Orange Cream Cap3
July 20, 2022 | Author: Anonymous | Category: N/A
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eCream• g n a r O Act.3
«I
l bagno è pronto Miyuki!» «Grazie mamma, ora vado» Richiusi la porta alle mie spalle e mi guardai nello specchio sconsolata: avevo una faccia orribile! “Chi lo avrebbe mai detto...”, rimuginai infilandomi nell’acqua calda della vasca, sentendomi immediatamente meglio. Per colpa della mia stupida curiosità ero stata testimone di qualcosa che andava ben oltre il ‘nascondersi dalle lezioni’, o forse ero io quella ingenua a non aver capito cos’altro potesse succedere nella tanto celebre ‘stanza delle necessità’. Nella mia mente riaffiorò quell’immagine, provocandomi un brivido. Mi strinsi nelle braccia sentendomi improvvisamente accaldata: “Asakawa e... Yamato”, mi passai una mano umida sul volto. Ora era chiaro il perché Asakawa fosse passata in palestra durante la partita e poi si fosse dileguata notando la mia presenza in campo: non voleva attirare la mia attenzione o, probabilmente, non voleva attirare l’attenzione di nessuno che non fosse Yamato. “I loro corpi erano... stretti in quel modo”, arrossii a quel pensiero. Nello specchietto si era riflessa l’immagine dei due ragazzi avvinghiati: il volto ansimante di Asakawa inclinato di lato, la camicia sbottonata che le ricadeva fino a metà busto. Nonostante la penombra, la sua pelle sembrava accesa di luce propria, lo spallino del reggiseno chiaro scomposto sulla spalla. Teneva una mano infilata tra i capelli del suo ragazzo e l’altra aggrappata al tavolino dov’era seduta, le labbra dischiuse e gli occhi stretti mentre Yamato premeva il suo corpo contro di lei con ardore, il volto affondato nell’incavo del collo dell’altra, la schiena e i muscoli tesi che s’intravedevano da sotto la maglietta rossa con cui poco prima aveva arbitrato la partita. Era stato un attimo, una manciata di secondi, eppure ero riuscita a distinguere tutti quei particolari. «Che sto facendo! Non mi fa bene pensare ancora a quei due!», mi infilai sott’acqua sentendo la testa ovattata. Se solo fosse stato possibile, avrei voluto lavare via tutto ciò che avevo impresso nella mia memoria. *** 50
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«Tesoro, sei sicura di stare bene?», mi chiamò mia madre. «Sei tu che hai chiesto di darci una mano in pasticceria», si lamentò notando quanto fossero rallentati i miei movimenti. «Non arrabbiarti, non ho dormito molto stanotte», sbuffai. «Ah, no? Come mai?», si avvicinò preoccupata. «Non hai la febbre, vero?» «No, niente del genere, tranquilla», presi un respiro facendo un sorriso da manuale e sentii la porta del negozio aprirsi di nuovo. «Buongiorno», salutai energica. «Buongiorno cara», ricambiò il saluto una signora bellissima, vestita in modo molto elegante. «Scommetto che sei la figlia di Eriko», mi fece un sorrisetto avvicinandosi e fu a quel punto che notai un’altra presenza accanto a lei. «Ah, tu?», esclamai sentendo il cuore balzarmi in gola. «Ciao», mi salutò in modo vuoto Asakawa. «Che incredibile coincidenza, siete finite nella stessa classe, non è vero?», disse la donna, poi il suo volto s’illuminò di colpo. «Eriko…» «Quanto tempo!», esclamò mia madre oltrepassando il bancone, lasciandomi perplessa. «Miyuki, non ti ricordi? Io e Ritsuko facevamo il liceo insieme, eravamo grandi amiche» Nella mia mente recuperai dei vecchi ricordi di quando ero piccola: una villa enorme con un bellissimo giardino, io in braccio a mia madre che parlava con una ragazza dai capelli lunghissimi, scuri come la notte, che teneva per mano una bambina graziosa. Mi voltai verso la mia compagna di classe sovrapponendo le due immagini: «Qu-quella bambina... eri tu?», le chiesi sorpresa pensando a quel piccolo volto sorridente e felice. «Già», socchiuse gli occhi sedendosi su uno sgabello davanti al bancone. Le nostre madri si erano già accomodate a un tavolino in disparte nella sala. Sembravano davvero emozionate e su di giri. «Sono anni che non si vedono, è normale», disse Rei, come se avesse letto nel mio pensiero. 52
«Certo... naturalmente. Sembrano essere tornate delle ragazzine», l’assecondai sentendomi a disagio. L’immagine di Rei mezza spogliata era ben ancorata nei miei pensieri, non riuscivo a guardarla in faccia senza arrossire. «Cosa posso offrirti?», dissi tutto d’un fiato. «Ho dell’ottimo tè verde se ti va di provarlo» «Molto bene», appoggiò i gomiti sul bancone lei, passandosi una mano tra i capelli di seta. «Sono curiosa di assaggiarlo», rialzò gli occhi su di me fissandomi in modo strano. «Torno subito», mi allontanai sentendo di nuovo il cuore accelerare il battito. Ogni suo movimento era così morbido, così affascinante: possibile che la trovassi sexy? “Devo smetterla!”, scacciai di nuovo l’immagine di Asakawa ansimante, rimasta solo in reggiseno. Mi sciacquai la faccia più volte nel lavello della cucina, mentre aspettavo che l’acqua per il tè bollisse. Quando ritornai in sala mia madre e Ritsuko stavano ancora parlando e ridendo allegramente. Al bancone dei dolci era arrivata in aiuto Sakura, una delle ragazze che lavoravano per noi, e tutto sembrava procedere per il meglio. «Ecco qua», dissi un po’ più rilassata appoggiando la tazza e la teiera cinese davanti ad Asakawa. «Ci vorranno pochi minuti e sarà pronto» «Grazie», rispose semplicemente lei avvicinando a sé la tazza ancora vuota. «Ho sentito dire che avete una specialità, è vero?» «Oh, sì. La nostra crema d’arancia, è una ricetta segreta», le sorrisi. «Potrei provare anche quella?» «Certamente», mi spostai nel reparto dolci prendendo dei piccoli cornetti farciti. «Assaggia questi», mi sedetti davanti a lei fissandola. «Sembrano buoni», ne prese uno e lo portò alle labbra. «Devi morderlo a metà», le dissi poggiando il mento sulla mano, curiosa della sua reazione. Asakawa seguì il mio consiglio, lo morse al centro e i suoi occhi si spalancarono: «È... delizioso!», esclamò sorpresa. «Visto?», risi. «Mio padre ha imparato questa ricetta a Milano, poi l’ha modificata dandogli il suo tocco personale e questo è il risultato» 53
«Farcite solo i cornetti con questa crema?», chiese addentando la seconda pasta. «In realtà no», le indicai la vetrina dove facevano bella mostra di sé cannoli, bignè e torte. «Però questi piccoli cornetti sono i miei preferiti» «Devo fare i complimenti a tua madre, sono deliziosi» «Sono contenta che ti piacciano. Li ho fatti io questa mattina», le sorrisi di nuovo. «Li hai fatti tu?», si stupì. «Beh, sì... cucinare è la mia passione» «Davvero?», abbassò gli occhi versandosi un po’ di tè. «Mi stavo giusto chiedendo quali fossero i tuoi passatempi», rialzò lo sguardo lanciandomi un’occhiata diffidente. «In che senso, scusa?» Fu a quel punto che Asakawa aprì la sua borsa e ne tirò fuori il mio specchietto: «È tuo questo, vero?» «Oh, ecco io...», balbettai come una stupida rendendomi conto di essere stata smascherata. «Ti ho visto usarlo qualche giorno fa in classe nel cambio d’ora», lo fece scivolare sul bancone. Rimasi in silenzio con lo sguardo fisso su di lei che adesso stava bevendo il suo tè come se niente fosse. «Rei, tesoro, dobbiamo andare», si avvicinò la signora Ritsuko sorridendomi. «Miyuki-chan, sono così felice che tu e mia figlia andiate d’accordo. Ora che io ed Eriko ci siamo ritrovate, sarebbe bello trascorrere del tempo insieme come una volta», ammiccò. Mia madre, accanto alla sua vecchia amica, sembrava felice come non la vedevo da tempo. «Certo», feci un sorriso forzato mentre le due donne si salutavano e Asakawa finiva il suo tè. Di nuovo i miei occhi si posarono sullo specchietto. «Ehi», mi richiamò la mia bella compagna di classe avvicinandosi al mio orecchio. «La prossima volta che vuoi guardare quello che faccio con Yamato perché non me lo chiedi? Vedrò di procurarti un posto in prima 54
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fila, così non rischierai di romperti l’osso del collo facendo lo scimpanzé su quelle vecchie sedie dietro il magazzino», concluse irriverente. Abbassai immediatamente lo sguardo e non ebbi il coraggio di ribattere. Mi vergognavo così tanto di me stessa che avrei voluto scomparire nel nulla. «A prestissimo care», sentii dire alla signora Ritsuko e solo a quel punto trovai il coraggio per rialzare la testa. Gli occhi di Asakawa mi attendevano impietosi: «Grazie di tutto, ci vediamo a scuola... Miyuki», terminò con un sorrisetto inquietante sulle labbra. Rimasi rigida, il sudore freddo che scendeva dalla fronte. Di nuovo l’immagine di Asakawa del giorno prima attraversò la mia mente e si sovrappose a quella che avevo davanti in quel momento. Non avrei dovuto sbirciare, lo sapevo bene, ma ormai il danno era fatto. *** «Pranziamo insieme Miyuki-chan? C’è un così bel sole!», si stiracchiò Yukino alzandosi dal suo posto. «Mi dispiace ma per questa volta passo», risposi radunando velocemente le mie cose sul banco e afferrando la borsa che avevo portato. Asakawa era già uscita di classe. «Si può sapere dove devi andare così di fretta?» «Ti spiegherò poi!», salutai Yukino facendo lo slalom tra i banchi. I miei compagni mi guardarono incuriositi ma io non me ne curai. Uscita dall’aula feci appena in tempo a vedere Asakawa prendere le scale. “Devo fare presto!”, le corsi dietro. Sembrava di fretta e forse non si era ancora accorta di me che la inseguivo. «Ehi, Asakawa, aspettami!», la chiamai ma da parte sua nessuna risposta. «Accidenti!», imprecai correndo più veloce per tutte le rampe di scale fino ad arrivare alla terrazza in cima all’edificio. Una volta aperta la porta rimasi a bocca aperta: da lassù si vedeva tutto l’istituto e sopra la mia testa un bellissimo cielo azzurro sembrava poter esser toccato con un dito. 56
«Si può sapere cosa vuoi?» Riconobbi la voce della capoclasse, anche se non riuscivo a capire da dove provenisse, poi alzai lo sguardo sulla torretta e finalmente la vidi: sembrava un angelo dispettoso che si divertiva alle mie spalle. «Come ci sei salita?», mi avvicinai. «C’è la scaletta qui di lato», mi rispose sedendosi, il vento le scompigliava i capelli e per un attimo rimasi imbambolata a guardarla. “Stupida, che stai facendo?”, scossi la testa andando verso la scaletta. «Ma bene, deduco che tu non soffra di vertigini», si prese gioco di me fissandomi col solito sorrisetto strafottente. «No, infatti», ansimai mettendomi seduta accanto a lei. «Ti ho portato una cosa» «Qualcosa per me?», si stupì. «Esatto», tirai fuori dalla borsa due scatole di bento. «Qui abbiamo degli arancini di riso e qui... un po’ di dolci», le strizzai un occhio facendole vedere cannoli, tortine di frutta e i soliti cornetti alla crema d’arancia. «Che significa?», mi guardò seria analizzando la mia espressione. «Ecco... questo è il mio modo di chiederti scusa», abbassai la testa sentendo di nuovo il volto andare a fuoco. «Chiedermi scusa?», disse prendendo un arancino di riso. «Sì, non avrei dovuto sbirciare. Non so che mi è preso, di solito non sono così curiosa ma... tutta quella storia sulla stanza delle necessità mi ha indotto a fare una stupidaggine. Mi dispiace e... non lo dirò a nessuno», chinai ancor di più il capo stringendo le mani sulle ginocchia. Asakawa non rispose, si limitò a mordere l’arancino: «È davvero buono», socchiuse gli occhi. «Ho portato anche il tè», estrassi il termos dalla borsa. «Sei attrezzata», si lasciò sfuggire una risata. «Beh, le nostre madri sono amiche dalle scuole superiori e... sarebbe carino se anche noi andassimo d’accordo, non credi?» «Possiamo provarci», rispose con noncuranza e bevve un sorso di tè. «Molto bene», tirai un sospiro di sollievo. «Però… Non dovresti fare quelle cose a scuola, è pericoloso! Se dovessero scoprirti...» 57
«A-ah... Miyuki, non rovinare tutto dicendomi quello che devo e non devo fare», mi lanciò uno sguardo torvo. «No, certo, è solo che... sono preoccupata per te, tutto qua», tornai a guardare in basso in segno di resa. «Sono cose che non ti riguardano», ribatté mangiando un altro arancino. «Hai ragione ma...» «Sai una cosa? Chiacchieri troppo per i miei gusti», m’infilò un cannolo alla crema in bocca zittendomi. «Ecco, così va meglio», scoppiò a ridere. «Asakawa, tu...», bofonchiai. «Chiamami Rei», puntò i suoi occhi blu su di me. «In fondo... siamo amiche d’infanzia, no?», concluse allargando le labbra in un altro sorriso beffardo. «Sei impossibile», sbuffai rossa in volto e mangiai il cannolo, ignorandola. Fu a quel punto che sentii la sua mano calda adagiarsi sulla mia guancia. Mi girai verso di lei sorpresa: adesso mi stava guardando in un modo completamente diverso dal solito. «Sei proprio una bambina», disse in un soffio, poi mi accarezzò fino a sfiorarmi le labbra. «Guarda come ti sei sporcata», mi ripulì con la punta delle dita. «A-Asakawa...», balbettai sentendo il cuore battere violentemente nel petto. «Puoi chiamarmi Rei, te l’ho già detto», si portò le dita alla bocca. «È un peccato sprecare una crema così buona», concluse socchiudendo gli occhi, lasciandomi sconvolta. *** «Miyuki-chan, sono così emozionata!», Yukino mi saltò al collo su di giri. «Quindi giocherai come guardia accanto al capitano?» «Ehi, quanto entusiasmo», mi ripresi dall’assalto. «Da quando ti interessi di basket?» 58
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«Da quando la mia migliore amica è diventata la seconda punta della squadra femminile di pallacanestro!», rise abbracciandomi più forte. «Così mi strozzi!», mi lamentai. Yukino si era offerta di accompagnarmi in palestra mentre gli altri compagni di classe si stavano preparando per venire a fare il tifo dagli spalti. «Buongiorno, vedo che siete di ottimo umore», ci venne incontro Fujiwara. «Capitano», feci un piccolo inchino seguita a ruota dalla mia amica. «Bene, allora io... vado sulle gradinate e...», biascicò Yukino fissandoci. Era strano vederla così eccitata, davanti a Yamato aveva sempre mostrato di non amare il basket. «Oh, sì, mi raccomando, fate un buon tifo! Ne abbiamo davvero bisogno oggi», sorrise Fujiwara avvicinandosi a lei. «Sono molto più tranquilla sapendo che ci sei tu in tribuna, sei sempre molto calorosa», prese le mani di Yukino tra le sue facendole diventare il volto bordeaux. «Ah... sì, ecco... capitano... io non potrei mai perdermi una vostra partita», rispose con occhi sognanti, lasciandomi senza parole. «Adesso dobbiamo andare Yukino-san, a dopo», la salutò garbatamente Fujiwara, lasciandole libere le mani. «Ca-capitano... ti ricordi il mio nome? Ma come...», balbettò di nuovo la mia amica fissandola. «Certo che mi ricordo il tuo nome, è difficile dimenticare una ragazza così carina e gentile», sorrise Fujiwara mandando Yukino letteralmente in tilt. «Miyuki-san, vieni» «Sì», annuii e mi avvicinai un attimo all’orecchio della mia compagna di classe. «Bugiarda! Potevi dirmelo che avevi un debole per la pantera dell’Iroku», la presi in giro. «Pensa a non fare brutta figura!», mi dette un colpetto sul braccio facendomi la linguaccia. Raggiunsi il capitano ed entrai nello spogliatoio femminile, dove si stava già cambiando tutta la squadra. «Miyuki-san, fai in fretta che dobbiamo scaldarci», mi disse Fujiwara con gentilezza prima di uscire dalla stanza. 60
«Ehi, sembra che tu sia riuscita ad accaparrarti anche la simpatia del capitano, eh?», esordì una delle ragazze. «Com’è arrivare alle partite ufficiali senza fare neppure gli allenamenti?», mi provocò. «Anamura, lasciala stare», intervenne la ragazza con la quale avevo giocato nella partita di qualche settimana prima. «Se il mister ha scelto lei avrà avuto i suoi motivi», mi difese. Avevo messo in conto le reazioni delle ragazze che erano destinate a fare le riserve, forse al loro posto anch’io mi sarei arrabbiata. Però non mi andava proprio di entrare nel club di basket solo per mettere a tacere le malelingue, perciò mi cambiai ignorando i chiacchiericci e corsi in campo dove mi aspettavano il capitano e Yamato. «Ecco la mia pupilla», esclamò il ragazzo abbracciandomi energicamente. Il mio volto prese fuoco all’istante. «Ryo, piantala!», lo richiamò Fujiwara che si stava scaldando con i tiri liberi. «Effettivamente non vorrei scatenare l’ira delle tue fans e... della tua ragazza», mi girai verso gli spalti notando il gran affollamento. Sicuramente Rei era là in mezzo da qualche parte. «Oh, insomma, te l’ho detto. Non devi preoccuparti per lei», disse con noncuranza. «Perché fai così?», ribattei infastidita. «Potrebbe ingelosirsi» Yamato e Fujiwara mi guardarono entrambi stupiti. «Ecco io... Volevo dire che qualsiasi ragazza sarebbe gelosa del suo fidanzato», abbassai subito il volto sentendomi fuori luogo. «Come devo dirtelo? Tu non conosci Rei», replicò Yamato, sul suo volto comparve un’espressione sofferente. «Lei è diversa dalle altre ragazze e ti assicuro che non si ingelosirebbe mai per cose del genere», mi scompigliò i capelli con la mano. Accanto a noi Fujiwara aveva ripreso i tiri a canestro, ma sembrava nervosa. Tuttavia, una volta iniziata la partita, il capitano tornò attenta e concentrata. I nostri avversari non erano male ma tra di noi si instaurò subito un ottimo feeling, permettendoci di dominare la scena senza troppi problemi. Dagli spalti arrivava il tifo della nostra scuola e a ogni punto si 61
scatenavano le urla. Fujiwara era incontenibile, sfuggiva alle avversarie con la sua solita eleganza, pianificava il gioco in modo naturale ed efficace, non c’era davvero nessuna sbavatura in lei. Ne ero affascinata, la seguivo nel suo gioco prendendo di tanto in tanto iniziative che lei appoggiava. Lo scontro si concluse col punteggio di settantasei a cinquantaquattro. A fine partita ci fu l’invasione di campo, tutti erano entusiasti e io mi girai d’istinto verso le gradinate alla ricerca di qualcuno: “Chissà se Rei ha visto la partita”, pensai sentendo il cuore accelerare il battito. Proprio in quell’istante riuscii a incrociare i suoi occhi: era in piedi in terza fila. «Eccola!», alzai la mano nella sua direzione sorridendole, lei mi restituì il sorriso, ma fu solo un attimo perché la sua espressione cambiò repentinamente. «Sei il mio asso!», mi sentii sollevare dalle braccia di Yamato che iniziò a farmi volteggiare come fossi una ballerina. «Fantastica! Semplicemente fantastica!», mi rimise a terra. Ero frastornata, mi girava la testa e non feci in tempo a scansarmi quando il bel capitano della squadra maschile mi baciò sulla fronte davanti a tutti. Lo guardai sconvolta: “Cos’ha fatto? Sono spacciata”, pensai sentendo il sudore freddo invadermi, mentre immaginavo Rei e il suo stuolo di fans rivendicare il mio scalpo. «Ehi, Ryo, sei impazzito?», lo spintonò Fujiwara afferrandomi per un braccio. «Vedi di darti una calmata», lo ammonì il capitano facendomi segno di allontanarmi. Non sentii la risposta di Yamato, ma anche lui sembrava infastidito dall’intervento dell’amica. “Che situazione assurda…”, presi un respiro mentre le compagne correvano ed esultavano per la vittoria. Mi girai di nuovo verso le gradinate, ma Rei non c’era più. “Si sarà arrabbiata”, pensai dirigendomi verso gli spogliatoi. Forse Yamato non si rendeva conto che il suo modo di fare poteva ferirla e mettermi in cattiva luce. «Accidenti, non voglio litigare con lei per colpa di quello stupido», dissi piano uscendo dalla doccia. «Con chi ce l’hai?», mi bloccò il capitano. 62
«Ah, no, niente... parlavo tra me e me», la evitai andando rapidamente a vestirmi. Per tutto il tempo Fujiwara non mi staccò gli occhi di dosso, ero sicura che volesse parlarmi. Alla fine rimanemmo soltanto noi due nello spogliatoio. «Siamo le ultime ritardatarie», tentai di sdrammatizzare con una battuta. «Già», mi si avvicinò lentamente lei. «Faremo una festa stasera. Andiamo a un locale qui vicino, vieni con noi?» «Ti ringrazio ma non posso. Domani ho un compito in classe e quindi...» «È per via di Ryo, vero?», mi interruppe facendomi indietreggiare. Quando la mia schiena toccò il muro alle mie spalle, la mano di Fujiwara si adagiò sopra la mia testa. «C’è qualcosa tra di voi?», domandò assottigliando lo sguardo. «No, che dici!», mi spaventai. «Lui è fidanzato con Asakawa» «Questo cosa c’entra?», mi scrutò attentamente. «Potresti essere ugualmente interessata a lui» D’improvviso capii. Il modo in cui era intervenuta poco prima, l’intimità con cui gli parlava, l’atteggiamento nei suoi confronti... «Fujiwara-san, non è che... è a te che piace?», mi uscì senza pensare dalla bocca. Fujiwara sgranò gli occhi e con mia grande sorpresa scoppiò in una risata. «Io innamorata di Ryo?», si chinò su di me posandomi l’altra mano sulla guancia. «Sei fuori strada... Miyuki», mi guardò intensamente e mi sfiorò le labbra con il pollice facendomi sobbalzare. «Fu-fuori strada?», ripetei scioccata mentre il volto della senpai si avvicinava pericolosamente al mio. «A-ah, accidenti! Yukino-chan mi sta aspettando!», scivolai via da quella situazione imbarazzante. «Arrivederci capitano!», presi in fretta le mie cose e uscii di corsa dallo spogliatoio. “Ma che significa?”, allungai la falcata sentendo l’aria venire meno. “Era un modo per mettermi in difficoltà? Voleva darmi una lezione? Oppure...”, sentii le guance scaldarsi. “I suoi occhi erano così profondi... sembrava volessero inghiottirmi”, sospirai rallentando il passo. «Eccoti, finalmente! Si può sapere perché ci hai messo tanto?», mi venne incontro Yukino guardando alle mie spalle. «Ma... il capitano?» 63
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«Il capitano è impegnato, vieni!», la trascinai via per un braccio sentendomi ancora peggio. Sarebbe stato bello andare a festeggiare quella sera con tutti gli altri. Avrei potuto invitare Yukino e chiedere ad Asakawa se voleva unirsi a noi. Avremmo potuto divertirci tutte insieme. Purtroppo però le cose si erano complicate senza che me ne rendessi conto: c’era davvero molta confusione intorno e dentro di me. *** Quella notte non riuscii a dormire, i volti di Fujiwara e Rei mi tormentavano di continuo. Mi sentivo strana come non mi era mai successo prima e non riuscivo a capirne il perché. Mi portai tutto quel peso fino al pomeriggio successivo finché, durante il turno di pulizie, non trovai il coraggio di parlarne con la mia cara ed eccentrica amica Yukino: «Davvero è successo questo?», esclamò ricadendo sulla sedia. «Non posso crederci!», sbuffò sconsolata. «Te l’ho detto, forse ho capito male io», ripetei appoggiandomi allo spazzolone. Quel giorno era il turno mio e di Yukino di pulire la classe. «Perché non me lo hai detto subito?» «Avrei voluto ma... ieri ero troppo sconvolta. Dovevo metabolizzare la cosa», sospirai. «Certo che è una situazione strana, eh? Yamato ci prova con te e la capoclasse vi becca in flagrante. Per chiudere in bellezza senpai Fujiwara ha tentato di baciarti... Ma come fai a essere così irresistibile?», sbuffò. «Yukino-chan, ti prego, non è davvero il caso di prendermi in giro!», mi arrabbiai. «Dai, su! Come fai a non esserne felice? Io fossi al tuo posto salterei di gioia!» «Ma se Yamato non lo sopporti!», ribattei risentita. «Che c’entra? Davanti all’opinione pubblica lui è un figo da paura e poi... il capitano Fujiwara!». Sul suo volto comparve di nuovo quell’espressione sognante che le avevo visto quando il capitano le aveva preso le mani tra le 65
sue. «Senti, se hai intenzione di concludere con lei devi dirmelo, intesi?», mi prese per le spalle. «Smettila! È stato solo un attimo», sentii di nuovo le guance bruciare. «Piuttosto, devo cambiare l’acqua», mi allontanai col secchio verso il bagno del primo piano. “Ma cos’hanno per la testa tutti quanti?”, sbuffai seccata. Ormai era appurato che anche parlare con Yukino non mi avrebbe portato a nulla. “Dovrei parlare con Rei...”, sospirai pensando all’espressione che le avevo visto sul volto quando Yamato mi aveva abbracciato. “Chissà se è ancora nell’istituto”, svuotai il secchio e lo riempii con acqua pulita. D’improvviso sentii delle voci provenire dal bagno dei ragazzi: stavano ridendo e confabulando tra di loro. “Devono essere di un’altra seconda”, pensai dando loro poca importanza. Presi il secchio e uscii dal bagno delle ragazze per tornare in aula. «E così ti sei preso una sbandata per la nuova arrivata, Miyuki Ikeda? Un bel casino, amico!» Mi bloccai sulla soglia del bagno: stavano parlando di me. «Certo che non so se ti conviene lasciare la tua ragazza per lei, sai?», sentii dire a un altro ragazzo. “Sono in tre ma... chi tra loro si è preso la sbandata per me? Ho... un brutto presentimento”, strinsi una mano al petto. «Non so che dirvi... è successo e basta! Quando le sto vicino io... non ci capisco più niente!», riconobbi la voce di Yamato. “Non è possibile!”, ebbi un sussulto. “Forse dovrei andarmene”, feci per allontanarmi. «Secondo me fai una stupidaggine. Quella non mi sembra una come Asakawa, dammi retta, finirai per andare in bianco per un sacco di tempo!», rise l’altro ragazzo. Mi bloccai, impietrita. «Shingo ha ragione! Finirai per pentirtene. Dove la trovi un’altra così disponibile? E poi è sexy da paura!», ribatté un altro. «Comunque se decidi di scaricarla per adescare l’ingenua verginella fammelo sapere che ci penso io a far compagnia alla tua fidanzata!» 66
Sentii scoppiare una nuova risata in coro. Non ascoltai nemmeno quello che rispose Ryo, ero arrabbiata, troppo arrabbiata. «Dovreste vergognarvi!», esclamai entrando nel loro bagno come una furia. Lanciai il secchio d’acqua addosso ai tre ragazzi, rimasti a bocca aperta, dopodiché mi voltai e afferrai uno spazzolone, lo liberai dalla testa e lo puntai verso di loro. Yamato era in uno stato indescrivibile, ma quando i ragazzi si scagliarono su di me si riprese subito e tentò di fermare i suoi amici, probabilmente preoccupato che mi facessero del male. Illuso. «Testa!», colpii il primo. «Stomaco!», colpii il secondo. Ruotai il bastone e ripetei gli stessi colpi invertiti così velocemente che nessuno dei due ebbe il tempo di rendersene conto: entrambi crollarono miseramente a terra doloranti. «Miyuki…», mi guardò esterrefatto Yamato gocciolante. «Te l’avevo detto che il basket non era il mio sport», dissi determinata avvicinandomi a lui. «Non è come pensi…», si fece serio. «Non sto parlando alle spalle di Rei» «Ah, no? Strano perché sembra proprio l’esatto contrario», colpii di nuovo alle gambe uno dei suoi amici, che aveva tentato maldestramente di rialzarsi e assalirmi alle spalle. In quel momento una voce amica arrivò in soccorso alle mie spalle. «Si può sapere che sta succedendo?!», si allarmò Yukino vedendo la scena. «Stai indietro, non ho ancora finito!», esclamai sferrando a Yamato un colpo in mezzo al costato, facendolo barcollare. «Rei lo sa!», urlò lasciandomi incredula. «Tu non parli mai con Yukino delle tue cose?», avanzò lentamente, finché non gli misi il bastone sotto la gola. «Sei tu che hai ascoltato un nostro discorso privato», si alterò. «Ma... non t’interessa il modo in cui questi due miserabili parlano della tua fidanzata?», abbassai il bastone. 67
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«Pensi che a Rei importi di quello che i miei amici dicono di lei?», scrollò le spalle. «Sei patetico», dissi sentendo le lacrime inondarmi gli occhi dalla rabbia. Buttai il bastone in terra e corsi via. Yukino mi richiamò più volte, ma io non l’ascoltai. Salii le scale saltando i gradini due alla volta e volai letteralmente fino al terrazzo, sperando di trovarla: «Sei qui!», esclamai in lacrime vedendo Rei distesa sul pavimento con le braccia e la cartella dietro la testa. «Miyuki?», si allarmò vedendomi in quello stato. «Che succede?», si alzò sui gomiti fissandomi. «Quegli stupidi amici del tuo fidanzato... erano con lui nel bagno dei ragazzi e... parlavano di te! Yamato dice che tu lo sai, è vero?», esplosi stringendo le mani alla gonna. Rei tornò a guardarmi con l’espressione di sempre. «E allora?», mi fissò imperturbabile. «Si può sapere perché t’impicci sempre degli affari degli altri?», mi rimproverò. «Non posso credere che a te vada bene! Così come io ho sentito i loro pettegolezzi, potrebbero aver sentito anche altre persone, lo sai? Non ti interessa delle voci che vanno in giro su di te nella scuola?», le gridai contro. «No, non m’interessa e adesso smettila di agitarti!», concluse rimettendosi stesa a terra. «Non posso smettere di agitarmi, non sopporto queste cose», mi sedetti vicino a lei. «Io... gli ho lanciato un secchio d’acqua addosso e li ho picchiati!», confessai riprendendomi la sua attenzione. «Che cos’hai fatto?», sgranò gli occhi poi scoppiò a ridere. «Sei pazza!» «Smettila di ridere così!», mi arrabbiai e a quel punto Rei allungò la mano verso di me, tirandomi per la cravatta e facendomi ricadere sopra di lei. «Adesso smettila, da brava», disse con voce flautata. «Se quegli stupidi si sono eccitati a sentire i racconti di Ryo che si faceva grande delle sue prodezze erotiche non mi interessa. Può fare e dire quello che vuole tanto... è solo sesso, no?», mi guardò in modo ambiguo. 69
«Solo… sesso?», ripetei sconvolta. Le mani di Rei Asakawa lasciarono libera la cravatta della mia uniforme e si insinuarono con delicatezza tra i miei capelli: «Vorresti farmi credere che non hai mai fatto cose del genere?», mi guardò divertita inchiodandomi con i suoi incredibili occhi blu. «Ecco, io...» «Dunque... sei una bambina ingenua?», mi tirò a sé con delicatezza. «A-Asakawa», balbettai proprio come una ragazzina intimorita. La sicurezza con cui mi teneva stretta a lei mi sconvolgeva. «Smettila adesso», strinsi gli occhi cercando di ribellarmi, ma quando li riaprii non ebbi più la possibilità di sfuggirle. «Sarà una cosa piacevole, te lo prometto», sorrise con un misto di malizia e tenerezza prima di avvicinarsi al mio volto e sfiorarmi le labbra con un bacio. A quel contatto ebbi un sussulto e il cuore prese a correre così forte da lasciarmi senza fiato. «Stai calma...», sussurrò dischiudendo la sua bocca sulla mia, cingendomi i fianchi, confondendomi con il suo sapore dolce e caldo. Lo sapevo che era pericolosa, l’avevo capito fin dal primo momento in cui l’avevo vista... E allora perché mi ritrovavo in quella situazione? ***
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Orange Cream di Scarlett Bell
con i disegni di Aeryn Sun
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