Orange Cream Cap11 (versione censurata)

January 23, 2017 | Author: Orange Cream | Category: N/A
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eCre Orang am•

1 Act.1

«A

llora, vi state ambientando? Che pensate di fare oggi pomeriggio?», chiese Ritsuko mentre mangiava il suo riso al curry. Mi voltai verso Rei che sedeva al mio fianco facendo finta di non sentire sua madre. «Oh, ecco... io non ci ho ancora pensato», risposi cercando di sostenere gli occhi della donna. Purtroppo ogni volta che la guardavo mi veniva in mente solo una cosa: lei e Misato insieme. «Visto che sei un po’ più sveglia di mia figlia, Miyuki-chan, ti lascio il depliant con i servizi offerti dall’albergo. Potete scegliere quello che volete», mi sorrise. Presi dalla sua mano il cartoncino e iniziai a leggere: «Massaggi rilassanti corpo, viso, hayurveda, stone massage... sala relax, sauna, stanza idromassaggio, piscina termale...», girai il depliant tra le mani. «Direi che c’è l’imbarazzo della scelta», commentai. «Ci penseremo con calma, vero Rei?» «Sì, dopo gli darò un’occhiata», rispose distrattamente lei. «Ma credo che finirò di leggere il libro che mi sono portata da casa» «Ritsuko, forse non dovremmo preoccuparci per loro. Faranno ciò che vogliono, lasciamole libere», intervenne mia madre. «Certo, ci mancherebbe. Era tanto per dire», le rivolse uno sguardo complice l’altra. Posai gli occhi su di loro per un attimo e un pensiero audace mi sfiorò la mente: Ritsuko aveva mai avuto mire su mia madre? Scossi la testa sentendo il volto avvampare. «Ehi, che stai facendo?», disse Rei lanciandomi un’occhiata di traverso. «No... niente, pensavo a che tipo di massaggio farmi fare», mentii scoppiando a ridere rumorosamente. Ritsuko e mia madre mi guardarono perplesse: come al solito sapevo perfettamente come farmi notare anche quando non lo volevo. «Non dovresti pensare certe cose, sai?», esordì all’improvviso Rei mentre passeggiavamo nell’ampio giardino dell’hotel. «Non ti fa bene» «Ehi, non dire stupidaggini. Non si è capito niente», la colpii con la mia borsa. «Ma se ce l’avevi disegnato in fronte!» 262

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«Cosa? Sentiamo!» «Tua madre e mia madre... insieme mentre...» «Stupida!», le coprii la bocca con le mani. «Non devi dirlo!» Rei scoppiò a ridere. «Sei impossibile!», mi imbronciai. «Dai, non te la prendere», mi rivolse uno sguardo tenero. «Era per sdrammatizzare», disse lasciandomi inebetita. Nonostante tutto non potevo rimanere indifferente al suo modo di fare: un attimo fredda e distante, l’attimo dopo dolce e gentile... «Miyuki?» «Sì?», mi ripresi. «Il tuo cellulare», m’indicò la borsa dalla quale proveniva la canzone della mia band j-pop preferita. «Oh, grazie, ero soprappensiero», mi affrettai a prendere il telefono. «Già... come sempre», continuò a canzonarmi Rei, finché non mi sentì pronunciare il nome del capitano. A quel punto si allontanò di qualche metro e tornò ad assumere la stessa espressione rigida che le avevo visto poco prima a tavola. «Che sorpresa sentirti...», dissi cercando di concentrarmi sulla chiamata. «So che avevo detto che non ti avrei chiamato ma...», Misato prese una pausa. «Ieri ci siamo lasciate così male...» «Sono arrivata, è tutto ok. Il posto è molto rilassante», la interruppi cambiando discorso. «Mi fa piacere», disse mestamente Misato. «Che stai facendo di bello?» «Sto passeggiando in cortile» «Da sola?», chiese tradendo la sua ansia. «Misato, per favore!», la rimproverai. «Scusa, hai ragione», rise debolmente. «Allora, se ti va, potremmo sentirci stasera?» «Non lo so», risposi a disagio. «Oh, accidenti... la situazione è davvero grave allora», la sentii crollare. «Ho bisogno di chiarirmi le idee», tagliai corto. «Al mio ritorno parleremo, te lo prometto» 264

«Al tuo ritorno cercherò di riconquistarti», concluse chiudendo la comunicazione. Il mio braccio si stese lungo il fianco. Ero frastornata. Non ero ancora riuscita a metabolizzare quello che mi aveva rivelato. «Tutto ok?», mi si avvicinò Rei preoccupata. «Sì... più o meno», risposi abbassando la testa. «Se è per quella storia, non dovresti farti stupide paranoie» «Non è solo per quello», rialzai lo sguardo incrociando i suoi occhi. «Ci siamo lasciate. Devo stare un po’ da sola e riflettere», conclusi guardando altrove. Rei non replicò. Rimase per qualche istante in silenzio poi mi indicò una panchina lì vicina. «Che libro stai leggendo?», ebbe la delicatezza di cambiare discorso. «Ecco...», frugai nella mia borsa. «Questo», glielo porsi. Rei mi fece un sorriso e si sedette sulla panchina accanto a me. «La ragazza dello Sputnik», lesse. «Un bel romanzo» «Lo hai letto?» «Sì, mi piace molto Murakami», commentò. «Questo romanzo racconta l’amore di una ragazza per una donna adulta e sposata... chissà perché non mi stupisce che tu sia curiosa di leggerlo», mi lanciò uno sguardo sospettoso. «Oh, non è come pensi», arrossii. «Lo avevo comprato tempo fa e credo sia arrivato il momento di leggerlo» «Capisco», distolse gli occhi da me tirando fuori a sua volta un libro dalla borsa. «Tu invece che stai leggendo?», mi avvicinai e Rei girò la copertina del libro verso di me. «Maschere di donna, di Enchi Fumiko», lessi. «Parla di una donna che sotto la sua maschera di compostezza nasconde mille turbamenti», spiegò. «Mh, e quali sarebbero?» «Gelosia, risentimento...» «Accidenti, non sembra una lettura tranquilla» 265

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«No, infatti», rise. «Ma la figura della protagonista è interessante», alzò le spalle guardandomi dolcemente. Rimasi attonita a fissare il sorriso che mi stava offrendo mentre i suoi capelli venivano mossi dalla leggera brezza estiva. Lei, come fosse stata uno specchio, mi restituì lo stesso sguardo. Rimanemmo così, sospese, per un tempo indefinibile. Nessuna delle due sembrava intenzionata a fare la prima mossa, entrambe bloccate nelle nostre incertezze. Dopo tutto quello che era successo, dopo tutti gli sforzi fatti per respingerla, mi ritrovavo al punto di partenza. Il libro che stringevo mi sfuggì dalle mani e cadde sul prato verde con un rumore sordo, catturando così su di sé la nostra attenzione. Rei si chinò in avanti a raccoglierlo per me, porgendomelo poi con gentilezza, e subito dopo si immerse nella sua lettura: l’attimo magico era finito. Aprii anch’io il mio libro tentando di concentrarmi sulla storia, ma con scarsissimo risultato: possibile che fossi così vigliacca? Che cosa volevo veramente? La risposta non tardò ad arrivare. Quando alle sei rientrammo per immergerci nella meravigliosa piscina termale, tutto mi fu incredibilmente chiaro: Rei, bellissima, con la sua pelle bianca e vellutata, i capelli raccolti, le guance leggermente arrossate a causa della temperatura dell’acqua... Ero attratta da lei e il mio cuore la desiderava prepotentemente. Fu davvero un’impresa riuscire a starle accanto e nascondere il mio vero stato d’animo. Forse anch’io, come la protagonista del suo romanzo, dovevo ormai tenermi stretta quella maschera che mi ero costruita. «Che bella sensazione, vero?», disse con voce suadente poggiando la testa contro la roccia alle nostre spalle, poi chiuse gli occhi. Seguii il suo esempio nel tentativo di allontanare la tentazione, ma senza neanche rendermene conto iniziai a fantasticare: le mani di Rei che s’insinuavano sott’acqua per toccarmi, la sua morbida bocca che si schiudeva sul mio collo e scendeva sul mio seno... Il respiro mi si strozzò in gola. «Miyuki» Aprii gli occhi e mi ritrovai il volto di Rei vicinissimo. «S-sì?», mi rannicchiai sentendomi avvampare. 267

«Tutto bene?», mi guardò in modo strano. «Mi è sembrato come... se non riuscissi a respirare» «Sto bene, è colpa dell’acqua. Non ci sono abituata, è davvero calda», mentii. «Hai perfettamente ragione. Fa troppo caldo qui», disse in un soffio e i suoi occhi si fecero incredibilmente profondi. Conoscevo quello sguardo. Potevo cogliere il momento: lì c’erano solo due persone di una certa età, oltretutto molto lontane da noi. Se avessi stretto Rei a me non se ne sarebbero neppure accorte, ne ero sicura. E allora, che cosa mi bloccava ancora? «Vado a prepararmi per la cena. Se tu vuoi rimanere...», disse abbassando il capo. «Ti aspetto in camera» La mia mano si mosse troppo lentamente. Non riuscii a fermarla, anche se era quella l’intenzione. Potei solo riempirmi gli occhi del suo corpo perfetto mentre usciva dalla vasca termale. Lei, con un movimento morbido, prese l’asciugamano e se lo avvolse addosso, rientrando nell’edificio. Non si voltò una sola volta verso di me. “Miyuki... sei una stupida”, affondai la testa in acqua. “Cosa pretendi da lei adesso?”, riemersi. “Sono stata io a dirle di lasciarmi in pace”, strinsi le gambe al petto. “Ora vorrei l’esatto contrario”, mi passai una mano sul volto. “Perché sono così incoerente?” Quando rientrai nella nostra stanza, Rei era già vestita e si stava finendo di asciugare i capelli. «Come sei elegante», esclamai vedendola con indosso un completino blu cobalto. «Stasera c’è una festa», si voltò verso di me continuando a fonare i capelli. «Non ricordi?» «Ah, giusto! È stasera», ricordai quello che aveva detto mia madre. «Molto bene, dovrei avere anch’io qualcosa da indossare», frugai nell’armadio e stesi sul letto un abito lungo fino alle ginocchia di color rosso scarlatto con una bella rosa ricamata sul petto. «Metti quello?», chiese Rei in modo strano. «Sì, perché? Non ti piace?», la guardai perplessa. 268

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«No, ti starà sicuramente benissimo», si riprese. «Pensavo che forse potresti avere freddo più tardi, dato che avrai le braccia scoperte», tornò a guardarsi nello specchio. Le sue guance erano tornate ad essere colorite come poco prima in piscina. «Ho un coprispalle, non avrò freddo», conclusi distrattamente prima di entrare in bagno e infilarmi sotto la doccia. “Perché fa così male?”, mi domandai stringendomi nelle braccia mentre il getto d’acqua mi riscaldava. “Anche lei sente la stessa cosa?” Quando ebbi finito di prepararmi, non ci furono più dubbi su quello che Rei provasse: mi bastò incrociare il suo sguardo per rendermi conto di quanto fosse turbata. «Andiamo?», le chiesi valutando la sua espressione. «Sì, sono pronta anch’io», prese in fretta la sua borsetta e uscì per prima dalla stanza. Io la seguii a ruota sentendo nuovamente un turbine di emozioni scontrarsi dentro di me: “È amore questo?”, strinsi una mano al petto. “Perché è così difficile ammetterlo?”, sentii gli occhi bruciare e mi persi a guardare la sua silhouette, le sue spalle sottili, i suoi fianchi, i suoi bellissimi capelli del colore della notte. “Ho paura...”, mi morsi le labbra. “Paura di stare più male di quanto non lo sia stata fino ad ora...” «Oh, finalmente! Dov’eravate finite?», ci chiamò Ritsuko che era già seduta al nostro tavolo, avvolta come la figlia in un elegante abito da sera. «Ho fatto un po’ tardi, mi dispiace», mi giustificai sedendo accanto a Rei. «Mia madre?», chiesi guardandomi intorno. «È la solita ritardataria», sbuffò Ritsuko. «Quando sono scesa, lei era ancora nella doccia. Ho fatto in tempo anche a prendere un aperitivo al bar» «Dev’essere un gene di famiglia», sdrammatizzai e proprio in quel momento vidi gli occhi di Ritsuko alzarsi sopra la mia testa e accendersi. Non avevo dubbi su chi stesse arrivando, ma mi voltai ugualmente per verificare: mia madre, in un meraviglioso abito scuro, i capelli raccolti, il trucco ben curato, si avvicinò al nostro tavolo sorridente. «Scusate il ritardo», indicò qualcuno all’ingresso della sala. «Ho incrociato un cliente e mi sono trattenuta qualche minuto con lui» 270

Quando mi girai di nuovo verso Ritsuko, avrei giurato che davanti a me ci fosse Rei, adulta, ma con lo stesso sguardo da ragazzina, e non solo perché madre e figlia si somigliavano fisicamente, nel colore e nel taglio degli occhi così come nelle espressioni. Se avevo avuto qualche dubbio, adesso ne ero certa: Ritsuko era attratta da mia madre ed era gelosa di lei. «Che mangi di buono stasera?», mi voltai verso Rei cercando di scacciare quei pensieri. «Credo che ripiegherò sul salmone e tu?» «Beh, sì... salmone anche per me» «E del buon vino. Quello col pesce non può mancare», intervenne Ritsuko facendomi un sorrisetto, tornando quella di sempre. Quando ci alzammo da tavola, sia lei che mia madre erano abbastanza su di giri, io e Rei invece solo un po’ stranite: non che avessimo bevuto molto, ma era stata comunque una giornata difficile. «Mi è venuto caldo», disse Rei sedendosi su una panchina a bordo pista mentre alcune coppie stavano ballando il valzer eseguito dall’orchestra. «Fanno pure ballo da sala. Non manca proprio niente in questo posto», commentai. «Già, immagino che sia la tua musica preferita, vero?», mi guardò arcuando un sopracciglio. «Scherzi? Mi piace molto invece» «Non ne dubito», ridacchiò. A quel punto mi alzai in piedi tendendole la mano: «Vuoi ballare?» Rei arrossì. «Non sono capace», sfuggì i miei occhi, ma a me non bastò quel timido rifiuto. Stavolta agii con decisione, la presi e la trascinai in pista. «Metti una mano sopra la mia spalla. Brava, così», risi stringendola ai fianchi, avvicinandola a me. «Ecco, l’altra stretta nella mia e ora... guarda i miei piedi e cerca di seguirli contando fino a tre», la spinsi delicatamente facendola traballare. «Rilassati», risi. «Brava, così, un... due... tre... molto bene» «E-ehi ma... dove hai imparato?», domandò Rei confusa mentre cercava disperatamente di mantenere l’equilibrio e non pestarmi i piedi. Le no271

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stre madri, sedute non molto lontane da noi, continuavano a bere champagne e divertirsi, immerse nel loro mondo di adulti. «Mio padre ha studiato in Italia per diversi anni e qualche anno fa c’è tornato per un corso di aggiornamento. Mi ha portato con sé e dato che ogni sera era invitato a feste ed eventi, ho avuto tutto il tempo di farmi insegnare alcuni balla da sala. I ragazzi italiani sono molto simpatici», risi. «Simpatici, eh?», assottigliò lo sguardo Rei. «Che c’è di male?», mi sfuggì un’occhiata maliziosa. «Non dirmi che sei gelosa?» «In realtà... Penso di essere molto più che gelosa», mi inchiodò con quella frase. «Rei...», mi fermai. «Che c’è? Ho solo detto la verità», ribadì con un sorriso velato sul volto. «Allora Miyuki...», mi esortò a continuare a ballare stringendosi un po’ di più a me. «Sei un’ottima cuoca, un’ottima studentessa, una campionessa di basket, un’eroina che combatte i cattivi a colpi di kung-fu... Dimmi, c’è forse qualcosa che non sai fare?», rise. «Non pratico kung-fu, è aikido», mi specchiai nei suoi occhi continuando a guidarla nella danza. I movimenti di Rei erano diventati più fluidi. Era un piacere ballare con lei, in tutti i sensi. «Kung-fu, aikido, non è uguale?», mi prese in giro. «No che non lo è!», mi finsi offesa. «Il kung-fu è una disciplina cinese, l’aikido fa parte della nostra cultura giapponese. Accidenti, dovresti sapere queste cose, sono importanti!», la rimproverai bonariamente. «Mi perdoni sensei», fece un piccolo inchino con la testa. «Comunque, ricordo che già a cinque anni praticavi arti marziali nel dojo di tuo nonno» «Davvero? Eppure eravamo bambine» «Beh, in realtà ricordo molte cose di noi a quell’età», abbassò il capo un attimo, poi mi rivolse ancora il suo sorriso accattivante. «Effettivamente c’è una cosa che non so fare molto bene», ripresi tentando di sostenere il suo sguardo. «A volte non trovo il coraggio di essere onesta coi miei sentimenti», confessai mentre i battiti del cuore acceleravano la loro corsa. 273

Rei ebbe un sussulto. Ci fermammo nello stesso istante e un fuoco d’artificio scoppiò improvvisamente sopra le nostre teste, rischiarando a giorno l’intera pista da ballo. La gente intorno emise gridolini di stupore e applaudì, ma i nostri occhi non si staccarono gli uni dagli altri finché le nostre madri non vennero a chiamarci: «Ragazze, tutto bene?», mi mise una mano sulla spalla mia madre. «Sì, tutto bene, Eriko-san», rispose gentilmente Rei girandosi verso di lei. «Ah, meno male. Ci eravamo preoccupate, vi abbiamo viste bloccarvi di colpo e... avevate una faccia così seria», si scostò facendo spazio a Ritsuko. «Sei riuscita a far ballare mia figlia, Miyuki-chan. Incredibile», mi scrutò la donna. «Beh, ci stavamo divertendo un po’», sostenni faticosamente i suoi occhi sospettosi, poi altri fuochi si accesero nel cielo e finalmente riuscirono a catturare l’attenzione di Ritsuko. Rei, accanto a me, aveva il naso all’insù e ancora un adorabile sorriso sulle labbra. “Come è bella”, l’osservai senza farmi notare e in quel momento sentii la sua mano sfiorare la mia. «Posso?», chiese con uno sguardo dolce. Io rimasi attonita finché non sentii le sue dita intrecciarsi con le mie. «Stasera sei bellissima... Miyuki», disse in un soffio avvicinandosi al mio orecchio. Quante volte si era fermato il mio cuore in quel giorno? Mia madre e Ritsuko rientrarono nelle loro stanze un po’ barcollanti. Dopo i fuochi d’artificio si erano bevute un’altra bottiglia di champagne con la scusa di brindare a ogni più piccola stupidaggine. Ritsuko non mi sembrava più sospettosa perciò non detti più peso a lei e alle sue mire verso mia madre. L’unica cosa alla quale pensavo in quel momento era di poter rimanere finalmente sola con Rei. Quando rientrammo nella nostra bella suite, si erano fatte quasi le due di notte. Eravamo distrutte e allo stesso tempo su di giri. 274

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«È stato incredibile, vero?», disse Rei lasciandosi cadere a sedere sul letto. «Anche i fuochi d’artificio!» «Già! Non si può dire che in questo posto non sappiano come far divertire i clienti», tolsi i sandali col tacco camminando per la stanza a piedi nudi. «Ho proprio bisogno di una doccia. C’era parecchia umidità fuori» «Sì, è vero», commentò Rei fissandomi. «Vai prima tu?» «Ok, faccio in un attimo», deglutii pensando a quello che avrei voluto davvero rispondere a riguardo. M’infilai nel bagno e mi lavai velocemente, dandomi della stupida. Uscii dopo poco più di dieci minuti con l’accappatoio addosso. «Fatto, il bagno è tutto tuo» Rei era in piedi vicino alla finestra, appena mi sentì si voltò verso di me venendomi in contro. «Miyuki, puoi farmi un favore?», chiese girandosi di schiena, raccogliendo i suoi capelli color ebano. «Puoi sganciarmi la zip?» Il respiro mi si bloccò in gola. «C-certo», balbettai tentando maldestramente di far scorrere la cerniera del vestito lungo la schiena di Rei. L’abito cadde ai suoi piedi, lasciandola in un delizioso completino intimo blu. «Grazie», mi disse raccogliendo da terra il vestito, poi lo ripose nell’armadio e tornò lentamente verso di me che non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso. «Ti prendo questa», allungò la mano afferrando la pinza che teneva raccolti i miei capelli. Io non emisi fiato, continuai a fissarla inebetita finché non richiuse la porta del bagno alle sue spalle. A quel punto mi lasciai cadere sul letto completamente frastornata: “Che sto facendo?”, mi passai una mano sul volto. “Mi sento... così strana e... impacciata”, mi morsi l’unghia del pollice. Ero troppo nervosa e accaldata. A poco a poco gli occhi si fecero pesanti e caddi vinta dal sonno. Sognai qualcosa, un’enorme vasca, io che vi ero dentro con Rei ma più cercavo di avvicinarmi più lei sembrava allontanarsi. «Miyuki...», mi sentii chiamare. «Tutto ok?» 276

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Mi ripresi. Davanti a me Rei in una deliziosa sottoveste nera mi stava scuotendo delicatamente. «S-sì... mi sono addormentata», mi stropicciai gli occhi. «Stavi mugolando», sospirò Rei. «Mi hai fatto preoccupare. E poi cosa ci fai ancora in accappatoio? È bagnato! Toglilo e mettiti subito il pigiama!», mi rimproverò. «Ok, ok», mi alzai svogliatamente e presi il pigiama e gli slip dall’armadio. Slacciai la cintura dell’accappatoio e senza pensarci lo sfilai davanti a Rei. Quando mi resi conto di quello che avevo appena fatto lei si era già girata dandomi le spalle. Per un attimo mi vergognai di me stessa: “Chissà che avrà pensato”, mi affrettai a vestirmi. “Però... dopotutto anche lei si è svestita davanti a me. Anche se... non era completamente nuda! Però prima in piscina eravamo nude... Oh, accidenti!”, blaterai tra me e me. «Ho fatto», appesi l’accappatoio al gancetto della porta e m’infilai nel letto. «Bene», sospirò Rei spegnendo la luce ed entrando a sua volta sotto le lenzuola. «Ho messo la sveglia alle sette» «Anch’io l’ho messa a quell’ora», risposi abituandomi alla tenue luce lunare che filtrava dall’ampia finestra. «Perfetto. Notte», tagliò corto Rei dandomi le spalle. “E questo... che significa?”, mi chiesi vedendola improvvisamente così distaccata: il sogno di poco prima sembrava essersi avverato. Allungai d’istinto una mano verso di lei ma poi, ancora una volta, mi lasciai vincere dalla mia insicurezza. Ritrassi la mano e chiusi gli occhi immaginando di trovarmi nel letto di casa mia da sola, lontana da lei. Ogni tentativo però si rivelò inutile: mentre io ero rimasta immobile rannicchiata a occhi stretti, Rei si era mossa di continuo. Alla fine mi venne naturale riaprirli e girarmi per capire cosa stesse facendo. «Scusami... non volevo svegliarti», disse con un filo di voce. «Non stavo dormendo», confessai sentendomi di nuovo accaldata. «Mi sembravi molto stanca» «La stanchezza non c’entra... Tu piuttosto, sei arrabbiata per qualcosa?», chiesi cercando di capire la sua reazione. «Perché?» 278

«Ti sei infilata a letto, mi hai dato le spalle e...» «Preferivi ti dessi il bacio della buona notte?», mi provocò. La fissai attentamente e lei fece altrettanto con me. «Sì... l’ho desiderato», ammisi. Gli occhi di Rei si allargarono percettibilmente. «Miyuki...», prese un respiro. «Ti ho promesso che non l’avrei più fatto» «Hai ragione», allungai una mano verso di lei. «Come sempre», le accarezzai il volto e i capelli. «Che vuoi dire?», cambiò espressione. «Ricordi quando mi dicesti che non sarei riuscita a non pensarti?», dissi dolcemente. Rei non rispose. «Era vero», mi avvicinai di più a lei facendola sussultare. «Non mi sembra che tu lo stia dicendo come fosse una cosa positiva», si accigliò ed io scoppiai a ridere. «La Rei che ho conosciuto qualche mese fa non si sarebbe dilungata così tanto in discorsi inutili», la punzecchiai trovando il coraggio di stringerle le braccia al collo. «Non so mai come fare con te», sbuffò. «Con tutto l’elenco di cose belle che mi hai detto poco fa dovrò avere anch’io qualche difetto, no?», mi strinsi a lei e finalmente trovai il coraggio di baciarla. Rei mi avvolse le braccia intorno alla vita ricambiandomi. «È incredibile», mi staccai dalla sua bocca. «Ogni volta è la stessa sensazione... mi fai girare la testa» «Davvero?», chiese riprendendosi le mie labbra, baciandomi con trasporto. Era così bello stare stretta a lei, così intenso. «Miyuki...», ansimò Rei. «Io... non so se riuscirò ad accontentarmi di questo», disse tra i denti, facendo scivolare le mani sotto la mia canottiera leggera, accarezzandomi la schiena. «Che vuoi dire?», sentii la gola secca. Rei spinse la mano sul mio seno stringendolo delicatamente ed io gemetti sentendo un intenso calore salire dal basso ventre. «Hai capito cosa intendo?», cercò una risposta nei miei occhi e nella mia voce. 279

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«Rei, io...», sospirai persa nelle sue carezze. «Non so bene cosa fare ma... sono sicura che tu saprai guidarmi», dissi piena di imbarazzo. «Questo significa che tu e Fujiwara...» «No... non...», balbettai. «Io non... ecco...» Rei mi chiuse la bocca con un altro bacio. «Non ha importanza», si spinse sopra di me e una scossa mi pervase all’istante. Rei mi liberò rapidamente dagli shorts e dalla biancheria. D’istinto mi girai di lato sentendo le guance e il volto bruciare. «Non fare così», m’intimò. «Ricordi quello che ti dissi sulla terrazza della scuola? Se ti piace non devi vergognartene», fece comparire sulle labbra quel sorrisetto malizioso che ben conoscevo. «Stupida!» «Oh, sì, lo sono...», si chinò sul mio petto dischiudendo la sua bocca. Non appena la sua lingua toccò la mia pelle un altro brivido mi pervase. «Devi stare calma», disse con voce suadente mentre con la mano libera mi accarezzava il corpo, scendendo sempre più in basso. «R-Rei... a-aspetta», le strinsi le spalle cercando la sua attenzione. «Io... Io...» «Ti sto ascoltando», disse continuando a baciarmi delicatamente il seno. «Farà male?», trovai il coraggio di chiedere, travolta dai suoi gesti. Rei si fermò capendo quanto fossi realmente preoccupata. «Per ora ti sto accarezzando. È piacevole, no?» «Sì, lo è ma...» «Ti stai riferendo a questo, vero?», fece scivolare la mano in basso, allargando le mie gambe. Trattenni il fiato stringendomi al suo collo. «Lo desideri?», domandò con voce sensuale. «Non farò niente che tu non voglia» «Voglio essere tua», dissi nascondendomi nell’incavo del suo collo. A quel punto Rei si scostò e mi guardò per un attimo. «Sarò delicata...», si chinò a baciarmi in un modo nuovo: leccò da prima le mie labbra, mordendole piano, poi spinse la sua morbida lingua 281

nella mia bocca. Nello stesso momento sentii le sue dita toccarmi gentilmente ed entrare dentro di me. L’aria mi si bloccò nei polmoni per un attimo prima di uscire e trasformarsi in un gemito. «Sei così bagnata... non fa male, vero?», chiese accompagnando il suo bacino a quel gesto, spingendo lentamente le sue dita fino in fondo. «Rei...», mi tesi, sentendola entrare in me. «Ti prego...» «Sì, eccomi...», mi baciò nuovamente le labbra spingendo mani e bacino in un movimento armonioso. «Sei così morbida, Miyuki», continuò a sfiorarmi dentro e fuori, regalandomi altre violente sensazioni. «Mi sento... in fiamme», ansimai stringendomi più forte a lei. Più bruciavo, più la volevo, più la volevo, più sentivo il cuore battere forte, la testa girare, il respiro farsi affannoso, finché il mio corpo esplose. Inarcai la schiena all’indietro e strinsi con forza le lenzuola prima di ricadere all’indietro vinta dall’estasi. Rei si fermò. Anche il suo cuore batteva in modo forsennato contro il mio. «Stai bene?», chiese con un filo di voce. «Che domanda stupida...», sospirai tirandola a me per baciarla ancora. «Non ho finito», mi fissò lasciandomi esterrefatta. I suoi occhi scintillarono nel buio, impazienti. «Cosa vuoi farmi ancora?», le chiesi perplessa ed esausta. «Questo...», scivolò giù lungo il mio seno, baciandolo con ardore, poi passò sul mio ventre e ancora più giù. «Ti prego... non così. È troppo imbarazzante!», mi coprii il volto con le mani. «Devi guardami», mi ordinò dolcemente. «Non sai da quanto sogno di... sentire il tuo sapore», si chinò, leccando con la sua soffice lingua dove prima erano state le sue mani. Mi morsi le labbra cercando di non fare troppo rumore, poi sentii la sua lingua spostarsi più in alto e lasciare spazio di nuovo alle sue dita che stavolta scivolarono fino in fondo dentro di me in un attimo. A quel punto un altro gemito uscì dalla mia bocca. «Non trattenerti, non ti sentirà nessuno», mi strinse, penetrandomi e leccandomi con impeto. 282

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«Rei...», ansimai, tremando in un modo ancora più sconvolgente di quanto lo fosse stato prima. «Sei deliziosa...», disse ritraendosi lentamente. «E bellissima» «Non è giusto», replicai con le poche forze che mi erano rimaste, stringendole i fianchi e alzandomi a sedere. «Tu sei ancora vestita», le sfilai la sottoveste. «Adesso dovresti riposare», cercò di respingermi Rei con scarso risultato. «Ehi... hai tutti i muscoli tesi», mi sfiorò le spalle mentre mi chinavo su di lei a baciarle il seno morbido e invitante. «Te l’ho detto... sono una sportiva. Non dovresti dubitare della mia resistenza», le scostai gli slip con audacia. «Anche tu sei bagnata», dissi con un sorriso malizioso, prendendomi la mia piccola rivincita. «Mi basta sentire la tua voce per eccitarmi così», spinse le mie mani dentro di lei, iniziando a muoversi sopra di me. Trattenni il respiro: il suo corpo baciato dalla tenue luce lunare era da capogiro. I suoi seni, candidi e dolci, oscillavano ad ogni suo movimento, regalandomi altri incredibili stati d’animo. Finalmente capivo cosa si provava a desiderare il suo sapore nella bocca, non potevo più aspettare. La stesi sulla schiena, le tolsi gli slip e la presi così come lei aveva fatto con me poco prima. Fu incredibile apprendere quanto fosse al limite del piacere sentirla così calda, morbida e vederla provare l’estasi sotto le mie carezze. Rei chiamò più volte il mio nome prima di vibrare e lasciarsi ricadere nel nostro letto d’amore. «Miyuki, vieni qui», ansimò prendendomi tra le sue braccia. «Vorrei addormentarmi così ogni sera e svegliarmi accanto a te ogni mattina», mi baciò tra i capelli. «Provo la stessa cosa anch’io», sospirai lasciandomi avvolgere dal suo profumo. «Sei mia... finalmente», disse in un soffio e cadde in un sonno profondo. Le accarezzai il volto baciandola delicatamente sulle labbra, rimanendo a fissarla ancora per qualche istante: «Sono sempre stata tua», ammisi sentendomi leggera e libera come non ricordavo di essere mai stata in vita mia. 284

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Orange Cream di Scarlett Bell

con i disegni di Aeryn Sun

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