Ouspensky - La Strana Vita Di Ivan Osokin
May 7, 2017 | Author: luxte | Category: N/A
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P. D. OUSPENSKY
LA STRANA VITA DI IVAN OSOKIN
CAPITOLO I LA PARTENZA
Sullo schermo una scena nella stazione di Kursk in Mosca . Un brillante giorno di Aprile del 1902. Un gruppo di amici, che erano venuti a vedere Zinaida Krutitsky e sua madre in partenza per la Crimea, stavano vicino al vagone letto. Fra di loro c’era Ivan Osokin, un giovane uomo sui 26 anni. Osokin era visibilmente agitato anche se provava a non mostrarlo.Zinadia stava parlando con suo fratello, Michail, amico di Osokin un giovane ufficiale in uniforme di uno dei reggimenti di granatieri di Mosca e due ragazze. Poi lei si girò verso Osokin e camminarono in disparte con lui. “Mi stai mancando molto disse lei . E’ triste che tu non puoi venire con noi.. Anche se non mi sembra che tu lo voglia particolarmente , altrimenti verresti. Non vuoi fare niente per me. Il tuo non stare nel presente rende tutto quello che ci diciamo ridicolo e futile. Ma sono stanca di discutere con te. Tu devi fare ciò che vuoi.” Ivan Osokin divenne sempre più agitato, ma provò a controllarsi e disse con uno sforzo: “non posso venire al momento , ma lo farò dopo , te lo prometto. Non puoi immaginare com’è difficile per me rimanere qui.” “ No, non posso immaginarlo e non posso crederlo,” disse Zinaida velocemente. “ “ Quando un uomo vuole qualcosa così fortemente come tu dici di fare, egli agisce. Sono sicura che tu sei innamorato di una delle tue allieve di qui, qualche dolce poetica ragazza che adorna la collezione. Confessa!” Lei rise. Le parole e il tono di Zinaida fecero ferirono Osokin profondamente. Cominciò a parlare ma si fermò , poi disse: “ Lo sai che non è vero sai che sono solo tuo. “Come faccio a saperlo?” disse Zinaida con aria sorpresa. “ tu sei sempre occupato . Ti rifiuti sempre di venire a vederci. Non hai mai tempo per me, ed ora mi piacerebbe così tanto che tu venissi con noi. Potremmo stare insieme per due giorni interi. Già penso come sarebbe piacevole il viaggio.” Lei gettò un veloce sguardo ad Osokin. E una volta in Crimea, cavalcheremmo insieme e navigheremmo lontano in alto mare. Tu mi leggerai le tue poesie. Ed ora mi invece annoierò a morte. “ Lei aggrottò le ciglia, e si voltò. Osokin provò a replicare ma non trovando niente da dire rimase in piedi mordendosi le labbra. “Verrò dopo” replicò lui. “ Vieni quando vuoi” disse lei con aria indifferente, “ ma questa occasione è ormai perduta . Mi annoierò viaggiando da sola. Mia madre è una piacevole compagnia, ma non è quello che voglio. Grazie a Dio ho visto un uomo che conosco, evidentemente viaggerà anche lui con questo treno. Potrebbe rendermi il viaggio più piacevole. Osokin di nuovo riprese a parlare ma Zinaida continuò: “ Io sono solo interessata al presente. Come faccio a preoccuparmi per quello che potrebbe succedere in futuro? “ Tu non realizzi questo fatto. Tu vivi nel futuro, io non posso.” “Capisco tutto quanto” disse Osokin “ ed è veramente difficile per me. Ancora non posso essere d’aiuto. Ma ti ricorderai cosa ti ho chiesto? “Si, mi ricorderò e ti scriverò. Ma non mi piace scrivere lettere. Non te ne aspettare molte , vieni subito invece. Ti aspetterò un mese, due mesi , dopo di che non ti aspetterò più. Bene andiamo , mia madre mi starà cercando”. Riunirono il gruppo vicino al vagone letto. Osokin e il fratello di Zinaida camminavano verso l’uscita della stazione. “ Cosa c’è , Vanya “ disse Michael Krutitsky. “ Non mi sembri molto allegro.” Osokin non era in vena di parlare. “Sto bene” disse “ ma sono ammalato di Mosca. Mi piacerebbe anche andare via qualche volta”. Essi si dirigevano fuori verso la grande piazza asfaltata di fronte alla stazione. Krutitsky strinse la mano ad Osokin, “ che camminava sotto i gradini salutò una carrozza e andò via. Osokin restò per lungo tempo a guardare oltre . “ Ci sono volte che mi sembra di ricordare qualcosa” disse a se stesso piano, “ e altre che mi sembra di aver dimenticato qualcosa di davvero importante. Sento come se tutto questo fosse già successo prima nel passato. Ma quando? Non lo so . Che strano.” Poi si guardò in giro come un uomo che si era appena svegliato. “ Adesso lei è partita ed io sono qui da solo. Solo a pensare che avrei potuto viaggiare con lei proprio in questo momento , che sarebbe tutto quello che desidero per il presente. Andare a sud , nella luce del sole, e stare con lei per due giorni interi. Poi più tardi vederla tutti i
giorni… e il mare e le montagne.. . Ma invece di questo, io sto qui. E lei non può neanche capire perché non sono andato. Lei non riesce a capire che al momento ho esattamente 30 Kopechi nella mia tasca. E se lei volesse potrebbe renderlo non facile per me. Guardò indietro ancora una volta all’entrata della stazione, poi con la testa curva andò giù per i gradini nella piazza.
CAPITOLO II LE TRE LETTERE Tre mesi dopo negli alloggi di Ivan Osokin. Una grande stanza che egli aveva affittato ammobiliata. Ambiente piuttosto povero. Una lettiera di ferro con una coperta grigia, un lavabo , un comò, una piccola scrivania, una libreria aperta, sul muro ritratti di Shakespeare e Pushkin qualche fioretto e maschere. Osokin guardava molto perturbato ed irritato, camminando su e giù per la stanza. Buttò di lato una sedia che era sulla sua via, poi andò al tavolo, prese dal cassetto tre lettere in un lunga e stretta busta grigia, le lesse una dopo l’altra e poi le mise via. PRIMA LETTERA: Grazie per la tua lettera e i tuoi versi. Sono deliziosi. Solo, mi piacerebbe sapere a chi si riferiscono, non a me ne sono sicura, altrimenti saresti qui. SECONDA LETTERA: Ti ricordi ancora di me? Veramente , spesso mi sembra che tu scriva per abitudine o per uno strano senso di dovere che ti sei inventato. TERZA LETTERA: Io ricordo tutto quello che ho detto. I due mesi stanno per finire. Non provare a giustificarti o a spiegare. Che non hai denaro, lo so , ma io no ti ho mai chiesto niente per questo. Ci sono persone molto più povere di te che vivono qui. Osokin camminava per la stanza, poi si fermò vicino al tavolo e disse ad alta voce: “E lei non mi ha più scritto. L’ultima lettera è arrivata un mese fa. E io le scrivo ogni giorno.” Qualcuno bussa alla porta. Stoupitsyn un amico di Osokin, un giovane dottore, entrò nella stanza. Strinse la mano ad Osokin e si mise a sedere al tavolo nel suo soprabito. “Qual è il tuo problema ? Sembri molto malato :” Egli si accostò velocemente ad Osokin e simulando un’aria seria provò a sentirgli il polso. Osokin sorrise e lo allontanò , ma il momento successivo un’ombra attraversò il suo viso. “ Ogni cosa è marcia, Volodya, “ disse. “ Non riesco a spiegartelo con chiarezza, sento come se mi fossi tagliato fuori dalla vita. Tu e tutti gli altri state andando avanti mentre io sono ancora bloccato. Sembra come se avessi voluto modellare la mia vita nel mio proprio modo ottenendo soltanto di romperla in due pezzi. Per te sta continuando tutto in modo normale. Tu hai la tua vita ora e un futuro avanti a te. Io ho provato a superare tutte le barriere ed il risultato è stato che non ho niente per ora e niente per il futuro. Se solo potessi ricominciare tutto da capo! Adesso so che avrei dovuto fare ogni cosa in modo diverso. Non avrei dovuto ribellarmi nello stesso modo contro la vita e contro ogni cosa che mi è stata offerta. Adesso so che uno si deve sottomettere alla vita prima di poter conquistare qualcosa. Ho avuto molte possibilità, e molte volte le cose sono tornate a mio favore, ma ora non è rimasto più niente da lasciare. “ Tu esageri”, disse Stoupitsyn . “ Che differenza c’è fra te e la maggior parte di noi? La vita non è particolarmente piacevole per nessuno. Ma perché, tutte le cose particolarmente sgradevoli dovrebbero essere accadute a te?” “ Non mi è accaduto nulla , solo mi sento fuori dalla vita”. Qualcun altro bussa alla porta. Il padrone di casa di Osokin , un impiegato statale in pensione entrò in casa. Era leggermente alticcio ed estremamente affabile e chiacchierone, ma Osokin ebbe paura che gli avrebbe chiesto i soldi dell’affitto e cercò subito di liberarsene. Quando il padrone di casa se ne fu andato, Osokin con un espressione di disgusto sulla faccia agitò le mani verso la porta. “ Vedi, tutta la vita è una piccola lotta con piccole difficoltà come questa, “ disse. “ Cosa fai questa sera?” “ “Sto andando dai Samoyloffs. Loro stanno parlando di formare un circolo per spiritualisti , medium , mistici o qualcosa di questo tipo di ricerca, una società per ricerche psichiche in Hamovniki. Vuoi venire?Credo tu sia interessato in questo genere di cose.” “ Si, lo ero, anche se ho visto più volte che sono tutte sciocchezze. Ma io non sono invitato. Vedi, ti ho detto che io sono uscito dal gregge. Sono un genere di persone vagamente connesse con l’università, ma che enfatizzano sempre questa connessione. Cosa sono io per loro? Sono uno straniero ed un intruso ed è lo stesso ovunque. Tre quarti dei loro interessi e tre quarti dei loro discorsi mi sono estranei, e loro se ne accorgono. Mi invitano qualche volta con gentilezza, ma giorno dopo giorno sento che l’abisso cresce notevolmente. La gente parla con me in modo diverso da come parla con gli altri. L’altra settimana tre sciocche studentesse mi avvisarono di leggere Karl
Marx e non capirono quando risposi loro che preferivo una zuppa di latte. Capisci cosa voglio dire? Sono solo certamente tutte sciocchezze , ma queste sciocchezze hanno cominciato a stancarmi.” “Bene , non posso discutere con te “, disse Stoupitsyn, “ ma sono sicuro che questa è solo tua immaginazione.” Egli si alzò , accarezzò leggermente Osokin sulle spalle , prese il libro per cui era venuto ed andò via. Anche Osokin si preparò ad uscire. Poi camminò su per il tavolo e rimase li in piedi nel suo cappello e nel suo cappotto., perso in un pensiero. “ Tutto avrebbe potuto essere diverso” , disse “ se fossi andato in Crimea. E dopo tutto perché non ci andai? Avrei potuto almeno essere lì , e una volta là che cosa mi sarebbe importato di qualunque cosa? Forse avrei potuto trovare un lavoro. Ma chi sulla terra potrebbe vivere a Yalta senza soldi? Cavalli, Navi, Cafè, tutte cose che significavano soldi. Uno si deve vestire decentemente. Non sarei potuto andare lì con gli stessi vestiti che uso qui. Tutte queste cose sono solo bazzecole, ma quando tutte queste simili bazzecole si mettono insieme… E lei non capisce che io non posso vivere là. Lei pensa che io non ci voglio andare, o che qualche cosa mi tiene qui… Non ci sarà davvero un'altra lettera oggi?”
CAPITOLO III L’UOMO DAL SOPRABBITO BLU Ivan Osokin andò a chiedere se c’era qualche lettera per lui alla posta generale dove aveva chiesto a Zinaida di scrivergli “ poste -restante. “ Non c’erano lettere. Appena uscto fuori, si imbattè in un uomo dal soprabito blu. Osokin si fermò e lo seguì con lo sguardo. “ Chi è quell’uomo? Dove l’ho visto? La faccia mi è familiare. Conosco quel soprabito.” Perso in questo pensiero, continuava a camminare. All’angolo della strada si fermò per lasciar passare una carrozza con due cavalli. Nella carrozza c’era un uomo e due donne che aveva incontrato in casa Krutitsky. Osokin alzò la mano per togliersi il cappello, ma loro non lo videro. Sorrise e continuò a camminare. Al successivo angolo incontrò il fratello di Zinaida. Egli si fermò attratto dal braccio di Osokin, andò verso di lui dicendo : “ Hai sentito la novità? Mia sorella sta per sposarsi col colonnello Minsky. Il matrimonio sarà a Yalta , e dopodichè intendono andare a Costantinopoli e poi in Grecia. Sto andando in Crimea tra pochi giorni. Hai qualche messaggio?” Osokin sorrise gli strinse la mano e rispose con voce allegra: Si, porta i miei auguri e le mie congratulazioni.” Krutitsky disse qualcos’altro, sorrise e andò via. Osokin lo salutò con una faccia sorridente. Ma dopo che furono partiti, il suo volto cambiò espressione. Continuò a camminare ancora un po’, poi si fermò e rimase a guardare sotto la via non notando alcun passante passante. “ Bene , così questo è ciò che significa” disse a se stesso. “ Ora ogni cosa mi è chiara. Cosa dovrei fare? Andare lì e sfidare Minsky a duello? Ma perché? Evidentemente era già tutto deciso in anticipo e io ero voluto solo per divertimento. È una buona cosa che io non sia andato lì. No, questo è vigliacco da parte mia! Non ho ragione di pensare questo e non è giusto. Tutto questo è successo perché non sono andato. Ma certamente non andrò adesso, e non voglio fare nulla. Lei ha scelto. Che ragione ho di essere insoddisfatto ? Dopo tutto, cosa le potevo offrire? Avrei potuto portarla in Grecia? “ Continuò a camminare, poi si fermò ancora e continuò a parlare a se stesso. “ Ma mi è sembrato che lei realmente provava qualcosa per me. E il modo in cui parlavamo insieme, non c’era nessun’altro al mondo con cui avrei parlato in quel modo… Lei è così straordinaria e Minsky è ordinario tra l’ordinario; un tipo di colonnello e legge la “ Novoe Vremya”. Ma abbastanza presto sarà un uomo stimato, ed io non sono neanche stato riconosciuto dagli amici di lei in strada. “ No, non posso, io devo, o andare da qualche parte o… non posso stare qui.!”
CAPITOLO IV LA FINE DEL ROMANZO SERA. Osokin nella sua casa. Stava scrivendo una lettera a Zinaida Krutitsky , ma strappava continuamente foglio dopo foglio e cominciava da capo. Di tanto in tanto si alzava e cominciava a camminare per la stanza. Poi cominciava a scrivere di nuovo. Alla fine gettò a terra la penna e cadde esausto sulla sua sedia. “Non posso più scrivere” disse a se stesso. “Le ho scritto per giorni interi ed intere notti. Ora sento come se qualcosa si sia rotto in me. Se nessuna delle mie lettere le ha detto qualcosa, neanche questa le dirà nulla. Non posso…” si alzò in piedi lentamente e, muovendosi come un cieco , prese il revolver e le cartucce dal cassetto del tavolo, caricò la rivoltella e la mise in tasca. Poi prese il suo cappello ed il cappotto, spense la lampada e uscì fuori.
CAPITOLO V DAL MAGO Ivan Osokin andò da un mago che conosceva da un po’ di tempo. Egli era un buon mago, ed aveva sempre un eccellente brandy e buoni sigari. Osokin ed il mago sedevano vicino al fuoco. Una spaziosa stanza riccamente decorata in uno stile medio orientale. Il pavimento era coperto da un prezioso tappeto persiano antico, e tappeti Bokhara e Cinesi. Le alte finestre erano provviste di tende di antico broccato dai bellissimi disegni. Sedie e tavoli di ebano intagliato. Figure in bronzo di divinità indiane. Libri Indiani in foglie di palma. In una nicchia, una graziosa figura di Kwan Yin in grandezza naturale. Un grande celestiale globo sopra un piedistallo cinese laccato di rosso. Su un piccolo tavolo nero intarsiato in avorio vicino la sedia del mago c’era una clessidra. Sulla spalliera della sedia, stava seduto un gatto siberiano nero che guardava il fuoco. Lo stesso mago un curvo uomo anziano con un acuto sguardo penetrante, era vestito tutto di nero, e portava un piccolo e piatto cappello nero sulla testa. Aveva in mano un sottile bastone persiano intarsiato con dei turchesi. Osokin era oscuro. Fumava un sigaro e non diceva niente. Ad un tratto poi si era immerso profondamente nei suoi pensieri , il mago parlò. “ Mio caro amico, tu lo sapevi da prima.” Osokin cominciò a guardarlo: “ come fai a sapere quello che sto pensando? “ Io so sempre cosa stai pensando” Osokin curvò la testa. “ Si lo so che non posso essere aiutato ora,” disse. “ Ma se solo potessi riportare indietro questo miserabile tempo che non è mai esistito, come tu stesso dici sempre. Se solo potessi riprendere indietro tutte le occasioni che la vita mi ha offerto e che io ho gettato via. Se solo potessi fare le cose in modo differente…” Il vecchio uomo prese la clessidra da sul tavolo, la scosse , la capovolse e guardò la sabbia scendere. “ Ogni cosa può essere portata indietro.” Disse, “ ogni cosa , ma mai questo potrà aiutare.” Osokin, senza ascoltare e completamente immerso nei suoi pensieri, continuò: “ Se solo avessi saputo cosa sarebbe accaduto. Ma ho creduto troppo in me stesso, ho creduto nella mia forza. Ho voluto vivere a modo mio. Non avevo paura di niente. Ho gettato via tutto ciò che gli altri apprezzavano e non ho mai guardato indietro. Ma ora darei metà della mia vita per tornare indietro e diventare come tutti gli altri.” Si alzò e cominciò a camminare su e giù per la stanza. Il vecchio restando seduto continuava a guardarlo, annuendo con la testa e sorridendo. C’era un divertimento ed una ironia nel suo sguardo , non un ironia non comprensiva , antipatica, ma un genere di ironia piena di comprensione, di compassione e pietà, come se volesse aiutarlo ma non era possibile. “ Ho sempre riso su ogni cosa, ” continuò Osokin, “ e ho sempre gioito nel separarmi dalla mia vita, mi sentivo più forte degli altri. Niente poteva piegarmi, niente poteva farmi abbattere . Io non mi sento battuto, ma non posso più combattere. Sono finito in una sorta di pantano. Non posso più fare neanche un movimento. Mi capisci? Devo resistere e guardare me stesso sprofondare.” Il vecchio seduto lo guardava. “ Come sei giunto a questo?” Disse. “Come?. Tu conosci tante cose su di me , che devi per forza conoscere anche questo completamente. Io ero già alla deriva quando sono stato espulso dalla scuola. Quel fatto da solo cambiò completamente la mia vita. A causa di questo sono fuori contatto con ogni cosa. Prendi i miei compagni di scuola: alcuni sono ancora all’università; altri hanno preso il loro titolo di studio, ognuno di loro ha un terreno solido sotto i piedi. Io ho vissuto dieci volte più di loro, Io conosco di più, ho letto e visto cento volte di più di quanto hanno fatto loro – e nonostante ciò sono un uomo che la gente tratta con condiscendenza.” E questo è tutto ? “ chiese il vecchio. “Si, tutto - sebbene non completamente tutto. Io avevo altre possibilità , ma una dopo l’altra sono scivolate via da me. La prima fu la più importante. Come è terribile che completamente senza comprensione o intenzione, quando siamo ancora troppo giovani non capire il risultato che si potrebbe ottenere , quando possiamo fare delle cose che possono influenzare tutta la nostra vita e cambiare tutto il nostro futuro. Ciò che facevo a scuola era tutto uno scherzo: ero annoiato. Se avessi saputo o compreso dove mi avrebbe condotto, pensi che lo avrei fatto?” Il vecchio fece un segno di assenso col capo. “ Si, lo avresti fatto” disse.” “ Mai” Il vecchio rise. Osokin continuò a passeggiare su e giù per la stanza, poi si fermò e parlò ancora. “ e , dopo poi perché litigai con mio zio? Il vecchio era veramente ben disposto verso di me, ma fu come se lo provocai scomparendo per interi giorni nei boschi con la ragazza in sua custodia . E’ vero Tanechka era straordinariamente dolce e io avevo
solo sedici anni e i nostri baci erano così belli. Ma il vecchio fu mortalmente offeso quando ci sorprese a baciarci nella sala da pranzo. Come fu sciocco tutto ciò! Se avessi saputo cosa sarebbe successo non pensi che mi sarei fermato? “ Il mago rise ancora. “ Tu lo sapevi” disse. Osokin restò in piedi sorridendo come se stesse vedendo qualcosa del passato. “ Potrebbe essere che lo sapessi” disse. “ Solo che allora mi sembrava così eccitante. Ma sicuramente non era necessario doverlo fare. E se sapevo chiaramente cosa sarebbe successo, sarei certamente andato via da Tanechka.” “ Tu lo sapevi con assoluta chiarezza,” disse il vecchio. Pensaci e vedrai .” “ Certamente non lo facevo” disse Osokin. “ L’intero problema è che noi non sappiamo mai con certezza cosa sta succedendo. Se sapessimo definitivamente quale sarebbe il risultato delle nostre azioni, supponi che faremmo quello che facciamo?” “ Tu sai sempre tutto,” disse il vecchio, guardando Osokin: “ Un uomo può non sapere cosa succederà come risultato delle azioni di altre persone , o come risultato di cause sconosciute, ma egli conosce sempre tutti i possibili risultati delle proprie azioni.” Osokin scivolò perso nei suoi pensieri e un ombra gli attraversava il viso. “ Potrebbe essere” disse , “ che qualche volta io prevedevo gli eventi, ma uno non può prendere questa come una regola… E inoltre io mi avvicino alla vita sempre piuttosto differentemente dagli altri.” Il mago sorrise. “ Ma anch’io , “ continuò Osokin senza ascoltare , “ Se sapevo per certo cosa sarebbe successo di questo, perché avrei fatto quelle cose? Prendi cosa accadde alla scuola militare. Io comprendo che era difficile lì per me perché non ero abituato alla disciplina, ma dopotutto, quello era assurdo. Mi sarei potuto imporre di sopportarlo. Tutto era iniziato ad andare agevolmente ed mi era rimasto solo un breve tempo. Quando subito, come se avessi voluto farlo di proposito, iniziai ad arrivare in ritardo dal permesso. Così un lunedì mi dissero che sarei stato espulso se avrei fatto tardi ancora un volta. Per due volte dopo arrivai in orario, e quando quella sera al Leontieff, le ragazze in vestito nero … e non ritornai a scuola del tutto. Bene, quale fu l’utilità di tutto ciò? Come risultato fui espulso. Ma io non sapevo in anticipo che sarebbe andata a finire così.” “ Tu lo sapevi ,” ripetè il mago. Osokin rise. “ Bene supponiamo che in quel caso lo sapevo, ma io ero terribilmente annoiato da tutte quelle sciocchezze, e dopo tutto uno spera sempre per il meglio. Voglio che tu capisca che quando parlo circa il sapere , io non intendo quel tipo di sapere che in realtà , è solo una supposizione. Io intendo che se noi sapessimo con assoluta certezza cosa andrà a succedere, allora agiremmo differentemente. “ Mio caro amico, tu non comprendi cosa stai dicendo. Se tu sapessi qualcosa con assoluta certezza, significherebbe che sarebbe inevitabile. Allora nessuna delle tue azioni potrebbe alterare niente in nessun caso. Qualche volta tu sai cose come questa: lo sai, per esempio, che se tocchi il fuoco ti brucerai. Ma non voglio dire questo. Io intendo che tu sai sempre che risultato ci sarà dall’una o l’altra tua azione; ma in uno strano modo tu vuoi fare una cosa e ottenere il risultato che si potrebbe avere solo con un’altra.” “Noi non sempre sappiamo tutti i risultati che otterremo.” Disse Osokin. “ Sempre” “Aspetta un momento, veramente sapevo ogni cosa quando ero un soldato privato in Turkestan? Non speravo in nessuna cosa. Non mi aspettavo niente.” Il mago sorrise ancora. “ Non c’era niente che avresti potuto fare,” disse. “ Niente dipendeva da te , e tu non facesti nulla.” “ Improvvisamente ricevetti un eredità da una zia , “ Continuò Osokin. “ quarantamila rubli. Quella fu la mia salvezza. In principio cominciai agendo assennatamente. Andai all’estero; viaggiai per qualche tempo. Poi cominciai ad andare a delle conferenze alla Sorbonne. Ogni cosa divenne possibile ancora – molte cose erano anche meglio di prima, e poi in uno sciocco momento, insensatamente e stupidamente , persi tutto il denaro che mi rimaneva alla roulette in compagnia di ricchi studenti Americani e Inglesi che non se ne accorsero neppure. Sapevo allora cosa stavo facendo? Stavo perdendo ogni cosa in quel momento. Sono sicuro che se noi sapessimo dove stiamo andando a finire , molto spesso ci fermeremmo.” Il vecchio si alzò e si appoggiò al suo bastone, stava di fronte ad Osokin. “ Ma tu perdesti una considerevole somma di denaro , alle carte e alla roulette,” Disse. “ Me lo hai detto tu stesso. Perché era rimasto solo un terzo della tua eredità?” “ Oh , non persi tutto il denaro alle carte. Avevo vissuto per quattro anni all’estero,” rispose Osokin. “ e in ogni caso non avrei potuto vivere col mio reddito. Avevo ancora abbastanza per prendere il mio titolo di studio per poi trovare un lavoro.” “Si,” Disse il mago, “ questo forse , ma tu perdesti già il tuo denaro, e fu inevitabile che tu perdessi tutto. E tu sapevi che l’avresti perso. Tu l’hai sempre saputo , ma non ti sei fermato.” Osokin scosse nervosamente la testa. “ Sicuramente no ! Sicuramente no!” Pianse. “ Se solo potessimo sapere! La nostra
sfortuna è che strisciamo intorno come gattini ciechi sopra un tavolo, senza mai conoscere dove è il bordo. Noi facciamo cose assurde perché non conosciamo ciò che abbiamo davanti. Se solo potessimo sapere! Se solo potessimo vedere un po’ avanti!” Egli camminava su e giù per la stanza, poi si fermò di fronte al vecchio. “ Ascolta , può la tua magia fare questo per me? Puoi mandarmi indietro nel tempo? Ho pensato a questo da molto tempo e oggi quando ho saputo di Zinaida ho sentito che questa era la sola cosa rimasta per me. Non posso continuare a vivere . Ho rovinato tutto. Mandami indietro se è possibile. Farò ogni cosa in modo diverso. Vivrò in un nuovo modo e mi preparerò per incontrare Zinaida quando verrà il tempo. Voglio tornare indietro circa dieci anni al tempo che ero ancora uno scolaro. Dimmi è possibile?” Il vecchio annuì col capo. “ E’ possibile “ disse. Osokin si fermò stupefatto. “ Puoi farlo?” Il vecchio annuì ancora, e disse: “ Io posso farlo, ma non sarà utile per te.” “ Bene, questo è un affare mio,” disse Osokin. “ Solo mandami indietro dieci anzi no dodici anni ma a una condizione che io ricordi ogni cosa , capisci? Inclusi i più piccoli dettagli. Tutto ciò che ho acquisito durante questi dodici anni deve rimanere con me, tutto ciò che conosco, tutte le mie esperienze, tutta la mia conoscenza della vita. Uno potrebbe fare ogni cosa allora!” “ Posso mandarti indietro al tempo che desideri , e tu potrai ricordare ogni cosa , ma non ricaverai nulla da ciò,” disse il vecchio. “ Come non ricaverò nulla?” disse Osokin agitandosi. “ L’intero orrore delle cose è che noi non conosciamo la nostra via. Se io so e ricordo, potrò fare ogni cosa in modo diverso. Potrò avere uno scopo, potrò essere consapevole del modo e della necessità per tutte le cose difficili che dovrò affrontare. Cosa stai dicendo? Certamente cambierò tutta la mia vita. Troverò Zinaida mentre sono ancora a scuola. Lei non saprà niente , ma io saprò già che noi ci incontreremo più tardi , e potrò fare ogni cosa in previsione di ciò. Pensi che farò ancora tutti quei trucchi alla mia vita? Certamente no!” Il vecchio si sedette lentamente e continuava a guardarlo. “ Fallo se è possibile” disse il vecchio. “ tornerai indietro dodici anni come vuoi tu. E potrai ricordare ogni cosa così a lungo quanto tu desideri. Sei pronto?” “ Completamente pronto,” disse Osokin. “ In ogni caso non posso tornare a casa ancora . Questo sento che è impossibile.” Il vecchio battè le mani tre volte. Un cinese, il servo del mago, arrivò silenziosamente nella stanza. Egli aveva una lunga treccia, ed era vestito in un vestito blu di seta decorato con una pelliccia e scarpe con spesse suole di feltro. Il mago gli parlò a bassa voce. Il cinese si mosse silenziosamente, prese un piccolo braciere con del carbone bruciante e un alto vaso e lo posò di fronte al mago. Il gatto balzò giù dallo schienale della sedia del mago e andò fuori dietro al cinese. Il vecchio introdusse una mano nel vaso e con l’altra mano gesticolò verso la poltrona di Osokin. Osokin stava seduto. Guardando nel fuoco il vecchio pronunciò alcune incomprensibili parole. Poi tirò fuori le mani dal vaso, gettò un mano piena di polvere grigia e verde nel braciere. Nello stesso tempo prese un clessidra dal tavolo, la agitò e la capovolse. Un’ aromatico e pungente fumo saliva in una nuvola sopra il braciere. L’intera stanza ne fu piena e in esso si potevano vedere molte forme muoversi come se la stanza si fosse improvvisamente piena di gente. Quando il fumo si fu diradato il mago era seduto sulla sua poltrona tenendo la clessidra nella sua mano. Osokin era scomparso.
CAPITOLO VI MATTINO Un mattino presto nell’ottobre del 1890. Un dormitorio in una scuola per ragazzi. Schiere di letti, dormienti figure che si rotolavano nelle coperte. Attraverso un arcata si poteva vedere un’altra parte del dormitorio. Le lampade erano accese. Fuori era ancora buio. Un orologio faveva le sei in punto. Un bidello soprannominato “Frog”, un veterano della guerra del Caucaso, apparve alla fine del dormitorio e iniziò a suonare una grossa campana. camminando lungo il largo passaggio centrale tra i letti. Il dormitorio ritornò subito alla vita. C’era rumore e movimento. Alcuni ragazzi si alzarono gettarono via le coperte altri provavano a strappare un altro mezzo minuto di sonno. Un ragazzo di quindici anni circa saltò sul letto e cominciò a danzare. Qualcuno gli lanciò un cuscino dall’altro lato del dormitorio. Il direttore, un alto e magro tedesco con una barba rossa, in un cappotto blu con dei bottoni di ottone, camminava da un letto ad un altro dando una tirata alle coperte di quelli che ancora non si erano alzati. In un letto vicino al muro Osokin stava seduto fissando fuori stupefatto. Sembrava un ragazzo di quattordici anni. “ Sto sognando tutto questo? E cosa significa?” disse a se stesso. “ quello che sto vedendo è un sogno? Sono andato dal mago e gli ho chiesto di spedirmi indietro nel tempo. Mi disse che mi avrebbe mandato indietro di dodici anni. È possibile che ciò sia vero? Io presi la pistola e andai fuori di casa. Non riuscivo più a rimanere in casa. È vero che Zinaida si sta sposando con Minsky? Che strano sogno! Il dormitorio sembra assolutamente reale. Non sono sicuro se voglio che realmente mi trovi qui oppure no; qui era un posto deliziosamente bestiale. Ma come potrò continuare a vivere? Non c’è più Zinaida per me. Non lo accetto ne mai lo accetterò. Ho detto al mago che volevo cambiare tutta la mia vita e che volevo iniziare da capo. Ma veramente può essere che mi abbia mandato indietro? È impossibile . Lo so questo è un sogno. Ma proverò a immaginare che attualmente sono realmente a scuola. È meglio o peggio? Non so neanche cosa dire. Perché questo mi fa sentire così spaventato e triste? Dopo tutto non può essere così , ma Zinaida…no , è veramente un circolo vizioso se io sono effettivamente uno scolaro, ciò significa che ho sognato tutto – Zinaida e ogni altra cosa. Può essere la verità oppure no? Bene, ci sono mille cose che non avrei potuto sapere quando ero a scuola. Proverò questo subito. Cosa proverò a ricordare? Ah ecco ho trovato ! A quel tempo non conoscevo l’inglese. L’ho imparato dopo. Se adesso lo so , significa che tutto è reale, che io sono realmente stato all’estero e tutto il resto. Come quella storia di Stevenson che inizia con la figlia del re che non aveva potere sul domani? Il suono del domani? Si è giusto. ( Il re di Duntrine aveva una figlia quando era ormai vecchio e lei era la più amabile figlia del re tra due mari) Così è tutto vero. Conosco l’inglese. Posso ricordarmi come proseguiva: ( I suoi capelli erano come oro filato e i suoi occhi come polle in un fiume e il re le diede un castello sopra la spiaggia con una terrazza e una corte di pietre intagliate e quattro torri ai quattro angoli. ) “Ma allora significa che è tutto un sogno…” “Osokin , Osokin,” gridò il suo amico Memorsky. “ perché sei seduto lì come un gufo? Ti sei addormentato? Non senti il tedesco sta prendendo i nomi di quelli che non si sono ancora vestiti. Svegliati, sei un burattino del diavolo.” Osokin afferrò il cuscino e lo lanciò rabbiosamente al ridente Memorsky, che abilmente lo evitò. In quel momento il direttore tedesco stava uscendo dall’inizio dell’arcata e il cuscino volò sopra la testa di Memorsky , colpendo il direttore sulla faccia. Egli barcollò per l’inaspettato colpo, poi si avventò furiosamente su Osokin. Il tedesco aveva l’abitudine di afferrarli con le sue proprie mani e trascinarli in qualche posto dove dovevano rimanere per punizione: Sotto l’orologio, o sotto il lampione o nella libreria o semplicemente al muro. I ragazzi non consideravano la punizione come una vergogna, ma essere afferrati dal tedesco era considerato al tempo stesso ridicolo ed umiliante. All’inizio, Osokin guardò impaurito il tedesco e voleva spiegargli cosa era accaduto, ma poi vedendo la sua faccia infuriata e realizzando le sue intenzioni, diventò pallido e alzò le mani per difendersi. Il tedesco notando appena in tempo il movimento e l’ espressione sulla faccia di Osokin, si fermò. Per alcuni momenti rimasero faccia a faccia. Rapidamente si era formato intorno a loro un cerchio di
interessati spettatori . Il tedesco stava soffocando per la rabbia, ma si controllò e decise di mettere le cose nel modo più spiacevole possibile per Osokin. “ Perché non sei vestito?” gli urlò . “ Per quanto tempo ancora continueranno questi scandalosi comportamenti? Litigando già dalle prime ora del mattino tu stai facendo aspettare tutti quanti. Dirò al bidello di lavarti se non ti vuoi lavare da solo. Sbrigati, vestiti e vai sotto l’orologio. Non avrai colazione e durante la preparazione rimarrai nella libreria. Dopo parlerò a Gustav Lukitch . Ora vestiti. Il tedesco si girò bruscamente e uscì fuori. I ragazzi si sparpagliarono, alcuni di loro ridevano, altri simpatizzavano con Osokin e gli urlavano incoraggiamenti. Osokin nervosamente cominciò a vestirsi. “ E’ perfettamente assurdo” il pensiero attraversò la sua mente. “ Che sogno idiota! Voler vedere ancora quella brutta faccia. Ma perché mi sto vestendo? Mi stenderò e rimarrò nel letto. Certamente questo è un sogno:” Ma in quel momento egli si ricordò del mago e si sentì così meravigliato che riuscì a stento a trattenersi dallo scoppiare a ridere ad alta voce. “ Posso immaginare cosa avrebbe detto il mago! Questo è effettivamente un brillante modo di iniziare una nuova vita. Ed è curioso, questo è esattamente ciò che accadde prima. Ricordo quell’affare del cuscino perfettamente. Ma come avrei potuto sapere che sarebbe successo oggi? Il mago avrebbe detto sicuramente : “ Tu sapevi” Una questione o un fatto qualcosa balenava nella mia mente mentre stavo per lanciare il cuscino. Mi sarei potuto fermare, volevo fermarmi , E nonostante ciò l’ho lanciato. Maledizione il Tedesco doveva per forza tornare in quel momento. Adesso andrà a lagnarsi con Gustav e allora diventerà uno sporco affare. Questo significa che il mio permesso sarà fermato e probabilmente verrà abbassato anche il mio voto in condotta. Ma perché penso a questo? Non può importarmi nulla né in un caso né nell’altro. Tra poco mi sveglierò. Devo fare uno sforzo, non c’è niente di vero in tutto ciò. Mi sveglierò. Bene -.” Il Tedesco apparve da dietro l’arcata. “ Non sei ancora pronto?” urlò ad Osokin. “ Prokofy , portalo sotto l’orologio .” Un’ altro bidello, Prokofy, grande amico di Osokin, anche lui un vecchio soldato, che i ragazzi chiamavano “ Potato,” Camminava riluttante dall’altra parte del dormitorio, verso di lui. Realizzando che di due mali uno avrebbe scelto il minore, Osokin prese un asciugamano e senza guardare al Tedesco, si incamminò rapidamente fuori dal dormitorio. Il pianerottolo tra il dormitorio dei ragazzi e quello degli studenti più grandi. Una larga scala di ferro conduceva al piano inferiore. Sul muro c’era un rotondo orologio giallo. Sotto L’orologio c’era Osokin in piedi , che guardava agitato e sconcertato. I ragazzi passavano da lì mentre andando avanti e indietro, incuranti di lui. “ Sto diventando matto o lo ero già da prima?” pensò Osokin. “ Non ci sono sogni così. Ancora non mi sono svegliato. È impossibile che io realmente sia tornato a scuola. Tutto questo è troppo stupido. Io so che se solo comincio a pensare alla mia vita , a Zinaida …mi sveglierò; ma non posso smettere di pensare circa questo idiota Tedesco ed al fatto di essere stato preso in un sabato. È per questo che sto ancora dormendo. Sarebbe veramente divertente tornare realmente a scuola ed essere lasciato senza permesso come al solito. No , questo è assurdo. Se attualmente ritornassi, sicuramente prenderei il meglio che sarebbe andare fuori di qui , e devo dire che sarei interessato a vedere Zinaida da piccola. So anche a che scuola andava. Ma posso veramente essere sicuro che lei non stia per sposarsi con Minsky, e che non sarà una perfetta estranea per me? Allora perché voglio vederla? C’è una cosa che non capisco ; perché questo stupido sogno sta continuando così a lungo. Normalmente , in un sogno , nel momento che comincio a realizzare che è solo un sogno, mi sveglio subito. Adesso , per qualche ragione, non posso svegliarmi. So cosa farò. Salterò giù dalle scale oltre il davanzale. Se galleggerò nell’aria significherà che è un sogno. Dopo tutto non può essere reale, perciò non posso cadere.” Osokin con un passo lungo , si incamminò risolutamente lungo il pianerottolo, tenendosi alla scala di ferro e guardò giù. In quel momento molti ragazzi all’incirca della sua età correvano fuori dal dormitorio. Quando videro Osokin sporgersi dal davanzale corsero da lui e lo presero da dietro cominciando tutti a ridere. Osokin provò a liberarsi e accidentalmente colpì con il gomito uno dei suoi assalitori sulla faccia . Il ragazzo per il grande dolore alzò le mani e le portò verso il volto. Il sangue gocciolava lungo le sue dita. Gli altri ragazzi lasciarono andare Osokin e aspettavano curiosi di vedere cosa sarebbe accaduto ancora. Il Tedesco venne fuori dal dormitorio dei Senior e lanciò uno sguardo alla situazione. Osokin che era stato punito e
sarebbe dovuto rimanere sotto l’orologio, e che non avrebbe dovuto muoversi senza permesso, aveva lasciato il suo posto , prendendo parte ad una lite e rompendo il naso di Klementieff. Osokin comprese subito che l’evidenza era tutta contro di lui, provò a dire qualcosa, ma il Tedesco non lo lasciò parlare. “ Ancora una lite ed ancora Osokin,,” gridò. “ Tanto per cominciare , chi ti ha dato il permesso di muoverti dal tuo posto? No, questo va oltre ogni cosa.” Il Tedesco si agitava sempre di più. “ Dobbiamo incatenarti o buttarti in una gabbia? O metterti una camicia di forza? Non puoi essere lasciato da solo per un momento. Non ci sono abbastanza balie per te. Quando gli altri andranno in sala da pranzo tu rimarrai qui sotto l’orologio e rimarrai qui durante la preparazione finchè non verrà Gustav Lukitch. Lui farà di te quello che riterrà più opportuno. Io me ne lavo le mani. E se ti muoverai ancora da qui ti spedirò all’infermeria.” Osokin era infastidito e disgustato da tutto quello che stava succedendo , Allo stesso tempo era estremamente divertito alla vista del tedesco. Egli gli avrebbe voluto dire qualcosa per fargli capire che lui, Osokin non era uno scolaro e che quello era solo un sogno, ma non ci riuscì. Ma a dispetto di se stesso si sentiva infastidito dalle minacce del Tedesco, come se qualcosa di completamente sgradevole lo stesse aspettando. Osokin stava ancora sotto l’orologio. All’altro capo del pianerottolo i ragazzi cominciavano a mettersi in fila per due, i più giovani avanti i più grandi dietro. Erano circa un centinaio. “ Prokofy ,” gridò il Tedesco, “ Osokin è la sotto l’orologio. Se si muove dal suo posto vieni e dimmelo subito. Il Tedesco lanciò un dispettoso sguardo ad Osokin, poi piano s’incamminò giù per le scale avanti ai ragazzi. I ragazzi lo seguivano in coppie , evitando di guardare Osokin. “Osokin, porterò da fuori per te,” gridò Memorsky. Nel linguaggio degli scolari questo significava che avrebbero portato un cartoccio o un pezzo di qualcosa ad Osokin che sarebbe rimasto senza colazione.
CAPITOLO VII PENSIERI Osokin era ancora solo. A dispetto di se stesso, l’allarmata sensazione di scolaro che aveva fatto qualcosa di sbagliato e si aspettava una punizione cominciava ad impossessarsi di lui sempre di più, e non riusciva a liberarsene. Essere lasciato da solo nel dormitorio e “sotto l’orologio” durante la colazione e per tutta la preparazione non era una punizione ordinaria che poteva essere trascurata. Ed essere spedito in infermeria era la maggiore minaccia che un direttore poteva applicare con la sua autorità. L’infermeria in se stessa non era minimamente paurosa. Al contrario era veramente un posto piacevole; ma essere spediti là quando uno non era ammalato significava separarlo dagli altri, ed era il preliminare usuale che precede l’espulsione dalla scuola. I bidelli, tutti vecchi soldati, stavano pulendo i dormitori. Dal pianerottolo si potevano vedere sia il dormitorio dei junior che quello dei senior. “Prima di tutto non credo a niente di tutto questo,” disse Osokin a se stesso, ” e secondo , ho voglia di fumare,” concluse all’improvviso. “ Mi chiedo se ho qualche sigaretta.” Egli armeggiò nella tasca. “ Neanche una. Un orologio, una monetina da 20 Kopek, una matita e questo è tutto.” Ad Osokin non poteva essere d’aiuto ridere del contenuto delle sue tasche. “ Solo il diavolo sa cosa uno può arrivare a sognare,” disse. “ Ma è stupendo come l’intera faccenda sta tornandomi indietro passo dopo passo. Questo è esattamente tutto com’era successo in precedenza; colpii il Tedesco col cuscino, fracassai il naso di Klementieff, e credo di aver anche cercato delle sigarette mentre stavo sotto l’orologio. Ma ieri non avrei potuto richiamare tutto questo in ogni piccolo dettaglio. Ed ora ricordo anche cosa accadde dopo. Gustav venne e mi fece la paternale, la mia condotta fu abbassata e poi rimasi senza permesso per tre Domeniche consecutive. Questo mi rese selvaggio e smisi di lavorare insieme agli altri. Così questa fu l’inizio di una serie di piacevoli eventi che terminarono nel mio rimanere bloccato alla quarta classe per il secondo anno. Se sono tornato per mettere tutto questo a posto difficilmente avrei potuto scegliere un inizio migliore. Ma questa e tutta una sciocchezza,. Che cosa può importarmi della scuola? Mi sveglierò e quella sarà la fine di tutto questo. Sono solo memorie che sono tornate a galla in qualche inesplicabile modo – farei meglio a pensare al presente.” Egli cercò di pensare a Zinaida ma sentiva un tale tormento nel suo cuore che scosse la testa e disse a se stesso: “ No, qualsiasi cosa ma questo; è questo, ciò da cui sono scappato. Non m’importa se è un sogno oppure no, ma non posso ricominciare a pensare a Zinaida. Così a cosa posso pensare? Ogni cosa è maledettamente cattivaentrambe qui e là. Ma questo è impossibile. Devo trovare qualcosa su cui concentrare la mia mente, altrimenti è assolutamente insopportabile… Chi fu che venne a vedermi ieri? Perché, Stoupitsyn sicuramente. Posso immaginare come riderebbe ora se gli raccontassi che il mago mi ha rispedito a scuola. Non credo che uno possa avere una punizione peggiore. A proposito, anche Stoupitsyn deve essere qui , solo che lui è uno studente diurno. Sarebbe interessante vederlo. Comunque , devo provare a fare qualcosa: sogno o non sogno, non voglio rimanere sotto l’orologio. Se sono tornato indietro a scuola non è stato certamente solo per questo. Ma questo è un sogno terribilmente strano; un tipo di incubo o delirio. Forse sono malato, forse ho il tifo. È strano che posso ragionare così coerentemente, ma dicono che a volte succede così. Se è così devo trovare l’inizio . Quando è cominciato questo delirio? Ricordo Stoupitsyn ieri mi disse che non avevo una buona cera. Poi andai alla posta e incontrai Krutinsky. Mi raccontò di Zinaida . questo fu l’inizio… Ma forse tutto è successo dopo, forse io non sono mai andato alla posta e non l’ho mai incontrato, forse è tutto un delirio circa Zinaida che sta per sposarsi. Probabilmente mi sono ammalato subito dopo che Stoupitsyn se n’era andato, e adesso sono coricato delirante nella mia stanza- o in ospedale- e non posso svegliarmi. Probabilmente questo è proprio quello che è accaduto. Bene, c’è una cosa che farò non appena mi riprenderò, andrò in Crimea- senza biglietto se sarà necessario, sui giunti o qualcos’altro, ma ci andrò… Forse non è tifo ma semplicemente una febbre di quelle che ero solito avere prima in Turkestan.” Prokofy, che era in rapporti molto buoni con i ragazzi, annuì col capo con un ghigno, mentre andava verso di lui. “Ora ci sei Osokin! Con chi stavi combattendo?” Osokin
all’inizio non lo comprese e poi involontariamente gli rispose in linguaggio scolaresco: “ Ma noi non stavamo litigando. L’ho solo colpito col mio cuscino per sbaglio.” Prokofy scosse la testa. “ Bene, tu trovi che lui stia bene. Come il suo naso insanguinato! Non smetteva di sanguinare. Gli stavano dicendo di tenere il naso all’insù , ed ora il suo naso è diventato gonfio e blu , come questo!” Prokofy gli mostrò com’era diventato il naso di Klementieff. “ Ma è stato un incidente,” disse Osokin, muovendosi a fatica da un piede ad un altro. “ Oh, si, e hai anche lanciato un cuscino sulla testa di Wilhelm Petrovitch sempre per un incidente ? “Hai solo da aspettare quello che ti prescriverà Gustav Lukitch.!” Prokofy gesticolò con le mani e andò nel dormitorio. Il filo dei pensieri di Osokin si era spezzato. “Non riesco proprio a capire” disse. “ Cosa sono io adesso – uno scolaro o un uomo cresciuto? Si , questa è una ripetizione di ogni cosa che accadde in precedenza, fin nei minimi dettagli. Ma allora, se davvero sono tornato indietro, certamente non è stato per questo. E se è solo un sogno? Perché dura così a lungo? Come spesso sognavo della scuola prima ed era sempre tremendamente divertente. Ricordo quando ero a Parigi sognai che ero tornato a scuola di nuovo. Ogni cosa era esattamente com’è ora. Ed io ricordo che volevo andare fuori in qualche posto, chiesi a Gustav ed egli non mi lasciava andare. Gli dissi: “ devo andare a vedere delle persone, Gustav Lukitch, per importanti affari . E lui mi rispose col suo divertente accento Ceco: “ Questo non è affar mio. Se tu sei entrato a scuola devi sottometterti a tutte le regole.” Bene, ora questo significa che devo avere un chiarimento con Gustav ancora una volta. “ Ma , maledizione , devo ammettere che questo e tutto veramente meraviglioso; solo devo provare a non dimenticare questo sogno. Uno si dimentica sempre le parti più importanti. Qui c’è il soggetto per un poema: Dove finisce il sogno e dove inizia la realtà? È impossibile da definire. Quello che noi vediamo sembra essere reale, ma dopo chiamiamo sogno cose del tutto simili. Ma io mi chiedo se questo sogno continuerà abbastanza a lungo. Se sapessi per certo che durasse a lungo, potrei girarlo in ogni modo che mi piace. Quanto più uno potrebbe vedere! Ora lasciami pensare, chi avrei piacere di vedere? La mamma?” Osokin si fermò nel mezzo dei suoi pensieri e si sentì spaventato. “ Ma lei è morta,” disse a se stesso, “Ricordo il suo funerale. Come potrò vederla ora? Ricorderò tutto il tempo che l’ho vista morta? Ricordo , anche quando a scuola , ero solito pensare che sarebbe arrivato il tempo della sua morte e mi domandavo cosa avrei fatto . Poi lei realmente morì… e io non feci nulla e continuai a vivere. La cosa più terribile e che diventiamo rassegnati ad ogni cosa. Ma come mi piacerebbe vederla adesso! Perché questo è un così stupido sogno? Perché sto sognando del Tedesco, di Prokofy , e non di lei? Che strana sensazione! Questo è esattamente quello che accadde a scuola prima. Ricordo i pensieri che solitamente mi venivano qualche volta, che mia madre sarebbe morta e che io volevo disperatamente vederla subito, in quel preciso momento essere a casa, sedermi accanto a lei e parlare con lei. Ed ora è di nuovo la stessa cosa. Non so cosa darei per vederla adesso. Ma suppongo che sarò preso in un Sabato. Che sciocchezza è questa! Perché penso a questo? Non posso essere ostacolato dal fare cosa voglio da questi sogni. Io voglio vederla, io devo! Una volta ancora è tutto uguale a prima . Com’ero annoiato quando ero preso nei fine settimana. Quegli esseri insensibili non riuscivano a capire cosa significava rimanere seduti qui per un fine settimana non potendo neanche andare a casa il Sabato. Perdersi in questi pensieri era la sola cosa che rendeva la vita possibile in questo posto. Ma come posso vedere mia madre? È necessario ma allo stesso tempo mi spaventa. Come la guarderò e le parlerò adesso, ricordando il suo funerale? Ora capisco perché io avevo sempre un tale senso di pietà per lei. Era un presentimento.” Osokin rimase per lungo tempo immerso nei suoi pensieri. “ Non posso trovarlo nella mia testa,” disse guardandosi intorno. “Voglio capire: è questo un sogno o no?”
CAPITOLO VIII IL PASSATO Sullo schermo ci sono una serie di foto di scuola di vita. Il mattino continuava. Prima della lezione Osokin venne chiamato dall’assistente del caposcuola, Gustav Lukitch, un grasso Ceco, che faceva lunghe paternali. Osokin provò a spiegargli cosa era accaduto ma egli si rifiutò di ascoltarlo e lo minacciò con ogni sorta di terribili punizioni. Alla fine, per tutte le offese commesse al mattino, Osokin venne privato del permesso per tre Domeniche. Iniziarono la lezioni. Osokin non sapeva neanche che compiti fossero stati assegnati. I più bassi voti li aveva in Greco. Nelle altre materie si salvò perché non fu interrogato. Osokin rimase seduto durante ogni lezione e si muoveva durante l’intervallo come se fosse in uno stato di stordimento. Era doloroso per lui pensare a se stesso come ad un uomo maturo, per poi ritrovarsi con tutti i suoi pensieri occupati con Zinaida; ma egualmente doloroso era pensarsi come uno scolaro, a causa dei pensieri circa sua madre e che presto sarebbe dovuta morire . Dopo le lezioni i pensionanti si misero delle camicie olandesi blu e andarono di sotto. Non stavano andando fuori, perché il tempo era cattivo. Succedeva ogni tanto, in autunno, che i pensionanti a volte non uscivano per tre settimane di seguito. Che piacere potrebbe esserci nello schizzare nel fango o camminare nella pioggia? E c’erano cinque professori che un giorno ciascuno a turno erano di servizio e ognuno di loro pensava che uno degli altri avrebbe portato i ragazzi fuori. Dopo tutto, cosa importava se i ragazzi rimanevano dentro per un giorno o due? Non sarebbe successo niente a nessuno se una settimana dopo l’altra passava in questo modo. E l’assistente caposcuola col caposcuola non volevano sapere niente riguardo a questo. Essi non tornavano da scuola fino a sera. I ragazzi si sparpagliarono tutti nel grande edificio scolastico. I più giovani corsero giù dal ginnasio. Osokin era seduto al davanzale di una finestra al primo piano e guardava fisso nella strada sottostante. Ogni cosa era proprio la stessa. C’erano le insegne “Salsicce e Formaggio,” e successivamente, “ Carne e Pesce.” Fango, pioggia, un disgustoso ritardo dell’autunno di Mosca. Gli affaticati cavalli grondanti sotto la pioggia e le carrozze con le loro cappotte passavano continuamente per la strada. Osokin si sentiva miserabile e triste. In quel momento, avrebbe voluto trovarsi a casa seduto con sua madre, leggendo o ascoltandola leggere ad alta voce. O sarebbe bello andare da qualche parte, vagabondare per le strade nella pioggia; qualche volta anche questo può essere molto piacevole. Forse avrebbe anche potuto vedere Zinaida… ancora quei pensieri! “ Ma poi, dopo tutto, questo è un sogno o è realtà?” si chiese. “ che cosa può provare che questo è un sogno? L’inglese? Si, perché non lo avrei potuto conoscere prima. Ho cominciato a impararlo a Pietroburgo. Come cominciava quella storia? “ Il re di Duntrine aveva una figlia quando era vecchio, ed era la più giusta figlia di re tra i due mari…” lui ricordava ancora una volta le parole della favola di Stevenson come un disco rotto. Non riesco a ricordarla completamente,” Osokin disse a se stesso. “ Ma è molto curioso- se io sono uno scolaro, come faccio a sapere questo? Ed io so che sono stato a Londra e vissi in una pensione statale vicino la museo Britannico; e a Parigi conoscevo ogni angolo girando in Montmartre e sul fiume Gauche. No devo provare a fingere che non sono addormentato, che il mago mi ha davvero mandato indietro come desideravo così che io potessi sistemare la mia vita in un nuovo modo. Cosa devo fare allora? Ogni cosa dovrà andare in modo diverso. Devo portare a termine la scuola; e debbo fare in modo di studiare ed evitare simili disavventure com’è accaduto questa mattina. Certamente , sarà difficile per me all’inizio, ma in un giorno o due comincerò ad abituarmi. Ora sono alla quarta classe. Questo vuol dire che finirò la scuola quando avrò diciotto anni e andrò all’università. Siccome incontrerò Zinaida dovrò prendere il mio titolo di studio. Questo farà la differenza. Ma ci vorrà veramente molto tempo. E come sarà noioso qui, semplicemente mortale. Si ora capisco perfettamente perché non riuscivo a studiare e perché non portai a termine la scuola. Come faccio a sopportare questa noia? Devo pensare a quando andrò in Crimea con Zinaida. Come sarà meraviglioso! La sera saremo seduti fianco a fianco nel treno e guarderemo i campi passare- poi cominceranno
le steppe, poi le colline di gesso, e poi ancora le steppe. Forse andrò a conoscerla più presto… di sicuro, dovrei realmente vederla ora. Lei è qui a Mosca. Lei non lo saprà , ma io la vedrò di tanto in tanto. Ma come potrebbe essere d’accordo a sposare Minsky? È stato per colpa mia. Veramente deve aver pensato che io non andavo da lei perché ero interessato in qualcun’altra; ma adesso tutto questo sarà diverso. Il suo amico Sokoloff salì su da lui. Sokoloff era un po’ più giovane di Osokin e frequentava una classe inferiore, ma per qualche ragione egli era il solo col quale Osokin riusciva a parlare. “ Che cosa stai sognando Osokin?” “ Lo sai Sokoloff,” disse Osokin “ Tu diventerai avvocato.” “Che sciocchezza, Io sto frequentando ingegneria.” “ niente del genere, tu studierai legge. E adesso supponi farò io?” “ Tu sprecherai il tuo tempo come oggi, colpendo Wilhelm in faccia con un cuscino e prendendo alla fine un cattivo voto, molto probabilmente diventerai un vagabondo o un furfante di qualche genere. Bene, forse a causa di una vecchia conoscenza io ti troverò un lavoro di segnalatore.” “ Bene, vedremo,” disse Osokin. “ Non c’è nulla da vedere in questo. È chiaro come la luce del sole che tu non finirai mai la scuola.” “ Perché parli così fiduciosamente?” “ Perché tu non fai niente:” “E’ terribilmente stupido qui;” disse Osokin. “ Ma ho già messo la mia mente al lavoro. Per niente al mondo starò un altro anno nella stessa classe.” Sokoloff rise. “ Quante volte te l’ho già sentito dire! Adesso sei pronto a cominciare a lavorare per due mesi. Bene, dimmi, cosa ti è stato assegnato in greco per domani?” “ Tu sgobbone” disse Osokin, ridendo. “ e tu sai che stai per avere una barba rossa?” “ Bene , dimmi altre bugie. Perché avrei una barba rossa- i miei capelli sono neri.” “ Si tu avrai una barba rossa e diventerai avvocato, L’ho sognato.” “ Andiamo giù,” disse Sokoloff. Scesero giù insieme. Qualche giorno dopo. La preparazione di sera nella scuola. File di scrivanie. Attraverso le porte aperte si potevano vedere le stanze dei ragazzi più piccoli. Le lampade erano accese. I ragazzi stavano preparando le lezioni. Osokin, era determinato ad iniziare a studiare, aveva redatto un programma per se stesso e stava ripetendo la grammatica latina. Dopo aver letto una pagina, chiuse il libro e guardò dritto davanti a sè ripetendo nella sua mente: “ Cupio, desidero,opto, volo, appeto… maledizione! Cosa diavolo significa appeto?” Guardò nella grammatica. “ Oh si… Bene, e poi : volo, nolo, appeto expecto, posso, postulo, impetro, adipiscor, experior,praestolor… Praestolor…! Di nuovo l’ho dimenticato!” Guardò il libro, poi sbadigliò e si guardò attorno. “ E’ diabolicamente noioso. Si, ora capisco perché non ho mai studiato prima. Mettersi a studiare tali assurdità come una scarna grammatica , e pensare che questo Latino potrebbe essere così interessante. Mi ricordo quelle letture alla Sorbonne. Andai lì a studiare psicologia e mi infatuai completamente della poetica latina… E ora questo Latino scolastico è dieci volte più noioso per me di quanto non lo fosse prima. Bene, ho messo me stesso in confusione . E devo del mio meglio. Devo sedermi qui per tre settimane come se fossi ammalato. Come sarebbe interessante vedere Mosca. Strano che non realizzavo come sarebbe stato stupido e noioso qui. Sembrava che non avesse importanza dopo tutto. Ed era al tempo stesso stupido e noioso poi…” Nelle classi dei Senior, dov’era seduto il maestro, inizio un rumore; tutti si alzarono. La prima preparazione era finita. Due amici di Osokin, Telehoff e Pole chiamato Brahovscky, ridevano. “Si.” “ Tu stai giacendo. Ti ho guardato nell’ultima mezz’ora. Non potevo scorgere cosa stavi facendo. Avrei capito se stessi leggendo qualcosa, ma tu stavi solo fissando il libro; non stavi imparando niente, questo era ovvio. Stavi solo seduto fissando una macchia.” “ Ascolta, Brahovsky,” disse Osokin, “ conosci la storia del Polacco e del Khokholese ? Il polacco disse al khokholese : Tu sei un uomo pigro . Per tre ore sono stato seduto a guardarti e tu non hai fatto assolutamente nulla! E il Khokholese disse : “E tu cosa stavi facendo durante tutto quel tempo compagno?” Tutti risero, eccetto Osokin, che gardava Brahovsky in una sorta di perplessità mentre un fresco turbine di pensieri gli attraversava la mente. Egli non aveva ascoltato il resto di quello che Brahovsky stava dicendo. “ Ricordo con assoluta chiarezza,” disse a se stesso. “ Fui qui prima, esattamente come ora, e Brahovsky disse le stesse cose- che non capiva come potevo rimanere seduto a fissare il libro, e io gli raccontai la stessa storia. Questo dimostra com’è facile addormentarsi in un vecchio solco. Mo, tutto questo dev’essere cambiato.” Qualche giorno dopo. Ancora la preparazione serale. Osokin si sentiva molto annoiato e diviso in se stesso. “ Devo uscire fuori da tutto questo,” disse a se stesso. “ Dopo tutto, ci sono molti momenti durante la giornata in cui uno può semplicemente uscire fuori dalla scuola e passeggiare. Perchè non posso farlo subito? Tutta
questa idea di ritornare è assurda. Io già non posso stare più qui. Non capisco questa situazione e non credo in essa, ma anche se sono stato così stupido da tornare qui, al più presto devo ottenere il meglio; se c’è una possibilità di cambiare, questo cambio può essere solo iniziare con l’andarmene dalla scuola a qualsiasi prezzo. Devo semplicemente correre via da qui.” Ma in qualche modo anche mentre stava dicendo questo, Osokin sapeva che non lo avrebbe mai fatto. “ Sarebbe semplice se potessimo fare queste cose, “ disse a se stesso ancora. “ C’è qualcosa in noi che ci cattura dovunque ci troviamo. Penso che questa sia la cosa più terribile di tutte.” Ma non aveva voglia di pensarci. Per un po’ di tempo rimase seduto senza pensieri, poi impercettibilmente scivolò dentro a dei sogni fantastici, che nel passato, furono responsabili di molte impreparazioni e di molti voti cattivi. I sogni erano chiamati” Viaggi in Oceanis”. Questo era il suo miglior modo di uscire fuori dalla realtà. Osokin stava navigando nel Pacifico. La nave, in una tempesta, finì contro una roccia e si distrusse. Osokin, mezzo morto, venne gettato da un onda su una spiaggia di un paese sconosciuto, venne poi trovato e portato a casa, rianimato e sfamato dagli abitanti del posto. Quando Osokin si riprese rimase profondamente colpito da questo popolo. Molto presto si accorse che erano molto diversi da tutti gli altri popoli del mondo. Essi erano una razza molto colta e molto avanzata . Avevano fondato uno stato ideale dove non c’era povertà ne criminalità o stupidità o crudeltà. Ognuno era felice; tutti vivevano una vita divertendosi: la luce del sole, la natura, l’arte. Viaggiando in Oceanis , fu tratto da una mezza dozzina di libri da lui letti, ma per Osokin c’era qualcosa di molto personale ed eccitante riguardo ad Oceanis. Molte cose interessanti gli accadevano in quel posto. Uno o due abitanti di Oceanisqualche volta era una ragazza con una faccia felice che gli faceva da guida, mostrandogli varie istituzione del paese e spiegandogli la sua organizzazione sociale. Essi andavano giù nel cratere di un vulcano spento; scalavano alti picchi di montagne innevate; ed avevano dozzine di strane ed inaspettate avventure. Qualche volta, quando la sua guida era la ragazza con la faccia allegra, Osokin si trovava spesso in situazioni veramente complicate,; o loro dovevano passare la notte nella stessa camera in un solitario ricovero; o la pioggia e i tuoni li costringevano a rifugiarsi in qualche grotta; o la barca con la quale stavano attraversando il fiume si capovolgeva e loro finivano su una piccola isola e dovevano accendere un fuoco per asciugarsi i vestiti. In molte di queste occasioni, la compagna di Osokin si spogliava e si vestiva davanti a lui senza il più piccolo imbarazzo- e questa naturalezza e libertà da limitazioni lo metteva a suo agio ed eccitava la sua immaginazione. Mentre alcune avventure di questo tipo accadevano in Oceanis , Osokin era incapace di interessarsi a qualunque altra cosa sulla terra. “ Perché sto pensando ancora a queste sciocchezze?” chiese risolutamente a se stesso. “ Perché non c’è nient’altro a cui pensare,” si rispose. “ Dopo tutto, ogni cosa è ugualmente assurda.” Ma dopo qualche tempo, con un curiosa sensazione di interesse , egli notò una chiara differenza nei suoi sogni. Gli sembrava di essere diviso. Una parte di lui continuava ad andare alla deriva, inventandosi avventure sempre più stravaganti e nuovi soggetti per parlare con gli abitanti di Oceanis, mentre un’altra parte osservava la formazione dei sogni e traeva le proprie conclusioni. Anche i sogni in se stessi cambiavano visibilmente. Per prima cosa le avventure con la giovane donna di Oceanis diventavano meno innocenti e acquistavano un carattere più marcato, e secondo, Osokin trovava che la sua attitudine verso Oceanis stessa ed il suo popolo era cambiata completamente. Nei giorni precedenti- come diceva a se stesso, la sua attitudine era piena di curiosità e ammirazione; ora invece era ironica, incredula e polemica. Egli capì che non solo aveva perso la capacità di credere in un utopia o di gioire di loro, ma aveva definitivamente acquisito una sorta di diffidenza nei loro confronti, un certo sospetto che loro fossero intenzionalmente menzogneri- o che avessero soppresso la verità. I suoi discorsi con le persone della festa in Svizzera, a Parigi e a Mosca,e la spiacevole sensazione che gli lasciavano si riflettevano ora in quanto accadeva in Oceanis. Egli rise involontariamente quando capii che ora cercava di provare che agli abitanti di Oceanis non fossero quelli che pretendevano di essere. “ Voi avete imbrogliato,” disse loro. “ Voi non esistete in realtà. Anche in immaginazione voi potete essere pensati solo in condizioni impossibili.” “ Noi mostriamo solamente che questo è possibile per ogni popolo ed in ogni paese,” replicarono gli abitanti di Oceanis con cui egli stava parlando in quel momento. “ Voi mostrate esattamente che ciò è impossibile per tutti i popoli e per ogni paese,” disse Osokin. “ Per esistere avete bisogno di tali condizioni artificiali e di una logica distorta che non si possono ottenere nella realtà; ed ogni tentativo di mettere in atto una società come la vostra otterrà solo la distruzione di ogni cosa che è più o meno decente, e una totale miseria.” Improvvisamente Osokin si fermò e la
sua espressione cambiò. “ Ma qui c’è la prova che io sono tornato indietro ad una vita completamente diversa,” Disse a se stesso. “ Non avevo mai pensato a questo prima, io ero piuttosto adescato dalle utopie. Ora io so cosa è solo una contraffazione- una contraffazione molto conveniente. Questo è molto interessante. Io ho cercato la prova. Questa è la prova definitiva. Non avrei mai pensato in questo modo prima.” Fine della preparazione. Osokin camminava in una rumorosa folla di ragazzi, pieno dei suoi nuovi pensieri che aveva appena scoperto e si sentiva piuttosto triste. Oceanis non sarà più così attraente come lo era prima. Probabilmente sarebbe scomparsa- come gli altri suoi sogni in cui immaginava se stesso essere un famoso generale o un celebre poeta o un grande pittore. Alcuni giorni dopo. Di notte. Nel dormitorio della scuola. Osokin era sdraiato su di un duro letto sotto una coperta rossa. La debole luce di una lampada mezza spenta giungeva dall’altro lato del dormitorio. “ Non capisco niente,” Osokin disse a se stesso. “ Adesso tutto sembra un sogno, entrambi il presente ed il passato. Mi piacerebbe svegliarmi da entrambi. Mi piacerebbe essere in qualche posto al sud dove c’è il mare, sole e libertà. Mi piacerebbe non pensare a niente, non aspettarmi niente, non ricordare nulla. Ma com’è strano il mago disse che avrei ricordato ogni cosa fin quando non avrei desiderato dimenticare. E già voglio dimenticare. Mi sembra che durante questi ultimi giorni io abbia già dimenticato una gran quantità di cose. Non posso sostenere tutto questo. È troppo penoso per me pensare a Zinaida. Forse è un sogno? No, non può essere un sogno; veramente io sono stato lì… Così ogni cosa che sta accadendo adesso è il passato di allora.; e quello che successe allora è ora passato. quello che mi sorprende principalmente è che sto prendendo tutto con molta calma, senza essere particolarmente stupito come se ogni cosa era già come doveva essere. Ma cosa posso fare? Forse noi accettiamo tutte le cose straordinarie in questo modo. Per quanto stupefatti possiamo essere . niente cambia, e cominciamo a fingere che niente sembra stupirci del tutto. Quando mia nonna morì, io pensai: che la morte era una cosa straordinaria e inspiegabile, ma tutti la danno per scontata. Cos’altro possono fare? Ricordo che durante il funerale pensavo, che se tutta la gente sulla terra scomparisse improvvisamente e solo un uomo sopravvivesse, allora per un giorno gli sembrerebbe terribile e stupefacentema il giorno dopo egli probabilmente penserebbe che era completamente normale ed inevitabile. “ Com’è strano ritrovarmi ancora a scuola , ricordo il suono di ogni respiro, ognuno diverso, proprio come tanti ticchettii in un negozio di orologi. Ricordo allora che spesso rimanevo sveglio di notte e ascoltavo. Che cosa significa tutto? Vorrei poter capire.”
CAPITOLO IX IL SOGNO Osokin sognava che dopo le lezioni, mentre lui e Sokoloff stavano camminando dentro al Ginnasio parlando riguardo a qualcosa, veniva chiamato inaspettatamente alla reception. Sua madre qualche volta veniva lì a vederlo intorno a quell’ora, così lui salì per i gradini e attraversò il lungo corridoio senza aspettarsi niente di inconsueto. Nella reception vide una giovane donna magnificamente vestita a lui completamente sconosciuta. Si fermò confuso, acutamente consapevole della sua camicia olandese inchiostro macchiato, il ciuffo dei capelli conficcatosi fuori da dietro la sua testa, e di tutto il suo aspetto di scolaro. Sicuramente era stato mandato lì per errore al posto di qualcun’ altro; ma la giovane donna guardò verso di lui, gli sorrise, e lo salutò con una piccola mano in un guanto giallo scamosciato. “ Cielo , come sei cresciuto!” lei disse . “ E sembra che non mi stai riconoscendo.” Osokin la guardò e non sapeva cosa dire. Lei era molto attraente con due grandi occhi brillanti. Lui si sentì ancora più goffo. Gli sarebbe piaciuto dire qualcosa di carino, ma era pronto a scommettere che quella era la prima volta nella sua vita che la vedeva. Per qualche ragione gli sembrava che lei si prendesse gioco di lui nel dirgli che era cresciuto molto- come se lo avesse già conosciuto in precedenza. Ma a quale scopo, non riusciva proprio a capirlo. “ Bene , non mi riconosci?” gli disse con una chiara , fanciullesca e singolarmente piacevole voce. “ Pensa , e ti ricorderai:” Lei lo guardava e sorrideva. Per un singolo momento, il più veloce di tutti i pensieri, un bagliore di ricordo attraversò la mente di Osokin. Si, lui la conosceva . Perché non l’aveva capito subito? Ma quando l’avrebbe conosciuta? Osokin cercò velocemente nella memoria della sua intera vita fino al momento in cui era andato dal mago e poteva dire con certezza che lei non era in questa vita. “ Oh , come sei divertente!” disse lei. “ Così tu mi hai completamente dimenticata. Non ti ricordi di me a Zvenigorod? Io ero più grande di te; ti ricordi, avevo un nastro rosso nel mio piatto. Non ti ricordi quando guidammo al mulino e come, un’altra volta, andammo a cercare Joutchka?” Osokin si ricorda Zvenigorod dove aveva vissuto con suo padre e sua madre quando era ancora un bambino; si ricordava il mulino nella foresta e l’odore dei fiori, l’odore del catrame delle barche del traghetto, il monastero bianco sulla collina e il legno con il ghiaccio freddo di primavera sulla strada; e Joutchka?- il piccolo cane nero che spari subito e non fu più ritrovato per lungo tempo. Ma non c’era nessuna ragazza con un nastro rosso lì. Di questo lui era fermamente convinto. Sentiva ancora che lei si stava prendendo gioco di lui. Ma perché? Chi era lei?Come faceva a sapere di Zvenigorod e Joutchka? Lui era silenzioso e lei continuava a ridere, con la sua risata contagiosa. Lo prese per mano e lo fece sedere accanto a lei. Lui notò il profumo che lei aveva- un profumo vago ma stranamente penetrante. Quel profumo gli rivelò istantaneamente un innumerevole numero di cose. Si, certo la conosceva. Ma dove e quando l’aveva vista? Forse lei era parte di qualche altro sogno. Lui riconosceva quella sensazione di quando sognando si ricordava di un altro sogno.” Perché sei così silenzioso?” gli domandò lei. “ Dì qualcosa. Sei contento di vedermi?” “ Sono contento” disse Osokin, arrossendo dolorosamente sentendosi completamente incapace di smettere di sentirsi uno scolaro. “ Perché sei contento?” “ Perché ti amo,” disse Osokin, non comprendendo da dove gli fosse venuto il coraggio per dirgli questo e nello stesso tempo bruciando in una tormentosa vergogna di essere uno scolaro mentre lei era già una giovane donna. Lei si mise a ridere apertamente, e ridevano i suoi occhi e anche la fossetta sulla sua guancia. “ Da quando mi ami?” lei domandò. “ Ti ho sempre amata,” rispose Osokin. “ anche durante il tempo a Zvenigorod,” in qualche modo questa bugia sembrava necessaria. Lei gli diede una veloce occhiata, e immediatamente qualcosa fu compreso e accettato tra loro. Come se essi fossero entrambi d’accordo riguardo a quello. “ molto bene,” disse lei, “ ma cosa faremo adesso? Sono venuta qui perché non potevo trovarti in nessun altro posto.”Osokin comprese che lei era andata a cercarlo là- ma non sapeva dire dove. Lui capì che , per qualche ragione, era meglio non parlare più chiaramente. “ Bene, allora , “ lei disse, “ Devi rimanere qui?” “No,” rispose Osokin con sua propria sorpresa, “ certamente no! Andremo via . Intendo, che io verrò via con te. Andremo giù insieme, e mentre tu prenderai le tue cose nella sala d’ingresso, io prenderò un cappotto e andrò fuori al marciapiedi di fronte. Poi
prenderemo una carrozza e andremo via.” “ Bene, andiamo,” disse lei, proprio come se ogni cosa fosse stata decisa tra di loro molto tempo prima. C’è qualcosa che Osokin capiva e allo stesso tempo non capiva, e un turbine di nuove aspettative riempì il suo intero essere. Era così straordinariamente piacevole sentire, subito, così tante nuove cose e così tante inaspettate possibilità. Davanti a lui si apriva qualcosa di nuovo, qualcosa che non era mai accaduta prima , qualcosa di scintillante e piena di brillanti colori. Lei uscì fuori dal pianerottolo e andò giù per le scale. La scala era lunga e buia, e completamente diversa dalle solite che portavano nella sala d’ingresso. “ Siamo venuti dalla scala sbagliata,” disse Osokin. “ non importa “ lei sussurrò dolcemente. “ Questa conduce direttamente fuori.” Nell’oscurità lei gli mise le braccia intorno al collo e, sorridendo dolcemente, strinse la sua testa a sé. Osokin sentiva il tocco delle sue braccia, sentiva la seta e la pelliccia sulla sua faccia; sentiva il suo profumo e il calore del contatto con una donna. Le braccia di lui andarono esitanti intorno a lei. Sentiva i soffici seni sotto il vestito ed il bustino. Un tremore dolce e doloroso percorreva tutto il suo corpo. Le sue labbra erano poggiate sulla guancia di lei e poteva sentire il suo respiro diventare più veloce. Le labbra di lei lo incontrarono. “ è veramente reale?” chiese una voce dentro Osokin. “ Si certamente,” replicò una seconda voce. Una selvaggia gioia lo pervase completamente . Gli sembrava che in quel momento fossero separati dalla terra e stessero volando. Improvvisamente in cima alle scale un’aspra ed assordante campana iniziò a suonare e si sentirono delle voci. Una spiacevole sensazione prese il cuore di Osokin. Lei stava scomparendo: “ Siamo in ritardo, “ lei disse velocemente, liberandosi dalle braccia di Osokin. Osokin sentiva proprio di averla persa, che qualcosa di infinitamente bello, radioso e gioioso gli stava sfuggendo. “ Caro , ascolta, devo correre o si farà tardi. Ma verrò ancora. Aspettami, ascoltami, non dimenticare…” Lei disse qualcos’altro mentre correva rapidamente giù per le scale, ma Osokin non poteva sentirla, a causa delle campane che suonavano sempre più forte, coprendo la sua voce. Già lei era fuori dalla sua vista. Osokin voleva correrle dietro; fece uno sforzo per vedere dove era andata- e aprì i suoi occhi. “ Frog, “ con i suoi piedi all’infuori , era passato proprio vicino al suo letto suonando una campana con un’aria concentrata. È mattino. Passarono molti secondi prima che Osokin tornasse alla realtà. Era pieno del felice tremore del bacio, con un’acuta angoscia per quello che stava succedendo, e con la gioia per quello che era successo. Quello che lui aveva sperimentato era così assolutamente fuori dalla realtà del dormitorio, le grida dei ragazzi e le sfolgoranti luci delle lampade ad olio. Lui era ancora acutamente consapevole del profumo, o del tocco delle braccia intorno al suo collo, dei soffici capelli che sfioravano la sua guancia… tutto questo era ancora con lui. Il suo cuore stava battendo molto forte. Il suo intero corpo sembrava avere cominciato a vivere ed essere conscio di se stesso in una sorta di felice meraviglia.” Chi è lei?” fu il primo chiaro pensiero che gli passò finalmente nella mente. “ Lei disse che sarebbe tornata. Ma quando? Perché non ho sentito cosa mi ha detto alla fine? Cosa devo fare adesso?” Egli era disperatamente dispiaciuto di aver perso il suo sogno. Gli sembrava che doveva ancora raggiungerla, e chiederle chi fosse, da dove venisse e cosa significava tutto quel mistero. Se questo fosse stato reale , allora ogni cosa che stava accadendo intorno a lui gli sarebbe sembrata non necessaria., così senza senso e stupidamente irritante. Era terribile dover ancora vivere un altro giorno uguale. Allo stesso tempo, era così bello quello che gli era successo- anche se era stato solo un sogno. Significava che sarebbe potuto succedere ancora. Ora, alcuni raggi dorati stavano brillando in lontananza come se il sole stesse sorgendo. “ Ma chi è lei?, da dove viene?” si chiese ancora. “ Non conosco la sua faccia- e già la conosco. Tutto il giorno Osokin rimase in una specie di nebbia, ancora sotto l’influenza del suo sogno. Voleva tenere tutto nella sua memoria e viverlo ancora ed ancora.; voleva capire chi fosse la sconosciuta ragazza. Ma i ricordi del sogno divennero sempre più pallidi e poi svanirono- ma ancora qualcosa rimase. A mezzogiorno, ritornando al suo sogno e confrontando quelle memorie con le impressioni della sua vita, Osokin improvvisamente notò con meraviglia che l’immagine di Zinaida era diventata debole e ombrosa. Ora lui poteva ricordarla senza nessun dolore. Appena ieri era diverso, per questo un solo pensiero di Zinaida gli causava un grande dolore. Appena ebbe capito questo, dei lampi attraversavano la sua mente, per la diecimilesima parte di un secondo, non un ricollegamento, ma l’ ombra di un ricollegamento della giovane ragazza con un nastro rosso nel suo nero piatto di cui lei stava parlando riguardo a Zvenigorod. “Così è da lì che lei veniva,” disse a se stesso. Ma allo stesso momento sentiva che aveva di nuovo dimenticato ogni cosa. Rimase solo la realizzazione che ogni cosa era accaduta al tempo in cui tutto era connesso con Zinaida già
appartenuto al passato. Forse anche questo fu solo un sogno. Ancora una volta la sua mente prese una certa piega di pensiero. “ Si, si, “ disse a se stesso, Avendo quasi paura di respirare. “ Cosa significa…sarebbe potuto accadere dopo? Ma dopo cosa?” E poi, assolutamente in modo inaspettato, la sua mente giunse ad una conclusione, e disse a se stesso-“ Questo non è mai accaduto, ma succederà se continuerò a vivere.” Non aveva ancora completamente capito la sua conclusione , ma il suo intero essere era pieno di gratitudine verso questa ragazza che era venuta da lui. Avendo fatto quest’ultimo sforzo, la sua mente si rifiutava di capire di più. Osokin sentiva che il suo sogno stava sempre di più affievolendosi e scomparendo, e che di lì a poco non ne sarebbe rimasto più niente. Fino a sera egli provò a ritornare al suo sogno nei suoi pensieri e molte volte pensava di avere dei bagliori e di capire delle strane cose. “ Non ci sono essenziali differenze tra il passato ed il futuro, “ pensò. “ è solo che noi li chiamiamo con differenti parole,: era e sarà. In realtà, tutto questo è sia era che sarà.” Tutto il giorno la scuola e i suoi dintorni sembravano improvvisamente irreali, come ombre trasparenti. In quel momento sembrava ad Osokin che se si fosse perso profondamente nei suoi pensieri, e poi si fosse guardato intorno, ogni cosa sarebbe diventata completamente differente- e forse la continuazione del suo sogno sarebbe ricominciata.
CAPITOLO X LO SCOLARO Domenica. Inverno. Nevicava. Osokin, uno scolaro in un grigio cappotto con un collo di pelliccia nera e bottoni d’argento, e un berretto blu scuro con il distintivo della scuola argentato di foglie d’alloro, stava camminando giù per una piccola strada vicino al cancello di Pokrovsky . Si fermò ad un angolo e si guardò intorno per cercarlo. “ Si, certo,” disse, “ qui ci sono tutte le vecchie case, proprio com’erano allora . Ma io le ho viste completamente cambiate. È sorprendente quanti cambiamenti può fare un posto in dodici anni. Bene ora, devo dare uno sguardo intorno. La nuova casa dei Krutitsky non esiste ancora ma loro devono vivere da qualche parte qui vicino. Oh, potrei anche vedere Zinaida, ma com’è strano,cosa potrei fare anche se la vedessi? Sono uno scolaro, lei è una piccola ragazza. E la cosa divertente riguardo a questo è che anche allora ero solito vagare per le strade di Mosca ed i vicoli, e qualche volta proprio qui, sentendo che dovevo incontrare qualcuno, trovare qualcuno. Ma non c’è bisogno di disperarsi in anticipo. Sarebbe bello vederla, ma devo certamente trovare suo fratello, conoscerlo e diventare suo amico. Deve essere nel corpo dei cadetti, ma quale, non lo so. Questo mi è uscito completamente dalla mente. Ricordo che mi parlava molto riguardo al suoi corpi. Adesso sto iniziando a dimenticare ogni cosa. Si , certo devo trovarlo, o non ci incontreremo per niente. Spero che questa volta andrò all’università e non alla scuola militare. Ed inoltre, quando eravamo nella scuola militare, Zinaida era già andata all’estero. Questa volta sicuramente ci incontreremo prima. “ Com’è strano tutto questo! Qualche volta sembra che nella mia prima vita, il mago e Zinaida , siano tutti come “ viaggiare in Oceanis”. Bene , vedremo.” Si fermò davanti ad una casa e lesse il nome placcato sul cancello. “ Questa è la casa. Ora , la cosa seguente?” Guardò nel cortile. Osokin si spostò e camminò ulteriormente lungo la strada. “ Camminerò all’incirca qui,” disse a se stesso, “ forse qualcuno verrà fuori. Sarebbe splendido se Krutitsky venisse fuori; gli parlerei subito. Mi sono confuso! Ho improvvisamente ricordato che egli stava o in Pietroburgo o in qualche corpo provinciale. Dannazione! Se questo è vero, come potrò trovare Zinaida adesso?.” Osokin tornò indietro nella strada. Una slitta sopraggiunse verso di lui e si fermò al cancello della casa dei Krutitsky. Una piccola ragazza ed una signora con dei cappelli di pelliccia scesero dalla slitta. Mentre la signora stava parlando col guidatore della slitta, Osokin passò oltre e guardò la piccola ragazza. “ è o non è Zinaida? Non penso, L’avrei sicuramente riconosciuta. Ma forse è lei, in ogni caso, questa piccola ragazza è come lei.” Egli girò intorno un’altra volta. La signora col cappello di pelliccia lo notò e lo guardò con sorpresa; Osokin arrossì e continuò a camminare velocemente senza voltarsi a guardare indietro. “ Maledizione! Che stupido. Uno scolaro che fissa una bambina: e non è affatto lei. E perché la signora mi avrebbe guardato in quel modo sorpreso ed interrogativo? Com’è assurdo. La gente prende sempre le cose in modo stupido. Come se lei sapesse perché giravo intorno? Che idiota! Ancora, mi chiedo chi erano. È triste non potevo vedere bene la signora . Forse era la madre di Zinaida, ma non penso.” Si fermò all’angolo della strada. “ Bene , ed ora la prossima mossa? Per così a lungo mi sono comportato come un ordinario scolaro, e non posso pensare a nient’altro da fare. È semplicemente sciocco camminare su e giù per una strada laterale vuota, e inoltre sta facendo freddo. Sarebbe anche imbarazzante se lei mi notasse. Cosa potrebbe dire dopo: “Ti abbiamo visto prima. Camminavi sempre su e giù per la nostra strada. Perché? “ No, andrò via. In ogni modo, so dove vive. Com’è triste che non sono capace di trovare Krutitsky.” Girò l’angolo.
CAPITOLO XI LA MADRE A casa. Domenica sera. Osokin e sua madre stavano seduti al tavolo da tè. Lei Stava leggendo; e lui la stava guardando, pensando che presto lei sarebbe potuta morire. Le scene del suo funerale, un gelida giornata di sole, sorse vividamente dentro di lui. Egli sentiva freddo ed era angosciato a questo pensiero, ed era spaventato e terribilmente triste per lei. La madre di Osokin mise giù il suo libro e alzò la testa guardandolo. “Hai fatto le tue lezioni, Vanja?” Questa domanda colse Osokin di sorpresa. Si era del tutto dimenticato delle lezioni. Tutti i suoi pensieri erano talmente lontani da tutto quello che riguardava la scuola. La domanda di sua madre sembrava noiosa e futile e lo irritava. “ oh, mamma,” disse, “ tu mi parli sempre delle lezioni. C’è ancora molto tempo. Io stavo pensando a qualcosa di completamente diverso.” Lei sorrise. “ Ti conosco quando stai pensando a qualcosa di diverso, ma sarà spiacevole per te se domani andrai a scuola impreparato. Se resterai seduto tutta la notte , non riuscirai a svegliarti domani.” Osokin sentiva che lei aveva ragione. Ma era riluttante ad abbandonare i suoi tristi pensieri. C’era qualcosa di ipnotico in essi, mentre le parole di sua madre lo rimandavano alle cosa materiali e ordinarie di tutti i giorni. Inoltre lui voleva dimenticare che era uno scolaro e che lì c’erano testi scolastici, lezioni e scuola. Egli desiderava che sua madre potesse capire i suoi pensieri, potesse capire quanto lui fosse triste per lei, quanto l’amava e come gli sembrava strano ora potersi ricordarsi del passato e del futuro. Egli non voleva pensare al presente, voleva scappare da esso. “ Non voglio andare domani,” disse ad un tratto in una mera ostinazione, anche se nel suo cuore sentiva quanto fosse spiacevole questo per sua madre, e comprese che stava andando contro la sua propria risoluzione di sistemare la sua vita in un modo nuovo. “ bene, questa sarà l’ultima volta, “ disse a se stesso. “ Ci penserò su domani. Devo restare un giorno a casa. La scuola non fuggirà. Dopo mi siederò a studiare.” Lui volle ancora tornare indietro ai suoi pensieri. “ Sai, mamma,” disse, “ Mi sembra di essere vissuto sulla terra precedentemente. Tu eri proprio come sei ora, ed io ero proprio come sono ora, e c’erano anche molte altre cose. Io spesso pensavo che avrei potuto ricordare ogni cosa e dirtela….” “… E tu mi amavi proprio così poco come ora e facevi del tuo meglio per rendermi le cose spiacevoli,” disse sua madre. All’ inizio Osokin non aveva capito e la guardava sorpreso- le parole di lei erano così improvvisamente fuori dell’armonia che lui stava provando. Poi capii che lei era offesa perché lui non voleva studiare le lezioni e non voleva andare a scuola. Sembrava al tempo stesso inutile e tedioso protestare. Egli sentiva che al momento sua madre era completamente in questa vita, ed egli non sapeva come trasferirle le sensazioni dell’altra vita. Divenne ancor più abbattuto vedendo che sua madre non riusciva a comprenderlo. “Stai ancora parlando riguardo a tutto questo mamma,” disse. “ Bene, andrò a scuola.” Disse questo riluttante perché nel suo cuore sapeva che non sarebbe andato. Il pensiero di non andare a scuola era sempre così forte che bastava ammetterlo per un momento che conquistava ogni altra cosa. “ Certamente voglio che tu vada,” disse lei. “ Sai come guardano alle tue assenze a scuola. L’assistente caposcuola mi ha già detto che loro difficilmente ti sopportano in questo modo.” “ Te lo hanno mandato a dire loro?” “ Perché, certo.” Osokin taceva, non sapendo cosa dire di questo. C’era ogni ragione perché sarebbe dovuto andare a scuola il giorno dopo; ma non lo voleva , e già sapeva che non ci sarebbe andato. Provò per un po’ di tempo a trovare qualche pretesto o giustificazione, ma era spiacevole e noioso pensare a tutto questo. I suoi differenti pensieri lo agitavano. Non c’era un possibile modo di farli pervenire a sua madre? Era così necessario, così importante che lei potesse capire. Osokin era seduto guardando sua madre, i più contrastanti stati d’animo lottavano dentro di lui. Lui la sentiva arrabbiata e preoccupata; e questo faceva dissolvere tutti i ricordi della sua vita al momento in cui andò dal mago e li faceva sembrare solo immaginazione. La sua vita all’estero, Zinaida, la casa grigia in Arbat dove lui viveva meno di un mese fa- tutto questo era ora diventato come un sogno. Soprattutto egli non voleva credere che sua madre sarebbe morta e che lui ricordava il suo funerale. Pensare a questo, lì in quella stanza, in sua presenza, sembrava da incubo, inventato ed irreale. Egli provò a non pensare al passato, provò a
dimenticarlo. Nel suo cuore sapeva che era davvero accaduto, ma pensare a questo faceva diventare questa vita insieme insopportabile. Tre settimane a scuola avevano creato un divario tra lui e l’Osokin che era andato dal mago. Ed ora lo stesso divario c’era tra lui e sua madre. I suoi pensieri si muovevano in circolo, fermandosi continuamente a certi punti particolarmente dolorosi. “ Non credo che mia madre possa morire così presto,” pensava mentre la guardava. “ lei è ancora così giovane. Anche se è successo allora, perché è necessario che si debba ripetere ora? Ogni cosa potrebbe essere differente questa volta. Se sono tornato indietro, è stato proprio per questo scopo. Ci sono cose, certamente, che non dipendono da me; ma forse alterando la mia intera vita , cambierò anche la sua. Dopo tutto, i problemi e le irritazioni che lei aveva con me allora devono aver avuto il loro effetto- lei morì di attacco di cuore. Non ci sarà niente del genere questa volta.” Egli desiderava fortemente di dire a sua madre che sarebbe diventato migliore, che si sarebbe messo al lavoro e che avrebbe cambiato tutta la sua vita per lei, così lei avrebbe potuto vivere. Voleva credere che era possibile, che realmente sarebbe andata così. Provò a trovare qualche modo di trasmetterle questa rassicurazione , ma non riusciva a trovare le parole; non sapeva come approcciare il soggetto. Era tormentato da un abisso di fraintendimenti che giacevano tra lui e sua madre, un abisso su cui non si poteva costruire un ponte. Da sua madre i suoi pensieri si spostarono ancora a Zinaida. Adesso poteva pensare a lei senza amarezza. La notizia che lei stava per sposarsi con Minsky aveva in qualche modo perso la sua nitidezza o era diventata solamente una minaccia. Solo i buoni rimanevano: i loro incontri, andando sul fiume, i loro discorsi, le sere in cui erano soliti sedersi da soli insieme, i loro sogni, anche i loro argomenti- tutto questo succederà ancora e sarà ancora meglio senza le nuvole nere che allora li oscuravano. Egli avrebbe preparato il loro nuovo incontro; non si sarebbe più trovato in una tale posizione di impotenza , non l’avrebbe più perduta, e sua madre sarebbe sopravvissuta. Ella doveva certamente vedere Zinaida. Egli sentiva che loro si sarebbero piaciute. Questo pensiero era particolarmente disturbante per Osokin. Egli visualizzava molto chiaramente come avrebbe portato lì Zinaida a vedere sua Madre. Era consapevole della disgustosa sensazione di tensione e costrizione dei primi pochi minuti passati i quali si sarebbe sostituito un meraviglioso sentimento di armonia e rassicurazione come se loro sii fossero conosciute da sempre. Come al solito, Osokin cominciò a dipingere a se stesso il modo in cui sarebbero accadute le cose. “ Come è cara tua madre,” avrebbe detto Zinaida, guardandolo e sorridendogli non appena egli sarebbe entrato in casa sua. “ Te lo avevo detto ,” lui le avrebbe risposto, stringendole gentilmente la mano che avrebbe dato una lieve impercettibile risposta. “ Vuoi ancora del tè?” gli chiese sua madre. La domanda fece trasalire Osokin che iniziò a fissare sua madre sorpreso. Per un momento si sentì vergognarsi del suo sentimentale sogno perché capiva che né sua madre né Zinaida li avrebbero condivisi. Il momento successivo divenne irritato. Né Zinaida Né sua madre erano mai riuscite a capirlo o a capire cosa provava. Loro gli avevano entrambe chiesto cose insignificanti e superficiali mentre lui si era sforzato di dare loro tutto quello che era più intimo e profondo in lui. “ si, per piacere, “ rispose meccanicamente, provando a ricordare il filo rotto dei suoi pensieri. E così passò la sera. A sua madre, Osokin appariva essere innaturalmente trasognato, silenzioso e assorbito in se stesso. Lui le rispondeva in monosillabi. Spesso non la ascoltava, come se tutto il tempo stesse pensando a qualcosa d’altro. Lei si sentiva malata e triste con lui, e aveva paura per lui.
CAPITOLO XII LUNEDI’ La domestica chiamò Osokin alle sette e trenta. Lui si svegliò con la fastidiosa sensazione di dover decidere qualcosa. “ Andrò a scuola oppure no?” Il giorno precedente non aveva neanche aperto i libri. Era impossibile andarci impreparato. Molto meglio rimanere a casa per un giorno o due. Nel profondo del suo cuore aveva deciso al mattino del giorno precedente che oggi non ci sarebbe andato, ma aveva bisogno di trovare qualche pretesto. Che fastidio aver detto a sua madre che ci andava. Per molto tempo rimase nel letto invece di alzarsi. Lasciò il suo orologio sul cuscino e si mise a seguire i movimenti delle sue mani. La domestica tornò dopo molto tempo, alla fine, alle otto e trenta quando sarebbe dovuto essere a scuola, Osokin si alzò. Era arrabbiato con se stesso per essere rimasto a casa e ancora sentiva che nulla lo avrebbe potuto indurre ad andare a scuola. Voleva pensare a qualcosa di gradevole; tutte le cose spiacevoli, difficili e tediose sarebbero state messe da parte fino al dopodomani. Oggi sarebbe rimasto sdraiato sul sofà, avrebbe letto e pensato… Ma qualcosa sembrava stringergli il cuore; non poteva liberarsi di quelle nausee di coscienza ed una scomoda sensazione riguardo se stesso.” È tutto sbagliato,” si disse. “ Se veramente sono tornato indietro per cambiare ogni cosa, perché mi sto comportando sempre allo stesso modo? No, devo decidere fermamente, in che modo e da quale momento le cose devono essere cambiate. Dopotutto, forse è stata una buona cosa che sono rimasto a casa. Alla fine posso pensare a queste cose con calma. Ma perché mi sento così disgraziato? Ora che ho fatto tutto il possibile per sentirmi allegro, altrimenti è proprio sgradevole come essere a scuola.” In quel momento realizzò che era depresso al pensiero di come avrebbe fatto ad affrontare sua madre. Il peggio è che lei non avrebbe detto nulla. Sarebbe molto più facile se discutessero insieme cercando di vedere entrambi i punti di vista. Allora forse, parlando con lei , avrebbe potuto trovare un modo di farle conoscere quello che lui sapeva, e cosa ne pensava al riguardo. Sfortunatamente non sarà così. Lei non avrebbe detto niente - e quella era la cosa più spiacevole di tutte. Osokin si sentiva insoddisfatto con se stesso e disgustato del mondo intero. “ Ora ricordo proprio un giorno come questo che non andai a scuola,” disse a se stesso. “ Ricordo che mi portò a una gran quantità di problemi, e alla fine la mia posizione a scuola divenne assolutamente insopportabile. No, tutto questo deve essere modificato. Comincerò a studiare oggi.” La sua immaginazione velocemente disegnò un quadro di se stesso seduto con sua madre la sera facendo le sue lezioni.” Una calda, piacevole sensazione lo pervase ed in questo stato d’animo lasciò la stanza. Osokin stava facendo colazione con sua madre . Lei era rimasta male e stava in silenzio. Lui era infastidito perché lei non capiva che lui aveva seriamente deciso di iniziare a lavorare e perché lei dava molta importanza al suo non essere andato a scuola quel giorno. Egli era di cattivo umore e non parlava. Sua madre lasciò la sala da pranzo senza dire una parola. Osokin si sentì ferito. C’erano così tante cose che voleva dirle ma lei aveva alzato una barriera tra di loro. Si sentiva infelice. Quando pensava alla scuola capiva che l’assenza di quel giorno non sarebbe passata inosservata. Adesso non aveva la minima voglia di iniziare a fare qualunque cosa, o leggere o pensare, e, meno di tutto , imparare le lezioni. Rimase alla finestra per qualche tempo, e poi andò risoluto verso la porta. “ Andrò a farmi una breve passeggiata,” disse a se stesso. “ Poi tornerò e mi metterò al lavoro:” Per lui era straordinariamente eccitante vedere le strade di Mosca adesso. Iniziare un giorno della settimane in un insolito tempo , gli fa sembrare ogni cosa differente; e anche i luoghi più familiare ora lo riportano al passato, a cosa era successo in un altro tempo. Erano pieni di strani e disturbanti ricordi. Osokin tornò a casa per pranzo. “ Un insegnante è venuto dalla scuola “ gli disse la domestica.” Ha parlato con la signora. Era molto arrabbiato .” Osokin si sentì sprofondare. “ Come ho potuto dimenticarmene?” chiese a se stesso. “ L’assistente caposcuola deve aver mandato uno dei maestri. Perché, certo! E non mi ha neanche trovato a casa. Ricordo questo è proprio com’era accaduto allora. Adesso cominceranno i problemi. Mi chiedo cosa gli avrà detto mia madre.” Sua madre entrò. Sembrava sconvolta. “ Vanya, un maestro è venuto dalla scuola,” lei disse, “ Ed io non sapevo neanche che tu fossi uscito. Non sapevo cosa dirgli. Ho provato ad inventare qualcosa- gli ho detto che
hai sofferto tutta la notte di mal di denti e che probabilmente saresti andato dal dentista, ma tutto sembrava molto goffo. Lui ha detto che non appena tornato a casa saresti dovuto andare subito a scuola portando con te il certificato del dentista, altrimenti loro stessi ti avrebbero mandato da lui. Tutto questo è così sgradevole per me. Non so come calmarmi. Questo maestro mi ha esaminato come un detective, chiedendomi quando sei andato a letto, quando ti sei alzato, da quale dentista sei andato. Perché mi metti in queste situazioni? Cosa farai adesso?” Osokin era dispiaciuto per lei; era pentito e si vergognava, e soprattutto, terrorizzato dal fatto che ogni cosa stava cominciando ad accadere esattamente come prima, come se la ruota di qualche terribile macchina stava lentamente girando, una ruota alla quale era legato e che non poteva ne fermare ne stargli dietro. Si, ogni cosa era successa prima. Si ricordava ogni minimo dettaglio- le parole di sua madre, le espressioni sulla faccia di lei, i vetri gelati delle finestre- e non sapeva cosa rispondere. “ Vorrei parlare con te mamma,” disse alla fine con una specie di freddo al cuore, sapendo che stava ripetendo le sue iniziali parole. “non andrò a fare il convittore, e non andrò a scuola oggi. Tu devi andare e parlare con il caposcuola. Loro devono lasciarmi un giorno libero. Sono stato tenuto per tre Domeniche e in tutto questo tempo non siamo usciti da nessuna porta. I maestri non hanno voglia di portare i convittori fuori per passeggiare e usano il cattivo tempo come scusa. Ognuno pensa solo a se stesso e nessuno capisce che tutti fanno esattamente la stessa cosa. Dì questo al caposcuola. È uno scandalo. Non posso più sopportarlo . “ lo sai Vanya, che io ho sempre voluto che tu rimanessi a casa con me,” disse sua madre, “ ma capisci che se smetti di essere un convittore perderai il diritto ad una libera educazione a spese del governo. Non sarai più in grado di chiederlo dopo. Pensa a cosa succederebbe se io morissi presto. Sarei contenta se tu rimanessi un altro anno o due come pensionante.” “ Non voglio pensare che tu potresti morire,” disse Osokin. “ Non te ne devi andare . perché pensi questo? Forse morirò prima di te. Non posso vivere a scuola così a lungo. Non posso sopportarlo. È meglio perdere la borsa di studio governativa. Continuarono a parlare a lungo poi sua madre uscì fuori. Osokin fu lasciato solo. “ E’ terribile, “ disse a se stesso. E’ possibile che il mago avesse ragione? È vero che non posso cambiare niente? Fino ad ora ogni cosa è andata come un meccanismo. È diventato terrificante, ma non può esser così. Io non sono uno scolaro. Sono un uomo cresciuto. Perché allora non posso accordarmi con la vita e gli affari di uno scolaro.? È troppo assurdo. Devo prendere in mano me stesso e mettermi a lavorare e pensare al futuro. Così lontano, ogni cosa è per il meglio. Sarò un ragazzo di giorno (Day-Boy) So che mi sistemerò. Poi le cose diventeranno più facili. Leggerò, disegnerò e scriverò. Devo provare a non dimenticare di nuovo tutto quanto. Com’è il mio inglese? Pensò a lungo. “ Ci sono molte cose che riesco a ricordare. Dirò a mia madre che voglio imparare l’inglese da qualche tipo di manuale e fingerò di impararlo; Sono sicuro che sarò capace di leggere l’Inglese. Ma la cosa principale è fare il mio lavoro di scuola. Per nessun motivo al mondo devo rimanere nella stessa classe un secondo anno. Quando passerò alla quinta classe sarà un segno che avrò cominciato a cambiare le cose per il meglio. Ricordo che rimasi nella quarta classe la vita precedente.”
CAPITOLO XIII LA REALTA’ E L’ILLUSIONE UN ANNO DOPO. Al ginnasio prima del pranzo. Osokin e Sokoloff stavano guardando dalla finestra verso il cortile. Osokin ora era un Day-Boy ma era rimasto nella quarta classe e Sokoloff ora era un suo pari. “ Cos’è questo nuovo problema tra te e Turnip?” chiese Sokoloff. “ non capisco riguardo a cosa.” “ Oh, niente di particolare. Sono tutti degli idioti. Tu non c’eri alla lezione di geografia. Bene, stavo rispondendo riguardo alle città sul Volga. Avevo cominciato da su e venivo al Niji, e ho detto che questa è la città dove il Volga cade nell’ Oka. All’inizio lui non capì, poi semplicemente balzò su e mi gridò: ‘ Non sai cosa stai dicendo. Tu vuoi dire dove l’Oka cade nel Volga.’ No , gli dissi, io intendo proprio quello che ho detto- dove il Volga cade nell’Oka. Lui gridò ‘Sei matto?’ ‘No, non sono matto per niente.’ ‘Allora cosa vuoi dire?’ ‘Voglio dire che c’è un errore nei vostri libri di geografia perché non è l’Oka che si butta nel Volga ma è il Volga che si butta nell’Oka.’ Lo sai egli aveva appena aperto la bocca e poteva dire qualsiasi cosa!” ‘Come lo sai?’ disse alla fine. ‘ Oh ,’ dissi, ‘l’ho visto da me. Quando sei sulle alte sponde dell’Oka, puoi vedere che il Volga, con le sue due piatte sponde, cade nell’Oka che è molto più grande del Volga in quel punto, e certamente è l’Oka che continua ulteriormente con un alta sponda.’ Egli divenne completamente pazzo; mandò a chiamare Gustav, poi Zeus, ma Zeus non venne. Penso che fosse ancora a pranzo.” “Potrebbe espellerti.” “ Molto facilmente. Non puoi immaginare come sono stanco di tutto questo. Sono stanco di questi ragazzi e di tutti questi idioti.” Sokoloff alzò le spalle. “ Non ti capisco,” disse. “ Tu volevi essere un Day-Boy . adesso sei un Day-Boy, che cosa vuoi di più? Che diavolo ti importa se l’Oka cade nel Volga o se il Volga cade nell’Oka? Sei sempre interessato in ogni cosa che non riguarda te stesso. Un giorno trovarono la tua scrivania piena di giornali. Siamo interessati di politica! Un altro giorno trovarono certi libri che i nostri pedagogisti non sapevano neanche da dove cominciare. Tu divertiti pure dannatamente a fare quello che vuoi a casa, ma perché vuoi coinvolgere ogni cosa con la scuola? E non fai niente di ciò che potresti fare. Hai imparato l’Inglese in un estate, ma in Greco hai preso insoddisfacente per due anni di seguito.” “ Ma non capisci?” disse Osokin. “ Mi annoia. Per quale motivo devo volere il Greco? Dimmelo, per cosa? Se mai ne avrò bisogno lo imparerò, ma perché ora?” “ Ora? Così che tu possa finire la scuola e andare all’università,” disse Sokoloff. “ Tu prendi le cose in modo filosofico, quando le potresti prendere in un modo molto più semplice.” “ Oh, tu sei molto sensibile. Sarò felice quando alla fine scivolerai.” “Non scivolerò.” “Vedremo.” Osokin guardò Sokoloff e si mise a ridere. Egli era spesso divertito perché sapeva cosa sarebbe successo. Un assistente maestro venne da loro. “Osokin, vai nella sala grande, il caposcuola ti vuole,” disse. “ Così loro ti hanno! Ciao. Ci vedremo ancora,” rise Sokoloff. Rise anche Osokin, ma piuttosto nervosamente. Queste spiegazioni con le autorità della scuola erano sempre spiacevoli, e c’era un pesante debito di peccati commessi da lui. Dieci minuti dopo Osokin correva da Sokoloff per la via d’accesso alla classe. “ Cosa, sei ancora vivo?” “ Si, il vecchio Turnip ha perso. Zeus era di umore piuttosto buono oggi. Evidentemente avrà fatto un buon pranzo. Quando gli ho detto che il Volga cade nell’Oka, ha sorriso come un coccodrillo e ha detto che non l’aveva mai saputo e aveva sempre pensato che fosse il mar Caspio. In conclusione, era completamente bendisposto e piuttosto divertito. “Bene, dovrò rimanere a scuola ancora fino a dopo le cinque, e certamente questa dovrà essere l’ultima volta e via dicendo ; la prossima volta non vuole neanche parlarmi ecc.ecc. “ Ha detto questo?” “ Perché si, certo, il grasso maiale!” “ Così dovrai restare dentro! Lo sai , dicono che sta per venire l’ispettore del circuito educativo . Loro ti presenteranno a lui come un alunno modello- Conosce l’Inglese, legge Shopenhauer, ed è così diligente che si rifiuta di andarsene prima delle sei.” “ Allora verrà probabilmente durante le lezioni.” “ No, hanno detto dopo.” “ Bene, può andare all’inferno” Osokin andò a sedersi.
Seconda campana. L’ insegnante di Francese entrò nell’aula. Questa era una delle lezioni preferite di Osokin. Lui era in una posizione privilegiata perché conosceva abbastanza il Francese da non essere infastidito durante le lezioni. Egli non doveva prestare attenzione a quello che stava dicendo l’insegnante e poteva continuare a pensare alle sue cose. Il Francese non si preoccupava di lui e solo occasionalmente- in effetti molto raramente- lo chiamava alla cattedra, chiacchierava con lui in Francese per pochi minuti e gli dava pieni voti. Il Francese era il solo insegnante che gli parlava come se fosse già una persona matura, e Osokin provava sempre molta gratitudine. Poi quando si incontravano per la strada, il Francese si fermava sempre per stringergli la mano e parlare con lui. “ L’unico uomo decente qui,” pensò Osokin guardandolo. Osokin aprì la famosa Margot- Il manuale francese sul quale molte generazioni di studenti Russi avevano dimenticato quanto poco avevano potuto conoscere di Francese prima di andare a scuola- e si immerse nei suoi pensieri. “ Io capisco ogni cosa sempre di meno,” disse a se stesso. “ se sono tornato qui da un’altra vita, e se tutto questo è reale, allora dov’è Zinaida, e dove sono gli altri? Alcuni sono qui, ma significa che loro sono andati a vivere là allo stesso tempo? Se è così, vuol dire che noi non viviamo solamente in un luogo e in un tempo, ma che viviamo in luoghi e tempi differenti simultaneamente. Solamente questo potrebbe farti diventare pazzo. Come si può trovare la verità? È realmente accaduto o no? No, è meglio non pensarci. Mi metterò a leggere. Come farei senza leggere? È il solo modo per scappare dai miei pensieri.” Aprì un libro d’Inglese sotto il banco. Erano le favole di Stevenson. “ Si, era qui la storia, disse a se stesso. “ Il suono del domani. Come potrebbe essere tradotto? Bene, non c’è fuga dai pensieri dopotutto, così alla fine proverò a tirar fuori qualche senso da questa storia. “ Osokin lesse per lungo tempo provando ad approfondire il significato della strana favola di Stevenson. Alla fine chiuse il libro e rimase seduto guardando fisso nello spazio, quasi senza pensieri. In questa storia c’erano alcuni nascosti e profondi significati di cui egli era vagamente consapevole… Con cui erano connessi così tanti strani ed incompresi ricordi.
CAPITOLO XIV PUNITO Lo stesso giorno dopo le lezioni. Un’aula vuota. Osokin stava seduto con un libro ad un banco vicino la finestra. Stava facendo buio. Osokin chiuse il libro, guardò dritto davanti a lui per qualche tempo, poi guardò la lampada. “Evidentemente non mi daranno la luce,” pensò. “Molto bene, dovrò sedere al buio, ma com’è stupido tutto questo. Dio, com’è stupido! E cosa significa la vita stessa se non posso cambiare niente? È solo una ferita su di un orologio. Qual’è allora il senso di ogni cosa? Che senso c’è nella mia vita , nel mio stare qui a scuola? Certamente non posso costringere me stesso ad essere uno scolaro. Mi sto annoiando senza gente, senza vita. Mi aggrappo ai libri in modo da non perdermi in questi giri. Sento che con questi ragazzi anch’io a volte divento ragazzo . Sono diventato ridicolo ai miei stessi occhi. Sono come un uomo che essendo obbligato a vivere in una lontana provincia per cercare se stesso, prova a mantenere un’ interna connessione con la capitale per non diventare provinciale: egli sottoscrive a giornali e riviste che hanno reale piena utilità e anche grottesca nella sua vita di provincia, e gli piace pensare riguardo cose che forse hanno significato a Mosca o a Pietroburgo ma non significano nulla lì dove egli vive . In ogni caso, tutto questo è piuttosto divertente. Sono particolarmente interessato a leggere i giornali perché so cosa dovrà accadere. Solo è triste che io abbia dimenticato così tanto. Dopo tutto, il mago aveva ragione. Non solo non posso cambiare niente, ma sto cominciando a dimenticare una gran quantità di cose. È strano come velocemente alcune impressioni spariscano dalla memoria. Sono preservate nella memoria solo attraverso una continua e costante ripetizione. Se la ripetizione si ferma, scompaiono. Io ho un caleidoscopio di facce ed eventi nella mia memoria, ma ho dimenticato quasi tutti i nomi. Ho cercato di trovare Zinaida, ma ho fallito. Mettermi a passeggiare nei pressi della sua casa è assurdo. Ho trovato le ragazze della scuola dove lei dovrebbe essere ora. Ho aspettato lì due Sabati , ma come potrei riconoscere chiunque? Le ragazze vanno insieme in una folla. Ridono. E certamente devo sembrare loro divertente rimanendo come se fossi un liceale. Anche se mi piacevano due delle ragazze nessuna di loro poteva essere Zinaida, loro erano entrambe più grandi di quanto lei dovrebbe essere ora. Krutitsky non c’è in nessun corpo dei cadetti qui. Perciò significa che non sta a Mosca, e potrò incontrarlo solo alla scuola militare. Ma a quel tempo Zinaida sarà già andata all’estero e non ritornerà per sei o sette anni. Molto bene, è inevitabile. O devo trovarla all’estero o aspettarla qui, ma non devo rimanere nella stessa inerme posizione quando la incontrerò qui. A quel tempo potrò già aver preso il mio titolo di studio all’università. Non ci sarà bisogno di andare alla scuola militare, ed ogni cosa sarà completamente differente. La cosa più terribile è che non posso fare niente per realizzare questo… Come può essere successo che sono rimasto nella stessa classe per il secondo anno? Perdere un anno! Quattro anni e mezzo dentro queste mura, io non lo so, ma mi sembra che non sarò mai capace di starci. La cosa principale è che ora ho perso ogni scopo e sono semplicemente annoiato di conoscere tutto quello che so; e il peggio di tutto e che quando stavo a scuola prima nell’altra mia vita ero ugualmente annoiato, perché anche allora sapevo ogni cosa. Questo è il principale terribile pensiero. Mi sembra che ogni cosa si ripeta, non una volta o due, ma moltissime volte, come il ‘ Danubio Blu’ all’organetto. E io so tutto tramite il cuore. “ E qualche volta penso esattamente l’opposto- che niente è accaduto prima, che ho immaginato tutto, che non c’era nessun mago, ne Zinaida, nessun’altra vita. Ma da dove avrei potuto prendere tutto ciò? E tante altre cose che so- non lo so . Solo una cosa è certa in tutto questo. Spesso vorrei sbattere la testa contro un muro per semplice noia.”
CAPITOLO XV LA NOIA Osokin si alzò dalla scrivania e si mise a camminare su e giù nell’aula in penombra. Poi andò versò la grande porta vetrata che conduceva al corridoio e provò a girare la maniglia. La porta non era chiusa. “ Hanno dimenticato di chiuderla,” disse a se stesso. “ Non c’è niente che posso fare? E’ così terribilmente stupido,. Devo ancora stare qui per un’altra ora intera.” Sentì un rumore, e poi dei passi si affrettavano lungo il corridoio. “Probabilmente stanno aspettando il grande uomo, o forse è già arrivato,” Osokin disse a se stesso. Aprì un poco la porta e guardò fuori. “ Non c’è nessuno qui. Bene andiamo a perlustrare.” Avanzava lentamente nel corridoio . C’erano ancora tutti. Lanciando uno sguardo attraverso la porta di vetro dell’aula vuota mentre la sorpassava, Osokin arrivò alla libreria o sala di ricezione dove, nel sogno aveva incontrato la ragazza sconosciuta. La stanza era brillantemente accesa. Diede uno sguardo cautamente intorno dall’uscio della porta. Non c’era nessuno. “ Maledizione!” disse. “ Sua eccellenza sta per passare di qua . Scriverò qualcosa sul muro? ‘ Benvenuto sua Eccellenza’ con uno o due errori? Sarebbe una buona idea. Che peccato non c’è gesso. Pensò. “ Ma c’è qualcosa di meglio che posso fare.” Mise la mano nella sua tasca e tirò fuori un paio di occhiali blu. Di fronte a lui su una mensola sopra la porta che conduceva alla grande sala, c’era un busto di gesso di Cesare.” Metterò gli occhiali blu su Cesare, a costo di essere notato.” Osokin corse in punta di piedi fino all’altro lato della libreria, prese una sedia, salì su di essa e mise gli occhiali blu sul naso di Cesare. Gli occhiali si adattavano così splendidamente che Cesare acquistò un aria scolastica. Osokin riportò indietro la sedia al suo posto e corse nel corridoio. Adesso non voleva più tornare indietro nell’aula vuota; voleva inventarsi qualcos’altro. Provò le porte delle classi lungo il corridoio una dopo l’altra. Una sembrava essere aperta. Osokin guardò tutto intorno a lui, poi scivolò dentro e brancolò fino a trovare un pezzo di gesso dietro ad una lavagna. Corse dietro la libreria, e sul muro, proprio sotto le tavolette dorate su cui era scritto il nome del ragazzo che rappresentava la scuola, scrisse in chiare rotonde lettere, diversamente dal suo solito, e sbagliando l’ortografia di tutte le parole: ‘Benvenuto sua Eccellenza!’ Poi disegnò una brutta faccia con una bocca stupita e occhi meravigliati, e scoppiando in una risata corse indietro nella sua classe. Là si sedette sul davanzale della finestra e guardò nella strada dove erano già accese le luci. “ Quale diavolo mi ha indotto a fare queste stupidaggini?” si chiese. “ Adesso loro faranno un indagine e penseranno a me per primo. Il peggio di questo è che mi ricordo molto chiaramente che anche prima feci proprio queste stesse cose e poi fui espulso. Adesso, perchè le ho rifatte? Certo e noioso qui ma la scuola è così: potranno quegli idioti capire uno scherzo? Per loro io sono un normale alunno. Certamente loro supporranno che l’ho fatto io. Se solo potessi chiudermi in qualche modo…” Andò alla porta e provò la maniglia. Poi guardò il suo orologio. “ Un’altra mezz’ora da aspettare. Se solo potessi andare via.” Cominciò a camminare su e giù. Dopo cinque minuti si fermò ancora alla finestra e guardò nella strada. “ Bene, gli occhiali non hanno molta importanza,” disse, “ ma non mi perdoneranno per aver scritto male Eccellenza e la faccia sul muro. Anche gli occhiali. Questo è irrispettoso e anche tutto il resto. Bene, di certo negherò ogni cosa. ‘Io non sono io, e i cavalli non sono i miei, e io non sono il guidatore… ‘ Ma sfortunatamente l’assistente del preside ha un modo di fiutarmi. Spesso niente punta a me, ma egli semplicemente dice: ‘ Chiama Osokin e questo è tutto. Sarà così anche questa volta- non c’era bisogno anche di chiamarmi quando venne fuori che ero seduto in una classe vicina: l’intera cosa era perfettamente chiara. Maledizione forse farei meglio ad andare fuori e cancellare? No, non ne vale la pena. Potrei peggiorare le cose. Guardò l’orologio. “ Ancora quindici minuti. Mi chiedo se posso chiudermi dentro?” Andò ancora un volta alla porta ed esaminò la serratura. Si udivano passi nel corridoio; Osokin saltò via dalla porta e tornò di nuovo alla finestra. Il tempo pian piano passava. Egli guardava il suo orologio ogni minuto. Alla fine ‘Cockroach,’ il bidello della classe, venne alla porta con un mazzo di chiavi. Armeggiò per lungo tempo cercando una chiave; provò ad aprire la porta, scosse la testa e prese un’altra chiave. Finalmente girò la maniglia ed essa si aprì.
“ Cosa significa questo?” chiese. “Era aperta?” “ No, chiusa, “ rispose Osokin, uscendo sulla porta. “ L’hai aperta con la prima chiave.” “ Bene, puoi andare,” disse Cockroach. “ Khrenytvch mi ha detto di lasciarti fuori.” “ Bene, Cockroach ,” disse Osokin, “ qui ci sono venti Copechi per te.” Cockroach era molto contento e diede ad Osokin un’amichevole pacca sulla schiena. “ Cockroach sarà dalla mia parte,” disse Osokin a se stesso, “ ma lo spettacolo inizierà presto, perciò è il momento di salvare la pelle.” Egli corse giù dalle scale e attraversò il ginnasio fino alla sala che era stata brillantemente illuminata in anticipo per l’arrivo di sua Eccellenza.
CAPITOLO XVI ZEUS Il giorno seguente a scuola. Osokin, dal momento che era entrato a scuola, avvertiva qualcosa di insolito nell’aria. I ragazzi stavano tutti in gruppi e bisbigliavano. Sul pianerottolo Osokin si affrettò verso Sokoloff. “Bene, fratello, disse Sokoloff, “ se è stato fatto da te, allora è ben fatto! Ma questa volta ti cadrà tutto addosso.” “ Cosa vuoi dire?!” “ Oh, non fingere di essere innocente. Lo sai molto bene.” “ Non lo so,” disse Osokin. “ Appena sono arrivato ho sentito che era successo qualcosa , ma cos’è?” “ Bene, è presto detto. Ieri l’ispettore del circuito sarebbe dovuto arrivare. Lo sai che si dice che lui ha un rancore contro Zeus da lungo tempo. E’ arrivato dopo le cinque e sembra che qualcuno abbia messo degli occhiali su Cesare- sai, sulla porta nella sala della ricezione- è ha scritto sul muro ‘sua Eccellenza è uno sciocco o qualcosa del genere. Bene, scommetto che tu sai molto più di chiunque altro al riguardo . C’era una fila. L’ispettore era furioso- o fingeva di esserlo. Sibilò a Zeus che non era riuscito a tenere la scuola in ordine e senza altre parole si voltò e andò via. A questo punto iniziò un indagine. Zeus ordinò di licenziare tutti i lavoranti di questo piano: Cockroach, che era in servizio, Vassily e Cossack. Tutti loro indicano te. Tu stavi seduto da solo in classe a quell’ora e sei andato via appena prima dell’arrivo dell’ispettore. Là! Ti stanno chiamando.” Osokin dal Preside! Osokin! Osokin!” Le voci si sentivano gridare nel corridoio. Osokin camminò attraverso la folla di scolari. Tutti lo guardavano con curiosità. Passò lungo il corridoio, attraverso la libreria dove stava il busto di Cesare, e dentro la grande sala. Alla fine della grande sala, con dei ritratti a grandezza naturale dello Zar con delle cornici dorate, il preside,Zeus; il suo assistente, Gustav Lukitch- e molti altri insegnanti stavano seduti ad un lungo tavolo coperti con un stoffa verde. Tre bidelli, due insegnanti assistenti,e Khrenytch, alias Turnip, il maestro che era in servizio il giorno prima, stava li vicino. Osokin si incamminò al tavolo. Il preside era molto arrabbiato . Osokin diede un occhiata ai bidelli. Due di loro, e specialmente Cockroach, lo guardavano con sospetto ed ostilità. Vassily, suo particolare amico, cercava di non guardarlo. All’inizio il preside non riusciva a parlare per la rabbia e sbuffava solamente. Alla fine prese fiato e cominciò, evitando gli occhi di Osokin. Osokin sentiva che Zeus era particolarmente dispiaciuto con se stesso perché il giorno prima aveva riso quando ascoltò la storia del Volga e dell’Oka. “ Sei stato in classe fino alle cinque ieri dopo le lezioni?” “Si,” disse Osokin. “Hai lasciato la classe??” “No.” “Sei andato nella libreria?” “No.” “SEI ANDATO NELLA LIBRERIA?” “No.” “Tu menti , canaglia “ Il preside divenne rosso in faccia e diede un colpo sul tavolo col pugno. Osokin armeggiò e pece dei passi verso di lui. I loro occhi si incontrarono. Qualcosa di pericoloso brillava sulla faccia di Osokin e il Preside guardò altrove. Osokin voleva gridargli qualcosa di maleducato ed insultarlo per fargli pagare il suo linguaggio offensivo e per tutto quello che egli aveva sopportato a scuola; per tutta la noia, tutta la mancanza di comprensione; ma la sua voce si bloccò in gola, il labbro basso iniziò a tremare, e per alcuni secondi non fu capace di dire nulla. Recuperando il suo respiro, il preside , senza guardare Osokin disse:” Chi era in servizio?” “ Ivanoff,” disse l’assistente del preside, e Cockroach venne all’attenzione. “ Hai visto la porta della classe dove c’era Osokin? Chiese il preside. “ Non posso dire, sua Eccellenza, chi l’ha chiusa. Io ero nel giardino,” disse Cockroach. “ quando tornai per aprirla, non era chiusa. Deve averla aperta lui stesso sicuramente.” Cockroach guardò indispettito ad Osokin. Questa occhiata diede ad Osokin una sgradevole sensazione. Si sentiva dispiaciuto per Cockroach e per gli altri due uomini, ma provava disgusto al pensiero che non avrebbe mai potuto scherzare e parlare con lui in modo amichevole. “ Cosa vuoi dire?, aperta da lui stesso?” chiese il preside. “ Doveva essere rotta la serratura, sua Eccellenza. Io andai ad aprirla e nessuna chiave girava. Tirai e la porta si aprì,. Gli ho detto: “Non eri chiuso dentro Osokin?” e lui disse : ‘Si, ero chiuso dentro. Non disse nient’altro. ; e mi diede Venti Copechi. Qui.” Sudando per lo sforzo, Cockroach mise la mano nella sua tasca e tirò fuori una moneta da venti Copechi. Tutti guardarono alla moneta e poi ad Osokin. Osokin era disgustato e divertito. Comprese che quei venti Copechi erano la maggiore evidenza contro di lui. E anche se sapeva che quello che era successo era molto diverso,
sentiva che era inutile protestare. Lui aveva avuto un lunga esperienza da scolaro già molto tempo prima per non capirlo. Era considerato lecito provare a dimostrare la propria innocenza e a questo scopo mentire appena è necessario , ma solo quando c’è una possibilità di successo e di far sembrare sciocco l’accusatore. Se non c’era tale possibilità, il codice dello scolaro richiede uno stoico silenzio non importa se l’accusa sia vera o falsa. Allo stesso tempo in Osokin cresceva un desiderio di ridere. Improvvisamente, egli si sentì molto distaccato da tutto ciò. Iniziò ad essere cosciente di se stesso come uomo maturo; sentiva che quello che stava succedendo lì non stava succedendo a lui. La sua indignazione scomparve completamente ed ora osservava freddamente il processo come uno spettatore. “ La serratura era veramente rotta?” il preside chiese al suo assistente. “ La serratura non funzionava,” disse il secondo. “ Qualcosa deve essere stato messo dentro.” “ è abbastanza!” disse il preside. Sbuffò ancora per un secondo o due. “ Bene allora,” disse alla fine, indicando Osokin,” tu puoi esercitare i tuoi talenti altrove. Qui non abbiamo bisogno di scassinatori di lucchetti, bugiardi e canaglie. “ Gli altri non devono soffrire per questo…” “ Penso che siamo abbastanza per il Consiglio,” disse guardando intorno. Poi indicò uno degli assistenti. Portalo alla sala della ricezione e aspettate con lui. Quando ti arriverà un mio ordine me lo porterai qui.” Osokin camminava con l’assistente conosciuto come il “ Violino.” Mentre passava vide Cockroach che era ancora rimasto coi suoi venti copechi nella mano aperta, si senti talmente divertito che riuscì solo con uno sforzo a trattenersi dal ridere a voce alta. Andarono alla sala della ricezione e lì si sedettero ed aspettarono. Il cervello di Osokin si era in qualche modo offuscato e non voleva pensare a niente. Dopo cinque o dieci minuti, un altro assistente , un piccolo uomo con una barba rossa, conosciuto come il “Profeta Elia,” aprì la porta e annuì col capo al Violino. Essi andarono nella grande sala. Il preside prese un grande foglio di giornale ufficiale dal tavolo di fronte a lui, tossì due volte e poi lesse ad alta voce senza guardare ad Osokin. “Dalla decisione del Consiglio degli insegnanti, l’alunno della quarta classe , Ivan Osokin, è espulso dal numero degli alunni del Secondo Ginnasio di Mosca con un voto di tre in condotta.” Il preside mise il foglio sul tavolo, poi si alzò, camminò alla cattedra con un aria di importanza e prese il libro dei rapporti. Osokin comprese che tutti lì erano contro di lui. Per un momento fu ancora preso dalla rabbia contro la stupida gente che aveva deciso il suo destino, ma, come in risposta a questo, fu attraversato da una fredda sensazione che tutto era già successo prima, nello stesso identico modo. Si sentiva scomparire in questa sensazione. Lui non ERA! Non esisteva! Qualcosa era accaduto intorno a lui ma non a lui; perciò, tutto questo era completamente ed assolutamente non addebitabile a lui. Egli poteva smetterla di agitarsi per questo allo stesso modo come non si sarebbe potuto preoccupare per alcuni eventi accaduti nell’antica storia Romana. Tutta quella gente , il preside, gli assistenti, Cockroach, pensavano che tutto quello stava realmente accadendo. Non capivano che ogni cosa era già successa e che perciò niente esisteva realmente. Osokin non poteva spiegare a se stesso perché, se questo era successo prima, significava che non esisteva adesso. Sentiva che era così, e sentiva che niente più lo riguardava.
CAPITOLO XVII L’INFERMERIA DELLA SCUOLA Il Violino tocco Osokin sulla spalle e andarono fuori dalla sala. “Che ne sarà di me adesso?” Chiese Osokin, con un ghigno. “Posso andare a casa?” “No,” rispose l’assistente. “ Tua madre sarà avvertita e verrà a prenderti lei.” Camminò con Osokin, attraverso tutti i corridoi e le scale dell’infermeria della scuola. L’infermeria consisteva di tre piccole stanze, messe separatamente al pianterreno, con un entrata separata dal cortile. Due ragazzi della prima classe, vestiti con delle vestaglie blu erano là, e un grasso giovane in occhiali della settima classe, per il quale Osokin provava antipatia. I ragazzi lo sospettavano di avere la sifilide e lui passa quasi tutto il tempo in infermeria. L’assistente lasciò Osokin e se ne andò. Osokin sedeva alla finestra e guardava fuori nella strada. La sensazione di indifferenza per se stesso e per qualunque altra cosa al mondo scomparve. Si sentiva uno scolaro che era appena stato sgridato dal preside- uno scolaro che era appena stato espulso dalla scuola. “Cosa ti è stato fatto ,Osokin?” chiese il giovane in occhiali. “Oh, niente di particolare,”rispose Osokin, girandosi. Il giovane rimase vicino a lui, per lungo tempo evidentemente non sapendo cosa dire, poi andò dentro un’ altra stanza. Il tempo passava piano. Il giovane della prima classe stava giocando a domino nella stanza successiva. Osokin sedeva guardando fuori dalla finestra. Si sentiva così ammalato al cuore che aveva anche paura di pensare. “ Cosa significa?” disse a se stesso. “ So che era necessario per me finire la scuola così che avrei potuto fare qualunque cosa come avessi voluto. Ma cosa ne è venuto? Ancora le stesse cose. Adesso so che anche allora sedevo allo stesso modo alla finestra e pensavo esattamente cosa sto pensando in questo momento: qui sono stato espulso dalla scuola. Così significa che ogni cosa si ripete senza mai cambiare. Allora qual’è stata l’utilità di essere ritornato? Significa che non andrò mai all’università in un modo normale. Povera mamma! Lo voleva così tanto. Che dannata cosa le ho fatto. Il suo cuore non è così forte. Ora loro la trascineranno qui e le diranno ogni sorta di orribili cose su di me e lei penserà che sono quasi rovinato. In ogni caso, tutto questo significa moltissimo per lei. Dopo, certamente, le cose si aggiusteranno in qualche modo. Lavorerò per l’immatricolazione. Non dovrò andare alla scuola militare. Ma ora, ora questo è così schifoso. Povera mamma, quegli idioti la tortureranno a morte. La cosa che non posso capire è perché l’ho fatto; visto che ricordavo perfettamente l’intero affare degli occhiali e di Cesare ? Per essere del tutto onesto con me stesso, io sapevo ogni cosa dall’inizio alla fine; sapevo che sarei stato preso. Io ho sempre saputo che sarei stato accusato di aver rotto la serratura- e nonostante ciò ho fatto ancora quello che feci prima. Perché diavolo ho voluto giocare con Cesare e con l’ispettore del circuito? La cosa più curiosa di tutto è che allora , l’altra volta anche sapevo ogni cosa e dopo rimasi qui seduto proprio come ora e accusai me stesso di averlo fatto a dispetto del fatto che sapevo in anticipo che risultato ne sarebbe scaturito. Lo ricordo molto chiaramente adesso. Cosa accadde successivamente, è possibile che tutto continuerà nello stesso modo come prima?No, sarebbe orribile. È impossibile crederlo. Devo trovare qualcosa per andare oltre a questo. Non posso continuare così. Non devo dare spazio a questi pensieri. Si, è tutto schifoso, veramente schifoso, ma dopo tutto, ci dovrà pur essere qualche via d’uscita. Evidentemente non posso alterare niente a scuola. Probabilmente ogni cosa si e rovinata in anticipo. Qui le mie mani erano legate, ma ora sarò libero. Andrò a lavorare, leggerò. È molto meglio così, dopo tutto. Mi preparerò per la futura immatricolazione più velocemente da casa. In due anni potrò essere all’università. Solo devo persuadere mia madre a non essere troppo delusa. Devo farle capire che la scuola era solo un intralcio per me. Questa probabilmente è la ragione per cui ogni cosa ora potrà andare per il meglio. Ora potrò iniziare con un foglio pulito e scriverci su qualsiasi cosa mi piaccia.” Osokin sedeva immobile alla finestra, iniziava a sentire freddo e fame. I suoni venivano dall’alto. “ Il secondo intervallo,” pensò Osokin. Poi il rumore finì; evidentemente le lezioni erano iniziate. Il tempo scorreva incredibilmente lento. Alla fine il pranzo fu portato nell’infermeria. Il compagno della sala da pranzo che aveva portato il cibo chiacchierava col
compagno dell’infermeria. Il ragazzo della settima classe in occhiali andò su da loro ed Osokin poteva sentire che stavano parlando di lui. Un ondata di rabbia e disgusto verso tutti loro si impadronì di lui. Era stanco di stare lì seduto; era annoiato e aveva freddo, voleva mangiare e fumare. Ma allo stesso tempo voleva che questo durasse il più a lungo possibile così che sua madre non arrivasse troppo presto. Il pranzo era finito. C’era una successione di piatti. I carrelli erano portati via. Il rumore ricominciò di sopra. Lungo intervallo. Il tempo si trascinava senza fine. Alla fine ogni cosa era di nuovo quieta. Osokin iniziò a sperare che sua madre non venisse. Questo avrebbe reso tutto molto più facile. Egli sarebbe stato allora mandato a casa con un assistente. “Ma dopo la quarta lezione, proverò ad andare fuori con i Day Boy,” pensò. “ Sicuramente sarà stato detto ai facchini di non lasciarmi andare fuori, ma potrebbe essere possibile sgattaiolare.” Osokin andò nella stanza successiva. Il compagno non c’era. Sarebbe stato possibile andare fuori, ma doveva aspettare l’intervallo. Si sedette ancora alla finestra . Adesso non aveva il minimo desiderio di pensare alla scuola e al fatto di essere stato espulso. I suoi pensieri vagavano ad altri lontani e piacevoli soggetti. Osokin pensava all’estate, di come comprerà una pistola ed andrà fuori a sparare. Una scena dopo l’altra veniva su e passava davanti a lui: un lago boschivo, una palude con betulle d’argento… Poi si guardò intorno ed era quasi divertito per aver preso l’espulsione dalla scuola così tranquillamente. “ credo veramente che sapessi che tutto questo stava per succedere ed è per questo che non sono sorpreso,” disse a se stesso. Alla fine, quando Osokin meno se lo aspettava , sentii sbattere la porta nella stanza adiacente. E l’assistente entrò con la madre. Il ragazzo della prima classe stava alla porta e la guardava fissamente con curiosità. Il grasso pensionante aprì la sua porta e anch’egli guardava con curiosità. Osokin vide che sua madre era profondamente angosciata, ed il suo cuore sprofondava. Quella calma con cui egli era così divertito un momento prima, ora gli sembrava un duro egoismo. I suoi piani per l’immatricolazione per poi andare all’università cadevano al suolo, e non rimaneva più niente eccetto la nuda e cruda realtà: era stato espulso dalla scuola. E lui sapeva cosa significava questo per sua madre. “ Cos’è tutto questo Vanya?” gli domandò lei. Lui non replicò ma guardava fisso verso l’ assistente. “ Perché mi chiedi questo davanti a questa scimmia? Cosa posso dire?” disse nella sua mente. Ma nella realtà egli guardava come se fosse silenzioso per la vergogna. “Andiamo,” Gli disse gridando. “ Ti dirò ogni cosa. E’ andato tutto in modo completamente diverso.” Lasciarono l’infermeria e andarono attraverso il corridoio e il vuoto ginnasio fino alla sala. Improvvisamente Osokin sentì che dopo tutto amava la scuola ed era dispiaciuto di doverla lasciare, per non tornarci più. Era stupido e seccante realizzare di essere stato espulso. Vedeva che sua madre era molto depressa, e si sentiva molto a disagio. Nella sala sua madre era nervosa. Per lungo tempo non riuscì a trovare i suoi guanti. Cercò la sua borsa e diede al portantino una mancia molto più grossa del necessario. Osokin era terribilmente dispiaciuto per lei e nello stesso tempo seccato con lei perché era venuta. Sarebbe stato molto meglio se lo avesse lasciato venir fuori da tutto questo da solo. Andarono in strada. “ Cosa mi hai fatto, Vanya?” disse lei. “ perché mi sottoponi a simili umiliazioni, e cosa stai facendo a te stesso?” La sua voce tremava. Osokin sentiva che lei stava per scoppiare in lacrime. “ andiamo a casa, mamma,” disse. “ Ti dirò tutto là.” Voleva aggiungere che ogni cosa si sarebbe messa a posto, ma dopo un occhiata alla faccia della madre , rimase in silenzio. Salirono su una slitta e partirono. Osokin non parlava sulla strada di casa e solo occasionalmente guardava sua madre. Anche lei era silenziosa. “ C’è una cosa che voglio sapere,” pensò Osokin. “perché, conoscendo tutto quello che stava per accadere, ho agito come ho fatto? Perché non ho agito diversamente? E , se non posso, perché spesso mi sembra che ogni cosa dipende completamente da me?” pensò intensamente.” Un coniglio, quando un serpente lo guarda, probabilmente ragiona esattamente allo stesso modo come faccio io,” disse a se stesso. “ Perché non scappa via? È completamente libero, e sa cosa sta per succedere: il serpente lo mangerà se lui non scappa. Lui vorrebbe scappare , ma va sempre più vicino al serpente. Ogni momento, mentre si avvicina alle mascelle del serpente, probabilmente si chiede cosa sta facendo. Ma il punto cruciale è : perché il coniglio fa questo, sapendo tutto il tempo esattamente che fine farà? Forse il coniglio pensa che ci sarà ancora una possibilità di scappare. Tutto questo significa che devo ammettere di essere stato sconfitto? No, non sono battuto. Proverò a trovare Zinaida ora.” A questo punto, Osokin aveva sviluppato l’abitudine di osservare i suoi propri pensieri e di guardare a se stesso dal di fuori, e aveva il sospetto che “ provando a cercare Zinaida” sarebbe stato soltanto un pretesto per non stare a casa -che significava non fare nessun lavoro- e che per ultimo niente sarebbe venuto delle sue belle
intenzioni. Si sentiva completamente disgustato con se stesso. Quando era solo, Osokin poteva facilmente ristorare il suo spirito mettendosi a sognare qualcosa di piacevole. Ma la presenza di sua madre era un promemoria ed un rimprovero vivente che lo forzava tutto il tempo a vedere la reale verità della vita e i risultati a cui tutte le sue buone intenzioni avevano condotto. Allo stesso tempo era molto stanco di pensare in una chiave minore- come involontariamente lo applicava a se stesso e i sui suoi pensieri vagarono via da se stesso in direzioni più piacevoli … Odiava rimanere in uno spiacevole umore molto a lungo.
CAPITOLO XVIII A CASA Osokin e sua madre arrivarono a casa ed entrarono nella stanza, “ Bene, cosa significa tutto questo?” chiese lei.” “ Che serratura hai rotto, e quale altra diavoleria hai fatto? Il preside parlava di te come se fossi stato un criminale. Non mi hanno neanche permesso di portarti via su mia propria richiesta così che tu avresti avuto il diritto di andare in un altra scuola. Ora tu non puoi farlo perché sei stato espulso dal Consiglio.” Lei strofinava i suoi occhi con il suo fazzoletto. “Non so cosa possa fare :” “Sono tutte sciocchezze, mamma,” disse Osokin. “ Non ho rotto io la serratura. Sono stato lasciato in una classe vuota dopo le lezioni; non c’era neanche la luce, e mi stavo annoiando mortalmente. Tu semplicemente non puoi immaginare com’è noioso quel posto. Ho provato ad aprire la porta e non era chiusa, Forse la serratura era davvero rotta, non lo so. Ho camminato giù nel corridoio e sono arrivato nella sala d’attesa- sai, dove c’è la grande libreria. Loro stavano aspettando l’ispettore del circuito ieri. Poi…Osokin si fermò. “Vedi, c’era un busto di Cesare lì. Bene, Ho messo degli occhiali blu su di esso.” “Che occhiali blu?” “Ordinari occhiali. Ne avevo un paio che avevo preso a Souk-harevka una volta- Non so perchè. Bene, ho messo gli occhiali su Cesare. Loro lo rendevano terribilmente divertente. Proprio come un insegnante Tedesco: E poi ho scritto col gesso sul muro: ‘Benvenuto, sua Eccellenza!’ con cinque errori di ortografia.” “E questo è tutto?” “ questo è tutto. Ho anche disegnato una brutta faccia sul muro .” La madre di Osokin voleva ridere, ma allo stesso tempo si sentiva anche molto scoraggiata. Quello che temeva di più era successo. Vanya rimarrà senza educazione. Il futuro sembrava così nero. E tutto era successo così inaspettatamente. Le sembrava troppo tardi perché lui ricominciasse ad abituarsi alla scuola. Era seccata con lui, ma era molto più indignata con le autorità della scuola. Guardava a suo figlio. Lui stava costantemente a pensare riguardo a qualcosa ed era anche evidente che soffriva. Era profondamente addolorata e ferita a causa sua. Era dispiaciuta per lui ed anche per le sue speranze infrante. Ma voleva anche credere in un futuro più brillante. In ogni caso, lui non aveva fatto niente di sbagliato- sciocco forse, ma niente di realmente cattivo. Lui era incapace di farlo, di questo ne era certa. E con questi pensieri, si sentì alleggerita di un grande peso. “ Che cosa hai intenzione di fare ora?” lei chiese. “Oh mamma,” disse Osokin, “Ogni cosa sarà molto meglio ora.” Comincerò a prepararmi per l’immatricolazione e andrò all’università prima di quanto avrei fatto andando a scuola. Hai visto come ho imparato l’inglese: sarà lo stesso con le altre cose. Vedrai. A scuola stavo solo sprecando tempo.” La madre di Osokin divenne ancora triste. “Avrai bisogno di un tutore per aiutarti,” disse. Osokin iniziò. “ Lei disse questo allora, esattamente con la stessa voce, con la stessa incertezza e impotenza, lo ricordava perfettamente. “Mi metterò al lavoro mamma, lo farò?” disse. “Perdonami per quello che è successo. Farò ogni cosa, vedrai.”
CAPITOLO XIX TANECHKA DICIOTTO MESI DOPO. La madre di Osokin era morta. Egli viveva con suo zio, un ricco possidente, in una grande casa di campagna nel centro della Russia. La veranda si apriva sul giardino. Un lungo viale di Limoni. Osokin, in lunghi stivali, con una bianca camicia Russa, una cintura di cuoio, un cappello bianco, e con una frusta Cosacca camminava su e giù per la veranda aspettando per il suo cavallo. “Esteriormente, le cose sono cominciate ad andare per il meglio,” disse a se stesso, fermandosi a guardare il giardino, “ma allo stesso tempo qualcosa mi opprime. Non riesco a rassegnarmi al pensiero che mia madre è morta. Non ci riesco e non lo voglio. Sono passati sei mesi da allora, ma mi sembra ieri. Lo so perché mi sento sempre così. E so che è tutta colpa mia. Mia madre si ammalò subito dopo che fui espulso dalla scuola e non si è mai completamente ripresa dopo. Lo so. E il peggio è che io lo sapevo da prima.” Rimase in piedi a pensare. “ Se tutto questo riguardo all’incontro col mago fosse un sogno o no, non lo so,” disse a se stesso , “ ma per me il futuro ha il gusto del passato. Io so che ogni cosa che mi succederà mi è già successa prima, così non sono interessato nel futuro. Sento che non contiene niente tranne trappole e fosse. Mi sembra di vedere tutto in anticipo, ma ora che mia madre è morta non mi importa più. Non voglio neanche niente di buono per me.” Camminò ancora su e giù vicino alla veranda! “Avverto un piccolo disagio qui,” disse, guardandosi intorno. “ Lo zio è una bella persona, e vedo che lui è veramente bendisposto verso di me., ma io non ho fiducia nel futuro. Sento che stanno per sorgere dei problemi tra di noi. Sono costantemente all’erta, costantemente aspettandomi qualcosa. E a causa di questa sensazione di disagio e del fatto che non so cosa sia , non faccio nulla. Sono passati diciotto mesi da quando ho lasciato la scuola e sto ancora pensando di cominciare a lavorare. Ho letto molti libri durante questo tempo; ho imparato l’Italiano- sono in grado di leggere Dante- ho fatto un po’ di matematica, ma il Latino e il Greco – credo che ho dimenticato come si legge il Greco. Non posso forzarmi a cominciare. Dovrò fare il mio esame in scuola moderna. Anche questo è terribilmente difficile a causa di piccole cose. Nel programma scolastico ci sono così tante cose stupide ed inutili - teologia, geografia e via dicendo; e con questi esami senza Latino e Greco, non potrò essere abilitato ad andare all’università. Ma se passo un esame so che lo zio farà il possibile per mandarmi all’estero a studiare. Ancora sono così indifferente ad ogni cosa e difficilmente so se lo voglio o no.” Tanechka, la custode e donna di casa di suo zio, venne fuori sulla veranda. Lei era una tipica ragazza Russa alta e bella, con una spessa treccia, rosee guance e grandi occhi scuri. Aveva poco più di vent’anni. Aveva frequentato una scuola di ragazze in una cittadina di provincia era vestita come usavano i contadini Russi e camminava a piedi nudi. Il cameriere diceva che lei aveva circuito il vecchio. Tanechka muovendosi furtivamente dietro Osokin gli diede un colpetto con la mano sulla testa. Osokin si girò velocemente e la prese per le braccia. “ Oh, Tanechka, come mi hai spaventato!” “ Lasciami andare , bruto, mi spezzerai le braccia.” “Non voglio lasciarti andare.” Osokin la tiro ancora più vicino. La sua faccia era molto vicina a quella di lei. Guardò nei suoi occhi, la vide così vicina a lui, le sue labbra leggermente socchiuse e i suoi piccoli bianchi denti. Sentì il contatto col suo seno, le sue spalle, l’intero corpo di lei. Improvvisamente, per un , momento, Tanechka smise di resistere, ed il suo corpo divenne soffice e disponibile. I suoi occhi ridevano e le calde labbra di lei, solide , piene e odorose di fragole, si poggiarono sulle sue. Mille scintille elettriche attraversarono il corpo di Osokin. Egli era sommerso da una gioiosa sorpresa e uno straordinario caldo sentimento per Tanechka. Voleva stringerla ancora più forte a lui, voleva baciarla,voleva chiederle perché, come, lei era diventata così? Ma Tanechka era già scappata dalle sue braccia e stava all’altro lato della veranda. “ Guarda! Stanno portando ‘Bianche Gambe,’ lei disse, come se non fosse successo niente. Ma guardò Osokin e sorrise, e nei suoi occhi c’era una nuova espressione. Uno stalliere portò un cavallo carico alla veranda. Era una robusta cavalla con delle gambe bianche, e un collo piuttosto corto e occhi stranamente vivaci ed espressivi. Sembrava molto curata con un’alta sella Cosacca e staffe d’argento del Caucaso. Osokin era riluttante ad andare. Tanechka era ancora sulla veranda, poggiata contro la balaustra. Osokin sentiva che se avesse messo ancora le sue braccia intorno a lei stringendola ancora a se, di nuovo il corpo di lei sarebbe diventato cedevole e amorevole. Questa sensazione lo agitava e lo spingeva verso di lei. Tanechka assunse un
aria di innocenza e disse: “ Stai andando lontano, Ivan Petrovitch?” “ Ad Orehovo per il giornale, Tatyana Nikanorovna,” rispose Osokin nello stesso tono, facendo un inchino basso. Tanechka sollevò le sue mani come minacciasse di colpirlo, poi si girò e corse dalla veranda nella casa. “ Torna in tempo per la cena,” disse. “ Ho scelto molte fragole.” Osokin camminava sotto i gradini della veranda, provò le cinghie della sella e diede dei colpetti alla bianca faccia della cavalla sotto le sue calde e soffici narici. Le bianche gambe ballavano un po’ e strofinava la sua testa sulle spalle di lui. Poi lui prese su le redini, posò una mano sul pomello, poggiò i piedi sulle staffe e si sollevò delicatamente sulla sella. “ Ciao!” Tanechka lo salutò dalla finestra di sopra. “Non dimenticarmi. Scrivi” Lo stalliere fece un largo sorriso. Osokin girò Bianche Gambe bruscamente intorno e cominciò subito a cavalcare sotto il viale tenendo bene le sue gambe dietro e quasi tese sulle staffe. Il movimento fortemente rimbalzante del cavalo sotto di lui, il vento caldo odoroso di fiori di limone e la sensazione di Tanechka in tutto il suo corpo trasportava Osokin via da ogni pensiero. Gli alberi sembravano sfrecciare rapidamente e il tonfo degli zoccoli sul soffice terreno suonava meravigliosamente piacevole. Bianche Gambe stirava il suo collo, tirata dalle redini, ed andava sempre più veloce in un trotto cadenzato. Osokin pressava i suoi piedi più fermamente nelle staffe e, con una particolare sensazione gioiosa nel suo cuore, si muoveva in sintonia con i movimenti del cavallo. “ Cara” disse, accarezzando il collo di Bianche Gambe, e senza sapere se intendeva Tanechka o Bianche Gambe. Le labbra di Tanechka erano ancora molto vicina a lui, l’alto , sodo seno sotto il grembiule bianco, era vividamente, dolcemente e fiduciosamente premuto contro di lui. Egli si sentiva anche dolcemente stordito, e stringeva la sua presa sulle redini. “ Cara Tanechka!” disse. “ Com’è meravigliosamente bello tutto ciò! Ma significa che lei prova la stessa cosa che provo io. Può essere vero? Si,si, deve esserlo. Per questo lei è diventata così…” Al momento una nuvola nera sorgeva ancora da qualche profondo luogo dentro di lui. “ Perché,” chiese, “Perché ogni cosa è così bella da un lato e così terribile dall’altro? Perché mia madre non è qui? Se sapessi che fosse viva, Come sarei felice di ogni cosa- questa strada, e la foresta, e Bianche Gambe e Tanechka. Adesso non voglio niente: Ieri ho ricordato una storia divertente. Avrei voluto così tanto raccontarla a mia madre, l’unica persona che l’avrebbe capita veramente. Ma lei non è più qui e non so perché non è qui o dov’è o cosa tutto significa. Se fosse possibile, c’è una cosa che mi piacerebbe- tornare indietro all’estate scorsa. Perché non è possibile?” Non riusciva a comprendere perché i suoi pensieri lo facevano sentire freddo e spaventato; è come un pensiero che ha improvvisamente toccato la più penosa ombra che lui aveva deciso di non toccare, o aveva scovato un intero esercito di fantasmi che potevano in ogni momento chiudere in lui la sua anima da tutti i lati. E , in attesa di andare via da se stesso, lasciò Bianche Gambe andare giù dalla collina, al completo galoppo, Come poteva fare solo un cavallo Cosacco. Poi, rimanendo teso sulle staffe, egli trottò lungo un piccolo fiume che sciabordava rumorosamente sotto i colpi degli zoccoli, e rapidamente salì la collina, inclinandosi in avanti sulla sella. Poi, si alzarono nuvole di polvere, cento larghi recinti circondati da alte betulle argentate. Un ora e mezza dopo, Osokin ritornò ad una cavalcata tranquilla su di un cavallo pesantemente sudato. Perso nei pensieri, e sedendo leggermente di lato sulla sella, cavalcò fuori dalla foresta in una grande radura oltre la quale c’era la macchia adiacente l’inizio del giardino. Ora non stava pensando a nulla tranne Tanechka. Non c’era nient’altro in sottofondo. Tanechka, con la sua gonna alzata sulle gambe ben fatte in delle calze striate e piccole scarpe rosse, camminava attentamente attraverso l’erba bagnata; Tanechka, come lui l’aveva vista una volta di pomeriggio presto, con le spalle nude ed il seno mezzo scoperto, inclinandosi fuori dalla finestra a contare le chiamate del cuculo… E ancora, il tocco delle sue labbra sode e il suo corpo che diveniva cedevole e soffice nelle sue braccia. Tutte queste sensazioni e immagini lo facevano sentire felice e a cuor leggero , ma allo stesso tempo voleva comportarsi assennatamente. “ Tanechka è così cara,” disse a se stesso, “ma io devo osservarmi attentamente per non guastare ogni cosa. Quello che dicono di lei e dello zio è una sciocchezza; tutti uguali, Sento che la mia relazione con lui potrebbe rovinarsi a causa di Tanechka. Se lui nota qualcosa, considererà suo dovere proteggerla da me, e questo è stupido. Io non voglio niente. Tanechka è parte della natura, come questi campi, o la foresta, o il fiume. Non ho mai immaginato che il sentimento per le donne fosse così simile al sentimento per la natura. Ma devo controllarmi.” Con un tocco di frusta spinse il suo cavallo al trotto e, attraversando la radura, cavalcò attraversò la macchia verso casa. Tanechka era sulla veranda sgusciando alcune fragole per la marmellata, e quando Osokin la scorse un inesplicabile allegria si impossessò di lui. Voleva chiacchierare con lei, ridere e divertirla. Se non fosse stato spaventato per suo zio, avrebbe cavalcato sulla veranda e fatto inginocchiare Bianche Gambe davanti a
Tanechka. Il capo stalliere gli aveva mostrato qualche tempo prima che Bianche Gambe era stata addestrata in modo speciale e conosceva alcuni trucchi da circo. “Tanechka, ho visto un sacco di funghi!” gridò Osokin, saltando sulla sella. “Dove, dove?” Tanechka corse alla balaustra della veranda. “ La maggior parte alla palude di Zuevo. Andiamo dopo cena. Te li mostrerò.” Tanechka mandò dietro la sua treccia e si accigliò. “ Ok,” disse . “ma non sta per piovere?” Non mi sembra:” “ molto bene. Ed ora la cena è pronta. Vieni su presto.” Osokin e Tanechka camminavano nella foresta. Avevano un piccolo cane nero chiamato Polkan con loro. Osokin stava portando due ceste piene di funghi. Arrivarono ad un ruscello di foresta poco profondo. Tutto intorno c’erano vecchi alberi di pino, e un verde antico sottobosco sulle rive del ruscello. Erano passate circa quattro ore da quando avevano lasciato la casa, ed Osokin era completamente innamorato di Tanechka. Avevano continuato a parlare senza fermarsi. Osokin aveva raccontato a Tanechka le vicende della scuola , imitando tutti gli insegnanti, e riguardo l’esposizione Francese a Mosca, e di Parigi- lui non era mai stato là, anche se immaginava di esserci andato, perché lo poteva vedere così chiaramente nella sua mente. Tanechka gli aveva raccontato degli ammiratori che lei aveva avuto nel distretto della città, e riguardo al teatro che lei aveva visitato due volte. E tutto il tempo Osokin scopriva una fresca attrazione per lei. Lei rideva così contagiosamente quando gli raccontava di Cesare con gli occhiali blu. Aveva un collo arrotondato e arso dal sole, ciglia di seta e spesse sopracciglia. Lei era flessibile e forte- “ come un bel giovane gatto,” Osokin pensava tra se e se. Aveva paura di guardarla troppo e spesso guardava altrove. Gli sembrava che il suo sguardo potesse fargli capire tutto quello che pensava e che provava. Egli prendeva fuoco dai suoi stessi pensieri. Tanechka spesso lo guardava, e a lui sembrava che una o due volte lei lo aveva guardato con un certo stordimento,come se lei si aspettasse qualcosa di diverso da lui. “ Dobbiamo andare sull’altra sponda,” gridò Tanechka, correndo giù al ruscello. “ Cerchiamo un guado.” Lei si sedette sull’erba vicino all’acqua e si tolse rapidamente le scarpe e le calza color sabbia. Quando Osokin le andò vicino , lei stava sulla sabbia raggruppando su la gonna del suo ‘sarafan’, e Osokin guardava le sue bianche e rotonde gambe con le loro sottili caviglie e piccoli piedi; e gli piaceva che Tanechka non si curava per niente di lui. Tirava su il suo vestito con una mano e si bilanciava con l’altra, poi entrò attentamente nell’acqua. “Oh, che pietre appuntite!” gridò. “Ma com’è calda l’acqua” Vado a fare un bagno. Solo, non osare guardarmi. Vai dietro là e non tornare indietro fino a che non ti chiamerò.” Osokin camminò sopra la collinetta e venne giù di nuovo al ruscello che curvava a quel punto. Il suo cuore stava battendo forte ed era consapevole di un insolita e piacevole eccitazione. Un leggero brivido percorreva il suo intero corpo come se stesse passando nell’acqua gelata; si sentiva felice e voleva ridere. Si sdraiò giù sulla schiena vicino all’acqua e si accese una sigaretta. “ Hullo” la voce di Tanechka lo raggiunse. “ Vanya , Vanetchkal Ivan Petrovitch, dove sei? Hullo” “Hullo” Gridò Osokin, saltando sui piedi. “Perché sei andato così lontano?” Gridò Tanechka. “ Vieni più vicino!” Osokin camminò lungo le sponde, arrampicandosi tra i cespugli. Egli pensava che lei era ancora da qualche parte , ma improvvisamente i cespugli terminarono e vide Tanechka nel mezzo del ruscello completamente nuda, piena di assolutamente inaspettate linee e curve, bianca e brillante con l’acqua, contro il terreno verde scuro. Vedendolo, Tanechka si mise a ridere ad alta voce, scivolò giù nell’acqua e, schizzando con le sue mani, sollevò una doccia di spruzzi tutto intorno a lei. “ Non andare così lontano,” Lei gridò. “ho paura di stare da sola nella foresta.” Per un momento lei uscì ancora dall’acqua, provocante e insolente, e guardava dritta ad Osokin. I loro occhi si incontrarono, e in quel momento a lui sembrava che loro sapevano qualcosa che nessun altro conosceva. Ad Osokin gli mancava il respiro dal estasiante eccitamento. Tanechka rideva, tirò fuori la lingua verso di lui e poi si tuffò nel profondo dell’acqua sotto i cespugli. “ perché arrossisci?” lei gridò, dall’acqua, coprendo il suo seno con le mani. “Ecco mi hai bagnato i capelli. Hai più paura tu di me che io di te. Andiamo nella foresta. Vado a vestirmi adesso. È tempo di andare a casa.” Osokin andò piano sulla collina ascoltando il battito del suo cuore, e sedendosi sull’erba. È tutto come un sogno. Dei piccioni selvaggi stanno tubando in lontananza. Un grande ragno pioveva giù piano da un abete, su di un brillante filo… Alcuni minuti dopo, Osokin si alzò e scese giù dall’altro lato della collinetta per incontrare Tanechka. Lei era vestita ma ancora scalza. Gli sembrava che lei stesse arrossendo leggermente quando le si avvicinò, ma lei lo guardava proprio in modo provocante e insolente come quando era nell’acqua. “ Dobbiamo andare a casa adesso,” disse Tanechka., come
se non fosse accaduto niente di strano; ma allo stesso tempo continuava a guardarlo con una leggera perplessità,e come in un modo interrogativo. Osokin voleva dire qualcosa, ma non riusciva a trovare le parole. Per molti minuti camminarono in silenzio. Tanechka mordeva dei fili d’erba, e gli lanciava delle occhiate occasionalmente. Osokin , appena la guardava, non riusciva a capire le sue emozioni. Solo ieri, aveva lottato con lei, provando a prendere un verde coleottero per lei. Solo quella mattina l’aveva tenuta per la vita, così semplicemente e facilmente, e l’aveva stretta a se. Ora Tanechka era cambiata. Lui sentiva un enorme mistero in lei, e questo mistero lo spaventava e lo agitava, e metteva un magico anello intorno a lei al di là del quale lui non riusciva a passare. Osokin voleva trasmettere a Tanechka il suo desiderio di essere assennato, ma sentiva che sarebbe stato sciocco provarci. Lei si sarebbe potuta offendere. Lo avrebbe guardato come se lei fosse stata offerta a lui e lui l’avesse rifiutata, sebbene attualmente lei non avesse detto niente. E come quando la vedeva nell’acqua- era bellissimo. Lei non si era vergognata davanti a lui più di una giovane betulla. “Come sei diventato mite” disse Tanechka. “Questa mattina tu eri molto diverso. Cosa ti è successo? Hai un mal di testa? Povero bambino.!” Lei passò la sua mano rapidamente sopra la testa di Osokin, spinse il suo berretto sopra i suoi occhi e rise saltando via. “E quale preferisci?” disse Osokin, drizzando il berretto e sentendo che la risoluzione di essere assennato era gravemente provata: “ Come sei ora sicuramente.” Tanechka rallentò le parole. “Ora , tu sei una regolare giovane collegiale di Mosca; uno lo può vedere subito .” E ancora lei gli spinse il cappello sugli occhi e saltò via, ridendo. Osokin lanciò giù il cesto di funghi, prese Tanechka, la afferrò intorno alla sua sottile flessibile vita, e pressò le sue labbra sulla sua fresca e rosea guancia. Tanechka si dimenò e fuggì via da lui provocatoriamente, e i baci di Osokin caddero sul collo di lei, le sue tempie e la sua gola. Alla fine lei si divincolò dalle sue braccia e gridò:”guarda hai rovesciato i funghi. I miei funghi! Oh tu orrida cosa “ lei alzò le mani come se si trattenesse dal colpire Osokin. “ Polkan, mangialo!” Polkan saltava intorno a loro abbaiando. Tanechka raccolse i funghi; Osokin fece lo stesso: poi prese Tanechka per mano e la trasse a lui baciandola sugli occhi sulle labbra sulle guance. Tanechka non oppose resistenza. Al contrario, lei sollevò il viso verso di lui e con una espressione seria e occhi sconfortati, sembrava sentire i baci di lui dentro se stessa. Poi camminarono giù per il verde percorso della foresta, e di tanto in tanto Tanechka lanciava uno sguardo ad Osokin e rideva. Il giorno dopo. Nell’intervallo, Osokin aprì leggermente la porta della sua camera da letto al pianterreno vicino alle scale, e guardò nel lungo corridoio. Non c’era nessuno in giro. Aprì la porta, e Tanechka scivolò fuori. Lei indossava una lunga vestaglia gialla e uno scialle sulle spalle. Lei si girò sull’uscio, lanciò le braccia al collo di Osokin, e lo baciò sulle labbra con un lungo bacio che fermò il loro respiro. Poi, senza una parola, lei coprì la sua testa nello scialle e corse di sopra senza far rumore. Osokin la vide andare, e quando fu scomparsa intorno alla curva delle scale lui scese giù nella sua stanza. Diede un occhiata, con un vago sorriso, al letto disfatto, andò alla finestra, la spalancò, e si sporse fuori in giardino. Fu subito avvolto da un ondata di aria fresca, umida e fragrante, piena del fruscio delle verdi foglie, il cinguettare degli uccelli, la luce del sole sulle cime degli alberi. Sentì il suo petto espandersi e avrebbe voluto attirare l’intero giardino in un respiro. Stava seduto sul davanzale della finestra, dondolò fuori le sue gambe e saltò in giardino. L’erba era bagnata da brillanti gocce di rugiada. L’aria era piena di un profumo di limoni. Il nero Polkan improvvisamente apparve , ansimando e contorcendosi dalla gioia: abbaiava e saltava su, mettendo le sue zampe bagnate sul petto di Osokin. “ Andiamo al lago Polkan,” disse Osokin. “Come si potrebbe rimanere a letto ora?” Polkan agitava la sua coda come se avesse capito, e sfrecciò avanti giù nel viale. Al lago, un po’ distante dalla casa , Osokin sedeva su un’alta sponda sotto alcuni giovani alberi di abete. Mise le sue mani sulla testa bagnata di Polkan che era steso sulle sue ginocchia, e con un fugace sorriso, s’immerse nei suoi pensieri. Il sole lottava attraverso le nuvole e inondò di luce l’intero lago. “ Com’è strano tutto questo!” disse Osokin. “E pensare che lei è venuta di sua spontanea volontà. Che idiota era Tolstoy! Che sciocchezze ha scritto in ‘La sonata di Kreutzer.’ Dove sta la sgradevolezza e qualità scadente in tutto questo? Cara Tanechka! Come la capisco adesso, Si questa è la cosa reale, e la sola cosa reale al mondo. La verità è che tutto appartiene alle donne, e solo la donna ha il diritto di decidere. Questo deve essere capito, allora ogni altra cosa diventa completamente diversa. Ma perché la gente non capisce? Perché hanno creato intorno a questo così tanta stupidità e volgarità? E perché hanno nascosto a se stessi il reale significato di ciò sotto tutta questa diffidenza e paura?” Rimase seduto a lungo guardando il lago e strofinando la testa di Polkan. Quello che era appena successo passava davanti a lui ancora
ed ancora, ripetendosi nelle stesse parole, lo stesso tremito al cuore, e la stessa metà spaventata e metà gioiosa sensazione. Un velo era improvvisamente caduto, e la vita aveva cominciato a brillare di mille luci, mentre le nere calunnie e bugie che rendevano l’amore così spaventoso erano rotolate via come una nuvola. Nel villaggio oltre la collina un pastore suonava il suo flauto rosso, e il lungo suono cristallino roteava nell’aria come fili dorati, toccando il suo cuore gioiosamente e dolorosamente. Si,si, Tanechka! Lei è venuta di sua spontanea volontà. Com’è stato bello! Lei arrivò, e cominciò a ridere e a stuzzicarlo, e lui cominciò a baciarla, e lei rideva dicendogli che lui aveva paura di lei. Egli non aveva immaginato che Tanechka fosse così esperta. “ Ma se lei non è corretta, perché lei non fa come le piace? Certamente è corretta, certamente lei può. Perché sarebbe stato meglio se fosse stata sposata a un diacono in una cittadina, o al figlio di un bottegaio, Sinebriukhoff, che significa pancia blu? Invece, lei ha trovato un dolce amore per se stessa senza aspettare di sposarsi. Lo zio certamente non sa nulla, ma anche adesso Tanechka qualche volta incontra il giovane ispettore della foresta da Zaozerye-e lui non è il suo primo dolce amore. Ma chi potrebbe biasimarla? Lei è così meravigliosa. Com’è dolce e meravigliosa ogni cosa che la riguarda! Come rideva dolcemente quando mi lasciava svestirla e baciarla. Che labbra calde che ha, e che corpo sensuale… il suo seno, le spalle, le gambe. È straordinaria e meravigliosa . come può la gente calunniare l’amore in questo modo, e trasformarlo in un vizio e in un crimine? Tutte quelle parole disgustose, quelle vili espressioni… tutti quei termini medici e psicologici… come se in esso ci fosse qualcosa di simile. È come analizzare chimicamente un violino. No, non è così, è esattamente come il suono di un flauto- non ci sono parole per questo.” Il suono di un flauto rosso si diffondeva sempre più vicino, e nell’anima di Osokin si mescolavano molti pensieri dimenticati, turbanti , ma molto familiari; qualcosa tornò alla memoria, qualcosa tornò in superficie dalle oscure profondità. Ora davanti a lui Osokin vedeva il lago fiammeggiare nel sole e le nuvole bianche striate d’oro, e le dolcemente fruscianti canne verdi. “Com’è incredibilmente bello tutto questo,!” disse. “Ma perché esiste la morte? Per un momento posso capirlo. Niente muore. Ogni cosa esiste per sempre. Siamo noi che andiamo via da questo, perdendolo di vista. Ieri esiste. Tanechka nell’acqua ed io imbarazzato a guardarla. Questo non è morto e non può morire. Potrò sempre tornare indietro a questo. Ma c’è un mistero riguardo a questo; questo mistero viene chiamato morte. Ancora in verità la morte è semplicemente il nostro fallimento nel capire qualcosa. Provo questo adesso. Perché questo non può essere sentito sempre? Allora non ci sarebbe più paura di nulla… ed è stata Tanechka a donarmi tutto ciò. Alla fine capisco che questo non è solo il meglio ma anche il più importante, la più importante cosa della vita. Quando giunge, ogni altra cosa deve rimanere in silenzio e fare spazio ad essa. Come può uno essere giudizioso in relazione ad essa? Quelle due ore hanno più valore di qualunque altra cosa al mondo. Se sapessi che la mia testa dovesse essere tagliata per questo oggi, bacerei Tanechka proprio allo stesso modo… Ed ora, voglio volare sul lago come volo nei miei sogni!”
CAPITOLO XX LO ZIO Alcuni giorni dopo. Tanechka era seduta sulla veranda con un lavoro da ricamo. Osokin venne dal giardino. “Sto andando alla palude di Zuevo dopo cena. A qualcuno piacerebbe venire con me?” disse Tanechka con una voce a cantilena, sorridendo furbescamente senza alzare la testa. “Io verrei Tanechka cara,” disse Osokin, andando verso di lei. “Ma, sai, dobbiamo essere un po’ più cauti. Negli ultimi giorni siamo stati insieme tutto il tempo, e questo può essere facilmente notato.” “ Bene, che cosa importa?!” disse Tanechka, mordendo il suo filo e lanciandogli un occhiata. “ Sai, penso che potrebbe finire tutto molto male. Mi sembra che lo zio ci sta guardando con molto sospetto, e il cameriere ha probabilmente già parlato.” “ Piccolo codardo,” disse Tanechka con sdegno. “Una regolare collegiale, impaurita da tutto.” Bene, vedremo, parlino, non ho paura di niente.” Lei scosse la testa in modo provocatorio. “Tanechka cara, non essere arrabbiata ,” disse Osokin, “ Adesso sembri proprio esattamente come Bianche Gambe quando fa il birichino.” “Tu ridi sempre di me,” disse Tanechka, sporgendo le labbra, “ o sembro come Bianche Gambe o Dio sa chissà cosa…” “ Non essere arrabbiata cara.” “Stai andando per funghi? Baciami e verrò.” “ Oh, tu chiedi troppo!” “Bene, lasciami baciare il tuo collo. “Un piccolo dito… Oh, fratello! Ho completamente dimenticato, hanno preparato la tavola. Devo vedere la zakouska.” Tanechka corse via. “Lei è così cara,” disse Osokin a se stesso, “ ma stiamo camminando su un ghiaccio sottile, ed è certo che si romperà così come è improvvisamente iniziato. Egli seguì Tanechka. Nella sala da pranzo Tanechka era curvata sul tavolo mescolando un condimento di mostarda per le aringhe. Osokin si mosse furtivamente e la baciò sul collo. Lei si spaventò e lo colpì con un tovagliolo. Osokin l’afferrò intorno alla vita, tenendo tutto il suo corpo stretto a lui, e baciandola sulle labbra. Tanechka resistette debolmente, poi si girò nelle braccia di Osokin offrendogli uno dopo l’altro la sua guancia , il suo orecchio, il suo collo, per essere baciati. In quel momento, la porta si aprì e lo zio di Osokin apparve e si fermò sulla soglia. Tanechka saltò via da Osokin. “ Ecco qua,” pensò Osokin, Sapevo che sarebbe successo.” Si sentiva irritato e si vergognava, e il suo cuore batteva violentemente. Egli era infastidito per non essere capace di nascondere la sua confusione, ma allo stesso tempo era meravigliato- era successo nell’esatto modo che lui aveva previsto. Suo zio li guardava e, senza parlare, camminò verso il tavolo. Osokin si sentiva molto sciocco. Il peggio di tutto era doversi sedere al tavolo facendo finta che non era successo niente. Tanechka, confusa e rossa in viso, servì la zuppa, provando a non guardare ne Osokin ne suo zio. Lo zio era evidentemente furioso, ma non disse nulla. Osokin avrebbe voluto solo andare via. Suo zio riluttante ingoiò un bicchiere di vodka, e, senza toccare la zakouska, prese la zuppa. Il silenzio divenne opprimente. “Dove stai andando?” chiese lo zio ad Osokin, con un voce ostile. “Da Orehovo per le lettere e i giornali, rispose Osokin. “ Sarebbe stato mandato uno stalliere .” “ Cosa vuole dire con questo?” pensò Osokin. “ che non sto facendo niente, probabilmente.” Tu sei proprio un vagabondo, “ disse suo zio come se gli stesse rispondendo. Poi, dopo una lunga pausa, aggiunse: “Voglio parlarti. Vieni nella mia stanza alle quattro.” Alla fine la cena finì. Osokin andò in giardino, poi camminò intorno alla casa. Tanechka non si vedeva da nessuna parte. Osokin aveva una spiacevole sensazione- una specie di disgusto per tutto quello che era successo, ma allo stesso tempo, aveva notato con stupore che era molto calmo nel cuore, più calmo di quanto lo fosse al mattino. Era come se fosse successo qualcosa che era destinato ad accadere, ed ora si sentiva facilitato, perché niente dipendeva da lui. “Sarà quel che sarà!” Non ci voglio pensare. “Era tutto uguale,” disse a se stesso. “Il diavolo se lo porti! Sapevo che sarebbe accaduto, ma non potevo fare niente di diverso. Se ogni cosa deve essere ripetuta, avrei fatto ancora la stessa cosa. Non ci sono dubbi che era sciocco baciare Tanechka nella sala da pranzo, ma presto o tardi saremmo stati probabilmente presi. Mi chiedo cosa mi dirà il vecchio. Ma, come sempre accade, non avrei potuto rinunciare a Tanechka.” Osokin camminò verso la macchia alla fine del giardino, ci passò attraverso e arrivò fuori nei campi. Si sedette giù sull’orlo della foresta e rimase lì, quasi senza pensieri, per lungo tempo. Poi tornò a casa. Erano solo le tre. “ Dov’è la signorina?” chiese alla domestica che stava attraversando di corsa il cortile. “Appena chiamata la
signora di Polivanovo: la signorina è andata via con lei sui loro cavalli. Loro avevano lasciato qui i loro cavalli a riposare.” Polivanovo era a circa trenta miglia di distanza. “ Perché diavolo Tanechka è andata lì?” pensò Osokin. “Questo significa che non sarà a casa fino a domani notte. Molto probabilmente mio zio le ha mandate via. Cosa può avere in mente?” Osokin si sentiva annoiato e depresso. Andò dietro al giardino e si sedette sotto un vecchio albero di mele, fumando una sigaretta. Alle quattro andò nella stanza di suo zio. Suo zio era seduto in un poltrona di pelle di fronte ad un grande scrivania. Sulla scrivania c’era una lettera sigillata. “ Siediti,” disse suo zio senza guardarlo. Era evidente che egli non aveva piacere di parlare con Osokin e voleva arrivare al punto il più velocemente possibile. Nell’umore di suo zio, ed in quello che lui stava per dirgli, Osokin sentiva qualcosa di questo ottuso, serioso mondo di persone adulte che erano sempre così ostili con lui e così totalmente diverse dal fantastico mondo dei baci, dei giorni di sogno, le spalle nude di Tanechka, l’aurora sopra il lago e le solitarie cavalcate lungo i percorsi della foresta. Egli era acutamente consapevole della profonda ostilità interna tra questi due mondi. “ Tua madre mi aveva scritto poco prima di morire,” disse suo zio, “e io gli promisi che mi sarei preso cura di te.” Osokin guardò al calamaio d’argento sulla scrivania. Se un piccolo ponte arcuato potesse essere fatto tra due pentole d’inchiostro, somiglierebbe al bacino di Sokolniki. Cosa stava dicendo suo zio? “Vedo che ora tu stai solo oziando qui, senza fare nulla. Ho deciso di mandarti a Pietroburgo. È inutile pensare a università straniere; da quando sei stato espulso dalla scuola, significa che tu non sei fatto per questo. Non interrompermi! Quello che sto per dirti è questo: Ho visto come stai lavorando. Niente può venire da questo. Così ho deciso di spedirti alla scuola militare. Se ti impegnerai , potrai diventare un ufficiale. Tu andrai a Pietroburgo. Qui c’è una lettera per il colonnello Yermiloff. Lui prepara i ragazzi agli esami per la scuola militare. Tu andrai a vivere nella sua casa. Qui ci sono i soldi per il viaggio. Yermiloff provvederà a te con i fondi per i vestiti e altre spese. Fai le valigie. Il treno parte per Gorelovo alle otto e trenta. Se tu parti da qui alle sette, arriverai giusto in tempo.” Suo zio si alzò. “ Sto andando in città,” disse. Poi ancora senza guardare Osokin, tirò fuori la mano e, dopo un’affrettata stretta di mano, uscì fuori. Osokin andò nella sua stanza. Egli era ferito e sconvolto e aveva un groppo in gola. Allo stesso tempo sentiva con sorpresa che era quasi lieto. Per quale motivo? Non poteva rispondersi. Ma qualcosa di nuovo e sconosciuto si distendeva davanti a lui. Qualcosa sarebbe potuto accadere domani che non accadde ieri. Qualcosa di questa notizia già lo attraeva. Ma cosa ne sarebbe stato di Tanechka? Questo lo rattristava e lasciava un dolore nel suo cuore. Allo stesso tempo c’era in lui una sempre crescente avversione verso suo zio. Si vergognava ad ammettere a se stesso che aveva quasi iniziato a provare affetto verso il vecchio. “Se può trattarmi in questo modo,” pensò Osokin, “Allora sono lieto che le cose siano andate in questo modo. Se avesse voluto avrebbe potuto trovare mille altre soluzioni. Perché ha pensato di avere il diritto di disporre di noi? Certamente io gli lascerò vedere credere quello che vuole adesso. Ma se lui immagina di potermi fare rinunciare a Tanechka si sbaglia di grosso. Molti piani diversi cominciavano a formarsi nella mente di Osokin. Egli non stava andando a prepararsi per una qualche scuola militare a Pietroburgo. Lui avrebbe trovato qualche lavoro giornalistico, o traduzioni dall’Inglese e l’ Italiano. Si sarebbe preparato per l’università e avrebbe mandato a dire a Tanechka di venire da lui. Ma doveva scrivere a Tanechka riguardo a questo subito così che lei lo avrebbe aspettato. Egli non doveva lasciarla pensare che l’avrebbe dimenticata come avevano fatto gli altri suoi innamorati . Prese un foglio di carta e scrisse: Cara Tanechka: Lo zio mi ha spedito a Pietroburgo a prepararmi per la scuola militare, ma io sto andando a prepararmi per gli esami dell’università. Non dimenticarmi. Ci incontreremo presto. Io non voglio dirti ancora come e quando, ma aspetta una mia lettera. La spedirò a Gorelovo quando starò per essere chiamato. Quando la lettera arriverà, te lo faranno sapere da lì. Ti bacio molte volte come facevo al lago, ti ricordi? Tuo I.O. Sigillò la lettera e guardò l’orologio. Erano le cinque passate. Era consapevole di una strana sensazione: era passata poco più di un ora da quando aveva parlato con suo zio, ma ad Osokin sembrava di non essere più lì. Ogni cosa era diventata remota. La più forte sensazione in lui era di impazienza e desiderio di andarsene via il più velocemente possibile. “Darò la lettera a Mishka,” pensò Osokin, “e gli dirò di darla a Tanechka nel giardino, non in casa. Lui la maneggerà nel modo giusto. “ Bene,” disse a se stesso, “Ora vedremo. Ma ora devo fare le valigie. Si, capisco perché è quasi piacevole sapere che sto per andarmene da qui. Ogni momento avevo sempre un irritante
sensazione di essere osservato- perché non lavoravo, perché andavo a cavalcare troppo spesso, e poi Tanechka… In ogni caso, non avrei potuto vivere qui a lungo. Voglio avere il diritto di fare quello che voglio, e non ciò che qualcun altro pensa sia buono o necessario per me. Non mi sono mai sottomesso a niente ne mai lo farò.” Due ore dopo. Osokin, col suo bagaglio, cominciava a dirigersi alla stazione in una troika con le campane. Bianche Gambe galoppava piano sul lato destro del cavallo medio . Il cuore di Osokin era pesante, e pensieri pessimisti strisciavano nella sua mente . Pensava a sua madre e come, quando lei era viva, non faceva nessuna cosa che avrebbe voluto fare per lei. “Tutto questo era importante allora,” disse a se stesso, “ma adesso niente sembra avere importanza. Non voglio nessuna cosa e non mi importa di niente.” Per qualche ragione sorse nella sua mente la memoria della stanza del mago e la loro ultima conversazione; tutto gli tornava indietro. Lo sentiva veramente reale, ma allo stesso tempo più come un sogno - un sogno molto strano che era più reale della realtà e comparato con tutta quella realtà diventava come un sogno. Con un rumore di zoccoli la troika attraversava il ponte con un trotto lento. Le campane suonavano più dolcemente. Il cuore di Osokin batteva con una strana sofferenza. Ieri mattina camminava qui con Tanechka…E inoltre, tanto,tanto tempo fa era stato lo stesso; C’era la stessa troika, lo stesso fiume, la stessa acuta angoscia nel suo cuore. Era tutto già successo prima. Osokin sentiva un impronunciabile tristezza e voleva piangere. Allo stesso tempo, nel misterioso domani, qualcosa brillava, qualcosa faceva un cenno, avvertiva qualcosa di inevitabile e allettante
CAPITOLO XXI LA MECCANICA
DEL DIAVOLO
Tre anni e mezzo dopo. Osokin era al secondo anno di allievo in una scuola militare di Mosca. Aveva all’incirca vent’anni. Mancavano solo sei mesi alla fine del suo corso e poi sarebbe stato promesso ufficiale. Sabato sera. Osokin, sembrava molto ben esercitato con le dritte e larghe spalle nella sua divisa militare nera, rosse bretelle con gli orli dorati, una cintura di pelle nera, larghi posteriori e alti stivali lucidi, stava ad una festa nell’appartamento di un vecchio amico di scuola, Leontieff, che adesso era uno studente in un alta scuola tecnica. Gli ospiti, molti giovani uomini, un ufficiale del dragone, un vecchio attore, due ragazze francesi e due attrici di musical, stavano giocando a ‘shemin de fer’. Osokin era seduto vicino al tavolo della zakouska con un bicchiere di vino, fumando una sigaretta e guardando i giocatori. Le due ragazze francesi e una delle attrici erano molto belle, agghindate, profumate e pesantemente truccate. Ridevano e parlavano ad alta voce. Non c’era niente di stonato o spiacevole in loro, ma allo stesso tempo esse appartenevano ad una ben definita tipologia. La sua attenzione era molto attratta dalla quarta, una ragazza dall’aria stranamente moderata ed amabile in un vestito nero tagliato ad angolo retto vicino al collo. Lei non si notava subito, ma era veramente la più interessante di tutte loro. Aveva un bellissimo profilo lunghe ciglia nere, e le sue maniere erano notevolmente pacate, semplici e dignitose. La gente non le parlava nello stesso modo come faceva con le altre. Lei dava l’impressione di essere bene educata; in ogni circostanza avrebbe saputo sempre cosa dire e come dirlo. Allo stesso tempo una sensazione che in lei, più che nelle altre tre messe insieme, c’era qualcosa che dava alla testa come lo champagne. Una sensazione che lei poteva anche essere diversa se lo avesse voluto. Osokin guardava le braccia di lei, nude fino al gomito, bianche con delle piccole vene blu, era fortemente e vividamente consapevole della sua femminilità. Questa era la terza volta che la incontrava, e gli sembrava che durante le loro corte ed insignificanti conversazioni un’altra conversazione si attivava tra di loro. Era piacevole parlare con lei; sapeva tutto , ed era interessata in ogni cosa. Lei avvertì il suo sguardo e si voltò verso di lui. “Vieni ed aiutami,” disse, “sto perdendo continuamente.” Osokin andò al tavolo. “Vengo subito,” disse , “Non vale mentre comincia.” “Dai prova! Gioca per me.” C’era un delicato appena percettibile profumo di lei che le somigliava, e , appena Osokin si curvò su le carte di lei , vide le curve dei suoi seni dall’apertura dei suoi vestiti. Si senti gaio e felice. Si sedette di fianco e spostò la sua sedia completamente vicino a lei. Lei sorrise; e Osokin fu afferrato da un particolare sentimento che conosceva molto bene.- ogni cosa sarebbe successa ora proprio come lui avrebbe voluto, ma dopotutto, lui avrebbe dovuto pagare caro per questo. “ Bene, così sia.!” Disse Osokin nella sua mente, sentendo il calore che veniva dalla ragazza. Le carte erano state date. Osokin scelse le carte per lei. Molte persone estraevano carte. Osokin aveva sette. “Una piccola carta,” disse. Egli ha dato una carta. Era un due” “Otto!” disse uno dei giocatori. “nove!” disse Osokin, e mosse un grande mucchio di oro e argento verso la sua vicina. “Bravo, bravo!” lei gridò. “No, non te ne devi andare. Non voglio lasciarti. Niente al mondo mi avrebbe indotta ad estrarre un sette.”” Qualche volta deve essere fatto,” disse Osokin, “ma solo qualche volta..” “E come fai a saperlo?” “Uno deve sentire quando è necessario e quando non lo è:” “ Bene, per favore senti per me questa notte.” “Ahimè! Io posso solo sentire per mezz’ora.” disse lui. “ Devo andarmene tra poco, così da poter essere alla scuola cinque minuti prima di mezzanotte.” “ E se arrivi in ritardo ti metteranno nell’angolo?” “Peggio, perderò un voto e poi non otterrò la prima categoria, e questo significherebbe che non potrei avere la capacità di scegliere un buon reggimento. Loro mi tengono sott’occhio e, se faccio tardi ancora potrei essere espulso.” “ Possono veramente espellerti per questo?” “Con grande facilità. Vedi, loro stanno provando ad insegnarci la disciplina, così si da una speciale importanza ad ogni cosa. Il permesso è fino a mezzanotte, e questo significa che potrei morire, ma devo tornare a scuola prima di mezzanotte! Ma questo è niente; ci sono cose peggiori. Per esempio, noi non abbiamo diritto a rispondere, non importa cosa abbiamo da dire. Questa è la difficoltà maggiore. Immagina che ti sia
stata detta qualcosa di veramente ingiusto, qualcosa che non è mai accaduta, essere accusata di qualcosa di cui tu non ne sai nulla. E tu devi rimanere in silenzio.” “Non sarei mai capace di farlo,” dichiarò la vicina di Osokin con enfasi. “ Allora saresti espulsa dalla scuola militare!” “ Il gioco ricominciò. Osokin vinse. Fu portata lo champagne. Leontieff si accostò ad Osokin e la sua partner. “ Bene,Vanya, hai perso? Disse. “ No che io sia dannato! Al contrario, ho paura che io stia vincendo. L’ho già presagito da me.” “Puoi indovinare il futuro?” chiese la donna. “Si. io so tutto quello che deve accadere,” disse Osokin, “ solo non per tutti. “Puoi tu indovinare qualcosa per me?” “Per te , non lo so, probabilmente no. Ma frequentemente indovino cose per me stesso, e qualche volta esse sono distintamente spiacevoli. Tu capisci, io spesso so in anticipo cosa mi succederà, ma non posso cambiare nulla. È come se fossi sotto un incantesimo.” “bene, cosa sai adesso?” Osokin rise. “So che sarò cacciato fuori dalla scuola se non torno subito. Veramente, devo andare.” “Oh, come mi dispiace! Senza te perderò di nuovo tutto quanto. Non puoi trovare un modo per rimanere?” “ Bene, potrei,” disse Osokin, “ma sarebbe veramente molto complicato. Dovrei essere malato e sarebbe necessario il certificato di un medico.” Il gioco continuava, e Osokin vinse ancora. “ So che non lo dovrei fare,” disse. “ ma lo faccio solo per te. Bene, se perderò me ne andrò Ok?” Osokin vinse. Il gioco continuava. “ Bene, mi sembra come se fossi già ammalato,” disse Osokin con un sospiro, passando i soldi alla vicina e pressando gentilmente le punte della sue dita, “ e so cosa ne verrà da questo. Tu non puoi immaginare come sono stanco, qualche volta, di conoscere ogni cosa in anticipo.” “Come puoi esserne sicuro?” “Oh, so per certo che qualcosa di molto spiacevole sta per accadere,” disse Osokin, “ ma non importa. Qualche volta io entro in un tale stato d’animo che vorrei agire contro ogni ragione e contrariamente ad ogni cosa- lasciarla accadere come vuole!” “E tu sai solo che sta per succedere qualcosa di sgradevole, nient’altro ?” disse la donna, guardando lateralmente ad Osokin e ridendo con gli occhi. Osokin improvvisamente capì che qualcosa era già stato deciso tra di loro ed era atterrito di essere stato così sciocco da pensare di dover tornare a scuola. Certamente sarebbe andato a vedere la casa di lei…Il gioco continuava. Lui vinse più di chiunque altro al tavolo e flertava con la sua compagna. Gli ospiti se ne andarono alle prime ore del mattino, e Osokin andò via con la sua dama. “Tornerò da te ,” disse a Leontieff, in disparte. “tu dovresti dire,. ‘Se io lo permetto,’ Questa non è una scuola militare, amico mio. Non è difficile rompere la tua disciplina qui!” Tre settimane dopo. Osokin , era diventato molto magro, era nell’appartamento di Leontieff. Era stato espulso dalla scuola militare e spedito al reggimento a finire il tempo del servizio come coscritto. “Adesso, Vanya, raccontami com’è successo.” Disse Leontieff. “bene, prima di tutto, andai via con…tu sai?” “ Si, Anna Stepanovna.” “Bene, sono stato con lei. Lei è meravigliosa, ma non è questo il punto. Io devo vivere di giorno. Era sconveniente per lei tenermi fino a sera. Bene, ho camminato fuori dalla casa e al primo angolo sono corso dentro al colonnello della gendarmeria. Naturalmente, lui mi ha immediatamente tolto il mio lasciapassare e mi ha spedito alla scuola a rapporto dall’ufficiale in servizio. Sono stato subito messo agli arresti. Altri vecchi peccati sono stati ricordati contro di me, e così mi hanno rinchiuso per tre settimane. Già questo non è una festa., te lo posso assicurare. Così per concludere, sono stato espulso e ridotto al rango di soldato semplice, e devo andare in un reggimento di fanteria ancora più indietro , del centro Asia sulla frontiera con la Persia. Ringraziamo Dio, ho avuto tre giorni di permesso, e mi è stato concesso di andare a mie spese.” “Questo è un buon affare! Tu sei fortunato come un uomo che sta annegando.” “esattamente, anche se non ho mai capito perché un uomo che annega viene considerato così fortunato.” “Anna Stepanovna aveva chiesto di te. È dovuta andare via, ma non voleva andare prima di avere saputo di te. Abbiamo provato, attraverso Krutitsky, di scoprire per lei se eri vivo o morto. Le abbiamo detto che eri vivo ma in prigione.” “è andata a Pietroburgo?” “Si, .Cosa farai tu ora?” “Cosa posso fare? solo una cosa – congiungermi al reggimento. Dopo di che ci rivedremo. Ma pensa com’è dannabile che io sapevo tutto in anticipo.” “Se lo sapevi già, perché lo hai fatto?” “Si! Tu provi a non farlo! Tu individuo divertente ! Evidentemente non hai idea di che tipo di meccanica del diavolo è questa. L’intero trucco è, che non si può fare tutto e subito; ogni cosa deve essere fatta piano piano. Questo è quello che io solo ora comincio a capire. E uno può fare – Dio sa che, piano piano! Non lo noti mai da solo fino a che ogni cosa accade come doveva accadere . Da lontano puoi vedere ogni cosa, ma quando rimani chiuso nelle cose non puoi più vedere l’intero, puoi vedere solo parti separate, piccoli dettagli che non significano nulla. No, mio caro uomo, è una tale trappola che il diavolo stesso potrebbe rompersi le sue gambe in essa. Così, una volta ancora, sono stato lasciato con niente. Ma capisci che alla fine non sono dispiaciuto? Non penso affatto che tu possa capirlo.” “Bene, allora, devo darti un buon commiato.” “Si, niente altro rimane; puoi, se ti fa piacere.” “ Ma ,
dopo tutto, cosa vai a fare?” “ Cosa posso fare? Sarò un soldato, niente di più. Loro potrebbero lasciarmi andare subito, e quando sarò libero vedrò. Non penso che mio zio vorrà sapere più niente di me. Non gli scriverò nemmeno. Tanto cosa potrei dirgli ora? Mi sembra che alcune possibilità dovranno venire, ma da dove verranno, non lo so:”
CAPITOLO XXII PARIGI
Quattro anni dopo. Osokin era uno studente a Parigi. Non appena ebbe terminato il servizio militare sua zia morì, lasciandogli una piccola eredità che gli permise di andare all’estero. All’inizio andò da un posto ad un altro, viaggiò in Svizzera, stette per un anno in Inghilterra, poi andò a Parigi, e negli ultimi due anni visse lì. Aveva frequentato conferenze di vari professori, ma ancora non riusciva a scegliere nessuna facoltà. Un bel pallido giorno di autunno con una leggera nebbia sopra il fiume. Osokin e un studentessa inglese Valerie Dale, stavano camminando lungo le rive della Senna vicino alle edicole. Lei era una ragazza alta, bionda con i capelli dal colore delle foglie d’autunno, un delicato profilo e dei malinconici occhi color grigio scuro. Apparteneva ad una ricca famiglia Inglese ed era vestita splendidamente, a tal punto che anche a Parigi la gente si voltava a guardarla. “Lei è davvero una ragazza terribilmente intelligente,” disse Osokin a se stesso. Lei era la migliore alunna del vecchio ‘Sorel’. Studiava storia medioevale ed arte e aveva scritto una monografia molto interessante – ‘Costruttori di Cattedrali. “Da dove ha preso quest’idea?” pensò Osokin. Sorel non aveva mai avuto qualcuno così. E come conosce straordinariamente bene la lingua , la letteratura e la storia Russa. Un giorno ebbero una lunga discussione riguardo a Pushkin e i muratori Russi. Gli disse allora che lei aveva iniziato con i Russi e intendeva andare in Russia, ma dopo fu presa completamente dall’arte Gotica e da quel periodo. Osokin guardò Valerie. Lei indossava un costosissimo cappotto con un eccellente ermellino, un ampio cappello a tesa larga con penne di struzzo. Osokin ammirava sempre i suoi piedi in scarpe di taglio Parigino con alti tacchi. Continuarono la conversazione che era iniziata quando erano nel Louvre. “Io credo nel destino ,” disse Osokin.” “So che il nostro destino è scritto da qualche parte e che noi ci limitiamo solo a leggerlo pagina dopo pagina. Oltre a questo, ho strane delle fantasie come un bambino. Mi sembra di aver vissuto un’altra vita precedentemente; per esempio, conosco Parigi - anche se di certo non sono mai stato qui prima. Anche ora ci sono volte che sento di aver vissuto qui precedentemente. Quando ho incontrato le idee di Nitzsche sull’eterno ritorno, ho richiamato tutte queste fantasie. Ed ora sono proprio sicuro che ogni cosa si ripete.” “ Conosci “Il suono del domani” di Stevenson – Robert Louis Stevenson?” chiese alla sua compagna Osokin , e la guardò. “Perché cosa c’è?” disse lei. “Che bello! Come avrei potuto dimenticarlo? Certamente lo so. Come cominciava?” “Il re di Duntrine aveva una figlia quando era vecchio,” cominciò la ragazza piano,”e lei era la più bella figlia di re tra due mari…” Osokin ascoltò quelle parole come stregato. Nella sua mente passavano in successione delle scene alle quali stentava a credere: Il mattino a scuola quando ripeteva l’inizio di questa medesima storia nel tentativo di dimostrare a se stesso che aveva vissuto precedentemente, tutti i pensieri elusivi e le incomprensibili sensazioni connesse col mago, le quali allora gli sembravano essere il passato, e che adesso a Parigi- apparivano essere il fantastico e impossibile futuro. Cosa significa tutto questo? e una volta ancora questa storia… Ad Osokin sembrava che se solo avesse potuto fermare i suoi pensieri per un momento avrebbe capito ogni cosa- ma i suoi pensieri del passato passavano così velocemente che lui non riusciva a prendere niente. Tutto quello che rimaneva con lui era la generale impressione che ogni cosa stava tornando indietro al rovescio: Il passato stava diventando il futuro ed il futuro diventava il passato. Per un momento sentì che se solo fosse stato capace, avesse osato, pensare al futuro qualche volta come aveva fatto prima, avrebbe potuto vederlo così chiaramente come avrebbe potuto vedere ieri. Allo stesso tempo tornavano su di lui le vecchie sensazioni familiari- che erano solite venire così spesso ma ora venivano sempre più raramente- che ogni cosa intorno a lui era successa prima. Allo stesso modo il fiume fluiva lì vicino, la stessa nebbia indugiava sull’acqua; lo stesso verdastro cielo di Parigi sorrideva debolmente da sopra e le ultime foglie cadevano dagli alberi. Allo stesso modo i ricci dorati della ragazza scappavano sopra il suo nero cappello, e allo stesso modo suonava la sua voce … “Ti ricordi la fine, la vera fine?” chiese Osokin. “ Si, Mi ricordo,” e piano lei recitò la fine della storia:
“E la figlia del re di Duntrine aveva quella parte di spiaggia dove erano state fatte strane cose nelle ere antiche; Ed ella si sedette. La schiuma del mare correva sui suoi piedi, e le foglie morte cadevano sulla sua schiena, ed il velo soffiava sulla sua faccia nel respiro affannoso del vento. E quando lei alzò su i suoi occhi, c’era la figlia del re che veniva camminando sulla spiaggia. I suoi capelli erano come fili dorati, e i suoi occhi come polle in un fiume, e lei non pensava al domani ed a nessun potere sopra le ore, oltre la maniera dei semplici uomini.” “ E’ meraviglioso,” disse Osokin a se stesso. “ Perché queste parole svegliano così tante memorie in me? Sento che queste memorie vengono direttamente da parole, a parte il loro significato, come se io sapessi qualcosa connesso con loro ma ogni anno le dimentico sempre di più.” “E’ straordinaria, questa storia, “ disse ad alta voce. “Come capisci ‘l’uomo in cappuccio? Chi è lui o cosa è?” “ Non lo so,” la ragazza rispose piano, “e io sento che non è necessario non è neanche necessario cercare di capirlo; tali cose devono semplicemente essere sentite. Io le sento come quando faccio musica, e l’interpretazione della musica, mi è sempre sembrata ridicola.” Arrivarono al Place San Michel e lei prese una carrozza. Osokin la salutò. “ Verrai da mio fratello questa sera?” chiese lei. “Probabilmente, ma non so ancora.” “Digli che lo sto aspettando per domani.” Osokin camminava attraverso il ponte verso la Città. “Andrò o no?” chiese, quando rimase solo. “Seriamente parlando, non dovrei andare. Bob stesso e i suoi amici sono assurdamente ricchi. Valerie e lui sono totalmente accomodanti e si mischiano con ogni sorta di gente qui, ma loro appartengono ad una famiglia piuttosto importante in Inghilterra. Valerie è una ragazza interessante, è vera, e come sempre può essere in vista di nostre differenti posizioni nella vita. io so che se lascio sviluppare le cose esse potrebbero portarci ad un totale inaspettato risultato. Anche ora sento che c’è qualcosa di insolito nella nostra amicizia come se alcune scintille molto brillanti e ardenti volano tra di noi di volta in volta.” “e già so che noi non staremmo mai bene insieme. Primo ci sono quei milioni, e poi penso che Valerie è troppo virtuosa per me. Lei sarà sempre anche temprata, incantata e ragionevole. Lei è decisamente troppo buona per me. Ma se Loulou scopre di lei , mi caverà gli occhi. “ Loulou è l’assurdità incarnata, ma la più incantevole assurdità possibile. Uno non sa mai cosa aspettarsi da lei. Ogni giorno lei è diversa. Io sono costantemente diviso tra una Loulou e incontrare un’altra donna diversa. Ieri mi fece una scenata perché non mi ero accorto di lei quando stava camminando dietro di me nella strada. Lei mi vide in lontananza, se la prese con me perché camminava dietro di me-e io non l’avevo sentita e questo significava che non l’amavo! Io potrei andare nella mia Russia e lei potrebbe andare nella sua Marsiglia, e così via e così via. E l’altra settimana- Oh Dio! – Lei sognò che io le avevo gettato un piccolo cane Pekinese fuori dalla finestra e per tre giorni non mi lasciò entrare nella sua stanza. Lei gridava che io ero un barbaro, che non mi avrebbe mai potuto perdonare per questo, e che aveva paura di me- e Dio sa cos’altro! Qualche volta vorrei frustarla per tutte queste assurdità, ma lei è una vera donna. Si, le comprerò quella spilla con le pietre gialle, e proprio per questo, andrò a giocare alla roulette con i figli milionari oggi- anche se devo dire la verità. C’ è un forte odore di milioni là, e non è buono per me. Bene, decidi; questa deve essere per me l’ultima volta. Probabilmente non andrei, solo sono terribilmente annoiato. Loulou è cara, ma sono stato tutto il giorno e tutta la sera con lei ieri.,ed è meglio che non ci vediamo sempre tutti i giorni. A lungo andare cominciamo a darci sui nervi. Inoltre Loulou è anche molto semplice per stare tutto il giorno con lei. Ma cos’altro posso fare con me stesso? Stare a casa e leggere, o sedermi ad un Cafè, o andare ed ascoltare alla ‘camerata’ – No, questo è troppo stupido… Ma è una cosa curiosa, inizio a sentire che la vita qui sta andando troppo agevolmente.; è troppo accomodante; quasi borghese in effetti, una regolare esistenza dormendo e stare in vestaglia.- non è affatto il mio stile, e mi annoia.” Alcune ore dopo. Osokin era nell’appartamento costoso di Bob Dale. Sul tavolo c’era una ruota di roulette. Nella stanza c’erano molti studenti e pittori Americani ed Inglesi, ed un giovane principe Russo che aveva già ereditato. Loro fumavano e bevevano Vodka con soda e Champagne, ed erano tutti affollati al tavolo della roulette. Le puntate erano alte. Il principe aveva perso più di centomila franchi, e l’intero tavolo era ricoperto con oro e banconote. Osokin mise venti franchi alla volta su dei numeri e perse. Dopo aver perso il suo ultimo pezzo d’oro, lasciò il tavolo. Il principe vinse una grossa puntata e il banco passò a lui. Osokin mandò giù due bicchieri di whisky e soda. Era arrabbiato con se stesso. “Il diavolo se li porti!” pensò . Loro possono lanciare dieci o mille , ma per me , cinquecento franchi sono un mucchio di soldi. Comunque, è stato stupido prendere così poco. Nel corso della sera la fortuna sarebbe destinata a cambiare, ed io avrei avuto dozzine di occasioni
per riprendermi i miei soldi.” “Perché stai seduto lì da solo?” disse Bob, venendo da lui. “ Assaggia questo Champagne; è la marca preferita del Re Edward. Sta cominciando a piacere anche a me.” “Ho perso,” disse Osokin. “Posso puntare assegni da cento franchi l’uno?” “Ma perché scomodarti a scrivere così tanti assegni? io ti darò qualsiasi somma vuoi,” disse un giovane Americano con una bella compiaciuta faccia sbarbata, e lisci pallidi capelli gialli. Egli si stava preparando l’assenzio lì vicino lasciando cadere lentamente l’acqua attraverso lo zucchero. “Quanto ti serve?” Tirò fuori una manciata d’oro e banconote dalla tasca dei suoi pantaloni e li contò. “Io ho moneta Inglese,” disse, “due ,tre, cinquecento sterline. Cosa vuoi fare? è troppo,” disse Osokin ridendo. “ Dammene cento. Che saranno duemilacinquecento franchi.” Scrisse un assegno e lo diede all’Americano. L’Americano mise l’assegno e i soldi in tasca, diede un sorso alla sua mistura e, bicchiere in mano, passeggiò verso il tavolo della roulette. Anche Osokin si alzò e lo seguì. Un’ora e un quarto dopo, Osokin era rimasto senza niente. Non aveva solo perso le cento sterline, ma anche tutti gli assegni di cento franchi che aveva firmato prima. “ Ti avevo detto che non erano abbastanza. Ne vorresti ancora?” disse il buon Americano dai capelli gialli, che sedeva dietro di lui. “Prova questo Champagne.” “Dammi altri mille franchi,” disse Osokin, “ devo vincere quello che ho perso.” Lui firmò un altro assegno. Nel profondo di se stesso sentiva che era stato uno stupido. Aveva già perso così tanto che aveva paura ad ammetterlo a se stesso.. Continuare a giocare era una pazzia. Sapeva che avrebbe dovuto prendere e andarsene, ma invece, bevve due bicchieri di Champagne e tornò al tavolo della Roulette. Mise cento franchi sul rosso e vinse. Mise altri cento franchi sul nero e vinse ancora. Questo lo incoraggiò.” Devo provare ancora i numeri,” disse a se stesso. “ Se ritorno a vincere quello che avevo perso, li metterò nella mia tasca sinistra e non li toccherò più. Giocherò solo con quello che vincerò.” Puntò cento franchi a volta su di un numero e perse ogni volta. Dieci minuti dopo aveva di nuovo finito i soldi. “Devo andarmene,” disse a se stesso. Sentiva il bisogno di andare fuori all’aria fresca. Era già stanco di giocare. Lo champagne, il Whisky e il fumo delle pipe e dei sigari gli avevano provocato uno stato di confusione, ma lui era irritato per aver perso tutto quel denaro e sentiva che non poteva e non voleva andarsene. Ancora una volta firmò un assegno, prese i contanti e risedette ancora a giocare. In un primo momento vinse, poi perse nuovamente rimanendo ancora a corto di danaro. Poi vinse ancora. Poi le cose peggiorarono e aumentò le sue puntate. Alla fine, dopo aver perduto continuamente per qualche tempo, lasciò il tavolo. “ Devo vedere come sto,” si disse. “credo di essere andato un po’ troppo oltre.” Tirò fuori il libretto degli assegni e aggiunse l’ammontare a quello che aveva segnato precedentemente. E quando fece i conti , cominciò a tremare e ad avere paura.- anche se aveva saputo per tutto il tempo come sarebbe andata a finire. “Ecco!” si disse. “è proprio vero?” E avevo anche già avuto un presentimento che sarebbe successo esattamente questo. Nel suo libretto degli assegni erano rimasti solo trecento franchi.- tutto ciò che rimaneva della sua eredità. Emise un altro assegno di trecento franchi e andò al tavolo. “Venticinque;” disse. La palla correva. “Ventisei,”, disse il principe, che teneva il banco. “Chi punta sul ventisei?” Osokin andò via dal tavolo. Ognuno era occupato con il gioco. Nessuno lo notò. Appena ebbe trovato il suo cappello se ne andò via. Osokin scese giù dalle scale ed uscì fuori in strada. Qualcosa di mostruosamente assurdo era successo, cambiando di colpo la sua intera vita. Non ci voleva credere. Allo stesso tempo sapeva che era vero, il disgusto, la disgustosa, orrenda, verità che aveva incontrato molte volte nella sua vita prima. Non ci aveva ancora pensato. Ogni cosa era ancora la stessa , la strada , le case - ma ci avrebbe pensato domani. Con l’istinto di un uomo che era stato in ogni tipo di problemi e sorprese, Osokin sapeva che era meglio guardare questa verità dritta in faccia senza provare ad ingannare se stesso o a non volerla riconoscere. “Sapevo che sarebbe andata così,” disse a se stesso: “Ma ora che è successo non deve esserci nessuna debolezza, rammarico. Questa è la cosa principale, altrimenti uno potrebbe impazzire. Io sono solito sopravvivere ad ogni tipo di catastrofi; Vedremo come sopravvivrò questa volta. Ho fatto tutto da solo. Io sono colpevole, e da solo devo riuscire a venirne fuori. No, uno lo saprà anche. Da Bob loro probabilmente non se ne sono neanche accorti che ho perduto tutto quel denaro. Cosa sono trentamila franchi per loro, , quando sul tavolo c’era quasi mezzo milione? Bene questa è una bella spilla per Loulou adesso, Devo pensare. Il punto è che ho perso tutto quello che avevo per vivere fino alla fine dei miei studi. Evidentemente, devo andare via. Cambiare il mio stile di vita qui e continuare a vivere con quello che posso guadagnare sarebbe impossibile. E cosa potrei guadagnare? No, Devo andare piuttosto o in America o in Russia. Povera Loulou lei non capirà mai cosa è successo, e non vorrà credermi se le dirò che ho perso trentamila franchi. Penserà semplicemente che voglio liberarmi di lei.
Soffrirebbe molto,e non avrei nessun motivo di fare questo. Dovrò inventarmi qualche bugia da dirle, e prima me ne andrò meglio sarà.” Osokin arrivò a casa e passò tutta la notte cercando di sistemare le sue cose; lacerando le lettere, impaccando, e scrivendo note. Al mattino, ogni cosa era pronta. Stanco morto, si sdraiò sul divano senza spogliarsi e cadde addormentato. Circa tre ore dopo si svegliò, e subito si sedette sul divano. Si ricordava tutto; ricordava anche che doveva controllarsi e non soccombere a quel terribile momento di risveglio dopo un inaspettato disastro quando un uomo debole chiede a se stesso: Ma forse non è vero, forse non è mai successo? “Si;” disse a se stesso, come se stesse continuando la conversazione con se stesso che era iniziata la notte prima,”Devo andare via oggi. Mi sparo se rimango fino a domani. Povera Loulou! Lei avrà quella spilla con le pietre gialle dopo tutto. Che fortuna avevo questi duemila franchi a casa! Ora sembra una totale fortuna. Andrò a Mosca, poi vedrò…Com’è strano, che mi preoccupo così poco. L’altra notte avevo paura di andare a letto; pensavo che sarei diventato matto quando mi sarei svegliato e avrei ricordato tutto. Ma adesso sento che il peggio è passato. C’è una cosa che penso – Devo andarmene da qui il più presto possibile. Rimandare sarebbe troppo penoso. Se devo andare, devo andare Evidentemente questo è il destino. E adesso so che avevo delle premonizioni a questo riguardo, E lo sapevo anche in anticipo. Questo significa che non vedrò mai più Valerie. Che strano! Sono quasi dispiaciuto adesso. Mi sembrava che sarebbe potuto nascere qualcosa. Era sempre piacevole incontrarla, ed avevamo così tanto da dirci l’un l’altro. Io ridevo di lei, ma a dire il vero lei era interessata a me più di quanto io capissi- e forse sono stato del tutto ingiusto con lei. Lei sembrava essere sempre così fredda, ma questo poteva essere a perché lei non conosceva se stessa e aveva solo bisogno di svegliarsi. “Bene non importa, tutto questo è già una vecchia storia. Valerie, Loulou,Tutta Parigi, sono diventati quasi irreali. Mi sembra come se avessi sognato ed ora sono sveglio, non esiste nient’ altro. ma gli altri sogni invece stanno apparendo. Vedo ancora il mago, e ricordo quello che dicevamo. Adesso questo sembra molto reale, più reale di quello che è successo ieri, - bene, basta filosofia! Devo decidere cosa fare. Primo,avere il coraggio di andare e vedere Loulou, o le scriverò? No, devo andare. Dirò questo: ‘Ho ricevuto un telegramma. Mio zio sta morendo, devo andare subito…’ Si, quando penso a Loulou comincio a sentirmi molto triste. Vorrei essere già sul treno. Quando la smetterò di compiere tali operazioni su me stesso? Non credo che ci sia qualcuno che abbia capovolto la sua vita su e giù come io ho sempre fatto. Ma che strano! Ho ancora la sensazione che tutto questo sia già accaduto prima. E quando penso a Mosca, Sento come se qualcosa di nuovo e sconosciuto inizia a trascinarmi là. Ieri, nel profondo di me stesso, Ero consapevole che avrei ancora distrutto ogni cosa… E non volevo neanche andare da Bob, ma allo stesso tempo volevo tentare la fortuna. Ogni cosa stava andando così agevolmente negli ultimi anni che ho cominciato ad annoiarmi. Bene, ci ho provato . Ora devo cominciare tutto da capo ancora; e non so neanche da dove cominciare. Bene, inizierò con un biglietto per Mosca e la spilla a Lolou!” Si alzò dal divano e si guardò intorno. Poi indossò il cappotto e uscì fuori.
CAPITOLO XXIII ZINAIDA
DICIOTTO MESI DOPO. Osokin viveva a Mosca. All’inizio sperava di guadagnare un po’ di denaro e ritornare a Parigi, ma le cose non andarono con successo, e alla fine cominciò a vivere giorno per giorno, a volte aspettando che qualche possibilità venisse da sola, e a volte cessando del tutto di aspettare qualcosa . Aveva provato a dare lezioni di Francese; dopo aveva trovato da fare qualche traduzione di Inglese; poi si ricordò che era considerato un alunno molto promettente in una famosa scuola di scherma a Parigi e cominciò a dare lezioni. Scrisse anche delle poesie- ma non desiderava pubblicarle. Soprattutto, sognava di andare da qualche parte molto lontano, in Australia o Nuova Zelanda, per ricominciare una nuova vita. Un giorno, in una strada, incontrò il suo compagno di scuola militare, krutitsky, che lo invitò nella casa di campagna dove viveva d’estate. Krutitscky adesso era un ufficiale che studiava per l’Accademia Militare. Lui aveva fatto un vero matrimonio di successo. Nella sua casa, Osokin fu presentato a sua sorella che era appena tornata dall’Italia dove aveva vissuto per sette anni. Prima di andare da Krutitscky, Osokin sapeva che lì avrebbe visto Zinaida Krutitscky , e per qualche ragione si aspettava grandi cose da questo incontro. Aveva sentito molte cose riguardo a lei mentre era alla scuola militare, e la conosceva bene tramite delle fotografie. Ma nella realtà ogni cosa accadde nel modo più ordinario. Lei parlava di cose banali, e ad Osokin non fece una grande impressione. Zinaida gli sembrava una ragazza di buona società, chiaramente destinata a fare un buon matrimonio, molto occupata di se stessa, e viveva con artificiali interessi che lui non capiva.- teatro dilettantistico a scopi caritatevoli o un concerto privato dato da qualche celebre musicista. Anche la sua faccia non lo attraeva poi molto; sembrava inespressiva e annoiata.”Che strano!” Disse Osokin a se stesso nel suo solito modo . “ Quando ero alla scuola militare, ero solitamente eccitato da qualunque cosa sentivo riguardo la sorella di Krutitscky. Mi sembrava che l’avessi conosciuta già in passato. Ero quasi innamorato di lei dalle sue foto e dalle cose che sentivo su di lei. Questo era connesso con le mie fantasie riguardo al mago e la mia precedente vita. Mi piaceva sognare riguardo a come avrei incontrato Zinaida; ed ora che l’ho incontrata, sento che non abbiamo niente in comune. Lei non capirebbe niente della mia vita. Loro sono gente così comoda, particolarmente Krutitscky e sua moglie… Ed è veramente assurdo che mi sia aspettato qualcosa di diverso da questo incontro. Viviamo in mondi così lontani uno dall’altro. No, devo decidere definitivamente. Lavorerò e metterò il denaro da parte per sei mesi, poi andrò via. Non c’è assolutamente niente da fare per me qui.” Una settimana dopo. Osokin , trovandosi annoiato e solo nella città, andò ancora a trovare Krutitsky. Non c’era nessuno a casa eccetto Zinaida. Krutitsky e sua moglie erano andati in un altro posto nel paese per vedere i genitori e non sarebbero tornati fino al giorno dopo. Per qualche ragione questo fece molto piacere ad Osokin. Zinaida era sulla veranda, con un romanzo Francese, e anche lei era visibilmente contenta di vederlo. Ma la conversazione si trascinò, e c’era una sensazione di sforzo. Osokin era infastidito è non era capace di toccare le note giuste con Zinaida; in ogni soggetto che cominciavano si rompeva qualcosa alla terza frase. “Andiamo a fare una passeggiata,” disse Zinaida, dopo una di lunghe pause. “questa casa e il giardino mi fanno venire sonno.” Oggi, Zinaida appariva completamente differente ad Osokin, ma ancora non riusciva a capirla. Lei era molto donna. Allo stesso tempo si sentiva qualcosa di distante in lei. Sembrava più grande di quanto probabilmente fosse. Aveva una faccia pallida che ad un primo sguardo, sembrava non essere sufficientemente disegnata in modo chiaro. Ma quando poi la si guardava con più attenzione, il fine ,chiaro taglio dei lineamenti si mostrava come attraverso un velo. Aveva movimenti lenti; qualcosa in lei ricordava una tipica donna orientale. ‘Famiglia di Tartari.’ La cosa più splendida di tutte erano i suoi occhi. Non li aveva molto grandi, ma scuri, qualche volta come il velluto, qualche volta limpidi; la loro espressione cambiava continuamente, qualche volta scintillavano come una dozzina di fuochi, ora quasi assopiti. Osokin cominciava a pensare che quegli occhi potessero avere
molte altre espressioni, e già era sorta la sua curiosità . Camminarono fianco a fianco in una piccola pineta. Osokin osservava ogni cosa di Zinaida. Era vestita in uno stile piuttosto insolito per lei – un ampio vestito di pallida seta Cinese con molti merletti, e scarpe color bronzo con bottoni di perle. Lei aveva preso un parasole e si proteggeva la testa dal sole con una sciarpa gialla. Non usava profumo. Il suo profilo, i suoi occhi e specialmente le sue labbra attraevano Osokin sempre di più. Arrivarono al fiume ed alle barche. Osokin aiutò Zinaida a salire in una di queste, e poi remò sul fiume nell’ombra degli alberi. “Sai,” disse Osokin quasi senza aspettarselo, “Io ero innamorato di te quando ero alla scuola militare, ma ti immaginavo totalmente diversa.” “Questo si fa interessante,” disse lei, ridendo. “Come mi immaginavi allora?” “Non lo so è difficile dirlo con esattezza – ma in qualche modo, diversa. Mi sembrava , anche che ti conoscevo già da prima, molto prima vidi le tue foto da tuo fratello. Esse erano connesse con un sogno veramente complicato e fantasie che avevo riguardo alla mia vita precedente; riguardo ad un mago che credo di aver sognato- e che predisse il mio futuro. In qualche modo tu eri connessa con questo. Significa che quando vidi le tue foto ero convinto che era di te che mi aveva parlato il mago.” “Ma cosa disse esattamente?” “Lo crederesti , l’ho dimenticato! Ricordo tutto quello che sarebbe successo.” Zinaida chiese, “Perché il mago disse cose così incomprensibili? E che tipo di mago era? Tu dici di averlo visto in un sogno?” “Forse era un sogno, forse era reale, forse l’ho inventato io, Non lo so,”disse Osokin. “ Bene, di certo, tu sei un poeta, ho sentito che tu hai scritto alcune belle poesie. Perchè non me ne hai letta qualcuna quando sei venuto l’altra volta?” “Non le leggo mai in pubblico. Intendo fra gente che non conosco. E’ sufficiente che una sola persona che sia o sembri essere fuori dall’armonia dei miei versi a rendere impossibile per me leggerli. Non ci sarebbe senso a fare questo perché ogni cosa sarebbe persa.” “E chi ti disturbava l’altra volta? Io forse?” “No, tu no,” disse Osokin, ridendo, e mentre la guardava vedeva come i suoi occhi e la sua intera faccia erano cambiati. “La difficoltà era che molte delle persone che c’erano sembravano essere abitanti di qualche altro pianeta. Prendi tuo fratello, per esempio. Gli sono molto affezionato, ma è del tutto sinceramente convinto che tutte queste ‘impressioni dall’aldilà’ sono solo pretenziose sciocchezze; mentre nei miei versi non esiste affatto un dato di fatto di cui il mondo ha bisogno. Ma, se dico questo a lui, penserà che io stia dicendo di proposito delle sciocchezze per un desiderio di apparire originale.” “Si, probabilmente lo penserebbe,” disse Zinaida. “ Invidio la tua forza di carattere. Io spesso sento che uno non può parlare di ogni cosa con chiunque, ma non sempre mi contengo… Leggerai le tue poesie per me?” “ Tra un po’ di tempo , forse,” disse Osokin. “nei miei versi c’è sempre molto di me, perciò devi prima conoscermi. Penso che dovrebbe essere così. Sono molto affezionato alle poesie di un genere- alcuni poeti Romani hanno scritto in passato - ma è difficile capire queste poesie senza conoscere l’uomo che le ha scritte.” Per un po’ di tempo Osokin remò in silenzio. “Anch’io ti conosco da molto tempo,” disse Zinaida,” alla fine; avevo sentito parlare di te.” “Cosa avevi sentito dire di me?” “ Ho sentito che hai avuto un’avventura molto interessante quando eri nella scuola militare e ti sei trovato di conseguenza, da qualche parte in Askabad. È vero?” “Completamente vero, solo era ancora molto più lontano,” disse Osokin ridendo. “Ma questo è stato molto tempo fa.” “Bene, cosa significa? Quello che è stato sarà ancora.” “Non penso che il mago intendesse questo,” disse Osokin, ridendo ancora. “Allora cosa intendeva?” “ Io penso che intendeva che il futuro è già stato, e che niente esiste realmente, che ogni cosa è un sogno e un miraggio. Qualche volta io capisco questo molto chiaramente. Non senti l’irrealtà di tutto questo?” Osokin fece un ampio gesto con le mani. “La foresta, l’acqua , il cielo- niente di questo esiste, sai. Ci sono stati giorni in cui ho sentito che tutto stava diventando trasparente, per così dire, e poteva sparire in qualsiasi momento. Proprio come questo: tu vedi tutte le cose attorno a te, pensi che esistano; chiudi gli occhi, poi li apri e non c’è più niente. Una volta, subito dopo che arrivai a Parigi, andai a Notre Dame e salii sulla South Tower, dove il pubblico non è solitamente ammesso, e rimasi là tutto giorno, sulla cima completamente solo. Tutto il tempo improvvisavo versi, e qualche volta li ho scritti. Immaginavo in questi versi che la gente fosse scomparsa… molti anni erano passati e io guardando giù dalla torre di Notre Dame sopra un vuoto Parigi, e i grondoni stavano guardando giù con me … Capisci, non era rimasto nessuno, loro erano spariti molto tempo prima, due trecento anni fa- i ponti erano coperti dall’erba, e alcune parti avevano cominciato a cadere. Gli argini stavano crollando, l’asfalto era rotto, e i verdi cespugli e gli alberi erano cresciuti nelle crepe. I vetri delle finestre erano stati rotti dal vento o erano caduti fuori. E Notre Dame stava a richiamare il passato di Parigi. I grondoni parlavamo l’uno con l’altro di tutte le cose che avevano visto che non ci sarebbero mai più state; e improvvisamente capirono che non c’era mai stato niente, che loro stessi non esistevano, e niente esisteva. Nel momento che lo capirono, videro la gente e la vita
di nuovo come era prima, e Parigi diventò una volta ancora la Parigi di sempre. Ma ora era chiaro a loro che ne la gente, ne le loro vite, ne la Cattedrale o i grondoni stessi esistevano realmente… Scrissi questi versi, ma dopo li ho dimenticati, così neanche essi esistono.” Zinaida rabbrividì come se sentisse freddo. “ Tu mi fai sentire che non esiste niente,” disse lei. “Ma come avresti perso quei versi. Non li ricordi?” “Non ricordo niente. Ho solo ricordato che per lungo tempo uno dei grondoni si rifiutava di parlare, poi disse qualcosa di strano e incomprensibile.” “Ma certamente tu sai che quelli non erano i veri grondoni? Loro non hanno mai visto Esmeralda.” “Così dicono, ma questo non fa differenza per me. Dopo tutto, nessuno lo sa per certo. Personalmente, non credo che nel diciottesimo secolo avessero potuto fare quei grondoni.” Rimasero in silenzio per un po’ di tempo poi Zinaida cominciò a parlare dell’Italia. Osokin ascoltava. Improvvisamente balenò nella sua mente il pensiero che presto sarebbero dovuti tornare, e sentiva un grande tormento nel suo cuore. Avrebbe voluto che quei momenti non finissero mai, il lento movimento lungo il fiume, il dondolio della barca, la levigatura dell’acqua, la conversazione che passava da un soggetto ad un altro. Involontariamente sentì che fra le altre persone e negli altri posti fuori da lì Zinaida sarebbe ancora diversa, sarebbe di nuovo una straniera- mentre qui lei era meravigliosa vicino a lui. Era così piacevole lì sul fiume all’ombra degli alberi. Lui voleva farla parlare di se stessa. “E tu avevi molti ammiratori all’estero?” le chiese. “Molti,” rispose lei sorridente, “Ma tutti irreali.” “E qual è la differenza tra ammiratori reali ed irreali?”” I reali sono quelli che anch’io ammiro, o in ogni caso con cui mi piace stare, e non solo quelli che mi ammirano e vogliono stare con me. Capisci?” “Forse. Così gli ammiratori sono irreali se tu non vuoi vederti molto con loro. Ho capito bene? “ Si , certamente. Se tu fossi una donna sapresti cosa significa quando ti propongono di sposarti... È terribilmente spiacevole. Un uomo non conosce questa sensazione. Ci sono molte ragazze così, ma io no. Capisci, tu puoi anche essere molto amichevole verso un uomo e non avere niente contro di lui. Puoi andare a cavalcare con lui, ballare con lui, anche flirtare un po’… ma da questo lui trae le proprie conclusioni, e questo non ti piace affatto. Poi quando un bel giorno noti che lui ha già fatto i suoi piani riguardo te e sta solo aspettando un opportunità per rivelarteli. Allora inizia una lotta tra te e lui. Tu fai il massimo per prevenirlo dal rivelarti i suoi piani. Qualche volta può essere molto divertente… La lotta continua. Nessun uomo ha sufficiente sicurezza o fiducia in se stesso da non curarsi di te e andare dritto avanti. La maggior parte degli uomini devono essere in un umore sentimentale, senza di questo non riescono a parlare. Così tu eviti attentamente gli stati d’animo sentimentali e per un po’ hai successo. Qualche volta, tenendo il giusto tono in una conversazione , puoi evitare il pericolo. Ma prima o dopo, in un momento sfortunato, vieni presa e informata degli splendidi piani e intenzioni che lui ha per te. Allora c’è la parte più spiacevole. All’inizio alcuni uomini profondamente e genuinamente sorpresi se a te non piacciono i loro progetti; semplicemente non riescono a capire perché sia così. Gli sembra che ci sia qualche frainteso che scomparirà al momento che ti spiegheranno le loro idee più chiaramente. Così cominciano a spiegarti i loro progetti. Credono onestamente che tu non abbia capito a sufficienza come abbiano pensato a tutto splendidamente e in modo ammirevole. Alla fine se tu ancora ti rifiuti di accettare i progetti magnanimi fatti per te, loro usano delle parole contro di te che tu hai completamente dimenticato e che significavano qualcosa di completamente diverso quando tu le avevi dette a loro; e loro insistono che l’idea era proprio stata tua, che tu stessa l’avevi suggerita e così via. No, è veramente terribile.” “Sembra come se tu abbia avuto una gran quantità di esperienze. E sei stata sempre così fredda con te stessa? “E perché sei interessato in questo?” “Perché io capisco una cosa che solo poche persone capiscono,” disse Osokin “Cos’è?” “Capisco com’è difficile per una donna intelligente e interessante incontrare un uomo di cui può innamorarsi, e di cui valga la pena innamorarsi. Nella mia opinione ci sono molte più donne interessanti che uomini, e spesso penso questo, se fossi una donna, sarebbe difficile per me trovare un uomo nel quale potrei essere interessata.” “Perché è così?” “Non lo so, ma ho questa sensazione. Fra gli uomini che conosco, non c’è nessuno in cui potrei essere interessato se fossi una donna. Qualche volta penso che se avessi una sorella non vorrei che lei sposasse nessun mio amico o persona che incontro.” “Com’è comune questo,” disse lei ridendo. “Gli uomini sono generalmente così convinti della loro superiorità.” “Ma io no. Io penso che le donne appartengono ad una casta più alta degli uomini. Ed è facile capire perché. Per migliaia di anni, le donne sono state in una posizione privilegiata.” “ In una posizione privilegiata” Posso immaginare cosa avrebbero detto i miei due amici Inglesi
di questo. Loro erano profondamente convinti che le donne erano state schiavizzate dagli uomini e che solo recentemente abbiano ricominciato a riconquistare la loro libertà.” “Si, posso immaginare cosa direbbero i tuoi amici, ma insisto ancora sul mio punto: le donne occupano una posizione privilegiata nella vita. Ma sicuramente , intendo di donne di classi educate in paesi più o meno civilizzati. Considera solo una cosa. per migliaia di anni le donne non hanno mai preso parte attiva in una guerra, e raramente hanno avuto qualcosa a che fare con la politica o i servizi governativi. In questo modo loro hanno evitato il principale fraudolento e criminale lato della vita. Questo da solo rende le donne più libere degli uomini. Certo, ci sono differenti tipi di donne: e indubbiamente le donne moderne fanno tutto quello che possono per perdere la loro casta. “Ma non concludere da tutto questo che sono molto entusiasta circa le donne così,” Osokin aggiunse, ridendo. “Io penso alla loro mancanza di discernimento. Al loro istinto è stato affidato un immenso compito – il compito della selezione. Non intendo questo in senso biologico, ma in un senso più estetico e morale. Loro assolvono questo compito in malo modo perché si accontentano di uomini insignificanti. Il primo peccato della donna è che non è sufficientemente esigente,” disse Osokin. “E ti piacerebbe incontrarne una?” “Molto.” “Questo mi piace,” disse lei, “ E sono completamente d’accordo con te che le donne non sono sufficientemente esigenti. Loro si danno via a buon mercato.” “Queste sono parole pericolose,” disse Osokin, ridendo ancora. “Possono essere anche facilmente fraintese. Vedi, io non sto parlando dal punto di vista degli interessi pratici delle donne. Se una donna sta richiedendo per se stessa, è meramente volgare- e di questo tipo di richieste ce ne sono più che abbastanza non importa che forma possono prendere. Sto parlando di qualcosa di totalmente diverso. Le donne non richiedono abbastanza dagli uomini per la loro causa. “Non hanno ragione di chiedere grandi cose per se stesse?” Questa è totalmente un’altra questione,” disse Osokin. “ Questa è la vita. Non sono mai stato interessato in questo.” Stettero in silenzio mentre la barca continuava ad andare piano con la corrente verso la terra. Tornarono indietro ancora attraverso la pineta , e quando furono vicini a casa Osokin la salutò. Con sua sorpresa Zinaida disse: “Andrò in città domani: Se tu non hai niente da fare potresti accompagnarmi. Chiama all’appartamento di mio fratello verso le tre, avrò finito tutto per quell’ora.” Sera, Osokin sta andando a casa. È seduto nella carrozza del treno, e guardava fuori dalla finestra i campi che passavano rapidamente, sorrise e si sentì insolitamente allegro. “Bene, di cosa non abbiamo parlato!” pensò. “Lei è così cara, e dopo tutto, proprio come avevo immaginato che fosse tanto tempo fa. È incredibile come la conoscevo bene prima e come mi sia apparsa diversa al nostro primo incontro. Non avevo mai parlato così a lungo come ho fatto oggi. Com’è meraviglioso che la rivedrò domani. Certo, niente può venire da questo. In inverno, o più recentemente all’inizio della primavera, andrò via; ma allo stesso tempo è una buona cosa che io abbia incontrato la mitica Zinaida. Non ho mai sognato nessuna donna così tanto; e tutti questi sogni scaturivano solo da sue fotografie o da quello che avevo sentito su di lei. Questo è molto interessante. Bene, vedremo come andrà il nostro incontro domani. Lei è intelligente come Valerie, ed ha abbastanza immaginazione per dieci LouLou. Si, è una buona cosa averla incontrata; Alla fine sarà qualcosa da ricordare Di Mosca…”
CAPITOLO XXIV L’INEVITABILE
DUE SETTIMANE DOPO. Osokin stava aspettando Zinaida in un parco vicino al fiume. Camminava su e giù lungo il percorso e fumava. “Com’è strano tutto questo,” disse a se stesso. “Non ho mai sperimentato qualcosa del genere. Non so cosa sia – Amore, o qualcosa del genere. Mi piace vederla, mi piace parlare con lei. Aspetto per lei ogni giorno come uno scolaro, e andiamo al fiume. Sarebbe duro per me ora perdermi un solo giorno. Già la prima volta che l’ho vista assolutamente non mi piaceva o per il suo stile o proprio come donna. Dopo , al contrario, ha iniziato a piacermi moltissimo. Ma nella mia attitudine verso questa cosa non c’è niente di personale. È diverso da ogni cosa che avevo letto o sentito di dire, e così diverso da me. Allo stesso tempo, so che questi incontri potrebbero non avere un seguito. Devo andare via. Questo è inevitabile. Niente verrà dal mio stare qui. Sono molto contento di aver conosciuto Zinaida, ma la vita vi metterà presto fine. È stata una pura opportunità che sono stato libero queste due ultime settimane- e con abbastanza soldi per venire qui. Ma alla fine non posso sapere cosa farò la prossima settimana. Certo, lei non può capirlo…” Si girò e guardò lungo il viale. “Ma lei non viene?” è già l’una e lei doveva pranzare alle dodici. Bene, fra un anno ogni cosa qui sarà proprio com’è ora . Può essere che lei passeggerà lungo questo stesso viale, e io non sarò più qui. Dove sarò? È difficile anche immaginarlo.” Una settimana dopo. Osokin e Zinaida stavano passeggiando al parco. Il percorso era già coperto di foglie morte. “ Bene, stai per andare in Australia?” chiese Zinaida, guardando Osokin con un sorriso. “ Lo sai non vado ovunque,” rispose Osokin. Zinaida rise e lo tirò dalla camicia. “Non potrò mai perdonarti,” disse lei “ Se solo sapessi come mi fai spesso arrabbiare con la tua Australia, semplicemente vorrei colpirti. Gli uomini alle volte sono così terribilmente stupidi . Sicuramente una donna mostra chiaramente che lei è interessata in un uomo se è pronta a vederlo ogni giorno; Se passa quasi tutto il tempo con lui ed inventa motivi diversi per incontrarlo. E, in cambio di questo, mi è stato offerto un piano per l’Australia! Si, mio caro, tu sei delizioso… Ma ora, non voglio che mi parli dell’Australia.” “Cara,” disse Osokin, prendendola per mano, “devi capire come sia difficile per me dirti tutto questo.” “Se era così arduo perché me lo hai detto?” “Pensavo che fosse inevitabile. Le circostanze si sono messe in un simile modo che non riesco a pensare proprio a nient’altro; Ed è stato deciso molto tempo prima di incontrarti.” “Si, ma io sono stata abbastanza imprudente da aver pensato che l’avermi incontrata potesse aver cambiato alcuni dei tuoi piani. Evidentemente no; neanche questo ti è bastato. Così alla fine ho dovuto prendere la difficile decisione di esporti la mia posizione. Cosa puoi dire in tua difesa?” “Non posso dire niente,” disse Osokin. “Bene, Ma che cosa riguardo alle tue circostanze? Tu hai detto che esse ti costringono ad andare in Australia. Sono allora cambiate?” “Non è che siano cambiate, hanno semplicemente perso il loro significato. Non credo che io mi sia mai sentito più vicino ad un mondo di storie incantate di ora- e quando sento questo, mi sembra che ogni cosa sarà diversa e non cosa penso che dovrebbe essere.” “ Bene, supponiamo che tu non vada in Australia e che rimarrai qui. Mi interesserebbe sapere se io occupo qualche posto nei tuoi piani oppure no?” Osokin improvvisamente la prese tra le braccia e la baciò. “Ascolta stai impazzendo?” Zinaida si staccò da lui e aggiustò i suoi capelli. Era molto arrabbiata e spaventata. “ potremmo essere visti in ogni momento qui.” “Che ci vedano! Ti bacerò ogni volta che menzionerai l’Australia, ti do la mia parola.” “Come sei buono! Si, ora sei diventato impavido. Ti ricordi come era una settimana fa? Avevi paura di toccarmi la mano. Certo, è molto facile per te essere coraggioso adesso dopo che ho messo da parte tutte le difficoltà- inizio a parlarti di me stessa e ti faccio parlare. Certamente, ora tu hai la carta vincente. Questo è quello che succede sempre, e noi donne paghiamo sempre per la nostra franchezza ed il nostro candore. Ma intendo punirti. Quando andiamo a casa, comincerò a parlarti dell’Australia, e stando alla tua parola sarai obbligato a baciarmi tutto il tempo.” lei rise. “Posso immaginare che faccia farà tua madre come quando tu mi baci! E la signora con il piccolo cane ci sarà anche lei, e le fanciulle del luogo che vengono a vedermi…Ti piacerà questo? Vedi com’è facile portarti fuori e quanto le tue promesse hanno
valore?” I suoi occhi erano scintillanti come mille fuochi. “Questa la prima cosa. Ed ora la seconda. Voglio sapere per quanto tempo possiamo continuare a parlare di poesie e nuova arte se un bel giorno, non sconvolgo la tua buona condotta? Voi uomini avete solitamente supposto di essere il sesso forte, ma cosa fareste senza di noi? Perché guardi nei miei occhi? No, per favore non mostrare il tuo coraggio ora, stiamo solo andando a casa… Parliamo seriamente. Io voglio ancora conoscere i tuoi piani. Se tu non stai andando in Australia, allora cosa intendi fare. Hai qualche programma o no? Vedi come pongo le mie domande francamente.” Osokin guardò Zinaida; e comprese che era stato molto difficile per lei sforzarsi a parlare in quel modo, sapendo che lui non avrebbe parlato. Comprese anche che lei stava cercando di facilitargli l’approccio verso di lei, ma anche che era imbarazzata e che voleva conciliare il suo imbarazzo parlandogli come se stesse scherzando. Un sentimento di grande tenerezza per come lei cercava di prenderlo, ma allo stesso tempo, un certo fastidio balenò in lui. Perché lei voleva farlo parlare? Lei dovrebbe capire che lui non poteva ancora parlare. Guardò ancora Zinaida, e si sentì dispiaciuto per lei e si vergognava dei suoi pensieri. Come poteva rimproverarlo di ogni cosa? Lei voleva solo aiutarlo. Lui ora provava gratitudine per lei e un particolare intima sensazione che non poteva risponderle come lei si aspettava. Cosa glielo impediva? Codardia, e un ridicolo tipo di orgoglio. Egli aveva paura di trovarsi in una posizione sbagliata. Lei era una ragazza ricca e lui non aveva niente. Infatti lui era talmente a corto di denaro che appena il giorno prima aveva dato in pegno il cappotto per poter andare da lei. E non aveva assolutamente niente verso cui guardare eccetto quello che sarebbe potuto venire per caso. Era andato fuori dalla pista battuta. Come lo consideravano la madre di lei e suo fratello? In che posizione lui stava in relazione a loro? Se lei fosse stata da sola… o se la lingua di lui non fosse legata, se non avesse paura di parlare, ma dirle direttamente come stavano le cose… allora forse, tra loro, si sarebbe potuta trovare una soluzione. Osokin sentiva che lei voleva parlargli, e già si sentiva che lui non avrebbe detto niente. Conosceva questo stato della mente molto bene. C’era stato un tempo prima nella sua vita quando senza orgoglio aveva finto di non notare la gente che aveva cercato di aiutarlo facendogli delle proposte. In questo modo li aveva respinti, ed era stato consapevole di farlo. Ora era lo stesso. Bene, questo è il destino; Non poteva agire diversamente. “ Perché non dici niente?” Chiese Zinaida. “Perché non posso dire quello che vorrei dire.” “ Cosa ti trattiene?” “Ho bisogno di tempo. Proprio ora ogni cosa sta ancora succedendo come prima. Sai volevo andare via e non preoccuparmi troppo di quello che sarebbe successo qui. Ora non sto più andando, e voglio sistemare la mia vita qui, ma ho bisogno di tempo.” Zinaida si accigliò con dispiacere. “non mi piace il tempo. Lo sai mi piace avere le cose subito. Se tengo questo e devo aspettare per qualcosa, sono pronta ad alzarmi; è già rovinato per me. Tu conosci questa sensazione? Se mi fosse offerto un viaggio sulla luna e poi saltasse fuori che dovrei aspettare due anni per questo, io lascerei tutte le lune del mondo. E tu?” “ Lo capisco completamente,” disse Osokin, “ Ma forse aspetterei per la luna,” Egli sorrise e la guardò. “ Per questo non posso dire niente adesso.” Rimasero in silenzio per un po’ di tempo. Osokin sentiva un peso nel cuore. Sapeva che aveva offeso Zinaida e l’aveva respinta, e allo stesso tempo sapeva che non avrebbe potuto parlare diversamente. Zinaida guardava dritto di fronte a lei, le sue labbra erano strettamente pressate insieme. Ad Osokin sembrava che ora lei era dispiaciuta per come avevano parlato, e lui era stufo di se stesso e di tutto quanto. “Lei avrebbe dovuto capire che la nostra relazione non poteva essere ordinaria come tutte le altre,” pensò. “Le cose non possono essere come dovrebbero essere con ogni altro uomo. Io sono in un situazione particolare; Non posso neanche vestirmi decentemente. Quando lei viene in città , vuole che io vada dappertutto con lei. Lei ha già parlato al riguardo. Dove posso prendere il denaro per questo? Riesco appena a sopravvivere, e già questo è abbastanza difficile. No, qualcosa dovrà succedere o io veramente dovrò andare via. Così lontano, per qualche ragione, il fato mi è sempre venuto in aiuto all’ultimo momento; vedremo cosa succederà questa volta. Ma forse sono solo uno sciocco. Forse lei è il mio destino. Forse dovrei solo dirle ogni cosa in modo completamente semplice, e discutere con lei cosa fare. Questo è quello che lei vuole e che lei mi ha chiesto- e questo è precisamente quello che non posso fare. Io la respingo in questo modo. Lo so e non ci posso fare niente. Adesso erano molto vicini a casa. Osokin aveva la sensazione che in un’altra mezz’ora sarebbe riuscito a parlare. “ Vieni dentro?” disse Zinaida. “No, ci vediamo domani,” disse Osokin. “Non voglio parlare con nessuno altre te oggi, non vai in qualche posto?” “Io No, da nessuna parte,” disse Zinaida piano, guardando altrove come se stesse pensando a qualcos’altro. “Non andrò da nessuna parte per un po’ di tempo.” Osokin sentiva che lei era turbata e soffriva per quello che si erano detti. Sembrava agitata e triste. Si piegò leggermente verso di lei. In qualche modo si
sentiva pazzamente, dolorosamente dispiaciuto per lei. Voleva dire qualcosa di tenero e confortante, inginocchiarsi davanti a lei, implorare il suo perdono, chiederle di non lasciarlo, non credere nella sua freddezza. Le mani di lei erano fredde. Lui baciò le sue dita e le sue mani caddero passivamente. Camminarono in silenzio fino al cancello del giardino. “ Certo, lo so che è colpa mia,” disse Osokin a se stesso mentre camminava su e giù sulla piattaforma di legno della stazione, aspettando il suo treno. “Un uomo non ha ragione di essere in una tale inerme posizione come questa. Uno non può essere un continuo fallimento, In tal caso uno dovrebbe andare via e sparire o cominciare una nuova vita in qualche modo. È inutile bussare qui… Si, darei chissà che cosa adesso per avere il denaro che ho perso da Bob. Ma sull’altra mano, devo essere completamente corretto col destino, se non avessi perduto il mio denaro, Non sarei già dovuto venire a Mosca e probabilmente non avrei mai incontrato Zinaida. Perciò c’è stato qualcosa di buono anche in questo… Bene, tutto a posto, vedremo cosa succederà prossimamente. Devo trovare un lavoro di qualche tipo così che alla fine potrò vestirmi decentemente ed avere abbastanza denaro per il teatro e tutte queste sciocchezze, altrimenti non mi sarà possibile vedere Zinaida durante l’inverno. È una buona cosa che hanno deciso di stare nel paese per tutto settembre. “Ma com’è meravigliosamente bella! Come sarebbe bello se le parlassi…Allora è vero. Sento qualcosa di completamente straordinario nei suoi riguardi . E lei? Perché le piaccio? Non riesco a capirlo. Lei dice che non ha mai parlato con nessuno come con me. Ma com’è strano questo, io non ho sperimentato mai niente del genere - è qualcosa di completamente nuovo. E com’è diventata necessaria per me. Perché non riesco a trovare le parole quando parlo con lei? Se lei fosse qui ora, in questo momento, potrei dirle ogni cosa.”
CAPITOLO XXV UN GIORNO D’INVERNO
UN FREDDO, ASSOLATO GIORNO D’INVERNO a Mosca . Osokin e Zinaida stavano passeggiando lungo il viale di Tverskoi. Osokin indossava un sottile cappotto ed un cappello di feltro. Erano rimasti in silenzio per lungo tempo, poi Zinaida iniziò a parlare. “Non ti capisco. Tu dici che vuoi vedermi, che hai sempre tante cose da dirmi; ed è vero, noi ci diciamo sempre tante cose. Ma perché ci dobbiamo incontrare in segreto per strada? Perché tu non puoi venire nella nostra casa come chiunque altro? Io comincio a pensare che, per qualche ragione, non vuoi attirare l’attenzione su di noi. Tutto questo mi dà l’impressione che tu abbia paura di qualcuno, provando a nascondere a qualcuno che ti interessi a me. Per me c’è qualcosa di strano. Ho capito che le tue finanze non sono in una situazione brillante, Ma perché non trovi una soluzione? Sarebbe così facile. Hai una specie di ridicolo di orgoglio. Perché non vuoi fare quello che ti è stato suggerito poco tempo fa? Io so perché. Dovresti dimenticare per qualche tempo che sei un poeta e cercare un lavoro. Ti potresti sistemare facilmente. E poi immediatamente avresti credito per qualunque cosa tu voglia.” “Cara,tu non capisci che è completamente impossibile.” “Perché è impossibile? Gli altri lavorano. Potresti scrivere poesie la sera. Sicuramente capirai che non puoi vivere scrivendo poesie? Ci sono molte persone che capiscono le tue poesie?” Osokin rise spensieratamente. “Oh, devo raccontarti una storia divertente. L’altro ieri sono andato a quel picnic con i Leontieff perché pensavo che tu stessi là. Il cielo era molto offuscato anche se era una bellissima giornata. Faceva freddo e ogni cosa brillava. La neve era fresca e soffice sui campi, sul lago e sui pini. Il sole splendeva e ogni cosa brillava, specie quando guidammo fuori dalla foresta e la strada si raddrizzava davanti a noi. Lo sai, avevo l’impressione che un enorme gatto bianco stesse disteso sulla schiena crogiolandosi nel sole e facendo le fusa. Il miglior modo di esprimere tali fugaci impressioni è in un poesia di un rigo; per lo più lasciando la parte migliore all’immaginazione del lettore o dell’ascoltatore. Così io ho messo tutto in un rigo: “La pancia bianca e lanuginosa dell’inverno.” “Ti piace? Puoi vedere un enorme, lanuginoso, gatto bianco?” Zinaida non poteva aiutarlo ridendo. “E’ molto buona,” disse lei, “ma ho paura che dopo aver letto questa riga ogni ordinario mortale chiederà: ‘E cosa viene dopo?’” “Completamente giusto, e questo è come dovrebbe essere. Solo che il dopo è nel lettore stesso. Se egli non lo vede, e vuole che gli sia dato tutto, lui farebbe meglio a iscriversi al ‘Niva’. Questo è precisamente quello che è accaduto l’altro giorno; e questo è quello che volevo dirti. Io fui avventato abbastanza da parlare del mio poetico esperimento ai miei compagni di slitta. Questo scatenò una grande baldoria. Loro cominciarono a importunarmi con molte domande come questa su cosa venisse dopo. Poi, siccome non rispondevo, cercarono di comporre una continuazione. Iniziarono così a cercare rime- La cosa più terribile – e tutto sommato divertente. Anche agli altri; a tutti piaceva. Divenne una sorta di piccolo gioco, e ognuno provava la sua intelligenza.” Zinaida lo guardò. “Dimmi la verità, non era spiacevole questo per te?” Non c’era niente di spiacevole all’inizio. Io ridevo in tutta onestà con loro e condividevo totalmente i loro punti di vista – perché veramente loro non potevano guardare a questo in nessun altro modo. Ma dopo un po’ ho cominciato a sentirmi arrabbiato con me stesso per aver iniziato a parlare, e per fermarli iniziai a improvvisare molti versi su di loro. Loro non sapevano se ridere o offendersi. Ruggirono con una risata quando ripeterono i miei versi l’un l’altro, ma si sentivano veramente molto sciocchi.” “E questo ti divertiva?” chiese Zinaida, con una lieve smorfia. “No, non particolarmente. Fu stupido da parte mia iniziare a parlare dei miei versi, ma ero annoiato. Ero dispiaciuto che tu non c’eri.” “E io non sono dispiaciuta affatto,” disse Zinzida. “ Tu eri felice abbastanza anche senza di me.” Lei guardò dritto davanti a se e Osokin la guardò sorpreso. “Non capisco,” pensò. “Cosa non le era piaciuto? Certamente non quello che le ho detto; ma qualcosa le è dispiaciuto.” Osokin le disse qualcos’altro, ma lei ascoltava in modo assente e continuò con i suoi propri pensieri. “abbiamo divagato da
quello che stavamo dicendo prima,” disse lei. “Tu non hai bisogno di giustificarti. Non m’importa del tuo divertimento, ma mi sembra strano che non hai mai tempo per me e che qualcosa sempre ti impedisce di venire a casa da noi. Sto solo cercando di capire questo. Non so perchè ti rifiuti di considerare il lavoro che Misha ti ha menzionato. Prenderesti una bella paga, e se ti piace lo puoi considerare solo provvisorio.” Osokin la guardò ancora e per un momento voleva essere d’accordo con ogni cosa che lei diceva. “Tu hai completamente ragione,” disse, “e ci penserò seriamente. Ma prova a comprendere che, per me, sarebbe altrettanto strano che diventare un Tchinovnik (Impiegato statale ) , o per esempio, associarmi ad una festa rivoluzionaria- come mi era stato anche suggerito non molto tempo fa.- e stampare opuscoli in cantine e agitare ‘lavoratori consapevoli.’ Io non posso immaginare me stesso un ‘compagno.’ Ringraziando Dio, ne ho visti abbastanza di loro all’estero.” “Lo sai,” continuò, senza notare l’accigliarsi di dispiacere di Zinaida, “una volta quando ero a Parigi, fui invitato ad una serata organizzata da uno di questi partiti o gruppi. Loro parlavano e parlavano soltanto, com’era brutta ogni cosa, come erano tutti miserabili, e come sarebbe tutto più bello se non ci fosse nessuna polizia ,nessun Cosacco e nessun Governatore Generale… Ma quando giunse l’ora del tè, ci accorgemmo che i membri del comitato avevano mangiato tutte le torte e le arance, e bevuto tutto il tè, così che niente era stato lasciato per il resto di noi.” Zinaida divenne esasperata. “Non sono interessata ai tuoi amici, ne di Parigi ne di Mosca,” disse lei impazientemente. “Cosa hanno queste due cose in comune? Quei partiti sono pura e semplice demenza o peggio. E tu lo sai completamente bene. Quello di cui stavo parlando io è una cosa perfettamente normale. Lavoreresti per te stesso e anche per stare con me.” Per un po’ camminarono in silenzio. “Cara Lady Zulu,” pensò Osokin, nelle parole di uno scrittore di Pietroburgo che gli piaceva particolarmente. “Come meravigliosamente lei mette fine alla rivoluzione. Non capisce neanche per un secondo che ci sono persone che morirebbero per questa idea. E la cosa più buffa è questa, fondamentalmente lei ha perfettamente ragione. Quella persone non sono buone per nulla. Probabilmente saranno la causa di una gran quantità di danni, ma non creeranno mai niente. Alcuni di loro sono persone molto belle, del tutto sincere e terribilmente altruiste. Ma quelli moriranno. Solo le canaglie sopravvivranno.” Allo stesso tempo, Osokin si sentiva ancora un po’ a disagio, e guardò Zinaida con uno sguardo inquisitore . Il governo, e tutto quello che appartiene a esso, erano diventati così impopolari negli ultimi venti anni in cui, tutta l’‘intelligensia’ aveva una certa quasi obbligatoria antipatia verso ogni attitudine o attività antigovernativa; e non poteva capire perché Zinaida non condivideva il suo sentimento rispetto a questo. Osokin stesso non credeva nella necessità o vantaggio di una rivoluzione in Russia. Poteva vedere la possibilità di diverse vie, se solo quelli in posizioni di responsabilità non fossero infantili egoisti e stupidi. C’è ancora molto di buono nella gente. E lui non amava le feste pubbliche come le chiama lui, e i presuntuosi che parlavano, ancora di più egli disprezzava l’arroganza della Russia ufficiale. Tuttavia l’attitudine di Zinaida stonava leggermente e in qualche modo la sminuiva ai suoi occhi, anche se a lui non piaceva provare questo. Un’immagine straordinariamente vivida attraversò la sua mente . Egli era un ragazzo di dodici o tredici anni, nella seconda o terza classe a scuola. Un Sabato pomeriggio stava passeggiando giù verso Petrovka venendo da Krutitsky Most, stava andando a comprare un paio di guanti di bambino da Babushkin con qualche moneta che aveva ricevuto per il nuovo anno. Improvvisamente in questa stretta vecchia strada modellata con basse case e una chiesa sull’angolo – ma con il migliore e più costoso negozio di Mosca e specialmente il grande negozio di fiori – là apparve un bassa , larga slitta di contadino con un piccolo cavallo pezzato, guidato da un contadino in un cappotto di pelle di pecora e un cappello di pelliccia. Nella slitta , tra due soldati con spade sguainate, era seduto o inginocchiato, il più straordinario uomo mai visto, con un cappotto giallo di carcerato e un piccolo cappello giallo. Le sue mani erano strettamente legate davanti con delle catene appese ai polsi. La sua faccia sottile ed emaciata, con una barba nera, che subito ricordò ad Osokin la faccia di Giovanni il Battista in un quadro di Ivanoff, si sollevò. La sua testa, con i suoi fluenti capelli neri, fu gettata dietro, e lo sguardo fisso dei suoi strani, occhi ciechi che sembravano passare alti sulla strada con la gaia folla, le veloci slitte moventi, e brillanti strade con bellissimi cavalli. Questa visione si protrasse solo per pochi istanti. Le slitte scomparvero tra il traffico… Osokin ricordava come si fermò e guardò oltre le slitte. “Dove l’avevano preso?”
Chiese a se stesso “ Evidentemente al tribunale. Lo avrebbero spedito in Siberia… “Chi era? Cosa aveva fatto?” – e si sentì terribilmente afflitto e improvvisamente perse interesse in ogni cosa. Sentiva che Zinaida non avrebbe capito questa visione, lei non avrebbe mai sentito l’incomprensibile lato di essa. Per lei sarebbe, molto seriamente e in un modo crescente, solo demenza o peggio. “ Io sento che qualche volta stanno tra noi,” disse Zinaida, irrompendo nei pensieri di Osokin. “Non voglio dieci pensieri per ogni cosa , non voglio supporre niente, ma lo sento. Forse tu hai ragione a non parlarmi di questo.” “Cara, non c’è niente per me riguardo a cui parlare.” “Forse no, ma è questo che io provo,” ripetè Zinaida. “Credo che ci sia qualcosa che gradualmente mi abbia contagiato. Non sono più la stessa verso di te come lo ero quest’estate. Non devi offenderti. Provo ancora ho un grande sentimento per te, ma non è quello che era. Sono un po’ spaventata di te - spaventata anche di venirti vicino e poi trovare che non sono necessaria, o che interferisco con qualcosa o qualcuno. Non discutere con me. Lo so cosa dirai, ma ti sto dicendo come mi sento riguardo a questo. E temo che peggiorerà col passar del tempo. Ti prego capisci che sono veramente dispiaciuta per questo. Mi piacciono i nostri incontri moltissimo, e mi piace il mio sentimento per te. Non mi sono mai comportata così verso nessuno prima. Volevo anche guardare oltre te, pensare alla tua vita. Intendo tutto questo molto seriamente; e non mi somiglia affatto. Io sono una tale egoista e non mi preoccupo mai del ruolo di nessuno. Prova a capire che mi piace il fatto che, in relazione a te, stavo diventando diversa, così come non ero mai stata prima… ma tu mi forzi a diventare come ero, ed ad avere la stessa attitudine verso te come avevo per chiunque altro. Bene, così sia, solo, mi dispiacerà se insieme a questo scomparirà anche il mio sentimento per te . Bene, è giunto il momento di andare a casa- si è fatto tardi. Domani come tu hai suggerito, possiamo andare al museo di Roumiantsevsky. Devo confessare che non ci sono mai stata, e tu dici che ci sono quadri interessanti. Bene, puoi incontrarmi al solito posto, allo stesso orario di oggi. Ma pensa a cosa ti ho detto. Non dibattere ma pensa…” Osokin andò a casa. “ Non capisco niente,” Disse a se stesso. “Perché è tutto è risaltato fuori così? Mi piace lei, mi piace stare con lei, potrei fare qualunque cosa per lei. Non mi sono mai sentito così per qualcuno in tutta la mia vita. Ogni notte io cammino due volte, qualche volta molte volte, passo dalla casa dove vive, e mi da enorme piacere solo vedere la finestra della sua stanza. “Allo stesso tempo, ogni cosa è successa nel modo sbagliato, e sto facendo tutte le cose sbagliate. Non le ho mai detto quello che dovevo dirle, o cosa penso o sento. Perché? È come se ci fosse una nebbia intorno a me, o come se fossi legato e forzato ad agire in questo modo e non in un altro. e poi, perché sono all’improvviso, così disgustato al pensiero di questo lavoro? Quando all’inizio venni a Mosca avrei afferrato con entrambe le mani quello che mi fosse stato offerto. Ma ora una grande noia mi prende al solo pensiero di questo impiego che non riesco ad alzare un dito per fare qualcosa al riguardo . Io invento ogni specie di spiegazioni per Zinaida – e vedo che lei non mi crede. “ Ma parlando seriamente, come posso accettare aiuto dai suoi genitori o amici? Questo è assolutamente impossibile. Allo stesso tempo, ho realizzato che ho distrutto ogni cosa per me stesso con le mie proprie azioni. Lei non mi capisce; le sembro bizzarro. Se solo potesse capire cosa provo per lei è com’è terribilmente difficile per me.! Mi preoccupo tutto il tempo e non riesco a trovare una via d’uscita. Le vie che sarebbero semplici e naturali per gli altri, per qualche ragione , sono impossibili e completamente chiuse per me. Può veramente essere che tutto questo cambi per me? Non c’è niente che io possa fare? Perché c’è in me questa terribile sensazione di freddezza come se già sapessi e sentissi che qualcosa di disastroso e definitivo è destinato a succedere com’è sempre successo prima d’ora?”
CAPITOLO XXVI IL GIRO DELLA RUOTA
SULLO SCHERMO una scena alla stazione di Kursk in Mosca. Un brillante giorno di Aprile del 1902. Un gruppo di amici, che erano venuti a vedere Zinaida Krutitsky e sua madre in partenza per la Crimea, stavano vicino al vagone letto. Fra di loro c’era Ivan Osokin. Egli era visibilmente agitato anche se provava a non dimostrarlo. Zinadia stava parlando con suo fratello, un giovane ufficiale in uniforme di uno dei reggimenti di granatieri di Mosca e due ragazze. Poi lei si girò verso Osokin e camminarono in disparte con lui. “Mi stai mancando molto disse lei . E’ triste che tu non possa venire con noi.. Anche se non mi sembra che tu lo voglia particolarmente , altrimenti verresti. Non vuoi fare niente per me. Il tuo non stare nel presente rende tutto quello che abbiamo detto ridicolo e futile. Ma sono stanca di discutere con te. Tu devi fare quello che vuoi. Ivan Osokin divenne sempre più agitato, ma provò a controllarsi e disse con uno sforzo: “ io non posso venire al momento , ma lo farò dopo , te lo prometto. Non puoi immaginare com’è difficile per me rimanere qui.” “ No, non posso immaginarlo e non posso crederlo,” disse Zinaida velocemente. “ “ Quando un uomo vuole qualcosa così fortemente come tu dici di fare, egli agisce. Sono sicura che tu sei innamorato di una delle tue allieve di qui, qualche dolce poetica ragazza che adorna la collezione. Confessa!” Lei rise. Le parole e il tono di Zinaida ferirono profondamente Osokin . Egli cominciò a parlare ma si fermò , poi disse: “ Lo sai che non è vero, sai che sono solo tuo. “Come faccio a saperlo?” disse Zinaida con aria sorpresa. “ Sei sempre occupato . Ti rifiuti sempre di venire a vederci. Non hai mai tempo per me, ed ora mi piacerebbe così tanto che tu venissi con noi. Potremmo stare insieme per due giorni interi. Già penso come sarebbe piacevole il viaggio.” Lei gettò un veloce sguardo ad Osokin. E una volta in Crimea, cavalcheremo insieme e navigheremo lontano in alto mare. Tu mi leggeresti le tue poesie. Ed ora invece mi annoierò.” Lei aggrottò le ciglia e si girò. Osokin provò a replicare ma non trovando niente da dire rimase in piedi mordendosi le labbra. “Verrò dopo” replicò lui. “ Vieni quando vuoi” disse lei con aria indifferente, “ ma questa occasione è ormai perduta . Mi annoierò viaggiando da sola. Mia madre è una piacevole compagnia, ma non è quello che voglio. Grazie a Dio ho visto un uomo che conosco, evidentemente viaggerà anche lui con questo treno. Potrebbe rendermi il viaggio più piacevole. Osokin di nuovo riprese a parlare ma Zinaida continuò: “ Io sono solo interessata al presente. Come faccio a preoccuparmi per quello che potrebbe succedere in futuro? “ Tu non realizzi questo fatto. Tu vivi nel futuro, io non posso.” “Capisco tutto quanto” disse Osokin “ ed è veramente difficile per me. Ancora non posso essere d’aiuto. Ma ti ricorderai cosa ti ho chiesto? “Si, mi ricorderò e ti scriverò. Ma non mi piace scrivere lettere. Non te ne aspettare molte , vieni subito invece. Ti aspetterò un mese, due mesi , dopo di che non ti aspetterò più. Bene andiamo , mia madre mi starà cercando”. Riunirono il gruppo vicino al vagone letto. Osokin e Michail Krutitsky camminavano verso l’uscita della stazione. “ Cosa c’è , Vanya “ disse Michael Krutitsky. “ Non mi sembri molto allegro.” Osokin non era in vena di parlare. “Sto bene” disse “ ma sono ammalato di Mosca. Mi piacerebbe anche andare via qualche volta”. Essi si dirigevano fuori verso la grande piazza asfaltata di fronte alla stazione. Krutitsky strinse la mano ad Osokin, “ che camminava sotto i gradini salutò una carrozza e andò via. Osokin restò per lungo tempo a guardare oltre . “ Ci sono volte che mi sembra di ricordare qualcosa” disse a se stesso piano, “ e altre mi sembra che io abbia dimenticato qualcosa di davvero importante. Sento come se tutto questo fosse già successo prima nel passato. Ma quando? Non lo so . Che strano.” Poi si guardò in giro come un uomo che si è appena svegliato. “ Adesso lei è partita ed io sono qui da solo. Solo a pensare che avrei potuto viaggiare con lei proprio in questo momento, che potrebbe essere tutto quello che desidero per il
presente. Andare a sud , nella luce del sole, ed essere con lei per due giorni interi. Poi più tardi vederla tutti i giorni… e il mare e le montagne.. . Ma invece di questo io sto qui. E lei non può neanche capire perché non sono andato. Lei non riesce a capire che al momento io ho esattamente 30 Kopechi nella mia tasca. E se lei volesse potrebbe renderlo non facile per me. Guardò indietro ancora una volta all’entrata della stazione, poi con la testa curva andò giù per i gradini nella piazza. Tre mesi dopo negli alloggi di Ivan Osokin. Una grande stanza che egli aveva affittato ammobiliata. Ambiente piuttosto povero. Una lettiera di ferro con una coperta grigia, un lavabo , un comò, una piccola scrivania, una libreria aperta. Sul muro ritratti di Shakespeare e Pushkin qualche fioretto e maschere. Osokin sembrava molto perturbato ed irritato, camminando su e giù per la stanza. Buttò di lato una sedia che era sulla sua via, poi andò al tavolo, prese dal cassetto tre lettere in un lunga e stretta busta grigia, le lesse una dopo l’altra e poi le rimise via. PRIMA LETTERA: Grazie per la tua lettera e i tuoi versi. Sono deliziosi. Solo, mi piacerebbe sapere a chi si riferiscono, non a me ne sono sicura, altrimenti saresti qui. SECONDA LETTERA: Ti ricordi ancora di me? Veramente , spesso mi sembra che tu scriva per abitudine o per uno strano senso di dovere che ti sei inventato. TERZA LETTERA: Ricordo tutto quello che ho detto. I due mesi stanno per finire. Non provare a giustificarti o a spiegare. Che non hai denaro, lo so , ma io no ti ho mai chiesto niente per questo. Ci sono persone molto più povere di te che vivono qui. Osokin camminava per la stanza, poi si fermo vicino al tavolo e disse ad alta voce: “E lei non mi ha più scritto . L’ultima lettera è arrivata un mese fa. E io le scrivo ogni giorno.” Qualcuno bussò alla porta. Stoupitsyn un amico di Osokin, un giovane dottore, entrò nella stanza. Strinse la mano ad Osokin e si mise a sedere al tavolo nel suo soprabito. “ Qual è il tuo problema ? Sembri molto malato :” Egli si accostò velocemente ad Osokin e simulando un’aria seria provò a sentirgli il polso. Osokin sorrise e lo allontanò , ma il momento successivo un’ombra attraversò il suo viso. “ Ogni cosa è marcia, Volodya, “ disse. “ Non riesco a spiegartelo con chiarezza, sento come se mi fossi tagliato fuori dalla vita. Tutti voi altri state andando avanti mentre io sono ancora bloccato. Sembra come se avessi voluto modellare la mia vita nel mio proprio modo ottenendo soltanto di romperla in due pezzi. Per te sta continuando tutto in modo normale. Tu hai la tua vita ora e un futuro avanti a te. Io ho provato a superare tutte le barriere ed il risultato è stato che non ho niente per ora e niente per il futuro. Se solo potessi ricominciare tutto da capo! Adesso so che avrei dovuto fare ogni cosa in modo diverso. Non avrei dovuto ribellarmi nello stesso modo contro la vita e contro ogni cosa che mi sia stata offerta. Adesso so che uno si deve sottomettere alla vita prima di poter conquistare qualcosa. Ho avuto molte possibilità, e così tante volte le cose sono tornate a mio favore, ma ora non è rimasto più niente . “ Tu esageri”, disse Stoupitsyn . “ Che differenza c’è fra te e la maggior parte di noi? La vita non è particolarmente piacevole per nessuno. Ma perché, tutte le cose particolarmente sgradevoli dovrebbero essere accadute a te?” “ Non mi è accaduto nulla , solo mi sento fuori dalla vita”. Qualcun altro bussa alla porta. Il padrone di casa di Osokin , un impiegato statale in pensione entrò in casa. Era leggermente alticcio ed estremamente affabile e chiacchierone, ma Osokin ebbe paura che gli avrebbe chiesto i soldi dell’affitto e cercò subito di liberarsene. Quando il padrone di casa se ne fu andato, Osokin con un espressione di disgusto sulla faccia agitò le mani verso la porta. “ Vedi, tutta la vita è una piccola lotta con piccole difficoltà come questa, “ disse. “ Cosa fai questa sera?” “ Parlarono per un po’. Osokin aveva sempre sentito che Stoupitsyn lo capiva meglio di molti altri suoi amici, e gli piaceva parlare con lui. Egli provò a spiegargli il suo stato mentale e i suoi pensieri senza menzionargli Zinaida. Ma sentiva che questa volta Stoupitsyn non riusciva a capirlo e argomentava solo contro le sue parole. Dopo qualche tempo stoupitsyn si alzò,diede un colpetto sulle spalle ad Osokin, prese il libro con il quale era venuto e se ne andò. Anche Osokin si preparò ad uscire. Poi camminò su per il tavolo e rimase li in piedi nel suo cappello e nel suo cappotto., perso in un pensiero. “ Tutto avrebbe potuto essere diverso” , disse “ se fossi andato in Crimea. E dopo tutto perché non ci andai? Avrei potuto almeno essere lì , e una volta là che cosa mi sarebbe importato di qualunque cosa? Forse avrei potuto trovare un lavoro. Ma come può chiunque sulla terra vivere a Yalta senza
soldi? Cavalli, Navi, Cafè, tutte cose che significavano soldi. Uno si deve vestire decentemente. Non sarei potuto andare lì con gli stessi vestiti che uso qui. Tutte queste cose sono solo bazzecole, ma quando tutte queste simili bazzecole si mettono insieme… E lei non capisce che io non posso vivere là. Pensa che io non voglio andare, o che qualche cosa mi tiene qui… Non ci sarà davvero un'altra lettera oggi?” Osokin andò a chiedere se c’era qualche lettera per lui alla posta centrale dove aveva chiesto a Zinaida di scrivergli . Non c’erano lettere. Appena uscì fuori, si imbattè in un uomo dal soprabito blu. Osokin si fermò e lo seguì con lo sguardo. “ Chi è quell’uomo? Dove l’ho visto? La faccia mi è familiare. Conosco quel soprabito.” Perso in questo pensiero, continuava a camminare. All’angolo della strada si fermò per lasciar passare una carrozza aperta con due cavalli. Nella carrozza c’era un uomo e due donne che aveva incontrato in casa Krutitsky. Osokin fece per alzare la mano per togliersi il cappello, ma loro non lo videro. Sorrise e continuò a camminare. Al successivo angolo incontrò il fratello di Zinaida. Egli si fermò attratto dal braccio di Osokin, andò verso di lui dicendo : “ Hai sentito la novità? Mia sorella sta per sposarsi col colonnello Minsky. Il matrimonio sarà a Yalta , e dopodichè intendono andare a Costantinopoli e poi in Grecia. Sto andando in Crimea tra pochi giorni. Hai qualche messaggio?” Osokin sorrise gli strinse la mano e rispose con voce allegra: Si, porta i miei auguri e le mie congratulazioni.” Krutitsky disse qualcos’altro, sorrise e andò via. Osokin lo salutò con una faccia sorridente. Ma dopo che furono partiti, il suo volto cambiò espressione. Continuò a camminare ancora un po’, poi si fermò e rimase a guardare sotto la via non notando nessun passante lì vicino. “ Bene , così è questo che significa” disse a se stesso. “ Ora ogni cosa mi è chiara. Cosa dovrei fare? Andare lì e sfidare Minsky a duello? Ma perché? Evidentemente era già tutto deciso in anticipo e io ero voluto solo per divertimento. È una buona cosa che io non sia andato lì. No, questo è vigliacco da parte mia! Non ho ragione di pensare questo e non è giusto. Tutto questo è successo perché non sono andato. Ma certamente non andrò adesso, e non voglio fare nulla. Lei ha scelto. Che ragione ho di essere insoddisfatto ? Dopo tutto, cosa le potevo offrire? Avrei potuto portarla in Grecia? “ Continuò a camminare, poi si fermò ancora e continuò a parlare a se stesso. “ Ma mi è sembrato che lei realmente provava qualcosa per me. E il modo in cui parlavamo insieme, non c’era nessun’altro al mondo con cui avrei parlato in quel modo… Lei è così straordinaria e Minsky è ordinario tra l’ordinario; un tipo di colonnello e legge la “ Novoe Vremya”. Ma molto presto sarà un uomo stimato - ed io non sono neanche stato riconosciuto dagli amici di lei in strada. “ No, non posso, io devo, o andare da qualche parte o… non posso stare qui.!” SERA. Osokin nella sua casa. Stava scrivendo una lettera a Zinaida Krutitsky , ma strappava continuamente foglio dopo foglio e cominciava da capo. Di tanto in tanto si alzava e cominciava a camminare per la stanza. Poi cominciava a scrivere di nuovo. Alla fine gettò a terra la penna e cadde esausto sulla sua sedia. “ non posso più scrivere” disse a se stesso. “Le ho scritto per giorni interi ed intere notti. Ora sento come se qualcosa si sia rotto in me. Se nessuna delle mie lettere le ha detto qualcosa, neanche questa le dirà nulla. Non posso…” si alzò in piedi lentamente e, muovendosi come un cieco, prese il revolver e le cartucce dal cassetto del tavolo, caricò la rivoltella e la mise in tasca. Poi prese il suo cappello ed il cappotto, spense la lampada e uscì fuori.
CAPITOLO XXVII SULLA SOGLIA OSOKIN ERA NELLA CASA DEL MAGO. Il mago , lo stesso curvo uomo anziano con uno sguardo penetrante, vestito tutto di nero, con un sottile bastone Siberiano intarsiato di Turchesi nella mano,sedeva con Osokin vicino al fuoco. La stessa ampia stanza, stranamente arredata, con i suoi tappeti,i broccati,le librerie e le figure di divinità Indiane in bronzo. La statua di Kwan-Yin in una nicchia, il grande globo celestiale su di un trespolo laccati rosso, la clessidra su un piccolo tavolo d’avorio vicino alla sedia del mago, e il grande gatto Siberiano che dormiva sullo schienale della sedia. Osokin era oscuro. Fumava un sigaro e non diceva niente. Ad un tratto poi si era immerso profondamente nei suoi pensieri , il mago parlò. “ Mio caro amico, tu lo sapevi da prima.” Osokin cominciò a guardarlo: “ come fai a sapere quello che sto pensando? “ Io so sempre cosa stai pensando” Osokin chinò il capo e fissò il tappeto. “ Si lo so che non posso essere aiutato ora , “ disse., “ Ma se solo potessi riportare indietro di pochi anni questo miserabile tempo che non è mai esistito, come tu stesso dici sempre. Se solo potessi riprendere indietro tutte le occasioni che la vita mi ha offerto e che io ho gettato via. Se solo potessi fare le cose in modo differente…” Ma mentre diceva le parole improvvisamente si sentì spaventato, non sapeva perché. Si fermò e guardò il mago con perplessità. Poi si guardò intorno. “Che strana sensazione,” disse a se stesso. “è tutto già successo prima? Mi sembra proprio adesso che in qualche altro tempo sono stato seduto qui. Ogni cosa era esattamente la stessa, e stavo dicendo le stesse parole.” Guardò il mago con sguardo indagatore. Il mago girò lo sguardo, sorrise piano ed annuì con il capo. “Ogni cosa è stata prima,” disse, “e ogni cosa può essere portata indietro,ogni cosa. Ma neanche questo aiuterà.” Osokin si sentì tremare. Cosa significava? Era andato dal mago con una precisa idea nella sua mente ma ora lo eludeva, e non riusciva a parlare. Egli Doveva ricordarsi cosa era , doveva spiegarlo al mago. Perché questa stupida paura lo paralizzava?Gettò il suo sigaro nel fuoco, si alzò dalla sua sedia e camminò su e giù per la stanza. Il vecchio si sedette guardandolo, annuendo con la testa e sorridendo. C’era divertimento ed ironia nel suo sguardo. – non una non un ironia non comprensiva, ma piena di comprensione, di compassione e pietà, come se avesse voluto aiutarlo ma non poteva. Osokin si fermò Davanti a lui e disse come un uomo in trance: “ Devo tornare indietro. Allora cambierò ogni cosa. Non posso continuare a vivere così. Noi facciamo cose assurde perché non sappiamo quello che abbiamo davanti. Se solo potessimo sapere! Se solo potessimo vedere un po’ di strada avanti. Camminò su e giù per la stanza , poi si fermò di fronte al mago. “Ascolta ,” disse , “Può la tua magia fare questo per me? Puoi spedirmi indietro? Sto pensando a questo da molto tempo, e oggi, quando ho saputo di Zinaida, ho sentito che questa era l’unica cosa rimasta per me. Mandami indietro, farò ogni cosa in modo diverso. Vivrò in modo diverso e mi preparerò ad incontrare Zinaida quando verrà il tempo. Ma devo ricordare ogni cosa, capisci, devo preservare tutte le mie esperienze e la conoscenza della vita. Devo ricordare che sono tornato indietro e non dimenticare che sono tornato indietro per…” Si fermò. “Dio , cosa sto dicendo? Io dissi le stesse identiche parole allora.” Egli guardò il mago. Il vecchio rise ed annuì. “Posso adempiere il tuo desiderio,” disse, “ma non ti sarà di nessuna utilità; non cambierà in meglio le cose per te.” Osokin si gettò su di una poltrona e prese testa tra le mani. “Dimmi,” disse, “ è vero che io sono già stato qui con te prima?” “Si è vero,” disse il mago. “E ti ho chiesto le stesse cose?” “Si lo hai fatto.” “E verrò di nuovo?” “Questo non è così sicuro. Tu puoi voler venire, ma potresti non essere capace di farlo. Ci sono molti lati di questi problemi che tu ancora non conosci. Potresti incontrare delle difficoltà completamente inaspettate. Una cosa solo posso dire per certo. Le circostanze possono cambiare, ma non c’è la più piccola possibilità di dubbio che tu arriverai alle stesse decisioni. In questo non ci potrebbe essere nessuna differenza e nessun cambiamento.” “Ma questo è semplicemente girare intorno su una ruota,”
disse Osokin. “è una trappola.” Il vecchio sorrise. “Mio caro amico,” disse, “questa trappola è chiamata vita. Se vuoi ripetere l’esperimento ancora una volta, io sono al tuo servizio. Ma ti avverto, non cambierai niente; potrai solo peggiorare le cose.” “Ma è orribile,” disse Osokin. “Non c’è una via d’uscita?” Un nervoso tremito si impadronì di lui così che ancora una volta non riusciva a parlare. C’era un freddo di tomba nei suoi pensieri. Egli sentiva che questa era la paura dell’inevitabile, paura di se stesso, quel se dal quale non si può scappare… Sarebbe lo stesso e ogni cosa sarebbe uguale. In quel momento , Osokin capì che se ritornasse indietro senza cambiare niente di se , tutto si sarebbe ancora ripetuto nello stesso modo di prima. Si ricordava perfettamente tutto il susseguirsi di eventi a scuola e dopo, quando tutto era successo come se fosse stato un meccanismo, come in una macchina il movimento di una ruota ne fa girare un’altra. Ma allo stesso tempo egli sentiva che non poteva accettare le cose come erano al momento, non poteva rassegnarsi a perdere Zinaida e al pensiero che ogni cosa fosse successa per colpa sua. Osokin ed il mago erano entrambi in silenzio. “ Cosa devo fare allora?” disse Osokin alla fine quasi bisbigliando. Ci fu una lunga pausa. “Mio caro amico,” disse il mago, rompendo il silenzilo, “Queste sono le prime sensibili parole che ho sentito da te fin dall’inizio della nostra conoscenza. “Tu chiedi cosa devi fare. Ascoltami attentamente. Quello che sto per dire viene detto ad un uomo solo una volta nella sua vita, ed anche così solo a pochissimi uomini. Se un uomo comprende in modo errato, è solo per colpa sua; non sarà ripetuto. Tu sei venuto qui, a lamentarti, e implorare per un miracolo. E, quando posso, faccio quello che mi chiedi. Perché ho veramente intenzione di aiutarti, ma non si ricava niente da questo. Prova adesso a capire perché non se ne ricava niente perché sono impossibilitato ad aiutarti. Comprendi che io posso eseguire solo i tuoi desideri solo quello che tu mi chiedi. Non posso darti niente di mia propria iniziativa. Questa è la legge. Anche quello che ho detto ora posso dirlo solo perché tu mi hai chiesto cosa devi fare. se tu non lo avessi chiesto, non avrei potuto parlare. “Posso aggiungere qualcosa in più a questo. se tu vai indietro ora, ogni cosa si ripeterà come prima o peggio. Per esempio, potresti non incontrarmi. Devi capire che le possibilità sono limitate; nessuno ha possibilità illimitate. E tu non saprai mai di aver usato l’ultima chance. D’altro canto, se tu continui a vivere forse qualcosa può cambiare sufficientemente da renderti in grado di iniziare in modo diverso la prossima volta.” “Ne vale la pena vivere per questo?” “Questo è un tuo affare. Devi decidere da solo. Ma ricorda una cosa, se tu torni indietro cieco come sei ora, tu farai ancora le stesse cose e una ripetizione di tutto quello che è già stato è inevitabile. Non potrai sfuggire dalla ruota; ogni cosa andrà come prima. Tu mi hai chiesto cosa fare. Io rispondo: la vita è la tua sola possibilità. “Se tu pensi con attenzione, potrai trovare nelle mie parole tutto quello di cui hai bisogno. Ma se ancora vuoi andare indietro e ricominciare ancora, ti manderò indietro anche al giorno della tua nascita, se lo vuoi. Ma ti avverto che ritornerai qui un’altra volta – se potrai. Ora decidi.” Osokin sedeva immobile sulla poltrona. Ci fu un altro lungo silenzio. Scene e immagini della sua vita passavano ancora davanti a lui: la scuola- la madre- Parigi – Zinaida. Dio, quante possibilità aveva avuto e le aveva perdute una dopo l’altra! Così la vita cominciò a chiudersi per lui finchè non si era ritrovato in uno stretto tunnel senza via d’uscita. Ma e se esiste veramente una via d’uscita? Perché il mago insisteva che lui dovrebbe vivere.? E qual è il senso nel tornare indietro se si è destinati a ritornare ancora allo stesso punto, o forse qualcosa di peggio? “Quando all’inizio ho cominciato a capire che ogni cosa si ripeteva e ritornava,” disse Osokin a se stesso mi sembrava un interessante avventura. Ma adesso mi spaventa, e sento che devo fare qualunque cosa è possibile per rinviare questa esperienza. L’avventura che mi attrae giace in una direzione completamente diversa. Che direzione non so ancora. Ma devo trovarla , prima di poter rischiare di ritornare.” Alla fine Osokin alzò lo sguardo. “Voglio vivere,” disse. “Hai ragione. Non posso ancora comprendere ogni cosa, ma comprendo che iniziare tutto questo nuovamente non è una via d’uscita.” Il mago guardò Osokin per lungo tempo come se stesse provando a penetrare nella sua mente. “Ora che hai detto che stai andando a vivere la tua vita,” disse alla fine, “posso dirti di più. Ma prima voglio chiederti, pensi di conoscere bene la tua Zinaida?” Osokin alzò lo sguardo stupito. “Penso di si,” disse lui, “ma cosa intendi dire?” Il vecchio rise ancora. “Se la conosci così bene, perché dovresti credere che sposerebbe Minsky?” “Cosa dovrei credere…? Lei mi disse che non avrebbe aspettato tanto a lungo per me. E io non riuscivo ad andare. Poi ho incontrato Krutitsky che mi ha detto…” Osokin si fermò e improvvisamente fu preso da un strano e meraviglioso senso di speranza, di più una speranza- l’aspettativa di un miracolo. Perché il mago parlava a questo proposito? “Non potevo dirti questo prima,” continuò il mago, “ Perché non potevo dire nessuna cosa che poteva influenzare le tue decisioni. Ma adesso posso dirti che il colonnello Minsky
è passato oggi da Mosca nella sua solita maniera per Pietroburgo. Zinaida ha rotto l’impegno tre giorni prima del matrimonio. Inoltre lei non ha mai avuto intenzione di sposarlo. Solo tu potevi non capirlo.” Osokin sedeva con un’espressione sconcertata sulla faccia. “Allora lei non sta per sposarsi,” disse come se non capisse cosa stava dicendo. “Ma allora perché…?” Guardò al mago come se lo stesse vedendo per la prima volta. “Ma perché non me lo hai detto prima?” “Perché tu non mi hai mai ascoltato. Tu avevi accettato questo come un fatto e sei venuto da me con una decisione già pronta.” Osokin a stento sentiva cosa il mago stesse dicendo. “Dio che idiota sono stato, “ disse a se stesso. “Come ho potuto credere questo? Certamente, tutto questo è niente solo la sua solita recita. Lei aveva bisogno di Minsky solo per divertimento, ma non oltre un certo punto. Certo mi è chiaro che non lo avrebbe mai sposato. Come ho fatto a fraintenderla così? Immagini degli ultimi mesi passavano davanti a lui. Vedeva chiaramente come si era chiuso nel suo orgoglio e ostinazione. Certo sarebbe dovuto andare da Zinaiada ad ogni costo. Adesso, naturalmente, ogni cosa sarà diversa. Dozzine di piani cominciarono a formarsi nella sua testa. Si vedeva nel treno. Sentiva il frastuono delle ruote. Egli era sulla via della Crimea. Avrebbe visto Zinaida. Dopo tutto le cose potevano essere sistemate in qualche modo. Il mago stava parlando. All’inizio Osokin non sentiva. “Niente cambierà,” disse il mago. “Cosa intendi dicendo che non cambierà nulla?” disse Osokin. “ Ogni cosa è già cambiata.” Il mago scosse la testa e sorrise. “ Mio caro amico. Una volta di più tu hai deciso da solo. Niente è cambiato. Ogni cosa è esattamente la stessa come è stata fino ad ora, e ogni cosa rimarrà uguale. Niente può cambiare e niente cambierà. “Il vento ritornava ancora in accordo con i suoi ritmi….le cose che sono state, e che saranno; quelle che sono fatte e quelle che saranno fatte.” “E niente può venire cambiato?” disse Osokin. “Non ho mai detto che niente può essere cambiato. Ho detto che tu non puoi cambiare niente, e che niente può mai cambiare da se stesso. Ti ho già detto che per poter cambiare qualunque cosa tu devi prima cambiare te stesso. E questo è molto più difficile di quanto tu possa pensare. Questo richiede un costante sforzo per un lungo periodo e maggiore conoscenza. Tu sei incapace di tali sforzi e non sai neanche come cominciare. Nessuno può fare questo da solo. La gente ripete sempre gli stessi errori. All’inizio loro semplicemente non sanno che si stanno muovendo in un circolo; e se sentono qualcosa riguardo a questa idea, si rifiutano di crederci. Dopo, se cominciano a vedere la verità di questo e la accettano, pensano che questo sia tutto quello che è necessario; diventano completamente convinti che ora sanno tutto quello che c’è da sapere e che possono cambiare ogni cosa. E immediatamente trovano ciarlatani che li assicurano che ogni cosa è molto facile e semplice. Questa è la più grande illusione di tutte. In questo modo gli uomini perdono le possibilità che avevano acquisito attraverso molta sofferenza e qualche volta anche attraverso grandi sforzi. “Tu devi ricordare che uno può sapere molte cose e non essere capace di cambiare niente, perché cambiare richiede differenti conoscenze ed anche qualcosa che tu non possiedi.” “Che cosa è che non possediamo?” “La tua domanda è molto tipica . Come ogni altro, pensi che puoi conoscere tutto, quando in effetti non puoi conoscere niente e non puoi capire niente. Come posso dirti cos’è se questo non esiste per te?” Osokin stava in silenzio. Si, sentiva che il mago aveva ragione. Egli non poteva cambiare niente. Dopo il suo momento di euforia fu preso dalla paura e dall’angoscia. Zinaida. “Allora, cosa è richiesto perché le cose comincino a cambiare?” egli chiese. Ed egli attendeva che il mago rispondesse con una di quelle frasi probabilmente intelligenti ma per lui quasi senza senso, come: Quando tu sarai diverso, ogni altra cosa sarà diversa. Ma il mago disse qualcosa che Osokin non aveva anticipato. “Tu devi capire,” disse il mago, “che da te stesso non puoi cambiare niente e che devi chiedere aiuto. E deve essere una comprensione molto profonda, perché comprendere oggi e dimenticare domani non è sufficiente. Uno deve vivere con questa comprensione.” “Ma cosa significa ‘vivere con questa comprensione ’?” chiese Osokin. “E chi può aiutarmi?” “Io posso aiutarti,” disse il mago, “e vivere con questa comprensione significa sacrificare qualcosa di grande per essa, non solo una volta, ma facendo sacrifici fino a che non ottieni ciò che vuoi.” “tu parli per enigmi,” disse Osokin. “Cosa devo sacrificare? Io non ho niente.” “Ognuno ha qualcosa da sacrificare,” disse il mago, “eccetto quelli che non possono essere aiutati. Ma di certo è impossibile dire in anticipo cosa uno può ottenere per il suo sacrificio. Ti ricordi l’uomo che aveva lavorato
sette anni per guadagnarsi una moglie, e alla fine loro gli diedero la sorella sbagliata? Egli lavorò per altri sette anni . questo accade spesso.” Osokin stava in silenzio. Qualche volta qualcosa di spiacevole si agitava in lui . Cosa voleva il vecchio da lui.? “Quello che sto dicendo ti sembra strano,” disse il mago, perchè tu non hai mai pensato riguardo a queste cose nel modo giusto. Inoltre, pensando da se stessi non può essere d’aiuto. Qui ancora, uno deve conoscere. E per conoscere, deve imparare; e per imparare, deve sacrificare. Niente può essere acquisito senza sacrificio. Questa è la cosa che tu non capisci, e finchè non la capirai niente può essere fatto. Se io avessi voluto darti ogni cosa che tu desideri senza sacrificio da parte tua, non avrei potuto farlo. “Ad un uomo può essere dato solo quello che egli può usare.; ed egli può usare solo quello per cui ha sacrificato qualcosa. Questa è la legge della natura umana. Così se un uomo vuole ottenere aiuto per acquisire un importante conoscenza o nuovo potere, deve sacrificare altre cose importanti per lui al momento. Per di più, lui può solo prendere tanto quanto quello che è stato capace di dare. Questa è la difficoltà ulteriore dovuta al suo stato. Egli non può esattamente sapere quanto potrà prendere, ma se comprende la sua posizione senza speranza , sarà d’accordo a fare sacrifici, anche senza sapere. E sarà lieto di farlo, perché solo in questo modo può acquisire la possibilità di guadagnare qualcosa di nuovo o cambiare se stesso; se non sacrifica nulla, allora ogni cosa rimane la stessa per lui o anche peggiore.” “Non ci sono altri modi?” chiese Osokin. “Tu intendi modi in cui non sia necessario sacrificare qualcosa? No, non c’è nessun simile modo, e tu non capisci cosa stai chiedendo. Non puoi avere risultati senza cause. Con il tuo sacrificio crei delle cause. Ci sono differenti vie, ma differiscono solo nella forma, grandezza e finalità dei sacrifici. Nella maggior parte dei casi, uno deve dare tutto in una sola volta e non aspettarsi niente. “C’è una canzone Dervisha che fa così: Attraverso la rinuncia ascendo alla perfezione. Vivere la vita senza pentimento. Non aspettarmi nessuna ricompensa in Paradiso. “ Capisci cosa significa? La maggior parte della gente può andare solo da questa via o da una via simile. Ma qui, ora, tu sei in una posizione diversa. Tu puoi parlare con me. Tu puoi sapere cosa devi dare e cosa puoi ottenere per questo.” “Come puoi conoscere quello che posso ottenere? E come saprò quello che devo dare?” “Puoi conoscere quello che puoi ottenere attraverso la realizzazione di cos’è che tu vuoi. Per qualche ragione molto complicata che hai tutta in te stesso, ti è accaduto di avere ipotizzato un segreto molto grande che la gente generalmente non sa. Di per se il tuo ipotizzare è inutile perché non puoi applicarlo in nessuna cosa. Ma il fatto che tu sappia il segreto apre certe porte per te. Tu sai che ogni cosa si ripete ancora ed ancora. Ci sono state altre persone che hanno fatto la stessa scoperta ma non hanno potuto fare niente di più di questo. Se tu potessi cambiare qualcosa in te stesso, saresti capace di usare questa conoscenza per il tuo proprio vantaggio. Così, vedi, conosci cosa vuoi e conosci quello che puoi ottenere. Ora la domanda di cosa sacrificare e come sacrificare. Tu dici di non avere niente. Non completamente. Tu hai la tua vita, così tu puoi sacrificare la tua vita. Questo è un prezzo molto piccolo da pagare siccome tu la getterai via in ogni caso. Invece di questo, dai a me la tua vita e vedremo cosa posso fare di te. Lo renderò anche facile per te. Non ti chiederò tutta la tua vita. Venti forse quindici anni saranno sufficienti ma durante questi anni tu devi appartenere a me. – Intendo che dovrai fare ogni cosa ti dirò senza evasioni o scuse. Se tieni il tuo lato del contratto,io potrò tenere il mio. Quando questo tempo sarà giunto per te sarai capace di usare la tua conoscenza per te stesso. E’ la tua buona fortuna che tu possa essere usato da me proprio ora- non subito, certamente, ma posso aspettare se c’è qualcosa da aspettare. Così adesso tu sai che ti devi sacrificare. “C’è qualcos’altro che potrebbe essere detto. La gente che fa la stessa ipotesi che tu hai fatto ha certi vantaggi e certi svantaggi in rispetto alle altre persone che non la fanno. Il loro vantaggio è che loro possono essere istruiti, e il loro svantaggio è che , per loro, il tempo diventa molto limitato. Un uomo ordinario può girare intorno, intorno alla ruota e non gli succede niente finchè alla fine scompare. “Ancora, ci sono molte cose che tu non sai riguardo a ciò; ma devi capire che nel corso del tempo anche la posizione delle stelle in relazione una all’altra cambia – e gli uomini dipendono dalle stelle molto più di quanto essi comprendano , anche se non nello stesso modo come loro pensano, se riescono a pensarlo. Niente rimane lo stesso nel tempo. ma un uomo che ha cominciato ad ipotizzare il grande segreto deve fare uso di questo, altrimenti si ritorce contro di lui. Esso non è un segreto innocuo. Quando uno è diventato consapevole di
questo, deve andare su o altrimenti andrà giù Quando uno trova il segreto o sente parlare di esso, una o due, o tre o in alcuni casi poche vite gli rimangono ancora. “ Tu devi capire questo, per mie proprie ragioni, io sono interessato in tali persone nello stesso modo che sono interessato a te. Ma posso offrire il mio aiuto solo in un particolare momento e una volta sola. Se il mio aiuto non è accettato, un’ uomo potrebbe non trovarmi la prossima volta. Può suonarti strano, ma il fatto è che qualche volta vedo persone che vorrebbero venire da me, camminare lungo la strada, ma non riescono a trovare la mia casa. Per questo prima ti ho detto che potresti voler venire ancora da me ma anche non esserne più capace.” “ Cosa accade a quelle persone che non riescono a trovare la tua casa?” “ Oh, loro hanno altre possibilità, ma tu devi capire che ogni difficoltà è sempre più difficile della precedente; c’è sempre meno tempo. Se quelle persone non trovano una nuova guida e un nuovo aiuto molto presto, la loro vita comincia ad andare giù, e dopo qualche tempo loro cessano di nascere e sono rimpiazzati da altre persone. Devi capire che diventano inutili, qualche volta pericolosi, perché conoscono il grande segreto e ricordano molte cose.; ma tutto quello che conoscono, lo capiscono in modo sbagliato. E in ogni caso, se no hanno usato prima le loro possibilità, allora ogni volta le loro possibilità diventano meno. “Ora devi pensare riguardo te stesso. Quindici anni ti sembrano un lungo tempo perché tu sei ancora molto giovane. Dopo vedrai che è veramente un tempo cortissimo, specialmente quando comprendi cosa puoi ottenere da esso. Così vai a casa e pensa. Quando avrai capito e messo nel giusto ordine ogni cosa come ho detto, potrai venire qui e dirmi cosa hai deciso. “Posso solo aggiungere un cosa ancora. Come chiunque altro, tu pensi che ci sono diverse modi di fare la stessa cosa. Devi imparare a comprendere che c’è sempre solo un modo per fare una cosa; non ci possono mai essere due modi. Ma non arriverai a questo facilmente . per molto tempo avrai una gran quantità di argomentazioni interne. Tutte queste devono essere distrutte. Solo allora sarai pronto per il reale lavoro. E capisci un’altra cosa: solo quando tu sarai utile per me sarai utile per te stesso. Devo anche avvisarti che ci sono molti pericoli sulla via, pericoli di cui non hai mai sentito parlare- o hai sentito in modo del tutto sbagliato. Molto tempo fa incontrai un gentiluomo veramente sgradevole che era a volte raffigurato con corna e zoccoli. Non era così alto come la gente fa sembrare che sia, ma la sua principale occupazione nella vita è impedire lo sviluppo delle persone che hanno ipotizzato il grande segreto. E la mia occupazione è ostacolare lui. Così devi capire che molte potenti forze si opporranno a te e tu sarai solo, sempre solo, ricordalo. Adesso vai, e ritorna indietro quando avrai deciso. Prendi il tempo che vuoi, ma ti avviso non aspettare troppo a lungo.”
CAPITOLO XXVIII CONCLUSIONE FUORI NELLA STRADA Osokin camminò per un lungo tempo senza guardare dove stesse andando, e provando a non pensare. Poi si sedette su di una panchina su di un vecchio viale e rimase immobile, senza pensieri… Ma gradualmente tutto quello che era successo tornò indietro da lui. “Devo giungere ad una decisione, “disse a se stesso. “Se do me stesso al mago per quindici anni perderò Zinaida. Se non do me stesso, la perderò ugualmente. È stato il mago che l’ha trovata per me. Se solo potressi parlare una volta con lei! Ma no, sarebbe inutile. Sarebbe impossibile spiegare il mago a Zinaida. Tutto questo potrebbe spaventarla. Nonostante la sua complessità lei è molto elementare. Lei direbbe che dovrei fare quello che mi ha consigliato; che è vivere come gli altri, trovare un lavoro da qualche parte, o qualcosa del genere. Questo non posso farlo; è inutile per me provarci. Ma forse sto sbagliando ancora riguardo a Zinaida; forse lei può comprendere ogni cosa, anche il mago. È vero che lei disse tutto quello circa la vita in circostanze ordinarie, ma era da un diverso punto di vista e io non ho mai provato a spiegargli le cose completamente, anche se lei ha sempre voluto che gli dicessi tutto. Ma com’è strano tutto questo! L’altra notte tutto era finito. Credevo che ZInaida fosse andata a sposarsi; e andai dal mago a chiedergli di spedirmi indietro così che avessi potuto cambiare la mia vita e mettere tutto a posto. Poi , mentre stavo parlando con lui ascoltando le stesse cose di prima e ricordando che mi aveva già spedito indietro e che mi ero ritrovato a scuola e ogni cosa era andata nello stesso modo di prima. Di nuovo avevo fatto le stesse cose assurde fino nei più piccoli dettagli, anche se sapevo sempre in anticipo cosa doveva succedere. E di nuovo sono tornato dal mago. “ Può tutto questo essere realmente vero? Forse niente è successo davvero. Forse il mago mi ha fatto dormire ed io ho sognato che stavo vivendo di nuovo la mia vita. Cosa è davvero accaduto? È impossibile verificare. Non lo so ne mai lo saprò. Forse la verità giace in molti fatti che non possono essere ne provati ne negati. Dopo tutto c’è una differenza. Ieri pensavo che Zinaida si stesse per sposarsi con Minsky. Ed ora devo decidere che risposta dare al mago. Questa è la novità. Questo non è accaduto prima. E poi, riguardo al diavolo, cosa ha detto circa questo sgradevole gentiluomo con corna e zoccoli? C’era qualcosa di molto interessante al riguardo, ma devo confessare che non ho ascoltato molto attentamente mentre lui stava parlando. Devo chiederglielo la prossima volta. Ora l’idea è che devo fare qualcosa per prevenire le cose dal succedermi ancora nello stesso modo. Il mago ha detto che in qualche modo il diavolo è mischiato in questo. com’è divertente! Ho sempre pensato che potessimo fare del nostro peggio senza nessun aiuto da parte del diavolo… così l’unica cosa da fare è dare me stesso al mago. Strano! Ho sentito di tali cose prima, ma mi sono sempre sembrate inventate e non vedevo nessun significato o scopo in esse. Ora sembra che succedano davvero e che ci sia molto significato in loro e uno scopo ben definito. Lo so che è sciocco, ma c’è qualcosa in me che è un po’ spaventata del mago anche se allo stesso tempo so di essere in una posizione privilegiata. Non ho niente da temere perché non ho niente da perdere e le cose non possono andare peggio di come vanno ora.” Osokin infilò le sue mani nelle tasche e toccò qualcosa di freddo e pesante. La pistola egli l’aveva completamente dimenticata. Sorrise ironicamente. “Si, le tre strade della delicata storia Russa,” disse a se stesso. “Se tu prendi la prima strada perderai la tua casa; se prendi la seconda strada, morirai; e se prendi la terza, perderai la casa e morirai. Cosa scegli?” Si alzò e camminò piano lungo il viale. L’alba stava sorgendo. “Domani devo dare la mia risposta. Non posso aspettare a lungo.- anche se ancora non so che risposta darò. È difficile credere che veramente io non possa fare assolutamente niente. Ma, allo stesso tempo, cosa ho fatto finora? Ho solo distrutto ogni cosa. Darmi al mago? Questo sembra ancora strano, anche codardo. Probabilmente è qui che giace la grande illusione, perché convincersi e ammettere a se stessi che davvero uno non può fare niente non è codardo affatto. Al contrario, se è vero, questa è la cosa più coraggiosa che uno possa fare- ma è così difficile crederci. Se solo potessi vedere Zinaida giusto una volta prima di dare la mia risposta. Egli mi ha detto di prendermi il mio tempo. forse posso andare in Crimea. Le cose si possono sempre mettere a posto…Bene , domani!” Osokin continuò a camminare. Le campane della chiesa suonavano per la massa. Le carrozze procedevano rumorosamente. Dvorniks scopava la strada pavimentata di ciottoli , alzando nuvole di polvere. Due gatti, uno grigio e bianco e l’altro giallo, sedevano uno di fronte all’altro sul pavimento, molto intensamente e
sembravano conversare. Osokin si guardò intorno, e una improvvisa e straordinariamente vivida sensazione si diffondeva su di lui, che se lui non era presente, ogni cosa sarebbe stata esattamente la stessa!
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