note su Hatshepsut vita e monumenti

November 30, 2017 | Author: tormael_56 | Category: Hatshepsut, Pharaoh, Ancient Egypt, People
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note su Hatshepsut vita e monumenti...

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Hatshepsut ed i suoi monumenti a Tebe

Deir el Bahari

Il tempio di Hatshepsut Vicino alle rive del Nilo, attraversando il fiume da Tebe, è stato trovato un tempio a tre terrazze sotto tonnellate di sabbia decine di secoli dopo la sua costruzione. Il tempio è una costruzione simile al tempio funerario di Mentuhotep II, e fu edificata a fianco della struttura più antica della undicesima dinastia. Questo tempio di Hatshepsut è di gran lunga più esteso di quello di Menuhotep: l’architetto suo disegnatore era Senmut, amante della regina, membro della sua corte con più di 20 titoli altisonanti. Senmut disegnò il tempio con file di colonnati che riflettono la struttura ripetitiva a rilievi verticali e strati orizzontali delle rocce ceh gli fanno da sfondo. In questo modo il tempio stesso è un incomparabile esempio di architettura in armonia con la natura. Il tempio è dedcato ad Amon e Hathor, presunti genitori mitici di Hatshepsut, sebbene ci siano cappelle dedicate ad altri dei, come Anubi, il dio dell’imbalsamazione. Il santuario si appoggia al fianco della montagna. Due rampe connettono I tre livelli, ed ad entrambe i lati della rampa più bassa c’erano piscine con papiri a forma di “T”. A livello del terreno c’erano delle sfingi degli alberi fragranti di essenze esotiche provenienti dalla terra di Punt. Le sfingi avevano le fattezze di Hatshepsut ed ella è rappresentata anche come un leone in alcuni rilievi nel tempio. Sebbene essa non avesse nessun nemico specifico, essa è spesso raffigurata mentre ghermisce gli avversari e cattura gli “uccelli del male” con la rete. Inoltre le pareti del tempio documentano la concezione divina di Hatshepsut, il suo voto di fiducia dato da suo padre, I suoi sforzi per riparare I danni inflitti dagli invasori Hyksos, la spedizione nella terra di Punt e l’erezione dei colossali obelischi al tempio di Karnak. Dal momento che la costruzione del complesso durò circa vent’anni, le pareti erano come pagine bianche di un libro, riempite man mano che il suo regno progrediva. Al tempo in cui la struttura fu completata Hatshepsut probabilmente ebbe poco tempo per godersela come faraone. Sebbene Senmut in origine avesse pianificato di essere sepolto nel tempio, la tomba di Hatshepsut era destinata a essere situata in un altro posto.

Allo stesso modo di suo padre, Tuthmosi I, pensò che realizzare un tempio così grandioso fosse un posto troppo ovvio per seppellirvi preziosi manufati senza prezzo, e così la tomba di Hatshepsut fu realizzata in segreto. Ineni, l’architetto della tomba e del tempio di Tuthmosi I, si definiva orgoglioso del fatto che egli era l’unico a conoscere la locazione della tomba del suo padrone. I 100 “schiavi” che parteciparono alla costruzione della sepoltura, secondo Otto Neubert, furono uccisi dopo il progetto per conservare il segreto. Se questa tecnica brutale fu usata nel caso di Hatshepsut non è dato conoscere, ma è abbastanza opinabile. Il più grande nemico della regina non furono i ladri di tombe, ma il suo stesso nipopte, che non ebbe problemi a trovare la suo tomba, non importa quanti schiavi fossero stati uccisi. Per il lavoro di Senmut, egli fu ricompensato splendidamente, e fu messo in grado di costruire una sepoltura per se stesso non lontana dal tempio di Hatshepsut, tombe nella quale fu sepolto il suo entourage e la sua famigila, e perfino la sua scimmietta preferita e i suoi cavalli. Sua madre Hatnofer fu sepolta pure lì accanto. Attorno al collo di sua madre è stata trovata una collana con scarabei, secondo la prescrizione del Libro dei Morti. Sul retro del pendente era scritto : Hatnofer dice : cuore di mia madre, cuore di mia madre ! Non ergerti contro di me nel consiglio [dei giudici]. Non fare azione di opposizione contro di me davanti al guardiano della bilancia [del giudizio]. Tu sei la mia forza vitale nel mio corpo, il mio cretore cha ha reso salde le mie membra. Quando andrai nel bel posto verso cui ci stiamo dirigendo, non fare che il mio nome puzzi sgradevolmente alla corte dei Viventi, così che io passi indenne per noi e per la giuria e così che il giudice sia contento. Non raccontare falsità contro di me davanti al Dio, guarda: la tua [stessa] reputazione ne è coinvolta. Sebbene soggetto agli atti vandalici da parte dei nemici di Hatshepsut e sepolto dalla sabbia per secoli, il capolavoro di Senmut non ha perso il suo splendore. E’ un’incredibile espressione del potere assoluto di un faraone, donna o uomo che fosse.

Pendente di Hatnofer

Deir El Bahari Località di Tebe Ovest , dove si trovano i templi funerari dei faraoni Montuhotep II, Hatshepsut e Thutmosi III. La particolare disposizione dei templi, appoggiati alle parete rocciosa retrostante, ne rende la visione suggestiva.

Il tempio di Montuhotep Il tempio di Montuhotep II era circondato da un muro di recinzione e l'ingresso era fiancheggiato da due statue sedute del faraone, con ai lati altre statue del sovrano in posizione eretta. Nel cortile d'ingresso si trova una rampa discendente che conduce a una cripta, cenotafio dedicato alla risurrezione del faraone come Osiride ; all'interno della cripta sono stati scoperti un sarcofago vuoto e una statua policroma del re avvolta in bende. Una rampa processionale fiancheggiata da pilastri conduce dal cortile alla terrazza superiore: questa presenta a sua volta una serie di pilastri che circondano su tre lati una struttura centrale, che poteva costituire la base di una piramide, oppure una struttura tipo mastaba. Sei cappelle per il culto delle mogli e della famiglia del re si trovavano nell'angolo ovest della recinzione. Nella parte retrostante il santuario durante la XVIII dinastia (1543-1292 a.C.) venne scavata una cappella dedicata alla dea Hathor; all'interno, insieme alla statua della dea raffigurata come una vacca, si trovava una statua del faraone. Il tempio di Montuhotep I fu in parte smantellato al momento in cui la regina Hatshepsut iniziò la costruzione del tempio adiacente.

Il tempio di Hatshepsut Il tempio di Hatshepsut è ben conservato e in parte riprende la struttura del tempio adiacente. L'edificio si innalza su tre livelli, e i due inferiori sono preceduti da ampi cortili. Al livello inferiore si trova un colonnato: sul lato settentrionale vi sono raffigurazioni della regina che nell'aspetto di sfinge calpesta i nemici; sul lato meridionale sono raffigurate scene relative al trasporto di due grandi obelischi dalle miniere di Assuan tramite battelli. I rilievi di questo colonnato, come in generale di tutto il tempio, sono stati danneggiati per ordine del suo successore Thutmosi III, quando salì al potere. I rilievi della parte settentrionale della seconda terrazza sono su due livelli. Quello inferiore rappresenta il mitico concepimento di Hatshepsut, per cui sua madre Ahmose riceve il segno della vita dal dio Ammone, celatosi sotto le spoglie del faraone Thutmosi I, e in una scena successiva il dio Khnum modella i corpi della regina e del suo ka sulla ruota da vasaio. Sul livello superiore è raffigurata l'incoronazione di Hatshepsut. Sul colonnato meridionale è rappresentata la spedizione nel paese di Punt ordinata dalla regina: le imbarcazioni sono piene di prodotti di questa terra esotica, tra cui giraffe, alberi d'incenso e avorio. Sono anche raffigurati il signore di Punt e la regina, rappresentata in tutta la sua enorme grassezza, e le capanne abitate dalle popolazioni di tale paese. La scena successiva mostra il ritorno della flotta egizia con gli alberi d'incenso. La terrazza superiore presenta statue della regina raffigurata come Osiride, mentre le pareti riportano raffigurazioni della Festa della Valle, a cui partecipano Hatshepsut e Thutmosi III. Al centro della terrazza superiore si trova la cappella, dove Hatshepsut, Thutmosi III e Neferura, figlia della regina e moglie del faraone, sono dipinti in adorazione degli dei. Un santuario ad Hathor venne innalzato nella parte sud, con scene in cui la regina è allattata dalla dea nel suo aspetto di vacca. Nella parte nord venne invece innalzato un santuario ad Anubis. Negli anni recenti il tempio di Hatshepsut è stato oggetto di un'operazione di restauro molto spinto.

Altri monumenti Il tempio di Thutmosi III si incastra tra i due templi citati, appoggiato sullo sperone roccioso. È di piccole dimensioni (50 x 50 m), ed è in gran parte crollato. Questo tempio, scoperto negli anni '60 da una missione archeologica polacca, era composto da un pronao a pilastri, a cui seguiva una sala ipostila a est, mentre nella parte occidentale si trovava la sala per la barca sacra e la sala per la tavola per le offerte. Tra le tombe della zona, da segnalare quella di Senenmut, architetto del tempio della regina Hatshepsut e importante personaggio di corte. La tomba consiste di un lungo corridoio e di una camera sepolcrale in cui è raffigurato il proprietario; sul soffitto della camera vi sono raffigurazioni astronomiche. L'altra tomba notevole, benché inaccessibile, è il nascondiglio in cui nel 1881 vennero ritrovate le mummie di faraoni e regine del Nuovo Regno (tra le prime quelle di Thutmosi III, Sethi I e Ramesse II), lì riunite dopo il saccheggio delle loro tombe.

The Red Chapel of Hatshepsut and Tuthmosis III at KARNAK by Mark Andrews

When archaeologists rebuilt the White Chapel of Senusret I in the Open Air Museum at Karnak on the East Bank of Luxor (ancient Thebes), it took many years to carefully arrange the layout of the structure like a big jigsaw puzzle on paper. In 2001, when the Supreme Council of Antiquities decided to rebuild the Red Chapel of Hatshepsut (18th Dynasty) in the Open Air Museum, the process, like all of our modern lives, happened much quicker (though still a number of years), as they fed the architectural elements of the building into a computer. The results are splendid. What really sets the small monuments, such as the White and Red Chapels, in the Open Air Museum apart is their very well preserved state. When the Pharaoh, Amenhotep III decided to enlarge the temple at Karnak by adding a new facade in the form of two entrance pylons, he pulled down many monuments which he no longer thought relevant, putting their stone sections in the core of the structure. This was the Third Pylon at Karnak. At the end of the 19th century, a large part of the massive Third Pylon of Amenhotep III at Karnak toppled over during an earthquake. Then, in 1924, the director general of the Egyptian Antiquities Service, Pierre Lacau, ordered his director of works at Karnak, Henri Chevrier, to repair the structure. He had to completely dismantle it in order to do so, and in the process, he discovered some 951 blocks that belonged to a total of eleven different structures used as fill within the pylon. Though many of these blocks were damaged, their encasement in mortar in the pylon preserved their inscriptions and decorations. Chevrier was responsible for reconstructing the White Chapel of Senusret I many years ago, but the blocks from the Red Chapel of Hatshepsut remained dismantled until the 21st century. The Red Chapel of Hatshepsut was a barque shrine, as we believe was the White Chapel of Senusret I, built with a base and doorways of black granite (or more properly, gray diorite) with walls of red quartzite, from the quarry known as Djebel Akhmar, or "red mountain". Of course, the latter stone explains why the shrine is known as the Red Chapel. Actually, the natural color of the red quartzite varies, so the ancient craftsman painted all the block a uniform red color. It was probably begun about four years before Hatshepsut's death in about 1483 BC, and her nephew and successor (as well as defacer), Tuthmosis III may have continued work on the chapel, but never finished it.

The chapel, which set at the heart of the Karnak complex originally, was probably built to replace the earlier alabaster structure of Amenhotep I. It may have originally rested between her two obelisks in the temple, though this is by no means certain. For many years the blocks from Hatshepsut's chapel were displayed on low stone bases where visitors could wonder along the blocks and see the exquisite reliefs, carved on both sides, at close quarters. However, in 1997 a decision was made to reconstruct the shrine. This work, actually begun in March, 2000, is now complete (early in 2002). It was undertaken by the Franco Egyptian Center, directed by Francois Larche, with the support of the Supreme Council of Antiquities (SCA). The project was funded by the Accor Company, a consortium that holds about 30 percent of the hotel capacity in Luxor (as of 2002). The blocks, numbering about 315, were studied to work out their original order. This was not an easy process. Unusually, most of the blocks contained a complete scene, and therefore do not overlap on to adjacent blocks. In fact, they never overlap on the horizontal joints. Some researchers believe that, due to the way in which these decorations occur, that this was indeed the first "prefabricated" building in history, with its decorations complete (though possibly not painted) prior to the building's erection. This of course made it extremely difficult to identify the sequence of blocks within the structure. Also, about half the blocks were missing (some 40 to 45 percent), so modern blocks of stone cut from the same material as the original were required. In some instances, modern brick was also incorporated, which was then plastered over and carefully painted to match the original colors. In order to assemble the building, apparently a study of the notches and dovetails in the blocks was studied This work resulted in a surprisingly large structure (over seventeen meters in length and over six meters wide) which now dominates the Open Air Museum. It is a striking building with its black granite and red stone walls. It has three doors at the same level and of the same dimensions. The structure is divided into two chambers, with a low plinth in the larger of the two rooms that was used as a base for the barque of the God Amun, who's image was carried in procession between the temples of Karnak and Luxor during the annual celebration that took place at the height of the Nile Flood. In the center of the chapel was apparently located a drain for the waters used in absolution during the celebration.

The decorations of the chapel are particularly rich, with gold paint filling the hollows of the engraving. However, the only unfortunate aspect of this construction is that now many of the inscribed blocks, with their major motif being Hatshepsut and Tuthmosis III interacting with Amun-Min and various other gods, as well as scenes from the Opet festival, the dedication of the chapel, the establishment of the queen as ruler of Egypt and the recording of nome divisions, are more difficult for visitors to actually see since many of the carved scenes are high up in the walls and not always oriented for viewing. It has been suggested that a good pair of binoculars be taken along for a visit if any serious study is intended.

Hatshepsut (Maatkare) 1473-1458 B.C. 18th Dinastia

Figlia maggiore del re Thutmosis I, sposata al fratellastro Thutmosis II e tutrice del giovane fratellastro-nipote Thutmosis III, Hatshepsut riuscì in un modo o nell'altro a sfidare la tradizione e a installarsi saldamente sul trono divino dei faraoni. Fu l'unica presenza femminile nella storia ad essere rappresentata, sia come donna che come uomo, vestita con abiti maschili, dotata di accessori maschili e addirittura della barba finta tradizionalmente esibita dai faraoni. Nonostante durante il suo regnò l'Egitto prosperasse, dopo la sua morte, si cercò con ogni mezzo di cancellare il suo nome e la sua immagine. I monumenti di Hatshepsut furono abbattuti o usurpati da altri, i ritratti distrutti e il nome cancellato dalla storia e dall'elenco ufficiale dei re egizi. Ma qualcosa rimase: Manetone, menzionò un faraone donna, di nome Amense o Amensis, come quinto sovrano della XVIII dinastia. La regina Hatshepsut è il monarca di sesso femminile più famoso che l'Egitto abbia mai avuto in tutto il corso della sua storia. Infatti, al contrario di come comunemente si crede, non fu l'unica donna che riuscì a governare l’Egitto. raffigurazione maschile

raffigurazione femminile

Per decenni questa regina è stata definita come l'usurpatrice di un ruolo completamente maschile e quindi la sua presa del potere viene interpretata come un atto che contrasta fortemente con lo status quo. Studi recenti ha però dimostrato che uno degli elementi chiave nei successi di Hatshepsut fu sicuramente lo sviluppo del ruolo della regina durante la seconda metà della XVII dinastia.

Hatshepsut era cresciuta nel palazzo del re, dove era stata educata dagli scribi di corte. In quel periodo il palazzo del re si trovava a fianco dell'entrata nord del tempio di Amon a Karnak, dove oggi c’è il colonnato fatto costruire da Tarharka nel cortile di Rameses II. Durante la sua gioventù Hatshepsut dovette vedere la morte dei suoi due fratelli Ahmose and Wadjmose, e della sorella, Neferubity, anche se non abbiamo nessuna informazione sulle cause di queste morti. Potrebbe essere dopo questi decessi che Thutmosi I presentò sua figlia Hatshepsut alla corte e ne fece la sua erede, come attesta una sua iscrizione che si trova nel suo tempio funerario di Deir el Bahari. Poi sua maestà (Thutmosi I) disse a loro: "Questa è mia figlia, Khnumetamon Hatshepsut possa lei vivere! - Io ho scelto lei come successore per il mio trono...lei dirigerà il popolo in ogni parte del palazzo; lei vi guiderà. Obbedite alle sue parole, unitevi al suo comando." I nobili reali, i dignitari e i capi del popolo sentirono il proclama della promozione della sua figlia, il Re dell’Alto e del Basso Egitto, Maatkara - possa lei vivere in eterno!" Ma a questo punto, compare improvvisamente sulla scena un altro figlio del faraone, Thutmosi, che fino ad allora non era mai stato nominato nelle iscrizioni ufficiali di suo padre. E fu lui, non Hatshepsut a diventare faraone allo morte di Thutmosi I. Si può presumere che, per rinforzare i suoi diritti al trono, fu in questo periodo che si decise il suo matrimonio con la sorellastra, Hatshepsut, che doveva avere qualche anno più di lui. Ecco un presunto albero genealogico della regina :

Si ipotizza che Hatshepsut lo sposò appena prima o forse addirittura durante la sua incoronazione, nell’anno 1, il secondo giorno del mese di Akhet. Dopo la morte di Thutmosi I il primo dovere del nuovo re e della sua energica sposa dovette essere la sepoltura del loro padre. Il nuovo faraone doveva essere molto giovane. Una statua del re, recentemente scoperta ad Elefantina lo rappresenta senza dubbio come un giovinetto, e il fatto che non sia mai nominato come principe durante i trent’anni del regno di suo padre, suggerisce che avesse molto meno dei trent’anni che Luc Gabolde gli attribuisce. Il visir Ineni ha lasciato scritto che egli salì al trono come un falco nell’uovo. La stessa espressione che venne in seguito usata sia da Thutmosi III che da Amenofi III, ed in entrambi i casi abbiamo la certezza della loro estrema giovinezza al momento di diventare faraoni. Un’altra indicazione, per quanto poco attendibile, sulla sua gioventù e sulla brevità del suo regno ci è data dal basso numero di eredi generati. L’unica figlia di

Hatshepsut, la principessa Neferura, era ancora neonata quando sua madre diventò la reggente di Thutmosi III, che risulta essere l’unico figlio maschio di Thutmosi II e che era anch’egli solo un bambino quando salì al trono.

LA REGINA HATSHEPSUT Estratto da Blumagazine anno III n. 9 - novembre 2002, a cura di Stefania Sofra.

Benchè il suo nome non compaia nelle liste dei faraoni in quanto donna, Hatshepsut fu il faraonedonna più famoso nella storia dell'Egitto, una donna che riuscì ad esaudire il suo desiderio: essere re dell.Egitto nonostante non fosse un uomo, poiché la regalità nell.Antico Egitto era una prerogativa maschile. E. vero che nell.Antico Egitto ci furono altre donne che divennero re prima e dopo di Hatshepsut, ma solo lei governò per un lungo periodo, circa 22 anni, in un clima di pace e grande prosperità, senza turbare l.equilibrio interno e con i paesi confinanti. Sappiamo che nell.Antico Egitto le donne avevano molta autonomia, erano capaci di provvedere a se stesse, potevano ereditare e gestire beni senza l.autorizzazione del marito o del padre, erano dunque molto emancipate, ma per una donna diventare re dell.Egitto era un passo ambizioso che contrastava fortemente con la mentalità egiziana. Intelligente, abile e dotata di grande carisma, Hatshepsut apparteneva alla dinastia dei Thutmosidi che governarono l.Egitto durante la XVIII dinastia, nel Nuovo Regno. Era una delle figlie di Thutmosi I e della regina Ahmes, e quando il padre morì, rimase l.unica erede di sangue reale. Ma era una donna e quindi al suo posto fu designato come erede Thutmosi II, suo fratellastro, il quale, per rafforzare i suoi diritti al trono, la sposò ed ebbero una figlia, Neferura. Thutmosi II morì poco dopo senza lasciare figli maschi e fu così scelto come successore al trono Thutmosi III, figlio di una sua sposa secondaria. E Hatshepsut si vide ancora una volta derubare il trono che le apparteneva di diritto in quanto era figlia del faraone Thutmosi I, moglie del faraone Thutmosi II e portava i titoli di "figlia del re, sorella del re, sposa del dio e grande moglie del re.. Il re Thutmosi III era ancora un bambino e Hatshepsut divenne la sua tutrice: iniziò un periodo di coreggenza ma ben presto, fra il II e il VII anno del regno di Thutmosi III, Hatshepsut si autoproclamò faraone dell.Egitto, dandosi da sola il prenome .Maatkare., come se fosse già stata riconosciuta re, in attesa che il giovane Tuthmosi III avesse raggiunto l.età per governare. Ed ebbe inizio il regno del faraone Hatshepsut che durò dal 1479 al 1457 a.C. Il suo fu un trono condiviso col nipote: gli atti della regalità erano firmati da entrambi, nelle manifestazioni pubbliche comparivano insieme così come nei monumenti edificati da Hatshepsut, in una sorta di regalità gemellata, al cui comando di fatto vi era però solo lei. Questa regina è stata definita come l'usurpatrice di un ruolo maschile ma in realtà, sebbene avesse compiuto un atto in contrasto con la mentalità ed il costume egiziano, Hatshepsut aveva tutti i diritti per essere un re, poiché era figlia del re Thutmosi I, sposa reale del re Thutmosi II e tutrice del re Thutmosi III. E da subito si occupò attivamente dello Stato intraprendendo una spedizione navale nella terra di Punt, lungo l.odierna costa somala, terra da cui gli egizi riportarono incenso e mirra da offrire al dio Amon, ma anche oro, avorio, ebano, legnami e animali.

Ad un certo punto Hatshepsut sentì la necessità di avere una conferma ufficiale del suo potere, voleva consolidare e ufficializzare il suo ruolo e lo fece attraverso il mito della teogamia, cioè il divino matrimonio tra un essere mortale e un Dio, dichiarando di essere figlia del Dio Amon e della regina Ahmes. La teogamia era di fatto uno strumento politico e religioso per confermare il proprio potere e l.eredità al trono. Ma il consenso Hatshepsut lo seppe conquistare anche con un'astuta e inconsueta propaganda della propria immagine: dal momento della sua incoronazione infatti si fece ritrarre secondo gli stereotipi maschili: con la barba rituale posticcia, la corona dei faraoni e il gonnellino .shendyt.. Non era un espediente per nascondere la sua natura femminile, bensì un atto di ufficializzazione della sua carica di sovrano, prerogativa maschile. Fu l'unica donna nella storia ad essere rappresentata, sia come donna che come uomo. Al suo fianco ebbe validi collaboratori primo fra tutti Senenmut, un ufficiale dell.esercito, di umili origini, che ricoprì considerevoli incarichi alla corte di Hatshepsut sino a diventare il dignitario più importante, con un ruolo essenziale, fedelissimo della regina e tutore della figlia Neferure. Si ipotizza che furono addirittura amanti e alcuni indizi ne sarebbero la prova, ad esempio il fatto che Senenmut rimase celibe, cosa inusuale per un egizio, che sia rappresentato circa 70 volte nel tempio della regina e soprattutto il fatto che Senenmut ottenne dalla regina il permesso di edificare la sua sepoltura nei pressi di quella reale. Egli costruì infatti la sua tomba a nord della spianata del tempio di Deir el-Bahari e la camera funeraria si troverebbe proprio sotto la prima terrazza del tempio di Hatshepsut : una vicinanza che testimonia l.intimità che doveva esserci tra Hatshepsut e Senenmut. Per Hatshepsut egli progettò il grandioso tempio funerario a Deir el-Bahari che significa .il convento del nord. per l.esistenza di un monastero copto che fu costruito li vicino e che è oggi ridotto a pochi ruderi. Gli egiziani invece lo chiamarono .Geser Geseru., cioè .Il sacro dei sacri.. E. una costruzione a terrazze, secondo il modello di un faraone precedente, Mentuhotep II, e si trova sulla riva ovest di Tebe, nella montagna consacrata alla dea Hathor. Esso simboleggia il potere raggiunto da Hatshepsut: è un tempio splendido, intagliato nella falesia, in uno spettacolare anfiteatro naturale di montagne rossastre, un autentico gioiello annidato tra le montagne, un capolavoro nell.architettura egizia, un inno immortale alla grandezza di Hatshepsut. Nel 1457 a.C., dopo 22 anni di regno, il 10° giorno del 2° mese della stagione di peret, Hatshepsut a circa 55 anni scompare dalla scena e Thutmosi III a 37 anni diventa faraone. Non sappiamo cosa sia accaduto poiché nessun documento ne parla e la fine di Hatshepsut resta dunque avvolta nel mistero. Fu uccisa, morì o si ritirò a vita privata? Sul motivo è silenzio totale. Di lei sono state trovate due tombe: una in qualità di principessa e l.altra quando divenne re dell.Egitto, la KV20, nella quale fu seppellita. Quando fu aperta la KV20 vi si ritrovarono solo poche vestigia del suo corredo funerario e una parte del sarcofago della regina, ma sorprendentemente vi era anche un altro sarcofago, quello del padre Thutmosi I, la cui mummia venne invece rinvenuta nel 1881 nella .cachette di Deir el-Bahari.. E la mummia di Harshepsut? In realtà ancora non è stata identificata, ma vi sono per ora due mummie che riportano a lei e forse una di queste potrebbe appartenere effettivamente ad Hatshepsut. Una mummia si trova nella Cachette di Deir el-Bahari, il nascondiglio dove vennero portate dai sacerdoti della XXI dinastia mummie e corredi funerari dei maggiori faraoni, per evitare le continue profanazioni. Si ipotizza che questa mummia femminile possa appartenere ad Hatshepsut perché vicino al corpo fu trovata una cassetta di legno che recava il cartiglio della regina e che conteneva il fegato, una sorta di vaso canopo. La seconda mummia presa in esame venne ritrovata sul pavimento nella KV60 scoperta da H. Carter: il corpo apparterrebbe ad una donna di mezza età, dai lunghi capelli rosso-biondi, alta circa 1.55 m e con il braccio sinistro piegato sul petto, posa regale tipica delle donne della XVIII dinastia, ed il fatto che nella stessa tomba venne rinvenuta la mummia attribuita con certezza alla nutrice di Hatshepsut, ci riporta alla regina. Dunque due mummie che in futuro saranno oggetto di esami più approfonditi per capire se una di esse sia davvero il corpo della regina Hatshepsut, o forse chissà, nessuna delle due.

Senza dubbio il più grande dei misteri che ancora circonda la figura di H concerne la damnatio memoria di cui fu vittima: la sistematica distruzione delle sue effigi, dei nomi e di alcuni testi relativi a eventi ufficiali che la riguardavano. Una volontà ben precisa di cancellare il ricordo di Hatshepsut nel ruolo di faraone d.Egitto. I monumenti di Hatshepsut furono abbattuti o usurpati da altri, i ritratti distrutti e il nome cancellato dalla storia e dall'elenco ufficiale dei re egizi. Il suo nome infatti non è inserito in nessuna delle liste ufficiali dei vari faraoni, quasi che non fosse mai esistita o non avesse mai governato. Perché? Forse non le fu perdonato di essere faraone nonostante fosse una donna, in un mondo dove le donne avevano un ruolo importante ma pur sempre secondario. Eppure abbiamo traccia di Hatshepsut come re: Manetone, sacerdote egizio, menzionò infatti un faraone donna, come 5° sovrano della XVIII dinastia. Ma chi fu l.autore della damnatio memoriae? Quasi certamente Thutmosi III, non per odio verso la zia, matrigna e tutrice, ma per rispetto della tradizione egizia che voleva un uomo al potere. E si spiegherebbe così perché sui monumenti che raffigurano la regina come semplice sposa di Thutmosi II, il nome e l.immagine di Hatshepsut non siano state cancellate. Per circa 20 anni Hatshepsut regnò incontrastata l.Egitto: bella, intelligente ed ambiziosa regina incontrastata del suo paese. Nonostante l.alta carica di faraone dell.Egitto, Hatshepsut rimase prima di tutto una donna rappresentata senza età né tempo, sempre giovane e bella, con gli occhi a mandorla, il naso lungo, la bocca piccola con le labbra sottili, lo sguardo intelligente e imperioso di colei che volle essere faraone. Di Hatshepsut non rimangono lettere private, diari, memorie, ma solo pochi documenti ufficiali: fu l.opera della regina a testimoniare la sua personalità, rispettosa degli impegni verso il suo paese e degli interessi del nipote. Hatshepsut lasciò però scritto un testo che sembra quasi predire il futuro e che le rende merito: Coloro che vedranno i miei monumenti negli anni futuri e che parleranno delle imprese che io ho compiuto, stiano molto attenti prima di affermare che tutto ciò non sia mai avvenuto o prima di sostenere che si trattasse di un vanto; piuttosto dicano come tutto ciò le sia attribuibile e di quanto ella fosse degna del padre..

Il sepolcro di Hatshepsut Il 2 febbraio 1903, sessanta metri a nord della tomba di Thutmosi IV, Carter trovò una pietra su cui c'era l'anello con il nome di Hatshepsut; in quel momento ebbe la certezza di trovarsi di fronte alla sepoltura dell'eccentrica sovrana. 28 febbraio 1903. T. Davis annota: "Per conto del Museo del Cairo ho assunto il controllo degli scavi diretti dall'ispettore alle Antichità Mr. Carter al quale sono molto grato": L'apertura del sepolcro rupestre fu, dal punto di vista tecnico, una delle imprese più complicate mai affrontate dalla ricerca archeologica. Lungo 213 metri e situato 97 metri sotto l'ingresso, l'intera sua lunghezza risultò ostruita da macerie. Impossibile, naturalmente, stimare in anticipo la lunghezza del corridoio. Napoleone che aveva visitato la Valle dei Re nel 1799, trovò la via per raggiungere l'estrema dimora della regina e la fissò sulla carta della Valle da lui redatta con queste parole: Commencement de grotte taillèe circulairement dans le roche (accesso a una grotta tagliata a forma di cerchio nella . Il corridoio era caratterizzato da una curva destrorsa; Napoleone ne fece mettere allo scoperto 26 metri, poi, vista nulla ogni prospettiva, abbandonò le ricerche. Soltanto R. Lepsius, nel 1844, riprese i lavori dove Napoleone li aveva interrotti, proseguendo per altri 20 metri. Poi anche questo archeologo capitolò, parendogli che agli alti costi corrispondessero troppo scarsi risultati. Le pareti erano nude, prive di iscrizioni: praticamente impossibile prevedere dove il passaggio sarebbe sboccato; inoltre, le macerie che ostruivano la sepoltura erano state cementate dalla pressione e dall'acqua piovana; i colpi dei picconi non riuscivano a staccarne che piccole quantità. Non era neppure possibile distinguere il materiale detritico, che aveva fatto resa, dalla friabile roccia vera e propria; ciò rendeva problematico per gli esumatori sapere se fossero sulla strada giusta. Fu però esattamente il cattivo stato del materiale rupestre che indusse la regina Hatshepsut a farsi costruire un accesso sepolcrale così "impossibile". Senza dubbio la sovrana aveva voluto farsi scavare nella roccia un cunicolo di 80-100 metri. Ma, ad appena 50, la roccia cominciò a rivelarsi friabile, tenera, inadatta per rilievi e iscrizioni. Tuttavia, un lavoro durato anni non poteva essere vanificato. Ella ordina quindi che si scavasse in direzione diversa, nella speranza che il materiale rupestre fosse migliore. I lavori di sgombero dei primi 50 metri non presentarono eccessive difficoltà: Lepsius aveva eseguito ottime operazioni preliminari. Carter s'imbattè in una camera piena di detriti caduti e cadenti dalle pareti e dal soffitto. Dal diario di Davis :" Giungemmo alla conclusione che quella non fosse la camera del sarcofago, che non lo potesse essere; eravamo convinti che vi si trovasse un passaggio, lungo il quale poter proseguire la discesa. Per individuarlo sarebbe stato necessario liberare dalle macerie l'intero locale, cosa che avrebbe richiesto settimane di fatica, e il nostro tempo era limitato. Carter ed io, decidemmo di far ricorso alla monetina: se fosse risultato "testa" avremmo continuato a scavare verso destra: Venne proprio "testa". Aperto un varco fino all'angolo, ci rendemmo conto che un corridoio effettivamente proseguiva in discesa.

15 aprile 1903. Carter annota: " Incontriamo le prime difficoltà. Lo strato roccioso superiore è in uno stato così desolante, da farci temere un crollo da un momento all'altro". A 100 metri di profondità, l'aria si fa sempre più irrespirabile, il caldo sempre meno sopportabile. Le candele, unici punti luce che consentono di lavorare, cominciano a sciogliersi. Durante la pausa estiva viene predisposto l'impianto elettrico: mediante una camera d'aria e una pompa aspirante viene immessa aria fresca.” 15 ottobre 1903. Riprendono i lavori. Carter scopre una seconda camera; forte dell'esperienza recedente, continua a scavare: il vicolo, infatti, non si rivela cieco. La luce elettrica rende meno pesante la fatica, ma l'afflusso d'aria fresca è insufficiente: gli uomini, e soprattutto i bambini che trasportano i detriti, vomitano, perdono l'equilibrio. Escrementi di pipistrello vecchi di millenni cadono, al minimo movimento, sotto forma di polvere scura. I nasi e le bocche degli operai sono appiccicosi. Carter tenta di far proseguire gli scavi soltanto 2 o 3 volte la settimana. Tra la seconda e la terza camera corre una distanza di 60 metri: misura 10 metri per 9 ed è alta 4 e 40. 26 gennaio 1904. Carter è convinto che anche questa camera, sebbene sia più grande delle prime due, non contenga il sarcofago. Esegue uno scavo-sondaggio in diagonale e trova nell'angolo destro dei gradini: il sentiero continua a scendere. Il cunicolo è però molto più stretto dei recedenti corridoi; suppellettili sepolcrali, frammenti di vasi di pietra con i nomi di Ahmes-Nofretari, Thutmosi I e di Hatshepsut indicano che la camera del sarcofago non può essere lontana, ma testimoniano che la tomba è già stata depredata. 12 febbraio 1904. Dopo essere passati attraverso la breccia di un muro, si ha la certezza: si tratta proprio della camera funeraria più importante. Il soffitto è sostenuto da 3 colonne. La volta è alta 3 metri; gran parte di essa è crollata; il mucchio di macerie è così alto, che per passare bisogna strisciare, sebbene il locale misuri 11 metri per 5 e mezzo. Il sarcofago della regina è al centro. E' vuoto. Il coperchio giace sul pavimento, accanto a un altro sarcofago rovesciato e anch'esso vuoto; su di esso il nome di Thutmosi I. Davis: "Quando, nel 1899,avevamo scoperto la sepoltura di Thutmosi I, vi avevamo trovato anche il suo sarcofago. Nell'estrema dimora di Hatshepsut, oltre alla bara di questa sovrana, rinvenimmo quella del primo Thutmosi, il padre di lei (come testimoniava un'iscrizione). L'eccentrica regina aveva certamente provveduto a far trasportare la di lui salma nella propria tomba, per fargli dormire il sonno eterno in un nuovo letto di pietra. Probabilmente vi era rimasto fino al 900a.C., allorchè i sacerdoti - nel corso della crisi tebana- avevano trasferito numerose mummie di re dai sepolcri originari nella Valle ai nascondiglio prossimo al tempio di Der el-Bahari. Tra i cadaveri imbalsamati rinvenuti nel 1881 c'era anche quello del primo Thutmosi; in quell'occasione furono trovati inoltre: una cassa di legno decorato con il nome della regina contenente un fegato mummificato e due cadaveri femminili privi di involucri, di bare e senza alcuna indicazione di nome. Carter credette fino all'ultimo che dalla camera del sarcofago un altro passaggio conducesse ancora più in basso. Per dimostrarlo, dovette sgomberare tutte le macerie, una fatica ingrata che durò fino a tutto marzo. Fu così che rinvenne 15 tavolette calcaree, scritte in rosso e nero e contenenti parecchi capitoli del Libro dei Morti. Chiaramente dovevano essere servite agli artisti per gli schizzi nella camera

funeraria principale. Ma le decorazioni non erano state eseguite, essendosi le pareti rocciose rivelate tanto friabili da rendere vano ogni tentativo. Dalla massa di detriti vennero alla luce solo vasi, coppe e giare di diorite, d'alabastro e di calcare cristallino, la testa e i piedi di una grande statua lignea impeciata, pezzi di sarcofaghi di legno carbonizzati insieme con piccoli scrigni e lavori di intarsio.

Piantina dell'ingresso della tomba

Piantina della tomba.

The Cartouche of Hatshepsut Hatshepsut's full name, according to an account by Edouard Naville, is composed of four parts. The first, her "standard" name, is "she who is rich, powerful through her 'ka's, her doubles." The second, read as nebti refers to the pharaoh's dominion over both East and West. The third is her "Horus" name, reading "The divine one in her risings". Finally, her name continues with two cartouches, the first reading Kamara, the "true double of Ra". The second cartouche has no holy meaning but instead reads her name given at birth, "Hatshepsut". Thus her full name, as inscribed on her "great seal", was the Horus, mighty by his Kas, the lord of East and West abounding in years, the good goddess, the pious lady, the golden falcon, divine in her rings, the King of Upper and Lower Egypt, Kamara, the daughter of Ra, Khnumit Amon, Hatshepsut." It is interesting to note the disparity in her sex identity from the beginning of her name to the end. Whether the mistakes of scribes and artists, or difficulties in Egyptian written language, or simply the inability of Egyptians to reconcile the words "female" and "pharaoh" as referring to the same person, the representation of Hatshepsut as both female and male in hieroglyphs and statuary appears in work done throughout her reign. Naville believed there was more reasoning used to determine the sex of representations of Hatshepsut. He believes she was perfectly content being sculpted as a woman while she was queen, but as soon as she took the throne, she took a man's image in her statuary. Because so few would understand the written word, she was not as adamant taking the male gender in written accounts of her reign.

Poetry in her name These poems are taken from Hatshepsut, Speak to Me by Ruth Whitman [Wayne SU Press, Detroit: 1992]

HATSHEPSUT: When I was six my father Thutmose the First lifted me up to sit beside him on his throne of Amen. He said, Flower of Egypt, you will be a ruler. He took me with him on his royal barge down the Nile to Memphis, to Sakkara, to Giza, to see my kingdom. He said to the farmers and nobles crowding the water steps This is my goddess daughter Hatshepsut who will be crowned with the crown of Upper and Lower Egypt when she becomes a woman. I knew that Amen-Re, Lord of Thebes, King of Karnak, took my father's form and came down to my mother, Ahmose, as she slept in the beauty of her palace. She woke at the fragrance of the god and rejoiced at the sight of his beauty, and he went into her and his love came into her body. And my mother said How wonderful to see you face to face, your dew is in all my limbs. And Amen, Lord of the Two Lands, said to her, Khnumit-Amon-Hatshepsut is the name of the daughter I have planted in your body. She shall be king in this whole land. My soul is hers, my crown is hers.

BIRTH

HATSHEPSUT:

Khnum the Potter father of fathers mother of mothers molded my body out of clay out of spirit he made another me my ka to stay on earth when I die:

Before my father came to the throne there was chaos in our double kingdomfrom the Great Green Sea on the north to the land of Nubia on our south.

she'll slip away, unhindered, free, while ba the bird wing of my soul will fly from my tomb back to the sky

Men without breasts love war. They measure their height by the mountains of severed hands piled up, cut from their enemies. But I saw our land laid out in peace: Thebes, the southern city, the horizon of earth stretching east to west and the fecund river cleaving the land south to north. Sun and moon sail from east to west across the Nile, from life to death and back again. Symmetry. Order. The Nile floods, recedes, floods. And over us stretches Nut, the goddess who is the sky. The sun travels by night through her body, the moon and stars by day. Her toes touch the east, her fingers reach to the west, she arches over us, rainbow mother of night and day.

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