Method for Slide Guitar Bottleneck
March 10, 2017 | Author: colva0 | Category: N/A
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Sandro Agostini, Slide & Bottleneck All rights reserved © 2013 by Sandro Agostini – sandroago.afmusic.it Progetto grafico e impaginazione: Sandro Agostini Tutti i diritti riservati. Ogni riproduzione e/o utilizzazione non autorizzata verrà perseguita a norma di leggi civili e penali. All rights reserved.
Lo Slide Suonare con il bottleneck cambia radicalmente la nostra filosofia di approccio allo strumento, si abbandona la sicurezza dei tasti per avventurarsi in un viaggio verso la nota “pensata e cercata” che dipenderà soprattutto dal nostro “feel” e dal nostro orecchio musicale. Superato l’impatto iniziale, la sensazione di suonare in libertà assoluta ci aiuterà a suonare quello che la nostra “anima” esprime istintivamente e ad acquisire un orecchio musicale straordinario in un mondo di sensazioni e di suoni insospettabili. Sandro Agostini
Sommario YOUTUBE's tracks
Slide - le origini
PAGINA
7 ……………………………………………………………………..…………………. …………………………………………………
Gli Strumenti
9 …………….…………………………………………………………..…………………. ………………………………………………… Le chitarre resofoniche 10 …………………………………………………………….……….. La chitarra elettrica 12 …………………………………………………………….………..
Impostazione Lo strumento Le accordaure aperte Scegliere un bottleneck La mano destra La mano sinistra Intonazione dello slide
Legenda
14 …………………………………………………………….……….. 14 …………………………………………………………….……….. 15 …………………………………………………………….……….. 17 …………………………………………………………….……….. 18 …………………………………………………………….……….. 19 …………………………………………………………….………..
……………………………………………………………………..…………………. 20
Esercizi su corde singole
Track 1 21 …………………………………………………………….……….. ………………………………………………… Track 2 22 …………………………………………………………….……….. ………………………………………………… Track 3 23 …………………………………………………………….……….. ………………………………………………… …………………………………………………………….……….. Track 4 ………………………………………………… 24 Track 5 25 …………………………………………………………….……….. …………………………………………………
Exsercise 1 Exsercise 2 Exsercise 3 Exsercise 4 Exsercise 5
Esercizi" freeware "
Track 6 26 …………………………………………………………….……….. ………………………………………………… Track 7 28 …………………………………………………………….……….. …………………………………………………
Limelight Lucignolo
Utilizzare i files didattici in YOUTUBE Ringraziamenti
29 …………….……………………………………………………
……………………………………………………………………..…………………. …………….…………………………………………………………..…………… …………….…………………………………………………… 30
Esercizi disponibili nella versione a pagamento :www.lulu.com/spotlight/SandroAgostini YOUTUBE's tracks
Memorizzazione degli accordi Grafiche Open A e Open G Grafiche Open E e Open D Exsercise 6 Exsercise 7 Exsercise 8 Exsercise 9
PAGINA
26 …………….…………………………………………………………..…………… 28 …………………………………………………………….……….. 29 …………………………………………………………….……….. Track 6 30 …………………………………………………………….……….. ………………………………………………… Track 7 31 …………………………………………………………….……….. ………………………………………………… Track 8 32 …………………………………………………………….……….. ………………………………………………… Track 9 33 …………………………………………………………….……….. …………………………………………………
Esercizi in polifonia Exsercise 10 (preparazione a Frère Jacques) Exsercise 11 (Frère Jacques) Exsercise 12 (Amazing Grace)
Track 10 Track 11 Track 12
34 ………………………………………………… 35 ………………………………………………… 36 …………………………………………………
Utilizzo del basso continuo
38 …………….…………………………………………………………..…………… 39 Exsercise 13 (Delta Foots) Track 13 ………………………………………………… Exsercise 14 (Delta Beginning) Track 14 40 ………………………………………………… Exsercise 15 (When the Saints go marchin' in) Track 15 42 …………………………………………………
Memorizzazione delle scale La scala pentatonica La scala maggiore Inserimento delle "blue notes" Exsercise 16 (Waves)
44 …………………………………………………………….……….. 46 …………………………………………………………….……….. 47 …………………………………………………………….……….. Tracks 16 -17 (backing track) 48 …………………………………………………………….………..
Exsercise 17 (Aloha 'Oe) Relazioni tra Open D/E e Open G/A Exsercise 18 (Aloha 'Oe ritornello in Open E)
Track 18 Track 19
52 ………………………………………………… 54 ………………………………………………… 55 …………………………………………………
Exsercise 19 (Greensleeves) Exsercise 20 (preparazione a Sunday 1°) Exsercise 21 (preparazione a Sunday 2°) Exsercise 22 (Sunday)
Track 20 Track 21 Track 22 Track 23
56 ………………………………………………… 58 ………………………………………………… 59 ………………………………………………… 60 …………………………………………………
Esercizi in ritmica stoppata
Track 24 62 Exsercise 23 (Antonio) ……………………………………. ………………………………………………… Track 25 64 …………………………..………….. ………………………………………………… Exsercise 24 (Atlanta blues) Exsercise 25 (Traditional Scottish Song)
Gli accordi dietro il bottleneck Exsercise 26 (Retrò) Exsercise 27 (Baby) Exsercise 28 (White Christmas)
Lo Slide in accordatura standard Exsercise 29 (Jamaica) Exsercise 30 (Italietta)
Lo Slide e i colori dell'Oriente Exsercise 31 (Tuareg)
66 …………………………………………………
67 …………….…………………………………………………………..…………… Track 27 69 …………………………………………………………….……….. ………………………………………………… Track 28 70 …………………………………………………………….……….. ………………………………………………… Track 29 72 …………………………………………………………….……….. …………………………………………………
74 …………….…………………………………………………… Tracks 30 -31 (backing track) 75 …………………………………………………………….……….. Tracks 32 -33 (backing track) 76 …………………………………………………………….………..
78 …………….…………………………………………………… Tracks 34 -35 (backing track) 80 …………………………………………………………….………..
Utilizzare i files didattici in YOUTUBE Ringraziamenti
Tracks 26
83 …………….……………………………………………………
84 ……………………………………………………………………..…………………. …………….…………………………………………………………..…………… …………….……………………………………………………
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Slide - Le origini Il primo riferimento storico dell’utilizzo di questa tecnica viene dall’India: la “vichitra vina” è un cordofono indiano realizzato con un manico senza tasti poggiato su due zucche svuotate che fungono da casse di risonanza (la tradizione musicale indiana suddivide ogni ottava in 22 note anziché 12 come nella scala occidentale) . La vina è considerata uno tra i più antichi strumenti indiani. Il suo nome deriva da un’arpa dell’antico Egitto, il bin (nome poi alterato in vina), ha sette corde (quattro da tocco e tre che si allungano sulla parte sinistra del manico). Le corde non sono pizzicate da un plettro ma dalle unghie del musicista che vengono lasciate crescere molto lunghe. Si Vichitra Vina suona inginocchiati davanti allo strumento che è mantenuto in posizione orizzontale, facendo scorrere sulle corde una sfera di vetro o di pietra tenuta dalla mano sinistra allo stesso modo della barra d’acciaio utilizzata per suonare la moderna “lap steel”, qui ovviamente le analogie si fermano, la sonorità della vina è particolarissima ed è tuttora utilizzata dai musicisti della tradizione musicale indiana.
Lo slide e le Hawaii Quando si parla di queste bellissime isole che ci fanno subito pensare a vacanze ideali, la musica di sottofondo che immaginiamo ha un suono di chitarra languido e caratteristico che chiamiamo “chitarra hawaiiana”, un’immagine un po’ stereotipata che ricorda la nostra italianissima di “pizza tamburello e mandolino” cara a un certo turismo straniero.
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In realtà quella che immaginiamo una musica tipica locale si è diffusa alla fine dell’800 con la scoperta da parte dei nativi della chitarra, strumento importato da portoghesi, spagnoli e messicani. Gli abitanti delle Hawaii sono molto dotati musicalmente per la tradizione diffusa del canto corale, le antiche forme musicali erano tramandate oralmente di generazione in generazione. Attraverso i testi degli antichi canti tradizionali, è stato possibile apprendere molto della storia hawaiiana, solo più tardi compaiono brani dedicati alle bellezze della natura. Joseph Kekuku
Pare che lo studente Joseph Kekuku nel 1894, suonando contemporaneamente chitarra e pettine avvolto nella carta, facesse cadere accidentalmente il pettine sulle corde. Scivolando sul manico l’oggetto produsse il classico suono che conosciamo. Kekuku intuì le nuove possibilità esecutive di questo suono scivolato (slide) e fece sua questa tecnica che da allora si diffuse nelle isole utilizzando per eseguire e ottenere lo slide gli oggetti più disparati : anelli, tubi, coltelli, sbarrette d’acciaio .
In seguito, Kekuku trasferitosi nel continente americano a Los Angeles aiutò lo stile hawaiiano a espandersi, insegnando la tecnica esecutiva a vari studenti, uno dei quali Myrtle Stumpf, realizzò per la prima volta un metodo per imparare questa tecnica intitolato: “Original Hawaiian Method for the Steel Guitar”. Nasceva così la “steel guitar” dalla barretta (steel) fatta scivolare (slide) sulle corde, da qui il nome di slide dato a questa tecnica. Nel 1893, nelle isole un gruppo di cittadini di origine straniera imprigionò la regina Lydia Liluokalani e offrì le Hawaii agli Stati Uniti, probabilmente allo scopo di ridurre i dazi americani sullo zucchero esportato in quantità. La regina abdicò, tuttavia gli Stati Uniti dichiararono la rivoluzione illegale e rifiutarono l’offerta. I rivoluzionari fondarono quindi la repubblica delle Hawaii. Nel 1896, dopo la guerra degli Stati Uniti contro la Spagna, grazie alla quale l’America ottenne le Filippine e Porto Rico, il governo della Repubblica delle Hawaii offrì nuovamente la sua adesione agli Stati Uniti. Questa volta l’offerta fu accettata, le isole divennero il Territorio delle Hawaii. La musica americana sbarca quindi nell’isola, è il momento del “tempo stracciato” il ragtime, un genere musicale che si adatta perfettamente al nuovo strumento e alle accordature aperte che facilitano un
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uso pianistico della chitarra e i nativi fanno loro i nuovi schemi musicali diventando rapidamente dei virtuosi di questa musica. Lo strumento utilizzato non era altro che una normale chitarra con corde d’acciaio e con un’action (la distanza delle corde dal manico) aumentata per evitare che la steelbar urtasse la tastiera. Le accordature utilizzate erano principalmente: Maggiore (DGDGBD), Wahine (GDF#BDE) e Manua Loa (DGDDGD). Le string band hawaiiane sbarcarono negli USA e conquistano con il loro virtuosismo il continente americano, in particolare Frank Ferera si esibì nel 1902 con la sua band in occasione della Panama Pacific Exposition e come lui, si affermarono altri artisti come Sol Hoopii, Jim and Bob Pauole Holstein (The Genial Hawaiians) che furono protagonisti di numerosissime registrazioni messe in onda nel 1930 alla radio di Chicago.
Gli Strumenti L’hawaiian steel string guitar più conosciuta come chitarra Weissenborn, fu inventata da Chris Knutsen ed esposta per la prima volta nel 1909 su progetto probabilmente suggerito da Kekuku o da un altro musicista hawaiiano all’Ayp, la Fiera di Seattle. Lo strumento deve la sua esistenza Chris Knutsen all’introduzione delle corde in acciaio “steel”, e va suonato in posizione “lap” (disteso orizzontalmente sulle ginocchia). Sembra che l’utilizzo della chitarra tradizionale in posizione orizzontale stimolò l’invenzione dell’hawaiian steel string guitar abbinandola alla musica hawaiiana. La chitarra fu resa comunque famosa da Herrmann Weissenborn, liutaio di origine tedesca che dal 1914 al 1936 guidò una produzione considerevole di questi strumenti fino all’introduzione delle chitarre resofoniche (con Chitarra Weissenborn risonatore) o Dobro, superiori per il maggior volume, non certo per la timbrica che nella chitarra Weissenborn è molto apprezzata.
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Le Chitarre Resofoniche Nei primi anni 20 entra in scena un nuovo strumento innovativo che risolve un grosso problema delle chitarre costruite con il tradizionale sistema delle incatenature di derivazione spagnola : il volume di emissione del suono. In America un liutaio di origine cecoslovacca Jhon Dopyera introduce il sistema dei risonatori (lo stesso dei diaframmi degli altoparlanti) inseriti nella cassa della Tricone chitarra, il primo modello realizzato presenta un elemento a forma di T che trasmette il suono a tre risonatori conici in alluminio con un diametro di circa 15 centimetri, due per le frequenze basse e uno per gli acuti, alloggiati sulla tavola anch’essa metallica come tutta la cassa. Il sistema fa vibrare intensamente l’aria nella cassa e il suono è emesso da una griglia ai due lati della tastiera e da tre aperture in corrispondenza dei risonatori. Dal 1927 Dopyera con i fratelli Rudy e Ed fondarono la società National assieme a George Beauchamp che fornì i capitali indispensabili per l’acquisto dei torni e delle attrezzature per lo stampaggio delle casse iniziando la produzione in serie di questo strumento con il nome di Tricone. Oltre ad un maggiore volume la Tricone presentava un sustain considerevole e un aspetto moderno che fece la sua fortuna. Bisquit
In seguito, si aggiunge un nuovo progetto resofonico alla fortunata produzione della National. La nuova chitarra utilizza questa volta un unico risonatore di diametro più grande (circa 24 centimetri). Il cono è bloccato da uno spessore di legno, per la maggior parte di acero che per la sua durezza e consistenza garantisce stabilità all’ancoraggio, la cui forma ricorda un biscotto, infatti, è “Biscuit” il nome di questo nuovo modello. Il suono esce da due buche a forma di f ai lati della cassa e da una griglia posta sopra al risonatore, la cassa è sempre metallica.
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Nel 1928 nascono contrasti ai vertici della National tra i fratelli Dopyera e George Beauchamp. I fratelli decidono di lasciare la società e fondano la Dobro, da DOpyera BROthers. Non potendo utilizzare il progetto originario ancora di proprietà National, il nuovo modello di chitarra è modificato e si riduce a un solo risonatore concavo e conico che ha al centro un altro cono convesso e più piccolo. Il suono è trasmesso al sistema risonante da una struttura metallica fatta a forma di tela di ragno, il nuovo modello si chiama, infatti, Spider. La cassa della nuova Dobro è in legno mancando i complessi macchinari necessari per la realizzazione delle casse Dobro spider metalliche. Queste caratteristiche conferiscono comunque alla Spider una sonorità particolare e caratteristica molto apprezzata dai musicisti (sottoscritto compreso). Il suono esce da due griglie circolari ai lati della cassa e da una più grande posta sopra ai due coni sovrapposti.
Due popoli… due storie e due anime molto diverse… lo slide è stato nelle mani, oltre che dei musicisti hawaiiani con le loro sonorità solari, anche in quelle del “popolo del blues”, gli ex schiavi delle piantagioni di cotone. Dalla Lousiana, dal Mississippi e dagli altri stati del sud degli USA, lo slide è il cavallo di battaglia di bluesman come Son House, Robert Johnson, Tampa Red, Elmore James, Charley Patton e molti altri che ci hanno lasciato la loro musica indimenticabile. La resofonica ha sicuramente aumentato il volume della chitarra, ma la presenza sonora di strumenti come il sax o la tromba è ancora lontana, è il momento della chitarra elettrica.
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La Chitarra Elettrica Fu Lloyd Loar, il progettista della Gibson dal 1920 al 1924 che iniziò i primi esperimenti utilizzando rilevatori in prossimità delle corde. Il concetto di chitarra elettrica deve però molto alla genialità di Adolph Rickenbacker, la sua creazione fu un solenoide (un avvolgimento di filo di rame) avvolto attorno a un materiale magnetico che genera per induzione un campo magnetico sulle corde d’acciaio della chitarra. Nel 1931 Rickenbacker realizzò il primo pick-up elettromagnetico in grado di trasformare le vibrazioni delle corde in impulsi di tipo elettrico e iniziò ad applicarlo ai normali strumenti acustici, creando una chitarra hawaiiana elettrica chiamata frying pan guitar in due modelli (A22 e A25) soprannominata “la padella”. Frying pan guitar
Gibson ES 150 La primissima chitarra elettrica prodotta in serie fu una Gibson che nel 1935 iniziò la produzione del modello ES 150, una chitarra con cassa e aperture a “f” sulla tavola dotata di un unico pick-up. Questa caratteristica cambiò radicalmente il ruolo della chitarra che si affermò, dapprima timidamente, poi con sempre maggiore incisività in tutti i generi musicali per l’estrema versatilità del suo utilizzo e della gamma sonora che offriva, grazie all’amplificazione elettronica che consentiva volumi di tutto rispetto. Il nuovo strumento si affermò anche tra i cultori dello slide, le chitarre orizzontali (lap steel) in particolare si arricchirono di nuovi modelli e possibilità, con 10 corde e doppi strumenti per sfruttare contemporaneamente più accordature aperte. Il “country” è il genere musicale dove questi strumenti sono tutt’ora in primissimo piano, tuttavia anche artisti pop la hanno utilizzata con grande originalità : ascoltate ad esempio la bellissima “You and I” degli Yes dove Steve Howe
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inizia con un’intro alla lap steel di grande effetto per non parlare dei soli di David Gilmour dei Pink Floyd. Fa anche il suo ingresso un nuovo strumento : la pedal steel guitar; la principale differenza è la presenza dei pedali. Lo strumento è suonato (in parte) con lo slide che si definisce “tone bar“. La pedal steel guitar consente un numero illimitato di accordi e inversioni, grazie ad un sistema di pedali e leve azionabili con le ginocchia (knee levers) che alterano meccanicamente l’intonazione delle corde.
pedal steel guitar
La chitarra elettrica grazie al superamento del problema del volume, consente di utilizzare la tecnica slide in qualsiasi formazione musicale, in particolare le sonorità possono essere più aggressive e con una gamma timbrica più estesa. Grandi chitarristi nell’ambito rock e blues, ma non solo, la utilizzarono e la utilizzano tutt’ora, in particolare Eric Clapton e Duane Almann nel periodo di Derek and the Dominos, Jimmy Page (Led Zeppelin), Johnny Winter, Derek Trucks solo per citarne alcuni, ogni chitarra elettrica è utilizzabile per suonare in stile slide e vengono tutt’ora usate sia le accordature aperte che l’accordatura standard. Le vecchie chitarre acustiche, la chitarra Weissenborn e le resofoniche sono tutt’altro che estinte e dimenticate, amplificate in varie forme (la resofonica in particolare credo sia uno degli strumenti più difficili da amplificare fedelmente) sono tutt’ora utilizzate da bluesman e musicisti di tutto il mondo che le apprezzano per il loro suono naturale e insostituibile; alcuni nomi tra i tanti anzi tantissimi musicisti che le imbracciano tutt’ora : il nostro Alex Britti, Eric Sardinas, Bob Brozman virtuoso delle resofoniche e Ben Harper che suona spesso una Weissenborn.
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Lo Strumento Che chitarra utilizzare per lo slide? Le caratteriste principali sono due: L’action (la distanza delle corde dalla tastiera) deve essere leggermente più alta del normale per consentire al bottleneck una giusta pressione sulle corde senza toccare i tasti sottostanti:
Le corde devono avere una tensione maggiore: per l’elettrica, per le accordature Open D e Open G che presentano tensioni inferiori, utilizzate mute 012 sostituendo la 1° e la 2° corda con spessori superiori di 001 (da 012 a 013 e così via), per l’acustica montate mute 013 con le stesse maggiorazioni sulla 1° e la 2° corda. Per le accordature più tese come Open E o Open A, utilizzate per l’elettrica le mute 011 e per l’acustica le 012 con le stesse maggiorazioni alla 1° e 2° corda, lasciate inalterata l’accordatura standard (i banding sarebbero difficili e faticosi) e utilizzate in questo caso un bottleneck più leggero, in vetro preferibilmente, aiuterà a dosare meglio la pressione negli slide. L’accordatura è l’altro elemento essenziale per suonare slide, le accordature utilizzate preferibilmente, ma non necessariamente come vedremo, per questa tecnica si definiscono “accordature aperte”.
Le accordature aperte L’accordatura aperta sfrutta, infatti, al meglio le potenzialità del bottleneck, di seguito riporto le tabelle delle principali accordature utilizzate: Famiglie di E Maggiore (Open E) e D Maggiore (Open D) Corda
E Maggiore
D Maggiore
D Minore
D SUS
6
E
D
D
D
5
B
A
A
A
4
E
D
D
D
3
G#
F#
F
G
2
B
A
A
A
1
E
D
D
D
15
Famiglie di A Maggiore ( Open A ) e G maggiore ( Open G ) Corda
A Maggiore
G Maggiore
G Minore
G SUS
G ADD 9
6 5 4 3 2 1
E A E A C E
D G D G B D
D G D G Bb D
D G D G C D
D G D G A D
Scegliere un Bottleneck Il termine significa “collo di bottiglia”,ma difficilmente infileremo un vero collo di bottiglia al dito, sono disponibili in commercio molti tipi di slide (nome comunemente usato per il bottleneck) in tutte le misure e realizzati in materiali diversi. Scegliere un bottleneck è un po’ come cercare un capo d‘abbigliamento, la taglia è fondamentale, deve entrare nel dito ( mignolo o altro che sia ) senza stringere troppo e senza essere troppo largo, deve scendere e avvolgere il vostro dito fino alla base o fino alla 1° falange.
Il materiale è altrettanto importante :
L’acciaio inox cromato ; è molto comodo e scorrevole sulle corde, ha un attacco immediato senza troppo “sustain”, tende a enfatizzare le frequenze alte, attenzione che l’interno sia inox, la ruggine è sgradevole da sentire a contatto con le dita.
L’ottone è molto risonante e più morbido e caldo sulle corde, ha una scorrevolezza minore e si ossida facilmente se non utilizzato.
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Il rame è caldo e morbido e privilegia le frequenze medie, essendo un metallo tenero scorre con difficoltà se ossidato, è opportuno mantenerlo privo di ossido e accuratamente pulito, è molto leggero e gradevole da “indossare”.
Il vetro è tradizionalmente il materiale più usato, ha un suono morbido con molto sustain e con peso contenuto, lo spessore è importante per ottenere un buon suono, particolarmente adatto per l’acustica ha il difetto di essere fragile e rompersi con facilità. Il pirex ha le stesse caratteristiche del vetro con un pò meno risonanza e fragilità.
La ceramica vetrificata è forse lo slide ideale, leggera e porosa all’interno, è gradevole da indossare in particolare d’estate e ha un sustain lunghissimo, purtroppo richiede una lavorazione costosa ed è fragile.
La forma del bottleneck è solitamente perfettamente cilindrica o più larga verso l’esterno per tastiere con profilo convesso, ogni forma va verificata e provata “sul campo”, ogni materiale utilizzato da risposte timbriche differenti e più il bottleneck sarà pesante e consistente maggiore sarà il “sustain” delle note. La misura che sceglieremo dovrà garantirci di poter calzare lo slide senza difficoltà e senza laschi eccessivi, anche il peso dovrà essere equilibrato per consentire un buon sustain ma anche agilità alla mano e la lunghezza dovrà permetterci di coprire tutte le sei corde. La sperimentazione di molti slide vi aiuterà a trovare il “vostro bottleneck”, ogni mano ha caratteristiche diverse e lo slide deve adattarsi comodamente alle vostre dita….. a proposito, dove calzare il bottleneck ? La regola è libera e aperta ad ogni sperimentazione, io consiglio per un uso completo delle altre dita di infilarlo nel mignolo, in questo modo sono possibili molte tecniche di costruzione di accordi e scale con le dita libere.
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La Mano Destra L’importanza della mano destra è spesso sottovalutata ma è fondamentale per ottenere suoni puliti e di buona qualità. Le tecniche fondamentali : Il plettro Il plettro va tenuto tra l’indice e il medio, possibilmente dovrebbe sporgere poco per consentire interventi sia con la punta del plettro che con il dito e il plettro contemporaneamente usati come una “pinzetta” o per produrre un doppio attacco alla nota. Questa tecnica consente di controllare meglio la vibrazione della corda e degli armonici prodotti colorando la timbrica Per eliminare le vibrazioni residue e generare una nota con attacco definito il suono va stoppato con il palmo della mano ( palm muting ) o con le stesse dita che reggono il plettro.
Le dita Le dita sono posizionate una per corda, nell’esecuzione dei fraseggi utilizzeremo un dito per volta consentendo di far vibrare una sola corda anche se suoniamo sulle corde centrali. Le altre dita “sordinano” le corde attigue. Tecnica mista Consiste nell’uso contemporaneo del plettro e delle dita (medio e anulare) difficile da acquisire ma
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efficacissima nelle esecuzioni polifoniche per la resa timbrica del plettro che è diversa e più calda dell’unghia finta che si applica al pollice. Strappato e percussione
Consiste in uno strappo verso l’esterno sulle corde con la mano destra che ricade sui tasti generando un effetto percussivo.
La Mano Sinistra La mano sinistra è fondamentale per ottenere il vibrato, la sensibilità che dobbiamo acquisire è diversa dalla tecnica standard che deve schiacciare decisamente sui tasti, qui al contrario è una sospensione “controllatissima” che dobbiamo allenare, il bottleneck deve essere in contatto vibrante sulla corda ma non arrivare mai a toccare i tasti, deve muoversi senza perdere il contatto della corda né il suono. Le tecniche fondamentali: Il bottleneck, in questo caso calzato al mignolo, soluzione che consiglio per la libertà che consente alle altre dita nel formare scale e accordi deve appoggiare morbidamente sulle corde. L’indice (quando è possibile) va tenuto appoggiato sulle corde dietro il bottleneck per stoppare le vibrazioni indesiderate dietro le corde causate dallo scorrimento.
La mano deve essere rilassata e scorrere morbidamente e velocemente sulla tastiera senza perdere mai il contatto con le corde ne toccare i tasti sottostanti in tensione controllata.
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Intonazione dello slide I brani seguenti servono per tarare l’intonazione dello slide. I tasti sono un riferimento visivo ma è solo il nostro orecchio e la nostra esperienza che ci aiutano a produrre note ben intonate e un vibrato di qualità. In particolare l’unisono di alcune parti del canto slide con corde a vuoto sarà un aiuto per calibrare correttamente le note. Il bottleneck per eseguire correttamente queste frasi dovrà inclinarsi per liberare i bassi e intervenire solo sulle corde interessate (vedi figura).
Iniziamo con questo intervento dello slide inclinato sulla 1° corda, scivolate senza fretta e lentamente da una nota all’altra cercando il vibrato corretto e la pulizia del suono oltre all’intonazione della nota (il vibrato è utilissimo per “correggere il tiro”).
Chitarre resofoniche
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LEGENDA L'effetto slide consiste nel far scorrere il bottleneck sui tasti della chitarra. Parecchi tipi di slide sono possibili e negli esercizi vengono utilizzati diversi simbolo grafici :
Tipo 1
La prima nota è suonata e si scorre alla seconda, che non è ripizzicata.
Tipo 2
La prima nota è suonata e si scorre alla seconda, che è ripizzicata.
Tipo 3
La nota è suonata con slide dal basso (indefinito)
Tipo 4
La nota è suonata con slide dall’alto (indefinito)
Tipo 5
La nota è suonata con slide verso il basso (indefinito)
Tipo 6
La nota è suonata con slide verso l’alto (indefinito)
:
Effetto vibrato
Nella parte inferiore del pentagramma i numeri riportati sotto le note si riferiscono alle diteggiature consigliate ( che si possono sostituire a piacere con slide ):
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Major scale on the first string Exsercise 1 - track 1
no qr p s
Music by Sandro Agostini
Open E Tuning =E =E =B =B = G# =E
1
Moderate
DDDD 4 : 4 c
4
h = 120
ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ A
A
A
A
A
#
%
&
(
suonare con l'anulare stoppando la 2° corda con
A
il medio e la 3° con l'indice
ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ
!
*
ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ
A
A
""
"#
=
A
A
A
A
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(
ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ
8
ZZZZZZZZZZZZZZZZ
A A
A A
ZZZZZZZZZZZZZZZZ &
%
#
!
=ZZZZZZZ ZZZZZZZ
"# "#
22
Major pentatonic scale on the first string Exercise 2 - track 2
no qr p s
Music by Sandro Agostini
Open E Tuning =E =E =B =B = G# =E
1
DDDD 4 : 4 c
h = 90
ZZZZZZZZZZZZZZZZZZ
A A
suonare con l'anulare stoppando la 2° corda
A A
ZZZZZZZZZZZZZZZZZZ
!
#
%
(
ZZZZ
A A
A
!
!
A
5
ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ
AA A
AA AA
E
B
12
A A
A
==
7
ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ
- - -111
"# "# "#
- - - 111- - - 111
*
( ( (
& & &
%
#
ZZZZZZ A
con il dito medio e la 1° con l'indice.
! ! !
ZZZZ %
ZZZZZZ *
23
Triads on the first string Exercise 3 - track 3
no qr p s
Music by Sandro Agostini
Open E Tuning =E =E =B =B = G# =E
1
Moderate
DDDD 4 : 4 c
A !
ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ A
Triade maggiore
A A
A
A A
ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ
!
%
(
"#
(
ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ
Triade minore
5
h = 120
FA
A A
A FA
ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ $
(
"#
(
$
%
= !
= !
24
Major pentatonic on the second string Exercise 4 - track 4 Music by Sandro Agostini
h = 90 1
stoppare la 1° corda con l'anulare e la 3° corda
DDDD 4 : 4
ZZZZZZ
B
=
B B B B
&
!
ZZZZZZ
!
c
con l'indice.
#
&
A ZZZZZZZZZZZ
A A
ZZZZZZZZZZZ
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M
5
M I
B E B A ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ A B
AA
BB
A
B
A
BB
AA
B
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*
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(
ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ A M I
10
B B B B !
#
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(
ZZZZZ B
A
ZZZZZ &
"#
E ZZZZZZZZZZZZZZZZZ A B A
B
AA AA
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"# "# "# "# "# "#
ZZZZZZZZZZZZZZZZZ
"#
P
ZZZZZZZZZ
=
ZZZZZZZZZ #
25
When the Saints go marchin'in simplified version Exercise 5 - track 5
no qr p s
Music by Traditional
Open E Tuning =E =E =B =B = G# =E
1
h = 120
=ZZZZZZ
B B B
stoppare la 2° e la 3° corda con indice e medio
DDDD 4 P : 4 c
!
%
ZZZZZZ
&
P B B B
(
!
A
6
ZZZZZ
A
ZZZZZ
"# "#
B "#
B
12
(
ZZZZZ &
A
scalare di una corda verso l'alto
A
ZZZZZZZZZZ "# "#
"# I
B ZZZZZ A
*
A
ZZZZZZZZZZ
M I
"!
A
*
M
ZZZZZ
P B B B
tornare sulle prime tre corde
P
ZZZ
( (
*
*
A
ZZZZZ
(
&
M
A A
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26
Limelight Luci della ribalta Freeware exsercise
no qr p s
Music by Charles Chaplin
Open E Tuning =E =E =B =B = G# =E
1
Moderate E
DDDD 4 : 4
h = 55
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28
Lucignolo Freeware exsercise
no qr p s
Music by Fiorenzo Carpi
= D# = A# =G
1
4
= D# = A# = D#
h
= 66
E : E E 44 c
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Gm
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ZZZ (
29
Utilizzare i files didattici in formato YOUTUBE Nel mio canale YOUTUBE troverete i video di tutte le tracce audio del testo che vi consentiranno di comprendere e verificare la correttezza dell’esecuzione degli esercizi.
Il link del canale YOUTUBE è il seguente :
http://www.youtube.com/user/sandroyoda
Nel canale sono presenti numerosi video didattici sulla tecnica slide che integrano le lezioni presenti nel testo.
30
Ringraziamenti Il sostegno costante della mia famiglia è stato fondamentale nella realizzazione di questo lavoro, in primis la disponibilità di mia moglie Barbara che mi ha consentito di realizzare con serenità il lavoro di stesura. Voglio anche ringraziare tutti i miei allievi che hanno affrontato con molta pazienza, costanza e interesse il precedente volume fornendomi indicazioni preziose e ponendomi molte domande di approfondimento. Jacopo La Camera, ha realizzato i files audio e gli esercizi preparatori di “Sunday” con precisione e impegno. Grazie a loro ho potuto realizzare il testo con indirizzi precisi e mirati all’integrazione e all’approfondimento di questa tecnica senza ripetizioni di concetti già trattati in precedenza . Un ringraziamento particolare a Stefano Melchiorre, un amico musicista di Accordo.it che mi ha invitato, sostenuto e incoraggiato nell’arrangiamento di “Lucignolo” e che mi ha fornito la base audio dell’esercizio che trovate nel CD allegato al testo.
Sandro Agostini Specializzato nell’uso del bottleneck e della tecnica slide, autore del “Metodo di chitarra slide” edizioni CARISCH, è ora autore di questo nuovo testo didattico sull’argomento che si colloca come manuale didattico a se stante. Inizia la sua attività di musicista negli anni 70 acquisendo una buona esperienza nel rock blues con influenze classiche e jazzistiche. Arricchisce il suo bagaglio tecnico e musicale con l’approfondimento di esperienze musicali che affrontano atmosfere più sofisticate come la musica sudamericana e il Jazz. Con il cantante americano Bruce Wilson Boreham, californiano formatosi alla scuola dei jazzisti Jay Clayton e Bob Stoloff del ” Vocal Summit ” di Bobby Mc Ferrin ed al ”Roy Art Teatre” in Francia, forma gli Aquarius, proponendo con arrangiamenti personali i classici della West Coast Americana, affrontando il difficile compito di usare la sola chitarra per sostenere il canto e realizzando arrangiamenti per mandolino elettrico e slide guitar.
CARISCH “Metodo di Chitarra slide” In trent’anni di insegnamento, ho parlato molto ai miei allievi di blues e di scale pentatoniche, il passo successivo è l’ascolto dei grandi interpreti del genere, con una ricerca alle origini di questa musica che ha sempre risvegliato il loro interesse.
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