Orange Cream Flavoured 6
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«D
omattina le accompagni tu a scuola?», chiedo fermandomi all’ingresso del cancello di casa. Miyuki e Rei mi guardano preoccupate. «D’accordo», risponde Eriko. «Ci vediamo domani?» «No, domani sono fuori per lavoro», sfuggo il suo sguardo. «La prossima settimana sarà molto impegnativa» «Capisco», abbassa gli occhi. «Rei, comportati bene. Ci siamo capite?», mi rivolgo a mia figlia in modo severo. Lei mi fa un cenno con la testa mentre Miyuki, al suo fianco, mi guarda ancora con la stessa espressione di poco prima. È vero... non possiamo continuare così. Eppure le ragazze hanno passato una bella serata, lo so. Ho visto i loro sorrisi, i loro sguardi rapiti, la loro complicità... Hai ragione Eriko: Miyuki e Rei ci stanno dando una bella lezione. Quando le osservo non posso che provare una stretta al cuore. Mi ricordano noi all’inizio della nostra storia. Quei momenti felici e spensierati, come quella sera in cui siamo scappate dal dormitorio e siamo andate a guardare le stelle sulla spiaggia. Senza l’ansia del domani, senza costrizioni... E adesso? Il mondo intorno a noi è in festa. Stanno nascendo nuovi amori, nuove amicizie, nuove emozioni. Le famiglie trovano un attimo di spensieratezza. I bambini si divertono. Sembra una dimensione parallela, piena di luce, di colori e noi... che cosa stiamo facendo? Mentre beviamo sakè e la musica ci avvolge, i fuochi d’artificio rischiarano il cielo sopra le nostre teste, i nostri occhi si rincorrono... Stiamo ancora vivendo un dramma. Nei tuoi occhi vedo la disperazione, il desiderio di starmi vicina, l’impossibilità di poterlo fare: «Non voglio infangare quello che provo per te. Non voglio odiarti nel saperti al fianco di Asakawa e non voglio neppure immaginare le persone con le quale andrai a divertirti dopo essere uscita dal mio letto» 114
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Il passato che non ho vissuto con te, il presente che non vivo con te... «Preferisco poterti rimanere accanto da amica, se puoi darmene la possibilità, ancora una volta» Le scuse che ci imponiamo per continuare a vederci. Per non disprezzarci davanti allo specchio della nostra coscienza. Per sfuggire al giudizio delle nostre figlie... «Provo la stessa cosa anch’io Ritsuko» Che ipocrite... Non appena arrivo a casa mi libero dallo yukata e m’infilo nella doccia: vorrei lavare via dalla mia pelle tutta la sofferenza del passato... l’odore degli amanti che ho avuto... l’odio per me stessa. *** La fragranza del tè aromatizzato alle spezie aveva avvolto l’ambiente che ci circondava col suo intenso profumo. «È stato uno sbaglio», esordì Eriko passandomi la tazza fumante. «Può darsi...», la poggiai sul tavolo avvicinandomi. «O forse no...», mi chinai su di lei per baciarla. Lei cercò di opporre resistenza ma non appena le mie braccia scivolarono dietro la sua schiena si lasciò andare: era così calda, così piena di passione e soprattutto... era ancora innamorata di me. Non avevo più dubbi ormai. «Ti prego Ritsuko, questo deve finire. Siamo due donne adulte ormai... siamo madri...», ripeté mentre scivolavamo sul pavimento del salotto. «Questo ci vieta di amarci?», le chiesi continuando a fissarla con insistenza. «Non essere ingiusta», la baciai di nuovo mentre il suo corpo si accendeva contro il mio. «Sono tornata!», sentimmo la porta d’ingresso sbattere rumorosamente. 116
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Mi ricomposi e attesi che Miyuki venisse da noi a salutarci. Eriko, ancora turbata, cercava di ritornare al suo ruolo di madre. Non volevo creare problemi, ma allo stesso tempo non volevo lasciare di nuovo le cose in sospeso con lei. Da dopo la gita alle terme le cose erano innegabilmente cambiate, non soltanto per noi ma anche per ciò che era sbocciato tra le nostre figlie. “Che sia davvero il karma?”, mi chiesi mentre tornavo a casa. “E se fosse così, come devo comportarmi? Non voglio che Rei provi il mio stesso tormento”, mi morsi le labbra, stringendo un po’ di più il volante dell’auto. Miyuki era adorabile come sua madre, piena di vita, divertente e solare: attraeva tutti senza neppure rendersene conto. Ma proprio perché somigliava così tanto a Eriko, ero sicura che un giorno si sarebbe comportata come lei, scappando davanti alle difficoltà che la vita avrebbe messo di fronte a entrambe. E mia figlia... così fragile e mite... sarebbe stata in grado di riuscire a convivere con questo tipo di sofferenza? Era giusto permetterglielo? «Io e Miyuki ci siamo innamorate», esordì Rei lasciandomi interdetta. «Sta dicendo sul serio?», chiese Eriko incredula a sua figlia. «Sì, è la verità», ammise Miyuki. «Questa è una stupidaggine!», mi sfuggì a quel punto. «Cos’è, una ripicca nei confronti miei e di tuo padre?», mi rivolsi a Rei contrariata. «Assolutamente no», ribatté lei sicura di sé. «Non è possibile! È tutto sbagliato!», continuai a combattere contro di lei. «Come puoi permetterti proprio tu di dirci questo?» «Sono tua madre! Chi altri dovrebbe metterti in guardia sulla grossa stupidaggine che stai facendo?» «Sarebbe stata una stupidaggine continuare a emularti e distruggermi in relazioni squallide e senza amore», mi rivolse uno sguardo che non potrò mai dimenticare. «So cosa provi... la verità è che sei invidiosa di me, perché io ho il coraggio che a te è mancato per essere felice con Erikosan!», mi demolì. A quel punto non potei far altro che alzarmi in piedi e schiaffeggiarla: per quanto volesse far valere le sue ragioni, non doveva permettersi di parlarmi a quel modo. Ero pur sempre sua madre. 118
«Ti ho fatto più male io, vero?», mi sfidò ancora, fissandomi minacciosa, apparendomi per la prima volta sotto una nuova luce: forse mia figlia non era così fragile come credevo... «Stupida, mi fai solo pena», dissi mascherando il mio senso di colpa per averla colpita così forte da farla sanguinare. «Soffrirai così tanto che ci saranno giorni in cui pregherai che arrivi al più presto la fine», conclusi allontanando Eriko che mi aveva stretto alle spalle nel tentativo di calmarmi, poi mi rivolsi a Miyuki: «Farai come lei? Lascerai cadere mia figlia in un baratro senza fine?», le chiesi irriverente. «Farò l’esatto contrario», mi rispose decisa. «Anche quando desidererai dei figli?» «Quando sarà il momento, li avremo insieme», mi stupì. «Perché hai lasciato la tua ragazza?», domandai di getto, ancora incerta sul fatto che quello per mia figlia potesse essere un capriccio, come forse lo era stato mettersi con Fujiwara. «Perché, per quanto Misato sia una persona meravigliosa, io sono innamorata di tua figlia e quando si ama in questo modo, non ci sono scorciatoie o vie di fuga, lo sai», mi zittì. D’accordo, mi sbagliavo. Nessuna delle due si sarebbe arresa, ora lo sapevo. *** «Ritsuko-sama, buongiorno», le labbra della mia segretaria si allargano in un sorriso. «Non l’aspettavamo», si alza in piedi e mi apre la porta a vetro del mio ufficio, rimasto chiuso per troppo tempo. «Per favore Mina-san, mi chiami subito Akari-san e dopo rivediamo l’agenda con le priorità della prossima settimana» «D’accordo, subito», mi sorride di nuovo lei e si congeda con un inchino. Dopo la morte di mio padre, cinque anni fa, ho lasciato il mio posto a dei delegati e ho continuato a monitorare tutto a distanza. Volevo più 119
spazio per me stessa, volevo allontanarmi dalle ombre del passato, dalle scelte che avevo dovuto fare per liberarmi dalle catene a cui mio padre mi aveva costretto... Sono sicura che a modo suo mi volesse bene, ma la mia vita è stata decisa da lui e le conseguenze sono state odiare il nome che portavo, l’azienda e l’infelicità a cui mi ha affidato. Quando ho scelto di ritirarmi nella villa di famiglia volevo dimenticare tutto. Ma dimenticare non è mai la scelta giusta. «Parlerò io stessa coi clienti e coi fornitori. Ho intenzione di dare un nuovo taglio aziendale», informai la mia segretaria. «Va benissimo Ritsuko-sama. Cambierò tutti gli appuntamenti come ha chiesto. Akari-san sarà qui tra poco», disse gentile. «C’è qualcos’altro di cui ha bisogno?» «Sì», mi dondolai nella mia poltrona. «Può darmi la linea esterna? Devo chiamare mio marito» «Certamente», fa un inchino e si congeda. Riprendo a riorganizzare tutta la settimana successiva poi chiamo Hiro: «Ritsuko, tutto bene?», risponde lui con tono strano. «Sì, perché? Ti disturbo?» «No, ma ho visto che mi stai chiamando dall’azienda. È successo qualcosa?» «In un certo senso, sì. Avrei bisogno di parlarti il prima possibile» «Stasera alle otto ho l’aereo per Hokkaido, ricordi?» «Sì, infatti. So che tornerai tra una settimana ma... non vorrei aspettare così tanto. Puoi trovare un po’ di tempo per me?» «Ok, se è una cosa così urgente possiamo trovarci direttamente in aeroporto che dici? Sarò lì per le sei» «Va bene, ti raggiungo lì», dico prendendo un respiro. «Allora a dopo», mi saluta gentile. «Un’ultima cosa», lo blocco. «Mi porteresti uno dei tuoi nuovi smartphone e una nuova scheda, per favore?» 120
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«Vuoi un nuovo cellulare?», ride. «Adesso sì che mi fai preoccupare» L’aeroporto di Tokyo è affollato come al solito, ma io e Hiro, seduti in disparte in un caffè, sembriamo isolati da tutto ciò che ci circonda. «Quindi... siamo arrivati al capolinea», dice con voce incerta. «Non vederla in questo modo. Rimarremo sempre buoni amici, lo sai», abbasso per un istante gli occhi sentendo un nodo formarsi alla gola: voglio bene a Hiro e so che anche lui me ne vuole. Siamo cresciuti insieme, ci siamo supportati forse più di due normali coniugi. «Mi mancherà parlare con te quando tornerò dai miei viaggi» «Puoi venirmi a trovare quando vuoi e potrai vedere Rei tutte le volte che vorrai», lo rassicuro. «A lei lo hai già detto?» «No... non ancora» «Ritsuko, scusa ma devo chiedertelo… Sei sicura di quello che stai facendo?» «Sì, lo sono», lo fisso negli occhi senza esitare. «Voglio un’altra chance per me stessa, scusami» «Perché ti scusi? È giusto che tu ce l’abbia», accenna un sorriso. «Forse, se avessi trovato una persona così importante nella mia vita, com’è capitato a te, probabilmente farei la stessa cosa anch’io. Non posso biasimarti», picchietta le dita sul tavolino. «Ma per me... è sempre stato più importante vivere esperienze in altri posti, viaggiare con la scusa dell’azienda, uscire con gli amici. Alla fine ho avuto davvero poche amanti, lo sai» «Magari è arrivato il momento per rimediare» «Già, perché no», ride debolmente. «Grazie per avermi capito, Hiro», mi alzo e mi avvicino a lui che segue il mio esempio. «Ritsuko, spero che al mio ritorno tu abbia trovato davvero la giusta direzione per te stessa», mi abbraccia. «In caso contrario... potrei essere la tua seconda scelta?», conclude facendomi vacillare. «Non sarai mai la seconda scelta», mi scosto quel poco che mi basta per specchiarmi nei suoi occhi scuri. «Tu sei il padre di mia figlia e nel 122
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mio cuore avrai sempre un posto importante», gli sorrido accarezzandogli una guancia, lui prende la mia mano e la stringe delicatamente tra le sue. «Me lo hai promesso, ricordatelo», dice mentre i suoi occhi si fanno lucidi. Ci abbracciamo di nuovo e stavolta anch’io non riesco a trattenere la commozione: «Hai la mia parola... buon viaggio, caro» L’aereo di Hiro parte puntuale, aspetto che passi il controllo e, quando si volta quell’ultima volta, sento di nuovo le lacrime bagnarmi il viso. Lui mi sorride, alza timidamente la mano e mi saluta, prima di sparire in mezzo all’altra gente. Il nostro non è un addio, lo sappiamo entrambi, ma è comunque l’inizio di un cambiamento. Mentre torno verso casa ho modo di pensare alla mia vita fino a questo momento: la strada corre veloce e il sole all’orizzonte lascia il posto alla luna che è già alta nel cielo. Asciugo di nuovo le lacrime: non è più il momento di vivere di rimorsi, di incomprensioni, di sofferenza... adesso ne sono sicura. Quando rientro, trovo Rei ad aspettarmi nel salotto centrale della villa. È seduta sul divano e ha uno sguardo rilassato mentre legge un libro. Sembra davvero che la compagnia di Miyuki le faccia bene. Non ricordo di averla mai vista così felice e serena come in quest’ultimo periodo. «Rei, hai già mangiato?», le chiedo andandole incontro. «Io sì. Yumiko-san mi ha detto che sei tornata in azienda», mi dice perplessa. «Stai bene?» «Perché non dovrei?», mi accomodo nella poltroncina davanti a lei. «Tu piuttosto, ti sei divertita ieri sera?» «Sì, molto», risponde guardandomi timidamente. «Grazie per avermi dato il permesso di rimanere a casa di Miyuki» «Non ringraziarmi», sospiro forte. «Questo è un altro problema da risolvere», dico e lei si irrigidisce. «Mi sono spiegata male...», riprendo subito. «Intendevo che... ho preso una decisione e te ne vorrei parlare» 124
Rei mi fissa in silenzio. «Ne ho parlato poco fa con tuo padre. Sono andata apposta in aeroporto da lui», le dico cercando le parole giuste per affrontarla. «Ho intenzione di rivedere le mie priorità e tra queste... ci sarebbe anche l’andamento della casa» «Non riesco a seguirti» «Mi hai dimostrato di essere una donna ormai», prendo una pausa. «Credimi, sono mortificata per quello che è successo tra noi ultimamente» «Anche a me dispiace», mi interrompe facendosi triste. «Lo so», le sorrido. «Ma forse è un bene che ci siamo scontrate e abbiamo messo a nudo le nostre emozioni. Sono sicura che adesso potremo cominciare a capirci meglio» «Lo vorrei anch’io», mi rivolge uno sguardo dolce che mi scalda il cuore. «Ti prego, spiegami che cos’è successo. Di cos’hai parlato con papà prima che partisse?» «Vorrei chiedere a Eriko di venire a vivere qui», dico tutto d’un fiato lasciandola a bocca aperta. «Sì, è così... vorrei tentare», prendo un respiro affrontando mia figlia. «Quello che è successo ultimamente mi ha fatto riflettere su molte cose. Forse è arrivato il momento di prendere in mano la situazione, una volta per tutte» «Questo significa... che vuoi ripartire da zero?» «L’intenzione è quella», continuo a fissarla negli occhi. «Come hai detto tu, forse al tempo non ho avuto abbastanza coraggio per lottare per lei» «Non volevo offenderti», mi interrompe Rei abbassando lo sguardo dispiaciuta. «Hai fatto bene. Avevo bisogno di una scossa. Ormai non sei più una bambina e credo sia giusto parlarne con te», prendo una pausa. «Eriko è una persona trasparente... è così come la vedi. Non vuole sotterfugi nella sua vita e io non ho intenzione di continuare a ferirla. Forse, alla fine non accetterà quello che voglio proporle, forse si allontanerà di nuovo ma... penso che valga la pena tentare» «Quindi tu vorresti... chiedere il divorzio a papà, è questo che intendi?» «Sì... ne ho già parlato con lui», rispondo sentendo di nuovo il dolore provato poco prima nel momento in cui io e Hiro ci siamo lasciati. 125
«Capisco», abbassa di nuovo gli occhi. «So che questo ti farà soffrire e, credimi, non lo vorrei mai», cerco di spiegarle, ma Rei rialza lo sguardo interrompendomi di nuovo. «Mi dispiace che tu e papà vi lasciate ma... sinceramente credo che sia la soluzione migliore per entrambi. Credo sia giusto che anche lui trovi qualcuno da amare che lo ricambi», dice con voce equilibrata. «Per quanto mi riguarda, ciò non toglie che io possa vederlo quando voglio, giusto?» «Ma certo! Questo non è neppure da mettere in discussione» «Quindi... prima hai detto quella cosa perché non vorresti che io e Miyuki stessimo sotto lo stesso tetto nel caso Eriko accettasse?» «Non fraintendermi. Voglio sul serio supportarvi, ma credo che vivere insieme sia prematuro per voi due. Siete così giovani», cerco di spiegarle. «Sì, d’accordo», dice prendendo un respiro. «Nel caso accetti, potreste aspettare il nostro diploma. Io frequenterò l’università e dovrò comunque andare a vivere in affitto vicino alla nuova scuola, che ne pensi?» «Potrebbe essere una soluzione e... Miyuki?» «Credo che lei voglia perfezionare le sue doti culinarie. Quindi probabilmente frequenterà dei corsi di cucina per prendere delle specializzazioni... In ogni caso, una volta finita l’università, vorrei iniziare a lavorare nell’azienda di papà e chiederle di sposarla» «Chiederle di... sposarla?», rimango sbalordita. «Sì, questa è la mia intenzione», continua a fissarmi seria. «Lei lo sa?» «No. Non glielo dirò prima di essermi laureata. Anche se io ho le idee chiare è giusto rispettare i tempi di entrambe. La nostra storia è solo all’inizio, dobbiamo coltivarla», spiega. «Lo sto dicendo a te per correttezza» «Capisco», rimango nuovamente sorpresa per il carattere e la maturità di mia figlia. «Sembra risolto anche il problema della casa a quanto pare» «Già», mi rivolge uno sguardo comprensivo Rei. «Mamma... è la scelta giusta» «Lo spero», mi passo una mano sul volto. «Credo che questa sia la mia ultima possibilità» 126
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«Andrà tutto bene», mi viene incontro mia figlia. «Posso fare qualcosa per te?», mi abbraccia teneramente e d’improvviso tutte le divergenze e le incomprensioni che abbiamo avuto si dissolvono nel niente. «Sì... potresti farmi una copia di quella vecchia fotografia?» ***
Orange Cream - Flavoured di Scarlett Bell
con i disegni di Aeryn Sun
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