Paolo M. Virio - Articoli

April 5, 2019 | Author: Anonymous FaJ8Z8f | Category: Evil, Kabbalah, Creation Myths, Soul, Aristotle
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Alcuni brani tratti da varie opere del grande esoterista cattolico....

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INIZIAZIONE E REALIZZAZIONE Paolo M. Virio Conviene insistere a considerare più e più volte certi concetti, ripetere certi argomenti e vocaboli, affinché si imprimano in noi a fondo e lucidamente in tutta la loro complessità ed efficacia. Può sembrare fastidioso ritornare ancora ed ancora a sceverare certi temi: a precisare di nuovo certi nomi, ma ciò può servire meglio a sradicare precedenti idee, vecchi significati abitudinari. Si ritorna sul tema della iniziazione: ciò che questa costituisce è la seconda nascita, la pienezza e la perfezione dell’essere; ma per tale compimento necessita che l’iniziazione sia regolare ed effettiva, caratterizzata da una vera trasmissione, vale a dire, da una vera trasmissione di influenza spirituale, altrimenti malgrado ogni sforzo non si arriverà mai ad una vera realizzazione. Oltre la conoscenza teorica della dottrina e le qualificazioni richieste per ottenere la trasformazione in virtù della realizzazione, è indispensabile la influenza spirituale, la Barakah effettivamente depositaria di una scuola (sia essa organizzazione preesistente, ma che mantenga la continuità del collegamento) virtuale, elemento primo della sua efficacia. Questa sicuramente è collegata ad un centro spirituale, che a sua volta riceve l’arcana influenza telesmica dall’Alto, dalla Gerarchia invisibile che risiede nei piani superiori. Anche se i punti di partenza sono varii, l’importante è che si partecipi alla Vera Tradizione, e la Tradizione è unica, sia pure sotto diverse forme, e che si giunga ad una appropriata realizzazione. La realizzazione si consegue con la pratica, anzi scopo della pratica è appunto il realizzare: il convergere le forze e qualità che ciascun iniziato possiede, in alto, verso il divino, per assurgere alla vita superiore ed a parteciparvi. La partecipazione, di conseguenza, sviluppa la percezione interiore, la coscienza illuminativa e la continuità della coscienza. L’aver realizzato la coscienza illuminativa pone l’iniziato già in stato di ricevere la conoscenza iniziatica per comunicazione diretta, stato di rapporto con i mondi superiori, stabilito coscientemente, tale conoscenza, considerata come Rivelazione, è propriamente l’intuizione intellettuale, ed implica una certezza assoluta, sia come Sapienza Rivelata che come esperienza realizzata, ed è personale, quindi non comunicabile ed inesprimibile. Questo aspetto profondo ed elevato si può realizzare solo se il lavoro di preparazione, l’opus da compiersi personalmente, sia praticato con fede e rispetto, assiduità e decisione. Naturalmente il primo movimento nell’opus deve essere un movimento o ritmo di vibrazione che lo ponga in rapporto naturale con i differenti elementi, in quanto tutti i movimenti fondamentali dell’Universosono movimenti vibratori ritmici: come principio sia dell’Energia, sia del Pensiero, sia della Forma, sia allo Spazio, Etere, nel quale si sviluppa questo movimento. Ponendosi l’iniziato all’unisono con questa vibrazione, tramite il ritmo respiratorio, si armonizza alle Forze Cosmiche e penetra nella Energia Prima, nella Luce increata. tratto da “Orientamenti Iniziatici” di Paolo M. Virio – Edizioni Sophia Roma

testi di Paolo M. Virio (Paolo Marchetti 1910-1969) Consigliati: Lessico esoterico comparativo – Ed. Amenothes Insegnamenti e dottrina – Ed. Amenothes Cosmo. Prospettive esoteriche – Ed. Amenothes La sapienza arcana.. tempio nascosto – Ed. Amenothes 1982 La tradizione esoterica Giudaico-cristiana – Ed. Bastogi 1993 Esoterismo cristiano e amore – Ed. Simmetria 1997 La Gnosi – Ed. Simmetria 1998 Orientamenti iniziatici – Ed. Simmetria 1999 Il Vangelo esoterico di Marco – Ed. Simmetria 2011 Corrispondenza iniziatica. Le lettere e la vita di Paolo Virio e Luciana Virio – Ed. Simmetria 2000

LA KABBALAH Paolo M. Virio La Kabbalah, definita, antica Tradizione, è ispirazione, o rivelazione della Grazia Divina: tradizione e intuizione sono abbinate. La Kabbalah è illuminazione, è penetrazione ed esperienza dei segreti divini, è unione a Dio, è rapimento in Dio, (tecnica sull’estasi) della scesi dell’anima. Estasi però, è l’effettiva unione con Dio, nella quale l’individualità umana si perde totalmente per immergersi nel flusso del divino, adesione a Dio, communio con Lui. Ma, la Kabbalah, segreto insegnamento, segue una Via sotterranea e nascosta, solo i degni e i prescelti riescono a trovare l’accesso senza veli, e nutrirsene: esso contiene la conoscenza misterica del vero nome di Dio e il suo valore numerico. È detto che la Kabbalah contiene il crogiolo per l’argento e la fornace per l’oro; che contiene tutti gli aspetti relativi alle Sephirothe alle Lettere; che dissigilla l’anima e scioglie i nodi che la legano. Tutte le intime forze e tutte le anime nascoste negli uomini sono distribuite e differenziate nei corpi. Ma quando i nodi sono sciolti, ogni forza corre secondo la sua natura alla sua prima origine, ch’è unitaria, prima di ogni duplicità, e che comprende in sé la molteplicità infinita. Lo scioglimento, è dunque un ritorno dalla molteplicità e dalla separazione alla unità originaria. (Abufalia) Con la dottrina della Kabbalah la vita divina irrompe nell’anima, riempiendola e colmandola di Sé, di Dio. In analogia alla mistica cristiana, quando l’oggetto della contemplazione è Dio, l’anima si sprofonda sino al rapimento in Dio. Ma, la Kabbalah, con il possesso del suo sacro alfabeto e dei suoi Numeri, tiene occupata l’anima sul mistero di un oggetto indeterminale, e la meditazione sulle Lettere e sulla loro combinazione come elementi del Nome di Dio, avrà il potere di illuminarla sul Nome Sacro, o per lo meno tale meditazione riuscirà a rappresentare per l’anima qualcosa di assoluto, in quanto esprime l’essenza nascosta e la pienezza di ciò che ha il più alto significato, Dio, che a tutto dona un significato. La scienza della combinazione delle Lettere, è scienza divina, è luce della intelligenza, è vita del mondo futuro, è il mistero del Nome di Dio: Parola ch’è la essenza del mondo, ed ogni cosa ha esistenza solo in virtù della sua partecipazione al sacro Nome di Dio che si manifesta in tutta la creazione. Il puro pensiero di Dio è espresso attraverso le Lettere di questo linguaggio spirituale che, al tempo stesso, costituiscono gli elementi fondamentali di tutta la creazione. La conoscenza più profonda della Kabbalah rappresenta quindi la conoscenza della lingua divina. Conoscenza che suscita nell’anima un particolare stato di coscienza, produce un movimento armonioso musicale, anzi, la scienza della combinazione delle Lettere è musica del puro pensiero. Sono note ineffabili che se accordate in sintonia tra loro, formano motivi sapienziali, e nelle loro variazioni compongono dei suoni interni e segreti che penetrando nel cuore promuovono la Gioia, gioia incomparabile di ascendere ad altezze infinite, o ad infinite profondità dell’Abisso Divino, nel sacro silenzio: è musica del puro pensiero, ebbrezza profonda di armonie che scaturiscono dal movimento delle Lettere del grande Nome e aprono la Via alla Conoscenza di Dio.

Ogni lettera è contemplazione, ogni lettera rappresenta un mondo a sé, ogni lettera sacra è totale nel santo Nome che rappresenta; ogni composizione e scomposizione delle lettere è virtuale, è verità razionale, è scoprimento d’un profondo mistero. La scuola kabbalistica però, oltre ad una sistematica preparazione, insegna e prescrive un procedimento nella effettiva pronuncia e permutazione delle lettere, per rendere, nel loro movimento, la verità più accessibile al pensiero, e permettere così di penetrare nel vero nocciolo spirituale, sua essenza interiore. Ogni lettera va pronunciata ritmata al respiro, partendo da concetto primo che: Egli Dio, Moto infinito, respira e del suo respiro gli spazii senza fine sono popolati, aspira e nella sua aspirazione ogni cosa da Lui creata a Lui ritorna. (In riferimento alla antica tecnica spirituale, la cui espressione classica è la disciplina Yoga, tecnica della respirazione – esicasmo cristiano – , arte per il percepire puro, per sperimentare la corrente di Luce, l’Intellectus agens, lo splendore della Shekinah) Pronuncia, respiro, pensiero, tre stati fusi in uno: stato che pervade l’anima di una forza e forma spirituale che, per il suo valore crea il rapporto per la rivelazione. Stato che fa balzare l’interno da un concetto all’altro, crea processi di pensieri nascosti, arcani ma vivi, emergere di nuove sfere sconosciute, ampliamento della coscienza dell’iniziato, gradi più alti di ascensione, il percepire la Voce di Colui che apre le porte segrete, Metatron, o Dio che si manifesta come Schaddai, come parola del Maestro, o fuoco della Shekinah, o rivelazione dell’Archetipo. L’iniziato che si accinge a penetrare nel segreto di Dio, dopo aver purificato il corpo e scelto un luogo solitario, si avvolge nel mantello della preghiera per suscitare le molte luci, e con reverenziale timore e gioia nel cuore verso la Shekinah ch’è presente, ritma il respiro nella circolazione della Luce, finché il cuore divenuto caldo e rovente, di fuoco, sotto l’influsso della potenza divina, rappresenta, pronuncia e vive il Nome di Dio. L’intensità del pensiero sotto l’influsso della Luce dell’Intelletto superiore, suscita la visione o la conoscenza e l’interpretazione dei Misteridi Luce. In tale stato, può avvenire nel corpo la separazione dell’anima, che presa e attratta dalla contemplazione del Mistero del Nome di Dio, e rotti i sigilli che normalmente le precludono la luce celeste del puro intelletto, nella ebbrezza dell’estasi, scissa dai legami, si unifica alla Luce. Per sigilli dischiusi, si intende, le combinazioni delle Lettere, ciascuna delle quali è coordinata ad un determinato membro del corpo. Come, invece, l’iniziato metodicamente preparato, può restare pienamente cosciente nel mondo della Luce che si dischiude, e l’anima è pronta ad accogliere l’irruzione della Luce nella quale si manifestano gli ineffabili segreti del Nome di Dio, che illuminando, trasfigurando e tramutando l’essere in Amore, lo rendono uno nella Luce, si identifica alla Luce. Per concludere, la Kabbalah è illuminazione; e l’iniziato alla Kabbalah è uno che conosce, è un puro gnostico, è colui che con la conoscenza del Mistero diviene un recipiente capace di accogliere la sacra Scienza, diviene Maestro e Profeta, è colui che intende ed è inteso, è l’identificato nella Luce, è l’Unto di Dio! tratto da “Lo splendore della Kabbalah” di Paolo M. Virio – Editrice Amenothes

L’UOMO Paolo M. Virio

La nascita sulla terra porta con sé nell’uomo l’oblio della infinita dottrina che prima della nascita aveva acquistato nei piani superiori, le celesti dimore del sapere. Ma, quanto più un essere procede nella ricerca della Verità, tanto più chiaramente sorge in lui il risveglio, e il desiderio di acquisire la dottrina, sapienza obliata ma vivente, sempre posseduta che nel suo intimo profondo è celata. Una generazione scompare e un’altra ne nasce, siamo nel Kali Yugama le opinioni errate perdurano, e nessuno vede, nessuno ode, nessuno si sveglia, perché tutti sono immersi in un sonno profondo: solo un limitato numero di persone legge, scruta e indaga per scoprire la Verità e i suoi misteri. L’essere svegliandosi deve passare dalla forma meditativa alla contemplazione dei segreti contenuti nel mondo della divinità stessa, cioè nel mistero del Mundus Intelligibilis. Deve cioè penetrare nella pura Teosofia (termine, oggi, tanto bistrattato). La Teosofia è un orientamento del pensiero, secondo cui si può intuire, comprendere e descrivere, con espressioni, la vita nascosta della Divinità nel suo operare, è anche l’immedesimarsi nella Luce divina attraverso la contemplazione. La Teosofia postula un emergere di Dio dal silenzioso riservo della sua divinità verso una tale vita misteriosa, e ritiene che i misteri della creazione si fondano in questa pulsazione del Dio vivente. Scholem L’uomo è una sintesi di tutte le forze spirituali, forze che hanno edificato la creazione: nella struttura e nell’organismo dell’uomo si riflette la stessa struttura divina, la stessa segreta vita divina: figura Archetipa che comprende in sé ogni cosa. L’uomo però in origine era un essere puramente spirituale, la forma eterea che l’avvolgeva, dalla quale sono derivati, in seguito, gli organi del corpo, era in un rapporto continuo con la natura Divina. Se nell’uomo le facoltà latenti dell’animasi acutizzano, attuando e realizzando il processo della conoscenza, l’intelletto nella Conoscenza tenta di riaprire il rapporto ininterrotto con il mondo Divino ed ascendere alla sua origine. Solo la permeazione con la grazia della Luce divina, lo sforzo di rassomiglianza con l’Archetipo increato, tutta una opera di teosi, potranno alfine trasmutare le energie, che hanno portato all’incarnazione in forma umana in energie augoiche, in forze di liberazione della trasmigrazione cosmica, in forme in incarnabili e ad innalzare al mondo puro ed immutabile dello Spirito. Ogni qualvolta l’uomo ascende si trova nell’armonia dell’unione, e cercando di trovare una via di ritorno alla originaria unità, compie un processo di redenzione (processo del Tiqqhun), sia personale che umano.

Il processo con il quale Dio concepisce, genera e sviluppa Se stesso, non si compie in Lui solamente, ma in parte, l’identico processo si compie nell’uomo: processo di restaurazione, processo di risollevare le scintille di Luce cadute tra le potenze del male, processo del Tiqqhun. Il Microcosmo umano rispecchia e possiede in sé tutto quanto è in Dio, e del Cosmo ne è il riflesso. Come il Cosmo egli riflette ordinatamente nei suoi sette centri (simbolo delle sette Sephirothinferiori) i sette cerchi planetari; e i dodici segni zodiacali sono costituiti nelle diverse regioni delle membra umane; l’uomo è quindi in sé forza centripeta e forza centrifuga. Come l’unità divina è vivente in sé, e nel suo movimento pulsa vita, feconda e si rivela, così l’unità umana vive della vita divina, e anch’essa nel movimento vibrante che l’unisce al Divino, pulsa e genera la vita attorno a sé. Anche la sua unità è attiva e passiva, e il binomio, quando è complemento armonico di Luce, forma l’equilibrio delle due forze, la Bilancia, la coppia, Adamo Eva, la Bilancia che porrà equilibrio redentivo nel processo del Tiqqhun, nel processo universale. Coppia simile allo Jod e alla He del sacro Tetragramma: Lo Jod esprime, la He riflette, lo Jod è manifestato e riflesso dalla He, l’equilibrio che feconda l’armonia della sacra unione è il Vau. Similmente il binomio umano vibra, vive, si esprime e rispecchia nell’altro, alimentandosi vicendevolmente di Luce genera il figlio della Luce. Analoga alla Luce divina anche l’essere è una Luce ternaria nei suoi piani e nelle sue diverse manifestazioni: Archetipo, Spirito trascendente, Essere individuale; Anima mentale, anima senziente, anima vitale; Come gli elementi divini scaturiti dal sacro Tetragramma, Fuoco, Acqua, Aria, l’uomo li ha in sé come sostanza elementare. L’uomo infine è il mirabile mistero che raffigura la gloria e lo splendore divino, perché la santità e la magnificenza divina hanno dimora nel suo santuario: nel profondo di sé, nel luogo del cuore, l’essere percepisce la Presenza, la realtà abissale di questa Presenza reale di Dio, che è la Luce increata, immanente, Luce di Gloria, di Fuoco; percepisce l’Archetypus eterno in cui dovrà riassorbirsi mediante la theosi, la deificazione. Dalla conoscenza di questo mistero l’essere è assorbito, lo vive, lo annuncia e manifesta, ma i più lo ignorano. Il mistico o l’iniziato che anela vivere la contemplazione di questo mistero, deve considerare se stesso come tempio della Shekinah, e la propria anima come il Trono della magnificenza divina, il Trono di Gloria, centro per il ritorno. Nella mistica cristiana, specie tra i padri dei primi secoli, il segreto dell’anima, l’abisso del centro cuor, era considerato il Trono di Dio, il Trono di Gloria del Signore, il Regno di Dio è dentro di voi. Nella Kabbalah, il centro cuore dell’essere è il luogo di congiunzione della trascendenza e della immanenza divina, è il mondo luminoso della Merkabah, punto di estasi e di unione con il Divino,

per realizzare la contemplazione unitiva e deificante, permearsi della Luce di Dio, e trasfondersi in quella Luce, che è la Luce del suo Archetipo divino, la sua Essenza increata. tratto da “Lo splendore della Kabbalah” di Paolo M. Virio – Edizioni Amenot

KAWWANAH Paolo M. Virio La parola Kawwanahpresenta diversi profondi significati: mentre racchiude l’intenzione della preghiera è anche tensione realizzativa della preghiera; è concetto centrale della preghiera e sue possibili relazioni segrete, non è la parola (espressione della preghiera) ma è l’animadell’orante che con l’interiore potere della preghiera vince il fato, le forze avverse e penetra nel luogo segreto. È considerata azione rituale, la cui effettuazione si svolge su di un piano cosmico, cioè, detta azione ha un legame diretto, quasi radicale negli avvenimenti del mondo interiore, in quanto nella Kawwanah tutto è schematico, come riflesso della Idea divina. Detta azione deve riflettere il piano superiore da cui scaturisce, ma deve emergere dalla libertà di un impulso della coscienza dell’essere. Azione, quindi, come ininterrotta e immediata espressione del flusso di vita divina, che intensifica, nel suo stato operativo, il processo del Tiqqhun. Perché il processo del Tiqqhun trova la sua immediata esplicazione tramite la preghiera, la Kawwanah. La concentrazione della preghiera è la via e lo strumento per penetrare i mondi segreti; o tecnica della meditazione, intesa come azione mistica direttamente connessa con gli avvenimenti del mondo interiore, divino. La Kawwanah è intesa anche come il sacro silenzio che sorge, scaturito dopo la concentrazione. È anche una estasi, silenzio sacro, dove la volontà umana si incontra con la volontà divina, e dove, le parole della preghiera formano o causano un fluido di grazia con potere effettivo, il cui fine è la riunificazione della unità distrutta. Alla interiorità dell’uomo spirituale è dato il compito di restaurare l’unità originaria, l’unità distrutta a causa della macchia originaria, alla rottura dei vasi. Compito ch’è azione spirituale, e intenzione di volere, tramite la preghiera, la Kawwanah, la riunificazione dell’unità distrutta (reintegrazione). Il fine ideale della Kawwanah è dunque un riunificare: mentre ogni processo del Tiqqhun tende ad una azione effettiva di riunificazione, di ristabilimento di unità, di restaurazione della sua primordiale struttura spirituale, la Kawwanah forma e costituisce il segreto mezzo. Mentre l’intimo segreto processo del Tiqqhun, nel piano divino è fuori del tempo, nell’uomo, il processo di restituzione di Luce, alle scintille separate e disperse nell’esilio della materia, avviene tramite la Kawwanah. L’azione del Tiqqhun unita alla intenzione della Kawwanah è anche intesa come la riunificazione della Shekinah: La Shekinah esiliata è riunita allo Sposo. Riunire il Santo e la sua Shekinah, nel timore e nell’amore. Questo compito restaurativo incombe ad ogni individuo, perché la struttura primordiale, ogni anima, virtualmente l’ha in sé: struttura che fu degradata dalla cadutadi Adamo.

In ultima analisi, la Kawwanah può essere intesa come una forma di potenza, cioè, interna preghiera che si esteriorizza in atto potenziale: chiamata la Grande Via, in quanto il processo della Kawwanah opera il risveglio, (esperienza del risveglio che ogni iniziato conosce) intimo segreto risveglio, grazia del risveglio che simile a carisma pervade l’animo, e le nascoste sorgenti della Conoscenza fluiscono, rendendo l’essere pneumatico, toccato e guidato dallo Spirito, sapiente, profeta, innovatore, riunificatore: essere che rende sue le idee dello Tzimtzhum di Dio, centrazione in spirito sopraindividuale e universale, cioè, assume l’impegno della assunzione delle scintille cadute. Perché è detto: Chi serve Dio nella Grande Via, raccoglie tutte le sue forze interiori, si eleva nei suoi pensieri e attraversa in una sola volta tutti i cieli, e sale più alto degli Angeli, dei Serafini e dei Troni, e nel culto perfetto della Kawwanah egli ottiene la riunificazione delle sperdute scintille. Nel culto prefetto, processo della Kawwanah, l’essere fa del suo corpo un tempio per l’anima, e dell’anima, nell’abisso del cuore, un trono per la Luce della Shekinah, e dal centro dell’abisso e sul suo capo la Luce fluisce intorno a lui da tutte le parti (centri), ed egli n’è circondato, siede in mezzo alla Luce, e riverente esulta in Dio. Nel processo, l’uomo scendendo nelle profondità del suo stesso essere, attraversa tutte le dimensioni del mondo: in se stesso abbatte tutte le barriere che separano mondo da mondo, sfera da sfera (infiniti stadi dell’anima umana); sempre in se stesso, senza mai uscire fuori di sé, egli trascende i limiti dell’essere creato, li annulla … e scopre che il mondo superiore, il Dio ch’è tutto in tutto, e tutto circonda e penetra, ch’è nella sua anima … è LA SUA ANIMA (rivelazione dell’Archetipo). È dunque la spiritualità interiore dell’essere, la stessa virtuale sua vita, e non il sapere che conferisce all’essere il compito di restaurare l’unità originaria: in quanto Egli, divenuto realtà vivente, rappresenta lo strumento e il mezzo, tramite la Kawwanah, di ottenere la riunificazione delle sparse scintille divine. Quindi, in effetti, a ogni processo della Kawwanah, corrisponde una elevazione dell’essere alla Luce divina, e un riunificare le scintille sparse alla Luce originaria. tratto da “Lo splendore della Kabbalah” di Paolo M. Virio – Edizioni Amenothes

Il Male Paolo M. Virio Non si può analizzare in una formula l’esistenza del male ma bisogna approfondire il suo abisso e la origine della natura del male. È necessario unificare il problema del male metafisico e il problema della imperfezione di ogni essere, quello della natura del dolore nel mondo, e quello del male morale nelle azioni dell’uomo: l’uno è causa, l’altro è conseguenza. Il male si presenta come un reale mondo dell’oscurità, libero, esistente in sé, che indipendentemente, cioè a prescindere dalle azioni delle creature, l’uomo come essere finito lo subisce nella sua parte inferiore ed imperfetta, fino a tanto che non riconsegne la sua unione con l’infinito. Quando l’uomo con il peccato ha infranto la sua unione col mondo divino, ha reso libero ed isolato il male. Perché ciò che viene separato violentemente da una unione, costituisce un male morale. Il peccato separa ciò ch’è unito. Quando l’uomo opera il male, gl’influssi dei mondi superiori si ritraggono verso Dio e si separano dall’uomo e dal mondo. La separazione è la base della colpa di Adamo: in quanto il frutto fu separato dall’Albero; o l’Albero della Vita fu separato da quello della Conoscenza, fusi e uniti da una unica Radice. I Kabbalistici definiscono il male: come un falso legame, o come una mescolanzadi semi di diverse specie, semi che dovevano e debbono stare separati. La causa profonda del Male va però ricercata nello stesso fondamentale Mondo divino: processo teosofico, in quanto non tanto l’azione di Adamo è causa prima del male, ma la causa va ricercata nel processo stesso della Vita nascosta; il male esiste come residuo del Mondo originario (cioè mondi precedenti alla creazione del mondo attuale) che fu da Dio distrutto nell’atto stesso della creazione. Anche la dottrina gnostica ricerca la causa del male nella struttura del mondo; e nella separazione di Sophiache con lo scindersi dalla unione della Luce positiva è causa del sorgere del male. Lo Zoharritiene che il male sia un residuo o un detrito del processo organico della vita nascosta di Dio. Residuo, chiamato corteccia dell’Albero cosmico; guscio della noce; lato sinistro; ma il residuo è più propriamente considerato come la irruzione nel Mondo della Luce divina di qualcosa di illegittimo. Le forze amorfe del male e le loro personificazioni, i demoni, sono chiamate Keliphoth, cioè le coperture, gli invogli, gli aspetti esterni grossolani, inferiori ed imperfetti di tutte le cose esistenti.

Questi gusci del male, forze amorfe, coperture, invogli, chiamati Keliphoth esistevano già prima della rottura dei vasi, le sue profonde radici iniziarono dalle scorie dei Re primordiali, erano mescolate con le Luci delle Sephiroth(la mescolanza). Quindi il sorgere delle Keliphoth ebbe origine ancor prima della rottura dei vasi: la primitiva sua origine deriva dalle scorie che i Re primordiali lasciarono nella loro caduta. Il Reshimu è il residuo dell’En Sophnello spazio primordiale, dopo la Scaturigine di Sé, un residuo rimase, come scarto del processo stesso di emanazione: quindi lo scarto è un rifiuto esistente nel processo vitale della emanazione delle Sephiroth; quella che è intesa come l’illegittima tenebra nel mondo della Luce. La necessità di purificare la Luce, cioè di separare la Luce delle Sephiroth, dalle Keliphoth, causò la frattura. Dal processo di selezione delle scorie dei Re primordiali mescolate in origine agli elementi delle Sephiroth, avvenne la rottura dei vasi. Nella separazione sorse l’identità e la forza del Male: l’Infinito assume attributi di finito! Il finito, cioè sorse la Tenebra del Chaos primitivo, il Male: perché il finito sta all’ultima estremità della emanazione divina. Lo Zohar ritiene che il Male possieda una sua entità e risieda in un luogo prestabilito; come Entità Male e detrito del processo vitale, sia inattivo, ha vita opposta a Dio soltanto dal peccato dell’uomo. Nel pensiero di molte scuole Kabbalistiche si considera che l’origine del male, Keliphoth, abbia le sue radici nel Mondo dei Punti. Le Luci puntiformi non raccolte nei vasi ma disperse, crearono il mondo della confusione e del disordine; nel riattivarsi e riformarsi nella Luce delle Sephiroth, molte son cadute nelle parti più basse dello Spazio primordiale, costituendo la profondità del grande Abisso. Avviene quindi la caduta delle scintille di Luce, dal Regno divino, alla profondità dell’Abisso (le scintille di Luce da redimere, processo di restituzione, per mezzo del Tiqqhun). Idea analoga al frammentarsi dell’Anima Universale, i cui frammenti alcuni si incorporarono, altri caddero nell’Abisso inferiore. Ma anche dai residui dei vasi rotti, nei quali ancora permaneva qualcosa delle scintille di Luce, derivò il mondo del male, come residui annidati. Il male, corrispondente alle scorie o scorze, ricettacoli vuoti, e collocati all’ultimo grado di esteriorità e inferiorità, chiamato anche astralità demoniaca, raffigurata dal grande drago, si suddivide in quattro scorze o sfere demoniache. La prima scorza simbolizza il vuoto e viene espressa dal Tohu; la seconda scorza viene figurata ed espressa dal Bohu della Genesi, entrambe Tohu e Bohu formano il Chaos, l’inanis et vacua; la terza scorza viene figurata dalle Tenebre e dal Fuoco, l’Abisso, l’Araboth; la quarta scorza viene figurata dalle Acque del Serpente. Ma, si suppone che esistano negli inferi del male sette Inversioni Tenebrose.

tratto da “Lo splendore della Kabbalah” di Paolo M. Virio – Edizioni Amenothes –

Tiqqhun Paolo M. Virio Il Tiqqhunè un processo di restaurazione dell’armonia turbata, sia dalla rottura dei vasi, sia dalla ribellione degli Angeli che dal peccato di Adamo. Processo di restaurazione che comprende e pervade tutti i mondi nascosti e visibili, la loro struttura, sì che ritornino alla loro unità e alla loro condizione originaria. Processo, ristabilimento della Armonia, che ebbe il suo inizio sin dalla rottura dei vasi: Azione spirituale in continuo atto, sia nei piani superiori che nel piano umano. Processo ch’è iniziato sin dalla cadutadei Re di Edom, che ha concorso a organizzare il primitivo Chaos, che continua gradualmente, e trasforma il Male in Bene. La restituzione dell’Armonia originaria operata per mezzo del Tiqqhun è forza spirituale di ogni anima. Lo sforzo dell’essere umano per ascendere e giungere a Dio e alla sua Luce, crea uno stato interiore mistico, dove le facoltà morali e intellettuali si sviluppano, stati dove Dio plasma se stesso nella creatura, e da dove parte, l’azione spirituale redentiva, quindi il processo del Tiqqhun. Il concetto restaurativo di formazione o reintegrazione, processo del Tiqqhun, va però considerato soprattutto come un mutamento dell’essenza intima di tutta la creazione. Va inteso anche come processo di restituzione di quelle scintille di Luce cadute nelle tenebre, o separate, che l’uomo con la sua azione spirituale, Tiqqhun, deve assolvere come compito integrante. Processo di natura mistica, simile a quello del Messia (al Cristo redentivo), azione spirituale che deve contribuire a risolvere il problema dell’esilio dell’uomo sulla terra. Ogni giusto sulla terra ha il distinto compito redentivo da effettuare, risolvere e adempiere come missione. È detto che il potere delle Forze spirituali vive nelle coscienze capaci di sollecitare una restaurazione collettiva redentiva; ma nella vita dei credenti, anzi la vita di ogni credente, deve essere un continuo processo del Tiqqhun, in quanto, fino a quando il completamento del Tiqqhun non abbia trasformato il mondo, non avverrà la gloriosa manifestazioneMessianica. In quanto il processo redentivo, non è esclusivo destino del Redentore, del Messia, ma è destino di tutti, per porre fine all’esilio. Il Messia è l’esempio: tutti dobbiamo a suo esempio, scendere nell’Abisso del Male, per debellarlo dall’interno. Abisso, nel quale tutti dobbiamo calarci; fardello del quale dobbiamo gravarci, per poi liberarcene, (passione, morte e resurrezione). (Giona gettato nel profondo, nel cuore del mare, e nel ventre del pesce che l’aveva ingoiato, pregò il Signore per ottenere misericordia e salvare il popolo di Ninive). Non basta per il compimento del processo del Tiqqhun, operare azioni sante, ma è necessario vincere il Male attraverso se stesso, ossia, santità del Male, trasmutazione del Male, che separato dalle scorie è reso Bene, è tratto il Bene; Dio ricava, estrae il Bene dal Male. Il processo del Tiqqhun, considerato come il seme della redenzione: come il seme nella terra deve marcire per germogliare e dare poi frutti, così il processo del Tiqqhun, analogo alla legge della vita

organica che penetra tutti i mondi, penetra nei mondi oscuri, putridi, per trasformarli dall’interno, radicalmente, per vincere il potere del male dall’interno, e germogliare poi in Bene, in Luce: Azione segreta, interna, silenziosa, per sfociare poi all’esterno (non più Male ma Bene) in Luce che liberata dall’oppressione del Male, è Luce non più prigioniera, ma libera, restituita alla Luce, si dilata, accresce e ascende. Ma questo processo è particolare ad ogni individuo, cioè: ha un carattere che varia a secondo del grado e dello stadio proprio di ogni anima, quindi ogni realizzazione del Tiqqhun ha un suo particolare compito, o un suo modo specifico di realizzazione. Lo stato interiore e la preghiera, e più particolarmente la liturgia tradizionale, è una parte essenziale del grande processo redentivo messianico del Tiqqhun; quindi, nella realizzazione, preghiera e mistica (come stato di Luce) possono svilupparsi, incontrarsi e compenetrarsi in una stessa anima nel processo del Tiqqhun. Per mezzo dell’Azione spirituale, processo del Tiqqhun, l’anima rompe il suo esilio, l’interno esilio nel quale geme ogni creatura: ma ogni azione del Tiqqhun è relativa e corrispondente alla segreta radice di ciascuna anima. tratto da “Lo splendore della Kabbalah” di Paolo M. Virio – Edizioni Amenothes

Adamo Paolo M. Virio L’armonia turbata con la rottura dei vasi e ristabilita nella Luce delle Sephiroth, fu nuovamente turbata dalla separazione causata da Adamo. Con l’azione del Tiqqhun, il Chaos provocato era già in procinto di ritornare nella condizione originariamente prevista, e tutto sarebbe ritornato alla sua prima radice, ma la cadutadi Adamo distrusse nuovamente l’armonia e provocò una frattura evidente in tutto l’universo. Tutta la creazione in origine era di natura sovrasensibile e senza l’intervento del Male non avrebbe assunto una forma materiale. Fu la colpa di Adamo a rendere Dio trascendente: colpa che per le sue ripercussioni cosmiche, assumendo una apparenza di isolamento e indipendenza. Ecco perché si parla che l’uomo deve riassurgere al suo stato originario, e di reintegrazione delle cose nel loro primitivo stato. Con la caduta di Adamo, sorse l’esistenza corporea dell’uomo. La caduta di Adamo ha distrutto l’immediato contatto, esistente in origine, tra Dio e l’uomo, e avvenne la separazione. E d’allora, dal tempo della creazione (generazione), esistono forze storiche di opposizione, la mala erba, che contrastano le forze celesti. La terra produrrà spine e triboli. La frase, considerata nella mistica dei numeri, e interpretata simbolicamente (valutazione del valore numerico della parola), vuol significare: la terra generata, terra per uomo, e il corso della storia dell’uomo nella sua generazione; spine e triboli, la caduta, come causa dell’insorgere della violenza e della ineguaglianza sociale. Senza la caduta di Adamo, l’uomo sarebbe rimasto in continuo rapporto con gli Angeli, e in una ininterrotta relazione con Dio, fondata su una diretta rivelazione. Adamo, prima che mangiasse del frutto dell’Albero, era di spiritopuro e di natura angelica, come Henoc ed Elia; perciò originariamente era anche degno di mangiare di quei frutti del paradiso che sono frutti dell’anima, dice lo Zohar. Allora quale è in particolare la natura della caduta, posta in rapporto al Mistero dell’Albero della Conoscenza? L’Albero della Vita e l’Albero della Conoscenza costituivano una Unità, unità che fu separata dal peccato di Adamo. Egli non custodì la originaria Unità: Alberi la cui linfa di vita era data da una unica Radice. Spezzò la corrente vitale che scorre di sfera in sfera, e portò la separazione, dice lo Zohar.

Albero della Vita, Albero della Conoscenza forma la Unità da cui scorre di sfera in sfera la Conoscenza e la Vita. La simbolica visione dell’Albero Sephirotico, fu rivelata ad Adamo, Egli doveva custodirla nella sua originaria unità, e unire le sfere della Vita con le sfere della Conoscenza, cooperando nella unione al processo redentivo del Mondo. Egli invece, separò le sfere, e separandole spezza la corrente vitale che scorre di sfera in sfera. Sempre secondo lo Zohar: l’essenza del peccato di Adamo, sta nel fatto che egli, unì in basso e separò in alto, mentre egli avrebbe dovuto unire in alto e dividere in basso. Il separare in basso e unire in alto è il fine che l’uomo tenta di realizzare tramite l’Ars Regia. L’uomo, con le facoltà della sua anima, unisce il mondo superiore a quello inferiore, lo stabilisce nel superiore, per ricreare l’Armonia distrutta. Adamo, unendo in basso, opera la mescolanza. Compie così una separazione distruttiva, chiamata dai kabbalisti, il calpestare le piantagioni. Dopo la caduta, Adamo perde la Luce divina e fu rivestito con la tunica di pelle. La confusione nelle classi delle Anime derivò dalla caduta di Adamo. Operò la mescolanza, e sorse la confusione del Bene e del Male. È anche detto: Egli volle manifestarsi, nella manifestazionesorse l’alterazione, l’alterarsi può essere intesa come caduta, o come una materializzazione; caduta, in sintesi, è il precipitare della Forza libera ideale, nella costrizione della materia. La interpretazione di Jounet, al versetto del Siphra Zeniutha, applica alla colpa di Adamo, l’asportazione dello Yod, dalle lettere He e Vau. Il versetto 43 dice: Guai, quando quest’ultimo vien tolto, separato, e non irradia le lettere, e quelli son manifesti e soli, nella nudità. L’asportazione dello Yod, da la coppia, He, Vau, (simbolicamente Adamo Eva) implica la separazione dall’influsso del Padre, Principio divino, e determina un fallo nella fecondazione spirituale, integrale e divina. E separata dalla Luce della Grazia, la terra produsse il suo germe; germe inferiore, Elementale inferiore; sarà dunque l’Uomo superiore che riscatterà l’uomo inferiore caduto. La forma a somiglianzadi un Uomo assisa sul Trono, nella visione di Ezechiele, rappresenta il Messia, il Verbo incarnato, l’Uomo, Adamo superiore e celeste che riscatterà l’uomo inferiore caduto. Nel pensiero kabbalista, l’origine della scienza magica, è considerata come una immediata conseguenza del fatto di calpestare le piantagioni. In quanto la magia è una unione di cose che avrebbero dovuto essere separate; un mescolare sementi. Le sementi pure e le sementi torbide sono mescolate.

Perché nella magia, le corrispondenze e i gradi delle sfere di Luce, sono mescolati agli Elementi contrari, negativi, torbidi del Male. Luria, considera che il peccato originale ripete la rottura dei vasi su di un piano relativamente più basso, quindi Adamo compie una separazione distruttrice: separazione, la cui conseguenza è l’esilio della Shekinah, cioè, la Luce spirituale della Shekinah entra nell’oscurità del mondo del male, Keliphoth (risultato della mescolanza), elementi di Bene e di Male, che dovranno essere separati (processo del Tiqqhum) dal Messia, quando gli Elementi di Luce (scintille della Luce) riprenderanno la originaria posizione. Scindendosi dalla Unità, con Adamo sorse il dualismo. Si scisse dalla unità e causò la rottura dell’Equilibrio, la disarmonia della Bilancia; fine della Essenza spirituale, e sorge la sostanza elementare, la sostanza organica. La umana Bilancia perde il dono della immortalità e assume il peso del Ghilgul, la reincarnazione. tratto da “Lo splendore della Kabbalah” di Paolo M. Virio – Edizioni Amenothes

En Soph Paolo M. Virio En Soph: senza fine, senza limiti, l’Uno che non ha limiti né fine! Egli En Soph. È l’Uno antichissimo, il più nascosto dei nascosti. En Soph è l’Essere nascosto, inaccessibile, il Deus absconditus: è il Dio celato nella sua propria essenza, al quale non può venire attribuito alcun carattere nominale autentico. Ecco perché in virtù della sua natura nascosta sono sorti i vari nomi: come, Radice di tutte le radici; grande Verità; Unità indifferenziata; ma dicendo En Soph si accentua maggiormente il carattere dell’impersonalità. In particolare però, la espressione En Soph, non significa, Colui che è infinito, ma Ciò che è infinito, Ciò che è Inafferrabile, Ciò che il pensiero non raggiunge. Prima di aver creato ogni apparenza nel mondo, prima di aver prodotto ogni forma, Egli era solo, senza forma nella profondità del suo Nulla. Chi potrebbe comprendere come Egli era prima della creazione, dato che era senza forma e inaccessibile nelle profondità del suo Essere? Creazione dal Nulla: Egli ha dato origine al mondo da ciò che Egli non è, cioè dal Non Essere: per intendere che la creazione ha avuto la sua origine in Dio stesso, nell’insorgere dell’Uno perfetto: creazione, quindi, intesa nel concetto di emanazione, o espressione del suo Essere nascosto. Il Nulla, da cui è scaturita ogni cosa, è privo di ogni determinazione, in quanto è inaccessibile alla conoscenza intellettuale dell’uomo. Il Nulla in Sé è però Pienezza, perché il Nulla è la Divinità stessa, nel suo aspetto più nascosto. Sembra che esista un dualismo, una vera rottura o separazione tra il nascosto En Soph e il Dio che si è manifestato, Dio Vivente; l’Uno è inaccessibile nelle profondità del suo Nulla; l’Altro è il Vivente Dio che si è rivelato nei suoi Raggi o Attributi di Luce. Ma non è così: Dio come En Soph e come Essere completamente spoglio di attributi è una idea che può postularsi solo negativamente. Libero di ogni attributo e libero di ogni possibilità di cangiamento si manifesta vibrando, creando, irradiando o esprimendo da Se stesso dieci Sorgenti di Luce, le dieci Sephirothche splendono nella forma che hanno avuta da Lui: la Corona è la Sorgente dalla quale sprizza la Luce senza fine, e da cui viene il nome dell’En Soph, cioè infinito che designa la Causa suprema o Causa delle cause, Luce Infinità. Nell’abissale Nulla la Totalità erompe, esce dal suo En Soph, e ciò ch’è Inafferrabile, ciò ch’è nascosto emerge, e il Dio nascosto nelle profondità del suo Nulla, diviene o si manifesta Dio Vivente. L’essenza nascosta si manifesta ma si manifesta e rivela a Se stesso. La Sfera o primo Mondo, il profondamente nascosto, non si mostra e non è noto a nessuno all’infuori di Dio stesso che in tal modo si cela: e questo è il Mondo dell’En Soph, il Movimento vivente e vibrante in Lui solo. Ciò ch’è manifestato, il Dio degli Attributi, è quello che può essere conosciuto, cioè il secondo Mondo, ma in realtà i due Mondi costituiscono una Unità dinamica, senza dualismo o separazione, come potrebbe sembrare.

L’En Soph è la nascosta radice di tutte le radici dell’Albero di Dio: Albero della Potenza, Albero Sephirotico, e n’è anche la Linfa, e l’Albero è la manifestazionedella Forza in origine nascosta nel segreto dell’En Soph, che manifestandosi irrompe dall’Abisso segreto dell’En Soph stesso. Manifestandosi sorge l’impulso alla creazione e le Sephiroth dispiegandosi, rendono accessibile – al cuore dell’uomo – di penetrare fino alla sua pienezza, a quel Nulla che nell’atto creativo è divenuto Io, Dio in Se stesso. Io che, nell’ultimo e più inaccessibile dei suoi attributi si manifesta come Shekinah, presenza e immanenza di dio in tutta la creazione: Porta che introduce nel mistero di Dio. La creazione fondamentale è quella che ha luogo in Dio stesso. Il nascosto En Soph convergendosi da luogo alla creazione. Il movimento di questa conversione che emerge dalla Volontà primordiale irrompe all’esterno, esteriorizza la Divinità, e la Luce che prima irradiava solo all’interno, si dispiega dall’interno dell’En Soph nelle Sephiroth, esprimendosi come prima Sephirah nella Suprema Corona, Kether. Dalla Suprema Corona inizia il flusso della vita divina, e nel suo corso scorre attraverso tutte le Sephiroth, per sfociare nella Shekinah, Mare dove Dio dispiega la sua totalità: Egli è in tutto, ed è tutto. Perché la creazione non è altro che uno sviluppo esterno di quelle Forze che vivono in Dio e agiscono in Dio stesso: Auto rivelazione Divina, Processio Dei ad extra. Ciò che esiste e regna nell’ordine superiore, nell’unità dinamica di Dio, esiste nell’ordine inferiore come differenziazione e separazione. La realtà interna che si ritrova nella realtà esterna, con lo stesso ritmo e movimento, è la realtà che rivela la Gloria di Dio che rivela la sua Vita segreta, Vita che pulsa in tutto. tratto da “Lo splendore della Kabbalah” di Paolo M. Virio – Edizioni Amenothes

Analogia Tra Diversi Metodi Paolo M. Virio Ogni esposizione di dottrina presenta i suoi metodi e questi variano secondo le vie che si prospettano, l’importante è realizzare il fine prefisso. I diversi metodi presentano però tra loro una analogia. Metodo Yogatantrico pone in rilievo: posizione, ritmizzazione respiro, forza del pensiero, vibrazione, purezza del pensiero, volontà come potere, pronuncia del Nome OM, decomposto in AUM, il tutto porta ad una azione effettiva di liberazione, di unione, identificazione con l’Assoluto. Esicasmo cristiano, filokalia esicasta crea uno stato di silenzio, ritmizzazione respiro, pronuncia del sacro nome di Cristo Gesù: sorgerà nel moto del cuore il fluire di un beatificante calore e la Luce, come una fiamma brillante di Luce radiosa si manifesterà nel cuore sottile centro cuore. La coscienza vede sorgere dalla profondità del suo essere, che comunica con la vita divina, la Forma della sua relazione con Dio. Prende consapevolezza della sua vera essenza, del suo stesso essere, radicata in Dio come Archetipo increato, dallo Spiritoche la illumina e l’attrae. La trascendente Luce percepita e visualizzata per virtù di Grazia divina: Trapassa in una seconda sempre più profonda che dalla Conoscenza prorompe per fondersi nell’eterno Archetipo, nell’Unità dell’Essere, nell’origine, afferma Dionigi Areopagita. Mistica Islamica: interiorizzazione, isolamento, serenità nel centro, recitazione del nome di Allah, porterà al rapimento a cui seguirà la conoscenza e l’estinzione. Nel metodo ebraico: posizione, ritmizzazione respiro, combinazione delle lettere sacre da pronunciare in una sola emissione di voce. Nei diversi metodi, creato uno stato di equilibrio, avviene la circolazione della Luce, lo scorrere della Luce nelle diverse arterie, nadi, centri, divenute luminose, per fermarsi al centro (plesso solare), (centro cuore) che diviene centro di Fuoco invisibile: Energia di Luce che nella sua corrente pone l’iniziato in rapporto o corrispondenza con la Luce superiore che si rivela come Presenza. Scopo principale dei relativi metodi è pervenire alla Conoscenza, tramite le singole facoltà interiori che di grado in grado trasformando l’essere, lo rendono atto a ricevere le Verità eterne dello spirito: l’Inesprimibile che oltrepassa ogni espressione, sarà inteso allora nel centro cuore come irradiazione di Luce, Calore del Fuoco divino. Nello stato di estasi raggiunto varie sono le forme o aspetti della rivelazione. Può apparire sotto l’aspetto di un giovanetto o di un vegliardo, il Maestro che va incontro all’uomo sulle soglie delle porte segrete della sua anima. Egli è la personificazione dell’Intelletto attivo; o sotto l’aspetto dell’Angelo Metatronche come prospetta il Guènon, è l’autore delle teofanie del mondo sensibile; o Dio stesso che si manifesta come Schadday o come il Fuoco della Shekinah; ma, il più delle volte, è il suo stesso Io, il puro Io spirituale, l’Archetipo dell’uomo che gli si fa incontro e rivelandosi gli parla.

Tutti questi aspetti che appaiono nella Luce, potenza di Colui che li forma, che si esprimono come la Voce celeste, condurranno l’iniziato verso la Via ancora più alta. Nella disciplina la interiorizzazione e la meditazione devono essere tese solo alla scoperta di strati sempre più profondi dell’anima e delle sue Luci segrete, e l’uso delle forze dell’anima acquistate grazie a questo suo processo d’interiorizzazione, deve essere solo uso, indirizzato a scopo taumaturgo e processo redentivo delle scintille di luce. Nell’essere giunto alla rivelazione della Luce, lo spazio interno, abissale del cuore, sarà modello analogo allo Spazio primordiale dell’En Soph: spazio dove la vita è istantaneizzata, cioè stabilita in un Presente duraturo. Perché nel suo spazio vivono riflesse e risplendono le dieci Luci Sephirotiche, il modello Archetipale del suo Essere, ideato dalla Saggezza divina, il Fuoco della Shekinah scintilla pura di Luce dell’anima, il tutto è Presenza reale del Dio vivente e la realtà abissale di questa Presenza è viva e immanente nello spazio del cuore. L’essere pervaso dalla Luce potrà penetrare attraverso tutti i Misteriemanativi e creativi delle Sephiroth, scoprirli e viverli; il segreto dei Mondi dell’Universo, fasi evolutive e spazii intermedi li vedrà prospettati nel suo spazio interno, li conoscerà, gli saranno rivelati in visioni diverse di Luce. Giunto a questa illuminata sapienziale conoscenza, nella profondità dell’essere avviene la immedesimazione, superando la fusione e l’unione avviene la identificazione: l’essere si identifica all’Essere supremo conosciuto: assorbito dalla Gioia diviene Uomo Universale, Egli è Lui. Scaturirà allora dal cuore una Forza, anzi un flusso di Forze e l’essere riscaldato e infiammato da un Fuoco celeste interno, diviene l’Unto del Signore: rendendo partecipi altri, espanderà fuori di sé la conoscenza che gli è stata elargita, riversando il Fuoco di Carità da cui è sommerso ch’è Amore, sulla Umanità che tanto necessita di puro Amore, libererà con l’Amore le Scintille prigioniere, compiendo azione redentiva del Tiqqhun, processo simile al Messia. Nella disciplina ebraica v’è ancora un’altra via di perfezione, via di liberazione dell’anima: la esperienza nella scienza delle Lettere. La permutazione e combinazione delle lettere, dei numeri, è una conoscenza e un metodo che l’iniziato acquisisce gradatamente, si estende nel suo intelletto, penetra nel suo pensiero, e con dolcezza si, ma simile a spada fiammeggiante dardeggia e si volta da tutte le parti, espandendosi, e l’intelletto ne è impossessato e dominato. Le lettere comprese dal suo pensiero splendono dall’interno, nel loro splendente movimento lo influenzano, dando una direzione centrale al suo almanaccare, e i temi difficili, sapienziali di ricerca, si riveleranno senza ch’egli se ne avveda. La conoscenza delle lettere è come una brama, una fiamma che brucia e arde di continuo l’essere che si pone sulla via della loro conoscenza, è il Fuoco, è il Fuoco della Shekinah che suscita la conoscenza. Quando queste sono scolpite nel cuore, si procede verso la conoscenza del santo Nome. Questa conoscenza non si insegna, è esperienza personale, come Luce che emana dal centro stesso dell’essere e si espande vivissima Abisso o Montagna di Luce, Forza che scaturisce dal proprio cuore divenuto sorgente, da cui l’iniziato deve essere capace di ricevere l’influsso del potere del

Nome. Se non si è più che preparati, disposizione ricettiva, a saper ricevere l’influsso nella sua potenza, l’uomo verrebbe distrutto. Perché l’essere entra e penetra nella Magnificenza dell’IneffabileNome, nello Splendore santo del Nome: Tetragrammasacro. Nel Mysterium Rebis la permutazione delle lettere viene fatta contemporaneamente dalla Coppa della umana Bilancia: il risultato è duplice, la Luce si manifesta nel suo fulgore più intenso, il Fuoco di trasmutazione brucia le tappe più velocemente, la fusione al Divino della Coppia avviene in una dolcezza inesprimibile e in un innalzarsi sempre più nella Luce, fino alla reintegrazione, fino a nutrirsi della delizia nascosta. Sempre nel Magnum Mysterium Redentionis, la coppia, nella fusione operativa dissuggella le lettere sacre dai loro posti assegnati nell’organismo umano, e la sacra forza, potenza e luce della lettera, in virtù d’amore della sacra operazione redentiva, si apre, diffondendo sulla coppia tutta la trascendente Luce, ch’è torrente di Fuoco e proviene da Dio, e la proprietà divina ch’essa contiene si diffonde in Virtù e Potere trasmutativo. La Shekinah è un Fuoco che consuma: voglia il Misericordioso Signore infiammarci di questo sacro Fuoco, e in questo consumandoci trasmutarci, Amen, Alleluia! tratto da “Lo splendore della Kabbalah” di Paolo M. Virio – Edizioni Amenothes

Vexilla Regis pròdeunt … Paolo M. Virio Vexilla Regis pròudent: Fulget Crucis mysteryum, qua vita mortem pertulit, et morte vitam pròtulit. Il venire sulla terra, più che con la reincarnazione, va visto in rapporto con il Karma, con l’io contingente, ente di brama, e corpo karmico di colpa. Il principio spirituale trascendente (nudo e puro) va ad animare un ente, l’ente fa molte esperienze (ciò implica la finalità e le reincarnazioni), di volta in volta animerà ripetutamente un io contingente, ch’è identificato all’ente di brama che deve essere risolto. Lo spiritoindividuale trascendente quasi angelo che volontariamente decaduto nei mondi inferiori, formali, ossia unito a un ente (relativo alle sue brame, con conseguente nascita di un io contingente), torna sempre a rianimare detto ente fino a che non lo ha risolto (la reincarnazione perciò non riguarda i singoli io ma è vera solo per lo spirito). Lo spirito (auriga) guida il carro (ente o suo corpo karmico di peccato) a tappe (reincarnazioni) lungo la strada (dall’Espulsione alla Reintegrazione, alla finalità), cambiando il cavallo (io inferiore, contingente) a ogni tappa. L’auriga è sempre lo stesso e alla metà il carro è trionfale (ente risolto o corpo di gloria) adornato dei vari cavalli (o, altro simbolismo, vesti di luce, ossia esperienze divenute anch’esse risolte). Infatti, in questa concezione, l’ente è anche composto – per via karmica – delle influenze di famiglia, nazione, razza, epoca, ciclo, ecc. che vengono ricapitolate e il risolvere l’ente significa, altresì, risolvere gli antenati, almeno in quello che tra loro è anche retaggio comune. La mònade geniale, come egoe corpo assommativo, è il campo di quella legge di causalità che in Estremo Oriente è definita legge delle azioni e delle reazioni concordanti, e che è più conosciuta dagli Occidentali moderni con il nome sanscrito di Karma, termine questo che in India ha parecchi significati nell’uso comune, ma che iniziaticamente compendia e sintetizza il concetto di: karma maturato in vite passate, karma in formazione, karma che darà i suoi frutti nel corso di vite ulteriori. Il karma è dunque la relazione dinamica tra la causa originaria degli eventi e la loro forma visibile, aspetto con il quale si manifesta come effetto al presente. L’idea del karma è connessa con l’idea della reincarnazione perché nelle vicende quotidiane (in ciò che comunemente sono chiamate forme di destino, fato, sorte, caso) riaffiora la trama delle forze del passato: azioni compiute dall’uomo sia in stato di coscienza che di irresponsabilità. Il passato, la somma delle cause precedenti, è una realtà alla quale tutti debbono sottostare, in quanto è già compiuto ed esiste, e costituisce la trama invisibile con la quale è tessuta la nostra vita presente.

Questa realtà alla quale tutti dobbiamo sottostare subirà un mutamento redentivo se il Male sarà considerato sotto il suo vero aspetto, cioè di una mancata armonia, disarmonia nella Armonia Divina; la disarmonia tra lo spirito dell’uomo e l’Armonia Divina suscita il doloroso sbandamento di tutte le Forze umane, avulse dal loro Centro, Dio. Perché per comprendere pienamente il destino dell’uomo e il corso reintegrativo dell’umanità stessa, bisogna rifarsi al concetto di cadutadell’uomo da uno stato di perfezione originale ammesso con forme diverse da tutte le antiche religioni e tradizioni sacre, e che, inoltre, a tale concetto di caduta è correlativo quello di un sacrificio. Si ritorna sulla terra non per aggravare questo karma con l’aggiunta di altri errori ma per liberarsene mediante la conoscenza di questo e con l’azione interiore, una via cosciente che tende alla eliminazione del karma, per giungere alla libertà vera. La cognizione di comprendere la singola attuale esperienza di vita in rapporto al Karma, deve dare all’uomo la capacità dello svolgersi del processo, come se ne conoscesse e possedesse la trama, e prevenirlo, cioè, sostituirsi al karma con la volontà di una scelta interiore che propone di svolgere la propria vita fusa alla Luce del Cristo e di accettarla come la singola missione redentiva da compiere. Il decorso karmico si manifesta sempre tramite il dolore, dal dolore l’uomo riceve la connessione con il karma. Il dolore individuale dovrebbe essere per l’uomo motivo e causa di conoscenza, di risveglio di coscienza e prova di superamento: comprendere come il dolore sia il veicolo di Forza e non di odio o ribellione. Nel proprio dolore o zone malate dovrebbe scorgere la natura e forma delle proprie manchevolezze, riguardanti lui, non gli altri, unicamente il suo passato, il suo carattere, le sue deformità, le sue vite trascorse; invece nella maggior parte dell’umanità il dolore viene trasformato in odio, in uno stato di ribellione, un non accettare il dolore come mezzo di purificazione del proprio karma, un non rifluire nel Cristo e nello stato di Grazia, nel suo Amore. In tal modo il karma invece di essere risolto viene bloccato, alterato e sempre più difficile a risolversi. Il dominio puramente spirituale è il solo dove le tante difficoltà e opposizioni possono perdere il loro senso, ma finché il dominio psichico non è completamente e definitivamente sorpassato, le disavventure di venire sulla terra sono sempre possibili. Ogni azione virtuosa è origine di bene e ogni azione viziosa cagionerà dolore; chiunque compia azioni non rette raccoglierà il frutto di queste sotto la forma di pena, sofferenza e dolore; ecco perché si devono controllare e dominare le tendenze naturali, contrarie ed opposte al Bene, ed inserirsi nello stato di Grazia, Forza sopranaturale che il Cristo comunica. Nella Rivelazione cristiana il dolore diviene elevazione sopranaturale, in quanto si innesta, non al dolore ut sic, ma alla onnipotenza dell’Amore del Cristo che lo assume e lo sublima. Il Dolore che fino al Cristo era considerato una Forza di oppressione e di perversione, inquadrato in una economia di misericordia infinita, Cristo rende il Dolore, Forza di elevazione e di redenzione. Il Dolore, prima del Cristo era considerato penalità d’una colpa, eredità esasperante dell’umanità e causa karmica: col Cristo, il dolore, da strumento di colpa diviene una Forza che innestata al suo Amore, alla sua Misericordia rinnova e redime le anime.

Cristo ha assunto in Sé il peso della Colpa! Nella sua Misericordia per la umanità ha spezzato la continuità di un Ciclo karmico che prima di Lui si compiva in un susseguirsi continuo di morte e di rinascita. Egli con la sua Morte ci ha aperto la via alla Liberazione. Innestandoci nel suo Amore, ci dona con il perdono lo stato di Grazia, il risveglio della coscienza, il risorgere alla Vita. Nella liturgia del venerdì santo, la Chiesa fa pronunciare al Celebrante, questa orazione: Deus, qui peccati vèteris hereditariam mortem, in qua posteritatis genus omne succèsserat, Christi tui Domini nostri, passione solvisti: da, ut, conformes eidem facti; sicut imàginem terrenae naturae necessitate portavimus, ita immaginecelesti gratiae sanctificatione portemus. Fuori della Rivelazione cristiana, staccato da questo Amore nuovo che lo rende centro di sublimazione, il dolore continua a conservare il suo carattere primitivo: è solo in rapporto al Cristo, al Mistero del Golgotha che il concetto del Male come causa karmica del dolore può mutarsi il concetto di liberazione. Il dolore è vissuto dal Cristo che lo sublima, rendendolo per l’uomo mezzo di ascesa, di valore redentivo e rigenerativo, perché investito dalla sua Luce di Amore. Perché Cristo è la Potenza che spezza la forza avversa del ciclo karmico delle nascite; Cristo è il Redentore, il Salvatore che ha assunto in Sé nel Mistero del Golgotha, nel Mistero della Croce il peso del Karma universale. Perché solo nel mistero della sua Incarnazione, Vita, Passione, Morte, Resurrezione è contenuta la Potenza che ha infranto il Destino: la Legge che gravava sulla Umanità, sul Cosmo, sull’anima dell’uomo. Cristo Gesù è il Rinnovatore eterno dell’Umanità, con perenne divino carattere redentivo. La Gnosidei primi secoli lo afferma; Clemente d’Alessandria lo conferma: Da questa disputa con gli Arconti, dalla battaglia delle Potenze il Signore ci libera, Egli ci dona la pace, ci salva da questo disordine delle Potenze e dei cattivi Angeli. È per causa loro che l’uomo è soggetto e abbandonato a tanti mali. Il Salvatore è venuto per dare alle anime e alle cose della terra questa pace che viene dal Cielo. Egli è l’Astro nuovo, la Luce che spezza l’antico potere delle costellazioni del Fato. Egli con la Sua Luce apre la Via nuova e salutare. Egli è il Liberatore, l’Annunciatore dei nuovi Misteri, il cui perfetto compimento libera l’anima dalla Legge imposta dagli Arconti. Egli è il Soter la cui missione è di guidare gli uomini e far passare coloro che credono in Cristo dal Regno della Metensomatosi a quello di Luce stabilito dalla Provvidenza e dalla Grazia. La nascita del Salvatore ha messo in fuga le forze del Fato, il Battesimo del Signore ci ha liberato dal fuoco, la Sua Sofferenza dalla sofferenza del ritorno, affinché tutti noi Lo seguiamo. Ogni uomo che con amore seguirà il Cristo e compirà perfettamente i Misteri rivelati dal Verbo, si libererà e alla sua morte l’anima, lasciando il corpo di materia che solo è sotto l’impero degli Arconti, attraversando tutti i luoghi dove regnano gli Arconti e tutte le zone di Luce, andrà fino al Luogo del Suo Regno. tratto da “Esoterismo Cristiano e Amore” di Paolo M. Virio – Edizioni SophiaRoma

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