Pisani - Grammatica Latina Storica e Comparativa

May 7, 2017 | Author: juliusevola88 | Category: N/A
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Pisani - Grammatica Latina Storica e Comparativa...

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PARTE PRIMA

FONETICA A. - Preliminari. § 1. - Dal punto di vista del suo aspetto sonoro, la parola

umana si articola in sillabe che ne costituiscono la più piccola unità autonoma: le sillabe constano di una s o n a n t e, e cioè un suono che può pronunziarsi senza l'appoggio di altri suoni e ne costituisce il fulcro; ed eventualmente di una o più c o n s o n a n t i, suoni cioè che necessitano di una sonante cui appoggiarsi. S o n a n t i sono non solo le vocali (a e i o u eee.), ma anche liquide o nasali in funzione sonantìca, come r nel serbocroato Trst ' Trieste' o n nella seconda sillaba del tedesco leben: esse vengono segnate, quando occorre, con un cerchietto sottoscritto: r, ?!. Sonanti possono essere anche delle spiranti, come s (p. es. in pss). Oome c o n s o n a n t i possono venire adoperati anche suoni che normalmente hanno valore vocalìco, p. es. i in più, u in buono; le si indica, se occorre, con un semicerchio sottoscritto: i, ~. Vi sono pertanto suoni partecipi delle due serie, che chiamiamo s e m i s o n a n t i in funzione consonantica (r l n m i '!!? ecc.), s o n a n t i in funzione sonantiea (r! ?! W' i u ecc.); di essi, r e l sono liquide, n e m nasali, gli altri vocali e semivocali. l - V . PISANI. (ÌJWIIII/(lfiClI IlIfil/(/~fOri("(1 t: ("OII1I'lImlil'tl.

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

La v o c a l e fondamentale è a, nella cui pronunzia la bocca rimane aperta e non dà ad essa alcuna colorazione particolare; le colorazioni estreme sono quella p a l a t a l e di i e quella l a b i a l e di u. Fra la indìfferensiata ( ve l a re) a e le altre due vocali estreme trovano posto delle vocali intermedie, palatali quelle orientate sull'i, labiali le orientate sull'u, secondo il seguente schema (cosiddetto t r i a n g o lo v o c al i c o ), in cui il segno • sottoscritto indica pronunzia a p e r t a o l a r g a, . pronunzia c h i usa o s t r e t t a : il segno soprascritto .. distingue i suoni m i s t i intermedi fra una vocale palatale e la corrispondente labiale (p. es. u ed oeu francesi):

.

e e i

a 6



6 ii

o



o u

Naturalmente i suoni intermedi possono essere infiniti. Fra le vocali va annoverato (], la vocale di timbro indistinto che abbiamo p. es. nell'articolo francese le. Ciò per il t i m b r o o c o lo r e delle vocali; di queste che è distinguiamo inoltre la d u r a t a o q u a n t i t relativa in quanto una vocale l u n g a (contraddistinta dal segno - soprascritto) si pronunzia all'ingrosso nel doppio del tempo impiegato per pronunziare una b r e v e (indicata con '"'). Infine la vocale può venir pronunziata tenendo in comunicazione la bocca colle fosse nasali, come nella pronunzia di on, en nel francese content: in tal caso parliamo di v o c a l i n a s a l i indicate col segno • sottoscritto (o e a). • • • Chiamiamo d i t t o n g h i i gruppi di due vocali diverse consecutive appartenenti a una sola sillaba, p. es. nelle parole italiane Cairo laico loioo chiaro piano più lauro fuoco; a rigor di termini la vocale qui è sempre una, mentre l'i delle prime sei parole, l'u delle due ultime sono delle semisonanti o (termine usato quando la semisonante si alterna con vocale) s e ID i v o c a l i. Si parla di d i t t o n g h i d i s c e n d e n t i quando à

,

PARTE I. -

FONETICA

3

la vocale precede (ai au ecc.), di d i t t o n g h i a s c e n d e n t i quando essa segue (iù uò) la semivocale; ma generalmente il termine di d i t t o n g o per eccellenza viene riserbato ai dito tonghi discendenti. Quanto alle liquide, va osservato che r può essere a l v e o l a re, i n v e r t i t o o v e l a r e (g u t t u r a l e) a seconda che venga pronunziato facendo vibrare la punta della lingua contro gli alveoli degli incisivi superiori, o contro il palato, o se le vibrazioni avvengano alla base della lingua; l è una l a t e r a l e, si pronunzia cioè facendo uscir l'aria dai lati della lingua. Le altre consonanti (salvo le nasali, su cui vedi appresso) si chiamano m u t e. Possono essere m o m e n t a n e e (o c c l usi ve, e s p l o s i v e) o d u r a t i ve (s p i r a n t i). Le m O m e n t a n e e si articolano formando nell'apparato boecale una occlusione completa che viene bruscamente interrotta dall'aria uscente dando luogo ad una esplosione (p. es. k t b; si può anche avere una implosione, in quanto l'aria viene immessa, e in tal caso si parla di i m p l o s i ve); le d u r a t i ve, formando una stretta attraverso cui l'aria può passare per un tempo indefinito producendo un fruscìo (p. es. s i). Una combinazione intima di oeelusiva e spirante omorganea sono le a f f r i c a t e (z, cioè ts; vt, ecc.). Le mute possono essere, dal punto di vista del m o d o d'a r t i c o l a z i o n e, s o r d e (p. es. t 1) o s o n o r e (p. es. d v), a s p i r a t e o meno: la sordità e la sonorità vengon date dal fatto che la pronunzia della consonante non sia, o sia accompagnata dalle vibrazioni delle corde vocali; l'aspirazione segue all'elemento consonantico differenziato (p. es. ph bh) e può essere sorda o sonora. Le occlusive sorde si chiamano con una sola parola t e n u i, quelle sonore m e d i e; tenui e medie possono quindi essere aspirate. Dal punto di vista del l u o g o d ' a r t i c o l a z i o n e suddividiamo le mute in l a b i a l i, d e n t a l i, P a l a t a l i, ve l a r i ecc., a seconda del luogo in cui avviene la occlusione o la stretta: labbra (p b, b dello spagnolo caballero),

4

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

alveoli degli incisivi (t d s), palato (c di cento, g di gelo, se di scena), altezza del velo palatino (k, g di gallo, eh del tedesco Dach) e così via; c e r e b r a l i o i n v e r t i t e o c a c u m i n a l i chiamiamo dei t d n s r l pronunziati appoggiando alla volta del palato la punta della lingua leggermente rivolta all'indietro (come nel sardo e siciliano beddu 'bello '). TI luogo d'articolazione può anche esser duplice, e così parliamo di l a b i o d e n t a l i a proposito di t, Vj di l a b i o v e l a r i a proposito dei gruppi qu gu negli italiani quando guarda. Le n a s a l i sono delle m e d i e pronunziate tenendo la bocca in comunicazione colle fosse nasali: avremo quindi una nasale gutturale (ti, come n nell'itaI. cinque o ng nel tedesco singen), palatale (ii, come n nell'itaI. cencio, avanti vocale come gn di segno), dentale (il nostro n in dente, nome), labiale (m) ecc. Dalla nostra Glottologia I ndeuropea riproduciamo la « tabella dei segni usati per scrivere e trascrivere le principali lingue indeuropee >lj ivi la colonna del « valore >l dà i segni più generalmente usati dai glottologi per indicare, all'infuori della notazione riferentesi a particolari lingue, i diversi suoni (vedi p. 5-8). S'intende che questi valori sono approssimativi.

B. - I suoni e l'accento del latino classico. T § 2. - TI latino letterario e colto sulla fine della repubblica e il principio dell'impero possedeva i seguenti B u o n i: Vocali: a ii, e e i i o i5 u il, (inoltre, segnato con i od u, un suono intermedio fra essi, cfr. §§ 18.42, per cui Olaudìo aveva ideato un segno, ~)j Dittonghi: ae oe au (inoltre oe ei eu come risultati di contrazioni, § 35) j Semivocali: i (= 1) v (= !!j i Romani scrivevano u; Olaudio propose il segno .:I per distinguere la consonante dalla vocale; il segno v è moderno); Liquide e nasali: r l m nj

Tabella dei segni usati per scrivere o trascrivere le principali lingue le. Indicazione dei

BUOni

Valore Scr. Apers.

Av.

Arm. Alb.

Mrl.

Got.

Lit. Ablg.

Vocali:

1

a

-

a,

a

a

a,

a

a,

a,

2

a.

a.

a.

a.

-

-

a

-

-

3

e

-

-

-

e

e

e

e

ai

e

e

4

e

e [a]

-

e

e

-

é

e

e

e

5

i

i

i

i

i

i

i

i

i

i

6

. . a

i

i

i

i

-

-

i

ei

y

a,

a,

-

-

-

-

-

-

-

-

-

-

o

7 8

-

-

-

- o

a

-

-

-

a, v

-

o

o

o

o

a,li

o [o]

-

o

o

-

6

o

o

-

u

u

u

u

u

u

u

u

u

u

12

ii..

ii

ii

-

li

-

ii

-

13

ii

-

y [ii]

y

ii

-

-

-

14

-

- - -

15

a

-

-

16

~

17

9

o

lO

o

11

ii

-

9

- - a a e [e:] - - - - - - - - - - -

-

18

k

k

k

k

k

k

c

19

kh

kh

-

-

k'

-

20

g

g

g

g

g

21

gh

gh

-

-

Nasa,le

22

n

Ii

n

Spiro sorda

23

x

(x)

x

Consonantr.

-

- -

-

l

-

'ii

k

k

k

-

-

-

-

g

g,c

g

g

g

-

-

-

-

-

-

Ii

n

n

n

g

n

n

x

x

-

ch

h

-

ch

Velari (Gutturali)

Tenue



aspiro

Media,



aspiro

Segue: Tabella dei segni, ecc. I

Indicazione dei suoni

Valore

Scr.

Apers.

Av.

Arm. Alb.

-

y

-

h

h, Il"

Airl.

Got.

-

g

g

-

h

h

h

-

-

-

-

-

-

-

Il

-

-

-

-

-

-

-

q

-

-

-

-

-

hw

-

-

k'

-

g'

-

c[ez] c

-

dz[dz] di

Lit.

Ablg.

VelaTi (Gutturali):

Spir. sonora

24

y

Aspir. sorda.

25

h

-

26

h

h

27

l

-

-

Tenue

28

kU

-

-

-

Spiro sorda

29

U

X

-

-

x"

-

Tenue

30

k'

-

q [k']

31

g'

-

-

Media

-

-

-

gj [g']

32

c

e

c

c

c

33

eh

eh

-

-

34

g

j

j

j

35

gh

jh

-

-



sonora

Liquida.

l

Labiovelari:

-

Postpalatali:

-

Palatali:

Tenue



aspiro

Media



aspiro



sonora

Liquida.

z

i

zh [z]

-

-

lj [l']

-

-

-

-

-

-

-

-

-

-

-

S

ç [8]

38

Z

-

39

l'

-

40

t

t

41

th

th

-

42

d

d

-

43

dh

dh

-

Sibilo sorda

ii

sh [8]

S

37

36

S

-

, n

.sìi

Nasale

-

ç [c]

-

y

. e -

xh@

nj [n]

-

.-

-

-

-

li

nj

8 [sz]

s

Z[z]

z

-

l'

lj

-

-

-

y

Oerebrali:

Tenue



aspiro

Media



aspiro

-

-

-

-

-

Segue: Tabella del segni, ecco

Indicazione dei Buoni Valore Scr. Apers. Av.

Arm. Alb.

Mrl.

Got. Lit. Ablg.

Cerebrali:

Nasale

44

~

n

-

-

-

45

p

-

-

Spiro sorda

ç [&r]y

-

-

-

Sibilante

46

~

~

47

l

l

aspiro 48

lh

lh

-

-

-

-

Liquida.

-

49

t

t

t

t

t r

»

-

-

-

t

t

-

-

- - - - -

-

t

t

t

-

-

-

-

Dentali:

Tenue

»

aspiro

Media

»

aspiro

Nasale

50

th

th

-

-

t

51

d

d

d

d

d

d

d,t

d

d

d

52

dh

dh

-

-

-

-

-

-

-

-

53

n

n

n

n

n

n

n

n

n

n

---

-

54

p

55

d

56

s

s

s

sonora.

57

z

-

.Af1'ric. sorda.

58

ts

Spiro sorda.

» sonora

~

&

&,

-

~, ~

-

th[&]

th

P

-

[~]

d

d

-

dh

-

s

s

s

s

s

s

s

z

z

z

z

z

z

z

-

-

-

c

-

ç

dz

-

-

Liquida vibrante 61

r

r

r

r

r

r

r

r

» » intensa 62

rr

-

-

-

r

rr [f]

Sibilo sorda

»

» » aspiro

59 tsh

» sonora

60

»

&

sonante 63

» » lunga

64

» laterale

65

»

Il

sonante 66

·r rr. ·l l l .l • r

-

-

-

l

-

-

-

j

- - c c - - - - x [dz] - - èlz c

-

r

r

- - - - ri,rii - - -

--

-

-

l

l

l

l

l

l

--

-

-

-

-

li, Iii

- -

.,

Tabella del segni, ecc.

SB(I'UB:

Indicazione dei suoni

Valore Ber,

Apers. Av.

Arm.

Alb.

AirI.

Got.

Lit.

Ablg.

Labiodentali:

67

f

(f)

f

f

f

f

f (ph)

f

f

f

68

v

v

v

v

v

v

-

w?

v

v

69

p

P

P

P

P

P

-

-

P p'

P

ph

P ph

P

70

-

-

-

-

-

71

b

b

b

b

b

b

b,p

b

b

b

72

bh

bh

-

-

-

-

-

-

-

-

Nasale

73

ID

ID

ID

ID

ID

ID

ID

ID

ID

ID

Spiro sonora

74

b

-

-

w

-

-

b

b

-

-

75

Y

Y

Y

Y

j

-

j

j

j

76

-ui

-

-

-

-

-

w?

-

-

77

,

-

m

-

,

Spiro sorda



sonora.

Labiali: Tenue



aspiro

Media



aspiro

Semivocale i



u

Segno di nasalità

-

-

A

[d

-

-

,

Note. - 2 e 12: Il goto ha degli ii, ii. che però nella grafica gotica (e spesso in trascrizione) non si distinguono da a, 'U. - 3 e 9: Got. ai, au vanno di. stinti dai dittonghi ai, au [di, au]: nella scrittura goto la differenza non à sognata. - 4 e lO: Scr. B, o sono sempre lunghi; per il pali e i pracriti i rispettivi segni vengono usati anche per B, o (da i, o avanti gruppi consonantici). - 4: Per l'ablg. è probabile che vi fosse anche una pronunzia ea. - 7: L'a scr, è un li (così forse anche gli a apers. ed av.), viene però in Europa pronunziato generalmente come a. - 20, 51 e 71: L'ortografia airl, indica le Medie con g à b in prinoipio di parola e dopo consonante, oon o t p ovvero gg dd bb dopo vocale. - 23 e 67: Scr. -~ (da -8 e -r finali) passa in certi test i a x, f avanti k(h) e rispettivamente p(h). - 47 e 48: Scr. ! !h sono peculiari del vedico, ove stanno per if, dh, - 68 e 76: Non sempre ci si può decidere per la pronunzia v o 3t: sul valore di w goto siamo in dubbio. L'armeno ha due segni che il MEILuu trascrive con v, w; ma è probabile che ambedue avessero valore di v, almeno avanti vocale (avanti consonante essi valevano u nell'ant, arm., secondo HUBSCHMA'IIN). - 77: L'ablg. 'l' va letto? (come anche parecchi scrivono). In lit. il segno, ha solo valore etimologico, e le vocali munite di e3SO vanno pronunziate lunghe (~ = li). - Fra parentesi quadra poniamo alcune grafie meno comuni.

e

I

I

J

PARTE I. -

Occlusive:

{)

FONETICA

Tenui Labiali Dentali Gutturali Labiovelari

Medie

p

b

t c

d g

qu

gu

Spiranti: Labiodentale Sibilante Aspirata:

f s h.

In parole mutuate dal greco e in talune altre appaiono inoltre le tenui aspirate ph th ch (cfr. § 74), y (= ii) e la sibilante sonora z; infine rh per p greco. Per la pronunzia si noti: a) le vocali brevi erano più aperte delle rispettive lunghe, cfr. § 72 b;

b) nei dittonghi ae ed oe vanno distinti ambedue gli elementi; la monottongazione è rustica o posteriore (§ 72 c);

T

c)v comincia a spirantizzarsi nel I sec. d. C.; d) c g sono gutturali anche avanti e i: cfr. scritture come

Markellinus (iscriz.), le trascrizioni greche x~vO'OC; re:(J.[VLOC; di census Geminius e quelle latine Oimon di K[(J. per bs e ps: ma queste riforme non sopravvissero all'imperatore gramma.t.ico. T L § 4. - NOTA II. - Le consonanti doppie, o geminate, vengono segnate come tali a partire da Ennio che dietro l'esempio dei Greci introdusse l'uso di ripetere la consonante nella scrittura. Quest'uso si è però lentamente affermato, e specialmente l'ortografia ufficiale ha continuato per un pezzo, ancora nella seconda metà del secondo secolo a. C., a scrivere una sola consonante anche nel caso di geminazione. Talora la geminazione viene indicata sulla consonante a mezzo delsicilicus, una specie di apostrofo: O SA = ossa. T L § 5. - NOTA III. - Per indicare le vocali lunghe ii e o ii Accio propose, seguendo un uso osco ed umbro, di scriverle doppie: aa ecc., ma tale grafia, che ebbe una certa diffusione tra la fine del II e il principio del I secolo, sparsamente anche in seguito, non poté stabilirsi, forse anche per le critiche mossele da Lueilio, Questi caldeggiò invece la scrittura ei per l'i lungo t pìngue s, riservando i per l'i « tenue» (§ 21), una distinzione conservatasi fino all'epoca di Augusto, ma non sempre applicata conseguentemente. Oltre ad ei è in uso nelle iscrizioni, a partire dall'epoca sillana, la I longa, uscente cioè fuori e sopra la riga, a indicare la lunga di i: FELIcI (ed anche H, p. es. ztlvs, cfr. § 30). Per le altre vocali (per i solo a partire dal II secolo d. C.) la lunghezza è indicata talora nelle iscrizioni a mezzo dell'apex, generalmente colla forma di un accento (').

§ 6. - Oltre questi ausìlìi grafici, di uso però saltuario, possiamo regolarci per conoscere la prosodia delle vocali latine: I) sull'uso dei poeti (che non vale però nel caso di sillabe lunghe per posizione: p. es. nulla possiamo ricavare dall'uso in questione per la prosodia di e in est' è' ed in est' mangia '); II) sulle notizie dei grammatici; III) sulle trascrizioni di parole latine

PARTE I. - FONETICA.

11

in greco, specialmente per e ed o riprodotti con e: ed "1), o od Cl) census; questo mezzo va però usato con molta precauzione); IV) sulle continuazioni nel lat. volgare e nelle lingue romanze, salvo per (i, cfr. §§ 71 segg.; V) sulla etimologia, sia interna (p. es. iiimenta ha l'ii lungo, cfr. il più antico iouxmenta) che comparativa (venum ha l'e lungo perché il scr. va. »eeter, voto> veto.

L § 17. - In un certo numero di casi ov- passa ad av-: avillus ed aububulcus da *avi-: oois, favere accanto a fovere, favissa: fovea, lavare: Ào(f)éw, eaoère: xo(f)Éw: si pensa che il mutamento sia avvenuto in sillabe non recanti l'accento storico (quindi lavo ecc. avrebbero a secondo lavare lavabam ecc., fovere fovebam

16

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

conserverebbero viceversa o secondo foveo), ma si tratta d'ipotes~ senza salde basi. A ogni modo, se oeuioue è da *octov-os (*oktau è l'antica forma del cardinale, cfr. § 391), il parallelo mutamento di ov in ii» ha avuto luogo in sillaba accentata. Cfr. anche § 58 per casi di a da antichi e. T L § 18. - Quanto alle altre vocali, si noti la grafia ei per i (§ 21); i, u > e, o avanti r da s in sero da *si-so presente raddoppiato come bi-bii si-sto della radice se- in sè-men. se-vi ea-tue, e in foret da *fu-se-d cfr. osco fu s i d e fu-i ecc. (ma u resta in nurus da *nusos = gr. vuoç cfr. scr. snu~ti ecc.); o > u nei due monosillabi fur = gr. tpwp e cur da quor nonché in *hum = gr. X-9-wv scr. k~ti-s ecc. da *gzhom ghOm(§115) di humiinus accanto a humus homo, nubs da *nobh- = scr. niibh- (per altre alternanze fra o ed u cfr. § 23); inoltre l'incertezza fra i ed u nella grafia, la quale accenna ad una pronunzia incerta per antico u in vicinanza di l e labìalì, in lumpa limpa (da duo, cfr. OR('() D i u m p a i s 'Nymphis', dìssimìlato dal gr. Nu[l.tp'Yj); ma forse limpa è oschismo e va con liquidus, lubet libet: scr. lubh- 'desiderare " clupeus clipeus: gr. XIXf..U7t-"t'W ecc. Infine -ri- passa ad -er- in ter da *tris attraverso *ters (cfr. bis da du-is e terrunoius da *ters-unc-): gr. "t'pfç scr. tris, teetis per "terst- da "tri-st-i-e, , che sta per terzo' cfr. osco trstus ' testes.' t r i s t a a m e n t u d , testamento', certus cerno: gr. xp~-"t'oç xptvw da *XpL-V-~W. Cfr. § 133; ma cfr. frico arista ecc. Per i da ei cfr. § 21; per u da oi, § 20. T L § 19. - Per ae nei monumenti più antichi appare ai; il mutamento comincia ad osservarsi nella scrittura a partire dalla fine del secolo III: aide = aedem, Gnaivod = Gnaeo ecc. (in aiio maiior abbiamo non un dittongo, ma a più due i consonantici, § 30; nei genitivi aulai pictai ecc. ai è bisillabico, cfr. §§ 309.319). Per un certo tempo le due scritture ai ed ae sono state usate promiscuamente, e a quanto pare vi è stato un tentativo di Lucilio (Mart. Cap. III 266) di sfruttare la doppia grafia per distinguere nella prima declinazione il genitivo' con -ai, dal dativo, con ae.

PARTE I. -

FONETICA

17

La pronunzia f per ae, che poi doveva divenire comune (§ 72 c), si è prodotta per tempo nel latino rustico, già all'epoca

di Lucilio (Varro L. L. VII 96 seg.): edus -'- haedus, ecc.; probabilmente questa pronunzia con f di ciò che era scritto ae ha provocato le grafie scaena scaeptrum accanto a scena sceptrum da gr. C1K'f)vfJ C1X~1t't'pov. T L § 20. - Il dittongo oe (un caso a parte è costituito da coeptus per co-ept- trisillabìco, cfr. § 35) si alterna talora con u (1): tale è il caso di Poeni accanto a Punicus da cI>o[vLxec;, puniceus· da civis, deicerent > dicerent ece.; risultato di ciò nell'ortografia è la confusione tra i segni ei, i, e per designare i da i e da ei, nonché e: neiquis e nequis (ambedue S. C. de Bacchanalibus) = niJquis, audeire = audire (antico i, lex repetundarum) (1). Lo stadio iJ si è conservato nel lat. rustico tspéca = epica, viJlla = villa) con riflessi nelle lingue romanze ('Coisin da *vecinus § 20) e nelle parole le/lis ' liscio': gr. Àe:~oç da *Àe:Lfoç, lévi perf. di li-no da *lf'i-, decrevi onde decreturn con e (s 522), scena = sacèno: airl. scian; inoltre, in oleum deus l'e si è abbreviato avanti vocale (§ 26) quando v scompariva avanti o della desinenza (§ 32) negli antichi *olevom *M/JOS -m ecc. da "olei- da ~Àa.Lfov, antico deiuo-; invece, dove v rimaneva (avanti altra vocale), l'evoluzione ha raggiunto lo stadio i, e pertanto abbiamo oliva per "olei- da ÈÀa.[fiX, divi ecc. (onde divus, come dei secondo deus). Che la pronunzia *olevum sia rimasta nel lat. rustico, accenna l'imprestito gotico alew. T L § 22. - Per au appare talvolta O, ad es. in lotus = lautus, colis (Catone) = caulis, 6ricula (Cicerone) = auricula, plàetra = plaustra (cfr. Suet. Vespas. 22); si tratta di una monottongazione, forse di origine umbra. estesasi al lat. rustico e di qui penetrata per alcune parole anche nel lat. urbano, provocando talora reazioni iperpuristiche, come nel caso di plaudo per plodo (quindi composti complodo ecc., non *-pludo come ci si aspetterebbe da *plau-, § 45), in cauda per coda. T L § 23. - u del latino classico appare in vari casi scritto u anche nei più antichi monumenti, ma talora (oltre ad oi, § 20) questi hanno in sua vece ou: iouxmenta (P 2, 1) ....:. iumenta, loueos = lùcu«, mostrando che nell'u classico è venuto a confluire (verso la fine del III sec.: cfr. Lucius Laoiom. nelle iscri(1) Cfr. l'iscrizione J2 2, 1430 IuniYné Seispitei Màtri dove la desinenza di dativo appare segnata colle tre grafie.

PARTE J. -

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FONETICA

zioni degli f?cipioni 12 2, 7.9) anche un a~tico dittongo ou; , .l l J ' grazie a ciò vi è stato un periodo in cui la grafìa ou si è impieoi (p. es. couragata. a scrivere anche ~li antichi u o quelli verunt = più antico coiravcrunt). La fase intermedia fra ou ed.a, e cioè o, è con;~rvàta nel lat. rustico: Locina e Louci;;'lì (Norb~), J;os1~a = lUna (Preneste, § ~:?); essa è penetrata nellat: t', " urbano ina robus rubigo a.ccanto· a 1·ufw; (§ 97) e negli isolati ,.;; , ',; n6trix = nutl'i:c (Quintiliano), fijnus = fun1ts (Mario Vittnrino). Qnanto" 'ad ou, la forma Leucesi[a]e nel Carmen Saliare: LUcetius, e ÌloÀu8e:ux'1jc; fonte di Polouces = Pollux (Cfr. P. XV, p. 241 s.) ci mostrano che esso presuppone inliarte anche un .", antico eu: onde possiamo concludere che nell'u classico sono eollfluiti: u, oi, ou e, attraverso questo, eu. Per I'epoea del passaggio di eu ad ou è notevole, oltre a Leuoesie, anche briimo. da *bre[g]u[i]ma (§§ 38.205) da cui si vede che detto passaggio è avvenuto dopo la scomparsa di 9 nel gruppo -gu- interno e dopo l ~( ". " le sincopi. . '~

43,

. 'l'~: l

.

'l

,

NOTA. Gli eu del latino classico sono secondari, in neu seu ceu sorti per caduta di e finale"(§ 132) da ne-ve sei-ve (si è da sei) *c6Ì-ve e nel composto ne-utero Abbiamo inoltre eu in heus • odi! • = scr. g~6~a imperativo di ghu~'~.: udire', conservato probabilmente secondo l'iiltcriezione ~eu, iheu~f" ..

T ~. § ~4. - b. A l t e l' n a n z e q u a n t i t a t i ve. ~ v' ~. Allungamenti di vocali brevi. Avanti ns nf una vocale si allunga, come attesta Cicerone Or. 48, 159: quindi insanus infi~ix consuevit confecit contro indoctus inhumanus composuit c~ncrepuit. Si tratta propriamente di un allungamento di compenso per la riduzione o , scomparsa della nàsale (§ 50); e un tale genere di allungamento abbiamo anche vari casi come di-ligo da dis-lego, scala da *scand-sla ecc. (§§ 91.92), dove è in gioco la scomparsa di s. Inoltre una vocale si allunga avanti nc + muta, ove il c tende a scomparire: quintus (e Quinctius): quinque, sanctus: sancio. unctus: unguo; qui abbiamo da scorgere probabilmente influsso osco-umbro (o. s a a h li li m sanctum, u. sahatam = sanctam, con aa aha indicanti a). -Òn

;

in

=

,~

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GRAMJl.IATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

T § 25. - Vocali mediane di radici terminanti in media si allungano nel ppp. con -to- -so- e forme derivate o affini (cosiddetta legge di Lachmann); l'allungamento è più antico dell'indebolimento di brevi atone (§ 36), e pertanto in questi casi è conservata la vocale originaria: facio: factus: coniectue, ma ago: actu«: redactus; patior: passus: perpessus, ma cado: ciisu«: occaeu« (con un solo s secondo § 79, così pure eS~tS di edo ece.; di questo verbo anche es est § 556). Il motivo dell'allungamento va scorto in una ricomposizione preistorica della parola con reintroduzioue della, media finale di radice (quindi *agtos *cadsos ecc.), che esigeva un distacco fra la prima e la seconda sillaba; questo distacco è stato convertito in allungamento della vocale, quando la consonante di nuovo si assimilava alla iniziale del suffisso (§ 81). L'allungamento non ha luogo se la M proviene da MA. indeuropea (iussus gressus fossus vectus, cfr. § 97); ciò significa che al tempo della ricomposizione le due serie di consonanti erano ancora tenute distinte (come per vehO ancora nel lat. classico; del resto il passaggio di -dh- a -b- in iubeo rendeva difficile l'influsso del presente su iussus). NOTA. Le eccezioni -sessus tissus scissus si spiegano, come vide il Pedersen, col fatto che da ppp. alle rispettive radici fungevano un tempo aggettivi in -no- (scr. sanna· bhinna- chinna-) e che le tre forme sono quindi recenti e posteriori alla ricomposizione; quella strictus è dovuta a!l'analogia di pictus [ietu« (presenti stringo fingo), di cui pictus ha antico k (pingo è fatto per analogia di fingo in luogo di antico *pinco; la radice è quella di 7tOLK-(ÀOç ecc.), e fingo ha un antico gh (: scr. dih· da *dhigh. 'impastare, formare '),

T

§ 26. -

~.

Abbreviazioni di vocali lunghe.

« Vocalis ante vocalem corripitur »: fieo: fietus fiere, finto: fini-re, gruis: gru-s, balmèuan. platea da gr. ~OCÀOCV€LOV 7tÌ>.OC"t'€LOC, deus § 21. Se precede un'altra vocale, la lunga è conservata: diei materiei, ma rei: nomino dies res ecc. In poesia l'abbrevia-

zione può aver luogo fra un monosillabo in vocale lunga e vocale breve iniziale seguente (&.n qu?' am&.nt Verg. Bue. VIII 108). Presso i poeti arcaici si trovano ancora forme come fuit institUi rei ecc., accanto a quelle abbreviate. Nel verbo fieri

PARTE I. -

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FONETICA

l'abbreviazione è subentrata solo avanti -er-: altrimenti fio fiebam ecc. Illiu« istius unius conservano i evidentemente in quanto dopo esso veniva pronunziato ii come in quoiius eiiuA (§ 30); a. partire da Lucilio si trova però anche illtus (§ 373). Il nome della dea Diana può avere l'i sia lungo che breve; nel primo caso si tratta di misura tradizionale nella lingua sacrale. Naturalmente nelle parole greche, che i poeti hanno tolte di peso e trasferite nei loro versi, viene di norma conservata la originale prosodia. T L § 27. - Vocali lunghe si abbreviano avanti nasale o liquida più consonante (non ns nf, § 24): amantem fientem: ama-re fie-re, undecim (frane. onze) da unum-decem (ma Mars Marcus conservano la lunga tradizionale); avanti u consono in gaudium da *gau(i)diom, cfr. ga'visus (cfr. § 37). Il fenomeno è noto come « Legge di Osthoff n. Naturalmente le abbreviazioni di undecim, princeps (§ 11) ecc. sono più recenti delle altre e posteriori alle sincopi che hanno provocato i gruppi naso cons., e talora la lunga è restituita analogicamente. Troviamo inoltre l'abbreviazione di vocali lunghe accentate avanti una occlusiva o liquida, contemporanea all'allungamento (geminazione) della consonante: Iuppiter: Iupiter, liuera: iitera, bacca, baca, Varro: varus ecc., cfr. § 75. Un'abbreviazione avanti enclitica viene scorta in alcune forme come quas~ da *qua(m)-sei (per l'-~ cfr. § 28); s~quidem tuquidem accanto a si-q- tu-q- (o qui l'enclitica ha conservato antichi doppioni colla breve Y), quando-quidem accanto a quando-q.

+

+

T § 28. - Abbreviazione giambica. - Una sequela di due sillabe formante giambo, con accento sulla breve o sulla sillaba immediatamente seguente alla lunga, passa a pirrichio (~_ > ~ v, v _ ' > v v ') presso gli antichi scenici, anche se la seconda sillaba è lunga per posizione; però accanto alla nuova forma è usata promiscuamente l'antica, e presso gli autori più recenti l'effetto della À. g. scompare, salvo in alcune forme irrigiditesi nel nuovo aspetto (Mne mltle ma opHme, etto m6do, Mre da

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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

-i § 130 per heri, puta 'putacaso' ma puta impt. 'credi '). Così &md accanto ad ama e da esso (ma solo lauda) , vereMmini (accanto a verebamini), Clutaeméstra, sjnex, iuvenU1te ecc. Nella poesia può valere, come accento condizionante l'abbreviazione, anche l'ictus metrico. Talora troviamo un'abbreviazione avanti l'accento storico (trisillabico): Camlna, antico Casmena contro il § 24; moléstus: moles; cultna da *coxlina (Y) contro il § 92; vehemént-is ecc. da *vehes-m- § 245. Per l'abbreviazione in it ecc. cfr. § 135.

II. Le semivocali.

T § 29. - i ed u consonantici, il secondo indicato con v nella nostra ortografia attuale, con u dagli antichi, si trovano in principio di parola (iugum, ve1'bum) o anche nell'interno di essa: spesso questi siioni si producevano fra '"i, il sillabìci e vocale seguente, senza che venissero segnati, o venendo segnati solo sporadicamente, nella scrittura (p. es. fùvimus, Ennio). Pel principio di parola si noti che i- può anche provenire da di- (Diouem > Iovem), cfr. § 82 mi- > m- in miiniire § 436, mooère § 447. T § 30. - i interno fra vocali è propriamente un ii, come scriveva Cicerone (aiio, Maiia; in iscrizioni maiiorem; cuiius ecc.); pertanto la sillaba precedente è lunga in aio ecc., e non si forma il dittongo ae (§ 19). Avanti i questo ii viene di norma semplificato, e la sillaba precedente vale quindi per breve (ais; ma Oocoe; Orai ecc. = -eiii -aiii). Sulla sua origine cfr. il § 82. T L § 31. - In eo eunt accanto ad is imus ecc. da *ei-s *ei-mos (cfr. eitur in iscriz.) abbiamo evidentemente la scomparsa dell'i in un più antico *ei-o; tale scomparsa è avvenuta in epoca preistorica, come ci mostra la comparazione, 'cfr. § 63. Etiam da et iam, nunciam da nunc jam ci mostrano che un i. dopo consonante si è vocalizzato: anche ciò è confermato dalla comparazione, § 64. Ma cfr. anche § 82. D'altra parte i voealico postconsonantico viene a volte consonantizzato presso i poeti (iibjete per abUte ecc., cfr. § 145), e questa pronunzia è generalizzata nel latino volgare, § 72 e.

PARTE I. - FONETICA

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T § 32. - 'U consonantico (~, V; anche come secondo elemento di qu, su cui cfr. § 145) è scomparso avanti 6 (ed J, § 109), salvo che esso iniziasse la parola. Quindi volgus voro, ma de-orsum da de-vorsom (> versum § 16; cfr. § 26), Gnaeue da Gnaivo(Gnaivod J2 2, 7), deus oleum (§ 21; dunque la scomparsa è avvenuta al tempo della pronunzia ~), paswm da parvom (parvus parvum secondo parvi ecc.; così pure divus sec. divi), secundus (da -con- § 15): sequor, cotudie da "quotitei die (quot è secondo quis ecc.), colO da *quoZO per *quelO (§ 14, cfr. inquilinus); dopo avvenuto il mutamento, abbiamo, insieme a scritture tradizionali come quolundam = co-, scritture inverse come oquoltod = occulto, anche quom - scrittura storicamente giustificata di cum congiunzione - per cum preposizione. La scomparsa di ~ è avvenuta dopo che duonus ha dato bonus (§ 88). T L § 33. - In curia da *co-,!!:irit'i (volsco couehrio; ma Quirinus Quirttes da *co,!!:irt-, il che parrebbe accennare a uno stadio di transizione *cuir-), prudens da pro-vidsne troviamo u da o~i; in motus da *mo'!.!;e-tos (movere) e in altri casi (nonus da *no~en-os § 391), o da o~e; u > u (§ 27) da o~e in nuntium da noventiom (forse per *no~o-,!!:entiom § 150), nundinae da *nouen-dinai (cfr. scr. dinam ' giorno '), inoltre in iustus da iouestod può esser sorto attraverso la sincope dell'e, cfr. § 37, comc del resto l'u da o~i con sincope dell'i; invece o~e avrà dato o attraverso o'!!;o. Inoltre a è da a'!!;e in malo da miivolo §§ 32.554 ecc. T L § 34. - ~ è generalmente scomparso fra vocali di timbro uguale: latrina labrum da laoa-, oblitus: oblioieoor, ditis accanto a divitis, ste = si vis, audtsti audtsses per -ivisti -soiest», delèrasn. ecc. per deleveram (secondo cui la scomparsa di v nel perfetto anche fra vocali diverse: amiiram ecc.), Il v è conservato in aviirus per analogia di avidus, divinus (per analogia di divus; ma deina, dinai J2 2, 366), senèru« ecc.; in seoèru« può anche aver agito la necessità di evitare confusione con sèru« , tardivo '. Per l'alternarsi di u e v dopo consonanti cfr. § 145.

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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA.

III. Contrazioni di vocali. T § 35. - Contrazioni di vocali hanno luogo in seguito all'incontro di esse vocali nella composizione o per la scomparsa di una consonante che le divideva (i '!!; §§ 31.33.34; h § 95): esse non avvengono fra vocale breve e lunga susseguente di timbro diverso (co-e-gi co-nctus aènu» contro MS; coept da co-ep; (Pl.) secondo il presente arcaico coepio e il ppp. coeptus, cfr. appresso). Se le vocali sono uguali, il resultato è la lunga corrispondente; altrimenti: o

a, ii + e, O? ii; e + a > e; o, o + a, e > o; e, e + i > ei; + i > oe; e + u > e1i: latrina (§ 34), nemo da. ne-hemo (= homo

§ 14), nil da ni-hil per ne-(§ 13), copia da *co-opiii (cfr. in-opia); miiZo (§ 33) da *mag(i)s-y:e16 (§ 92), dego da de+ ago,cogo da co+ ago, como da co emo (ma cfr. § 515), deinde da de inde, eoepiàcoeptus da *co-ip- "co-ep- (secondo § 42 da. co ap-; se coeptue non è secondo il presente, l'indeholimento di -apt- in -ept- sarà posteutero riore alla contrazione in corno da co + emo), meuter da ne La contrazione non è eseguita o l'antico stato di cose è ristabilito in mihi accanto a mi, in composti come di-esse di-amiire ecc. Da non confondere con la contrazione è la s i n i z e s i o s i n e r e si, cioè la pronunzia come una sola di due sillabe, di cui la prima terminante e la seconda iniziantesi per vocale; naturalmente la sinizesi può da noi essere riconosciuta solo nella. poesia: così éàdem (- -) in Lucrezio ecc.

+

+

+

IV. Alternanze vocaliche condizionate in sillabe di sede diversa. T L § 36. - Passiamo ora a considerare le variazioni dipendenti dal fatto che una sillaba si trovi in principio o nell'interno di parola, tipo facio: conficio; esse, e le sincopi come in quindecim da quinque + deeem od in concutio: quatio recano a postulare un accento di intensità che in epoca preistorica colpiva la prima sillaba della parola producendo l'indebolimento delle altre sillabe e quindi delle loro vocali (non delle vocali lunghe: cfr. feci: confeci ecc., anche iictus coiictus § 25, col voealìsmo conservato);

PARTE I. -

FONETICA

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precisamente come, in francese, l'accento d'intensità latino ha condotto a sincopi o indebolimenti vocalicì, p. es. in comie da eomitem; lire da légere, ornement da òrnaméntum, chanterai da càntare-hdbeo. L'epoca in cui sincopi e indebolimenti hanno avuto luogo va posta fra i monumenti antichissimi quali il Cippus e l'iscrizione di Dueno (VI sec.) e il III sec.; cfr. iouestod Cippo = iii,sto, iouesat Du. = iurat, falisco peparai = peperi. T L § 37 - a. S i n c o p i .

Le sincopi hanno luogo sporadicamente, e vanno sempre più diffondendosi col passare del tempo; esse hanno anzi avuto una nuova ripresa nel volgare, questa volta .sulla base del!'accento storico latino (§ 72): così troviamo testimoniati tanto calidus che caldus (preferito da Augusto: Quint. I 6, 19), tanto liiridum che lardum (§ 27), ove le forme sincopate sono quelle rimaste nelle lingue romanze; a volte in certe forme si è stabilito il doppione sincopato e in altre quello non sincopato, come è il caso di valde nel senso di 'molto' contro valide avverbio di validus: di solito la tendenza alla sincope è accresciuta dal maggior numero delle sillabe seguenti, come in officina: opifex, postridie: posterus, iunior per *iuv(e)nior: iuvenis ecc. Altri esempi di sincope abbiamo in corolla da *coron(o)lii, praeceps da *prae-capot-s (gen. praecipitis; propr. ' a testa innanzi '), suprii: superus, pergo surgo da per sub + rego (cfr. perrex; surrexi; ma corrigo erigo col solo indebolimento), auceps da *avicap-e, faustus da *faves-to-s (cfr. favor ed honestus: honor) , sestertius da *semis-tertius (' di cui il terzo asse è mezzo', 2 ~ assi), pono da po-sino (po-situs), quernu« da *querqu-inus (come fiig-inus), rettuli reccids reppuli repperi da re + tetul; (§ 509) cecidi pepuli peperi, forse reddo da *re-dido (§ 486). T § 38. - Se avanti la vocale colpita dalla sincope stava una semivocale, questa si vocalizza: ab-icio (ed iibicio, cioè ab-iicio, per reintroduzione dell'i- iniziale di iacio secondo confido: facio ecc.): iacio, concutio: quatio, costituendo dittongo o contraendosi con vocale eventualmente precedente: briima da

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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

*brouma per *breuma (§ 23) da "breoi-mii propriam, 'il giorno più breve dell'anno', bigae da *d'Y:i-i(u)gai ecc., e aggiungi iiinior § 37.

T L § 39. - Se avanti la vocale colpita da sincope stava una liquida o nasale preceduta a sua volta da consonante, la liquida o nasale, probabilmente attraverso uno stadio di sonante (§ 1), ha sviluppato avanti a sé una vocale (e od i): sacerdos da *sacrodo-t-e, agellus da *agro-lo- (come *porco-lo- onde porculus), nigerrimus da *nigro-simo- § 206, pocilium. da *poclo-lo- (poclom > poculum), facultas (da *facoltas per *faceltas §§ 15.14) da *faclitat- e facillimus da *facli-simo- (facilis è da *facli-, § 41), tigillum da *tigno-lo- (tignum), scabellum da *scabno-lo- (scamnum, § 86), auxilla da *auxlola diminutivo di *auxla onde aula e il nuovo diminutivo aulla olla. § 40. - NOTA. - Che vi sia uno stadio intermedio costituito dalla sonante, vien reso molto J"erisimile da un caso analogo. Illt. ha centum. = gr. €-Y.CXTOV scr. çatdm da *k'fft6m, ma viginti !!igintà con 9 ed in inesplicati rispetto al gr. fLJ Massilia, habeo adhibeo, taberna contubernium, capio man-cipis e mancupis, ~LXe:À[CX:> Sicilia; ~LXe:À6~ > Siculus (e aggiungi familia:

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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

fam1tlus, exilium: exulum ecc. onde exulis ecc., Catilina: catulus, similis: simulO); loous stloeue illico (da *en-stl.ocod), novi.tiis da *novo-tat-s, apioa 'pecora dal ventre glabro' da gr. &-noxoç, aurifex ed auruie» da auro- ecc.; porculus da porco-lo- ma filiolus, herbula da *herbola ma lineola. T § 43. - L'i sorto in tal modo da a e o, o continuante direttamente l'antico i, passa ad e per dissimilazione dopo i, purché

uno dei due non recasse l'accento trisillabico storico. Quindi pietatis varietatis (secondo cui pietas varietas) contro dignitatis. da *pio- *vario- *digno-tat-; hietare (secondo cui hietat) contro clamitare; ma tibicen contratto da tibiicen tibiicinis da tibiocan-, fatigo da fatiigo da fati-ago; abietis parietis hiemis sono fatti secondo i nominativi abies paries (cfr. il tipo' teqes tegetis) hiems (in cui e rimane avanti due consonanti). Cfr. Indogerm. Eorseh, LIV, p. 209 segg.; Zeitschr. fur vergl. Sprachforschung LXVII, p. 27 segg. N ota ancora tri-podare tri-pudium (con -pod- variante apofonica di ped-, § 68). T

§ 44. - IN SILLABA CHIUSA (avanti due o più consonanti)

le vocali rimangono immutate, salvo che a diventa e, o di solito u; gli e da a o continuanti direttamente l'antico e sono poi andati soggetti ai soliti mutamenti avanti il, (§ 13) e l velare (§ 14). Cfr.: carpo discerpo, factus co'nfectus (ma actus coàctu« § 25), fallo fe/elli, arma inermis, annus biennium, barba imberbis, 't' talentum, T er § 18; indebolito in 'li, avanti v § 42) li 'li, (indebolito in i § 42) ii,

ei (onde i § 21; indebolito in i § 45) oi (onde oe, il, i § 20; indebolito in ii, § 45) ai (onde ae § 19; indebolito in i § 45) e'li, (onde ii, § 23) ou (onde ii, § 23) au (onde 6 § 22; indebolito in il § 45) (1) Semivocali: i (scomparso fra vocali ecc. § 31) '!!: (scomparso avanti o, fra vocali uguali ecc. §§ 32.33.34) Liquide: r l (dissìmìlato in r § 49; velare o palatale § 48) Nasali: n

(n) m (1) Per gli antichi dittonghi lunghi ciro §62.

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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

Gruppi di vocali con liquide o nasali, rappresentanti il grado O nell'apofonia: or (ed ur), ol (ul), en em (anche in im § 13): § 54, inoltre ar al an am § 67; ra la na ma: § 56, inoltre ar al an am § 67. NOTA. Oltre che agli accidenti segnati fra parentesi per ognuna di esse, le vocali protolatine sono andate soggette ai fenomeni di allungamento, abbreviazione, contrazione e sincope di cui ai §§ 24 sego 26 segg. 35.37 segg.

VIII. Origine delle sonanti protolatine. § 58. - a ritorna nelle altre lingue ie. generalmente come a: ager: cXyp6ç scr. ajras gt. akrs, acidus acus: &xpoç scr. dçri« 'spi· golo' ecc.; è evidente che risaliamo qui ad un a di epoca ie. In alcuni casi. a del latino e delle altre lingue corrisponde ad un i ario: status: 0"'t"CIt't"6c; gt. sta]« 'luogo ': scr. sthitas; pater: 7tCltTIjp gt. [adar: scr. pitdr-, ecc. Si tratta di un suono speciale (~), del quale diremo più sotto (§ 70). In alcune parole troviamo a contro e di altre lingue o del latino stesso: quattuor: 't"ÉO"O"Cltpec; scr. catvaras (c avanti a da antico e), pate6: 7te't"!Xvvu{lL, magnus: {lÉYCltç, lapis: Àé7tCltC; ecc. Si è voluto vedere in questo a una speciale vocale ridotta, qualcosa di mezzo fra grado O e grado normale (cfr. §§ 68 segg.), di età ie., così p. es. Hirt, Indogermanische Grammatik, II, p. 80 seg., § 106; a influssi analogici da parte di altre parole (p. es. aper = aated. ebur secondo caper) aveva pensato il Brugmann, Indogerm. Forschungen, XXXVIII, p. 370, le cui idee sono riprese ora da Petersen in Language, XIV, p. 39 segg. (cfr. Glotta, XXIX, p. 165); a dipendenza dall'accento ie. il Pedersen, seguendo i precedenti di Collitz e Wharton, nella Zeitschr. tur vergl. Sprachtorschung, XXXVIII, p. 416 seg., ove si nota che a ogni modo è in gioco la vicinanza di labiali, gutturali o liquide. Forse è lecito riconnettere questa variazione latina di e con a con quella dei due suoni caratteristica per l'etrusco e per altre lingue mediterranee.

PARTE I. -

FONETICA

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Similmente a i i 1t U protolatini trovano corrispondenza esatta altrove (si noti che in greco presto u u assumono la pronunzia di ii, ii) e continuano, senza mutamenti, uguali suoni di epoca ie. Cfr. mtuer: doro IlOCTYJP (> ion. atto Il~TYJP) ant, sassone moder (gli antichi ii han dato o nelle lingue germaniche) SCI'. matar-; frater: cppoc't"Y)p gt. bropar SCI'. bhrittar-; sta-re sta-bam doro e-cmi gt. stop 'stetti' SCI'. a-stha-t aor, = eC1't"OC- video: tÒIl€V gt. uiitum. ' sappiamo' (1) SCI'. vidmas id. - vivus SCI'. jivas; suinu~ gt. swein (ei è grafia, per i) , maiale' - iugum: ~uyov SCI'. yugam gt. juk (2) - fumus: gr. .IHJIlOç SCI'. dhumas 'fumo '; mii«: Ilu~ SCI'. m-as, ecc. § 59. - e protolatino riappare come € in greco, i (1) in gotico, a in sanscrito (e altrove); similmente e riappare come Y) in greco, e in gotico, a in sanserìto (e altrove). Però in questi casi una gutturale sanscrita si palatalìzza avanti a, ii, mostrando che tali s.uoni in periodo più antico erano delle vocali palatali e, e (§ 109 seg.). Così anche qui il latino conserva il vecchio vocalismo indeuropeo: cfr. fero: cpépw gt. baira SCI'. bhdrami; *quelo (onde quolo, eolo §§ 14.32): 7téÀ€L SCI'. earati 'si muove' (significato più antico 'girarsi, aggirarsi '~; sedimus = gt. setum; plé-nsu: gr. 7tÀ~-pY)ç SCI'. prti-uis 'pieno'. § 60. - o ritorna come o in greco, o (talora a) in armeno, a in gotico e nelle altre lingue germaniche, a in sanscrito. ~erò nelle lingue germaniche vi sono indizi che distinguono a corrispondente ad o del greco, latino ecc. dall'a corrispondente ad a di queste lingue e lo caratterizzano come un antico o; e in sanscrito talvoltl,L invece di a appare a in corrispondenza di o greco e latino in sillaba aperta e con valore morfologico speciale, segno che un tempo anche in una fase anteriore di questa lingua a ed o erano differenziati. Possiamo quindi concludere che alla base dell'o latino stava in epoca ie, un o rìcom-

(I) Da i in gt. ai (pron. e) avanti h, '/". (2) Da 'U in gt. au (pron. o) avanti h, r,

38

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

parente negli altri dialetti. Quanto ad o, esso ritorna in greco come o, in armeno come u, in gt. come o, in scr. come "ii. Anche qui dovremo porre pel periodo ie. un o comune a tutti i vari dialetti (1). Esempi: oois: lhc; ser, avis; orbus: òpcpocv6c; armo orb , orfano l gt. arbi 'eredità '; (g)no-sco: gr. yvw-ao!J.ocL scr. jiia8yati 'conoscerà', ecc. § 61. - Anche i dittonghi protolatìnì sono la fedele continuazione di dittonghi ie.; essi ritornano tal quali in greco (dove però ou è presto diventato monottongo, pronunziato 9 od 1(;); in gotico, conseguentemente alla confusione di a ed o, ai ed oi appaiono come ai, au ed ou come au, inoltre ei da ei è un semplice i, ed eu ha dato i1t; in sanscrito la fusione in un sol suono di a e o ha fatto sì che tutti i dittonghi con i appaiano come e (da ai), quelli con u come o (da au). P. es. deico dico: adX-VU[l-L gt. qa-tciho, 'io annunzio l scr. dek-~yati 'mostrerà '; oino oenos 1(;nus: OLV'~ , l'l sui dadi l gt. ains 'uno '; aide aedem aestus: oc(&w aated. eit (da *aid) 'pira' scr. édhas 'combustibile '; dl(;CO da *deuc- = gt. tiuha; lucet mm: summus: sup-ra swperus. nm nl nr > mm II rr: immortalis illuvies (: lavo) da in-, corolla da coron( 0- )la § 37, irritus da in-raius. - rl > ll: agellus § 39, polluceo da por-,ampulla da *amporola: amp(h)ora, satullus: saturo - dl :» ll: sella da *sed-la, gmllae 'trampoli ': gradior, alioquor da ad-o - dr> rr: arripio da ad-mpio (ma cfr. § 102). - pf (bf) sf> ff: officina: opifex, offero da op- per ob- (§ 81), diffìcilis da dis-facilis, differo da die-, - tp (dp) > pp: appello da ado, q11,ippc da q11,id pc. - tc (dc) > cc: accedo da ado, siecus da *sit(i)-co-. - ts (ds) > ss: assideo da ado, conc11,ssi: concut-io, misi (da missi § 79): mitto, nox da noct-s.

+

T § 83. - Assimilazioni totali della seconda alla prima consonante abbiamo nei gruppi ln ld (l)l'lf ls che dànno ll: tollo da *tol-no pf. te-tul-i formato come si-no ccr-no ecc. (in alnus v11,ln11,s ulna è scomparsa per sincope una vocale fra l e n, nella prima parola forse anche un s); Polluces da *Poidii- da gr. nOÀUaEUX1jC;, perccllo da -celd- cfr. clad-es (*k!iJd-) e mollusous da *mold11,cfr. gr. &-!J.cxÀMvw scr. mrdus; in mollis abbiamo quindi *moll11,-is come s11,avis da *s'lfad'lf-is, il che mostra che ll'lf ha dato ll, cfr. anche sollo- , tutto' in sollemmis ecc. = scr. sdroae gr. a),oc; ion. ooì..oc; da *aÀ.foc; (volvo è da *:yel11,-o, solvo da *sc-l11,-o §§ 485.491, calou« da *kalc'lfos, olou« da *aulo- § 65); velle da *velse formato come es-se (§ 113), facillim11,s da *facil-simo- ecc.; e in rs che dà rr: torres da *tors- cfr. tostus da *torst-, asperrimu» da *asper-simo-. T L § 84. - NOTA. - Mars recenziore (da rcs ecc., § 89) rimane; rss (con ss da tt § 85, o da ts § 82) dà rs o ss: pessum da *perssom di perdo, Plauto per.~'Um; dossum e dorsum; versus, ma rursus e russus da re-vorsus, priirsu« prosa da. pro-v-, S'Ùrsum e susum (Nevio) da subs-v- ecc. Cfr. § 93. 4 -

V. PIS/\Nl.

Grammatica ìatìna

.~IO,.im

(' conmarauva.

50

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

T L § 85. - Dentale più t ha dato ss:messus da *met-to- (meto), sessus da *sed-to-. Però avanti r l'esito è st: rtistrwm. da *rad-tro-: rado, claustrum da *claud-tro-, palUstris da *palud-tri-, forse attraverso ssr § 88. TL § 86. - Assimilazi o ni parziali.

Occlusive avanti n si nasalizzano conservando il proprio luogo di articolazione (avanti nasali omorganiche ha luogo naturalmente la assimilazione totale: pm bm > mm, tn dn > n'fl" § 82): som-nus da *s?!:ep-no- cfr. sop-or, scamnum da *scab-nocfr. scabellum da "soalmo-lo- § 39, Samnium da *Sabnio- cfr. Sabelli, dignus da *dec-no- cfr. dee-et (§ 13), ilignus: ilex, culigna da xu),Lx.v1), ligrl-um: lego; in gn, g rappresenta la nasale gutturale cfr. § &0. Però stadi intermedi g-n d-n vengono indicati da forme come voraginis ecc. § 41 e fi,·mitudinis ecc. §§ 199.200. In principio di parola gn- passa a n- verso la fine del II sec.: gnatus > natus, gnoscier> nosci ecc.

n,

L § 87. - Le nasali assumono il luogo d'articolazione della consonante seguente, quindi eum ma eundem, princeps da *prim(o)-c- (§ iwprobus immanis imbecillus da in-; avanti s ed t è scritto n, che indica però una nasale ridotta con allungamento della vocale precedente (§ 24), così ansa da am- cfr. am-p-la, cànseroue da com-o Se m è analogicamente ritenuto o restituito avanti t, s, si introduce fra esso e la dentale un p: cm-p-tue ~um-p-si di em-ti sum-o, hiemps (e hiems, pronunziato probauna pronunzia popolare non penetrata nella bilmente hies): , lingua letteraria ma rappresentata frequentemente in testi volgari è quella dampnum autumpnus ecc.

3n

T L § 88. - Assimilazione parziale è anche quella di -mi- in -n'f-: quoniam. (i, vocalizzato, § 31) da quom iam; di dJl- iniziale in b(fine del IV e prima metà del III sec.): duonum > bonum, duellum > bellum, duis > bis; ma -d,!!:- interno dà -v-: suavis da *s'!.f:adJl-i-s cfr. suad-eo (e gr. ~òuç; sanscr. svadus), e così pure -S'jJ-, con allungamento di vocale precedente in pruina per ·pru- da ·prusuinii: scr. prul!vii 'brina', o altrimenti -b- in

PARTE I. -

FONETICA

lil

sibilu» da *si-sJ!..i-lo: russo svist' , fischio' ecc. (Homenaje Tonar, p. 390 s.) e cfr. § 530. u- iniziale si assimila in lo: latum da »ua-, cfr. tul-i. tol-lo, e quindi naturalmente anche stl- attraverso slha dato l- in locue da stlocus e ue con accanto la formula arcaica stlUibw;iudicandis (forse dialettali sono stlembu« stlatta stloppus col gruppo conservato); ma -tl- interno ha dato -cl- onde con anaptissi -culo, cfr. baculum da *bat-lom: battuo (come caia: caedo § 82). mr- ml- iniziali paiono aver dato [r- fi- in [racès ' feccia dell'olio ': mare-es, flacous: mol-lie (e gr. ~ÀOCç, (J. piiculwm. SCI'. patram, piaculum, cubiculum, oramllum, adminiculum (: c-mineo), terriculum (terreo), subucula 'camicia' (: ind-uo). mareulus (da *ma1ilo-, diminutivo martellus onde è rifatto martulus; *martlo- dissimilato da *multlo- cfr. malleus, marcus è retroformazione da marculus), saeculum (gallese hoedl 'durata della vita '), e ambula-crwm volUcra 'convolvolo '; molucrum è dal gr. fLUÀotxpov con assimilazione di a all'u precedente, ma rifatto secondo 'molo. c) cribrum. (cer-no cri-menj l'aìrl, criathar ha -tro-), flabrum, dc-lUbrum ' santuario purificatorio' pollubrum 'catinella' (dc-, por-luo da -lavo -ere), lavabrum, ventilabrum (secondo cui il denominale candclabrum)j Mulciber e Mulcifer (con -f- oscoumbro), forse faber armo darb-in id. ablg. dobru 'abile' (*dhadi fa-c-io)j aggettivale è questo suffisso in crèber (Cl'C-SCO) e in calabra (curia: calare). Derivati sono lUdibrium e manubrium. Illecebra, salebra (salio), scatebra, terebra, vertebra, palpebra (e palpetra; da un *palp- con raddoppiamento rotto § 272: 1t!XÀÀecr&otL 'trasalire', cfr. palpitare) parrebbero dovuti, per l'-e-, a influsso di tenebra (da *temes-ra § 208). d) conciliabulum, exorabul1lm. sta-buium (pro-stibulum, naustibulum) , pabulum (pasco), patibulum, tribulum (tero tri-vi), fibula (figo), fabula (fari).

L § 230. - bili. Come accanto ai sostantivi in -1'0- -lo- gli aggettivi in -ri- -li-, così accanto ai sostantivi in -bulo- abbiamo

118

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA.

aggettivi in -bili- (da -bli-): sta-bilis exoriibilis amiibilis flebilis mobilis (§ 33); con dissimilazione dell'l, aneliibris (aneliire), alebria ' bene alentia '; -i-bili- si è aggiunto a ppp. in flexibilis plausibilis ecc. (cfr. fìetilis pensilis ecc. § 218); secondari sono aerumniibilis exitiiibilis (: exitiiilis) e altri pochi. T L § 231. - io. Fin da epoca ie., -to- forma aggettivi verbali e alcuni sostantivi ('t"ot-:6ç scr. tatds lt. tentus) e aggettivi denominali (lit. barzd6tas ablg. bradatu lt. barbatus).

r.

a) P a r t i c i P i

P a s s a t i P a s s i v i, che nelle formazioni primarie antiche sono dalla radice in grado 0, ma spesso hanno subito influssi, specie dal tema del presente, che attraversano questa norma: in-elutus xÀu't"6ç çrutds 'auditus, inclitus', diitus, ad-itus, liius, situs (e po-situs), dictus, ductus, iietus (§ 25), striitus 0"'t"pw-'t"6ç, niitus eogniitus scr. jiitds e gen-i-tus (secondo genitor), vomitus scr. viintds (*~,!,,9-), satus ratus con 9: se- re- § 70, similmente eo-gnitus (ma no-tus) statu8 (stiirG); da causativi in -eo, monitus da *mone- o *moni- ecc., secondo questi alitus (ma antico altus, specializzatosi come aggettivo), taeitus, ma, in doctus tostus da *torsitos (torreo da *torseio) la vo' gaudeo) secondo visus (§ 25) di video; mixtus dal preso *mik-skeio (> m'iseeo) secondo piistus: *piis-seo e per evitare l'omofonia con micius (ma gr. (J.LXTOç). Per mortuus cfr. § 164. Valore di aggettivo hanno assunto aUus, aptus, attentus, eautus ecc. § 232. - b) So s t a n t i v i: eubitus ~o dal gr. XU~LTOV?), digitus (*deig- 'indicare' accanto a *deik- di dico ecc., come in gt. taik-n-s 'segno '), hortus XOpTOç (e bar-a 'stalla' scr. hdr-ati 'prende '), lectus (ÀÉx-TPOV ÀéX-oç gt.. ligan 'giacere '), paliitum (?), multa (mulco?), nupta, porta (7te:p-cXCò, 7tOp-oç), antae scr. ittiis 'cornice della porta' (·~iJ-).

T L § 233. - II. D e n o m i n a l i: (ne)fiis-tus, iùs-tus, angustus (angor), arbustus (arbos), [ùmestu« (funus), tempestus, modestus (*modos- onde moder-o) secondo cui moleetu« (: moles § 28), ubertus; barba-tu» ansiitus hastiitus ecc., quindi (u'gent-iitus cincinn-iitus alb-iitus priv-iitus cord-iitus; auri-tus pelli-tus mari-tus (da un *mari- , sposa'), indi mell-itus av-itus; astU-tus cornù-tus tribù-tu« belU-tus (bellua) Niitu-ta alù-ta (alu-men) 'cuoio ammorbidito coll'allume '; aegrotus è isolato; planta 'pianta del piede' parrebbe da pliinus; senec-ta iuven-ta carectum {ilic-tum frutec-tum onde dum-ectum ecc., hum-eetus; -è-to- in combrétum ficetum oletum (olea) asprèta fimetum sabuletum sepulcretum cocetum 'pasticcino di miele e semi di papavero '; tuccetum ' carne in conserva' (tucca ' salsa ') è parola gallica. In ordinali e superlativi appare -to-: quantus tantus quartus, *q'}totito- in cotti-die da *quotitei die (locativo), iuxtii da un ablativo *iugis-tiid (!LéYLa-Toç), ecc. § 234. - éruentus, piuttosto che da un tema in n prolungato di -to-, è da *cru-vent- = avest. xr(u)vant- (cfr. § 243); secondo

120

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

esso, da violo è fatto violentus che, sentito come derivazione di vis, ha dato origine a un suffisso -olento- in vinolentus (forse sostituito a *vinovent- = gr. Otvozv't"-?), esculentus, tem~llentus (temetum), macilentus (macies), truculentus (trux), gracil[ol]entus Enn., an-cunulentae 'feminae menstruo tempore' (in-quinare). T § 235. - ti, tiim: Il suffisso -ti- forma sin da epoca ie. maschili nomina agentis e specialmente femminili nomina actionis; in latino del primo impiego abbiamo solo alcuni resti; -ti- dei femminili si è serbato solo in antiche formazioni, ha invece trovato una fortuna straordinaria nell'ampliamento a mezzo di -un- che costituisce il complesso -tion- (§ 198), ancora oggi produttivo nelle sue continuazioni romanze. Abbiamo quindi: a s c h i l i: hostis gt. gasts ' ospite' ablg. gosa id., fustis da *fiirs-: &upa-oç, futis 'vas aquarium' (fu-nd6), vectis (vexo); ma testis postis sono composti di tris por con -st-i- di stare. Un antico nominativo n e u t r o è necèsse propriamente 'il non recedere' (*ced-ti-: cedo). l\{

§ 236. - F e m m i n i l i: ars arti-um (artus &p-cxp-LaxCil), cohors (hor-tus), cos (: catus, o/a), cutis (xu't'oç), dos, [ore scr. bhrtis 'il portare' (fero), mors scr. mrtis, pars (pario), nox scr. o ndkti- lit. naktìs, puls (pollen), pestis (*per-sti- da per dh ti di perdo rado dM- 'porre' § 118, cfr. scr. bhaga-tti 'dono di felicità' di da- 'dare '), quies apers. siyati-m 'prosperitatem " tussis (tundo), vitis (vieo), mens scr. matis (me-min-i), messis, salUs (salv-ere), sitis scr. k~itis 'il venir meno '; parecchi di questi temi sono conservati in casi irrigiditi col valore di avverbi, mentre il sostantivo esiste solo nell'ampliamento -tion-: statim (statio), cursim (cursio), raptim ecc. Come si vede dalla maggior parte di questi esempi, il grado apofonico è quello 0, già da epoca ie.; in latino ha però avuto luogo, specie per l'ampliamento -tion-, un adeguamento alle sorti del ppp., cosicché si può dire che dal ppp. si forma l'astratto sostituendo -titm- (-sion-) al -to- (-so-) del ppp. stesso. Cfr. censìo edictio circumductio abitio mentio ratio potio ecc. Secondo casi

+

+

PARTE II. -

MORFOLOGIA

121

come cenatio di cenare ma riportato a cena troviamo -( a)tioncome suffisso secondario in arena-tio agricolatio ecc. T L § 237. - Un -ti- troviamo anche in sèmenti» Cato (trasformazione di sernenta), inoltre in aggettivi indicanti la provenienza: Arpinas, Samnts, Quirts, nostrés, cuitis (§ 383). T § 238. - tu. Astratti maschili vengono formati a mezzo del suffisso -tu- risalente ad epoca ie. i anch'esso si aggiunge alla radice o al tema verbale quale appare nella formazione del ppp., e assume negli stessi verbi che questo s per t. Esempi sono cultus -iie, datus, ductus, iussus, aestus (= infin. scr, éddhum , bruciare '), lUctus, plausus, USUS, victus, crepiius, spiritus, habitus, arbitriitu», commetiius, magistratus, soriitus, arceseitus, Dai rapporti arbitratus: arbiter, magistratus (magistrare PF.): maqister, iudicatus: iUdex si è prodotto un denominale -iitus in consuliitus pontificiitus, indi principatus, condiscipuliitus, coelibiitusi accanto a cui stanno collettivi come senàtu« (senés) comitiitus equitatus (: equitare!) peditatus. § 239. - Un impiego speciale hanno assunto gli astratti in

-tu-, in quanto le forme dell'accusativo e del dativo (cultu ecc., memoratui Pl.) sono state incorporate nel sistema del verbo infinito colle funzioni di supino attivo e passivo: una cosa simile osserviamo anche in sanscrito dove l'accuso sing. di tali temi è usato come infinito (kdr-tu-m 'fare 'i in vedico anche il dativo: é-tav-di 'andare', e il genitivo: e-to-s id.), nelle lingue baltiche e nel paleoslavo dove l'accusativo funge da supino (cioè da infinito finale): lit. duotue 'datum', ablg. delatu 'factum '.

T L § 240. - tiit, Probabilmente da antichi astratti in -ta- è sorto già in epoca ie., coll'aggiunta di -t- o -ti-, il suffisso -tiit-tati- formante astratti femminili (scr. sarvdtat o sarvdtatis = gr. oÀ6't"'YJC;): in latino esso è di largo impiego e appare nelle due forme (gen. pl. civitat-um e -tati-um): iuventas (accanto a iltventa), bonitas, som:etas (§ 43), aevitas > aetas (aevum)i comi-tas, nobili-tas, simili-tas (secondo cui differitas per -entia), onde -itas dopo temi in consonante come auctor-itas héreditas i ma da

122

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

temi in r, s, uber-tas sec. cui vidu-ertiis (Cato), eqes-ta« tempesuu maiesta« (maius); con sincope, facultas (*facli-), simultas (simili-), lioertn« (libero-) cfr. §§ 37.39. Aplologia in aest[it]as (aestus), volunt[it]as (volent-j-ont-) ecc. § 241. - tUf. Analogamente dagli astratti in -tu- si è formato un -tut(i)- il quale compare, oltre che in latino, nelle lingue germaniche e celtiche (airl. oen-tu 'unità', gt. mikildup-s 'grandezza '): iuventus senectii« servitus vir[i]tiis. Su -tudin- cfr. §§ 86.200. L § 242. - nt forma sin da epoca ie, participi attivi dal tema del presente: amans -antis, stans, dans, haben», legens (ÀÉyov-r-), capien», audiens. Mentre il scr. conserva nella declinazione la variazione apofonica fra tema forte e tema debole (bhdrant-j bhdrat- = ferent-), il greco ha generalizzato -ovr- nella coniugazione tematica, -V'I"- nell'atematica (cpÉpov,·: ibx\lu\I't'-), il latino ha -eni- (amant- è da -aient-; ma dant- potrebbe essere da *da-nt-), che può continuare -ent- o piuttosto l'antica forma debole -'{ft- (= scr. -at-). Resti della forma forte con -0- abbiamo in euntem, in volunt-[it]as accanto a volentem, e in flexuntes ' equites ' seppure questa parola è di formazione latina, inoltre in sons 'reo', propriam. 'colui che è (il colpevole) , contro ab-ssn« prae-sens (ens è stato formato da Cesare secondo poténs: potest e certo con influsso del gr. 5\1'1"-; su potèn« cfr. § 519). Dal tema di perfetto usato con valore di presente Plauto (ap. Serv.) ha formato meminéns. Come sostantivi sono usati aduléscéns cluéns parentés e rudéns (~); come aggettivi frequéns (: farc-io~), prudéns (da pro-v[i]déns) , repèn« (: rapio con e secondo recéns) , potèns, recèn« (o questo da una radice ken- 'incominciare' in ablg. po-éinlf 'comincio' ecc. ~), uvéns (uveo). Formazioni denominali, generalmente tarde, sono p. es. stellans Lucrezio, gracilens Nevio; da temi verbali in a non testimoniati son tratti elegans (: lego), petulans (: peto, cfr. petul-cus). In epoca imperiale secondo beneficentissimus ecc. si è fatto il superlativo pientissimus da cui è stato poi tratto un positivo piens.

PARTE II. -

MORFOLOGIA

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Forme non participiali con -nt- sono jons jontis (scr. dhan, scorrere '), jrons jrontis (messapico brunda 'caput cervi' '), mons (: e-mineo), dens òa6v'r- scr. ddnt-jdat- (secondo l'analisi corrente, participio preso di ed- 'mangiare' con grado O della radice come s-oni- gr. i5v'r- di es- 'essere '). § 243. - Il suffisso ie. -,!!:ent- indicante l'esser provvisto di qc. (scr. -vant- p. es. in hira'f}-ya-vant- 'ricco d'oro' gr. o-rcvé-evr-}, che abbiamo trovato in cru-enius § 234, è nascosto forse in quadriins (secondo cui sextiins octiins) da *quadrii-vent- (cfr. quadrii-gintii) come gr. 'rE'rpéXc; -éXv'roc; 'moneta valente 4 oboli 'j per triens cfr. § 134.

T § 244. - oso. Secondo un'opinione abbastanza diffusa ma poco credibile, il suffisso latino -oeo- sarebbe da *,!!:ent-to- (o *'!!:r!t-to-)j un'altra ipotesi vuole che -iieo- fosse in origine *-ods-o-, cioè una derivazione con -0- dal grado O di *odos (= odor), cosicché vinosus hircosus varrebbero 'che manda odore di vino, di capro' e poi attraverso p. es. aquosu» contrario di vinosus ecc. -seo- avrebbe assunto il suo valore corrente. Si potrebbe anche scorgere in -oso- da -oseo- (§§ 25.79) un ppp. di od- (oa-wÌ'Ìoc ecc.), cosicché vinos(s)us sarebbe' odoroso di vino 'j e infine sarebbe da vedere in quanto hanno influito simili suffissi « mediterranei », Comunque, -oso- abbiamo in [ormosu« (scrittura tarda e volgare jormonsus), glori-osus onde labor-iosus, luctu-osus onde mont-uosv«, pericul-osus onde met-iculàeue; da temi in consonante abbiamo arI"Jbiti08US (forse secondo offici-osus), "eligiosus, calamit[iit]osus, jragosus, cliimosus. Da aggettivi sono derivati ebriosus (secondo vinosus), bellicosus (o questo da bellicum 'suono di tromba che chiama alla guerra '). T § 245. - ment, énsi. Accanto a -vant- il scr. ha un -mantcon .ugual valore: mddhu-mant 'ricco di dolcezza " vdsu-mant'provvisto di ricchezze': si può pensare che uguale origine abbiano clémens -entis vehemens -entis, il primo con una base in -e- di *tel- (in tuli ecc.; *tle-ment- dissimilato in k-i, all'incirca come 'rÀtXf.lWV), il secondo possibilmente da *vehes-ment § 28j violens e pestilens sono ricavati secondo questi da -entus.

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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

Da -o-,!!:ent- + -ti- potrebbe forse derivare l'-ensi- di amnensis , situato presso un fiume' atriensis camensis 'provvisto di museruola' oastrènsi« circensis [orénsis ecc., anche da nomi di luogo: R6man-ensis e, partendo da Bononi-ensis, R6man-iensis, Corinthiensis ecc. Questo suffisso, poco comune nella latinità più antica, si è andato sempre più diffondendo col tempo ed è l'origine del nostro -ese. § 246. - d. In alcune parole appare un elemento -do, non sempre di ugual provenienza. Glans glandis equivale all'ablg, zellfdt (senza d: gr. ~eX.ÀIXVOC;, *guI9-); fr6ns frondis pare contenga il *dhron- di homo -9-pOVIX 'fiori'; pecue pecud-ie è formato da pecu- come gr. &'xp(+ XE:fLeX.-S-; inoltre eapie (capi6), cassie (*cat-ti-d: aated. huot 'cappello' da *kat-o- o *k6t-o-), cuepie (forse da *kupsi- § 117: scr. ka-kUbh- 'punta del monte '), lapis ÀE:1teX.c;; mercès (merx), palUs (scr. palv-alam 'stagno '); cuppiJs (cupio). Ma hiJres è da *hero·red- (hero-: gr. X~plX ecc.; rèd-: scr. radh- ' ordinare '), ouetos da -do-t- §§ 118.225. § 247. - do, bo. Il suffisso -i-do- contiene un antico -do-, cfr. callidus umbro ace. pl. k a l e u f 'colla fronte bianca' (con da. d); -dii- in forda 'gravida' § 54, cfr. illir. ~lXpS~V , violentare' SLS 175; non -i-dho-, poiché la glossa arfet che si confrontava con ardet derivo di iiridus è da leggere ar(e)jìt, e acerbus non è da *akri-dho (§ 104; ma cfr. sacerdo« da *sakro-dhO-tcon d!), bensì con un antico -bho-/-a- quale p. es. in albus ocÀcpoc;. Solo in qualche sostantivo abbiamo realmente -b- da -dh-. Segnamo dunque: aggettivi, fumidus, gelidus, vividus irland. beode, frigidus, pallidus, jluidus, sapidus, avidus, qualche volta

r

r

in relazione con temi verbali, qualche altra con temi nominali (roscidus accanto a r6ridus per influsso di sùc-idu« o musc-idus); sostantivi, morbus (morior) , verbum lit. vardas gt. waurd, barba ablg. brada ags. beard, plumbum (*plou(n)dho-: irl. luaide da *ploudhio-), turba. 't'up~'YJ russo tereb-ju 'arruffo, scompiglio', columba ablg. golabl , gr. xoÀufL~oC; (-b-! cfr. XE:ÀIXLVOC;) e palumbes -ie con passaggio ai temi in -i- (come gol'fM; per la radice cfr. 1tÉÀE:LIX), gleba (osco *glifa testimoniato dalle lingue romanze;

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MORFOLOGIA

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lit. gleb-ti 'prendere fra le braccia '), herba ('PÉp~(ù 'Pop~~; hrustico, § 105), tuba (formazione da una onomatopea tu, tu-tu come SCI'. dundu-bhis ' tamburo' da dundu-s id., anch'esso onomatopeìco). Nudus potrebbe avere d per t assimilato alla sonora della sillaba precedente, se da *nog"otos = gt. naqaps = airl, nocht. 01'udus è = SCI'. 1c'rurds, con dìssìmilaz. dei due 1'. § 248. - L'elemento -do- entra in due complessi suffìssali, -bundo- e -cundo-, Il primo troviamo p. es. in nerberiibwndue

1'idibundus pudibundus juribundus da verbi, da nomi in arnorabundus eec.: è possibile che 'l'origine vada scorta in moribundus, questo contaminazione di morbidus e moriundus, a meno che in -bundo- non debba vedersi un secondo tema di composto contenente gli stessi elementi che il presente slavo bad-a 'sarò' c c da *bhii-nd(h)- di *bheua- lt. fui. Quanto a -cundo-, esso potrebbe esser sorto in iù-eusuiu» fe-cundus fatti dietro l'esempio di secundus ' favorevole 'i di qui poi il suffisso sarebbe passato a formazioni di sfera semantica diversa, come fiicundus, iracundus, verecundus, rubicusuiu» ecc., sempre da temi verbali.

T L § 249, - endo, undo. I nominati secundus moriundus contengono invece il suffisso -undo- che in alternanza con -endoforma i cosiddetti gerundivi o participia necessitatis: legendus legundus, audiendus audiundus ecc., formati dal tema del presente come il participio presente (che accanto ad -ent- da -enio -r!t- aveva una volta -oni- onde -unt- in euntem, § 242). L'origine di questo suffisso è poco chiara: forse esso è sorto dal gerundio legendi o legundi, audiendi o audiundi interpretato come genitivo e che ha dato quindi di sé non solo gli altri casi del gerundio (audiendo -um), ma anche il gerundivo. Quanto al gerundio stesso, esso corrisponde esattamente all'infinito sanscrito (vedico) in -adhyai: pibadhyai = bibendi « -dhiei: dal tema del presente), bhdradhyai = ferendi, vdhadhyai = vehendi ecc. Il gerundio e il gerundivo oscoumbri in -11,(11,)- da -nd- (non -ndh-): u. pihaner ' piandì " o. li p s a n n a m 'operandam, faciendam ' sarebbero pertanto imprestiti morfologici dal latino.

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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

§ 250. - ter, Un elemento -ter- appare all'uscita di nomi indicanti parentela, appartenenti all'antico lessico ie.: pater 7t'1X't"~p scr. pita gt. fadar, miiier, frater; ianitrices 'mogli di due fratelli' femminilizzato per *ianitres cfr. homo dVIX't"épe:ç dato sg. èvlX't'p~ in una iscrizione greca della Lidia, lit. nom. sg. jénte frigio LVIX't'e:plX scr. yatti( *:f:.rp-). Senza il -t-, soror da *sy:esor con estensione dell'o a tutto il paradigma, cfr. scr. st'dsa lit. I~esu;; gen. sese;s ecc. (il grado debole in sobrisiu» da *sy:esr-). Mauxor è antico femminile con r del maschile con n che appare in scr. uk~dn- 'toro' armeno am-usin 'sposo " propriam. 'provvisto di marito (moglie)'. Niente con questo -ter- ha che vedere quello di accipiter, antico composto di acu- 'veloce' e *pet-ro- 'ala' scr. pdtram cfr. scr. açu-patvan- gr. WXU-7t''t"E:poç. Quanto a venter (vendri-), cfr. § 166.

T § 251. - s. Molto diffuso è nelle lingue ie. un suffisso -es-/-os(grado O, poco usato, -s-) formante sostantivi neutri che appaiono anche come secondi membri di composti aggettivali, nel quale caso il nom. sg. ha pel maschile e femminile l'allungamento della vocale nel suffisso: più raramente il semplice appare come msc. o femm., generalmente con apofonia o e allungamento di questo nel nom. sg.: cfr. scr. jdnas gen. jdnas-as yévoç yéve:oç genus generis e:ùye:v~ç ed Atawç -6[a]oç ecc. In latino la formazione di neutri si limita al periodo preistorico, e il suffisso diventa improduttivo; invece i maschili, in cui il grado allungato del nominativo è passato a tutto il paradigma (quindi honà« *honos-is > honoris § 113, poi honor con r anche nel nomino per analogia dei casi obliqui), prendono sempre più piede. Il grado apofonico della radice è, almeno in origine, il normale: nei maschili esso si regola sul presente del rispettivo verbo, ove questo esista. Quindi abbiamo foedus (fido), opue (ops) scr. tipas (a da o), hoius (antico helos § 14; cfr. helvus), latus ir. leth (tema in -es-), onus (onu.~tus) scr. dnas- , carro da carico " pondus (pendo) ece.; con o dal nom. sg. nei casi obliqui corpus -oris (scr. krp- 'forma '), dedecus (decet; cfr. il msc. decor -oris), frigus pr.yoç (sr-), pectus scr. pdksas-

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MORFOLOGIA

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'parte, metf!" ala' airl. hucht (*poktu-) 'petto', tempus (ma adv. temperci, tempes-ta« ecc.: lit. temp-iù 'tendo '), penus (adv, penes locativo adesinenzìale ' nell'interno " dal più antico significato di penus 'la parte interna della c~sa '); in aequor l'r è penetrato anche nel nominativo, forse per analogia di marmor (antico tema in -r); il grado O del suffisso abbiamo in far farris (da *fars-, cfr. gt. bariz-eins 'qi farro' = far[r]ina), arcaico ioux-menta > iumenta (: iuger-a - ~EUYECX), aux-ilium (: augustus, a'ijgeo), anx-ius (: angus-tus; il lt. conserva il msc. angor), ius 'diritto' SCI'. y6s 'benessere " pus 1tUOç, rus avest. ravah'spazio libero '; cfr. anche lixa § 163. In aes aeris (deriv, ahemM *aies-no-) SCI'. ayas ayas-as l'e dei casi obliqui è passato al

nominativo. Maschili sono decor -éris (accanto a decus), error, amor, labor (-os), terror, fragor (frango); femminile arbor (-os), pensato come femmina, cfr. il genere dei nomi di piante. Il costituirsi di sistemi come algor: alge(sce)re: algidus, cando,'.' oamdère: candidus ecc. ha fatto sì che putror pigror caldor si regolassero secondo i rispettivi aggettivi; quindi le formazioni in -or- direttamente dagli aggettivi, lUror (lurid~ls), amiiror, nigror, aegror ecc. § 252. - Con -nos-: fac-i-nus, fenus (: [e-tue, cfr. "t"oxoç: "t"Ex"t" it. oca); da irreligiosus, negazione di religiosus da religio, è venuto irreligio; da composti sono stati derivati semplici come nocentia da innocentia astratto di innooens, vagus da nemorivagus multivagus ecc. § 275. - Un fenomeno simile abbiamo ove da un femminile è stato ricavato un maschile (viduus, epiineu» § 270); e in generale nelle cosiddette i p o s t a si, quando da una forma di caso, o da un avverbio, o da un complesso sìntattìeo si ottiene un tema nominale: Iuppiter nominativo dall'antico vocativo (§ 344), fiuentum it"igemm dai nominativi plur. fluenta iugera di fluéns e *iugos = gl'. ~e:uyoç, epu16nus dal gen. p1. epwlàwum. inteso come accuso sing. se usato coll'accuso di un nome proprio; pLUsculi da plusculum, penitu« adi. da penitus adv., supernus da super-me; sé'vir da sé (per se» § 92) viri, triumvir dal gen. pl. trium virum, eeptentrià da sepiem. trionés (' sette buoi', cioè le sette stelle dell'Orsa), meridiés dal locativo *mediei dié (§ 108), intercus (i. e. aqua) da inter cutem, proportio da pro portione, proconsul da pro cèneule, sedulus sécurus da sé (= sine) dolo cura, perno» da per noctem: similmente, con l'aggiunta di suffissi, suburbiinus da sub urbe (secondo urbiinus), psmoeriwm. da post moeriis (= muros). § 276. - La formazione dei nomi in latino volgare.

Nel corso del tempo parecchi dei suffissi fin qui trattati han cessato di essere produttivi, alcuni hanno acquistato speciale diffusione, qualche altro se ne è aggiunto. Diamo qui un rapido sguardo ai suffissi produttivi in latino volgare, trascurando quelli oramai non più vitali seppure rimasti in parole di antica formazione e tuttora usate. Si noti che u finale di tema si è confuso con o (§ 139). § 277. - -o-I-a- è rimasto specialmente per ricavare dai verbi dei postoerbaiia (retroformazioni, § 274), secondo p. es. cantu8

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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

(tema in u) da canere ma raccostato a cantare: DOLU it. duolo da dolet, ACCUSA da accusare, ital, doglia (doglio < doleo), voglia « voglio) ecc. Dalle antiche formazioni con -qn-o- (§ 158) abbiamo ancora l'-igno di ital. caprigno rossigno ecc. Una nuova categoria di nomi in -a è data dal suffisso greco -(01.- (astrologia philosophia), onde ìtal, allegria cortesia libreria (da librarius) ecc. § 278. - -io-/-ia- si fonde con -eo- (§§ 169 sgg.; 182) dando

anzitutto nuovi aggettivi come MITIUS it. mezzo 'troppo maturo' (mitis), ILICEus it. leccio, FAGEUS it. faggio, CORTICEA it. corteccia, LINTEA it. lenza ecc.; -ia forma astratti da aggettivi come ANGUSTIA it. angoscia, MINACIA it. minaccia, VERECUNDIA it. vergogna, FORTIA ìt, forza (COMPANIA it. compagna p. es. Inf, XXVI 101 è da COMPANIO) e nomi di regioni e città, come già Britannia Bononia (it. Bretagna Bologna) così it. Lamagna (ALEMANNIA) Borgogna da Alemanni, Burgundi. T § 279. - Alcuni nuovi conglomerati con -eo- sono -ùceo(pannuceus), -oceo- (già mancante in lat.), -sneo-, -onia- onde le forme italiane con -uceio (cavalluccio), -occio (belloccio), -ogno (verdogno-lo) , lat. vlg. in -onia (EBRIONIA it. sbornia, ecc.); di vecchi conglomerati restano in vita -nneo- (INTERANEA it. entragna, CAMPANEA, MONTANEA), -iiceo- (GALLINACEUS it. gallinaccio, FOCACEA, PLUMACIUM, SETACEUM e in ìtal. i peggiorativi con -accio); con -io-/-ia- i conglomerati antichi in -itia(astratti aggettivali: DULCITIA it. dolcezza ecc.); in -torio-/-soriopoco vitali come aggettivi salvoehé in rumeno) ma al ntr. e al femm. produttivi di sostantivi diversi (cfr. ital, annaffiatoio asciugatoio frantoio rasoio e strettoia tettoia); in -nrio- formante sostantivi msc. (It, già argentarius, cfr. ital. ferraio calzolaio ecc.), neutri specie in tardo latino (aerarium, armarium it. armadio, it. acquaio) e femminili (lt. arenaria 'cava d'arena', it. ealcaia caldaia ecc.); in -ieio- ed -toio- (it. campereccio ecc.; a questi si è aggiunto LATRONICIUM > ladroneccio per latrocinium; e PELLICEA i. e. vestimenta > pelliccia, it. fatticcio, arsiccio ecc.),

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MORFOLOGIA

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§ 280. - Abbastanza diffuso è -ivo- (§ 185) che in ital, dà -ioo ed -io, p. es. in tardivo corrivo e restio, bacio (oPAclvus) secondo cui solouo, § 281. - Ben vivace rimane -ano- (§ 191) che uscendo dai suoi limiti darà VILLANUS LONGITANUS (it. lontano) oltre agli etnici italiano ecc., napoletano; inoltre, da PAGENSIS it. paese (di pagus) paesano, da planities it. pianigiano che è il modello di valligiano ecc., indi cortigiano artigiano; secondo decanus si fanno pievano, cappellano; infine caldano e simili.

T § 282. - -ino- (§ 192) continua a produrre aggettivi (it. canino, fiorentino) che vengono anche sostantivati (MOLINUM ecc., MANsuETINus frane. ant. mastin onde it. mastino), inoltre si specializza per la formazione di diminutivi (it, -ino), di nomina agenUs (it. imbianchino) e .di nomi di strumento (it. frullino, tostino); ai femminili in -ina- già in uso in latino (coquina, farina) altri se ne aggiungono come it. calcina fascina. T § 283. - -on- nella forma dei casi obliqui (dal nominativo abbiamo vecchie parole come it. uomo, ladro) continua a servire come individualizzante (it. nasone, teetones, spesso con valore dispregiativo (it. chiacchierone, impiccione); cfr. inoltre it. stallone e, con -ion-, PIPIONEM it. piccione, PINNIONEM it. pignone. Si noti COMPANIO (it. compagno, frane. compagnon dai casi obliqui) 'calco di un germ. gahlaiban- (ga- 'cum' hlaiba'pane '). § 284. - -aqun- -ug'tn- (§ 199) sono ancora produttivi in

alcune formazioni quali it. lungaggine; similmente -tUdin- di aptitUdo gratitUdo, tutte parole dotte o semidotte. § 285. - L'antico suffisso -men- (§ 201) ha una certa vita-

lità nei conglomerati -iimen» -i'men- -:ameno, cfr. it. bestiame concime salume eec.; molto più' fortunato è l'ampliato -mentoche vive tuttora come continuazione del nominativo sing. neutro (it. cambiamento) e del nom. plur. (it. ferramenta).

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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

§ 286. - Di grande impiego è stato naturalmente, ed è ancora (seppure l'-i- ital, da -i- riveli influsso dotto), il suffisso

di superlativo -issimo-, § 287. - Il suffisso -tut·a- (-sura-) è rimasto in piena efficienza come formante astratti verbali, quindi COCTURA ARSURA cINCTURA PASTURA, ital. tessitura ecc.; il processo per cui si ha nel latino antico figura (§ 210) continuò ad operare dando nascita a formazioni quali le italiane altura pianura freddura.

§ 288. - -astro- (§ 213) ha continuato ad usarsì, acquistando terreno nell'uso peggiorativo che troviamo negl'italiani giovinastro medi~astro e simili, otreché nel lat. volgo PULLASTRA ecc. T § 289. - Per -ali- ed -ari- (§§ 214.218) si perde col procedere del tempo la norma di usare il primo o il secondo in dipendenza dalla esistenza di una -l- nel tema da cui la derivazione è fatta (Quintiliano ha già légalis) , ed essi assumono funzioni diverse. Ben più vitale il primo, che serve già a formare moltissime nuove parole nella lingua della Chiesa ed è tuttavia di largo impiego nelle lingue romanze (ital. speciale mondiale padronale), anche per aggettivi sostantivati (già lat. bracchiale, crinale, focale , cravatta' da faux § 22; ital. ospedale, speziale, occhiale); laddove -ari- resta all'uso sostantivato, lat. volgo COLLARE COCHLEAR (e -ARIUM, it. cucchiaio), ital. calzare. Ma -ali- ha avuto fortuna anche nella forma di neutro plurale, -nlia, divenuto suffisso di femminile singolare: ai latini carnalia Lupercalia ecc. si aggiungono SPONSALIA, BATTUALIA it. battaglia e poi it. canaglia anticaglia ecc. Poco diffuso è invece -ili- di it. signorile ecc.; meglio si conserva il neutro sostantivato, per cui a ovile ecc. si aggiungono it. bovile, canile, campanile. Infine il tardo latino pedulis sorto accanto a pedalis è il modello di alcune formazioni italiane in -ùle come gorgozzule, grembiule ecc. e ha contribuito forse alla metatesi PADULEM di palUdem.

§ 290. - Di conglomerati con -co- (§§ 220 sgg.) ha qualche fortuna -ico- (CUTICA it. oédica, NATICA, MANICA; ma AVICA

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AUCA è retroformazione di aoicella, § 274); -ùoo- si trova quasi solo in vecchie formazioni continuate in romanzo come LACTUCA ecc., poiché it. tartaruga franco tortue sono dal gr. "t"OCp"t"OCPOU)(OC;, it. fanf('J,luca è da 7to[J.cp6Àuy-oc; notisi a ogni modo l'it. pagliuca fatto secondo festuca. - Un -nco- abbiamo in ita1. briaco da ebrinou« fatto secondo meriicu« (per cui cfr. § 222); ebriècu« messo in rapporto con ebriàsu» ha prodotto in lat. herniacus da herniosus. - Infine -tico- (§ 220) ha poco' séguito negli aggettivi (it. selvatico, fiumatico ecc.), ma nella formazione di sostantivi, se ha scarso impiego in italiano (baliatico focatico maggiatico), lo ha frequente in francese (-age> ital, -aggio), provenzale e catalano.

§ 291. - In piena efficienza rimane -tor- (-sor-) suffisso di nomina agentis (§ 226): cfr. ital, pittore fattore (antiche formazioni hanno dato dal nom. sg. nomi italiani in -to come sarto, cfr. catal. sartre spagn. sastre), accanto a cui vivacchiano i femminili in -tric- (it. imperatrice), più generalmente in -tora, cfr. appresso § 301.

T § 292. - I suffìssi -culo- da -ilo- per nomi di strumento ecc. (§ 229) e -culo- da -ko-lo- per diminutivi (§ 259) si son fusi nell'unico -clo-, in cui ricadeva anche -tlo- da -tulo- in vetulus ecc. § 120, non solo formalmente ma anche pel fatto che le formazioni diminutive di questo tipo non venivano più intese come tali: abbiamo così con -iiclo- BATTUAC(U)LUM it. batacchio ecc.; con -iclo- SOLICLU it. solecchio franco soleil, ARTICLUS provenz. artelh > it. artiglio, APICLA it. pecchia, A1JRICLA it. orecchia, LENTICLA (e -iCLA) it. lenticchia parmigiano lenieca, PARICLU it. parecchio 'simile' e PARICLI it. parecchi; con -uclo- GENUCLUM it. ginocchio, FENUCULUM ìt. finocchio; con -iiclo- ACUCLA it. agucchia. T § 293. - Il suffisso -to- (-so-) del ppp. (§ 231) resta in tutta la sua efficienza: solo è da notare un diffondersi di forme in -ito- e specialmente -uto- in luogo di quelle cosiddette forti, in cui cioè -to-si aggiunge a consonante od t L'omofono denominale (§ 233) è vivace nei tipi -ato- (barbato eec.), -ito- (it, sa-

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perito e pochi altri aggettivi), -iito- che, raro in latino, si diffonde a spese di -ato- (p. es. ita1. barbuto capelluto). Abbiamo inoltre la forma femminile sostantivata in -ta- (-sii-) ed -tua-: PERDITA, DEBITA frane. dette, FUGITA fr. fuite, VENDITA, ita1. andata uscita veduta promessa e (denominale) ital. annata, coltellata eec.; il sostantivo neutro abbiamo negli ita1. fossato costato e in pochi altri. Da -tu- deriva invece il suffisso di HaI. belato, colorito, trèmito, làscito, particolarmente produttivo in rumeno e spagnolo; l'-atu- di senatus abbiamo in forme dotte quali gl'ital. ducato decanato e simili. Il suffisso -èto- (§ 233) si conserva e appare in derivati come it. frutteto noceto arboreto e in nomi di luogo (Busseto: buaiu», Samboseto: samMi,cus, Rogoredo: robur], Pochi nuovi derivati forma -olenio- (§ 234).

§ 294. - Molto usato è nella formazione di astratti verbali femminili il suffisso -ti6n- (-si6n-) § 236: CANTIO it. canzone, LECTIO frane. leeson, MANSIO frane. maison, OCCASIO it. cagione, PREHENSIO it. prigione, RATIO ìt. ragione (forme dotte son quelle ita1. in -zione, frane. -tion). Accanto ad esso stanno -uu- (§ 240) che nel tardo latino forma molti astratti aggettivali ma il cui uso si va restringendo nelle lingue romanze (it. bontà, viltà ecc.), e -tut- (§ 241) che resta quasi soltanto in vecchie formazioni (it. schiavitù secondo servitù ecc.). § 295. - Il vecchio participio presente (§ 242) si è andato perdendo come tale, e la sua reviviscenza con impiego participiale nelle lingue romanze è dotta e imitata dal latino; in compenso -ant- -eni- hanno avuto impiego nella formazione di sostantivi e aggettivi (it. cantante risplendente ecc.). Il loro nominativo plur. neutro in -antia -entia ha dato origine a suffissi per astratti femminili, verbali prima, poi nominali: it. fidanza doglianza .e benevolenza, fratellanza pietanza ecc. § 296. - Molto diffuso è sempre -èso- (§ 244), ancora in ita1.: amoroso ecc. Quanto ad -é(n)si- (§ 245), esso si diffonde discretamente sia a formare etnici (ita1. milanése ecc.), onde

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it. cortese, MARKENSIS, sia con valore it. paese, it. maggese e così via.

BURGENSIS, CURTENSIS

più vasto in

PAGENSIS

§ 297. - Il suffisso -ido- (§ 247) ha perduto ogni vitalità e resta solo nelle vecchie formazioni (CALDUS FRIGDUS ecc.); qualche seguito ha invece -amdo- -endo- (§ 249) nelle forme di neutro plurale femminilizzate come it. serranda chiudenda (ma l'it. locanda è dal cartello « est locanda domus ))), laddove -undo- di giocondo vagabondo pare proprio solo di termini dotti.

§ 298. - Degli antichi suffissi con -So, -or- (§ 251) si diffonde solo poco fuori delle numerose formazioni antiche conservate: qualche nuovo tema tuttavia abbiamo in SENTOR LUCOR ecc. Anche -ior- -or- del comparativo è rimasto solo negli antichi MELIOR PEIOR MAIOR MINOR, e la forma neutrale nei rispettivi MELIUS PEIUS MAIUS MINUS usati avverbialmente (it. meglio, peggio, ant. 1naggio, meno): tuttavia una certa vitalità ancora in lat. volgo vien mostrata dalle forme francesi antiche e provenzalì come afro graindre (GRANDIOR) geindre (IUNIOR) noaudre (NUGALIOR) sordois (SORDIDIUS) ecc., inoltre PLUSIORES afro pluisor ecc.

§ 299. - Un suffisso d'incerta origme è -anco-, specialmente diffuso nella penisola iberica, ma non del tutto ignoto all'Italia, cfr. pollanca, provenz. laoamca ital. valanga. D'origine greca sono -ismo- (-Ll1{LOç), p. es. in it. cristian-ésimo, e -ista (da -Ll1TI]ç), p. es. in it. dentista, ambedue di carattere semidotto. In -iscoche troviamo ad es. negli ital, fantesca, soidateeca, tedesco sono confluiti il suffisso greco -Ll1Y.O- (fantesca sarà in ultima analisi un rifacimento di 7tIXLOLl1l it. donzello): secondo questi suffissi, l'-ulla- di medulla è stato inteso come diminutivo e ha formato cepulla di eepo, e qualche altra parola; il nostro fanciullo (di fante) sembrerebbe fatto sul modello di homullus (-on-lo-). Però dai nomi tardo-latini in -itta (§ 262) si è anche sviluppato un -itto- sempre più usato (è il nostro -etto di ragazzetto ece.) che ha dato anche le varianti -auo- (it. cerbiatto, scoiatto-lo' bigatto di [bom]byx), -otio- (aquilotto, passerotto) e -utto-. Simile appare la storia di -ieco- che compare dapprima in nomi propri di iscrizioni africane (Bodicca Bonica Karica) e ha una certa diffusione in spagnolo e rumeno; accanto ad esso si formano -acco- -ecco- -oceo- -aeoo-, p. es. in ital. baoiocco (rifacimento di baoeolue 'stolto '), balocco (o retroformazione da bà'loccare f), marzocco (martius Y), fratocco, badalucco (da un *BATALIS, provenz. badau > franco badaud). T § 301. - Per quanto riguarda il g e n e re, va notato che il lat. volgo perde il neutro, e i vecchi sostantivi neutri passano di norma al maschile (p. es. corpus> il corpo), così pure i femminili in -0- a eccezione di manus antico tema in u (it. il pero, il melo, il portico, il duomo, l'ago); ma forme in -a maschili e neutre, se non cambiano la desinenza con -o (it. pirato stradiotto eec.), tendono ad assumere il genere femminile, p. es. ital. la CDmeta (o xOIL~'"lC;), la calma (-rò XIXUILIX), la cima (-rò XUILIX), la cresima (-rò Xpi:O'ILIX), la ciurma (-rò x&ÀeuO'ILIX), così pure antichi neutri plurali (cfr. § 265, -entia § 295, -alia § 289). Quanto alle parole della III declìnaz,

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MORFOLOGIA

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la cui desinenza (lat. volgo -e da -is e da -e) era indifferente al genere, esse cambiano sovente genere per attrazione esercitata da finali uguali (specialmente formanti rima) o da significati affini, ecc., di altre parole. I mezzi formali per distinguere il femminile consistono in lat. volg., oltre alla differenza totale della parola (PATER - MATER, AVUNCULUS - AMITA ecc.), in vari suffissi: -n-, che amplia, la sua antica sfera, applicandosi, oltre che a temi in -0- (tipo FILIUS - FILIA, SOCERU - SOCERA), ad altri della III declinazione (p. es. it. stiratora, priora ecc.), cfr. anche it. suora da somr; inoltre si diffonde -issa (ABBATISSA dal gr., indi it. dsichessa ecc.) che talvolta assume valore esorbitante dall'originario (ital, braghesse, sonettessa); -ia- di avia si diffonde alquanto, p. es. in CANIA it. cagna, CERVIA it. cerbia, -iiria in piemontese sartoira di sartor; -tric- è in regresso, sostituito come s'è visto (§ 291) da -tàrti-, ma rimane in alcune forme quali it. nutrice, imperatrice; una sua contaminazione con -issa- dà il -TRISSA del frane. ant. trooeresse, modo deoineresse ecc.

II. La declinazione nominale. T L § 302. - La declinazione latina ha due n u m e r i: singolare e plurale. Però resti di duale si sono salvati in duo duobus ambO ambobus e forse anche nel Cestio e nel Pompz.io di due iscrizioni arcaiche (122,61 e 30: Q. K. Cestio' Q. e Cesone Cestii', M. C. Pomplio) colla desinenza uguale a quelle del gr. ocv&pe.:mw, del scr. Açvina 'i due Açvin' ecc.; duo-bus ambO-bus rispondono in parte al scr. deva-bhyam strum.-dat.-abI. di deva- , dio'. I c a s i del latino sono sei: Nominativo accusativo dativo ablativo genitivo vocativo; ad essi il sanscrito risponde con un sistema di otto casi, in quanto possiede in più uno strumentale e un locativo, lo slavo e illituano con uno di sette casi, in quanto essi posseggono strum. e loc. laddove hanno fuso ablativo e genitivo (come il greco): ma il latino ha ancora cospicui resti di locativo nella I e II declinazione (Romae belli domi ecc., §§ 319.327), oltrediché l'ablativo sing. di III decI. per i temi in consonante (ped-e reg-e da -i) è in origine formalmente un Iocativo, e resti IO - V.

PlSA~[.

Grammatica latina stonca e comparativa.

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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

formali di loeativo si conservano in avverbi (§ 420), infiniti (§ 566) ecc.; quanto allo strumentale, già gli antichi ne distinguevano le funzioni nell'ablativo da quelle realmente ablativali, ma in seguito alla caduta di -d finale dopo vocale lunga i due casi si sono fusi dopo che il latino ebbe creato ablativi in vocale lunga d di sulla II declinazione; onde non solo -o da -o strumentale e da -od ablativo nella II declino (cfr. scr. yajna e yajnad di yajnd- , sacrificio '), ma anche -n da -ii e -iid nella I (cfr. lit. strum. rankà 'colla mano' gr. xpu -ai > ae), nella II (-i) e nella V (-ii> -iH, -;i) è -i, partita dai temi in -0-. Si è pensato che questo -i, il quale non è mai scritto -ci nelle epigrafì che distinguono fra antico -s ed -i da dittongo (§ 137) e quindi non può essere un antico locativo (che ha originariamente -oi od -ei), fosse, insieme coll'-i del celtico e forse del venetico, un'antica terminazione avverbiale quale ritroveremmo in certi composti del sanscrito, ove un tema in -amuta questa finale in -i- nella composizione con determinati verbi come kr- 'fare', bhii,- 'essere, diventare', p. es. upahari-ka-ro~i 'fai un'offerta' (upahara-); ma, ad astrarre dalla stranezza dell'ipotesi, tali forme sono nel scr. più antico appena sul nascere (mancano nel Rigveda!) e si sviluppano solo in seguito. Ad altro accenna il falisco, dialetto latino, che in antiche iscrizioni serba ancora Kaisio-sio e [N Y]euoteno-sio,

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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

due genitivi formati colla desinenza -sio propria dei temi in -0quale si ritrova in scr. dçvasya ' equi', in gr. t7t1tO-LO, in armeno mardo-y 'hominis " in gt. dagi-s ' diei' (da *-e-sio), e che nel lat. stesso è contenuta nel genitivo sìng. dei pronomi: cuius da *quosjo-.,; (§ 369): forse anche i genitivi messapicì come Platorri-hi sono da -sip. In cuiius abbiamo la prova che il -sio della desinenza dava in un primo tempo -jjo (§ 82), il cui o si conserva come u per effetto del ·s aggiunto sull'esempio di nomin-us ecc.; ma da una forma come *luposio *lupoiio, in cui la sillaba tematica non era mai soggetta all'accento iniziale preistorico (§ 36) in quanto i temi nominali in -0- sono almeno bisillabici, doveva sorgere *lupm:ie, indi, con assimilazione del primo e all'ii seguente e con -i da -ie come in fili (§ 327), *lupii e finalmente lupi; cfr. ai 'dì' bisillabo da *a!ie, *agie Naev, Com. 125. Da *lupii o simili, l'-i sentito come desinenza specifica di genitivo è passato ai temi in -0,- ed -è- (1). L § 310. - In quanto esso resta, il lo c a t i v o ha la desinenza -i che aggiunta ai temi in -o, -o, ha dato -oi (già ie.) onde -ei, -i ed -ai (già ie.) onde -ai, -ae. Presso i temi in consonante essa è perpetuata nell'ablativo (§ 308) che ha quindi funzioni di locativo, p. es. in riire, Cfr. OtXOL scr. véçe 'in casa " &e:CiL scr. sénay-am (-am è particella aggiunta) 'nell'esercito', -ois > -eis, -ts, È possibile che in -tS sia confluita anche l'antica forma di Iocatìvo (-oi-si od -oi-su, cfr. t-UXOL-O"L scr. v(ke-~u ablg. vluce-chu), così come un resto di loeatìvo con funzioni di dativo pare conservato in una antica iscrizione (P 2,976), deuas corniscas sacrum 'deabus cornicibus s. " in Anabestas (i. e. sacrum: VI 21), ed in aestimias , aestimationibus ' PF (cfr. Norden, Aus altrom. Priesterbiidi., p. 80 n.), cfr. §.132. O si tratta di oschismo con -as da -afs = -iibus~ Secondo lupts anche in questo caso i temi in -ii- si son regolati formando (come in gr., cfr. nota precedente, e in ou., p. es. osco k e r s s n a i s 'cenis ') -ais onde -eis, -is. - Quanto (1) Il greco ha adottato ovunque la desinenza di locativo plurale "H per il suo dativo (riempiente le funzioni di dat., strum. e locat.), salvo pei nomi in -0-, i quali accanto a tmtOL-cn hanno già anticamente t7t7tm lt. -es) -i-ns (> lt. -ts) NA. ntr. -~., -i~ bhdrant-i çuci (> lt. eia) (> lt. -il) Dat.-AbI. -bhos -i-bhos viig-bhyas agni-bhyas (> lt. -ibus) • Gen. -om viic-am gr. ~otcr(-wv -i-om (> lt. -um) (> lt. -ium)

.

T L § 331. - In latino sono stati adottati -es, -os (> -is, -us) dei temi in consonante e rispettivamente -es dei temi in -i- come uniche desinenze del gen. sg. e rispettivamente del nom. pI. che restano così chiaramente distinti, diversamente da quanto accadeva in origine pei temi in consonante che avevano -ee in ambedue i casi. Le difficoltà fonetiche che potevano sorgere nell'incontro di consonante finale del tema col b di -bue sono state evitate adottando -ibus anche pei temi in consonante. L'antica, anormale desinenza. di locativo dei temi in -io, e

(I) Temi viik/c- • vox', agni- • ignis', bhdrant-/bhdrat- • ferens', cuc,· • purus '. (2) In seguito alla scomparsa di -j- fra vocali.

166

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

cioè -eu (forse ancora nell'avverbio noctu), è .stata abolita mentre -i (> -e) dei temi in consonante ha servito a distinguere l'ablativo dal genitivo singolare, dato che il latino ha esteso a tutti i temi questa distinzione, propria in origine solo di quelli in -0- (§ 308); e questa desinenza è stata in parte adottata anche dai temi in -io, presso i quali d'altro lato è sorto pel processo descritto sopra (§ 308) -id (> -i), che talora è assunto anche da temi in consonante (coventionid P 2,581). Nel nominativo sg. -i- è andato soggetto a sincope, specie dove era preceduto da due consonanti (mens = scr. maii-s, mors = scr. mrti s), facilitando la fusione dei due tipi tematici; nell'accusativo, -cm dei temi consonantici è andato diffondendosi a spese di -im, e nell'accuso plur. l'adozione di -es (da -ei-cs) nel nominativo, identico ormai ad -ès (da -r!s) dell'accusativo presso i temi in consonante, ha fatto sì che si tendesse sempre più ad adeguare all'antico nominativo in -es anche l'accusativo dei temi in -io, sostituendo -ee all'antico -ts, Alla fine del processo si stabiliscono i paradigmi: Sing. Nom. Ace. N.-A. ntr, Dat. AbI. Gen. PIuro Nom. Ace. N.-A. ntr. Dat.-AbI. Gen.

rex regem caput regi rege regis reges reges capita regibus regum

hostis hostem, puppim mare hoet;

hoste, puppi hostis hosue hoeus, hosu« maria

hostibue hostium

L § 332. - Astraendo dai nominativi sing., la differenza si limita al gen. plur. e al nom.-acc. plur. ntr. e inoltre, con certe restrizioni, all'ace. e abl. sg., parzialmente all'ace. plur. ove i temi in -i- hanno o possono avere forme speciali. D'altro lato, nomi in consonante sono passati alla categoria in -io, p. es. no» gen. pI. noctium, dens dentium (gr. ..u; wx-r-oc; òòwv òòOv-r-oc;,

PARTE II. - MORFOLOGIA

167

scr. ace. sg. ndkt-am ddnt-am), e in generale neppure nei due casi (N.-A. pl. ntr., Gen. pl.) più refrattari alla fusione la distinzione è sempre netta. T L § 333. - Per quanto riguarda le desinenze dei vari casi (salvo quel che sarà rilevato in seguito a proposito dei diversi tipi tematici), va qui notato: SINGOLARE:

A c c usa t i v o: -im è norma per amussim burim cucumim ad fatim futim ravim (Pl.) rumim sitim Tiberim tussim vim (tutti femminili eccetto Tiberim); si trovano tanto -im quanto -em per clavis cratis cutis [ebrie navis (navim Pl., Ovid. ecc.) neptis pars (partim Liv. Andr., Lucr., inseguito rimasto come avverbio) pelvis puppis (puppem è postelassieo) restie securis sementis strigilis turris, anche questi femminili; del rnsc. piecis l'accusativo piscim si trova in una iscrizione di Preneste del III sec. a. C. (P 2,560). Accusativi in -im sono avverbi come praesertim statim (: ~tati-o § 236) ecc. ~ . . *:!!:is- che forma il plur. e che nel nom. sg., *,!!:is, è stato reinterpretato come femminile *,!!:i-s e su di esso si è fatto in lt. l'ace. vim e l'abl. vi, in greco R-cp~ mentre f~v- (tv6~ rViX rve:c;) pare un ampliamento da *:!!:is-n-: cfr. § 254 ed Ernout, Philologica II, p. 112 sgg. L § 344. - 8) T e m i i n d i t t o n g o capitati nella III decl, sono bOs bov-is gr. ~(;ic; ~of-6e; scr. gdus (ace. glim = gr. ~(;iv), dato pI. biibu« cfr. scr. g6-bhyas e bO-bus con o secondo bo-e; e Diés-piter ([D]iespater P, 2, 568) = Ze:te; 7tIXTIJP scr. Dydus pitli, Iuppiter (Iupiter, cfr. § 75) antico vocativo = Zs:u 7t(he:p adottato poi come nom., Iov-em Ioo-t ecc. (Diovem Diovos P 2, 558.360, dato Dio»-e P 2, 20) cfr. scr. locat. dydv-i; l'antico nominativo col secondo elemento del dittongo conservato (come Ze:UC; Dydus) in Ve-di:J,s = Ve-iovis, Dius Fidius (-us per

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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

abbreviazione giambica); una innovazione secondo i casi obliqui è il nom. Ioois Enn., Diooie Varro; dal nomino invece Diespitris Varro, indi Arnob., iscriz., Iuppiteres Tertull. e il paradigma Iuppitris ecc. costruito dal grammatico Pompeo. Cfr. § 356. T L § 345. - 9) T e m i i n i. Il nom, sg. msc. femm. termina: in -is, hostie ecc.; in -s, con sincope dell-é-, more mens d6s pars sors (isolati sortis Pl. mentis Enn.; ma talora abbiamo -is stabile presso antichi temi in consonante come mensis iuoeni», in dittongo come navis ece.; gli etnici in -ati- -iti- conservano l'-i- più anticamente, lo apocopano in seguito, cfr. Arpinatis Cato ma Arpinds Cic.); in -er nel msc, di temi in -ri- (§ 133), acer alacer (ma antico ancora terrestris Pl. alacris Ter.; posteriormente illustris Oic. equestri» Liv. salUbris Cic., cfr. § 346); in -il di temi in olio, vigil pugil (ma agg. facilis ecc.); finalmente in -ee. Questi ultimi sono per buona parte nominativi di antichi temi in -so: plebes (il -b- da -dh- secondo. pubes): 7tÀ1j&oc:;, sedes: ~8oc:; scr. sddas-, nubes: 'JÉ *reas > res > *ream > rem

(§ 135)

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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

Dat. Loc. Gen. Pl. Nom. Ace. Dat.-AbI. Gen.

> *rei > *ree > *reos *rei-os *rej-es > *rees *rei-ns > *reens - o *rejfJ-bhos > *reabos *rejom > *reum *rej-ei

*rel-i

> rei > re > reu8 > ree > ree > rebus

Reus è rimasto come il sostantivo reus, propriam. 'quello del processo'; rei del gen. è rifatto secondo materiei fidei; il gen. pl. è sostituito da rèrum secondo sperum § 354. T § 354. - 2. spesi lo sper-es di Ennio Ann, 128.429 e il derivato sper-are mostrano che ci troviamo di fronte a un tema in -s- (cfr. vires § 343), probabilmente uno *speifJs- che forse in origine neutro ma femminilizzato per influsso dei simili appellativi indicanti qualità morali, soprattutto di fides, ha formato il nom.-acc. sper-es e gen. spèr-wm. (onde rerwm per *reum) e spebus da *spejaz-bhos: in seguito, secondo rèe, il nom. pl. è stato rifatto in spès, e il gen. pI. è stato evitato (cfr. Quint. I 6, :~6), così pure il dato pl., che si trovano però rifatti in tardi .iutori (sperum Eumen. Panegyr. Constantini, spebus Paulinus NoI. ecc., accanto allo speribu8 di Varrone ap, Non., analogico di su speres sperum). Nel singolare, spes nom, (da *spejfJs) suonava identico a ree, e secondo esso, cui era anche semantìcamente vicino, ha fatto spem e poi spei spe. § 355. - 3. fidè« è probabilmente antico tema in -s- (cfr. fidus-tus); l'analogia semantica di spés lo ha attratto nella sua orbita" né del resto è impossibile che qui abbiamo anche un tema in -e- corrispondente a quello che appare nel verbo ree-m.&Yj-aw ecc. Si noti che da fides si è fatto anche un paradigma di III decI., § 345. Similmente di fames si trovano forme della V (gen. famei Prisc., accanto a fami Cato, LuciI. e fame PI.; abI. fame, più comune di fami), così pure da pubes labes (dat. pube Pl. labei Cic. Sesto VIII 28 in due mss.), e Lucrezio ha gli ablativi labe contage sorde; infine accanto a quies (da *quieti-s)

PARTE II. -

MORFOLOGIA

183

quiet-is si è fatto (re)quiem (re)quie: che si tratti di antico tema in -ti- mostra l'aut. persiano siyati-s da *q"J.eti- 'pace, prosperità '. L § 356. - 4. diés è l'unico maschile di questa declinazione, divenuto poi in parte anch'esso femminile per influsso di nox, tempestae; ma il genere msc. è conservato in meridiès. Si tratta di un antico tema in dittongo (-eu-) il cui nominativo suonava *di.éus o *diés, l'accusativo *diém (cfr. Ze:uç Z~v, scr. dyaus dyam, lt. Dièe-piter sopra § 344): l'antica declinazione degli altri casi del singolare abbiamo nel nome di Giove (Iov-is ecc., § 344), laddove nel significato' giorno' dal nom. ed acc. sg. si è fatta per analogia di rés e dei temi in -ìé- la declinazione segnata nel paradigma (§ 353). L'antico nominativo *diéus si trova ancora nella formula nudiiis tertius, propriam. 'ora (nu- cfr. nunc, gr. vu) è il terzo giorno' (cfr. §§ 344.416), l'antico genitivo *diy;os cfr. ~L6ç scr. div-as in noctii diusque 'di notte e di giorno', l'antico locativo *diéu nell'avverbio diii 'a lungo', un loc. *di,!!:i = scr. divi in die quinté 'al quinto giorno' (o abbrev, giambica § 28 per dié?). Cfr. inoltre tTiduum § 42, interdius § 422.

T L § 357. - 5. Luxuries miiteriés mollitiés segnitiés ecc. spesso accanto a luxuria ecc. con -iii- (cfr. § 181). Abbiamo qui il passaggio di -ia- a -ié- di cui si è parlato nel § 134; diffusosi tale passaggio a tutti i casi obliqui del sg., questi hanno formato miiteriem miiteriam.

materiei materiai

miiterié( d) materia(d)

miiteriéi secondo materiai (§ 319);

da essi il nuovo nomino miiteriés secondo ree rem ecc.; d'altro lato il gen. miUeriéi, rispettivamente -é ecc. influiva sul sorgere del gen. rei spei (quantunque va osservato che il gen. materiéi, -é ecc. non compare prima del I sec. a. C.; Lucrezio usa miiteriiii, -ae). Forse la creazione di forme in -ié- è avvenuta quando il gen. sg. suonava ancora miiteriiis (§ 319); onde *miiteriès mutato poi in materiéi quando in luogo di materias sorgeva -ai. Questi astratti non vengono quasi mai usati al plu-

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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

rale: un [acièrwm. si trova in Catone, ma Cicerone riprova epeoiébue e specièrum. che sono poi usati da Apuleio ecc.

T § 358. - Quanto ai singoli casi del

SINGOLARE,

notiamo:

D a t i v o: diei rei fidei hanno presso gli scenici desinenza monosillabica; solo a partire dal I sec. a. C. il fatto che nel gen. era sorta la desinenza monosillabica accanto alla bisillabica recava alla creazione di doppioni come rei rei diei fidei spei: le forme bisillabiche sono considerate le normali dai grammatici. Accanto ad -ei si trova -e (die PI., fide Hor., pernicie Liv. ecc.), probabilmente come Fortuna ecc. nella I decI. (§ 318). Secondo plèbè«: plebi (§ 167) Cornelio forma pernicii.

G e n i t i v o: antico rei diei fidei PI. ecc., presso Pl. anche già rei, ma diei; e in Pl. stesso comincia la contrazione r;i di;i onde -i: fami plebi pemicii. La forma fide (Pl., Hor.) diè (Verg.) ocie (SalI.) raccomandata da Cesare (GelI. IX 14) potrebbe esser sorta sul EIodello del dativo che, come abbiam visto, l'alternava ad -ei. Il gen. dies in Ennio e, secondo lui, Cic. e Verg., sarà un arcaismo fatto per -ei secondo -ne arcaismo accanto ad -ai nei temi in -ii-,

Aggettivo. § 359. - Il latino ha due classi di aggettivi: una che si declina secondo le due prime declinazioni (I femm., II msc. e ntr.), l'altra che va secondo la III. Abbiamo dunque i tipi bonus -a -um, rispettivamente pulcer pulcra pulcrum, liber libera liberum; e audax msc. fem. ntr. come ferens (§ 346; nota anche vetus e uber antichi sostantivi, il secondo = où&cxp SCI'. udhar, inoltre par), fortis forte, iicer acri» acre (§§ 346.266). Si è visto (§ 168) come gli antichi aggettivi in -u- siano passati alla declinazione in -i-o

§ 360. - Come le altre lingue ie. il latino ha per l'aggettivo due gradi di comparazione: comparativo e superlativo. Il comparativo e superlativo di minoranza e il comp. di ugua-

PARTE II. -

MORFOLOGIA

185

glianza non hanno forme proprie, e vengono indicati con avverbi sintatticamente uniti agli aggettivi: minus, tam bonus quam; minime bonus. Abbiamo invece comparativi e superlativi di maggioranza indicati a mezzo di suffissi. TI c o m p a r a t i v o si forma a mezzo del suffisso -torda -ioe-, -ius nel nom.-acc. sg. ntr., su cui cfr. § 255; un nom.-sg. ntr. in -ior (prior, posterior) fatto evidentemente secondo il msc.-fem. (analogia di audax felix ecc. per tutti i generi) è citato da Prisciano come in uso presso scrittori arcaici. Su -tero- cfr. § 212.

Pel su p e r l a t i v o abbiamo -mo- in primus summus (: superus supra) ecc. (1); -timo- in ultimus optimus ecc.; -simo(-sumo-) in maximus pessimus e pulcerrimus acerrimus, [acillimus, oeterrimus (ma classico vetustissimus come anche il campar. vetustior da vetus-tus), celerrimus (accanto a cui celerissimus; classici sono solo nobilissimus utilissimus); -issimo- in fortissimus ecc. Su tutti questi suffissi cfr. §§ 205.206. T

§ 361. - Alcune forme notevoli:

dives iuvenis frugi

ditior iunior frugali or

nequam

nequior

ocior

ditissimus (da divi- § 34); (sincopato da *iuven-ios); frugalissimus (f1'ugalis solo in epoca imperiale parrebbe ricavato di qui; ma cfr. trugaliter Pl.) j nequissimus (forse dall'adv, nequiter secondo trugaliter: trugalior)j ocissimus (cfr. acu-pedius 'piè veloce ' fS wxuç).

(1) imus, cfr. osco i m a d-e n (imprestito dal lat. ') sarà piuttosto da *en.gzhm.o. con *-gzhm- grado O di *gzhem- 'terra' (cfr. XS-wv), quindi , terrestris', 'subterraneus'; similmente intumus da in + tuma 'terra.' (allotropo di humus) § 106.

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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

Gli aggettivi in -dicus -ficus -volus (beneficus ecc.) formano i gradi di comparazione in -entior -entissimus per contaminazione coi rispettivi sinonimi maledicens maleoolèns (ma Catone ha beneficissimue magnifìcior munificior magnificissima). Per analogia di benevolentissimus si è fatto pientissimus, frequente nelle iscrizioni. Gli aggettivi in cui la vocale finale del tema era preceduta da vocale (dunque in -eus, -ius, -uus) formano i gradi di comparazione perifrasticamente a mezzo di magis e maaiimè: idoneus, magis e maaims idoneus (presso scrittori arcaici s'incontrano forme come arduius strenuius egregiissima inmotciiorem. strenuissimus perpetuius; in epoca imperiale compare piissimus). La formazione perifrastica è del resto usata anche fuori di questi limiti; e per essa si trova plus, arcaico e volgare, accanto a magis (plUs miser Ennio). § 362. - Comparazione suppletiva abbiamo dove comparativo e superlativo vengon formati da radici diverse che il positivo:

bonus malus multus parvus

melior (: mul-ti) optumus (: op-s); pessimus (*ped- in scr. pdd-yate peiior [' cade '); plUrimus (: 7tÀe:LCùV ecc.); plUs, plUres minimus (: minuere ecc.). minor

Doppia comparazione abbiamo anzitutto per antichi comparativi il cui valore non era più perfettamente sentito: super-ior di superus eec., anche deterrimus dèterior di un *de-tero-; indi anche in postremissimu« minimissimus proximior e simili formazioni più o meno del momento. T § 363. - Gli a v v e r b i derivati da aggettivi (§ 422) hanno per comparativo il comparativo neutro sing. dell'aggettivo, per superlativo la solita formazione in -e dal superlativo: alte misere jortiter

altius miserius jortiu's

altissime miserrime jortissimé

PARTE II. -

1II0RFOLOGIA

tutius melius peiius magis, mage multum plUs minus parum Per magis, plus cfr. § 255. tUto bene male

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tutissimé optime pessime maxime minime

Nota inoltre: citatim citatius -tatissime, pedetemptim -ptius, 1lltra ulterius ultime, supra superius, citra citerius, infra inferius, intra interius (intimius) intime, saepe saepius saepiseimè, ociter OCiU8 ocissime, temperi temperius, magnopere maiore opere maximopere o summopere, valde valdius valdissime, paene paenissime, sat(is) satius, secus sequius, sero serius serissi1ne; e, senza positivo, potius potissimum e potissime, deterius; uberius uberrime fa sistema con iibertim, Sero ha anche setius da un tema *se[i]tu che si ritrova nel gt. seibu« "tardo '; setius (e forse anche citius di cito) ha dato il modello per diutius di diu. Da diutius (cfr. anone c'iti88ìmé) è fatto il superlativo diutissime. Nomi indeclinabili. § 364. - Fatta astrazione da parole che hanno parzialmente perduto il valore originario, come l'antico damnas per damnatus, il

quale non più inteso per nomino sg. ha finito col rappresentare una specie di formula (quindi damnas sunto ecc.), o fas nefas (§ 342), e da complessi locuzionali scaduti a giustapposizioni come ros marinum olus at1'um declinati non solo roris marini oleris atri ma anche rosmarini olusatri ecc., cfr. anche Marspitrem Miispitris dal nomino Marspitm', sono indeelinabili parole e nomi propri stranieri quali cummi sinapi (anche cummis sinapis declinati), git(h) una pianta, Abraham (anche gen. Abrahae) ecc.; parole latine come nequam frugi nihili pondo, in origine un avverbio e dei dativi e rispettivamente ablativi usati come

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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

predicati e passati poi all'uso attributivo, ed altre dichiarate indeclinabili dai grammatici forse perché di esse, oramai fuori dell'uso, leggevano solo una forma in antichi testi, così hir ir 'il cavo della mano' (: x.dp). Non è questo il luogo di dilungarsi sui nomi difettivi (singuliiria tantum o pluriilia tantum o anche dèficientia ciisibus): in parte questa difettività dipende dal significato della parola, in parte anche essa è dichiarata senza buoni motivi dai grammatici, e per ogni caso occorrerebbe una particolare discussione. Similmente si parla nella grammatica latina di nomina abundantia, che seguono più di una declinazione: i casi più importanti (p. es. risultati da confusione fra II e IV declinazione; fra II e III specie per neutri plurali, p. es. Siiturniilium e -6rum; fra III e V come in plebes gen. plebis e plebei) sono stati già trattati a suo luogo.

La declinazione in latino volgare. T § 365. - Caratteristici del latino volgare sono i seguenti fenomeni: T 1) Riduzione delle declinazioni: la IV reca a termine l'evoluzione che partiva dall'uguaglianza di nom. e acc. sg., e scompare nella seconda; la V passa generalmente alla I pei nomi in -iès, sostituiti dalla forma in -ia: facia glacia scabia ecc., ma nell'Italia meridionale e in Sardegna, talora nella Gallia meridionale i nomi in -iee passano alla III decl., così pure in generale dies (accanto a cui anche dia) e res spè« (anche spes spenem onde it. spene).

T 2) Tendenza a ridurre il numero dei casi, che un po' alla volta diventano due, il nominativo o caso retto, e un accusativo-ablativo o caso obliquo, il quale ultimo con l'aiuto di preposizioni adempie le funzioni degli altri casi latini. T 3) Confusione di declinazioni: comune quella che partendo dal nom. sg. in -us (e dalla tendenza del neutro a scomparire) recava nella II deel, i neutri della III: corpus corpi

PARTE II. -

MORFOLOGIA

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(abl. corpo nella Peregrinatio Aetheriae) e capus *capum capi per caputj d'altra parte, secondo i neutri della III in -us si è declinato fundus fundoris erous erooris, onde le formazioni di plurale italiane antiche campora biadora ecc. Inoltre i monosillabi entrano nelle declinazioni in vocale: ossum vasum e vasus *rosum per os vas rosj riprendendo un uso già arcaico (§ 348) le parole greche della III decI. adottano l'accusativo in -o: come nominativo e passano alla I decI.: lampada per ÀIX!J.7tcXC;; lampas ecc. 4) Va tenuta presente la scomparsa comune di -m finale e quella di -s in certe parti del territorio (Italia e Dacia): cfr. § 139. § 366. - Circa le varie declinazioni, si noti:

I d e c l i n a z i o n e: data la mancanza di segnacaso nel nom, sg., nom, e ace. sono uguali nel sg. e determinano il conguaglio dei due casi anche nel plur. j i dialetti che conservano -s assumono pertanto nel plur. la forma dell'accusativo in -iis, in parte anche per influsso di quelle lingue (oscoumbro, gallico) che avevano -as nel nominativo, gli altri quella del nominativo in -e da -ae: quindi rosa - rosiis o rosa - rose. Sulla declinazione tipo mamma mammanis cfr. § 322. In Dacia si conserva il dativo sg. in -e. II d e c l i n a z i o n e: qui la differenza annus!annu, anni! annos ha permesso la distinzione di nomino sigmatico e obliquo asigmatico nel singolare, di nominativo asigmatico e obliquo sigmatico nel plurale, ciò naturalmente nei dialetti che conservano -s: gli altri oppongono solo singolare in -u a plurale in -i. In certa misura si è esteso l'impiego di -a, anticamente proprio dei neutri (fusisi col msc.), nel plurale: digita fructa ecc., it. il dito - le dita ecc. Per influsso germanico, nei nomi propri maschili si costituisce una declinazione -u(s) -one(m) come Hugus Hugonem, che talora si estende agli appellativi: avo avone e cfr. còrso suceroni • suocero' ecc., da distinguere da -one accrescitivo.

190

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

T III d e c l i n a z i o n e: le tracce della distinzione fra temi in -i- ed in consonante vanno sempre più dileguandosi, come pure i nominativi sg. in -ès cedono il posto ad -is. Inoltre, dove il numero delle sillabe variava dal nominativo sg. ai casi obliqui, esiste la tendenza a parifìcarlo, adattando il nomino agli altri casi: dapprima dove l'accento era uguale, quindi nom. bovis (Varrone), stirpis (Livio), carnis (Lìvio), oàmerie (Catone), mentis (Ennio), poi anche negli altri temi: nom. excellente (Petronio), audace voluntate heredes ecc.; però negli appellativi indicanti persone, generalmente è ritenuto l'antico nominativo: homo, soror, che si distingue pertanto dall'obliquo e dal plurale (però parentis ecc. di nomi in -tins, -ens). Nel plurale si fa strada la desinenza -1; della II deel., la quale trionfa nelle lingue romanze ad eccezione dello spagnolo; nel francese moderno -s proviene dall'obliquo. I neutri tipo corpus e nirmen. tendono a formare il plurale bisillabico secondo il nom. sg. (e cfr. § 365, 3). § 367. - Nella comparazione il sistema analitico prende sempre più il posto di quello sintetico, che resta sparsamente,

specie per la comparazione suppletivistìca (accanto all'analitico: plfts bonue o magis bonus e melior); ma i superlativi rimangono in buon numero, soprattutto nella lingua della Chiesa. III. I Pronomi. § 368. - Dal punto di vista morfologico i pronomi vanno distinti in due categorie: pronomi a distinzione di genere, e pronomi, che tale distinzione non hanno o personali in senso stretto (ego tU se nos vos). Mentre la flessione dei primi è in buona parte analoga a quella dei nomi, alla quale del resto è andata avvicinandosi sempre più a causa di reciproci influssi, i secondi si declinano in modo affatto diverso. Fatta astrazione da nomi pronominali, nomi cioè impiegati in funzione di pronomi e perciò assumenti alcune loro particolarità fìessionali (totus, solus ecc.), i pronomi sono costituiti

P4-~TE

II. -

MORFOLOGU.

191

di radici diverse da quelle cosiddette verbali, che stanno eroe a base di verbi e di nomi facenti con essi sist~m~, e comunque da quelle contenute nei nomi. L § 369. - I pronomi a distinzione di g~nere si dividono in: D i m o s t r a t i v i (hic iste ille is idem ipse so-Ito-), I nterrogativi (quis), Indefiniti (quis ece.), ReI a t i v i (qui). La loro declinazione è all'ingrosso quella dei temi nominali in -o:/-ii- (rispettivamente pel msc. e il femm.) ed -i-o Però il n o m. s g. m s c. è spesso adesinenziale (ipse iste ille hi-c) ovvero ha un -i che pare la stessa particella rafforzativa che troviamo in gr. o\.l"t"Ocr-f (qui da quoi, femm. qUlfe da *quii-i), talora è sigmatico (is, q'U:i~): cfr. scr. sa = o gt. sa, scr. ay-dm (-am è particella aggiunta, cfr. appresso ) di a-o Il n o m . - a c c. s g. n t r. ha generalmente -d (id ecc.; ma ipsum), cfr. scr. tdd. = gr. T6[8] gt. pat-a; nel g e n i t i v o troviamo una desinenza -iius (quoiius eiius), ~a quale contiene lo stesso -sjo che sta a base del gen. sing. pei temi in -0- (§ 309), ma è stato accresciuto di un -s genetivale (quello delle declinazioni III.IV e arcaico della I), il quale ha conservato il timbro dell'-o finale (onde -us § 131), impedendo l'ulteriore trasformazione avvenuta nei nomi. Secondo il rapporto gen. rèqus: dato regei ecc. nella III decl. , da quoiius eiius si è fatto il d a t i v o quoiiei eiiei passato a quoi onde cui, ei. Il n o m i n a t i v o P l u r a l e m a s c Il i l e conserva l'antica desinenza pronominale -i (scr. te = gr. TOL gt.. pai) che in lt. è passata ai nomi della II decl., e su di esso si è formato anche il f e m m i n i l e! che ha sostituito in latino, come in greco (TotL), -i all'antico -s (ser. tas gt. pi5s): quindi isti istae (di qui anche rosae come gr. XWpotL; cfr. § 312). Infine, mentre in ista illa ecc. il n o m i n a t i v o P l u r a l e n e u t r o corrisponde in certo modo al scr. ta gt. po ma con l'abbreviazione che deriva dai nomi della III decI. (cfr. § 314; ma quia avrà -a da -a), in hae-c quae questa desinenza è accresciuta dall'-i che abbiamo trovato nel nom. sg. mse, e femminile.

192

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

Passiamo ai vari pronomi: TL

§ 370. - 1) is. Paradigma:

Sg. Nom. Ace. Dat. AbI. Gen.

id ea eam id ei ea eo eo eiius (eius)

is eum

PI. i eos

eae eas

ea ea

is eorum

earum

eorum

Nel paradigma si distinguono tre temi: io, e- (nel gen. e dato sg.) ed eo-jea-. Il primo torna nel gt. i-s, nel scr, i-m-dm 'eum' (con particella -am) ntr. gt. i-t-a scr. i-d-dm , id' ecc. Il tema co- è da *ejo- e propriamente rappresenta l'ingresso nella declinazione tematica di ei-, forma a grado normale corrispondente ad io, che si ritrova in ser, ay-a str. sg. femm., ay-os gen.-Ioc. duale; dallo strum, sg. può essere stato astratto un tema femm. *eja-, di qui il msc. *ejo-. Il tema esi trova in eiius da *e-sjo (§ 369) uguale, salvo l'-s aggiunta, al scr. a-syd id., e indirettamente in ei formato da eiius (§ 369); inoltre in lt. ecce ecquie contenenti *ed, antico nom.vacc. sg. ntr. SINGOLARE. N o m .: accanto ad i-s = gt. is si trova in iscrizioni eis ed eis-dim: dal gen. sg., oppure l'antico nom. sg. *e-i = scr. ay-dm 'is' (con particella -am) prolungato del solito -s ~ - A c c u s .: antico i-m = scr, im-am, ed em, ambedue nelle XII Tab.; la forma ium (12 2, 401) avrà i- rustico per e- avanti vocale (§ 13), così forse anche iam' eam ' in Varrone. - D a t .: antico eiei (iscriz.) cioè eiiei (Lucr., arcaizzando, ei, come già PI.), onde; (eei; un paio di volte iei); nel femm. anticamente anche eae PI. ecc., secondo i nomi. A b l a t. ant. eod ea!!:.; si trova anche in ant-ea iniereii. PLURALE. N o m .: i (ei) da eei, ei PI., da *eoi; la scrittura iei indica probabilmente i; similmente pura grafia per i è l'ii dell'epoca imperiale. Con -s (come Vertuleieis ecc. nel nome, § 328) eeis (P 2, 581), is Paeuvio ecc. - D a t . - a bI.: antico eieis probabilmente per eeis; del resto oscillazioni grafiche come nel nom pI. Gli antichi scenici usano talvolta ibus, da

PARTE Il. -

193

MORFOLOGIA

*ei-bhos cfr. ser. e-bhyas: questa. sarà l'antica forma, eieie ecc.

quella dello strumentale, fatta secondo i nomi e gli altri pronomi (§ 315). Similmente pel femminile Catone e Cassio Emina hanno edbu«, - G e n i t i v o: una forma eum è tramandata da PF. Si notino le forme raddoppiate em-em 'eundem' PF. ed im-eum "òv rx\Ì"ov CGL II 77, 23. T L § 371. - 2) idem: idem eadem idem, eiusdem. ecc. come 1) con aggiunto -dem, Questo è sorto dapprima in idem = scr. iddm, cioè l'antico nom.-acc. sg. ntr. id colla particella -em (cfr. em-em PF.), ma diviso in i-dem secondo i-s ecc.; *is-dem nel msc. ha dato idem secondo il § 91 (isdem PI. c tardo sono ricostruzioni, così pure eis-dem -dim in iscrizioni, § 370; similmente nom. pI. eisdem isdem). Nel dato sg. si trova in iscrizioni eaedem come eae. La finale -m di eum eorum eiirum passa a -n avanti d, § 87: eundem ecc. TL

§ 372. - 3) hic. Paradigma:

Sg. Nom. A.cc. Dat. A.bI. Gen.

hic hune

haec

hoc(c) hanc hoc(c) h;]c hiic hOc hoc huiius (huius)

PI. hi hos

hae hiis

haec

haeo

his

horum

hiirum hOrum

Il tema è ho-, probabilmente identico a quello nelle particelle scr. gha ha o scr. hi gr. -XL (gh o gh), cui in alcuni casi è appesa la particella ce di ec-ce ecc. che del resto è usata anche in forme quali huius-ce horum-c his-ce (ed hici-ne haeci-ne hocci-ne colla particella interrogativa): PI. e Ter. paiono avere le forme con -c(e) avanti vocale, quelle senza avanti consonante, e può essete che in origine l'aggiunta di -ce fosse obbligatoria nelle forme monosillabiche, e in seguito la particella, apocopata, sia scomparsa dopo -8 (ace. e dat.-abI. pI.) avanti consonante, onde hOs Ms Ms generalizzati anche avanti vocale; resterebbe comunque inesplicato il nom, pl. M hae. 13 - V. PISANI, Grammatica latina storica t comparativa.

194

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

SINGOLARE. N o m.: Mc (heo) sempre breve nei poeti arcaici; da Lucilio (forse Ennio) in poi subentra la misurazione come lunga, partita dalla forma bice fatta a sua volta secondo il ntr. hocc. Pertanto M-c è adesinenziale, da un tema in -i(cfr. scr. hi = gr. -x.~ in où-x.L Y), o atono da *ho-ce. Il femm. hae-c da *hii-i come guae (§ 369). A c c . antico hone da *hom-ce, f. home da *hiim-ce. N. - A c c. n t r. hoc da "hod-oe; la forma hocc (cc < dc) provoca l'uso come lunga nella poesia classica della forma, che è breve nella poesia arcaica. D a t . antico hoic(e) da *hoiiei-ce, come hoius-ee nel gen.; Pl. ha ancora Mi/ic = *hoiiei-c, in seguito huic: huius huic hanno u da o avanti due consonanti (§ 44) in posizione atona: come si vede, questo pronome era in origine pr.oclitico od enclitico. Pronunzia scolastica è Mic di Stazio, Silv. I 1, 107; cfr. huhic VI 18773. A b l . Mc hiic da *h6d-ce *hiid-ce. - PLURALE: N o m. m s c . antico hei, anche heie come eis (§ 370) ed heis-ce; gli scenici hanno !ti, ed hisce avanti vocale. N. - A c c. n t r. antico haice. D a t . - A b l . hibus Pl., forse secondo ibus § 370. ~

TL

§ 373. - 4) iste. Paradigma:

Sg. Nom. Ace. Dat. AbI. Gen.

iste istum isto

ista istud istam istud isti istii isto istius

Pl. isti istos

istae istiis

ista ista

istis ist6ntm istiirum istorum

Il tema è sorto dall'unione di is con una particella te, da *to: cfr. easte acc. pl. femm. in una antica formula augurale (Varro L. L. VII 8; Norden, Aus altromieoher; Priesterbuohem, p. 45). Dal nom. sg. msc. è partita la formazione di un nuovo paradigma in cui è considerato come tema ist- (iste come nominativo adesinenziale), a somiglianza di quanto accade in ipse ille (olle). In epoca più antica parecchie forme di questo pronome prendono volentieri il -c(e) da noi trovato in hic: specialmente ietuc (PI. istucc) e)staec nel nom.-acc. ntr. sg. e pl., e anche istunc istanc istaeo (n. pl. fem.) istàe; ieti-o (da iste-e, in Pl.) n. sg. msc., onde il sg. fem. ietaec secondo hic: haeo.

PARTE II. -

!IORFOLOGIA

195

N o m .: negli scenici anche ist' (ill') avanti consonante, seppure non si debba scandire 1,stl Ule. Nel G e n . istius, come in illius e ipsius, abbiamo un antico genitivo nominale (come lupi § 326) cui si è aggiunto -iius di quoiius eiius huiius, con successiva scomparsa del ii e abbreviazione di i avanti vocale, già in Lucilio (ilHus uni1ts): i poeti classici usano indifferentemente istius e istius ecc. In istius illius ecc. avanti certe consonanti è scomparsa presso i poeti arcaici la -s, e si sono avute forme quali istimodi Pl. illimodi Oato ecc., e femm. isti [ormae Ter. ti5ti familiae Afran. ecc. (cfr. similmente quoi fidcs Pl. quoivis modi Pl. cuicuimodi Cic.), Il D a t. isti come illi ipsi da -ei sembra essere l'antico locativo del tema in -0inteso come dativo per analogia di mihei tibei sibei (§ 382) ed esteso poi al femm. secondo quoiiei eiiei *hoiiei (anticamente il femm. ha a volte ancora istae illae). SINGOLARE.

T L § 374. - 5) Tlle ed ipse si declinano come.este (ma ntr. ipsum). Forma più antica di ille è olle, che si trova in Ennio ecc. (ma gli scenici hanno già solo ille), come arcaismo ancora in Virgilio e in poeti seriori; il suo 0- è stato mutato in i- per analogia di iste. Olle ed ipse sono probabilmente formazioni, con una particella -se da *-80'equivalente al *-to di iste (§ 373; solto è la radice pronorninale di cui si parla appresso § 375), di ol- che troviamo in ul-trii ul-s ul-timus, cfr. airl. t-all' là ' ablg. lani da *ol-ni 'l'anno scorso' (per -ls- > -ll- cfr. § 83), e rispettivamente di *i-p(e) cioè il pronòme i- più la particella pe di quippe (quid-pe) nem-pe quis-p-iam ecc., lituano kai-p 'come '. Ille può prendere in epoca antica -ce,' come iste: illiusce illwnc illanc illaec (n.-acc. pl. ntr.) ill6sce illasce; Gellio h~ il Nom. sg. msc. imc a imitazione di Plauto, dato illic; il~uc ndm. acc. sg. ntr. appare in una iscrizione di Pompei e si trova già in Pl. e Ter. (illucc). Per ille si noti ancora il dato femm. illae (Pl. ecc.), e il gen. illae presso Carisio. Antiche forme di ipse, da cui appare che in origine le due particelle p(e) e *so si univano al pronome i- declinato (dunque come is-te, cfr. eiis-te) sono ea-pse ed ea-psa, eum-pse ed eum-

196

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

pswm; eam-pse ed eam-psam, eo-pso ed eii-pse, eae-pse (tutti PI.), il gen. pI. eum-psum -pse Cecil. Pacuv.: cfr. anche reiipse da ré eiipee, e sapsa sumpse § 375. Si noti inoltre il nom. sg. ipsus frequente in Pl. ma poi sempre meno adoperato nella letteratura fino a risorgere in tarda epoca (Ausonio), rimasto però vivo nel latino popolare (è passato all'it. esso ecc. e ha dato il modello per *illus onde quello ecc.); ipsus ha probabilmente chiamato in vita ipswm. (non -ud) nel neutro. Si notino infine il dato ipso in Apuleio (arcaismo '), il gen. ipsi in Afranio, i dat.vabl. pl. ipsibus illibus antichi secondo Servio.

T L § 375. - 6) del tema *so- che con *to- formava il paradigma ie. di un pronome dimostrativo (o ~ ,,6 scr. sd sit tdd gt. sa so pat-a) restano alcune formazioni in Ennio: ace. sg. msc. sum femm. sam, ace. pl. msc. eos, inoltre eapsa (come ipsa, anzi eapsa) sumpse (Pl., parodia tragica); infine gli avverbi so-c , così' (ablativo o strumentale + particella -ce), sei si 'se' eio antico sei-c (locativo) e sirempse 'itidem' in unione con lee, probabilmente ei-r-em-pse con -em come in idem (cfr. § 371) e si-r formazione (con l' come CU-1' quo-r) da *si gt. si 'ea'. Il tema to-, oltre che nella particella onde è costituito iste (§ 373), anche nell'arcaico tOPPe1' 'subito' (Liv. Andr. Od. 27) da *tod-per (forse rifacimento di una corrispondenza al russo tepér' , ora '): un dato femm. tesi ai forse nell'iscriz. di Dueno (Testi, .A 4). L § 376. - NOTA. - Alcuni di questi pronomi possono venir rafforzati da elementi preposti o posposti. Tali sono: L (X) ecce, in eccillum eccistam eccille PI., tardo eccum ille ecc., onde i pronomi romanzi, franco ant. icil itaI. quello e così via. Ecce parrebbe sorto dall'unione del nom.vacc. ntr. *ed di e· (cfr. § 370) colla particella ce che ritroveremo qui appresso, E; ma poiché accanto ad ecce abbiamo gli arcaici eccum ed ecca P1. (eccam Mart. Cap.), vien fatto di pensare che ecce sia stato almeno inteso come nom, sg, alla stregua di ipse, dando le altre forme (o eccum è da ecce *hum '); (3) em (= eme' prendi', cfr. ita1. to' da t.ogli, gr. Ò!YPEL); viene scorto nelle forme sceniche ellum ellam (da em illum, -am); y) -pie in eiipte • eo ipsò ' PF., forse coi pronomi personali, cfr. § 383, n. II;

= gr.

-/tTE

in ·dltTE; usato anche

PARTE II. -

MORFOLOGIA

197

8) ìpse-met secondo eqomet Pl., indi ipsimet illemet, per cui cfr. § 382; L E) -ce, già trovato da noi nella formazione di hic, in istic illic; esso ricompare in ce-do' dà qui' ee-tte (da *ce-date) , date qui' § 456; cfr. gr. Ke:LVOç da *Ke:-EVOç ecc.

TL§377.

Sg. Nom. Acc. Dat. AbI. Gen.

7) Interrogativi e indefiniti; relativi. Paradigma:

quis, qui quem quo

PI. Nom. Acc. Dat. AbI. Gen.

quae, ind. qua quid, rel. quod quam quid, rel. quad ----. quoi (cui) qu6 qua quoiius (cuius) qui quae quae, ind. qua quos quii« quae, ind. qua quibus quibus quorum quarum quorum

II tema è qua- (qua-) in alternanza con qui-, cfr. scr. kde , chi ,~ f. ka gr. 7t6-"t"e:poç "t"L-ç "t"L ecc.; accanto a questi, u- in u-ter u-bi u-nde (ali-cubi ali-cunde) unquam uspiam da q"uin scr. kù-tra ' ubi ~ , ecc. In gr., come in lt., si è conservato il doppio uso interrogativo e indefinito, quest'ultimo in enclisi ("t"Lç, "t"~ç). A differenza dal gr., dal scr. ecc., ma d'accordo coll'oscoumbro, colle lingue slave e baltiche, coll'armeno, con parte delle lingue germaniche (alcune di queste in epoca recente), il pronome interrogativo-indefinito è usato in latino, con qualche variazione nel nom. sg., come relativo. SINGOLARE. N o m .: interrogativo e indefinito quis = "t"k, osco p i s; accanto ad esso qui (specie come aggettivo: qui locus ~), sorto in origine avanti consonanti che causavano la scomparsa di -s con allungamento di compenso (§ 91). Invece qui relativo è da qua-i, cfr. quai qoi (P 2, 1. 4) onde quei (P 2, 7), que. Nel femm. guae come hae-o (§ 372); indefin. qua senza la particella rafforzativa -i (§ 369). A c c.: quem da qui + m. N o m . - a c c. n t r.: quid ="t"( osco p i d scr. cid ridotto all'uso di particella (no' cid: gr. oih~); quad dal tema in -0come il relativo msc.; l'uso aggettivale di quod deriva dall'ìden-

198

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

tificazione di qui interrogativo con qui relativo, che ha provocato l'uso del relativo come aggettivo nel ntr. D a t .: quoiiei, scritto quoiei quoei, > quoi > cui (scritto anche qui). .A. b l ,c presso gli scrittori più antichi, e ancora in epoca classica nella forma quicum, si trova qui per tutti e tre i generi (Pl. anche quiquam quique quiqui aliqui) , probabilmente antico strumentale del tema in -io. G e n.: antico quoius, recenziore cuius scritto anche cuiius, quius; i grammatici parlano di un femm, arcaico aliquae; in iscrizioni volgari si trova qu(a)eius. PLURALE. N o m .: arcaico què« dal tema qui- per l'interrogo e indef. (p. es. 122, 581); ques anche .A. c c. secondo Carisio 162, 2. N o m . a c C. n t r. antico quai formato come hae-c (§ 372) e il nom. sg. fem. quae; indefinito qua come nel nom, sg. fem. Dal tema qui-, quia (= -oa« -'t"!oc in &(J(Joc &noc) usato solo più come congiunzione. D a t . - .A. b l , : accanto a quibus si trova isolatamente, arcaico e classico, quis dal tema in -0-. G e n. quium Cato, quoium Pl., evidenti rifacimenti di sul gen. sg. L § 378. - L'indefinito può ricevere diverse sfumature di significato dall'aggiunta di particelle speciali: oc) -que (la congiunzione) in quis-que 'ognuno '; cfr. scr. kdç-ca id., avest. cis-ca = quisque, gt. hwaz-uh;

L ~) -cunque, antico -quomque, in cui il -que è aggiunto a quom, cum 'quando', alla lettera' uno, quando che sia '; il nominativo è quicumque, cfr. gt. hwas-hun, in cui però -hun accenna a *q"u-m; y) -quam 'comunque' (acc. sg. dell'indefinito): quisquam; a) -nam in quisnam ecc., formazione scomparsa nell'età imperiale;

e:) -piam in quispiam, composto del -pe- di cui si è visto a proposito di ipse (§ 374) e di iam;

-vis = vis ' vuoi " quindi in origine quem-vis ' chi vuoi '; poi, una volta oscuratosi il significato primitivo dell'aggiunta, quivis ecc.; caso di ipostasi, come quello di -libet in quilibet, cuilibet, uguale a libet ' piace ', ~)

PARTE II. -

MORFOLOGIA

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'1)) Infine si può usare il raddoppiamento: quisquis, cfr. anche quamquam e l'arcaico quirquir 'ovunque'.

L § 379. - Particelle possono anche venire premesse, e precisamente: oc) ali- in aliquis aliquantus aliquot alicubi, connesso con alius; ~) con valore non indefinito, ma interrogativo, abbiamo ecquis od ecqui, con ecquando ecc. = num quis? num aliquis? Ec- dev'essere lo stesso ed- che troviamo in ecce § 376; oppure = et?

T L § 380. - Aggettivi pronominali. - Si chiamano così aggettivi i quali, grazie al significato che consente loro di fungere come pronomi, assumono la declinazione pronominale (desinenze -ius -i) nel gen. e dato sg., pur conservando sporadicamente la flessione nominale. Tali sono: unus -a -um (dat. femm. unae Cato, Cic. ap. Prisco II 197; msc. uno Varro f ); ullus da *oino-los, dimin. di unus (dat. ullae Tib.); nullus da *ne oin6los (gen. nulli Ter., dato femm. nullae Coel. Antip.); solus da *se'!!;e-los con *se'!!;e- tema del pron. riflessivo ' che sta per sé' (gen. soli Cato, dato solO iscriz., eolae Ter.); totus ' tutto intiero', propriamente ppp. di *tou- 'riempire' in tomentum, quindi da *to'!!;etos (dat. ti5tae Pl., toto Propert., Curtius); uter e ne-uter formato come 1tO-'t'e:poç scr, kdtara« id. dalla forma *q"u- del pronome interrogativo, l'indefinito suona uter-que formato come quisque § 378 (gen. utrique Pl. Ter., neutri Varro ecc. nel significato di genere grammaticale, dato utr6que Apul., gen. pl. utrumque Cie.; alteruter può esser declinato nella seconda o in ambedue le parti; aggiungi utervis uteriibet, cfr. § 378); alter 'l'altro dei due' coll'elemento ali- di alius ali-quis (§ 379), da *ali-teros (dat. femm. aiterae Pl., Corno Nep.; aggiungi alter-uter, declinato in ambedue le parti o solo nella seconda); alius 'un altro' (gen. ali Varro, generalm. si usa alterius per evitare la confusione col nominativo; dato alio Rhet. ad Her., aliae Pl.) ha declinazione pronominale anche

200

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

nel nom.-acc. sg. ntr. aliud: nella prima metà del I sec. a. C. compaiono alis alid per alius aliud, più spesso quando il pronome è ripetuto, alid ex alio ecc.; cfr. gr. &."M.oc; gt. aljis airl, aile armo ayl di ugual significato. § 381. - Pronomi personali. - Nei pronomi personali ie. è da notare, oltre alla declinazione in origine affatto diversa da quella degli altri pronomi e dei nomi, il fatto che il numero e, fuori del latino che limita questa particolarità al singolare, anche la funzione come nominativo od obliquo (scr. vayam: asma- 'noi', yuyam: yu~ma- 'voi', ece.) sono indicati nel tema stesso (ego: me: nos, tU: vos), cosicché non vi ha bisogno . di una tale indicazione nella desinenza. Questi caratteri vengono in parte smussati nelle singole lingue, grazie a riavvicinamenti alla flessione nominale. Paradigmi:

Nom. Ace. Dat. AbI.

ego me mihi me

tu te tibi te

se sibi se

Gen.

mei

tui

sui

nos nos nobis nobis nostri nostrwm

vos vos vobis vobis vestri vestrum

T L § 382. - N o m i n a t i v o: ego (così ancora a volte Pl.; poi ego per abbreviazione giambica § 28) = gr. èyw (secondo cui ritorna la scansione ego in poeti tardi); il ser, ha ahdm, e ad -om accennano il gt. ik e lo slavo azu: forse *egom ancora in egom-et che diviso falsamente ha dato la particella -met in mèmet nàsmet tùtemet (e tUtimet coll'indebolimento in sillaba atona § 42) vosmet ecc. - tu (ma tu-quidem) = ablg. ty ecc., am secondo aluim: - nos vos cfr. gr. TU O'U, scr. tvam da *tu (enos ace. pI. nel carm, Arvale; si tratta dell'e di scastor, che forse del resto va riconnesso col seguente Lases) = avest. nli vii accusativi, cfr. anche scr. nas vas forme enclitiche per acc. dato gen. '~ c c us atTv'O':) me te corrispondono a scr. ma tva (enclitici), gr.-colfaoreve"!lE O'E, salvo che in lt, troviamo il

+

PARTE II. -

MORFOLOGIA

201

tema senza -u- per la sec. persona, come nell'enclitico *toi gr. TOL scr. dato gen. enclitico te; danotare però che nelle più ~]crizio}ùappaionomei (P ~-3.~~dj122;4)~eAL[22,58i)~­ presso Plauto med ted accanto a me te: influsso dell'ablativo, iE- c~i_ il1l:ac~i~~-~-=~i~-t-i~~~iiÌ- si-jlQim-ID'"-ID'~per C3,duta di -d i:t!~er_t!3~nd~~~JJ.iJ me te sé' Il mehe letto da Quintiliano (I 5, 21) presso gli antichi tragici dev'essere una grafia per me ispirata da mihi accanto a mi. - n6s vos come nel nominativo. D a t i v o: mihi da *mehi = scr. mdhy-am umbro mehe, tibi scr. tubhy-am U. tefe, sibi pelìgno sefei; finale -ei (> -i; sibei P 2, 581) come in prussiano antico tebbei sebbei, forse secondo il dativo sg. della declinazione nominale: -inella prima sillaba per assimilazione alla seconda. Per abbreviazione giambica, già a tempo di Plauto si stabiliscono miM tiM siM accanto alle antiche forme in lunga. Accanto a mihi ~t~ già in Plauto u1fl,i.Lrisultato di contrazione:-ma il-~i i~ufili mi è da *moi, cfr. gr. Téxvov f.l.0L. - nobis vobis hanno -ts da -eis (vobeis P 2, 581); è possibile che qui *nobei *vobei formati come tibei sibei abbiano preso -s dalla declinazione dei pronomi a distinzione di genere (illeis ecc.), In PF. è nominato nis per nobis: fatto di su nos secondo illis: illos, oppure atono per *nes = scr. nas enclitico acc.cgen.vdat. c~:!lati vj} antico méd ted séd, poi senza -di cfr., colla breve, scr. mdd tvdd. - ' .----nobis vobis come nel dativo. G e n i t i v o: mei tui sui nostri vestri sono i gen. sg. dei rispettivi possessivi; nostrum vestrum (ant. vostrum) gli antichi plurali (§ 328); si noti che nostri vestri sono ignoti a Plauto e compaiono dapprima in Terenzio. Accanto a queste forme, in lt. arcaico mis (') tis, forse gli antichi dativi e genitivi enclitici (con valore possessivo) *moi *toi gr. f.l.OL TOL scr. me te (dat. gen.) aumentati del -s genetivaìe. T L § 383. - l possessivi sono aggettivi indicanti pertinenza e derivati dai temi dei pronomi personali: 1 sg. meus da *meios cfr. ablg. moji da *moios, probabilmente dai dativi-genitivi enclitici *mei *moi, cfr. fili mi e mis § 382;

202

GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

2 sg. tuus da *to,!!:os da *te,!!:os

= gr.

,'t" 't"Pe:Lç) gt. preis ecc. 4. quattuor, indeclinabile in latino, ma in gr. SCI'. ecc. ancora declinato: probabilmente in lt. si sono fuse l'antica forma in -es del nom. msc. femm. e quella in -9 del ntr., ambedue apocopate dopo r (cfr. faber da *fabros ecc.); con *quattuorcs, -a cfr. SCI'. msc. catvaras ntr. catvari gr. 't"éaaO(pe:ç ecc. (per l'a di qua- cfr. § 58). 5-10 erano già in origine indeclinabili: 5. quinque gr. 1tév't"E: SCI'. panca ecc., j§ 13.112. 6. se» gr. É!~ SCI'. ~a~ gt. saihs da *seks. o _ 7. septem gr. t1t't" frane. érable), alba-spina, bis-cocuom, in-odio (> frane. ennui), medio-die (> it. mezzodi), medio~loco (> frane. milieu), malehabit'/J, (> it. malato per antico malatto), *mali-fiitius (: fiitum > frane. mauvl!'is), e così via. ' § 399. - Classificazione. - Comunque, si tratti di composizione ereditaria o ricalcata su modelli ellenici, troviamo in latino -come nelle altre lingue ie. due tipi fondamentali di composti: gli ESOCENTRICI, in cui il centro, cioè il concetto descritto e definito dal composto, si trova in questo stesso (gr. 7tlX't'po-x't'6voç 'uccisore del padre' o à.xp6-7tOÀLç 'la citta alta ')j e gli EXOCENTRICI (o mutati, o bahuvrihi), il cui centro risiede fuori del composto, in quanto esso di sostantivo diventa aggettivo (Àe:uxwÀe:voç 'colei che ha le braccia bianche ').

TL

§ 400. - I. ESOCENTRICI sono i seguenti tipi: I,

1) C o P u l a t i v i, o d v a n d va, o p o l i c e n t r i c ij in latino, a prescindere da formazioni artificiose quali i due (I) In modo speciale si notino le forme plautine, calcate su noti modelli della commedia greca, quali collierepidae, cruricrepidae, plagipatida, virginesvendonides, tedigniloquides, quodsemelarripides, argumentumextenebronidès ecc. Ma quidquidcadiae Fest. p. 257 M., se non è forma inventata per spiegare quisquiliae, potrebbe essere antico composto parasintattieo come il nome scr. yadbhavi~yas del pesce che diceva sempre yad bhavi~yati 'quel che sarà (sa.rà) " Pane. I 14.

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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

titoli di poemetti levianì, Sirsnocirea 'La Sirena. e Circe' e Protesiliiudamia 'Protesilao e Laodamia', li ritroviamo solo in derivazioni aggettivali: su-ove-taur-ilia, stru-jert-arius 'un sacerdote che sacrificava coi due generi di focacce chiamati strues e jer(c)tum " palmipedalis ' lungo un palmo e un piede " o come costituenti il primo termine di un composto in scytalosagitti-pelli-ger (Tertulliano); dvandva di aggettivi abbiamo in reciprocus da *reco*proco- 'rivolto indietro e avanti' (§ 219), laddove dulcacidus potrebbe anche collocarsi nella categoria dei composti determinativi o karmadharaya (2 a).

+

2) D i d i P e n d e n z a, o t a t p u r u ~ a: qui uno dei due membri, più spesso il primo, serve a determinare il secondo, con rapporto di coordinazione o subordinazione: § 401. - a) Il primo caso abbiamo nei cosiddetti composti attributivi o apposizionali o k a r m a d h r a y a , il cui membro determinante sintatticamente dovrebbe stare nello stesso caso del determinato, al quale serve da attributo o da apposizione: perennieeroue (Pl.) albogalerus angiportum (Pl.) (angu- 'stretto' = scr. a"!,,,h'li-s) trisaeeliseneai (Laev.) e, con -io- probabilmente non aggettivale né derivativo ma modellato secondo altri composti, plenilUnium privilegium ecc.; inoltre moechicinaedus tmoechus et ipse cinaedus, Pl.) tunicopallium (Pl.) contortiplicatus; chiari calchi o imitazioni di modelli greci, altisoniins (ul.\JL~pe[Lh1jç) multipotens (1toÀ\)òUv~[LOç) ecc. Questo tipo è recente in greco, e così anche in latino, dove angiportum (da *angu-) è univerbizzazione di due termini giustapposti nel nesso sintattico (cfr. Frisk, Indog. Forsch. LU, p. 282 sg.; Pisani, ibidem, LIV, p. 38) (l). A sé stanno, qui come in II (§ 403), i composti con un numerale: trinummus 'i 3 nummi' (P!.), che possono continuare direttamente un vecchio tipo à

(1) Tardi calchi di gr. ex(yexypoç o:uocypoç I5vexypoç ecc. sono equi/er ovifer capri/er (Gloss.) 'cavallo selvaggio' ecc. In greco stesso questi aggettivi paiono rideterminazioni semantiche di antichi nomi di cani o uomini composti con é!ypex (' prendi-capre' ecc.) secondo é!YPLOç.

PARTE II. -

MORFOLOGIA

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~~-6~ClÀCI\I

'due oboli '), cfr. specialmente i composti con as: 1}(7s ecc. § 404, che nella forma conservano tratti di rilevante antichità, così pure simbella da sèmi-libella e simili. T § 402. - b) Il secondo caso si ha nei t a t p u r u ~ a per eccellenza, in cui uno dei due membri è retto dall'altro, generalmente il primo dal secondo: regijugium poplijugia Marcipor nemoricultrix (una scrofa selvatica) imbricitor (Enn.) salUtigerulus capriiieus armipotèns; più spesso qui il secondo membro è un cosiddetto 'nome verbale', ha cioè valore di nomen agentis o actionis: miis-cipula (: capio) 'trappola', fratricida (: caedo), miiniceps manceps (: capio), blandidicus iiide» (: dico), sociofraudus, terripavium (pavire), tubilustrium, lumbijragium, oim-dèmia, ecc.; qualche volta il nome verbale ha valore passivo, cfr. caecigenus (Lucr.) 'nato cieco' ecc. T § 403. - II. Gli EXOCENTRICI o b a h uv r i h i sono anch'essi a quanto pare di imitazione greca (cfr. Pisani, Studi it. di fìlol. classica, Nuova Serie, XI, p. 121 sgg.), se si escludono naturalmente gli aggettivi tratti da dvandva (I 1, § 400) come suovetaurilia strujertarius e alcune forme pietrificate quali atrox [ero» sollers che per il latino sono aggettivi semplici: tali duracina uva (ax'À'Y)p6x'ox'x'oç), jalsiparens 'che ha falsi genitori " incurvicervicus ' dalla cervice curva " qromdaeou«, magnanimus ([J-EYIXì.6.&U[J-Oç), tardigradus, armisonus, anguimanus, lOripè« ecc. Anche qui stanno a sé i composti con numerali che in parte sembrano ereditarii, così Septimontium, bigae da *bi-iugai, nundinae da *noven-dino- (: scr. dinam 'giorno '), quinquennium, quadrupes (umbro peturpursus scr. cdtu~"pad- ecc.) - ma trirèmi« è calco di 't"p~ép'Y)ç, bicorpor di a(aw[J-oç a~aw[J-lX't"oç ecc.; così pure quelli con particelle: impliimi« inanimus inimicus iners injamis inquies ambidens anceps (ambi-caput-). T § 404. - Per quanto riguarda la forma dei membri del composto, va notato: L'incontro di vocale finale del p r i m o con quella iniziale del secondo m e m b r o dà luogo all'elisione della finale (salvo

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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

endo-itium = initium PF.), che spesso però è riammessa per ricomposizione: aquagium (aqua ago), dùraoinu«, sollers ieolloars), amb-urbiiUes (hostiae), ma multi-angulus, ante-urbiinus, quindi bi-ennium tri-angulus ecc., secondo cui semi-animus, sèmi-ermie Liv. (semermus Tac.), quadriennium (quadrangulus Varro). Notare le formazioni con as assis: bes (cioè bess da *d?!:.ess da *du-ass) bessis, tressie (da tres asses) secondo cui quinquessis oicessie tricessis; semis (semi-as) ssmissie, su cui è formato trèmi« tremissis (Lamprid.: 2 ~ assi); dussi« (Prisc.) come du-plex ecc., deoussie (: deou-plu« ecc.), quadrussis (: quadru-pes ecc.) hanno fornito il modello di oetussi» nonussis centussis, Recenziore è quadrassi» (Prisc.).

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+

T § 405. - Avanti consonante iniziale del secondo membro, l'-i- del primo che risultava (in polisillabi) dalla finale di temi in -0- (§ 42) ed -i- è stato generalizzato come « vocale composizionale ») (in prossimità di labiali alternantesi con u, § 18: tubilustrium e tubulustri1tm), che sostituisce la finale di temi in vocale e si aggiunge a quella di temi in consonante (e la sostituisce: hom-i-cida di homen-): vi sono però casi, specie in composti recenziori, in cui la vocale finale è stata restituita. Diamo qui esempi delle varie possibilità: t e m i i n a, tubi-lustrium (-bu-) ecc., e blatto-sèrioue ecc. (tardi) secondo i temi in -0-; t e m i i n -0-, vini-[er auri- fex (-ru-) e albo-galerus mero-bibus, con aplologia vene-ficus per *veneni-ficus, con sincope in vecchi composti princeps (primo-), vin-demia, sacer-dos, puer-pera (ma sacri-ficus sacri-lequs agri-cola); liticen di lituus è probabilmente fatto su tubicen; t e m i i n -io-, -in-, medi-terraneu» offici-perdu« Caelì-montana (porta), hosti-spices (hostia), ma socio-fraud'us PI., tibi-cen (tibia), cfr. § 43; t e m i i n -io, ponti-te» (-tu-), viri-potens (PI.: viri-um), con sincope au-gurium § 96 au-spe» (avi-; tardo avipes), nau-fragium (e navifragus), o-pilìo (u-, cfr. § 33: ovis) ed au-buhulcu« (con ov- > av- § 17); t e m i i n -u-, acu-pedius (: WXUI; § 168) ed aci-penser (un pesce: etimologia malsicura), corniger flucti-ger manu-festus (-ni-) e con sincope malluvium (*manu-lav-) mam-ceps man-sues;

PARTE II. -

MORFOLOGIA

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t emi

i n . -u- e dittongo, su-cerda t-cerda 'escremento') su-bulou« (su- dai casi obliqui come in subus § 343; -bulcus = gr. qlUÀcxx6ç), biicaeda (e bovi-cidium Solin.); t e m i i n c o n s o n a n t e, a) senza vocale composizionale, mus-cipulum mus-cerda mus-(s)tela (se va col goto stilan 'rubare' ecc.), ntisturtium (: torquère, propriam. 'che fa torcere il naso '), iu[s]dex ius-(s)titium, nomen-clator (: cala1'e) sol-stitium: in alcuni casi si può essere incerti se la vocale composizìonale sia sempre mancata o ci troviamo dinnanzi ad aplologia, così in arcubii (arx cubo: o areci]-cubiH), cordolium (o cor[di]-dolium ~), stipendium (stips pendo: o sti[piJ-pendium ?), trucidare (tru[ci]-cid-? qualcuno ha pensato che il significato originario fosse , squartare', quindi tru- '4' come in gr. "PU-cpliÀe:LCX 'che ha quattro cimieri' da *qutru- § 393); e così sicuramente lapi[di]cùla, cfr. con aplologia di sillaba diversa il- derivato lapidici[di]na PF.; b) con vocale composìzionale, aeri-p es {lori-jer iuri-dicus veneri-vagus ossi-jragus carni-te» (-nu-) jratri-cida imbri-jer arti-jex légi-rupa; i temi in -en- sostituiscono questi suoni con -io, homi-eida sangui-suga (e, con sincope, nuncupo da *nomi-cap-) forse partendo da jratri-cida che ha dato il modello per homi-cida, questo per gli altri; similmente opi-jex da ops, ma ricondotto ad opus può aver dato il modello per foedi-fragus .( foedus), cini-flo (cinis). Per -i- compare -e- in su-ove-taurilia (per -ovi- che si trova in Catone), pelle-suina , ubi pellis suitur, calzoleria' Varro e ope-cimsioa (dies) Varro, lume-mulia ' luma molita ' Acta fratr. Arvalìum.

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T § 406. - Il s e c o n d o m e m b r o subisce variazioni normalmente quando, il composto essendo exocentrico, esso membro muta valore (da sostantivo ad aggettivo) e deve essere assoggettato alla mozione. Ciò ha luogo in quanto il composto di solito viene immesso in una delle due categorie aggettivali in -us -a -um od -is -e, più raramente a mezzo di suffissi (-io-, talora -ali-, -aneo-): d a t e m i i n -Ii-, bi-jurcu» birotus avius delirus (: lira 'solco', propriam. 'che esce dal solco'; od è delirus retroformazione da de-lirare 'uscir dal solco' > ' fol-

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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

leggiare 'Y), sescento-pliigus ed ab-normis bi-libri« dé-pugis (ibrido, dé + 1tuyf), per gr. &-1tuy0 bellum), bi-iugus Ov. e bi-iugis Verg., sémi-somnus Pl. ed ex-somnis Verg., inermus Pl. ed in-ermis; d a t e m i i n -u-, ex-sénsus capri-cornus, bicornis (angui-manus in Lucr. resta tema in -u-); d a t e m i i n -é-, levi-fidus Pl., ma eai-spè« Accio (solo il nominativo); d a t e m i i n -io, per-emnis (peremne un auspicio tratto da magistrati nel passare un fiume, Fest.), Inter-amna; d a t e m i i n c o n sona n t e, quadru-pedus, mili-peda 'millepiedi' sésquipedis, tutti tardi (ma sésquipés Pl., quadrupés), in-hospitus Verg. con-cordie Caecil. discordis Pompon. (ma usuali eoncors discors), in-iUrus Pl. uni-colOrus Fronto (ma con-color), dè-decoris SalI. (: decus; indec6rus è dall'aggettivo dec6rus); da genus si fa dégener ecc., ma Lucrezio ha multigenu-s tema in -0-; da corpus, bicorpor. - F o r m a z i o n i i n -io- sono liiti-cliivius nefiirius (o da nefiis direttamente Y) e vériverbium Pl. in-fortunium Pl., specialmente in epoca postclassica liiti-fundium Plin. domi-cénium Mart. posci-nummius Apul. torti-oordius Augustin.; i n -ali-, bi-pedalis Caes. aequi-dialis scmi-corporalis Firm. Mat.; i n -iineo-, tri-peddmeue Cato medi-terriineue (mediterreus Sisenna). § 407. - Per quanto si riferisce al carattere delle parole adoperate nella composizione, notiamo:

I. Nel p r i m o m e m b r o può stare: a) un nome o pronome, cfr. i casi addotti sinora;

b) un numerale, che assume talora forme speciali (cfr. §§ 387. 393.404). Si osservi: 1. uno- e sem- (sim-plex, sin-cinium Isid.);

2. bi-ceps dui-déns biduum (da *d'!.!:is-di,!!:om scr. -diva- , giorno ') du-pondius du-bius (da *-bh'!!:-io-: fu-i, scr. bhu- , essere', quindi , di doppia natura '), tardi di-l6ris di-nummium con di- astratto da parole di origine greca (come di-oboliiris Varro da òL6~oÀov) duo-pondium Gromatici duapondo Quintil. (secondo tria-);

PARTE II. -

MORFOLOGIA

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3. tri-eeps ecc., ter-oeneficus; 4. quadru-pediins quadri-duum (secondo tri-duum) quadri-fiiriam; 5. quinqui-plex quinque-vir quincu-plex; 6. se-mestris tsea-m- § 92) secondo cui se-pes Apul., cfr. anche seni-pes col distributivo in Sid. Apollin.; 7. Septimontium sept-ennis sept-un» e septu-ennis Pl.; 8. octu-plu» oct-angulus octo-iuqi« Liv.; 9. nun-dinae da *no,!!:en-dinai § 33; lO. deeem-ple» decu-ple» dec-ennium; 100. cenii-pie» centi-manus oeniwm-ple» centum-pondium cente[ni]-nodius Marcell. Empir. ; 1000. mille-folium (calco di (.LupL6-epuÀÀov) e mili-peda Plin.

§ 408. - c) un tema verbale, o come tale inteso: rarissimo in epoca antica (Verti-cordia e il comico conterebr-omnia Pl.) che l'ha probabilmente dal greco (tipo epepÉ-oLxOç), questo tipo guadagna terreno in epoca imperiale (p. es. [ulei-pedia (Petron.) ed è ancor vivo in latino volgare (nome proprio Vince-malus) e nelle lingue romanze (bevilacqua garderobe ecc.), In questi e simili composti abbiamo degli imperativi usati come rappresentanti del verbo; in flex-animus (Enn., Acc.) fiexi-pede« hederae ecc. abbiamo un calco, parzialmente anche morfologico (-si- = -(H-) di un xlX(.L\jJl-&u(.Loç y.1X(.L\jJl-7touç o simili. Formazioni ibride di su quei composti greci in cui un tema nominale primo membro di composto è stato rivalutato come verbo (epLÀO-7tIXTWP come se *epLÀeL-7t) sono i rari philo-graecus Varro, zeli-vira Tertulliano, thelo-dives Augustin, Altra natura hanno composti come ari-ficus Cael. Aur., contemmificus Lucil., earperçificu» Apul., ricavati da iire-facio expergefacio ecc. con sostituzione dell'i composizionale all'e: può darsi che il punto di partenza vada scorto in, algi-ficus o simili, da algor ma raccostato ad algere e quindi modello per iirifiou«: iirère e insieme per contemnificus: contemnere, T

§ 409. - d) particelle, che possono essere:

IX) solo usate in composizione: in-temperies illuvies insiinus ignobilis (gr. eX- scr. a- da *r!- grado O di *ne-); ne-fas ne-fandus ne-scius nemo ine-hemà, hemo forma più antica di homo § 14) nihil (da *ne hilom) nullus non (ne-oinom' 1 ' *noinom,

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GRAMMATICA LATINA STORICA E COlllPARATIVA

tramandato noenu > non); amb·ages ambi-vium 'anceps ' ambiaxio 'catervatim' PF. (axis ') amb-urbium ambi-dens ambi-genus an-ceps (*ambi-caput) am-plexus am-segetes 'che hanno mèssi ai due lati della via ' amb-arvalia; dis-crimen di-lfi,dium ' giorno di riposo dei gladiatori' dif-ficilis dis-sulcus 'porcus dicitur cum in cervice saetas dividit' PF. dis-li"quidus 'perspicuus' Gl.; re-calous Pl. (verso il dietro) re-clinis Ov. recurvus Verg. repandus; se-ciirus (= sine ciira) segrex Seno (da se-gregard) sedulus (da sedulo per se dolod), siidus (da *se iidod'), e, con s6- per s'i-, s6cors (si trova in glosse anche secQ1-dis), forse sobrius (so-ebrius '); oè-oors vesanU8 vegrandis osseu» (ve-esca) verpu« (ve + verpa, con aplologia) Vèioois. Portenium. polliibrum (con poro) possono essere derivati direttamente da portendo pollu», § 410. - ~) Usate anche fuori di composizione: ab-simili« ab-avus iioiu» iimen«, ad-wncus adverbium agnomen apprim i« acctioue affinis (1); anti-geni ' prius geniti ' antesignani antepi7N 'piede anteriore' Cic. antemeridiiinus; circa-moerium Liv.; com-par confatalis coaetàneus Apul. condignus 'degnissimo' (cum intensivo, cfr. concido conficio) collibertus commarltus conserva consobrinus concors contubernium (taberna); de-pilis Varro devius dècolor debilis (: scr. bdlam 'forza ') dèmèn» depontiini (senes; cfr. il detto sexagenarii de ponte) depHimis Plin. drpropitius Tert.; ef-frenus ex-animus eepers (pars) egelidus elinguis PF. enodis Verg. enormis enervis ex-ediiriitus exalbidus , bianchiccio' ediirus ' piuttosto duro' Verg. expallidus (efferu8 Lucr. retroformazione di efferiire!) eiiincidus 'germogliato a guisa di giunco' Varro exkeres Pl. exconsul (tardo, come le simili formazioni); extrii-miiriinus Ambros.; in-fula ineula infumus (§ 106); inter-capedo interpres (: pretium) inierrè» intervallum intercus; ob-niibilus Enn. obvius (questo e pervius da (l) Atavus, piuttosto che con *at· = scr. dti (forse da *eti!) è *ad·avus con t secondo stritavus tritavus, di cui il primo contiene un antico' *struti·: airI. sruith 'vecchio, onorando' ablg. stryji 'zio " il secondo è modificato da str- secondo TPLT07t murus) postgeniti Hor.; prae-cliirue praecàmus ' canuto :precoce' praemature praepotèns praeiudicium; prà-curous Verg. propes 'gomena per legare in basso le vele' Turpil. proaous proauctor 'fondatore' di una gens' Suet. profanus propriam. , che Rta innanzi al tempio' pronomen procestria PF. e procostria (castrum); sub-cavus Cato subeueto« Pl. subrumus agnus 'poppante' Varro suggrundo suburbanus subrostrani e con valore di 'quasi' subaquilus subniger Pl. ecc.; ewper-ficies (facies) supersies (: stiire) swperbu« « *-bh'!!:.-o-: fui ecc.) supcr'ciliurn (da un *celo- = slavo éelo 'fronte '). Un ibrido greco-gallico è para-veredus ' bilancino, cavallo di rinforzo' (cod. Theodos.). - Ai probabili casi di retroformazione già rilevati si possono aggiungere insignis (da insignire) reprobus transformis eèpa» resonus oblitterus = -riitus Laev. obvallus = -liitus Ace. Come si vede, non mancano in questa categoria composti sicuramente preistorici, in quanto contengono parole non più note al latino. Ad esse vanno aggiunte formazioni avverbiali come perdudum praemodum Liv. Andr. propalam PI. T § 411. - e) parole complete di desinenza o avverbi; si tratta propriamente di ipostasi da giustapposizioni: con numerali, undecim (§ 388) sexprimi duooir; duumviri (da duum-virum gen. pl.) quattuorviriitus septemtriènè« (e -trio) tergeminus se[mi]squi-alter se[mi]s-tertius Sexulixes 'un Ulisse e mezzo' (per Sesqu- con l'accostamento a sex) sesquitertius '1 % '; Iupiter (dal voc., § 344) onde iugliins, Dies-pite« Mii(r)spiter; cottidie (dal loc. *quotitei-die) meridie (da *mediei-d-) postridie (*posterei-d-) quot-annis; aquae-ductus plebisscitum seniitusconsultum terraemotus iure-consultus sacrosiinctus (se da *sacro-s-) Lariscolus dulciorelocus (dulci-o're-loquos); rosmarinum -i e fenugraecum accanto a jenumgr. in cui i due membri possono o non venire declinati ambedue, il che avviene comunemente ancora di paterfamiliiis respublica, dove quindi la giustapposizione è

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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

chiaramente sentita; noctUvigilus Pl, miserevivium (una pianta) e sem-perfìorium. Ap\11. benejacta Pl. malesanus primogenitalis Tertull. sempervivus Apul. paeninsula plùeeciu« Petr.; avverbi, admodum affatim denuo (de novo) ilico (*en stlocod > in loco) profecto (pro facto) mirimodis e multimodis Pl. (per miris multis con caduta di -s avanti m- § 91 e abbreviazione dell'i secondo i composizionale) dèrepente desubito dèmaqi« (ove il de ha assunto valore rafforzativo); formazioni parasìntattìche, Sacraviensés 'pertinenti alla Sacra via' sextadecumani Tac. nudiustertianus e anche N oooeomènsis in cui -vo- per -vum di N ovum Comum probabilmente per la pronunzia volgare che aveva lasciato cadere la nasale finale (§ 139), a meno che qui (e in Porocornsli Forolivi) non abbia agito l'esempio di nomi galloromani tipo Augusto-ritum (secondo gallo Uxello-dunum ecc.). Si noti infine domnaedius dall'accuso domn(um) aedium (come cavaedium da cavum aedium, veneo da venum eo) che dà luogo a domnifunda , domina fundi ' ecc., tutte formazioni di epoca tarda. T § 412. - II. A proposito del s e c o n d o m e m b r o va rilevato in particolar modo il caso in cui questo è costituito da cosiddetti nomi verbali, agentis ed actionis, che possono essere: a) temi radicali (§ 155): arti-te» corni-cen au-ceps iii-de» rèm-e« (ago) aure-a» (oria = au- § 22 'freno') amb-agés (: aiio ad-agium) [èni-se» au-spe» re-dux dé-prans Naev. (: prando) Iibri-pèn« 'tesoriere militare' (pendo) perpes (peto) prae-ses prae-sul (salio), in senso passivo multi-plex eon-iux ne-pus 'non purus' PF. (puto putare; o falso arcaismo per *ne-pur con caduta di -os § 324, malgrado la lunga di u?) agger (antico arger Prisc., con ar per ad § 108: gero). T § 413. - b) temi con vari suffissi: -a- msc., hosti-capa-s homi-cida agri-cola trans-fuga heredi-peta Petr. legi-rupa PI. feni-seca bù-sequa Apul. ad-vena con-viva (e gli ibridi flagri-, ulmi-triba Pl.), in senso mediopassivo bii-caeda 'flagellato con striscie di cuoio' indi-gena (indu-, endo) cot-Ièqa (: lex); -0(-a- femm.), fun-ambulus prod-igus ab-igeus 'ladro di bestiame'

PARTE II. -

MORFOLOGIA

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(ago) Lupercus (arceo) mero-bibue tati-canus (e -cin-) Ov. piscicapus causi-dicus magni-ficus prae-fica sorti-legus pro-nuba puerpera (pario) omni-pavus Cael. Aur. Viri-placa (Iuno) domi-seda ferri-terus Pl, aedi-tuu» e le formazioni con -jer -ger (igniter armiçer; Pl. ecc. nel nomino anche morigerus ecc.), in senso medìopasaìvo bi- fidus (findo) con-tragus (frango); -io- (-ia- ), aqu-agium galli-cinium Fordi-cidia (forda 'bestia gravida ') stilli-cidium (cado) regi-tugium col-loquium pro-pudium 'pudendum' (ma repudium tripudium sono composti di pe«, pel vocalismo cfr. gr. 1t68-cx e § 43) lecti-sternium con-vicium (vic- = gr. f€~1t- in d1tov da *'!!:.eiqu- dissimilato per il raddoppiato *!!.e-uqu-, radice *~equ-) virgi-demia in-edia ax-ungia; -t- (§ 225), com-es sacer-dos locu-plee (plere) mam-suee (suesco; potrebbe partire anche dal nom, sg. sincopato mansués di mansuetus come sanas di sanatus); -uo-, ambiguus (ago) exiguus praecipuus ingenuus residuus conspicuus continuus (teneo; alcuni di questi direttamente dal verbo composto t): altri, pellesuina (§ 192) ecc.

T § 414. - c) participii: p re s e n t e, omni-ciens Lucr. trugi[erèn« id. blandi-loquens Laber. suavi-loquens Enn. omni-parèns Lucr. vini-pollens Pl. aedi-tuens Lucr. alti-volans Enn., accanto a -ier -loquus -pera -tuus -volus (velivolus Enn., velivolans antico poeta ap, Oic, de div. I 67) che sono le forme più antiche e comuni; secondo questa alternanza, troviamo -ans, inteso come particolarmente poetico e solenne, anche ove non esista il verbo, unanimans (onde animans) Pl. per -us, quadrupedans Pl. Verg. per -pes ecc. (in Pl. queste forme sono evidenti parodie dello stile tragico); p a s s a t o p a s s i v o , ante-fixus bifissus post-geniti Flori-tertum (farcio) , cfr. le formazioni avverbiali pedegressim pedetemptim, ~ 417. § 415. - d) secondo i precedenti, abbiamo formazioni in -iiio- anche dove non esista il rispettivo verbo, ma con valore identico a quello di ppp.: deacinatus Cato obaertues Liv. (aes) expalliatus Pl. expapillatus id. expeculiatus id. suppernatus Catullo praepilatus' terminante a forma di palla' (pila) Liv. ecc.,

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GRAMMATICA LATINA STORICA E CO:l cossim (conquinisco conquexi, l'ad. quec- 'curvare') tolUtim 'al trotto' (: tollere pedem Y) vicissim e vicissatim. Se-

+

PARTE II. -

MORFOLOGIA

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condo questi avverbi si è fatto inter-im (antico anche interatim PF.) per interea, iuxtim periuxta, utrimque; olim da un tema *oli- forse da "ooelo- § 33: ablg. ovu, avest. ava- , quello '; demum è da un *de-mus derivato da de come summus da svb.

T L § 418. - HOM.-Acc. NEUTRI: dulce ridentem, lene sonantis aquae, suave olentis, umbrae resoniirent triste et acutum, multum tantum paulum parum (da parvom § 32), iterum (neutro di un comparativo della radice pronomìnale i- in id ecc., cfr. al-ter u-ter), plèrwmque minimum summum nimium solum recèns (recenter è tardo), saepe (di un *saepi8: eaepesi, anche simul (di similis) [acui (e facile) con sincope dell'-i finale; un antico plurale è forse frustra e -tra (: fraus~). Un DATIVO è hum-i = gr. XIXfl.-IX(; inoltre oppido se si ha da credere a PF. che lo deriva da « quantum oppido satìs esset », detto di granaglie; ma si tratterà piuttosto di un ablativo da confrontare col gr. Éfl.-m:aov ' saldamente, certo '. T L § 419. - Invero il caso da cui troviamo derivati avverbi in maggior numero è l'ABLATIVO (spesso nelle sue funzioni di strumentale, cfr. §" 302): gratiis e gratis ingratiis, tempore dilucu16, quomodo multimodis. (§ 411) mirimodis, [oris (: [orii« § 417), protelo (protelum ' timone del carro " quindi' tutto di seguito '), forte tjortasse -ste cfr. § 421), impendio numero, antegerio ' molto' (forse da un osco *antagero- con anaptissi = umbro a n t a k r e s , integris '), vulgo, initio principio quotdieou« quotannis quotkalendis Pl., sponie, magnopere maximopere quantopere tantopere (opere magno, opere tanto ecc. Pl.), alterni.';J e alterna (vicibus, vice) repente simitu (sim- § 387 ed iiu« di ire). Inoltre rientra in questo capo la serie degli avverbi in -ò(d) da aggettivi: merito perpetuo continuo adsiduo crebro raro (e rare) subito commodo hiirno 'quest'anno' (§. 187), verno crastino noctumo matUtino (i. e. tempore o die), primo secundo ecc. (sulla differenza tra quarto e quartum ecc. cfr. Varrò ap. GelI. Xl), nubi16 sereno, sortito (in )testiito necopiniito bipertito (in )consulto cito falso secreto tuto fortuito certo vero (certo 'di certo', -e ' certamente'; vero

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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

, in verità " -e' realmente '), omni'nO (di un *omninus), ecc. (1). Di questi avverbi, hanno breve l'-o (per la legge di abbreviamento giambico § 28) cito modo (modO Pl. spesso) con quiimodo ecc. (altrove l'abbreviazione è tarda e sporadica: postremo Iuven., quanto German. Mart., ultro Prud., sèro Seneca ece.). Cfr. anche dextra sinistra intra extra supra iuxta contra ultra citra recta directa (i. e. manu o parte; antico extrad P 2, 581 eoc.). T

§ 42Q. - Un antico GENITIVO è l'arcaico noa: 'di notte' =

vux't'oç § 132; inoltre dius-que § 356.

LOCATIVI abbiamo in tem-port e temperi Pl. ruri (§ 335), domi postridie (* posterei di~-i; o l'-e è lungo Y) perendie ' dopodomani' (*peren- cfr. ant. persiano paranam ' per l'innanzi '; l'elemento finale potrebbe anche essere da hodie = scr, adyu', con h- per analogia di hic), diu (§ 356) noctu scr, aktau id. (*t"-; § 331), diequinte o -s (§ 356) cotidie (§ 411) per-egre peregri (ager). Un loeatìvo adesinenziale di penus è penee • internamente; presso '. Locativo di un tema non più esistente in latino è temere propriam. , alla cieca' da *temes- 'oscurità' (in tenebrae § 208). Antico 10cativo plur. potrebbe essere foris (*-oi-su; o ablativo t) accanto a foras § 417. § 421. - Rientrano infìne in questa serie le formazioni con preposizione più il nome da essa retto: invicem obviam oh-iter ea:templii ilicii § 411 imprimis cumprimis adprima prope-diem 'fra giorni' (per prope dies, sottint.est) incassum (cassus ' vuoto ') denuii § 411 adamussim (Varro ecc., onde ea:amussim PF.), depraesentiarum e impraesentiarum « -a harum, i. e. rerum), praefiscini e -ne Pl. ecc. 'çollrispetto parlando' (propriam. 'evitando il malocchio ': fascinus, locat.); con postposizione, tantis-per parumper semper (sem- § 387) topper (da *tod-per 'subito', ma forse rifacimento di una corrispondenza al russo tepér' 'ora '), Aggiungiamo qui alcuni avverbi ricavati da una frase: forsit(an) § 416, jortassi«

T

(l) Ultro • spontaneamente' potrebbe essere da *voZtero- per *velt6ro. formazione comparativistica di wl-le.

PARTE II. -

MORFOLOGIA

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-asse cfr. § 128 (da forte assis 'forse per un asse' '), sci-licet vide-licet ' cioè' i-licet (imperativi + Ucet), ni-mirum, dum-taxat (t- è antico congiuntivo aoristale o dal desiderativo di tango; nella lex Bantina le due parti sono ancora scritte separate). T L § 422. - Vengono inoltre usati per la formazione di avverbi da nomi alcuni s u f f i s s i s p e c i a l i, che sono: -e (-e per abbreviazione giambica in bene male § 28) e -ter, per lo più il primo con aggettivi della I-II declinazione, il secondo con quelli della III: acute alte bene (*duened: duenos> bonus § 14) valde ' molto' (validus; senza sincope, valide' validamente '); e breviter feliciter, ove -i- si trova dopo consonante; ma in audacter diffìculter simulter abbiamo sincope dell'-i(accanto ad audiiciter diffìciliter), e presso i temi in -nt- e sollers l'aplologia di -titer in -ter: sapienter sollerter ecc. Avviene però che da parecchi aggettivi della II decl. si trovino avverbi in -ter, specie presso poeti arcaici e loro imitatori: duriter (e dure), largiter (e large), humiiniter (e humiine) , firmiter aequiter ecc.; violenter opulenter f!audulenter cruenter (Apul.) con aplologia. Di queste due formazioni, la prima, in -e da -ed, è, più che ablativo, uno strumentale con -d per analogia degli avverbi in -o(d) § 419; la seconda fu da alcuni vista come in origine sorta in composizione con iter (cfr. gli avverbi romanzi in -mente), al che potrebbe invitare anche obiter (§ 421) contenente senza dubbio questa parola, mentre altri (come il Ceci) vi scorgono il nom. sg. di un tema comparativìstico in -tero- (§ 212), e altri infine, forse più rettamente, identificarono -ter col suffisso -tra che in sanscrito forma avverbi locatìvali (vana-tra 'nel bosco', a-tra 'qui '), Sicuramente identico al -tas che forma in scr. avverbi di moto da luogo (deva-tas ' da parte del dio " td-ta« ' di lì ' ecc.), al --.oc; di gr. èv't'oc; èx't'oc;, è il -tus di caeli-tus funditus penitus (penus, penes) radimtus stirpitus antiquitus divinitus humiinitus Cic. ecc., inoltre intus = èv't'oc; e subtus. Il suffisso -s, che ritroveremo nel § 423, forma inter-diu-s (cfr. § 356): scr. purve-dyu-s 'alla vigilia '; di qui interdiu secondo a« § 356. 15 -

v. PISANI,

Grammatico Ialina storica e comparativa.

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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

T L § 423. - B. Per vie analoghe si muovono le formazioni avverbiali da pronomi, solo che qui i suffissi sono in parte diversi. Raggruppiamo per significati:

a) S t a t o i n l u o go: loeativi illi isti ed illf-c ieti-c M-c; con -i secondo questi, ibi ibidem postibi, ubi (ubicunque ubique) alicubi aliubi utrubi, alibi, utrobique, derivati con *-dhe, cfr. SCI'. i-M ku-lui 'li, dove?' gr. 7t6-&L l&e x's:i:voç ecc.), ul-s (: olle § 374, cfr. ul-tra), us-quam (nus-quam) us-piam (indefinito, col solito u- da *quu§ 377, cfr. quis-piam § 378). T § 424. - b) M o t o d a l u o go: illim illin-c istin-c utrimque hin-c de-hinc, un -de che pare uguale al -&s:-v di gr. 7t6&s:v si aggiunge in in-de (indi-dem) de-inde > dein (l) exinde > exin (da *im) utrinde: si tratta di formazioni da temi in -io, accanto a cui, dal tema interrogativo con u, un-de (undi-que come quis-que), ali-cunde per cui aliunde rifatto secondo unde. Identificare l'elemento -m in queste forme colla desinenza di accusativo è, dato il significato, piuttosto azzardato. In composizione con seeus, altrinsecus intrinsecus ecc.; con versus (cfr. appresso), undiqueversus -um. T § 425. - c) M o t o a l u o go: illo illo-c isto eo eodem qlto (quonam) ultro 'di là' P1. (2) citro intro (inte1') hiio ad-huc huc-usque qua-ad ad-eo sono probabilmente forme dativali; composti con vorsus > vm'sus (§ 16) ppp. di vertO (in adversus advorsus: cfr. anche deorsum sursum da subs-v- e s17,sum onde ital. suso *deosum onde giuso, prorsus da pro-v-, introsus extrorsum se-orsum) sono illorsum aliorsum ed alivorsum hOrsum quoquovorsum (-versum) quàswm, (l) Di qui deinceps, propriamente un aggettivo (: capio) ancora come tale l' 2, 583 r. 79, indi usato come avverbio. cfr. § 430. (2) Forse diverso da questo, che torna solo [n Plauto, è ultro "spentaneamente '. cfr. § 419.

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§ 426. - d) M o t o p e r l u o go, e m a n i e r a: ea(dem) MC illo'c illa aliqua qua-lib,et ne-qua-quam haud-qua-quam, tutti ablativi femminili, sottinteso via o simili; con aggiunto -tenus (formazione di teneo, come secus, § 424, di sequor), ea-tenus , fino a tal punto " quatef/-US ecc.

T L § 427. - e) T e m p o r a l i: aCCl.l~~Mf! msc. o femm. in tum tun-c (radice pronominale *to- di ~r.. 't'o eco.), quom > cum quon-dem ed un-quam (da *quu- come u-b; eec.) n-urtquam; quan-do ali quando (-do è una postposìsìone, anche nell'arcaico endo = in; cfr. scr. -da negli avverbi temporali tadO, 'allora' kado' 'quando', cfr. anche donec § 581); tan-dem (-dem come in idem); iam dal relativo ie. *:i:.o-, formalmente uguale al gr. !Xv, ~v. T L § 428. - f) Al t ri a v v e rb i: accuso sg. tam quam quam-vis (' quanto vuoi' > ' quantunque ') aliquam-diu; strumentale di un tema qui-, qui' come' (e ne-quiquam; alioqui céteroqui con alio cétero anch'essi strum. di temi in -0-); locativo si-c da *sei-ce del pronome so- (§ 375) da cui anche lo strumentale arcaico so-c' così' e porro da *por-so = gr. 7tOpO"Cil attico 7tOppCil; un suffisso -ta(da *-t;}, scr. -ti) in i-ta = scr. iti ali-uta ed iti-dem uti-que (-ti- pel § 42); -tem da -them. in item: scr. itthdm (id + tham) 'così '. Con or, quor cùr: gt. hwar 'dove Y' lit. kur , perché" ser, kar-hi 'quando' '. § 429. - g) F o r m a z i o n i d i P r e P o si z i o n i p l U p r o n o m i sono ant-ea ante-hac antid-ea post-ea post-hac postid-ea postilla interea praeteres praete1'hii,c proptereà ed eiipropter quapropter (qua mé propter éduxi foras ancora Ter.) quo-circa id-circo. Per la comparazione degli avverbi cfr. § 367. § 430. - NOTA. - Qualche avverbio viene declinato e usato come ago gettivo: ex penitis [aucibus, pectore penitissimo Pl.; in penitiorem partem domus Apul. (di qui l'avverbio penite Catullo LXI 178); deincipiti die Apul. (ma: deincipem antiqui dicebant proxime quemquam captum, ut principem primum captum PF. ci conserva l'aggettivo da cui è fatto l'avverbio dein. ceps; cfr. pel nominativo deinceps § 424, nota a piè di pagina); equi mordiei Hygin. cfr. § 416.

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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

§ 431. - O. Nel latino volgare rileviamo l'uso di ibi ubi anche per gli avverbi di moto a luogo eo, quo; inde unde sono impiegati anche a indicare la causa, la conseguenza ecc., infine come genitivi, cfr. §§ 384 sego Importante è il sorgere di nuovi avverbi da locuzioni consistenti dell'ablativo singolare femminile dell'aggettivo con mente, onde I'ìtal, lievemente riccamente ecc.

O. - Il verbo.

L § 432. - Nella coniugazione del verbo finito latino è fondamentale l'opposizione di due s i s t e m i, del presente e del perfetto o, per dirla cogli antichi grammatici, dell'infectum e del perfectum. Dal punto di vista funzionale questi due sistemi designano opponendole l'azione non compiuta e quella compiuta, rispetto al tempo presente (presente e perfetto), al passato (imperfetto e piuccheperfetto) o al futuro (futuro e futuro anteriore): onde una relatività temporale che nelle altre lingue ìe. è poco o null'affatto indicata. In compenso di tale conquista il latino ha perduto la distinzione morfologica delle azioni (momentanea, durativa, iterativa) e degli aspetti (considerazione dell'avvenimento nel suo complesso o nel suo decorso) che troviamo altrove, p. es. in greco (tema dell'aoristo opposto a quello del presente), e che doveva costituire l'ossatura del verbo ìe., povero di determinazioni temporali (p. es. è assai dubbio che disponesse di un tema speciale per indicare il futuro). Si è spesso opinato che il latino indicasse l'azione e l'aspetto a mezzo di prefissi (p. es. facio: confìcio, perficio): ma non si tratta di un mezzo morfologico ben determinato come nelle lingue slave, dove un verbo imperfettivo diventa perfettivo (aoristale) automaticamente pel solo fatto di essere composto, ed esistono pertanto preposizioni che hanno soltanto l'ufficio di perfettivizzare il verbo senza mutarne il significato; bensì del valore perfettivo inerente al significato che la preposizione conferisce al composto: p. es. un compire o condurre a termine un'opera (con{ìcio, per{ìcio) è forzatamente momentaneo, non durativo.

PARTE II. -

MORFOLOGIA

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§ 433. - Come nelle altre lingue ie., non vi è rapporto necessario tra la forma del sistema di presente e quella del sistema di perfetto: cfr. amas: amavi, ma eubiis: eubui, stae: steti; habès: hobui, ma mordès: momordi, sedè«: sedi, ridè«: risi; legis: légi, ma scribie: scripsi; molis: motus, petis: petivi; eapis: oepi; ma rapis: rapui, aspieis: aspexi: audis: audivi, ma dormis: dormui, [ulci«: [ulei, venis: veni, reperie: repperi; quantunque sia dato notare, nel latino rispetto all'ie, e nella evoluzione del latino stesso, una tendenza a far corrispondere le formazioni dei due sistemi, estendendo l'impiego della cosiddetta forma debole di perfetto, in -vi. Poiché in generale (all'infuori cioè di certe formazioni radicali, § 522) può dirsi che mentre le forme forti (raddoppiate, sigmatiche, radicali) del perfetto sono derivate direttamente dalla radice, quelle in -vi (e, benché non più visibilmente, quelle in -ui) lo sono da b a s i v e l' b a l i, come diremo, meglio che « temi verbali », in quanto riserviamo l'ultima denominazione ai temi temporali e modalì; mentre d'altro lato il sistema del presente (salvo alcuni casi sporadici che tratteremo nei §§ 552 segg.) si forma o a mezzo della vocale tematica -e-/-oche si aggiunge direttamente alla radice (leg-o) o fa parte di un antico suffisso aggiungentesi anch'esso alla radice (sper-no eec.); ovvero a mezzo del suffisso -ie-/-io-, solo in piccola misura primario, ma nella grande maggioranza dei casi secondario e aggiungentesi ad una ba s e ve l' b a l e o ad un tema nominale, col quale forma una tale base (è il caso dei verbi in -ire) o che innalza al rango di essa.

L § 434. - Basi verbali possono darsi: in -a-/-ii- od -a(infinito -are); '-e-/-e- (infin. -ere); -1,- (infin. -ire); ed -u- (infìn. -uere). ,I. In -a-: la brevità originaria dell'a appare nel perfetto, che termina nella I sg. in -ui da -a-,!!:ai (domui da *doma-,!!:ai eec.), § 42, e nel ppp. o supino in -i-tus ·Hum da -a-t-, § 42. L'-adell'infinito è analogico secondo il presente, ove *dom,(-i.o *doma-ies ecc. avevan dato domo domiis ecc. come curo C7iro's da *eoisa-io *eoisa-ies con antico -a-, infinito C7irare. Qui l'-a-

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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

è un antico -:1- che appariva alla fine della radice, cfr. domare gr. aex~-Cù scr. dami-td = domi-tor ecc., sonare scr. ppp. svani-tds, tonare scr. stani-hi II sg. impt, (questi due sono entrati anche nella classe colla pura vocale tematiea, cosiddetta III coniugazione, cfr. sonit tonit arcaici), iuvare ser. ya1t-ti (*iew- > *ieu-), lavare gr. Ào(f)é-Cù (e lavit di III conìug.), arare scr. ari-tram , aratro' gr. cXp6-Cù, calare gr. xexÀé-Cù, hia-re lit. Zio-ti, inoltre crepare micare plicare eeesse vetare. Oon perfetto in -avi (secondo exulavi di exulo, denominativo di exul Y) amb-ulare colla stessa radice al-a- di ala-cer gr. &ÀcX-O-fJoex~ &ÀcX-(jex~.

T L § 435. - II. In -a-: ex) Alcuni verbi in -are usati specie in composizione, senza che per essi sia probabile l'esistenza di un antico +, appaiono formati a mezzo di un -a- e si alternano con presenti formati a mezzo della vocale tematica: tali sono dicare: dicere, e-ducare: ducere, fugare: fugere, oc-cupare: capere, usu-rpare: rapere, cubare: eumbere, pro-fligare: fligere, procas» (: preeor, anch'esso passato alla I eonìug.), celare: oo-oulere (-cel-), sedare: sidere (e sedere), legare: legere, de-sivare: de-sinere, levare: linere ecc. Salvo alcune formazioni come il citato profligare o come fodare: fodere ece., il grado apofonico della radice è diverso da quello del verbo colla vocale tematica, e corrisponde alla apofonia, ancora latina o prelatìna, del perfetto duale-plurale: cfr. diciire -duoiire: aated, I pl. zig-um, zug-um, prociire: scr. III pl. pf. papracchur, sedare (e, con -0-, solari da *sod- § 108): sedi gt. I pl. set-um, de-sivare: de-sivi, levare: levi, e anche opitulare (se non denominativo di opitulus, ma questo retroformazione di quello): tuli. Si dovrebbe partire qui da nomi in -ii che insieme con altri (in or) hanno costituito il paradigma, forse non interamente stabilito in epoca ie., del perfetto. La costituzione di una base in -a- sarebbe avvenuta come per I (§ 434).

T L§ 436. -~) In -na-re: cli-nare: cli-v'Ils gr. XÀf-vCù_(da *XÀE-vlCù) aated. hli-no-n ' appoggiare' (-i- per -i- forse secondo ac-clinis'), ma-nare (da *mi'j-na-: meare da *mei-a-), con-ster-nare ser.

PARTE II. -

MORFOLOGIA

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III sg. str-tfil-ti, a-sper-nari SCI'. SP[-tf4-ti aated. spor-non ' spronare " prae-sti-nàre (destinare, obstinare) gr. ta"t'cXvw paleosl. stanf!, cfr. anche laricinare: lacer § 209, ci offrono i resti di presente in -na- (debole -na-) come negli esempi sanscriti citati o in gr. OcX[L-Vci-[LL (M[Lvli-[LE:v); spernere sternere ecc. (§ 490) rappresentano lo stesso tipo, passato direttamente alla coniugazione tematica coll'aggiunta di -e-I-o- (non di -je-I-jo-). Ma il tardo farcinari è denominativo di [areina (o da *farciminariY), cfr. appresso; carinnre 'probra obiectare' PF. (testimoniato per Ennio) potrebbe esserlo, con anaptissi, di un *carna = gr. xcXpvrl' ~'Y)[L[~ cfr. slavo Icor-i-ti 'biasimare' (è fatto secondo questo booinntu» 'convinciatur' PF. da botire boantes Y); opinari è denominativo di un tema *op-jon-, debole opin- (come ancora osco leçin-um. 'legionem': leqion- ) da op- in praed-op-iont , praeoptant' PF. (scritto -otiont); similmente festinare di un *fest-ion- *festin-: con-teetim; e natinare di natina 'discordia': conseguentemente muginari 'nugari et quasi tarde conari' PF. sarà denominativo di un *mugina (muginari di Lucilio è addotto da Nonio col senso di 'murrilUrare', ma si tratterà di falsa interpretazione per l'accostamento etimologicopopolare a mugio) da l'iconnettere con muger ' qui talis male ludit' PF. da *muguhro- cfr. (osco) mufrius 'imbroglione' in Petronio SCI'. muh-yati 'è stolto '. § 437. - y) D e n o m i n a t i v i, formanti la massa dei verbi in -tire, più spesso con valore transitivo ma anche intransitivi: i significati possono essere: « esercitare una certa attività ll, philosophiiri furari famulari; « portarsi, operare come qc. », adolescentiare dominari; causativo e fattitivo, acervare fumare nubilare murmurare quadra1'e e conciliare curare vel'are 'dir la verità' (Enn.) vindemiare auxiliari; « fare uso di qc., provvedere di qc. ll, clipeare sagittar~ venenare mercari (e orare: os, su cui deve aver influito un *ur- ritrovantesi nell'osco urust , oraverit " alla sua volta grado O della radice di ver-bum gr. Èpéw); « stare o metter su od in qc. ll, cruoinre popinari rurare; « soffrire di ll, carbunculare scabiare (febricitari è forse giustap-

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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

posizione dell'ablativo di febris con citari); altri casi, siderlZri parenuire altercari. Spesso le derivazioni sono da nomi con preposizioni (§ 459), collutulentare concipilare (capulum) conqraecare considerare, delibrare 'scortecciare' delirare (: lira , uscir dal solco ') depontare ' gettare dal ponte' (cfr. depontani § 410), dilatare (dis-), eliminare eviscerare, incomitiare 'ingiuriare pubblicamente, propr. nel comizio' inveterare, obliuerare , cancellare' (cfr. oblinere id.). Doppio valore troviamo in albicàre 'imbiancare - esser bianco' quadrare ' render quadro - adattarsi esattamente '. § 438. - Tali denominativi si fanno anzitutto da temi in -a-: cenare ciirare fiammare multare ecc. (nota aginare 'agitarsi' da aqina 'l'ago della bilancia '), che costituiscono la massa iniziale e talora possono essere ricavati da aggettivi in -iiius § 233 sentiti come ppp.: attraverso i derivati di aggettivi, che potevano riferirsi tanto al tema in -0- msc. e ntr. che a quello in -a-, e casi come animare: anima ed animus, la formazione si è trasferita a temi in -0-; di qui, grazie a doppioni come infamus I-mis, inermus I-mis, inoltre a casi come asperiire: asper, operari: opera ed opus, si è estesa infine a temi in -i- (con nominativo in -er od -is), a temi in consonante (vulnus: vulnerare) e così via. Abbiamo in tal modo, da temi in -0-, armare donare ministrare (magistrare PF.) alterare (ad-ulterare, onde adulter) regnare cruenuire lUcubrare (lUcubrum è testimoniato da Isidoro) palari e dispalare da *palos < *pand-slos (: pando); in -io-, consiliari radiare; da temi in -io, piscar; testari levare (ma anche brevi-are Quint., tardi alleviare humiliare subtiliare); da temi in -ie-I-ia-, glaciare materiare 'fare di legno' meridiare exsaniare (ma satiare è da satis, come breoinre, non dal tardo saties; *satius non è tramandato), indi -iare di cruciare alludiare ' vezzeggiare '; da temi in -u-, sinuare aestuare arcuaretumultuari ecc., forse anche per influsso di februare mutuare vacuare da temi in -uo-; da temi in consonante, exulare vigilare robornre frigm'are venerari (Venus) moderari (modes-tus) auciorare iurare (ìUs; antico iouesat P 2, 4) sperare (§ 354) CIMtpOnari seminare hien~are

PARTE II. -

MORFOLOGIA

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auspicari niitricare/-ri calcare (calx) equitare iiidicare aucupare (eques iiidex auceps) emancipare (manceps; o da mancipium!); da temi in -n- abbiamo anche caligare (Cic.; tardo caliginare) formidare Pl. helluari Catuli. lurchiiri Lucil. retaliare Geli. (talio), fatti probabilmente di sui nominativi sg. caligo ecc. § 439. - Secondo remigare di rème» (fonte di navigare) e litigare iiir(i)gare (lis, iiis + ag- di agere) riportati a remus titi- iiis sono fatti pur(i)gare (purus) levigare mitigare (levis mitis) ecc.; essi, confrontati con rémiqium litigium iurgium, hanno provocato la formazione di fastigare vestigare da fastigium vestigium, e fastigare opposto a fastus ha servito da modello per castigare da castus -us, fatigare da fatis, fustigare da fustis. D'altro lato, fastigare vestigare remigare ecc. riportati ai rispettivi nomi in -igium provocavano la formazione di verbi in -tire, non -itire, da nomi in -ium, quindi aedificare da aedificium, ecc. (dove può essere stato attivo anche l'influsso di beneficare: beneficu« e beneficium; sacrificare: *sacrificue in sacrificuiu« e sacrificium); indi latrocinari patrocinari ecc. da nomi in -cinium (§ 172), ove si noti che tubicinare può esser sorto direttamente da tubicen e come tale, messo in rapporto diretto con tubicinium, aver fornito anch'esso un modello: secondo vaticinari son fatti gl'ibridi aliicinari dal gr. !XÀG -it § 135) -imus -itis (§ 500) e venendo così nel presente a coincidere con i derivati che avevano ab antiquo + anche

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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

fuori del presente, inoltre con i due verbi dalla radice in -iciii cis civ i citum cire e fio fis fitum fitur § 560 (e, assimilato a questi, scio sci« scivi scitum scire), han finito con adattarsi alla loro analogia. Tali derivati sono: T § 450. - cx) D e n o m i n a t i v i, abbondanti in periodo preclassico e classico, facentisi rari in seguito: anzitutto da temi in -io, cfr. gr. P:YjVLW 3'YJpLOfLCXL: fL:rjVLç 3:rjPLç, scr. kavi-ydti , agisce come un kavi- (saggio, vate) " lit. daly-jù ' distribuisco' (dalì-s 'parte '), ablg. gosti!' (da *gostj-i!') gosti-si 'ospito, -i' (gosti 'ospite '), con tema in -i- avanti -to- ecc., &.3~p",-'t'Oç daly-tas, infin. gosti-ti. In lt. finire, potiri (potis), cratire 'erpicare', mentiri (mens, cfr. com-mentum 'invenzione '), sitire, [ebrtre, tussire, puni1'e (: -punis in impunis), lenire, grandire, e-rudire, ecc.; di qui da temi in consonante custodire (secondo cui servire), [erocire Gell.; in -io-I-ia- fastidire insanire ineptire lascivire; infine in -0-, largiri, artire ' inzeppare ' (artus), hirquitallire, supino procitum (procus) Liv. Andr.; balbutire caeciitire presuppongono *balbutus (scr. Balbuthds npr.) *caecutus. Secondo priirire saranno fatti i verbi in -iirire od -urrire indicanti una smania, un prurito fisico: ligurire (: ligula 'cucchiaio' inteso come diminutivo), scatUrire (scatus 'impetigo, sicca scabies' Gloss.; il significato più antico vien mostrato dal deverbativo scaturrio 'lepra' Gloss.), secondo cui, direttamente dal verbo scalpere, scalpurio: in glosse si legge anche vagurrio ' vado vagabondando '. Nella serie di questi denominativi rientrano le formazioni da onomatopee: bilbire bombire garrire gannire ecc.; ma radici verbali (siano pure state onomatopee in epoca preindeuropea) abbiamo da scorgere in mugire (con g rispetto a fLUX!XOfLCXL, cfr. anche fLU~W), vagire (&Xli, ~X~), e barrire è denominativo di barrus 'elefante', hirquitallire 'mettere la voce di adulto' lo è di hirquitallus ' pubere " e così via. § 451. - ~) Formazioni in -turire -surire dal tema del supino, cosiddetti ID e d i a t i v i o d e s i d e r a t i v i: cenaturire, esurire, empturire, petiturire, canturire, caciiturire, habiturire , voler avere', micturire, morturire, parturire; secondo questi,

PARTE II. -

MORFOLOGIA

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81lllaturire Cic. (Sulla), adulescenturire. L'origine è incerta: forse aplologicamente da *cantu-turire 'aver da cantare' ecc. col tema del supino (come in SCI'. çrotu-kiimas 'desiderio di udire ') e *turire = lit. turiù, 'ho' inf. turéti 'avere, avere da, dovere ,~ Cfr. anche Risch, Indogerm. Forsch. LXI, 187 sgg.

-:a-:

T L § 452. - V. In si tratta di denominativi da temi in -u(identici al tipo greco 8iXXpUW), e cioè acu-ere, arguere (il tema in -u- nel gr. &pyu-poc;), gruere (gruere dicuntur grues PF.), metuere, statuere, tribuere, inoltre gluere (gloss.) fatto dal nominativo glUs (gen. glUtis l), battuere e [utuere di origine discussa; delibutus Pl. (onde delibuit e simili Tertull. ecc.) parrebbe incrocio di delitus e imbutus. Anche qui l'u appare allungato già da tempo ie. avanti -to- del ppp. ecc., cfr. gr. &p't"u-'t"6c; di &p..uw ecc., SCI'. preso çatru-yatio e çatru-yati 'è nemico' (çatru-s), ecc. T § 453. - B a s i v e l' b a l i i n l a t i n o voi g a l' e. Per la formazione di nuovi temi verbali derivati, restano antichi tipi come quelli in -iire e, meno usato, in -ire (oculiire pectiniire carrioiire ignire); accanto ad essi, mentre alcuni vanno decadendo, ne sorgono dei nuovi. Diamo qui un breve sguardo ai tipi più comuni:

da participi e aggettivi: humiliiire, ACUTIARE it. aguzzare, ALTIARE it. alzare, EX-CURTIARE it.. scorciare, SUCTIARE it. succiare; - ICARE: amiiricare, masticare, CABALLICARE it. cavalcare, ecc.: -ACEARE onde it. -azzare, -aociare; molto diffuso è -IDIARE da -(~ELV § 443 (guerreggiare); -ITARE, p. es. VANITARE it. vantare; da diminutivi, cfr. § 442, -ACULARE onde it. -acchiare (sjoracchiare) , -ICULARE onde it. -icchiare -ecchiare (morsicchiare) , -UCULARE onde it. -uccbiare (sbaciucchiare), -ULARE p. es. MIXTULARE it. mischiare, -ILLARE it. -ellare (cantarellare), -ITTARE (cfr. -ìtto- § 300) it. -ettare (macchiettare). Importanza speciale hanno assunto le formazioni in -RNTARE (denominativi di participi presenti), di cui nel latino letterario solo praesentnre è stato accolto e che è servito alla derivazione di fattitìvi, -IARE,

16 - V. PISANI. Grammatica latina storico e comparativo.

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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

cfr. it, addormentare, ~gqllentare eec.; e in -TARE -SARE, originariamente usata per i frequentativi (§ 444), che ha sostituito in misura sempre maggiore gli antichi verbi radicali: cantare adiutiire iactare ausare USARE prendono il pq§~p di canere iuvare iacere audere uti ecc. I Vgrbi greci in -i'l ~o;~ ecc. prendono le forme della I coniugo § H§h similmente i germanici in -an, -on: xu~e:pviiv gubernare, ~Àoca'BTl!Le:tv blasphernare, roubOn it. rubare ecc.; quelli germanici in, ~iF}"i. (I sg. preso -ja, cfr. lt. audio ece.) passano alla IV coniH~" hqti~n > hatire (Gloss.) 'odiare' franco ha~r ecc.

1" L

§ 454. - Composizione verb"'e.

I. C o m p o s i ~ ! o n ~ verbale ~n senso corrente è quella di un verbo c o n ~ n a p r e p o si?! i p n e o p r e v e r b i o che ne modifica il significato; alcune di queste preposizioni o preverbi non compaiono più come parole indipendenti, altre vengong p.~~Fe anche fuori di composti. Le prime si hanno ad es. in arr"q~!r~ (am-plector am-ipio § 457 an-quiro, f4~: IXwpL), au-fero au-f'lfHi~ (ocù-x,cX't"'t"e:LV, scr. 4va), dis-tinguo (dir:imo diffìndo di-gredipr e dis-pudet, cfr. or.cX da *oLaoc), ne-scio (nolo da ne-volo, cfr. nemo da ne-p,emo ecc.), nequeo da negJ1-it = neque it (indi astratto queo) (1),' ind-igeo (egeo) ind-uo (arcaico ancora endo indu), pono da *po-sino, por-tendo por.-rigo tpol-lioeor cfr. 1tOCp:cX), pos-sideo (pot- = 1to:L; ovvero come pot- di possum, V. appresso Y), re-cedo red-eo red-oleo (reddo da red + do o da re + *àido: O(OW!LL Y), se-cedo se-paro. Improbq ~ denominativo di improbus, ig~~ro è partito dal ppp. igp,etus; ma ignosco deve essere da 1I'enu-gno- = scr. anu-jna- 'permettere' con 41~U ' appresso " cfr. anche im-sequor in-venio in-video. ,

. . i , !

§ 455. - Preposizioni usate anche fuori di composto (e per cui cfr. § 582 sg.) sono quelle di ab-eo (abs-cedo a-moveo § 92), (1) Negligo neglego dev'essere da *ne + gligo: gr: :yÀ[X0!L(XL; la forma neglego con -B» per raccostamento a lego, così pure la grafia neolego (secondo diligo, poi, neglexi negteotum).

PARTE II. -

MORFOLOGIA

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ad-eo (ac-cedo af-fero a-spicio), oom-ed/i (con-tendo cor-rumpo, co-nitor da con-gn- § 24, co-es, cogo co-egi da co-ago), de-ligo (lego; debeo da de-habeo; dego dà. de-ago), ex-eo (ef-fero e-dico § 92), in-cumbo (im-mitto il-labor ir-rumpo) , ob-es (op-pugno oo-cido of-fero o[b]s-tendo), per-es (pel-licio), prae-currt; (praebeo dall'arcaico prae-hibeo), prod-eo (pro-cumb6; pro-ficiscor), eub-e« (suc-curro suf-fero su[b]s-cito sus-tuli); ante-cedo, circum-do, inter-cedo (intel-lego), intro-duco, super-sum, trans-eo (tra-duco traiicio e trans-duco ecc.). Inoltre subter-fugìo, contra-dico, supra-scando, praeter-lnbor, circum-eo ecc. Doppio prefisso, evitato dagli scrittori dell'età classica, in dé-re-linquere, re-colligere ecc. T L § 456. - NOTA. - Si raccostano a questo tipo le composizioni colla particella pronominale ce- (di ec-ce huius·ce ecc. § 376): ce·do 'dà qui' pl. celte (da ce·date) § 37, cfr. § 558, e cedo da *ce·zd·o rado sed- ' muoversi' di gr. b1l6ç slavo choditi 'andare' silU da *sed·lo-s 'andato ',

§ 457. - Per i mutamenti provocati dalla composizione nel voealismo radicale, cfr. i §§ 37 sg. 42.44 sgg.; nota casi come pergo surgo (da per, sub + rego, pf. perrexi surrexi), pono (da *po-sino, supino po-situm), sumo (da *subs-emo), inoltre per-cutio (quatio), am-icio (iacio, ricomposizione in amicio = am-ii- ). T L § 458. - In epoca arcaica la saldatura di preposizione e verbo non era costante, come mostrano le « tmesi » i prae puere Pl., ob vos sacro e sub vos placo PF. (= obsecrà supplico), endoque plorato XII 'I'ab, (= implorato), disque tulissent Pl. (= distulissent), imitato da Lucrezio in sèque gregari (= segregari): arcaismo stilistico è Corno Alc. 8, 1 nihil erat super, imitato da Tac. hist. I 20,3 decumae super portiones erant. Abbiamo qui la continuazione di un uso ie. ben testimoniato nei monumenti più antichi del sanscrito (Veda) e del greco (Omero). § 459. - Non rientrano fra i composti verbali veri e propri i denominativi derivati da preposizione + nome come eaamurcàre, deargentare, decollare (collum), defrugare (fruges: 'pri-

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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

vare dei frutti '), exterminare, irretire, enervare e simili (cfr. anche § 437), in realtà formazioni parasintattiche. T § 460. ~ II. C o m p o s i z i o n e si ha anche c o n n o m i e c o n a v v e r bi: il caso più antico è quello di credo da *kred-dho 'pongo il cuore', per cui cfr. § 118. In latino abbiamo ancora possum da pote (ntr. di potis, e anche potis con perdita di -s, § 128) sum (cfr. potis est Pl., pote juisset Ter.) pot-es pot-eram ecc. § 553; venire da venum ire (§ 129) secondo cui vendere per venumdare (forse sul modello reddere: rcdire); animadvertere da animum adoertere; mea ré-jer: (ablativo: cfr. quae ad rem reierun; Pl.); forse os-ciuire; mamii-mittere, usu-capere; multi-, magni-, parvi-jacere, lucrijacere Mart.; recuperare (§ 441), aequipernre, vituperare (: viti-um come vitilitigare Cato e con aplologia vitiligat 'vituperat' Gl.). Con avverbi, satago e satagito, satisjacio ecc., benedico maledico valedico (valejacio Apul.), malo mavolo (§ 554) mavis da *magsvolO per magis-, § 92. Si tratta in tutti questi casi di antiche giustapposizioni (cfr. § 397). § 461. - III. Un tipo non chiaro nelle sue origini è quello rappresentato da cande-jacio made-jacio cale-jacio are-jacio jervé-jacio ode-jacio (PF.) e -fiO, con abbreviazione giambica ciiU- oU- onde cai- ol- e paU- ecc., più spesso accanto a verbi in -ère; solo poche di queste formazioni si affiancano a temi con -ii- o colla vocale tematica, come dome-jactus Petr., experge· jacio, o sono da nomi, come cinejactus Lucr. (: cinis, secondo tepejactus), in ogni modo secondari sviluppi del vecchio modello. Tmesi in [eroe bene jacito Cato, perjeroe ita fiet Varro, consue quoque jaciunt id., excanàe me jecerunt id., jacit are Lucr. possono rappresentare una imitazione di bene [acere accanto a benejacere. La spiegazione più plausibile è ancora quella (di F. Skutsch) che parte da cale-jU, foneticamente da calèn« jit

e simili; le forme così sorte, raccostate a calère ecc., avrebbero provocato l'attivo calejacio e servito da modello per ulteriori creazioni.

PARTE II. -

MORFOLOGIA

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T § 462. - In l a t i n o v o l g a r e cessano di venir adoperati per nuove formazioni abs é (non ex!) ob prae pro retro, e sorgono in compenso nuovi preverbi: extra, torte, infra, minus, subtus, supra; molti composti prendono il posto dei rispettivi semplici, e viene esteso l'uso· della doppia prefissazione (adimplére, DEEXCITARE > it. destare); infine ha luogo la ricomposizione col reintegramento della vocale del semplice nella sillaba radicale (commando per commendo secondo mando ecc., § 72), salvo dove la composizione non era più sentita (colligo > it. colgo ecc.), T

§ 463. - Consistenza del verbo latino.

Il verbo latino ha tre « voci n: attiva, deponente e passiva. L'attivo e il deponente continuano la partizione ie. (che si ritrova in scr., in iranico, in greco, in celtico, in gotico ecc.) di attivo e medio (1), in origine distinguente l'azione transitiva da quella intransitiva: in latino però, come nelle altre lingue, la differenza si è andata perdendo, e la distinzione, puramente morfologica e tradizionale, è stata sempre più trascurata, cosicché l'uso di una forma o dell'altra è già oscillante per parecchi verbi nella tradizione più antica e, dopo la fissazione più o meno rigorosa del periodo classico, la voce deponente finisce col cadere in desuetudine od è adoperata a sproposito da alcuni scrittori come un arcaismo di cui non s'intende più il valore. I cosiddetti semideponenti (audeo gaudeo eoles fido) sono degli intransitivi, i quali nel perfetto adoperano la coniugazione perifrastica col participio in -to-/-so- (ausus, gavisus, solitus, fisus sum), naturalmente di natura indifferente riguardo alla partizione in attivo e passivo come i noti iuratus priineus cénatus potus; quanto a reoerti déverti perfetti di reoerior severtor (2), si tratta di un uso noto ad altre lingue ie. (scr., gr.) e dovuto al fatto che il pf. era in origine un intransitivo, e la (l) La corrispondenza di deponente lt. e medio ie. si ha ancora in singoli verbi, p. es. sequitur gr. ~1tE ..a.L = ser. sacate, re-vertitur scr. vartate. Un resto assai notevole del valore dell'antico medio si ha nell'impersonale tipo itur. (2) Ser. preso vdrtate: pf. (formalmente attivo) vavarta.

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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

sua coniugazione morfologicamente attiva rientrava, quanto alla funzione, nel verbo medìale, § 464. - Il medio ie, è continuato anche nel passivo latino: i passivi delle varie lingue ie., ove non rispecchino il medio ìe., sono creazioni monoglottiche ottenute generalmente specializzando antiche formazioni mediali o intransitive. In effetti, il medio nel suo uso originario indica, abbiam detto, un avvenimento intransitivo, esaurientesi cioè nel soggetto: il complemento di agente o di causa esprime il motivo per cui tale avvenimento ha luogo: necatur in origine val quanto necatus moritur (cfr. anche il passivo perifrastico delle lingue romanze: egli è ucciso significa almeno in origine 'si trova nello stato di un uomo ucciso '). In conseguenza, passivo e deponente hanno in latino le stesse forme, come p. es. in greco nel preso e nel perfetto il medio e il passivo si equivalgono morfologicamente: ~OOÀO{-t()(L come À~YO{-t()(L. Il valore del passivo latino si scorge più perspicuamente nel sistema del perfetto, che è formato perifrasticamente, come pel deponente, dal ppp. col verbo esse (mortuus sum e necatus sum) e indica quindi uno ,< .i.LO del soggetto. Lo specifico valore passivo sorge dalla contrapposizione coll'attivo, in quanto necatur, di fronte a necat, viene inteso come il reciproco dell'azione transitiva. § 465. -r- Dà tutte e tre le « voci >l, attiva deponente e passiva, possono venir derivate forme dell'infectum e del perfectum; solo che la seconda e la terza hanno nel perfectum una coniugazione perifrastica. Abbiamo pertanto un tema del presente comune alle tre voci; o meglio, uno comune ad attivo e passivo nel verbo transitivo; uno riservato a una sola voce pei verbi intransitivi e deponenti, i quali ultimi, se transitivi, trovano il passivo in locuzioni diverse o nel passivo di altri verbi: admirari 'ammirare', admirati6ni esse 'essere ammirato'; hortari ' esortare', monèr; ' essere esortato 'j e così ilti: adhibéri, aggredi: peti ecc. Sulla base dei temi del presente e dei rispettivi infiniti si distinguono quattro coniugazioni, laddove, come

PARTE II. -

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MORFOLOGIA

si è già accennato, il tema del perfetto è spesso indipendente da quello del presente. § 466. - Ognuno dei due temi di presente e di perfetto forma vari t e m p i (dell' i n d i c a t i v o: p l' e s e n t e, i m p e l' f e t t o e f u t u l' o p l' i m o, l'uno; p e l' f e t t o, P i u c cheperfetto e futuro secondo o anteriore, l'altro), dei quali ognuno esprime rispetto al suo corrispondente nell'altro ordine il rapporto di infectum o di perfectum: così il perfetto indica un avvenimento compiuto riguardo al presente; il piuccheperfetto un'azione considerata come compiuta rispetto a un determinato momento del passato, laddove l'imperfetto un avvenimento passato, contemporaneo nel suo svolgimento ad un altro; il futuro secondo, un avvenimento che avrà luogo, ma sarà compiuto prima di un altro, designato col futuro primo. Inoltre per ognuno dei due temi vi sono formazioni di c o n g i u n t i v o (presente e imperfetto, perfetto e piuccheperfetto), laddove l' i m p e l' a t i v o si forma solo pel tema del presente (salvo mementi5 che però ha valore di presente). Infine dai due temi formano i n f i n i t i, da quello del presente un p a l' t i ci P i o attivo (ristretto beninteso all'attivo e al deponente), il g e ru n d i v o (o p a l' t i c i p i o f u t u l' o p a s s i v o) e il g e l' u n d i o. Invece direttamente dalla radice o dalla base verbale derivano il p a l' t i c i P i o passato passivo, il supino, il participio fu t u l' o a t t i v o e l'i n f i n i t o fu t u l' o a t t i v o (1).

r.

T§ 467. - Tempi e modi vengono designati a mezzo di vari temi, distinti dai suffissi; invece la diatesi o voce viene indicata (1) Dunque: Tema del presente. INFINITO

INDICATIVO

CONGIUNTIVO

IMPERATIVO

PARTICIPI

Presente Imperfetto Futuro

Presente Imperfetto

Presente

Presente e Presente (solo attivo) GERUNDIO Gerundivo (Fut. passivo)

c Futuro.

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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

dalle d e s i n e n z e , che del resto sono in parte diverse anche a seconda del tempo e del modo, e che indicano inoltre le persone, prima seconda e terza, singolare e plurale: del duale il verbo latino non serba tracce. Invero il latino, oltre a distinguere desinenze personali dell'attivo e del deponente-passivo, distingue ancora almeno nella I persona (e, in epoca arcaica, nella III) fra desinenze primarie e secondarie, proprie quelle del presente e dei futuri indicativi, queste di imperfetto e piuccheperfetto indicativo e dell'intero congiuntivo (ma i futuri sono in origine congiuntivi, cfr. § 537); inoltre desinenze speciali hanno il perfetto indicativo e l'imperativo. T L § 468. - Le desinenze personali sono: ATTIVO COMUNI. S i n g o l a re. I. Primarie: -o (da -o: gr. cpép-CI), scr. -ii ancora nel congiuntivo brav-a ' dicam ' altrimenti bhar-ii-mi. 'fero' col -mi di cui vedi appresso, gt. bair-a 'fero '; in lt. l'-o resta lungo, salvo casi di abbreviazione giambica, fino all'epoca imperiale, quando .(J comincia a diffondersi eccetto che nei monosillabi); -m (solo in su-m § 552; da -mi, in gr. d-fLL scr. as-m.i della coniugaz. atematica, in lt. quasi completamente eliminata salvo i resti per cui §§ 552 segg.); secondaria: -m (gr. ~Àeyo-v scr. abhara-m 'ferebam '). - II. -s (gr. primario ÈO"-O"L secondo éÀeye-ç, scr. bhdra-si dbhara-si. III. -t (arcaico secondario od: jeced ecc., soppiantato da -t già

Tema del perfetto. INDICATIVO

CONGIUNTIVO

INFINITO

Perfetto Piuccheperfetto Futuro anteriore

Perfetto Piuccheperfetto

Perfetto

Tema del supino (radice o base verbale).

Partic, pass, passivo Partic, fut. attivo

Infin. fut. attivo

Supini

PARTE II. -

MORFOLOGIA

249

nel II sec.; la differenza -t: -d corrisponde a quella fra -ti primario e -t secondario, gr. Èan doro aU~W't'L > -ot ma &Àe:ye:["t"], scr. bhdra-ti dbhara-t, § 121). P l u r a l e. I. -mus (da *-mos in apofonia con *-mes di gr. doro epépo{J.e:ç, cfr. scr. bhdra-mas). - II. -tis (da *-tes; scr. e gr -. accennano a -the, -te, gr. Àéye:-"t"e: scr. bhdra-tha; l'-s latino innovato secondo -mus, oppure -mue ha provocato la sostituzione colla desino di duale, cfr. scr. bhdra-tha« 'voi due portate '). - III. -nti ancora in tremonti Carm. SaL, onde -nt (da *-nti, gr. doro epépo-V"t"L scr. bhdra-nti; l'antica desinenza secondaria *-nt è scomparsa, da essa ci attenderemmo -ns come in osco p r li f a t t e n s 'probaverunt' ecc., cfr. § 126). In luogo di -nt appare -nunt in alcune forme arcaiche di presente: nequinunt (= nequeunt) Liv. Andr. prodinunt redinunt Enn. obinunt Fest., solinunt (= solent Y) id., ferinunt (= feriunt Y) id., earplènunt PF., danunt Naev, PI. Ter.; secondo queste forme, il passivo inserinuntur Liv. Andr. Come si vede, l'elemento inserito pare partito dai composti di eo, per cui.troviamo una rispondenza nel presente ei-nù 'vado' del Iituano, con cui il Pedersen ha confrontato anche il tocarico B yane n 'vanno' (e partic. preso med, y-ne-mane), l'ittito i-ja-an-na-i ' va '; secondo il rapporto nequeo prodeo redeo obeo: nequinunt ecc., da soleo sarebbe fatto solìn1tnt: d'altro lato explenunt richiama l'armeno lnum 'riempio " III pI. lnun da *plénunti; di qui danunt ecc. T L § 469. - D'IMPERATIVO. S i n g o l a r e II. - (lege, come gr. Àéye: scr. bhdra, cioè il puro tema). - P l u r a l e II. -te (legi-te gr. Àéye:-"t"e: scr, bhara-ta, propriamente l'antica desinenza secondaria). Inoltre II. III. sg. -tod > -t{) (legito, arcaico datod lìcetod violatod: gr. Àe:yé-"t"w scr. bhdra-tad III sg., ma vedico -ttid. anche per la II sg., duale e plur.), in origine una particella, l'ablativo del pronome *to-, aggiunta al puro tema che di per sé poteva usarsi con qualunque persona, ma andatasi limitando alla III sg. per l'apparente analogia del suo -t- con quello della desinenza generale di tale persona; di su -to, secondo il rapporto lege: legite, si è fatto a legito II sg. una II pl,

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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA

legitote; secondo quello legit: legunt, a legito III sg. una III pl. legunto, arcaico suntod.

T L § 470; - Di PERFETTO (in cui sono confluite forme d'aoristo e di perfetto, § 503). S i n g o l are. I. -i, antico -ei da -ai (pepuli, lecei poseivei ecc., falisco peparai 'peperi', da *-ai di scr. bu-budh-é I sg. med. di budh- , destare " ablg. vede' so ' = vidi, cfr. per la radice foi:~6 Nomen agen tis: lèctor

§ 476.

DEPONENTE -

PASSIVO

SISTEMA DI PRESENTE.

Indicativo presente. amor Sg. I II amaris III amatur

moneor monèris monetur

leqor leqeris legitur

capior caperis capitur

audio'" audiris auditur

PARTE II. -

Pl. I

amamur II amamini Iq ~mantur

1?I'/1nemur monemini monentur

255

MORFOLOGIA

legimur legimini legun~~r

capimur cap i 1rl-ini capiuntur

audimur audimini audiuntur

Indicativo imperfetto. Sg. I II III Pl. I II III

amabar amdbdri« amabatur amabamur amabamini amabantur

monèbar monèbaris monèbatur monèbamur monèbamini monèbantur

leqèba»

legèbaris legèbiitur legèbamur legèbamini legèbantur

capièbar capièbaris caplèbatur capièbamur capièbamini capièbantur

audièbar audièbariB audièbatU'r '-
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