Nietzsche

March 24, 2017 | Author: Daniela Campoli | Category: N/A
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NIETZSCHE 1844-1900

Pur essendo un filosofo di fine ‘800, sarà uno di quegli autori che più influenzeranno il ‘900. Nietzsche insieme a Freud e a Marx, sono considerati i “maestri del sospetto”, poiché hanno messo in discussione diversi apparati della civiltà occidentale che sembravano fino ad allora certi e sicuri: Marx ha messo il sospetto riguardo il capitalismo e la religione; Nietzsche farà lo stesso rispetto alla cultura e alla morale occidentale, e Freud rivoluzionerà il concetto di soggettività umana sul piano psicologico coscienziale. Essi smascherarono verità fino ad allora intoccabili. Nietzsche fu un personaggio particolare, irrequieto e tormentato; nel corso della sua vita egli attraversa molti luoghi, spostandosi tra Germania, Svizzera e Italia. Dieci anni prima della sua morte viene colpito da una malattia mentale ( crisi di follia) e è affidato alle cure della madre e della sorella e morì poi a Weimar nel 1900. La sorella, dopo la sua morte, si occupò della pubblicazione di alcuni dei sui scritti, ma è stato certificato che li abbia manomessi inserendo nei testi alcune idee di suo marito, il quale frequentava partiti antisemiti. Nietzsche, durante la sua vita, scrisse molto; proveniva da studi letterari e ciò si riflette nel modo in cui scrive, infatti molti testi contengono aforismi o sono poemi filosofici in cui si uniscono versi e prosa. Non esiste, però, un’opera che racchiude interamente la sua filosofia; quelli più famose sono:

Così parlò Zarathustra La nascita della tragedia dallo spirito della musica Problema della genesi storica della morale

Nietzsche muove un attacco nei confronti della MORALITA’ OCCIDENTALE, ma prima di analizzarne i contenuti, si occupa di capire da dove si sia generata, intraprende, così, il percorso genealogico. Nietzsche non nasce, inizialmente, come filosofo, ma come filologo, ovvero si occupava dello studio della cultura e della letteratura greca. Nel saggio La nascita della tragedia dallo spirito alla musica egli coniuga la sua formazione di filologo con la ricerca filosofica. Al centro dei suoi primi saggi c’è il problema della nascita storica della morale e dei valori. L’occidente si era creato un’immagine idealizzata della grecità, fatta di equilibrio e controllo delle passioni; nella cultura greca, invece, accanto alla visione del mondo caratterizzata dalla misura, dalla moderazione e dalla serenità, esisteva anche la tradizione orfico-dionisiaca, che costituisce l’aspetto più vita e nascosto della civiltà, che emerge in alcuni miti o nei rituali orgiastici. Nietzsche, secondo questa riflessione, ritiene che il mondo greco debba essere compreso tenendo in considerazione anche l’elemento più vitale ed eversivo. Nietzsche ritiene quindi che nell’uomo greco, ma più in generale nella SPIRITUALITA’ UMANA convivano due caratteri, distinti e opposti, ma in rapporto costante:  APOLLINEO Visione del mondo fondata sulla ragione, sull’equilibrio e autocontrollo, sulla repressione del piacere, degli istinti, della vitalità e della naturalità. Lo spirito apollineo è armonioso, proporzionato ed equilibrato.  DIONISIACO Esaltazione dell’entusiasmo per la vita; è la liberazione dell’uomo naturale che gode dei piaceri del corpo e della natura, ma è anche manifestazione di forze istintuali. Lo spirito dionisiaco è eccessivo, irruente, coinvolgente, vitale, in quanto strettamente connesso alle pulsioni istintuali. Sul piano artistico l’apollineo si esprime nelle forme armoniche della scultura e dell’architettura, fondate più di ogni altra espressione artistica su valori di stabilità e rigore, il dionisiaco si esprime prevalentemente nelle forme della musica e della danza. ** (Il tema della danza dei riti dionisiaci è ripreso nell’opera di Henri Matisse La danza, che rimanda a una danza orgiastica in cui le danzatrici esprimono una forte energia vitale)

Apollineo e dionisiaco sono due aspetti dell’animo umano, che nella classicità greca, hanno trovato una sintesi e equilibrio nella TRAGEDIA, nella quale alla razionalità apollinea della trama e dei personaggi si affianca l’elemento dionisiaco rappresentato dalla musica e dal coro. Nietzsche sosteneva che l’equilibrio fra apollineo e dionisiaco, espresso nella tragedia, si è infranto con SOCRATE e con il socratismo. Per Nietzsche, Socrate ha la colpa di aver introdotto l’idea che il valore consista nella VIRTU’ MORALE e così facendo ha inaugurato una filosofia responsabile della repressione degli istinti vitali, a vantaggio della razionalità, dell’autocontrollo e della limitazione di sé. Il limite maggiore della morale socratica è di essere una morale della rinuncia , una rinuncia alla natura e all’affermazione di sé.

Socrate ha attuato un PROCESSO DI DEVITALIZZAZIONE, cioè ha imposto un’idea di umanità in cui l’uomo stesso è allontanato dalla sua essenza. Questo processo si è poi perpetuato nel cristianesimo, in cui c’è la convinzione che la realtà vitale sia secondaria e subordinata a una vita successiva. Per Nietzsche nell’’800 il processo di devitalizzazione si è riaffermato attraverso le filosofie, come quella Hegeliana, che hanno operato una sorta di divinizzazione della storia; in esse la storia viene concepita come un processo razionale e necessario, già determinato, dove al suo interno l’uomo cessa di avere un ruolo. Queste teorie hanno introdotto la convinzione che priva l’uomo della sua vitalità, perché esso è proiettato in un’altra dimensione, diventa un soggetto metafisico; vive per il futuro e non il presente e ciò conduce alla negazione della vita. Ciò che si propone Nietzsche è di RIPORTARE L’UOMO ALLA VITA, è necessario recuperare l’impulso vitale, il dionisiaco, e conciliarlo alla ragione. La via d’uscita proposta da Nietzsche è un recupero degli istinti vitali per dare senso al mondo. Il termine giusto per definire Nietzsche, più che materialista è vitalista.  Negazione

del concetto di morale

Nietzsche mette in discussione non una morale, ma la legittimità stessa della morale. Nietzsche, infatti, non propone nuovi valori, ma un nuovo modo di concepire i valori, negando non soltanto la morale socratica e cristiana, ma il concetto stesso di “morale”. La fine di ogni fondamento morale, di ogni significato in qualche modo già assegnato alla vita, è espresso da Nietzsche con l’immagine della morte di Dio: La morte di Dio (morte e non la non esistenza) equivale alla fine di tutti i valori esistenti e al venir meno di ogni punto di riferimento tutto a favore di una nuova prospettiva. Questo evento comporta una maggiore RESPONSABILITA’ UMANA, perché gli uomini devono essi stessi trovare un senso alla propria vita che nessun punto di riferimento esterno può più dare loro. La morte di Dio provoca nell’uomo sollievo perché rappresenta il riaprirsi alla possibilità di un ruolo di protagonista dell’uomo, che non ha altra alternativa che fondare su se stesso un nuovo senso morale. La nuova responsabilità di cui l’uomo deve farsi carico è espressa da Nietzsche con la cosiddetta teoria dell’ , enunciato in Così parlò Zarathustra.



Distruzione della morale occidentale

Un altro elemento della critica alla morale occidentale riguarda il principio di bene e male. Nella cultura occidentale, partendo da dal discorso di Cristo: “gli ultimi saranno i primi”, abbiamo cominciato a considerare morali tutti quei comportamenti umili, poveri e generosi e abbiamo iniziato a credere che coloro che si comportano così, sono quelli che riceveranno il paradiso. Al contrario, i comportamenti forti, che portano il soggetto a un successo nella vita terrena, sono immorali. Per cui si è identificato il bene con l’umiltà , la rinuncia alla fisicità e ai piaceri del corpo, e si è identificato il male con ciò che potenzia e esalta il soggetto. Nietzsche ritiene quindi che ci sia stata una “trasvalutazione dei valori”, un’inversione dei valori tradizionali, dettata da quella che Nietzsche chiama MORALE DEGLI SCHIAVI: questo ribaltamento dei valori reali della vita è avvenuto perché gli schiavi sono sempre stati in numero maggiore nei confronti dei “forti”, e hanno trovato nel cristianesimo la giustificazione per ribaltare la loro condizione. La morale degli schiavi è quindi una morale cristiana, generata dal risentimento verso i fatti e, insieme al socratismo, nasconde la vera essenza dell’uomo. La soluzione proposta da Nietzsche è il recupero degli istinti vitali e la morale che si fonda sui valori vitali è invece la morale dei signori. La crisi dei valori tradizionali porta a un nichilismo passivo, a una negazione di senso del mondo. Passivo perché vi è un azzeramento, da esso però deriva una rinunzia e odio per la vita, mentre quello che propone Nietzsche è un nichilismo attivo, poiché egli dopo l’annientamento di tutti i valori, propone un nuovo tipo di umanità, il superuomo. Il nichilismo attivo consente di considerare se stessi come fondamento di ogni valore: il mondo non ha senso, è l’uomo come individualità (diventato oltreuomo), che deve darglielo. Nietzsche in questo modo afferma che ciò che è stato considerato “bene” è in realtà debolezza, mentre ciò che è stato definito “malvagio” è vitalità e recupero degli istinti.

Così parlò Zarathustra: Zarathustra era un filosofo persiano del VII secolo a.C., fondatore dell’omonima religione.

La religione da lui fondata era monoteista, e incentrata sul rapporto tra l’uno e il molteplice, tra Dio e il mondo fenomenico; propone un rigoroso ideale della morale, secondo il quale solo la completa sottomissione alla divinità garantisce felicità sia in questo mondo sia in quello ultraterreno. Nietzsche sceglie la figura di Zarathustra perché il filosofo persiano ha posto una distinzione tra bene e male e ha incentrato la vita sulla morale, ma al tempo stesso, basando la sua filosofia sulla verità, è anche colui che può riconoscere e superare questo errore.

SUPERUOMO La morte di Dio, con la fine di tutti i valori esistenti implica, secondo Nietzsche, la nascita dell’oltreuomo o superuomo (Ubermensch) Uber  sia “sopra” che “oltre” Mensch  “uomo” Per oltreuomo Nietzsche intende una NUOVA IDEA DI UMANITA’, che dovrebbe essere in grado di riavvicinarsi alla vita, basandosi su valori diversi rispetto ai precedenti. L’oltreuomo rappresenta uno stadio ulteriore dello sviluppo umano, come superamento dello stadio in cui l’uomo riceve dall’esterno il senso del mondo e il proprio destino. Diventa egli stesso creatore di valori; sarà egli stesso il fondamento della morale, in contrapposizione con tutte le morali tradizionali. L’oltreuomo viene presentato da Nietzsche come un’evoluzione dell’uomo non ancora attuale; è proiettata nel futuro e quindi nel presente può essere solo annunciata. Secondo questa visione, Nietzsche vede l’uomo attuale come un passaggio verso uno stadio superiore, come la scimmia è stata un ponte tra l’animale e l’uomo. L’uomo per diventare oltreuomo deve tramontare, ovvero deve rinunciare a ciò che è e negarsi come uomo della morale; deve abbandonare le proprie certezze pur non essendo in grado di produrne altre. Il passaggio dell’uomo all’oltreuomo, quindi, non è indolore: implica una rottura, una separazione netta rispetto al passato; solo un gesto di rottura può liberare l’uomo dalla vecchia morale che lo soffoca. L’umanità, per attuare questo passaggio, dovrà accettare la tragicità della vita, dovrà accettare l’assenza di un senso ultimo della vita e accettare la morte di Dio. E’ necessario considerare la vita, non come una successione di azioni che hanno significato solo nel loro insieme, ma ogni attimo va considerato come provvisto di valore e di senso in sé: ogni uomo deve dare un senso, un significato a ogni attimo della sua esistenza, solo così avrà una vita liberamente vissuta e pensata. Questa concezione è approfondita da Nietzsche con la teoria dell’eterno ritorno dell’equale.



Teoria dell’eterno ritorno dell’eguale Il superamento dell’uomo, la sua trasformazione in oltreuomo, passa attraverso l’accettazione dell’eterno ritorno dell’eguale. In questa teoria Nietzsche chiarisce il problema del tempo e della storia: Nietzsche in questa teoria propone una concezione del tempo e della storia che si contrappone alle concezione lineare del tempo, propria del 

Concezione lineare del tempo Caratteristica del cristianesimo

Questa concezione presuppone un inizio preciso e anche una fine ben definita (fine dei tempi, giudizio univesale) Ciò che sta in mezzo è la vita dell’uomo, che è indirizzata unicamente al giudizio universale; quindi tutto ciò che accade ha senso, non in sé, ma in prospettiva della fine. Secondo il cristianesimo l’intera esistenza terrena di un individuo è proiettata nella vita eterna dopo la morte. Nietzsche propone invece una nuova concezione del tempo caratterizzata da questo ritorno infinito dell’eguale: (per “eguale” intende il ciclo della vita e della morte ):

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Secondo Nietzsche il tempo dell’esistenza deve essere visto come un circolo in cui vari momenti tornano eternamente uguali.

Nietzsche afferma che ogni fatto, ogni evento della nostra esistenza, è destinato a tornare infinite volte per l’eternità. Non c’è né un’origine né una fine. Se si accetta questa prospettiva, i singoli eventi dell’esistenza hanno significato non al di là di se stessi, ma di per-sé. Ogni uomo assume su se stesso la responsabilità della propria esistenza : ognuno quindi deve vivere in modo da dare un significato, il proprio significato, a ogni istante della sua vita, in modo da accettare con gioia l’idea che possa ripresentarsi sempre uguale a se stesso nell’eternità. Al contrario,chi vive per il dovere, per la morale o per meritarsi il paradiso, vive per il futuro, non per il presente e in questo caso il rivivere eternamente ogni istante della propria esistenza sarebbe avvertito con angoscia. Per l’uomo della morale i singoli momenti sono considerati mezzi per raggiungere uno scopo finale proiettato nel futuro e non sono quindi vissuti per il valore che hanno in sé. Questa è una visione individualista, molto lontana dalle teorie Marxiste e di “sinistra”.



Concetto di VOLONTA’ DI POTENZA

Il concetto è contenuto nell’opera omonima pubblicata a cura della sorella nel 1906. Il concetto di volontà di potenza indica l’essenza stessa dell’uomo, è l’impulso irrazionale e istintivo ad accrescere e potenziare il proprio essere: il fine a cui tende l’uomo non è quindi il piacere o il raggiungimento della felicità, ma l’accrescimento del proprio essere. Il comportamento di ogni essere è spiegato in termini di affermazione di sé. L’uomo, ad esempio, non punta ad ascoltare le opinioni degli altri esseri umani, ma tende solo ad affermare se stesso sull’altro. La volontà di potenza è quindi pure e semplice espressione della soggettività. L’individuo stesso dà al mondo il proprio significato, lo crea a propria misura imponendogli i propri significati. Ne deriva che non esistono verità oggettive, ma esistono solo interpretazioni del mondo esterno che sono manifestazioni della soggettività. [Non esistono fatti ma solo interpretazioni individuali] Il concetto di volontà di potenza risente dell’influenza dell’evoluzionismo di Darwin. A partire dalla nozione di volontà di potenza, Nietzsche elabora negli ultimi anni una concezione nota come “Prospettivismo” Ogni individuo esprime una prospettiva particolare sul mondo. Il mondo quindi non ha significato univoco e oggettivo, bensì una molteplicità di significati, diversi per ciascun singolo individuo. La conoscenza stessa deve essere ricondotta a pluralità di prospettive e interpretazioni, ed è perciò creazione continua. La volontà di potenza non è dunque soltanto affermazione del vitalismo dell’essere, ma più in generale è un rifiuto di significati già assegnati.

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