MITOLOGIA GRECA ILLUSTRATA.pdf
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Guida illustrata alla mitologia greca e latina
ACCA LARENZIA Secondo un'antica leggenda si
tratta della moglie di Faustolo, il pastore che trovò Romolo e Remo abbandonati sulle rive del Tevere. A quanto pare fu proprio Acca Larenzia a prendersi cura dei due gemelli allevandoli insieme ai suoi altri dodici figli. Un'altra tradizione parla di Acca Larenzia come della più bella ragazza di Roma al tempo di Romolo. Tale Larenzia fu data in premio ad Ercole come vincita di un gioco a dadi. Successivamente abbandonata da Ercole, la donna si mise al servizio di Taruzio, un ricchissimo etrusco, che si innamorò di lei e la sposò facendola erede di ogni suo bene.
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ACHILLE Figlio della dea del mare Teti e
del re di Ftia Peleo, Achille è uno degli eroici protagonisti della guerra di Troia. La sua leggenda è stata resa celebre soprattutto nell'Iliade di Omero. Dopo la famosa contesa col capo dei Greci Agamennone, fu proprio lui ad uccidere il prode Ettore, figlio del re di Troia. Molte sono le leggende che circondano la sua infanzia: alcuni raccontano che la madre Teti, per renderlo invulnerabile, lo immerse nelle acque dello Stige, un fiume infernale. Tuttavia, il tallone per il quale Teti reggeva il bambino non si era bagnato diventando così il punto debole di Achille. Un'altra leggenda narra invece che fu il padre Peleo a strappare il figlio dalle mani di Teti che, per renderlo a suo modo immortale, voleva forgiarlo nel fuoco. Achille si era già bruciato il tallone del piede destro e, per guarirlo dalla ferita, Peleo lo affidò al centauro Chirone, abile medico (che fu anche educatore di Enea). Il Centauro guarì la ferita di Achille sostituendogli l'osso bruciato con quello di un gigante già morto e sepolto, Damisio che era stato famoso per la sua velocità: questo spiegherebbe le doti di corridore di Achille "pie' veloce".
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ADE Figlio di Crono e di Rea, fratello
Plutone, cioè "il Ricco").
di Giove, Ade (il cui nome significa "l'invisibile") è il dio dei morti. Regna nel mondo sotterraneo, dove custodisce oltre alle anime dei morti, anche ogni fonte di ricchezza presente nel sottosuolo (per quest'ultimo attributo viene anche chiamato
Trascorre la sua esistenza in un palazzo sotterraneo simile a un tumulo, al riparo dalla luce del sole, che detesta. Chi osa varcare la grande porta che dà accesso al suo regno è destinato a non uscirne più, a meno che non entri per concessione di Giove (come eccezionalmente fu permesso ad Orfeo, Ulisse ed Enea). La sola volta che Ade si è affacciato nel mondo dei vivi è stata in occasione del rapimento di Persefone, la figlia di Demetra che voleva in sposa.
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AFRODITE O VENERE Nata dalla spuma del mare, fu
identificata dai latini con la greca Afrodite, dea dell'amore. Fu lei a vincere la celebre contesa tra Giunone e Minerva come dea più bella, almeno secondo il Paride e il mito del pomo della discordia. Giove la diede in sposa a Vulcano, dio del fuoco zoppo e piuttosto bruttarello, ma Venere amava Marte, dio della guerra, forte e coraggioso. Omero racconta di come i due amanti furono sorpresi dal Sole (per alcuni, Apollo) che riferì l'accaduto a Vulcano. Questi, per vendicarsi, nascose una rete sotto il letto della moglie, quindi la intrappolò insieme al suo amante per poi schernirla al cospetto di tutti gli dei dell'Olimpo. Quando Venere fu liberata andò a nascondersi a Cipro piena di vergogna, mentre Marte fuggì in Tracia. Tra i diversi amanti di Venere si annovera anche Anchise, padre di Enea e nonno di Ascanio o Iulo. Da qui ha origine la tradizione della Gens Iulia che si attribuiva come antenata Venere.
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AGAMENNONE Re di Micene, sposò Clitennestra,
una delle figlie di Menelao. Fu eletto capo della flotta dei Greci durante la guerra di Troia provocata dal rapimento di Elena. Prima di partire per la guerra uccise una cerva non sapendo che era stata consacrata ad Artemide (per i latini, Diana, la dea della caccia) scatenando così su di sé e il suo popolo le ire della dea. Per vendicarsi dell'affronto, infatti, Artemide scatenò forti venti in modo che la flotta greca non potesse salpare. Per placare la dea, Agamennone dovette immolarle in sacrificio la propria figlia, Ifigenia, nonostante le suppliche della moglie Clitennestra. I venti finalmente si calmarono e la flotta poté partire alla volta di Troia. Ricordiamo, inoltre, che Omero apre l'Iliade con "l'ira di Achille" al quale Agamennone aveva rapito la schiava Briseide, e che lo stesso Agamennone, al ritorno a casa dopo la guerra di Troia, venne ucciso da Egisto. Quest'ultimo durante la guerra si era innamorato di Clitennestra, ancora piena di rancore verso il marito per la vicenda del sacrificio di Ifigenia.
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AMORE Detto anche Eros o Cupido, è
figlio di *Marte e *Venere, generalmente rappresentato come un giovane armato d'arco. Per indicare che l'illusione amorosa non fa vedere i difetti della persona amata, spesso veniva raffigurato con gli occhi coperti da una benda. Appena nato, si dice che a *Giove bastò guardarlo in viso per capire che quel piccolo sarebbe stato fonte di infiniti guai. Per questo motivo, il re degli dei cercò di convincere la madre a sbarazzarsene, ma Venere, anziché ucciderlo, lo abbandonò in un bosco dove fu allattato dalle bestie feroci. Per sottolineare il carattere irriverente del giovane Cupido, si dice che imparò da solo a costruirsi l'arco esercitandosi a colpire gli stessi animali che lo avevano nutrito; e anche da adulto, non si fece scrupolo di tirare i propri dardi contro le divinità dell'*Olimpo e la sua stessa madre.
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APOLLO Figlio di Giove e di Latona, Apollo
è fratello di Diana. Prima di partorire, la madre fu perseguitata da Giunone che, accecata dalla gelosia, le mandò contro il serpente Pitone con l'incarico di perseguitarla ovunque si recasse. Dopo lungo peregrinare Latona riuscì finalmente a rifugiarsi nella sperduta isola Delo dove diede alla luce i suoi figli. Qui, a soli quattro giorni dalla nascita, Apollo fu in grado di armarsi di arco e frecce per trafiggere il terribile serpente Pitone. Alcune tradizioni fanno corrispondere Apollo al greco Helios, il dio che ogni mattina conduce il carro del Sole, trainato da quattro cavalli, percorrendo il cielo da oriente ad occidente, per poi invertire il percorso durante la notte. Altre leggende parlano di lui come di uno dei fondatori di Troia. Oltre ad essere il dio della musica e della poesia, Apollo è il dio della bellezza che si innamora di sovente. Tra i suoi amori ricordiamo quello, non ricambiato, per la Ninfa Dafne che per sfuggire al suo corteggiatore chiese aiuto alla dea Gea (la Madre Terra) che la tramutò in una pianta d'alloro: per questa ragione Apollo viene spesso raffigurato proprio con una corona d'alloro sulla testa.
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ARES O MARTE Identificato dai latini con il greco
Ares, Marte è il dio della guerra selvaggia, a volte contrapposta a quella, più 'razionale', di Minerva.. Durante la guerra di Troia non parteggiò particolarmente per nessuna fazione ma, accompagnato dalla dea Discordia e dai figli di lei, Terrore e Spavento, si aggirava di continuo tra le file dei combattenti.. Ebbe numerosi amori tra i quali, come racconta Omero, quello per Venere. Quasi tutte le tradizioni ne fanno il figlio di Giove e Giunone. Poiché la stagione della guerra iniziava tradizionalmente a marzo, il mese a lui dedicato, Marte era chiamato dai romani anche dio della primavera; e visto che la guerra era soprattutto un'attività giovanile, lo stesso Marte era considerato dio della giovinezza. Per quest'ultimo attributo, presso il popolo dei Sabini era consuetudine dedicare a Marte un'intera classe di giovani destinati ad abbandonare la città d'origine per cercar fortuna altrove. Spesso questa migrazione, chiamata Ver sacrum (la primavera sacra), era accompagnata da un lupo: da qui forse ha origine la leggenda che vuole Marte come padre di Romolo e Remo, i due gemelli allattati da una lupa.
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ARGO Si tramanda di un primo Argo,
figlio di Giove e di Niobe, la prima delle mortali ad unirsi al re degli dei. Questo Argo ebbe il regno del Peloponneso e trasferì il proprio nome alla città chiamata "Argo" e al territorio che la circonda, l'Argolide. Probabilmente più famoso di lui fu un suo pronipote, "Argo dai cento occhi". Dotato di forza prodigiosa, questo Argo liberò l'Arcadia da un toro che la devastava. Uccise anche un Satiro che rapiva le mandrie degli arcadi, nonché l'Echidna, un mostro antropofago con corpo di donna e coda di serpente al posto delle gambe. Sul numero dei suoi occhi le tradizioni non concordano: alcuni dicono che ne avesse uno solo, altri dicono quattro (due davanti e due dietro), altri un'infinità sparsa in tutto il corpo. Fu a lui che Giunone affidò Io, tramutata in giovenca da Giove. Fu ucciso da Mercurio che, suonando il flauto di Pan, riuscì ad addormentarlo. Per onorare il ricordo del fedele Argo, si dice che Giunone trasferì l'immagine dei suoi cento occhi nella coda del pavone che da allora divenne l'animale a lei più caro. Argo è anche il nome della nave utilizzata dagli Argonauti per partire alla conquista del Vello d'oro, nonché quello del vecchio cane di Ulisse, che morì per l'emozione di vedere il proprio padrone dopo tanti anni di lontananza.
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ARIANNA Figlia di Minosse e di Pasifae, si
innamorò di Teseo giunto a Creta per uccidere il mostruoso Minotauro rinchiuso nel labirinto. Per aiutare Teseo, Arianna si fece svelare da Dedalo il modo per uscire dal labirinto, in seguito fuggì con Teseo per raggiungere Atene e sfuggire alle ire del padre. Ma durante uno scalo all'isola di Nasso, Teseo, forse perché innamorato di un'altra donna, forse per ordine degli dei o per semplice distrazione, la abbandonò sull'isola (secondo alcuni, il detto piantato in asso deriva proprio da Arianna 'piantata a Nasso'). In ogni caso la solitudine di Arianna non durò a lungo: infatti il dio Dioniso (o Bacco) passando da quell'isola si innamorò perdutamente della giovane che sposò conducendola all'Olimpo.
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ARTEMIDE O DIANA Dea italica della luna e della
caccia, Diana fu identificata dai romani con la greca Artemide. Figlia di Giove e sorella gemella di Apollo, Diana aveva chiesto al padre di regnare sulla natura e sugli animali. Era quindi protettrice dei cuccioli e dei neonati. Era consuetudine tra gli antichi cacciatori di offrirle in dono le corna e la pelle degli animali uccisi, che solitamente venivano appesi ad un albero. Quando Agamennone, prima di partire per la guerra di Troia, uccise inconsapevolmente una cerva a lei sacra, la dea si vendicò facendo in modo che la flotta Greca non potesse salpare a causa dei venti contrari. Per placare la sua ira, Agamennone le immolò in sacrificio la propria figlia, Ifigenia. Solo all'ultimo momento Artemide/Diana sostituì la ragazza con una cerva.
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ATENA O MINERVA Figlia di Giove e di Meti (che,
secondo alcuni, era la prima moglie di Giove, mentre per altri è stata una delle sue varie amanti), Minerva è la dea della sapienza e dell'ingegno (il termine arcaico Menerva deriva dal latino Mens, mente). Singolare la leggenda che accompagna la sua nascita: quando Meti rimase incinta fu rivelato a Giove che da lei sarebbe nata una figlia e in seguito un figlio la cui fama avrebbe oscurato quella del padre. Per evitare che la profezia si avverasse, Giove ingoiò Meti per intero. Ma arrivò ugualmente il momento del parto: Giove fu preso da un tale mal di testa che ordinò a Vulcano di aprirgliela con un colpo d'ascia, purché il dolore cessasse. Dalla testa aperta fuoriuscì Minerva con tanto di armi. Identificata dai latini con la greca Atena, la dea Minerva guidava gli eroi nella battaglia, ma a differenza di Marte, crudele dio della guerra, lei ispirava soprattutto le giuste decisioni. Ad esempio, come narra Omero, interviene durante la guerra di Troia per sedare la lite tra Achille ed Agamennone e protegge più volte Ulisse che, come eroe dell'ingegno, rappresenta il suo principale seguace. Va ricordato infine che stando al mito del pomo della discordia che vedeva Paride come arbitro, anche Atena partecipò alla celebre contesa insieme Giunone e Venere.
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ATLANTE A volte si distinguono tre Atlanti:
quello africano, quello italiano e quello arcade, padre della ninfa Maia e quindi nonno di Mercurio; la tradizione classica lo considera un gigante figlio di Giapeto e di Climene. Secondo una leggenda, poiché aveva partecipato alla rivolta dei giganti contro Giove, fu condannato a reggere il peso del cielo che, come racconta Omero reggeva grazie a due colonne poste al centro dell'Oceano Atlantico. Atlante è presente in numerose leggende, tra le quali ricordiamo quella in cui Ercole, per superare l'undicesima fatica, gli chiese aiuto per raccogliere tre mele d'oro dal giardino delle Esperidi. Il gigante acconsentì e per raccogliere le mele chiese ad Ercole di reggergli momentaneamente il cielo. Ma una volta liberatosi di quel peso, Atlante non volle più saperne di riprenderselo. A questo punto Ercole si finse sconfitto, chiese solamente al gigante di riprendersi un attimo il peso giusto il tempo per sistemarsi sulle spalle un guanciale: Atlante ingenuamente fece quanto richiesto ed Ercole poté allontanarsi tranquillamente in libertà. Un'altra leggenda racconta che Atlante fu tramutato in roccia da Perseo che gli aveva mostrato la testa della Medusa.
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BACCO O DIONISO Figlio di Giove e di Semele,
Bacco (come Dioniso per i Greci) è uno dei diversi appellativi dati al dio del vino la cui ebbrezza fa perdere la ragione agli uomini, facendo commettere atti malvagi. Come tutte le amanti di Giove, anche la madre di Bacco fu perseguitata dalla gelosia di Giunone verso le sue rivali in amore. Per liberarsi di quella mortale e del figlio che portava in grembo, stavolta la dea giocò d'astuzia e si limitò ad invitare Semele ad osservare Giove in tutta la sua potenza. La donna seguì ingenuamente quel suggerimento che si rivelò fatale: nessuna mortale infatti era in grado di sopravvivere alla vista di Giove e delle saette che aveva intorno, neppure la povera Semele che morì fulminata. Per salvarle almeno il figlio, Giove glielo strappò dal grembo e se lo cucì nella coscia mantenendolo così fino alla nascita. Per questa duplice gravidanza si diceva che Bacco fosse nato due volte. Malvagio contro i suoi oppositori, ma generoso con i seguaci del suo culto (come Mida) si dice che fu Bacco ad inventare la coltura della vite. Questo dio aveva anche la capacità di trasformarsi o di trasformare chiunque in animale. Ad esempio, come narra Omero in uno dei suoi Inni, quando Bacco venne catturato dai pirati, si trasformò in leone, mentre i pirati che in preda al terrore si erano gettati in mare furono trasformati in delfini.
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CENTAURI Per metà uomini e per metà
cavalli, i centauri vivevano nelle foreste dove si nutrivano di carne cruda. Secondo la leggenda erano figli di Issone e Nefele (quest'ultima pare fosse una nuvola a cui Giove aveva dato le sembianze di Giunone). I centauri sono presenti in numerose leggende, tra i più famosi ricordiamo Chirone che fu l'educatore di parecchi eroi tra i quali Ercole, Enea, Giasone ed Achille.
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CRETA Grande isola del
Mediterraneo, Creta si trova a poca distanza sia dall'Asia, che dall'Africa e dall'Europa. Molte leggende fanno nascere proprio in quest'isola la maggior parte degli dei e delle dee, mentre gli scavi archeologici più recenti hanno rivelato che Creta era altamente civilizzata già duemila anni avanti Cristo, quando prosperavano soprattutto le città di Festo e Cnosso. Molti sono anche i miti greci che parlano con ammirazione della saggezza del suo leggendario re Minosse.
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CUPIDO, EROS O AMORE Detto anche Eros o Cupido,
Amore è figlio di Marte e Venere, generalmente rappresentato come un giovane armato d'arco. Per indicare che l'illusione amorosa non fa vedere i difetti della persona amata, spesso veniva raffigurato con gli occhi coperti da una benda. Appena nato, si dice che a Giove bastò guardarlo in viso per capire che quel piccolo sarebbe stato fonte di infiniti guai. Per questo motivo, il re degli dei cercò di convincere la madre a sbarazzarsene, ma Venere, anziché ucciderlo, lo abbandonò in un bosco dove fu allattato dalle bestie feroci. Per sottolineare il carattere irriverente del giovane Cupido, si dice che imparò da solo a costruirsi l'arco esercitandosi a colpire gli stessi animali che lo avevano nutrito; e anche da adulto, non si fece scrupolo di tirare i propri dardi contro le divinità dell'Olimpo e la sua stessa madre.
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DEDALO Era un abilissimo fabbro e
ingegnere, inventore tra l'altro di giocattoli e burattini meccanici. Si racconta che per paura di essere superato in bravura dal nipote Talo lo avesse spinto giù dal cornicione del tempio di Atena (per i romani, Minerva), uccidendolo. Il delitto fu presto
scoperto e lui fu condannato all'esilio. Accettando l'ospitalità del re Minosse, fu lui a costruire il labirinto del Minotauro. Successivamente, svelò ad Arianna il segreto con cui Teseo poteva ritrovare la via d'uscita dal labirinto, attirando anche su di sé le ire del re cretese.
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MITOLOGIA greca e latina
Acca Achille Ade Afrodite Agamennone Amore Apollo Ares Argo Arianna Artemide Atena Atlante
di Nicola Ioppolo
Bacco Centauri Creta Cupido
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Dedalo Diana Dioniso Discordia Eco Efesto Egeo Elena Enea Epafo Era Ercole Eris Ermes Eros Ettore Faustolo Giove Giunone Gorgoni Graie Icaro file:///C|/Users/Asia/Desktop/Nuova%20cartella/default.htm (1 di 3) [04/11/2009 17.20.09]
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DIANA O ARTEMIDE Dea italica della luna e della
caccia, Diana fu identificata dai romani con la greca Artemide. Figlia di Giove e sorella gemella di Apollo, Diana aveva chiesto al padre di regnare sulla natura e sugli animali. Era quindi protettrice dei cuccioli e dei neonati. Era consuetudine tra gli antichi cacciatori di offrirle in dono le corna e la pelle degli animali uccisi, che solitamente venivano appesi ad un albero. Quando Agamennone, prima di partire per la guerra di Troia, uccise inconsapevolmente una cerva a lei sacra, la dea si vendicò facendo in modo che la flotta Greca non potesse salpare a causa dei venti contrari. Per placare la sua ira, Agamennone le immolò in sacrificio la propria figlia, Ifigenia. Solo all'ultimo momento Artemide/Diana sostituì la ragazza con una cerva.
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DIONISO O BACCO Figlio di Giove e di Semele,
Bacco (come Dioniso per i Greci) è uno dei diversi appellativi dati al dio del vino la cui ebbrezza fa perdere la ragione agli uomini, facendo commettere atti malvagi. Come tutte le amanti di Giove, anche la madre di Bacco fu perseguitata dalla gelosia di Giunone verso le sue rivali in amore. Per liberarsi di quella mortale e del figlio che portava in grembo, stavolta la dea giocò d'astuzia e si limitò ad invitare Semele ad osservare Giove in tutta la sua potenza. La donna seguì ingenuamente quel suggerimento che si rivelò fatale: nessuna mortale infatti era in grado di sopravvivere alla vista di Giove e delle saette che aveva intorno, neppure la povera Semele che morì fulminata. Per salvarle almeno il figlio, Giove glielo strappò dal grembo e se lo cucì nella coscia mantenendolo così fino alla nascita. Per questa duplice gravidanza si diceva che Bacco fosse nato due volte. Malvagio contro i suoi oppositori, ma generoso con i seguaci del suo culto (come Mida) si dice che fu Bacco ad inventare la coltura della vite. Questo dio aveva anche la capacità di trasformarsi o di trasformare chiunque in animale. Ad esempio, come narra Omero in uno dei suoi Inni, quando Bacco venne catturato dai pirati, si trasformò in leone, mentre i pirati che in preda al terrore si erano gettati in mare furono trasformati in delfini.
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DISCORDIA O ERIS Identificata dai latini con la greca
Eris, è una divinità connessa al culto di Marte del quale era considerata ancella fedele, madre di due terribili figli, Spavento e Terrore. Giove la scacciò dall'Olimpo perché seminava zizzania tra gli dei, così lei per vendicarsi lanciò sul banchetto nuziale di Peleo e Teti, una mela d'oro destinata alla più bella, causando quella famosa disputa tra Venere, Minerva e Giunone che si concluse col giudizio di Paride e che si pone all'origine della guerra di Troia.
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ECO Ninfa dei boschi e delle sorgenti, Eco appartiene a numerose leggende, volte alla spiegazione del fenomeno dell'eco. Secondo alcuni, la ninfa aveva favorito i tradimenti di Giove, intrattenendo Giunone con lunghi racconti mentre il marito corteggiava le ninfe dei monti. Successivamente fu punita da Giunone che le impedì di usare la propria voce se non per ripetere le ultime parole che venivano pronunciate da altri. Secondo altri, Eco morì uccisa da alcuni pastori, per volontà di Pan del quale non ricambiava l'amore. Altre leggende la tramandano invece come innamorata di Narciso, che rifiutò il suo amore. Secondo questa versione, per la profonda delusione Eco cominciò a consumarsi fino a sparire del tutto, eccezion fatta per la voce.
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EFESTO O VULCANO Identificato dai Romani col greco
Efesto, è il dio del fuoco, sposo di Venere. Figlio di Giove e di Giunone, Vulcano durante una disputa tra i genitori che riguardava Ercole, aveva difeso la madre e per questo era stato afferrato dal padre e gettato giù dall'Olimpo. La caduta, come narra Omero nell'Iliade, lo fece diventare zoppo. Oltre a regnare sul fuoco, Vulcano è il dio dei metalli, dominatore dei vulcani e abilissimo forgiatore di armi. E' proprio lui infatti a preparare le armi di Achille su richiesta di Teti.
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EGEO Figlio di Pandione, Egeo è il
decimo re di Atene. Recatosi a Trezene per consultare un oracolo conobbe Etra, figlia del re Pitteo e la sposò. Da lei avrebbe avuto un figlio, Teseo, ma fu costretto da Pitteo ad abbandonare subito la moglie. Prima di partire, Egeo nascose la
sua spada sotto un macigno, facendosi promettere da Etra che quando Teseo fosse cresciuto abbastanza da sollevare quel macigno lo avrebbe mandato ad Atene con la spada, in modo da farsi riconoscere. Così, quando Teseo all'età di circa sedici anni riuscì a sollevare il macigno, prese la spada e si recò alla ricerca del padre. Frattanto ad Atene Egeo si era sposato con Medea. Quest'ultima, vedendo arrivare Teseo, per il timore di venir spodestata, convinse il re, che non aveva ancora riconosciuto il figlio, ad ucciderlo facendogli bere una coppa di veleno. Ma quando Teseo si alzò in piedi per brindare al re, questi riconobbe la sua spada, gettò via la coppa avvelenata e abbracciò il figlio scacciando per sempre Medea.
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ELENA Figlia di Giove e di Leda, era
considerata la donna più bella dell'antichità. Fu sposa di Menelào che così divenne re di Sparta. Quando Menelào si allontanò per recarsi a Creta, Elena fu rapita da Paride: questa, come racconta Omero, fu la causa della guerra di Troia. Alla morte di Paride, Elena ne sposò il fratello Deifobo, ma poi lo abbandonò per ritornare a Sparta da Menelào. Alla morte di quest'ultimo fu costretta a fuggire da Sparta scacciata dai figli di Menelào. Morì a Rodi, impiccata dalla regina Polisso che volle così vendicare tutti gli eroi morti per lei.
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ENEA Figlio di Anchise e di Venere,
sposò Creusa, sorella di Paride e figlia di Priamo, divenendo così principe di Troia. Enea biasimò fortemente il rapimento di Elena da parte di Paride, e per questo non partecipò inizialmente alla guerra di Troia, fin quando non fu attaccato da Achille sul monte Ida. Da questo momento l'Iliade di Omero lo mostra combattere al fianco di Ettore mettendo in fuga parecchi Greci. Quando Troia fu data alle fiamme fu costretto a fuggire, portando il padre Anchise in spalla e sulle braccia il figlio Ascanio. Quest'ultimo fonderà da adulto la città di Alba Longa, secondo la tradizione romana tra i suoi discendenti ritroveremo Romolo e Remo. Le gesta di Enea furono narrate da Virgilio nell'Eneide.
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EPAFO Figlio di Io e di Giove, come tutti
i figli "illegittimi" del re degli dei, fu perseguitato da Giunone. Per allontanarlo dalle ire della dea, la madre lo affidò al popolo dei Cureti che lo nascosero così bene che Io non poté più ritrovarlo. Giove dovette ucciderli per permettere a Io di ritrovare il figlio. Quando fu ritrovato, Epafo fu riportato in Egitto dov'era nato. Da adulto divenne re e sposò Menfi, figlia del dio-fiume Nilo. Da lei ebbe una figlia, Libia, che diede il nome al paese vicino all'Egitto. Ad Epafo viene attribuita una disputa con Fetonte, poiché negava che quest'ultimo fosse figlio di Apollo. Per dimostrare il contrario Fetonte si fece prestare dal padre il carro del Sole: ma non seppe guidarlo e morì fulminato da Giove.
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ERA O GIUNONE Moglie di Giove, fu identificata
dai latini con la greca Era. Dal loro matrimonio nacquero Marte, dio della guerra, Vulcano, dio del fuoco, Ilizia, dea dei parti ed Ebe, la personificazione della gioventù. Giunone è la protettrice delle spose, spesso viene rappresentata come gelosa e vendicativa a causa delle numerose infedeltà del marito. Perseguita tanto le amanti quanto i figli nati dagli amori extraconiugali del consorte, per questo cerca d'impedire la nascita di Apollo e Diana frutto della relazione tra Giove e Latona così come perseguita l'altra rivale Semele (madre di Bacco) o ancora Io, madre di Epafo, ed Ercole, nato dall'amore di Giove per la mortale Alcmena, scatenando le famose 'dodici fatiche'. La sua collera ebbe gran peso nella guerra di Troia durante la quale si schierò contro i troiani per punire Paride, reo di aver attribuito il titolo della dea più bella a Venere, pur di ottenerne in cambio l'amore di Elena.
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ERCOLE o ERACLE Figlio di Giove e di Alcmena, fu
perseguitato da Giunone che lo detestava in quanto frutto di uno dei tradimenti del marito. Fu proprio Giunone ad imporgli le famose "dodici fatiche".
Le riassumiamo di seguito: 1) Lotta col ferocissimo leone Neméo; 2) Uccisione dell'Idra di Lerna (il mostro dalle sette teste); 3) Uccisione del cinghiale d'Erimanto che devastava le terre d'Arcadia; 4) Cattura della cerva Cerinéa, che aveva piedi di rame e corna d'oro ed era sacra a Diana; 5) Sterminio degli uccelli Stinfalidi, che avevano artigli e becco di bronzo; 6) Conquista della cintura d'Ippolita, che era stata regalata da Marte alla regina delle Amazzoni; 7) Pulitura delle stalle di Augia, zeppe di un fetido letame accumulato in oltre trent'anni; 8) Cattura del toro di Creta (donato da Nettuno a Minosse); 9) Uccisione del crudele Diomede, che nutriva le sue cavalle con carne umana; 10) Conquista dei buoi del gigante Gerione, nipote di Medusa; 11) Conquista delle mele d'oro delle Esperidi, figlie di Atlante; 12) Cattura di Cerbero, il cane a tre teste guardiano dell'Ade.
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ERIS O DISCORDIA Identificata dai latini con la greca
Eris, è una divinità connessa al culto di Marte del quale era considerata ancella fedele, madre di due terribili figli, Spavento e Terrore. Giove la scacciò dall'Olimpo perché seminava zizzania tra gli dei, così lei per vendicarsi lanciò sul banchetto nuziale di Peleo e Teti, una mela d'oro destinata alla più bella, causando quella famosa disputa tra Venere, Minerva e Giunone che si concluse col giudizio di Paride e che si pone all'origine della guerra di Troia.
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ERMES O MERCURIO Identificato dai romani con il dio
Ermes dei greci, è figlio della ninfa Maia e di Giove. Dotato di un fertilissimo ingegno, spesso utilizzato per mettere a segno numerosi raggiri, Mercurio è il protettore dei commercianti, ma anche dei viaggiatori e di coloro che commettono piccoli furti.
Indicativo l'episodio legato alla sua infanzia, quando, giocando d'astuzia, riuscì a rubare parte dei buoi affidati al dio Apollo. Dotato di sandali alati e di un cappello a larghe tese (il petaso) Mercurio, nominato da Giove suo messaggero personale, è spesso raffigurato con il caduceo (una bacchetta alata con intrecciati due serpenti) insegna degli araldi e simbolo di pace.
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EROS, AMORE O CUPIDO Detto anche Eros o Cupido,
Amore è figlio di Marte e Venere, generalmente rappresentato come un giovane armato d'arco. Per indicare che l'illusione amorosa non fa vedere i difetti della persona amata, spesso veniva raffigurato con gli occhi coperti da una benda. Appena nato, si dice che a Giove bastò guardarlo in viso per capire che quel piccolo sarebbe stato fonte di infiniti guai. Per questo motivo, il re degli dei cercò di convincere la madre a sbarazzarsene, ma Venere, anziché ucciderlo, lo abbandonò in un bosco dove fu allattato dalle bestie feroci. Per sottolineare il carattere irriverente del giovane Cupido, si dice che imparò da solo a costruirsi l'arco esercitandosi a colpire gli stessi animali che lo avevano nutrito; e anche da adulto, non si fece scrupolo di tirare i propri dardi contro le divinità dell'Olimpo e la sua stessa madre.
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ETTORE Figlio del re di Troia Priamo, fu il
più valoroso degli eroi troiani, riuscì persino a dar fuoco alle navi dei Greci. Uccise in combattimento Patroclo che pure indossava le preziose armi di Achille forgiate da Vulcano. Fu ucciso a sua volta dallo stesso Achille che legò il suo cadavere al proprio carro per poi trascinarlo come trofeo lungo le mura di Troia. Dovette intervenire Zeus in persona per imporre al vincitore la restituzione del corpo di Ettore al padre di lui, Priamo. Le maestose esequie delle spoglie di Ettore riportate in patria concludono solennemente l'Iliade di Omero.
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FAUSTOLO In latino Faustulus, secondo la
leggenda è il pastore che trovò Romolo e Remo allattati da una lupa. Li raccolse e li allevò insieme alla moglie Acca Larenzia. Un'altra versione racconta che fu lo stesso Numitore (padre di Rea Silvia e quindi nonno dei due gemelli) ad affidarli a Faustolo per salvarli dalla ferocia di suo fratello Amulio che voleva ucciderli. Si racconta che il generoso Faustolo (la radice di questo nome deriva dal verbo faueo, "essere favorevole") fu ucciso proprio da Romolo e Remo mentre cercava di far da paciere tra i due gemelli in lotta.
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GIOVE O ZEUS In latino Jupiter, è il re italico
degli dei. I romani lo identificarono con il greco Zeus. Figlio del dio Saturno e della titana Rea, ha sposato Giunone (per i Greci la dea Era) dea della maternità e del matrimonio. E' il dio del fulmine, garante della fedeltà dei trattati romani. A lui i vincitori delle guerre portavano la corona trionfale, consacrandogli le vittime sacrificali (solitamente, tori bianchi). Tutti gli imperatori romani si ponevano alla protezione di Giove, ed alcuni di essi affermavano di esserne la reincarnazione.
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GIUNONE O ERA Moglie di Giove, fu identificata
dai latini con la greca Era. Dal loro matrimonio nacquero Marte, dio della guerra, Vulcano, dio del fuoco, Ilizia, dea dei parti ed Ebe, la personificazione della gioventù. Giunone è la protettrice delle spose, spesso viene rappresentata come gelosa e vendicativa a causa delle numerose infedeltà del marito. Perseguita tanto le amanti quanto i figli nati dagli amori extraconiugali del consorte, per questo cerca d'impedire la nascita di Apollo e Diana frutto della relazione tra Giove e Latona così come perseguita l'altra rivale Semele (madre di Bacco) o ancora Io, madre di Epafo, ed Ercole, nato dall'amore di Giove per la mortale Alcmena, scatenando le famose 'dodici fatiche'. La sua collera ebbe gran peso nella guerra di Troia durante la quale si schierò contro i troiani per punire Paride, reo di aver attribuito il titolo della dea più bella a Venere, pur di ottenerne in cambio l'amore di Elena.
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GORGONI Si chiamavano Steno, Euriale e
Medusa, ed erano le tre figlie mostruose di Forcide e Ceto, due divinità marine. Due di esse, Steno ed Euriale, erano immortali, mentre Medusa, la più orrenda di tutte, era l'unica ad essere mortale. Sorelle delle ancor più brutte Graie, le Gorgoni erano creature alate, dal corpo squamoso e con serpenti al posto dei capelli, che abitavano nei pressi del regno dei Morti governato da Ade. Avevano il potere di tramutare in pietra chiunque incrociasse il loro sguardo, incutendo terrore non solo agli uomini ma anche agli dei. Solo il dio Nettuno aveva avuto il coraggio di unirsi a Medusa generando così il cavallo Pegaso e il gigante Crisaore.
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GRAIE Figlie di Forcide e di Ceto, si
chiamavano Enio, Efredo e Dino. Nate già vecchie, possedevano in tre un solo occhio e un solo dente che si dividevano a turno. Vivevano nel paese della notte, dove non splende mai il il sole e avevano il compito di sbarrare la strada a chi volesse raggiungere le Gorgoni, loro sorelle. Con un solo occhio a disposizione, dovevano far la guardia a turno. Il solo mito di cui fanno parte è quello di Perseo e Medusa.
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ICARO Figlio di Dedalo e di Naucrate,
una schiava di Minosse. Dopo la morte del Minotauro fu rinchiuso all'interno del labirinto insieme al padre, punito per aver rivelato ad Arianna il modo con cui Teseo poteva ritrovare la via d'uscita dal labirinto stesso. Un'altra leggenda racconta che Icaro si fosse messo alla ricerca del padre, esiliato da Atene per l'omicidio del nipote Talo. In questa ricerca Icaro era naufragato nei pressi di Samo, il cui mare da allora prese il nome di Mar Icario.
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IO Principessa della stirpe reale
d'Argo, Io era una sacerdotessa di Giunone. La sua straordinaria bellezza suscitò l'invaghimento di Giove (alcuni dicono che questo amore fu provocato da un incantesimo di Iunce, figlia di Pan e della ninfa Eco). Da questa unione nacque Epafo, il futuro re d'Egitto. Si racconta che fu un sogno a suggerirle di recarsi sulle rive del lago di Lerna per abbandonarsi ai piaceri di Giove. Io raccontò il sogno al padre Inaco che a sua volta interpellò alcuni oracoli. Il responso fu irrevocabile: Io doveva obbedire al sogno, altrimenti sarebbe stata fulminata insieme a tutta la sua famiglia.
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IPNO O SONNO Detto anche Ipno, è figlio
dell'Erebo e della Notte, nonché gemello di Tanatos, la Morte (del quale era opposto: tanto spaventoso l'uno, quanto benevolo l'altro). E' il padre di Morfeo. I poeti lo immaginavano dotato di ali, che dormiva dentro un'oscura caverna posta accanto al fiume Oblio. Era anche raffigurato come un giovane dal capo alato che reggeva una fiaccola spenta e rovesciata in una mano, e un corno pieno di sonnifero nell'altra. Considerato un dio benefico, che aiuta gli uomini ad assopire il dolore e la sofferenza. Secondo un racconto di Omero, una volta avrebbe addirittura addormentato lo stesso Giove, in modo che Giunone potesse far naufragare lontano il detestato Ercole.
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LABIRINTO Si tratta di un intricato palazzo formato dall'intrecciarsi di
innumerevoli corridoi e sale. Era stato costruito da Dedalo su ordine di Minosse per farvi rinchiudere dentro il mostruoso Minotauro ed era strutturato in modo che nessuno, al di fuori del suo costruttore, potesse uscirne.
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MAIA Figlia di Atlante e di Pleione, era
una ninfa del monte Cillene. Dalla sua unione con Giove nacque Mercurio. Si dice che Maia, simbolo della primavera o della fertile stagione delle piogge (qualcuno afferma che il mese di maggio, in latino Maius, derivi proprio da questo nome) fosse la più bella delle Pleiadi e che insieme alle sorelle venne trasformata in una stella.
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MARTE O ARES Identificato dai latini con il greco
Ares, Marte è il dio della guerra selvaggia, a volte contrapposta a quella, più 'razionale', di Minerva.. Durante la guerra di Troia non parteggiò particolarmente per nessuna fazione ma, accompagnato dalla dea Discordia e dai figli di lei, Terrore e Spavento, si aggirava di continuo tra le file dei combattenti.. Ebbe numerosi amori tra i quali, come racconta Omero, quello per Venere. Quasi tutte le tradizioni ne fanno il figlio di Giove e Giunone. Poiché la stagione della guerra iniziava tradizionalmente a marzo, il mese a lui dedicato, Marte era chiamato dai romani anche dio della primavera; e visto che la guerra era soprattutto un'attività giovanile, lo stesso Marte era considerato dio della giovinezza. Per quest'ultimo attributo, presso il popolo dei Sabini era consuetudine dedicare a Marte un'intera classe di giovani destinati ad abbandonare la città d'origine per cercar fortuna altrove. Spesso questa migrazione, chiamata Ver sacrum (la primavera sacra), era accompagnata da un lupo: da qui forse ha origine la leggenda che vuole Marte come padre di Romolo e Remo, i due gemelli allattati da una lupa.
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MEDEA Era una maga, figlia del re Eete e della oceanina Idia, era anche nipote del Sole (alcuni dicono Apollo) e nipote della maga Circe. Aiutò Giasone nella conquista del Vello d'oro facendosi promettere in cambio d'essere sposata. Ma dopo il matrimonio Giasone, stanco delle sue cattiverie, si
innamorò della principessa Glauce, figlia di Creonte. Per vendicarsi, Medea uccise la rivale e poi, a bordo di un carro magico, fuggì verso Atene. Qui riuscì a farsi sposare dal re Egeo del quale successivamente cercò di uccidere il figlio Teseo, ma fu smascherata in tempo e scacciata dalla città.
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MEDUSA Una delle tre Gorgoni, figlie del
dio marino Forcide. Qualcuno racconta di come in origine fosse una donna bellissima che vantava una chioma cosi splendida da far invidia alla stessa Minerva. Di lei si era innamorato Nettuno che per possederla la fece entrare in un tempio consacrato a Minerva. Fu questa dea, arrabbiata per la profanazione del proprio tempio e per le vanterie della Gorgone, a trasformare i capelli di Medusa in viluppi di serpenti, per poi darle il terribile potere di pietrificare chiunque l'avesse guardata. Solo Perseo riuscì ad affrontarla stroncandole il capo.
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Guida illustrata alla MITOLOGIA greca e latina Acca Achille Ade Afrodite Agamennone Amore Apollo Ares Argo Arianna Artemide Atena Atlante Bacco Centauri Creta Cupido Dedalo Diana Dioniso Discordia Eco Efesto Egeo Elena Enea Epafo Era Ercole Eris Ermes Eros Ettore Faustolo Giove Giunone file:///C|/Users/Asia/Desktop/Nuova%20cartella/menu_mito.htm (1 di 3) [04/11/2009 17.21.04]
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Gorgoni Graie Icaro Io Ipno Labirinto Maia Marte Medea Medusa Mercurio Mida Minerva Minosse Minotauro Morfeo Nettuno Ninfe Odisseo Olimpo Omero Pan Paride Pegaso Peleo Perseo Poseidone Romolo e Remo Satiri Sileno Siringa Sonno Teseo Teti Troia Ulisse
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Venere Vulcano Zeus
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MERCURIO O ERMES Identificato dai romani con il dio
Ermes dei greci, è figlio della ninfa Maia e di Giove. Dotato di un fertilissimo ingegno, spesso utilizzato per mettere a segno numerosi raggiri, Mercurio è il protettore dei commercianti, ma anche dei viaggiatori e di coloro che commettono piccoli furti.
Indicativo l'episodio legato alla sua infanzia, quando, giocando d'astuzia, riuscì a rubare parte dei buoi affidati al dio Apollo. Dotato di sandali alati e di un cappello a larghe tese (il petaso) Mercurio, nominato da Giove suo messaggero personale, è spesso raffigurato con il caduceo (una bacchetta alata con intrecciati due serpenti) insegna degli araldi e simbolo di pace.
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MIDA Re di Bromio, in Macedonia, è
presente in diverse leggende popolari. Famoso l'episodio che parla del suo "tocco". Si narra infatti che Mida avesse aiutato Sileno, l'anziano satiro, a raggiungere il dio Bacco e che per riconoscenza lo stesso Bacco avesse promesso al re Mida di esaudire uno qualsiasi dei suoi desideri. Il Re chiese allora di poter trasformare in oro tutto quel che toccava, in questo modo, pensava, sarebbe subito diventato ricco e potente. Il desiderio venne subito esaudito e tutto sembrava andar bene, fin quando Mida non ebbe fame: si accorse in fatti che anche ogni pezzo di cibo che toccava si trasformava in oro, e che in questo modo sarebbe ben presto morto di fame. In preda al terrore, il re pregò Bacco di riprendersi il suo dono. Il dio del vino volle accontentarlo, e gli consigliò di immergersi nel fiume Pattolo. Mida seguì il suggerimento e il 'tocco' finalmente scomparve, trasferendosi alle acque del fiume le cui rive sabbiose si tramutarono in oro.
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MINERVA O ATENA Figlia di Giove e di Meti (che,
secondo alcuni, era la prima moglie di Giove, mentre per altri è stata una delle sue varie amanti), Minerva è la dea della sapienza e dell'ingegno (il termine arcaico Menerva deriva dal latino Mens, mente). Singolare la leggenda che accompagna la sua nascita: quando Meti rimase incinta fu rivelato a Giove che da lei sarebbe nata una figlia e in seguito un figlio la cui fama avrebbe oscurato quella del padre. Per evitare che la profezia si avverasse, Giove ingoiò Meti per intero. Ma arrivò ugualmente il momento del parto: Giove fu preso da un tale mal di testa che ordinò a Vulcano di aprirgliela con un colpo d'ascia, purché il dolore cessasse. Dalla testa aperta fuoriuscì Minerva con tanto di armi. Identificata dai latini con la greca Atena, la dea Minerva guidava gli eroi nella battaglia, ma a differenza di Marte, crudele dio della guerra, lei ispirava soprattutto le giuste decisioni. Ad esempio, come narra Omero, interviene durante la guerra di Troia per sedare la lite tra Achille ed Agamennone e protegge più volte Ulisse che, come eroe dell'ingegno, rappresenta il suo principale seguace. Va ricordato infine che stando al mito del pomo della discordia che vedeva Paride come arbitro, anche Minerva partecipò alla celebre contesa insieme Giunone e Venere.
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MINOSSE Re di Creta, aveva sposato
Pasifae dalla quale ebbe, tra gli altri, una figlia, Arianna. Secondo la tradizione, Minosse visse tre generazioni prima della guerra di Troia ed era un re così saggio che si diceva che le sue leggi fossero direttamente consigliate da Giove. Per ottenere il regno di Creta aveva promesso di offrire al dio del mare Nettuno un fortissimo toro, ma ottenuto il regno, non volle più sacrificare l'animale volendolo conservare per i suoi allevamenti. La mancata promessa causò le ire di Nettuno che rese quel toro così furioso che per ucciderlo Minosse dovette ricorrere all'intervento di Ercole.
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MINOTAURO Era un mostro con testa di toro e
corpo di uomo. Figlio di Pasifae, la moglie di Minosse, e di un toro inviato da Nettuno. Per nasconderlo, Minosse fece costruire da Dedalo un labirinto. Il Minotauro si nutriva di carne umana ed ogni nove anni gli venivano sacrificati sette giovani e sette ragazze. Quando gli ateniesi uccisero Androgeo, figlio del re Minosse, quest'ultimo mosse guerra ad Atene: ottenuta la vittoria, pretese che da allora in poi fossero gli stessi sconfitti ateniesi ad offrire i giovani da immolare al mostro.
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MORFEO Uno dei tanti figli del Sonno e
della Notte, possiede grandi e possenti ali che lo portano rapidamente da una parte all'altra della terra. E' il dio dei sogni, che provoca sfiorando un mazzo di papaveri sulle palpebre di chi dorme. Spesso è accompagnato da una cerchia di folletti che rappresentano le illusioni. Il suo nome deriva da una parola greca che significa "forma": infatti era solito assumere la forma degli esseri umani per mostrarsi agli uomini addormentati durante i loro sogni.
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NETTUNO O POSEIDONE Identificato dai Romani col greco
Poseidone, Nettuno è il dio del mare. Fratello di Giove, si dice che avesse un carattere impetuoso e collerico. Ebbe molti figli, che quasi sempre si rivelavano mostruosi e violenti, ad esempio da Toosa ebbe Polifemo, il ciclope
successivamente accecato da Ulisse, mentre da Medusa, la gorgone uccisa da Perseo, ebbe come figlio il terribile gigante Crisaore.
A volte sapeva essere generoso, ad esempio quando Latona, perseguitata da Giunone, trovò rifugio nell'isola di Delo fino ad allora vagante, Nettuno le venne in aiuto rendendo l'isola stabile assicurandola al fondo con delle colonne. Aiutò anche Apollo a rimettere in piedi le disastrate mura di Troia.
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NINFE Le Ninfe erano fanciulle
bellissime, personificazioni dei corsi d'acqua e delle fonti, ma anche dei campi, dei monti e delle foreste. Alcune tradizioni affermano che siano figlie di Giove. Omero, come altri poeti, le divise in diversi gruppi a seconda della loro provenienza, così abbiamo le Naiadi, o ninfe delle acque, Le Oreadi, o ninfe dei monti, le Meliadi, o ninfe degli alberi e così via. Tra le più note ricordiamo Maia, la madre di Mercurio, Eco famosa per il mito di Narciso ed ancora Siringa, la ninfa amata da Pan. Trascorrevano il tempo in armonia, cantando e danzando, amavano tessere e filare. A volte le Ninfe accompagnavano altre divinità, ad esempio seguivano Diana nella caccia o Apollo col suo carro. Spesso si spostavano in compagnia di Bacco, frequentando soprattutto le altre divinità della natura come Sileno e i Satiri.
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ODISSEO O ULISSE Figlio di Laerte e di Anticlèa,
Penelope dalla quale ebbe un figlio, Telemaco.
Ulisse (o Odisseo, alla greca) era il re delle isole di Itaca e Dulìchio. E' l'eroe più celebrato dall'antichità greca. Fu tra i pretendenti della bella Elena, che a lui preferì Menelào; per questo rifiuto Ulisse non ebbe alcun risentimento e sposò più tardi
Un oracolo gli predisse che avrebbe mal sopportato il peso della guerra di Troia e così inizialmente decise di non prendervi parte, fingendosi pazzo. La sua finzione fu però smascherata da Agamennone che lo costrinse a partecipare alla guerra. G razie alla sua scaltrezza Ulisse, divenne il principale artefice della vittoria sui Troiani. Dopo la guerra di Troia, iniziò quell'Odissea narrata da Omero.
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OLIMPO Con i suoi 2.985
metri d'altezza, l'Olimpo è la vetta più alta di un gruppo montuoso che si trova fra la Macedonia e la Tessaglia, nei pressi del Mar Egeo. La sua cima perennemente avvolta da nubi e nascosta allo sguardo dell'uomo, (come scrisse Omero: "non disturbata dai venti e dalle piogge") fece immaginare agli antichi Greci, che fosse la residenza terrena degli dei. Secondo la tradizione proprio su questa vetta si trovavano le dimore costruite da Vulcano per ospitare il Concilo delle dodici divinità olimpiche: Giove, Giunone, Venere, Minerva, Cerere, Vesta, Diana, Apollo, Mercurio, Bacco, Marte e Vulcano stesso.
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OMERO Il più grande poeta dell'antichità
greca, al quale si attribuiscono l'Iliade e l'Odissea. La tradizione lo presenta come vecchio, cieco e girovago. Non si conosce con precisione né il luogo né l'anno della sua nascita, qualcuno ipotizza sia nato nelle vicinanze del fiume di Méleisio, mentre Erodoto sembra collochi la sua nascita a Smirne (ma erano ben sette le città che si vantavano di aver dato i natali al sommo poeta). Si pensa sia vissuto circa trecento anni dopo la distruzione di Troia, quasi mille anni avanti Cristo. Ma la sua stessa esistenza è stata messa in dubbio.
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PAN Figlio di Mercurio e della ninfa
Penelope, era dotato di corna in fronte e di piedi caprini che gli davano una prodigiosa agilità tra rocce e cespugli. Amava danzare per i boschi in compagnia delle Ninfe, magari suonando il suo zufolo, costruito con le canne che sentì lamentarsi
nel punto in cui era sparita l'amata Siringa, ninfa d'Arcadia. Si narra che alla sua nascita la madre inorridita dal suo aspetto lo avesse portato nell'Olimpo, e che qui gli déi (soprattutto Bacco) trovandolo molto divertente e in grado di rallegrare il cuore di tutti, lo accolsero dandogli il nome di Pan, che in greco significa tutto.
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PARIDE Figlio di Ecuba e di Priamo, il re
di Troia. La sua nascita era stata preceduta da una funesta profezia: Paride avrebbe provocato la rovina della sua città. Per evitare che ciò avvenisse, fu consigliato alla madre di farlo uccidere, ma Ecuba invece di ucciderlo lo lasciò sul
monte Ida, dove fu allevato da alcuni pastori (secondo altre leggende fu allattato da un'orsa). Paride crebbe forte e bellissimo, e da adulto ritornò a Troia dove Priamo, che lo credeva morto, lo accolse nella casa reale.
Quando fu scelto da Giove perché stabilisse chi fosse la dea più bella tra Giunone, Minerva e Venere, Paride scelse quest'ultima che gli aveva promesso l'amore di Elena. Così, la profezia iniziale si rivelò esatta: come narra Omero, il rapimento di Elena causò la guerra e la distruzione di Troia. Durante la guerra Paride non si distinse certo per il suo coraggio. All'inizio dell'Iliade fu sconfitto in duello da Menelao, ma venne salvato da Venere che lo nascose in una fitta nuvola. Più avanti lo stesso Ettore, suo fratello, dovette ordinargli di partecipare alla battaglia. Fu lui comunque, grazie ad una freccia guidata da Apollo, ad uccidere Achille colpendolo nel tallone, l'unico punto dell'eroe ad essere vulnerabile.
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PEGASO Pegaso è un cavallo alato amato
dalle Muse per aver fatto sgorgare dal suolo la sorgente dove esse si radunano a cantare e danzare. Figlio di Nettuno e di Medusa, nacque insieme al gigante Crisaore nel momento in cui la stessa Medusa venne decapitata da Perseo. Presente in numerose leggende, alcune delle quali raccontano di come fosse stato catturato dalla dea Minerva per essere consegnato all'eroe Bellerofonte, Pegaso finì col raggiungere l'Olimpo, mettendosi al servizio di Giove al quale portava i fulmini.
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PELEO Re di Ftia sposò Teti, dalla quale
ebbe un figlio, Achille (detto appunto il Pelide). Alle sue nozze parteciparono tutti gli dei dell'Olimpo. Fu in quest'occasione che la dea Eris (o Discordia) l'unica a non essere invitata, lanciò sul banchetto la mela d'oro destinata alla più bella, causando quella famosa disputa tra Giunone, Minerva e Venere che si concluse col giudizio di Paride e che si pone all'origine della guerra di Troia. Famoso l'incontro, narrato da Omero nell'Iliade, tra Achille e il re di Troia Priamo, il cui aspetto ricorda all'eroe greco quello del proprio padre Peleo, tanto da commuoverlo e restituire al re di Troia il cadavere del figlio, Ettore.
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PERSEO Figlio di Danae e di Giove, era
nipote del potente Acrisio, re di Argo. Secondo la leggenda, un oracolo predisse ad Acrisio che se Danae avesse avuto un figlio, quest'ultimo un giorno lo avrebbe spodestato ed ucciso. Per evitare l'avverarsi della profezia, Acrisio rinchiuse la figlia in una stanza blindata impedendo a chiunque di avvicinarsi. Ma Giove, invaghitosi della bella Danae, riuscì ugualmente ad entrare in quella prigione sotto forma di pioggia d'oro. In questo modo nacque Perseo, futuro protagonista di incredibili avventure quali l'uccisione della Medusa. Quando Perseo tornò ad Argo con la madre, ormai suo nonno Acrisio era già fuggito nella città di Larissa temendo l'avverarsi della profezia. Ma Acrisio non sfuggì al suo destino: durante una pubblica gara a Larissa, in cui casualmente Perseo era stato invitato a partecipare, Acrisio, in mezzo al pubblico, fu colpito a morte dal disco sfuggito di mano proprio a Perseo che si apprestava a lanciarlo.
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POSEIDONE O NETTUNO Identificato dai Romani col greco
Poseidone, Nettuno è il dio del mare. Fratello di Giove, si dice che avesse un carattere impetuoso e collerico. Ebbe molti figli, che quasi sempre si rivelavano mostruosi e violenti, ad esempio da Toosa ebbe Polifemo, il ciclope
successivamente accecato da Ulisse, mentre da Medusa, la gorgone uccisa da Perseo, ebbe come figlio il terribile gigante Crisaore.
A volte sapeva essere generoso, ad esempio quando Latona, perseguitata da Giunone, trovò rifugio nell'isola di Delo fino ad allora vagante, Nettuno le venne in aiuto rendendo l'isola stabile assicurandola al fondo con delle colonne. Aiutò anche Apollo a rimettere in piedi le disastrate mura di Troia.
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ROMOLO E REMO Discendenti di Enea e di Venere,
sono figli di Marte e della vestale Rea Silvia, la figlia di Numitore, re di Alba Longa. Quando Numitore venne detronizzato da suo fratello Amulio, Rea Silvia fu costretta ad abbandonare i suoi figli, così li pose in una cesta che affidò alle acque del Tevere. I gemelli furono in seguito raccolti da una lupa che li allattò fin quando non furono trovati dal pastore Faustolo che li allevò insieme alla moglie Acca Larenzia. Divenuti adulti Romolo e Remo scacciarono Amulio riportando il nonno Numitore sul trono di Alba Longa, poi si allontanarono per fondare un nuovo regno. Durante la costruzione di questa città la leggenda narra che i due fratelli litigarono per il nome da affidare al luogo scelto: si racconta che Remo, a forza di prendere in giro Romolo per aver scavato un fossato troppo stretto intorno alla città, fu ucciso dal fratello con un colpo di badile.
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SATIRI Figli di Bacco e della Ninfa Nicea
secondo alcuni, discendenti di Mercurio e della Ninfa Istima per altri, i Satiri erano demoni della natura, dotati di arti inferiori caprini e di una sorta di coda. Dispettosi ed ironici, abitavano le grotte e i boschi, dedicandosi alla caccia e alla musica, bevevano
con il dio del vino e danzavano per le campagne corteggiando assiduamente le Ninfe. Per queste loro 'qualità' i Satiri divennero molto importanti nella tradizione del teatro comico greco dove venivano utilizzati per interpretare le leggende degli dei in maniera, appunto, 'satirica'.
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SILENO Era un anziano satiro, forse figlio
di Pan e di una Ninfa. Dotato di grande saggezza, che talvolta metteva al servizio degli altri come nel caso di re Mida.
Partecipava spesso alle feste bacchiche, dove si presentava a cavallo di un'asina sempre ubriaca. Si dice che fosse stato lui ad allevare Bacco e che fosse particolarmente sgradevole d'aspetto. Genericamente viene attribuito il nome di Sileni anche a tutti i Satiri anziani.
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SIRINGA Figlia del dio Ladone e di una
delle ancelle di Diana, Siringa era una Ninfa amata dal dio Pan, che la inseguiva ossessivamente pur non essendone ricambiato. Per sfuggirgli, la Ninfa chiese aiuto al padre Ladone che la trasformò in un fascetto di canne. Pan, ascoltando il rumore di quelle canne al vento che ricordavano un gemito, le raccolse e costruì uno strumento musicale che chiamò siringa, in memoria dell'amata Ninfa.
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SONNO O IPNO Detto anche Ipno, è figlio
dell'Erebo e della Notte, nonché gemello di Tanatos, la Morte (del quale era opposto: tanto spaventoso l'uno, quanto benevolo l'altro). E' il padre di Morfeo. I poeti lo immaginavano dotato di ali, che dormiva dentro un'oscura caverna posta accanto al fiume Oblio. Era anche raffigurato come un giovane dal capo alato che reggeva una fiaccola spenta e rovesciata in una mano, e un corno pieno di sonnifero nell'altra. Considerato un dio benefico, che aiuta gli uomini ad assopire il dolore e la sofferenza. Secondo un racconto di Omero, una volta avrebbe addirittura addormentato lo stesso Giove, in modo che Giunone potesse far naufragare lontano il detestato Ercole.
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TESEO Figlio di Egeo, re di Atene, e di
Etra, principessa di Trezene, Teseo fu l'eroe ateniese per eccellenza. Vissuto una generazione precedente alla guerra di Troia, è protagonista di numerose avventure paragonabili a quelle di Ercole. Per sottolineare il suo coraggio sin dall'infanzia, una leggenda narra che quando Ercole regalò al re di Trezene la pelle del leone nemèo, a quella vista tutti i ragazzi fuggirono spaventati, tutti tranne il piccolo Teseo. Tra le sue tante imprese si annoverano la guerra contro le Amazzoni, l'uccisione del Minotauro e la ricerca del Vello d'oro.
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TETI Figlia di Nereo e Doride, Teti è
una divinità marina. Secondo alcune leggende fu allevata da Giunone alla quale rimase così affezionata da rifiutare l'amore di Giove. Altre leggende raccontano invece che la dea, corteggiata da Nettuno oltre che da Giove, fu allontanata dai suoi spasimanti a causa di una profezia che prospettava l'eventuale figlio nato da lei come più potente del padre. Non potendo sposare un dio fu stabilito che Teti sposasse un mortale, Peleo. Da questo matrimonio nacque Achille a cui la madre fu sempre legata. Per sottrarlo alla guerra di Troia, dove era stato predetto che sarebbe morto, Teti lo nascose, vestito da donna, alla corte del re di Sciro. Riuscì a smascherarlo Ulisse che, fingendosi mercante, portò a Sciro una cesta colma di gioielli e che nascondeva sul fondo delle splendide armi. Tutte le ragazze furono attratte dai monili, mentre Achille rimase attratto dalle armi, tradendo così la sua vera identità.
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TROIA Città dell'Asia
Minore, situata su una collina sulla sponda destra del fiume Scàmandro.
Nel 1870 Lo studioso Schilemann iniziò gli scavi nel punto in cui, secondo i suoi calcoli, doveva trovarsi la città. Qui furono trovate armi, suppellettili, vasi ed anfore e persino gioielli a testimoniare la passata esistenza di una vera e propria città. Omero racconta che i Greci per vincere la guerra di Troia causata dal rapimento di Elena dovevano adempiere ad una serie di fatalità previste da un oracolo: ad esempio Achille doveva assolutamente partecipare in quanto discendente di Eaco uno dei costruttori della città. Poi i Greci dovevano venire in possesso delle frecce di Ercole, custodite da Filottète. Dovevano altresì bere le acque del fiume Scamandro, uccidere Ettore e così via in una catena di imprese... solo superandole tutte, i Greci avrebbero avuto la vittoria.
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ULISSE O ODISSEO Figlio di Laerte e di Anticlèa,
Penelope dalla quale ebbe un figlio, Telemaco.
Ulisse (o Odisseo, alla greca) era il re delle isole di Itaca e Dulìchio. E' l'eroe più celebrato dall'antichità greca. Fu tra i pretendenti della bella Elena, che a lui preferì Menelào; per questo rifiuto Ulisse non ebbe alcun risentimento e sposò più tardi
Un oracolo gli predisse che avrebbe mal sopportato il peso della guerra di Troia e così inizialmente decise di non prendervi parte, fingendosi pazzo. La sua finzione fu però smascherata da Agamennone che lo costrinse a partecipare alla guerra. G razie alla sua scaltrezza Ulisse, divenne il principale artefice della vittoria sui Troiani. Dopo la guerra di Troia, iniziò quell'Odissea narrata da Omero.
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VENERE O AFRODITE Nata dalla spuma del mare, fu
identificata dai latini con la greca Afrodite, dea dell'amore. Fu lei a vincere la celebre contesa tra Giunone e Minerva come dea più bella, almeno secondo il Paride e il mito del pomo della discordia. Giove la diede in sposa a Vulcano, dio del fuoco zoppo e piuttosto bruttarello, ma Venere amava Marte, dio della guerra, forte e coraggioso. Omero racconta di come i due amanti furono sorpresi dal Sole (per alcuni, Apollo) che riferì l'accaduto a Vulcano. Questi, per vendicarsi, nascose una rete sotto il letto della moglie, quindi la intrappolò insieme al suo amante per poi schernirla al cospetto di tutti gli dei dell'Olimpo. Quando Venere fu liberata andò a nascondersi a Cipro piena di vergogna, mentre Marte fuggì in Tracia. Tra i diversi amanti di Venere si annovera anche Anchise, padre di Enea e nonno di Ascanio o Iulo. Da qui ha origine la tradizione della Gens Iulia che si attribuiva come antenata Venere.
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VULCANO O EFESTO Identificato dai Romani col greco
Efesto, è il dio del fuoco, sposo di Venere. Figlio di Giove e di Giunone, Vulcano durante una disputa tra i genitori che riguardava Ercole, aveva difeso la madre e per questo era stato afferrato dal padre e gettato giù dall'Olimpo. La caduta, come narra Omero nell'Iliade, lo fece diventare zoppo. Oltre a regnare sul fuoco, Vulcano è il dio dei metalli, dominatore dei vulcani e abilissimo forgiatore di armi. E' proprio lui infatti a preparare le armi di Achille su richiesta di Teti.
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Guida illustrata alla
MITOLOGIA greca e latina
di Nicola Ioppolo
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ZEUS O GIOVE In latino Jupiter, è il re italico
degli dei. I romani lo identificarono con il greco Zeus. Figlio del dio Saturno e della titana Rea, ha sposato Giunone (per i Greci la dea Era) dea della maternità e del matrimonio. E' il dio del fulmine, garante della fedeltà dei trattati romani. A lui i vincitori delle guerre portavano la corona trionfale, consacrandogli le vittime sacrificali (solitamente, tori bianchi). Tutti gli imperatori romani si ponevano alla protezione di Giove, ed alcuni di essi affermavano di esserne la reincarnazione.
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