Parzifal di Wolfram von Eschenbach - italiano

January 2, 2018 | Author: VeryOpac | Category: Holy Grail, King Arthur, Novels, Evil, Cavalry
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Uno dei maggiori poemi epici medievali...

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WOLFRAM VON ESCHENBACH

PARZIVAL A cura di Laura Mancinelli Traduzione e note di Cristina Gamba (Giulio Einaudi Editore S.p.A., Torino gennaio 1993)

Il Parzival di Wolfram von Eschenbach è il primo grande « Bildungsroman », romanzo di formazione, della letteratura cortese del Duecento tedesco. Tra i grandi romanzi composti in lingua letteraria della Germania meridionale, tra la fine del XII secolo e l'inizio del XIII, il Parzival fu quello che ebbe il maggior successo, come dimostrano più di ottanta manoscritti giunti fino a noi. Non si hanno precise notizie storiche su Wolfram von Eschenbach. Da quanto scrive nelle sue opere su se stesso, si desume che fosse un cavaliere, forse impiegato nella cancelleria di qualche corte. Il poeta operò nei primi decenni del XIII secolo, ed in quel periodo venne scritto il Parzival, romanzo imperniato sul tema della « cerca » del Graal, uno del più importanti del ciclo arturiano.

Secondo Walter Johannes Stein, citato da Trevor Ravenscroft nel suo libro « La lancia del destino », nel Parzival di Wolfram von Eschenbach è velata una eccezionale via occidentale alla coscienza trascendente...

Libri: I - II - III - IV - V - VI - VII - VIII IX - X - XI - XII - XIII - XIV - XV - XVI Nel castello di Munsalwaesche, Parzival assiste ad una misteriosa cerimonia: un paggio conduce per la sala una lancia insanguinata, seguito da Repanse de Schoye che porta il Graal. Parzival non pone la domanda, ed il re Anfortas e l'intera corte cadono in disperazione...

GENEALOGIE

Titurel padre di Frimutel. Frimutel padre di: Repanse de Schoye (custodisce il Graal); Schoysiane (sposa del duca Kyot di Catalogna; la loro figlia, Sigune, fu affidata a Herzeloyde); regina Herzeloyde; Trevrizent l'eremita; Anfortas re di Munsalwaesche. Mazadan, rapito dalla fata Terdelaschoye a Feirmurgan, è padre di Lazalier e di Biskus. Questi due fratelli sono padri di Addanz e di Utepandragun (che sono quindi cugini). Addanz è padre di Gandin. Gandin e Schoette sono i genitori di Galoes e di Gahmuret. Gahmuret e Belakane sono i genitori di Feirefiz. Ghamuret e Herzeloyde sono i genitori di Parzival. Tampenteire padre di Condwiramurs e di Kardeiz. Parzival e Condwiramurs sono i genitori di Kardeiz e Loherangrin. Utepandragun e Arnive sono i genitori di Artù e di Sangive. (Ither di Gaheviez, cugino di Artù, fu allevato da Utepandragun) Ginevra è moglie di Artù, e Ilinot è loro figlio. Il re Lot e Sangive sono i genitori di: Gawan, Beacurs, Cundrie e Itonje. Il re Lac, sire del Karnant, è padre di Erec e di Jaschute. Orilus di Lalander è lo sposo di Jeschute. Orilus, Lähelin e Cunnaware sono fratelli.

WOLFRAM VON ESCHENBACH

PARZIVAL A cura di Laura Mancinelli Traduzione e note di Cristina Gamba (Giulio Einaudi Editore S.p.A., Torino gennaio 1993)

I libro

Se mai il dubbio assale il cuore, cosa amara è ciò per l'anima; ma incantevole e splendente è dovunque si accompagni 5 d'uomo intrepido lo spirito:

Prologo

2 Voglio io trovare fede dove questa può svanire come fuoco in una fonte o rugiada innanzi al sole? 5 Pur mai vidi un savio tale

ha la gazza tal colore. Quindi l'uomo si rallegri, ché in lui sono entrambi i tratti, e del cielo e dell'inferno. 10 Chi si affianca al tradimento

che alcun gusto avrebbe a udire qual via prenda questa storia e qual buon precetto offra. Mai per vinto si dà il saggio, 10 ora fugge ora insegue,

ha colore tutto nero e cadrà pur nelle tenebre. Serba invece il suo candore chi ha pensieri ognora saldi. 15 Questo alato paragone

ora scansa ora assale, ora biasima ora gloria. Chi a sì varia sorte è uso, chi non ozia assiso o devia 15 e chi inoltre ben si orienta,

per gli sciocchi vola alto, non lo possono comprendere, perché corre innanzi a loro come fa una lepre in fuga. 20 Zinco a retro di uno specchio

manifesta d'aver senno. Se del falso è amico l'animo, dell'inferno il fuoco merita e flagello è all'alto onore. 20 La lealtà sua ha coda breve

sembra, e qual di un cieco il sogno: illusione offron di un viso. Ma non può serbarsi ferma questa cupa incerta immagine, 25 breve gioia essa dà invero.

che non regge al terzo morso dei tafani, mentre è nel bosco. Qui il confronto multiforme non è volto solo all'uomo, 25 vale anche per la donna:

Chi mi afferra ove mai pelo crebbe, al palmo della mano, presa ha di fatto assai malferma: se impaurito grido aiuto 30 non dimostro aver buon senso.

se il mio avviso vuol notare, sappia lei dove riporre la sua lode ed il suo onore, e a chi poi lei debba offrire 30 l'amor sommo e il suo pregio,

1. 1 Le parole « zwifel » e « herze » che Wolfram usa nel primo verso hanno un'accezione più ampia dei termini moderni « Zweifel » « dubbio » e « Herz » « cuore ». « Zwifel » designa qui non il dubbio in materia di fede, ma l'incapacità di decidersi tra il bene e il male. Quanto al cuore, non è soltanto la sede dei sentimenti, ma anche quella dei pensieri. 2. 20 Wolfram paragona la lealtà di un uomo indegno alla coda troppo corta di un animale che, assalito nella selva dai tafani, già al terzo morso non poté più difendersi.

3 cosicché lei non rimpianga la purezza e lealtà sua. Per le oneste supplico Dio 5

4 gioia e pena insieme stanno. Supponiamo che in me siano 5 tre di cui ciascuno tenti *

5 che il riserbo sia a lor scorta: è il pudore su ogni dote somma chiave della volta:

d'eguagliare l'arte mia: ciò richiede fantasia,

più alto ben per lei non chiedo. Falso onor la falsa acquista. Quanto regge il sottil ghiaccio all'ardente sol d'agosto? 10 Tosto il pregio suo si liquefa. *

se volessero illustrarvi quanto narro a voi da solo, ciò sarebbe gran fatica. 9 Una storia nuova narro 9 da un modello molto antico, 10 che amor grande e fido illustra,

Vasta lode ha la bellezza, ma se il cuore nutre inganno non la stimo né l'apprezzo, sì nell'oro sprezzo lo smalto. 15 Ma non stimo poca cosa

virtù nobili di donna e virile ardire indomito che giammai si piega all'urto: non mancò a lui coraggio, 15 fu d'acciaio nello scontro.

se qualcun nel vile ottone monta il nobile rubino e con ogni suo attributo. Lo confronto al cuor di donna 20 che onori l'essere femmina:

Là il suo braccio vinse e colse con la gloria lode amplissima. Invincibile, ma a far senno restio e lento fu l'eroe, 20 dolce agli occhi delle donne

non l'aspetto ho a giudicarne, l'esteriore che il cuor cela; se entro al petto lei lo serba, l'alto pregio lì non si altera. 25 Se dovessi or donna or uomo

quanto insidia ai loro cuori, fuggì ognora innanzi all'onta. Chi ho prescelto nel racconto, l'uomo a cui la storia è volta 25 e vi compie grandi prodigi,

come so, scrutare a fondo, ne verrebbe un gran discorso. Qual sia questa storia udite. Essa narra a voi d'entrambi, 30 dell'amore e del dolore,

non è ancora nato al mondo. Là ove usava e usa ancora consuetudine latina - che pur vige tra i tedeschi 30 e pur voi la conoscete -

Il poeta annuncia il destino di Parzival

4. 28 Si allude qui al diritto di primogenitura che sanciva il privilegio per il primogenito di ereditare il nome e almeno la gran parte dei beni paterni per mantenere intatta la potenza del casato. Già in vigore presso la nobiltà francese venne introdotto anche in terra tedesca soprattutto nelle contee renane e in Baviera.

5 chi regnava in quei paesi stabilì certo senz'onta, verità sicura è questa, 5 che il maggior fratello fosse 5 di suo padre il solo erede. Danneggiò questo i più giovani, li privò di quei vantaggi che la morte offrì ai maggiori. Quanto prima era in comune 10 ora aveva solo il primo. Ma fu un saggio a stabilire che il più vecchio avesse i beni. Molti onori ha giovinezza, la vecchiaia duolo e sospiri. 15 Nulla è mai e fu più misero di vecchiaia e povertà. Che ora conti, duchi e re, 20 questo dico a voi per vero,

diseredino dei beni tutti tranne il primogenito, 21 è una legge strana e iniqua. Gahmuret d'Angiò perse, alla morte del padre, ogni diritto sui suoi beni. Il fratello maggiore, esortato dai principi del regno, gli offrì di servirlo, ma Gahmuret rifiutò: egli desiderava guadagnarsi onore con le armi e avere il favore di una dama. Chiese quindi di essere lasciato libero di partire a cercare l'avventura, chiedendo al fratello ed alla madre che spartissero con lui unicamente i loro beni mobili. Così avvenne. Gahmuret abbandonò la sua patria, per non tornarvi mai più, recando dolore a sua madre, a suo fratello ed a molti altri ancora. « Si atteneva all'uso Gahmuret di seguire il giusto mezzo e nessuna altra via. Di sé poco si gloriava, grandi onori accolse cheto, ogni vana cura eluse. Egli invece stimò bene di non essere mai servo di nessuno che corona sopra regno o impero avesse, se non d'uno che il più grande su ogni terra al mondo fosse: tal nel cuore era il proposito » (13. v. 3-15). Gahmuret si recò a Bagdad, presso il baruc (in ebraico significo "il benedetto"), uomo potentissimo. Il baruc, figura analoga a papa per gli occidentali, regnava su due terzi del mondo, in Pagania, e Gahmuret prese servizio presso di lui. Dopo aver colto onore e gloria con le armi dalla Persia al Marocco, dalla Siria all'Arabia, Gahmuret si recò a Zazamanc. In quel regno si piangeva la scomparsa di Isenhart, morto prima di ottenere il favore della regina Belakane. Scoppiò una guerra, e Gahmuret giunse in quelle terre, spinto da una tempesta, proprio quando Fridebrant di Scozia partiva dopo aver distrutto e bruciato tutto quanto. Due eserciti si fronteggiavano presso il castello di Patelamunt, capitale del regno di Zazamanc. Gli abitanti del castello chiesero aiuto al prode Gahmuret ed egli lo concesse loro, benché fossero mori. Gahmuret venne accolto in gran pompa nel castello, e scorse subito una schiera di feriti. La regina Belakane lo accolse, restandone profondamente impressionata. I principi esposero la situazione: si trovavano senza un capo supremo, e subivano molti lutti. La regina raccontò il motivo per il quale il suo castello era assediato dall'esercito del defunto Isenhart: egli l'amava, ma lei volle metterlo alla prova; poiché la regina tardava a concederle i suoi favori, Isenhart cominciò a combattere senza scudo e senza armatura, per dimostrare il suo valore, e così trovò la morte. L'esercito di Isenhart ritenne Belakane responsabile della morte del proprio signore, e cercava ora la vendetta su di lei. Belakane, che pur l'amava, mai si concesse a lui. Dalla Scozia venne Fridebrant a vendicare la morte di suo cugino Isenhart. Durante l'incontro tra Gahmuret e Belakane, i due s'innamorarono. Gahmuret si pose al servizio della regina. Venne condotto nel luogo degli scontri, e gli venne esposta la situazione: le sedici porte della città restavano sempre aperte, e così vi facevano razzia i vari principi nemici, tra i quali Hiuteger, Gaschier, Kaylet e Razalic. Tornato al castello, Gahmuret venne accolto con un banchetto in suo onore. Durante il banchetto risultò evidente l'amore reciproco che era nato tra lui e la regina. Gahmuret passò la notte insonne, rivoltandosi nel letto pensando alla regina, e bramando scontri e amore. Al mattino presto indossò l'armatura di cavaliere e si gettò nella mischia. « Bramò amore per mercede, stimò lieve un aspro scontro » (37. v. 8-9). Gahmuret affrontò Hiuteger e lo sconfisse. Poi, lo inviò a servire presso la regina Belakane. Gahmuret atterrò Gaschier, il nobile normanno, ed ottenne la resa degli Scozzesi. Venne incontro Kaylet l'Ispano, ma lo scontro non ebbe luogo perché i due erano cugini. Anche Gaschier esortò Kaylet a non combattere contro il potente cavaliere. Gahmuret si recò presso il campo dei mori, combatté e sconfisse Razalic d'Azagouc; anche Razalic fu costretto ad ordinare al suo esercito di arrendersi e di recarsi presso il castello di Patelamunt. Lachfilirost, il burgravio, accolse trionfalmente Gahmuret vincitore, e lo condusse presso la regina. Gahmuret conquistò così i regni e la persona della regina: « Ben si diede la regina a un amore dolce e nobile, all'amato del suo cuore, anche se di varia pelle » (44. v. 27-30). Gahmuret ottenne la pace con tutti i cavalieri sconfitti e assegnò in feudi la terra d'Azagouc ai suoi principi. Isenhart venne sepolto regalmente e i tributi di un anno derivanti dalle sue terre vennero offerti in omaggio ai suoi mori, che soli ne disposero. Gli stranieri tolsero l'assedio al castello di Patelamunt. Terminati gli scontri Gahmuret provava nostalgia per la vita delle armi. Fece giungere da Siviglia una nave per condurlo lontano; imbarcò il suo oro, ed abbandonò nella notte, in tutta segretezza, il regno di Zazamanc. Quando partì, la regina Belakane portava in grembo un bimbo di tre mesi. Gahmuret lasciò una lettera all'amata Belakane: « All'amata offre amor l'amante. Sono un ladro in questo viaggio, per il bene tuo ne taccio. Donna, questo a te non celo: se tu fossi del mio credo, per te sempre soffrirei, benché

pure ora mi manchi. Se il bambino di noi due avrà un dì figura d'uomo, sarà ricco di coraggio. E' per nascita un Angiò, sarà amore il suo signore, e nel duello sarà grandine, un vicino aspro ai nemici. Deve il figlio mio sapere: l'avo suo si chiamò Gandin e morì compiendo gesta. Patì il padre ugual sorte, quello Addanz si chiamava: mai il suo scudo restò intero. E di stirpe egli era un bretone, costui e Utepandragun eran figli a due fratelli che qui entrambi sono scritti: uno era Lazalier, l'altro Biskus si chiamava: Mazadan dei due era padre: lo rapì una fata a Feimurgan, si chiamava Terdelaschoye, del suo cuore fu catena. Da quei due viene il mio ceppo che risplende sempre più. Di poi cinse ognuno un serto e portò gran dignità. Se vuoi, donna, battezzati, tu potrai riavermi ancora » (55. v. 21-30 / 56. v. 1-26). Dopo poco, Belakane partorì un bimbo « ch'ebbe due tinte, su lui Dio oprò un miracolo: bianco e nero era il colore » (57. v. 16-18). Belakane chiamò suo figlio Feirefiz l'Angioino, che in seguito sarebbe diventato un valente cavaliere. Nel frattempo Gahmuret giunse in Spagna.

II Libro Gahmuret si recò a Toledo per incontrare suo cugino, il re Kaylet. Il re, però, combatteva in un luogo lontano, a Kanvoleiz, nella terra del Valios. Gahmuret si armò e lo raggiunse. La regina del Valios, ancora vergine, aveva indetto un torneo: al vincitore sarebbero spettate le sue due terre e la sua persona. Gahmuret si accampò con i suoi paggi appena fuori dalle mura. Dopo essere stato annunciato alla regina, entrò nella città di Kanvoleiz. Qui venne accolto calorosamente dal cugino Kaylet e dai suoi alleati: Utepandragun re di Bretagna, Lot il norvegese, suo figlio Gawan; i portoghesi, i Provenzali e i Vallesi. Molti altri cavalieri erano venuti a combattere nel torneo. Kaylet elencò i nemici: il re d'Ascalona, il re d'Aragona, Cidegast del Logroys, Brandelidelin re del Punturtoys, Lähelin, Morholt d'Irlanda, gli Alemanni comandati dal duca di Bramante a cui Hardiz, il re di Guascogna, aveva concesso in sposa la sorella Alice. Gahmuret promise di combattere al fianco di Kaylet. Cominciò il torneo tra aspri scontri, secondo il codice d'armi. La regina Ampflise chiese di Gahmuret, che combatteva dinanzi a Kanvoleiz, con Kaylet al suo fianco. Gahmuret sbalzò dalla sella Baldovino di Prienlascors e altri prodi cavalieri, ed ottenne da quelli « sicurtà ». Hardiz affrontò Ghamuret e venne sconfitto. Altri combattimenti coinvolsero Riwalin, re del Lohneis, Morholt, Killirjacac re del Lac. Kaylet disarcionò Lambekin re del Brabante. Il re d'Aragona disarcionò Utepandragun, re dei Bretoni. I suoi guerrieri lo protessero, dando luogo ad un aspro scontro. Gahmuret atterrò il re del Punturteis. Kaylet venne fatto prigioniero dagli uomini del Punturteis, che liberarono Brandelidelin. « Là venivano e correvano molti eroi di ferro cinti: fu la carne lor ferita dalle mazze e per i calci. I guerrieri valorosi più ferite si causarono, molti lividi alla pelle. Non per vanto ve lo dico: là non c'era molta pace. L'amor spinse chi portava uno scudo ben dipinto e un elmo assai guarnito che ora il fango ricopriva. Fiori il campo qua e là aveva, corta e verde l'erba nasceva: sopra i prodi eroi vi caddero, questo a lor toccò d'onore. Non ho brama di tal premi, preferisco restare in sella. » (75. v. 4-22). Gahmuret chiese un cavallo fresco; i messaggeri della regina Ampflise portarono due giumente. Era con loro il cappellano che gli disse: « Benvenuto, bel signore, per la mia signora e me. La regina è lei di Francia: il tuo amor ora la strazia. » (76. v. 11-14) e gli consegnò una lettera e un piccolo anellino. Nella lettera la regina di Francia Ampflise dichiarava a Gahmuret il proprio amore, e gli chiedeva di sposarlo, offrendogli l'intero regno di Francia. Gahmuret mandò i messi a riposare in tenda e riprese a giostrare. C'era chi combatteva in duello e chi in schiere. Nessuno si risparmiò. Gahmuret aiutò il re Lot che stava per soccombere ad un assalto, e disarcionò Schafillor, il re d'Aragona, poi sconfisse Lähelin, « Pere dolci colgo meglio, cadan pure eroi innanzi a lui » (80. v. 1-2). Gahmuret vide giungere al galoppo un signore dell'Angiò, con lo scudo rivolto verso l'alto, e da questo intuì che Galoes, suo fratello, era morto. Si addolorò così tanto che smise di combattere. Si recò alla sua tenda, dove si spogliò delle armi e consegnò la propria cotta, trapassata e ammaccata, al paggio della regina Ampflise, quale dono per la regina. Gli altri continuarono a combattere, e andarono avanti per tutta la notte, che l'eroe passò la notte insonne. La regina del Valois giunse nel campo di battaglia, ansiosa di vedere il re Gahmuret. Entrò nella sua tenda, e Gahmuret si alzò immediatamente, insieme ai quattro principi suoi prigionieri. L'accoglienza fu cortese. « La Vallese degna e nobile: per lui già provava amore. Le sedeva sì vicino che lei prese lui traendolo stretto stretto al proprio fianco. Lei non era donna, ma vergine, che lo volle avere accanto. Voi gradite udirne il nome? Herzeloyde, la regina. Sua cugina era Rischoyde, ebbe in sposa lei re Kaylet, che cugino era di Gahmuret. » (84. v. 1-12). Se Gahmuret non fosse stato prostrato dal lutto, le avrebbe di certo concesso amore. Cavalcarono presso la tenda due eroi sciolti sull'onore: uno di essi era Kaylet, che chiese a Gahmuret la ragione del suo sconforto. Avrebbe dovuto gioire, in quanto tutti riconobbero in lui il vincitore del torneo, e sua era la regina Herzeloyde. Kaylet chiese a Gahmuret di effettuare uno scambio di ostaggi, in modo da restituirgli la piena libertà. La regina Herzeloyde chiese anch'essa che avvenisse lo scambio, in virtù del diritto che aveva su di lui. Intervenne il cappellano della regina Ampflise per precisare che tale diritto apparteneva alla sua regina, e chiamò i tre messaggeri quali testimoni. La regina Herzeloyde, visto che anche la regina Ampflise reclamava Gahmuret, chiese che fosse un consiglio a decidere. Tra i tanti motivi di afflizione, a Gahmuret tornò in mente la regina Belakane, che lui lasciò a Patelamunt. « Io partii lasciando a Patelamunt una donna dolce e casta, perciò il cuore mio è ferito. La virtù sua degna in me al suo amor chiama con pena. Terra e genti ella mi diede, Belakane, la regina: priva me di gioia d'uomo. E' però assai virile chi provando amor si turba: mi stornò di donna il vincolo dal cercare l'avventura, ma pensai che gesta d'armi m'addolcissero il mio cruccio. Qui una parte ne ho compiuta. Ora crede qualche stolto ch'io fuggii perché

è mora: per me splende come il sole. L'onor casto suo rimpiango: è la cima di ogni pregio. Questo e altro devo piangere: del fratello mio le armi rovesciate ho visto reggere. » (90. v. 19-30 / 91. v. 1-11). Kaylet confermò la notizia che Galoes era morto. Gahmuret, affranto dal dolore, si tolse le armi e si mise in lutto. Kaylet riferì anche la notizia della morte della madre dell'eroe, distrutta dal dolore per la perdita del marito, di un figlio e per la lontananza dell'altro figlio. Fu una triste notte per Gahmuret. Il mattino successivo tutti i cavalieri si accordarono per rinunciare la torneo. « Quando il nuovo giorno sorse, tutti insieme si accordarono, quelli dentro e quelli fuori, chi già pronto era a combattere, fosse giovane o anziano, sia pauroso quanto ardito: rinunciarono al torneo. Era a mezzo ora il mattino. Degli scontri eran sì stanchi e i cavalli sì sfiancati, che essi l'arte della guerra strinse ancora a grande fiacca. » (93. v. 11-22). La regina invitò tutti i cavalieri a Leoplane, per assistere ad una messa per l'afflitto Gahmuret. Herzeloyde voleva che Gahmuret diventasse il suo sposo. Lui le ricordò che era già sposato. Con una pagana - rispose Herzeloyde, invitandolo a dimenticare la Pagania, ed a preferire il battesimo. Herzeloyde temeva che Gahmuret potesse scegliere la regina Ampflise. Fu scelto un giudice per dirimere la questione. « Così narra a me la storia: la fanciulla e l'eroe presero per la lor contesa un giudice. Si era presso al mezzogiorno. Tosto emesso fu un verdetto: "Qui fra i prodi che elmi cinsero, che bramando gesta vennero, egli ha colto la vittoria: la regina spetta a lui". Si compì poi quel che segue. » (95. v. 27-30 / 96. v. 1-6). Gahmuret e Herzeloyde divennero sposi, ma Gahmuret chiese alla moglie il permesso di poter compiere gesta con le armi, altrimenti sarebbe ricorso al trucco già utilizzato per sfuggire a Belakane, che gli impedì i tornei. Herzeloyde acconsentì che Gahmuret fosse libero di compiere le gesta che voleva. Dopo che fu resa nota la sentenza e l'accordo tra i coniugi, i tre messaggeri ed i cappellano di Ampflise presero Gahmuret da parte, ribadendo che la regina Ampflise rinnovava la sua richiesta di diventare sua sposa. La regina offriva un regno e grandi ricchezze. Gahmuret ricordò loro che fu la regina Ampflise a farlo cavaliere, e che lui si atteneva al codice delle armi, che vietava altri tipi di rapporti. Congedò i messaggeri ricordando che lui era e sarebbe sempre stato al servizio della regina Ampflise. I messaggeri se ne andarono sdegnati, e la regina per l'ira non prese congedo. Gli amici di Gahmuret esultarono alla notizia delle nozze, gli sposi disposero l'accoglienza per gli ospiti e si ritirano in privato. Gahmuret liberò gli sconfitti e riconciliò Hardiz con Kaylet. Poi distribuì i suoi beni tra i cavalieri, prima che prendessero congedo. L'amore fra i due fu fedele. Gahmuret, al colmo della gloria, si spinse oltremare, per aiutare il baruc, assediato da Babele. Fu accolto con gioia dal baruc. Era partito da sei mesi, e la regina lo attendeva con impazienza, poiché attendeva un figlio. « Verso il mezzodì la donna angoscioso sonno prese. L'assalì una grande angoscia: parve a lei che una saetta la portasse su nell'aria, dove fu con forza scossa da più folgori di fuoco. A un tempo esse volavano a lei: tosto arse e bruciò la sua lunga treccia ai lampi. Con fragore scoppiò il tuono, versò lacrime di fuoco. Quando ella si riprese un artiglio la ghermì, si unì a lei e cambiò aspetto: prodigiosa arte le parve, come fosse in preda a un drago che poi il ventre le squarciasse e qual serpe il sen suggesse. E da lei si involò tosto, sì che poi mai più lo vide. Dal suo corpo il cuor le estrasse, questo orrore gli occhi videro. Mai conobbe un'altra donna pena simile nel sonno. In passato fu lei splendida: or mutò tutto, oh misera. Ora il pianto a lei si addice, strazio immenso ha la regina. E s'appressano gli affanni. Cominciò ora la donna, prima l'era sconosciuto, tanto a gemere e a tremare e nel sonno forte urlava. » (103. v. 25-30 / 104. v. 1-28). Giunsero delle vergini a svegliare la regina, mentre al galoppo veniva lo scudiero del re seguito da una folla di giovani. Portavano tutti la notizia che il re Gahmuret era morto. La regina cadde svenuta. Lo scudiero raccontò come avvenne la morte del re Gahmuret: durante uno scontro, a causa del caldo intenso, il re si ritirò e si tolse l'armatura per rinfrescarsi. Con l'inganno, un uomo versò sangue di caprone sul diamante che costituiva l'elmo del re. Quando si fu ripreso, il re Gahmuret tornò a combattere, con vigore e con onore. Ipomidone lo attaccò alle spalle e con un colpo d'asta spaccò l'elmo. Un pezzo della lancia venne trovato nella testa di Gahmuret che, nonostante il colpo subito, rimase in sella e uscì dalla mischia. Giunse il cappellano del re, e l'eroe rese confessione e dispose di inviare alla moglie la camicia e la lancia che l'aveva colpito. Gahmuret morì senza macchia alcuna. Il baruc fece imbalsamare le spoglie dell'eroe e costruì una tomba ricchissima. La regina si sentiva male; accorse un vecchio che le fece bere dell'acqua. La regina voleva indossare la camicia del re, e portare la sua lancia, ma i saggi le tolsero i cimeli per portarli nel duomo. « Dopo quindici giorni partorì la donna un bimbo: era un maschio con tal membra che ella a stento ne uscì viva. » (112. v. 5-8).

113 E sì piacque alla regina che di baci lo copriva. Disse a lui con grande affetto: « Bon fils, cher fils, beau fils ». 5 Senza indugio poi lei prese

112 Tratto è il dado della storia 10 e l'inizio suo raggiunto:

il puntino rosso pallido, del suo seno il becco intendo, e a lui lo spinse in bocca. Sua nutrice fu lei stessa 10 che nel ventre lo portò:

solo ora è nato lui cui il racconto è destinato. Gioia e affanni di suo padre, la sua vita e morte entrambi, 15 tutto questo avete udito.

l'allevò con il suo petto, lei che sempre fuggì l'onta. Le sembrò le fosse Gahmuret tra le braccia ancor concesso. 15 Non curò lei frivolezze,

Donde a voi giunse sapete l'eroe di codesta storia, e in che modo fu trattato, - lo si ascose al mondo d'armi, 20 prima che potesse intendere.

era pronta all'umiltà. Herzeloyde disse accorta: « La più nobile regina il suo seno offrì a Gesù 20 che per noi morte crudele

Poi rinvenne la regina e a sé trasse il suo piccino. Lei e l'altre nobil dame tutte presero a guardare 25 tra le gambe il suo pisello.

patì in croce come uomo, il suo fido amor mostrandoci. Chiunque irato con lui lotta pace a stento avrà dell'anima, 25 benché sia o fosse puro:

Molto il bimbo accarezzarono che ebbe forti membra di maschio. Sarà un fabbro con le spade, trarrà fuoco fuor dagli elmi, 30 fiera audacia avrà il suo cuore.

questo so che è cosa vera ». Scese allor sulla regina del dolor suo la rugiada: gli occhi suoi sul bimbo piansero 30 con amore femminile.

114 Tanto il riso che il sospiro poté il labbro suo ben rendere: di suo figlio gioì alla nascita, gioia in lei asciugò le lacrime. 5 Senza invidia ammetto, esiste

115 gli atti lor come i costumi. Se una serba la purezza, sarò il primo io a lodarla, n'è il dolore a me spina in cuore. 5 Pari a un cavallo zoppo

chi di donne parla meglio: godo a quanto le rallegra, perché nego solo a una il servizio mio fedele. 10 Sempre nuova è la mia collera

è chi biasima ogni donna per amore della propria. Chi rispetta il mio diritto sia a vedere che a sentire, 10 non sarà da me ingannato.

per lei, ché tradir la vidi. Wolfram d'Eschenbah io sono e m'intendo un po' di canto 15 e una salda morsa sono

Genti d'armi è a mia stirpe: se il mio ardir venisse meno, se pel canto una mi amasse, 15 mi parrebbe dissennata.

nel dolermi di una donna.

Se l'amor di donna degna

Costei ha alla mia persona arrecato tale offesa che a lei l'odio mio non placo. Perciò in odio ho pure l'altre. 20 Perché esse fan così?

chiedo con le armi in pugno e il suo soldo non conquisto, m'ami lei per il mio canto. Ma un ardito colpo gioca 20 chi con gesta all'amor mira.

Benché l'astio lor m'affligga, la natura loro è questa. Io parlando incorsi in fallo e a me stesso arrecai danno. 25 Certo più non accadrà.

Se non fosse adulazione per la donna, direi molto di più sopra l'argomento. Ma proseguo con la storia. 25 Chi da me si attende questo,

Però accorrere non devono con baldanza alla mia posta: scontri in armi troveranno. Non sopisco il mio rancore 30 e potrei ben valutare

or non pensi che sia un libro. Non mi intendo io di lettere, questa via già in molti prendono. Questa seria di avventure 30 senza guida dotta seguita. 116 Prima che lo chiamin libro, mi si veda senza un panno, come siedo ognor nel bagno, ricoperto sol da frasca.

III Libro

116

117 e fuggì falsità: nessun occhio in lei ne trova. Era il sole per lei nebbia, anche quanto il mondo allieta. 5 Le era uguale il dì e la notte:

5 Mi rattrista che sian tante che di donne abbiano nome: tutte hanno voce chiara. Ma son molte pronte al falso, scevre d'onta sono alcune: 10 differenti son le storie.

solo al pianto il cuor suo attese. Disperata abbandonò il suo regno ritirandosi a Soltane, in una selva, 10 non cercando dei bei fiori.

Che abbian tutte nome uguale ha turbato assai il mio cuore. Donna, il retto tuo costume fedeltà ha sempre ornato. 15 Più d'un dice che miseria

Empì il cuore suo lo strazio, non curò ghirlanda alcuna, fosse rossa oppure gialla. Per salvarlo là condusse 15 il figliolo del re Gahmuret.

non sia bella né gradita. Chi per fido amor la soffre sottrae al fuoco eterno l'anima. Una donna per sua fede 20 la patì, fu compensata

Gente che era della corte dové arare e coltivare. A suo figlio ella badava. Prima che potesse intendere, 20 chiamò a sé tutto il suo seguito:

con mercede eterna in cielo. Qui or ben poche, credo, esistono, che da giovani disprezzino beni per la gloria in cielo. 25 Io nessuna ne conosco.

Sconvolta per la morte di Gahmuret Herzeloyde conduce una vita povera e solitaria

fosse uomo oppure donna sulla vita a ognuno impose 23 che mai il nome « cavaliere » 23 non venisse pronunciato. *

Herzeloyde si ritira con il figlio nella foresta di Soltane

Parzival viene tenuto nascosto dal mondo della cavalleria

Uomo e donna son tutt'uno: loro al pari questo evitano. Herzeloyde la regina si estraniò dai suoi tre regni: 30 portò angoscia senza gioia, Parzival crebbe all'oscuro del mondo della cavalleria, nella foresta di Soltane. Per gioco costruiva arco e frecce con il legno, e prendeva molti uccelli, ma subito si doleva ricordando il loro canto. Crebbe bello, sano e forte. Non conosceva preoccupazioni, tranne il canto degli uccelli, che lo commuoveva. La madre, visto che Parzival soffriva nell'udire il canto degli uccelli, ordinò ai suoi servi ed ai contadini di ucciderli tutti. Qualcuno si salvò, ed il loro canto tornò a commuovere il cuore di Parzival. Un giorno, udendo il nome "Dio" Parzival chiese alla madre cosa fosse. « Figlio, a te dico per vero: è lucente più del giorno, e il sembiante suo mutò e figura d'uomo assunse. Figlio, attienti a una norma e nel tuo bisogno invocalo: dà la fede aiuto all'uomo. Suo nemico è il re d'inferi: nero è quello, usa tradire. Da lui togli i tuoi pensieri e nel dubbio mai vacilla. » (119. v. 18-28). Parzival tornò a cacciare. Uccideva cervi e grandi bestie, che portava a casa intere. Un giorno, mentre cacciava, Parzival vide arrivare quattro splendidi cavalieri. Ricordando le parole della madre, pensò che ciascuno fosse un dio. Parzival, che si era nascosto per osservarli arrivare, si alzò ed invocò il loro aiuto. I quattro cavalieri cercavano una dama, che era stata rapita. Uno di loro chiese al giovane se aveva visto passare due indegni cavalieri che rapirono una dama. Parzival, seguendo gli insegnamenti della madre, pensò che questo cavaliere fosse Dio, e gridò forte di aiutarlo, prostrandosi ed invocandolo. Il cavalieri spiegarono di non essere Dio, ma per l'appunto "cavalieri". Parzival chiese cosa fossero i cavalieri e la cavalleria. Uno dei cavalieri gli spiegò che Artù poteva

farlo tale, e poiché a guardarlo sembrava idoneo, lo invitò a recarsi da Artù per farsi creare cavaliere. I quattro poi, irritati dalla stoltezza del giovane, ripresero il loro cammino. Parzival non si interessò più di cacciare gli animali nella foresta. Andò dalla madre e le disse che voleva fare il cavaliere. La madre cadde di schianto, svenuta. Quando si riebbe chiese a Parzival che gli avesse parlato della cavalleria. Parzival raccontò la sua avventura con i quattro cavalieri. La madre non sapeva quale trucco inventare per impedire la partenza del figlio.

127 Prese un telo allor di sacco, gli tagliò camicia e brache, sì che solo si vedeva mezza gamba bianca e bella. 5 Questo è l'abito dei pazzi. Sopra il capo ebbe un cappuccio. D'ancor fresco armento fu preso il cuoio e due gambali sui suoi piedi si tagliarono. 10 Grande il pianto era di tutti. La regina lo pregò di fermarsi ancor la notte. « Tu non devi di qui muovere, prima ch'io t'abbia istruito. 15 Per sentieri non battuti

126 15 Si levò qui nuovo strazio. Tuttavia lei non sapeva quale astuzia immaginare per stornarlo dal suo intento. Il ragazzo stolto e degno 20 un cavallo a lei richiese.

guadi scuri eviterai, ma se l'acqua è chiara e bassa tosto in sella hai da passarli. Ti atterrai a cortesia, 20 alla gente offri il saluto.

Se ne afflisse assai la madre, ma pensò: « Non glielo nego, ma sarà certo un ronzino ». Pensò inoltre la regina: 25 « Molta gente ama schernire.

Se te un saggio uom canuto, che ben può, vuole istruirti, lo dovrai seguire grato e con lui non adirarti. 25 Figlio, voglio consigliarti:

Porterà vesti da pazzo sul bel corpo allor mio figlio. Sa sarà battuto e irriso, qui da me farà ritorno ». 30 Ahi, qual pianto miserevole!

Herzeloyde cuce per il figlio l'abito dei pazzi

Herzeloyde impartisce al figlio alcuni semplici insegnamenti

se anellin di dama degna otterrai e il suo saluto, prendi ciò: ti allevia il tribolo. Devi correre al suo bacio, 30 e il suo corpo forte cingere 128 questo dà fortuna e gioia, se lei è casta e onesta. »

Herzeloyde raccontò al figlio che Lähelin strappò due terre, il Waleis e il Norgals, ai principi di Parzival, ed uccise Turkentals. Parzival promise vendetta. Al mattino Parzival partì per raggiungere Artù. « Lo baciò e seguì con gli occhi la regina, finché il giovane, cavalcando via, scomparve. Si compì del mondo il lutto: cadde lei, donna perfetta, sulla terra, in grande affanno, e alla morte non scampò. La sua morte in tanto amore la risparmia dall'inferno. Beata lei che già fu madre! Se ne andò a coglier premio, lei che esempio era di fede e un fiore d'umiltà. Non ha ella discendenti fino al grado ora undicesimo, come avviene a chi è malvagio. » (128. v. 16-30) Parzival si avviò verso il bosco di Brizlian. Giunse ad un ruscello che avrebbe attraversato perfino un gallo, ma poiché vi crescevano erba e fiori, che lo rendevano scuro, evitò di guadarlo, seguendo il consiglio della madre, e trottò tutto il

giorno seguendone il corso finché, al sopraggiungere della notte, si addormentò sotto le stelle. All'alba attraversò le acque chiare, e vide un padiglione dove alloggiava Jeschute, la sposa del duca Orilus di Lalander. Jeschute dormiva, ed era bellissima.. Parzival vide che aveva un anellino e, ricordando le parole di sua madre, le saltò immediatamente addosso, le prese l'anellino e la baciò. Jeschute si svegliò urlando, temendo una violenza. Parzival si scostò, stappandole una spilla dalla veste. Poi perse interesse per lei, e cercò qualcosa da mangiare. Jeschute, ancora presa dallo spavento, lo invitò a mangiare quanto era stato preparato per lei. Jeschute pensò che il ragazzo fosse un folle. Dopo che ebbe mangiato, invitò Parzival a restituirle l'anellino e la spilla, e ad andarsene, prima che arrivasse il suo sposo e la vendicasse. Parzival disse che non si curava dello sposo, ma se ne sarebbe andato, se ciò recava onore alla donna. Poi tornò vicino al letto, diede una altro bacio e se ne andò, dicendo "Dio ti guardi: sì mia madre mi ha istruito". Jeschute era allibita. Poco dopo che Parzival fu andato via, giunse Orilus, che si rese subito conto che un altro uomo era stato dalla sua sposa. Orilus si ritenne oltraggiato dalla sua sposa. E' vero che lei accettò di perdere il titolo di regina, e di accettare quello di duchessa, pur di sposarlo, ma molto alto era l'onore conquistato in battaglia da lui: aveva ucciso Galoes (fils du roi Gandin), ed abbattuto otto cavalieri della tavola rotonda, oltre a molti altri cavalieri. Proprio quella mattina aveva atterrato ed ucciso Schionatulander. Orilus volle vendicarsi del comportamento della duchessa. Jeschute cercò di discolparsi, ma Orilus, convinto di essere stato tradito, la umiliò, distruggendole le vesti, e promettendole che il suo cavallo non avrebbe mai più avuto cibo, e che lei non avrebbe più avuto altre vesti. Poi ordinò alla donna di salire a cavallo per partire insieme alla ricerca del suo presunto amante. La duchessa, affranta e in lacrime, salì sul cavallo, e partì con Orilus alla ricerca di Parzival. Intanto Parzival giunse in una piana, dove vide una giovane donna piangere e tenere tra le braccia il cadavere di un cavaliere. La giovane vergine era Sigune, ed il cavaliere era Schionatulander. Sigune chiese a Parzival quale fosse il suo nome. « Bon fils, cher fils, beau fils, in tal modo mi ha chiamato chi là a casa mi conosce » (140. v. 6-8). Appena udì quelle parole Sigune riconobbe Parzival, e gli rivelò il suo nome e le sue origini. Il nome del giovane era Parzival, che vuol dire: giusto nel mezzo (140. v. 16-17). Herzeloyde era zia di Sigune, e quindi Parzival era suo cugino. Inoltre era un Angiò, ed era re del Valois e del Norgals. Lähelin usurpò queste due terre. Orilus, poi, uccise in duello Lähelin e Galoes, zio di Parzival. Orilus uccise anche Schionatulander, il cavaliere amato dalla vergine Sigune. Parzival bramò la vendetta, ma Sigune, temendo che venisse ucciso, gli indicò la via sbagliata. Parzival si recò così verso la Bretagna. Continuava a salutare tutti quelli che incontrava sulla sua strada, come gli aveva insegnato sua madre. Giunse la sera e Parzival era stanco. Si fermò presso la casa di un vecchio pescatore, che era molto avaro e privo di bontà. Parzival gli chiese del cibo. Il vecchio glielo rifiutò, a meno che non potesse pagare. Parzival offrì in cambio dell'ospitalità e della guida presso Artù il fermaglio di Jeschute. Il vecchio accettò lo scambio con piacere. Il giorno dopo il vecchio ed il giovane stolto si recarono a Nantes. Il vecchio pescatore indicò la strada e se ne andò. « S'avanzò solo il ragazzo su una piana molto grande, costellata di bei fiori. Curneval non l'ha educato, nulla sa di cortesia, come chi non è di mondo. Briglia aveva di filaccia e un ben magro cavallino, che inciampando cadde spesso. La sua sella anche era tutta disadorna e consumata. La pelliccia d'ermellino non portava, né lo sciamito. Lacci al manto non aveva, veste e cotta non portava, ma era fiero della lancia. Chi portò abiti degni del suo rango, intendo Gahmuret, fu vestito meglio a Kanvoleiz. » (144. v. 17-30 / 145. v. 1-5). Parzival, poco prima di entrare a Nantes, incontrò Ither di Gaheviez, cugino di Artù, detto anche il Cavaliere Vermiglio, poiché tutta la sua armatura, compresa quella del cavallo e le armi, erano di un rosso sgargiante che accecava. Ither, re del Kukumerlant, teneva in mano una coppa in oro rosso. Egli l'aveva presa dalla tavola del re Artù, non per rubarla, ma per rivendicare il trono di Bretagna. Avrebbe potuto anche fare secondo un'altra usanza: dar fuoco a dei fasci di paglia, capovolgerli e spingerli nella terra; ma si sarebbe sporcato di fuliggine. Egli fu maldestro quando prese la coppa, ed innaffiò la regina. Ither pregò Parzival di comunicare a re Artù che egli attendeva chi venisse a sfidarlo in duello. Parzival promise di riferire il messaggio. Parzival entrò a Nantes. Subito Iwanet si offrì a lui come scudiero. Parzival salutò come gli aveva insegnato la madre, e chiese a Iwanet di condurlo a corte. Parzival disse ai cortigiani che voleva salutare prima il re e la regina, come gli aveva insegnato la madre, e poi i cavalieri della Tavola Rotonda. Poi disse che fuori attendeva battaglia un cavaliere, e che a lui sarebbe piaciuto indossarne l'armatura, se Artù glielo avesse consentito.

Parzival, condotto da Artù, e gli chiese di poter diventare cavaliere. Artù gli disse di aspettare l'alba, per poterlo preparare; gli offrì, però, dei doni. Parzival rifiutò i doni, e disse di desiderare soltanto l'armatura del cavaliere che attendeva battaglia appena fuori da Nantes. Artù non osava concedere un tal dono, ma Keye gli consigliò di lasciare che i due si scontrassero, tanto Parzival avrebbe, prima o poi, dovuto imparare a scontrarsi, per la gloria e il favore delle dame. Artù acconsentì a far diventare Parzival cavaliere, ed a farlo scontrare con Ither. Iwanet condusse Parzival attraverso la corte. La regina e molte dame lodarono la bellezza del giovane. Cunnaware de Lalant, che mai aveva riso di un cavaliere, scoppiò a ridere quando vide Parzival, che vestiva l'abito dei pazzi. Subito Keye, il siniscalco, punì Cunnaware percuotendola. Antanor, il taciturno, predisse a Keye la rovina a causa di quel giovane che ora sembrava un misero. Keye, per l'ira, percosse anche Antanor. Parzival soffrì nel vedere puniti la ragazza ed Antanor, e avrebbe voluto intervenire, ma c'era troppa ressa a corte. Iwanet congedò Parzival, che si recò sulla piana verso Ither. Parzival disse a Ither di aver riferito il messaggio, ma che non c'era nessuno che voleva combattere con lui. Poi, gli chiese il cavallo e l'armatura, che gli era stata concessa da re Artù. Ither rispose che se Artù gli aveva concesso l'armatura, allora gli aveva concesso anche la sua vita: avrebbe dovuto conquistarsela. Parzival afferrò le briglie del cavallo, insistendo per avere l'armatura. Ither capovolse l'asta, e spinse il giovane tanto forte che caddero in terra lui e il suo ronzino; poi lo colpì, facendolo sanguinare. Preso dall'ira, Parzival si rialzò, e infilò il suo giavellotto nell'occhio di Ither, conficcandolo fino alla nuca. Ither morì e Parzival tentò, non riuscendovi, di slegare l'armatura dal suo corpo. Giunse Iwanet ad aiutare Parzival. « L'armi al morto furon tolte là davanti a Nantes sul prato, e sul vivo accomodate, su chi ancor da stolto agiva. » (156. v. 2124). Iwanet notò che gli stivali sotto l'armatura non si addicevano ad un cavaliere, ma Parzival volle tenerli, perché glieli aveva dati la madre. Parzival chiese il suo giavellotto, ma Iwanet glielo negò, in quanto la cavalleria non lo ammette. Gli offrì la spada, e gli insegnò a sfoderarla. Parzival prese il cavallo del defunto, ed Iwanet gli insegnò a cavalcare usando lo scudo come difesa; poi gli offrì la lancia. Parzival disse a Iwanet di consegnare ad Artù la coppa d'oro e di riferirgli che egli era offeso nell'onore, poiché Cunnaware era stata percossa ingiustamente da Keye. Poi partì, lasciando il corpo di Ither in terra. Se fosse morto in duello, con lo scudo trafitto, non sarebbe stato un lutto amaro; ma morì trafitto da un giavellotto. Ither fu sepolto regalmente, e la sua morte afflisse molti. Acquistando saggezza, Parzival si sarebbe pentito di quanto commesso. Parzival corse al galoppo fino a sera, e percorse una gran quantità di strada. Vide una città con tante torri, e si stupì pensando che fosse Artù a seminarle, e che quindi era in grado di fare miracoli. Nel castello viveva Gurnemanz di Graharz. Davanti al castello c'era un tiglio, e Parzival avanzava stancamente, portando lo scudo tropo avanti o troppo indietro, ma mai secondo l'uso delle armi. Il re Gurnemanz era solo all'ombra del tiglio. Era maestro di cortesia, ed alieno al falso. Parzival salutò il vecchio e gli chiese di istruirlo, perché così gli aveva detto sua madre. Gurnemanz accettò di istruire il giovane, e lo invitò al castello per dargli alloggio. Giunto al castello Parzival salutò (sì vuol mia madre), ma rifiutò di scendere da cavallo e di spogliarsi dell'armatura. Tutti i presenti insistettero finché Parzival non smontò e non venne disarmato. I presenti trasalirono nel vedere gli stivali rozzi e l'abito dei pazzi; riferirono quanto visto al re. Il re disse che Parzival sembrava tanto nobile con l'armatura. Vedendolo ferito, Gurnemanz lo ebbe a cuore e se ne prese cura, come fosse suo figlio; gli lavò e fasciò la piaga con le sue mani. Poi gli fu dato da mangiare, in quanto sia il pescatore che il re Artù l'avevano lasciato a digiuno. Parzival mangiò talmente tanto da divertire la corte ed il re; poi fu condotto a letto. Al mattino, il re fece preparare un bagno caldo per il giovane. Dopo il bagno Parzival fu vestito con abiti splendidi, e fu poi condotto presso il re Gurnemanz. « L'eroe corto di senno andò dove a Dio si cantò e al principe. Gli insegnò il sire a messa che ingrandisce ancor la grazia fare offerte e farsi il segno e tenere testa al diavolo. » (169. v. 15-20). Poi si recarono tutti a mensa. Lì Parzival raccontò del suo viaggio, e Gurnemanz gli impose il nome di « Cavaliere Rosso », e poi lo educò.

171 è fatica questa ingrata. Date aiuto a lui sollecito: ancor peggio di chi bussa per avere un po' di pane. 5 Se lenite il suo dolore

170 Disse il principe al suo ospite: 10 « Voi parlate come un bimbo.

da Dio avrete voi salvezza. Poi dovrete con misura esser ricco e anche povero. Se ogni cosa un sire dissipa, 10 non agisce degnamente.

Perché "madre" non tacete e curate d'altre cose? Al consiglio mio attenetevi: dal malfare esso vi astiene. 15 Sì comincio, se volete.

Se tesori troppo accumula, sono questi anche disdoro. Norma è dunque il giusto mezzo. Vedo che bisogno avete 15 di consigli e insegnamenti.

Mai impudico avete a essere. Uomo impuro, a che più vale? Nel cader di muda vive, ché a lui casca dignità, 20 e del fuoco eterno è degno.

Tralasciate sconvenienza. Troppo non dovete chiedere, ma non deve a voi pesare la risposta pronta e accorta 20 per stroncare l'altrui domanda

Voi prestanza avete e onore, ben sareste re di un popolo. Se alto è il pregio vostro e cresce, siate a questo pur disposto: 25 pietà abbiate d'uomo misero,

che è rivolta per spiarvi. Siete a udire atto e a vedere, a gustare e annusare: ciò può farvi ragionare. 25 Voi all'audacia pietà unite

nell'affanno soccorretelo con bontà e con larghezza. Coltivate l'umiltà. L'uomo degno e bisognoso 30 può lottar con la vergogna:

e seguite il mio consiglio: chi vi offra resa in duello, e non v'abbia tanto offeso sì da imporvi strazio in cuore, 30 risparmiatelo e prendetela.

172 L'armatura indosserete: quando tolta sia, lavatevi sotto gli occhi e alle mai, ché la ruggine è di ferro, 5 e riavrete il bell'aspetto che le donne così ammirano. Siate energico e virile, questo porta ad alta gloria. E la donna abbiate cara: 10 questo onora un uomo giovane. Mai mutatene il giudizio, così agisce l'uomo giusto. Ma se a loro mentirete ne potrete assai ingannare. 15 Però inganno a degno amore offre un premio che non dura. Sì il furtivo uomo lo accusa nella siepe il sottil legno che si spezza e che si schianta: 20 il guardiano si risveglia. Sbarramento e recinzione, 25 molte lotte vi proliferano:

173 una cosa sono uomo e donna, come il sole che oggi splende e anche quanto il giorno chiamano. L'un dall'altro non può scindersi 5 ché da un solo seme sbocciano. 7 7 * * 10

Meditate bene questo ». Ringraziò per i consigli inchinandosi a lui Parzival. Egli tacque di sua madre a parole, non in cuore, come avviene a chi è virtuoso.

Gurnemanz invita Parzival a non porre troppe domande

riferite ciò all'amore. E' la degna donna accorta contro falsa arte insidiosa: se ottenete il suo sfavore, sì infamato voi sarete e per onta soffrirete. Della donna altro vi dico, 30 questa norma abbiate cara:

Poi il re Gurnemanz, ricordando come Parzival teneva lo scudo quando arrivò, lo invitò nel campo per insegnargli l'arte della cavalleria. Furono portati cavalli, e lance per tutti i cavalieri. Qui Parzival fece pratica, secondo le regole della cavalleria, e combatté con molti cavalieri, atterrandone cinque. Finito l'allenamento rientrarono. Gurnemanz aveva una figlia, e tre suoi figli maschi erano morti. Tutti pensarono che il vecchio re avrebbe dato in sposa la figlia al giovane cavaliere. La sera, a cena, Gurnemanz fece sedere Parzival tra lui e la figlia Liaze. Ospitarono Parzival per altri quattordici giorni, poi Parzival manifestò il desiderio di andare a cercare battaglia. Parzival uscì una mattina, accompagnato dal re. Il re, che aveva perso tre figli, subì la quarta perdita. Parzival gli promise che, qualora avesse messo su senno, sarebbe tornato per sposarne la figlia Liaze.

IV Libro Parzival partì da Graharz. Ora aveva l'aspetto ed i modi di un cavaliere cortese, ma nel suo animo si struggeva dal desiderio, pensando a Liaze. Parzival si lasciò guidare dal destino. « Scelga pur la via il cavallo, può trottare o galoppare, non lo guida il cavaliere: recinzioni e vie battute, carreggiate già profonde schiva, e passa per i boschi, attraversa terre impervie, dove mai tracciò vie l'uomo, non conosce valli e monti. Un proverbio così dice: chi nel bosco vaga, trova l'ascia qui del taglialegna. Poiché un ceppo è ognora segno che una pianta fu abbattuta, molti segni qui si trovano. Ma non cerca l'ascia Parzival, via cavalca in linea retta. » (179. v. 30 / 180. v. 1-16). Verso il tramonto giunse nel regno di Brobarz. Seguendo il corso di un torrente, giunse alla città di Pelrapeire. La città era ben difesa: solo un ponte sospeso consentiva di raggiungere le sue porte. Dall'altra parte del ponte c'erano oltre sessanta guerrieri, che gridavano a Parzival di non passare il ponte, avendolo scambiato per Clamide, che già altre volte era venuto. Spaventato dalle grida, il cavallo di Parzival rifiutava di passare sul ponte. Parzival smontò da cavallo, ed attraversò il ponte a piedi, tenendo il cavallo per le briglie. I guerrieri rientrarono nella città e chiusero le porte. Temevano che il cavaliere non fosse solo. Parzival percorse a cavallo il tratto che lo portava davanti alle porte della città. Il terreno era disseminato di morti. Egli batté al portone, ma non gli rispose nessuno. Solo una giovinetta gli parlò da una finestra. Parzival le disse che era disposto a servire la città. Fu accolto nel castello fra due ali di folla: c'era un esercito schierato, e molti civili, tutti molto deperiti. Il marescalco lo condusse presso la regina. Da ogni parte giungevano cavalieri a salutare Parzival. « Era magra quella gente, del colore della cenere o qual creta giallo spento. Il mio sire, conte Wertheim, non avrebbe là servito per sì misera mercede. » (184. v. 1-6). Erano tutti sfiancati dalla fame, non avevano nulla da mangiare. La loro fame era dovuta a Clamide, re del Brandigan, poiché gli era stata negata la loro regina in sposa. « Non fu più versato il sidro là nel bricco o nel boccale. Una teglia di Trühendigen non friggeva crepitando, n'era l'eco stessa estinta. Se a lor colpa lo ascrivessi, sarei certo dissennato: anche dove io soggiorno e signore son chiamato, proprio qui in casa mia, non può il topo rallegrarsi, né può ad agio suo rubare: da me nulla sta nascosto, né ho nulla da mostrare. Troppo spesso questo avviene a me Wolfram d'Eschenbach, che io patisca tal digiuno. E' assai noto il mio lamento. » (184. v. 22-30 / 185. v. 1-9). Parzival venne accolto con tutti gli onori, fu disarmato, gli offrirono un mantello di zibellino e lo condussero dalla regina. Si avviarono al palazzo. La regina Condwiramurs accolse Parzival, accompagnata dagli zii Kyot di Catalogna e Mampfliyot, che avevano smesso le armi, essendo ormai canuti. Condwiramurs era bellissima, e Parzival ne era turbato, perché pensava anche a Liaze. Parzival e Condwiramurs sedevano l'uno accanto all'altra. « Era il prode assai cortese, poiché Gurnemanz, il principe, lo affrancò dalla stoltezza e dissuase lui dal chiedere se non fosse con modestia: e qui presso la regina stava Parzival, tacendo, benché fosse accanto a lei. Anche oggi c'è chi tace con la donna che conosce. » (188. v. 15-24). La regina, vedendo che Parzival non parlava, temette che fosse perché non la trovava bella, in quanto era molto smagrita. Poi si rese conto che il cavaliere era cortese, e parlò lei per prima. Gli chiese da dove venisse, e Parzival rispose che era partito al mattino dal Graharz. La regina rimase sorpresa, perché il più veloce messaggero avrebbe impiegato due giorni per percorrere la strada da Graharz fino a Pelrapeire. Poi gli disse che Gurnemanz era suo zio, e Liaze sua cugina. La regina invitò Parzival a restare per la notte, e ad ascoltare il motivo per il quale essi pativano molta fame. I due zii della regina si offrirono di portare del cibo, che tenevano nelle loro case di caccia. La regina accettò e ringraziò. Il cibo che i due portarono servì a ben poco, quando fu diviso fra il popolo, come chiedeva Parzival. Molti morivano di fame. Venne approntato un letto per il cavaliere che andò a dormire. Venne svegliato nella notte dal rumore di un pianto, e non poté riprendere sonno.

192 Qui vi dico chi piangeva: una vergine pudica era, nobile e cortese, la regina del paese. 5 Per la morte dei suoi cari, per la guerra ella soffriva. Tale pena aveva in cuore 10 che ogni notte era insonne.

193 in ginocchio sul tappeto. La sovrana e il cavaliere nulla sanno dell'amore che si coglie insiem giacendo. 5 Questo avviene tra quei due: Condwiramurs cerca conforto presso Parzival

la fanciulla disperata se ne astiene per pudore. 10 Non la trae a sé l'eroe?

Da lui venne la regina, non cercando quell'amore

No, egli è puro e inesperto. Sì tranquilli giaceranno

per il quale una fanciulla si trasforma in una donna, ma consiglio volle e aiuto. La copriva una camicia 15 fatta d'una seta bianca:

senza voto d'astinenza, l'uno accanto all'altra in pace, né le membra accosteranno: non ci pensano neppure. 15 La regina pianse tanto

nulla eccita di più di una donna che sì va a un uomo. Era avvolta la regina in un manto di sciamito. 20 Andò in cerca di conforto.

che dagli occhi suoi le lacrime giù su Parzival cadevano. Singhiozzava così forte che l'eroe si risvegliò. 20 Si commosse nel vederla,

Damigelle e ciambellani, quanti a corte là dormivano, non li volle risvegliare. Senza chiasso sgusciò piano 25 in un'ampia e lunga camera.

e rizzandosi a sedere disse volto alla fanciulla: « Vi burlate di me forse? 25 State innanzi a Dio in ginocchio, * qui conviene che sediate

Qui dormiva solo Parzival, come avevano disposto. Come il giorno risplendevano delle torce intorno al letto. 30 Gli fu accanto la regina

o stendetevi al mio posto e lasciate che io stia altrove ». Questo volle e questo chiese. « Se volete farvi onore, 30 disse lei, - e senza lotta

194 mi saprete rispettare, sarà accanto a voi il mio posto ». Or promessa ebbe di pace e sgusciò tosto nel letto. 5 Era ancora notte fonda,

195 poiché questi ha un dì trafitto Schenteflurs, un cavaliere che era un fiore di virtù. Bello e forte era quel giovane, 5 non conobbe falsità:

non cantava ancora il gallo: sulle travi non ce n'erano, li mangiò chi aveva fame. La regina tanto afflitta 10 domandò in cortesia se voleva ora ascoltare la sua storia. « Raccontandola non vi lascio riposare, e vi affliggo: m'ha il re Clamide 15 con Kringun, suo siniscalco,

di Liaze era fratello ». Nel sentir il nome di Liaze sorse grande nostalgia tosto a Parzival nel cuore. 10 Il suo animo virile Condwiramurs espone a Parzival la sua disperata situazione

si turbò, perché l'amava. Domandò alla regina: « Come posso ora aiutarvi? » « Oh, se voi mi liberaste 15 da Kingrun, il siniscalco!

devastato città e paese, solo Pelrapeire è intatta. Tampenteire fu mio padre: mi lasciò misera orfana 20 il terribili sventure.

In tenzone ha già trafitto molti prodi cavalieri, e ritorna qui domani per costringermi alla resa 20 e a giacer con il suo re.

Eroi, principi e parenti e con questi un grande esercito mi eran tutti sottomessi. N'è ancor viva una metà, 25 l'altra è morta combattendo:

Alte torri qui vedete e là in basso anche un fossato: salterei laggiù piuttosto 25 che al re offrir la mia purezza, * se un dì fossi a ciò costretta.

ho motivo di esser triste, e non vedo via di scampo. Vorrei uccidermi piuttosto che donar vita e purezza 30 al re Clamide e sposarlo,

Quei ne avrebbe disonore ». Disse a lei: « Non so se Kingrun sia un Bretone o un Francese, o che altro, non importa. 30 Da costui voglio difendervi,

Parzival promette a Condwiramurs di combattere in sua difesa

196 come posso, se volete ». Venne il dì, finì la notte. Si levò e inginocchiò la regina ringraziando. 5 Uscì senza far rumore, ma nessuno aveva udito i suoi passi silenziosi. La sentì soltanto Parzival, 9 che dormir più non poteva. Al mattino si udì il suono delle campane, che annunciava il pericolo: l'esercito del re Clamide aveva assediato la città. Parzival assistette alla messa, poi indossò l'armatura e avanzò verso l'esercito nemico. Gli venne incontro Kingrun. Caricarono entrambi ed entrambi caddero al suolo. Sfoderarono le spade. Kingrun venne ferito ad un braccio e al torace; poi Parzival gli aprì l'elmo con un colpo di spada, lo atterrò e gli mise un piede sul petto. Kingrun gli offrì sicurtà. Parzival voleva che Kingrun si offrisse a Gurnemanz, ma egli disse che preferiva morire: aveva ucciso un figlio a Gurnemanz. Parzival gli disse di consegnarsi alla regina, ma Kingrun obiettò che lo avrebbero fatto a pezzi, poiché aveva ucciso molti dei loro uomini. Allora Parzival ordinò a Kingrun di recarsi in Bretagna ed offrirsi a Cunnaware, che patì l'onta a causa sua. Gli affidò anche un messaggio per il re Artù: non sarebbe tornato finché non avesse lavato l'onta che pativa insieme alla ragazza. Lo sconfitto Kingrun accettò di consegnarsi ad Artù. Parzival rientrò a piedi, finché non gli recuperarono il cavallo. L'altro esercito esitava. L'eroe venne condotto davanti alla regina, che lo abbracciò e dichiarò che sarebbe diventata sua moglie. Poi lo aiutò a liberarsi dell'armatura. Venne servito un misero pasto. Poi, il popolo gli giurò fedeltà e lo proclamò re. La regina annunciò subito che Parzival sarebbe diventato suo sposo. Giunsero due navi cariche di generi alimentari che il re pagò con i suoi beni. Fece in modo che il popolo si riabituasse gradualmente al cibo, servendone dapprima porzioni piccole; aumentò le dosi a cena.

202 con la lor dolcezza arrecano. L'uomo saggio ognor si attiene alla giusta misura. Sa trattare ben l'amata, 5 perché pensa, e questo è vero: « Ho servito più di un anno per mercede questa donna. Mi sostenne e confortò ella spesso. Ora qui giaccio. 10 Sarei stato lieto un tempo anche solo di sfiorare con la mano le sue vesti. Se mostrassi brama ardente darei prova di slealtà. 15 Dovrei forse qui oltraggiarla,

201 Di giacere insiem richiesti, 20 la regina e il prode annuirono. Giacque con tale decenza 25 che sarebbe insoddisfatta

infangando il nostro onore? Prima del sonno alle donne le parole dolci piacciono ». Così giacque là il Vallese: 20 non provava turbamento. 25 Quindi il rosso Cavaliere * la regina lasciò vergine.

qualche donna in casi simili. Perché quante il cuor tormentano, sì il decoro loro imbrattano e per contro si imbellettano. Caste agli ospiti si mostrano, ma nel cuore hanno distrutto quanto fingono di avere. 30 All'amico grave pena

Ma al mattino la fanciulla per amor si fasciò il capo, ritenendosi sua sposa. Città e terre portò in dote quella sposa verginale, ché lo amava ella di cuore. L'un con l'altra così giacquero, 30 già appagati dall'amore, 203 per due dì e la terza notte. Pensò il prode a quell'abbraccio cui sua madre accennò un giorno, e anche Gurnemanz gli disse 5 che uomo e donna son tutt'uno. Braccia e gambe essi intrecciarono. Se a voi devo dirlo esplicito, piacque a Parzival l'unione. Quella usanza antica e nuova 10 i due amanti insiem conobbero,

Parzival si unisce a Condwiramurs

11 e la gioia che amor dona. 202. 25 La benda ornava il capo delle donne sposate, mentre le fanciulle andavano a capo scoperto o cingendo una ghirlanda.

Un messaggero portò al re Clamide la notizia della sconfitta di Kingrun, che si era diretto verso re Artù, ed aveva ordinato all'esercito di attendere fuori Pelrapeire. Si diceva che la regina avesse ricevuto aiuto dalla Tavola Rotonda, nella persona di Ither di Kukumerlant, di cui si videro sventolare le insegne. Clamide rispose che la regina voleva lui e solo lui, e che il castello era affamato. Avanzò con il suo esercito. Un secondo messaggero gli riferì le stesse cose, e Clamide perse la sua sicurezza. Galogandres, duce del Gippones e vassallo del re Clamide, disse che Kingrun combatteva solo per se stesso. Occorreva unire i due eserciti e sferrare un attacco alla città di Pelrapeire. Così fu fatto, ma egli trovò la morte, insieme a Narant conte di Ukerland, e a molti nobili vassalli. Nella città si erano approntate le difese usando vari congegni e il fuoco greco, che bruciò le armi di assedio del nemico. Kingrun giunse in Bretagna, da Artù a Karminal, dimora di caccia nella selva di Brizljan. Riferì il messaggio di Parzival e portò la sua resa a Cunnaware. Keye trasalì ascoltando che il grande Kingrun era stato sconfitto. Poi gli assegnò un compito in cucina, nel Brandigan, a friggere frittelle a Cunnaware. Clamide giunse a Pelrapeire, dove castellani e assalitori combattevano strenuamente. Le porte della città erano aperte, e Parzival combatteva innanzi ai suoi. Parzival era pietoso con chi abbatteva, e vietò ai suoi ogni viltà nei confronti degli sconfitti. Clamide combatteva la battaglia in un altro luogo. Quando Parzival si accorse della sua presenza lo raggiunse e si lanciò contro di lui. I castellani riuscirono ad aver la meglio sugli assalitori, e Clamide sospese l'attacco. Grande fu la gioia dei castellani, e Parzival ordinò che i feriti fossero curati. Inoltre, accettò sicurtà dai cavalieri prigionieri; gli lasciò l'armatura e li mandò ai loro eserciti. I cavalieri riferirono che a Pelrapeire c'era tanto cibo da sfamare la città per un anno, e che la regina aveva il più bel cavaliere che si fosse mai visto. Clamide inviò messaggeri per sfidare Parzival a duello. Parzival accettò di combattere in duello con Clamide; gli eserciti sarebbero stati a guardare. I due si sfidarono. Clamide attaccò per primo. Combatterono a cavallo tanto strenuamente che i cavalli si sfiancarono nello stesso momento. Per i colpi volavano scintille. Parzival menava colpi tanto forti che Clamide pensò che la tregua fosse stata rotta, e che l'esercito di Pelrapeire gli tirasse dei sassi. Clamide cadde sconfitto sull'erba; usciva del sangue dal suo naso e dalle orecchie. Parzival risparmiò l'avversario. Gli disse di portare la sua resa a Gurnemanz, ma Clamide obiettò che gli aveva ucciso un figlio in duello. Allora Parzival fece come con Kingrun: lo inviò da Artù, e lo fece mettere al servizio della ragazza che aveva avuto offesa a causa sua. Clamide accettò di servire Cunnaware. Finì la guerra, venne tolto l'assedio, l'esercito di Clamide tornò in patria. I castellani esultavano. Clamide si mise in viaggio verso il Löver, in quanto Artù e la Tavola Rotonda si trovavano nella piana di Dianazdrun. « Se la storia dice il vero, sulla piana di Dianazdrun tende v'erano più fitte dei già fitti alberi a Spessart: qui Artù con la sua corte celebravano la festa delle sante Pentecoste. Più vessilli si vedevano e anche scudi: ognuno aveva

uno stemma differente. Erano belli i padiglioni. Questo desta meraviglia: chi potrebbe preparare vesti per tutte le dame? E costoro ritenevano che le donne convenute senza amante, l'onor persero. Non vi avrei accompagnato di buon grado la mia donna: c'era molta gente stolta nella folla là presente. Sempre odiai la confusione. Là qualcuno le direbbe che il suo amore lo ha trafitto e privato di ogni gioia: il suo omaggio le offrirebbe, se volesse confortarlo. L'avrei già portata via. Vi ho parlato di me stesso, dico or come il regal campo dall'altrui si distingueva. Stava fuori dalla tenda e mangiava il re in letizia con i fidi cavalieri e le nobili fanciulle. Molti duelli là si svolsero per amore di una donna che ben seppe ripagare con dolcezza e devozione la fatica dello scontro. » (216. v. 9-30 / 217. v. 1-18). Clamide giunse al campo di Artù, e si mise al servizio di Cunnaware de Lalant. Lei lo condusse dalla regina; c'era anche Keye, che si turbò quando apprese la notizia, e disse a Cunnaware di averla punita agendo in cortesia, perché gli premeva di correggerla. Poi invitò la ragazza a prendersi cura del cavaliere. Clamide si dichiarò distrutto per l'amore non corrisposto che provava verso Condwiramurs, e chiese ad Artù di essere nobile, e di trattarlo senza odio, per la durata della prigionia. Artù gli perdonò ogni misfatto. Clamide chiese che Gawan divenisse suo scudiero; il ragazzo accettò volentieri. A Pelrapeire la terra fu di nuovo arata. Parzival spartì con il popolo le ricchezze lasciate da Tampenteire. Vennero preparate nuove insegne e scudi per l'esercito. Il regno rifiorì. Un giorno Parzival disse alla regina che voleva assentarsi per andare a trovare sua madre, che non vedeva da molto tempo. Poi avrebbe cercato la gloria in armi. La regina lo amava, e non volle trattenerlo. Parzival partì da solo, lasciando il suo paese.

V Libro Parzival cavalcava pensando alla moglie lontana. Questo pensiero lo distrasse dallo scegliere la strada da percorrere. « Il cavallo tirò il morso e si avviò tra i ceppi e il brago: l'eroe più non lo guidava. Apprendiamo dalla storia che un dì intero corse il prode: sfinirebbe già un uccello fare in volo quella strada. Se la storia dice il vero, non andò così lontano il dì in cui uccise Ither, e anche quando poi da Graharz era giunto nel Brobarz. » (224. v. 19-30). La sera giunse in riva a un lago, dove c'erano delle persone che pescavano. Uno di essi sembrava un re. Parzival chiese dove poteva trovare alloggio per la notte. Il re pescatore gli indicò la strada da seguire per trovare ospitalità. Se Parzival fosse giunto a destinazione, la sera stessa avrebbe ricevuto l'ospitalità del re. Seguendo la strada indicata, Parzival raggiunse un castello molto ben fortificato. Parzival disse che il pescatore l'aveva inviato lì, e fu fatto entrare nel castello. L'atmosfera nel castello non era gioiosa, ma i castellani si mostrarono ospitali con il cavaliere. Lo accolsero con molto onore, lo condussero al suo alloggio e gli tolsero l'armatura. Gli portarono un mantello di preziosa seta araba che apparteneva a Repense de Schoye, la regina. Gli versarono da bere e gli diedero da mangiare in abbondanza. Intanto era giunto il re, e tutti si recarono a palazzo. In un immenso salone illuminato a giorno Parzival fu invitato dal re a sedere a fianco a lui. Il re era senza gioia e senza vitalità. Indossava vesti che lo tenevano caldo.

232 Or cessarono i lamenti della corte, che costretta venne al pianto dalla lancia retta in mano da quel paggio. 5 Se la storia non vi annoia, vorrei altro raccontarvi e convincervi che era una degna cerimonia. A un capo della sala 10 si aprì una porta d'acciaio: due fanciulle di là entrarono. E com'era il loro aspetto? Degno amor fu il loro soldo per chi avesse offerto omaggio: 15 belle e nobili eran le vergini.

231 15 Molti saggi là sedevano. Giunse quanto arrecò angoscia: da una porta entrò un paggio che portò una lancia in mano, suscitando molto pianto. 20 Dalla lama sgorgò il sangue

Un paggio mostra a Parzival una lancia insanguinata

Portò ognuna una ghirlanda di bei fiori sui capelli, che eran lunghi e biondi riccioli. Tra le mani qui reggevano 20 un dorato candeliere

che scorrendo fino all'elsa giù scomparve nella manica. Or piangeva quella corte nella sala vasta e ricca: 25 mai nessuna corte al mondo

in cui ardeva un vivo lume. Non intendo poi tacere del vestito che le vergini indossavano in quell'ora. 25 La contessa di Tenabroc,

pianse tanto amaramente. Portò il paggio quella lancia tutt'intorno per la sala, poi tornò indietro e uscì 30 lesto dalla stessa porta.

come pur la compagna, portò vesti color cremisi. Due cinture strette in vita le cingevano sui fianchi 30 solo un dito sopra l'anche.

Parzival assiste a una misteriosa cerimonia

233 Dietro venne la duchessa con la sua compagna: avevano labbra rosse come il fuoco. Portò ognuna un piedistallo, 5 in avorio, e lo posò

234 Poi cortesi si ritrassero raggiungendo le compagne, Tutte e otto qui indossavano un vestito verde acceso 5 di velluto d'Azagouc,

là davanti al re inchinandosi, come fecero le altre. Si compì tutto con arte. In un gruppo si raccolsero 10 quelle splendide fanciulle,

ben tagliato e abbondante. Le cingeva una cintura stretta e lunga, assai preziosa. Le otto vergini cortesi 10 là portavano sul capo

tutte avevan veste uguale. Non finiva qui il corteo: quattro coppie di fanciulle tosto entrarono: portavano 15 candelieri quelle avanti,

tutta a fiori una ghirlanda. Le fanciulle erano figlie dei due conti Iwan di Nonel e Jernis di Ril, da lungi 15 giunte a corte per servire.

le altre quattro poi reggevano una pietra trasparente di notevole valore. Era nota con il nome 20 di « giacinto rosso scuro »,

Le due più nobili vennero indossando vesti splendide. Due coltelli ahimè portavano affilati e seghettati, 20 or coperti da salviette.

molto largo e anche lungo. Fu tagliato assai sottile come un tavolo leggero: del re fu splendida mensa. 25 Tutte e quattro ora avanzarono

Nell'argento bianco e splendido li temprò una mano esperta: una lama come quella 25 può tagliare anche l'acciaio. * Precedevano le vergini

e insieme si inchinarono là davanti al loro sire. Quattro posero la tavola sull'avorio immacolato 30 dei già noti piedistalli.

che portavano i coltelli quattro nobili fanciulle, caste, elette a quel servizio. Tutte sei così avanzarono. 30 Poi che fecero? Ascoltate.

235 Si inchinarono. Due si avviarono verso il tavolo, la gemma, e i coltelli vi posarono. Poi con garbo ritornarono 5 per riunirsi alle compagne.

236 Qui davanti al Graal portarono candelieri assai preziosi e sei ampolle trasparenti, in cui ardeva olio aromatico. 5 Dalla porta qui avanzarono

Se le ho contate bene c'erano qui diciotto vergini. Altre sei or sopraggiunsero: vesti avevano di seta 10 per metà trapunta d'oro,

fino al punto designato. Si inchinarono con garbo la regina e le fanciulle che tenevano le ampolle. 10 La sovrana casta e pura

per metà seta di Ninive. Fra costoro e l'altre sei ogni veste era diversa, ma ugualmente rara e bella. 15 Poi veniva la regina:

pose il Graal davanti al re. Narra la storia che Parzival la guardò spesso, sapendo di indossare qui il mantello 15 di colei che portò il Graal.

volto aveva luminoso come l'alba, pensò ognuno. 20 Era bello anche il suo abito

Con le dame e la regina si unì all'altre già diciotto, 20 e le ventiquattro vergini

di preziosa seta araba. Portò un verde drappo d'achmardi e il più bel gioiello del cielo, fonte e meta d'ogni gioia. Questa cosa è detta il Graal, segno d'ogni bene in terra, 25 Si chiamò Repanse de Schoye colei che reggeva il Graal. Per la sua natura il Graal deve essere affidato a una vergine virtuosa 30 che ripudia falsità.

237 Cento erano le tavole trasportate nella stanza, e ne venne posta una ogni quattro cavalieri; 5 sopra poi vi fu distesa

si disposero in due file, circondando la sovrana. Parzival vede per la prima volta il Graal

La fanciulla incoronata era un fiore di bellezza. Ogni quattro cavalieri là seduti fu preposto 25 per servirli un ciambellano, che portava a quei signori un pesante vaso d'oro. Dietro a lui veniva un paggio con salviette fresche e candide. 30 Là ogni cosa era magnifica.

238 alla fine della cena. Ascoltate pure questo: cento paggi si disposero in silenzio innanzi al Graal 5 e là presero dei pani

una candida tovaglia. Versò l'acqua il sire stesso che la gioia rifuggiva. Si lavò con lui anche Parzival. 10 Porse a lui il figlio di un conte,

che poi in bianchi teli avvolsero per deporsi sulle mense. Questo ho letto e riferisco, ma dovrete voi giurarci: 10 se la storia è menzognera,

là in ginocchio innanzi al re, una seta variopinta. Fu ordinato ai quattro paggi assegnati a ogni tavolo 15 di servire in cortesia

con me avrete qui mentito. Là davanti al Graal, si dice, basta stendere la mano e si ottiene un piatto pronto: 15 cibi caldi, cibi freddi,

or le dame e i cavalieri. Tosto due si inginocchiarono per tagliare i cibi, gli altri qui portavano e servivano 20 le pietanze e le bevande.

cibi nuovi e cibi antichi, quanto l'uomo alleva o caccia. Non esiste questa cosa, dirà forse già qualcuno, 20 ma costui ribatte a torto:

Ecco un'altra meraviglia: quattro carri trasportarono molte belle coppe d'oro là per ogni convitato. 25 Lungo i muri si fermarono.

era il Graal frutto di grazia, e quaggiù somma delizia, che, si dice, quasi uguaglia quanto viene dato in cielo. 25 Si riempirono i vasetti

Tosto quattro cavalieri le posarono sul tavolo. Li seguiva un intendente che solerte le contava 30 per rimetterle sui carri

di sciroppo, salse e pepe per condire ogni vivanda. Buoni cibi là trovarono tanto il sobrio che il mangione. 30 Si servì vino di more,

Il Graal nutre chiunque tenda a lui la mano

239 vino d'uva e vino dolce. Chi tendeva al Graal la coppa la trovava tosto piena di qualunque cosa volle, 5 in virtù del santo Graal, che nutriva a sazietà quella corte grande e nobile. Osservava il sire Parzival la ricchezza e il prodigio, 10 ma taceva per riguardo. « Consigliava, - pensò, - Gurnemanz, cui lealtà mai venne meno, di non fare molte domande. Dovrò forse comportarmi 15 come feci a casa sua? Senza chiedere saprò già che cosa fanno qui? ». Sì pensava. Ora portarono una spada la cui lama 20 ben valeva mille marchi. La sua elsa era un rubino. Certo, usando quella spada grandi gesta si compivano. Tosto il re la porse all'ospite. 25 Disse: « Sire, ho con quest'arma combattuto molto un tempo. Poi Iddio mi ha reso infermo. Ve la dono per scusarmi, se vi ho accolto indegnamente. 30 Con voi, sire, ognor portatela,

241 Vi dirò solo più avanti chi era mai l'uomo canuto. Del castello e del paese, del re i nomi apprenderete: 5 quando ciò sarà opportuno chiaramente li dirò, senza fretta né lungaggini. Sono corda io senz'arco, è la corda qui il mio simbolo. 10 Sembra a voi rapido un arco: ma più corre ciò che scocca or la corda: la sua freccia. Chiaro? E' la verità si sa, dritta come corda. 15 Chi vi parla di vie storte vi conduce fuori strada. Ma chi vede un arco teso 20 vede dritta anche la corda,

240 e saggiatene la tempra: confidate in lei per battervi ». Ahimè, Parzival non chiese, questo ancora mi addolora. 5 Poiché offrendo a lui la spada Parzival si attiene al consiglio di Gurnemanz e non pone domande circa la malattia di Anfortas

Anfortas dona il suo ospite una spada per sollecitarlo a domandare

lo invitò il re a domandare. Mi fa pena il dolce sire che lo accolse e avrebbe avuto dal suo chiedere salvezza. 10 Nulla più venne servito. Chi doveva sparecchiare portò via le suppellettili. Quattro carri si riempirono. Al dover suo andò ogni vergine, 15 dalle ultime alle prime. La regina si avviava nuovamente verso il Graal. Si inchinò con molta grazia, e con lei ogni fanciulla, 20 poi davanti al re e a Parzival. Fuori, uscendo, riportarono quanto prima qui mostrarono. Le seguì con gli occhi Parzival. Intravide su un giaciglio 25 nella camera vicina, ma fu tosto chiuso l'uscio, un vegliardo, e il più bello che mai avesse visto prima. Posso dirlo e non esagero: 30 era bianco più che brina.

e si piega solo ad arco quando scocca via la freccia. Se la storia è indirizzata a chi solo ne avrà noia, non potrà avere presa: entra ed esce per le orecchie 25 facilmente in teste vuote. Sprecherei la mia fatica se obbligassi lui a sentirmi: capirebbe più un caprone o un marcio tronco d'albero 30 la parola e i versi miei. Il re disse a Parzival che era stato preparato un letto per lui, e gli consigliò di andare a riposare. I due si congedarono e Parzival venne accompagnato nella sua camera da letto. Molti paggi e fanciulle si presero cura di lui, portandogli ancora da mangiare e da bere. Poi si congedarono e Parzival prese sonno. Per tutta la notte fu preda di un sogno angoscioso: udiva un rumore di spade in una battaglia. Si svegliò di soprassalto, bagnato di sudore. Era giorno, ma non veniva nessuno a portargli gli abiti. Si riaddormentò Non si udiva alcun rumore. Verso metà del mattino Parzival si svegliò di nuovo. Sul tappeto c'erano la sua armatura e le due spade. Parzival indossò l'armatura, pensando di dover combattere per il re. Avrebbe preferito combattere per la regina, che gli aveva prestato il manto. Fuori dalla stanza c'erano lo scudo, la lancia e il cavallo. Parzival chiamò a gran voce, ma non rispose nessuno. Questo lo angosciò e poi lo irritò. Scese sul campo e vide delle impronte che portavano fuori dal castello. Salì sul cavallo, imprecando ad alta voce, e mosse per seguirle. Mentre Parzival stava per attraversare il ponte, l'unico paggio rimasto nel castello lo maledisse per non aver domandato. « Tirò un paggio di nascosto quella fune, sì la balta gli atterrò quasi il cavallo. Si voltò indietro Parzival che ora sì, volle informarsi. « Vi abbia in odio il sole splendido, - disse il paggio, - siete un papero. Potevate aprire il becco e al re fare la domanda! Disprezzaste molta gloria ». L'eroe chiese spiegazione: non ottenne più risposta. Benché a lui gridasse Parzival, l'altro parve addormentato: rientrò e poi chiuse la porta. Troppo presto se ne andò: nell'angoscia lasciò il prode, che ogni gioia aveva perso e acquistato grande pena. E' così il gioco d'azzardo: cade il dado e appar sventura sopra il lato in alto: Parzival perse il Graal, ma non al gioco. Non fu per suo desiderio se conobbe ora il dolore cui non era abituato. » (247. v. 21-30 / 248. v. 1-16). Parzival pensò che l'esercito del re fosse andato a combattere. Voleva raggiungerlo per combattere con loro, e per sdebitarsi della spada che il re gli aveva donato. Ma le tracce si diradavano a raggiera, e dopo poco Parzival le perse tutte. Sopra un tiglio era seduta una vergine fedele, che teneva tra le braccia il suo amante imbalsamato, e piangeva. Era Sigune, ma Parzival non la riconobbe. La ragazza chiese al cavaliere da dove veniva, e dove aveva trascorso la notte. Lui le disse di aver dormito in un castello ad un miglio di distanza. La ragazza lo pregò di non mentirle, perché non c'era alcuna abitazione nel raggio di trenta miglia.

251 Non l'avete visto, penso. Munsalwaesche, esso si chiama, e il nome di quel regno è, signore, Terre de Salwaesche. 5 Lo lasciò il vecchio Titurel un dì al figlio suo ed erede, il guerriero e sire Frimutel: conquistò con l'armi gloria e con l'armi giacque morto 10 al servizio di una donna. Egli aveva quattro figli: tre hanno pena oltre a ricchezza, vive il quarto in povertà, 15 serve Dio e fa penitenza.

Il suo nome è Trevrizent. 250 * 19 19 20

Gli rispose: « Non dovreste sì mentire a chi in voi non crede. Vedo bene dallo scudo che voi siete uno straniero. Chi percorre vie battute

Ha un fratello infermo, Anfortas: non cammina né cavalca, non sta eretto né disteso. Costui è re di Munsalwaesche, 20 la sventura lo ha colpito ».

ha paura della selva. Qui per trenta miglia intorno non c'è casa, legno o pietra, fuorché un unico castello 25 ricco d'ogni bene al mondo.

Disse poi: « Se foste giunto presso quella corte in lacrime, il re avreste liberato da una lunga sofferenza ». 25 Replicò a lei il Vallese:

Chi lo cerca con impegno non lo trova mai, purtroppo. E' una meta molto ambita, ma si mostra solo a pochi 30 che non bramano trovarlo.

« Vidi molte dame nobili e anche grandi meraviglie ». La fanciulla riconobbe la sua voce: « Tu sei Parzival. 30 Dimmi solo: hai visto il Graal

251. 2 Il nome « Munsalwaesche » è interpretato da alcuni studiosi come « monte selvaggio », sottolineando, con qualche forzatura, l'analogia con Wildenberg (in ted. « monte selvaggio »), luogo di residenza di Wolfram. Più fondata mi pare la versione « monte della salvezza », per il particolare carattere che Wolfram attribuisce alla schiera del Graal.

252 e il sire infermo e triste? Dammi allor buone notizie. Se al dolor suo hai posto fine, beato te che là sei giunto, 5 perché tu sarai signore

253 bruni, lunghi e sì ricciuti. Eri molto bella allora nella selva di Brizljan, benché fossi tanto afflitta. 5 Non hai più forza e colore.

di ogni cosa sotto il sole, che civile sia o selvaggia. Tu ricchezza avrai e potere ». L'eroe Parzival le chiese: 10 « Come hai fatto a riconoscermi? ».

Se un compagno così avessi, ne sarei certo turbato. Lo dobbiamo seppellire ». Le bagnò le vesti il pianto: 10 non avrebbe mai seguito

Gli rispose: « Son colei che il suo lutto con te pianse e il tuo nome rivelò. Della stirpe tua sii fiero: 15 è mia zia, sai, tua madre,

il consiglio di Lunete alla sua signora: « Il sire che ha ucciso il vostro sposo resti in vita e lo rimpiazzi ». 15 Non cercò scambi Sigune

di virtù un fiore candido, fresco pur senza rugiada. Premi Dio la tua pietà verso il mio defunto amato. 20 Giace qui. E tu misura

come alcune assai volubili i cui nomi tacerò. Di lei, leale, altro vi dico. Disse a lui: « Se un dì avrò gioia, 20 sarà quando il sire infermo

quanto Dio mi fa soffrire per amor di chi ora è morto. Virtù aveva assai virile, la sua morte mi sconvolse, 25 e d'allor di giorno in giorno

verrà sciolto dal tormento. Di là vieni: se lo aiutasti, somma gloria hai conquistato. Al tuo fianco hai la sua spada: 25 se la tempra sai sfruttarne

cresce sempre più il mio strazio ». « Non hai più labbra di porpora? Sei Sigune: tu mi hai detto il mio nome in verità. 30 Più non vedo i tuoi capelli

sei difeso dai nemici. E' perfetto il doppio taglio: lo forgiò il fabbro Trebuchet di una stirpe di maestri. 30 C'è una fonte presso Karnant

253. 10 Allusione a un episodio che Hartmann von Aue, sul modello di Chrétien de Troyes, narra all'inizio del suo poema Iwein. Il protagonista ha ucciso lo sposo di Laudine: questa, in un primo momento, vorrebbe la morte dell'assassino, ma la sua ancella Lunete le parla del valore e dei meriti di Iwein, convincendola a sposarlo.

254 da cui re Lac prese nome. Questa spada regge a un colpo, al secondo si frantuma. Se la immergi in quella fonte per te l'acqua la rinsalda. 5

255 L'eroe disse: « Non ho chiesto ». « Dalla vista mia sparite! esclamò lei disperata, - tacevate per paura? Vi dispiacque domandare 5

Ma dovrai prima dell'alba là tuffarla sotto il masso. Lac si chiama la sorgente. Se non hai disperso i pezzi, 10 lei li accosta l'uno all'altro

quando foste presso il Graal! Molte vergini virtuose, sia la nobile Garschiloye che Repanse de Schoye, 10 e prodigi avete visto,

mentre tu li inumidisci: tutti interi, ancor più forti taglio e incavo saranno. Smalto e fregio non sbiadiscono. 15 Per la spada avrai bisogno

quella lancia insanguinata, i coltelli! E qui venite? Membra infami, uomo dannato! Siete serpe velenosa: 15 ha radici salde il fiele

di una magica parola: forse a corte non l'hai chiesta, ma se a te fu detta, avrai grazia e onor sempre più grandi. 20 Credi a me, caro cugino,

della vostra carità. Vi doveva il re commuovere: su di lui Dio compì un prodigio, oh, se allora aveste chiesto 20 del suo male, voi dannato! ».

ti saranno sottomessi cose e uomini lassù splendidi. Regalmente porterai la corona della grazia 25 alta sopra i buoni e i nobili:

Disse a lei: « Cara cugina, con me mostrati cortese: espierò, se ho una colpa ». « Non potete espiare nulla, 25 questo so, - disse la vergine, -

tu possiedi con pienezza sulla terra il sommo bene. Mai nessun ti uguaglierà in potere e in ricchezza, 30 se lassù hai domandato ».

svanì in voi a Munsalwaesche gloria d'armi e onor virile. Da me allor più non avrete 29 mai risposta d'alcun genere ». *

Sigune maledice Parzival per non aver rivolto la domanda ad Anfortas

Parzival lasciò Sigune. Era afflitto dall'angoscia e dal gran caldo; si tolse l'elmo. Scorse nuove tracce: un cavallo ferrato e un ronzino senza ferri. Il ronzino era smagrito e malandato, ed era cavalcato da una donna vestita di abiti laceri. Parzival la salutò, e Jeschute lo riconobbe: soffriva molto dal giorno in cui l'aveva incontrato per la prima volta. La duchessa si vergognava di mostrarsi quasi nuda. Parzival gli offrì la sua veste. La donna disse a Parzival di andare via: temeva per la sua vita, perché il suo sposo voleva vendicarsi. « La camicia della donna nodi aveva con l'ordito. Di virtù casta e lodevole era ricca lei, sì misera, e curava il vero bene, rifuggendo falsità. » (260. v. 6-11). Giunse il duca Orilus pronto a combattere. I due si scontrarono assai duramente, e Jeschute soffrì per entrambi. Il combattimento si svolse per lungo tempo a cavallo, tanto che questi fumavano dal sudore. Il duca era furioso perché pensava che sua moglie fosse stata violentata, e voleva vendicarsi. Infine, Parzival lo rovesciò in terra. Poi smontò da cavallo, lo prese sotto al braccio e lo spinse contro un ceppo. Parzival chiese che restituisse l'onore a Jeschute, Orilus rifiutò. Allora Parzival lo schiacciò al suolo, ed egli accettò di arrendersi e di diventare suo vassallo, ma non di perdonare la sua sposa. Parzival dettò le sue condizioni per la resa: Orilus avrebbe dovuto recarsi da re Artù e prestare servizio per Cunnaware, che aveva subito ingiusta offesa a causa sua. Inoltre, avrebbe dovuto riconciliarsi con la sua sposa. Orilus accettò le condizioni imposte, pur di restare in vita. La duchessa piangeva per lui. Dopo che Orilus e Jeschute si furono riconciliati, i tre partirono insieme e giunsero ad un eremo nella roccia. Era l'eremo di Trevrizent, e Parzival vi trovò un'urna e una lancia ben dipinta. Giurò sull'urna di non avere oltraggiato

Jeschute, e di averle preso l'anellino ed il fermaglio perché allora era stolto. Poi restituì l'anellino, mentre il fermaglio era perduto. Orilus infilò l'anello al dito di Jeschute e la coprì col suo mantello. Fu contento che Parzival avesse giurato non essendone costretto. Parzival tenne per se la lancia di Troys, poi prese congedo dai due sposi. Il duca e la sua sposa tornarono al loro accampamento, e furono accolti dalla loro gente con gran gioia, per la pace fatta. Si lavarono e si riconciliarono come fanno gli sposi. Orilus venne a sapere che Artù era accampato a un miglio di distanza, nella valle sulle due sponde del Plimizoel. I due sposi si prepararono per recarsi da Artù. Partirono con un solo cavaliere a fare da guida, mentre alla corte fu ordinato di tornare a Lalant. Giunti nei pressi dell'accampamento, Orilus congedò il cavaliere e si avviò solo con sua moglie. Artù cenava nella piana, circondato dal suo seguito. Giunse Orilus, che smontò da cavallo e chiese di Cunnaware. Il re e la regina lo accolsero, e Orilus si consegnò a sua sorella. Lei fu dapprima incerta se il fratello suo fosse Orilus a Lähelin. Orilus rivelò il suo nome, e le disse che era stato inviato lì dal vermiglio Cavaliere; poi si informò su chi le avesse recato danno. Nella corte cresceva l'odio verso Keye. I cavalieri presenti recarono omaggio al cavaliere appena arrivato. Poi Jeschute fu aiutata a smontare da cavallo e venne accolta da Artù e dalla moglie. Il duca fu condotto alla sua tenda, e Keye pregò Kingrun di offrire i suoi servigi al posto suo. Orilus era fratello di Cunnaware, e lei non aveva ancora perdonato Keye. Dopo cena andarono tutti a letto.

VI Libro Per otto giorni Artù cavalcò con il suo seguito alla ricerca di Parzival, perché voleva che si unisse alla schiera dei cavalieri della Tavola Rotonda. Artù aveva stabilito una regola alla quale dovevano attenersi tutti i suoi cavalieri: vedendo compiere gesta, nessuno poteva intervenire senza il suo permesso. « Quella notte molta neve ricoperto aveva il suolo. Ma non era la stagione in cui nevica, direi. Qui e dovunque si racconti di re Artù, eroe di maggio, egli appare a Pentecoste, o nel maggio tutto in fiore. Spira ognor dolce brezza. Questa storia offre contrasti: fiori e neve ci presenta. » (281. v. 12-22). Una sera, i falconieri di Artù persero un falco, che volò via per rifugiarsi nel bosco. Quando al mattino Parzival riprese il cammino non vedeva le sue tracce, né gli ostacoli, a causa della neve. Il falco, vedendo delle oche, ne aggredì una, e la ferì. Il sangue cadde nella neve, formando tre grossi rubini. Parzival amava profondamente Condwiramurs, e gli sembrò di vedere la sua immagine nelle macchie rosse sulla neve. Rimase estasiato a guardare, e perse conoscenza. Restò lì, come se dormisse. Cunnaware aveva inviato un messo a Lalant. Il messo, vedendo un cavaliere che stava immobile nella posizione di chi cerca scontri, tornò indietro a riferire la notizia. Tutti i cavalieri volevano scendere in campo per battersi. Segramors, per intercessione di Ginevra, sua parente, ottenne da re Artù il permesso di battersi. Si vestì dell'armatura e partì alla volta del cavaliere. Una volta giunto di fronte a lui lo pregò di desistere dal suo comportamento minaccioso nei confronti di Artù e del suo seguito. Parzival, che aveva i sensi offuscati dalla vista delle macchie di sangue sulla neve, che gli ricordavano il volto della sua sposa, non rispose. Segramors, non ottenendo la resa del cavaliere, lo attaccò. Il cavallo di Parzival si voltò, e lui riacquistò i sensi. Vedendosi aggredito reagì, e sconfisse Segramors, poi tornò a guardare il sangue sulla neve, e non disse più nulla. Il cavallo di Segramors tornò alla sua stalla, ed il cavaliere lo seguì a piedi all'accampamento. L'esercito di Artù era talmente vicino che vide tutto. Segramors fu molto deriso per la sconfitta, e rispose dispensando insulti ad amici ed avversari. Keye, il fiero siniscalco, chiese al re di poter combattere contro il cavaliere che cercava scontri. Parzival era sempre tormentato dalla visione di quel sangue sulla neve.

291 Sire Amore, che cosa fate? Date al triste eroe una gioia di brevissima durata: lo farete, oh sì, morire. 5 Sire Amore, come avviene che virili sentimenti e ardimento valoroso sono ognor da voi sconfitti? E chiunque, vile o degno, 10 ogni cosa sulla terra se vi affronta e con voi lotta tosto voi lo soggiogate? Certo, noi dobbiamo arrenderci: siete voi il più forte, è vero. 15 Sire Amore, avete un pregio, forse l'unico, non so: vi è compagna Seduzione, se non forza non avreste. Sire Amor, siete sleale, 20 in maniera nuova e antica: donne voi disonorate, inducendole all'incesto. Più di un sire, a causa vostra, 25 fece torto al suo vassallo, * e il vassallo al suo signore, 290 Dall'amor costui è già oppresso: 27 lo tormenta la visione

30 e l'amico al suo compagno: * chi obbedisce a voi, si danna.

27 di quel sangue sulla neve: non è bene ancor più affliggerlo. E' già Amore il suo signore, 30 che altro può chiedergli Amore?

292 Sire Amor, potere avete di invecchiare gli anni verdi che per noi sono già brevi: quanto fate è beffa subdola. 5 Qui il discorso vale solo

Sire Amore, vergognatevi di condurci alla lascivia, per cui l'anima si perde.

293 atterrate ogni difesa. Ciò che vive, nuota o vola sulla terra o per il mare, mai sfuggì al vostro assalto: 5 rivelaste molta forza

per chi ama e non è amato: se mi aveste già soccorso tarderei forse a lodarvi? Quando gioco, è posta il danno 10 e imbrogliate sì le carte

quando Parzival atterraste, per voi uscì di senno il prode: è il suo amor fedele e puro. La regina dolce e nobile, 10 la sua sposa a Pelrapeire,

che di voi più non mi fido. Non vi importa se io soffro. Ma voi siete troppo nobile perché io vi parli e sfoghi 15 la mia collera meschina.

vi mandò a lui e gli parlaste; Kardeiz fils de Tampenteire, suo fratello, per voi cadde. Se chiedete quel tributo, 15 beato me: nulla vi devo,

Molto acuto è il vostro pungolo e imponete some grevi. Sire Heinrich von Veldecke cantò voi con maestria: 20 se mi avesse già insegnato

con più garbo allora trattatemi. Ho parlato per noi tutti 18 e proseguo il mio racconto. * *

come io possa trattenervi! Egli poi indicò il modo per potervi conquistare. Qualche stolto e inesperto 25 getta via grandi fortune: se mi accade, dovrò ascriverne, sire Amore, la colpa a voi, che irretite il nostro senno. Scudo, spada e un destriero, 30 un castello ben munito, 30 nulla giova a noi incontrandovi, 292. 18 Heinrich von Veldek, autore dell'Enite, è il primo in ordine cronologico dei poeti cortesi.

Keye mosse in armi contro Parzival. Quando fu di fronte a lui gli chiese la resa. Parzival taceva, preso dalla forza dell'amore. Keye gli diede un colpo di lancia in testa, per svegliarlo. Poi lo assaltò. Il cavallo di Parzival si mosse un po', tanto che egli si liberò della morsa della visione del sangue. Riprese il suo senno e sbalzo Keye oltre un tronco. Morì il cavallo e Keye si ferì al braccio destro ed alla gamba sinistra. Parzival ripagò il colpo subito da Cunnaware e quello contro di lui. Poi tornò a contemplare la visione sulla neve, ed a pensare al Santo Graal.. Soffriva per entrambi.

297 ma sapeva ben distinguere quanti erano cortesi 5 e compagni ognor leali:

li serviva e onorava. Ve lo dico a sua discolpa: un censore fu costui. Si mostrava molto rude per difendere il suo re, separava i degni e onesti 10 dalla gente falsa e infida: la colpiva come grandine, la pungeva come un'ape. Keye, il saggio cavaliere si attirò l'odio dei perfidi, 15 che perciò lo calunniarono.

296 Ogni eroe compianga Keye: lo spingeva il suo coraggio 15 a lottare con valore. Qui e altrove molti affermano che fu Keye un villanzone, la mia storia già lo assolve: ebbe Artù un siniscalco 20 fiero, nobile, orgoglioso. Benché molti qui dissentano, io dichiaro e non ritratto: Keye fu leale e prode. Voglio dirvi altro di lui: 25 fu la corte d'Artù meta per stranieri in grande numero, chi valente, chi meschino, chi cortese e assai potente. Keye sempre disprezzava 30 chiunque fosse vile o falso,

Sire Ermanno di Turingia, giudicai certi tuoi intrinsechi: farei meglio a dirli estrinsechi. Tu sei troppo generoso, 20 uno come Keye occorre Il poeta difende la persona e l'operato di Keye

qui alla corte eterogenea, dove accanto ai molti nobili scorgo ancora più villani. 25 così canta messer Walther: * « Buon dì a tutti, buoni e perfidi ».

Il poeta si dispiace per l'eccessiva generosità del suo mecenate

Se così canta un poeta, è perché si acclama ai falsi. Keye avrebbe ciò impedito, 29 e anche Enrico di Rispach. *

297. 16 Hermann I, langravio di Turingia, è famoso per la generosa ospitalità con cui accolse nel suo castello della Wartbourg i poeti del suo tempo. All'inizio del XIII secolo Walther ven der Vogelweide, citato nei versi seguenti, fu a più riprese ospite del langravio. 297. 29 E' un personaggio a noi sconosciuto che ricopriva probabilmente cariche importanti in Baviera. Reisbach si trova in Baviera, non lontano da Landshut.

Keye fu raccolto e portato al campo di Artù. Fu molto compianto per la sconfitta. Gawan lamentò la sventura di Keye, ma questi lo invitò a non compatirlo. Si dispiaceva solo di non poterlo più servire. Poi, lo esortò a non battersi. Gawan fu colpito dal discorso di Keye, e gli ricordò che mai nessuno l'aveva visto impallidire durante uno scontro. Gawan montò su un cavallo e si recò presso Parzival, disarmato. Salutò il cavaliere, ma questi non rispose. Spiegò a Parzival che restare fermo in posizione di battaglia di fronte all'accampamento del re Artù costituiva un'offesa per il re ed il suo seguito. Egli era però disposto ad intercedere per lui. Gawan comprese che Parzival era preda dell'amore e, seguendo il suo sguardo, vide le macchie di sangue e vi getto sopra un panno. Parzival tornò in sé. Parzival chiese dove fosse la sua lancia. Si è spezzata nello scontro, - disse Gawan. Quale scontro, - chiese Parzival voi siete disarmato. Gawan invitò il cavaliere a seguirlo all'accampamento di re Artù. Egli stesso lo avrebbe preservato da altri scontri. Parzival disse che non gli era possibile incontrare il re e la regina, perché doveva vendicare l'onore di una fanciulla offesa a causa sua. Gawan gli rispose che quel torto era già stato vendicato e Parzival lo seguì all'accampamento. Parzival entrò nella tenda di Gawan, e fu spogliato delle armi. Cunnaware, lieta per essere stata vendicata, prese per mano Orilus e Jeschute e li condusse da Parzival. Dichiarò subito la sua gioia per essere stata vendicata per le percosse subite, poi fece portare delle vesti per il cavaliere. Artù ed il suo seguito, dopo aver udito messa, andarono alla Tavola Rotonda. Tutti i cavalieri erano al corrente che il rosso Cavaliere si trovava con Gawan, ed Artù andò a fargli visita. Gli andò innanzi Antanor, che un giorno venne percosso insieme a Cunnaware. Antanor ringraziò Parzival per essere stato vendicato. Artù disse a Parzival che tutti i cavalieri della Tavola Rotonda gli chiedevano di entrare a farne parte. Parzival accettò di diventare un cavaliere della Tavola Rotonda.

Era regola nella Tavola Rotonda che nessuno mangiasse con il re in un giorno senza scontri. La corte si riunì sul prato, senza tende e senza siepi. Un drappo rotondo venne usato come tavola, in onore al vermiglio Cavaliere. Artù invitò dame a cavalieri a sedersi a tavola.

312 Or si avanza una fanciulla di provata lealtà, ma nell'ira scordò creanza. 5 Qui parlò e turbò i presenti.

Cundrie giunge alla corte di Artù

313 La fanciulla molto dotta appariva ben diversa da chi ha bella persona. Chi offuscava grande gioia 5 indossava panno di Gand,

Vi dirò della sua bestia: era un mulo falbo e alto quasi come un castigliano, fu bruciato e rotto il naso, 10 ben sembrò un cavallo ungaro. *

blu ancor più di un lapislazzolo: era un manto ben tagliato alla moda dei Francesi, veste di seta ebbe sotto. 10 Piume di pavone aveva 10 sul cappello fatto a Londra,

Finimenti e briglie erano lavorati con perizia, molto ricchi e assai preziosi. Avanzò altero il mulo. 15 Non di dama era il suo aspetto,

foderato d'oro e seta, tutto nuovo, anche il suo laccio, che portò sciolto sul dorso. La notizia sua fu un ponte: 15 tragittò di gioia al pianto,

perché allor veniva in visita? Lei compiva il suo dovere e portò angoscia a corte. Era dotta la fanciulla, 20 parlò bene molte lingue,

abbattendo ogni letizia. Dal cappello uscì una treccia, lunga sì che sfiorò il mulo, brutta, nera e tanto morbida 20 come setole di porco.

franca, araba e latina. Formazione ebbe cortese, studiò geometria e dialettica. Conosceva i fondamenti 25 pure dell'astronomia.

Come un cane era nasuta e due zanne lunghe un palmo si inarcavano sul labbro. Intrecciate con un nastro 25 portava le sopracciglia.

Bene, il nome suo era Cundrie, la sorcière il soprannome. Lingua sciolta aveva ognora e la usava assai parlando. 30 L'alto onore fu atterrato.

Sono schietto e assai cortese se una donna sì descrivo, ma nessuna è così brutta. Cundrie orecchie ebbe da orso, 30 e il viso molto irsuto:

312. 9 Nel Medioevo si praticavano delle incisioni nelle narici dei cavalli quando questi avevano difficoltà respiratorie, perché si riteneva di procurare loro in questo modo un maggior passaggio per l'aria. Una qualsiasi malattia di un mulo o di un cavallo veniva curata mediante applicazione di un ferro rovente sulla parte malata. Il mulo di Cundrie è « verbrannt », vale a dire coperto di bruciature, segno di frequenti malattie e scarso valore della bestia.

314 non lo vuol così l'amante. Una sferza aveva in mano, ogni nerbo era di seta e il manico un rubino. 5 La fanciulla sì graziosa mani aveva ben da scimmia, unghie opache e molto dure, come artigli di leone, così dice la mia storia. 10 Per lei mai si scontrò un uomo.

315 Re Artù, avevi il sommo onore alto sopra i tuoi compagni: ora il pregio tuo precipita, la tua balda gloria zoppica, 5 l'alta gloria tua declina: falsità ti ha contagiato. Sia il prestigio che la forza della Tavola Rotonda sono zoppi: è con voi Parzival, 10 che pur sembra assai cortese.

Cundrie maledice Parzival

Cavalcò in quella cerchia chi arrecò disperazione e avanzò verso re Artù. Cunnaware di Lalant 15 presso il sire suo mangiava.

Nome ha « rosso Cavaliere » da colui che morì a Nantes, ma non regge il sire Parzival il confronto con re Ither: 15 fu un virtuoso eroe quest'ultimo ».

La sovrana del Janfuse era accanto alla regina. Con onor sedeva Artù. Cundrie andò innanzi al re 20 e parlò con lui in francese:

Disse poi rivolta a Parzival: « Ho scordato cortesia, dacché nego il mio saluto ad Artù e al suo seguito. 20 Sia dannata la bellezza

nella nostra lingua suona, oh, terribile il discorso: « Fils du roi Utepandragun, il tuo agire ha compromesso 25 molti Bretoni e te stesso.

che virile in voi risplende. Se recassi amore e pace, certo a voi li negherei. Io vi sembro sì mostruosa, 25 ma di voi sono più amabile.

I più nobili eroi siedono con onore in questa cerchia, ma una serpe li avvelena. E' la Tavola Rotonda 30 or corrosa dall'infamia.

Perché, sire, non parlate, non spiegate la ragione per cui voi non liberaste dal dolor chi assai soffriva 30 senza aiuto, il pescatore?

316 Foste un ospite sleale: vi mostrò una grande angoscia, dovevate compatirlo. Spero che la vostra lingua 5 cada, come venne meno

317 beni in terra assai più grandi d'ogni bene a Tebronit. L'Angioino Feirefiz conquistò con dure gesta 5 la regina in quel paese:

quel dì a voi la carità. Dio ormai vi ha destinato alle fiamme dell'inferno: siete vivo e già dannato, 10 se chi è saggio ora vi giudica.

è costui il degno erede dell'ardito sire Gahmuret. Pelle bianca e nera, è strano, ha il vostro fratellastro: 10 fu sua madre Belakane.

Maledetto dalla Grazia disprezzaste l'alta gloria, il virile onor schivate, va in cancrena il vostro pregio, 15 non può un medico guarirvi.

Or penso a vostro padre: egli odiava falsità. Dall'Angiò prese il suo nome chi altre doti offrì in retaggio 15 dalle doti che mostrate.

Giuro sulla vostra testa, se volete che io giuri: siete invero il più bell'uomo ch'io abbia visto, e il più malvagio. 20 Verme immondo, serpe infida,

Se lo avesse ahimè tradito vostra madre, potrei credere che sia un altro vostro padre. Lei soffrì per fedeltà: 20 alla sua virtù pensate

vi donò il re una spada, non ne siete stato degno: voi, tacendo, vi dannaste. Siete un uomo senza onore, 25 un giocattolo per Satana.

e al valore del re Gahmuret, un modello di coraggio e di alto onor virile. Donò gioia in compagnia: 25 era il cuore suo uno scrigno

I coltelli, il Graal vedeste e una lancia insanguinata. 30 Voi atterrate gioie e affliggete.

di virtù senza menzogna. Il suo intrepido coraggio 30 era nassa e fitta rete:

Domandando a Munsalwaesche voi avreste conquistato

catturava l'alta gloria. L'onor vostro è invece a terra,

318 falsità l'ha ormai distrutto. Mi addolora di sapere che ora il figlio di Herzeloyde ha infangato il suo prestigio ». 5 Si mostrò angosciata Cundrie: si torceva ognor le mani e piangeva disperata, era grande il suo dolore. Nutrì amor fido la vergine, 10 dal suo cuor sorgeva il pianto. Si rivolse ancora al re proseguendo il suo discorso: « C'è tra voi un eroe nobile, disse, - che cerchi alta gloria 15 con valore e brami amore? Io so di quattro regine e di quattrocento vergini, tutte molto belle e nobili. Esse sono a Schahtel marveille: 20 ogni impresa è nulla a fronte

Cundrie invita i cavalieri della Tavola Rotonda a liberare le dame prigioniere a Schahtel marveille

delle imprese da affrontare per amor degno in quel luogo. Certo, il viaggio è faticoso, ma sarò lassù stasera ». 25 La fanciulla tanto afflitta se ne andò senza congedo. Si voltò spesso piangendo e diceva questo, udite: « Munsalwaesche, triste luogo! 30 Non può alcuno confortarti ». Cundrie andò via senza congedarsi. Parzival era sconvolto: lui che aveva sempre sfuggito falsità e che aveva il pudore come chiave della propria virtù. Cunnaware e le altre dame scoppiarono in lacrime. Avanzò un cavaliere straniero, vestito di una splendida armatura. Girò intorno al cerchio, chiedendo di Artù e di Gawan. Si rivolse ad Artù, porgendo il suo saluto a lui ed a tutti i cavalieri, tranne Gawan. Kingrimursel, questo era il nome dello straniero, accusò Gawan di aver ucciso il suo re a tradimento, e lo sfidò a duello, fissandolo quaranta giorni dopo questo incontro, presso Schampfanzun, capitale d'Ascalona. Artù rispose che Gawan si sarebbe battuto, ma che se nel frattempo si fosse dimostrata la sua innocenza, allora egli avrebbe perduto il proprio onore dinanzi ai saggi. Beacurs, fratello di Gawan, si offrì di combattere al suo posto, ma Gawan rifiutò. Disse di non amare gli scontri, e di ignorare il motivo per il quale era stato accusato, ma non si sarebbe sottratto al combattimento. Poi si congedò ed andò via. Cundrie aveva rivelato il nome e la stirpe reale di Parzival, e come un re venne salutato dalla corte di Artù. Clamide si rivolse a Parzival, chiedendogli di porre fine alla propria prigionia, e di consentirgli di sposare Cunnaware. Parzival acconsentì al matrimonio. Eckuba, regina del Janfuse, lodò le qualità di Feirefiz l'Angioino, e si rallegrò che fosse fratello di Parzival. Parzival ringraziò Eckuba per i suoi complimenti, ma espresse l'angoscia che aveva nel suo cuore, poiché molti lo schernivano e lo offendevano per non aver posto la domanda al re Anfortas. Parzival, che riteneva responsabile Gurnemanz della sua colpa, manifestò la ferma intenzione di partire alla ricerca del Graal, anche se tale ricerca fosse durata tutta la sua vita.

Parzival chiese il permesso di andare, ed Artù gli disse che avrebbe offerto protezione al suo regno, durante la sua assenza. Gawan lo salutò e gli augurò il favore di Dio durante la sua ricerca. Parzival gli rispose di dubitare della potenza di Dio, e della sua volontà di aiutare gli uomini. Dichiarò di non voler più servire Dio. Cunnaware aiutò Parzival a vestire l'armatura. Parzival partì per compiere imprese in nome del Graal, e per liberare le quattro regine (Itonie, Cundrie, Arnive e Sangive) e le quattrocento vergini prigioniere a Schahtel marveille. Gawan prese tre scudi, sette destrieri e dodici lance, si congedò e partì. La regina Eckuba andò al porto e si imbarcò; Artù partì verso Karidoel; Cunnaware e il re Clamide si congedarono; Orilus e Jeschute restarono per le nozze di Clamide e Cunnaware.

337 Ogni donna che abbia senno e pudore con virtù, se ora ascolta questa storia deve ammettere che parlo 5 oggi meglio delle donne: ne odio e biasimo una sola. La regina Belakane non conobbe falsità: mai virtù le venne meno 10 quando estranei l'assediarono. Patì in sogno anche Herzeloyde grave pena nel suo cuore. Come pianse poi Ginevra quando Ither venne ucciso! 15 E ricordo con tristezza la vergogna di Jeschute, figlia del sire del Karnant, lei che pure era innocente. Cunnaware fu percossa 20 duramente e senza colpa. Hanno entrambi cancellato l'onta con onore. Or prosegua a raccontare chi conosce grandi imprese 25 e compone belle rime, sia spezzate che baciate. Vorrei altro a voi narrare, se a richiederlo sarà qualcun altro e non io stesso, 30 che cavalco dondolandomi.

VII Libro Il poeta prosegue narrando le gesta di Gawan, che si difese con valore ed acquistò gran merito. Da diversi giorni aveva lasciato re Artù quando, uscendo da una selva, passando per una gola, vide un numeroso esercito scendere dai pendii. Gawan cavalcava il destriero Gringuljete dalle orecchie rosse, che proveniva da Munsalwaesche. Poiché era stato visto, decise di proseguire. Smontò da cavallo e vide passare l'esercito, seguito dai mercanti e dalle meretrici. Molti soldati erano dei furfanti. Vedendo Gawan ed il suo seguito, l'esercito pensò che fossero dei loro. Gawan chiese ad uno scudiero di chi fosse quell'esercito. Era l'esercito del re Poydiconjunz, del duca Astor di Lanverunz e dell'impudico principe Meljacanz, figlio del re Poydiconjunz, che usava violenza alle vergini ed alle donne. Lo scudiero gli narrò la storia di Meljanz, re di Liz: era accecato dalla passione, e per questo motivo era sceso in guerra. Alla morte del padre, Meljanz fu affidato al principe Lyppaut, perché lo educasse. Lyppaut lo prese con sé, e lo allevò insieme alle sue due figlie: Obie, la maggiore, e Obilot, la minore. Un giorno Meljanz offrì il suo amore a Obie, che lo insultò e rifiutò, benché lo amasse. Obie desiderava un cavaliere che avesse compiuto grandi gesta, e che lo avesse servito per cinque anni, accorrendo ad ogni suo cenno. Meljanz attribuì a Lyppaut la superbia della figlia, e gli mosse guerra. Lyppaut avrebbe voluto sottomettersi al giudizio di una corte, benché innocente, ma Meljanz lo lasciò per preparare un esercito che gli muovesse contro. I figli dei nobili educati da Lyppaut gli rimasero fedeli, tranne Lisavander di Beauvais. L'esercito era guidato da Poydiconjunz di Gorz, di cui Meljanz era nipote. Dirigevano verso Bearosche. Finito di raccontare questa storia, lo scudiero si congedò. Gawan era incuriosito dalla quella storia, ed era incerto sul da farsi. Se fosse rimasto avrebbe dovuto combattere, altrimenti avrebbero pensato che fosse un vile. Ma aveva anche promesso di combattere contro Kingrimursel, e non voleva infrangere quella promessa. Decise di muovere verso Bearosche. Su una piana, fuori del castello, era accampato l'esercito, con un gran numero di tende. Gawan vi passò in mezzo, e si diresse verso la città, ma le porte erano chiuse, e sui merli c'erano molti arcieri e balestrieri. Gawan giunse sotto le mura del castello. La duchessa e le due figlie videro arrivare Gawan ed il suo seguito: la maggiore lo prese per un mercante; la minore lo riconobbe cavaliere, e si disse disposta ad offrirgli amore. Gawan smontò da cavallo e sedette presso un tiglio e un olivo piantati fuori dalle mura. La duchessa e la figlia minore biasimarono l'orgoglio della figlia maggiore. Obie rispose che per lei quell'uomo era un mercante. L'esercito si accampò presso un campo non coltivato, nei pressi di un ponte. A fianco di Lyppaut combattevano suo fratello, il duca Marangliez, giunto dal Brevigriez, ed il famoso re Schirniel del Lirivoin, con suo fratello, il re d'Avendroin. Lyppaut era addolorato, perché il suo re gli muoveva guerra. Se Lyppaut avesse colpito Meljanz sarebbe stato un grave disonore, perché egli era il suo signore. Eppure, Meljanz gli muoveva guerra. Lyppaut chiese consiglio ai castellani. Il loro consiglio unanime fu quello di aprire le porte e di combattere, prendere degli ostaggi per poi trattare con Meljanz. Giudicavano come unico avversario temibile l'esercito del re Poydiconjunz. Lyppaut seguì il consiglio: vennero riaperte le porte e i castellani si gettarono sugli assedianti. L'esercito straniero mosse verso di loro. Dall'alto Obie guardava con ammirazione Meljanz combattere, e prendeva in giro la sorella minore, perché il suo eroe, Gawan, si asteneva dalla lotta. Gawan ascoltava quei discorsi, ma li ignorava. L'esercito di Poydiconjunz, che finora era rimasto fermo, si mosse. Il re era furioso con il nipote Meljanz, perché si era anticipato troppo. Intanto Obie, per schernire Gawan, gli inviò un giovane garzone con l'incarico di chiedergli di acquistare cavalli e stoffe. Il ragazzo scappò via quando vide gli occhi irati di Gawan. Allora Obie inviò il paggio da Scherules, il burgravio di Bearosche, per ordinargli di requisire i sette cavalli del mercante che stazionava tra gli olivi e il fossato, perché aveva tentato di frodarle. Ma Scherules, vedendo l'aspetto nobile di Gawan, si mise al suo servizio, accogliendolo con cortesia. Obie tentò ancora di screditare Gawan, inviando un cantastorie dal padre per dirgli che un falsario aveva della merce che poteva essere usata per pagare i mercenari. Lyppaut, che aveva bisogno di bottino, era pronto a prenderlo, ma il burgravio difese l'onore di Gawan. Quando Lyppaut vide Gawan, lo accolse con cortesia a casa sua. Lyppaut chiese a Gawan di combattere per lui. Gawan, che aveva promesso di combattere in duello con Kingrimursel, rifiutò. Lyppaut gli narrò il suo tormento e Gawan promise che gli avrebbe dato una risposta entro sera. Scese Obilot, la figlia minore, per cercare di far intervenire Gawan al loro fianco. Gawan ringraziò la fanciulla, per averlo difeso dagli scherni della sorella. Obilot si immedesimò in Gawan, come due amanti si sentirono una persona sola. Gawan accettò di combattere per Obilot. Fu poi Gawan ad immedesimarsi nella fanciulla. Obilot, prima di congedarsi, promise a Gawan un amuleto come pegno d'amore. Lyppaut chiese alla figlia che risposta avesse dato il prode Gawan. Lei gli disse che la risposta era positiva, e che ora doveva regalare un amuleto al cavaliere. Andarono insieme dalla duchessa, che fece portare della stoffa per fare un abito alla figlia. Non le cucirono la manica, che andò in pegno a Gawan, che la fissò su uno dei suoi scudi.

Il giorno era terminato, e al chiarore della luna gli assediati rinforzavano le difese. Kardeflabet di Jamor, cognato di Lyppaut, difendeva quattro porte. Col favore delle tenebre fecero entrare dentro le mura gli eserciti alleati. All'alba, Scherules e Gawan erano pronti a combattere, appostati in difesa di una porta. Cominciò la battaglia. L'esercito di Poydiconjunz andò all'attacco. Sopraggiunse Astor, attaccando il re Jamor. Gli scontri crescevano di intensità. Gawan attaccò, seguito a stento da Scherules. Sbalzò un gran numero di cavalieri, facendosi molto onore. Gawan atterrò Lisavander. Meljanz sbalzò Kardefablet, e Gawan prese dei cavalieri con sé per difenderlo. Gawan atterrò il conte Laheduman di Muntane. Il duca Astor combatteva con i Bretoni, che portavano le insegne del figlio defunto di Artù, Ilinot. Gawan fu preso da angoscia, e cercò altri scontri. Si rivolse contro Meljanz. Il vermiglio Cavaliere combatteva al fianco di Meljanz, ed inflisse molte perdite ai nemici. Anche Meljanz combatteva valorosamente, finché Gawan non l'affrontò. La lancia di Gawan infranse lo scudo di Meljanz e si infilò nel suo braccio. Gawan lo caricò con suo cavallo e lo sbalzò per terra, ma cadde egli stesso in terra, perché gli si era rotta la sella. Combatterono con le spade. Sfinito dal duello, Meljanz si arrese. Lyppaut combatteva contro il re Poydiconjunz. Gawan attaccò Meljacanz, e lo sconfisse. La battaglia ebbe fine. Tra i castellani primeggiò Gawan, tra gli assedianti il vermiglio Cavaliere. Parzival, quando si rese conto che il re per il quale combatteva era stato catturato, chiese ai suoi prigionieri, il re di Avendroyn, Schirnel del Lyrivoyn e duca Marangliez, libertà per il re ed il Graal per se stesso. Ma nessuno poteva dargli il Graal, perché lo custodiva Anfortas. Allora Parzival li inviò alla regina di Pelrapeire, perché la servissero e le portassero il messaggio che l'amava e che soffriva per lei e per il Graal. Poi prese per sé il cavallo Ingliart, che era sfuggito a Gawan quando aveva catturato Meljanz, e lasciò l'intero bottino agli scudieri. Infine, prese congedo. Gawan rese l'amuleto a Obilot, che ne fu assai lieta, perché poteva schernire la sorella maggiore. I prigionieri vennero liberati sulla parola, e si giunse ad una riconciliazione tra Lyppaut e Meljanz. Gawan consegnò Meljanz a Obilot, che lo consegnò a Obie, dicendogli che sarebbe stata la sua amata, e che egli avrebbe dovuto servirla con onore. Si svolsero le nozze tra Obie e Meljanz. Gawan si congedò, facendo soffrire Obilot e Lyppaut che si erano affezionati a lui. Gawan si addentrò in un bosco, scortato da un cacciatore che gli offrì il burgravio, insieme a molto cibo. L'eroe prese congedo e si avviò a dure prove.

VIII Libro Attraversata una grande selva, Gawan giunse nel paese di Ascalona, e prese la via per Schampfanzun. La città era molto grande e ben fortificata. Gawan attraversò un prato lungo un miglio. Gli vennero incontro cinquecento guerrieri, guidati dal re Vergulaht. Il re cacciava con i suoi falchi. La sua stirpe era di Mazadan, il suo era sangue di fata. Il re cacciava gru e altri uccelli. Cadde in un falso guado, ma salvò i suoi falchi. Non le vesti, che lasciò ai falconieri. Gawan ricevette nobile accoglienza, e fu inviato come ospite dal re al suo castello. Il re pregò sua sorella di onorare l'ospite. Il castello era molto grande, e la sorella del re, Antikonie, era molto bella e molto virtuosa. Antikonie accolse Gawan, e i due conversarono in maniera dolce e schietta. Gawan chiese amore, ma lei rifiutò cortesemente. Vennero lasciati soli, e Gawan scherzò con Antikonie; con una mano le cinse i fianchi. Sopraggiunse un cavaliere che li sorprese ed aizzò il popolo contro di loro. Gawan venne accusato di aver ucciso il signore del castello, e di violentarne la figlia. Il cavaliere era disarmato. La donna lo prese con sé, ed insieme si rinchiusero nella torre vicino alla sua camera. Tutto il popolo accorse per uccidere Gawan, ed a nulla valsero i tentativi di spiegazione della regina. Per difendersi, Gawan staccò una spranga dal muro; la regina gli porse una scacchiera, che l'eroe usò come scudo. La regina lanciava contro gli assalitori i pezzi del gioco degli scacchi. Giunse Vergulaht, che si comportò slealmente, in quanto si armò per combattere contro Gawan mentre questi era suo ospite. Poiché il re era armato di tutto punto, Gawan si ritirò nella torre. Sopraggiunse Kingrimursel che, nonostante il suo odio, si gettò nella mischia a difesa di Gawan. Kingrimursel aveva garantito l'incolumità del cavaliere fino al giorno del duello, e non voleva diventare spergiuro. Gawan concesse tregua a Kingrimursel, e i due combatterono fianco a fianco. Il popolo, vedendo il loro langravio che combatteva a difesa dell'ospite, si disperse. Il re incitò i cavalieri a combattere contro i due assediati, ma i cavalieri mandarono un loro messo per far ragionare il loro re: si stava comportando slealmente. Il re ascoltò il consiglio dei suoi cavalieri e concesse una tregua fino al mattino successivo. Gawan era innocente del crimine che gli era stato attribuito. Fu Ehkunat a trafiggere il re, mentre andava a Barbigoel scortando Jofreit figlio di Idoel, che lottava accanto a Gawan. La regina Antikonie abbracciò il cugino Gawan, dicendogli che nessuno gli avrebbe fatto del male. Poi lei ed il langravio cominciarono ad accusare il re di slealtà: la regina lamentava la perdita della sua virtù, perché era stato aggredito un cavaliere suo ospite; il langravio lamentava di essere diventato uno spergiuro, perché aveva garantito l'incolumità di Gawan fino al duello. Il re chiese perdono. Prese la parola un vassallo di nome Liddamus. « A chiamarlo così è Kyot che ha cantato questa storia. Ebbe tale maestria nel cantare e raccontare che ancora oggi allieta molti. Era Kyot un provenzale: trovò scritte in lingua araba le avventure del re Parzival. Quanto Kyot mise in francese narro a voi nella mia lingua, se il saper mio basta a tanto. » (416. v. 20-30). Liddamus chiese che Gawan venisse messo a morte. Kingrimursel prese le difese di Gawan, e accusò Liddamus di essere un vile, sempre pronto alla fuga. Poi chiese a Gawan di giurare che il duello per il quale era venuto si sarebbe tenuto l'anno successivo, a Barbigoel, al cospetto del re Meljanz. Gawan accettò di battersi in duello con Kingrimursel dopo un anno, come questi richiedeva. Il duca Liddamus proseguì il suo discorso con parole astute. Egli possedeva terre in abbondanza, e non temeva gli insulti del langravio. Gli ingiunse, piuttosto, di vendicare lo zio. Poi disse che lui non era ansioso di combattere, ma piuttosto di conquistare il favore del re. Il re impose che i due cessassero quel litigio. Poi affidò Gawan ad Antikonie e si ritirò con i cavalieri per prendere consiglio. La sorella gli ingiunse di essere leale. La regina prese con se Gawan e Kingrimursel, e li condusse nel suo alloggio. La sera, poi, cenarono tutti e tre assieme. In consiglio, intanto, ognuno espresse il proprio parere. Il re raccontò che, qualche giorno prima, mentre cavalcava nella selva Laehtamris, fu sconfitto da un cavaliere (Parzival), che gli aveva imposto di giurare che avrebbe conquistato il Graal. Se nel giro di un anno non avesse conquistato il Graal, sarebbe dovuto andare dalla regina di Pelrapeire per portarle la sua resa. Ascoltate queste parole, Liddamus consigliò al re di graziare Gawan, e di inviare lui alla ricerca del Graal. Ne sarebbe stata molto contenta la regina Antikonie, e il re Vergulaht avrebbe evitato il disonore di giustiziare un ospite. Il re accettò la proposta, e Gawan fu salvo. Il giorno successivo, dopo la messa, Gawan venne convocato dal consiglio e gli fu comunicata la decisione che lo riguardava. Gawan acconsentì a partire alla ricerca del Graal. Il langravio perdonò il re che l'aveva offeso. A Gawan furono riconsegnate le armi ed il suo seguito fu liberato. Gawan si congedò da Antikonie, ed affidò il suo seguito al langravio, che pregò di scortare a Bearosche, da dove avrebbe raggiunto la corte di re Artù. Fu bardato il destriero Gringuljet, e fu armato Gawan. Poi prese congedo per partire alla ricerca del Graal.

IX Libro Donna Avventura chiede di entrare nel cuore del poeta, per narrare meraviglie. Il poeta chiede notizie di Parzival. Egli percorse molte terre a cavallo, ed in nave il mare. Sconfisse chiunque si mise contro di lui, fosse anche un parente. Il suo valore era altissimo, e molti furono gli aspri scontri ai quali si sottopose. La sua spada, dono di Anfortas, andò in pezzi, ed egli la saldò alla fonte magica presso Karnant, detta Lac. Parzival cavalcava in una selva, quando vide un rifugio eretto da poco. Dentro vi si trovava Sigune con la salma di Schionatulander. La vergine si consumava in lacrime sulla tomba del suo amato. Parzival si avvicinò per chiedere la via per uscire dal bosco. Smontò da cavallo, si tolse la spada e si avvicinò al piccolo pertugio nella roccia, chiedendo se c'era qualcuno. Si avvicinò la donna, che chiese al cavaliere di sedere su una panca fuori dall'eremo. Il cavaliere le chiese come facesse a vivere in quella selva, senza cibo. La donna rispose che il Graal le portava, nella notte di ogni sabato, per il tramite Cundrie la sorcière, il cibo che le bastava per una settimana. Parzival non mostrò di crederle, e la schernì chiedendole di chi fosse l'anellino: per eremite ed eremiti non è bene amoreggiare. Lei disse che quell'anellino era il pegno d'amore del suo cavaliere amato, morto prima che potessero sposarsi. Lei conservava vergine il proprio amore, insieme al cadavere dell'uomo che aveva amato: Schionatulander, ucciso da Orilus. Parzival comprese che aveva di fronte a sé Sigune. Allora si tolse l'elmo e lei lo riconobbe. Lei chiese subito se fosse ancora alla ricerca del Graal, e se ne avesse scoperto la natura. Parzival rispose che, nonostante avesse perduto molte gioie e lasciato la sua regina, era ancora alla ricerca di Munsalwaesche e del Graal. Sigune perdonò Parzival per non aver domandato, quel giorno a Munsalwaesche. Poi gli consigliò di seguire Cundrie la sorcière, che quando veniva a portarle il cibo, legava il suo mulo presso la sorgente. Forse sarebbe tornata a Munsalwaesche. Parzival si congedò in fretta, per seguire Cundrie la sorcière, ma lei cavalcava per vie impervie e ignote, e Parzival smarrì le sue tracce. Parzival perse di nuovo la gioia. Sarebbe stato meglio se avesse domandato quel giorno. Venne incontrò a lui un cavaliere proveniente da Munsalwaesche, pronto a battersi per difendere il castello ed il suo re. I due cavalieri si scontrarono. Parzival sbalzò il suo avversario, e per la foga il suo cavallo proseguì la corsa finché non precipitò in un dirupo. Parzival si salvò aggrappandosi al ramo di un albero. Il suo avversario scappò via lasciando il cavallo; lo prese Parzival. Ora cavalcava senza meta. Nessun cavaliere di Munsalwaesche lo sfidò in altri scontri. Parzival soffriva per il Graal. Cavalcava ormai da giorni, un mattino che nevicava. Andando nel bosco Parzival incontrò un gruppo di pellegrini, guidati da un canuto cavaliere, dalla sua donna e dalle sue due figlie. Erano vestiti di abiti rozzi ed erano scalzi, come chi fa penitenza. Il cavaliere era di certo un grande principe: lo seguivano dei bracchi, molti paggi e cavalieri. Parzival spinse il cavallo fuori dal sentiero e chiese ai pellegrini dove fossero diretti. Il pellegrino fu cortese nel rispondere, ma si dispiacque del fatto che in quei giorni il cavaliere vestisse le sue armi. Parzival disse di ignorare che giorno fosse; una volta obbediva a Dio, pensando che aiutasse chi avesse bisogno, ma ricevette soltanto scorno e onta. Il vegliardo gli disse che quel giorno era il Venerdì Santo, e lo prego, se era battezzato, di deporre le armi, in nome di Gesù Cristo che morì crocifisso per tutti gli uomini. Poi gli consigliò di recarsi da un eremita che si trovava lì vicino, per fare penitenza. Le figlie del vecchio cavaliere, vedendo che Parzival vestiva l'armatura, che non poteva difenderlo dal freddo, dissero al padre di offrirgli ospitalità nel loro accampamento. Parzival pensò che sarebbe stato scortese cavalcare mentre tutti andavano a piedi, e poi odiava colui che i pellegrini veneravano, che gli negò il suo soccorso e fu prodigo di angustie. Ringraziò per l'offerta di ospitalità, ma rifiutò. Salutò e riprese il suo cammino. Il suo cuore era turbato, e cominciò a pensare al Creatore. Si chiese se Dio non potesse liberarlo dall'affanno, nel giorno in cui redime. Si voltò a guardare i pellegrini; le fanciulle lo guardavano, ed egli ne fu lieto.

452 Pensò: « Se Dio è così forte che ha potere di guidare fiere, uomini e cavalli, alla forza sua mi piego. 5 Se la forza sua soccorre, or conduca il mio destriero alla meta del mio viaggio. Se egli è buono, lo dimostri. 10 Ora va' dove Dio vuole ».

453 Chi di ciò mi chiese prima e a biasimo m'ascrisse il rifiuto di parlargliene, su costui ricada l'onta. 5 Kyot stesso me l'ha imposto: il racconto richiedeva di tacer d'ogni mistero, finché il corso della storia 10 pervenisse a questo punto

Le sue briglie abbandonò

in cui infine io ne parli.

sopra il collo del cavallo e poi forte lo spronò. Il cavallo andò alla fonte dove il prode un dì giurò. 15 In quei pressi ora viveva

Kyot, notissimo maestro, a Toledo riscoprì scritta in lettere pagane la materia di quest'opera. 15 Imparò per prima cosa

l'eremita Trevrizent, che mangiava sempre poco: rinunciava al vino d'uva e di more e anche al pane. 20 Il rigore suo lo spinse

senza ausilio d'arti magiche, l'alfabeto della lingua. Gli giovò l'esser cristiano, se no avrebbe allor fallito. 20 Non può arte di magia

a privarsi pur dei cibi, pesce e carne, che hanno sangue. Vita santa era codesta. A lui Dio dava coraggio, 25 il suo agir lo destinava

indicare che cos'è il Graal, né svelarne i suoi misteri. Il pagano Flegetantis conquistò gloria nell'arte. 25 Quel medesimo sapiente

alla gioia eterna in Cielo. Il digiuno lo prostrava, ma non cadde in tentazione. Da lui Parzival apprese 30 or del Graal l'oscura Storia.

era nato in terra ebraica, prima ancora che il battesimo ci salvasse dal demonio. Salomone era suo avo. 30 Scrisse poi del Graal la storia.

454 Per paterna via pagano, Flegetantis venerava un vitello come Dio. Come può a tal punto Satana 5 ingannare gente saggia

455 Egli scrisse queste cose. Kyot, maestro di sagacia, ricercava questa storia nelle opere latine 5 dove mai potesse vivere

sì che questa non distingua un feticcio dall'Altissimo che conosce e può ogni cosa? Il pagano Flegetantis 10 ci poteva ben predire

una stirpe nobilissima che del Graal fosse custode e serbasse un cuore puro. Lesse cronache e annali 10 di Bretagna e d'altre terre,

il passare di ogni stella e il seguente suo ritorno, quanto tempo giri ognuna per tornare dove è nata. 15 Ogni vita si confronta

della Francia e dell'Irlanda. Nell'Angiò trovò la storia, lesse qui di Mazadan con parole vere e chiare: 15 circa tutta la sua stirpe

con il corso delle stelle. Vide quel dotto pagano misteriosi segni arcani, e tremando lo diceva 20 mentre ancor fissava gli astri.

v'era scritto e si leggeva che il sire Titurel lasciò il Graal al figlio Frimutel, e poi questi al figlio Anfortas, 20 il fratello di Herzeloyde.

Parlò d'una cosa: il Graal. Lesse chiaro questo nome nelle stelle, tal qual era. Lo lasciò quaggiù una schiera 25 che alta corse sopra gli astri. *

Lei un figlio diede a Gahmuret, questa storia di lui narra: or seguiva l'orme fresche 24 di un canuto cavaliere 24 incontrato poco prima. 25 Riconobbe un luogo noto,

Origini della leggenda del Graal

Prima di salire al cielo lo affidò per custodirlo ai cristiani casti e puri. Chi al Graal viene chiamato 30 degno è del sommo onore.

benché avesse nevicato. Là davanti a una roccia la sua mano valorosa grazia ottenne per Jeschute, 30 e placò l'ira di Orilus.

Seguendo le tracce lasciate dai pellegrini Parzival raggiunse Fontane Salvasche: presso quella sorgente viveva Trevrizent. L'eremita lo accolse chiedendogli quali scontri cercasse in quel giorno santo. Lo invitò a onorare l'amore vero, a smontare da cavallo e riscaldarsi al suo fuoco. Parzival scese da cavallo e parlò dei pellegrini che l'avevano inviato lì. Poi disse: « Ora aiutatemi, sono un uomo che ha peccato » (456. v. 29-30). L'eremita gli chiese chi lo mandava, e Parzival raccontò del vegliardo assai cortese, e della sua gente. Era Kahenis, principe del Punturteis, che ogni anno faceva visita a Trevrizent. Trevrizent prese il cavallo di Parzival, e lo condusse in un antro molto buio vicino alla fonte, per farlo riposare. Poi disse che a breve sarebbero andati a cercare felci e foglie come foraggio per saziarlo. Poi l'eremita condusse il cavaliere dentro l'antro, dove non entrava il vento gelido. C'erano dei carboni ardenti che rallegrarono Parzival. L'eremita accese un cero e fece luce, poi porse una veste al cavaliere e lo condusse in un'altra grotta in cui conservava i suoi libri. C'era un altare con sopra l'urna sulla quale una volta aveva giurato Parzival. Parzival riconobbe l'urna ed il luogo dal quale prese la lancia con cui ebbe due scontri, in stato di incoscienza. L'eremita disse che la lancia apparteneva al re Taurian, suo fratello. Parzival chiese quanto tempo era trascorso da allora. « Tre dì, sei mesi e quattro anni », rispose Trevrizent. Parzival si rese conto del tempo che era trascorso da allora, ed in quel tempo nessuna chiesa lo vide, perché egli non fece altro che cercare scontri.

460 « Solo adesso io comprendo che da molto vado errando 30 senza più aver conforto.

L'eroe spiega all'eremita la causa

461 E' la gioia per me un sogno, sono oppresso dall'angoscia. Di più dico a voi, signore: dove chiese e duomi sorgono, 5 dove a Dio si cantan lodi,

della sua disperazione e la ragione per cui odia Dio

462 Voglia Dio entrambi assisterci. Informatemi, signore, e sedetevi, vi prego: a me dite con misura 5 come l'ira in voi si accese

nessun uomo mai mi vide e per tutto questo tempo non cercai che la battaglia. Per Dio provo solo odio, 10 è il padrino dei miei guai,

per cui odio a Dio portate. Permettete tuttavia che io prima lo discolpi, poi direte il vostro cruccio. 10 Il Suo aiuto non fallisce.

me ne ha dati in abbondanza. E' sepolta la mia gioia. Se la forza Sua aiutasse, avrei gioia con soccorso, 15 ma entrambi ora mi mancano.

Benché io fossi un laico, potei leggere e copiare tutte le Sacre Scritture, in cui è detto: l'uomo attenda 15 riverente la salvezza

Se è ferito il mio cuor strenuo, tormentato senza tregua dal dolor, se una corona sol di spine è il premio mio 20 per la gloria conquistata

da chi mai negò il suo aiuto per salvare l'uomo dagli Inferi. Fede abbiate senza dubbi, è Dio stesso pura fede: 20 falsità ognor l'offese.

con valore in aspri scontri, ne ritengo responsabile chi ha potere d'ogni soccorso. Se il suo aiuto è ognor sollecito, 25 se Dio è pronto ad aiutare,

Ringraziamo allora Iddio, per noi molto egli ha compiuto: il suo nobile figliolo si è incarnato per salvarci. 25 Dio è pura Verità

perché dunque non mi aiuta? ». Sospirò, lo guardò l'altro, disse poi: « Se avete senno, confidate in Dio, signore: 30 Egli aiuta quando è tempo.

e condanna quanto è falso. Riflettete: Dio non può rinnegare nessun uomo. Ragionate, non dovete 30 dubitare del Signore.

463 Nulla s'ha da lui con l'ira. Chi saprà che voi Lo odiate, penserà che siete pazzo. Ricordate quanto avvenne 5 a Lucifero e compagni?

464 Disse allora il cavaliere: « Io non credo a questa storia: come può, signore, un uomo violentare, come dite, 5 una madre ancora vergine?

Prima non erano empi. Da che cosa sorse l'odio che perpetua lotta accese e li spinse giù negli Inferi? 10 L'astio verso Dio annerì

Era meglio non parlarne ». L'eremita gli rispose: « Vi chiarisco allora il dubbio. Disprezzatemi se mento, 10 se non dico schietto il vero.

come l'erebo Astiroth, Belet, Belcimon e Radamant e altri ancora a me ben noti, la celeste schiera fulgida. 15 Scese agl'Inferi Lucifero

Generò la Terra Adamo che godeva dei suoi frutti, ma la Terra era una vergine. Non vi ho ancora detto 15 chi le prese la purezza:

con i suoi. Apparve l'uomo: dalla terra Dio creò ora il primo uomo, Adamo. Dal suo corpo si staccò Eva 20 che ci impose grande angoscia

fu Caino, figlio di Adamo, per un nulla uccise Abele. Sulla pura terra il sangue cadde allora, e la violò: 20 fu Caino a violentarla.

disprezzando il Creatore: ci lasciò in retaggio il pianto. I due ebbero dei figli: l'uno fu intemperante, 25 violentò per cupidigia

Nacque l'odio fra gli uomini, come oggi ancora perdura. Nulla al mondo è così puro come una casta vergine. 25 Permettete, ve lo provo:

poi la Terra, madre e vergine. Forse molti non conoscono questa storia, ma vorrebbero saper come è avvenuto: 30 il peccato portò a questo ».

Dio è figlio della Vergine, e Adamo della Terra, che era vergine. Dio prese le sembianze poi di un uomo 30 come prova del suo amore.

463. 10 Si tratta di alcuni nomi di divinità pagane intese qui come spiriti demoniaci. Astarte è il nome di una divinità femminile fenicia che impersonava la dea madre, progenitrice di tutti gli esseri viventi. Belcimon è, forse un epiteto di Baal, nome di una divinità concepita come proprietaria e protettrice di un luogo. Ai profeti ebraici il nome apparve connesso con il politeismo e quindi con il concetto di « obbrobrio, vergogna ». Belet o Belit è la figura femminile corrispondente, dea della fecondità, forse epiteto anche di Astarte. Radamanto era uno dei mitici giudici dell'Ade.

465 E gli uomini conoscono sia il dolore che la gioia: ci lasciò questa in retaggio chi è signore sopra gli angeli. 5 Siamo eredi del peccato 10 e per questo ancor soffriamo.

466 Narra questa dolce storia di chi ama veramente: il Suo amore non vacilla, è una luce che risplende, 5 e beati son coloro 10 a cui egli dona amore.

Mostri a noi misericordia chi può tutto perdonare: la natura sua fedele lotta sempre contro il male.

Ma divisi sono gli uomini: tutto al mondo viene offerto, sia l'amor che l'odio suo, quale giova allor di più?

Non serbate a lui rancore, ma espiate ogni peccato, se volete un dì salvarvi. Temperanza abbiate a norma: 15 chi si vendica di un torto

E chi pecca senza scrupoli oh, rifiuta il suo amor fido. Chi espia i suoi peccati sarà degno della Grazia. 15 Chi la dà fende il pensiero

pronunciando empie parole vi assicuro che sarà la sua bocca a condannarlo. Attenetevi alla legge 20 che vi insegna lealtà.

che non vede mai la luce e che senza chiave è schiuso, sempre ignoto a noi mortali. Buio senza lume è l'animo, 20 solo Dio penetra là

Annunciava già Platone, un profeta antico e grande, e Sibilla, la veggente, ugualmente lo diceva 25 senza ombra di menzogna,

e attraversa il muro buio. Ignoriamo ogni suo passo che non suona né riecheggia, ma egli balza dentro al cuore. 25 Non c'è rapido pensiero

che dovesse un dì venire il riscatto dei peccati. La potenza del suo amore liberò noi dalle tenebre 30 e lasciò i malvagi agli Inferi.

che nel cuore giunga prima d'esser già noto al Signore. Dio apprezza la virtù. Poiché egli scruta i cuori 30 guai a chi pensa a un inganno.

465. 21 Il cristianesimo primitivo considerava Platone un precursore della dottrina di Cristo. 465. 23 Nell'iconografia cristiana la Sibilla è stata considerata per lungo tempo il simbolo dell'attesa pagana di Cristo, preannunciatrice della sua venuta, al pari dei profeti ebraici.

467 A che giova cortesia se uno perde la sua grazia e peccando offende Dio? Dove andrà mendica l'anima? 5 Se offendete Dio potente,

468 Disse il pio: « Questo è giusto: degna pena voi patite per la vostra amata sposa, siete amico della vita. 5 Se vivrete in giuste nozze,

che è benigno quando ama ma terribile nell'ira, voi sarete lo sconfitto. Riflettete e convertitevi, 10 Ricercate il suo favore ».

anche quando soffrirete, avrà fine quel tormento entro breve tempo, e lieto tosto Dio vi renderà. 10 Dite che bramate il Graal:

Disse allora il sire Parzival: « Grazie a voi, signore: adesso molte cose so di lui, che ripaga come è giusto 15 il peccato e la virtù.

siete stolto e vi compiango. Non può esser conquistato e lo vede solo chi vi è dal cielo destinato. 15 Questo affermo a suo riguardo,

Passai la mia giovinezza sino a oggi nel dolore, per la fede mia soffrivo ». Disse ancora l'eremita: 20 «Se è lecito, ora ditemi

io per averlo visto ». L'eroe chiese: « Foste là? ». Gli rispose: « Sì, signore ». Non gli disse il cavaliere 20 che anche lui vi era stato.

quali pene e colpe avete. 25 Se volete ch'io le giudichi,

Parzival dice all'eremita

Chiese al pio di raccontare 25 altre cose circa il Graal.

Storia e virrù del Graal

forse avrò per voi un consiglio che voi stesso non sapete ». Disse allora il cavaliere: « Somma pena è per me il Graal, e oltre a questo la mia sposa. Non vi è donna nata al mondo così bella come lei. 30 Il mio cuore anela a entrambi ».

469 Vive là una schiera armata, vi dirò del loro cibo. E' una pietra che li nutre, di una specie molto pura. 5 Se voi nulla ne sapete

quali sono le sue mete

L'eremita disse: « E' noto che lassù a Munsalwaesche stanno molti cavalieri e che spesso via cavalcano per cercare degne imprese. I templari ognor combattono per espiare i lor peccati, 30 gloria o smacco mai non curano.

470 Oggi è il Venerdì Santo, e a corte certo aspettano che dal Ciel venga una tortora: questa porta sulla pietra 5 una piccola ostia bianca.

vi dirò come si chiama: è il suo nome lapsit exillis. Per virtù di quella pietra la fenice si distrugge 10 e rinasce dalle ceneri.

Sulla pietra poi la lascia, splende chiara la colomba e al cielo fa ritorno. Ogni anno questo avviene, 10 sempre il Venerdì Santo.

Così muta la fenice e risplende molto chiara ed è più bella di prima. Non c'è un uomo sì malato 15 che un dì guardi quella pietra

In virtù dell'ostia il Graal elargisce il meglio in terra, cibi, aromi e pur bevande degni già del paradiso, 15 anche se gustati in terra.

e che muoia in sette giorni. Per lui resta fermo il tempo, il suo aspetto più non cambia, e se guarda quella pietra, 20 fosse anche per due secoli,

Il Graal offre anche dell'altro: ogni bestia del Creato che s'invola, corre o nuota. La virtù del Graal provvede 20 a nutrire i cavalieri.

poi rimane esteriormente come era in gioventù, solo che incanutisce. Questo avviene a donne e a uomini. 25 Quella pietra dona all'uomo

Vi dirò come il Graal indica chi è l'eletto a lui chiamato. Sopra il bordo della pietra una scritta in segni strani 25 dice il nome e la famiglia

una forza così grande che il suo corpo resta giovane. E' una pietra il Santo Graal: vi discende un messaggero 30 che le dà virtù sublime.

di colui che è stato scelto, sia fanciulla oppur ragazzo. Poi non raschiano la scritta, che scompare innanzi a loro 30 quando il nome è stato letto.

469. 7 E' una denominazione di cui non si è potuto sino a oggi fornire un'interpretazione soddisfacente.

471 Colà giunsero da bimbi quanti ancor d'adulti v'abitano. E' beata quella madre il cui figlio è là chiamato. 5 Tanto i ricchi quanto i poveri

472 « Se può dar cavalleria con lo scudo e con la lancia quaggiù gloria e in Ciel salvezza, io null'altro ho ricercato. 5 Lottai dove vidi lotte,

Orgoglioso del proprio valore, Parzival pensa

ugualmente si rallegrano se s'invita il loro figlio a far parte della schiera. Da più terre là convergono. 10 Ogni eletto sarà salvo

sì che il braccio mio potente conquistò onore e gloria. Se Dio apprezza l'ardimento, là mi deve egli chiamare, 10 perché là mi si conosca

dall'infamia del peccato. Quando poi dovrà morire otterrà salvezza in Cielo fra le schiere dei beati. 15 Ogni angelo puro e nobile,

e per loro io combatta ». A lui disse l'eremita: « La superbia allor bandite umilmente da voi stesso. 15 L'età giovane vi induce

dalla luce sfolgorante, che neutrale si mantenne nello scontro sorto in cielo tra Lucifero e Dio Trino, 20 fu mandato sulla Terra

a scordare l'umiltà. Cade e tonfa ognor l'albagia ». Sì dicendo già piangeva, ripensando a una storia 20 che iniziò tosto a narrare.

per vegliare sopra il Graal. E' una pietra immacolata. Non so se poi Dio li assolse o per sempre li dannò, 25 certo agì com'era giusto, 25 li riprese, forse. In seguito

Sì parlò: « C'era un re il cui nome era ed è Anfortas. Noi due miseri dovremmo compatire lealmente 25 la sua pena dolorosa *

affidò la pietra stessa agli eletti da lui scelti: a costoro mandò un angelo. Ecco, questo è il Graal, signore ». 30 Ora Parzival gli disse:

ch'è mercede di superbia. Il re giovane e potente causò angoscia alla sua gente, perché brama ebbe d'amore 30 al di là del casto senso.

473 Non si addice questo al Graal: cavalieri e servi devono là guardarsi da ogni vanto, l'umiltà piega l'orgoglio. 5 Vive là una degna schiera

474 Siete voi, signore, Lähelin? Poiché sta nella mia stalla un cavallo uguale a quelli che usa la schiera del Graal. 5 Sulla sella c'è una tortora

che dimostra grande pregio respingendo con le armi ogni uomo, chiunque sia. Così il Graal rimane ignoto 10 tranne a chi sia destinato

che proviene da Munsalwaesche. Quell'insegna diede Anfortas quando era un re gioioso, e le impresse già in passato 10 Titurel sui loro scudi,

alla schiera di Munsalwaesche. Giunse un uomo lì per caso, uno solo, ed era stolto: se ne andò con un peccato, 15 perché non chiese al sovrano

dati poi al figlio Frimutel. Portò Frimutel la tortora finché in armi giacque morto. Egli amava la sua sposa 15 come mai da un uomo possa

come mai soffriva tanto. Non mi spetta giudicare, ma costui sarà punito per aver così taciuto. 20 Il sovrano soffre ancora

una donna essere amata. Questo dico in verità. Rinnovate il suo costume, di cuor vostra moglie amate. 20 La condotta sua tenete,

una pena senza eguale. 25 Prima venne il re Lähelin

nell'aspetto siete simili. 25 Fu signore anche del Graal.

ancora di poter conquistare il Graal

Origini del re Anfortas

cavalcando al fiume Brumbane per accogliere la sfida del valente Lybbeals,

Ma da dove siete giunto? Di voi stesso raccontatemi ». Si guardarono negli occhi.

che morì con le armi in pungo. Era nato a Prienlascors. Gli sottrasse il sire Lähelin il cavallo di sua mano: 30 tutti sanno di quel furto.

Iniziò a narrare Parzival: « Sono figlio di un guerriero che in battaglia giacque morto, combattendo strenuamente. 30 Per bontà vostra, signore,

475 or pregate anche per lui. Si chiamò mio padre Gahmuret della schiatta degli Angiò. Io non sono Lähelin. 5 Quando uccisi e spogliai un morto ero sordo alla ragione. Tuttavia lo devo ammettere: è un peccato molto grave. Ho colpito a tradimento 10 Ither di Cucumerlant.

476 Falsità lo contristava, fu un emblema di lealtà. Rifuggiva il disonore e curava l'alto pregio. 5 Ti odia ogni donna degna: Parzival confessa di aver ucciso Ither

hai ucciso un sire splendido. Alle dame offriva omaggio e beava i loro occhi con la sua dolce bellezza. 10 Possa Dio aver pietà

Lo trafissi e lo sbalzai, presi quanto possedeva ». Era afflitto il pio e disse: « Perché il mondo è sì crudele? 15 Alla gente impone affanni

di te, causa di sua morte. Pur morì per te Herzeloyde, mia sorella e madre tua ». « No, che dite mai, signore, 15 siete certo? - disse Parzival.

e dolori più che gioie: questo è il prezzo della vita, questa è la sua morale. Son fratello di tua madre, 20 caro, qual consiglio cerchi?

- se anche fossi re del Graal, non potrò mai consolarmi della mia grande tragedia. Se voi siete allor mio zio, 20 dimostrate il vostro amore:

Hai ucciso un tuo parente. Il Signore è testimone che voi foste di un sol sangue. Se Egli vuole farti espiare, 25 dovrà prenderti la vita. Che altro puoi offrire in cambio della vita di Ither di Kaheviez? In lui Dio manifestò la virtù perfetta e nobile 30 che onora il mondo intero.

477 Oltre a lei ho due sorelle. L'una, Schoysiane, una figlia generò e poi morì. Era Kyot di Catalogna 5 duca e sposo suo. In seguito

L'eroe narra all'eremita la propria storia

L'eremita condanna l'assassinio ed elogia il defunto

a me dite senza indugio, sono entrambi cose vere? ». Gli rispose l'eremita: « Caro, io non so mentire. 25 Per amor morì tua madre quando tu l'abbandonasti. Eri fiera ed eri serpe: la succhiavi e via fuggivi. Ciò nel sonno aveva visto 30 prima che ti partorisse.

478 Quando Frimutel, mio padre, morì, scelto fu a succedergli il maggiore dei suoi figli, come re degno del Graal. 5 Era mio fratello Anfortas

Trevrizent annuncia a Parzival la morte della madre

L'eremita ritiene l'eroe responsabile anche di questa morte

più non volle avere gioia. La figliola sua, Sigune, fu affidata poi a tua madre. Soffro pena dolorosa 10 per la morte di Schoysiane,

meritevole del regno, benché fossimo noi piccoli. Quando Anfortas raggiunse l'età in cui spunta la barba, 10 bramò amor come ogni giovane

una donna assai virtuosa, una roccia contro il vizio. L'altra mia sorella, vergine, è compagna alla virtù. 15 Repanse de Schoye cura

che da Amor è sopraffatto, e smarrisce senno e onore. Se là un re cerca un amore non concesso dalla scritta 15 ne dovrà avere angoscia

il Graal, che per sua natura pesa tanto che i malvagi non lo possono rimuovere. Il fratello nostro è Anfortas, 20 che per nascita era sire,

e tormento con sospiri. Il fratello e mio signore un'amica per sé scelse che gli parve degna e nobile. 20 Tacerò ora il suo nome.

Storia di Anfortas

e lo è ancor, del Graal. Non conosce più la gioia e soltanto in questo spera, che la pena sua lo porti 25 all'eterna pace in Cielo.

Al servizio suo si pose e leale lo compì. Trapassò quel valoroso molti bordi degli scudi. 25 Conquistò nell'avventura

Voglio dire a te, nipote, il motivo prodigioso che portò lui al male estremo. Se il tuo cuore sa amare, 30 pietà abbia del suo strazio.

il gentile cavaliere la più alta gloria al mondo. Dove sia cavalleria era il sire di ogni storia. 30 Il suo grido era "Amore":

479 la parola non si addice tuttavia all'umiltà. Cavalcava, solo, un giorno - causò questo pena ai suoi -, 5 il mio re per l'avventura,

480 Il re aveva ucciso l'arabo che piangiamo con misura. Quando giunse esangue Anfortas e stremato si accasciò, 5 su di lui intervenne un medico,

per sua gioia amor cercando, perché amore egli bramava. Fu ferito in uno scontro da una lancia avvelenata 10 nelle parti sue virili,

che gli estrasse dalla piaga l'asta rotta e il ferro acuto. Una scheggia aveva in corpo, tolse tutto il bravo medico. 10 In ginocchio io pregavo

così che mai più guarì il tuo dolce amato zio. Fu pagano ad assalirlo, a sfidarlo in aspro duello, 15 un nativo dell'Ethnise,

e giurai a Dio potente che mai più avrei compiuto gesta di cavalleria, se il Signore per Sua Gloria 15 ora avesse lui guarito.

dove sfocia il fiume Tigri quando lascia il paradiso. Confidava quel pagano di poter vincere il Graal: 20 questo nome impresse all'asta

Rifiutai il vino e il pane e la carne che ha del sangue: non ne volli più assaggiare. Dico a te, caro nipote, 20 per la schiera fu un dolore

e cercò gesta lontano. Passò il mare e molte terre 25 per poterlo conquistare.

che io posassi la mia spada. Sì dicevano: "Chi vigila 25 e difende il Santo Graal?".

Quel suo colpo ci angosciò. Sia lodato qui tuo zio:

Sospiravano e piangevano. Senza indugio lo portarono

portò infitta nella carne l'aspra punta della lancia. Quando il prode cavaliere giunse a casa presso ai suoi, 30 tutti piansero angosciati.

là davanti al Graal, sperando che il Signore lo aiutasse. Ma egli ancora più soffriva, né poteva ormai morire, 30 perché io in suo favore

481 già avevo fatto il voto di ritrarmi in questo eremo. Il potere su quei nobili era in mano a un malato. 5 Suppurava ora la piaga.

482 cui sibilla rimandò Enea contro il mal degli Inferi e il vapor del Flegetonte e altri fiumi che là scorrono. 5 Non curammo il tempo occorso

Noi leggemmo i libri medici, ma nessuno offrì rimedio. Ogni antidoto potente contro aspide, ecidemone, 10 ehcontius e lisis,

per avere il ramo salubre se la lancia spaventosa tra le fiamme dell'Inferno lame e fiele aveva avuto, 10 che la nostra gioia uccisero.

jecis e meatris, serpi infide e velenose e per altri vermi perfidi, quanto cercano i sapienti 15 con magia in piante rare,

Ma non era il nostro caso. E' un uccello il pellicano. Quando nasce nuova prole ama quella con passione: 15 voluttà d'amor lo spinse

ti sia detto brevemente, nulla valse e offrì sollievo. Lo vietava a noi Dio stesso. Raggiungemmo il fiume Geon, 20 disperati, e il Frisone,

a beccare il proprio petto, sì va il sangue in bocca ai piccoli. Esso muore al tempo stesso. Il suo sangue ricercammo 20 per veder se amor giovava,

poi l'Eufrate e pure il Tigri: dall'Empireo i quattro sgorgano. Ci tenemmo là vicini per sentirne il buon profumo 25 e vedere se ci portavano

e alla piaga lo applicammo come meglio non potemmo. Ma non diede giovamento. C'è una bestia, l'unicorno: 25 tanto apprezza caste vergini

qualche erba prodigiosa. Questa fu vana fatica: nuova pena in noi si aggiunse. Pur tentammo in altri modi. 30 Procurammo il ramo stesso

che ognor dorme in grembo a quelle. Il suo cuore procurammo d'applicare sulla piaga. Il carbonchio noi prendemmo 30 dalla fronte della bestia,

481. 8 sgg. Si tratta di nomi latini e greci di serpi. 481. 19 sgg. Si tratta delle quattro diramazioni del fiume che irriga l'Eden (Genesi 2, 10-15). 482. 12 Nel Medioevo il pellicano era ritenuto il simbolo dell'amore perfetto, che dona tutto se stesso fino al sacrificio della vita. Questa credenza, fondata su un'affermazione di Isidoro di Siviglia, faceva sì che il pellicano venisse accostato alla figura di Cristo. 482. 24 L'unicorno è un animale leggendario, identico a un cavallo ma che presenta un corno in mezzo alla fronte.

483 che lo forma sotto il corno. Prima il taglio ne spargemmo, poi la pietra vi immergemmo. Parve il taglio avvelenato: 5 noi e il re ci disperammo.

484 Se alla prima notte tace, più non vale la domanda. Ma se chiede al tempo giusto dovrà essere suo il regno 5 e avrà fine l'angoscia

Procurammo anche il traconte: sapevamo di quell'erba che se un drago viene ucciso, quella cresce dal suo sangue. 10 E' una pianta di tal fatta:

per volere dell'Altissimo. Con ciò salvo sarà Anfortas e mai più potrà regnare". Noi leggemmo sopra il Graal, 10 che il tormento del re Anfortas

la natura sua è aerea. Lo cercammo per vedere se a noi desse giovamento contro il volgere degli astri 15 e il cambio della luna,

una fine avrebbe avuto, se l'eroe avrebbe chiesto. Applicammo alla ferita quanto fosse di sollievo, 15 rari balsami di nardo,

da cui pena ha la ferita. La virtù dell'erba altissima non ci fu d'aiuto alcuno. Noi pregammo innanzi al Graal. 20 A un tratto là comparve

quel che chiamano triaca e l'aroma dell'aloe: ma la piaga gli doleva. Allor qui mi ritirai, 20 poche gioie ormai conosco.

una scritta: "Viene un uomo, e se questi chiederà avrà fine il vostro affanno. Ma se uomo, bimbo o vergine 25 suggerisce a lui di chiedere,

Ecco che là giunse l'uomo, però venne inutilmente. Ti ho già detto di costui: di vergogna si coprì 25 perché vide un grande strazio,

la domanda sarà inutile, e il dolore uguale a prima e l'angoscia più profonda". Sì diceva: "Avete inteso? 30 Sarà danno il vostro avviso.

ma non chiese a chi ospitava: "Perché mai, sire, soffrite?" La stoltezza sua gli impose di non porre la domanda: 30 là sdegnò grande fortuna ».

483. 6 Leggendaria pianta medicinale forse affine all'erba viperina.

I due tacquero afflitti. Era quasi mezzogiorno, e Trevrizent invitò Parzival ad andare a cercare delle fronde per far mangiare il cavallo, e delle radici per loro due. Lavarono alla fonte quanto trovato, poi tornarono alla grotta.

487 Non lavarono le mani poi al termine del pasto: strofinati, non bruciavano gli occhi loro, come avviene 5 a chi ha mangiato pesce. *

488 Quando l'ebbero saziato, nuova pena sopraggiunse. Disse il prode all'eremita: « Caro zio, mio signore, 5 se vincessi la vergogna 5 e osassi ora parlare

Quanto a me, se fossi un falco e dovessi andare a caccia, balzerei pronto di mano con un gozzo sì piccino 10 per far mostra del mio volo.

vi direi del mio dolore. Siete saggio, perdonatemi, in voi solo ora confido. E' sì grave il mio peccato 10 che se mi farete espiarlo

Perché rido di pie genti? Mi rivelo qui villano. Certo avete già capito perché agli agi rinunciavano, 15 spesso al freddo e mai al caldo,

dalla gioia avrò commiato, e sarò colui ch'è avvinto sempre più nella tristezza. Con pietà voi consigliatemi, 15 la stoltezza mia piangete.

Parzival confessa il peccato di cui si è macchiato a Munsalwaesche

e provavano tristezza. Nel cuore pena essi pativano, solo per vera pietà, senza ombra di vergogna. 20 Dalla mano dell'Altissimo

Chi pervenne a Munsalwaesche e la vera pena vide e non pose la domanda, sono io, uomo infelice. 20 Sì, signore, ho peccato ».

fu premiato il loro tribolo: Dio mostrò misericordia. Si levarono e si avviarono, il pio uomo con l'eroe 25 verso la stalla e il cavallo.

Disse il pio: « Che cosa dici? Noi dobbiamo insieme piangere lealmente la sventura e scordare ormai la gioia: 25 il silenzio ti ha perduto.

Si rivolse il pio al cavallo, disse triste: « Mi dispiace che tu soffra qui la fame, per la sella che tu porti 30 che le insegne reca d'Anfortas ».

Dio ti diede cinque sensi che non furono d'aiuto. Come hai potuto allora non provare grande pena 30 per l'angoscia del re Anfortas?

489 Non ti nego il mio consiglio: troppo tu non devi piangere, ti conviene in giusto modo lamentarti e consolarti. 5 Ha natura strana l'uomo:

490 e ne trasse giovamento: si arrossò di sangue l'asta. Cresce angoscia nella schiera quando alcuni astri ritornano 5 alti sopra all'altre stelle

segue il senno a volte il giovane, poi da stolto il vecchio agisce e il costume casto intorbida, sì che il bianco si fa lurido 10 e appassisce il verde pregio

in un moto ognor contrario. Anche il cambio della luna nuoce alla sua ferita. In quel tempo, ti assicuro, 10 soffre il re grande tormento.

che dovrebbe radicarsi e ornare l'uomo nobile. Se potessi rinverdirlo e infonderti coraggio 15 sì che onore tu acquistassi,

Sempre il gelo lo tortura, gela il corpo come neve. Si sa che brucia il veleno: sulla punta della lancia 15 nella piaga lo introducono,

né di Dio più dubitassi, la fortuna tua starebbe su un sostegno tanto forte che potresti consolarti. 20 Mai il Signore ti ha lasciato.

dalle membra trae il gelo, che sull'asta si rapprende e che modo non avrebbero di staccare dalla lancia 20 se non grazie ai due coltelli,

In Suo nome ti consiglio. Ora dimmi: hai visto l'asta nella reggia a Munsalwaesche? Quando l'astro di Saturno 25 ritornò alla sua meta,

affilati e fatti ad arte nell'argento da Trebuchet: questo apprese dalla formula che ebbe il re sopra la spada. 25 Ora affermano certuni

dalla piaga noi capimmo che in estate a volte nevica. Tormentava il freddo intenso il tuo dolce caro zio. 30 Posta fu nel taglio l'asta

che non brucia mai l'asbesto, ma vi cada sopra il ghiaccio dei coltelli, arde l'asbesto e avvampandosi si consuma. 30 Tal prodigio può il veleno.

491 Non può il re stare disteso, camminare o cavalcare, non si siede ma si appoggia, e sospira e piange e geme. 5 Soffre al cambio della luna.

492 « Hai percorso una via infida: ogni strada è controllata e difesa così bene dai templari, che di rado 5 può sfuggire uno straniero.

E' il Brumbane un noto lago, dove spira un'aria dolce: là conducono il sovrano, quello è il giorno suo di pesca. 10 Quanto allora egli cattura

Cavalcò verso la morte chi si spinse fino a loro. Mai la resa là concedono, vita contro vita arrischiano. 10 Per espiare fanno questo ».

tra così gravi tormenti, là non sazia quella corte. Di qui nasce la leggenda che egli sia un pescatore. 15 Non gli importa quel che dicono.

«Ma là giunsi senza scontri, in quel giorno di cui parlo, per invito del re Anfortas, disse Parzival, - la reggia 15 alla sera vidi in lacrime.

Sia salmoni che lamprede non ne ha molti da vendere chi è triste, mai giulivo ». Tosto Parzival parlò: 20 « In quel lago il re trovai

Giovò forse a loro il pianto? Tosto un paggio balzò dentro e sentivo che piangevano. Portò il paggio nelle mani 20 tutto intorno per la sala

ancorato sopra l'acqua: penso fosse per pescare o per altro suo diletto. Molte miglia avevo allora 25 in quel giorno già percorso.

una lancia insanguinata. Si levò più forte il pianto ». Disse il pio: « Mai soffrì tanto il re in vita sua, nipote; 25 questo prova che veniva

Mi partii da Pelrapeire proprio verso il mezzogiorno. Alla sera mi chiedevo dove andare per la notte: 30 fu mio zio a consigliarmi ».

dunque l'astro di Saturno e con sé portava il gelo. Gli arrecava giovamento una lancia nella piaga: 30 come sempre fu introdotta.

493 Sì correva alto Saturno che la piaga lo annunciava e sentiva il forte gelo. Ma la neve non scendeva. 5 Cadde infin la notte appresso,

494 Voglio dirti ora, nipote, cose cui puoi certo credere: sorte alterna li fronteggia, danno onore e onor ricevono. 5 Bimbi piccoli v'accolgono

nel fulgore dell'estate. Quando il re sentì quel gelo, ogni gioia svanì in noi ». Continuava l'eremita: 10 « Il dolore li opprimeva,

d'alta stirpe e bell'aspetto. Se un paese perde il sire, se è fedele a Dio potente e richiede un re ai templari, 10 lo concedono e lo mandano,

quella lancia li angosciava e commosse i loro cuori. Fu un secondo allor battesimo ogni lacrima pietosa ». 15 L'eroe disse all'eremita:

ma dovranno a lui ubbedire, perché Dio gli è benigno. Dio invia in segreto gli uomini, manda a nozze le fanciulle. 15 Di ciò sii pure convinto,

20 « Vidi venticinque vergini,

20 che Castis, il re potente,

ferme là davanti al re: cortesia ben conoscevano ». Disse il pio: « Solo da vergini può il Graal essere custodito:

chiese in moglie Herzeloyde, che fu data a lui con gioia: così il re sposò tua madre. Non conobbe poi il suo amore,

questo ha Dio per lui disposto. E' il Graal un'alta scelta, perciò eroi casti e arditi lo difendono da estranei. 25 Quando l'alte stelle tornano,

morì prima il degno sire. Di lui stesso ebbe tua madre il Valois e il Norgals, Kanvoleiz e Kingrivals: 25 tutto lei ereditò.

ne ha dolore quella schiera, tanto i giovani che i vecchi. Ha serbato Dio la collera verso a loro troppo a lungo. 30 Quando gioie proveranno?

Incontrò la morte il re sulla via mentre tornava. Giù si pose per morire e due terre le lasciò. 30 Chiesta fu allor da Gahmuret.

495 Il Graal manda i cavalieri in segreto, ma non le vergini perché generino un figlio che potrà servire il Graal 5 e ingrossare la sua schiera.

496 Questo feci per l'amata nelle tre parti del mondo, in Europa come in Asia sino all'Africa lontana. 5 Ricercavo gesta splendide

Il Signore poi li chiama: chi del Graal si fece servo non conosce amor di donna: solo al re è consentito 10 di aver una casta sposa, e anche a chi viene mandato a regnare dove un re manca. Venni meno a quella regola, combattevo per l'amore. 15 La mia verde età mi spinse

e mi spinsi fino a Gauriun. Affrontai pur molti duelli presso il monte di Famorgan e altri ancora numerosi 10 presso il monte Agremontin: L'eremita parla della sua giovinezza

chi da un lato cerca scontri là combatte tra le fiamme contro arditi cavalieri, su un pendio solo c'è il fuoco. 15 Allorché io presso il Rohas

a servire una fanciulla che mi parve assai virtuosa: affrontai molti aspri scontri. Le selvagge mie avventure 20 mi parevano sì belle

giunsi in cerca d'avventure, venne un prode slavo popolo fuori pronto alla tenzone. Da Siviglia feci il viaggio, 20 tutto intorno in mare, a Cilli:

che di rado torneavo. Il favore suo riempiva il mio cuore di letizia. Per lei molto ho combattuto. 25 Il suo forte amor mi spinse

da Aquileia passai il Friuli. Ahimè tre volte io dico che tuo padre più non vidi. D'incontrarlo allor m'avvenne 25 mentre entravo un dì a Siviglia.

a scontrarmi anche lontano. Sì la grazia sua comprai: il pagano e il battezzato non distinsi nello scontro, 30 nel suo amore confidavo.

L'Angioino valoroso trovò alloggio prima di me. Il suo viaggio verso Bagdad ancor oggi mi rattrista: 30 giacque morto là in battaglia.

496. 6 sgg. Gaurion è, forse, un monte leggendario. Feirmurgan è un paese fiabesco teatro di molte saghe celtiche. Agremuntin è, forse, il monte Agrimonte a est di Salerno. 496. 15 Rohas è il nome di un monte della Stiria.

496. 20 Zilje è probabilmente Celje, una città jugoslava non lontana dalla frontiera austriaca.

497 Di lui questo m'hai già detto, sempre il cuore mio n'è afflitto. Grandi beni ha mio fratello: da lui spesso fui mandato 5 in missioni ognor segrete.

498 Egli entrò nella mia tenda: gli giurai, e gli mentivo, che non era mio parente, ma sì forte mi smentiva 5 che in segreto confermai.

E da Munsalwaesche partendo con me presi il suo sigillo, che portai a Karchobra, presso il lago del Plimizoel, 10 nella diocesi di Barbigoel.

Ne provò immensa gioia. Le sue gemme poi mi diede, gradì quanto io gli offrii. L'urna che hai visto prima, 10 verde più che il trifoglio,

Quando vide quel sigillo, il burgravio mi provvide di scudieri e d'altri beni per i molti e duri scontri 15 e per altri viaggi intrepidi:

nella pietra feci incidere che mi diede in dono Gahmuret. Mi serviva suo nipote, Ither, cui virtù dettava 15 di fuggire falsità.

per me nulla risparmiò. Ma dovevo tornar solo e lasciai tutto il mio seguito presso a lui per ritornare. 20 Mi avviai verso Munsalwaesche.

Fu il sovrano del Kukumerlant. Né più a lungo ci fermammo, ci dovemmo separare. Fece il viaggio verso il baruc 20 e io al Rohas mi diressi.

Mio nipote caro, ascolta: mai tuo padre allor m'aveva visto prima che a Siviglia, mi chiamò tosto fratello 25 della sposa sua Herzeloyde.

Giunsi da Cilli al Rohas, combattei tre settimane, duri scontri là affrontai. Cavalcai da quel paese 25 nella vasta piana a Gandine,

Ti ripeto, non mi aveva prima mai veduto in viso. In quel tempo si diceva che ero il più bel cavaliere, 30 senza barba era il mio viso.

dal cui nome vien chiamato Gandin, tuo nobile avo. V'era Ither conosciuto. La città si estende dove 30 la Graiena nella Drava

499 sfocia: è un fiume ricco d'oro. Qui amore ottenne Ither: tua cugina vi trovò, del paese era signora. 5 Fu Gandin l'Angioino

500 Senza attendere risposta chiese tosto l'eremita: « Non mi hai ancora detto dove hai preso quel cavallo ». 5 «L'ho con le armi conquistato,

che la volle là sovrana. Il suo nome era Lamire e il paese è detto Stiria. Chi è prode cavaliere 10 corre per molti paesi.

dopo che lasciai Sigune. Le parlai fuori da un eremo. Ho sbalzato giù per terra l'avversario e a lui l'ho preso. 10 L'eroe venne da Munsalwaesche ».

Piango Ither grazie al quale la regina mi onorò. Tu sei del sangue di Ither, hai ucciso un tuo parente. 15 Ma il Signore non dimentica,

Disse il pio: « Ma era salvo chi a diritto lo teneva? ». « Io lo vidi che correva e il cavallo m'era accanto ». 15 « Rubi a quella degna schiera

dovrai darne conto a lui. Se con fede in lui vuoi vivere, di ciò il fio devi pagargli. Con tristezza te lo dico, 20 porti due gravi peccati:

e poi credi tuttavia d'ottenere ancor l'amore? Qui gli intenti non si accordano ». « Ciò, signore, presi in duello. 20 Chi m'ascriva questo a colpa

hai colpito a morte Ither e tua madre abbandonasti. Il suo grande amor la spinse a morir quando partisti 25 e lasciasti lei da sola.

dica prima in che consiste. La mia bestia avevo perso ». Poi gli chiese il sire Parzival: « Chi era mai colei che il Graal 25 tenne? Il suo manto ebbi in prestito ».

Ora segui il mio consiglio: i misfatti tuoi espia. Orsù, pensa alla tua morte, che il dolore in terra acquisti 30 per te pace eterna in cielo ».

« Se era il suo, nipote, - disse il pio - è costei tua zia. Non per vanto te l'offrì, pensò che regnar dovessi 30 sulla schiera a Munsalwaesche.

501 Ti offrì il re anche una spada. Là d'infamia ti copristi: la tua bocca sì loquace non vi pose la domanda. 5 Stia con l'altre questa colpa

502 Li consiglia il saggio infermo, passò molti guadi a prati cavalcando in gioventù. Se vuoi avere gloria in vita 5 e agire con onore, L'eremita invita Parzival a rispettare le donne e i preti

e pensiamo anche a dormire ». Coltre e letto non avevano, sulla paglia ora dormivano. Fu il giaciglio certo indegno 10 della loro stirpe nobile.

non odiare mai le donne. Donne e preti, com'è noto, non impugnano le armi: Dio è benigno verso i preti 10 e tu servili lealmente,

Là restò quindici giorni, di lui il pio si prese cura. Erbe e bulbi e radicine fu il migliore loro pasto. 15 Quel disagio il sire Parzival

così avrai una buona morte. Verso i preti sii benevolo. Nulla che tu vedi in terra è più nobile di un prete: 15 per sua bocca parla Cristo

sopportò per il conforto e per i saggi consigli che gli dava l'eremita. Chiese un giorno a lui Parzival: 20 « Chi è il vegliardo presso il Graal?

che spezzò la nostra pena. Nelle mani sacre tiene la più alta garanzia, l'ostia, per il nostro debito. 20 Forse può il prete intento

Tutto bianco era e splendido ». Gli rispose: « Era Titurel, ed è un avo di tua madre. Egli fu scelto per primo 25 a vegliare sopra il Graal.

a donargli il suo candore ancor più sacrificarsi? ». In quel giorno si lasciarono. Nel congedo Trevrizent 25 disse: « Dammi le tue colpe:

Trevrizent assolve l'eroe dai suoi peccati

Di un malanno, la podagra, soffre, ed è paresi cronica. Ma non perde il suo colore perché vede spesso il Graal, 30 e non può neanche morire. *

26 26 * * * 30

L'eremita e il cavaliere si congedano

502. 18 Cioè l'ostia consacrata, il corpo di Cristo.

garantisco innanzi a Dio che di cuore sei pentito. E fa' come ti ho insegnato: tienti fermo al tuo volere ». Si lasciarono i due uomini, dite voi con quale animo.

X Libro Era passato un anno da quando venne revocato il duello tra Gawan e Kingrimursel. Si doveva vendicare la morte di Kingrisin, ma il colpevole era Ehkunat, non Gawan. Riconosciuta l'innocenza di Gawan, il langravio lo affrancò. Per vie diverse partirono entrambi lo stesso giorno alla ricerca del Graal. Combatterono molto, perché chi anela al Graal con le armi deve conquistare la massima gloria. Un giorno Gawan giunse in un grande prato verde, e vide uno scudo trapassato da una lancia, ed un cavallo che aveva finimenti come quelli che montano le donne: entrambi erano legati ad un ramo. Dietro un grande tiglio era seduta una fanciulla; teneva tra le braccia un uomo ferito. Gawan, che si intendeva di ferite, prese una canna, la intagliò, la inserì nella ferita; poi la donna aspirò, ed il sangue uscì fuori. Il ferito si riebbe e ringraziò il cavaliere. Disse che era stato Lischyos Gwelljus a ferirlo in duello, e che la donna lo aveva soccorso, portandolo sul suo cavallo. Gawan fasciò la ferita con la benda della donna, e poi si recò nel Logroys, dove si era diretto l'altro cavaliere. Mentre si avvicinava al castello, vide una fanciulla splendida, Orgeluse del Lagroys. Gawan la salutò, ma la fanciulla lo schernì, invitandolo a rivolgere i suoi sguardi verso altre donne. Poiché il cavaliere insisteva a voler porgerle i suoi servigi, ella li accettò, ma lo avvertì che se ne sarebbe pentito. Orgeluse gli disse di andare a prenderle il cavallo, che aveva lasciato nel frutteto; lei avrebbe tenuto il suo. Gawan entrò in città per recuperare il cavalo di Orgeluse, e vide molti giovani che danzavano e cantavano. I sudditi di Orgeluse, quando lo videro arrivare, lo compiansero per aver scelto di servire quella dama. Un cavaliere, che si trovava vicino al cavallo, invitò Gawan a non prenderlo, maledicendo la signora che mandava a morte certa molti cavalieri. L'eroe prese il cavallo di Orgeluse e si congedò. Tutti lo compiansero. Gawan raggiunse la signora, dalla quale bramava amore. Lei lo salutò, e gli disse che era un papero, per volersi ostinare a servirla. Gawan si offrì di aiutarla a montare sul cavallo, ma lei fece da sola, schernendolo. Poi gli disse di precederla. Gawan scorse un'erba medica, smontò da cavallo, la colse e si rimise a cavallo. Orgeluse notò che il suo cavaliere era anche medico, e che non gli sarebbe mancato da vivere, purché vendesse medicine. Gawan le ricordò che stavano andando da un ferito.

518 Fu istruito dal Signore un dì il nostro padre Adamo per dar nome a ogni cosa, sia selvaggia che domestica. 5 Conosceva la natura, scrutò l'orbita degli astri, dei pianeti tutti e sette, misurò le loro forze. Trasse infusi da ogni erba, 10 n'era noto a lui il potere. 517 Sopraggiunse a briglia sciolta ora un paggio a cui premeva di portare a lei un messaggio. Si fermò l'eroe ad attenderlo, 15 lo guardò, gli parve orrendo. Malcreatiure si chiamava il garzone ripugnante. La sua amabile sorella era Cundrie la sorcière. 20 Somigliava a lei in tutto, solo che egli era un uomo. Per le due zanne era simile a un selvatico cinghiale, non aveva denti umani. 25 Non portava trecce lunghe

Gawan e Orgeluse vengono raggiunti da

Quando i figli suoi raggiunsero l'età in cui la donna e l'uomo sono adatti a procreare, li esortò a stare attenti: 15 se una figlia sua era gravida,

Malcreatiure, paggio della duchessa e fratello di Cundrie la sorcière

consigliava a lei prudenza. Rammentava e scongiurava di evitare le radici che deformano uomo e donna, 20 infangando il loro sangue. « E ci rendono diversi oh da come Dio ci fece, disse Adamo. - Cari figli, siate degni della grazia ». 25 Ma le donne poi seguirono

Il poeta spiega la causa della deformità di Malcreatiure

come sua sorella Cundrie, chioma aveva corta e irta. Presso il fiume Gange in India nasce gente come lui, 30 sempre a causa del peccato.

la natura loro: i sensi consigliavano imperiosi di appagare brame e voglie. Quando Adamo vide gli uomini 30 sfigurati per quei vizi,

519 pianse e ancor più li ammonì. La regina Secundille, - il glorioso Feirefiz conquistò lei e il suo regno 5 presentava tra i suoi sudditi, ve lo dico perché è vero, molta gente deformata come quella che ho descritto, certo orribile a vedersi. 10 La regina udì parlare del Graal, sommo bene al mondo custodito dal re Anfortas: ne rimase affascinata. Nel suo regno i fiumi portano pietre rare e non già ghiaia,

520 * 3 3

Era un uomo deformato per la colpa di sua madre, che assaggiò radici immonde quando gli astri sono avversi.

Il poeta spiega come è arrivato in questo paese Malcreatiure insieme a ricchi tesori

15 sono gemme molto grandi, scese giù dai monti d'oro. Pensò la donna potente: « Come avrò notizie d'Anfortas 20 cui il Graal è affidato? ». Gli mandò due creature dall'aspetto strano e orrendo: Cundrie e il suo degno fratello. Gli inviò pure tesori 25 di valore inestimabile, che nessuno può acquistare. Donò il mite sire Anfortas, che fu pure generoso, il cortese e orrendo paggio 30 a Orgeluse di Logroys. 519. 14 sgg Molti scrittori sacri e profani, antichi e medievali, collocavano il Paradiso terrestre in Oriente. Alcune mappe medievali ponevano il Paradiso terrestre nell'India e molti identificavano il Paradiso terrestre con il regno di Prete Gianni, personaggio leggendario dell'Oriente cristiano nelle tradizioni storiche-geografiche del Medioevo europeo a partire dal XII secolo. Si vedano i vv. 822, 24 e sgg. Si veda anche la lettura apocrifa all'imperatore di Bisanzio, largamente diffusa nel Medioevo a partire dal XII secolo, attribuita al Prete Gianni. Edizione italiana: Parma, 1990.

Gawan aspettò Malcreatiure, ma questi lo insultò. Cavalcava un ronzino macilento, peggiore di quello di Jeschute. Malcreatiure disse a Gawan che era molto stolto a servire Orgeluse, e che ne avrebbe tratto solo delle percosse. Gawan afferrò l'orrendo paggio per la chioma e lo gettò in terra. Il paggio stralunò gli occhi; i suoi capelli rigidi come aculei ferirono l'eroe, tanto che gli uscì del sangue dal palmo della mano. La duchessa scoppiò a ridere. Dopo l'alterco, i tre si avviarono dove si trovava il ferito. Il guerriero era disteso, e Gawan applicò la radice sulla ferita. L'uomo avvertì Gawan che correva un grande pericolo ad accompagnarsi con quella donna perfida. Poi gli chiese di aiutarlo a salire sul cavallo della sua amica, per recarsi ad un

ospizio lì vicino. Mentre Gawan l'aiutava, questi saltò sul suo cavallo e lo rubò; lui e la donna scapparono via. Orgeluse rise molto per la perdita del cavallo di Gawan, e gli disse che era passato da medico a garzone. Nonostante tutto, Gawan voleva ancora servire quella dama. Il ferito tornò indietro. Aveva riconosciuto Gawan, che una volta lo sconfisse e lo condusse dal re Artù, che lo mise a mangiare con i cani per quattro settimane. Era Urians, e anche Gawan lo riconobbe. Egli aveva violato una tregua ed una donna, e se Gawan non fosse intervenuto, Artù lo avrebbe giustiziato. Urians ripagò quello che riteneva un torto tenendosi il cavallo, e se ne andò. La regina Orgeluse, ascoltando la storia di Urians, stabilì che quell'uomo avrebbe pagato in duello il misfatto non adeguatamente punito da Artù, prima che uscisse dal suo regno. Gawan prese il ronzino che l'orrendo paggio aveva preso in precedenza a un contadino. Orgeluse disse a Malcreatiure, in lingua pagana, di tornare al castello a piedi. Poi, con odio, chiese a Gawan se aveva intenzione di andare lontano. Gawan rinnovò il suo desiderio di servirla. Per timore di rompere le briglie della sella, scese da cavallo e avanzò trascinando quel ronzino. La regina rideva della sua situazione. Gawan legò lo scudo al brocco, e la regina gli chiese se portava merci al mercato. Gawan non badava a quello che diceva Orgeluse. era molto bella, e quando la guardava non provava più tristezza.

532 Più di un mio maestro dice che sia Amore che Cupido e dei due la madre Venere danno amore a noi mortali 5 con le frecce e con il fuoco.

533 Vedo già pena d'amore avanzare per distruggere la sua gioia: ecco, è infranta e fa largo allo sconforto. 5 E' ampio il solco dell'angoscia,

E' terribile l'amore. Chi è fedele nel suo cuore è legato al degno amore nella gioia e nel dolore. 10 Vero amore è vera fede.

ma se amore andasse altrove e lasciasse il cuore ardito, l'eroe avrebbe ancora gioia. L'amor mostra intemperanza, 10 benché sia un vecchio, e fa male,

Il poeta rimprovera all'amore eterno, e quindi vecchio e

Le tue frecce, sai, Cupido, e la tua lancia, Amore, se mirate a me falliscono. Non so quale pena date 15 voi due, re d'amore, e Venere

o si crede ancora un bimbo quando gioca e affligge i cuori? Io concedo sbagli ai giovani ma richiedo virtù ai vecchi. 15 L'amor provoca assai danno,

giovane nello stesso tempo, i suoi capricci infantili

con le sue fiaccole ardenti. Se un dì avrò il vero amore sarà certo amor fedele. Se potessi ora difendere già qualcuno dall'amore, 20

chi ne ha colpa, il vecchio o il giovane? Comportandosi da Giovane, per scrollarsi gli anni grevi, compromette il suo prestigio. 20 Si comporti dunque meglio.

sosterrei l'amico Gawan senza chiedere mercede. E' un guerriero senza macchia, benché in balia d'amore 25 e l'opprima amor violento

Io apprezzo l'amor puro, e chiunque sia assennato, tanto l'uomo che la donna, condivide il mio parere. 25 Se il candor porta all'amore

che distrugge ogni difesa. E' un guerriero valoroso sempre degno d'aspri duelli, non dovrebbe una fanciulla 30 tormentare un uomo ardito.

puro senza ombra di sorta, a nessuno dei due amanti spiace che l'amor li unisca, se è un amor che non vacilla 30 e si innalza alto e splendido. 534 Volentieri scioglierei dalla pena il sire Gawan, ma l'eroe non vuol sottrarsi all'amore tormentoso. 5 A che giova il mio intervento,

il discorso mio accorato? Chi è leale non si oppone 8 all'amor, l'amor lo aiuta. 532. 2 Wolfram distingue nettamente due personaggi mitologici: « Amore » e « Cupido ».

Gawan soffriva per amore, andando a piedi mentre la sua amata cavalcava. Giunsero in un grande bosco. Gawan si aiutò salendo su un tronco per montare sulla sella del ronzino. Andando avanti per un campo scorse un magnifico castello, con alte torri e molti palazzi. Alle finestre c'erano quattrocento e più dame, e fra di esse quattro regine. L'ampia strada conduceva all'imbarco presso il fiume navigabile. La donna andò sulla riva. Lungo il fiume c'era un prato, teatro di molti scontri; oltre il fiume c'era il castello. Gawan vide venire contro di lui un cavaliere. Orgeluse gli disse che manteneva le sue promesse: quel valente cavaliere lo avrebbe sconfitto di fronte a quattrocento dame, recandogli molto disonore. Il traghettatore portò Orgeluse dall'altra parte del fiume. Il cavaliere Lischoys Gewlljus avanzava velocemente, caricando Gawan. Gawan era pronto all'urto, e teneva la lancia appoggiata sopra il feltro della sella. I cavalieri si scontrarono, rompendo entrambe le lance, e cadendo a terra. Si alzarono, sguainarono le spade e si affrontarono. Anche gli scudi erano a pezzi, e li proteggevano a malapena. I due combatterono a lungo, sferrandosi colpi pesanti come quelli dei fabbri. Lottavano senza valido motivo. Gawan gettò Lischoys a terra e gli intimò la resa. Lischoys rispose che preferiva morire. Gawan ripeté la sua offerta, ma Lischoys rispose ancora una volta che preferiva morire. Gawan lo aiutò ad alzarsi, senza che vi fosse stata resa, e sedettero entrambi sul prato. Gawan vide il bel cavallo di Lischoys, lo montò e fece un giro. Lo riconobbe come Gringuljet, che Urians gli aveva preso con l'inganno. Gawan smontò a terra e vide il marchio della tortora sul cavallo. Lischoys si alzò, prese la sua spada ed attaccò Gawan. Combattevano senza scudi. Infine Gawan lo prese e lo scagliò in terra a forza. Ancora Lischoys rifiutava di arrendersi. Disse a Gawan di essere maledetto, perché per amore di Orgeluse aveva battuto molti cavalieri. Gawan non poteva uccidere un uomo senza motivo, per cui lo risparmiò, per amore della duchessa. I due si sedettero in terra, lontani l'uno dall'altro. Venne il traghettatore, reclamando come suo diritto il cavallo dello sconfitto. Gawan reclamò il suo cavallo Gringuljet, ed offrì in cambio il ronzino. Inoltre, gli offriva i servigi del cavaliere sconfitto. Ma non era disposto a rinunciare al suo cavallo. Il barcaiolo accettò lo scambio e gli offrì ospitalità per la notte. Il traghettatore disse a Gawan che quella era una terra incantata: dovunque regnava Clinschor a nessuno era permesso di essere sempre triste o lieto. I tre attraversarono il fiume. Nella casa del barcaiolo sua figlia Bene si prese cura di Gawan. Il cavallo venne affidato al figlio. Portarono da mangiare a Gawan, che poi andò a dormire.

XI Libro Gawan dormì fino al mattino. Quando si svegliò vide da una finestra che le dame del castello erano affacciate alle finestre, e si stupì. Poi, preso dalla stanchezza, si addormentò di nuovo. Salì la figlia dal barcaiolo per vegliarlo, e quando il cavaliere si svegliò le chiese delle dame del castello. La fanciulla si mostrò impaurita, e non volle parlarne. Poiché Gawan insisteva a chiedere, lei scoppiò a piangere, dimostrando grande angoscia. Sopraggiunse il padre della fanciulla, per vedere cosa accadesse, e Gawan chiese anche a lui delle dame. La razione fu la stessa della figlia: fu invitato a non chiedere. Vista la ferma volontà di sapere dimostrata dal cavaliere, il barcaiolo gli raccontò che si trovava in Terre merveille, dove c'era il Lit merveille. Nessuno era mai uscito vivo dalla prova a Schahtel merveille. Gawan si dichiarò disposto a combattere per liberare le dame del castello. Chiese al barcaiolo notizie utili per affrontare le insidie del Schahtel merveille. Il barcaiolo raccontò che le dame nel castello erano state prese da una potente magia. Molti cavalieri avevano tentato, tutti valorosi, ma avevano fallito. Passò di lì anche Parzival, che gli lasciò cinque cavalli, ed inviò gli uomini sconfitti a Pelrapeire. Costui cercava il Graal. Gawan gli chiese se Parzival avesse saputo delle dame prigioniere del castello. Il barcaiolo gli disse che nulla aveva saputo, perché lui aveva taciuto. Gawan chiese la sua armatura. Il barcaiolo gli portò il cavallo ed uno scudo molto resistente, e lo esortò a non abbandonare mai lo scudo che gli aveva dato. Gli disse di lasciare il cavallo al mercante che si trovava all'ingresso del castello; glielo avrebbe restituito alla fine della prova, se fosse stato ancora vivo. Gli disse che non avrebbe visto nessuno nel castello, e lo esortò a stare molto attento nella stanza del Lit merveille, perché in quel letto avrebbe patito molto dolore. Infine lo esortò di nuovo a non lasciare mai lo scudo e la spada, e gli disse che ci sarebbe stato un momento in cui avrebbe pensato di essere salvo, ma allora sarebbe sopraggiunta nuova pena. Gawan si congedò dalla famiglia del barcaiolo, che provò molta pena. Giunto sulla porta del castello, trovò il mercante che aveva molte ricche merci. Nella sua tenda, adibita a bottega, c'erano tante merci che per comprarle non sarebbe bastato un tesoro. Il mercante salutò l'eroe, e gli disse che da molti anni solo le donne ammiravano la sua merce. Gli chiese se l'aveva inviato Plippalinot, il barcaiolo, e poi gli disse che, se fosse uscito vittorioso dalla prova, tutte le merci sarebbero state sue. Poi gli chiese di lasciare il suo cavallo. Lo avrebbe riottenuto alla fine della prova, se fosse scampato, insieme a molta gloria. Gawan si avviò nel castello a piedi. Il castello era ben fortificato, ed avrebbe potuto resistere ad un assedio per trenta anni. Al centro c'era un prato, ai lati torri e merli. Il tetto era variopinto, luminoso ed in grado di resistere alla pioggia e alla neve. Era una reggia splendida. Il castello sembrava deserto; nessuno venne ad accoglierlo. Il cavaliere esplorò tutte le stanze, e giunse in quella che conteneva il Lit merveille. « Vide infine in una stanza, ma non so da quale parte, una porta spalancata: di là dentro egli doveva conquistare l'alta gloria o morire per l'onore. Entrò allora nella stanza. Era liscio il pavimento come un vetro terso e lubrico. Vide al centro il Lit merveille: era il letto prodigioso. Sotto aveva quattro ruote di rotondo e bel rubino e correva come il vento sopra ai suoi sostegni solidi. Vi descrivo il pavimento: pietre di diaspro, crisolito e sardonice portò Clinschor da terre lontane, e con arte di magia costruì quel pavimento come piacque a lui di farlo. Era tanto sdrucciolevole che a fatica si reggeva ora in piedi il cavaliere. Andò incontro alla sua prova. » (566. v. 5-30).

567 Sempre, quando egli avanzava, si spostava senza tregua ora il letto prodigioso. Gawan era appesantito 5 dal suo scudo, ma lo tenne

Gawan affronta il Lit merveille

568 si distese e lasciò fare a colui che ognor soccorre chi invoca il suo soccorso, chi lo cerca nel pericolo 5 e lo attende fiducioso. L'uomo saggio e coraggioso quando corre un grave rischio chiede aiuto a Dio potente, che lo aiuta prontamente e non lesina il suo appoggio.

per consiglio di Plippalinot. Pensò allor: « Come posso raggiungerlo? Così il letto vuol sfuggirmi? Lo potrei certo provare 10 se di un balzo lo acchiappassi ».

10

Stava là davanti al letto. Gawan prese la rincorsa, 15 saltò e cadde in mezzo al letto.

Così fece pure Gawan, invocò la protezione 15 di colui a cui doveva

Non c'è nulla così rapido come il letto che correva:

virtù e gloria sue grandissime. Ebbe termine il frastuono,

si scagliava con furore contro i muri della stanza, si slanciava di carriera, ne echeggiò tutto il castello. 20 Se anche tutti i trombettieri

e il letto prodigioso si fermò a ugual distanza là dai quattro muri, al centro della stanza, e restò immobile. 20 Provò Gawan nuova angoscia.

della terra lassù avessero or suonato su compenso, e anche fosse rimbombato ogni tuono, non avrebbero 25 fatto certo più frastuono.

Tosto cinquecento frombole si apprestarono a tirare, mosse da congegni magici, molti ciotoli, mirando 25 all'eroe steso sul letto.

Rimaneva sveglio Gawan benché fosse steso a letto. E che cosa fece intanto? Era stufo di quel gioco, 30 si coprì con il suo scudo,

Ma lo scudo molto duro non pativa per quei colpi. Tondi ciotoli di fiume lo colpivano aspramente, 30 ammaccando un po' lo scudo.

569 Finì il lancio delle pietre. Non aveva mai sofferto Gawan colpi così forti. Cinquecento e più balestre 5 si apprestarono a tirare,

570 vigoroso e spaventoso. Indossava una casacca, un berretto ed ampie brache, tutto in pelle di lontra. 5 Strinse in mano qui una mazza

anche queste ora miravano all'eroe steso sul letto. Lo sa chi corre quel rischio: sono i dardi assai temibili. 10 Durò poco il lancio, infine tutti furono scoccati. Ma chi intende riposare non si stenda su quel letto, che non offre agio alcuno. 15 Tosto può invecchiare un giovane

la cui testa parve un orcio. Avanzava verso Gawan, non gioiva certo il prode nel vederlo avvicinare. 10 Pensò il sire: « E' disarmato, Gawan supera tutte le prove del Lit merveille

la sua mazza è un'arma misera ». Si levò dritto a sedere come se fosse ancor sano. Arretrò l'altro di un passo 15 come se già lo temesse,

se riposa come Gawan riposò sopra a quel letto. Ma il suo cuore e le sue mani non tremarono impauriti, 20 benché i lanci ripetuti

ma gli disse incollerito: « Non abbiate di me paura, ma di ciò che ho predisposto per avviarvi a morte certa. 20 Prima v'ha salvato il diavolo,

or lo avessero colpito: tra gli anelli della cotta era pesto e sanguinante. Già pensava il cavaliere 25 che la prova avesse termine,

ma benché v'abbia protetto non scampate qui alla morte. Capirete ciò che dico non appena sarò uscito ». 25 Se ne andò di là il villano.

ma doveva ancora battersi e accrescere il suo onore. Venne aperta in quell'istante là davanti a lui una porta, 30 ed entrò un uomo rozzo,

Con la spada Gawan scosse via ogni freccia dal suo scudo. Tutte quelle frecce insieme là piantate nello scudo 30 tintinnavano cadendo.

Uno strano e

minaccioso personaggio annuncia nuove prove a Gawan

571 Sentì il prode ora un ruggito come se venti tamburi intonassero una marcia. Restò impavido il guerriero, 5 non conobbe la paura

572 nello scudo era la quarta. Zampillò copioso il sangue imbrattando il pavimento: si spostò l'eroe più ad agio. 5 Attaccò spesso il leone

che ferisce e fiacca l'animo. Pensò: « Che cosa mi capita? Potrei dire della prova che si fa sempre più ardua. 10 Dovrò dunque ancora battermi? ». Guardò l'uscio da cui l'uomo era uscito: entrò un leone alto come un bel cavallo. Gawan, che mai fuggì impaurito, 15 strinse la cinghia dello scudo

che sbuffava e che soffiava e mostrava le sue zanne. Se così fu abituato a mangiare brava gente, 10 non vorrei certo incontrarlo. Gawan affronta un mostruoso leone

Anche Gawan ne soffriva e lottava per la vita. Il leone era ferito in tal modo che la stanza 15 era piena del suo sangue.

e balzò sul pavimento per difendersi con forza. Il leone era affamato, grande, forte e spaventoso, 20 ma l'eroe gli tenne testa.

Balzò con rabbia il leone per cercare di atterrarlo, ma l'eroe spinse la spada fino all'elsa dentro il petto 20 del leone, cui svanì

Il leone attaccò Gawan, che però seppe difendersi. Mancò poco che perdesse il suo scudo: al primo assalto 25 vi affondò l'unghie il leone.

l'ira e cadde a terra morto. L'eroe aveva superato le ardue prove combattendo. Pensò allora in quell'istante: 25 « Or che cosa devo fare?

Mai una belva artigliò scudi tanto duri come quello. Evitò gli artigli Gawan e tranciò via quella zampa. 30 Balzò il leone su tre zampe,

Sto seduto qui nel sangue, non mi piace ma non posso, se non sono dissennato, neanche stendermi sul letto 30 che si gira e corre rapido ».

Gawan uccide il leone e supera anche l'ultima prova

Stordito e ferito, Gawan perse i sensi. Una fanciulla spiava il cavaliere. Spaventata, corse dalla regina Arnive. Venne la regina a vedere l'eroe che giaceva svenuto. Temevano fosse morto. Arnive mandò due fanciulle a vedere se il cavaliere fosse ancora in vita. Le fanciulle tolsero l'elmo all'eroe, e gli inumidirono la bocca con dell'acqua. Gawan si riebbe. Una fanciulla corse ad informare la corte che il cavaliere era vivo. Gawan venne disarmato, adagiato su un letto, curato e assistito dalla regina Arnive. Aveva più di cinquanta ferite sul suo corpo, ma le frecce non erano penetrate a fondo, perché lo scudo era forte e resistente. La regina disse che presto sarebbe venuta Cundrie la sorcière, che avrebbe portato un balsamo miracoloso, lo stesso che teneva in vita Anfortas. Poi, la regina gli diede una radice che lo fece addormentare. Arnive vietò di diffondere tra le guardie e i cavalieri la notizia della vittoria di Gawan. La sera gli tolse il tubero dalla bocca, e l'eroe si svegliò. Gli diedero da bere e da mangiare. Molte belle dame lo guardavano, e in lui si destò il tormento per Orgeluse. Dopo aver mangiato, Gawan si addormentò di nuovo.

XII Libro

583 Chi svegliasse il cavaliere proprio mentre si riposa, penso che farebbe male. La mia fonte rende noto 5 che il guerriero era sfinito

584 l'acqua sopra il sasso magico. Se vogliamo confrontare il tormento di ogni eroe, chi più soffre è certo Gawan. 5 Ma di qual tormento parlo?

per gli scontri sostenuti, in cui ottenne molta gloria. Soffrì pure Lancillotto sopra il ponte della spada 10 combattendo Meljacanz,

Il poeta confronta la prova sostenuta da

Non avrei tardato a dirlo se non fosse già evidente: Orgeluse dominava i pensieri e il cuor di Gawan, 10 che fu un prode cavaliere,

ma non quanto il sire Gawan. Anche Garel, re potente, patì molto per scacciare con virile eroica forza 15 un leone dal palazzo

Gawan con quelle compiute da altri famosi cavalieri

coraggioso, fiero e nobile. Come può l'alta signora stare in posti così piccoli? Passò per stretti sentieri 15 ed entrò poi nel suo cuore,

che si trova presso Nantes. Garel prese anche il coltello, la colonna alta di marmo fu perciò la sua prigione. 20 Neanche un mulo mai potrebbe

cancellando pene amare con un cruccio più angoscioso. E' assai piccola la stanza entro cui siede la donna 20 che rendeva insonne Gawan,

trasportare tante frecce quante ne lasciò fischiare tutto intorno a sé il re Gawan con virile cuore intrepido. 25 Fu più facile passare

suo devoto servitore. Ma nessuno deve ridere dell'eroico cavaliere atterrato da una donna. 25 Come può avvenire questo?

oltre il guado infido. Erec soffrì meno contro Mabonagrin quando un dì salvò Schoydelacurt. Neanche Iwein soffrì così 30 quella volta che versò

L'amor sfoga la sua collera su colui che ha colto gloria, dimostrando fino a ora invincibile ardimento. 30 Non dovrebbe tormentare

Gawan soffre pena d'amore pensando a Orgeluse

583. 12 Garel è un cavaliere della Tavola rotonda il cui nome ricorre più volte nel Parzival. L'episodio a cui allude Wolfram in questo passo si trova probabilmente in un'opera francese che non ci è pervenuta. Verso la fine del XIII secolo un poeta tedesco noto con il nome di Pleier fa di Garel l'eroe di un poema epico, ma in quell'opera non si parla né di un coltello né di una colonna di marmo. 583. 26 Riferimento all'Erec di Hartmann von Aue. 583. 29 E' un'avventura raccontata all'inizio dell'Iwein di Hartmann von Aue: nella foresta di Brizlian vi sono una fonte e una pietra magica. Gettando l'acqua della fonte sulla pietra si scatena un violento temporale e immediatamente Iwein è costretto ad affrontare l'indignato signore della fonte.

585 il ferito e l'ammalato non potrebbe essere pago del trionfo sull'eroe prima, quando era in forze? 5 Sire Amor, se ci tenete all'onor vostro, ascoltate: questo duello ora vi infanga. Gawan, sempre in vita sua, 10 cercò il vostro favore,

586 sire Amore, avete spinto con violenza il dolce principe a duellare per l'amata, Florie di Kanadic, la nobile. 5 Lasciò bimbo la sua patria,

Il poeta rimprovera all'Amore

non conobbe la Bretagna, fu educato da Florie. Soffrì per amore suo 10 e lasciò il suo paese.

così fece anche suo padre. Dalla stirpe di sua madre venne onor per voi, Amore, fin dai tempi di Mazadan: vinto dalla vostra forza 15 si lasciò condurre a Famurgan

La serviva combattendo, le sofferenze imposte alla stirpe di Gawan

morì in duello, lo sapete. Patì la schiatta di Gawan spesso angoscia per amore. Vi dirò dei suoi parenti 15 che da amor furono oppressi.

dalla sposa Terdelaschoye. Ed è inoltre risaputo che voi stesso dominate tutti i posteri di Mazadan. 20 Pure Ither di Gaheviez

Fu la neve insanguinata a fiaccare il fido Parzival che pensava a Condwiramurs. Voi avete sopraffatto 20 anche Gahmuret e Galoes,

combatteva in nome vostro: se una donna udì parlarne nel sentire il caro nome non provò vergogna alcuna 25 ad ammettere di amarlo.

conducendoli alla morte. Itonje, giovane e nobile, la sorella del re Gawan nutrì verso il sire Gramoflanz 25 un amore ognor fedele.

Dite, e chi proprio lo vide? Imparò che cos'è amore. Con lui molto avete perso. Uccidete pure Gawan 30 come suo cugino Ilinot:

Sire Armor, pur tormentaste Surdamur che amò Alessandro. Amor, sono in balia vostra ugualmente donne e uomini 30 della schiatta del re Gawan,

586. 27 Surdamur, pena d'amore, è la moglie di Alessandro di Grecia. Il loro figlio Cligs è l'eroe di un romanzo di Chrétien de Troyes.

587 obbligati a darvi omaggio. Trionfate ora su Gawan, ma perché non attaccate chi è sano e può resistervi? 5 Risparmiate il cavaliere

588 Chi confronta l'altrui pena per amore con la propria, se non è ferito infigga molte frecce nel suo corpo: 5 sarà atroce quel dolore

che è ferito e ammalato. Molti lodano l'amore, ma non soffrono così. Farei meglio a stare zitto, 10 solo chi ama può piangere

come prima il mal d'amore. Sopportò Gawan entrambi. Risplendeva il dì all'interno, né ormai si distingueva 10 nella stanza un cero acceso.

ciò che avvenne al norvegese che, scampato a dure prove, fu atterrato dall'amore, troppo forte per chi è inerme. 15 Pensò Gawan: « Scelgo sempre

Gawan si levò a sedere. La sua veste era di lino, sporca ancor di sangue e ruggine. Vide presso a sé distese 15 veste e brache di bucherame:

letti in cui non trovo pace: l'altro già mi ha strapazzato e giacendo in questo cresce la mia angoscia per amore. 20 Orgeluse, la duchessa, dovrà essermi benigna, se no più non avrò gioia ». Si voltò spesso, smanioso, e le bende si squarciarono. 25 L'eroe giacque in grande affanno. Brillò infine il dì su Gawan 30 che impaziente lo aspettava.

si vestì, gli piacque il cambio.

Gawan si sveglia dal suo sonno tormentato

L'ardua prova precedente fu per Gawan più gradevole di un riposo come questo. 588. 15 Il bucherame è una stoffa pregiata.

Rivestito a nuovo, Gawan uscì dalla stanza. Girò per il castello, ed infine entrò in una grande sala, prodigio di sfarzo e di bellezza.

589 Su di un lato della sala si snodava in su una scala sotto a una volta stretta, a spirale erano entrambi. 5 Sopra c'era una colonna

590 che era un'opera assai strana. Salì Gawan fino in cima per guardare meglio e vide tutt'intorno gemme rare. 5 Assisteva a un prodigio,

chiara, non di legno fradicio, luminosa, grande e solida: senza dubbio avrebbe retto anche l'urna di Camilla. 10 Dal paese di Feirefiz

volentieri lo ammirava: gli sembrava di vedere tutto il mondo in quel pilastro, là giravano i paesi 10 tutt'intorno, i monti in corsa

portò qui il mago Clinschor quel complesso maestoso, tondo come un padiglione. Il maestro Iemotras 15 non avrebbe mai potuto

si assorbivano l'un l'altro. La colonna gli mostrava cavalieri e gente a piedi, chi correva, chi era fermo. 15 Si sedette alla finestra

costruirlo sì abilmente: era l'opera di un mago. Così dice a noi la storia: le finestre erano splendide, 20 ampie e tutte incastonate

e osservò meglio il prodigio. Arrivò la vecchia Arnive e la figlia sua Sangive con due figlie di quest'ultima: 20 tutte e quattro lo raggiunsero.

di diamanti e ametiste, di topazi e di granati crisoliti e di rubini, di smeraldi e di sardonie, 25 circondate dai pilastri,

Gawan assiste a un grandioso prodigio nella grande sala

Le quattro regine raggiungono l'eroe.

Balzò in piedi il cavaliere.

che si univano al soffitto. Ma nessuno dei pilastri era bello e maestoso quanto la colonna al centro. 30 La mia fonte ci racconta 589. 4 Si tratta, dunque, di una scala a chiocciola. 589. 8 Allusione alla descrizione della bara di Camilla nell'Eneit di H. von Veldek.

Gawan rese omaggio alle quattro regine. Poi chiese alla regina Arnive di spiegarle la natura del prodigio del pilastro misterioso. Ella disse: « Questa colonna splende sempre, notte e giorno, per sei miglia intorno e mai, da che giunsi qui, si spense. Quanto avviene entro sei miglia sia nell'aria che per terra si riflette nel pilastro, e l'immagine è fedele. Sia l'uccello che la fiera, gente nata qui o straniera, o chi vive nella selva, si riflette in questa pietra. La colonna brilla intorno per sei miglia: è tanto dura che nessun fabbro potrebbe mai scalfirla martellando con la forza sua possente. La regina Secundille n'era la padrona, penso fu rubato a lei in Thabronit. » (592. v. 1-20). Gawan vide nel pilastro che giungevano nella piana, dove aveva combattuto contro Lischoys, Orgeluse con la sua guardia, che lei conduceva tenendogli le briglie del cavallo. Gawan desiderò subito battersi con quel cavaliere, ed

Arnive cercò invano di dissuaderlo. Gawan era dolorante per le ferite subite, e per l'angoscia causata dalla vista di Orgeluse. Disse alle quattro regine di non piangere per lui. Indossò la sua armatura, salì su Gringuljet e, benché dolorante, andò dal barcaiolo per farsi dare una solida lancia. Poi si fece traghettare dall'altra parte del fiume. Gawan si trovò di fronte al suo avversario, un valente cavaliere che usava solo la lancia. Non era mai stato sconfitto, ma avrebbe accettato la resa, se qualcuno fosse riuscito a sbalzarlo. Così andavano gli scontri: uno vinceva e uno perdeva. Plippalinot non guardava mai gli scontri, limitandosi a prendere quanto gli spettava al termine dello scontro: il cavallo dello sconfitto. La guardia di Orgeluse caricò Gawan, che mosse al galoppo verso l'avversario. Gawan centrò l'elmo del cavaliere, che cadde a terra. Orgeluse schernì Gawan, chiamandolo papero, e chiedendogli se era in grado di sostenere altri scontri. Poi, vedendolo ferito, gli disse: "E curatevi il ditino!", invitandolo a ritornare dalle dame del castello. Gawan rispose a Orgeluse che le sue ferite si erano sanate, e si mise al suo servizio. Poi mandò il cavaliere sconfitto dalle dame del castello. Le dame piansero, pensando che l'eroe amava una donna dura come Orgeluse. Gawan non provava più dolore quando guardava la sua amata. La duchessa disse che gli avrebbe concesso il suo amore se egli avesse colto una corona di rami da un albero. Il cavaliere le disse che avrebbe colto quei rami, ovunque si fosse trovato l'albero che gli avrebbe dato un premio così elevato. I due cavalcarono per un miglio, fino a un bosco splendido. Era il bosco di Clinschor. Gawan chiese dove si trovasse l'albero da cui avrebbe dovuto cogliere i rami. Giunsero presso un fiume, e di là videro l'albero. Orgeluse disse che l'albero era custodito dall'uomo che le causò angoscia. Se Gawan ne avesse colto i rami, lei gli avrebbe concesso il suo amore. Gawan doveva attraversare il fiume Sabins. Prese la rincorsa col cavallo, e saltò il fiume. Ma Gringuljet sfiorò l'altra sponda solo con le zampe anteriori, e poi cadde nel fiume. La duchessa piangeva. La corrente era forte, e Gawan era intralciato dall'armatura. afferrò un ramo sospeso sul fiume e salì sulla riva. Soccorse il cavallo, che la corrente aveva spinto in un'ansa del fiume. Erano entrambi salvi, e Gawan era riuscito a tenere con sé lo scudo e la lancia. Montò in sella, pronto ad affrontare la prova per amore di Orgeluse. Gawan formò una corona con i rami staccati dall'albero custodito da Gramoflanz, e se la mise in testa. Il re Gramoflanz, figlio del re Irot, era uno splendido guerriero, che rifiutava per orgoglio di affrontare un solo uomo, anche se gli aveva recato molta offesa. Egli cercava due o più avversari. Il suo cuore tanto nobile gli imponeva di cercare scontri con un uomo solo. Gramoflanz salutò Gawan, e gli disse che se fossero stati due li avrebbe affrontati, ma che risparmiava un uomo solo. Gawan, d'altronde, non voleva combattere contro un uomo disarmato. Gramoflanz aveva sul pugno uno sparviero, dono di Itonje, sorella di Gawan. Gramoflanz disse a Gawan che aveva combattuto lo scontro contro il Lit merveille, che Clinschor aveva assegnato a lui. Comunque lui era in guerra con Orgeluse, cui aveva ucciso l'amato Cidegast, e altri tre uomini. Lui le offri regno, corona e il suo servizio, ma lei rifiutò. Gramoflanz chiese aiuto a Gawan, che ora era il re di Terre merveille: gli chiese di intercedere presso la vergine che gli aveva donato il falco, e che lui non aveva mai visto. Gli consegnò un anellino da dare alla fanciulla. Gawan acconsentì ad aiutare il cavaliere. Gramoflanz, appena apprese che il cavaliere che aveva di fronte era Gawan, figlio del re Lot che gli uccise il padre Irot, lo sfidò a duello, anche se era un solo cavaliere. Gawan disse che Itonje, l'amata del re Gramoflanz, non sarebbe stata contenta se lui le avesse ucciso il fratello. Gramoflanz dettò le condizioni per il duello: si sarebbe svolto sedici giorni dopo quel giorno, nella piana del Joflanz, alla presenza di molte dame nobili; Gramoflanz ne avrebbe portate millecinquecento; Gawan avrebbe portato le dame di Schahtel merveille e quelle del re Artù. Gawan accettò le condizioni del duello e si congedò dal cavaliere. Questa volta il suo cavallo saltò il fiume senza problemi. Giunto dall'altra parte del fiume lo raggiunse Orgeluse, che si inginocchiò davanti a lui e gli chiese perdono per le prove che gli aveva imposto. Gawan la perdonò, ma le chiese di non schernire più alcun cavaliere. Orgeluse raccontò a Gawan che si era comportata in modo offensivo con lui perché aveva sofferto molto per la morte di Cidegast, e voleva la prova che il cavaliere che le avesse offerto amore fosse valoroso. Gawan disse che avrebbe dato una lezione a Gramoflanz, di lì a sedici giorni. Poi perdonò Orgeluse, e lei gli promise il suo amore non appena si fosse rimesso. Si avviarono verso Schahtel merveille. Orgeluse piangeva. Gawan le chiese il motivo di quel pianto.

615 * * 30

Disse a lui: « Sire, piango per l'angoscia che mi ha imposto chi ha ucciso il fido Cidegast. Il dolor mi squarcia il cuore,

616 dove prima c'era gioia per l'amor del fiero Cidegast. Morì il prode: disperata, io cercavo senza tregua 5 la sua morte a ogni costo:

617 dal dì in cui giacque malato chi ho amato dopo Cidegast, il mio re e vendicatore. Permettete che vi dica 5 come Clinschor conquistò

spinsi contro a lui guerrieri in più duelli ognor violenti. Pensai: forse mi procurano la vendetta e il riscatto 10 di una pena dolorosa.

ciò che sta presso la porta. Quando Anfortas, re splendido che donò a me il tesoro, perse amore e gioia insieme, 10 io tremai per il mio onore:

Per uccidere il re Gramoflanz accettai l'omaggio offerto dal più nobile dei re: sire, il nome suo è Anfortas. 15 Per amore mi donò

può Clinschor, il negromante, al voler suo costringere, con l'aiuto d'arti magiche, ugualmente donne e uomini. 15 Se mai vede gente nobile

mercanzia giunta da Thabronit: è preziosa e sta là in mostra alla porta del castello. Nel servirmi il re trovò 20 ciò che scosse la mia gioia:

Orgeluse ammette di essere stata la causa della rovina di Anfortas

la tormenta senza tregua. Per aver pace da Clinschor gli offrii la preziosa merce. Se qualcuno là affrontava 20 le aspre prove superandole,

quando stavo per premiarlo nuova angoscia mi assalì. Trovò pena il re servendomi, soffrii per la piaga d'Anfortas 25 ugualmente, o di più forse,

avrei offerto a lui il mio amore, se lo avesse rifiutato il tesoro avrei ripreso che, ora, dunque, è di noi due. 25 Con me in molti lo giurarono.

che per la morte di Cidegast. Dite, come potrei, io misera, mantenere il senno avendo strazio nel mio cuore leale? 30 La mia mente si smarrì

Intendevo così attirare con l'inganno il sire Gramoflanz, ma non venne mai, purtroppo. Ma se avesse un dì provato, 30 già sarebbe certo morto.

618 E' cortese e saggio Clinschor, per bontà sua ha permesso alle mie nobili schiere di percorrere il paese 5 e di compiervi gesta ardite. Ogni dì e settimana, ogni mese, tutto l'anno, mando in giro schiere d'audaci sia di giorno che di notte: 10 cerco a ogni costo il danno

Orgeluse ammette di aver spinto molti cavalieri contro Gramoflanz per trovare vendetta

del superbo re Gramoflanz. Si scontrò spesso con loro. Come mai riuscì a salvarsi? Lo insidiai in tutti i modi. 15 Troppo ricchi per servirmi,

20

molti eroi mi soccorrevano confidando nel mio amore, che però io non concessi.

619 Quando vidi i miei a terra, mi recai dal cavaliere, gli offrii me stessa e il paese. Disse che per lui sua moglie 5 era assai più bella e cara. Mi umiliò la sua risposta, chiesi chi era sua moglie. "La regina a Pelrapeire è la mia splendida moglie, 10 e il mio nome è questo: Parzival. Io non voglio il vostro amore, il mio cruccio è un altro: il Graal". Mi rispose irato il prode, cavalcando via da me. 15 Ora ditemi, signore,

Orgeluse dichiara di aver offerto il suo amore

Orgeluse rivela il suo patto con il mago Clinschor

20

se io avevo agito male nell'offrirmi a quel guerriero quando ero disperata.

Parzival, sdegnato, l'aveva rifiutata

Ogni uomo che mi vide si piegò al mio volere, fuorché uno che portava armi rosse. Cavalcò fin davanti a Logroys: scontri offrì ai miei guerrieri 25 e poi tutti li sconfisse, ne provai grande sconforto. Cinque eroi poi lo inseguirono da Logroys fino all'approdo: li sbalzò e ne donò 30 i cavalli al barcaiolo.

Ha il mio amore ancora pregio? ». Le rispose il sire Gawan: anche a Parzival, in cambio del suo appoggio

« Io ritengo così nobile quel guerriero, che se avesse accettato il vostro amore non ne avreste avuto infamia ». 25 Il cortese sire Gawan e Orgeluse di Logroys si guardarono negli occhi. Cavalcando si portarono ora in vista del castello, 30 luogo di sue ardue imprese.

Gawan invitò Orgeluse a non rivelare il suo nome a nessuno. Al castello i cavalieri avevano appreso dell'eroe che aveva superato tutte le prove. Accolsero Gawan con grande strepito. L'eroe pensò che volessero attaccarlo, ma Orgeluse gli spiegò che era l'esercito di Clinschor, che gli veniva incontro perché era troppo ansioso di dargli il benvenuto. Gli corsero incontro anche Plippalinot e la sua famiglia. I due smontarono da cavallo e salirono sulla barca, per attraversare il fiume. Bene, la figlia di Plippalinot, aiutava Gawan a togliersi l'armatura; poi gli diede un manto per coprirsi. Portò da mangiare e da bere, e Gawan e Orgeluse mangiarono insieme. Gawan non sentiva più il dolore delle ferite. Su richiesta di Orgeluse, Gawan liberò i due cavalieri che si erano scontrati il giorno precedente: Florant d'Itolac, la guardia della duchessa, ed il duca di Gowerzin, che erano stati consegnati a Plippalinot. Questi ottenne in cambio l'arpa che la regina Secundille aveva regalato ad Anfortas, e questi ad Orgeluse. I molti cavalieri accolsero i due amanti, e così fecero anche le dame di Schahtel merveille. La regina Arnive lo condusse al suo alloggio, e vennero donne esperte di ferite. Gawan chiese un messaggero. Venne un giovane valletto che giurò a Gawan il suo silenzio sul contenuto del messaggio che avrebbe dovuto consegnare ad Artù e Ginevra. Gawan si fece portare carta e penna, e scrisse ad Artù che gli rinnovava il proprio omaggio. Poi gli chiese aiuto per il duello che si sarebbe tenuto nel Joflanz. Aveva bisogno di un grande seguito di dame: per la natura del duello occorreva un grande sfarzo. Pregò la corte di Artù di recarsi là al gran completo. Non aveva sigillo, ma la lettera fu scritta in maniera inconfondibile. Gawan disse al valletto di andare prima dalla regina Ginevra al mattino, e di attenersi al suo consiglio. Gli disse anche di non rivelare che lui era ora il sovrano di Terre Merveille. Quando il valletto uscì, la regina Arnive cercò di farsi dire a chi fosse destinato il messaggio, ma il messaggero rimase fedele alla consegna del silenzio.

XIII Libro La regina Arnive si irritò quando il paggio rifiutò di dirle a chi era destinato il messaggio di Gawan. Andò dal custode della porta e gli disse di trattenere il messaggero quando fosse ritornato, che fosse stato giorno o notte. Poi andò da Orgeluse per chiederle quale fosse il nome dell'eroe che era diventato re di Terre Merveille. Anche qui la sua curiosità non poté soddisfarsi. Risuonarono molte trombe nel palazzo, venero disposte stuoie, sedili e cuscini, e stoffe rare a coprirli. Gawan preferì dormire tutto il giorno, per guarire dalle ferite. Sognò di Orgeluse e si svegliò verso sera. La sera fu vestito con vesti di seta molto rara, e ordinò che anche i due prigionieri che aveva liberato avessero delle vesti degne del loro rango. Dopo essersi vestiti i tre eroi raggiunsero la sala dove si trovavano già le signore. La guardia Florant e l'eroe Lischoys furono affrancati su richiesta di Orgeluse, che ringraziò Gawan. Si sedettero a tavola, e Gawan volle stare vicino a Itonje. Aveva chiesto sottovoce a Bene, che era al corrente dell'amore di Itonje per il re Gramoflanz, di indicargliela. Gawan riferì a Itonje il messaggio del re Gramoflanz, e le consegnò l'anellino che le mandava il cavaliere. La ragazza arrossì e poi impallidì. Era turbata perché molte persone che la circondavano volevano la morte di Gramoflanz. Itonje amava Gramoflanz e odiava Orgeluse, perché lei lo voleva morto. Gawan non le rivelò di essere suo fratello, ma le offrì tutto il suo aiuto. Iniziò il banchetto in onore di Gawan. Egli assegnò i posti: al suo fianco erano Florant e Lischoys, che sedeva accanto a Sangive; Arnive sedeva a fianco di Orgeluse. Quello fu un grande banchetto; per le dame il primo dal giorno in cui furono catturate da Clinschor con potenti magie. Infatti, prima della vittoria di Gawan, dame e cavalieri vivevano separati, e non potevano incontrarsi. Giunse la sera e furono portati molti candelieri. Erano tutti molto contenti. Arrivò un paggio che suonò delle melodie col violino. Dame e cavalieri presero a danzare. Gawan e la duchessa discorrevano mano nella mano. Vi furono dei brindisi, dopodiché la corte fu congedata, e Gawan e Orgeluse si ritirarono insieme.

643 E che fanno ora? Si amano? Mi è penoso non parlarne, facilmente lo direi, ma sarebbe sconveniente 5 rivelare cose intime. Ciò dispiace a chi è cortese, se lo fa poi se ne pente. Cortesia suggelli amore. La passione nel suo cuore 10 e la bella donna tolsero presto a lui vitalità: lei senz'altro lo aiutò o sarebbe certo morto. I filosofi e i sapienti 15 che da tanto tempo studiano con solerzia scienze astruse, come Kancor e Thebit e il fabbro Trebuchet che forgiò la spada a Frimutel 20 per attuare meraviglie, e anche l'arte di ogni medico che dall'erbe ottiene intrugli, non potevano giovargli. Compagnia di donna, invece, 25 lo scampò da morte certa, cui lo espose la sua angoscia. 30 Vi dirò qui brevemente:

644 era questa, come il dittamo. Per materna stirpe un Bretone Gawan, figlio del re Lot, trovò dolce medicina 5 per la pena sua e conforto Gawan si unisce a Orgeluse

fino a quando spuntò il giorno. Ma l'aiuto che gli diede la duchessa va taciuto. Si occupò il re volentieri 10 delle dame e dei guerrieri e li rese ognor felici.

trovò in lei l'erba più adatta per guarire dal suo male. Erba bruna in mezzo al bianco 643. 17-18 E' il nome leggermente alterato di alcuni sapienti arabi dell'XII secolo.

Il messaggero inviato da Gawan nel paese di Löver giunse a Bems, sulla Korca. Lì si trovava Artù con la sua corte. Arrivò al mattino, e trovò la regina Ginevra che pregava nella cappella. Le diede la lettera di Gawan. Ginevra fu felice di ricevere sue notizie. Il paggio le disse che Gawan le chiedeva di sostenerlo nella richiesta che avrebbe rivolto a re Artù. La regina si dichiarò pronta ad aiutarlo, ed a portare con sé molte belle dame. Ginevra manifestò la sua apprensione per gli amici lontani, perduti sulle rive del Plimizoel. Non aveva più visto Cunnaware, l'infamia era scesa sulla Tavola Rotonda, Parzival era partito a cercare il Graal già da « sei settimane e poi cinque anni e mezzo » (646. v. 14-15), e Gawan era partito per Ascalona. Anche Eckuba e Jeschute l'avevano lasciata. La regina disse al paggio di andare al gran galoppo dove erano i cavalieri, e di rivolgersi immediatamente al re, come se gli scappasse la terra da sotto i piedi. Successivamente avrebbe dovuto fare in modo di parlare in pubblico anche con lei, in un luogo dove erano molte dame. Infine gli chiese dove fosse Gawan, ma il paggio le disse che non poteva rivelarlo. A metà mattino il paggio arrivò al gran galoppo alla corte di Artù. Fece come gli aveva consigliato la regina. Diede immediatamente la lettera al re Artù, che si commosse nel leggerla. Artù si disse disposto ad aiutare Gawan. Poi chiese al paggio di portare la lettera alla regina Ginevra. La regina prese la lettera, e piangeva mentre la leggeva. Il paggio esortava le signore presenti a soccorrere Gawan, e fu molto abile in questo. Keye gridò che non c'era uomo tanto nobile quanto Gawan di Norvegia, e che bisognava aiutarlo. Al termine della "recita" la regina diede l'ordine di rifornire il paggio di un cavallo, vestiti, cibo e denaro. Poi garantì al paggio l'appoggio di tutta la corte: che riferisse questo a Gawan. Alla Tavola Rotonda erano tutti felici per la splendida notizia. Il paggio si mise in viaggio per ritornare a Schahtel merveille. Arrivò dopo qualche giorno, e la regina Arnive corse subito ad interrogarlo. Il paggio rispose che teneva fede a un giuramento, e che non poteva rivelare nulla. L'insistenza della regina non valse a nulla. Il paggio giunse a palazzo. Il re lo prese da parte e gli diede il benvenuto. Il paggio riferì del pieno appoggio che gli offriva la corte di Artù, che sarebbe giunta a Joflanz il giorno precedente il duello. Gawan fu reso felice dalle notizie ricevute, e l'atmosfera in casa sua rimase lieta fino al giorno in cui giunse in soccorso Artù.

655 Dirò cose belle e brutte. Gawan era un re felice. Ora avvenne che una mattina 5 che le dame e i cavalieri

656 realizzò con arti magiche, da cui prima mi salvaste ». La sapiente generosa, e nessuna più di lei 5 serbò onor fino da vecchia,

si riunirono a palazzo. L'eroe e Arnive si sedettero soli presso una finestra che guardava verso il fiume. 10 La regina raccontava

disse: « Sire, qui i prodigi sono piccole magie in confronto ai grandi incanti che egli attuò in altri paesi. 10 Non per questo noi, sue vittime,

storie strane. Gawan disse: « Mia signora e mia regina, se non reca a voi fastidio sarei lieto di conoscere 15 storie che io ignoro ancora

ci dovremo vergognare. Vi racconto la sua storia, per lui molta gente soffre. Nacque in Terra di Lavoro 15 dalla stirpe di quel mago

e che solo voi sapete. Se ora vivo nella gioia io lo devo al vostro aiuto. Il mio animo virile 20 si lasciò piegare e vincere

pur di Napoli: Virgilio che operò grandi prodigi. Clinschor era suo nipote, ne seguì l'arte. Fu Capua 20 capitale del suo regno.

25 dalla nobile duchessa.

25 Ebbe onore incorruttibile

Arnive racconta a Gawan la storia del mago Clinschor

Voi mi avete qui curato e lenito la mia pena. Sarei morto per le piaghe e l'amor forte, se tosto non mi aveste voi soccorso. A voi devo la mia vita. Dite orsù, mia salvatrice, dei prodigi qui avvenuti, 30 delle opere che Clinschor

in passato il duca Clinschor, e una fama estesa ovunque finché non si rovinò. Governava un re in Sicilia, il suo nome era Ibert. Si chiamò sua moglie Iblis, ma nessun'altra donna ebbe un bel corpo come il suo. 30 La servì il prode Clinschor

656. 14 Terra di Lavoro, la pianura a est di Napoli. 656. 17 Il poeta latino Virgilio, ritenuto da tempo un profeta, basandosi sulla IV Egloga delle Bucoliche, considerata un annuncio della venuta di Cristo, ha nel medioevo fama di mago potente. Wolfram lo ritiene napoletano perché in quella città si trova la sua tomba.

657 finché lei gli offrì il suo amore, perciò il re lo mutilò. Chiedo qui il vostro consenso per svelarvi il suo segreto, 5 ma per me è sconveniente

658 di creare ciò che vuole con maligni, ahimè, incantesimi. Amputato e umiliato odia gli uomini e le donne, 5 e intendo qui coloro

raccontare la sua storia, il perché diventò un mago. Fu Clinschor reso un cappone fra le gambe, con un taglio ». 10 Gawan tosto scoppiò a ridere

che hanno onore con virtù. Prova ognor soddisfazione nel distruggere ogni gioia. C'era un re di nome Irot 10 che regnava a Roche Sabbins

e rideva ancora molto quando Arnive proseguì: « Lassù a Kalob enbolot, una solida fortezza, 15 trovò il duca scherno infame.

e temeva molto il mago. Per avere da lui pace gli offrì un suo possedimento, quello che più gli piaceva. 15 Da costui ottenne Clinschor

Lo sorprese il re: dormiva tra le braccia di sua moglie. Certo là giaceva comodo, ma pagò per quel piacere. 20 Il re con le proprie mani,

l'alto monte su cui siamo e la terra circostante per il raggio d'otto miglia. Costruì sul monte Clinschor 20 questa rocca che vedete.

gli pareva un suo diritto, lo appiattì qui tra le gambe. Fu il suo corpo sì amputato che mai più poté donare 25 gioia a nessuna donna.

Non c'è al mondo cosa rara che non sia qui presente. Se attaccassero la rocca, noi avremmo in abbondanza 25 vettovaglie per trent'anni.

Perciò molta gente soffre. La magia fu scoperta per la prima volta a Persida, la città, non è la Persia. 30 Ci andò il duca e apprese l'arte

Clinschor regna sugli spiriti sia benigni che maligni che risiedono e si spostano tra la terra e il firmamento, 30 fuorché quelli che Dio ama.

657. 13 Caltabellotta è una fortezza nei pressi di Sciacca, sulla costa meridionale della Sicilia.

659 Poiché avete superato

660 come un frutto dà altri frutti.

Arnive

ogni prova e siete vivo, sarà vostra ogni sua cosa: il castello e il paese, 5 di cui non si cura più.

Aiutateci lealmente. Già da molto tempo soffro. Un veliero è molto rapido, 5 ma chi va a prua arriva prima.

Da lui avrete inoltre pace. Lo affermò apertamente, ed è un uomo di parola, che chiunque avesse vinto 10 poi avrebbe tenuto tutto.

Se capite questo esempio, fate quanto può onorarvi e rendeteci felici rimandandoci ora in patria, 10 dove assai per noi si piange.

Ogni nobile persona nelle terre dei cristiani, che sia uomo, donna o vergine, sottomessa a lui, ora è 15 vostra suddita. I pagani

Un dì avevo molta gioia e portavo una corona. Fu regina anche mia figlia, l'onoravano i suoi principi. 15 Eravamo assai potenti.

che vivevano qui, pure. Rimandate quella gente dove si è per loro in pena. Mi raggela il cuor l'esilio. 20 Dio, che ha contato gli astri,

Sire, non feci soffrire mai nessuno e lo trattai come a lui si conveniva. Tutti allora in me vedevano 20 una nobile regina:

vi consiglia di aiutarci, di allietare i nostri cuori. Una madre partorisce, si rigenera nel figlio. 25 Ha dall'acqua il ghiaccio origine,

non offesi mai nessuno, mi sia Dio qui testimone. Se una donna è fortunata e vuol essere lodata 25 non disprezzi mai i poveri:

ma nessuno può negare che dal ghiaccio sgorga l'acqua. Se l'esempio a me si addice, poiché nacqui nella gioia 30 proverò ancora gioia,

forse un giorno soffrirà e anche il misero garzone potrà allora confortarla. Gia da molto tempo aspetto, 30 ma nessuno a piedi o in sella

prega Gawan di liberare tutti i prigionieri di Clinschor

661 venne mai per liberarmi, pur sapendo che ero qui ». Gawan promise di aiutarla. Quel giorno era atteso l'arrivo di Artù il Bretone, figlio della regina Arnive. Gawan gioì molto quando l'esercito di Artù giunse in vista di Schahtel merveille, ma cercò di nascondere la sua contentezza. Arnive notò le lacrime di Gawan, ma pensò che fosse contento per l'arrivo dell'esercito di Orgeluse. Gawan non corresse l'errata attribuzione delle insegne dell'esercito, anche se Arnive riconobbe un'insegna bretone. Il grande esercito cavalcava nel campo verso il fiume. Lì si accampò, alzando numerose grandi tende Gawan mandò Bene a dire a Plippalinot di ancorare ogni barca alla riva, in modo da bloccare l'accesso a Schahtel merveille. Le regalò anche l'arpa fatta a rondine che le aveva promesso. Poi fece chiudere le porte della città, e disse che era accampato dall'altra parte del fiume un esercito molto grande e potente; chiese a tutti di aiutarlo a difendere il castello, in caso di attacco. Fu chiesto a Orgeluse se quell'esercito fosse il suo, ma lei disse di non conoscerne le insegne. Ipotizzò che potesse essere quello di Gramoflanz, che le aveva occupato il paese. L'esercito di Artù aveva, però, effettivamente sostenuto scontri e gravi perdite prima di vedere il Lagroys. Gaherjet, Garel, Meljacanz di Barbigoel e Jofreit figlio di Idoel, furono catturati e condotti a Logroys. I guerrieri di Artù catturarono Friam, duca di Vermendoys, e Rithart conte di Nevers, che usava solo lance. I bretoni ebbero scontri con i soldati della duchessa. Fu la retroguardia di Artù a combattere, per consentire all'esercito di avanzare. Gawan avrebbe dovuto avvisare la duchessa dell'arrivo dei rinforzi, ma non lo fece, ritenendo che fosse giusto agire così. Ora si preparava a ricevere Artù. Fece preparare dei carichi di doni per il re, e gli spiacque non riceverlo quel giorno stesso. Il mattino successivo Artù ed il suo esercito si diressero a Joflanz. Li seguì la retroguardia, ora che non c'era più pericolo. Gawan prese da parte il marescalco e gli rivelò che il grande esercito era quello di suo zio Artù. Gli disse di preparare un campo a parte, in modo che potesse sfilargli davanti con grande sfarzo. Disse pure di non rivelare la notizia nel castello. Il barcaiolo ebbe molto lavoro. « Là portarono di certo anche il grande padiglione che Iblis mandò a Clinschor per amor, così fu noto il segreto dei due amanti che si amavano di cuore. » (668. v. 9-14).

Il marescalco di Gawan si accampò non lontano da re Artù, e fu a questi annunciato. La notizia si diffuse nella corte. Gawan schierò l'esercito in modo splendido. Più giumenti trasportavano casse di gioielli, altre bestie portavano le armature, ogni dama cavalcava a fianco di un cavaliere. Il corteo era lungo almeno un miglio. Per raggiungere il suo accampamento, Gawan passo attraverso il campo di re Artù, dove venne accolto amabilmente. Artù andò incontro a Gawan, e così fece Ginevra. Accolse lui e il suo seguito nel suo accampamento. Entrò nella sua tenda, seguito da Gawan. Artù gli chiese di informarlo sull'identità delle cinque signore. Gawan gli disse che si trattava di sua madre, di sua sorella e di due sue nipoti. Disse poi di godere dei favori della quinta signora, cui aveva mosso guerra l'esercito di Artù. Artù ammise di aver subito gravi perdite nello scontro, ma Orgeluse si dichiarò pronta a riconciliarsi con Artù per amore di Gawan, e così avvenne. Infine Gawan chiese di potersi congedare, ed andò a riposare con tutto il suo seguito. Keye, però, rimproverò lo sfarzo mostrato dall'eroe.

676 e non c'era da sorprendersi se la grazia lo assisteva. L'eroe poi si prese cura del suo grande e degno seguito, 5 dei guerrieri e delle dame.

675 Anche Keye era guarito 5 dallo scontro del Plimizoel guardò lo sfarzo di Gawan, disse poi: « Non pretendeva Lot, cognato di Artù, uno spazio per se solo ». 10 Ricordava la sconfitta,

Keye rimprovera a Gawan lo sfarzo eccessivo

Il re Artù e il suo seguito là potevano ammirare la ricchezza del re Gawan, poi mangiarono e dormirono, 10 io non voglio disturbarli.

Gawan non lo vendicò quando a lui fu rotto il braccio. « Fa prodigi Dio con gli uomini. Dove ha preso Gawan le dame? ». 15 Sì parlando lo scherniva, fu meschino con l'amico: è felice il vero amico dell'onore altrui, ma grida dalla rabbia il meschino 20 se l'amico ha colto gloria.

Il poeta biasima Keye, invidioso della fortuna di Gawan

Curò onore e grazia Gawan: solo chi ha perso il senno lo potrebbe biasimare. Fa così chi ha un cuore gretto, 25 pieno d'odio e gelosia. Ma gioisce chi è virtuoso se l'amico ha gloria estesa e una gloria incorruttibile. Gawan ebbe un cuor virile 30 senza ombra di viltà, All'alba giunse l'esercito della duchessa Orgeluse, che si unì a quello di Gawan. Artù mandò dei messaggeri a Rosche Sabbins, per invitare Gramoflanz al campo dove doveva tenersi il duello. Gawan, in segreto, provò la sua armatura, per vedere se le sue ferite fossero guarite. Volle sciogliersi i muscoli: montò Gringuljet e galoppò a briglia sciolta sul campo. Mentre galoppava vide un potente cavaliere sulla sponda del Sabbins. Era Parzival, ma non lo riconobbe.

XIV Libro Gawan e Parzival si fronteggiavano, ignorando le loro identità. Parzival aveva staccato un ramo dall'albero di Gramoflanz, e Gawan pensò che si trattasse del cavaliere con cui aveva in programma un duello. Gli dispiaceva di dover combattere senza il pubblico delle dame. Entrambi i cavalieri montavano cavalli provenienti da Munsalwaesche. Fu uno scontro assai violento. I due cugini si sbalzarono a vicenda, e continuarono a combattere con le spade. Intanto i messi di Artù erano giunti a Rosche Sabbins, capitale del regno di Gramoflanz. Giunsero nel momento in cui il grande esercito muoveva alla volta di Joflanz. Il re Brandelidelin, zio di Gramoflanz, gli portò da Punt ben seicento dame. Erano con loro anche i prodi del Punturtoys e Bernout di Riviers, figlio del conte Narant. I messi di Artù riferirono che il re desiderava che lo scontro non avvenisse. Gramoflanz rispose che non poteva sottrarsi a quella sfida. Bene, che sedeva a fianco di Gramoflanz, suo sire, gli aveva portato la notizia che Itonje era partita con altre dame di Schahtel merveille, e gli garantiva fedeltà. Entrambi ignoravano la parentela che legava Gawan a Itonje. I messi di Artù tornarono indietro per riferire la risposta di Gramoflanz. Sulla via del ritorno videro Gawan impegnato in uno scontro; stava per essere sopraffatto da Parzival. I messi chiamarono a gran voce Gawan ed immediatamente Parzival smise di combattere, e gettò via la spada. I due cavalieri erano entrambi costernati, ma contenti di aver interrotto uno scontro che toglieva onore ad entrambi. Gawan, per la grande debolezza, si accasciò al suolo. Venne immediatamente soccorso dai valletti di re Artù e si riebbe. Intanto erano sopraggiunte le due schiere degli eserciti, e si erano fermate ai limiti assegnati loro da cento pali fissati ai due lati della lizza, cinquanta da un lato e cinquanta dall'altro. Nessuno poteva superarli. Nello spazio delimitato dai pali si sarebbero scontrati Gawan e Gramoflanz. Si era però svolto un duello inaspettato, e tutti si chiedevano chi fosse il vincitore. Gramoflanz e Bene si diressero al centro della lizza, dove era avvenuto lo scontro. Gawan balzò immediatamente in piedi, ma Bene corse da lui per soccorrerlo. Maledisse Parzival e aiutò Gawan ad adagiarsi nell'erba; gli tolse l'armatura e gli pulì gli occhi ed il volto. Gramoflanz rinviò il duello all'indomani. Parzival, che non era affatto stanco, si offrì di affrontare in duello Gramoflanz al posto di Gawan, ma Gramoflanz si oppose. Bene, apprendendo che Gawan era fratello di Itonje, maledisse Gramoflanz, perché era un uomo senza cuore, che voleva uccidere il fratello della sua amata. Il re Gramoflanz si ritirò e Parzival, Gawan, Bene ed i messi di Artù, tornarono al loro accampamento. Parzival era contento di aver salvato il proprio onore, e tutti lodarono il suo valore. Entrambi gli eroi vennero vestiti con splendide vesti. Gawan portò Parzival a rendere omaggio alle dame. Gawan pregò Bene di tacere a Itonje la sua parentela con lei. Bene piangeva, perché chiunque fosse stato sconfitto avrebbe fatto soffrire Itonje. Arrivò tutto l'esercito, e andarono tutti a mangiare. Parzival sedeva accanto ad Orgeluse, che un giorno aveva sdegnosamente rifiutato. Orgeluse accettò quella collocazione per amore di Gawan. Fu servito il cibo. Itonje fissava Bene, che piangeva e rifiutava di mangiare. Temeva che Bene, che aveva inviato da Gramoflanz, avesse ricevuto il rifiuto del suo amore. Era mezzogiorno passato quando il pasto fu concluso. Artù e Ginevra, seguiti dalle dame e dai cavalieri si recarono da Parzival, che venne accolto con grande onore ed attestati di stima. Anche i guerrieri della duchessa gli portarono il loro omaggio. Parzival chiese di poter rientrare nella Tavola Rotonda, dalla quale era uscito dopo la maledizione di Cundrie la sorcière. Artù acconsentì al suo ritorno. Poi, in disparte, chiese di poter combattere al posto di Gawan. Quella mattina aveva strappato molte fronde all'albero di Gramoflanz per sfidarlo a duello, ed aveva attaccato Gawan scambiandolo per Gramoflanz. Gawan ringraziò Parzival per l'offerta, ma rifiutò il suo aiuto. Artù ricondusse i due a tavola per un brindisi finale, poi andarono tutti a dormire, poiché scendeva la notte. Parzival era deciso. Riparò la sua armatura, scelse uno scudo forte e resistente, fece strigliare il cavallo preso ad un templare durante uno scontro. Poi andò a dormire tenendo a fianco a sé l'armatura. Al re Gramoflanz dispiaceva che l'eroe con cui doveva battersi fosse stato già battuto, e gli seccava di essere arrivato tropo tardi. Si vestì prima che venisse giorno, indossò l'armatura ed entrò da solo nella lizza. Anche Parzival uscì silenziosamente dal campo; indossava l'armatura, prese una lancia e si diresse verso il luogo del duello. Appena si videro, i due guerrieri si lanciarono l'uno contro l'altro. Volavano le schegge degli scudi colpiti dalle lance. Gli elmi furono colpiti dalle spade. I due combattevano con valore, disperdendo la rugiada che si era formata sul campo. Intanto Gawan si preparava per lo scontro. Verso metà della mattinata all'accampamento di Artù si accorsero dell'assenza di Parzival. Il sole era alto, ed il vescovo cantò una messa per Gawan. Dopo la benedizione Gawan vestì la sua armatura. Giunti in prossimità del luogo convenuto per lo scontro, sentirono i rumori delle spade. A Gramoflanz sembrava di combattere contro sei uomini contemporaneamente. Le due schiere si sistemarono ai lati del prato, e si fermarono entro i loro limiti. I cavalieri ammiravano lo scontro. I cavalli dei due erano fermi, mentre loro combattevano

a piedi, mulinando le spade. Arrivò anche Gawan, quando mancava poco a che vincesse Parzival. Giunsero anche Brandelidelin del Punturteis, Bernout di Riviers ed Affinamus di Clietiers, oltre ad Artù e Gawan. I cinque stabilirono di porre fine allo scontro. Anche Gramoflanz, come già il pubblico, riconobbe che Parzival era il vincitore del duello. Gawan fece come Gramoflanz il giorno precedente: rinviò il duello al giorno successivo. Gramoflanz ritornò tra i suoi, dopo aver promesso che sarebbe venuto l'indomani al mattino per scontrasi con Gawan. Artù rimproverò Parzival per aver combattuto al posto di Gawan, ma Gawan non si mostrò invidioso per l'alto onore colto dall'eroe. Parzival venne accolto con grande gioia al ritorno nell'accampamento. Gramoflanz mandò due messi da Artù, per chiedergli che l'indomani si presentasse l'uomo giusto. Inoltre, incaricò i messi di consegnare una lettera e un anello a Bene, perché li desse a Itonje. Intanto Itonje era venuta a sapere che suo fratello ed il suo amato non volevano desistere dallo scontro, e soffriva per entrambi. Arnive e Sangive, nonna e madre di Itonje, la presero da parte e la costrinsero a rivelare quanto aveva taciuto finora: l'amore tra lei e Gramoflanz. Arnive mandò a chiamare suo figlio Artù: voleva fargli sapere per chi soffriva Itonje, e chiedere se poteva fare qualcosa per evitare lo scontro. I messi di Gramoflanz arrivarono all'accampamento di re Artù, e sentirono Itonje che pregava il re di fare annullare il duello. Bene notò i paggi di Gramoflanz fuori dalla tenda, e li allontanò. Uno di essi diede a Bene la lettera e l'anello, e poi chiese di poter parlare con il re Artù. Bene rientrò a riferire il messaggio ed a consegnare lettera e anello a Itonje. Nella lettera il re Gramoflanz rinnovava il suo amore a Itonje. Itonje porse la lettera ad Artù, che la lesse. Quella lettera provava l'amore che Gramoflanz nutriva per la fanciulla. Artù decise che avrebbe agito per impedire il duello. Convocò i due messi di Gramoflanz, che gli dissero che il loro re richiedeva che si facesse garante del patto tra lui e Gawan. Artù garantì per Gawan. Poi chiese a Bene ed ai due paggi di procurargli un incontro con Gramoflanz, per parlargli di Itonje, che soffriva per lo scontro imminente. Assicurò di nuovo che avrebbe condotto Gawan nella lizza, l'indomani mattina. Artù disse ai paggi di far venire Gramoflanz con poca gente. Gli avrebbe inviato incontro suo nipote Beacurs come scorta, e avrebbe pensato lui a far star buona Orgeluse. Bene e i due messaggeri si diressero verso l'altro esercito. Gramoflanz accettò di raggiungere Artù. Partì scortato da tre suoi principi, e così fecero suo zio Brandelidelin, Bernout di Riviers e Affinamus di Clitiers. Artù gli mandò incontro una scorta di cinquanta paggi, comandata da Beacurs. Nel frattempo aveva ottenuto pace per lui da Orgeluse. Lei non provava più odio, essendo stata ripagata da Gawan. Gramoflanz giunse al campo e smontò presso la tenda di Artù. Brandelidelin precedeva il nipote. Gramoflanz riconobbe Itonje, anche se non l'aveva mai vista. I cavalieri sedevano in pace, e la regina Ginevra fece servire da bere. Artù e Brandelidelin si accordarono per far riconciliare i loro due nipoti, ed anche Orgeluse con Gramoflanz. Artù si avviò verso la tenda di Gawan, che era stato informato dell'arrivo di Gramoflanz. La questione venne risolta in questo modo: Orgeluse accettò di far pace con Gramoflanz a patto che Gramoflanz cessasse di accusare il re Lot, e quindi svanissero le ragioni per il duello con Gawan. Gramoflanz rinunciò alle fronde del suo albero, e ad accusare Lot il norvegese. Gawan entrò nella tenda dove era Artù con i suoi ospiti. Artù chiamò Arnive e Sangive, insieme a Cundrie per assistere al colloquio in cui fu stretta la pace. Orgeluse si riconciliò con Gramoflanz. Gawan e Gramoflanz fecero pace. Artù diede Itonje in sposa a Gramoflanz. A Lischoys venne data in sposa Cundrie, sorella di Gawan. Alla guardia scelta Florant venne data in sposa Sangive, vedova del re Lot. Orgeluse dichiarò che Gawan si era reso degno di essere suo sposo e di regnare sul suo regno. Gramoflanz diede disposizioni di preparare delle nozze sfarzose. Parzival venne preso dalla nostalgia per la moglie lontana.

732 Il re Parzival pensava nuovamente alla sua sposa, alla sua casta dolcezza. Non poteva offrire omaggio 5 per amore a un'altra donna?

Parzival prova nostalgia per la moglie lontana

733 Pensò il re: « Poiché mi manca ciò che invece è dato ad altri, e intendo il vero amore che soccorre i cuori afflitti 5 e li rende tosto lieti,

Non pensò mai a tradirla? No, il suo amore era fedele. Lealtà grande sostenne il suo animo virile 10 e nessuna donna invero

poiché questo mi è negato, più non curo il mio avvenire. Dio non vuole la mia gioia. Penso a lei, la mia regina: 10 se già fosse il nostro amore

poté avere mai il suo amore, fuorché lei, Condwiramurs, 15 la regina dolce e pura,

tale da renderci incerti circa i nostri sentimenti, 15 cercherei un altro amore.

Isolato nella sua tristezza, Parzival decide di partire

il bel fiore appena schiuso. « Dal dì in cui conobbi amore, -

Ma ci amiamo e io rifiuto altri amori per distrarmi.

pensò il re, - amo soffrendo. Sono nato dall'amore, perché mai non trovo amore? Mentre lotto per il Graal 20 provo grande nostalgia

Sono in preda allo sconforto. La fortuna assista l'uomo che vuol essere felice! Dio offra gioia a questa gente, 20 ma io rifuggo dalla gioia ».

del suo abbraccio casto e dolce che da molto tempo ho perso. Se ora vedo ovunque gioia mentre sono così afflitto, 25 è crudele il mio destino.

Afferrò la sua armatura: senza aiuto si armò spesso, così che fu tosto pronto. Or si avviava a nuove imprese. 25 L'infelice cavaliere

In tal modo non si acquista mai baldanza o allegria. Mi rimetto alla fortuna, mi avvii lei verso il mio bene ». 30 Gli era accanto l'armatura.

era ormai tutto bardato e sellò il suo cavallo. Con sé prese lancia e scudo. Poi al mattino molti piansero, 30 perché all'alba era partito.

XV Libro

734 Molti sono già impazienti di sapere come termina questa storia. Più non esito, sono ansioso di fornirvi 5 con parole veritiere qui la chiave della storia, di svelarne ogni mistero. Vi dirò come il re Anfortas, dolce e buono, fu guarito. 10 Dice questo la mia storia:

735 al più forte dei sovrani. Costui era un re pagano, vi assicuro che non era stato ancora battezzato. 5 Cavalcava ardito Parzival Il poeta annuncia la gioia futura della stirpe del Graal

verso una grande selva, percorreva un verde prato e incontrò uno straniero.

la regina a Pelrapeire serbò intatta la virtù fino al giorno in cui trovò poi il sommo bene in terra. 15 Grazie a Parzival l'ottenne, il suo sposo, in verità, di cui narro qui un'impresa. Ciò che aveva fatto prima fu al confronto un gioco facile. 20 Se potessi qui evitare di parlarne lo farei: è penoso raccontarlo. ora affido alla fortuna il mio eroe, al suo valore, 25 al coraggio suo virile sempre unito a virtù casta. Spero che trovi la forza necessaria a sopravvivere nello scontro destinato 30 a lui, mentre corre incontro 735. 2 Wolfram indica con il termine « pagano » ogni uomo non battezzato, senza distinzione alcuna tra le religioni. In questo passo, non conoscendo la religione dei luoghi nominati, regioni dell'India, attribuisce ad esse i nomi delle divinità classiche, note al suo pubblico.

Parzival incontrò un guerriero pagano molto ricco e potente. La sua armatura e le sue vesti erano tempestate di pietre preziose. Era ansioso di ottenere gloria per servire amore. Aveva sull'elmo l'insegna della mangusta. Era sbarcato in un porto naturale presso un bosco. Comandava venticinque eserciti che parlavano tutti lingue differenti. Il suo esercito aveva armi prodigiose. Questo re aveva lasciato il suo esercito per cercare gesta nella selva. Come i due guerrieri si videro, subito si scontrarono. Nei loro cuori scorreva lo stesso sangue puro, ma loro non lo sapevano. Nello scontro spezzarono più lance e, allentando e stringendo le briglie, attaccavano e si difendevano, mettendo a segno ogni colpo. Nessuno dei due vacillava, ma sedeva saldo in sella. Parzival era il primo cavaliere che teneva testa al pagano. Entrambi mulinavano le spade, che erano molto affilate. I cavalli sudavano e barcollavano sfiniti. I due cavalieri scesero a terra e combatterono con le spade. Il pagano alzò la spada e colpì con tutta la sua forza. Parzival cadde a terra. Parzival si riprese pensando a Condwiramurs. L'elmo del pagano cominciò ad accusare i colpi. La spada di Parzival si spezzò sull'elmo dell'avversario, che cadde in ginocchio. Il pagano si rialzò, incerto sull'esito della battaglia. Ma vedendo che Parzival era disarmato, pose fine allo scontro. Il duello terminò senza vincitore. I due sedettero in terra. Il cavaliere pagano disse che non aveva mai conosciuto un guerriero così valente, e chiese quale fosse il suo nome.

Parzival gli disse che non si era arreso, e quindi non voleva rivelargli il suo nome. Allora fu il pagano che disse il suo per primo: era Feirefiz d'Angiò. Parzival sobbalzò quando sentì che l'altro era un angioino, e gli disse che erano entrambi della stessa stirpe. Gli chiese di togliersi l'elmo, per vederlo in volto. I due si tolsero gli elmi nello stesso istante, e si riconobbero nelle descrizioni che avevano l'uno dell'altro. I due parlarono del loro padre Gahmuret, che non avevano mai conosciuto. Parzival raccontò a Feirefiz della morte di Gahmuret, avvenuta a Bagdad per opera di Ipomidone. Feirefiz fu affranto nell'apprendere che il padre era morto, ma era anche felice di aver trovato suo fratello. I due si alzarono, e convenirono di andare da re Artù, loro parente. La corte di Artù, triste per la partenza di Parzival, aveva deciso di restare ferma otto giorni in attesa che l'eroe ritornasse. Giunse da Schahtel merveille un guerriero che riferì di aver visto un aspro duello nella colonna magica. Parzival e Feirefiz arrivarono al campo, e si diressero verso la tenda di Gawan. I due cavalieri vennero spogliati dell'armatura. Feirefiz aveva il colore della pelle strano: era bianco e nero a chiazze. Parzival disse a Gawan che, essendo Feirefiz suo fratello, era anche suo cugino. Gawan lo abbracciò e lo baciò. Entrarono le regine, che salutarono Feirefiz. Si preparò presto la cena quella sera. Gawan annunciò ad Artù che era giunto al campo il potente re pagano di cui avevano sentito parlare da Eckuba. Dopo la cena Artù con il suo seguito li raggiunse, fra alti strepiti di trombe, un forte rullo di tamburi, suoni di zampogne e flauti. I parenti di Feirefiz gli resero omaggio ed offrirono i loro servigi. Artù e Feirefiz lodarono i loro rispettivi meriti. Feirefiz citò gli innumerevoli guerrieri che aveva sconfitto in duello. Anche Parzival elencò i guerrieri che aveva sconfitto, da quando aveva perso il Graal. Su suggerimento di Gawan, tutti i presenti notarono l'armatura splendida di Feirefiz. Artù, Gramoflanz, Parzival e Gawan si appartarono. Artù chiese agli altri tre cavalieri di aiutarlo a convincere Feirefiz ad entrare a far parte della Tavola Rotonda. Feirefiz accettò. Vi fu un brindisi, e poi tutta la corte andò a riposare. Il mattino seguente, Artù si diede da fare per preparare una sontuosa festa. Come un tempo sulla riva del Plimizoel, venne tagliato un grande drappo in forma rotonda. Le spese per la mensa furono sostenute da Artù, Gramoflanz e Gawan. Tutti i cavalieri e le dame accompagnate si prepararono con gran cura e sfarzo. Le dame senza cavaliere quel giorno rimasero nelle loro tende. Feirefiz era certamente il più potente degli eroi presenti a quella tavola. Si svolse anche un torneo, per la gioia delle dame. Poi tutti sedettero a tavola.

779 Avanzava senza fretta, ma decisa, verso il cerchio. Il cavallo e i finimenti certo erano costosi. 5 Qui nessuno la fermava, così giunse fino a loro. La fanciulla molto saggia cavalcava intorno al cerchio. Le indicarono il re Artù, 10 tosto lei lo salutò e parlando qui in francese supplicò di perdonarla, di ascoltare il suo discorso, la notizia che portava. 15 Pregò il re e la regina

778 Questo fu un dì fortunato, * perché venne annunciata 15 la notizia a lungo attesa. Avanzava una fanciulla che indossava ricche vesti come portano là in Francia. Il mantello era di sciamito 20 nero come la cornacchia, intessuto d'oro arabo, col disegno di una tortora che è l'immagine del Graal. 25 La fanciulla suscitava

Cundrie la sorcière entra nel campo di Artù

di intercedere per lei. Si girò poi e si rivolse allo splendido re Parzival là seduto presso Artù. 20 Con un balzo si slanciò

Cundrie chiede

dalla sella giù sul prato, e cortese si gettò ora ai piedi dell'eroe. 25 Lo pregò di ricambiare

perdono a Parzival per averlo maledetto

qui stupita meraviglia. Ma lasciate pur che avanzi. Portò in capo un'alta fascia, era candida e scendeva anche ai lati del suo viso, 30 e in parte lo copriva.

780 come vollero i suoi amici. La virtuosa donna orrenda balzò in piedi prontamente, ringraziò poi inchinandosi 5 quanti vollero intercedere

il saluto suo e piangendo chiese a lui di perdonarla. Tanto Artù che Feirefiz per lei qui intercedevano. Il re Parzival la odiava 30 ma di cuore la perdonò

Parzival perdona Cundrie

781 Iniziò ora a parlare con leale cortesia: « Beato voi, figlio di Gahmuret, degno frutto di Herzeloyde! 5 Dio vi offre la sua grazia.

per lei che umiliò Parzival. Dislegò e gettò via benda, cuffia e cordicelle che portava prima in capo, 10 e lo fece di sua mano.

In onor di Secundille qui saluto Feirefiz, il guerriero maculato, in onor pur della gloria 10 che egli ha colto fin da giovane ».

Ora tutti riconobbero Cundrie la sorcière e videro su di lei la nota insegna del Graal, la tortora bianca. 15 Nell'aspetto era la stessa

Si rivolse poi a Parzival: « Sii felice con misura. Benedetto è il tuo destino, sei un uomo ormai perfetto. 15 E' comparsa già la scritta:

donna orrenda che la corte vide un giorno in riva al Plimizoel. A voi certo l'ho descritta: non mutarono i suoi occhi 20 gialli ancor più di un topazio,

tu sei ora il re del Graal. E la tua sposa Condwiramurs e il figlio tuo Loherangrin sono stati con te scelti. 20 Dopo che tu la lasciasti

lunghe zanne gialle aveva e labbra del color di una violetta. E per essere elegante lei portava un bel cappello 25 come un dì in riva al Plimizoel:

partorì due figli maschi. E' Kardeiz pur fortunato. Se anche non avessi altro fuori che la grande gioia 25 di potere salutare

non serviva a ripararla, perché il sole non poteva danneggiare la sua pelle, dura come cuoio. Venne 30 a portar buone notizie. *

il re Anfortas che attende da te quanto può salvarlo, la domanda che lo libera dalla sua penosa angoscia, 30 tu saresti già per questo 30 l'uomo più felice del mondo ».

782 Nominò in lingua pagana sette stelle. Ne tradusse tosto i nomi Feirefiz che sedeva accanto a lei. 5 Disse poi: « Ascolta, Parzival.

in passato

783 Piacque tutto questo a Parzival, e commosso già piangeva per la grande gioia in cuore. Disse: « Se, signora, è vero 5 ciò che avete appena detto,

Parzival apprende da Cundrie di essere stato chiamato a Munsalwaesche per regnarvi

Zval, il più alto pianeta, e il rapido Almustri, Almaret e il chiaro Samsi per te annunciano ora gioia. 10 Alligafir è il quinto astro,

che Dio mi ritiene degno, benché io sia un peccatore, di ottenere ciò che dite con mia moglie e i miei figli, 10 Dio allor dona a me la grazia.

e il sesto Alkiter, quello a noi più vicino è Alkamer. Io non mento né straparlo: sono le guide del cielo 15 e ne frenano la corsa

Voi chiedeste il mio perdono dimostrandovi cortese. Non mi avreste però odiato se là avessi domandato: 15 mi macchiai là di un peccato.

senza mai ostacolarsi. Non conosci più l'angoscia. Ogni terra illuminata dalle stelle alte in cielo 20 è il dominio sconfinato

Ma ora voi mi offrite gioia e l'affanno mio è distrutto. Dalla tortora capisco che da Munsalwaesche venite. 20 Quando Anfortas mi accolse

che ti è ora sottomesso. La tua angoscia ha dunque fine. C'è una sola cosa, sai che il Graal per sua natura 25 non potrebbe perdonarti:

vidi sopra ogni scudo ciò che adorna il vostro abito: ecco, questa stessa tortora. Dite subito, signora, 25 quando e come potrò andare

ecco, è l'intemperanza. Tu hai sofferto in gioventù, per dar pace alla tua anima, per cercare il vero bene, 30 ma ora sei certo felice ».

lassù con mia somma gioia ». Gli rispose: « Ti accompagni un solo uomo, mio signore. A te la scelta, io vi guido 30 lassù: fai presto, aiutaci ».

782. 1 I nomi arabi corrispondono nell'ordine ai seguenti pianeti: Saturno, Giove, Marte, Sole, Venere, Mercurio, Luna.

Si sparse la notizia che Cundrie la sorcière era nell'accampamento, e si diffuse anche il messaggio che portava. Orgeluse pianse di gioia quando seppe che finalmente Parzival poteva porre la domanda e salvare il re Anfortas. Artù pregò Cundrie la sorcière di andare a riposare. Lei chiese di incontrare Arnive e le altre dame che erano state prigioniere di Clinschor a Schahtel merveille. Il pasto era ormai terminato, e Parzival scelse Feirefiz come compagno per il viaggio a Munsalwaesche. Feirefiz ne fu entusiasta e, prima di partire, volle distribuire ricchi doni a tutti i membri della corte. Chiese ad Artù dei messi da inviare al porto per far portare i doni stipati sulle sue navi. Scrisse una lettera, e non vi pose nessun sigillo.

786 Parlò infine il sire Parzival: in francese riferì ciò che disse l'eremita, 5 che nessuno poté mai conquistare il Graal, soltanto chi dal cielo venne scelto. Si sapeva che il coraggio non bastava a quello scopo, 10 molti allora rinunciarono a cercare il Graal, rimasto ancor oggi ignoto a molti. Qui le dame poi soffrirono quando i due eroi partirono 15 dopo aver preso congedo là dai quattro grandi eserciti 20 e poi dalla corte intera.

Se ne andarono felici, con lo scudo e con la lancia. E l'esercito pagano venne dopo tre dì a Joflanz. Feirefiz fu generoso: offrì doni preziosi da arricchire un regno intero. 25 Ricevette là ogni uomo a seconda del suo rango bei regali, ebbe ogni donna gemme del Triant e del Nourient. Se ne andò, penso, l'esercito. 30 Cundrie e i due eroi partirono.

Cundrie guida i due eroi a Munsalwaesche

XVI Libro

787 Nella sua reggia soffriva il re Anfortas, chiedeva di lasciarlo ormai morire, e sarebbe morto presto 5 se non fosse stato messo

788 Non conosco più la gioia e ormai prossimo a morire io qui accuso tutti voi, che cercate il vostro danno 5 se mi fate ancor soffrire. Compatite il mio dolore: conoscete la disgrazia che mi ha reso infermo e triste. A che serve un re così? 10 Troppo presto è per voi giunta

presso il Graal che dava forza a chiunque lo guardava. Disse il re ai cavalieri: « Se mi amaste veramente 10 di me avreste compassione. Quanto posso ancor durare? Se sarà Dio giusto giudice punirà voi: non mi aiutate. Ero lieto di servirvi 15 quando ancora combattevo. *

Anfortas chiede alla sua corte di lasciarlo morire

l'ora in cui per causa mia vi dannate. Ma che fate? » E lo avrebbero già sciolto dai tormenti, ma pensavano, 15 consolandosi, alla scritta 15 che il pio Trevrizent

Ho già espiato a sufficienza la mia colpa vergognosa di cui foste testimoni. Se non siete in cuore perfidi 20 rispettate i miei diritti

vide un giorno sopra il Graal. Attendevano ancor l'uomo che un dì perse là ogni gioia, aspettavano il suo aiuto, 20 la domanda decisiva.

di guerriero e liberatemi. Lo sapete, non scordate che io sono un cavaliere e che ho sempre combattuto 25 con valore in gesta ardite.

Il re prese l'abitudine di tenere gli occhi chiusi anche, a volte, quattro dì. Ma, benché non lo volesse, 25 fu portato presso il Graal.

Ho percorso valli e monti per lottare con la spada e per cogliere vittoria con dolore del nemico, 30 benché ciò v'importi poco.

Il dolor lo costringeva ad aprire infine gli occhi e così restava in vita contro la sua volontà. 30 Lo curarono in quel modo

789 fino al giorno in cui il re Parzival e il fratello variopinto non salirono con gioia lassù fino a Munsalwaesche. 5 Era il tempo in cui i pianeti

790 e chiunque camminava sui tappeti calpestava cardamomo e cariofilla, come pur noce moscata, 5 che rompendosi emanavano

Marte e Giove ritornavano nella lor veloce corsa sempre al punto di partenza: or soffriva di più Anfortas 10 per la sua grave ferita,

un gradevole profumo. Per lui ardeva nel camino, come un dì, legno d'aloe. Ogni piede del lettuccio 10 avvolgeva pelle di serpe.

e pativano con lui 15 donne e uomini del seguito

Per lenire il suo dolore 15 tutto il seguito spargeva

La schiera di Munsalwaesche mantiene in vita Anfortas portandolo davanti al Graal, e aspetta Parzival.

che lo udivano gridare dal dolore, e lo vedevano sempre più angosciato e stanco.

rare spezie sulla coltre. Si appoggiava il re a un cuscino di preziosa e rara seta

Non potevano aiutarlo, era ormai senza speranza, tuttavia la storia dice che sarà presto salvato. 20 Tutti a corte procuravano

che veniva dall'Oriente, trapuntata e non cucita. Molte gemme trasparenti, ugualmente assai preziose 20 adornavano il lettuccio,

di lenire i suoi tormenti, profumavano con balsami l'aria per coprire il lezzo della sua piaga in cancrena. 25 Terebinto e altre spezie

che era poi tenuto insieme da più d'una stringa in pelle di preziosa salamandra: il re là si appoggiava. 25 Il lettuccio era magnifico,

sempre furono cosparsi sul tappeto presso a lui. Triaca e ambra preziosa dall'aroma assai gradevole 30 profumavano pur l'aria,

e nessuno può affermare che ne ha visto uno migliore.

Il lettuccio era tempestato di gemme preziose di ogni genere. « Studiò le pietre ogni saggio per scoprirne le virtù: tutte avevano il potere di guarire e medicare o di infondere coraggio. Grazie al loro influsso magico restò in vita il sire Anfortas, ma soffriva chi lo amava. » (792. v. 1-8). Giunsero da Joflanz Parzival e Feirefiz, guidati da Cundrie la sorcière. I templari posti a guardia di Munsalwaesche li lasciarono passare, perché riconobbero le insegne che portava Cundrie. Erano contenti che fosse arrivato l'uomo venuto per liberare il re Anfortas dal suo dolore. La schiera dei templari accolse con gioia Parzival e Feirefiz. Poi, commossi, andarono tutti a Munsalwaesche. La corte gioì per l'arrivo degli eroi. I due cavalieri vennero aiutati a togliersi le armature, gli portarono delle vesti, e poi del vino in coppe d'oro. Poi vennero portati davanti al re Anfortas.

30 Il re accolse i due fratelli: 795 fu gentile, ma soffriva. Disse: « A lungo e nell'angoscia aspettai da voi salvezza. Da quel dì in cui mi lasciaste 5 voi avrete assai sofferto,

796 a ridare vita a un toro e che fece alzare Lazzaro, qui soccorse pure Anfortas e gli rese la salute. 5 Come dicono i francesi

se è leale il vostro cuore. Se il potere vostro è grande, convincete questa corte a lasciarmi ora morire, 10 perché cessi il mio tormento.

rifiorì il suo colorito: era più bello di Parzival, di Absalon figlio di Davide, del re Vergulaht d'Ascalona, 10 degli eroi belli per nascita,

Se voi siete il sire Parzival fate ch'io non veda il Graal qui per otto giorni interi: morirò e avrò pace. 15 E null'altro posso chiedervi:

anche più bello di Gahmuret, quando entrò a Kanvoleiz ottenendo grandi lodi. Il re Anfortas, guarito, 15 superò tutti in bellezza.

gloria a voi se mi aiutate. Non conosco il vostro amico, ma non voglio che stia in piedi e lo prego di sedersi ». 20 Chiese Parzival piangendo:

Parzival prega davanti

Dio ha poteri senza limiti. Non vi era più altra scelta: l'iscrizione sopra il Graal designava nuovo re 20 tosto Parzival: la corte

al Graal e invoca

25

25

« Dov'è il Graal? Me lo indicate?

acclamò al nuovo sire.

Parzival re del Graal

Vedrà tosto questa schiera se Dio vuole farmi grazia ». Cadde tre volte in ginocchio e pregò la trinità di soccorrere il re misero, liberandolo dal male. Poi si alzò e chiese ad Anfortas: « Zio, che cosa ti tormenta? ». 30 Chi aiutò un dì san Silvestro

l'aiuto divino

Parzival rivolge la domanda ad Anfortas e lo guarisce

E nessuno vide altrove due re con tanta ricchezza, sempre che io la conosca, come Feirefiz e Parzival. Tutti offrirono poi omaggi al signore e a suo fratello. Io non so per quante miglia galoppò Condwiramurs 30 lieta verso Munsalwaesche.

795. 30 Secondo una leggenda san Silvestro richiamò in vita un toro morto sussurrandogli nell'orecchio il nome di Cristo.

797 Prima aveva ricevuto il messaggio che scacciava da lei angoscia e grande ansia. E allora il duca Kiot 5 con i nobili guerrieri

798 Disse ancora rivolto a Parzival: « Questo è il più gran miracolo: Dio ascoltò il vostro lamento benché foste con lui irato: 5 la perfetta trinità

la condusse nella selva dove fu sbalzato Segramors, e anche dove sangue e neve ricordarono l'amata 10 all'eroe, in Terra di Salwaesche.

soddisfece il voler vostro. Per distogliervi dal Graal mentii sulla sua natura: sono vostro servo, sire 10 e nipote mio, punitemi.

La raggiunse tosto Parzival affrontando un lieto viaggio. Riferì al re un templare: « Degni eroi hanno portato 15 con onore la regina ».

Raccontai che Dio mandò tutti gli angeli neutrali sulla terra presso il Graal fino al tempo in cui li volle 15 nella grazia sua il cielo.

Fece allora così Parzival: prese una schiera del Graal e passò da Trevrizent. Gioì in cuore l'eremita 20 nel sentire che il re Anfortas

Parzival visita ancora una volta l'eremita

Dio è costante nei suoi piani e combatte contro gli angeli che non ha mai perdonato. E chi cerca la salvezza 20 deve opporsi a questi spiriti:

era stato ormai guarito grazie infine alla domanda. « Sono sempre misteriosi, disse, - i piani del Signore: 25 chi mai offre a lui consiglio

sono persi eternamente, da se stessi si dannarono. Compativo il vostro cruccio, e non era mai successo 25 che un guerriero conquistasse

o conosce il suo potere? Neanche un angelo può farlo. Dio è uomo e insieme verbo di suo padre, è figlio e padre, 30 e il suo spirito ci aiuta ».

con le armi il santo Graal, da cui volli allor stornarvi. Per voi andò diversamente, la conquista vostra è grande. 30 Non scordate l'umiltà ».

Parzival chiese a Trevrizent di consigliarlo finché entrambi erano in vita. Poi prese congedo, per andare a trovare la sua sposa che non vedeva da cinque anni. Nella notte Parzival attraversò la selva e si recò verso la riva del Plimizoel, dove era alloggiata sua moglie. Si scorgevano sulla riva le insegne del Brobarz. Il duca Kiot, che si era alzato presto, riconobbe le insegne di Munsalwaesche, che un giorno gli diedero in sposa Schoysiane, da cui ebbe sua figlia Sigune. Avanzò verso Parzival, salutò il re ed i suoi uomini. Kiot diede incarico al marescalco di sistemare il seguito di Parzival, e poi lo introdusse nella tenda di Condwiramurs. Lei non lo udì entrare, e Parzival vide con gioia i suoi due figli: Kardeiz e Loherangrin. Si spogliò delle armi, poi Kiot svegliò dolcemente la regina, annunciandole la venuta del suo sposo. Con grande gioia si abbracciarono e si baciarono.

Si svegliarono i bambini, e Parzival li abbracciò teneramente. Il duca Kiot prese con sé i bambini ed ordinò alle fanciulle presenti di uscire dalla tenda. Poi lasciò soli i due sposi. « Se in passato perse il senno quando vide neve e sangue disegnare il caro volto, gli offrì qui Condwiramurs ricompensa per l'affanno. Non conobbe altrove Parzival pena o premio dell'amore, benché in molte a lui li offrissero. Provò gioia e appagamento fino a mezzo la mattina. » (802. v. 1- 10). Intanto l'esercito di Condwiramurs ammirava i templari e le loro armature, provate dalle tante battaglie. Quando il re e la regina si alzarono, andarono a sentir messa. Dopo la benedizione i cavalieri giurarono fedeltà al re Parzival. Poiché Parzival era stato destinato al Graal, dispose che suo figlio Kardeiz divenisse signore delle sue terre, il Vallese e il Norgals, il Kanvoleiz e il Kingrivals, con l'Angiò e il Bealzenan. I guerrieri obbedirono al volere di Parzival, e ricevettero molte terre da Kardeiz, che venne incoronato re. Sul prato venne formato un cerchio con le sedie, e si pranzò velocemente. Intanto si preparavano per la separazione: il re bambino sarebbe tornato al suo regno; Parzival, la sua sposa e suo figlio Loherangrin, sarebbero andati a Munsalwaesche. Parzival chiese di essere guidato alla fonte chiara e limpida dove si trovava l'eremo di Sigune. I templari lo condussero alla fonte. Arrivarono che era sera, e trovarono Sigune in ginocchio:era morta mentre pregava. La regina pianse alla vista della cugina morta. Parzival ordinò di abbattere il muro, di alzare il masso sotto cui era sepolto Schionatulander e di deporvi accanto Sigune. Poi l'urna venne richiusa. « La regina ora piangeva la cugina, così dicono, e provava grande angoscia, perché fu da bambina allevata da Schoysiane, madre della morta vergine. Non sapeva il duca Kiot, il tutore del re Kardeiz, della morte di sua figlia: la mia storia è vera e dritta, non è curva come un arco. » (805. v. 3-15). Arrivarono a Munsalwaesche, dove Feirefiz li attendeva. La schiera dei templari li accolse con onore. Loherangrin temeva di baciare suo zio Feirefiz, perché era bianco e nero a chiazze. Suo zio ne rise. La regina smontò da cavallo, e venne condotta nella sala dove venne ricevuta da molte nobili signore. Condwiramurs salutò anche il re Anfortas e Feirefiz. Poi la regina uscì con le dame, e restarono i guerrieri. « La regina poi uscì con le dame, e qui rimasero i guerrieri. Molti ceri ora ardevano e splendevano. Una grande cerimonia fu allestita per il Graal. Solo nei giorni di festa si mostrava il Graal a corte, come avvenne un dì lontano quando fu deposto in vista con la lancia insanguinata: sperò quel giorno la corte che l'eroe la sciogliesse dall'angoscia, ma il sire Parzival se ne andò senza salvarla. Venne posto il vista il Graal con immensa gioia. » (807. v. 10-26). La regina si era cambiata, cingendo il capo con una fascia. Feirefiz la accolse sulla porta, e la condusse per la sala. Poi sedette presso il re ed Anfortas. « Dovrà essere cortese e accorto chi là serve quando il Graal sarà portato. Dissi già come fu posto prima là davanti ad Anfortas e si fece così pure per il figlio del re Gahmuret e la figlia di Tampenteire. Venticinque degne vergini senza indugio poi entrarono, disponendosi in bell'ordine. Parve bella qui al pagano la ricciuta prima dama, giudicò ancor più belle le altre che poi la seguivano con preziose vesti rare. Dolce, amabile e gentile, era il viso di ogni vergine, e chiudeva quel corteo la regina Repanse de Schoye: da lei sola, mi fu detto, si lasciò portare il Graal, questo fu un suo privilegio. La fanciulla era pudica, bella in cuore e pure in volto. » (808. v. 20-30 / 809. v. 1-14). Molti paggi e camerlenghi servivano a quella tavola, e molte furono le bevande e la portate della cena. Il pagano si informò come era possibile che le coppe si riempissero da sole. Anfortas gli chiese se vedeva il Graal, ma Feirefiz rispose che vedeva soltanto un bel drappo, che era stato portato da una fanciulla, Repanse de Schoye, che egli già sentiva di amare. Impallidì nella macchie bianche. Anfortas gli disse che quella fanciulla era sua nipote, e che poteva intercedere per lui suo fratello Parzival. Feirefiz non mangiava più, preso dal pensiero per la vergine Repanse de Schoye. Anfortas si rivolse a Parzival, dicendogli che suo fratello non vedeva il Graal. Feirefiz confermò a Parzival di non vedere altro che il drappo su cui dicevano si trovasse. Sembrò a tutti un tal prodigio e la notizia arrivò a Titurel, che disse che poiché Feirefiz non era stato battezzato, allora non poteva vedere il Graal. Parzival e Anfortas informarono Feirefiz da dove provenivano i cibi che arricchivano la tavola. Ma chi non era battezzato non poteva vedere il Graal. Feirefiz fu invitato a convertirsi.

Feirefiz chiese se poteva avere la fanciulla che desiderava, se si fosse battezzato. Parzival disse che se si fosse battezzato avrebbe potuto chiederle amore. Feirefiz chiese a Parzival di intercedere presso sua zia per suo conto. Poi disse che se il battesimo andava preso in battaglia, lui era pronto a qualsiasi scontro. Parzival e Anfortas risero molto per le parole del pagano. Gli spiegarono che non era in battaglia che si otteneva il battesimo, ma rinunciando a Giove Iupiter, il suo dio, e abbandonando la regina Secundille. L'indomani Parzival gli avrebbe detto come fare. La cena si concluse, fu tolta la mensa e fu messo tutto in ordine. Le fanciulle si inchinarono ed uscirono. Parzival congedò la corte. Al mattino seguente Parzival ed Anfortas invitarono Feirefiz in chiesa, dove c'era il Graal, e chiamarono il loro seguito al gran completo.

817 « Voglio fare tutto quanto mi avvicina senza inganno all'amata », disse l'ospite. Ed il fonte fu inclinato 5 un pochino verso il Graal: si riempì all'istante d'acqua non già troppo calda o fredda. C'era un prete ora canuto che già aveva battezzato 10 molti bimbi in pagania. Disse a lui: « Abbiate fede, resistete ognora al diavolo e portate a Dio l'anima, alla somma trinità 15 che ci ama tutti al pari.

816 Grande folla di guerrieri * venne là. Entrò il pagano. 20 Il fonte era un rubino

Dio è uomo e pure verbo di suo padre: padre e figlio sono pari in gloria e forza allo spirito paraclito. 20 Ora Dio onnipotente,

sopra un rotondo diaspro: Titurel così lo fece, era un'opera preziosa. Disse all'ospite il re Anfortas: 25 « Se vuoi avere mia sorella

che è assoluta perfezione, vi converta con quest'acqua. Anche chi si fece uomo come Adamo, ebbe battesimo. 25 L'acqua dona vita prospera

devi tosto rinnegare i tuoi dei, nessuno escluso, e resistere con forza al demonio tentatore 30 e servire Dio lealmente ».

al creato, a ogni albero, come pure a tutti gli uomini. Grazie all'acqua l'occhio è limpido, l'acqua santa lava l'anima 30 che risplende più di un angelo ».

818 Feirefiz disse al prete: « Credo a quanto voi mi dite, se può l'acqua confortarmi procurandomi amor degno: 5 in tal caso vi obbedisco.

819 se un dì fosse ciò successo li doveva abbandonare. Quella corte soffrì molto aspettando la domanda 5 che salvò infine Anfortas,

Se tua zia ha un dio, fratello, 10 in lui credo e anche a lei,

e aborriva ogni domanda, 10 non voleva più sentire

e rinnego ogni mio dio, pur ch'io ottenga gioia e amore. Ora ha perso Secundille

in futuro altre domande. Feirefiz, il battezzato, invitò tosto il cognato

il favor mio. Battezzatemi, credo al Dio già di tua zia ». Cominciò il rito cristiano: venne tosto il re pagano 15 battezzato e benedetto, ricevendo bianche vesti. Gli portarono la vergine figlia del re Frimutel: come la aspettò ansioso! 20 Prima non vedeva il Graal * perché era ancor pagano. Ma ora venne battezzato e gli apparve tosto il Graal su cui lesse questa scritta, 25 e con lui tutta la corte: il templare destinato da Dio a essere re giusto di stranieri, non doveva mai permettere domande 30 sulla stirpe sua e il suo nome:

a seguirlo al suo paese, a disporre dei suoi beni, della sua grande ricchezza. Rifiutò in cortesia 15 il re Anfortas l'invito: Feirefiz ottiene in sposa Repanse de Schoye

18 18 * 20

« Io non voglio che il mio cuore, già votato a Dio, si perda. La corona del Graal merita lode come i vostri beni: io la persi per superbia, ora ho scelto l'umiltà.

Non mi attira la ricchezza, né il favor di belle donne. Vi portate via una sposa casta, nobile e virtuosa, 25 come è una vera dama.

Il Graal vieta ai templari di rispondere alla domanda sulla loro provenienza

Servo ancor cavalleria, ma in futuro lotterò per la gloria ognor del Graal e mai più per una donna, 30 da cui ottenni solo angoscia. 820 * * 4

Non intendo però dire che io odio le signore, perché offrono gran gioia, anche se soffrii per loro ».

Feirefiz pregò Anfortas di seguirlo nel suo paese, in onore di sua sorella, ma Anfortas rifiutò di nuovo. Chiese che Loherangrin lo seguisse, ma la madre lo impedì, in quanto era destinato al Graal. Feirefiz festeggiò per undici giorni, e partì il dodicesimo. La sua sposa fu condotta su una delle navi. Parzival soffrì per la loro partenza. Concesse loro una scorta che li accompagnò fino al bosco. Anfortas la guidava. Giunti al bosco si salutarono. Cundrie proseguì per dare un messaggio di Anfortas al burgravio di Karcobra: ordinava di ricambiare i doni ricevuti da Feirefiz facendo da scorta a sua sorella e suo cognato. I templari salutarono il potente re d'Oriente. Feirefiz venne accolto con onore. Non rimase a lungo. Ripartì scortato da valenti guerrieri, attraverso molte terre fino a Joflanz.

822 Trovò là molte persone a cui chiese senza indugio qui notizie dell'esercito che un dì vide là accampato. 5 Era ormai tornato in patria

823 dove era conosciuta. Noi qui la chiamiamo India, ma il suo nome là è Tribalibot. Feirefiz mandò poi Cundrie 5 dal fratello a Munsalwaesche

ogni re per vie diverse, Artù era a Schanilot. Il sovrano del Tribalibot si avviò allor risoluto 10 verso il suo potente esercito che aspettava tutto afflitto il ritorno del suo re. Grande fu la gioia in porto quando infine il re arrivò. 15 Il burgravio di Karcobra

per narrargli di sé dopo che era morta Secundille. Ne fu lieto pure Anfortas che ora sua sorella fosse 10 là regina incontrastata. Partenza di Feirefiz

Questa è la vera storia d'ogni figlio, erano cinque, del sovrano Frimutel. Due di loro erano morti: 15 la pudica Schoysiane.

e il suo seguito ottennero grandi doni e ripartirono. Cundrie apprese la notizia giunta ai messaggeri: 20 era morta Secundille.

Cundrie annuncia la morte di Secundille

in cui Dio trovò virtù; la seconda era Herzeloyde, che evitava falsità. Trevrizent lasciò le armi 20 per servire solo Dio,

Poté allor Repanse de Schoye rallegrarsi del suo viaggio. Partorì in India un figlio che Giovanni fu chiamato 25 detto poi prete Giovanni

Nascita del figlio di Feirefiz e di Repanse de Schoye

e poi venne ripagato con mercede eterna in cielo. Lo splendente e dolce Anfortas ebbe un cuore casto e virile: 25 combatteva per servire

da ogni re di quel paese, non cambiò mai più il suo nome. Feirefiz laggiù insegnò la dottrina dei cristiani, 30 e lo fece ovunque in India,

ora il Graal, non più le donne. Crebbe forte e ardito Loherangrin, non conobbe la viltà. Quando poi si avviò alle armi 30 servì il Graal e colse gloria.

Storia di Loherangrin

822. 24 Prete Gianni è un personaggio abbastanza frequente nella letteratura medievale. Si tratterebbe del leggendario fondatore di un regno cristiano in estremo Oriente.

824 Se volete, altro vi dico. Or viveva in un paese una regina virtuosa. Ebbe in eredità 5 molti beni e nobiltà.

825 Ad Anversa era sbarcato. Non rimase lei delusa: era un principe cortese, lo stimavano assai bello, 5 coraggioso, forte e nobile,

La condotta sua era casta, non curò passione umana per ricchezza e per amore. Molti chiesero lei in sposa 10 e fra questi anche guerrieri

un valente cavaliere saggio e di provata fede, senza ombra di menzogna. Questa era la sua fama 10 dove era conosciuto.

che portavano corona. Il pudore suo la spinse a negare il suo favore. Molti principi suoi sudditi 15 le portavano rancore

Lei lo accolse con onore. Ecco che cosa le disse in presenza della corte là riunita tutta intorno: 15 « Ascoltate, mia signora:

perché lei non volle scegliere uno sposo pari suo, un signore per il regno. Si affidava a Dio la vergine, 20 non curava l'ira loro,

se sarò re del paese lascerò un grande regno pari a questo. Ma vi prego, non chiedete chi io sia 20 e con voi io resterò.

per virtù sua patì l'odio. Poi un dì convocò i principi, che là inviarono a lei messi per offrirle il loro omaggio: 25 rifiutando disse a loro

Ma se invece chiederete, perderete me e il mio amore. Evitate le domande: Dio vi assista e ve ne guardi ». 25 Gli promise la fanciulla

che Dio avrebbe per lei scelto. Fu sovrana del Brabante. Giunse allor da Munsalwaesche trasportato qui da un cigno 30 colui che Dio le mandò.

di osservare il suo divieto, astenendosi dal fare quanto a lei era proibito se Dio le lasciava il senno. 30 Ma non seppe poi tacere.

826 Nella notte gli offrì amore e corona del Brabante. Festeggiarono le nozze. Chi ne aveva là diritto 5 poi ottenne da lui un feudo.

Nozze di Loherangrin con la sovrana del Brabante

L'eroe fu anche buon giudice e glorioso cavaliere: così accrebbe la sua fama. I due ebbero dei figli. 10 E c'è ancora nel Brabante chi di loro si ricorda: lei lo accolse, egli rimase qualche tempo, poi partì quando udì la sua domanda. 15 Pur soffrendo, se ne andò: richiamò l'amico cigno che arrivò con la barchetta. Le lasciò in pegno un corno, un anello e una spada. 20 Partì allora Loherangrin.

827 Se Chrétien di Troys, il maestro, ha mentito raccontando, potrà Kyot certo adirarsi, perché è lui la vera fonte. 5 Ci racconta il Provenzale come il figlio di Herzeloyde conquistò infine il Graal quando Anfortas lo perse. Giunto è a noi dalla Provenza 10 il racconto veritiero

Loherangrin abbandona la moglie, colpevole di avergli rivolto la domanda proibita

che finisce in questo modo, e io, Wolfram d'Eschenbach, non intendo certo aggiungere altro a ciò che disse Kyot. 15 Vi ho parlato del re Parzival, della sua nobile origine, dei suoi figli, e l'ho condotto alla meta stabilita per lui dalla grazia in cielo. 20 E' una vita spesa bene

Elogio dell'uomo che sa

Se credete alla mia storia lo sapete che era figlio del re Parzival. Lottò per il Graal in molte terre. 25 Come andò che la sua amata

quella per cui Dio non perde poi un'anima lassù, e che in terra già conquista lode e onore senza fine. 25 Ogni nobile signora

conciliare i doveri verso Dio con i doveri verso il mondo

perse il suo nobile amore? La invitò a non domandare quando giunse là dal mare. Qui dovrà parlare Erec 30 che punì chi domandava.

che abbia senno dovrà amarmi, se mai c'è chi vuole amarmi. Qui finisce questa storia: se narrai per una donna, 30 lei sarà con me gentile.

826. 29 Wolfram allude qui al divieto imposto da Erec a Enite che le vieta di rivolgergli la parola (cfr. Erec di Hartmann). Ma Enite infrange il divieto per avvertire l'amato del pericolo imminente.

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