Mosseri. Come Curare Senza Operare Ernia, Emorroidi, Ptosi, Varici, Deviazioni Uterine, Calcoli Renali

October 16, 2017 | Author: Marco Trombi | Category: Muscle, Nature, Wellness
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Come Curare Senza Operare Ernia, Emorroidi, Ptosi, Varici, Deviazioni Uterine, Calcoli Renali...

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´ A. I. MOSSERI

Come curare senza operare

(deviazioni uterine)

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SURGERY, NO MORE!

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In Appendice: la litiasi renale vinta con l’alburno di tiglio selvatico.

AVVERTENZA L’ernia le emorroidi, gli abbassamenti di stomaco, le varici e lo spostamento dell’utero si rassomigliano piu` o meno perch`e costituiscono delle ptosi che hanno evidentemente le stesse cause. Per questo motivo, i lettori dovranno leggere la parte “Ernia”, anche se essi non sono affetti da ernia, e seguire i consigli dati in questo capitolo. Passeranno poi ai capitoli seguenti.

Capitolo 1 CORREZIONE DELL’ERNIA 1.1 L’inventore Fu il medico americano G´eo H. Taylor, collaboratore del dottor Trall, il primo a scoprire che si poteva rimediare, mediante esercizi, sia all’ernia che alle ptosi, prolassi, emorroidi ecc. Nel 1885 pubblico` per la prima volta “Pelvic and Herhial Therapeutics”, facendolo seguire a “Healt for Women” comparso molto prima e che trattava della ginnastica per correggere le visceroptosi e altri disordini della donna. Il nostro lavoro e` basato su quello del Dr. Shelton, “Hygienic System Vol.4” nonch´e su quello di Harry Clements “Hernia”.

1.2 Sintomi E` molto importante riconoscere l’ernia dai primi segni, al principio, per applicare subito le misure necessarie alla sua prevenzione. Coloro che attendono l’accentuazione dei sintomi perdono tempo prezioso, durante il quale avrebbero potuto prevenire lo sviluppo dell’ernia. D’altronde e` un errore stupido diagnosticare un’ernia con un rozzo maneggiamento o palpazione. Perch`e il fatto di dilatare il canale inguinale con le dita, chiedendo al soggetto di tossire puo` di per s`e provocare un’ernia che sarebbe apparsa altrimenti piu` tardi. Bisogna stare in guardia e non permettere ai medicastri e ai venditori di cinti di metterci le mani. Prima e durante la formazione dell’ernia il soggetto prova sovente un dolore muscolare nel basso ventre che s’accentua tossendo o starnutendo. Questo stato puo` durare molte settimane prima che l’ernia divenga evidente. Un esame delicato rileva un’ernia all’inizio e le cure appropriate, praticate in questo momento preverranno il suo sviluppo. L’ernia e` un 3

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gonfiore molle, visibile, palpabile, generalmente della grandezza di un uovo e costituita dall’uscita d’una parte di un viscere della cavit`a che lo contiene. La parete addominale risulta allora distesa, assottigliata e si forma una specie di sacco esterno che accoglie i visceri. Il gonfiore esiste solo nella posizione in piedi e scompare quando il soggetto si corica o per pressione esterna. Esso ha tendenza ad aumentare e si avvertono talvolta degli spasmi. L’ernioso diviene sempre piu` cosciente del suo stato, e teme di sollevare qualunque oggetto pesante, di stancarsi, di tossire, di starnutire, di sforzarsi nell’evacuazione, di saltare, di correre ecc. Insomma di quanto basta a deprimersi. L’ernia risulta quindi dalla distensione graduale dei tessuti fino a permettere la fuoriuscita del contenuto addominale. Non e` dunque una malattia ma un semplice difetto anatomico. Si avr`a cura di distinguere tra l’ernia e altri apparentemente simili, limitati ai tessuti della parete addominale ma che non contengono alcuna parte di visceri. Questi gonfiori possono essere ghiandole linfatiche infiammate e ingrossate come ascessi, o accumuli di liquidi edematosi o di cisti. Normalmente il contenuto addominale e` mantenuto nella sua posizione dai muscoli che coprono l’addome. Questi non sono formati da un unico grande muscolo, ma da piu` strati le cui fibre prendono direzioni diverse. Alcuni posseggono anche strati di grasso molto spessi, con un potere di sostegno assai debole. Dal punto di vista anatomico la parete addominale contiene cinque punti deboli dai quali puo` uscire un’ernia. Il piu` comune si trova nei due fianchi, in basso vicino all’inguine, e allora l’ernia si dice inguinale. Poi ci sono le ernie ombelicale, scrotale, epigastrica e crurale, secondo il punto debole da cui sporgono. Dal punto di vista clinico le ernie si distinguono in 5 categorie: a) ernia riducibile: quella il cui contenuto puo` essere fatto rientrare nell’addome; b) ernia irriducibile: quella il cui contenuto non puo` essere respinto per la formazione di aderenze, di grasso, o per l’ingrossamento della protuberanza. Le aderenze possono legare l’ansa viscerale al colletto del sacco erniario o al peritoneo adiacente. c) ernia occlusa: quando l’accumularsi di escremento o di alimenti non digeriti ha causato un’ostruzione. Questo capita sopratutto in caso di ernia irriducibile o ombelicale. La protuberanza ingrossa e diviene dolorosa. Lo stesso addome puo` dilatarsi e fare male.

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d) ernia infiammata: peritonite locale dovuta al trauma di un’ernia irriducibile. La protuberanza dell’ernia e` indolenzita e calda. Nell’enterocele infiammato si forma una gran quantit`a di liquidi mentre nel liepiplocele la massa erniaria si indurisce. e) ernia strozzata: i visceri erniosi sono talmente gravati dalla pressione del colletto erniario, che il contenuto non pu o` muoversi e la circolazione vi e` bloccata. Questo succede il piu` delle volte nelle ernie inguinali annose dove si era inserita una gran parte di visceri. Le conseguenze possono essere gravi o fatali.

1.3 EZIOLOGIA E` stato rilevato che il 95% delle ernie erano inguinali e si riscontravano principalmente negli uomini. Nelle donne, che hanno il bacino piu` largo degli uomini, il contenuto addominale gravita maggiormente verso l’osso del bacino, provocando deviazioni uterine e di altri organi, in misura maggiore che l’ernia. Negli uomini, un bacino piu` stretto espone la base della parete addominale ad una maggior pressione degli organi addominali e questo rende piu` possibile l’ernia negli uomini che nelle donne. L’ernia crurale si riscontra sopratutto nelle donne e si manifesta con un gonfiore sotto la piega dell’inguine sul fianco interno della coscia.

1.3.1 Il sollevare La gente e i medici pensano, a torto, che l’ernia sia causata da uno sforzo, di solito, come per esempio l’azione di sollevare. Quando l’ernia sembra dovuta a cio` essa preesisteva potenzialmente prima dell’azione che ne ha provocato la comparsa. La giustificazione fisiologica del sollevare lo conferma in quanto esso e` contrario all’ernia. Infatti ogni sforzo per sollevare richiede innanzitutto che il contenuto addominale si ritiri verso l’interno e verso l’alto e che i muscoli addominali si contraggano in proporzione allo sforzo richiesto. GLI AFFETTI DA ERNIA CHE EVITANO IL SOLLEVAMENTO SBAGLIANO; L’ERNIA NON E` COMUNE TRA I SOLLEVATORI DI PESI. L’ernia non compare in coloro che fanno un uso costante e razionale del loro sistema muscolare, perch´e l’esercizio conferisce ai tessuti della regione erniaria un potere di resistenza superiore a qualunque incidente. ¤dizioniPDF . . . come una foglia nel vento. . .

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Io non ho mai incontrato, scrive il Dr.Taylor, un caso in cui l’ernioso ha potuto associare la formazione della sua ernia al sollevamento. Il Dr. MacKenzi scrive ancora: “Nell’insieme, l’esame di parecchie centinaia di casi mi ha dato l’impressione che l’inizio dell’ernia sia molto meno drammatico di quanto si crede, salvo rare eccezioni. Io mi sono stupito dal gran numero di erniosi la cui ernia si era formata senza causa apparente, salvo forse una lunga marcia; o la fatica di una giornata trascorsa in piedi. Anche uno sforzo ripetuto e violento sembra provocare meno casi di una pressione grave e continua sulla parete addominale rilassata”. Infatti l’accomodamento meccanico dell’addome e della pelvi e` adattato per un rapido e completo assetto d’un contenuto variabile in volume, cosicch´e lo spazio per contenere puo` ricevere una massa piu` o meno grande grazie ad una estensibilit`a piuttosto variabile. I mutamenti ritmici e volontari della capacit`a sono continui. Le parti mobili ed elastiche che formano la parete anteriore dell’addome hanno la funzione di aumentare o diminuire lo spazio che avvolgono. Ne consegue che il gonfiore addominale non porter`a mai un’ernia a meno che i muscoli addominali siano indeboliti. E anche nella gravidanza l’ernia e´ relativamente rara.

1.3.2 Le cause Lo studio dell’ernia non dovrebbe limitarsi a stabilire la sua sede, direzione, forma, il suo contenuto e le altre caratteristiche, n´e la storia del suo sviluppo e dei suoi progressi apparenti. Si dovrebbe ricercare fin dalle origini, la serie di precedenti fisiologici, di difetti anatomici, che con un aumento progressivo hanno determinato un’ernia. Prima di considerare le possibili cause di un’ernia, richiamiamo l’attenzione dei lettori intelligenti su questa verit`a ignorata: il deterioramento vitale dei tessuti e` alla base di tutte le ernie e quando non esiste questa condizione per BUONA SALUTE, E` IMPOSSIBILE ANCHE L’ERNIA. Il deterioramento generale dei muscoli, tendini, aponeurosi, tessuti connettivi, dovuto allo scarso uso dei muscoli addominali comporta la diminuzione della loro resistenza e li rende inadatti a compiere le loro funzioni locali. Da cio` l’ernia.

1.3.3 Il potere interno di sostegno Nelle persone in buona salute, i visceri addominali non sono una massa inerte soggetta ad una pressione non controbilanciata. ¤dizioniPDF . . . come una foglia nel vento. . .

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Al contrario sono mantenuti da: 1. i tessuti di sostegno; 2. la struttura arcuata del petto; 3. il diaframma; In buona salute, questi tre fattori di sostegno bastano in misura tripla del necessario ad impedire l’abbassamento degli organi addominali. Quindi l’ernia non puo` che risultare dal diminuito potere di sostegno di questi tre fattori. L’indebolimento dei tessuti di sostegno o delle strutture di sostegno degli organi addominali favorisce la loro discesa. I fattori di questo indebolimento sono quelli tipici della cattiva salute in senso lato, cio`e: 1. l’eccessiva alimentazione, che costituisce un fardello inutile; 2. il consumo di liquidi che diminuisce il tono delle fibre dei tessuti, come per la carta assorbente inzuppata che si squarcia facilmente; 3. l’accumulo di escrementi per l’affaticamento muscolare, la mancanza di riposo e gli alimenti tossici; 4. l’eccesso di tossine, che richiede una gran quantit`a di sangue per eliminarle, altro grave fardello 5. l’eccesso di tossine che diminuisce il tono delle fibre dei tessuti; 6. la cattiva nutrizione che deteriora la qualit`a dei tessuti muscolari; 7. il sale, il riso, la pasta, i dolciumi, il pesce, il t`e, l’alcool, il tabacco ecc.

1.3.4 La parete muscolare addominale Il busto muscolare dell’addome permette che le sue contrazioni toniche di sostenere i visceri addominali. Se si rilassa, per negligenza o scarso sviluppo, esso cede alla pressione esercitata verso il basso dagli organi mobili dell’addorne. Questa massa premente segue allora la via della minor resistenza cio`e proprio quella degli anelli o aperture dilatate per i quali dovrebbero passare normalmente solo i vasi, il cordone spermatico e il legamento rotondo. Questo fatto potrebbe poi allentare le guaine muscolari e separare i muscoli indeboliti, permettendo ai visceri di scivolare nell’apertura e di formare un’ernia. La parete addominale non e` puramente ¤dizioniPDF . . . come una foglia nel vento. . .

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meccanica, ma una cosa viva soggetta ad un ininterrotto mutamento. Essa puo` rinforzarsi o deteriorarsi. L’ernia dipende dal deterioramento, e la sua prevenzione e guarigione sono invariabilmente in rapporto col rinforzo della parete. I seguenti fattori possono predisporre all’ernia le persone che si avvicinano alla cinquantina: 1. dei muscoli addominali flosci e fiacchi; 2. il rilassamento muscolare conseguente ad una cattiva salute; 3. il rilassamento muscolare conseguente alla gravidanza; 4. le ferite o le cicatrici post operatorie; 5. gli ascessi; 6. l’astrofia muscolare in seguito ad una malattia; 7. l’astrofia muscolare che accompagna l’accumulo di grasso sull’addome; 8. l’astrofia muscolare provocata dalla sedentariet`a. Quando si continua a non esercitarsi, per tutta la vita, quando il lavoro quotidiano e` sedentario, i muscoli e i nervi motori cadono in disuso e subiscono una forma di degenerazione adiposa. Quantunque i muscoli possano conservare per un certo tempo la loro forma arrotondata, l’esame microscopico rivela una distribuzione di grasso tra le fibre muscolari, e talvolta le sostituisce del tutto. In quanto ai nervi motori; lo scarso uso li sottrae sempre piu` al controllo della volont`a diminuendo il loro potere di “reazione”. Ne consegue goffaggine, inettitudine, indebolimento cronico e perdita delle forze. L’ernia quindi e` possibile solo quando tutte le strutture di sostegno sono inadeguate, deteriorate o annullate. Cos`ı, la parete muscolare addominale, offriva “prima dell’ernia”, una resistenza molto debole, che si annulla quando la protuberanza erniaria separa i tessuti resistenti, penetra e compare. In breve, l’ernia pu o` comparire quando per lo scarso uso della muscolatura addominale, i muscoli, i tendini, le aponeurosi, e i tessuti connettivi in generale subiscono un deterioramento, perdono resistenza e capacit a` di adempiere alla loro funzione locale.

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1.3.5 La posizione scorretta Un petto cascante e un addome sporgente, in piedi o seduti, premono il contenuto addominale verso il basso, verso la parte rilassata. Quando le spalle sono cadenti, la depressione delle costole e dello sterno comporta quella delle giunture superiori dei muscoli addominali. Riavvicinate cos`ı le estremit`a di questi muscoli, l’addome sporge facilmente per la pressione intestinale. I visceri addominali sono cos`ı privati del loro sostegno naturale e tendono a cedere dando ptosi, ernie, e nelle donne deviazioni uterine. Inoltre camminare formando con i piedi un angolo accentuato favorisce il divaricarrento delle gambe e il rilassamento dei muscoli addominali. Secondo il nostro personale punto di vista la posizione scorretta e` un effetto di cui van cercate le cause. In generale non si combatter`a la singola posizione difettosa concentrando su essa la propria attenzione. Pretendere che la posizione scorretta sia causa di salute cattiva, equivale a dichiarare che la salute cagionevole e` la causa diretta. Non neghiamo tuttavia che questo effetto possa a sua volta divenire causa.

1.3.6 Il sacco congenito La protuberanza erniaria e` formata, abbiamo detto, da un sacco in cui e` penetrata una parte dei visceri. Questo sacco puo` essere congenito, cio`e puo` esserci molto prima dell’entrata di un viscere, oppure puo` formarsi insieme alla protuberanza. Si noti pero` che il sacco congenito puo esistere per tutta la vita senza che alcun viscere vi si introduca e vi sporga. Quindi e` evidente che questo sacco predispone molto poco all’ernia. Comunque se si corregge questo stato fin dall’infanzia, si formano sulla parete del sacco delle aderenze naturali che lo rinforzano e gli permettono di resistere alle ulteriori tensioni dell’et`a adulta. Coloro che hanno un’ernia dovranno prevenirla particolarmente nei loro bambini che potrebbero aver ereditato un sacco erniario.

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1.4 PROGNOSI 1.4.1 Esempi di ristabilimento correnti Diceva Harry Clements: “Io ho scritto due articoli sulla rivista ‘Health for all’ sulla correzione dell’ernia. Qualche tempo dopo uno dei miei lettori e` guarito mettendo in pratica i miei consigli. Infine, per mostrarmi la sua riconoscenza, mi ha inviato, conservando l’anonimato una somma di denaro con calorosi ringraziamenti”. Un altro caso e` citato nella stessa rivista. E` quello di Albert Brown di Nottingham, di 75 anni. Poco a poco, scriveva, l’ernia s’aggravava al punto che la cintura erniaria non la bloccava piu. ` Un giorno, ho comprato l’opera di Harry Clements e ho cominciato a seguire, fiducioso, le sue indicazioni. Dopo qualche tempo il dolore era scomparso. Un mattino mi sono alzato dal letto dimenticando di metter la cintura che applicavo sempre da coricato. Feci i miei esercizi quotidiani completamente nudo. Ebbi la spiacevole sorpresa di sentire un forte spasmo all’ernia, come non avevo mai provato. (Segno di progresso e di crescente resistenza muscolare). Oggi sono totalmente guarito, dopo due anni. Ciononostante pratico gli esercizi e la marcia. . . Un terzo caso e` quello di David Moss, citato nella rivista suddetta. Scrive la madre: “Ho due figli, uno di 17 anni, l’altro di 13. David, il piu` giovane, aveva un’ernia sinistra. Il medico ci disse che l’operazione era indispensabile, e questo ci spavento. ` Nessuno scolaro normale tollererebbe di portare la cintura e cos`ı decidemmo di fare l’operazione. Seguivamo un regime di vita abbastanza “igienista” e credemmo opportuno consultare il nostro igienista di famiglia. Egli confermo` la diagnosi ma si oppose decisamente all’operazione. Prescrisse al ragazzo degli esercizi da praticare ogni giorno e siccome ci aveva assicurato la guarigione David si esercito` con perseveranza. Egli si sdraiava per terra, poneva un piccolo cuscino per sostenere le reni e si esercitava. Ecco uno degli esercizi che praticava: sdraiato, ginocchia piegate, piedi a terra vicino ai glutei. Scostare i ginocchi contro la resistenza delle mani che premono il loro lato esterno. Riavvicinare i ginocchi insieme contro la pressione delle mani poggiate internamente. Un ragazzo di quell’et`a teme di sicuro l’operazione e certo per questo David fu regolare e perseverante. Sapeva che la guarigione dipendeva da lui. Quando scordava di esercitarsi un giorno, l’indomani si esercitava il doppio. Due mesi dopo ritornammo dall’igienista. David si era esercitato soltanto per sei settimane e tuttavia. . . “Tu sei completamente guarito” – ci disse l’igienista. Il ragazzo salto` di gioia e io fui felicissima. Lo sforzo ¤dizioniPDF . . . come una foglia nel vento. . .

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del nostro ragazzo fu premiato: uscimmo con uno scopo particolare, gli comprai un diario dove egli segno` la data esatta della sua guarigione. Continua saltuariamente gli esercizi. La sua alimentazione e` igienista: sopratutto verdure crude.

1.4.2 Il ristabilimento totale Per la maggioranza degli affetti da ernia la guarigione perfetta e` possibile mediante gli esercizi correttivi. “La maggioranza degli erniosi – scrive il dottor Taylor – puo` guarire senza alcun dubbio, mediante il proprio impegno. Questa guarigione non e` un palliativo o un occultamento con la cintura o un altro mezzo. E` la scomparsa totale della protuberanza erniaria. Da parte sua, il dottor Gour scrive: “La maggioranza dei casi e` guaribile con gli esercizi prima che il sacco sia aderente. Altrimenti il ristabilimento si attua solo dopo molto tempo”. Che gi`a si abbia o che sia all’inizio, il ristabilimento e` molto rapido nei giovani e richiede un maggior tempo negli adulti che non hanno raggiunto i 50 anni. Per coloro che hanno superato quest’et`a il dottor Shelton scrive che non ha mai tentato di correggere un caso. Anche il dottor McKenzie pensa che la cinquantina rappresenti l’et`a limite per ottenere buoni risultati. Si sappia comunque che essistono molti casi favorevoli la cui guarigione e` possibile anche ad un’et`a avanzata. Tale e` l’esempio di 75 anni succitato. Il tempo necessario per raggiungere un ristabilimento totale varia da un caso all’altro perch`e dipende da numerosi fattori tra i quali: 1. Lo sforzo dispiegato nell’applicare un programma completo per ricostruire lo stato generale di salute, mediante abitudini igieniche, un’alimentazione sana, ecc. 2. La costanza nel praticare gli esercizi. 3. Lo stato generale di salute. 4. Il volume dell’ernia. 5. L’et`a del soggetto. Gli esercizi dovranno esser praticati con costanza e regolarit`a per un periodo variante da due a sei mesi.

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1.5 CURA DEL PAZIENTE 1.5.1 Inconvenienti dell’operazione Gli specialisti hanno approfittato della credulit`a e della superstizione del pubblico per sfruttarlo commercialmente, per vendergli lozioni e medicamenti che non guariscono nulla n`e nessuno, nemmeno gli sciocchi, per inculcargli nozioni assurde, con lo scopo dichiarato di sottometterlo al bisturi. Da cio` e` divenuto difficile per chiunque capire che il processo di guarigione dell’ernia non differisce materialmente da quello della comune cicatrizzazione. Che l’operazione sia inutile lo dichiara la stessa medicina nel bollettino The Lancet dell’8 gennaio 1944: “I risultati dell’operazione dell’ernia inguinale, constatati nei soldati divengono sempre piu` incerti. . . ” E anche prima della guerra si sapeva che il tasso di ricadute era alto. Attualmente, Edward segnala 850 ricadute di ernie, operate nello spazio di 6 mesi nel ’42, negli ospedali militari. E calcola che questa cifra (850) non rappresenti probabilmente che il 60% di recidive segnalate. . . Tra gli agenti di polizia operati le ricadute sono altrettanto correnti. Coloro che disgraziatamente fossero gi`a stati operati dovranno seguire alla lettera tutte le indicazioni che diamo, per evitare una ricaduta quasi sicura. L’operazione e` nociva perch`e: 1. Non corregge le cause attive che hanno prodotto l’ernia, n`e quelle che la mantengono. Per questo motivo l’operazione fallisce. 2. Tutto cio` che non ristabilisce la funzione normale, tutto cio` che non ripara gli errori, non e` un rimedio. 3. L’operazione e la cintura non sono che palliativi difettosi, che sostituiscono i tessuti locali sani. 4. Tramite nessuna fra queste alternative, si puo` realizzare la guarigione, perch`e esse non assicurano alcuno sviluppo fisiologico. La guarigione non puo` risultare che dallo sviluppo. 5. La guarigione autentica e` possibile col metodo diretto e non con quello di sostituzione. 6. Coloro che predicano l’operazione non considerano come condizione necessaria alla guarigione locale il ritorno alla salute totale dell’organismo. Essi non si curano di altri disturbi o difetti oltre l’ernia. ¤dizioniPDF . . . come una foglia nel vento. . .

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7. Finch´e le cause restano operanti l’ernia non e` affatto toccata dall’operazione. Ci sar`a percio` sempre bisogno di correzione. 8. Non solo la chirurgia non sopprime le cause dell’ernia ma ha per giunta l’effetto di indebolire maggiormente la parete addominale. 9. Comunissime sono le ricadute che seguono l’operazione. 10. Prima di sporgere, l’ernia era potenziale, allo stato embrionale. Lo stato avanzato e` solo uno sviluppo degli stadi inferiori precedenti, non un nuovo stato d’altro tipo. Questo stato primario non puo` essere trattato, raggiunto da una cintura o da un’operazione, ma, lo si ammetter`a necessariamente, solo da misure correttive. 11. L’ernia e` il risultato culmine di una serie di imperfezioni fisiologiche che non sono circoscritte al punto operato o coperto da un cuscinetto. Ne consegue che n´e l’operazione n´e la cintura preverranno lo sviluppo di un’ernia in altri punti. Di fatto l’ernia doppia e` molto comune.

1.5.2 Adottate un regime alimentare sano Iniziate sopprimendo i veleni e gli alimenti nocivi come:

Alcool Tabacco Spezie Sottaceti Coca Cola e simili Th´e Caff`e Cacao

Cioccolato Aceto Sale Medicine Lassativi Purganti Droghe Fritture

Pesci Fave secche Albume Pasta Riso Dolciumi

Per instaurare un regime sano si legger`a l’opera. “L’art de se nourrir pour se fortifier” e “La sant´e par la nourriture”. La gran parte del pasto sar`a crudo e formato da frutta, foglie verdi, verdure e da un alimento azotato. Non consumare mai del pane al mattino. Questo cambiamento di regime comporter`a una certa perdita di peso. Si avvertir`a anche una certa debolezza e cefalea. Non sar`a necessario preoccuparsene. Le scorie vengono espulse all’esterno del nostro corpo. ¤dizioniPDF . . . come una foglia nel vento. . .

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Bisogna perseverare. Dopo alcuni giorni questi sintomi spariranno. Se si desidera non essere troppo turbati, incomodati, si faranno cambiamenti graduali non violenti.

1.5.3 Il digiuno settimanale Al fine di migliorare la salute generale mediante la disintossicazione, si praticher`a il digiuno un giorno la settimana. Si comincer`a saltando un solo pasto ogni luned`ı sera, ad esempio, per tre o quattro settimane. In seguito si tralasceranno due pasti consecutivi. Ad esempio quelli del luned`ı sera e del marted`ı mattino. E si ripeter`a ogni settimana allo stesso modo. Durante il digiuno si puo` bere pochissima acqua non fredda. Per rendersi conto dell’importanza del digiuno si legger`a attentamente l’opera di Rialland: “Guarisciti da te stesso”. Naturalmente un digiuno prolungato e controllato sar`a piu` efficace. Questo digiuno settimanale puo` essere sostituito da una “dieta di frutta”. Cio`e si sostituir`a il digiuno con due pasti di frutta ben associata.

1.5.4 Il riposo Ci si coricher`a presto, a stomaco vuoto. Ogni giorno sono indispensabili da otto a nove ore di sonno. Una siesta di almeno un’ora e` altrettanto consigliabile. Praticare gli esercizi un giorno e riposarsi per uno o due. Non esercitarsi mai tutti i giorni di seguito. Senza riposo e` inutile praticare esercizi, n`e aspettarsi rapidi progressi.

1.5.5 La vita sessuale Si osserver`a la massima moderazione per economizzare le forze vitali necessarie al ristabilimento.

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1.6 PER RIDURRE L’ERNIA La riduzione di una protuberanza erniaria nella cavit`a addominale e` chiamata Taxis. Abitualmente il medico spinge la protuberanza erniaria verso l’interno e verso l’alto, con la manipolazione e la pressione del canale. Talvolta si e` fatto ricorso a certi mezzi per diminuire la sensibilit`a locale, e per rilassare i tessuti, diminuendo cos`ı la resistenza agli sforzi del medico; tali sono il cloroformio, l’etere e altre droghe, come le eccitazioni calde o fredde o ghiacciate o anche il vaporizzatore. Tutte queste misure non aggiungono niente alla forza diretta richiesta per la riduzione considerata, anzi esse diminuiscono o distruggono l’unica salvaguardia contro i danni, certi e talvolta fatali, e sono in ogni caso espedienti poco sicuri. Non c’`e dubbio che queste misure originano complicazioni e diminuiscono le risorse dell’organismo. La protuberanza rientra facilmente quando non c’`e infiammazione n`e altri fenomeni morbosi del coletto erniario. Non dimentichiamoci che nulla impedir`a la ricaduta della protuberanza finch´e non saranno ristabilite le forze di sostegno degli organi addominali, e non sar`a sviluppata la resistenza della parete locale. In effetti respingere la protuberanza nella cavit`a addominale non incide sulle cause in atto. Questa riduzione si attua piu` facilmente quando il paziente e` sdraiato sul dorso, con le ginocchia sollevate e piegate. Talvolta in questa posizione la riduzione e` spontanea e senza Taxis. Questo si comprende facilmente perch`e nella posizione in piedi la forza di gravit`a e` diretta verso la regione erniaria, mentre nella posizione supina questa forza e` annullata. Meglio ancora nella posizione inclinata, testa in basso, la forza di gravit`a combatte l’uscita della protuberanza e favorisce il suo ritorno. Quando si esercita una pressione esterna sulla protuberanza erniana, questa non viene spinta nella direzione del canale, anche nel caso frequente in cui questo non e` tortuoso. In genere la forza applicata agisce sui lati del canale, o nel, migliore dei casi contro i tessuti resistenti intorno al colletto, ma non agisce nella direzione dell’asse longitudinale di questo canale. Infatti essendo l’orifizio interno piccolo in paragone alla superficie della massa esterna, il rifluire di questa superficie mediante Taxis moltiplica rapidamente la piccola resistenza esistente. Per ridurre l’ernia, la forza si deve dunque applicare, non all’esterno della protuberanza, ma verso l’addome all’interno. Questo metodo e´ totalmente diverso dall’altro, doloroso, che si avvale di una pressione su una superficie limitata, anzich`e della trazione indolore verso una maggiormente estesa. La trazione interna e` necessaria nella di¤dizioniPDF . . . come una foglia nel vento. . .

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rezione propria dell’asse, essendo il canale erniario diritto e non tortuoso, la dilatazione della protuberanza evitata e la forza direttamente diretta in senso giusto. La trazione interna elimina le pieghe dei tessuti che chiudono l’apertura erniaria. Quanto alle fibre a punta che circondano il colletto erniario e che sono arrotondate verso l’esterno, esse si rivoltano all’interno perch`e la pressione interna contro di esse e` stata soppressa dal cambiamento della forza operante. Gli ostacoli meccanici che s’oppongono al Taxis esterno e che scompaiono col rovesciamento della posizione del soggetto sono: 1. Il bordo appuntito dell’orifizio stretto formato da tessuti non elastici, intorno al colletto della protuberanza. 2. L’aumento di volume della massa erniaria. 3. La tensione dei vasi della massa erniaria. 4. La pressione interna verso il basso e verso l’esterno, per niente diminuita. Quando c’`e strozzamento il dolore e la tensione locale rendono impossibile il Taxis. Attualmente in questi casi si ricorre alla chirurgia. Nondimeno il dottor Taylor e` riuscito anche in questi casi con l’aiuto della posizione inclinata e di un taxis delicato. Scrive ancora il dottor Jennings: “Sono riuscito a ridurre abbastanza bene ernie strozzate molto gravi in questo modo: 1. Tenere il paziente a letto ben al caldo. 2. Applicare sulla protuberanza un cataplasma grande, molle e tiepido. 3. Sollevare i piedi dal letto per conferire al soggetto una posizione inclinata, testa in basso. 4. Lavarlo con acqua tiepida in piccola quantit`a in modo da non procurargli dolori o malesseri. Dopo una o due ore di applicazione di queste misure si constater`a in genere che l’ernia si riduce da s´e o che puo` essere facilmente fatta rientrare. Per ridurre un’ernia si user`a solo e sempre la forza moderata di un’abile manipolazione. Perch`e la violenza di una pressione maldestra provoca l’infiammazione adesiva e rende impossibile la riduzione senza operazione”. – Medical Reform. ¤dizioniPDF . . . come una foglia nel vento. . .

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Se le precedenti misure non porteranno alla riduzione in un tempo ragionevole si ricorrer`a alla chirurgia come ultima alternativa ma non prima del fallimento di queste misure. Eliminare lo strozzamento non significa la guarigione dell’ernia. E` solo l’allontanamento di una crisi pericolosa, che non sopprime la causa dell’ernia. Difatti dopo la liberazione della costrizione e il rientro della protuberanza nell’addome esiste ancora la debolezza della parete addominale e del potere di sostegno degli organi addominali.

1.6.1 Danni della cintura erniaria Il palliativo comune e` di supplire la debolezza della parete addominale mediante un blocco meccanico per impedire l’uscita della protuberanza. Annesso alla cintura v’`e una sorta di cuscinetto o tampone applicato contro l’apertura erniaria, a imitazione della resistenza naturale alla caduta degli organi addominali. Il trattamento dell’ernia mediante una cintura e` il piu` abominevole che si possa concepire. Perch`e con esso si respinge e si contiene la protuberanza erniaria ma esso non previene la caduta degli organi, n´e ristabilisce la resistenza naturale dell’ernia, che e` valida in tutte le persone sane del mondo. E in effetti a dispetto dell’uso piu` costante della cintura il viscere continuer`a a scendere fin dove il cuscinetto lo permetter`a. Questo succede perch`e l’apertura della parete addominale sussiste e le cause da cui dipende non sono minimamente modificate dall’uso della cintura. Al massimo la cintura e` come una stampella che allegerisce una scomodit`a, e lungi dall’essere un beneficio, non e` che una misera sostituzione delle misure correttive positive, un loro surrogato. L’ernia permane una minaccia costante oltre che un fastidio. L’assurdit`a di questi espedienti meccanici esterni e` evidente quando si riconosce che l’ernia non deriva dall’assenza del “rimedio” applicato. L’ernia deriva o dalla debolezza dei tessuti addominali pelvici o dalla ptosi degli organi addominali o da ambedue i fatti. Ogni considerazione razionale tenderebbe alla ricerca dei mezzi per rimediare a questi stati, separatamente o insieme. Inoltre la cintura offre una resistenza limitata unicamente alla protuberanza erniaria esistente. Quindi altre ernie possono svilupparsi altrove, perch´e si sono trascurate le cause autentiche. Portare la cintura non previene lo strozzamento, non ne diminuisce la possibilit`a fatale. Anzi e` molto comune riscontrare casi di strozzamento fatali in persone che portano da molto una cintura. I danni dei rimedi

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meccanici dell’ernia diverranno evidenti quando si sapr`a che non solo trascurano la causa ma addirittura aumentano la debolezza locale. In effetti la cintura infligge una pena continua e diminuisce le possibilit`a di guarigione. Essa limita l’azione dei muscoli che copre e di conseguenza li indebolisce. Comprime le strutture intorno all’apertura, impedisce cos`ı il loro sviluppo e diminuisce la loro sostanza. La pressione causa l’assorbimento. Essa esclude il sangue che e` il sostegno nutritivo e allenta i tessuti. Ecco perch´e la “pelotte”, il cuscinetto che preme, indebolisce i tessuti intorno all’apertura erniaria e aumenta il suo diametro. Poich´e indebolisce i tessuti “erniari” diminuisce i sostegni naturali, allarga l’apertura e accresce la pressione degli intestini contro questa. Il cuscinetto non diminuisce le possibilit`a di caduta della protuberanza oltre la capacit`a d’ostruzione, ma potrebbe anzi aumentare tali possibilit`a. Il fatto di bloccare meccanicamente, senza esercizi, peggiora lo stato dell’ernia. Si suppone che la cintura sia portata illimitatamente, anno dopo anno. Una volta che la si porta la si dovr`a portare sempre; anche essa crea il bisogno di un uso indefinito. Ogni tentativo di privarsene fallisce e la sfortunata vittima si rassegna a questo inconveniente per tutta la vita. D’altra parte non solo si predica la cintura per l’ernia in atto ma se ne incoraggia l’uso per le ernie che stanno iniziando. I fattori fisiologici che possono prevenire l’ernia sono totalmente trascurati. E i fattori eziologici che possono produrla sono completamente ignorati. Si citano alcuni rarissimi casi di guarigione in seguito all’uso della cintura. In realt`a, queste guarigioni sono sopraggiunte nonostante il suo impiego. Perch`e i difetti anatomici e fisiologici antecedenti all’ernia e che l’hanno favorita sono suscettibili di rettificarsi da s`e. Da ultimo, l’intervento di una opposizione meccanica esterna impedisce il ricorso al trattamento correttivo legittimo, e perpetua di conseguenza l’ernia per sempre. Tutti i trattamenti nocivi distolgono l’attenzione dalle misure appropriate e ostacolano la loro adozione.

1.6.2 Fabbricazione e uso della cintura La cintura una volta fabbricata, deve essere adattata all’individuo. 1. Secondo i consigli del Dr. Gour, l’unico supporto corretto per l’ernia inguinale o rottura traumatica della parete addominale e` una fascia forte, elastica e circolare, da 3 a 4 cm. di larghezza intorno alla vita, e abbassata verso l’inguine. A questa fascia elastica circolare, si attaccheranno 2 altre bande semicircolari piu` strette ricoperte di seta o di camoscio, di 3 cm davanti e 10 di dietro. ¤dizioniPDF . . . come una foglia nel vento. . .

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A una o ad ambedue le fasce si puo` attaccare una “pelote” appiattita che si applica esattamente sull’apertra e la chiude senza conficcarvisi. Per fabbricare questa “pelote” appiattita si prender`a un pezzo di legno piatto di un centimetro di spessore, di forma ovale, che si coprir`a di seta o di camoscio. Quindi lo si applicher`a alla fascia. Il supporto non deve mai ferire, n`e introdursi nell’apertura erniaria dall’esterno. Tutto cio` che possiede una superficie ovale penetra nell’apertura e l’allarga. 2. La cintura deve essere sistemata stando distesi, mai in piedi. Questo Perch`e da coricati la protuberanza si riduce e la “pelote” puo` allora sostenere la parte indebolita, anzich`e far pressione sugli organi rilassati e cascanti. 3. Per permettere ai muscoli di svilupparsi, non si permetter`a mai all’ernia di sporgere. Conservare quindi la cintura per tutto il tempo in cui si sta seduti o in piedi. 4. Non tenere mai la cintura erniaria quando si e` coricati, cio`e durante la notte, la siesta e gli esercizi. 5. Nei bambini l’ernia ombelicale puo` essere facilmente contenuta da un bottone ricoperto e fermato da un cerotto. La pulizia e` indispensabile per evitare l’irritazione prodotta dall’applicazione costante del cerotto. In questi casi inoltre gli esercizi affrettano la guarigione.

1.6.3 Valore degli esercizi La concezione medica dell’ernia e` quindi totalmente difettosa, per la mancanza completa di ogni suggerimento preventivo e per il metodo chirurgico “terapeutico”. Cos`ı come e` trattata l’ernia e` incurabile. Si porta abitualmente l’attenzione sulle misure palliative e non sulle misure correttive, con la conseguenza deplorevole della cronicit`a dell’ernia per la vita. Finch´e si continuer`a a considerare la debolezza locale dei tessuti addominali inevitabile, finch´e si considerer`a permanente la pressione interna che fa cedere il punto debole, finch´e si conserveranno questi errori, non si penser`a che a misure palliative. Si supplir`a all’insufficienza della forza addominale con arte e il medico considerer`a assolto il suo compito. ¤dizioniPDF . . . come una foglia nel vento. . .

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Ricordiamo in breve che le due circostanze concorrenti alla formazione dell’ernia sono: 1. La sovrapposizione di visceri pesanti dovuta alla mancanza di sostegno interno. 2. La diminuzione di resistenza della parete addominale all’esterno. “Ne consegue – scrive il Dr Taylor – che bisogna innanzitutto sviluppare la forza muscolare. Accrescendo le funzioni fisiologiche dei tessuti relativi all’ernia, si aumenter`a naturalmente e necessariamente la loro resistenza”. E` dunque auspicabile sviluppare strutture meccaniche resistenti, buone, forti e compatte nella regione erniaria. Si consegue questo scopo mediante uno sviluppo progressivo, e non improvviso o magico. In effetti tutti i processi di crescita sono progressivi e non istantanei. Per alcuni all’inizio saranno indispensabili movimenti leggerissimi e con assistenza. La debolezza muscolare e la deficienza della forza nervosa non costituiscono affatto un ostacolo al successo finale. Il peso morto degli organi addominali cascanti e sovrapposti deve essere soppresso aumentando il sostegno e la resistenza della parete addominale. A questo scopo si ristabilir`a la funzione normale di queste parti. Ora i metodi correnti di cura contrastano questo bisogno. Infatti la cintura limita l’azione dei muscoli e il cuscinetto favorisce l’assorbimento e il deterioramento dei tessuti locali in proporzione alla sua pressione. Al paziente poi si consiglia regolarmente di evitare l’esercizio di queste parti. La limitazione accresce la debolezza e la perdita del potere di resistenza dei tessuti erniari. Finch´e si negheranno ai muscoli le condizioni della salute essi non potranno raggiungere una grande forza di contrazione. Il dottor Taylor ha scoperto che movimenti di torsione, sopratutto contro una resistenza, assicurano una rapida guarigione. D’accordo con cio` il Dr. McKenzie aggiunge che “l’esercizio che consiste nello sdraiarsi e sollevare i piedi perpendicolarmente non produce i risultati sperati visto che impegna solo il gran retto dell’addome e il, miscolo Psoas”. “L’esercizio piu` efficacie e` quello in cui la flessione del tronco accompagnata dalla torsione laterale dello stesso. Da parte sua il Dr. Gour scrive che “i migliori esercizi sono quelli che impegnano le fibre oblique dei muscoli addominali. Le fibre muscolari che formano le aperture interna ed esterna sono quelle del muscolo obliquo dell’addome, e del gran obliquo dell’addome. Gli esercizi che danno ¤dizioniPDF . . . come una foglia nel vento. . .

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il risultato migliore sono quelli dei muscoli addominali con la torsione laterale del tronco, paziente disteso sul dorso, o ancora l’azione di sollevare i piedi di lato”. Questi movimenti sono particolarmente adatti a correggere l’ernia inguinale.

1.6.4 Igiene degli esercizi 1. La paura degli esercizi negli erniosi e` senza fondamento. Anzi al contrario la pigrizia forzata dei muscoli addominali peggiora l’ernia. In un articolo intitolato “Trattamento dell’ernia inguinale nei giovani” pubblicato nello “Yale medical Journal” del febbraio 1900, il Dr. J. Seaver di Yale, scrive; “Ho notato nella mia esperienza che i pazienti piu` attivi e piu` ansiosi di partecipare all’atletica sono quelli che guariscono piu` in fretta. Gli altri, cio`e coloro che hanno avversione per qualsiasi attivit`a fisica, non raggiungono risultati soddisfacenti”. L’esperienza di Shelton e Gour conferma cio. ` In effetti uno dei pazienti di Shelton che si era esercitato molto ed era guarito in fretta si propose di sollevare pesi dopo la guarigione. 2. Non violare il principio della progressione; cominciare con esercizi molto lievi, poi aumentare a poco a poco a mano a mano che i tessuti migliorano. 3. Non esercitarsi se l’ernia non si e` ridotta. 4. Negli obesi, sovente non c’`e abbastanza spazio nell’addome per contenere i visceri del sacco erniario, e la riduzione risulta allora impossibile. In questo caso si ridurr`a l’obesit`a mediante il digiuno seguito da un regime severo, per permettere il ritorno dei visceri del sacco erniario nell’addome, al loro posto. 5. L’impossibilit`a di ottenere riduzione e` talvolta dovuta ad aderenze provocate dall’immobilit`a delle membrane sierose o dall’infiammazione. In effetti le ptosi e l’ernia causano sovente aderenze comprimendo continuamente un anello intestinale sempre nella stessa direzione contro un’altra superficie. Ora queste aderenze sono lentamente annullate, sono assorbite e spariscono con la ripresa progressiva della mobilit`a di queste parti.

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6. Non appena gli esercizi cominciano a dare frutto e si e` in grado di contenere i visceri naturalmente, all’interno, si tralascer`a poco per volta la cintura. Infatti i muscoli addominali si fortificano rapidamente al punto da rendere la cintura erniaria superflua per molte ore al giorno. In relazione allo sviluppo progressivo dei muscoli si sospender`a la cintura per periodi sempre piu` lunghi fino all’abbandono definitivo. Il maggior ostacolo all’abbandono della cintura e` la credenza, accuratamente coltivata, che e` indispensabile la protezione d’un supporto artificiale. Ecco perch`e esiste una paura irragionevole di distaccarsi dalla cintura specie se non ci si sbarazza della forza dell’abitudine.

1.6.5 La tavola inclinata Si praticheranno gli esercizi su una tavola inclinata, della lunghezza di almeno 180 centimetri e una larghezza di 40 centimetri. Una delle estremit`a appoggia su due gambe alte come quelle di una sedia, mentre l’altra poggia a terra. Si puo` ricoprire la tavola con un tessuto imbottito. Sull’estremit`a sollevata, una cintura fissata intorno alla tavola permetter`a di infilarvi i piedi e tenerli fermi.

1.6.6 Descrizione degli esercizi. 1) Coricarsi sulla tavola con i piedi ben aderenti, le mani sui fianchi e il tronco voltato su un fianco. In questa posizione sollevare e abbassare il tronco piu` volte. Chi ha un’ernia destra ruoter`a il fianco verso sinistra e viceversa. Comunque e` bene esercitare i due fianchi per prevenire lo sviluppo di un’ernia in quello sano. (figura a) Quando ci si sentir a` pi u` forti si render`a piu` difficile l’esercizio incrociando le braccia, ponendo le mani dietro la testa, poi tenendo un manubrio o una sbarra di ferro dietro la nuca. Disporre un piccolo panno piegato sotto alla nuca. Iniziare con manubri di 1 Kg e poi aumentare progressivamente ogni settimana di 1 Kg. Si deve sempre rendere l’esercizio piu` difficile quando si giunge a praticarlo facilmente 10 volte. Ci si eserciter`a con un peso 5 volte maggiore, con il tempo si arriver`a a 10. 2) Coricarsi sulla tavola, i piedi fissati, le mani ai fianchi, sollevarsi a met`a posizione verticale. Conservando questa posizione ruotare il corpo sul fianco opposto all’ernia piu` volte. Tenere la testa in linea ¤dizioniPDF . . . come una foglia nel vento. . .

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(a)

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(c)

(d)

(e)

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(g)

col corpo e le spalle indietro. Chi ha un’ernia destre ruoter`a sul fianco sinistro e viceversa. Comunque si eserciteranno entrambi i fianchi per prevenire lo sviluppo di un’ernia al fianco sano. Appena si sar`a ¤dizioniPDF . . . come una foglia nel vento. . .

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piu` forti si render`a anche quest’esercizio piu` difficile, incrociando le braccia, tenendo le mani dietro la nuca, reggendo dietro questa un manubrio o un’asta di ferro. Cominciare con manubri di 1 Kg poi aumentare progressivamente ogni settimana di 1 Kg. Si render`a l’esercizio piu` complesso quando si raggiungeranno con facilit`a 10 ripetizioni. Si user`a un peso 5 volte maggiore, poi 10 volte e cos`ı di seguito. (figura b) 3) Coricarsi sulla tavola tenendo aderente un solo piede. Sollevare l’altro verticalmente, poi abbassarlo il piu` possibile di traverso al piede bloccato. Sollevare nuovamente il piede in posizione verticale, poi abbassarlo dalla parte opposta il piu` possibile. Ripetere piu` volte. Eseguire ugualmente con l’altro piede. Quando si faranno facilmente 5 ripetizioni, ci si eserciter`a portando uno zoccolo metallico a cui si aggiungeranno progressivamente 1 2 3 Kg. Fare anche con lo zoccolo 5 ripetizioni, poi raggiungere col tempo anche le 10. Quindi si aumenter`a il peso e cos`ı via. (figura c) 4) Coricarsi sulla tavola. Afferarla con le mani. Sollevare i piedi perpendicolarnente e abbassarli dal lato dell’ernia come nell’esercizio precedente. Ripetere molte volte. Tenere i piedi uniti, le ginorchia diritte e le dita dei piedi contratte. Raggiunte le 5 ripetizioni si porter`a lo zoccolo metallico. Si faranno con lo zoccolo 5 ripetizioni, poi 10, poi si aumenter`a il peso e cos`ı di seguito. 5) Scivolare avanti sulla tavola di modo che i piedi e le cosce pendano. Afferrare la tavola con le mani dietro la testa. Sollevare perpendicolarmente, e poi abbassare, il piede del fianco dell’ernia. E` bene esercitare anche l’altro piede. Poi ci si eserciter`a con lo zoccolo metallico come nell’esercizio precedente. (figura d) 6) Nella stessa posizione dell’esercizio precedente sollevare e abbassare i piedi insieme. 7) Coricarsi sulla tavola, divaricare molto i piedi, afferrare la tavo la dietro la testa. Sollevare i piedi in modo che si tocchino nella posizione verticale. Abbassarli quindi allargandoli gradualmente (figura e) Raggiunte facilmente le 5 ripetizioni si porter`a lo zoccolo come per l’esercizio 41 . 1

L’esercizio 8 e il 9 mancano nel testo originale

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10) Coricarsi sulla tavola, mani dietro la nuca, senza afferrare la tavola, o lungo il corpo. Il paziente piega il ginocchio e lo porta al petto, e fa opposizione a questo movimento contraendo la caviglia. Si puo` anche contrarre Il ginocchio anzich`e la caviglia. Contrarre anche l’altra caviglia ma di piu` quella del fianco con l’ernia. Quando si ripeter`a 5 volte con facilit`a, si user`a lo zoccolo come per l’esercizio 4. 11) Lo stesso esercizio contraendo insieme le caviglie. 12) Coricarsi sulla tavola, piedi uniti nella posizione verticale. Allargarsi il piu` possibile. Riunirli contro la resistenza di qualcuno che preme le ginocchia dall’interno per impedire loro di riaccostarsi.

1.6.7 Per l’addome curvato dalla gravidanza e dall’obesit`a Il Dr. McKenzie scrive: “I quattro paia di muscoli addominali possiedono un’aponeurosi comune nella linea bianca, che procede di pari passo con la guaina del muscolo gran retto dell’addome. Questa aponeurosi si appiattisce quando questi muscoli sono in azione, ma qualora essi si indeboliscano e si distendano, i muscoli obliqui perdono il loro punto fermo, e l’addome si curva. Durante la gravidanza, non e` raro incontrare, nelle donne di tono e sviluppo deboli, i muscoli retti dell’addome divaricati. In questi casi, si effettueranno gli esercizi che isolano l’azione del muscolo gran retto dell’addome, limitando quanto possibile l’azione dei muscoli obliqui che aggraverebbe lo stato del soggetto. Si effettueranno i seguenti esercizi: 1) Sdraiati sull’asse inclinato. Tenete le ginocchia diritte e le dita dei piedi distese. Alzare i piedi verso la posizione verticale, quindi abbassarli. Ripetere. Non appena in grado di fare 5 ripetizioni facilmente, ci si eserciter`a utilizzando una scarpa di ferro, come nell’esercizio 4, paragrafo precedente. 2) Sdraiarsi sull’asse inclinato, piedi ben uniti, mani alle anche. Sollevare e abbassare piu` volte il tronco. Quando ci si sentir`a piu` forti, si render`a piu` arduo questo esercizio, incrociando le braccia, ponendole quindi dietro la testa, e poi reggendo un manubrio o una sbarra di ferro dietro la nuca. ¤dizioniPDF . . . come una foglia nel vento. . .

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Sistemare un piccolo asciugamento piegato tra la nuca e il manubrio. Iniziare con manubri di 1 Kg, poi aumentare progressivamente ogni settimana di 1 Kg. Occorre sempre rendere piu` complesso l’esercizio non appena sia facile praticare 10 ripetizioni. Ci si eserciter`a con un peso 5 volte piu` pesante, per giungere col tempo a ripetere 10 volte. In seguito si aumenter`a il peso e via di questo passo. Tutte le donne dovrebbero prevenire l’ernia durante la gravidanza e prima di essa, sviluppando adeguatamente i muscoli addominali. Questo impedir`a la distensione esagerata dell’addome, cos`ı comune oggi, e preverr`a una gran parte delle malattie dovute a un rilasciamento eccessivo. Per quanto riguarda l’addome fortemente curvato a causa dell’obesit`a, si praticheranno gli esercizi suddetti associando una cura severa di digiuni consecutivi e di regime ristretto. Non appena l’addome abbia raggiunto un livello di curvatura piu` modesto, si potr`a ricorrere ai dodici esercizi precedentemente descritti.

1.6.8 Ernia dei lattanti Le piu` comuni forme di ernia nei lattanti sono: ventrale, ombelicale, inguinale. Gli stessi esercizi sopra descritti favoriscono la correzione di tali ernie. E non e´ difficilissimo condurre un lattante a praticare buona parte di questi esercizi. Di fatto, i bimbi vi si abituano sveltamente, ricavandone oltre ai vantaggi un certo piacere.

1.6.9 Le solette metalliche Si puo` rintracciarne la pubblicit`a nelle riviste di cultura fisica, come del resto quella dei pesi e dei manubri. Si puo` persino sostituirle con sacchetti di sabbia legati a ogni piede.

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Capitolo 2 EMORROIDI Le emorroidi assomigliano all’ernia. Il peso degli organi addominali cascanti preme sovente internamente sul retto e lo sfintere. Il prolasso e talvolta lo strozzamento possono comparire. Nei bambini il prolasso del retto supera sovente lo sfintere e i visceri gravanti richiedono, dopo ogni iniezione, una messa a posto manuale. Questo disturbo rettale molto diffuso, le emorroidi, deriva dall’iperemia pelvica provocata dalla ptosi. L’iperemia significa un eccesso di sangue in un organo. La ptosi comporta pieghe persistenti nel canale alimentare e nel mesenterio. Queste pieghe contrastano materialmente il ritorno del sangue, di modo che le vene e i capillari s`ı riempono, si gonfiano e si dilatano. Ogni tanto si alleggeriscono con un sanguinamento spontaneo. Per curare le emorroidi, l’iperemia degli organi genitali e le loro conseguenze si praticano generalmente trattamenti locali, allo scopo di nascondere o di sedare le affezioni locali, giacch´e si ignorano le cause ultime senza le quali questi sintomi locali non avrebbero mai potuto esserci. Per curare le emorroidi necessita molto piu` di un trattamento locale. Segnaliamo per curiosit`a che la persona che soffre d’emorroidi cerca in genere il trattamento che non sfiora le cause della sua malattia. Si sottomette, ad esempio, ad operazioni, fasciature, a caustici acidi e alcalini, a iniezioni intravenose per distruggere le vene, nonch´e a molti altri trattamenti concepiti da un ingegno perverso che si ostina ad ignorare le cause alla radice.

2.1 Iniezioni e operazioni Nei casi gravi di emorroidi il sangue sovente si coagula, trombosi, e il trombo cos`ı formato o si assorbe o si indurisce come una roccia. In que27

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st’ultimo caso, le pareti della vena si lacerano e la pietra viene espulsa. La vena si trasforma in fibrosi e scompare. L’attuale trattamento mediante iniezioni provoca lo stesso grumo di sangue cos`ı come la fibrosi e l’ostruzione venosa. Ora questo trattamento non e` giustificato che nei casi disperati. Nel caso di persone avanti nell’et`a per i quali non si puo` sperare molto dalla ginnastica, e a cui le emorroidi non sono scomparse col digiuno, il riposo e le misure generali per ricostruire la salute; il trattamento descritto e´ preferibile alla chirurgia. La distruzione locale delle emorroidi, qualunque sia il metodo non incide per nulla sulle loro cause. Queste cause comportano le stesse conseguenze succitate. E se necessita una prova la si trover`a, inconfutabile, nella riapparizione quasi certa delle emorroidi, spesso quasi subito dopo la loro ablazione.

2.2 Cure al paziente Le emorroidi scompaiono talvolta spontaneamente, con o senza trattamento, in ragione di circostanze favorevoli che eliminano le cause che le hanno prodotte e mantenute. Il trattamento autentico delle emorroidi e` quello che corregge la ptosi locale e generale. Invece il trattamento corrente per la ptosi e le ernie comprende il palliativo meccanico e la chirurgia. Vengono prescritti supporti addominali e corsetti che premono sull’addome. I supporti non migliorano le funzioni dei muscoli indeboliti. Anzi la fasciatura di questi supporti sopprime ogni motivo di contrazione e produce quindi un’inerzia forzata che comporta il deterioramento muscolare. Questi supporti limitano i movimenti addominali e i muscoli dell’addome, distolti dal loro compito che e` sostenere i visceri addominali, si indeboliscono di conseguenza. In quanto alla vittima, di questi sostegni artificiali, essa si rende conto ben presto che ne diviene sempre piu` schiava per il graduale indebolimento della muscolatura addominale. Qualunque blocco meccanico ottenuto senza esercizi aggrava lo stato del paziente. In genere le donne risentono piu` degli uomini gli inconvenienti del palliativo meccanico. I busti, le fasciature, i sostegni addominali, indeboliscono tutti la forza muscolare dell’addome. Infatti come possono rinforzarsi i muscoli se gli si impedisce l’azione di cui hanno un bisogno imperioso per svilupparsi? La protuberanza, sia essa erniaria, rettale o uterina, denota un indebolimento, non solo dei tessuti locali, ma sopratutto quello precedente delle funzioni che assicurano la nutrizione e la forza di quegli stessi tessuti. Ora, ¤dizioniPDF . . . come una foglia nel vento. . .

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i sostegni non ristabiliscono molto le funzioni dei muscoli addominali, dei muscoli del petto, delle spalle, degli intestini ecc. L’ernia, il prolasso degli intestini attraverso lo sfintere, la distensione e la perdita di potere di contrazione del retto, le emorroidi, le diverse ptosi, le deviazioni uterine, le nefroptosi, l’iperemia, l’iperplasia, le ulcerazioni, i catarri, i disordini funzionali (conseguenti) dei visceri addominali e pelvici, e quelli degli organi genitali femminili, a tutti questi disturbi si deve riconoscere un’origine comune che la specializzazione moderna continua ad ignorare. Scrive il Dr. Taylor: “Le affezioni morbose delle parti inferiori del tronco formano un’unit`a dal punto di vista meccanico. Queste affezioni possiedono quindi relazioni meccano-fisiologiche similari e sovente identiche. Di conseguenza poich´e presiedono al funzionamento di queste parti, le forze meccaniche e meccano-fisiologiche possiedono relazioni patologiche e terapeutiche praticamente identiche”. Per prevenire qualunque tipo di ptosi i muscoli addominali devono essere mantenuti in stato di tono normale e i sostegni superiori dei visceri addominali contenuti nelle loro posizioni normali. Se queste condizioni non saranno rispettate, gli organi addominali si poseranno sul bacino e produrranno ogni tipo di deviazione o spostamento. Escludendo ogni metodo che reprima o scoraggi l’azione vitale, si dovranno conservare gelosamente i sostegni vitali. 1. Per rimediare a tutti gli stati succitati si inizier`a correggendo la posizione, fortificando la parete addominale e migliorando la salute in generale. Si ricorrer`a a mezzi che ristabiliscono la funzione normale delle parti indebolite, anzich´e usare supporti, miserevoli, momentanei e inutili. 2. Si praticheranno tutti gli esercizi atti a correggere le spalle cedenti e il petto appiattito. 3. Inoltre gli esercizi prescritti per l’ernia serviranno a fortificare la parete addominale. Si praticheranno sulla tavola inclinata. Si avr`a anche cura di non spingere il corpo in avanti. Gli esercizi addominali non controbilanciati da quelli per il dorso, tendono a spingere in avanti il dorso. La posizione in piedi dipende in gran parte dai muscoli dorsali e il fatto di trascurare questi muscoli e quelli delle gambe, non sviluppando che le braccia, la spalle e l’addome, produce una deformazione effettiva. 4. Per alleviare il senso di prostrazione, ci si potr`a stendere qualche ¤dizioniPDF . . . come una foglia nel vento. . .

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minuto ogni giorno sulla tavola inclinata. Se le circostanze lo permettono si potr`a praticare questo riposo piu` volte al giorno.

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Capitolo 3 VISCEROPTOSI Si usa il termine Ptosi per designare la discesa parziale o totale degli organi e dei tessuti del corpo. Cos`ı la gastroptosi o abbassamento di stomaco, l’enteroptosi, l’abbassamento del colon, retto ecc. Comprendiamo in questa classificazione anche i reni mobili. Scrive Mc Kenzie: “Sopra l’ultima vertebra lombare, la cavit`a addominale diviene profonda, trovandosi ogni organo al proprio posto. Cos`ı le reni poggiano sui loro piani e sono dirette indietro e in alto, il fegato e´ sostenuto dal rene destro, dai suoi legamenti peritoneali e dalle sue giunture con le costole inferiori, i visceri cavi sono sospe si mediante i loro mesenteri, ciascuno al suo livello naturale. Le forze che sostengono il contenuto mobile dell’addome e si oppongono alla gravit`a posseggono una riserva perfettamente sicura ed efficace nella salute. Se questa riserva si esaurisce o si assottiglia i contenuti pesanti dell’addome premono verso la parete addominale o verso il bacino, secondo la posizione del tronco. Le cause che portano alla prostrazione degli organi addominali sono numerose. Una e´ la posizione difettosa del petto e delle spalle. In effetti gli organi sono mantenuti a posto dalla posizione relativamente corretta del bacino, del petto e dallo stato tonico dei muscoli addominali. Il petto abbassato, le spalle cadenti abbassano le costole e lo sterno, quindi i legami superiori dei muscoli addominali. Le estremit`a di questi muscoli sono riavvicinate, gli organi addominali si trovano privati del loro sostegno naturale, e tendono a deteriorarsi causando ptosi, ernie e nelle donne deviazioni uterine. Inoltre lo spostamento verso il basso degli organi addominali scompiglia le loro funzioni. La pressione degli intestini ingrossa visibilmente l’addome. L’atonia generale degli intestini accompagna la debolezza dei muscoli 31

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addominali perch´e sono ambedue causate dalla mancanza d’esercizio e da una inadeguata igiene generale. L’uso di lassativi, purganti, lavaggi e grandi quantit`a di alimenti cellulosici, portano all’atonia intestinale. O quando gi`a esiste questi fattori l’aggravano fortemente. Il Dr. Shelton ha curato casi in cui il colon trasverso poggiava sul bacino. I busti, le cinture strette, le posizioni difettose seduti o in piedi, la denutrizione, la debolezza dopo una malattia, e tutte le cause di indebolimento contribuiscono a produrre delle ptosi.

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Capitolo 4 VARICI 4.1 Definizione Dilatazione e gonfiore delle vene, abitualmente quelle delle gambe, con ristagno di sangue in esse. Quando le varici compaiono nello scroto son dette varicocele, mentre nel retto si chiamano emorroidi. La dilatazione permanente, l’allungamento e la rottura delle vene che caratterizzano le varici sono visibili di solito ad occhio nudo, perch`e sono quasi sempre colpite le vene superficiali.

4.2 Sintomi Il primo sintomo e` l’ingrossamento delle vene che assomigliano a un cordone lungo, spesso, blu, tortuoso. Lungo queste vene si formano gonfiori a forma di sacco, nel quale il sangue si coagula in formazioni dure e nodose. Nella misura in cui la superficie dilatata s’estende compaiono eruzioni cutanee seguite da ulcere varicose. Lo stravaso di sangue puo` produrre una idropisia. Sovente le vene dilatate si aprono e puo` seguire una emorragia violenta, debilitante e talvolta fatale. La flebite, infiammazione delle vene, l’ulcera varicosa, i pruriti violenti e la perdita di colore della pelle che diviene sovente color rame, queste le complicazioni correnti. Si sappia che soltanto una piccola percentuale degli affetti da varici sviluppa un’ulcera varicosa.

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4.3 Eziologia Abitualmente, a causa della gravit`a, i piedi gonfiano verso sera. Tornano allo stato normale il mattino se si e` trascorsa la notte distesi. Le varici sono dovute alla debolezza delle pareti venose, generata dalla denutrizione, la tossiemia, lo snervamento e la mancanza d’esercizio. Tutti questi fattori precedono lo sviluppo delle varici. Al contrario, il miglioramento della nutrizione, l’esercizio adatto, l’eliminazione della tossiemia e la soppressione dello snervamento assicurano una rapida guarigione. Stare seduti o in piedi a lungo provoca la tensione dei tessuti indeboliti. Lo stesso succede camminando lentamente. Le varici non si formano che in seguito all’indebolimento delle pareti venose. “Io non ho mai visto varici negli atleti – scrive il Dr. Shelton – non piu` che in coloro che fanno un uso eccessivo delle gambe. Il camminare rapidamente richiede infatti uno sforzo muscolare energico con una circolazione accellerata, che prevengono il ristagno venoso nelle gambe. Le mie personali osservazioni m’indicano che le varici sono piu` frequenti negli obesi che negli altri”. Le varici si formano durante la gravidanza a causa dell’intervento sulla circolazione. Questo sviluppo non e` n´e normale n´e necessario e puo` essere prevenuto con l’alimentazione appropriata e l’esercizio. Se le varici si formano in gravidanza spariscono generalmente dopo il parto. La maggioranza dei casi si sviluppano durante la seconda gravidanza. Ma bench´e le vene ritornino di solito allo stato normale quando ci si corica, il fatto continua e peggiora ad ogni nuova gravidanza. A causa delle varici entra sovente in uno stato di invalidit`a negli ultimi due o tre mesi della gravidanza. Si sappia che le varici che compaiono durante la gravidanza possono guarire anche prima del parto se ci si esercita a sufficienza ed energicamente. Esattamente come la gravidanza, la visceroptosi puo` essere un ostacolo alla circolazione del sangue che lascia le gambe.

4.4 Prognosi Tutti i casi di varici possono guarire completamente, salvo i casi molto avanzati che possono beneficiare di un miglioramento tale che il soggetto non e` piu` disturbato. Anche le complicazioni possono guarire.

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4.5 Cure al paziente Il trattamento corrente delle varici e` del tutto sintomatico e palliativo. Agisce per soppressione e si rivela assai poco soddisfacente. Del pari le misure chirurgiche per rimuovere le vene o drenarle non danno risultati accettabili. L’impiego di calze elastiche o di fasce per avvolgere le vene e` un palliativo il cui risultato finale e` l’indebolimento dei tessuti che rende lo stato cronico o comunque piu` difficile da guarire. Le iniezioni intravenose producono il restringimento e la fibrosi delle vene, le distruggono ma non impediscono che altre vene formino altre varici. Il trattamento mediante iniezioni e` basato sulla folle concezione che le vene dilatate non hanno piu` alcuna utilit`a. Questo trattamento e` divenuto popolare soltanto a causa dello scacco deplorabile della chirurgia e della calze elastiche. Attualmente questo trattamento distruttivo e` molto usato per le varici e le emorroidi. In quanto alle applicazioni fredde alle gambe, queste sono solamente effimeri palliativi. Non fortificano affatto le vene come si pretende. Le applicazioni di fango o argilla sono ugualmente poco efficaci. Nessuno di questi trattamenti comuni ha lo scopo di colpire le cause del male. Tutti si rivolgono agli effetti. Tutti sono locali e non soddisfano l’esigenza di migliorare la salute generale da cui le parti locali dipendono. Col trattamento medico le ulcere non si cicatrizzano oppure richiedono anni per cicatrizzarsi e ancora in modo imperfetto, cosicch´e sono soggette a riaprirsi di nuovo. Talvolta l’uso delle calze elastiche permette che un’ulcera si cicatrizzi in uno o due mesi, ma di rado questa cicatrizzazione e` permanente. 1. Riposarsi sul letto, sollevare i piedi, distenderli sopra un cuscino; tutto questo allieva rapidamente le vene delle gambe ma non guarisce. 2. Il digiuno e` il mezzo piu` certo per la cicatrizzazione rapida dell’ulcera e della flebite. Se si tiene il paziente a letto durante il digiuno, le vene avranno un miglioramento notevolissimo. 3. Il rimedio reale e` un programma per ricostruire la salute in generale mediante l’esercizio attivo delle gambe. “Ho curato – scrive il Dr.Shelton – una ragazza di 20 anni. Ogni giorno praticava della corsa rapida in campagna. Dopo 6 settimane era guarita dalle varici, di cui non e` rimasto alcun sintomo”.

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4. Si praticher`a il cammino rapido, la corsa, l’abitudine di salire le scale a piedi e gli esercizi sulla tavola inclinata. 5. L’esercizio che segue, praticato sulla tavola inclinata o semplicemente stando distesi per terra, e` molto proficuo: flettere e stendere i piedi, contraendo ogni volta fortemente i muscoli delle gambe. Quando si sar`a in grado di fare facilmente 10 ripetizioni, ci si eserciter`a portando una scarpa metallica a cui si aggiunger`a progressivamente 1,2,3 Kg . Fare allora 5 ripetizioni e portare a 10 con il tempo. 6. Convincersi che senza esercizi intensi, impegnativi, non si avranno risultati rapidi.

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Capitolo 5 DEVIAZIONI UTERINE Gli spostamenti che possono colpire l’utero sono i. seguenti: Il Prolasso , la discesa dell’utero nella vagina, a causa della pressione superiore e del fatto di tirare i suoi legamenti. Piu` comune tra le donne sposate che tra le nubili esso puo` essere forte o leggero. La Procidenza o prolasso completo e` uno stato avanzato in cui l’utero sporge fuori dalla vagina portando con s`e le pareti e talvolta anche il peritoneo, i legamenti e la vescica. L’Inversione dell’utero costituisce un rovesciamento dell’organo il cui corpo si trova nella vagina. Le Deviazioni dell’utero che puo` spostarsi avanti o indietro in questi 4 modi: anteversione, retroversione, anteflessione, retroflessione. L’Ernia dell’utero e` un tipo di ernia che comprende l’utero.

5.1 Eziologia. L’impressione generale sembra essere che il contenuto della pelvi femminile sia particolarmente soggetto alla malattia o che queste parti posseggano una specifica tendenza morbosa. Nulla di piu` falso di cio. ` Le malattie acute o croniche dei visceri pelvici non differiscono dalle altre che per la parte colpita. Ogni nozione sulle caratteristiche intrinseche deve essere tralasciata. La coesistenza di deviazioni uterine, emorroidi e fistole indica una causa comune. Il tronco e` diviso in tre cavit`a; toracica, addominale e pelvica.

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Il diaframma separa le prime due, mentre la seconda e la terza sono continue per cui nella posizione in piedi, il contenuto della cavit`a addominale tende ad appoggiarsi sugli organi pelvici. Ora questa tendenza a premere sugli organi pelvici non esiste nelle persone sane, perch`e esse hanno una resistenza naturale che si oppone alla gravit`a e ai suoi inconvenienti. Il Dr. Taylor afferma che il meccanismo e sopratutto la meccano- fisiologia dell’organismo comprendono in s´e le condizioni necessarie per mantenere la posizione normale, nonch´e la fisiologia normale o stato sano del contenuto pelvico e delle parti adiacenti. L’organismo e` dunque fornito dei mezzi appropriati per prevenire le malattie che potrebbero colpire queste parti. In altre parola l’azione di premere verso il basso, la gravit`a, e` completamente neutralizzata o effettivamente contrastata da muscoli sani e vigorosi. La gravit`a non riesce a premere sui nostri organi verso il basso che in seguito alla diminuzione del normale antagonismo. L’influenza pregiudizievole o no della gravit`a sul nostro corpo dipende quindi da altri fattori concomitanti, sopratutto dal tono e dal potere di contrazione dei muscoli. I busti, le cinture, gli abiti stretti, ecc. non solo premono gli organi addominali verso il basso, ma indeboliscono per giunta i muscoli addominali. Poich`e gli organi addominali gravitano in basso sulla pelvi, la pressione costante generata provoca lo spostamento dell’utero. Con un minimo d’osservazione ci si puo` convincere che il 90% delle donne dopo i 14 anni sono piu` o meno affette da ptosi, discesa degli organi addominali. Ecco perch`e quasi dappertutto l’addome sporge. L’intrusione degli organi addominali nella pelvi provoca l’ingorgo meccanico, le deviazioni e le deformazioni dei visceri pelvici, costringendo questi ultimi in ogni modo possibile ad adottare posizioni e relazioni anormali. La pressione non contrastata delle parti sovrapposte e continue, dovuta alla debolezza dei supporti addominali, fa deviare e spostare l’utero. Lo spostamento e le altre conseguenze della ptosi sono proporzionali al suo stato, piu` o meno avanzata. Quando quest’organo progredisce puo` succedere che gli organi femminili perdano la loro mobilit`a e si fissino inestricabilmente in una posizione anormale formando delle aderenze.

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5.2 Il trattamento medico La rimessa in sede meccanica dell’utero e` una delle misure palliative a cui si ricorre quando le aderenze non sono ancora sviluppate. Questa azione meccanica non incide minimamente sulla causa dello spostamento e l’organo non tarda a ritornare nella posizione precedente. Per le deviazioni uterine come per l’ernia e le ptosi, il palliativo meccanico costituisce il metodo usuale di trattamento. In altri termini l’ignoranza dei fatti e principi d’eziologia guida le prescrizioni bloccandole ai palliativi locali, sostegni artificiali che non sorreggano nulla e che colpiscono il sistema nervoso del paziente. Gli strumenti utilizzati nelle deviazioni uterine hanno lo scopo di premere verso l’interno e verso l’alto il contenuto addominale per risollevare e mantenere l’utero nella sua posizione normale finch´e i suoi supporti naturali si siano rinforzati abbastanza per sorreggerla senza l’intervento artificiale. Il contenuto addominale e` sorretto, la sensazione di pressione diminuisce e l’alleggerimento sugli organi pelvici d`a un grande sollievo. Questa sensazione di benessere e` , all’inizio, piuttosto ingannevole se si bada alle sue conseguenze. I principali sostegni utilizzati sono la cintura addominale e il pessario. A questo punto il lettore e` pregato di riferirsi alle obiezioni che abbiamo espresso contro i supporti addominali nel capitolo sulle ptosi, poich´e valgono ugualmente per le cinture addominali. Sia la cintura addominale che il pessario, sia la loro combinazione non rimediano alcunch´e. L’uso di questi strumenti deriva da una concezione errata circa lo stato che si suppone debbano aiutare o correggere. Il pessario e` un effettivo ostacolo al ritorno alla salute delle parti affette. La sua nocivit`a e` evidente da queste considerazioni: 1. Esso si insinua tra parti poste vicine naturalmente. 2. Se e` abbastanza grande per servire all’uso cui lo si destina, il pessario mantiene il rilassamento estremo delle pareti vaginali e distrugge a poco a poco il loro potere di contrazione. 3. La pressione continua di un corpo estraneo nella vagina e` motivo d’irritazione costante dell’intera regione pelvica. La pressione esercitata sui vasi sanguigni vicini ostacola la circolazione sanguigna nonch´e impedisce l’azione dei muscoli e provoca la loro atrofia. Inoltre causa l’impersecrezione di muco. ¤dizioniPDF . . . come una foglia nel vento. . .

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4. La sua pressione comporta l’assorbimento dei muscoli e dei tessuti connettivi. 5. Le secrezioni tendono ad aderire al pessario e a decomporsi mentre normalmente il canale vaginale e` salvaguardato proprio dall’azione ciliare. I prodotti di questa decomposizione possono essere assorbiti e, anche se non lo sono, causano l’irritazione delle pareti vaginali, fatto che porta sovente all’ulcerazione. 6. Il pessario non ha una sede per accomodarsi naturalmente. Quindi puo` chiudere dei passaggi naturali. 7. Il pessario non allenta la pressione che esiste sull’utero. Esso esplica una pressione supplementare dal lato opposto, di modo che l’utero si trova chiuso da due parti. Il risultato e` sovente la curvatura permanente dell’utero, la retroflessione o l’anteflessione. 8. La presenza del pessario colpisce il sistema nervoso. Si potrebbe obiettare che i sostegni dell’utero e quelli degli organi addominali sono analoghi ai sostegni delle membra inferiori invalide. Non e` per niente vero perch`e le gambe hanno la funzione di sostenere il corpo mentre questi organi sono essi stessi sostenuti. I supporti non eliminano affatto le cause del disturbo, anche se sono perfettamente adattati. Essi sono applicati nella direzione errata, perch´e il sostegno naturale in una donna sana proviene dal lato opposto. Infatti il contenuto pelvico non e` tenuto naturalmente a posto da ostacoli che premono dal basso. Tali supporti artificiali privano l’utero dei suoi sostegni naturali e anzich´e rinforzarlo lo spostano completamente. Un utero in cattiva posizione non deriva dalla debolezza dell’organo stesso, n´e da quella dei suoi accessori ma da quella delle parti da cui l’insieme dipende: la deviazione uterina compare dopo la ptosi degli altri organi. Di conseguenza il pessario non rimedia ma molto semplicemente cela il disordine. I supporti non diminuiscono il peso morto delle masse sovrapposte. Non e` evidente che la conservazione di una buona salute, della forza normale della parete addominale, della posizione normale del petto e delle spalle, non e` evidente che questi fattori prevengono le deviazioni uterine? E che rendono inutile la loro correzione?

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In effetti le cure che ristabiliscono i sostegni naturali, non solo rendono inutili quelli artificiali, ma sopratutto dimostrano che questi sono poco opportuni.

5.3 Le complicanze, loro eziologia e loro trattamento medico I movimenti ritmici normali della respirazione producono una pressione altrettanto ritmica sugli organi addominali e pelvici. Tuttavia nella ptosi la pressione e` piu` costante che interrotta. E cos`ı ostacola il ritorno della circolazione venosa. Ne consegue la distensione dei capillari locali della regione pelvica, il ristagno della circolazione sanguigna e la perdita del potere di contrazione nella rete capillare, e anche le varici. L’iperemia cronica cos`ı prodotta comporta parecchie malattie degli organi del bacino. Sono questi i flussi periodici “eccessivi”, i flussi non periodici, l’aumento di peso, gli spostamenti degli organi pelvici, la cellulite, l’infiammazione locale cronica, le ulcerazioni, l’iperplasia, i neoplasmi o tumori, le complicazioni nervose ecc. Le variet`a e le forme dei disturbi locali non hanno quasi fine. Si sappia che piu` una donna si avvicina alla buona salute e meno ha flussi periodici o quasi per nulla. L’iperemia pelvica locale compare ogni qualvolta il meccanismo antagonista a questo stato diviene irregolare. Questa stasi sanguigna locale produce a sua volta innumerevoli tipi d’affezioni funzionali e organiche. Ne risulta ancora debolezza, il rilassamento e l’atonia delle fibre. Il rilassamento permette l’essudazione. Le mestruazioni divengono allora eccessive e di solito dolorose. La donna puo` divenire pallida ed esangue a causa di questi eccessi periodici. L’iperemia cronica porta all’ipertrofia e all’iperplasia, aumento tissulare locale. Talvolta il collo o l’interno utero e` colpito. La conseguenza naturale e` un utero o un tumore fibroso. Si trattano abitualmente l’iperemia e le sue conseguenze con dei palliativi locali. Ora, questo trattamento locale e` inutile e non reca alcun aiuto. Trattare localmente e` uno stupido errore. Si trattano negativamente le affezioni degli organi femminili forse piu` di ogni altra, perch`e i medici hanno un’autentica mania di perseguitare gli organi genitali della donna. Al termine dei correnti trattamenti medici o poco dopo, si constata la persistenza del disturbo, la ricomparsa frequente dei vecchi sintomi che si erano considerati vinti per sempre, il cambiamento continuo dei medici ¤dizioniPDF . . . come una foglia nel vento. . .

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con naturale cambiamento dei rimedi, indice questo che il trattamento non ha neanche sfiorato la causa prima. L’iperemia deriva da influenze che diminuiscono la salute in generale. Non e` che correggendo le cause prime, assolute e radicali di questa debilitazione, che si assicurer`a la guarigione definitiva dell’iperemia e dei suoi postumi. In quanto alle applicazioni locali, esse convengono poco. La loro azione e` troppo circoscritta per essere efficace. Costituiscono soltanto una perdita di tempo. Del resto, se la pratica medica non ha riscontrato molte guarigioni, lo deve ai limiti che si e` imposta nell’uso dei modi legittimi di guarigione e alla sua fede negli espedienti temporanei e inefficienti. Per alleviare l’iperemia locale si usano mezzi di soppressione: scarificazione, sanguisughe, docce, caustici, astringenti. E` chiaro che tali misure non contribuiscono per nulla a ristabilire la circolazione normale delle parti affette, come non ridanno loro la forza e il tono normali. Esse non eliminano i fattori responsabili della cattiva circolazione. Sovente si usa la scarificazione, un tempo le sanguisughe, alla bocca dell’utero per sopprimere temporaneamente l’iperemia. Questo trattamento non tiene conto alcuno delle cause autentiche dell’iperemia pelvica. Si usano allo stesso scopo i caustici. Essi scompigliano la superficie e anche i tessuti in forza del loro potere chimico. Il miglioramento apparente che segue l’uso dei caustici o di altri “rimedi” non puo` essere mantenuto che tramite un’applicazione continua. Quindi questo progresso non e` reale ma falso e temporaneo. Ecco perch`e richiede la ripetizione per conservare il sollievo ottenuto la prima volta. Le frequenti somministrazioni di medicamenti all’utero eccitano il suo stato nervoso e quello dei suoi annessi. Osservazione importante: le conseguenze patologiche che seguono a ripetute medicazioni dimostrano che molto sovente una parte di questi preparati e` assorbita. Del resto i risultati, apparentemente buoni, ottenuti mediante le cure correnti sono necessariamente effimeri: lo stato attuale della malattia persiste, quand’anche i sintomi mutino. L’impazienza dei medici che desiderano ottenere rapidi risultati, impedisce loro di esaminare quei mezzi che sembrano lenti ma assicurano in fine una guarigione permanente. Osservando attentamente gli aspetti dello stato patologico il medico non concepisce l’essenza della loro natura in rapporto alle cause e si perde tentando di rispondere alla manifestazione costante dei sintomi. I falsi concetti derivano da una eziologia ristretta, sono causa di errori terapeutici notevoli e di innumerevoli inconvenienti nel trattamento della lunga

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lista di “malattie” degli organi della pelvi, malattie causate dal peso degli intestini gravanti e dall’iperemia risultante, e in cui il ginecologo si dibatte piu` male che bene. I ginecologi trattano queste affezioni come malattie locali e ignorano le loro cause sia prossime che lontane. Quasi tutti i loro trattamenti sono palliativi. La facilit`a con cui la vagina, l’orificio e il collo uterino si aprono si esaminano e si medicano, porta l’attenzione del medico alle condizioni locali e gli fa trascurare le altre parti del corpo. Egli non pensa alle cause prime ma punta tutta la sua attenzione sugli effetti osservati e rapidamente trattati. Usare palliativi e` una cosa facile. Da parte sua la malata, profana, non distingue il palliativo della vera guarigione. Il suo banco di prova sono i sensi a cui il palliativo e` applicato. D’altronde i medici hanno troppa premura di ottenere risultati immediati. E questo perch`e essi preferiscono generalmente le applicazioni locali come se la causa della malattia fosse nella pelvi, indipendentemente dalle condizioni esterne. Quanto ai risultati, apparentemente salutari, delle applicazioni locali, essi sono limitati e troppo circoscritti per rispondere ai bisogni e alle indicazioni del caso. Inoltre la variet`a dei sintomi presenti porta il medico a prescrivere una grande quantit`a di rimedi, una grande “variet`a”, sovente l’uno dopo l’altro. Ora, questo susseguirsi di rimedi non tocca la causa che produce e mantiene lo stato presente, come non assicura la sua soppressione o anche solo il suo miglioramento. Supponiamo un istante che si possano abolire effetti e conseguenze, conservando integre le cause, paradosso, questa soppressione non puo` avere in ogni caso alcuna relazione con le cause di questi effetti. Ne consegue che il “rimedio” e` mal diretto e non puo` avere un’influenza benefica sulle cause del male. Questo esiste potenzialmente nella sua fonte piu` che nelle sue conseguenze. Finch´e si ignorano le cause, gli effetti si riprodurranno, qualunque sia la forma assunta. Le donne si sono abituate a rimedi i cui effetti sono immediati, anche se non duraturi. Di solito esse sono impazienti se si tratta di usare mezzi i cui risultati duraturi compaiono molto lentamente, per loro natura, propria della crescita e della riparazione, e che si verificano quasi senza accorgersene. In quanto alle ablazioni chirurgiche esse sono poco soddisfacenti come le cinture, i pessari, la scarificazione, le docce, i caustici, gli astringenti e tutti gli altri metodi che rivelano la mania professionale di perseguitare i genitali femminili. Le operazioni sopprimono degli organi, eliminando degli effetti locali,

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ma non colpiscono le cause, n´e ristabiliscono la salute. I rari vantaggi che sembra procurino sono necessariamente effimeri. E` anche inutile far notare che i prodotti dell’iperemia non si conservano da s´e, ma scompaiono con l’eliminazione della causa. Cos`ı il sollievo dall’iperemia, dal dolore, dalle conseguenze e dai sintomi nervosi e` assicurato dall’abolizione delle loro cause, cio`e la pressione opprimente degli organi intestinali e il loro ostacolo alla circolazione. Le affezioni pelviche derivano dal peso sovrapposto degli organi addominali in ptosi, o dall’iperemia conseguente, o da ambedue i fatti. Esse non si possono quindi curare mediante applicazioni topiche. Il Dr.Taylor aveva sottolineato che i medici attribuiscono una notevole importanza a misure che una lunga esperienza ha dimostrato inutili e senza effetti terapeutici radicali. Prima di decidersi per un trattamento qualunque, bisogna rispondere a queste domande elementari: 1. I sostegni naturali dell’utero sono rinforzati dai sostegni artificiali? 2. In che modo aumenta la forza muscolare? Mediante l’oppressione o mediante l’uso? 3. L’utero puo` acquisire potere di contrazione quando l’intero organismo e` in stato di rilassamento? 4. Si puo` decongestionare una parte mediante misure che la congestionano? 5. Si possono abolire i risultati della congestione locale mentre la sua causa resta operante? 6. Cosa divengono le parti solubili dei medicinali violenti lasciati a contatto con le mucose? 7. Si possono migliorare la circolazione e la nutrizione di un invalido privandolo delle condizioni elementari della salute? 8. Nel caso in cui l’utero si ipertrofizzi per l’iperemia cronica, peerch´e non distruggere la causa di questa iperemia? 9. Perch´e non procurare agli organi indeboliti gli stessi agenti vivificanti da cui la salute dipende? 10. Se i tessuti pelvici e vaginali sono rilassati e indeboliti, Perch´e tirarli con degli strumenti? ¤dizioniPDF . . . come una foglia nel vento. . .

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11. Se l’utero si e` curvato sotto il peso gravante dei visceri in ptosi, perch´e sottometterlo ad una contropressione, invece di annullare il peso sovrapposto e permettere cos`ı all’organo curvato di tornare verso la sua posizione normale? La donna che soffre di disturbi agli organi genitali deve scegliere tra due alternative: • la prima e` di essere sottomessa a frequenti esami locali, sovente inutili e talvolta senza scopo, di provare le sofferenze naturali che ogni donna pudica e sensibile incontra al momento della visita, di usare dei rimedi di cui ella non sospetta n´e la natura n´e gli inconvenienti, di tollerare l’applicazione ai suoi organi di prodotti chimici tra i piu` violenti e distruttivi mai fabbricati, di sottomettersi ad operazioni invalidanti, pericolose e sovente fatali allo scopo di eliminare organi vitali necessari, di divenire soggetta allo sviluppo di affezioni anormali negli organi del bacino, di essere sotto la minaccia dello sviluppo di affezioni nervose, di raccogliere forse una folle inclinazione per i trattamenti locali, in definitiva di subire le conseguenze dell’ignoranza e di aver conservato i propri disturbi tenendo inalterate le cause. Allegra prospettiva. • La seconda alternativa e` di adottare i principi e i metodi sicuri del Sistema Igienista.

5.4 Cure alla paziente Ogni parte del corpo dipende da tutte le altre e dal sistema generale. Essa non si governa da s´e come implicano il trattamento e la pratica locali. La forza di ogni parte dell’organismo e` mantenuta da condizioni lontane e che sovente non sembrano direttamente collegate. In altri termini le affezioni uterine sopravvengono esattamente come la salute uterina: per il rapporto di ogni parte col sistema generale. L’immunit`a contro le conseguenze locali della debolezza e deficienza si puo` ottenere solo superando questa debolezza e questa deficienza. I risultati del “trattamento” mediante processi fortificanti provano che i sintomi piu` diversi dipendono sovente dalle medesime condizioni. Cos`ı il flusso periodico “normale” e il flusso catarrale “anormale” della metrite cessano ugualmente con le stesse misure che costruiscono la salute. Queste misure non sono applicazioni locali.

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Non sono i cosiddetti sintomi che guidano il nostro compito ma i bisogni del corpo in generale. Ogni parte del corpo, abbiamo gi`a detto, dipende da tutte le altre e dal sistema generale. Nel caso specifico, l’utero non potr`a acquisire un tono migliore n´e una maggior forza di contrazione finch´e il sistema generale rester`a rilassato. In altre parole il ristabilimento del corpo intero e quello delle parti affette in particolare puo` essere assicurato solo tramite il rinvigorimento e il rinnovamento di tutto l’organismo. Nessuno puo` allontanarsi senza sbagliare da questa condizione inflessibile del ritorno alla salute. Non si puo` ottenere una correzione reale e permanente degli stati “locali” senza conformarsi a questa legge. Del resto, considerandoli come stati locali, il medico ignora la relazione sottile tra parte e parte, e la dipendenza di ogni organo da tutto l’organismo. Quando l’organismo e` rinvigorito in ogni sua parte, quando il tono e i tessuti degli organi pelvici sono normalizzati, l’iperemia, i malesseri e i dolori cessano. La donna gode allora di una salute radiosa mai provata. Ed e` allora che ritorna da essere una donna normale. Per alleviare il dolore, i violenti sintomi nervosi e i riflessi concomitanti, si eliminer`a l’ostacolo e la pressione degli organi digestivi sovrapposti. Nessun trattamento diretto all’utero dar`a questo risultato, non essendo quest’organo difettoso. La messa in pratica di questi principi permette alla paziente, sofferente talvolta da anni, di abbondare il supporto artificiale che non tarder`a a considerare un inganno e una delusione. La ptosi non puo` essere superata che fortificando le parti che hanno la funzione di tenere a posto il contenuto dell’addome. Nel caso specifico necessita un sostegno naturale, attivo, variabile e non un supporto meccanico, artificiale, che tiene a posto certe parti ma che conserva l’iperemia. In breve, ogni blocco meccanico attuato senza esercizi peggiora lo stato della paziente. Essa deve collaborare seriamente se desidera una rapida guarigione. Deve vincere l’impulso a fuggire le responsabilit`a, abbandonare le abitudini che hanno provocato i suoi disturbi e attenersi al compito di ristabilire la sua salute con molta perseveranza. a) Praticare il digiuno. b) Modificare il regime alimentare. c) Riposarsi il piu` possibile. (vedere nella parte “Correzione dell’ernia”). ¤dizioniPDF . . . come una foglia nel vento. . .

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d) Prendere bagni di sole al momento di alzarsi o di coricarsi. e) Rieducare il lato emotivo. f) Praticare gli esercizi prescritti per correggere l’ernia e la ptosi. g) Il miglior mezzo per allievare il peso consiste nel distendersi sulla tavola inclinata, un poco ogni giorno. Questo mezzo non e` nocivo come gli altri perch`e aiuta gli organi a riprendere la loro posizione normale.

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Oltre agli esercizi prescritti per l’ernia e la ptosi si praticheranno i seguenti: 1. Distendersi sulla tavola inclinata, sul fianco destro, le mani che afferrano la tavola. Tenere il corpo e le gambe allineati. Sollevare e abbassare la gamba sinistra piu` volte. (Figura h) Poi stendersi sul fianco sinistro. Sollevare e abbassare la gamba destra. Quando si eseguiranno facilmente 5 ripetizioni, ci si eserciter`a portando una scarpa metallica a cui si aggiungeranno progressivamente 1,2,3 Kg. Si faranno quindi 3 ripetizioni e col tempo si raggiungeranno le 10. Quindi si aumenter`a il peso e si proceder`a in modo progressivo. 2. Distendersi col volto sull’asse inclinato tenendo le gambe diritte. Sollevare e abassare la gamba e la coscia destra. Poi sollevare e abbassare la sinistra. In seguito ci si eserciter`a portando una scarpa metallica come per l’esercizio precedente. (Figura i). 3. Coricarsi col volto sul tavolo, le gambe unite e diritte. Sollevare ed abbassare i piedi insieme. Anche in questo caso, una volta raggiunte facilmente le 5 ripetizioni, si porter`a una scarpa metallica, come sopra. 4. Sedersi su uno sgabello o trasversalmente su una sedia. Bloccare i piedi sotto un armadio o sotto una sbarra di ferro e tenere le mani ai fianchi. Abbassare il corpo all’indietro finch´e la testa tocca terra, poi risollevarsi. Ripetere. (Figura j) Quando ci si sentir`a piu` forti si praticher`a l’esercizio incrociando le mani, poi tenendole dietro la nuca e in seguito reggendo una sbarra di ferro dietro la nuca. Si incomincer`a con sbarre di 1 Kg, per aumentare progressivamente di 1 Kg ogni settimana. Si deve rendere l’esercizio piu` gravoso quando si praticano facilmente 10 ripetizioni. Ci si eserciter`a col peso di 5 volte superiore e col tempo si porter`a a 10, Poi si aumenter`a arcora e cos`ı di seguito.

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L’ASSE INCLINATO E LE SCARPE METALLICHE SONO INDISPENSABILI ALLA SALUTE. L’asse inclinato, che tutti dovrebbero possedere, e` una scoperta importante. Esso e` necessario a tutti e particolarmente alle donne. Gli esercizi praticati nella posizione inclinata irrobustiscono i tessuti e i muscoli che sostengono i visceri. Certi stati, come 1’ernia, le emorroidi, le ptosi, le varici, le deviazioni uterine, sono proprio dovuti, in fondo, alla debolezza di questi muscoli e tessuti. Generalmente e` sufficiente esercitare questi muscoli e questi tessuti per correggere e guarire questi stati, senza omettere gli altri elementi d’igiene. RILASSAMENTO. – Il rilassamento nervoso totale puo` essere ottenuto distendendosi su questa tavola per 10 minuti. La pratica del rilassamento psichico e nervoso e´ indispensabile in tutti i casi di tensione nervosa.

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Capitolo 6 ALCUNE REGOLE DI SANA ALIMENTAZIONE RACCOLTE DA GERARD NIZET Riferirsi ai consigli di riforma offerti da A. Moss´eri in quest’opera. Ecco alcune brevi indicazioni complementari: 1. FRUTTA: consumarla da sola, preferibilmente in un pasto di frutta al mattino. Non zuccherare. Non mescolare la frutta molto acida (arance etc.) con frutta dolce (datteri, fichi, etc.). 2. VERDURA: consumarne ad ogni pasto una buona quantit`a cruda. 3. ORTAGGI leggermente amidacei (radici e altri: carote, cavolfiori, carciofi etc.): crudi o moderatamente cotti. 4. AMIDACEI (patate, castagne, cereali, pane etc.): cuocere con acqua o meglio al vapore. Si aggiunge olio e burro dopo la cottura. Non si consumano nello stesso pasto un amidaceo e un alimento ricco di proteine come formaggio, uova etc. Cottura delle verdure: a) all’acqua, rapida in poca acqua, in recipiente coperto (non pentola a pressione). L’ortaggio deve restare compatto, leggermente croccante. Non si sala l’acqua. b) a vapore. Come per la cottura all’acqua in quanto alla durata. Il recipiente puo` essere a doppio paniere, sia a fondo riportato (margherita). 50

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c) allo stufato. Questa cottura e` di solito lenta e prolungata. Talvolta si usano materie grasse. Si deve evitare. Tuttavia con verdura sugosa, pochissima acqua e niente olio, questa cottura puo` essere eseguita occasionalmente. d) cottura con materie grasse, fritture: evitarla sempre. Lo zucchero. Non zuccherare il latte, la frutta o i farinacei. Lo si ridurr`a fino a sopprimerlo. Ce n’`e a sufficienza nella frutta fresca e sopratutto nella secca e nei datteri. Il sale. Tendere ad eliminarlo. Iniziare col ridurlo il piu` possibile. Si devono sopprimere tutti i condimenti (pepe, senape etc.). Si conserveranno le erbe aromatiche (prezzemolo, basilico, estragone etc.) nelle insalate e con le verdure secondo il proprio gusto ma moderatamente.

6.1 ESEMPIO DI COMPOSIZIONE DEI PASTI MATTINO. – Frutta. 1° esempio: frutta fresca di stagione (una qualit`a) da 300 a 500 gr. 2° esempio: la stessa frutta piu` una tazza di latte cagliato. 3° esempio: frutta secca naturale o messa a bagno, o con frutta fresca poco acida o con una tazza di latte cagliato. 4° esempio: frutta fresca sugosa con poca panna, senza zucchero, oppure delle banane con panna. MEZZOGIORNO. – Esempio di pasto detto “azotato”. Un’insalata verde piu` una crudit`a (pomodoro nella stagione). Un ortaggio verde poco cotto (fagiolini, spinaci etc.). Un azotato (protidi): o noci o nocciole o mandorle, da 50 a 100 gr. circa. In caso di difficolt`a digestiva iniziare con qualche decina di grammi. Si possono grattuggiare i frutti oleoazotati specie per i bambini che masticano male e inghiottono in fretta. O formaggio fresco, di casa (dolce, non acido) da 100 a 150 gr. circa secondo i bisogni. O formaggio del genere gruviera, olandese etc. di qualit`a, da 80 a 150 gr. secondo il proprio bisogno. O uova (soltanto il tuorlo) da 2 a 4. O carne (se ci si tiene molto, ma non e` utile), due volte la settimana al massimo, 100 gr. ¤dizioniPDF . . . come una foglia nel vento. . .

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NB. Al pasto azotato non si aggiungeranno grassi, o pochissimo all’inizio della riforma. SERA. Esempio di pasto farinaceo. Un’insalata verde piu, ` eventualmente, una crudit`a. Un ortaggio verde poco cotto o un farinaceo leggero (carota, cavolfiore etc.). Un farinaceo (pane, o riso o un altro cereale, o castagne, o patate etc.). NB. A questo pasto si puo` condire con olio o burro, con moderazione. Si puo` fare il pasto farinaceo a mezzogiorno e l’azotato la sera.

6.2 CONSIGLI VARI Imparare a rilassarsi. Riposarsi quando se ne ha bisogno. Dopo aver mangiato far`a molto bene. Digiunare se si e` affaticati, contrariati oppure se non si ha fame. Eliminare tutte le medicine, comprese le tisane. Evitare di bere mangiando. Se si ha sete bere prima o lontano dal pasto. Un pasto ben assortito non porta sete. Se al mattino si digiuna, comportarsi come segue, specie in periodo caldo: mezzogiorno, pasto di frutta di stagione o di frutta secca; sera, pasto azotato; il giorno dopo: mezzogiorno, come il giorno precedente; sera, pasto farinaceo etc. Queste note sono soltanto un piccolo riassunto dell’alimentazione igienista, secondo i lavori del Dr. Shelton. Consultare per maggior completezza “La salute mediante l’alimentazione” di A. Moss´eri, e “Le combinazioni alimentari” del Dr. Shelton, che contiene esempi di menu. `

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Appendice A Litiasi Renale estratto da “FITOTERAPIA, Guarire con le piante” di Jean Valnet, editore GIUNTI Se questa affezione1 viene attualmente curata per via esterna grazie a una voluminosa apparecchiatura di concezione relativamente recente, non molto tempo fa l’unico trattamento proposto dalla quasi totalit`a dei medici era l’intervento chirurgico. Il guaio era che, eccezion fatta per alcuni consigli di routine relativi a minutaglie e a una quantit`a minima d’acqua da bere quotidianamente, i malati venivano rimandati a casa senza una vera cura del terreno destinata a prevenire le ricadute, e molti pazienti dovevano essere operati di nuovo per la stessa ragione. Tuttavia, da alcuni anni a questa parte, esiste una cura medica che, considerati i frequenti successi, dovrebbe essere sempre sistematicamente tentata: l’alburno di tiglio selvatico del Roussillon2 , indicato del resto per gli stati pletorici3 , l’artritismo, le litiasi biliari4 , le emicranie e la cellulite . . . certamente uno dei migliori trattamenti da usare in tutti i casi di sovraccarico piu` o meno evidenti dall’et`a di 40 anni e talvolta anche prima.

♣ Osservazione n° 1. Il comandante del genio, R.M., 41 anni, viene 1

Litiasi o calcolosi renale: formazione di calcoli nei condotti renali. [N.D.R.] Gravelline, venduta in sacchetti da 400 g sotto forma di bastoncini di circa 30 cm, e che offre ogni garanzia. Si dovr`a diffidare delle numerose contraffazioni in cui l’alburno viene presentato in piccoli frammenti, senza alcuna indicazione dell’origine. 3 Stati in cui si verifica un abnorme aumento della massa sanguigna, a carico in particolare dei globuli rossi. [N.D.R.] 4 Litiasi o calcolosi biliare: formazione di calcoli nella cistifellea, o vescichetta biliare. [N.D.R.] 2

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ricoverato nel 1954 in un ospedale militare di Parigi per litiasi renale destra. Gli esami radiologici evidenziano un calcolo della grandezza di un pisello. Crisi ripetute di coliche renali indicano la necessit`a dell’ablazione chirurgica. Il paziente deve essere operato 4 giorni dopo. L’infermiera del reparto, che ne sa un po’ di piu, ` gli parla di Gravelline e gli propone, a condizione di tacere col primario e i suoi assistenti (da apprezzare una volta di piu` l’atmosfera e l’ampiezza di vedute dell’ambiente medico) di preparargli un decotto di alburno di cui dovr`a bere ogni giorno 3/4 di litro. Il comandante R. M., che per aver frequentato il Polytechnique ha familiarizzato col metodo sperimentale, accetta. Il luned`ı mattina, giorno dell’intervento, quando il chirurgo si reca a trovare il paziente, il comandante gli mostra il sassolino che ha espulso nel corso della notte. Nuove radiografie non lasciano alcun dubbio: il calcolo non si trova piu` nel bacinetto renale ma sul comodino. Alcuni anni dopo, ho avuto il piacere di curare il comandante, divenuto generale. Era in perfetta forma e, di sua spontanea volont`a, aveva seguito 3 volte all’anno una cura di 10 giorni di alburno di tiglio selvatico.

Dal 1954, ho avuto numerose occasioni di constatare i benefici di Gravelline, pur precisando che non sempre ha avuto successo, non fosse altro che a causa delle dimensioni dei calcoli o, forse, anche per altre ragioni che ci sfuggono.

♣ Osservazione n° 2. Il generale d’armata J.P.E., 60 anni, dopo aver combattuto in tutte le guerre del nostro tempo senza riportare la minima scalfittura, ha subito 2 interventi chirurgici in 8 anni per litiasi renale. Ma senza alcuna cura per modificare il terreno, dopo un certo periodo in cui era stato bene, manifesta nuove crisi di coliche renali nell’ottobre 1981 e viene a consultarmi. Il mio trattamento consister`a in decotto di alburno di tiglio selvatico a 40 g/l d’acqua: 3/4 di litro al giorno per 10 giorni. Dopo 48 ore dalla prima assunzione, il generale J.P.E. eliminava un calcolo della dimensione di una grossa lenticchia.

♣ Osservazione n° 3. Il signor C., 59 anni (Reims), muratore, accusa ¤dizioniPDF . . . come una foglia nel vento. . .

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da diversi anni delle “fitte” a livello della fossa lombare sinistra con, di tanto in tanto, una crisi di colica renale conclamata. Le radiografie rivelano nel bacinetto del rene sinistro numerosi piccoli calcoli della dimensione approssimativa di un chicco di riso. Trattamento (maggio 1961): 3 bicchieri al giorno di decotto di alburno di tiglio selvatico a 40 g/l d’acqua per 20 giorni: 1 mese dopo, il paziente e` felicissimo nel mostrarmi l’equivalente di un cucchiaino da caff´e di piccoli calcoli e renella eliminati. I trattamenti successivi, della durata media di 1 mese, prevederanno l’alburno diversamente associato alla regina dei prati (Spiraea ulmaria), alla foglia di ribes nero (Ribes nigrum), al crespino (Berberis vulgaris) e ad alcune altre piante. E ogni mese il signor C. verr`a da me a presentarmi, raggiante di felicit`a, il prodotto della sua preziosa raccolta, di quantit`a sempre uguale. La scena si ripete 4 volte. Al 5° mese, invece, lo vedo entrare costernato e la cosa mi preoccupa. In realt`a, angosciato per il fatto che non elimina piu` nulla da 3 settimane, il signor C. teme la comparsa di nuove crisi. Io lo rassicuro e ancor piu` di me lo fanno i nuovi esami diagnostici effettuati: bacinetto e calici del rene sinistro hanno ritrovato una totale purezza. Tre cure annuali di alburno per 10-12 giorni hanno impedito ogni recidiva fino al 1976, data da cui non ho piu` avuto notizia del paziente. Quindi una fitoterapia adattata al caso e` , al tempo stesso, in grado di eliminare una litiasi renale e prevenire la formazione di nuovi calcoli. E proprio cio` che ciascuno si augura di ottenere da una cura, soprattutto quando e` semplice e priva di pericolo.

♣ Osservazione n° 4. Il signor L., 37 anni (Palaiseau), soggetto a crisi di coliche renali, viene per un consulto nel febbraio 1959. Le lastre mostrano un calcolo delle dimensioni di un pisello schiacciato nel bacinetto sinistro. Trattamento: 3/4 di litro al giorno di decotto di alburno selvatico del Roussillon per 10 giorni. Dopo 3 settimane il paziente si ripresenta da me segnalando che la cura non ha avuto effetto e che continua a sentire una tensione a livello della fossa lombare sinistra. Nuove radiografie evidenziano che il calcolo e` bloccato nell’uretere alla giunzione tra i 2/3 superiori – 1/3 inferiore. Si nota anche una leggera conseguente dilatazione del bacinetto. Si decide per l’intervento. Il resoconto operatorio rivela una stenosi congenita, di natura fibrosa, situata nel punto preciso in cui il calcolo si

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e` fermato. Il fallimento del trattamento medico deriva dunque in questo caso da una malformazione anatomica misconosciuta. Nel 1988, piu` di 30 anni dopo, con 2 cure di alburno all’anno, il signor L. non ha mai piu` sofferto di litiasi urinaria.

Tra le varie cure mediche che, da secoli, sono state tentate per cercare di dissolvere i calcoli, nessuna sembra sia stata in grado di imporsi. Per quel che concerne i trattamenti volti a eliminare i calcoli per vie naturali (a condizione, beninteso, che la loro dimensione lo permetta) eccone un altro citato nelle opere della prima met`a del XIX° secolo, che mi ha consentito di riportare qualche successo: un miscuglio di olio di noce (vecchio di almeno 1 anno) e di olio di mandorla dolce, in parti uguali; 3 cucchiai da minestra al giorno, tra i pasti, insieme a un infuso di paglia d’avena e di radice di liquirizia (una manciata della prima, 30 g della seconda per 1 ciotola d’acqua bollente). L’eliminazione del calcolo o dei calcoli puo` avvenire nell’arco di 3-10 giorni. Il trattamento medico delle litiasi biliari non procura generalmente le stesse soddisfazioni. Ancora si deve trovare il dissolvente ideale dei calcoli, affidabile e privo di rischi. Quanto ai medicamenti impiegati nella speranza di provocare l’eliminazione di questi ospiti sgraditi, essi possono avere effetto solo se si tratta di calcoli in grado di oltrepassare il coledoco e a condizione che la cistifellea, spesso a` tona da un tempo piu` o meno lungo, possa ritrovare la contrattilit`a necessaria per il risultato sperato5 . Una quarantina di anni fa, i professori A. Lemaire e J. Loeper hanno studiato l’azione del succo di ravanello nero (Raphanus niger) su cistifellee invase da renella e calcoli e, per questo, divenute inutili e, a causa dei disturbi provocati, destinate all’asportazione chirurgica. Ma, dal momento che la colecistectomia non risolve sempre l’insieme dei problemi, era e continua a essere logico cercare un trattamento che preservi l’integrit`a organica del malato. A. Lemaire e J. Loeper hanno potuto constatare, di fronte allo schermo radiografico, che l’ingestione di un estratto di ravanello nero era stata in grado, in periodi di tempo variabili, di risvegliare una cistifellea apatica, tanto da provocare l’espulsione della renella e dei calcoli di piccole dimensioni. Questo metodo mi ha permesso di evitare numerosi interventi e di constatare che gli eventuali calcoli che, per la loro dimensione non erano stati espulsi, non creavano generalmente problemi ai pazienti interessati. Oltre ai successi ottenuti con la sola fitoterapia, molti casi di litiasi urinarie 5

vd. La pulizia del fegato con i Sali di Epsom della dr.ssa Hulda Clark

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sono stati felicemente curati da alcuni anni mediante apparecchi generatori di onde d’urto, i cosiddetti litotritori, il primo dei quali a essere lanciato sul mercato proveniva dagli stabilimenti Dornier nella Repubblica Federale Tedesca; un altro, invece, era di concezione e fabbricazione francese (Iacques Dory). Grazie a questa tecnica, un numero sempre crescente di pazienti puo` sperare di veder eliminati i calcoli senza doversi sottoporre all’intervento chirurgico. Se fino a poco tempo fa era necessario ricorrere, a una vasca, ormai le moderne apparecchiature permettono un trattamento ambulatoriale. Tuttavia, una cura fitoterapica resta necessaria per impedire il ritorno della litiasi. I risultati ottenuti grazie a questi apparecchi mi ricordano che, piu` di 30 anni fa, alcuni pazienti mi avevano rivelato di aver sentito sotto le mani dei pranoterapeti, i calcoli della loro cistifellea disgregarsi e i loro disturbi sparire. Beninteso, gli “scientisti” coperti di piume si divertivano fragorosamente dall’alto dei loro trespoli. Ebbene, in una clinica chirurgica di Budapest hanno avuto luogo alcuni esperimenti tesi ad analizzare i calcoli biliari con l’aiuto degli ultrasuoni. Alcuni calcoli estratti chirurgicamente sono stati sottoposti a ultrasuoni in un ambiente artificiale corrispondente a quello della cistifellea. Tra i calcoli, che si dividono in 3 categorie, quelli della prima, che e` la piu` diffusa (colesterolo, pigmenti calcarei) sono stati ridotti in polvere dopo essere stati esposti agli ultrasuoni dalle 2 alle 5 volte. Le altre 2 categorie si sono sgretolate. Per concludere, sappiamo che, dopo lo sgretolamento, la riduzione in polvere o la dissoluzione dei calcoli biliari, allo scopo di evitarne la recidiva, alcuni studiosi inglesi hanno raccomandato . . . l’aspirina, la cui fama si adorna, decisamente, di nuovi allori. Noi continueremo, tuttavia, a restare fedeli all’alburno di tiglio selvatico e al ravanello nero, cos`ı come alla fumaria e all’olio di oliva, naturalmente di prima spremitura. Per quel che riguarda la litotritia extracorporea, mi sembra necessario precisare che il metodo non e` del tutto anodino. Sebbene gli effetti secondari siano relativamente rari, si sono potuti osservare ematomi perirenali, lesioni renali e talvolta della flessura colica, una diminuzione della funzione renale, un aumento della tensione arteriosa nel 3-9% dei casi, secondo le statistiche. Queste diverse incidenze richiedono il controllo dei soggetti trattati per numerosi anni.

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Indice Copertina 1

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CORREZIONE DELL’ERNIA 1.1 L’inventore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.2 Sintomi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.3 EZIOLOGIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.3.1 Il sollevare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.3.2 Le cause . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.3.3 Il potere interno di sostegno . . . . . . . . . . . . . . . 1.3.4 La parete muscolare addominale . . . . . . . . . . . . 1.3.5 La posizione scorretta . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.3.6 Il sacco congenito . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.4 PROGNOSI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.4.1 Esempi di ristabilimento correnti . . . . . . . . . . . . 1.4.2 Il ristabilimento totale . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.5 CURA DEL PAZIENTE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.5.1 Inconvenienti dell’operazione . . . . . . . . . . . . . . 1.5.2 Adottate un regime alimentare sano . . . . . . . . . . 1.5.3 Il digiuno settimanale . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.5.4 Il riposo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.5.5 La vita sessuale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.6 PER RIDURRE L’ERNIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.6.1 Danni della cintura erniaria . . . . . . . . . . . . . . . 1.6.2 Fabbricazione e uso della cintura . . . . . . . . . . . . 1.6.3 Valore degli esercizi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.6.4 Igiene degli esercizi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.6.5 La tavola inclinata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.6.6 Descrizione degli esercizi. . . . . . . . . . . . . . . . . 1.6.7 Per l’addome curvato dalla gravidanza e dall’obesit`a 1.6.8 Ernia dei lattanti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.6.9 Le solette metalliche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 58

3 3 3 5 5 6 6 7 9 9 10 10 11 12 12 13 14 14 14 15 17 18 19 21 22 22 25 26 26

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EMORROIDI 2.1 Iniezioni e operazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.2 Cure al paziente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

27 27 28

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VISCEROPTOSI

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VARICI 4.1 Definizione . . . 4.2 Sintomi . . . . . 4.3 Eziologia . . . . 4.4 Prognosi . . . . 4.5 Cure al paziente

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DEVIAZIONI UTERINE 5.1 Eziologia. . . . . . . . . . . . . . . . . 5.2 Il trattamento medico . . . . . . . . . 5.3 Le complicanze, loro eziologia e loro trattamento medico . . . . . . . . . . 5.4 Cure alla paziente . . . . . . . . . . .

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33 33 33 34 34 35

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37 37 39

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41 45

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ALCUNE REGOLE DI SANA ALIMENTAZIONE RACCOLTE DA GERARD NIZET 50 6.1 ESEMPIO DI COMPOSIZIONE DEI PASTI . . . . . . . . . . 51 6.2 CONSIGLI VARI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 52

A Extra: litiasi renale

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