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Storia sorprendente degli dei planetari
Al Qazwini, Le meraviglie del creato, Vienna National-Bibliothek
Storia sorprendente degli dei planetari • Diversa iconografia tra: • Occidente (tradizione classica) • Arabi (diverse tradizioni)
Ercole
Catalogo di Sufi Bib. Naz. Parigi
Ercole
Sopra Boote Sotto Ercole (Engonasin)
Da al-Qazvini, 'Aja'ib almakhluqat (Le meraviglie dle creato) Herat, 1503-1504
Mercurio
Mercurio
Padova, palazzo della Ragione, Affreschi giotteschi ripristinati da Nicolo' Miretto e Stefano da Ferrara (1420)
Giove , Musei vaticani
Giove
Campanile di Giotto
Venere Madrid Museo del Prado
Venere
Qazwini, Le meraviglie del creato Vienna Bib. Naz.
Venere
Padova, palazzo della Ragione, Affreschi giotteschi ripristinati da Nicolo' Miretto e Stefano da Ferrara (1420)
Saturno
Saturno
Saturno
Al Qazwini, Le meraviglie del creato, Vienna, National-bibliothek
“La dottrina degli angeli caduti” • L’astrologia nel medioevo cristiano
• Astrologia come madre di tutte le scienze • Astrologia si lega intensamente al potere • I manti degli imperatori
Astrologia e il potere • Manto di Ottone III incoronato nel 995 con una rappresentazione cosmica e zodiacale con al centro la terra con la Gerusalemme terrestre, lo zodiaco ecc. • Descrizioni di Pietro Diacono dei mantelli di Ottone III, uno dei quali era trapunto di perle, e da 365 campanelli uno per ogni giorno dell’anno
Mantello di Enrico II (1015)
Due grandi periodi • fino al XII secolo (commenti latini al Timeo le succinte trattazioni di Beda ed Isidoro da Siviglia il commento di Macrobio al Somnium Scipionis, Arato) • XII-XIV Grande diffusione e prestigio dell’Astrologia grazie ai contatti con gli astronomi Arabi che permettono tramite i loro testi di attingere direttamente alle fonti greche, Tolomeo al posto di Arato.
Fino al XII sec.
Bodleian library Oxford Sec. XIV.
Tradizione classica
Aratea, metà IX sec. Londra, British Museum
Tra il XII-XIV influenza araba
Manoscritto Ottomano del XII sec. Instambul Unioversity Library
I Barbari travestimenti degli dei Franz Cumont (Catalogus Codicum Astrologorum Graecorum, éd. F. Cumont, F. Boll, e.a., Bruxelles, 1898-1953, 12 tomes en 20 vols.) vols
Franz Boll (1913 seminario di Amburgo su invito di Warburg)
Fritz Saxl (Catalogo dei manoscritto astrologici e mitologici illustrati del medioevo latino delle biblioteche romane)
Aby Warburg Jean Seznec
Aby Warburg Aby Warburg (1866-1929) nacque ad Amburgo da una ricca e colta famiglia di banchieri israeliti. Destinato come primogenito a succedere al padre nella gestione della banca di famiglia, preferì dedicarsi agli studi di storia dell'arte a Firenze, Bonn e Strasburgo. Il suo nome è legato alla sua prestigiosa Biblioteca per la scienza della cultura, organizzata da lui ad Amburgo sin dai primi anni dei suoi studi ed oggi divenuta a Londra il Warburg Institute. Alla sua maturazione intellettuale contribuirono Hermann Usener, il filologo delle religioni primitive che privilegiava l'analisi comparata fra arte e mito, filosofia e religione, Karl Lamprect, particolarmente interessato al significato dei gesti e dei rituali e alla loro evoluzione nel corso della storia
Aby Warburg • Warburg rivolse i suoi studi al rinascimento italiano; poco interessato agli aspetti estetici dell'opera d'arte, privilegiò un approccio interdisciplinare, unito ad un'attenta ricerca filologica; negli archivi fiorentini andò alla ricerca di notizie che gli permettessero di ricostruire il mondo sociale ed intellettuale che circondava Lorenzo dei Medici per comprendere che cosa ricercassero i committenti del Quattrocento nell'antichità classica e per quale motivo simboli creati in un contesto pagano avessero ripreso vita nel rinascimento. Il nuovo paradigma che guidò i suoi studi fu pertanto l'influsso dell'antico sugli aspetti sociali, politici, religiosi, scientifici, filosofici, letterari ed artistici della civiltà moderna; anche i libri della sua biblioteca amburghese furono raccolti secondo questa logica di "buon vicinato".
Aby Warburg • A partire dalle sue prime ricerche (il saggio su La Primavera e La Nascita di Venere di Botticelli) l’interesse di Warburg per le opere d’arte si configura come un’indagine a tutto campo sulla cultura occidentale, dall’esame delle fonti iconografiche e letterarie all’analisi delle circostanze storiche e culturali della creazione artistica. La sua attenzione per documenti e materiali che normalmente non rientrano nello studio della storia dell’arte, e un metodo che supera i tradizionali confini fra discipline, contro una lettura puramente estetizzante dell’opera artistica, inaugurano il filone di studi dell’iconologia.
Aby Warburg • Tra i principali oggetti e temi della sua ricerca: l’espressione della vita intensificata tramite figure ed elementi accessori in movimento nelle opere rinascimentali (la figura della ‘Ninfa’); le feste, il teatro, la circolazione e riproduzione di immagini nelle corti italiane ed europee; l’arte del ritratto nella Firenze del Quattrocento e gli scambi culturali ed artistici con le Fiandre; la tradizione astrologica arabo-persiana e la migrazione delle divinità planetarie testimoniata in grandi cicli astrologici (importante la sua interpretazione degli affreschi di Palazzo Schifanoia a Ferrara) e nella cultura dell’Europa della Riforma (il saggio su Lutero); la persistenza in età moderna di miti e riti ancestrali.
Aby Warburg • ’Atlante di immagini intitolato alla memoria – Mnemosyne – rimasto incompiuto alla morte dello studioso, • è il lascito più originale e rappresenta • la summa delle sue ricerche. Attraverso l’indagine sulla permanenza delle forme dell’Antico nell’arte rinascimentale italiana e nordeuropea, Warburg interroga la tradizione occidentale, scoprendo i suoi meccanismi e riattivando punti nevralgici e zone d’ombra.
Aby Warburg (1866- 1929)
Mnemosyne Tavola 21
Aby Warburg
Mnemosyne Tavola 22
Fritz Saxl (1890-1948) • Verzeichnis astrologischer und mithologischer illustrierter Handscriften des lateinischen Mittelalters, iniziato nel 1915 • Poi con il titolo • Catalogue of Astrological and Mythological Illuminated manuscripts of the Latin Middle Ages (sotto il patrocinio del Warburg Institute)
Fritz Saxl (1890-1948) • “dissodare le strisce di terreno che stanno al confine fra la storia dell’arte, la letteratura, la scienza e la religione” • L’inventario dei manoscritti astrologici e mitologici dall’età carolingia fino al rinascimento prodotto da Saxl nel 1915 permette di seguire passo passo le alterazioni nelle raffigurazioni degli dei
L’identificazione di dei ed astri è perfetta alla fine dell’età pagana, ma dopo una lenta evoluzione
• Eudosso di Cnido (IV sec. a. C.) • Arato di Soli (III sec. a. C.) • Eratostene (III-II sec. a. C.)
Eudosso di Cnido (IV sec. a.C.)
• Fenomeni: descrizione organica della volta celeste • Sfera armillare • Modello geometrico-cinematico che si prestava a calcoli matematici
Sfere omocentriche
Arato di Soli (III sec. A. C.)
• Scuola Stoica di Zenone • Fenomeni, traduce in poesia il libro di Eudosso
Arato di Soli (III sec. A. C.)
•l’espediente mnemonico descrittivo di Eudosso diventa un sistema mitologico in Arato
Il sistema planetario vi è rappresentato secondo la concezione tolemaica con nel centro la Terra e l’ultimo cerchio esterno occupato dalle stelle fisse. Le relative orbite sono descritte con versi tratti dall’opera Naturalis Historia di Caio Plinio Secondo. Eccezionalmente a Mercurio e Venere viene lasciata l’opportunità di girare in una orbita indipendente intorno al Sole che, girando a sua volta intorno alla Terra, fa percorrere ai due pianeti un’orbita circolare intorno al nostro pianeta. Questa rappresentazione mista era già stata introdotta da Marziano Capella, l’originalità del manoscritto del IX secolo sta nel tracciare comunque la doppia orbita di Mercurio e Venere. Se partendo dalla Terra proiettassimo sul cerchio esterno della volta stellata il Sole, la Luna e i Pianeti avremmo la rappresentazione in cielo di questi corpi per una data epoca, secondo alcuni studiosi la data sarebbe quella del 28 Marzo 579.
Arato
Arato di Soli (III sec. A. C.)
Arato trasponendo in versi i Fenomeni di Eudosso contribuisce alla divulgazione dell’astrologia
Arato di Soli (III sec. A. C.)
Con Arato l’astrologia diventa alla portata di un pubblico molto vasto di persone. I suoi versi semplificano i ragionamenti matematici di Eudosso Il suo testo contribuisce dunque alla separazione dell’astrologia matematica dal pubblico
Arato di Soli (III sec. A. C.) Con Arato si ha amplia il processo di MITOLOGIZZAZIONE DEL CIELO Già Eudosso aveva chiamato le costellazioni con i nomi come Andromeda, suo padre Cefeo, sua madre Cassiopea, Perseo ecc. ma non era importante, era solo un espediente mnemonico
Arato di Soli (III sec. A. C.)
Arato allude ai singoli miti quando passa in rassegna le costellazioni e dunque alimenta l’interesse per il mito
Atlante Farnese
Già il famoso Globo Farnese ci mostra copia di un originale del tempo diArato ci mostra già un cielo popolato di Dei.
Globo Farnese
Particolare modo compositivo del Globo in cui le costellazioni ed i pianeti sono visti di spalle e al rovescio di come li vediamo realmente si immagina che un osservatore sia oltre le sfere celesti ed osservi come un dio il movimento degli astri: difficoltà pratiche ne riconoscere il motto reale dei pianeti
Eratostene (III-II sec. a. C.) • Prevale la mitologia sul disegno delle stelle • Vero e proprio trattato di mitologia. • Tutte le costellazioni conosciute ricevono un nome e un significato mitologico. • Ad esempio l’Engonasin “l’uomo in ginocchio” diventa in Eratostene Ercole ed è letto secondo lo schema dell’eroe che combatte nel giardino delle Esperidi.
Tendenza alla mitologizzazione
• Dopo Eratostene la tendenza alla • mitologizzazione si allarga. • Con Igino e le traduzioni latine di Arato, se Engonasin è diventato Ercole nel giardino delle Esperidi, la vicina costellazione del Drago diventa il Serpente e viene rappresentato intorno ad un albero (che non esiste nelle stelle).
Diffusione astrologia orientale III a. C.
• Testi assiro babilonesi sono tradotti in greco • Inizio del Corpus Hermeticum, testi di Ermete Trismegisto creati dai sacerdoti dell’Egitto ellenizzato.
Manilio e l’astrologia a Roma Manilio è un contemporaneo di Augusto La fortuna della sua opera testimonia come l’astrologia si fosse diffusa anche a Roma
Marco Manilio
"Astronomica" è un poema astrologico in cinque libri, composto da Marco Manilio all'inizio del I secolo d.C.; riscoperto dall'umanista Poggio Bracciolini nel 1417, esso costituì una fonte per gli affreschi di Schifanoia.
Marco Manilio
Dopo essersi soffermato su tematiche cosmologiche ed astronomiche, nel secondo libro Manilio afferma la dipendenza dei fenomeni terrestri, della vita umana, delle fortune dei popoli, infine dell'indole di ciascuno dagli astri. Ma l'uomo ha facoltà di indagare i meccanismi arcani del cielo; e da questo assunto si diparte una disamina dei segni zodiacali e della loro subordinazione alle divinità.
Marco Manilio
Il IV libro ammonisce il lettore a non affannarsi, in vita, per desideri vani, poiché il bene e il male stanno già scritti nell'ora della nascita: però nel III libro Manilio aveva fornito gli elementi per determinare l'oroscopo delle influenze celesti. Segue nel V libro una trattazione delle caratteristiche dei nati di ciascun segno, che si alterna alla spiegazione astronomica dei fenomeni celesti.
Igino Hyginus, Poeticon astronomicon libri quattuor, Manoscritto
di Adémar de Chabannes, XI Secolo
Nell'opera, che si rivela priva di originalità, la materia è divisa in quattro libri. Il primo contiene nozioni di carattere generale, la definizione della sfera, dello zodiaco, della terra. Il secondo tratta delle leggende riguardanti le costellazioni, i pianeti, la via lattea. Il terzo illustra le costellazioni, indicando il numero delle stelle che le compongono. Nel quarto vengono descritti i circoli della sfera, il giorno e la notte, i singoli segni dello zodiaco, il corso del sole e della luna, i pianeti.
Igino Il volume contiene anche la raffigurazione allegorica di costellazioni, segni zodiacali e pianeti. Le 47 xilografie che lo illustrano si ritrovano, più o meno modificate, in edizioni successive di opere dello stesso genere.
Igino, Poetica astronomica, Ratdolt, Venezia 1482
Tolomeo • Claudio Tolomeo eternò i suoi 14 anni di osservazioni - dal 127 al 141 d.C. nell'"Almagesto", summa delle conoscenze scientifiche dell'antichità, divenuta il baluardo della scienza araba e occidentale medievali. • Qui presenta una carta del cielo e usa il calcolo numerico per prevedere il moto degli astri, indicandone le leggi.
Tolomeo Gli assunti fondamentali della sua opera sono molto semplici: il cielo è una sfera che ruota intorno a un asse fisso, com'è dimostrato dal fatto che le stelle circumpolari hanno un moto circolare e che le altre stelle sorgono e calano sempre agli stessi punti dell'orizzonte; inoltre, la terra è una sfera collocata al centro del cielo, poiché in caso contrario una parte del cielo apparirebbe più vicina dell'altra, e lì le stelle si vedrebbero più grandi; allo stesso modo, se la terra fosse più vicina a un polo celeste che all'altro, l'orizzonte non taglierebbe in parti uguali l'equatore, ma uno dei cerchi a esso paralleli. In questo sistema, i sette pianeti, fra i quali rientrano per tradizione anche il sole e la luna, si muovono su sette sfere concentriche alla terra, la quale, però, non sta proprio nel centro delle orbite circolari.
Tolomeo
La particolarità sta nel fatto che, mentre il sole e la luna percorrono esattamente il rispettivo cerchio, gli altri pianeti si muovono invece su un altro cerchio, detto epiciclo, il cui centro ruota con moto uniforme sul cerchio principale, chiamato deferente. Partendo da queste basi, scegliendo i valori opportuni per la rivoluzione del pianeta sull'epiciclo e per quella dell'epiciclo sul deferente, Tolomeo descrive sia il moto reale del pianeta, sia quello apparente. Così, usando un buon numero di deferenti ed epicicli, anche i moti più complessi trovano la loro spiegazione: la versione tolemaica, nella sua fase finale, prevede più di cinquanta cerchi.
Tolomeo Ma Tolomeo scrive anche il Tetrabylos dove argomenta in favore dell’astrologia e fa osservazioni sull’influsso degli astri sulle stagioni le semine e altre attività dell’uomo. "Opus quadripartium".
Tolomeo Le due opere ebbero una fortuna separata (nella scia della separazione tra astronomia e astrologia) • Infatti anche questa sua opera astrologica, riscoperta nel Medioevo, conobbe una ampia volgarizzazione e numerose edizioni in latino - col titolo di "Opus quadripartium".
Bisanzio e gli arabi
• Almeno dall’VIII sec. d. C. i testi di Tolomeo furono letti e commentati a Bisanzio, centro vivace stimolato soprattutto dalle conoscenze degli astronomi arabi.
Bisanzio e gli arabi Thabit b. Qurrat, * De equationibus. Tabulae astronomiae, tra 1224 e 1228 Paris, BnF, Manuscrits, Lat. 11249
• Nel IX secolo il califfo di Bagdad – il celebre alMa'mûn, si fece promotore del potenziamento della matematica, dell'astronomia e della geografia. Grazie a lui studiosi arabi, persiani ecc. furono spinti a ritrovare le opere greche e a tradurle completando e aggiornando i dati.
Gli arabi Thabit b. Qurrat, * De equationibus. Tabulae astronomiae, tra 1224 e 1228 Paris, BnF, Manuscrits, Lat. 11249
• L’ Almageste (“Il più grande dei libri”) viene completato con cataloghi di stellle, carte celesti e tavole astronomiche calcolate con la trigonometria e l’algebra (al jabr, la riduzione) dal matematico Al-Khwarizmi. • I sapienti arabi perfezionano gli strumenti di osservazione, le loro carte geografiche dando una visione schematizzata e sintetica del mondo arabo.
Astrologia araba • La forza scientifica dell’astrologia araba è fondamentale per la diffusione in occidente dell’astrologia, perché conferisce alla scienza un’autorità che prima non aveva.
Astrologia greca in Persia
• L’astrologia greca giunge fino in • Persia: Giustiniano volle chiudere la scuola di Atene nel 529 d. C. i dotti rimasti senza lavoro emigrarono in Persia alla corte di Cosroe I . • Alcuni testi greci furono tradotti in mediopersiano e poi furono tradotti in arabo e quindi in latino e giunsero in occidente
Spaera graeca e Sphaera barbarica • Il cielo delle stelle fisse di Arato determina la Sphaera graeca, cioè l’insieme di stelle e costellazioni collegati al mito greco. • La Sphaera barbarica, composta in Asia Minore da un certo Teucro amplia il cielo delle stelle fisse con altre figure mitologiche, nomi astrali egiziani, babilonesi e dell’Asia Minore
Sphaera barbarica • La Sphaera barbarica di Teucro è una descrizione del cielo delle stelle fisse con altre figure astrali egiziane, babilonesi e dell’Asia Minore. • In totale il catalogo astrale di Arato è triplicato. • La sphaera barbarica introduce i “decani”, che suddividono il mese in tre parti, tripartizione portata in occidente dai cataloghi astrali arabi.
La Sphaera barbarica •
La Sphaera Barbarica presenta i paranatellonta, cioè le 360 raffigurazioni (una per ogni grado dell'eclittica, trenta per ognuna delle dodici case zodiacali), che indicano la posizione delle costellazioni che sorgono o tramontano simultaneamente in quel grado dell’eclittica e dunque “accompagnano “ il segno. I paranatellonta del terzo decano dei Gemelli, da Georgius Zothorus Zaparus Fendulus, Liber astronomiae (ovvero Abu ma’sar, Introductio in astrologiam, (1325-1350).
Sphaera barbarica • In una tavola astrologica in marmo dell’età imperiale romana, il Planisfero Bianchini, trovato nel 1705 sull’Aventino a Roma e donato all’Accademia di Francia da Francesco Bianchini si notano i “decani”, e gli dei protettori dei segni zodiacali.
Planisfero Bianchini
• I decani sono rappresentati con figure stilizzate egiziane
La Grande Introduzione di Abu Ma’šar • Fu l’arabo Abu Ma’šar (morto nel 886), autorità suprema dell’astrologia medievale, a riunire in forma sinottica le tre Sphaerae (indiana, babilonesepersiana, greca). I paranatellonta del primo decano della Vergine, da Georgius Zothorus Zaparus Fendulus, Liber astronomiae (ovvero Abu ma’sar, Introductio in astrologiam, (1325-1350).
La Grande Introduzione di Abu Ma’šar
• contiene una triplice sinossi di immagini del cielo delle stelle fisse appartenenti a nazionalità diverse.
La vergine e i suoi decani, (1300-1350). nel cerchio pù esterno sfera indiana, poi sf. Babilonese persiana ed egiziana, nel terzo sf. Di Tolomeo
La Fortuna della sphaera barbarica • Abu Ma’šar in realtà attinge da Teucro e contribuisce alla diffusione in occidente della Sphaera barbarica: • Un esempio importante è la presenza di “decani” egiziani e orientali nell’Astrolabium planum di Pietro D’Abano, famoso astrologo filosofo e scienziato del ‘300.
La Fortuna della sphaera barbarica l’Astrolabium planum di Pietro D’Abano • L’opera dell'astrologo veneto Pietro D'Abano (1251-1315), (stampata per la prima volta nel 1488) attinge ad una traduzione francese del 1273, della traduzione ebraica realizzata in Spagna 1167 del testo di Abu Ma’šar
Decani dell’Ariete, Giovanni Angelo, Astrolabium planum, Giunta, Venezia 1502
La Fortuna della sphaera barbarica l’Astrolabium planum di Pietro D’Abano •
Abu Ma’šar
•
Traduzione ebraica di Aben Ezra, Spagna 1167
•
Traduzione francese del 1273 dell’ebreo Hagins a Malines
•
Pietro D’Abano I decani dell’arieteGiovanni Angelo, Astrolabium planum, Giunta, Venezia 1502
La Fortuna della sphaera barbarica l’Astrolabium planum di Pietro D’Abano
• l’Astrolabium planum di Pietro D’Abano è poi alla base del grande salone della ragione di Padova Padova Palazzo della Ragione, rifacimenti di affreschi giotteschi del 1430
La Fortuna della sphaera barbarica l’Astrolabium planum di Pietro D’Abano
• Il testo di Abu Ma’sar è alla base del palazzo Schifanoia a Ferrara
Padova Palazzo della Ragione, rifacimenti di affreschi giotteschi del 1430
Storia sorprendente degli dei planetari Alcuni esempi: • Mercurio • Giove • Ercole • Perseo
Mercurio
Furio Dionisio Filocalo, Calendario del 354 d. C. Biblioteca Vaticana (copia del XVII sec.)
Mercurio
Tarocchi del Mantegna 1465
Ciriaco D’Ancona
Mercurio
Vulcano, Plutone, Bacco,Mercurio/Anubi Rabano Mauro, De rerum Naturis Montecassino
Mercurio
Calendario dell’anno 1446 ambito tedesco 1446
Mercurio
• Mercurio con un fiore, simbolo dlel’eloquenza • Christine de Pisan, L'Epître d'Othéa. ……. • Francia (Paris); 1410-1411
Apollo
• Apollo con la cetra, • Christine de Pisan, L'Epître d'Othéa. ……. • Francia (Paris); 1410-1411
Bacco
• Bacco e il vino, • Christine de Pisan, L'Epître d'Othéa. ……. • Francia (Paris); 1410-1411
Giove
• Giove • Christine de Pisan, L'Epître d'Othéa. ……. • Francia (Paris); 1410-1411
Orfeo
• Mercurio con un fiore, simbolo dlel’eloquenza • Christine de Pisan, L'Epître d'Othéa. ……. • Francia (Paris); 1410-1411
Ettore • Ettore si prepara ad andare in battaglia • Christine de Pisan, L'Epître d'Othéa. ……. • Francia (Paris); 1410-1411
Christine de Pisan • Christine de Pisan
offre il suo libro a Luigi d’Orleans • Christine de Pisan, L'Epître d'Othéa. ……. • Francia (Paris); 1410-1411
Venere • Venere con lo specchio che nuota • Mercurio, con piedi alati, gallo e flagello, flail and cock; • Le Breviari d'Amors Ermengau, Matfre • Sud della Francia; inizio del XIV sec.
Mercurio
• Rappresentazioni occidentali • Rappresentazioni orientali
Mercurio • British library • Mercurio,con con vergine e gemelli • Jafar ibn Muhammad [Abu Mashar], Liber Astrologiae: traduzione latina • II metà del XIV sec.
Mercurio
Michele Scoto, Ordo stellarum fixarum, Monaco, Bayerische Bibliothek (1395)
Mercurio
Padova, palazzo della Ragione, Affreschi giotteschi ripristinati da Nicolo' Miretto e Stefano da Ferrara (1420)
Mercurio • British library • Mercurio,con con vergine e gemelli Speculum Humane Salvationis Ambito tedesco 1379
Mercurio
Andalò di Negro , Introductorius XIV sec. Londra British Library
Mercurio
• Manoscritto dei primi del XVI sec. • Al-Qazvini, Aja'ib almakhluqat (Le meraviglie del creato). • Illustratore Zakariyya ibn Muhammad • Da Herat, 1503-1504
Mercurio
XVI sec. manoscritto of Acaib ulmahlukat, tradotto da Sururi dall’arabo 'Aja'ib almakhluqat (Le nemeraviglie del creato) di al-Qazvini. Turchia, XVI sec.
Schema dell’intellettuale
Antonello da Messina, S. Girolamo nel suo studiolo
Mercurio • Rapporti con il dio babilonese Nabu, il dotto protettore degli scribi e patrono dell’astronomia. • Talvolta la figura muta ulteriormente e si veste di abiti clericali, da vescovo e si confonde con l’iconografia orientale di Giove connessa con quella dei Dio Marduk, il grande giudice
Roma Biblioteca vaticana XV sec.
Mercurio
Michele Scoto, Ordo stellarum fixarum, Monaco, Bayerische Bibliothek (1392)
Mercurio
Qazwini, Le meraviglie del creato, Parigi, Coll. Anet XIV sec.
Mercurio
Michele Scoto, Ordo stellarum fixarum, Monaco, Bayerische Bibliothek (1392)
Giove
Leopoldi compilatio ducatus Austriae (1489)
Mercurio • Nuova iconografia derivata da divinità babilonesi completamente diverse da quelle classiche. • Gli arabi ereditano questa tradizione e la diffondono in occidente. • Particolarmente importante il ruolo della Sicilia (Michele Scoto) per la diffusione in Occidente. • Come avviene questa trasmissione agli Arabi?
Mercurio
Qazwini, Le meraviglie del creato, Vienna nationalBibliothek ms. arab. (1438)
De sphaera Mundi, Biblioteca estense di Modena, Sec. XV miniature di Cristoforo de Predis
Qazwini, Le meraviglie del creato, Vienna nationalBibliothek ms. arab. (1438)
Furio Dionisio Filocalo, Calendario del 354 d. C. Biblioteca Vaticana (copia del XVII sec.)
Qazwini, Le meraviglie del creato, Vienna nationalBibliothek ms. arab. (1438)
Trasmissione dei tipi babilonesi • Ipotesi di Fritz Saxl: • Le immagini degli dei babilonesi dei pianeti erano completamente scomparse dalla tradizione ellenistica • Gli arabi hanno potuto recuperare queste iconografie da un angolo morto della Mesopotamia • La comunità dei sabei di Harran.
Trasmissione dei tipi babilonesi • Ipotesi di Fritz Saxl: • La comunità di Harran aveva conservato un paganesimo antichissimo risalente ai babilonesi. • Pagani siriaci che sopravvivono nel cuore dell’era islamica • Rimasto isolato dal resto del mondo essi avevano conservato forme arcaicissime di astrolatria (culto degli astri) fino al XI secolo.
Trasmissione dei tipi babilonesi
• • • •
Ipotesi di Fritz Saxl: Culto dei sette pianeti. Templi dedicati a divinità planetarie. Ancora nel XII secolo consideravano fondatore della loro religione Hermes.
Gayat al Hakim
Molte di queste divinità mesopotamiche e dei riti collegati con il loro culto furono inglobate in un trattato composto in arabo verso il 1050 e noto come Gayat al Hakim (lo scopo del saggio) o come Picatrix.
Giove 1. Giove è in abiti da Vescovo 2. Compare con un libro
Michele Scoto, Ordo stellarum fixarum, Monaco, Bayerische Bibliothek (1395)
Giove in abiti da vescovo • Giove in abiti da vescovo • Davanti ad uno scrittoio dove spicca un libro • L’abito da vescovo non è una “cristianizzazione”, ma una ripresa precisa del testo di Magia Picatrix: • Ogni divinità astrologica è protettrice di una zona della terra, le Indie, per esempio sono poste sotto il dominio di Saturno, mentre Giove è sovrano delle zone occidentali
Saturno
Al Qazwini,Le meraviglie del creato,Vienna, National-bibliothek
Giove
Andrea Pisano e aiuti, Campanile di Giotto (1350 c.)
Saturno • Saturno con sette braccia che tiene una collana, corona, un topo , un’ascia, una vanga e un piatto • Manoscritto dei primi del XVI sec. • Al-Qazvini, Aja'ib al-makhluqat (Le meraviglie del creato). • Illustratore Zakariyya ibn Muhammad • Da Herat, 1503-1504
Giove • La Gayat (Picatrix) afferma espressamente che Giove è il patrono dei cristiani. • Chi invoca il suo soccorso deve vestirsi come lui: • Sii umile e modesto e porta l’abito dei monaci e dei cristiani, poiché egli è il patrono, fa tutto quello che fanno i cristiani e adotta il loro abbigliamento: un mantello giallo, una cintura, una croce”.
La ruota della fortuna dei pianeti
Augusta Staatbibliothek (1492)
Giove 1. Giove compare con un libro in rapporto con Marduk divinità Babilonese che sovrintende alla vita degli uomini leggendo il libro del destino Michele Scoto, Ordo stellarum fixarum, Monaco, Bayerische Bibliothek (1395)
Giove
Qazwini, Le meraviglie del creato, Monaco Bayerische Staatbibliothek (1366).
Giove
Qazwini, Le meraviglie del creato, Monaco Bayerische Staatbibliothek (Herat,
1503-1504 ).
Giove
Leopoldi compilatio ducatus Austriae (1489)
Giove
Giove e i suoi figli, Kassel, Landesbibliothek (1445)
Giove
Michele Scoto, Ordo stellarum fixarum, Monaco, Bayerische Bibliothek (1392)
Zeus Giove
De sphaera Mundi, Biblioteca estense di Modena Sec. XV miniature di Cristoforo de Predis
Zeus Giove
De sphaera Mundi, Biblioteca estense di Modena Sec. XV miniature di Cristoforo de Predis
Giove
Calendario tedesco, Monaco, Bayerische Staatbibliothek (XV sec. ).
Giove Marte
Qazwini, Le meraviglie del creato, Monaco Bayerische Staatbibliothek (1366).
Marte
Qazwini, Le meraviglie del creato, Monaco Bayerische Staatbibliothek (1366).
Marte • Marte con scimitarra e testa tagliata • Qazwini, Le meraviglie del creato, Monaco Bayerische Staatbibliothek (1503).
Giove
Qazwini, Le meraviglie del creato Cap. “Influssi di Giove” Vienna Bib. Naz.
Manoscritti Arabi • Attenzione scientifica: • Corretta posizione delle stelle • Corretta identificazione delle stelle in rapporto al catalogo di Tolomeo
• Disinteresse per gli aspetti mitologici • Disinteresse per gli aspetti formali
Perseo
Aratea, metà IX sec. Londra, British Museum
Perseo Perseo è figlio di Danae. Acrisio, il padre di Danae seppe dall’oracolo che sarebbe stato ucciso dal nipote. Chiuse dunque la figlia in una stanza senza porte né finestre. Zeus entrò come pioggia d’oro. Scoperto il bambino Acrisio fece porre in una cassa di legno madre e figlio e la fece gettare in mare. La cassa navigò fino all’isola di Serifo.
Perseo La cassa navigò fino all’isola di Serifo dove fu trovata dal pescatore Ditti, fratello del tiranno dell’isola Polidette. Perseo crebbe bellissimo e fortissimo. Un giorno durante un banchetto Polidette chiese quale regalo i suoi ospiti ritenessero degno della sua posizione. Perseo disse che il tiranno avrebbe meritato la testa della Gorgone. Polidette prese sul serio la richiesta e pretese la testa del mostro minaccianod di prendere per sé Danae
Atena e Mercurio decisero di venire in aiuto al giovane e gli consigliarono di ottenere dalle ninfe i sandali alati, la bisaccia (Kibisis) e l’elmo che rendeva trasparenti. Ermes donò una roncola d’acciaio talgiente e resistentissima. Perseo si diresse dalle Gorgoni (Steno, Euriale e Medusa). Medusa era l’unica ad essere mortale. Il collo dei tre mostri era protetto da squame e zanne simili a quelle di un cinghiale. Le loro mani erano di bronzo e le loro ali d’oro. Il loro sguardo trasformava in pietra chi le guardava.
Perseo
Atena sollevò uno scudo levigato sopra la testa di Perseo perché potesse guardare il mostro indirettamente, così Perseo, librandosi in aria, poté decapitare il mostro.Dalla testa della Gorgone uscì il cavallo Pegaso. Le due sorelle di Medusa, Steno ed Euriale, insegurono Perseo, ma l’elmo lo rendeva invisibile. Perseo mise nella kibisis la testa di Medusa e volò verso l’isola di Serifo. Nel viaggio passando per l’Etiopia vide Andromeda incatenata ad una roccia, offerta in sacrificio ad un mostro marino che infestava la regione.
Perseo
Perseo La madre di Andromeda, Cassiopea aveva infatti insultato le nereidi dicendo di essere più bella di loro. Le nereidi chiesero a Poseidone, re del mare, di punire la regina e il dio inviò un mostro marino a infestare la regione. Gli oracoli imposero al re di sacrificare Andromeda per far cessare la distruzione del paese. Perseo innamoratosi all’istante di Andromeda uccise il mostro e liberò la fanciulla.
Perseo
Aratea, metà IX sec. Londra, British Museum
Gemelli e la Vergine Le traduzioni di Arato del IX secolo, in rapporto alla rinascita carolingia mostrano immagini molto vicine a quelle antiche: Conservazione dei tipi iconografici Senso dello spazio Senso della plasticità Rapporto prospettico con lo sfondo
Aratea
Nella tradizione occidentale non si presta però attenzione alla reale posizione delle stelle e i trattati sono considerati più per i loro aspetti mitologici che non scientifici. Le immagini hanno una loro valenza narrativa, non matematica.
Perseo
Cicerone, Aratea, metà IX sec. Londra British Museum
Manoscritto Aratea di Cicerone
Il manoscritto giunse in Inghilterra probabilmente subito dopo la sua stesura nel IX secolo.
Manoscritto di Cicerone Il manoscritto miniato da un ingegnoso copista appartenne forse all’abate Lupo di Ferrières, discepolo di Rabano Mauro, uno dei filologi e letterati più importanti dell’Inghilterra dle tempo. Il manoscritto portò in Inghilterra una concezione artistica nuova in rapporto con l’antico (v. la plasticità dei volti e la resa dei corpi). Gli inglesi, pieni di ammirazione per il manoscritto ne fecero molte copie.
Perseo Manoscritto inglese di grandissima qualità eseguito da un disegnatore inglese della Scuola di Wincester. La figura è rappresentata in un movimento particolarmente energico, Ma le stelle sono solo indicate genericamente.
Aratea, circa X sec. Londra British Museum
Perseo Manoscritto inglese di grandissima qualità eseguito da un disegnatore inglese della Scuola di Wincester. Rispetto ai disegni antichi e carolingi. il disegno è inserito liberamente nel testo, senza la cornice che costituiva un importante espediente prospettico. In questo caso il disegno mantiene però una naturale plasticità e armonia.
Aratea, circa X sec. Londra British Museum
Perseo
Manoscritto inglese Perseo è modernizzato, Perso il rapporto con il modello antico.
De segnis coelis, Oxford Bodleian Library (prima metà del sec. XII)
Perseo
Cicerone, Aratea, metà IX sec. , Londra British Museum
De segnis coelis, Oxford Bodleian Library (prima metà del sec. XII)
Perseo Ma l’interesse del manoscritto è diretto ad avere un elenco completo di Illustrazioni. Il testo è una contaminazione di più testi.
De segnis coelis, Oxford Bodleian Library (prima metà del sec. XII)
Perseo
Michele Scoto, Notitia ordinum stellarum fixarum, Vienna, Bib. Naz. (1400)
Perseo
Michele Scoto, De imaginum, Vienna, Bib. Naz. (1400)
Perseo Demone con Barba: Il fiotto di sangue è frainteso e rappresentato come la barba del demone. Si ignora il mito e non si è interessati ad esso.
Sufi, Liber de locis stellarum fixarum Manoscritto arabo Parigi, Bib. Naz. (XIII sec.)
Perseo L’errore degli astronomi arabi è stato consacrato dalla nomenclatura astronomica. Oggi infatti gli astronomi chiamano la stella di Perseo Al- Gul coiè il demone.
Sufi, Liber de locis stellarum fixarum Manoscritto arabo Parigi, Bib. Naz. (XIII sec.)
Perseo Al contrario dei manoscritti occidentali, le stelle sono indicate con precisione e con dei numeri che rimandano al catalogo di Tolomeo, per permettere l’identificazione delle singole stelle e la loro misurazione.
Sufi, Londra British Museum
Perseo Veste semplificata Spada al posto del falcetto Nessun sandalo alato Demone con barba
Sufi, Liber de locis stellarum fixarum Leningrado
Perseo Interessante il caso di questo manoscritto occidentale, copiato da un copista dell’Italia meridionale. Stelle numerate e collegate con un elenco. Sorprendentemente la testa di Medusa ha tratti orientali ed ha la barba.
Sufi, Liber de locis stellarum fixarum, Parigi, Bib. Naz. XIII sec.
Perseo Il copista non esita a copiare l’immagine senza porsi il problema del significato dei simboli
Sufi, Liber de locis stellarum fixarum Parigi, Bib. Naz. XIII sec.
Perseo
Aratus di Cicerone England [Winchester?]; secondo quarto del sec. XI
Perseo
Dürer, Carta celeste del 1515
Perseo
Arato, Fenomena 1554
Ercole
Ercole
Catalogo di Sufi Bib. Naz. Parigi
Ercole Disinvoltura nelle immagini, Anche se lo scrittore afferma che le stelle non si possono riprodurre in modo approssimativo Astronomica di Igino, Sec. XII, Baltimora, Walters Art Gallery
Ercole
De segnis coelis, Oxford Bodleian Library (prima metà del sec. XII)
Ercole Le immagini sono ancora generiche, ma nel testo si introducono informazioni più dettagliate sulle stelle e parti nuove, che però non hanno illustrazioni
Opusculum de ratione spherae, Oxford, Metà XII sec.
Ercole
Ercole (Engonasin)
Da al-Qazvini, 'Aja'ib almakhluqat (Le meraviglie dle creato) Herat, 1503-1504
Ercole
Albrecht Durer, Imagines coeli Septentrionales cum duodecim imaginibus zodiaci, Norimberga 1515
• •
Igino, esemplare Bib. Nazionale Firenze, 1510
Ercole
• Grotius, Aratea 1600
Ercole
Il De le stelle fisse di Alessandro Piccolomini, Venezia 1540
Ercole Joanne Paulo Gallucio
Theatrum mundi et temporis , Venezia 1588 Nel libro V sono raffigurate le quarantotto costellazioni in altrettante tavole indipendenti. La novità è rappresentata dalle coordinate latitudinali e longitudinali, i dati delle quali sono ripresi dal De Revolutionibus di Copernico, che appaiono ai bordi e al centro delle tavole alle quali sono riferite le posizioni molto precise delle stelle suddivise in quattro magnitudini.
Iohann Bayer Uranometria, Augusta 1603
Ercole
Catalogo di Sufi Bib. Naz. Parigi
Ercole
Albrecht Durer, Imagines coeli Septentrionales cum duodecim imaginibus zodiaci, Norimberga 1515
Carta del cielo di Dürer • Carta dei due emisferi del 1515 • commissionata da Johannes Stabius, • progettata dall’astronomo Conrad Heinfogel • disegnata da Dürer • Con la carta termina l’opera di deorientalizzazione, e il recupero degli dei classici
Carta del cielo di Dürer 1515 Albrecht Durer, Imagines coeli Septentrionales cum duodecim imaginibus zodiaci, Norimberga 1515
Carta del cielo di Dürer 1515
Fonti di Dürer 1420 • Konrad von Dyffenbach tracciò una carta del cielo molto dettagliata
• 1435 • due carte disegnate da un allievo dell’astronomo viennese Johan von Gmunden ora alla Biblioteca Nazionale di Vienna
Fonti di Dürer
Carta del cielo (emisfero Nord) allievo di Johan von
Gmunden
Allievo di Johan von Gmunden
L'origine di questa carta manoscritta, databile intorno al 1435, di proprietà della Biblioteca Nazionale Austriaca di Vienna, è sconosciuta. Riproduce in proiezione convessa le costellazioni boreali e zodiacali tolemaiche riportando anche il numero di classificazione stellare dell'Almagesto, le stelle sono disegnate in proiezione eclittica. L'eclittica è suddivisa in spicchi di 30 gradi, la cui alternanza è messa in evidenza dal colore delle tacche, prima il nero e poi il rosso; curiosamente il computo dei gradi all'interno degli spicchi è cadenzato da una non comune progressione di sei in sei.
Allievo di Johan von Gmunden
La carta è stata elaborata con molta precisione e rigore e si allontana fortemente in quanto a contenuto scientifico dai disegni delle costellazioni che corredano i testi delle Aratee e delle Favole di Igino del periodo, tanto da poterla considerare la capostipite di tutte le carte scientifiche successive. Anticipa di più di settant'anni la tavola del Durer del 1515 e rispetto a questa , generalmente considerata come il prototipo delle carte celesti, fornisce più informazioni riportando la proiezione del polo nord, del circolo boreale e una parte di quello aeuatoriale.
Fonti di Dürer
Carta del cielo (emisfero sud) Allievo di
Johan von Gmunden
Carta di Dürer • Recupero • sia della scientificità e precisione nella identificazione e calcolo delle distanze tra le stelle proprie dei testi Arabi • Sia della forma classica
Dürer
Sufi
Carta di von Gmunden
Carte stellari
Uranometria di Johann Bayer 1603
Carte stellari
Andreas Cellarius, Harmonia Macrocosmica,Amsterdam,1661
Julius Schiller
Coelum Stellatum Christianum, Augusta 1627
Tipologie di immagini • Immagini derivate da modelli figurativi (copie) • Figure legate alla tradizione classica, fino al XIII • Figure mediate dagli Arabi • trattato archeologico mitologico di Michele Scotto composto in Sicilia tra il 1243-1250
• Immagini derivate da testi (ricostruzioni)
Immagini derivate da testi (ricostruzioni) • Errori interpretativi derivati da errate interpretazioni lessicali Alcuni esempi:
• Giove • Mercurio • Plutone
Giove
Qazwini, Le meraviglie del creato Cap. “Influssi di Giove” Vienna Bib. Naz.
Giove “Si prenda un pezzo di cristallo di giovedì, quando la Luna guarda propizia dalla costellazione del Sagittario, e nella prima o seconda ora del giorno si faccia l’immagine di un uomo seduto su un’aquila con una spada in Mano….” Nasr m 1) tagliente, spada tagliente 2) verga 3) membro virile
Mercurio
Qazwini, Le meraviglie del creato Vienna Bib. Naz.
Mercurio
Qazwini, Le meraviglie del creato, Vienna nationalBibliothek ms. arab. 1438
Plutone • Confusione • tra “Orca” = Orcio “Orcus” = Il Regno dei Morti
Mercurio
Vulcano, Plutone, Bacco,Mercurio/Anubi Rabano Mauro, De rerum Naturis Montecassino (XI sec.)
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