Padre Amorth Roberto Italo Zani - Pi Forti Del Mal

August 7, 2017 | Author: mucciantonio9 | Category: Exorcism, Evil, Devil, Satan, Prayer
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studio di demonologia...

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Padre Amorth Roberto Italo Zanini PIÙ FORTI DEL MALE Il demonio riconoscerlo vincerlo evitarlo

SAN PAOLO Prima edizione giugno 2010 Seconda edizione ottobre 2010 @ EDIZIONI SAN PAOLO s.r.l.. 2010 Piazza Soncino. 5 - 20092 Cinisello Balsamo (Milano) www.edizionisanpaolo.il Distribuzione: Diffusione San Paolo S.r.l. Corso Regina Margherita. 2 - 10 [53 Torino ISBN 978-88—215-6768—1 PROLOGO Quella mattina avevo già assistito a tre esorcismi. Non erano state cose tenere. Non avevo dubbi sull’esistenza del diavolo, ma se per caso ne avessi avuto ancora qualcuno, si sarebbe sciolto come neve al sole. Nel corso della messa che come sempre aveva preceduto i riti di liberazione, nella chie— sa vicino alla stazione della metropolitana, a due passi da San Giovanni, mi ero cimentato nell’ingenuo tentativo di scoprire fra le persone presenti chi potessero essere gli in— demoniati. Ce ne sono di quelli, mi aveva detto padre Amorth, che assistono tranquillamente alla messa e ricevono benedi— zioni senza che in loro succeda niente. Altri, con alle spalle un lungo percorso di esorcismi, hanno di molto attenuata, in loro, la ripul sa per il sacro. Devo confessare che qualche per— sona strana, per così dire, mi era sembrato di averla individuata. S alvo poi dovermi ricredere, constatando che non ave— vo scorto alcuna stranezza nelle uniche due persone presenti che si sarebbero poi sottoposte all’esorcismo. Altre non avevano partecipato alla messa e sarebbero giunte solo più tardi, secondo il loro appuntamento. Di queste due persone, una in particolare mi aveva fat— to una certa impressione. Una normalissima ragazza sui 25 anni. Carina nei modi, molto riservata. Mentre nella stan— 5 za accanto alla chiesa padre Amorth si preparava per gli esorcismi, benedicendo tutti gli oggetti e le persone pre— senti, compresa l’acqua in bottiglia, che nel corso della cal— da mattinata estiva sarebbe stata necessaria per dissetarsi, lei aveva atteso in chiesa di essere chiamata. Aveva certa— mente pregato, perché l’avevo vista assorta, seduta su uno degli ultimi banchi. Guardava fissa al tabernacolo. Alme— no così mi era parso. Al primo esorcismo padre Amorth mi aveva invitato a se—

derin accanto. Ho preso una sedia. Mi sono avvicinato al lettino, su un lato della stanza, dove si era appena coricata la donna che doveva essere sottoposta al rito. Poi, consta— tando che intorno a lei c’erano già tante persone, ho trovato la scusa per allontanarmi un poco. L’ambiente era grande e ho portato la mia sedia più o meno a metà della stanza, ac— canto al tavolo dove erano stati appoggiati gli oggetti per la benedizione. Il gesto prudente di chi preferisce tenersi a di— stanza da quello che sarebbe accaduto, ma anche dettato dal mestiere del cronista, che cerca il miglior angolo visuale per avere la scena sotto controllo. Vicino a me c’erano due don— ne col rosario in mano. Due persone erano sedute sull’altro lato della stanza. Un uomo e una donna. Anche loro, dopo averla cercata nelle tasche, giocherellavano coni grani del— la coroncina. Da quella posizione potevo vedere tutti. Non credevo potesse esserci così tanta gente. Accanto al lettino, oltre ad Amorth, c’erano altri tre sacerdoti. C’erano, poi, un uomo e tre donne. Due persone fa— cevano da raccordo con l’esterno. Durante gli esorcismi, in— fatti, la chiesa restava chiusa ed era necessario aprire il cancello a chi aveva l’appuntamento. ,, &.

Padre Amorth mi aveva accennato a quanto gli esorcisti fossero attenti nella scelta dei collaboratori e, in un certo senso, gelosi delle persone che compongono il loro gruppo di preghiera. Perché ogni esorcista ha bisogno di gente che pre— ga con lui, accanto a lui . È attraverso la preghiera che il de— monio e‘ costretto a rivelarsi e poi a_fizggire. Dalle sue pa— role, però, non avevo capito si trattasse di una vera e propria forma di volontariato: una missione spirituale condotta in forma di volontariato. Un gruppo di persone, che due volte a settimana, alla mattina alle otto, si ritrova in quella chiesa a pregare fino a scoperchiare l’inferno. Seduto accanto a loro, anche io avevo messo mano al rosario che porto sempre al dito. Avevo desiderio di pregare. Sentivo che sarebbe stato utile. Mai avrei pensato che lo avrei fatto con così tanta intensità. La preghiera e la devozione mariana mi sono sempre state compagne di vita. Quel gior— no ho veramente capito perché si prega e come non si possa vivere da uomini liberi senza preghiera. Padre Amorth aveva cominciato a recitare la lunga for— mula dell’esorcismo nell’antico rituale latino. Usa sempre quella e non la più recente del nuovo rito, perché la consi— dera troppo tenera e, quindi, del tutto inutile. Per spiegarmi il concetto aveva utilizzato l’espressione colorita di un noto esorcista morto alcuni anni fa, il benedettino dom Pel— legrino Emetti: Per cacciare il diavolo ci vuole l’interces— sione dello Spirito Santo e poi solo stangata. Tutto il resto non vale niente. 1 quattro sacerdoti pregavano ad alta voce. Una ragazza, seduta accanto al lettino, aveva cominciato a cantare in gre— goriano con voce leggera e la melodia faceva da sottofondo.

La donna distesa già si stava agitando. La bocca gli si con— torceva, sbavava. Dietro di lei, una tipa robusta gli teneva la testa e con un fazzoletto la asciugava. Poi le contorsioni si erano trasferite al corpo. Le persone intorno al lettino le te— nevano gli arti. A muoversi con movimenti inconsulti era so— lo lo stomaco. Aveva degli scuotimenti innaturali che non possono essere descritti né compresi se non si ipotizza la presenza di qualcosa dentro che spinge in tutte le direzioni, quasi a cercare un varco. Dalla bocca uscivano grugniti. Paro— le, prima incomprensibili poi sempre più chiare. La voce era inumana, assolutamente non paragonabile a quella che avrei sentito dopo l’esorcismo. Finita la preghiera, padre Amorth ha cominciato a interrogare la donna. Non lei. naturalmente, ma quel qualcosa che le si agitava dentro e che fra versacci e rumori vari, ogni tanto diceva, quasi implorasse: — NO..., no! Non voglio uscire! Non voglio uscire... *. Ha chiesto chi fosse. Perché tanti demoni, ho scoperto, quelli che possono considerarsi i capi schiera, hanno un lo— ro nome e ognuno ha precise caratteristiche. Ha chiesto quan— ti fossero, perché spesso capita che a possedere una persona non ci sia un solo demonio. Seppure riluttante, quella voce dava risposte, sibilanti, terribili al solo udirne il rumore, alle quali, sinceramente, ho posto poca attenzione, impegnato come ero a replicare le decine del mio rosario. Una cosa la ricordo però con distin— zione. Quando padre Amorth ha domandato chi fosse stato a fare i] maleficio, cioè la persona che aveva invocato il diavolo affinché entrasse nella donna, si è alzato un urlo terrificante e strozzato insieme:

— Sabrina… È stata Sabrina… Maledetta! 7. E già, pensai mentre un brivido gelato mi correva dentro, il diavolo è l’accusatore, l’ingannatore. Prima sfruttai suoi schiavi, poi li denuncia e li maledice apertamente. Dopo la benedizione la donna si era tranquillizzata. Le hanno fatto fare con una certa difficoltà il segno della croce e recitare alcune preghiere. Poi si era sollevata e seduta sul lettino. Sembrava provata, ma non tanto come uno avrebbe potuto immaginare. Aveva bevuto, ringraziato ripetutamen— te, si era avvicinata al tavolo per prendere un altro appunta— mento. A quel punto ho visto padre Amoth ripetere gli stes— si gesti di quando dovevamo contrattare il giorno e l’ora per le nostre chiacchierate estive. Lo stesso che avrei visto fare poco dopo con gli altri pazienti, come li chiama lui, e che, tale e quale si ripete ogni volta che qualcuno gli chiede un appuntamento, anche le rare volte che lo concede al telefono. E il termine contratto non è casuale, con tanto di scam— bi di mezzore e quarti d’ora. Padre Amorth prendeva la pagina di calendario tutta accartocciata che abitualmente usa come agenda, con gli spazi bianchi relativi a ogni giorno del mese pieni di scritte, orari, riferimenti, disegnini, cancella— ture, ripensamenti, parole sovrapposte:

— Si potrebhefare... mercoledi! No, però alla mattina ho una persona che viene... e un caso tranquillo ma un po' com— plicato. Forse poi abbiamo poco tempo. [5 alle ]] fa troppo caldo... facciamo domani. Alle 9. Va bene alle 9. Ecco, se« gno le 8,30, e pirifresco —. — lo, veramente, domani avrei un impegno —. — Da questa donna non ci si cava ancora niente — aveva esclamato, incrociando lo sguardo dei suoi collaboratori. Quindi aveva chiuso l’esorcismo con una certa delusione. lo avevo continuato a girare il mio rosario, in attesa che la ragazza, sedendosi, avesse ritrovato un minimo di sorri— so. Poi mi ero alzato ed ero uscito. Volevo fare anche a lei alcune domande, ma dopo aver scambiato alcune impressioni con due donne che avevo conosciuto frequentando padre Amorth, l’avevo vista fermarsi nella chiesa vuota, do— ve stava celebrando il sacerdote titolare e avvicinarsi al— l’altare per ricevere la comunione. Poi era cominciato un altro esorcismo ed ero andato a vedere di cosa si trattasse. Questa volta però ero rimasto sulla porta. Sentivo grande il peso delle due esperienze precedenti e mi sembrava di non poter reggere oltre. L’esorcizzato era un uomo. Anch’egli giovane. Era ac— compagnato dalla fidanzata. Mi avevano informato che sitrattava di un attore della tv, fra i meno noti, impegnato in fiction e soap all’italiana. Da quando aveva cominciato ad avere questi problemi non era più riuscito a lavorare. Un caso classico di maleficio. Damolti mesi si recava dapadre Amorth e già diceva di stare meglio. Con soddisfazione raccontava che nei giorni seguenti avrebbe dovuto fare un colloquio per una parte. Con la ragazza, aveva messo sul tavolo un grande sacco di carta dal quale tirava fuori Oggetti per farli visionare all’esorcista che, invariabilmente, lo invitava a bruciarli. Fra gli altri, certamente, un cuscino con delle evidenti mac— chie di sangue rappreso, che loro dicevano di non aver in alcun modo procurato, e una collana con un ciondolo in legno dalla forma strana. L’attore raccontava che proprio il giorno prima gli era stata donata per strada da uno sconosciuto. l')

Quando era iniziato l’esorcismo, le persone intorno al let— tino, compresi i sacerdoti, avevano dovuto usare tutta la for— za per tenerlo fermo, tanto si agitava. Faceva rumori, rutti, gorgoglii profondi. Bestemrniava ad alta voce o soltanto con un sibilo. Poi erano risate sconnesse,risatine sardoniche, grugniti animaleschi, minacce e malvagità di ogni tipo, mentre la sua espressione assumeva ghigni terrificanti. Ero rimasto sulla porta ed ero uscito prima che si concludesse, seguendo una delle collaboratrici di padre Amorth, che aveva bisogno di fumare, fin sugli scalini esterni della chiesa, per prendere un po’ d’aria. Sulla centralissima stra— da romana scorreva la vita di tutti i giorni. Ogni tanto qual— che anziano si fermava davanti alla cancellata chiedendo di poter entrare. Con gentilezza la donna spiegava che non era possibile. E io con lei a parlare del fatto che se la gente sol-

tanto sapesse... Ma sapesse cosa? Che il diavolo esiste? Che c’è chi l’inferno se lo porta dentro suo malgrado e ne fareb— be tanto volentieri a meno? E chi, al contrario, lo custodisce nel cuore con amore, anzi, con odio? E chi lo propaganda con tanta disinvoltura? E chi lo accoglie e lo diffonde con superficialità, senza nemmeno rendersi conto della gravità del suo gesto? Ecco, sono proprio queste persone che do— vrebbero sapere. Ma c’è bisogno di chi glielo spieghi, di chi glielo racconti così com’è, senza falsità, senza infingimen— ti, senza il timore di non essere creduti. La verità per la ve— rità, nella convinzione che il demonio, il male, si avvantaggia delle falsità che vengono diffuse sul suo conto. E poi, il diavolo è una sorta di conferma dell’esistenza di Dio. Quante volte lo avevamo sentito dire da padreAmorth. E dopo aver assistito e pregato in quegli esorcismi ne ero ancor più convinto, perché mai come in quei momenti si sen13 te di far parte del divino progetto d’amore. Un paradosso della fede... L’amore per Dio, la preghiera per Dio... non è un metterli a confronto con la malvagità diabolica, ma è come se da essa traessero nuova certificazione. Come l’esperto di arti marziali sfrutta a sua vantaggio la forza dell’avversario per scaraventarlo a terra, così la preghiera dell’uomo di fede trae dal male rinnovato stimolo per affrettarne la sconfit— ta. Certo, per affidare la propria vita al sommo bene non è necessario sperimentare gli abissi del male... Probabilmen— te no. Ma la vita è una lotta continua col male e per combattere bisogna conoscere. Per vincere un nemico la cui ar— ma principale è l’inganno, la conoscenza piena e mezza salvezza... L’amore che si ottiene con la preghiera... il trionfo. Per quel che sentivo dentro in quel momento, sapevo be— ne di aver visto e conosciuto. Avevo talmente visto e cono— sciuto da esserne rimasto profondamente impressionato. Mi meravigliavo di come le mie due amiche, i sacerdoti e i volontari che pregavano negli esorcismi, riuscissero a restare tranquilli dopo aver assistito a quelle stesse cose. Anzi, continuavano a dirmi che, in fondo, erano stati «solo alcuni ca— si fra i più semplici. Non c’è nulla da temere, perché la fede, la preghiera, l’amore di Dio vincono ogni cosa». Del fatto che il bene è più forte del male ne ero convinto anch’io, grazie alla stampella della mia povera fede che continuava a sorreggermi, ma sinceramente per quella mattina ne avevo avuto abbastanza. Avrei aspettato lì la fine dell’ultimo esorcismo, avrei salutato padre Amorth e sarei tornato agli impegni di ogni giorno, sapendo che mai più niente sarebbe stato come prima. Una piccola aspirazione alla tranquillità, durata lo spazio 14

della breve e intensa chiacchierata sui gradini della chiesa. In quel momento, da dentro esce una persona che cerca di me: — Padre Amorth mi ha detto di chiamarla perché questo è un caso particolare e vuole che lei assista —.

Avevo appena individuato il gradino giusto per sedermi ma non avevo fatto in tempo. Pensavo: mi siedo, guardo la gente per strada e ci prego sopra. Avevo anche già preso il rosario. L’unica cosa giusta che avevo fatto. Era la mia ar— ma e, forte di quella, sono rientrato. Coricata sul lettino c’è una donna, molto robusta. Su] di— vanetto accanto alla sedia dove mi sono sempre seduto fino ad allora, c’è una signora più anziana, la madre, e sulle sue gambe un bambino, di sette, otto anni, il figlio. Vado per se— dermi, poi mi viene un dubbio, assai ingenuo, ma lo avrei scoperto soltanto dopo. Torno indietro da una delle mie amiche e domando: * Ma è proprio il caso che quel bambino resti qui dentro? Non è meglio che esca? ,— Lascia fare *, mi risponde, accompagnando le parole con un gesto rassicurante della mano. Vado a sedere al mio posto senza capire. La nonna, col nipotino, è seduta accanto a me. L’esorcismo comincia e, questa volta. non c’è bisogno che la preghiera si protragga molto per vedere i primi effetti. La donna si agita e si agita anche il bambino. Più la donna si agita più il bambino si agi— ta. La donna urla, strepita e il bambino ansima, emette strani rumori. Lo guardo per un istante e solo allora capisco che 15 ha un handicap psichico. La donna urla sempre di più, la sua bocca schiuma e le persone intomo al lettino fanno grande fatica per tenerla ferma. Il diavolo, fra risate sconnesse, ha già manifestato l’ intenzione di non volersene andare. Di tan« to in tanto. però, si sente distintamente: — Aiuto! Aiuto... 7. Richieste a volte urlate, a volte digrignate, sibilate. È il diavolo che chiede aiuto ai suoi simili, mi hanno spiegato in seguito. Capita quando a possedere la persona ci sono più demoni insieme e qualcuno di loro capisce che sta per essere scacciato. Un segnale che consiglia padre Amorth a cominciare il suo interrogatorio proprio da questo argomento: — Quanti siete? —. — Tanti —. * Quanti ? f. — Venticinque < Una risposta che soddisfa l’esorcista, perché la volta pre— cedente il numero era maggiore. L’ interrogatorio prosegue. L’agitazione della donna raggiunge il culmine e la voce di— venta realmente terrificante quando le domande cadono sul figlio: — Tnofiglio cos'ha? —. — Voi non avete capito... Non avete capito! Lui è legato a me... A mel —.

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— Che male e‘ il suo? —. ln un primo momento non giunge solo uno strepito più rumoroso in braccio alla nonna, ormai è insiste. La sua, questa volta, mando:

nessuna risposta, ma dei precedenti. Il bambino, incontenibile. Padre Amorth più che una domanda è un co-

* Che male e‘ il suo? —. — Diabolico... un male diabolico! ;. Mai ho sperimentato una tale intensità di cattiveria racchiusa in così poche parole: impossibili da dimenticare. For« se aveva ragione padre Amorth. Dovevo assistere a quel] ’e— sorcismo per avere ben chiara una verità evangelica della quale lui mi aveva parlato: la liberazione dai demoni, la gua— rigione dei malati, la remissione dei peccati vanno insieme. Come facce della stessa medaglia. Quando esce ed è ormai sulla porta della chiesa, provo a parlare con la donna. Ha desiderio di andarsene. Di vivere quei pochi giorni di tranquillità che l’esorcismo le ha dona— to. Anche lei, infatti, dopo qualche tempo torna ad avere gli stessi problemi. Le domando come si possa convivere con una simile presenza. « Male —, mi risponde, — malissimo. A volte diventa insopportabile. Ma quello che mi fa veramente male è che tutti mi hanno sempre preso e mi prendono, per pazza *. 17

MALATTIA DELLA MENTE O MALE DELL’ANIMA? Una volta il mio amico don Fausto Negrini durante un esorcismo ha chiesto al diavolo: — Tu ormai possiedi poca gente. Nessuno sa più nemme— no che esisti —. Lui ha risposto: — Ti basta andare nei manicomi per vedere quanta gente possiedo io «. Satana è sconfitto, cacciato, estromesso, ma riesce a tra— scinare con se’ tante persone. Il problema dei presunti ma— lati psichiatrici è in questo senso molto serio. Gli psichiatri non si rendono conto. Mentre la medicina del corpo ha fatto passi da gigante, con enormi progressi nella comprensione e nella cura delle malattie, per quel che riguarda la conoscenza della psiche, la causa e la cura delle malattie

psichiche le conoscenze sono ancora arretrate. Si può dire che nella maggior parte dei casi gli psichiatri battono l’aria. Fra loro c’è chi mi garantisce che più o meno il 70% del lavoro di uno psichiatra e dato dalla necessità di rimediare alle cure sbagliate di un altro psichiatra. Ho collabo— 19 rato spesso con gli psichiatri, anche se è difiicile trovarne di credenti, poiché quasi sempre hanno in Freud il loro dio. Molte volte le loro conoscenze risultano fondamentali. Ci sono tanti casi, però, in cui la malattia sembra psichiatrica ma non lo e‘ afiatto; in altri, la malattia psichiatrica èforte— mente aggravata dalla malattia demoniaca. Interessante l’osservazione del teologo Walter Farrell in “Guida alla somma teologica”, quando associa l’ispirazione diabolica dell’opera di Nietzsche a «quei turbamenti del— l’intelletto che, negli anni successivi, faranno piombare progressivamente il filosofo nel baratro incolmabile della follia». Viene spontaneo pensare a un, seppur non necessario, legame di causa ed effetto, piuttosto che a un semplice nes— so di casualità. Su questi temi ho disquisito spesso con un mio amico psi— chiatra, che è anche venuto a molti miei esorcismi e si e re— so conto di quali possano essere gli efietti demoniaci anche sulla psiche umana. Al principio non voleva credere al diovolo, poi ha dovuto ammettere. È stato lui a consentirmi di fare un incontro con sessanta psichiatri di grande livello, con i quali ho avuto un’interessantissima discussione, dal— la quale e nato un libro. Mi hannofatto le domande più difficili che io abbia mai ricevuto, ma ho potuto rispondere a tutte. Ho esposto le mie ragioni, ho portato i miei esempi, l’esperienza di decenni di lavoro in questo campo e loro, nei fatti, non sono stati in grado di fare obiezioni convincenti. In un certo senso abbiamo definito i due ambiti di interesse con una certa precisione. Del resto, nel Vangelo si mettono spesso le due cose in— sieme. Gesù guariva i malati e cacciava i demoni. Padre 20

Candido in questo era straordinario. Aveva carismi eccezionali. Tante volte ha fatto stupire i medici, interi ospeda— li. Non ha mai sbagliato le sue diagnosi e mandava chi ave— va malattie psichiatriche daglipsichiatri di cui sifidava. Ne— gli altri casi faceva esorcismi o preghiere di guarigione. Per un esorcista è fondamentale, oltre che un punto estremo di difficoltà. saper distinguere un male malefico da un male psichico. ] sintomi su cui si basano gli psichiatri e co— struiscono la loro diagnosi sono completamente diversi da quelli che interessano agli esorcisti. Ognuno deve saper stare nel suo campo, allora si e‘ reciprocamente utili. Tanto per capirci: un esorcista e‘ molto attento alla sen—

sibilità della persona all’acqua benedetta. È significativo un caso capitato a padre Candido. Stava facendo un esorcismo e trovandosi senza acqua benedetta manda un suo aiutante a prenderla. Appena l’uomo torna col cestello e l’asperso— rio, il demonio, che padre Candido stava interrogando, dice attraverso la persona esorcizzata: «Con quell’acqua ci puoi lavare il tuo muso». Si trattava infatti solo di acqua semplice perche’ il cestello era stato riempito dal rubinetto in sacrestia. Il demonio aveva subito capito la difierenza. Tante volte basta una spruzzo di acqua benedetta e il de— monio, che e. dentro alla persona aspersa comincia a urla— re: «Basta, basta, brucia». Proprio per questa ritrosia del diavolo, ci sono casi in cui diventa fondamentale rendersi conto della sensibilità nel distinguere l’acqua benedetta da quella normale. A volte chiedo aifamiliari difare una prova per capire se la persona che hanno segnalato ha vera— mente un problema demoniaco. Non molto tempo fa un ca— so di questo tipo mi e‘ capitato con una ragazza di vent’ an— 21 ni. Da quello che mi aveva raccontato la mamma c’erano forti sospetti. Allora le ho consigliato di preparare segre— tamente con l’acqua benedetta una pietanza che piaceva al— lafiglia eportarla a tavola per l’interafamiglia. La donna decide di fare una minestra. Nessuno sa dell’esperimento, tutti la mangiano tranne la ragazza, che la mette da parte trovando una scusa: «Non mi sento di mangiare la minestra». ll giorno dopo, la donna ha rifatto la prova metten— do l’acqua benedetta in un’altrapietanza e il risultato e‘ stato il medesimo. Anche l'avversione al sacro e‘ un segno importante. Ri— cordo un giovane che buttava via o distruggeva le immagi— ni sacre che trovava. Se in casa arrivava il sacerdote per la benedizione pasquale o per un altro motivo, lui senza dare nell’occhio si chiudeva nella sua stanza. Consiglio al padre di recitare col pensiero una preghiera alla sua presenza, scegliendo un normale momento di vitafamiliare. A tavola il padre comincia a dire il Padre nostro mentalmente e ilfi glio, improvvisamente e. con violenza, si alza ordinando di smetterla. Siccome le richieste sono tante e molte persone hanno realmente bisogno di aiuto, ma non per tutte sono necessa— ri gli esorcismi, prima di dare un appuntamento faccio una grande selezione e pretendo una serie di informazioni. Per prima cosa mi serve una diagnosi medica relativa ai disturbi che vengono lamentati. Poi chiedo se normalmente la per— sonafa una vita di preghiera. Domando da quando e afiet— ta da questo disturbo e se la prima manifestazione si e‘ avu— ta in concomitanza con un particolare evento. Chiedo come si manifesta il disturbo, se è furioso, se ci sono urla, strepiti, spasmi, movimenti inconsulti. Chiedo che reazioni ha al— 22

le benedizioni. In molti casi invio dei questionari con delle domande. Se nel leggere le risposte non trovo quelli che chia— mo ”sintomi di sospetto" evito di ricevere la persona per de— dicarmi ad altri casi perche', ripeto, le richieste sono tante. Quasi ogni giorno trovo la segreteria telefonica piena e in— capace di registrare altri messaggi. Del resto l’esorcismo e‘ l’ultima delle cose che deve essere fatta, quando tutte le altre non hanno sortito efietto. Per tante persone e spesso sufiiciente sentirsi spiritualmente accolte e guidate, basta ascoltarne i bisogni, pregare con loro, insegnare a pregare anche per chi è la causa del loro problema, guidarli a prepararsi per una buona confessione. Poi ci sono anche tante persone con delle fissazioni, del— le paranoie, con la mania di essere indemoniati, inseguiti dal diavolo e via dicendo. Un metodo infallibile sono anche le liturgie comunitarie di guarigione e di liberazione. Se non si hanno reazioni e sintomi specifici in questi casi non se ne avrebbero nemme— no con l’ esorcismo. Naturalmente ci vuole discernimento an— che per quello che accade nelle messe di guarigione e liberazione. Può capitare che qualcuno si metta a urlare, si di— speri, si butti a terra o diventi violento. Molte volte però si tratta diproblemi di isteria o di suggestione. Altre volte sap— piamo già quali sono le persone che dobbiamo tenere d'oc— chio, perché ci sono state segnalate. Una. cosa del genere, per esempio, mi è capitata una volta con Milingo, quando faceva messe di guarigione e liberazione ogni primo lunedì del mese. C’era un’enorme quantità dipersone. Molti era— no i fenomeni di isteria e suggestione. Prima della celebrazione Milingo mi avverti della presenza di un indemoniato, che avrebbe avuto certi sintomi, come poi accadde. Milingo? Mi è capitato di conoscerlo, di sentire parlare di lui dalle persone che lo frequentano, di partecipare a una sua celebrazione. Alla fine di tutto questo ho ricevuto la sensazione come di quando capitano delle belle occasioni che poi vanno perdute. Si tratta di un esorcista che si è lasciato incatenare dal demonio? La sua e‘ una storia molto triste. Siamo amici. Ogni tan— to mi chiama. Mi viene a trovare. Parliamo. [o prego tutti i giorni per lui. Chiedo che lo Spirito Santo gli dia la grazia dell’umiltà. L'umiltà efondamentale. Senza l’umiltà non ci può essere ravvedimento, non si possono riconoscere i pro— pri errori e avere il coraggio di tornare sui propri passi. Non c’è dubbio che gli siano statifatti dei torti ma lui si e’ spinto troppo avanti nella protesta e nel dissenso alla Chiesa. A sua volta la Chiesa ha fatto molto per poterlo riaccogliere a braccia aperte. Ha veramente bisogno di un bagno di umiltà. Epoi, le conoscenze sbagliate. gli influssi sbagliati, il reverendo Moon, quella donna che lo tiene stretto a sé. gli insondabili misteri dell’anima umana... Anche Giuda cacciava i demoni come tutti gli altri apostoli, poi satana e entrato in lui. Una cosa è il potere di cacciare i demoni, poi ci sono le scelte e la vita personale.

o GESÙ 0 IL DIAVOLO «Dove il timore di Dio custodisce l’ingresso, ivi il nemi— co non può trovare via d’entrata». La frase è tratta dalle “Pa— role di ammonizione” di san Francesco e illustra alla perfe— zione come una vita di preghiera e di sacramenti, vissuta in grazia di Dio, protegga dai malefici, dalle tentazioni e da ogni tipo di influenza diabolica. Lo spiega molto bene e lo dimostra con la sua vita, ROsa o la signora Rosa, la chiamano tutti così. Un autentico punto di riferimento per coloro che si rivolgono a padre Amorth, del quale è un po’ la memoria storica, la collabo— ratrice più fidata. Lei e la sua famiglia, un marito e sei figli maschi, sono stati tormentati dai malefici per 32 anni, fino a quando non le è capitato di conoscere padre Candido Arnau— tini, il citato maestro di padre Amorth, il religioso passio— mista morto nel 1992, conosciutissimo a Roma per essere stato l’esorcista della Scala Santa. Da quel momento, af— ferma Rosa, «nella nostra vita è entrata la grazia di Dio. Tut— to è radicalmente cambiato». La loro è stata una lunga e difficile lotta. «Le malattie arrivavano una dopo l’altra. Eravamo tutti malati. Mali terribili, debilitanti, qualcuno si presentava nei miei figli fin 25 dalla nascita. 1 dottori non sapevano più cosa fare. I miei figli sono stati operati più volte, perché le analisi e i riscon— tri medici appuravano la presenza di gravi malattie, ma spes— so negli interventi chirurgici non veniva trovato nulla. Aper— ti e ricuciti inutilmente. 11 male però continuava. Con l’ultimo figlio gravemente ammalato, all’ospedale Bambino Gesù un medico ha ascoltato la nostra storia e ci ha consi— gliato di rivolgerci a padre Candido. Dopo tanti anni di sof— ferenze è iniziata la nostra rinascita e abbiamo capito quel— lo che ci era successo». Tutto era cominciato nel mese di dicembre, più o meno due mesi prima del matrimonio di Rosa. «Mio marito ave— va avuto una discussione con sua madre. Lui, che è insoffe— rente di fronte alla pigrizia, aveva criticato il comportamen» to del fratello, che aveva sempre una buona scusa per non lavorare, sostenendo che non era vero che stesse male, ma che semplicemente non aveva voglia di impegnarsi. Mia suo— cera andò su tutte le furie. — Non è vero — rispose —, sei un bugiardo e proverai anche tu cosa vuol dire stare male ,_ Può sembrare strano, ma pochi giorni dopo a mio marito si sono bloccate le gambe. Avevamo già fissato il matrimonio a febbraio. Ci siamo sposati, con lui che non riusciva quasi a stare in piedi. Da quel momento in poi siamo piom— bati in un baratro di sofferenze senza fine. Non è facile com— prendere queste cose. Tanta gente non ci crede. Farsi capire dai medici e una cosa difficilissima. Si viene presi per mat— ti. Si finisce alle soglie della disperazione. Una delle maledizioni di mia suocera, l’ultima che ha fat—

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to effetto, è arrivata che conoscevamo già padre Candido. Aveva detto a mio marito: * Ti venisse un cancro alla lingua —. Dopo qualche ora già stava male. Le analisi e le diagno— si dei medici furono implacabili: cancro alla gola e alla ra— dice della lingua. Venutone a conoscenza padre Candido ci ha invitato da lui. Lo abbiamo incontrato una domenica dopo la messa. Ci ha chiamato da parte. Ha esorcizzato la go— la di mio marito. La guarigione è stata immediata e com— pleta. Le indagini seguenti hanno certificato che non c’era più niente». Da quelle esperienze è emersa una famiglia unita, forte, contraddistinta da una grande fede. Rosa si è interamente de— dicata ad aiutare le persone che soffrono dei problemi che lei stessa ha sofferto. E stato lo stesso padre Candido a chie— derle di seguire don Amorth per dargli una mano. «Io l’ho fatto per riconoscenza e per ubbidienza e da quel giorno mi sono messa al suo servizio. Ho aiutato tante persone con gravi problemi demoniaci che non sapevano dove andare, a chi affidarsi». Rosa parla con un trasporto, una semplicità e una fede che non è facile trovare in altre persone. Si capisce dalle sue parole e dalle lacrime, che di tanto in tanto fatica a trattene— re, che quelle storie l’hanno provata al limite della soppor— tazione umana. Ma ne è orgogliosa. Questa ora è la sua vita e non tornerebbe mai indietro, nonostante l’età e i tanti acciacchi ereditati dalla sua difficile esistenza. 27 «Quando si è patito così tanto e hai conosciuto le grazie più grandi non si può non desiderare che anche altre perso— ne che soffrono possano godere del tuo stesso bene». A par— lare questa volta non e Rosa, ma l’amica che per tutto il tempo del nostro dialogo le è stata seduta accanto e l’accom— pagna nella sua missione, perché da qualche tempo soffre del morbo di Parkinson, cosi come, del resto, le aveva pre— detto padre Candido. «Ma quando ci si occupa di queste vicende — domanda il cronista non senza qualche titubanza — non viene il timore di esporsi a qualcosa di troppo grande, di incontrollabile?». La prima a rispondere e l’amica di Rosa. «Anch’io in un primo momento ho avuto paura. Come si fa a non temere di fronte a simili manifestazioni? Poi ho capito che se condu— ci una vita di preghiera, di sacramenti, di affidamento a No— stro Signore, a Maria Vergine non devi temere alcun male. Questo vale sia per te che per tutti quelli che ti stanno vicino. Una famiglia unita, dove la fede è vissuta e visibile, do— ve c’è preghiera, è sotto una grande protezione. Il bene è più

forte del male». Le due donne mi guardano. Comprendono la mia diffi— coltà. Mi invitano ad avere fede, a pregare, ad andare avanti in questo complicato lavoro. Non convinto, insisto: «Non è facile mettere insieme tutte le storie che ho sentito, che ho visto in prima persona. Sono talmente enormi. E devo rac— contarle facendo in modo che la gente non le rifiuti, non le pensi come abili sceneggiature di un film dell’orrore 0 come credenze di un’altra epoca, che non possono avere dirit— to d’asilo nel terzo millennio…». Questa volta e Rosa a rispondere per prima: «Prega lo Spirito Santo, vedrai che non avrai alcun problema». 28

PER NON VOLAR SENZ’ALI Non bisogna temere perche' il bene @ infinitamente piùfor— te del male. Padre Amorth si ferma un attimo, come assorto su un pensiero, un ricordo sull’onda del quale riprende di slancio: Chissà quanti malefici mi avranno lanciato?… Quante tentazioni!… Lo stesso padre C andido, fin dal primo momena to della nostra collaborazione, mi aveva rassicurato: — Non temere, il Signore ci protegge —. Qualche tempo prima, quando l’allora cardinale vica— rio di Roma, Ugo Poletti, mi aveva dato l’incarico di esor— cista, mi sono afiidato totalmente allaprotezione e all’aiuto della Madonna.Avvolgimi nel tuo manto, gli ho chiesto nella preghiera, e con te sono al sicuro. Una protezione che ho sperimentato e vissuto negli anni come inviolabile. Ne ho la certezza quandoprego, quando recito il rosario, quan— do visito isantuari mariani. Ne ho avuto la prova dalle pa— role stesse di vari demoni, per bocca di persone che ho esorcizzato : — C on te non possiamo fare niente perché sei troppo pro— tetto —. 29 E pensare che proprio non avevo alcuna intenzione di fare l’esorcista. Il cardinale Poletti mi ha preso alla sprovvi— sta, in un modo tale che non ho potuto dire dino. A sentirla raccontare da padre Gabriele la storia di Polet— ti che lo incastra a fare l’esorcista è uno spasso. Al ricordo gli brillano gli occhi di divertimento, come quando raccon— ta barzellette, tanto più se racconta quelle che ascoltava dal— la viva voce di padre Pio: un tipo che quando era in vena e aveva un momento libero, era un divertimento. In quell’epoca, a Roma, mi capitava spesso di incontra— re il cardinale. Eravamo amici e lui apprezzava molto le mie barzellette. Quando ne aveva di nuove lo andavo a trovare. Quel pomeriggio suono il campanello della sua abitazione e viene lui stesso ad aprire la porta. Come sempre. dopo le mie storielline, Chiacchieriamo di tante cose, di comuni co-

noscenze, dei problemi pastorali... Gira gira e il discorso cade su padre Candido, che aveva fama di sant’ uomo ed era oberato di lavoro. Il cardinale si sofierma a ragionare sul gran numero di persone che ogni giorno lo attendono per la messa, gli esorcismi. La Scala Santa era li a due passi dal— la sua abitazione. Del tutto spontaneamente mi viene da di— re che di quelle cose ero informato perche': — Conosco bene padre Candido 7. A quella notizia il cardinale mi guarda con un sorriso e sottolinea: —Ammalato com’e‘, e con tutte le persone che chiedono di lui, ha tanto bisogno di aiuto —. 30

Mentre, visibilmente addolorato, esprime questi sentimenti di comprensione nei confronti dell’opera dell’esorci— sta, cerca sulla scrivania e nel cassetto un foglio intestato. Quando lo trova, tace e comincia a scrivere. Io lo guardo e lui scrive. Poi alza gli occhi, dopo aver apposto lafirma in calce. mi consegna il foglio e afierma: — Bene, questo e‘ il suo nuovo incarico —. 7 Il mio nuovo incarico? —. dico io, sottolineando la stufi pare. Quindi comincio a leggere la lettera. È la mia nomina a esorcista della diocesi di Roma. assegnato a padre C an— dido come suo assistente e allievo. Naturalmente provo a protestare: — Eminenza, lo sa che io non sono in grado. Non posso. Lo sa che sono un po’ così... mipiace raccontare barzellette,fare monellerie... —. Niente dafare. Il cardinale rimane irremovibile sulla sua decisione, convinto che sarei stato all’altezza. Con una be— nedizione e una pacca sulla spalla mi rassicura e mi ac— compagna alla porta garantendomi la sua preghiera. Quel pomeriggio avevo del tempo libero ed era andato dall’amico Poletti per raccontare uno storiellina delle mie. Ora ne uscivo con l’incarico di esorcista. Con quel foglio, il giorno dopo era da padre C andido. Tempo libero credo di non averne più avuto. A Roma la figura di padre Candido è conosciutissima fra chi ha fatto un certo tipo di percorso spirituale. Sono molti coloro che hanno beneficiato della sua opera e lo ricordano come un santo. A volte basta chiedere per scoprire che ce ne sono anche fra coloro che si incontrano alla messa della domenica. Un caro amico. ora felicemente sposato con prole. che da ragazzo ha subito una pesante influenza diabolica, dovuta alla frequentazione culturale di un musicista con seri pro— blemi di handicap, legato a una setta esoterica e occultista, racconta la sua esperienza con la lucidità che è solo delle

persone che hanno fatto conoscenza diretta del maligno e sono riuscite a liberarsene con una vita di fede: «Senza nemmeno rendenni conto ho intrapreso la strada del male. Avevo scelto il male per la mia vita». Un periodo che ricorda co— me tristissimo. segnato da una grande tensione interiore, da un cupo desiderio di morte. Poi, l’interessamento della fa— miglia. le pressioni di chi gli sta vicino... La sua vita riparte con la partecipazione a una messa di guarigione e liberazione. «Li ho provato lo straordinario effetto della pace di Gesù che ti avvolge, ti entra nel cuore. Una luce di sole nascente». Gli incontri con padre Candido e con padre Amorth, che all’epoca già lavoravano insieme, si fanno frequenti. Il ricordo delle preghiere di esorcismo, dei consigli dei due sacerdoti, delle affollate messe alla mat— tina alle sei alla Scala Santa è incancellabile. «Eravamo in tanti. Ognuno con un pesante fardello da portare. Quando padre Candido iniziava la preghiera dell ’e— sorcismo in latino sembrava che si spalancassero le porte dell’inferno. Ricordo una ragazza. Mi stava accanto. Nell’attesa ci avevo parlato a lungo. Mi sembrava del tutto nor— male. A un certo punto ha cominciato a torcersi. rantolare, sibilare. Si è messa a parlare in greco antico, urlando... Al— tre persone vicino a lei hanno cominciato ad agitarsi, fare ru32

mori, a bestemmiare... Poi ho sentito dentro di me una gran— de pace. Ogni volta era così. Sembrava come l’esperienza di Elia, che nella grotta si mette in attesa di Dio e dopo strepi— ti e tempeste lo sente arrivare nel vento leggero. Tutto in— torno si fece silenzio. La ragazza si accasciò a terra, raggumitolata. Da dentro di lei si sentì uscire una voce diversa da quella che aveva parlato fino a quel momento. Un orribile grugnito e, ben distinte, le parole in italiano: — Mi hai scovato —». Gli insegnamenti di padre Candido continuano a guidare questo amico e la sua famiglia sulla strada della pace di Cristo. «Mi ha detto che dovevo pregare e da quel giorno credo di non avere più smesso. La preghiera deve essere parte della tua vita, mi ha detto. Devi affidarti sempre alla Ma— donna. E ricordati che il diavolo deve sempre essere rifiutato. Qualunque cosa, qualunque situazione ti faccia presagire la sua presenza allontanala da te. Conserva sempre la libertà della tua anima. Nel momento in cui ti sembra di essere privato della libertà interiore devi allontanarti da que— ste situazioni, pregare più forte. Ricorda che il diavolo sa essere forte solo con i deboli e deve essere trattato con un sa— no disprezzo». Vengono in mente le tante icone della Madonna della Mi— sericordia che si trovano in tanti santuari. Facile pensare, per esempio, a quella di Monte Berico a Vicenza. La Madre Santissima che avvolge col proprio manto i fedeli che si affida— no a lei. In alcune immagini sotto il suo manto sono state po—

ste intere città. Ci sono ex-voto in cui Maria distende il man— to su navi in piena tempesta, persone imploranti, malati il— luminati dalla grazia divina. Chi vuole una grazia e a Lei non 33 ricorre, ricorda il Poeta, «sua disianza vuol volar sanz’ali». Il Signore ci ha dato tante grazie per vincere il demonio. La preghiera... la preghiera ha un potere enorme. È il trionfo del bene. E poi una vita di sacramenti. L'afiidamento alla protezione della Madonna. La fiducia incondizionata nella Misericordia Divina. Purtroppo tante volte siamo distratti. [ singoli, le comu— nità intere, i sacerdoti. Ci assopiamo come gli apostoli nel— l’orto del Getsemani. O, ancor peggio, siamo convinti, sia— mo stati convinti, di poter volare senz’ali. In quel momento dobbiamo fare molta attenzione a non affidarsi, con inge— nuità o con malizia, alle ali corrotte e monche del demonio. La tentazione è sempre in agguato ed è spesso fatta di su— perstizioni. Anche quelle piccole. a prima vista insignificanti. sono come porte aperte al diavolo. E qui vale la pena di lasciare ancora una volta spazio al racconto dell’amico che abbiamo appena incontrato, anche perché suffragato da numerosi altri testimoni. «Un giorno mi trovavo proprio accanto a padre Candido. Parlavamo. Era uno dei soliti incontri mattutini a San Giovanni e c’era tanta gente, tanti sofferenti, con i problemi più vari. A un certo punto una vecchietta minuta si fa largo fra le perso— ne. Si avvicina e chiede, più o meno come facevamo tutti: ! Padre Candido mi deve fare un favore —. Lui la guarda con la consueta espressione accogliente mo— strandosi pronto ad acconsentire. La vecchina, incoraggia— ta. cerca qualcosa nelle tasche e. tenendola ancora stretta nelle due mani, come si fa con una cosa preziosa, che non deve assolutamente andare perduta, domanda ancora: 34

* Mi deve benedire questo crocifisso —. Così dicendo apre le mani e mostra una catenina, di quel— le che si portano al collo, con una piccola croce d’oro. Pa— dre Candido sembra pronto alla benedizione, quando si fer— ma irrigidito. In quel momento mi rendo conto che nelle ma— ni della donna, un po’ nascosta dalla croce, spunta la forma di un cornetto, anch’esso d’oro e anch’esso appeso alla ca— tenina. Il volto del prete si fa scuro e contratto. La voce si alza severa nella chiesa, con una autorevolezza che nessuno di noi aveva mai sentito: — Lei non si rende conto di quello che sta facendo. Non può confondere Cristo con queste cose. Se ne vada. Butti via ogni cosa. E torni solo quando avrà scelto fra Gesù e il diavolo —». LE AZIONI DEL DEMON IO Il problema del male riguarda tutti i popoli e tutte le epoche. N0i sappiamo che il problema dipende dal demonio.

Una conoscenza che ci viene dalla rivelazione. E il demo— nio che genera il male e la sua azione può essere ordinaria o straordinaria. L’azione ordinaria è quella che si esplica normalmente con le tentazioni. Quella di tentare l’uomo e‘ l’attività alla quale il demonio si dedica maggiormente ed e quella a cui tiene di più, perche' e attraverso di essa che riesce a far per— dere le anime. L’azione straordinaria si esplica, molto più raramente, attraverso i cosiddetti mali malefici. Temi delicati e complicati. Prima di afirontarli è bene riafiermare ( ci torneremo anche in seguito) il principio cristiano ribadito nell’Apocalisse, secondo il quale nella battaglia contro il male è il bene che trionfa e in questa batta— glia l’uomo non e‘ mai solo. Può scegliere di essere solo, ma nel momento in cui la cerca, la grazia divina e pronta ad ac— compagnarlo, a fornirgli gli strumenti per combattere e per vincere. E se noi sbagliamo e persistiamo nel nostro errore, 36

dobbiamo sapere che Gesù ci aspetta fino all’ ultimo. Ci vuole salvi e la sua misericordia è sempre pronta ad accoglierci solo che lo vogliamo. Nessuno meglio di Gesù Cristo sa che sulla via del male basta lasciarsi scivolare, la via del bene e invece sempre in salita. Tutto dipende da quello che si sceglie e lo Spirito Santo è pronto a fortificarci. Per espletare il suo disegno il diavolo usa tutti i mezzi per tentare l’uomo. In questo senso la modernità gliene ha offerti di ulteriori e sempre più spesso le persone si mastrano incapaci di riconoscere il male. Come sottolinea san Giovanni nella prima lettera, tutto il mondo giace sotto il

potere del maligno. L’impegno principale del diavolo efa— re in modo che l’uomo pensi solo alle cose della terra. In» teressante, per esempio, è come la società, la pubblicità e molti mezzi di comunicazione veicolino con insistenza un modo di intendere la bellezza e la salute del corpo come se fosse il vero scopo della vita. Il grande inganno dell’essere eternamente belli, eternamente sani. Ecco, il regno di sata— na è il regno dell’inganno, contrapposto al Regno di Dio che è il regno della Verità. E solo la Verità ci rende liberi (cfr. Gv 8,32). NelRegno di Dio ogni cosa che e’ di questa terra è infun— zione delfine ultimo. Il mio regno, sottolinea Gesù non e di questo mondo. Le beatitudini sono in funzione del Regno dei cieli. Gesù non promette mai felicità terrena. La via che porta al Paradiso passa sempre attraverso il Calvario. Il Regno di Dio e‘ il Paradiso. Lo scopo della vita e meritarselo. E se si salva l’anima, qualunque sia stata la nostra sorte su questa terra, la vita e‘ stata un successo. Cosa giova all’uomo guadagnare il mondo se poi perde se stesso? (cfr. Mt 16,26). La parabola del ricco epulone e un afiresco fon— 37

damentale per indicare quale sia la strada nel rispetto dei dieci comandamenti. Tutt’altra cosa e‘ quella che io definisco, secondo una codificazione accettata dalla Chiesa, attività straordinaria del demonio. Il concetto di straordinario e relativo al fatto che si tratta di manifestazioni poco frequenti, che esplicano la forza del demonio, ma non sono la sua attività preferita. ] mali straordinari provocati dal demonio sono quattro: possessione, vessazione, ossessione e infestazione. Fra questi mali la possessione e certamente ilfenomeno più raro, cosi come rara e l’infestazione. La possessione e il fenome— no in cui il diavolo prende possesso del corpo di una persona contro la sua volontà e, quindi, senza nei fatti influire di» rettamente sulla sua anima. Ci sono stati anche dei santi che sono stati posseduti dal demonio. Tanto per capirci: se uno muore da indemoniato, questo non ha influenza sulla sua salvezza. Nella possessione il diavolo può usare a piacimento del corpo nel quale e‘ entrato e pertanto le azioni attuate da chi è posseduto non sono consapevoli. Santa Maria di Gesù Crocifisso, unica santa araba, nata vicino a Nazareth, quando era posseduta dal demonio bestemmiava, faceva cose inconfessabili. Negli esorcismi spesso si assiste afenomeni straordina— ri scatenati dal demonio. Movimenti e. deformazioni delle membra semplicemente inconcepibili in una persona nor— male, levitazione del corpo, cambiamenti repentini di voce, persone che a malapena conoscono la lingua madre e inve— ce parlano le lingue più svariate. Attenzione, però. Non sem— pre la gravità della situazione e direttamente proporzionale alla bruttezza di ciò che appare. Non e la straordinarietà 38

delle manifestazioni a farci comprendere se ci troviamo di fronte a casi difiicili, situazioni, cioe‘, nelle quali e difficoltoso giungere alla liberazione. Come ci sono casi in cui il demonio si tiene nascosto e poi, magari, servono anni perche' la persona si liberi, ce ne sono altri in cui, a dispetto di manifestazioni demoniache eclatanti, la persona si libera in poco tempo. A volte e per— sino difiicile giungere a una liberazione completa. Su questo, devo dire che padre Candido mi ha toltofin dalprincipio ogni illusione, invitandomi a esercitare l’umiltà. Frenando i miei iniziali entusiasmi, mi disse: - Non si aspetti di vedere che alla fine di un esorcismo qualcuno venga liberato. E un evento molto raro —. In efietti non ho mai avuto il piacere di vedere una per— sona completamente libera dopo un esorcismo. La libera— zione avviene quasi sempre in altre situazioni. Solitamente in contesti sacri, specialmente santuari. Padre Candido, per esempio, era particolarmente devoto di Lourdes e Loreto, dove inviava spesso le persone che esorcizzava, perche' gli era capitato di constatare che molti di loro si liberavano in questi luoghi. A Loreto abbiamo avuto tanti casi di libera— zione. Mapuò capitare ovunque, entrando in una chiesa, an— che durante una semplice preghiera o nel corso delle quotidiane mansioni di lavoro. Una grande scuola di umiltà. La gente, questi grandi sof— ferenti, viene da noi con delle aspettative. Ha estremo bisogno di aiuto. Spesso ha bussato a decine di porte senza tro— vare una risposta alle proprie esigenze. Ha girato ospedali, medici, psichiatri, reparti di psichiatria, ha preso psicofar— 39 maci, ha speso capitali dagli psicanalisti, ha fatto operazio— ni chirurgiche, a volte ripetute, a volte inutili. Ha parlato con i propri parroci, ha bussato a tante porte, ma non ha trovato chi li ascoltasse nel profondo e comprendesse il terribile dramma. Gli esorcisti sono troppo pochi e tanti preti, anche vescovi e teologi, sottovalutano il problema, lo sfuggono quasi fosse una superstizione. Cosi, queste persone, dopo avertrovato dei muri di incomprensione e di ignoranza, quan— do arrivano da noi si affidano totalmente. Ma noi siamo solo dei servi inutili, io dico dei buoni a nulla. Siamo semplici strumenti nelle mani di Dio. Non siamo noi a liberare dal demonio, ma Gesù Cristo. Noi,per conto della Chiesa, agia— mo nel nome di Gesù Cristo, i cui esorcismi raccontati nel Vangelo, come recita il Catechismo della Chiesa Cattolica al punto 550, «anticipano la grande vittoria sul “principe di questo mondo"(Gv 12,31)». Una verità di fede ribadita esplicitamente da Giovanni Paolo II il 20 agosto del 1986 parlando agli esorcisti: «Alla vittoria di Cristo sul diavolo partecipa la Chiesa: Cristo, infatti, ha dato ai suoi discepoli il potere di cacciare i demoni. La Chiesa esercita tale potere vittorioso mediante la fede in Cristo e la preghiera che, in casi specifici, può assumere la forma dell’esorcismo». Tornando alla singolarità delle manifestazioni diaboliche, uno dei casi più semplici e rapidi che mi sia capitato si era presentato come complicatissimo. Un giorno arriva da

me un mio amico frate francescano. Un tipo particolarmente robusto, che insieme ad altri due uomini teneva stretto un giovane agitatissimo. Era un contadino. Uno che era cresciuto in campagna, aveva un basso livello di istruzione e non si era mai mosso dal paese dove era nato. Nell ’esorci— 40

smo si agitava e straparlava in perfetto inglese. Ho persino avuto bisogno di un interprete per capire. — Io sono Lucifero, re degli scorpioni —, diceva. Sembrava veramente un caso terribile. C’erano persino fenomeni di levitazione. Un giorno, nel colloquio che solitamente facciamo col diavolo durante l’esorcismo, gli ho chiesto: — Quando vai via?—. La risposta da quel momento in poi fu invariabile: —Il 21 giugno alle Il —. Lo esorcizzavo due volte alla settimana. All’epoca lavoravo in via Merulana, nel convento dei frati della chiesa di Sant’Antonio. La prima volta era febbraio e, devo dire, non ho mai più avuto un caso cosi rapido. In prossimità del 21 giugno, per verificare, prendo un appuntamento per il giorno seguente. Il contadino viene da me calmo, tranquillo come non lo avevo mai visto. Gli faccio raccontare quello che era successo : * Ero in campagna, stava lavorando. Improvvisamente credo di aver cacciato un grande urlo. Mi sono guardato intorno per la paura. Poi mi sono sentito meglio. Ora sto bene —. Allora gli ho fatto l’esorcismo, ma non e‘ successo nien— te. L’ho fatto venire un’altra volta e ho ripetuto il rito del— l’esorcismo. Niente. Era libero. E non era più in grado di 41

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dire una parola in inglese. Non aveva mai imparato l’ ingle— se e non sapeva parlare inglese. Un caso che serve anche per spiegare come sia necessario chiedere al demonio quando intende andarsene, quanto tempo gli e stato concesso. Il rituale lo prevede espressa— mente. Quando sipuo’ occorre chiedere anche il giorno e l’o— ra. Il diavolo sa perfettamente di avere poco tempo a di sposizione. Come del resto si legge nel significativo capitolo 12 dell’Apocalisse, che chiarisce in parte quello che abbiamo detto e che avremo modo di riprendere: «Ora si e‘ com-

piuta la salvezza, [aforza e il regno del nostro Dio e la po— tenza del suo Cristo, poiché è stato precipitato l’accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti al nostro Dio, giorno e notte. Ma essi lo hanno vinto per mezzo del sangue dell ’A gne] lo e grazie alla testimonianza del loro martirio: poiché hanno disprezzato la vita fino a morire. Esultate, dunque, o cieli, e voi che abitate in essi. Ma guai a voi terra e mare, perché il diavolo e‘ precipitato sopra di voi pie— no di grande furore, sapendo che gli resta poco tempo» (Ap 12,10—12). Per questo si a]fretta nel tentativo di dannare il più persone possibile. Naturalmente bisogna sempre verificare, con informazioni incrociate, quello che il diavolo dice nell’esorcismo, perché molte volte e’ bugiardo. Ricordo di una ragazza che aveva dei disturbi da quando aveva sedici anni. Nell’esorcismo ho chiesto: — Quando sei entrato? —. — A sedici anni —, mi ha risposto. Dopo l’esorcismo hofatto un lungo colloquio con la ra42

gazza e, separatamente, con i suoi genitori per sapere con precisione quando erano cominciati i primi sintomi. Ho avuto la conferma che effettivamente le prime influenze malefi— che si erano manifestate all’età di sedici anni. Assai diverso e il problema della vessazione. Le vessazioni sono mali grandissimi provocati agli uomini, senza però che vi sia possessione. Il caso della famiglia di Rosa, che abbiamo raccontato, ne e un perfetto esempio. Il sog— getto vessato non e? posseduto dal demonio. Dentro di lui non c’è il demonio. I dolori, le malattie e le malvagità che subisce sono però tali da impedirlo nella sua libertà. Questo, naturalmente, può accadere in vari modi. Si può essere vessa— ti nel fisico: una malattia, dolori fortissimi, più malattie in— sieme; nella mente: abbastanza comune e il caso di esauri— menti, depressioni; negli afietti: non si riescono ad avere storie d’amore; nel lavoro: attività economiche che falli— scono improvvisamente, licenziamenti immotivati, mancate assunzioni immotivate. I problemi di vessazione sono molteplici e quasi sempre generati da malefici. Fra i più comuni e’ il caso di una fiorente attività economica che a causa di un maleficio comin— cia inspiegabilmente a decadere. Si potrebbe dire che e‘per incapacità dell’ imprenditore oper cambiamenti di mercato. Quando però si tratta, come mi e capitato, di negozi otti— mamente avviati, collocati in strade di grande interesse com— merciale, che da un giorno all’altro perdono tutti i clienti, magari in favore di un concorrente che ha appena aperto, e difiicile pensare a incapacità imprenditoriali o a scarso ap— peal dei generi commerciati . Soprattutto se la merce e i prezzi sono gli stessi della concorrenza e il commerciante in oggetto è sempre stato ben voluto dai suoi clienti. 43 Poi, quando chi patisce questo dramma economico viene da noi a chiedere aiuto, allora capita che le vere ragio-

ni emergano quasi subito. Si va nel negozio, lo si benedice periodicamente, a volte ci si celebra la messa, si fanno pre— ghiere di liberazione e si vede che un poco alla volta l’attività economica segna una ripresa. Serve tempo, serve fede, serve preghiera per tornare come prima. Ci sono tuttavia episodi in cui la pervicacia del maleficio è tale che èpersi— no preferibile cambiare attività, perche' il danno dell’attesa sarebbe economicamente insostenibile. Comuni sono anche i casi legati a situazioni afiìzttive. Un giovane dopo alcuni anni di fidanzamento capisce che quella non era la donna per lui. lnterrompe la storia nel modo più normale, cercando di non provocare eccessivo dolore nella fidanzata. La madre di lei non ci sta, si rivolge a un mago, a una fattucchiera e per quel giovane comincia un terribile calvario: non riesce a trovare un lavoro che duri più di qualche giorno, non riesce a mettere in piedi una relazione stabile, si ammala, non riesce a fare nulla che ri— chieda un minimo di impegno. Padre Candido ha guarito tante malattie di questo tipo. Gli organi più colpiti sono so— litamente lo stomaco e la testa. Organi che riguardano funzioni vitali essenziali come il mangiare e il lato afiettivo. Nel caso di nevrosi, esaurimenti nervosi, depressioni, come già abbiamo detto, tante volte e difiicile capire quali siano ef— fettivamente le cause. All’interno della categoria dei disturbi e delle instabi— lità psichiche rientra spesso anche ilfenomeno dell’osses— sione. Si tratta di un male diabolico, che provoca pensieri frequenti, ossessivi, apparentemente invincibili in modo ta— le da condurre alla disperazione e a volte anche al suici44

dio, se non all’assassinio. Se si considera che il demonio può influire sui sogni si comprende come l’ossessione impedisca anche di dormire. Ci sono anche fenomeni di intervento nei sogni molto più lievi, che hanno strettamente a che fare con le tentazioni. So— gni legati alla sfera sessuale o alla prevaricazione del pros— simo. Ma ci sono anche sogni che provocano terrore, che spaventano e non lasciano dormire. I mass media spesso sfrut» tano questi temi e non possiamo far finta di non sapere che il diavolo agisce anche attraverso i mezzi di comunicazione. I film che provocano paura e terrore; i film costruiti intorno alla violenza, spesso fine a se stessa; i film di sesso, di pre— varicazionefisica e psicologica, specie se attuata col ricorso di pratiche esoteriche ed occultiste; certi cartoni animati. Si tratta dei temi preferiti dai sogni indotti dal demonio. Il fenomeno dell’infestazione riguarda case, oggetti, a volte anche immagini sacre, animali. Si tratta di questioni assai complicate, anche queste molto spesso collegate ai ma— lefici, dalle quali non e‘ facile uscire senza soluzioni drastiche, come l’alienazione del bene. 45

PARTECIPI DELLA REDENZIONE DEL MONDO Alla luce di questa situazione diventa fondamentale ca— pire come si cade in queste trappole, come si diventa Vittime di queste azioni demoniache e come ci si difende. Le cau— se, secondo la suddivisione adottata da me e accettata dalla Chiesa, sono quattro. Due sono “colpevoli” e due sono “incolpevoli”. È fondamentale, in particolare, conoscere le cause "colpevoli" per poterle evitare. È “incolpevole” il caso assai raro, perché relativo ad alcuni grandi santi, asceti e mistici, in cui è Dio stesso che consente al diavolo di provare le loro anime con tentazioni e vessazioni perché si rafibrzino nella fede e provino al diavolo, come nel caso di Giobbe, di saperin resistere. È “incolpevole” il caso di chi subisce malefici e a causa di essi e‘ vessato o e addirittura posseduto dal demonio. È “colpevole”, invece, afiidarsi a maghi, fattucchiere e a qualunque forma di divinazione… È “colpevole” abbandonare volontariamente la strada di Cristo, condurre una vita dissoluta e di peccato, subirne il fascino fino al punto di avvicinarsi a sette pseudo religiose o sataniche. In tutti i casi, sempre e comunque, la preghiera e“ l’arma 46

di difesa per eccellenza. «Vigilate e pregate per non cadere in tentazione», consiglia Gesù agli apostoli nell 'orto degli ulivi. Un invito che viene ripetuto continuamente in tut» te le apparizioni mariane. La stessa preghiera che Gesù ci ha insegnato, il Padre nostro, dopo la lode a Dio, l'accettazione del Regno, l'invocazione per il sostentamento quotidiano, la remissione dei peccati e la riconciliazione col prossimo chiede espressamente a Dio aiuto nelle tentazionie soccorso nell'affiontare il maligno. Neifatti, senza l' aiu» to di Dio siamo indifesi. Nella guarigione dell’indemoniato ai piedi del Tabor. che analizzeremo più avanti. Gesù sottolinea con fermezza che senza preghiera questo tipo di intervento divino non si ot— tiene. Per la liberazione dal male bisogna pregare per se stessi e per gli altri. Tante volte e‘ solo con la preghiera che possiamo aiutare le persone che si sono perdute nel peccato e rifiutano ogni tipo di aiuto. È il padre dell’ indemoniato che prega con insistenza Gesù affinché lo liberi da quella terribile influenza. Sono tanti i genitori che sperimenta? no questo tipo di dolore per i figli che si sono perduti a cau— sa di infatuazioni, compagnie sbagliate, condotte di vita ri— provevoli. La loro preghiera e fatta di sofferenza, di lacrime e difiducia insieme. È bello in questo caso ricordare l’esempio di santa Mo— nica, la madre di Agostino d ’lppona. Negli anni della giovinezza del figlio, perduto in bagordi e in una vita dissoluta, come lui stesso racconta nelle “Confessioni”, gli resta sem— pre accanto. ma soprattutto prega intensamente per ottenere da Dio il dono della sua conversione. Una fiducia e una fe— deltà in Dio che quel figlio non dimenticherà mai, tanto da trasformarsi nella base solida della sua stessa santità.

47 Dicevamo delle cause che introducono il dem0nio nella nostra vita e ci mettono nelle sue mani. Le due che abbiamo definito “incolpevoli” sono da considerarsi abbastanza rare: quelle in cui Dio stesso consente l’azione del demonio; quelle prodotte dai malefici. Il primo caso può essere difiicile da capire nella sua logica salvifica ma e strettamente legato alla vita di tanti san— ti e, prima ancora. alla vita di moltipersonaggi biblici. Per comprenderlo occorre leggerlo attraverso la missione terrena e l’esperienza della croce di Gesù Cristo. In sostanza: Dio concede al demonio di agire, sapendo che la persona interessata, nella sua azione di resistere al male, si santifica. San Giovanni Crisostomo sosteneva, paradossalmente, che «il diavolo e santificatore delle anime». Del resto sono tanti gli esempi di santi vessati dal demonio. Da san F ran— cesco a Padre Pio, al Curato D’Ars e via dicendo. A questo proposito il santo di Pietrelcina spiegava che comunque «la sofierenza e preziosissima», perche’ ci fa partecipi dell’ opera redentrice di Gesù. E nei casi specifici dei santi e Gesti stesso che chiede a queste persone di partecipare con la loro sofierenza alla sua azione di redenzione, quando non so— no loro stessi a proporsi direttamente. Una richiesta reciproca che viene formulata espressa— mente nelle visioni, nei dialoghi mistici e che, a volte, è in— dirizzata alla salvezza di precise persone. Nell’Antico Te— stamento ci sono molti esempi di questo tipo. Il libro di Tobia e il libro di Giobbe sono a riguardo molto interessanti. in essi l’azione del diavolo, non solo tentatrice, è messa in relazione con l’azione salvifica e liberatrice di Dio, operata attraverso gli uomini. A Tobia e Tobi, Dio manda il suo an— gelo, ma sono le azioni dei due uomini che rendono possi— 48

bile il compito dell’angelo, compresa la liberazione dal de— monio, per mezzo dell’opera di Tobia, della sua promessa sposa Sara. È la fedeltà di Giobbe, contro ogni evidenza, con— tro ogni sopruso operato dal male, che lo santifica e lo giustifica davanti a Dio e agli uomini. Qui il diavolo mette al— la prova Dio attraverso Giobbe e Dio sceglie Giobbe quale artefice della sconfitta del demonio, come è evidente nel dialogo fra Dio e satana nel primo capitolo versetti 10 e l l : «Tu hai benedetto il lavoro delle sue mani e il suo bestiame abbonda sulla terra. Ma stendi un poco la mano e tocca quanto ha e vedrai come ti benedirà in faccia». Lo stesso dialogo si ripete al secondo capitolo quando satana si rende con— to che la fedeltà di Giobbe perdura nonostante sia andato economicamente in rovina. Al versetto 5 insiste: «Stendi un poco la tua mano e toccalo nell’osso e nella carne e vedrai come ti benedirà in faccia». Anche qui il Signore accetta la provocazione del demonio e nel versetto seguente gli concede quanto ha chiesto: «Eccolo nelle tue mani. Soltanto ri— sparmia la sua vita», così come in precedenza gli aveva po— sto il limite di non toccarlo nella persona. La storia la conosciamo bene. Giobbe resta fedele al suo Signore a dispetto di tutte le sue disgrazie e dei mille dubbi

che il diavolo insinua in lui attraverso le persone che gli stan— no vicino, sua moglie e i suoi amici. Quando satana riceve la sua lezione, Dio reintegra Giobbe nella salute, nelle fortune ein tutti i suoi averi, moltiplicandoli. C osi come Giobbe, l’uomo con la suafedeltà raggiunge il quadruplice sco— po di umiliare il demonio (l’ accusatore dell’Apocalisse), rendere lode a Dio raccogliendone la ricompensa, partecipare alla redenzione del mondo. Nel Vangelo viene in mente, al contrario, l’episodio del 49

giovane ricco (Mt 19,l6—22). È lui stesso che si presenta al Maestro per sapere quale sia la strada della santità. La sua richiesta è alta, perché già alta è la sua condotta morale. Nella sua confessione a Gesù, il giovane spiega di osservare tut— ti i comandamenti e la legge di Abramo. Gesù che gli legge nell’animo sa che è sincero. Nei Vangeli di Marco e Luca si esprime chiaramente: «Fissatolo lo amò». Poi risponde alla sua domanda indicando gli la strada della santità perfetta, della dedizione totale a Dio: «Se vuoi essere perfetto, va’, ven— di quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo. Poi vieni e seguimi». A questo punto il Vangelo non fa alcun commento. Osserva semplicemente che, poiché era molto ricco, «se ne andò triste». Gesù gli propone di fare l’ultimo salto, lui non riesce a rinunciare agli agi e ai poteri della ricchezza. Gesù lo ama all’istante e vorrebbe che Dio fosse tutto per lui. Ma lui, che poteva fare quel salto. perché nelle sue capacità. rifiuta la proposta. Naturalmente non sappiamo come sia andata. Potremmo pensare che in seguito quel giovane si sia liberato di questa sua ultima debolezza, che abbia scelto la strada di Zaccheo o quella dei servitori fedeli della parabola, facen— do fruttare le sue ricchezze per amore e rispetto nei con— fronti di Colui che gliele ha affidate. Sappiamo solo che Gesù si rivolge ai discepoli che hanno osservato la scena dicendo quella frase terribile e famosa: «Difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel regno dei cieli». Un’espressione durissima. I discepoli intuiscono che col concetto di ricchezza si indica tutto ciò che tiene legati al mondo e ne sono turbati. Per questo chiedono: «Chi si potrà 50

dunque salvare7». La risposta di Gesù e‘ luce pura, capace di gettare una grande speranza nella nostra vita: «Questo è impossibile agli uomini ma aDio tutto epossibile». Una spe— ranza grande, che si affianca a una ancor più grande certezza: «Chiunque avrà lasciato case, 0 fratelli o sorelle o padre o madre ofiin 0 campi per il mio nome, riceverà cen— to volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei pri— mi saranno ultimi e gli ultimi iprimi».

Interessante, proprio perché chiarificatore dei motivi per i quali Dio lascia intervenire il demonio sulle persone elet— te, è un brano di san Paolo (2Cor 12,7—10): «A]finche’ io non montassi in superbia per la grandezza delle rivelazioni, (? stata data alla mia carne una spina, un inviato di satana per percuotermi, perché io non vada in superbia.A causa di questo per tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: — Ti basta la mia grazia; la mia potenza, infatti, si manifesta pienamente nella debolezza —. Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nel— le mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofierte per Cristo: infatti quando sono debole e‘ allora che sono forte». Alla luce di questo ragionamento sulle tentazioni, anche col riferimento al giovane ricco, occorre ricordare il prin— cipio generale per il quale mai è permesso al demonio di colpire una persona al di là delle sue capacità di resistere al dolore o alle lusinghe delle tentazioni. [santi a livellipizì alti, le persone normali a livelli più bassi. E nel caso in cui cadano è sempre per libera volontà di lasciarsi andare, assecondando le loro debolezze. 51 A uno dei suoi frati, che stava subendo una tentazione, san Francesco, racconta il suo primo biografo e confratello Tommaso Da Celano, spiega: «Credimi, figliuolo, che ap— punto per questo ti ritengo servo di Dio e sappi che quanto più sei tentato tanto più mi sei caro. Nessuno deve reputar— si servo di Dio se non è passato attraverso tentazioni e tribolazioni. La tentazione, vinta in certo modo, è l’anello col quale il Signore fa sposal’anima del suo servo. Molti si compiacciono dei meriti acquistati in lunghi anni e si rallegrano di non aver provato tentazioni di sorta; sappiamo, però, che questo è indizio che il Signore ha tenuto conto della loro debolezza spirituale, giacché anche prima della battaglia sarebbe bastato il terrore a vincerli. Infatti non si suscitano duri combattimenti se non a chi possiede una forza d’animo a tutta prova». E così come san Francesco esortava i confratelli, la ve— nerabile Maria Giuseppina di Gesù Crocifisso, carmelitana scalza, fondatrice a Napoli del Monastero dei Santi Giusep— pe e Teresa, ricordava con queste parole alle sue consorelle la missione che avevano scelto nel momento di entrare in clausura: «Una religiosa e un’anima che si chiude in mona— stero come il soldato in trincea per combattere. Tu, dunque, devi pensare che sei al Carmelo per la difesa delle anime contro gli assalti del nemico infernale. Nonti accorare, per— ciò, nella lotta interiore che subisci e che cresce dentro di te, invece della pace e della quiete che sognavi. Ricordati che questo e l’ufficio dell’anima consacrata a Dio benedetto: combattere e vincere». Santa Caterina da Siena diceva che Dio consente le persecuzioni del demonio nei nostri con— fronti «per fornirci materia di merito, oltre che per destarci dalla sonnolenza dell’accidia». 52

Il diavolo e capace di dare enormi sofierenze a chi in—

traprende la strada della santità. E i santi con la loro fedeltà a Dio contribuiscono al trionfo finale del bene, all’azione redentrice di Gesù. E facile ricordare l’esempio di Padre Pio. Il demonio ha potuto provare ogni cosa contro di lui, dalle tentazioni al dolore fisico, alle percosse. E Padre Pio con lo stesso orgoglio delle fede che fu anche di san Paolo, poteva dire: «Ho sempre vinto io». 53 COME ASSOLDARE UN KILLER Il secondo degli interventi diretti del demonio nella vita dell’uomo, che possiamo definire “incolpevole” per chi lo subisce, %: il maleficio. Si tratta della principale causa in— colpevole ed e quella, sebbene abbastanza rara, che produce i mali all’apparenza peggiori sulla persona. Nel concreto il maleficio si qualifica come l’azione mal» vagia di un uomo contro un altro uomo attuata per mezzo del demonio. Non bisogna infatti dimenticare che il demonio non può agire direttamente contro l’uomo se non attraverso la mediazione umana. In sostanza, il demonio si può accettare per libera scelta o si può subire, perché qualcuno te lo ha scagliato contro, cioè ha fatto un maleficio. Una cosa che risulta terribile e devastante al solo pensarla. E come assoldare un killer, una banda di picchiatori e vessatori. A fronte di questa apparente ineluttabilità del male, però, è bene tomare a dire che i malefici non possono nulla con— tra le persone che sono unite a Dio nella preghiera e che nella vita hanno fatto una precisa scelta in favore di C risto. Scelta che siamo chiamati a rinnovare quotidianamente per noi eper le nostre persone più care. Nella preghiera ma an— che nelle azioni di tutti i giorni. E non è una semplice sug54

gestione se il nostro pensiero va alla risposta della folla al— la domanda di Pilato (Mt 27,17): «Chi volete che vi rilasci: Barabba o Gesù chiamato il Cristo?». Ai malefici si devono più del 95% dei casi dipersone pos— sedute o con mali causati dal demonio, che sono molto più frequenti delle possessioni. ] tipi di maleficio sono molteplici. Sono utilizzati da tempo immemorabile e continuano a essere praticati con gli stessi mezzi: fattura, legatura, maledizione, macumba, wudù, malocchio, filtri magici , solo per ricordare i più frequenti. Nomi che fanno venire in mente epoche e credenze che si pensano sepolte nella notte dei tempi. In realtà si tratta di pratiche attualissime. Basta informarsi sull ”armamentario di un qualunque mago o fattucchiera per capire che non si tratta di cose passate di moda. È importante precisare che la vittima che subisce il ma— leficio e‘ innocente. Non possono essere a lei attribuiti gli effetti del maleficio che gli e‘ stato scagliato contro. Anche se ci troviamo difronte a una persona posseduta dal demonio. È invece “ gravissimamente colpevole” (padre Amorth uti— lizza proprio questa espressione per definire il grado estre— mo di colpevolezza) chi fa il maleficio e chi lo commissio-

na. Si tratta infatti di persone che agiscono per conto del diavolo o che si sono messe nelle mani del diavolo per rag— giungere i loro scopi. Per espiare simili malvagità ci vuole un radicale cambiamento di vita, una preghiera e un esercizio della carità costanti, l’accostamento sincero al sacramento della confessione. Tutto questo senza che, peraltro, i danni arrecati alle persone con le loro azioni possano esse— re sanati. Almeno nella maggiorparte dei casi. Le storie sono tante e tutte particolarmente inquietanti, 55 anche perché, spesso, sono legate agli affetti primordiali della persona che viene colpita. C hi fa il maleficio o chi lo com— missiona e‘ tante volte un genitore, un parente, un affine, un amico intimo di chi viene colpito. Ed e proprio nell’ambito dei legami affettivi più stretti che si incontrano i casi più. difficili. È come se l’odio col quale viene fatto il maleficio fosse direttamente proporzionale alla forza del precedente le— game affettivo e con quella si riversi sul suo obiettivo. Padre Candido raccontava della vicenda della figlia di due contadini. Una famiglia povera che dopo molti sforzi riesce a far laureare la figlia. I genitori interpretano quella lau— rea come l’inizio di una importante scalata sociale e nella figlia ripongono tutte le loro ambizioni, desideri di riscatto e di rivalsa. Sono delusissimi quando lei si innamora di un operaio e annuncia il fidanzamento. ] due genitori combattono quell’unione in tutti i modi. [ giovani restano però uniti e da queste avversità il loro legame trae ancora più forza. Quando annunciano il matrimonio, alla ragazza sembra che papà e mamma stiano cominciando a rassegnarsi. Ne parla col fidanzato e ne sono contenti. Decisa la data delle nozze iniziano i preparativi. A loro due sembra che tutto va— da avanti per il meglio: non sanno che l’originario dissen— so nel cuore dei genitori di lei e maturato in odio profondo, che attende solo il momento giusto per manifestarsi piena— mente. Anche in chiesa il matrimonio si svolge regolarmente. Gli invitati si spostano al ristorante per il pranzo. A un certo punto, nel corso del banchetto, il padre chiama da par— te lafiglia, la porta con se' in un’altra sala del ristorante e li, con parole studiate al dettaglio e assoluta perfidia satanica maledice lei, il marito, la loro unione e gli eventualifigli , garantendo i mali più terribili. Da quel momento per i 56

due sposi comincia un calvario senza fine. Il marito perde il lavoro. Le malattie e le disgrazie di ogni genere si susseguono ininterrotte. Tale era la cattiveria con la quale è sta— to fatto il maleficio che padre Candido non e mai riuscito a risolvere il caso, ma solo ad apportare benefici parziali. Ci sono anche malefici che vengono rinnovati sistemati— camente. Mi sono capitati casi in cui chi faceva il maleficio veniva a conoscenza degli esorcismi ai quali si affidava la sua vittima e ogni volta ripeteva il rito malefico. In questi casi,perà, se c’è assiduità dipreghiera e di esorcismi, sipuò dire che di solito il maleficio diventa sempre più debole, an— che se ci vuole tempo per la liberazione. Si può anche dire

che questa èla classica tipologia di maleficio in cui, se muo— re l’artefice, la liberazione diventa più semplice. Questo in contrapposizione ai casi di quei malefici molto forti, nei quali nonostante la morte o il sincero pentimento dell'artefice, la liberazione resta dfiicilissima. Ricordo di una madre che aveva lanciato una maledizione alfiglio e si era poipentita iniziando un duro percorso difede e di espiazione. Sforzi che non sono serviti a liberare il figlio dall' influenza diabolica. Occorre ricordare che prima la Chiesa riteneva che gli esorcismi si dovessero applicare solo a chi era posseduto dal demonio, il catechismo attuale ha invece fatto un grande passo avanti, sottolineando che anche nei casi di influenza diabolica si procede con l’esorcismo. E i casi di maleficio con influenze diaboliche sono relativamente frequenti. E sufficiente seguire per qualche giorno l’attività di un esorcista per rendersene conto. Il calendario degli appunta— menti è sempre colmo. E spesso i casi sembrano ripetersi uguali l’uno all’altro. I sentimenti dell’odio e dell’invidia, 7 LA

del resto, si focalizzano quasi sempre sulle medesime cose e se possono colpiscono sugli affetti, sul denaro, il lavoro, il successo, la bellezza, la salute, la casa dove si abita. Ci sono esempi di case colpite da malefici, con rumori, luci ed elettrodomestici che si accendono, impossibilità di fare sonni tranquilli. La gente che ci abita sta malissimo. E liberare le case dai malefici è dÙficilissimo. Molte volte si è costretti a invitare gli inquilini a cambiare abitazione. Ca— pita anche che in alcuni casi si vengano a scoprire altre motivazioni per questi eventi: che in quella casa sono avvenu— ti dei suicidi; che cartomanti o maghi o adepti di sette sataniche l’avevano abitata; che vi sono avvenute sedute spiri» tiche, assassinii particolarmente efi'erati, esecuzioni sommarie al suo interno o al suo esterno (sono molte le storie di case maledette legate a terribili episodi avvenuti in epoche di guerra); che il terreno sul quale la casa e stata co— struita era un vecchio cimitero, con defunti che non hanno trovato la pace eterna. Ma ci possono essere anchefattoripitì comuni,perche’ nella sostanza ogni tipo di malvagità pervicacemente cercata e ottenuta può provocare simili situazioni, anche se di solito è causa di disagi spirituali () psicologici che riguardano le persone e allora benedire la casa o andare ad abitare in un’altra risulta del tutto inutile. il problema e dentro di noi e den— tro di noi dobbiamo risolverlo: prima di tutto col perdono e con l’afiidarsi a Maria e alla divina misericordia. Fin dai primi secoli i cristiani sono stati consapevoli anche della possibilità che il diavolo possa prendere possesso, entrare, non solo negli uomini ma anche negli animali e nel— le cose. In questo senso faceva da guida il Vangelo, per esem— 58

pio con l’emblematico caso dell’esorcismo sull’indemonia— to geraseno, con i demoni che entrano nei porci. Gli stessi padri della Chiesa non mancarono di analizzare questi aspet— ti. Origene testimonia apertamente che nel nome di Gesù si possono cacciare i demoni presenti non solo nelle persone, ma anche nein oggetti, nelle case, negli animali. Il Catechismo della Chiesa Cattolica lo esplicita al punto 1673, quando definisce il significato di esorcismo: «Quando la Chiesa domanda pubblicamente e con autorità, in nome di Gesù Cristo, che una persona o un oggetto sia protetto contro l’influenza del maligno e sottratto al suo dominio, si par— la di esorcismo...». Bisogna però stare attenti a saper interpretare ifenome— ni relativi a cose e animali. A volte sono semplicemente de— gli equivoci. Simpatico un caso che capitò a don Bosco. Una volta era andato in una casa di campagna per trascorrere qualche giorno di riposo. Era insieme ad altre persone. Nel— la notte si cominciarono a sentire forti rumori. Proveniva— no dal tetto e sembravano inspiegabili. Lui pensò alla presenza del demonio, poiche’ gli era capitato spesso di esserne disturbato. Si mise a pregare. Poi, constatando che i ru— mori non cessavano, decise con i suoi amici di fare una per— lustrazione, trovando una gallina che si era incastrata nel— la sofi'itta e terrorizzata sbatteva da tutte le parti. Per festeggiare la positiva e bufl'a conclusione di quella notte di sonno perduto, uccidere la gallina, spiumarla e mangiarla insiemefu un tutt’uno. Viene spontaneo chiedersi per quale motivo i malefici sia— no così relativamente diffusi... Lo spirito di vendetta, il de— siderio di rivalsa, l’odio, la cattiveria per la cattiveria sono mali assurdi e comunissimi, seppure nel praticarli non ci si 59

guadagni niente. Abbiamo innate tendenze al male che facciamofatica a tenere afreno e il demonio è alla continua ri— cerca deipunti deboli di ognuno. Agisce su di essi e ci tenta con tutte le sueforze. Se poi invece di resistergli, di fug— gire alle tentazioni afiidandoci nella preghiera alle prote— zioni divine, simpatizziamo per il male e andiamo cercandolo per procurarle ad altri, ecco allora che si offre real— mente la possibilità al diavolo, non solo di ispirare le nostre azioni, ma anche di proiettare all’esterno il male che cosi caparbiamente pretendiamo. 60

MAGHI, FATTUCCHIERE E CARTOMANTI Fra le cause “colpevoli” di intervento del diavolo nella vita di una persona c’è la frequentazione di maghi e cartomanti. Un fenomeno assai diffuso, che si è reso ancor più incisivo da quando la televisione si è trasformata in un effica— ce strumento persuasivo nelle loro mani. Per molte tv loca— li e non solo, appaltare spazi a maghi e cartomanti è un bu-

siness equiparabile alle televendite, migliore della diffusio— ne di film pornografici, molto simile, in quanto a guadagni, alla promozione dei telefoni erotici. Soprattutto è un busi— ness facile, perché, come sempre, il male non richiede alcun impegno. Si affidano a pagamento intere fasce orarie & que— sti personaggi, che hanno così la possibilità di vedere moltiplicati i loro contatti con persone in difficoltà, con scarso spessore spirituale e facilmente circuibili. La stessa logica che spinge i proprietari delle televisioni a concedere l’inte— ro palinsesto notturno alle donnine che promuovono i te— lefoni erotici. Il risultato e sempre lo stesso: ci sono persone corrotte che guadagnano con la corruzione di altre persone. Le conseguenze spirituali, naturalmente, variano da persona a persona, da mago a mago, da donnina a donnina. Quello di chi frequenta i maghi è un ambiente popolato da tipologie umane le più disparate, senza distinzioni di cen61 so e di cultura. Uomini e donne che tante volte hanno difficoltà nel rapporto col sacro, in particolare con la fede catto— lica. Sono molte le persone colte, i vip, che si affidano ai ma— ghi o che si fanno leggere le carte o predire la giornata at— traverso gli oroscopi. Così come molti sono i cosiddetti “lai— ci” () anticlericali, sempre pronti a criticare come insulse le verità della fede, che non disdegnano simili frequentazioni. Un ambito nel quale è difficile non includere l’adesione, an— che solo formale, a correnti pratiche di filosofie orientali, a metodi di guarigione, a credenze panteiste o sincretiste di ambito new age () a presunte forme di preveggenza, come quelle legate a miti millenaristi o a scritti misteriosi quanto incomprensibili, distribuiti nei secoli da oscuri personaggi. Temi intorno ai quali sono stati costruiti ricchissimi filoni mediatici e commerciali: film, programmi e personaggi televisivi e radiofonici, libri, riviste, gadget, pubblicità, prodotti di largo consumo. Intorno a maghi, cartomanti e Chiromanti c’e’ da dire che la maggiorparte sono imbroglioni. Il loro unico interesse e’ spillare quattrini alle loro vittime. La loro “diabolicita‘”, se si vuole usare questa parola nel senso di astuzia tesa a ingannare e derubare la gente, si restringe a quest’ambito. Pe» raltro grave nelle conseguenze, perché molte persone rag— girate finiscono in povertà insieme alle loro famiglie. C ’è poi da considerare che in qualche modo la loro azione, in— sistendo sul disagio spirituale delle persone e agevolando il loro allontanamento dalla verità, e una prosecuzione della principale attività del diavolo: allontanare da Dio, corrompere e spingere verso la perdizione. Tutt’altra questione e’ quella dei maghi che hanno poteri reali, che vengono loro dallafrequentazione diabolica. E 62

non importa se si tratti di magia nera o di magia cosiddetta bianca. Bisogna diffidare in tutti i casi, perche’ ogni po— tere che non viene direttamente da Dio viene dal malvagio. Sipario di maghi e, naturalmente. di streghe, stregoni ofat—

tucchiere. Termini desueti, che in questo caso vanno intesi nella loro accezione originaria di persone che fungono da tramite col male; che dal male ricevono dei poteri attraverso i qualifanno proseliti; alle quali si può anche commis— sionare un maleficio. Ce ne sono di tanti tipi. Dai particolarmente abili nel lo— ro impatto mediatico col cliente. a quelli particolarmente rozzi e che a guardarli ci si stupisce persino che ci sia gente pronta a dar loro credito, fino a chi non sembra nemmeno proporsi sul mercato ma. nascostamente, agisce con altret» tanta efficacia per sé o per conto d’altri. All’interno di que— sta vasta casistica di aspetti esteriori, il loro agire e lo stes— so dei secoli e dei millennipassati. Le loro azioni, i loro ge— sti, i materiali utilizzati fannofare un salto a ritroso nel tem— po, nei più bui meandri della storia e delle perversità. Un mondo oscuro fatto di intrugli, riti malefici, riti di maledizione. invocazioni malefiche, polveri magiche, pozioni, ro» spi , topi, serpenti, gatti neri. spilloni, bambole di pezza, san— gue rappreso, sangue mestruale, chiodi arrugginiti, strane forme metalliche e via dicendo. Oggetti e animali attraverso i quali compiono i loro ri— ti malefici su commissione. E non si dubiti riguardo all’ ef— ficacia. Attraverso di loro il demonio agisce direttanrrente sulle persone alle quali e rivolto il maleficio e se non si con— duce una vita costruita sullafede, sull ’affidarsi quotidiano alla Provvidenza. sorretta dalla preghiera, dalla comunio— ne dei santi e dalla devozione alla Madonna, risulta diffi63 cile resistere. Lo stesso discorso vale per il dopo, cioe‘ per quando questi mali si sono subiti. Perche' al di là di casi particolarmente gravi, in cui sono necessari gli esorcismi, da queste cose ci si libera con la preghiera, l’assiduità ai sacramenti, l’invocazione della grazia divina, il pellegrinaggio a santuari. Al contrario, una semplice influenza malefica, quando non e‘ avvertita come tale, può lentamente inaridire la nostra anima e inesorabilmente condurci sulla strada del male. 64

PER UN PIATTO DI MELANZANE Quando mi capita qualcuno che dice di essere stato dal mago, chiedo se ha bevuto o mangiato qualcosa che gli è stato offerto. C’ e‘ sempre da dubitare che si tratti di cose ma— lefiche. Eccoci nel mondo dell’apparentemente impossibile. Le storie che ci apprestiamo a raccontare sembrano realmente impossibili, se non il frutto della fantasia horror di qualche cineasta mentalmente e spiritualmente disturbato. E si trat— ta dei racconti meno truculenti. Il problema è che sono real— mente avvenuti e come tali devono essere considerati, per comprendere fino in fondo l’abisso delle perversioni diaboliche. Al diavolo non interessa il come, interessa solo il ri-

sultato. E quando il come si presenta in tutta la sua incommensurabile bruttezza e malvagità, non fa altro che fotogra— fare la realtà delle cose. Il male, al di là delle sue gradazioni e delle prime apparenze, è sempre brutto e malvagio. Per questo motivo dico sempre ai genitori, agli insegnanti, ai sacerdoti che bisogna educare al bello,fin dalla prima infanzia. E non lo dico so— lo io: nella vita e nei detti di molti santi e‘ un’espressionefa— cilmente riscontrabile. Non solo perché il bello avvicina al65 la visione mistica di Dio, e in questo il racconto evangelico della trasfigurazione può esserci d’aiuto, ma anche perché la consuetudine col bello, nella sua essenza più intima, ac— cresce in noi l’istinto di difesa da tutto ciò che può essere causa di danni materiali e spirituali. In questo tipo di situazioni l’accortezza è una prima di— fesa. E se si è accorti nel senso appena descritto si è anche partecipi della difesa spirituale che Gesù Cristo, Maria San— tissima, il nostro angelo custode e i nostri santi protettori so— no pronti a schierare per noi. I l male, infatti, può anche pren— derci alla sprovvista. A volte, purtroppo, a fare di queste co— se sono le persone che non ti aspetti e in modi che non ti im« rnagini. Dopo anni di esorcismi, per esempio, si sta libe— rando un uomo che ha dei mali maleficiper aver mangiato un piatto di melanzane. Tutto e’ cominciato quando, a otto anni, una sua parente gli hofatto mangiare una pietanza a base di melanzane, attraverso la quale gli ha trasmesso un maleficio, perpura in— vidia e cattiveria. Dopo trent’anniin sembra sempre di averle appena mangiate. Gli torna il sapore in bocca con dei rigurgiti eforti dolori di stomaco. Quando va al bagno defe— ca come se avesse mangiato melanzane, eppure non se ne ciba più da quella volta, nemmeno vuole sentirne parlare, anche perche’ le conseguenze di quel maleficio ha cominciato a patirle da subito. Recentemente ho duramente sgridato una mia conoscen— te che e andata da un’amica, che sapeva dedito alla magia e a casa di questa donna ha bevuto una tazzina di cafiè che gli aveva gentilmente offerto. Dal racconto di come sono andate le cose mi e‘ subito stato chiaro il tentativo malvagio. 66

L’ha fatta sedere al tavolo in salotto e lei dalla cucina ha portato due tazzine col caffe’ già dentro: — Questa e per te i, gli ha detto. Quando lei ha fatto per prendere l’altra tazzina, la donna gli ha ribadito con gentilefermezza che non era quella la sua tazzina. E questa mia conoscente, sembrandoin che il rifiuto sarebbe stata cosa sgradita, ha bevuto quel caflè. Gli ho spiegato che ha corso un rischio gravissimo. Non avrebbe mai dovuto accettare. Di solito questa gente ti oflre le cose più comuni. Spesso si tratta di caffe‘, di cioccolatini tratti da confezioni già aperte. A volte torte già tagliate a fette. Tutti cibi e bevande do—

ve e possibile sciogliere o inserire sostanze senza che se ne senta la presenza. Cosa usano? Come già abbiamo spiegato, i materiali sono gli stessi dalla notte dei tempi. Se devo aggiungere al— l’elenco qualche sostanza di cui ho avuto esperienza diretta, mi viene in mente la polvere di ossa umane macinate, il sangue mestruale polverizzato, il sangue di animali parti— colari come il rospo. Ho provato anche a cercare una spiegazione sul perche’ di queste scelte. Quello che posso dire è che se si continuano a usare questi rituali antichi e perché si è scoperto che, previo accordo col diavolo, hanno una lo— ro efficacia malefica. Per il resto e‘ logico ritenere che le ossa, in quanto tali, abbiano una intrinseca simbologia di morte, tanto più che potrebbero appartenere a qualche persona che in vita e‘ sta— ta legata a satana o, addirittura, che è stata uccisa in un ri— tuale satanico. Osservazione che spiega i motivi di miste— riose profanazioni di tombe di cui ogni tanto si sente noti— 67

zia. Il perche' del sangue mestruale credo dipenda dal fatto che si tratta di qualcosa di legato alla vita nascente e che quindi, per contrapposizione diabolica, puo’ dare origine al— la morte. Riguardo al rospo si può dire che ne ho spesso riscon— trato l’uso, senza però comprenderne il reale motivo. Quel che c’e‘ da dire e’ che sul rospo, per sua natura del tutto incolpevole ( come del resto le melanzane del precedente rac— conto ), forse per la sua bruttezza, circolano tante storie legate alla magia. Per quel che riguarda la mia esperienza, ricordo due vicende molto particolari, quantunque distanti fra loro nelle conseguenze. Un ex esorcista mio amico mi ha raccontato che una volta una signora, che poi non ha mai più rivisto, gli ha porta— to un rospo contenuto in un sacchetto strettamente annoda— to con dell’acqua dentro. Una cosa certamente strana. Lui ci ha fatto poco caso, sia perche' a noi esorcisti capitano per— sone di tutti i tipi, alcune afiette da svariate stranezze, sia perché non aveva individuato pericoli in quell’animale. Distratto da altri impegni non ha nemmeno pensato di ridargli la libertà. Dopo un breve colloquio, ha salutato la signora e ha appeso il sacchetto a una sedia pensando che se ne sarebbe occupato più tardi. Dopo qualche ora, ricordandosi del sacchetto, è andato per prenderlo. Era appeso nello stesso punto, annodata come prima, con tutta l’acqua dentro ma il rospo era sparito. In casa non era entrato nessuno. A terra era asciutto e nonostante tutte le porte e le finestre fosse— ro chiuse, il rospo non è stato più trovato. Quel che e certo è che gli eventuali intenti malvagi di chi l’ha portato nella casa di questo amico, non hanno sortito alcun effetto. 68

ROSPI, SERPENTI E CHIODI ARRUGGINITI

Assai diversa questa vicenda capitata a padre Candido negli anni ’70. Un ragazzo aveva subito un maleficio da una donna legata al diavolo, una strega che faceva male— fici a pagamento e che tutti in quella zona ben conosceva— no. Questo ragazzo, un contadino da sempre in buona salute, aveva iniziato a deperire fisicamente. Di giorno in giorno era sempre più magro, debole. I medici non riuscivano a risolvere il problema. Le analisi non davano risultati significativi. Le medicine non servivano. Conoscendo il nome della strega, padre Candido si era più volte reca— to da lei per avere informazioni. Fortunatamente era mol— to sensibile al denaro e, adeguatamente remunerata, ha raccontato come aveva fatto il maleficio. Aveva preso un rospo e lo aveva chiuso in un buco, dove aveva un minimo di mobilità ma non poteva mangiare. Quindi aveva legato la sorte dei rospo a quella del giovane contadino. Più il rospo deperiva più il contadino deperiva. Quandofinalmen— te la donna ha indicato il luogo dove si trovava l’animale, sono subito andati a cercarlo e, trovatolo, lo hanno libe— rato. Stava quasi morendo ma una volta all’aria aperta e con la possibilità di nutrirsi, si è ripreso. Anche il giova— ne ha cominciato a stare meglio ed e’ tornato a vivere. Per quanto potesse sembrare strano a tutti fu subito chiaro che 69 se quel rospo fosse morto, per il giovane contadino non ci sarebbe stato scampo. Altra questione è quella in cui le persone colpite da ma— lefici trovano nei materassi e nei cuscini le cose più strane. Allora bisogna benedirli, bruciarli all’aria aperta pre— gando molto. Ed è importante che vengano bruciati lonta— no dall’abitazione della persona alla quale e rivolto il ma— leficio. Una volta per bruciare un materasso di questi, in crine, mi ci sono volute più di due latte di benzina. Non voleva bruciare. Fatti di questo tipo sono abbastanza comuni fra le per— sone che vengono per gli esorcismi. Quando prima di sotto— porsi al rituale mi raccontano, insieme a chi li accompagna, quello che e‘ loro capitato dall’ultimo incontro, chiedo sem— pre di non trascurare alcun elemento. Ogni cosa può essere utile all’esorcista per capire la natura del male, se ci sono dei peggioramenti o se ci si avvia verso la liberazione. Capita, allora, che queste persone portino oggetti di uso co— mune nei quali hanno rilevato qualche stranezza, oggetti che sono stati loro donati da sconosciuti o da persone conosciute per caso e mai più riviste. Capita anche che portino cusci— ni, coperte o materassi nei quali sono improvvisamente com» parse strane macchie o al tatto rivelano la presenza di materiale estraneo al loro interno. E pensare che non volevo credere alla vicenda racconta— ta in una famiglia di amici, relativa a un grosso chiodo ar— rugginito che una parente, ormai anziana, aveva trovato al— cuni decenni prima all’interno del suo materasso di lana, che era solita cardare e rifare lei stessa, e che all’esterno non presentava alcun buco o segno di manomissione. Un fenome70

no che veniva spiegato con la presenza di una fattucchiera, assai perversa, in una vicina casa di campagna. Anche la pro— prietaria del materasso, sebbene non versasse in floride condizioni economiche e la lana sia sempre stata considerata un bene a utilità ripetuta, decise di fame un falò, accompagnando il fuoco con alcune preghiere. Quando mi raccontarono questa storia, da una parte le diedi poca importanza, dall’altra mi sembrò il retaggio di superstizioni legate a certi ambienti rurali e a certe situazioni culturali. Poi ho visto in prima persona fenomeni analoghi e non ho avuto più dubbi. Non si tratta di cose che vengono inserite manualmente all’interno dei materassi, ma per via malefica. Il caso di chiodi arrugginiti è frequente. Spesso sono pezzi di ferro intrecciato. A volte hannoforme di animali. Molte volte si tro— vano grossi grumi di sangue appallottolati. Pezzi 0 oggetti di plastica. Le esperienze di tanti esorcisti raccontano an— che di animali vivi. Una volta e capitato anche a me di tra— vare un serpente nel materasso di una persona che stavo esorcizzando da qualche tempo e che aveva frequenti di sturbi notturni. Nessuno di noi era obiettivamente in grado di dire come potesse essere finito lì dentro ed essersi con— servato vivo. Chi dorme su questi materassi o cuscini si accorge subito che qualcosa e‘ cambiato. Comincia col lamentare disturbi fisici di vario tipo, dolori di testa, di stomaco, malattie, in— sonnia, incubi notturni. Se lo racconta a un sacerdote avveduto o a un esorcista e‘facile che abbiano subito qualche sospetto. Allorafanno domande per capire. Spesso basta sem— plicemente appurare se quegli stessi sintomi si presentano 71 anche quando per un certo periodo si dorme in altri luoghi. A volte si consiglia di fare ritiri spirituali di una settimana. Se in questi casi i sintomi scompaiono, allora è probabile che il problema sia legato al luogo nel quale abitualmente si vive. Può essere la casa, un vicino di casa, ma anche solo il materasso o il cuscino. 72

IL DEMONIO? LEI MI DIGA DOVE NON C’È Ai maghi, quindi, e a tutti coloro che avvicinano a logi— che legate alle magie e a qualsiasi forma di predizione o vaticinio, bisogna fare grande attenzione. Così come una persona avveduta deve fare attenzione ad altre forme di avvici-

namento colpevole al demonio. Sempre che non si tratti di scelte precise e coscienti in favore di esso. Sul/’attività straordinaria del demonio nella vita del— l’uomo torneremo anche in seguito. Ora è importante rilevare che tutti noi siamo soggetti, dalla nascita alla morte, nella nostra quotidianità, anche la più banale, all’attività ordinaria del demonio. Una volta un uomo, in una città del nord dove andai per una conferenza, mi criticò dicendo: — Don Amorth, lei vede il demonio dappertutto —. Io senza scompormi risposi: —Lei mi dica dove non c’e’ —. Gli episodi evangelici in cui si testimonia della presen— 73 za quotidiana del diavolo sono tantissimi. Basta prendere il primo capitolo di Marco per rendersene conto, conside— rando anche che si tratta del Vangelo di stesura più antica, cioé più immediatamente legata ai fatti che vengono raccontati. Molti studiosi ritengono che sia stato scritto origi— nariamente in aramaico, considerazione che viene imme« diata se si considera che la traduzione greca si adatta perfettamente a quella lingua. Ebbene, nel primo capitolo di Marco è presentata chiaramente la quotidianità del rapporto fra l’uomo e il demo« nio. Dopo le tentazioni nel deserto, Gesù libera un indemoniato. Poi libera altri indemoniati e invia gli apostoli a li— '“!erare dai demoni. Nel Vangelo di Giovanni ( particolarmente amato e studiato da tanti teologi di oggi), non si nar— ra di alcun esorcismo, ma si parla continuamente del demonio. della sua azione e della sua potenza. Viene chiama— to «il principe di questo mondo», che per l’azione stessa di Gesù «sara‘ gettato fuori» (12.31 ). Al capitolo 8, versetto 44 si dice che il diavolo «e stato omicidafin dal principio e non ha perseverato nella verità perché non vi e verità in lui. Quando dice ilfalso parla del suo, perche' è menzognera e padre della menzogna». Al capitolo 7. versetto 7 Gesù sot— tolinea: «Il mondo odia me perché di lui attesta che le sue opere sono cattive». Un concetto, quello di mondo, che in Giovanni viene ripetuto spesso nel senso di cià che si contrappone a Gesù, che contrasta la sua opera, che vuole la sua morte. Con questa lo gica, Giovanni, nella prima lette— ra r‘ibadisce che «tutto il mondo giace sotto il potere del maligno» e che «Gesù e‘ venuto per sconfiggere le opere di satana». Affermazione secondo le quali si può tranquillamen— te dedurre che chi non crede all’ esistenza di satana può age— volmente non credere all’esistenza di Gesù, venuto per in» 74

staurare il Regno di Dio al posto di quello del diavolo. A questo proposito occorre ricordare che san Paolo, con la medesima logica di contrapposizione, giunge a definire il demonio «dio di questo mondo». Il diavolo e‘ cosi radicato nel mondo che i testi sacri giun— gono a identificarlo col mondo stesso. Seguendo poi il Van» gelo di Giovanni si comprende come l’azione di Gesù sia in contrapposizione col mondo. Un mondo che sempre e comunque, cosi come ha cercato di corrompere lui, vuole an— cor dipiù corrompere i suoi discepoli. Tutti gli uomini sono soggetti all’azione costante del maligno. Spesso mi viene chiesto se anche la Madonna sia stato tentato. Certo, rispondo io, e stata tentata per tutta la vita. solo che lei ha sempre vinto sui tentativi di satana. Spesso negli esorcismi i demoni denunciano apertamente questo loro senso di sconfitta davanti alla Madonna. Sono arrabbia— ti con lei e la temono perche' li ha vinti e li vince sempre. In una apparizione a M edjugorie @ Maria stessa a sotto— lineare che il diavolo e in ogni luogo, tanto più la dove si manifesta la sua presenza: «Quando vado in un posto ( cioè quando si verifica un’apparizione ), con me c’è sempre Ge— sù, ma subito accorre il demonio». Nei santuari, nei luoghi delle apparizioni, nei luoghi resifamosi dalla presenza e dall’azione dei santi, il demonio e’ ben presente e cerca sempre di lavorare nel cuore e nella mente delle persone. Io, per esempio, lo vedo attivissimo quando facciamo funzioni par— ticolari di guarigione o di liberazione. Il suo tentativo e’ di renderle inefiicaci. Ogni guarigione e liberazione e per lui una sconfitta. Noi esorcisti molte volte dobbiamo stare at« tenti a chi partecipa, perche’ ci sono persone che vengono 75 solo a scopo di distruggere e si accostano alla comunione a scopo di profanare. Per questo siamo rigorosi negli inviti. L’ inganno e’ dietro ogni angolo. Se capita di entrare in uno studio di mago o cartomante, per fare un esempio, spesso lo si trova tappezzato di immagini sacre di ogni tipo, ma e so— lo per darla a bere ai malcapitati. E l’inganno di satana. E certamente non sono solo i maghi a volercela dare a be— re. Tutta la società è intessuta di inganni fra i quali bisogna sapersi muovere con accortezza. Per dirla col Vangelo, al candore della colomba dobbiamo affiancare l’astuzia del serpente. A ogni inganno, infatti, corrispondono dei drammi umani. Se ne incontrano a ogni angolo di strada. Perché l’attuale pervasività e capillarità della presenza del maligno non ha forse eguali nella storia. Certamente, però, non bi— sogna disperare, perché le vittorie del male sull’umanità so— no sempre temporanee, precarie, immediatamente ribaltabi— li. La storia, del resto, appartiene a Dio ed è sufficiente riconoscerne il grande disegno per trionfare sul demonio. Allo stesso tempo bisogna essere realisti, non nascon— dersi dietro afalse utopie. Il demonio è attivo più che mai e sono evidenti le grandi cause della sua di]fusa presenza nella società attuale. Al primo posto c’e‘ la scristianizzazione progressiva e ormai giunta all’ultimo stadio, di intere na— zioni, in particolare quelle che storicamente hanno retto le sorti del cristianesimo, come Francia, Spagna, Austria e lta— lia. Un processo di crisi religiosa e di infiltrazione del ma-

le, che dalle abitudini dei singoli e via via passato, nelle ideologie, nei costumi, nelle leggi. Rimosso il decalogo ogni aberrazione è giustificata. Si sono corrotte le coscienze co— si come si sono inquinati i mari e l’atmosfera. 76

Al fianco di questo problema c’e’ la demotivazione, il degrado, il sempre più scarso appeal del clero e della vita re— ligiosa in generale. Ci sono sempre meno preti. Un gran nu— mero di essi non si dedica totalmente all’attività pastorale, cosi come dedica sempre meno tempo al sacramento della penitenza. F ra di essi è sempre più frequente un certo rela« tivismo etico influenzato dai modelli culturali proposti dal mondo. La loro vita spirituale non riesce a essere conta— giosa. Credono sempre meno al diavolo e alle sue azioni, spesso, quando non ne negano l’esistenza, agiscono come se non ci fosse. In una parola sono sempre più lontani dal— le reali esigenze degli uomini, sempre meno di esempio, di aiuto. E gli scandali, che con frequenza si abbattono su intere comunità ecclesiali, a volte anche all’interno del Vati— cano, devono proprio considerarsi il frutto perverso di que— sti atteggiamenti. Il diavolo e’ fortemente interessato a insinuarsi nella Chiesa. Anche ai livelli più alti e la storia ce lo insegna. Se riesce a insinuarsi in una crepa fa di tutto per trasformarla in una voragine. Eppure, in questi ultimi de— cenni abbiamo avuto papi molto attenti nell’ indicare ai re— ligiosi e ai sacerdoti la radicalità della lotta al maligno. Giovanni Paolo II ha parlato spesso del demonio e della sua opera. Ha fatto esorcismi. Nei suoi tanti viaggi e’ entrato in confessionale per ribadire ai preti e ai fedeli la fondamentale importanza del sacramento della riconciliazione. L’insegnamento di Benedetto XVI riguardo al maligno è sempre stato chiaro, ha sempre invitato a una lotta serrata e ha esplicitamente incoraggiato gli esorcisti nel loro dif— ficile ministero al servizio della Chiesa. Su Benedetto XVI e sulla difficile battaglia contro il male che si trova ad affrontare, si è espresso l’8 gennaio del 2008, in una intervista sul quotidiano online “Petrus”, l’e— 77 sorcista monsignor Andrea Gemma, arcivescovo emerito di IsemiaVenafro, raccontando di un esorcismo che si era trovato a fare qualche ora dopo l’elezione al Soglio Pontificio del cardinale Joseph Ratzinger. Il diavolo, parlando per boc— ca della donna che stava esorcizzando, disse: «È una trage— dia, Benedetto XVI è ancora più forte, è ancora peggio di Giovanni Paolo II». Subito dopo monsignor Gemma aggiunse che quelle parole non lo meravigliarono affatto, per— ché «il cardinale Ratzinger ha sempre combattuto il demo— nio e messo in guardia l’umanità dai suoi pericoli». Terza questionefondamentale è il perverso uso dei media, capace di dettare i costumi e di plasmare i comportamenti morali. Una cosa del tutto inedita per la storia. E la quasi totale dedizione dei media ai principi del male e’ una lo gica conseguenza delle due cause precedenti. La Madon» ha lo aveva predetto a Fatima che sarebbero uscite mode

scandalose. Da quel momento e’ stata itria sequenza cre— scente, capace di devastare interi popoli nel breve spazio di una generazione. Basta guardare la televisione, andare al cinema, naviga— re su internet e poi osservare i comportamenti dei giovani, il loro linguaggio, il loro abbigliamento e le loro abitudini sempre più spesso violente e irriguardose nei confronti del sesso e della vita per rendersene conto. La moda è da que— sto punto di vista un veicolo primario di nuovi atteggiamenti morali. Il fatto che così tanti stilisti abbiano comportamenti sessuali che si rifanno alle logiche pervasive di ogni tipo di vizio si è riversato per intero nei modi di abbigliarsi e nel— le modalità di cura del corpo delle nuove generazioni, con una sempre più labile distinzione di ciò che e maschile da ciò che e femminile. Per non parlare di un certo tipo di ab78

bigliamento aggressivo e violento e di una ancor più subdola diffusione di magliette, scarpe. cappelli e giacche con di— segni. marchi e scritte che propongono il diavolo, in tutti i suoi nomi e in tutte le sue accezioni, come un normale bene di consumo. Analogo il ragionamento che si puo’fare riguardo alla sistematt’ca corruzione operata dai media nei confronti delle famiglie, delle relazionifra uomini e donne, dei rapportifra genitori efi gli e persinofra nonni e nipoti. La_famiglia e tut— to ciò che in occidente e sempre servito per tenerla unita, ha subito un attacco violento da parte della letteratura, della televisione, del cinema, della pubblicità. dei rotocalchi , dei fumetti. di internet. Persino le riviste specializzate in arredamento si sono pre— se cura di eliminare Gesù Cristo e la Madonna dalle famiglie. La dimostrazione pratica è semplicissima da effettuare: basta prendere uno di questi rotocalchi, qualunque sia l ’e— ditore, e guardare se nein arredamenti per camere da letto e soggiorni, se nelle fotografie delle belle case portate a esempio, compare una sola immagine sacra. Ogni dipinto, ogni oggetto, anche il più strano, è buono per ornare una camera da letto, mai che ci sia un Cristo o una Madonna. Non man— cano, però, candele accese e simboli new age, illustrazioni che si rifanno a testi fin troppo abusati di religioni orientali, per non parlare di disegni e grafiche vagamente esoteriche o massoniche. Tutto questo per dire che al di là di sempre più diffuse pratiche spiritiche. occultiste e sataniche. c’è una vastissima casistica di eventi, frequentazioni, abitudini, che non possiamo automaticamente definire colpevoli o incolpevoli, se— 79

condo le definizioni date in precedenza. ma che in qualche modo possono aprire le porte all’intervento del maligno nel— la nostra vita. In quasi tutti i casi si tratta di questioni legate allo stile di vita corrente, ad abitudini tipiche della società, a certe forme di divertimento che spesso, anche se non nel— l’essenza, assumono le sembianze di veri e propri sabba e riti iniziatici. Argomenti che devono essere afirontati con grande avvedutezza. Queste situazioni, infatti, non sono necessariamente legate al maligno. La maggior parte delle volte non c’ entrano nulla, ne sono copie verosimili o semplici scim— miottature. E sempre bene, però, muoversi con prudenza e se possibile evitarle e consigliare di evitarle ai nostri figli, ai nostri giovani amici, perché sono soprattutto le nuove ge— nerazioni, meno avvedute di fronte al male, a correre i ri— schi rnaggiori, per non saper distinguere ciò che e’ diverti— mento reale da ciò che e’ perversione. E sempre più spesso si propone come divertimento ciò che e solo perversione. 80

LE STREGHE DI HALLOWEEN La festa di Ognissanti era ormai alle porte. Il figlio di un amico, che frequenta la terza media, tornando da scuola con— segna alla madre l’invito a una festa per il pomeriggio e la sera del 31 ottobre. La donna, che per convinzioni religiose avrebbe comunque rifiutato al figlio la partecipazione a qua— lunque festa di Halloween, quando legge il biglietto resta stupita. E costruito con un foglio formato A4, stampato da internet in modo che, incollato a metà e piegato in due, formi un biglietto di quattro facciate. Sulla prima campeggia— no due classiche zucche con occhi, naso e bocca e due gatti neri con la dicitura: «Sei invitato alla più spettrale e lugubre festa di Halloween». Sulla quarta c’è un’orribile immagine della Gioconda di Leonardo, in veste nera e su sfondo nero, sdentata, col viso, la scollatura e le mani semi scheletriche. Il brutto per il brutto. Una sorta di antipasto dello spettrale e del lugubre an— nunciato in copertina, con in più la sottigliezza di un’imma— gine legata al mito di Leonardo occultista, tanto caro a re— centi best sellers, per alcuni quasi blasfemi, certamente ani— mati da spirito anticristiano. 81 Il bello. si fa per dire. arriva quando la donna legge le due facciate interne e si trova di fronte a un vero e proprio invi— to a un sabba. Da una parte è scritto: «Ti aspettiamo per passare una serata piena di diverti— mento... Attendiamo la tua conferma per avvertire l’aldilà della tua venuta...». Segue la data, l’ora e l’indirizzo del luogo della festa. Poi. sulla terza facciata, in rosso, con un maldestro tentativo di costruzione poetica ed espressioni all’apparenza giocose. l’invito prosegue in maniera quasi delirante:

«Son planate giù dal cielo tante streghe vecchiotte. con il naso un po’ ricurvo, con la barba e il cappello. Son ve— nute per riunirsi a festeggiar la loro notte. Stai all’erta. non dormire, non ti perdere il più bello! Setra un rito e una magia ti offriranno una pozione, presto accetta e poi di certo devi metterti in azione! Forza, esci un po’ con loro e fatti un volo con la scopa. Fai un giro su nei cieli nella notte buia e cupa...». Facile pensare come quei due genitori (nel frattempo, in— fatti, la donna aveva reso partecipe anche il marito), dopo aver letto, si siano ancor più convinti della loro contrarietà ad Halloween. Con quel biglietto scritto da un ragazzino di tredici anni, quindi in grado già di comprendere come fun— zionano certe cose, scaricando frasi e immagini qua e là da internet, si teorizza un rito satanico. Che certamente non ci sarebbe stato. ma basta il solo pensarlo per far venire i bri» vidi a una persona avveduta. 82 Il loro figlio ‘e invitato ad annunciarsi perché qualcuno nell’aldilà avrebbe dovuto preparare al meglio per acco— glierlo. E un papà e una mamma che abbiano un po’ di sale in zucca (in questo caso è proprio la parola giusta) non possono certo acconsentire al proprio figlio di andare in un lu0« go dove lo attendono per l’aldilà. E non si dica che si tratta solo di un gioco, perché ci si può divertire in mille altri mo— di meno “mortiferi”, perché giochi di questo tipo finiti ma— le se ne sono sentiti tanti e magari abbiamo conoscenza diretta anche di qualcuno di questi tristi eventi. Il loro figlio è inoltre invitato ad assumere una pozione. Ora, pur volendo lasciar perdere l’adagio secondo il quale non si accettano caramelle dagli sconosciuti, visto che a tre— dici anni non si è poi così tanto bambini, c’è da chiedersi come possa un genitore lasciare che liberamente il proprio figlio si rechi a una festa, dove %; annunciata come una straor— dinaria esperienza l’assunzione di misteriose “sostanze”. E l’aver messo il concetto di sostanze fra virgolette non è af— fatto casual e. Sappiamo bene, infatti, come sia facile che nel le discoteche e in tanti locali gli stupefacenti siano miscelati alle bevande e spesso siano fatti assumere con l’inganno. Senza considerare che e proprio grazie alle “sostanze” assunte che ci si «mette in azione», come recitava il biglietto d’invito, e si diventa protagonisti di situazioni dalle conseguenze, a volte, anche irreparabili. Senza considerare i casi in cui quelle stesse “sostanze”, ti mettono in balìa delle “stre» ghe” o degli “stregoni” di turno. Per non dire dell’invito a «farsi un volo», che a ben guardare e del tutto equivalente ai concetti di “viaggio” e di “sballo” che si usano ne' più né meno per l’assunzione di stupefacenti e allucinogeni di va— ria natura. Tutto questo senza voler entrare nel mondo ancor più cu— po delle streghe, quelle vere, e delle loro pozioni magiche delle quali ampiamente abbiamo parlato. Perché allora si aprono veramente le porte dell’inferno, come è capitato in questi due episodi raccontati la vigilia di Ognissanti al quo— tidiano “Avvenire” da don Aldo Buonaiuto, responsabile del Servizio antisette occulte dell’Associazione Papa Giovanni XXIII, ma anche ausiliare di Polizia giudiziaria e consu-

lente tecnico della magistratura. Episodi che lo stesso giornalista, Pino Ciociola, ha potuto verificare parlando con i diretti interessati. L’ambientazione è quella di due città del nord Italia. «Negli ultimi tempi mi ero ritrovato a vagare per la strada senza più ricordarmi chi ero, da dove venivo e che cosa stessi facendo lì. Ho subìto tanto male, sesso, droga e vio— lenze, che però vorrei non raccontare». A parlare è Leonar— do, un ragazzo che viene definito «giovane, tanto giovane». La sua è la storia di chi è stato «sbranato nel corpo e nell’anima» dalle malvagità sataniche. Tutto cominciò quando «fuori dalla scuola ho visto una locandina per una festa di Halloween e un corso gratuito per diventare cacciatori di streghe...». Alle undici di sera di quel 31 ottobre, Leonardo raggiunge il locale indicato insieme ai suoi amici. Tutti sono mascherati a dovere. «La musica — racconta — era veramente bella... Dal soffitto penzolava— no manichini di impiccati, pipistrelli insanguinati. Le pol— trone avevano disegnati scheletri. Alle pareti si vedevano quadri con immagini di serial killer e di Charles Manson... C’era possibilità di trasgredire in vari modi, sia per le sostanze che circolavano sia per il clima di eccitazione, anche sessuale.». Insomma, una serata che il ragazzo definisce 84

«divertente, entusiasmante». Poi il padrone del locale si avvicina e chiede a lui e ad altri se desiderano fare il corso indicato nella locandina. Naturalmente nessuno dei ragazzi prende sul serio la fra— se «cacciatori di streghe». In ogni caso, qualche giorno dopo, Leonardo telefona: «Mi hanno dato un indirizzo vicino casa e sono andato». Numero civico e interno corrispondono a un appartamento. Ad accoglierlo c’è una donna che pren— de nome, telefono e indirizzo. Gente prudente: prima si infor— ma su con chi ha a che fare, sulle famiglie, poi sceglie i giovani più creduloni, i più innocui. Qualche giorno dopo Leonardo viene contattato. Nell ’appartamento trova altri cinque coetanei. In tutto sono tre ragazzi e tre ragazze. Una donna tiene loro una lezione sulle simbologie della notte di Halloween che concentrerebbe «tutte le energie cosmiche del— l’universo con un grande potenziale positivo ed esoterico». Discorsi che i sei ragazzi trovano affascinanti e la donna è così convincente da riuscire a far rivivere lo stesso clima che avevano vissuto in quel locale notturno. Li convince che sono «dei privilegiati», che «appartengono al dio Semain» che quella che stanno facendo e «una scuola energetica» e che davanti a loro «si apre una nuova vita» nella quale si po— tranno realizzare «tutti i vostri sogni e tutti i vostri piaceri». La donna a un certo punto, ad alta voce, afferma: «Niente e nessuno potrà impedirvi di realizzare i vostri piaceri». Da quel giorno Leonardo frequenta il gruppo una volta alla settimana con l’obbligo di tenere il segreto per non ri— schiare di perdere tutti i poteri. «All’inizio mi piaceva...». Poi «mi hanno costretto a odiare chiunque: genitori, parenti, insegnanti. Sono scappato quattro volte di casa. Mi han—

no messo in testa che solo la scuola energetica poteva ca— 85

pirmi e risolvermi i problemi... Ho subìto tanto male...». A tirarlo fuori sono i genitori, che a un certo punto si rendono conto dell’evidente situazione di disagio del figlio e riesco— no a portarlo in ospedale. «Lì è cominciata la ricostruzione della mia vita e della mia psiche..» Le sue ultime parole, nell’intervista, sono un atto di accusa. una sottolineatura forte dell’emergenza educativa che attanaglia la nostra società: «Spero che tutti comprendano che c’è bisogno di maggiore vigilanza da parte di genitori e insegnanti perché non capiti quello che è successo a me». Un dovere di vigilanza, di presenza. di insegnamento ribadito fortemente nei testi biblici. All’inizio del quarto ca— pitolo del Deuteronomio, Mosè spiega che aderendo alla leg— ge si diventa di esempio, perché non ci sono degli dèi così vicini al loro popolo «come il Signore nostro Dio è vicino a noi ogni volta che lo invochi amo» e non ci sono leggi e nor— me giuste come quelle del nostro Signore, «ma bada a te — ammonisce — e guardati bene dal dimenticare le cose che i tuoi occhi hanno visto, non ti sfuggano dal cuore per tutto il tempo della tua vita: le insegnerai ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli». La seconda storia riguarda una giovane coppia. All’epo— ca dei fatti, cioè tre anni prima del racconto, avevano lei 21 e lui 23 anni. Non erano mai andati a una festa di Halloween «perché ci sembrava una cosa stupida, superficiale». A convincerli, in modo del tutto inatteso, è un «signore gentile e distinto», che incontrano quasi ogni mattina al bar dove fan— no colazione. In mesi di occasionali colloqui, l’uomo con— quista la fiducia della coppia. Quando li invita a una festa di Halloween, decidono di andare. L’indirizzo li conduce in una bella casa di campagna. Vengono bene accolti ma tutto sem86

bra loro «un po’ ridicolo». Gli invitati, una cinquantina. so— no mascherati da streghe, vampiri, zombie. Non C’è altra illuminazione che quella di alcune candele. Loro due sono gli unici a essere senza maschera e a volto scoperto. Non lo sa— pevano ancora, ma erano stati scelti come vittime sacrifica— li di una messa nera. Si sentono a disagio, vorrebbero andarsene. ma ormai so— no lì e cercano di adattarsi al clima. Mangiano e bevono. Alcuni bicchieri vengono loro offerti «dal signore distinto del bar». A un certo punto restano negativamente colpiti dal— l’apparizione improvvisa di un uomo vestito di nero. «con un grande mantello e un cappuccio sul volto. Tutti, tranne noi due, si misero in ginocchio... a ciascuno impose le mani mentre si erano messi a parlare una lingua incomprensi— bile..» Loro, che non conoscono il mondo dell’occulto e ritengono certe cose «solamente fantasie e invenzioni», pen— sano di trovarsi di fronte a «una specie di gioco per la festa

di Halloween». Questa volta, però, il desiderio di andarsene diventa impellente. Entrambi hanno mal di testa e si sento— no deboli. Vanno verso la porta ma la trovano chiusa. Perdono conoscenza. La loro fortuna, alla mattina, è di essere ancora vivi. A svegliarsi per primo è il ragazzo. Accanto a lui la fidanzata e completamente nuda. Su tutto il suo corpo ci sono tagli. graffi, lividi e vari segni di abuso. La grande casa è vuota. All’ospedale scoprono che lei ha subito violenze sessuali e che nel loro sangue c’era ketamina. Qualche giorno dopo lui toma al casolare di campagna. Il proprietario è esplicito: se non volete avere problemi non è mai accaduto nulla, «quel— la sera per voi non c’è mai stata». 87 Nei giorni che seguono la ragazza è perseguitata da telefonate anonime, è terrorizzata, non esce più di casa. Naturalmente «il signore distinto» è sparito dalla circolazione. Loro vanno a vivere in un’altra città. Si sposano. Incontrando il giornalista, che naturalmente garantisce l’anonimato, spiegano di aver deciso di raccontare la loro vicenda perché si deve «far sapere, soprattutto ai giovani che pensano a questa festa come a un appuntamento molto bello e molto cult, che proprio nelle feste di Halloween si fanno cose orrende. I ragazzi vanno messi in guardia chiaramente, senza il ti— more di andare controcorrente... La mia vita — sottolinea la ragazza — è stata rovinata e di quella rovina porto i segni nel— l’anima e nella mente». Riguardo alle «cose orrende», solo per fare un ulteriore esempio, non bisogna dimenticare che fin dalle prime fasi dell’inchiesta per l’assassinio di un’uni— versitaria inglese a Perugia, avvenuto la sera del primo no— vembre, gli inquirenti hanno giudicato come non improba— bile una relazione col clima e i riti orgiastici di Halloween. 88

LA GIOIA DI OGNISSANTI Vicende che mostrano per intero come intorno a questa pres unta festa per bambini, che si celebra nella notte di Ogni ssanti ci sia una torbida commercializzazione del male, attraverso maschere, messaggi e pubblicizzazione sui media, in particolare internet. Non è un caso che, dopo un certo periodo di colpevole indifferenza, la Chiesa, compresa la gerarchia ai massimi livelli, stia con insistenza lanciando il suo grido d’allarme. Grido che tuttavia resta ancora inascoltato e per certi versi incompreso dalla gran parte dei cattolici, ormai assuefatta dalla cultura dominante. Il cardinale segretario di Stato Tar— cisio Bertone, commentando la sentenza della Corte di Stra— sburgo che aveva vietato l’esposizione del crocifisso nelle

aule scolastiche ha osservato che «purtroppo questa Europa del terzo millennio ci lascia solo le zucche della festa delle vigilia del primo novembre e ci toglie i simboli più cari». Parole amare che ben si affiancano ai tanti giudizi seve— ri su Halloween che, anno dopo anno, si diffondono frai cat— tolici. Così come aumentano le comunità, i gruppi parroc— chiali e le diocesi che in varie parti del mondo organizzano feste e promuovono catechesi per valorizzare il senso au— 89 tentico della comunione dei santi e del culto dei defunti. La Comunità Giovanni XXIII con le diocesi di Massa Carrara e di La Spezia, per esempio, organizza delle manifestazioni alternative a quello che viene definito . Un racconto che abbiamo letto e ascoltato tante volte, che è diventato proverbiale, per certi versi persino un po’ scon223

tato: l’acqua, la barca, la tempesta, il pericolo e Gesù che opera il miracolo. Sembra il dipinto di uno di quegli ex—vo— to marinari che adom ano e testimoniano la fede in tanti santuari. Anche qui, però, si svela evidente l’azione salvifica di Gesù di fronte al maligno. Per prima cosa occorre annotare che gli apostoli erano pescatori. Conoscevano bene le insidie del lago di Tiberiade. che peraltro è piccolo e non certo soggetto a tempeste ten‘ibili. Su quel lago sono cresciuti e hanno lavorato per dare da mangiare alle loro famiglie. Insomma. non avrebbero mai preso il largo se il tempo avesse minacciato tempesta. invece sembra per loro naturale imbarcare Gesù per anda— re sull’altra riva. La tempesta si scatena subito dopo, vio— lenta e inusuale. Loro. da uomini esperti, la percepiscono come qualcosa di straordinario, hanno paura e temono di perdere la vita. Al contrario Gesù dorme placidamente su un cuscino. Nel racconto è volutamente contrapposto ai di— scepoli spaventati. La sua e la tranquillità di chi, per la sua vita difede, per la sua vicinanza a Dio. non teme l’azione del maligno. La contrapposizione e‘ evidente: «Non ti importa che an— diamo a fondo? ». Tu dormi e tutti noi corriamo il rischio di morire. Poi Gesù comanda ai venti e alle acque. come se fossero esseri animati di vita propria. Non a caso gli apostoli e chi era con loro sulle altre barche, ne restano stupiti: «Chi

è costui che comanda ai venti e alle acque? ». Secondo il biblista vocare onde e venti do che Gesù morisse fronte alle potenze

Emanuele Testa c’ erano i demoni a pro— impetuosi. il loro obiettivo era fare in moo. semplicemente, mostrasse paura di del male. È evidente l’azione del demonio

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che insinua il terrore, che cerca la morte. In questo caso la morte e la paura di colui che e fonte della vita e origine di tutto il bene». Benedetto XVI fomisce la medesima lettura. «Gesù — spiega in quell’omelia sulla tomba di Padre Pio — minaccia il vento e ordina al mare di calmarsi, lo interpella co— me se esso si identificasse col potere diabolico». ll riferimen— to al Salmo 106/107 letto in quella stessa celebrazione è evidente: |77.erre (> amore. La dig ità dell‘uomo nella prospettiva crtstolog.ca di Atrgtistin Ciurllciuird. G Gioia 178.Pndre. Ci saranno ancora sacerdoti nel futuro della Chiesa?. M. Camisasca 179.5‘quarr-x to il buio. Pensieri per la pace. E. Olivero 180,1)al profondo. l’osso scrivere di C sto solo narrando la mia csper'iet S. Valzania 181 L'amore. . g erro... altre cose degli uomini che im-

portano a Dio. L. Monari 182.11’ ruote deipreff. l..’edrrcazioric sentimentale ed affettiva dei sacerdoti. ‘vl Gar-zonio (cur.) 183.l.’eternu [:’nrnrontteie. istologia. etica. spiritualità. B. Forte l84.i’rese [’ mondo tt'ogg. . Dal post-cristiano al prc-cristiano. A. Centini 185.er i'm/(‘ clre vince il ltt()îilf(). L’annuncio di Cristo nel tr.-endo d’oggi. R. Cantalamessa. 2“ cd. 186.Gesri. Drown-noi compimento delle 5 . ._ Il vangelo festivo. Domeniche. Solennità del Signore. Proprio dei .»antr Anno A. E. Bianchi 187 .Teologra e santità. /\ partire da Hans Urs vori Balthasar’. A. Étrulxeli 188.Nostra Signora di Kibeho. Dar] cuore dell’Alì'iCa Maria parla al mondo. 1. llibugiza. S. Erwin 189.Prù /ottr del mule. 11 demonio. riconoscerlo. vincerlo. evitarlo. G. Arnorth. R. 1… .ianrnr. 2‘ ed. 190.11 Van *la di Giorrmrri Paolo li'. Giovanni Paolo 11 l9î …Con ,ti ho ama. .. L'erba di Gesi A. Fumagalli 192.Pretr pedofili. La vergogna. il timore e la verità sull‘artacro a 193 .il mio circuito si chiamo paro ‘o.Episodi e persone che hanno cambiato la mia vita. i attraverso la lente d’in'aridirnent0 della Fede. C. Nesti “cite evangeliche del prete oggi. Povertà. obbedienza. cc naro. D. Tettamanzi 195 Nelle ;n il di Dio. &. Comastri suno l’ha mai visto. M. Bellot '. Lettera a Gesù. @. Matino . ' . 7ro. Le parole chiave della tradi— 1. P. lie’chruhian

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500.Dinrro Ill‘l Figlio/prodigo. Vent’anni dopo… G. Luisicr

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