismo e i suoi sistemi repressivi e passa allo smantellamento dei Gulag. Capita che alcuni berlinesi dell’Est si spostino ad Ovest e ciò diventa oggetto di una contesa mediatica, perché gli organi di stampa occidentali lo considerano una prova evidente dello scarso consenso di cui il regime comunista della Germania Est gode presso la propria popolazione. Per bloccare il fenomeno, la Germania comunista, d’accordo con il governo sovietico, decide di costruire un muro dotato di postazioni di guardia, che circondi la parte occidentale di Berlino. Il progetto è realizzato in una sola notte, tra il 12 e il 13 agosto 1961. Chiunque provi a forzare il blocco rischia di essere colpito dalle guardie di frontiera. Sempre in questi anni il numero di studenti e studentesse che frequentano le università americane cresce considerevolmente. Questi giovani studiano in università nelle quali vige il sistema della residenzialità (lasciano casa e vanno a vivere nei campus). Ciò sollecita l’aggregazione separata degli studenti che, soprattutto nell’Università di Berkeley, discutono dei diritti civili, di libertà sessuale e dell’uso di droghe psichedeliche. Gli hippies hanno i capelli lunghi, indossano i blues jeans e maglie coloratissime e si dichiarano pacifisti e contro la guerra in Vietnam. Ne 1968, prima a Parigi e poi in Italia, si forma un gran movimento di protesta studentesco. L’onda prende il via nell’Università di Nanterre, occupata dagli studenti che chiedono che gli sia riconosciuto il diritto di esprimersi in merito al governo dell’università. L’intervento della polizia cerca di interrompere l’occupazione. Cominciano manifestazioni di solidarietà alla Sorbona di Parigi. La polizia attacca e picchia gli studenti. Molti operai cominciano a protestare in loro favore e De Gaulle, come molti politici di sinistra, vengono presi in contropiede. Anche nell’Università di Trento, Milano e Torino parte la protesta contro l’autoritarismo degli studenti e i disegni di riforma che vorrebbero rendere l’università più selettiva. Tutto ciò viene discusso nelle assemblee, un’unione collettiva che poi diventa un rituale tipico del movimento studentesco. Poco dopo viene occupata l’Università di Roma ma la polizia interviene e fa sgombrare. Gli studenti cercano di prendere la Facoltà di Architettura ma vengono aggrediti dalla polizia. Ciò passerà alla storia come la battaglia di Valle Giulia. Nell’autunno del 1967 Alexander Dub ek al Congresso del Partito comunista cecoslovacco chiede più democrazia per un socialismo dal volto umano. La sua proposta suscita entusiasmo e prende il posto di primo segretario del partito. Abolisce la censura, introduce il voto segreto nelle votazioni del Congresso del partito e autorizza la ricostruzione del Partito socialdemocratico. Tutto ciò passa alla storia come la primavera di Praga del 1968. Poco dopo i carri armati sovietici occupano la Cecoslovacchia. La popolazione attua una resistenza non violenta, rimuovendo
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i segnali stradali, i commercianti si rifiutano di vendere i loro beni. Inoltre la folla circonda i carristi cercando di convincerli a desistere dall’occupazione. Nel 1969 uno studente universitario di 21 anni, Jan Palach, si dà fuoco per protestare contro l’occupazione e questo gesto viene compiuto anche da altri. Però è tutto inutile. Dub ek viene rimosso dall’incarico e le riforme abolite.
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47. Il post II guerra Mondiale in Giappone Dalla fine della guerra il Giappone è sotto il controllo degli Stati Uniti. Il generale MacArthur, che è il responsabile dell’amministrazione, impone nel 1946 una nuova Costituzione che prevede un Parlamento rappresentativo: l’imperatore Hirohito conserva il suo ruolo, anche se non ha alcun potere politico e non può dichiarare la natura divina del suo potere. I massimi dirigenti politici e militari del precedente regime sono processati e alcuni anche giustiziati. Essenziale per il decollo economico del Giappone postbellico è lo stretto rapporto che instaura con gli Usa, alle cui industrie l’economia giapponese fornisce macchine, componenti e manufatti vari. Si registra così una piena occupazione e una crescita dei salari. Nonostante questo, anche in Giappone c’è conflittualità sociale. Tra il 1968 e il 1969 si diffonde nelle università un movimento studentesco agguerrito intorno al Partito comunista e ad un’associazione antiamericana. La conflittualità sindacale nelle fabbriche è significativa tra il 1955-59, ma a livelli contenuti. La bassa conflittualità è dovuta ad un aspetto della cultura giapponese, ovvero il persistente dominio della morale scintoista che sollecita alla realtà, alla cooperazione, all’ubbidienza e allo spirito di sacrificio per il bene della comunità a cui si appartiene.
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48. Il post II guerra mondiale in India Per quanto riguarda l’India, nel 1946 avviene la Partition, ovvero la divisione tra gli indù e musulmani che porta alla nascita di nuove nazioni come il Pakistan (Stato musulmano) e Nuova Delhi nel 1947. Gandhi preferirebbe un’India unita e per di più tale divisione avviene in un bagno di sangue. La situazione peggiora quando Gandhi procede alla cessione delle risorse col Pakistan. In seguito a questo gesto un estremista indù uccide Gandhi nel 1948 perché lo accusa di aver tradito gli interessi dell’India. Dopo questi tragici eventi, la guida dell’India viene affidata a Jawaharlal Nehru. Nel 1949 viene approvata la Costituzione che entra in vigore nel 1950. Si istituisce un sistema rappresentativo democratico e si stabilisce l’uguaglianza giuridica di tutti i cittadini e la parità giuridica tra i sessi. Grazie alla riforma agraria, si attua una redistribuzione delle terre e si finanzia la costruzione di infrastrutture. Nehru, inoltre, si fa promotore della Conferenza di Bandung del 1955 per la costruzione di un terzo polo internazionale estraneo sia agli interessi dell’Urss che degli Usa. Ciò mina però i rapporti con la Cina che portano nel 1962 ad un breve guerra. Alla fine la Cina sbaraglia le truppe indiane e conquista il Tibet meridionale. Dopo la morte di Nehru (1964), nel 1966 si affida la direzione del governo a sua figlia Indira Gandhi.
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49. Il post II guerra mondiale in Cina Per quanto riguarda la Cina, si procede alla nazionalizzazione delle miniere e delle industrie pesanti e si industrializza rapidamente l’economia cinese. Nel contesto internazionale, la Cina è inizialmente a fianco dell’Unione Sovietica, con cui firma un trattato nel 1950. Però i rapporti diplomatici si chiudono perché l’Urss giudica negativamente il tentativo cinese di esercitare un’egemonia politica su tutta l’Asia comunista. Così nel 1971 la Cina comunista viene ammessa all’Onu. In seguito ad una politica economica di insuccesso del 1958, Mao rischia di essere emarginato dal partito. Ma nel 1966 invita tutti i giovani studenti a realizzare una rivoluzione culturale. Mao li esorta a mettere in discussione i dirigenti del partito tutte le volte in cui il loro comportamento sia giudicato sbagliato. I giovani accolgono l’appello e con manifesti murali mettono sotto accusa questo o quel dirigente. Mao è riuscito così ad eliminare i suoi principali oppositori e si avvale dell’intervento dell’esercito per fare cessare le incursioni politiche dei giovani.
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50. Il post II guerra mondiale in Sud America Nel 1948 si costituisce l’Organitation of American States, organo attraverso il quale gli Stati Uniti cercano di coordinare e controlla l’America centro-meridionale. Tra gli strumenti utilizzati, c’è la cooperazione economica, il finanziamento delle forze armate e il collegamento stabilito dalla Cia con gruppi militari dei paesi latino-americani, disposti a colpi di Stato quando l’evoluzione politica sembra essere minacciosa per gli interessi degli Usa. In questo quadro, Cuba rappresenta un’eccezione. Dal 1933 al 1944 la vita politica dell’isola è nelle mani del dittatore militare Batista. Nel 1952, in seguito ad un secondo colpo di Stato, Batista riprende il potere. Nel 1953, un giovane avvocato di buona famiglia, Fidel Castro, con un centinaio di seguaci, tenta un attacco alla caserma militare di Santiago di Cuba. Però alcuni insorti muoiono e Fidel e suo fratello Raul sono mandati in esilio. In Messico Fidel organizza il movimento 26 luglio con altri esuli cubani. L’intenzione è quella di tornare a Cuba e organizzare forme di guerriglia per abbattere il regime di Batista. Nel 1956 sbarcano a Cuba e vengono sorpresi dall’esercito. Alcuni vengono uccisi ma una ventina si salvano inoltrandosi sulla Sierra Maestra. Nei tre anni seguenti, conquistano la simpatia dei contadini e costituiscono un esercito. Nel 1959 i guerriglieri di Castro travolgono l’esercito di Batista e conquistano l’Avana.
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51. Il post II guerra mondiale in Africa Negli anni 50 gran parte dell’Africa è sotto il dominio coloniale.Ma i movimenti indipendentisti sono più che mai determinati a lottare contro i poteri coloniali, stimolati dal fatto che le potenze europee non hanno più le risorse per controllare aree divenute estremamente inquiete. Tra la fine degli anni 50 e i primi anni 60 la maggior parte dei paesi africani conquista l’indipendenza, costruendo Stati che hanno spesso assetti superficiali. Si tratta infatti di assemblaggi di gruppi etno-linguistici spesso assai differenti, la cui unità è fissata dai confini delle precedenti aree coloniali e dalla cultura di derivazione occidentale delle élite politiche al potere. Gli Stati africani postcoloniali hanno spesso il carattere di dittature coloniali. A complicare il quadro concorrono gli interventi diretti o indiretti delle maggiori potenze occidentali, che cercano di assicurarsi lo sfruttamento delle principali risorse economiche degli Stati africani indipendenti, come nel caso del Kenya e del Congo. Nell’Africa meridionale il processo di decolonizzazione segue un percorso particolare, poiché lì le élite bianche proclamano l’indipendenza delle due aree principali, cioè la Repubblica Sudafricana e la Rhodesia.Nel Sudafrica l’indipendenza e l’autonomia del Commonwealth britannico sono proclamate nel 1961. Da tempo in Sudafrica vige l’apartheid, cioè la segregazione razziale della popolazione nera, contro il quale cerca di opporsi l’African National Congress (Anc). Nel 1960 l’Anc viene messo fuori legge, cosicché i suoi leader decidono di abbandonare la tecnica della protesta non violenta e passare alla lotta armata. Nel 1962 il maggiore dei suoi leader, Nelson Mandela, viene incarcerato; lo stesso accade nel 1964 al resto della dirigenza Anc.Il processo di automatizzazione della Rhodesia ha luogo nel 1965, quando il Primo ministro bianco, Ian Smith, ne proclama la completa indipendenza dal Commonwealth britannico. Il nuovo Stato rhodesiano è dominato dalla minoranza bianca che introduce legalmente la segregazione razziale e priva la popolazione nera di ogni diritto politico. Il regime bianco viene minacciato dalla formazione di due movimenti nazionalisti neri fondati nel 1962-3.La destrutturazione degli imperi coloniali tocca anche i paesi di religione islamica. Il periodo che va dagli anni 50 agli anni 60 sembra dominato da una potente spinta alla costruzione di Stati laici, dominati da élite militari che optano per regimi autoritari, quasi sempre a partito unico, di orientamento vagamente socialisteggiante, almeno nel senso che i governi mettono in atto riforme agrarie volte a ridistribuire le proprietà terriere tra i contadini poveri. La laicizzazione dell’Iran suscita l’opposizione di un vasto movimento guidato dagli ayatollah sciiti (le massime autorità religiose locali), opposizione che attira su di sé un grande interesse tra masse di fedeli sia dentro l’Iran che altrove.Lo Stato che nutre l’ambizione di svolgere una funzione di leader tra i paesi islamici, l’Egitto, si impegna in una fitta rete di conflitti con il nuovo Stato di Israele. Ma le due sconfitte rianimano l’opposizione interna dei gruppi islamici radicali che intendono rimettere in discussione la legittimità e il valore dello Stato laico egizio.Il processo di decolonizzazione nell’aera islamica nordafricana prende avvio negli anni 50 dalla Libia; dopo la sconfitta dell’Italia nella seconda guerra mondiale, in Libia vige un’amministrazione transitoria affidata a Francia e Regno Unito. Nel 1949 l’Onu stabilisce che nel 1952 la Libia si possa costituire Stato indipendente, nella forma di una monarchia costituzionale. La corona è affidata all’emiro senusso (cioè membro della setta islamica dei senussi) Amir Idris, che assume il titolo di Idris I. nel 1959 vengono scoperti importanti giacimenti di petrolio, che cambiano profilo e ruolo
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del paese africano. In Libia la gestione delle ricchezze che derivano dal petrolio suscita numerose critiche. Una giovane generazione di tecnici e militari, di ideali nazionalisti e socialisti, ritiene che il regime di Idris sia corrotto, venduto agli occidentali, incapace di curare i veri interessi del popolo libico poiché dei vantaggi derivanti dalla scoperta e dalla commercializzazione del petrolio libico non sembrano beneficiare che ristrettissime élite. Nel 1969 così si ha un colpo di Stato militare, organizzato da ufficiali di rango intermedio proveniente dalle zone più povere della Libia. Il potere viene assunto da un Consiglio della Rivoluzione, presieduto da Gheddafi, che organizza una dittatura militare di stampo islamica. Nel 1956 sia il Marocco che la Tunisia conquistano la loro indipendenza dalla Francia.In Marocco si forma una monarchia costituzionale. In Tunisia, invece, vige un dominio a partito unico, il Destur, con una connotazione laica. Nel 1956 viene riconosciuta la parità dei diritti agli uomini e donne, proibisce la poligamia e sottopone le questioni sul matrimonio e divorzio ai soli tribunali civili.
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52. Il post II guerra mondiale dei paesi islamici Nel 1960 viene fondata l’Organization of the Petroleum Exporting Countries (Opec) dai rappresentanti di Iran, Iraq, Kuwait, Arabia Saudita e Venezuela e poi ampliata ad altri paesi. Uno dei paesi più importanti paesi membri dell’Opec è l’Iran. Nell’immediato dopo guerra la questione principale che anima la lotta politica iraniana riguarda il controllo e la commercializzazione delle riserve di petrolio iraniano. Nel 1951 lo shah dell’Iran (sovrano) Pahlavi nomina primo ministro Mosadeq, convinto nazionalista, che è per la nazionalizzazione della Anglo-Iranian Oil Company, la compagnia petrolifera che controlla estrazione e commercializzazione del petrolio iraniano. Le potenze occidentali cercano di impedire ciò e trovano l’appoggio dello shah e di membri dell’esercito e con un colpo di Stato viene rovesciato il governo. Ma Pahlavi ha come obiettivo modernizzare il paese attraverso la riforma agraria, l’istituzione della scuola pubblica e norme che stabiliscono che le cause di divorzio siano esaminate da un tribunale laico e che si possa contrarre un matrimonio poligamico solo con il consenso delle mogli. Ciò fa crescere l’opposizione di mujtahid e degli ayatollah (massime autorità islamiche) perché sono possidenti di terre che gli verrebbero espropriate con la riforma agraria e controllano le scuole religiose. Inoltre il processo di industrializzazione non ha portato i risultati sperati e cresce il malcontento tra gli ex contadini che trasferitisi in città sono diventati operai. Così nel 1958 un colpo di Stato militare abbatte la monarchia e crea un regime politico militare. Nel 1968 Saddam Hussein instaura una dittatura militare. La nascita dello Stato di Israele è vissuta da molti arabi come una protervia dell’Occidente, anche perché la nuova nazione ha stretto rapporti di stretta amicizia con gli Usa. Il risentimento contro Israele è acuito anche dalla presenza di vaste colonie di profughi palestinesi, disseminati tra Giordania, Gaza e Libano. Dall’inizio degli anni 50 gruppi di guerriglieri palestinesi (fedayn) compiono attacchi terroristici entro i confini di Israele. Dal 1964 i palestinesi hanno un’associazione politica unificata, l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp), che è una federazione di diversi gruppi politici, tra cui si distingue Yasser Arafat. Nel 1967 i disaccordi diplomatici tra Israele e Siria portano alla guerra. Israele organizza una rappresaglia militare che parte il 5 giugno 1967 e che attacca di sorpresa Egitto, Giordania e Siria nella guerra dei Sei Giorni: quello è il lasso di tempo che agli israeliani per impadronirsi delle alture del Golan, del Sinai, della Striscia di Gaza e della Cisgiordania. La tensione cresce così maggiormente. La Siria e la Giordania reclamano la restituzione rispettivamente delle alture del Golan e della Cisgiordania. L’Egitto rivuole il Sinai. L’Onu invita così Israele alla restituzione ma ottiene un rifiuto. Nel 1973 l’esercito egiziano attacca il Sinai e quello siriano il Golan. L’esercito israeliano, seppur preso di sorpresa, riesce a bloccare i nemici. Israele mantiene il controllo del Golan e della Striscia di Gaza ma procede con la restituzione del Sinai all’Egitto. Però nel corso della guerra l’Opec sostiene lo sforzo bellico di Siria e Egitto aumentando il prezzo al barile del petrolio greggio, per danneggiare l’economia dei paesi occidentali.
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53. Il ciclo economico degli anni '70 Agli inizi degli anni 70 si interrompe il ciclo economico positivo cominciato dopo la seconda guerra mondiale. I segnali di difficoltà vengono dal sistema dei cambi monetari. Le regole dei cambi sono state fissate dagli accordi di Bretton Woods del 1944: da allora il dollaro statunitense è diventato la moneta di riferimento per gli scambi internazionali, poiché la Federal Reserve, la banca centrale statunitense, ne assicura la convertibilità in oro. La moneta statunitense comincia così a circolare in tutto il sistema finanziario e le banche nazionali chiedono la convertibilità. Ma le riserve auree statunitensi tra il 1948 e il 1970 si sono ridotte della metà. Nel 1971 il governo Nixon decide quindi di sospendere la convertibilità del dollaro in oro. Si ha un’immediata svalutazione del dollaro. A ciò bisogna aggiungere l’aumento dei prezzi del petrolio deciso dall’Opec nel 1973. L’aumento dei prezzi del petrolio fa aumentare anche i costi dei trasporti e dei prodotti. Ciò genera una spinta inflazionistica, ovvero aumento dei prezzi. I consumatori tendono a comprare con cautela merci che all’improvviso costano di più. La flessione della domanda si riversa sulla produzione: le imprese cominciano a produrre meno e licenziano gli operai. Ma la diminuzione della produzione non fa comunque diminuire i prezzi. Negli Stati Uniti la crisi economica si percepisce non meno che altrove. Nel 1970 la crescita annua statunitense sta declinando e le importazioni superano le esportazioni. Gli Stati Uniti, inoltre, devono affrontare la concorrenza dei paesi che hanno mostrato straordinarie capacità di ripresa economica, come la Germania e il Giappone. A ciò si aggiunge la strategia dei paesi che producono petrolio. Il 1973 è anche l’anno in cui gli Stati Uniti abbandonano il Vietnam. Nixon così passa per il presidente della sconfitta, anche se quella non è la guerra voluta e organizzata dal suo governo. Inoltre due giornalisti del “Washington Post”, Woodward e Bernstein, cominciano ad accusare il presidente di condotta politica scorretta in quello che passa alla storia come lo scandalo Watergate. Il Watergate è un complesso residenziale nel quale ha sede un’organizzazione politica del Partito democratico. Nel 1972, mentre è in corso la campagna elettorale per le presidenziali, in quell’edificio vengono introdotti 5 uomini che sono stati fermati dalla polizia. Nel 1973 l’inchiesta giornalistica e giudiziaria dimostra che quei 5 uomini sono stati mandati per spiare gli esponenti democratici per conto del Partito repubblicano. Si viene a sapere che Nixon ha utilizzato l’FBI per organizzare campagne di disinformazione per screditare i suoi avversari politici. Nel 1974 Nixon si dimette e viene sostituito dal suo vice, Gerald Ford, che resta in carica fino alle elezioni del 1976 vinte dal democratico Jimmy Carter. Carter organizza nel 1978 un incontro a Camp David tra il presidente egiziano, Anwar Sadat, e il presidente israeliano, Menachem Begin. L’incontro si conclude con un accordo tra Sadat e Begin, che viene formalizzato nel trattato di pace tra Egitto e Israele, firmato nel 1979 e che prevede il ritiro delle truppe israeliane dal Sinai, il libero accesso al Canale di Suez per le imbarcazioni israeliane, la fine della guerra tra Egitto e Israele e la ripresa di rapporti diplomatici tra i due paesi. Alle elezioni del 1980 vince il candidato repubblicano, ex governatore della California e ex attore di Hollywood, Ronald Reagan. Questi sono anche gli anni in cui si diffonde il terrorismo politico. Sono gli anni di piombo, con riferimento al materiale di cui sono fatte le pallottole. Vi è un terrorismo nazionalista, attivo in Irlanda del Nord e nel Paese Basco (Spagna). Vi è un terrorismo eversivo di estrema destra e di estrema sinistra, attivo in Germania e in Italia.
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54. Gli attentati degli anni '70 e i gruppi terroristici Dopo la costituzione dello Stato irlandese nel 1921, l’Ulster, cioè la parte nord-orientale dell’isola, popolata soprattutto da protestanti, è rimasto parte del Regno Unito. All’interno dell’Ulster vi è una minoranza irlandese-cattolica favorevole a un’unione con la Repubblica di Irlanda. Nel 1966 si forma la Ulster Volunteer Force, un corpo paramilitare protestante, che uccide diversi cittadini cattolici. I nazionalisti cattolici rispondono con la nuova Irish Republic Army (Ira), che organizza operazioni di difesa nelle città irlandesi. Il Regno Unito decide inoltre di mandare lì le proprie truppe. Seguono anni di continue violenze finché il dirigente del movimento nazionalista irlandese cattolico, Gerry Adams, è favorevole alla fine degli atti terroristici e all’avvio di trattative col Regno Unito. Nel 1994 l’Ira annuncia la cessazione delle iniziative e nel 1998 viene siglato un accordo tra Repubblica d’Irlanda, Regno Unito e i dirigenti di due movimenti. Nel 2007 l’esercito inglese abbandona l’Ulster. Per quanto riguardo il Paese Basco, le iniziative terroristiche sono compiute dall’Eta (Paese Basco e Libertà), un’organizzazione paramilitare fondata nel 1959 che vuole l’autonomia del Paese Basco. Tra le sue azioni più clamorose c’è l’uccisione del Primo ministro spagnolo, l’ammiraglio Luis Carrero Blanco nel 1973. Dal 1970 opera un gruppo terroristico di estrema sinistra, la Rote Armee Fraktion (Raf, Frazione dell’Armata Rossa), nota anche come banda Baader – Meinhof, dai nomi dei suoi dirigenti, Andreas Baader e Ulriche Meinhof. Il gruppo nasce dal movimento studentesco formatosi in Germania e ha un orientamento marxista-rivoluzionario. L’obiettivo è creare i presupposti per una rivoluzione comunista. La Raf riesce a compiere sequestri e omicidi di uomini politici e di imprenditori tedeschi. Però è incapace di conquistarsi un sostegno politico da parte dell’opinione pubblica. Tra la fine degli anni 70 e l’inizio degli anni 80 vengono arrestati dalla polizia. In Italia i gruppi terroristici di estrema destra ricorrono all’attentato dinamitardo. Fra gli attentati, ci sono: la strage di Piazza Fontana del 1969 quando una bomba esplode nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura a Milano; la strage di Piazza della Loggia a Brescia che colpisce una manifestazione organizzata da sindacati e Comitato antifascista; la strage dell’Italicus del 1974 quando una bomba esplode nel treno Italicus in una stazione della provincia bolognese; la strage della stazione di Bologna del 1980 e questo è l’unico attentato per cui sono stati identificati i responsabili, un gruppo di estrema destra. Il loro obiettivo è creare paura e fare in modo che questi atti di violenza siano associati a gruppi di sinistra. Così l’opinione pubblica avrebbe indirizzato il proprio voto a partiti di destra. Ciò non accade. Sul fronte di sinistra, i principali gruppi terroristici sono le Brigate Rosse, Nuclei Armati Proletari e Prima Linea. Questi gruppi, formati da giovani, usano come strategia quello di ferire o uccidere magistrati, giornalisti o funzionari. Le Brigate Rosse usarono la tecnica dell’Eta di rapire e sottoporre le vittime a processi proletari. L’obiettivo era quello della rivoluzione proletaria e bloccare il processo che vede il Partito comunista cooperare con formazioni di centro e in particolare con la Democrazia cristiana. Questa linea fu adottata da Enrico Berlinguer, che nel 1972 è diventato segretario del Pci. Berlinguer elabora la linea del compromesso storico, nel senso di cooperare con la Democrazia cristiana per fare in modo che questi possibili governi attuino una maggior politica riformista. Inoltre il Pci si distacca dal terrorismo operato dalle Brigate Rosse.Favorevole ad un’apertura con il Pci è Aldo Moro, presidente della Dc. Nel 1978 (a capo del governo c’è Andreotti) le Brigate Rosse organizza un agguato a via Fani e rapiscono Moro. Poco dopo quest’ultimo verrà ucciso e fatto trovare nel portabagagli di una macchina parcheggiata a via
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Caetani, al centro di Roma.
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55. Il periodo femminista degli anni '70 Da qui ha inizio il declino delle Br perché si indeboliscono le simpatie di esterni e alcuni si pentono e testimoniano. La polizia riesce così ad arrestare la dirigenza delle Br. Un altro movimento importante di questo periodo è quello femminista, organizzato negli Usa e nell’Europa occidentale da donne che vogliono rimettere in discussione la natura delle relazioni che legano uomini e donne. Vi sono tre direttrici di riflessione: 1) L’idea che il privato è politico, cioè che i rapporti privati incorporano rapporti di potere; 2) L’idea di differenza sessuale: le donne vivono in maniera diversa dagli uomini ma non sono per questo inferiori; 3) Il separatismo femminile fu accolto dalle frange più radicali che auspicavano un’indipendenza psicologica e sociale dall’universo maschile. In Francia, una serie di leggi varate nel 1965, nel 1975 e nel 1985 introduce il divorzio, depenalizza l’adulterio e stabilisce rapporti di parità tra i coniugi. In Italia, nel 1970 viene introdotto il divorzio, nel 1975 si sancisce l’uguaglianza dei coniugi; nel 1977 si stabilisce l’obbligo di un eguale trattamento salariale e lavorativo di uomini e donne e nel 1978 viene legalizzato l’aborto in certi limiti. In Spagna nel 1975 la crisi della dittatura si apre con la morte di Francisco Franco. Il successore designato è il principe Juan Carlos di Borbone che viene proclamato re di Spagna. Viene introdotta la democrazia e varata la Costituzione. Nel Regno Unito nel 1979 sale al potere la prima donna Primo ministro, Margaret Thatcher, a capo del Partito conservatore britannico. Thatcher ritiene che vada rilanciata la libertà d’azione degli imprenditori, che rappresentano la fonte di ricchezza del paese. Inoltre, la diminuzione della spesa pubblica deve essere accompagnata dalla diminuzione della pressione fiscale. Viene poi attuato un piano di privatizzazione di aziende possedute o gestite dallo Stato che vengono vendute a compagnie o imprenditori. Viene anche limitato il peso e la forza contrattuale dei sindacati operai. Dal 1970 al 1989 si registra la profonda crisi che scuote il sistema sovietico. Il sistema economico comunista si rivela inefficiente. La produzione industriale è condotta in impianti costruiti senza alcuna cura per le norme ambientali, che provocano un livello di inquinamento atmosferico altissimo. L’agricoltura, negli anni 70 e 80, peggiore ulteriormente. I paesi dell’Est, soprattutto l’Urss, devono importare beni alimentari dall’estero (anche dagli Usa), ma a prezzi crescenti dato l’effetto della stagflazione. Le merci però si trovano solo a cicli periodici: in una settimana trovi solo cavoli e non mele; l’altra settimana trovi solo mele e non formaggio e così via. A volte beni essenziali scompaiono completamente dai negozi perché i funzionari addetti agli acquisti e alla distribuzione hanno mal calcolato le esigenze del mercato. Questi anni sono anche caratterizzati da un irrigidirsi dei controlli e della repressione verso le manifestazioni di critica o dissenso. Il disagio cresce dopo la scelta sovietica di invadere l’Afghanistan. Nel paese nel 1973 un colpo di Stato ha rovesciato la monarchia e instaurato la repubblica. Un secondo colpo di Stato ha portato il Partito comunista al potere. Ma ciò ha fatto scatenare la resistenza armata dei mujaheddin, finanziati dagli Usa. L’Urss nel 1979 decide di intervenire e non solo non si impone sui guerriglieri islamici ma la sua economia si indebolisce maggiormente.
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56. La politica sovietica di Michail Gorbaëv Nel 1980 nelle fabbriche polacche, a causa dell’aumento dei prezzi dei beni alimentari, si organizzano una serie di scioperi e viene fondato un sindacato libero non comunista (Solidarno, Solidarietà) sostenuto dalla Chiesa cattolica polacca e dal papa Giovanni Paolo II, ex arcivescovo di Cracovia. In seguito il sindacato viene sciolto e i capi arrestati. Nel 1985 diventa segretario del Partito comunista Michail Gorbaëv. Più giovane dei suoi predecessori, lontano dall’esperienza staliniana, Gorbaëv vuole liberalizzare il sistema politico ed economico sovietico. Così attenua la censura, rianima il dibattito politico e rende pubbliche e criticabile le decisioni dell’élite politica dell’Urss. Il 1986 è invece l’anno di Chernobyl (Ucraina). Nella centrale nucleare della città esplode uno dei reattori. L’impianto, come molti in Urss, è vecchio, tecnologicamente superato e sottoposto a controlli molto sommari. Dal reattore esploso si sprigiona una nube radioattiva che investe l’intera Ucraina e che arriva in Europa orientale, Germania, Francia, Italia, e Scandinavia. Gorbaëv lancia così la perestrojka (ristrutturazione), ovvero una linea di politica economica che ha come obiettivo l’introduzione di innovazioni tecnologiche e il miglioramento degli impianti. Nel 1990 Gorbaëv diventa presidente dell’Unione Sovietica. La maggior libertà di discussione ha rilanciato le forze nazionaliste tanto che nel 1990 le tre Repubbliche baltiche (Lituania, Lettonia, Estonia) dichiarano la loro indipendenza e autonomia dall’Urss. Gorbaëv all’inizio sembra incline a inviare le truppe sovietiche ma riceve critiche dai riformisti, soprattutto da Boris Eltsin che nel 1991 diventa presidente della Repubblica russa. Da questo momento in poi l’Urss si dissolve. Russia, Ucraina e Bielorussia dichiarano la loro indipendenza. Tra l’altro, il 9 novembre 1989 i dirigenti della Germania comunista autorizzano l’apertura dei passaggi da Berlino Est a Berlino Ovest, oltre che l’apertura dei confini tra Germania Est e Ovest. Sono in un certo senso costretti a farlo perché durante l’estate del 1989 molti cittadini dalla Germania Est, attraversando l’Ungheria, sono arrivati in Austria e da lì nella Germania Ovest per restarci. Così il 9 novembre 1989 i tedeschi di entrambe le parti cominciano ad abbattere il muro di Berlino, che per 28 anni li ha divisi. Nel 1990 le due parti si uniscono in un unico Stato, la Repubblica Federale di Germania. Per quanto riguarda la Romania, in seguito a scioperi contro il regime dittatoriale di Ceausescu, il governo ordina la repressione. Però i movimenti di protesta aumentano e Ceausescu è costretto a scappare. Viene catturato e condannato a morte.
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57. La divisione della Cecoslovacchia, 1993 Nel 1993 pacificamente la Cecoslovacchia si divide in Repubblica Ceca e Slovacchia. Anche in Jugoslavia si nota la nascita di movimenti nazionalisti che vorrebbero la separazione delle regioni per le sentite differenze culturali, linguistiche e religiose. Ma tali movimenti sono osteggiati dalla Serbia, Stato principale della Federazione guidato da Miloševi. Nel 1991 la Slovenia, la Croazia e la Macedonia proclamano la loro indipendenza. Miloševi ordina di attaccare la Slovenia e la Croazia. Nel primo caso la guerra dura poco e si forma il nuovo Stato sloveno. Nel secondo caso le cose sono più complicate perché nel territorio croato vive una minoranza serba che forma un gruppo paramilitare da appoggio all’esercito serbo e si dà a gesti violenza contro i civili croati. L’esercito croato riesce però a scacciare quello serbo e dopo fa pulizia etnica costringendo con la violenza le comunità serbe ad allontanarsi dalla Croazia.Alla fine della guerra nel 1995 la Serbia, grazie anche all’intervento del presidente statunitense Clinton, riconosce il nuovo Stato croato. Nel 1992 anche la Bosnia – Erzegovina si dichiara indipendente dalla Jugoslavia. Ma anche in questa regione vivono tre gruppi etnici differenti: bosniaci di religione musulmana, serbi ortodossi e croati cattolici. Così scatta una guerra a tre che si conclude solo nel 1995. Situazione simile accade in Kosovo, in cui troviamo soprattutto la comunità albanese e una minor comunità serbo – kosovara. Quando la prima comunità chiede l’indipendenza, Milosevic gli ritira anche l’autonomia amministrativa. Per questo, nel 1999 la Nato, sotto l’impulso di Clinton, comincia a bombardare la Serbia e soprattutto Belgrado, fino alla capitolazione. Il Kosovo raggiungerà l’indipendenza solo nel 2008. Nel 2000 però Milosevic è costretto ad indire elezioni libere in Serbia che perde a favore del candidato del Partito liberaldemocratico Kostunica. Nel 2001 Milosevic viene accusato di essere il maggior responsabile delle guerre jugoslave, viene arrestato e morirà nel 2006 nella sua cella. Nel 1973 entrano nel sistema della Comunità europea anche Regno Unito, Irlanda e Danimarca. Nel 1981 vi entra anche la Grecia, nel 1986 Spagna e Portogallo. Nel 1993 la Comunità prende il nome di Unione europea (Ue). Nel 1995 aderiscono Finlandia, Austria e Svezia. Nel 2004 abbiamo Lettonia, Estonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Slovenia, Malta e Cipro. Nel 2007 sono ammesse le ultime: Romania e Bulgaria. Dal 1979 il Parlamento europeo viene eletto a suffragio universale dai cittadini dei paesi membri ogni 5 anni e non più designati dai deputati dei Parlamenti nazionali. Nel 1992 viene firmato il trattato di Maastricht che prevede l’introduzione di una moneta unica, di una Banca Comune europea e l’introduzione dello status di cittadino europeo per i cittadini dei paesi membri. Nel 2002 viene anche introdotta la Moneta unica, l’euro. Negli anni 80 in Italia cresce la criminalità organizzata. È soprattutto nell’area meridionale che mafia, camorra e ‘ndrangheta agiscono con il commercio della droga e estorsioni. La lotta contro la mafia viene condotta da carabinieri, quali Dalla Chiesa, e magistrati come Falcone e Borsellino, tutti morti per ordine della mafia. Nel 1992 parte anche l’inchiesta Mani pulite, per cui molti politici italiani, come Bettino Craxi, e imprenditori vengono accusati di corruzione e di far parte del sistema delle tangenti. Nel 1991 nasce la Lega Nord, con a capo Umberto Bossi, che vuole difendere l’identità nazionale padana e gli interessi economici dei ceti medi e imprenditoriali dell’Italia settentrionale che sono minacciati
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dall’eccessiva pressione fiscale. Nel 1994 l’imprenditore televisivo milanese Silvio Berlusconi fonda un nuovo partito, Forza Italia, che ha un programma neoliberista. Nel 1993 il Msi, il cui segretario è Gianfranco Fini, decide di cambiare il nome con Alleanza Nazionale (An), che a differenza di Forza Italia, si interessa anche di politiche sociali e della possibilità di un intervento statale nell’economia.
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58. I cambiamenti sociali, economici e politici degli anni ‘90 A partire dagli anni 90, si diffondono le unioni permanenti di coppie omosessuali, maschi e femmine. In diversi paesi europei sono state approvate leggi che introducono il matrimonio omosessuale (Paesi Bassi 2001; Belgio 2003; Spagna 2005). In altri le unioni omosessuali vengono regolarizzate davanti allo Stato, che ne fa matrimoni civili (Danimarca 1989; Norvegia 1993; Svezia 1995; Islanda 1996; Portogallo e Germania 2001; Finlandia 2002; Regno Unito 2005; Repubblica Ceca e Slovenia 2006; Svizzera 2007). In Francia nel 1999 è stato introdotto il Pacs (Pact Civile de Solidarieté) che regolarizza tutte le unioni di fatto. Nel 1978 in Inghilterra per la prima volta una bambina, Louise Brown, viene concepita attraverso la fertilizzazione in vitro (l’ovulo materno fertilizzato dallo sperma paterno in laboratorio viene poi impiantato nell’utero della madre). Giovanni XXIII, il cui pontificato dura dal 1958 al 1963, introduce una linea pastorale aperta al dialogo e alle società contemporanee. Una delle novità importanti viene introdotta nel corso del Concilio ecumenico Vaticano II, che ha inizio nel 1962, alcuni mesi prima della morte di Giovanni XXIII, e che si conclude nel 1965 con Paolo VI. Con il Concilio la tradizione della messa in latino, incomprensibile per la maggioranza dei fedeli, viene abbandonata a favore della messa in volgare. In ogni nazione la messa dovrà essere celebrata usando la lingua di uso corrente. Nel 1968 Paolo VI redige l’enciclica “Humanae Vitae”, nella quale sottolinea che la finalità del matrimonio è la riproduzione. Nel 1978 sale al pontificato Giovanni Paolo II (Giovanni Paolo I, che succede a Paolo VI nel 1978, dura solo un mese). Giovanni Paolo II continua il dialogo aperto da Giovanni XXIII con altre religioni ma si esprime contro le leggi consentono di interferire con il processo di riproduzione naturale. Nel 2005 diventa papa Benedetto XVI
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59. L'avvio del processo di globalizzazione Nel XVI secolo hanno inizio a formarsi circuiti di mercato integrati su scala planetaria dando il via al processo della globalizzazione, che prevede un’integrazione sempre più stretta dei mercati internazionali e una superiorità economica e tecnologica dell’Occidente sul resto del mondo. Nel XXI secolo la produzione industriale si delocalizza e si globalizza. Molte imprese occidentali trovano più conveniente aprire impianti di produzione in parti del mondo, come Messico, America Latina e Asia, dove la forza lavoro costa pochissimo e dove non esistono normativa ambientali o sindacali che aggravino i costi di produzione.Alla morte di Mao Tse-tung nel 1976 si apre una breve e dura lotta per la sua successione, dalla quale emerge vincitore Deng Xiaoping. Quest’ultimo introduce profonde riforme che liberalizzano le attività economiche. Vengono ammesse differenze salariali tra gli operai in misura della qualità delle loro prestazioni. Alla fine degli anni 80 queste trasformazioni e le notizie che arrivano dall’Unione Sovietica di Gorbacëv, fanno pensare a molti cinesi che sia arrivato il tempo di ottenere una democratizzazione del sistema politico cinese. Questo orientamento viene espresso con la manifestazione studentesca che ha luogo nell’Università di Pechino nel 1989. Ma il Partito comunista vuole mantenere questa linea politica che prevede la liberalizzazione economica e il sistema a Partito unico. Così viene mandato l’esercito ad intervenire nella piazza di Tienanmen, dove le manifestazioni vengono spente nel sangue. Anche il governo vietnamita è per la linea cinese con una larga liberalizzazione delle attività economiche e per un partito unico, ovvero quello comunista. Il processo di globalizzazione è stato guidato da principi economici neoliberisti, sperimentati nel Regno Unito della Thatcher e negli Stati Uniti di Reagan; privatizzazioni, riduzione dei deficit statali, libertà do commercio e di investimento, abolizione delle barriere protezionistiche sono i punti essenziali. Tra gli organismi che regolano i rapporti economici internazionali hanno un ruolo di primo piano il Fondo monetario internazionale e la Banca Mondiale. Accanto a queste istituzioni troviamo la World Trade Organization (Wto, Organizzazione mondiale per il commercio). Si tratta di un’organizzazione costituita nel 1995 che ha sostituito il GATT.Obiettivo della Wto è quello regolare i rapporti commerciali tra gli Stati, favorendo per quanto possibile la massima libertà di circolazione di capitali e di merci. Un altro organismo importante è il G8 (Great 8, le otto grandi). Si tratta di una struttura informale di rapporti diplomatici che culmina in incontri annuali tra i rappresentanti dei governi degli otto paesi economicamente più sviluppati, che sono Usa, Giappone, Germania, Francia, Regno Unito, Italia, Canada e Russia. La finalità del G8 è quella di offrire un momento di discussione comune, durante il quale i rappresentanti dei governi degli 8 paesi possono esaminare insieme le principali questioni internazionali, economiche, politiche e militari. La pace israelo - egiziana provoca una dura reazione antiegiziana all’interno del mondo arabo. Gli accordi di pace sono condannati dai paesi arabi. Infatti la Lega araba nel 1979 espelle l’Egitto. Anche gli islamici radicali egiziani sono contrari alla pace tanto che considerano Sadat colpevole di tradimento e ucciso nel 1981. In Libano scoppia un grave conflitto che coinvolge Israele. Infatti in Libano convivono cristiani maroniti e drusi (una locale setta islamica) che spesso hanno scatenato guerre civili. Nel 1975 lo scontro si riaccende anche per la presenza nel paese dei profughi palestinesi, che insieme ai drusi, cercano di imporsi sui cristiani maroniti. Nel conflitto intervengono anche la Siria, che vuole impadronirsi del Libano, e Israele, che intende liberarsi delle postazioni palestinesi. L’esercito israeliano assedia Beirut e viene colonizzata la Striscia di
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Gaza e la Cisgiordania. Ciò provoca la ribellione dell’Olp e comincia così l’Intifada (scrollarsi di dosso) con manifestazioni di protesta e aggressioni contro la popolazione o l’esercito israeliano. In Iran, in seguito alla ribellione contro lo shah Pahlavi, si forma uno Stato integralmente islamico (si chiama Repubblica islamica dell’Iran). Le sue norme si basano sulla Sharia (la legge di Dio che viene espressa nel Corano) e sul predominio politico e etico delle élite religiose. L’autorità che ha più prestigio è quella di Khomeini, ayatollah che ha anche guidato la rivolta contro Pahlavi.
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60. La posizione antioccidentale della Repubblica islamica La Repubblica islamica assume subito una posizione antioccidentale e antistatunitense. Particolare è anche la condizione delle donne, a cui viene imposto di non potersi presentare in pubblico senza essere coperte da un velo (chador). Tuttavia le donne possono uscire da sole di casa, istruirsi e lavorare e partecipare alle elezioni. La nascita dell’Iran islamico è malvista dall’Iraq, uno Stato guidato da Saddam Hussein. Quest’ultimo è un sunnita (guida politica e spirituale della Comunità poteva accedere qualunque musulmano pubere, di buona moralità, di sufficiente dottrina e sano di corpo e di mente) che governa uno Stato che ha una popolazione per maggioranza sciita (la guida deve discendere da Maometto) e teme che il successo e la predicazione di Khomeini possano indurre gli sciiti iracheni a ribellarglisi per seguire l’esempio degli iraniani. Così nel 1980 decide di lanciare una crociata contro gli iraniani. Dopo otto anni non ci sono né vinti né vincitori e i confini di entrambi i paesi non mutano. Saddam Hussein decide nel 1990 di invadere il Kuwait perché ha bisogno di altre ricchezze petrolifere per finanziare il conflitto. Le Nazioni Unite, con l’appoggio di Gorbaëv, intervengono con un corpo di spedizione guidato dall’esercito americano e gli iracheni sono costretti a ritirarsi nel 1991. Dal 1979 in Afghanistan è in corso una guerra tra il governo comunista afghano, sostenuto dalle truppe sovietiche, e le formazioni guerrigliere dei mujaheddin. Gorbaëv nel 1989 è costretto a far ritirare le sue truppe a causa della crisi in Urss. Nel 1992 il governo afghano è sconfitto dai mujaheddin che sono divisi in vari gruppi guidati da diversi signori della guerra. Seguono quattro anni di caos e conflitti da questi diversi gruppi finché nel 1996 su tutti si impongono i talebani (studenti di scienze islamiche). Viene costituito l’Emirato islamico di Afghanistan. Le leggi si basano sulla Sharia e le donne sono costrette a portare il burqa, il velo integrale che non lascia visibile alcuna parte del corpo, a esse sono precluse le attività lavorative ed è impedito l’accesso a scuole che non siano scuole di istruzione religiosa. Nel corso degli anni 80 e 90 segnano la nascita di un movimento musulmano radicale. Il teorico più importante che si adopera per la formazione di un movimento globale è il palestinese Azzam, sunnita e studioso di scienza coranica. Questi sviluppa l’idea di un jihad globale che deve basarsi sulla disponibilità al martirio. Tra i suoi seguaci troviamo il giovane Osama Bin Laden, musulmano sunnita e proveniente da una ricca famiglia. In Afghanistan Azzam fonda Al-Qaeda (la base), un’organizzazione che ha il compito di federare e unificare i vari gruppi islamici radicali. Nel 1989 Azzam viene ucciso da un attentato dinamitardo e Bin Laden ne prende il posto come leader di Al-Qaede. Questi avvia una predicazione che insiste sulla lotta contro gli Stati Uniti, Israele, l’Occidente e tutti i nemici dell’Islam.La tecnica del kamikaze fu usata per la prima volta nel mondo arabo dal gruppo radicale sciita, Hezbollah (Partito di Dio), attivo nel Libano contro le truppe israeliane. Bin Laden rilancia quest’esperienza chiarendo che il martirio non è un suicidio (proibito dall’Islam) ma una gloriosa morte in battaglia. L’azione più clamorosa di Al-Qaede viene compiuta l’11 settembre 2001. Quattro aerei statunitensi di linea vengono dirottati da piccoli gruppi di militanti islamici. Due aerei vengono fatti schiantare contro le Twin Towers, situate nell’aerea di New York del World Trade Center. Entrambi i grattacieli crollano a terra. Un altro aereo viene indirizzato contro il Pentagono, edificio nei pressi di Washington che ospita il Ministero della Difesa. Un quarto aereo, forse indirizzato verso la Casa Bianca, precipita in Pennsylvania dopo uno scontro tra passeggeri e dirottatori.Il presidente statunitense George Bush jr organizza una spedizione in
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Afghanistan in quanto ospita le basi di Al-Qaeda. Bush ottiene il sostegno Onu e nel 2001 riesce a sconfiggere il governo talebano. Il nuovo e attuale regime dovrebbe portare ad un sistema politico democratico ma è ancora fragile e sotto il controllo di una forza militare multinazionale che viene attaccato dalle forze talebane.Nel 2003 Bush decide anche di attaccare l’Iraq per punire uno Stato islamico che non si è dissociato dal terrorismo islamico e acquistare il controllo diretto di una regione con risorse petrolifere. I motivi adotti per legittimare l’operazione sono che l’Iraq è in possesso di pericolose armi di distruzione di massa e che Saddam Hussein ha sostenuto politicamente e economicamente Al-Qaeda. L’Onu non offre il suo sostegno ma truppe statunitensi e britanniche partono lo stesso, attaccano l’Iraq e Saddam Hussein viene catturato. Nel 2006 viene condannato a morte dopo aver subito un processo.Anche in Iraq è stato mandato un corpo di spedizione con compiti di pacificazione e di controllo del territorio.
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Indice 1. Lo scoppio della prima Guerra Mondiale
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2. Le prime fasi della guerra (1914-15)
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3. L'intervento degli Usa in guerra
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4. I 14 punti di Wilson
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5. L'autonomia dell'Irlanda
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6. La Russia rivoluzionaria - 1916/17 -
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7. L'insurrezione bolscevica - 1917 -
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8. Il dominio comunista in Russia
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9. Il dopo guerra dei paesi Europei
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10. L'adozione del piano Dawes - 1924 -
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11. La fine del proibizionismo, 1933
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12. L'Italia dopo il 1918
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13. Il governo Giolitti - 1913 -
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14. Il partito socialista italiano - 1919/1920 -
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15. La nascita dei fasci di combattimento in Italia
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16. La marcia su Roma - 1922 -
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17. L'approvazione delle leggi fascistissime - 1925 -
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18. L'influenza del partito comunista
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19. Mao Tse-tung e il partito comunista cinese
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20. La crescita economica del Giappone
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21. L'India del dopoguerra
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22. L'impero ottomano alla fine della guerra
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23. Il crollo della borsa di Wall Street
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24. L'elezione di Franklin Roosvelt - 1932 -
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25. La crisi della Germania nel '29
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26. L'unico partito legalmente ammesso: La Nsdap - 1933 -
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27. La diffussione della razza ariana
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28. Il fascismo di Mussolini in Italia
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29. Il regime in Portogallo - 1930 -
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30. La situazione spagnola, 1923
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31. L’Unione Sovietica di Stalin - 1927/9 -
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32. Le cause della II Guerra mondiale
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33. L'intervento di Giappone e Usa in guerra
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