Pavone M L Inclusione Educativa

April 13, 2023 | Author: Anonymous | Category: N/A
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L’INCLUSIONE EDUCATIVA  EDUCATIVA 

INDICAZIONE PEDAGOGICHE PER LA DISABILITÀ. Marisa Pavone

Parte prima. Evoluzione del quadro 1. Lo stato dell’arte della Pedagogia Speciale  1.1 Un sapere in divenire

Il nostro millennio si caratterizza per l’attenzione crescente dei diritti universali e alla realizzazione delle aspirazioni e delle potenzialità di ogni persona, anche portatrice di diversità e di disabilità. di sabilità. Il campo della Pedagogia Speciale si allarga e si approfondisce costantemente, in parallelo allo sviluppo della ricerca, delle professionalità, delle conoscenze e delle esperienze. Nel panorama delle scienze dell’educazione la Pedagogia Speciale ha assunto il rilievo di un sapere in primo piano. Intorno alle persone con disabilità o con necessità particolari si sono costruite e articolate forme eterogenee di partecipazione, impegno e solidarietà. Il posizionamento dello sguardo sulle loro potenzialità porta a considerarli attori-autori del proprio percorso di sviluppo/apprendimento e protagonisti protagonisti attivi nel sociale. Da un lato suggerisce la volontà volontà manifesta di accostarsi ai bisogni dei diversi  con sensibilità, conoscenza e rispetto; dall’altro esprime lo sforzo di trovare nuovi approcci, più avanzati e modelli alternativi più adeguati. Inizialmente la pedagogia Speciale nel nostro paese ha come abito di studio previlegiato l’educazione alla scolarizzazione dei minori con disabilità, lasciando in secondo piano altre categorie di soggetti con difficoltà, oltre che orizzonti di vitacon più però, il focus si è ampliato comprendere la fascia di popolazione Bisogni (BES),pedagogico ovvero soggetti a rischioa marginalità per disturbi evolutivi, per problemi di apprendimento o per ragioni di ordine psicosociale e socioculturale. Dal 2013, dopo una tradizione storica che ci ha portato a identificarci come uno dei pochi paesi ad accettare la sfida dell’integrazione scolastica integrale dei ragazzi con deficit, abbiamo allargato lo scenario dei soggetti di attenzione, allineandoci alla concettualizzazione pedagogica degli Special Educational Needs : macro-categoria adottata in Europa e Nord America dalla fine degli anni ’70.   L’allungamento delle aspettative di vita per tutti e la maggior visibilità sociale hanno avuto come ricaduta positiva l’universalizzazione delle questioni relative al long life learning . È cresciuta la consapevolezza che occorre aderire a nuove forme di partecipazione che coinvolgono le minoranze nella costruzione di una società globale giusta, equa, coesa e solidale, secondo Canevaro la Ped. Speciale non può che aderire alla prospettiva inclusiva. Nonostante le aperture ufficiali a promuovere un nuovo assetto, la pratica presenta diverse contraddizioni. Nei paesi occidentali vi è stata una progressiva crescita nella capacità di accoglienza all’interno della comunità e nella conquista dei diritti di cittadinanza. Il processo emancipativo degli individui portatori di deficit si è intre cciato con l’evoluzione della società in tutte le sue dimensioni: culturale, educativa, scientifica, politica, giuridica, economica, produttiva, tecnologica, artistica ecc., ma sono presenti delle zone d’ombra. La Convenzione internazionale dell’ONU del 2006 contribuisce significativamente al riequilibrio dei gravi svantaggi sociali subiti e per promuovere la partecipazione delle persone con disabilità alla sfera civile, politica, economica, sociale e culturale, sia nei paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo. 1.2 dalla alla Pedagogia Speciale contemporanea Nel nostro paese i presupposti scientifici e socioculturali per una inserzione dello studio dei minori con problemi si hanno a cavallo dell’Ottocento e Novecento grazie al contributo di Sante de Sanctis, Maria  Montessori  e Giuseppe Ferruccio Montesano. Consideravano essenziale che il percorso di cura medica fosse accompagnato da una cura educativa nel trattamento dei minori insufficienti insufficie nti mentali.

 

La dizione > si afferma intorno agli anni sessanta, quando nel 1964 la materia viene introdotta per la prima volta in un corso di laure universitario da Roberto Zavalloni. Tale cattedra nasce in concomitanza con la nascita della Neuropsichiatria infantile. La Ped. Speciale viene a sostituire precedenti denominazioni e declinazioni dei suoi , che nelle contingenze temporali sopravvenute si rivelano inadeguate a corrispondere alla manifestazione dei bisogni educativi speciali: in particolare (de Sanctis) per parlare dell’educazione dell’infanzia e (Debesse) con la quale si intendevano interventi di riadattamento di con disturbi del comportamento di origine fisica e mentale. La pedagogia Speciale sollecita e favorisce la formazione globale della personalità dei soggetti con necessità educativa particolare, valorizzandone le capacità comunque presenti, che consentono una migliore espressione di se stessi e una qualità di vita superiore. L’apprezzamento del potenziale educativo individuale sposta il vertice di d i attenzione dalla disabilità al soggetto preso nella sua interezza. Si muove per offrire risposte specifiche a problemi personali particolari in contesti di normalità e non in ambienti separati; questa scelta anziché è ridurne l’importanza,  valorizza la specialità pedagogica, declinandola in modo più mirato, meno aprioristico.

1.3 al centro l’educabilità  Nonostante i propositi ideali e quelli dichiarati, rimane presente la mentalità che induce a credere che, in virtù dell a classificazione, si rende visibile qualcosa che appartiene all’essenza della   persona, la quale sidella trasforma in un’essenza e assorbita dalla diagnosi. Una competenza pedagogia speciale èvisibile, quella diirrigidita distinguere nel soggetto le componenti legate al disturbo clinico ricercando tutte le condizioni utili ad annullare le barriere, cioè lo svantaggio, la difficoltà conseguente alla relazione con il contesto di vita sociale e culturale. La cultura progettuale educativa, di cui la Pedagogia Speciale è portatrice, cerca dinamicamente di trovare e riposizionare il miglior equilibrio possibile tra consapevolezza della realtà della minoranza e apertura alla possibilità dell’ personale, personale, tra e >. Il progetto educativo è sempre possibile se intendiamo l’educabilità l’apertura alla possibilità di orientarsi verso una propria meta, la più alta consentita dalla storicità esistenziale; questa capacità di essere educati implica la disposizione personale a sviluppare continuamente l’insieme delle potenzialità. Essa si manifesta in presenza di una minorazione su due dimensioni: una è quella del tempo, rappresentata dal futuro, che prevale rispetto al passato su cui pure si innerva; l’altra, metodologica, consiste nella dilatazione ed espansione dell’esperienza esistenziale dell’educando ed è orientato a sempre nuovi evidente che il progetto educativo personale è soggetto a rischi ed traguardi verso l’autonomia. eventualità di regressioni o di  Èstagnazioni. Credere nell’educabilità nell’educabilità del soggetto implica aprirsi, ammettere all a cura di diverse competenze, creare un contesto di collegamenti e di inclusione con diverse figure professionali. Per educare qualcuno bisogna credere che sia educabile, accettare di correre il rischio e la sfida di contribuire a fare evolvere la sua umanità positivamente. Occorre rivolgersi alla persona considerandola un sistema complesso, aperto ai cambiamenti per quanto piccoli e lenti, come interlocutore con cui tenere viva la comunicazione, capace di modificarsi e di condividere le tappe del cammino. La pedagogia speciale perciò non può che essere multidimensionale, in quanto pone sempre più l’accento sulla della condizione personale di chi a esigenze speciali, sul carattere plurale della sua identità e sulla conseguente (Montuschi, 1992). Possiamo applicare alla P.S. tutto quello che Morin si auspica, ovvero fare riferimento a un pensiero complesso, in grado di tenere un dialogo aperto, di cercare le possibili connessioni con la realtà, di comprendere la e nello stesso tempo di . Canevaro ritiene che lo specifico della P.S. è la sua costante incompletezza, è una identità che si nutre di ricerca condivisa, di continue sfide e permanente superamento di difficoltà. Ne deriva l’esigenza di contaminazione continua e dii circolarità virtuosa tra quanto accade nella storicità del contesto esistenziale e le risultanze emergenti dal panorama scientifico, più ampio e astratto. 7 Gaspari  ritiene opportuno integrare il riferimento al con le prospettive fenomenologico-ermeneutica ed ecologico-sistemica. La sua costruzione scientifica, più che un semplice rispecchiamento della realtà, ne è anche una rappresentazione. Il suo approccio si accosta a quello della narrazione. Importante è la dimensione della progettualità come condizione di fattibilità del quotidiano dell’esperienza, dell’esperie nza, quale luogo previlegiato in cui le diversità in individuali dividuali si rendono visibili. Condivide della

pedagogia generale le finalità, l’intenzionalità, le categorieil supplemento pensiero, educativo il linguaggio, metodologico, il differenziale della qualità che caratterizza sdiupplemento della l’apparato P. s. sta nell’affinare, rendere più attento e sofisticato lo sguardo, perché si dimostri capace di cogliere le difficoltà evidenti e nascoste, di adeguarsi alla loro manifestazione, di progettare percorsi di sviluppo commisurati a ogni situazione soggettiva, impegnando in modificazioni coevolutive il contesto. 1.5 un sapere a vocazione interdisciplinare Fin dalla seconda metà del secolo scorso la cura nei confronti dei disabili ha privilegiato il modello medico e ancora oggi si pensa che sia un campo di indagine i ndagine di competenza prevalentemente sanitaria. Dal punto di vista medico-sanitario i progressi sono stati e sono tuttora rilevantissimi. Lo sviluppo delle specializzazioni comporta però un forte processo di differenziazione e di parcellizzazione. Negli anni Settanta-Ottanta si è cominciato a pensare che la cura nei loro confronti potesse trovare soluzione unilaterale sul piano pedagogico-didattico. Nel nostro secolo la visibilità acquisita dalla multiforme categoria dei soggetti bisogni educativi speciali conseguente necessitàcollaborazione di rispondere alle loro diverse abilità richiamaconfortemente l’istanza di eunla sempre più stretta interdisciplinare tra i saperi specialistici, allo scopo di oltrepassare i confini di ogni particolare specifico orizzonte, per recuperare e condividere una visione globale e unitaria del soggetto di cure e di cura. L’individuo con difficoltà ha bisogno di una pluralità di sostegni e interventi, che coinvolgono specialisti, famiglia, insegnanti, educatori, altre professionalità e volontari. Fin dalle origini, nel nostro paese la P. S. si è proposta come modello a vocazione interdisciplinare, disponibile per natura alla collaborazione con altri campi del sapere: medicina, psicologia, sociologia, didattica generale… Un motivo per attuare una collaborazione interdisciplinare è la comunicazione e la conoscenza reciproca: impedire le derive semplificatorie e le deleghe di un sapere agli altri più forte, ridurre i rischi di frammentazione della conoscenza, cui può corrispondere la frammentazione della persona. Mura  riconosce alla P.S. una duplice responsabilità: sul versante teorico la necessità che la ricerca scientifica implementi in modo sempre più qualificato la propria capacità di identificare, interpretare e orientare circa la complessità dei bisogni speciali e delle possibili risposte. Sul versante operativo la necessità di coinvolgere proattivamente tutti gli attori culturali e sociali nella progettazione, nella

 

strutturazione e nella valutazione di percorsi e ambienti di formazione, di lavoro, di vita sociale capaci di promuovere e realizzare situazioni concrete di piena inclusione per tutti i cittadini. 1.6 Prospettive di sviluppo Il progressivo consolidarsi di esperienze scolastiche inclusive e l’intensificarsi di buone pratiche di buone prassi di accoglienza in contesti extrascolastici ha imposto di allargare lo sguardo scientifico a comprendere tutta la vita della persona, nella consapevolezza che l’inclusione rappresenta un continuum che attraversa ogni età. Si ha una garanzia anche grazie ad altre discipline: la medicina garantisce una maggior possibilità di sopravvivenza anche in condizioni di precarietà e più lunghe aspettative di vita. La macro-categoria dei bisogni educativi speciali sp eciali si è estesa ben oltre la popolazione con disabilità fino a comprendere un altro contingente di diversità, multiforme e con esigenze molto differenziate che ha in comune la connotazione trasversale degli Special Educational Needs. In una società multiculturale globalizzata l’universo dei soggetti con BES ha registrato un a mpliamento legato alla frequenza scolastica di figli di migranti. La presenza sempre più massiccia di studenti immigrati contribuisce a incrementare l’eterogeneità delle classi e a trasformare, intricandolo, l’impegno didattico degli insegnati. La scuola, le famiglie e i professionisti dell’extrascuola oggi si trovano a fare i conti con differenti modelli interpretativi dei concetti di salute, malattia, educazione, osservanza religiosa ecc, e a dover rivedere i loro strumenti e metodi in prospettiva multietnica e multiculturale. L’indagine sul nuovo assetto con cui si identifica la categoria dei diversi induce la P. S. a confrontarsi con i modelli teorici interpretativi prevalenti a livello internazionale. inter nazionale. Riconoscendo il disturbo come problema personale, tale paradigma attribuisce alla diagnosi clinica la prerogativa di avviare e in seguito regolare ilLacammino progettazione individuale. disabilitàdella è una u na categoria multidimensionale potenzialmente aperta all’esperienza di ogni persona: per i sostenitori dell’area di ricerca denominata Disability Studies   di fatto è in buona parte costrutto socialmente indotto. Milani sollecita l’attivazione di una Mente collettiva come un modello di interrelazione di azioni del fare con cura in un sistema sociale. Gli attori nei sistemi costruiscono le loro azioni(contributi), comprendendo che il sistema consiste di azioni connesse con se stessi e con gli altri (rappresentazioni) e interrelando le loro azioni entro il sistema (subordinazione). La disponibilità alla conoscenza e al dialogo con la diversità  oltre continente non può che favorire i processi di elaborazione interna, aiutando la P.S. nel suo sforzo continuo di affinamento descrittivo e interpretativo.

2. Dall’antichità al secolo XIX: progressiva conquista di visibilità sociale 2.1 Microstorie nella grande Storia Conoscere la storia della disabilità aiuta a capire come la storia sia intrecciata ai modelli e alle architetture culturali; permette di comprendere come il cammino verso la loro integrazione sociale sia tuttora difficile, scandito da una molteplicità di percorsi non sempre lineari; linear i; consente di penetrare meglio le radici di vissuti e di atteggiamenti che sopravvivono ancora oggi, anche se in molti paesi è maggiore la sensibilità verso i loro diritti. Molti studiosi si sono cimentati nel ripercorrere il disegno della disabilità nella Storia, ma gli sono stati per molto tempo ignorati, la loro storia è stata disconosciuta e vista con diffidenza e paura. Secondo Stiker (sociologo francese) come non esiste la storia del pensiero al di fuori della storia dei sistemi di pensiero, così non esiste disabilità e disabilità al di fuori di precise strutturazioni sociali culturali. Per Foucault non si possono comprendere pensieri, pratiche e atteggiamenti nei confronti della disabilità al di fuori di un , , ossia al di fuori di norme, valori, significati e organizzazioni specifiche delle varie epoche (1996).

 

1.2 L’esclusione dal consorzio umano   L’antichità ha escluso la categoria dei disabili, negandone l’identità umana, con il conseguente allontanamento dalla vita sociale. In assenza delle conoscenze scientifiche, l’immaginario collettivo fa ricorso a spiegazioni religiose: la posizione delle persone diverse per cause naturali è interdetta dagli umani in quanto tutelata direttamente dal dettato divino; quindi non spetta a loro occuparsene. La nascita del monstrum può essere segnale della collera divina in conseguenza alle colpe proprie o di chi lo ha generato o degli antenati, oppure l’annuncio di future catastrofi; la ragione del suo venire al mondo si esaurisce nell’essere messaggero della divi nità. L’infanticidio è una pratica normale nel mondo greco come in quello romano; ci sono numerose testimonianze n letteratura. Altra pratica è l’> pubblica, da considerarsi un disconoscimento del non conforme e un rinvio della suo sopravvivenza sopr avvivenza alla divinità. Responsabili dei figli minorati non è la famiglia, ma sono gli dei, lo Stato e i sapienti. Platone raccomanda una certa forma di segregazione e consiglia l’infanticidio, per . i mponga che non siano allevati bimbi deformi>>. Aristotele auspica una > dell’adultità, che la scuola famiglia siogni trovano
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