Poteri Forti

July 21, 2016 | Author: Escogitur, Editor Telematico di PARUSIA.INFO. Giornali, Riviste, Libri per i "Tiepidi di Laodicea", dei Come Dove Quando Perchè. "CHI CERCA LA VERITA', LO SAPPIA O NO, CERCA DIO"-Edith Stein | Category: Types, School Work, Study Guides, Notes, & Quizzes
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Lezione 2

GENTILUOMINI (POCHI) E BRIGANTI (TANTI) NELLA FINANZA ITALIANA, DALLA NASCITA DI MEDIOBANCA AL CRAC DI PARMALAT “I POTERI FORTI” 1) I MANAGER DELLE PARTECIPAZIONI STATALI E’ l’IRI il principale artefice dello sviluppo italiano del dopoguerra. Simbolo è la costruzione dell’Autostrada del Sole tra il ‘56 e il ’60, MI - FI, tra il ‘60 e il ‘64 FI - NA. Sernesi, il primo mitico presidente, che nel ‘50 creò trasporto aereo e telefonia. La Presidenza Petrilli (’60 - ‘79) segna il punto di svolta, la spartizione politica è sempre più intensa sia nella holding che nelle singole aziende. La ricerca di fondi non dipendeva più dall’abilità o dalla validità del progetto ma dal rapporto tra tecnocrate e politico di riferimento. Nel ‘70 l’IRI fu incaricata di salvare il sistema industriale in completa crisi (industria alimentare in primis). Nel 1979 quando Sette arriva alla presidenza, in Italia inizia la ripresa ma l’IRI è in piena crisi: 3000 miliardi di perdite all’anno e dipendenti triplicati. Due emergenze con l’Europa: privatizzare per far cassa e ridurre il debito pubblico. Abolizione degli aiuti di stato nel 1993 (Andreatta/Van Miert). Protagonista di questa stagione fu Prodi, presidente nel ‘84 e nel ’92. L’IRI creò 10000 manager e a tutt’oggi è l’unica scuola di massa di manager in Italia. ENI: Mattei e la forzatura politica per creare ENI: si gonfiano i giacimenti della pianura padana.

2) MEDIOBANCA Fondata da Mattioli nel ’46, dal ‘47 è affidata a Cuccia fino al 2000. Le ideologie di Cuccia: “le azioni si pesano e non si contano”, ovvero i rapporti tra pubblico/privato, banche/industrie. Il capitalismo familiare.

3) BANCA D’ITALIA I quattro del direttorio, la liturgia delle nomine interne, il controllo ossessivo e il perfezionismo, l’autorità dell’ufficio studi, l’indipendenza e l’autonomia. 1945-1960: Donato Menichella. 1960-1975: Guido Carli (dg Baffi) entra Fazio in ufficio studi dal MIT e firma il primo modello econometrico. 1975-1979: Baffi (Dg Sarcinelli), si dimettono per accusa di interessi personali in atti di ufficio. 1979-1993: Carlo Azeglio Ciampi (Dini), VDG Fazio.

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4) CONFINDUSTRIA Vero potere forte, dal 1945 con Angelo Costa abbiamo un superpartito a sostegno degli indirizzi e delle scelte del governo: Costa sostiene con uomini management e fondi il governo, i fondi neri devono passare però da Confindustria (unica eccezione tollerata la FIAT). Allo scadere della prima presidenza Costa, subentra Cicogna che subisce severe sconfitte (1956: nascita del ministero PPSS e di Intersind), contrapposizione frontale al Centro sinistra, gli industriali chiamati a consistenti finanziamenti per associazioni culturali, giornali, riviste, finanziamenti a pioggia a partiti dell’opposizione per contrapporsi al governo. FIAT (Valletta, 1962) si stacca e inizia la sua vocazione che sarà sempre filogovernativa. Dal 1966 al 1970 viene richiamato Costa: trova nelle fabbriche l’autunno caldo, Confindustria è sfasciata, il meccanismo dei finanziamenti ai partiti sfarinato. Confindustria non è più interlocutore credibile per il governo. La Confindustria è chiamata a modernizzarsi (documento Pirelli…) Gli anni successivi (‘70 - ’75) sono i peggiori di Confindustria, sconfitta su tutti i fronti, grandi rialzi salariali, incapace di esprimere un presidente, dovrà essere lo stesso Gianni Agnelli a mettere d’accordo tutti con un incarico a tempo determinato e il diritto a nominare il successore. E’ nel ‘76 che arriva Guido Carli. Carli da una parte opera per la sconfitta sindacale (tassi a rischio di strangolare l’economia), dall’altra prova a tramutarla in lobby autorevole e manageriale (ufficio studi, LUISS, rafforza 24 ore). Arriva Savona (direttore generale) da Bankitalia. Credibilità e problemi complessivi del paese sono le parole d’ordine. 1980 - 1984, Merloni - la crisi è ormai superata - attento alla comunicazione, telefilm, nel 1982 disdetta la scala mobile. 1984 - 1988, Lucchini: Confindustria riprende appieno il potere a fronte di governi deboli e sconfitte sindacali (i 40000). 1988 - 1992, Pininfarina: guida il grande ritorno degli industriali nei palazzi della politica. 1992 - 1996, Abete: (piccolo industriale a nome e per conto Fiat) punta alla concertazione, nel ‘94 Confindustria chiede a Berlusconi la riforma delle pensioni ma poi nel ‘95 lo lascia solo di fronte allo strappo sindacale e rifiuta di firmare il patto unilaterale col governo. 1996 - 2000, Fossa: continuità con la linea Abete (anch’egli uomo FIAT) punta a buoni rapporti col sindacato e a continuare sulla linea della concertazione. Nel 1998 il patto di Natale con D’Alema: fine con farsa della concertazione, provvedimenti di piccolo welfare contro sgravi fiscali. 2000 - 2004, D’Amato: (eletto in contrapposizione a Callieri –l’uomo Fiat-) è l’uomo del sud eletto con i voti del nord-est, il serbatoio di Forza-Italia. A un anno di distanza Berlusconi torna al governo con una simmetria di consensi dello stesso blocco sociale, D’Amato interlocutore privilegiato del governo riprende il lobbysmo alla Costa. La Confindustria si riorganizza capillarmente a partire dalle associazione territoriali e dal controllo dei giornali locali. Gli scontri sull’art.18 e sulle pensioni, la richiesta di riduzione della pressione fiscale. Ci aspetta Guido Cordiero di Montezemolo: la rivincita del Nord e della grande industria. La fine dell’alleanza con Berlusconi.

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5) FINANZA CATTOLICA a) Casse di Risparmio (fondazioni), Banche Popolari (eccezione Pop Milano) b) Opus Dei L’Opus Dei, fondata in Spagna durante la guerra civile, ha come filosofia “dare il massimo nel nostro campo secondo il talento che Dio ci ha donato”. E’ esplosa nel dopoguerra con Escrivà, il suo fondatore, partecipano ad essa uomini di chiesa e la maggioranza dei governanti franchisti della Spagna. Si sviluppa come una sorta di massoneria cattolica. Cresce con un marchio politico neofascista. In Italia nel 1986 si apre una campagna per applicare le norme previste dalla P2 all’Opus Dei. Scalfaro a nome del governo la scagionerà, ma a completo salvataggio nel 1987 Giovanni Paolo II la trasforma in una prelatura personale. Una diocesi senza territorio. 84000 aderenti, 1950 sacerdoti, 25 vescovi sparsi in 43 paesi del mondo. Marcello Dell’Utri, uno dei membri importanti dell’organizzazione (qui si è formato e cresciuto) segnala Berlusconi come un giovane che potrà aiutare. Tra gli iscritti Fazio, Bernabei, Romiti, Andreotti e Cossiga. c) Compagnia delle Opere Vignani è attualmente presidente di una rete di 23000 imprese con 450000 addetti. La Compagnia delle Opere è un miscuglio di militanza religiosa, ortodossia, senso degli affari. Sino agli anni ‘80 sono stati i portatori d’acqua della DC. Dagli anni ‘80 si sono messi in proprio. Don Giussani accompagna il cammino del Movimento da Gioventù Studentesca. Ha ricevuto dal Papa il riconoscimento della sua opera nel 2002 col patriarcato di Venezia assegnato a Angelo Scola. La C.d.O. ha piazzato i suoi uomini a Fiera di Milano (Antonio Intiglietta), Fondazione Cariplo (Angelo Abbondio e Graziano Tarantini), Banca Intesa (Paolo Fumagalli), Ferrovie Nord (Marco Piuri).

6) LOGGE MASSONICHE Il Maestro Raffi guida “il grande oriente d’Italia”, la confederazione di 557 logge con 14142 iscritti, ma con oltre 30000 “bussanti”. La P2, loggia deviata che si è messa fuori dalla massoneria; nel 1981 un leneco di 962 nomi è ritrovato tra le carte del banchiere Sindona: 962 nomi, tre ministri, tutti i vertici dei servizi segreti, 208 alti ufficiali, 18 magistrati, 49 banchieri, 120 imprenditori (tra cui Berlusconi), 44 parlamentari, 27 giornalisti. A anni di distanza e dopo tre processi è ancora indefinita l’importanza eversiva della loggia.

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7) I MARINES McKinsey, la lobby dei super manager del mondo. 5000 consulenti, 83 filiali, 43 paesi. Ovunque hanno conquistato i vertici delle aziende (Sidney – Jakarta – Auckland – Budapest). Osculati è direttore della Mc Kinsey Italia: “siamo i marines, se l’azienda ci chiama scendiamo in campo per vincere con competenza ed efficienza” Per essere un McKinsey non basta laurea e inglese, occorre una sterminata ambizione e voglia di vittoria. Prima o poi un MK diventa un manager. A Natale MK ed ex MK (ovvero collaboratori e ex collaboratori) si incontrano in tutto il mondo per il brindisi. Chiunque voglia riorganizzare si rivolge al soldato MK. Se un soldato MK raggiunge un vertice, quando avrà bisogno di quadri si rivolgerà ad un MK (quando vanno via, hanno diritto a un software coi curriculum dei MK ed ex MK nel mondo e lo avranno periodicamente aggiornato). In Italia Vittorio Colao (Omnitel), Roberto Gavazzi (Fondiaria), Mario Greco (RAS), Corrado Passera (Intesa), Alessandro Profumo (Unicredito), Silvio Scaglia (eBidscom), Paolo Scaroni (ENEL). Tra i numerosi altri, in America anche Skilling, MK della Enron; Kowlowsky, MK della Tyco.

1962: nazionalizzazione Edison e la scelta della società non dei risparmiatori Inizia l’avventura della chimica una vicenda che inizia negli anni ‘60 e termina nel 2002, fatta di continue fusioni finalizzate più che altro a eliminare la concorrenza ma da cui nascevano società sempre meno efficienti e competitive. Ai primi anni ‘60 Montecatini era il quinto gruppo chimico extra USA. Nel 1966 nasce la Montedison. Con le liquidità si comprano molte aziende chimiche, diventa il secondo gruppo chimico europeo. L’ENI che con ANIC si interessava di chimica vide di mal occhio il nuovo colosso e anziché farle concorrenza decise di rastrellare azioni sul mercato. Nel ‘68 col 15% del capitale controllava di fatto la Montedison (Cefis presidente). Scarsa concorrenza, caduta di competitività, capacità produttiva in eccesso furono le conseguenze. Tutto ciò all’interno della grande crisi industriale italiana degli anni ’70. Nel 1981 si prova un risanamento finanziario con incarico a Mediobanca a cui ENI e IRI conferiscono le loro azioni. Nel 1983 Schimberni tramite Leati (Lombardfin) scala il 27% di Montedison sottraendone la quota al proprio controllante la bi-invest di Bonomi. Grande contenzioso giudiziario e accordo tra i due che fondano Iniziativa Meta. Gardini entra nel gioco con una partecipazione di minoranza. Mancanza di guida e smarrimento consentono al gruppo Ferruzzi nel 1986 di rastrellare sul mercato il 40% delle azioni e conseguire il controllo, ma difficoltà per la spesa del rastrellamento e così Gardini negozia con ENI la costituzione paritaria di ENIMONT 1.1.89 a cui vanno le attività chimiche di Montedison e Enichimica (ANIC e SIR e Liquichimica di cui ENI aveva preso il controllo nel 1980). Grande entusiasmo tra gli esperti: era nato l’ottavo gruppo chimico del mondo. Ma subito iniziano i litigi nel management e un anno dopo si va alla scissione: la Ferruzzi cede la sua quota all’ENI in cambio di 2800 miliardi, l’affare è gigantesco e per ottenere un prezzo così favorevole Gardini paga una maxitangente, la madre di tutte le tangenti. Cusani capo della finanza, Ferruzzi è il distributore.

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Nel gruppo Ferruzzi cresce nel frattempo Sergio Cragnotti, prima nelle attività sudamericane poi in vari consigli d’amministrazione sino ad essere amministratore delegato di ENIMONT, con la scissione di Enimont, prima tratta prezzo e tangenti poi prende una lauta liquidazione e si defila dal gruppo Ferruzzi nel ‘91 con 20 miliardi di liquidazioni. Le gravi difficoltà finanziarie e l’inquisizione per tangenti portano Gardini al suicidio nel ’93. Lo stesso anno si suicida Cagliari, presidente ENI . Enichem va male e ENI inizia le dismissioni progressive, da 30.000 a 13.000 dipendenti, poi la costituzione di Polimeri Europa e ora in corso le trattative per cedere la maggioranza. Nel 1993 con 31000 miliardi di debito il gruppo Ferruzzi-Montedison rischia il fallimento, un pool di banche tramuta i crediti in azioni e poi inizia le dismissioni delle attività. I dipendenti scendono da 30000 a 3000, rimane solo l’energia che verrà ceduta a Italenergia.

1982: muore Calvi Entra nel ‘47 come impiegato al Banco Ambrosiano, nel ‘68 è direttore centrale e stringe i primi rapporti col finanziere siciliano Michele Sindona. Nel ‘71 è direttore generale e tramite Sindona conosce Marchinkus. Decidono di operare assieme fondando alcune banche nei paradisi fiscali. Nel 1975 conosce Gelli e si affilia alla P2. Sindona viene accusato di bancarotta negli USA: è latitante. Con la disgrazia di Sindona Calvi diventa l’unico banchiere di riferimento di P2 e IOR. Si dedica a costruire un labirinto di società off-shore e a finanziare Somoza. Tramite i P2 Angelo Rizzoli, Bruno Tassan Din e Franco Di Bella acquisisce il controllo del Corriere della Sera. Nella primavera ‘78 Moro rivela alle BR gli scandali Italcasse (con il coinvolgimento dei Caltagirone) e indica nella BKY l’ultima resistenza. Baffi si oppone al salvataggio dei Caltagirone, di Sindona e dell’Ambrosiano. Alessandrini, che indaga su questi fatti, viene ucciso dalle BR nel gennaio ‘79. Il dossier in mano di Alessandrini sparisce, e un PM romano incrimina Baffi e Sarcinelli per finanziamenti irregolari alla SIR. Pazienza nel 1986 dirà che l’incriminazione era stata decisa dalla P2. Il Banco respira grazie a massicci finanziamenti di Eni e BNL. In particolare si adopera Florio Fiorini, craxiano, direttore finanziario dell’ENI. Calvi ringrazia e finanzia la DC e in particolare PSI (intermediario è Gelli). Craxi e Martelli verranno condannati per il “conto protezione”. Nel 1979 Guido Rossi (consob) e Ciampi (BKY) contestano il bilancio del Banco Ambrosiano. Nel 1981 i magistrati Colombo e Turone (che hanno ripreso il fascicolo Alessandrini) fanno perquisire la villa di Gelli e trovano il fascicolo P2. A maggio 1981 Calvi, latitante, si mette nelle mani di Pazienza (P2) e Flavio Carboni, legame con molti politici e amico di Berlusconi, della banda della Magliana. Nell’estate ‘80 crociera assieme per Carboni, Pisanu (sottosegretario al tesoro) e Berlusconi, con Calvi. Carboni e Pisanu si incontrano 4 volte con Calvi latitante nel giugno dell’82 in Sardegna, l’ultima volta il 9 (il 18 ritroveranno il corpo). Nel 1983 Giulio Lena (capo della banda della Magliana) chiede al Cardinale Casaroli di restituirgli 1,2 miliardi da lui anticipati per l’acquisto della borsa di Calvi. La borsa ricomparirà nell’aprile del ’86 in TV da Biagi ma senza documenti importanti (probabilmente acquistati dallo IOR, banca vaticana).

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Bazoli: gli viene affidato il compito di salvare il banco Ambrosiano, Cuccia sorride e lo crede incapace, è Andreatta che lo vuole e crede in lui. Per una volta Cuccia sbagliò; Bazoli della sinistra cattolica riuscì nell’impresa, si allargò poi conquistando la Cattolica del Veneto e al momento della fusione con la Cariplo si dimostra lui il più abile e potente e sarà lui a prendere il comando di Intesa (la fondazione Cariplo passa la mano).

1984: liberalizzazione dei mercati finanziari esteri 1986: nel salotto buono arrivano i Benetton e la New League L’interpretazione di Marco Liera, “Re di Denari”. A parte la vicenda della chimica il panorama del capitalismo e della finanza italiana sono pressoché immobili sino al 1986: le solite famiglie guidate e assistite da Mediobanca. Dal 1986 arrivano successivamente i Benetton, Mediolanum di Doris, Mediaset di Berlusconi, Bulgari, Luxottica dei Del Vecchio, Bipop guidata sino al 2001 da Bruno Sonzogni, Parmalat di Callisto Tanzi. Si indicano come positive le società fuori dall’orbita Mediobanca: 11 titoli virtuosi tra cui Bipop, Parmalat, Mediolanum, Mediaset. “Vi consiglio. siate egoisti e andate con gli egoisti: solo così troverete valore e ricchezza”. Splendida l’icona di Doris che incontra Berlusconi nella piazzetta di Portofino “Doris manager di Dival guadagna 100 milioni al mese potrebbe rilassarsi ma non è da lui…” che fortuna quell’incontro ”cosa sarebbe Ennio senza Silvio?”. I NUOVI BANCHIERI Mediolanum dal 1996 al 2001 si moltiplica per 14 volte Bipop dall’89 al 2001 cresce di 138 volte Bruno Sonzogni, ragioniere, ex paracadutista della Folgore, in trentanni di carriera diventa DG della Pop, di Palazzolo, di qui pilota la fusione con la Pop di Lumezzane così nel 1981 nasce la Bipop. Con colpi immobiliari di azzardo si arricchisce e compra FINECO (da Ardesi e Chicco Gnutti), il Credito Milanese, lancia poi la divisione internet, diventa la più avanzata banca on-line italiana e da questa posizione di quotazione ingloba la Carire. Con le azioni Bipop si diventa ricchi +2000% in due anni 99/2001. Dal ‘99 iniziano i prestiti a dirigenti e amministratori a sostegno del titolo. Nel luglio del 2000 alla conquista di Entrium in Germania per 4900 miliardi, servono soldi, basta fare aumenti di capitale con prestiti garantiti dalle azioni emesse Ardesi ex Fineco che diventa il primo azionista - per 1000 miliardi garantiti da Garfin (già indebitata per altre azioni Bipop). A fine 2001 Entrium verrà valutata 1000 miliardi. Tra inizio 2001 e fine 2002 il valore di Bipop scende di oltre il 90%. Tutti coloro che hanno fatto prestiti garantiti non sono in grado di rimborsarli. Nel 2001 Bipop vale più di Fiat e quasi come Intesa.

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Tra il ‘99 e il 2001 Bipop inaugura 43 filiali e 178 negozi finanziari. Molti non verranno mai utilizzati, ma gli appalti rendono cifre importanti a Brescia Engeenering di Sonzogni, Cozzolini e Ardesi. Nel 2001 si inaugurano le gestioni garantite per 600 vip, la borsa crolla, le gestioni sono piene di azioni Bipop. A fine 2002 interviene la CONSOB per bloccarle, la Bipop ha perso 250 miliardi. Sonzogni abbandona nell’agosto 2001, Cozzolini nel marzo del 2002 (prima vende 1.145000 di sua proprietà). Bipop è salvata da Bankitalia fondendola con Banca di Roma (quest’ultima si assume il buco di 536 milioni, però non paga in contanti ma con azioni). Il processo si avvia, si arresta per le nuove norme 2002 (querela di parte), riprende ma i termini di prescrizione dimezzati del 7,5 garantiranno l’impunità.

1990: le privatizzazioni, crisi fiscali e leggi europee 1992: crisi della lira 1993: adesione UE fine degli aiuti di stato 2001: Il caso Telecom e la razza padana Emilio Gnutti Hopa – Colannino – Bell: la scalata da 50 miliardi. Bell conquista Olivetti quasi in fallimento per 500 milioni ma contiene Omnitel, dopo due anni verrà ceduta a Vodafone per 6 miliardi. Gnutti ne raccoglie altri 6 e si lancia l’OPA con il leverage. Tronchetti Provera compera Olivetti per 18 miliardi.

Dimensione familiare del capitalismo italiano e cronica sottocapitalizzazione

ALCUNI NOTI SCANDALI 1) la SCI - SOCIETA’ COSTRUZIONI ITALIANE (1996) Piena di debito, comprata dalle banche per 78 miliardi di lire (l’azione diluita va a 15) le voci si susseguono, il titolo va a 30, le banche si disfano dei loro debiti, raddoppiano i loro soldi, nel ‘97 ai risparmiatori rimane zero. Chi ha alimentatola speculazione? Tuttora l’inchiesta è in corso. 2) I TELEFINANZIERI MENDELLA Crac finale per 650 miliardi, rivolta dei 25000 risparmiatori contro la magistratura. Parte con la TV, Retemia, in concorrenza con Rete4 e Odeon TV (Tanzi). Lancia Intermercato (vendita di prodotti finanziari) per coprire il buco. Passa poi alla Mias assicurazione e ai supermercati e alle casette in Romania. Fallisce definitivamente nel 1992, quando la speranza di ricavare 200 miliardi dalla vendita di Retemia (nel caso avesse avuto una concessione nazionale) salta. Ricompare nel 2003 con Ghost (capace di sostituire gli spot).

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3) LA LOMBARDFIN DI LEATI Ha successo a metà degli anni 70 come finanziere nonostante una condanna precedente per insider negli USA. Ottiene buoni risultati come speculatore di borsa, è tra gli artefici delle mosse e contromosse su Montedison, Bonomi, Biinvest iniziativa Meta ecc.) o segue clientela importante e facoltosa, quando nel ’80 alcune cose iniziano ad andare male preavvisa alcuni clienti di uscire e non rimanere coinvolti nel crac. Nonostante Lombardfin andasse chiaramente verso la bancarotta è difesa sino in fondo da ministri parlamentari potenti vari e giornali (molti coinvolti nel crac – De Mattè Direttore di 24 ore, Locatelli direttore RAI ). Nonostante il chiaro dissesto Leati opererà sino agli anni ‘80 (scalata Firestone-Pirelli): attacco a Interbanca, attacco alla PAF di Varasi. 4) LA FIDFIN DI GENNARI Dal 1986 Gennari raccoglie denaro grazie al patrocinio di De Mita e per conto dell’Opus Dei, inizia la scalata a Bonifiche Siele che è il secondo socio di BNA, (azioni di pronti termine con riporto su azioni BNA), rileva da Vender il 6% di BNA ma poi cede il tutto a Credit con una plusvalenza di 60 miliardi. Con Fiorini e Zini realizzano un’operazione di aiuto a Tanzi in difficoltà, raccoglie 120 miliardi tra i risparmiatori cedendo titoli Parmalat non commerciabili, cede poi tutta FCN a Tanzi che la trasformerà con Parmalat mantenendo una partecipazione del 10% in Coloniale. Riprende la scalata a BNA, ma occorrono molti soldi (1200 miliardi), salta fuori che molti sono raccolti illegalmente con riporti su titoli non di sua proprietà e con falsi documenti Indosuez. Il giro viene arrestato con un furto di 300 miliardi a 5000 risparmiatori. 5) FLORIO FIORINI: dal top managment dell’Eni al crac di Sasea Coinvolto nel crac Ambrosiano quando era direttore finanziario di ENI, propone un piano di salvataggio che viene respinto. Sasea e i tentativi di tipicizzazione degli atipici (la Scotti finanziaria), la conquista delle assicurazioni FIRS, il tentativo con BPN di scalata alla Metro Galdwin Mayer. L’acquisto (troppo oneroso dai Tanzi di Odeon TV). Acquista da Lalatta la Finanziaria Centro Nord poi ceduta a Gennai che a sua volta la dà a Tanzi che la fonde a Parmalat e la porta in borsa. Dopo 4 anni in Svizzera e 8 in Italia è ora tornato libero. 6) LA NEW ECONOMY Optical Technologies controllata al 90% da Pirelli e al 10% da Cisca venduta nel 2000 a Corning per 3,9 miliardi (165 volte il fatturato). Di Giovanni e la bancarotta di Freedomland: baby finanziere non deve nulla a politici o altro. A 24 anni lancia il settimanale “Borsa7” poi ceduto a “Class”. Mischia editoria e consulenza finanziaria fondando Forinvest. Nell’aprile ‘90 lancia il mensile “Millionaire” per insegnare alla gente a fare soldi. Si lancia nel multilevel marketing: si vendono e acquistano prodotti e pacchetti formativi (si vende di tutto, PC, abbonamenti a riviste, depilatori, lenzuola, ferri da stiro). Lo scopo è fare squadre che comprino pacchetti. Il meccanismo funziona. Nel 1996 primo raduno nazionale al Palasport con 10000 persone. Hanno successo soprattutto la Millionaire card e dossier saluti (pacchetti di sconti). 20000 venditori 40 miliardi di fatturato.

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L’accordo con Infostrada volta pagina, si costruisce una piramide con nuovi affiliati che vendono l’abbonamento telefonico. Nel 1999 si quota in borsa: incassa 3300 miliardi e presenta il set-up-box, per guardare la WEB-TV. La quotazione riflette una vendita di 64000 apparecchi nel ‘99 e previsioni sino a 300000 nel 2002, ma le cose non vanno bene e il 2000 si chiude in perdita, De Giovanni bara sul numero di box venduti (84000 invece di 12000) il trucco si scopre, le quotazioni cadono. Freedomland fallisce e De Giovanni prende 10 mesi per falso in bilancio (i risparmiatori ci rimettono 500 milioni di euro). Assistente per la quotazione è Banca Leonardo. DMAIL: lanciata a 18 euro nel dicembre 2000 (totale valutazione 150 milioni) da Rinaldo Denti (33 anni) nel maggio 2002 ne vale 2 (valutazione 2 milioni). Presentata come l’azienda più innovativa, multiprodotto, multichannel (TV internet ecc), Cam, voice organizer ecc. soci Mitte. Diners (lanciata dalla Mittel – B.Intesa). Leader settore hard to find tools: manine grattaschiena, padelle per uova a forma di cuore … Nel 2001 circola la voce di una possibile OPA a 14,2: il titolo sale da 3,5 a 11 e i maggiori azionisti se ne disfano. 7) CIRIO Il polo SME, riirizzato per il salvataggio a fine anni ’70, non si riesce a vendere (vedi contesa De Benedetti/Berlusconi con arbitro Prodi). Solo nel ‘93 acquista una cooperativa del sud FISVI che però pochi mesi dopo cede Cirio - De Rica a Cragnotti e gira Bertolli a Unilever. Il gioco tra Lamiranda (amico DC che fallisce nel ‘98) è assai complesso, alla fine Cragnotti rileva il tutto per 450 miliardi con pesanti debiti. Nel 2000 rileva la Lazio strapagandola per la gioia del suo ammiratore e tifoso laziale Fini. Nel 1999 acquista Bombril (detergenza) in Brasile, l’azienda è buona ma molto pagata, fa gola la liquidità che servirà a liquidare una parte dei soci di Cragnotti che vogliono uscire. La prima emissione di bond è per questo acquisto. L’indebitamento è pesante, le banche vogliono rientrare dai crediti, iniziano 8 successive emissioni di bond per un totale di 900 milioni, le banche rientrano per 600 milioni e al momento del default risulteranno esposte solo per 220.

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8) LE TRUFFE DELLE BANCHE Dalle GPF alle obbligazioni strutturate. My Way emesso da banca 121 e For you da Monte Paschi coinvolge 90000 risparmiatori per 2 miliardi, apparente formula previdenziale in realtà sottoscrizione di mutuo da 15 a 30 anni con impegno a pagare e fortissime penali in caso di interruzione. 9000 reclami: De Bustis si dimette nel 2003 MPS incriminato.

Riepilogo: Argentina: 450.000 risparmiatori per 14 miliardi • Parmalat: 35000 risparmiatori per 2 miliardi (più azionisti) • Cirio: 90000 risparmiatori per 0,9 miliardi • Sci: 1000 risparmiatori per 0,1 miliardi • Mendella: 25000 risparmiatori per 0,35 miliardi • Lombardfin di Leati: NESSUNO (banche) per 0,2 miliardi • Fidifin di Gennari: 5000 risparmiatori crack per 0,3 miliardi • Sasea di Fiorini: 5000 risparmiatori crack per 0,4 miliardi • De Giovanni, Freedomland 30.000 risparmiatori per 1,5 miliardi • Denti, Dmail: 5000 risparmiatori per 0,1 miliardi • My Way- for you: 90.000 risparmiatori per 2,00 miliardi • Bipop: la perdita si concentra sugli azionisti con la capitalizzazione scesa da 18 miliardi a 2(meno 16). Il resto della perdita (536 milioni) sarà coperto dalla banca di Roma. 10

9) IL MERCATO DEI CORPORATE ITALIANI Tra il 99 ed il 2002 150 emissioni di cui 60 (12 miliardi) senza rating e 50 (50 miliardi con rating bassi). La proposta di PATTI CHIARI, tentativo di difesa delle banche. Tremonti: “i corporate forma di distruzione del risparmio popolare”. Insorge Berlusconi, ma soprattutto Confindustria.

LE NUOVE NORME Falso in bilancio solo se danno patrimoniale agli azionisti e denuncia degli interessati sino al 5% del fatturato non punibile se non quotato (2% se quotata). Pena ridotta a 5 anni, prescrizione dimezzata da 15 a 7,5. Difficoltà alle rogatorie internazionali. A inizio 2003 Sergio Cola di AN ha presentato un disegno di legge per la riforma del reato di bancarotta fraudolenta oggi 3 - 10 15 con aggravanti proposti da 1 a 3. Banche e paradisi fiscali: 331 filiali di banche italiane nei paradisi fiscali. Tangenti in modica quantità (autorizzate dall’ultima legge) sulle 30 maggiori società: circa 10 miliardi (ENI 588, Enel 230, ecc.).

Il far west della borsa non è nulla in confronto a quello che succede fuori Fuori borsa in 10 anni truffe complessive per 7 miliardi. Salimi, Imisa e Professione & Finanza sarebbero tante delle truffe rimaste nell’anonimato se non ci fossero coinvolti dei VIP. Salimi: Donadoni, Tassotti, Formigoni. Promette rendimenti del 30% con operazioni immobiliari in Sardegna (possiede in realtà solo pietraie): crac da 80 miliardi per 600 persone. Imisa: Baggio, S.Rossi, Carresa, Ezio Greggio e le miniere di marmo nero in Perù. Il marmo esiste ma di dubbio valore commerciale e intrasportabile – 120 miliardi. La Banca di San Donnino: (concerie alla periferie di Firenze) 3000 clienti, raccolta di 25 milioni, emette obbligazioni e specula sui cambi ma i Romanelli non ottengono mai l’autorizzazione di BKY. Base della banche le concerie dei clandestini cinesi, il mercato delle borse contraffate, nonostante una diffida continua per la sua attività, presta anche una fideiussione a Cecchi Gori per la Fiorentina Calcio. Solo nel 2003 il tribunale ne ordina la liquidazione e nomina un commissario.

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BIBLIOGRAFIA: 1. Antonio Galdo: “Saranno Potenti? - storia, declino e nuovi protagonisti della classe dirigente italiana”, ed. Sperling & Kupfer, 2003 2. Marco Liera: “Re di Denari - la nuova mappa del capitalismo italiano tra ricchi emergenti e Opa mancate”, ed. Sperling & Kupfer, 2001 3. Luciano Gallino: “La Scomparsa dell’Italia Industriale”, ed. Einaudi, 2003 4. Guseppe Turani: “Montedison il Grande Saccheggio”, ed. Mondadori, 1977 5. Franco Stefanoni: “Finanza in Crac - dai cavalieri neri ai Cirio junk bond, trent’anni di grandi truffe e risparmio tradito”, Editori Riuniti, 2004 6. Mario Almerighi: “I Banchieri di Dio - il caso Calvi”, Editori Riuniti, 2002 7. Sandro Orlando: “Borderline - affari e speculazioni finanziarie nell’Italia del dopo Enron”, Editori Riuniti, 2003 8. G.Capolino, F.Massaro, P.Panerai: “Parmalat, la Grande Truffa”, ed. Milano Finanza, 2004

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