Matteo Salvo - Il Segreto Di Una Memoria Prodigiosa - Edizioni Gribaudo PDF

April 2, 2023 | Author: Anonymous | Category: N/A
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Matteo Salvo

il segreto di una

memoria prodigiosa tecniche di memorizzazione rapida

 

sommario 240

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prefazione

Devo ricordare! Fatico a ricordare, non ho più la memoria di una volta! Ci sforziamo di ricordare e diventa un dovere ricordare. Ma il dovere non sempre è legato al piacere. Ci siamo spesso sentiti  dire: “ Devi studiare” “Devi applicarti di più” “Devi concentrarti” “Devi trovare in te la motivazione”. Ma è realmente possibile trovare in se stessi la motivazione? La motivazione è legata alla volontà. Tutti dicono “Se una persona ha volontà è motivata ad applicarsi con costanza in una determinata situazione”. situazione”. Possiamo vedere lo sportivo che si esercita ogni giorno o il giovane che sta ore al  computer. Ma cosa spinge queste persone a impegnarsi con determinazione e costanza? La motivazione è legata ai bisogni e questi bisogni danno luogo ai comportamenti. L’animale è “motivato” alla caccia perché ha fame. I bisogni sono una espressione di disagio e occorre fare qualche cosa per risolverlo. Finché un bisogno non è soddisfatto non si è contenti. Se per una persona, fare carriera in una azienda è un bisogno cercherà di soddisfarlo. Si possono osservare gli stessi com portamenti ma il bisogno sottostante è diverso. Una persona compra un orologio perché deve leggere l’ora, l’altro perché è un oggetto prezioso. Cosa spinge la persona a studiare, a dover ricordare formule, nomi e concetti? I bisogni non sono gli stessi: per uno può essere uscire da una situa zione economica non soddisfacente, per l’altro diventare un famoso scienziato. In ogni caso il  comportamento è indirizzato verso una gratificazione, verso un vantaggio, se non vi fosse un vantaggio per quale motivo una persona dovrebbe impegnarsi in una attività? Alcune persone hanno bisogno di avere un vantaggio immediato, a breve termine, mentre altre sono in grado di vedere i vantaggi anche a lungo termine. Se però un vantaggio è molto dilazionato nel tempo e vi  sono molte difficoltà per raggiungerlo è possibile demotivarsi e quindi non applicarsi. Se vogliamo che un chiunque si applichi e provi passione e interesse per ciò che sta facendo, è opportuno dotarlo di strumenti per facilitargli il compito. Soltanto con i giusti strumenti si aumenta la probabilità che raggiunga un obiettivo e ne veda i vantaggi. Per scavare è meglio usare la pala che le sole mani. Ancora meglio usare una scavatrice che una  pala. Perché non fornire a chi deve ricordare ricordare uno strumento più efficace per studiare? Perché non insegnargli a ricordare divertendosi?  Da oltre venti anni mi interesso di apprendimento. All’inizio degli anni ottanta assistetti, per la prima volta, ad un esempio di tecniche per la memoria. A tenere un corso su apprendimento e memoria era un mio amico il professor Cesare Cornoldi, dell’Università di Psicologia di Padova. Il suo 9

 

interesse di studio è sempre stato la memoria. La sua dimostrazione mi aveva colpito; avevo capito come usando una semplice tecnica fosse possibile ricordare meglio e in modo divertente. Uno dei concetti di base per facilitare l’apprendimento è creare una situazione educativa in cui l’allievo impari facendo il minor numero di errori e sia immediatamente gratificato se emette un comportamento corretto. L’attento attento insegnante sa come usare la lode, come stimolare lo st udente

introduzione

dandogli suggerimenti e trasferendogli competenze. Sta facilitando il percorso di apprendimento dello studente, gli crea una strada ampia e facilmente percorribile. Sempre alla ricerca di strumenti che possono essere d’aiuto ad apprendere mi incuriosirono alcuni corsi sulla memoria e mi ricordai della dimostrazione che mi fece Cornoldi. Vidi in questi corsi la  possibilità di fornire a studenti e professionisti in genere degli degli strumenti per apprendere con maggiore facilità e quindi avere di fronte a loro una strada spianata. Mi misi alla ricerca delle scuole che si interessano di mnemo-tecniche e mi fu consigliato il nome di Matto Salvo. Lo invitai a venire al mio centro con l’intenzione di dare l’opportunità agli psicologi che ho i n formazione di conoscere le mnemo-tecniche. Conobbi Matteo e mi resi immediatamente conto che faceva il suo lavoro con grande passione e interesse. Trasferiva immediatamente il desiderio di conoscere e saper applicare gli strumenti per 

ma per seguir virtute e canoscenza…

ricordare. Organizzai una dimostrazione e fui impressionato da come r iusciva a ripetere e ricordare qualunque sequenza di numeri gli dicessi. E’ impressionante vedere una persona che è in grado di ricordare qualsiasi tipo di informazione senza difficoltà. Proposi ai miei studenti il corso e furono molto interessati. Ho visto che avevano molto interesse nell’usare le “mappe mentali”. Questo strumento mi è anche stato utile in terapia, per aiutare la  persona a prendere decisioni o a definire il proprio problema. Mi rendo conto che imparare queste tecniche non è facile, richiede costanza e applicazione. Ma una volta imparate possono essere di grande aiuto allo studente o al professionista per percorrere più facilmente la strada che ha nome “Vita”. Enrico Rolla*

Fatti non foste per viver come bruti, Dante

Questo libro ha uno scopo preciso: rendere l’apprendimento un’attività attività piacevole e ricca di soddisfazioni. Troppe volte, infatti, capita di dimenticare informazioni alle quali abbiamo dedicato molto tem po. In alcune situazioni veniamo addirittura pervasi da una sensazione sensazione di frustrazione, dovuta al  fatto che il risultato ottenuto non rispecchia minimamente né l’impegno né le ore di studio. Quanta soddisfazione e serenità potrebbe dare invece il fatto di avere un buon metodo? Saremmo certi che tutto quello che abbiamo imparato con queste strategie, sarà a nostra disposizione in qualsiasi momento della nostra vita! La notizia più bella, i n tutto questo, è che non dovremo studiare nulla di nuovo. Infatti la lettura del libro sarà semplicemente un viaggio, una scoperta di capacità meravigliose che risiedono già dentro di noi.  Abbiamo già un’ottima memoria e un’ottima capacità di imparare… dobbiamo soltanto esserne consapevoli. Purtroppo  però, sono solo pochi coloro che hanno avuto la fortuna di ricevere insegnamenti  su come funzionano le tecniche di memoria, le metodologie di studio, le tecniche di lettura veloce o su come sfruttare meglio le risorse a nostra disposizione. Prima di andare insieme alla ricerca di  quel qualcosa di straordinario che giace ancora sopito, è utile sapere come è strutturato il libro.

* Enrico Rolla, nato a Viù (TO) il 06/07/48, è direttore e fondatore dell’Istituto Watson di Torino per la psicoterapia cognitivo comportamentale e la consulenza psicologica. Possiede diploma ISEF e laurea in psicologia conseguita presso l’Università di Padova nel 1978. In tanti anni ha aiutato moltissime persone a liberare se stesse da disturbi com portamentali di ogni gene re. È riconosciuto da lla stampa p er le sue numerose pubb licazioni. Ri cordiamo tra i suoi titoli più famosi Piacersi non piacere (S.E.I., 1988), Lo scomportamento (S.E.I., 1994), Il problema non è mio è tuo (S.E.I., 1998) e Così non mi piaccio (Gribaudi, 2005).

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• Innanzitutto è diviso in tre parti: 1. la prima descrive descrive come funzion funzionaa la memoria: una volta compreso il fun zionamento potremo infatti trarne benefici maggiori;

Struttura del libro, diviso in tre parti

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Int roduzione

Int roduzione

2. la seconda è dedicata alle applicazioni applicazioni pratiche. C’è un’enorme enorme differenza tra sapere e saper  fare. Per questo motivo, impareremo attraverso diversi esercizi e memorizzeremo test i, formule matematiche o chimiche, numeri, concetti, nomi e visi di persona, lingue straniere, discorsi  e altre informazioni utili nella vita quotidiana; 3. la terza parte è dedicata alla concentrazione concentrazione e alla preparazione preparazione mentale. •  Anche per questo testo vale l’interes sante s coperta di Vi lfredo Pareto, che formu lò la legge del "20/80". È molto importante e dice che, mediamente, sono solo un 20% delle azioni che facciamo quelle che ci portano l’80 % del risultato che desideriamo. Sono state condotte molte ricerche sull’argomento ed è emerso che, tale rapporto, ha risvolti in quasi tutti i settori. Infatti  statisticamente, è solo il 20% dei vestiti che abbiamo nell'armadio, quello che indossiamo l’80% delle volte; è il 20% delle persone presenti nella nostra mailing list a ricevere l’80 % delle e-mail che scriviamo ed è solo il 20 % dei venditori di un’azienda a produrre l’80% del fatturato. E infine, se ci dedicassimo una giornata di divertimento, sarà circa un 20% di quella giornata a darci l’80% della felicità. Applicata a questo libro, scopriremo che sarà solo il 20% delle parole scritte a fornirci l’80% dei concetti. La parte rimanente viene detta "struttura di supporto" 

ed è costituita da esempi o frasi, che hanno la finalità di rendere più comprensibile il libro. Per  ottimizzare l’apprendimento e successivamente il ricordo delle nozioni importanti, in ogni ca pitolo troverai la parte “20/80”. Questa racchiude i concetti base e sarà rappresentata attraverso un particolare tipo di schema creativo che chiameremo “mappa” all'inizio di ogni capitolo; serve per avere già l’idea dei concetti che affronteremo e quindi, per orientarsi meglio. Successivamente, a fine capitolo, troverai lo spazio per annotare le informazioni e i concetti che ritieni particolarmente importanti per te e che ti daranno il più grosso vantaggio. Se vuoi, in attesa di affrontare il capitolo sulle mappe, puoi già annotarli sotto forma di schema creativo. Per  capirne il funzionamento basta osservarne un paio. La comprensione sarà immediata in quanto costituiscono il modo naturale con il quale la nostra mente elabora informazioni. • Alla fine di ogni parte, troverai gli esercizi che ti permetteranno di interiorizzare la tecnica. Ovviamente, è diverso ap prendere da un libro rispetto ad imparare attraverso un corso in quanto niente è più efficace del vivere le esperienze in  prima persona. Sarebbe come cercare di 

imparare a praticare uno sport leggendo dei testi. Tuttavia, svolgendo bene gli esercizi, riuscirai  a sviluppare un’abilità notevole nell’applicare le tecniche. Sono le azioni che fai con le conoscen ze che hai quelle che che determinano la differenza. differenza. La teoria da sola, se non è seguita da azioni azioni precise, consistenti e orientate in una determinata direzione, serve a poco. Gli esercizi rappresentano la chiave del risultato: costituiscono il “20/80” dell’apprendimento del metodo. Quindi, prima di passare ad un argomento successivo, è importante aver assimilato quello precedente. Una frase che rende bene questo concetto è: “imparare talmente bene una cosa da potersene dimenticare!”. La sola lettura del testo ti porterà a sapere. Svolgere gli  esercizi con passione, determinazione e curiosità ti permetterà di interiorzzare il metodo per sempre. È esattamente come quando ci si cimenta in qualcosa di nuovo: all’inizio bisogna riflettere sui movimenti e pensare bene a tutto quello che stiamo facendo, successivamente i gesti vengono naturali e spontanei. • Il libro riporta diverse applicazioni in modo

da soddisfare le esigenze e la curiosità di  ogni lettore. Se senti che un argomento non rientra tra le tue preferenze, puoi scegliere di  eseguire ugualmente gli esercizi. Questo ti   permetterà di allenarti e, applicandoti anche su contenuti di scarso interesse per te, sarà poi molto più facile ed immediato riuscire su ciò che ti interessa veramente. • Ti garantisco che, se soltanto per un mese, Gli esercizi sono la chiave del risultato avrai la costanza di cercare e scoprire le t ue capacità, applicando le tecniche apprese per un’ora soltanto al giorno, alla fine di questo periodo ti  stupirai di quello che sarai in grado di fare in modo totalmente automatico. • Nel libro compaiono metafore sportive, esempi visivi e immagini al fine di rendere i concetti immediati alla comprensione: quello che voglio trasferirti, è un metodo semplice da usare e non nozioni puramente teoriche sul funzionamento del cervello. Su questo argomento ci sono già infiniti trattati di medicina.

Da adesso potrai renderti conto di come, avere una buona memoria, non sia un privilegio di pochi ma una risorsa che hai sempre avuto! Buona scoperta! 

Focalizzare l’attenzione sul 20% più importante

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parte 1 Come funziona la memoria

 

capitolo 1 Le basi Ed è chiaro che da me non hanno imparato nulla, bensí proprio e solo da se stessi molte cose e belle hanno trovato e generato. Socrate

Quante volte ci è capitato di dire “non mi ricordo!” Quasi sempre, purtroppo, succede nei momenti meno opportuni. Ma allora, come è possibile riuscire ad immagazzinare le informazioni che ci servono, avendo sempre la certezza di ricordarle?

ramente no! Questo perché per vincere non ti devi quasi impegnare e non c’è quella competizione che stimola a tirare fuori il meglio di te. La Public Agenda Foundation ha pubblicato l’inquietante risultato di una ricerca con-

Quando acquistiamo un nuovo computer o un qualsiasi elettrodomestico ci viene consegnato insieme insieme un manuale d’istruzioni di molte pagine; ciascuno di noi, quando nasce, viene al mondo con uno strumento dalle risorse infinite e dalle capacità meravigliose, ma nessuno ci fornisce di un manuale di istruzioni. Inoltre, dal momento che questo strumento è già di serie, e non un “optional”, a volte non gli si riconosce l’importanza che effettivamente ha e l’attenzione che merita. Si preferisce cercare un ausilio esterno ricorrendo ricorrendo ad apparecchi elettronici, ad agende o rubriche, dando alla nostra mente responsabilità in numero sempre minore. Eppure, la nostra mente possiede potenzialità straordinarie; ma, dal momento che non vengono utilizzate, si sente quasi sprecata. Consideriamo un esempio per rendere meglio questo concetto: immagina di praticare a livello agonistico il tuo sport preferito. Ricaveresti soddisfazione dalla vittoria contro un avversario alle prime armi? Sicu-

dotta all’interno di numerose aziende: meno di un lavoratore su quattro lavorava sfruttando pienamente le proprie capacità e, di conseguenza, il restante 75 e più per cento riconosceva che avrebbe potuto essere molto più efficace. Sul lungo periodo però, non esprimere il proprio potenziale porta a uno stato di costante insoddisfazione. Immagina la sensazione che prova la tua mente quando le viene chiesto di cimentarsi in cose che sono di gran lunga al di sotto delle sue potenzialità. Uno dei metodi più utilizzati per imparare qualcosa è quello di leggere, sottolineare e infine ripetere: può anche dare buoni risultati, ma presenta grandi svantaggi e sicuramente porta via molto tempo. Inoltre è poco efficace; infatti, nonostante il tempo impiegato, se non si ritorna sull’argomento a distanza di tempo, ci si rende conto che buona parte di quelle informazioni si sono volatilizzate. Lo svantaggio più grande è che si tratta di un metodo quasi passivo, 17

 

1.1 | Come funziona la memoria

Come funziona la memoria | 1.1

un’operazione meccanica dove si cerca di assorbire le informazioni per inerzia, senza sfruttare la creatività, la capacità di creare collegamenti, la curiosità e l’emozione della scoperta. In questo caso, se potessimo

già conosce. La nostra mente si rende conto che, senza il suo aiuto, saremmo in difficoltà e quindi, sentendosi importante, tenderà a dimostrare quanto è in grado di fare! È esattamente la stessa differenza che c’è tra

più del 5% delle nostre potenzialità! Questo succede perché interiorizzando schemi e regole limitiamo la nostra capacità di apprendere. Alcuni pensano che il bambino impari così tanto proprio perché

bro, penseranno che imparare non solo è una questione di metodo, ma è anche facile e divertente. Ricordi quanto a scuola fosse più stimolante imparare qualcosa in modo attivo, piut-

pensare la mente come un’entità di forma sferica, potremmo immaginarla come se venisse bombardata di informazioni. Noi non lo sappiamo, ma stiamo lavorando contro noi stessi. È come se volessimo andare in una direzione con la nostra macchina e, mentre acceleriamo, teniamo contemporaneamente il freno a mano tirato. È una conseguenza naturale il fatto che la mente cerchi di proteggersi da questa tortura e si chiuda, rifiutando quindi le informa-

quando facciamo qualcosa perché desideriamo farlo e quando invece ci viene impo-

la sua memoria è una “tabula rasa”, ma in realtà, le caratteristiche che più lo aiutano sono ben altre. Facendo riaffiorare lo “spirito bambino” che ciascuno di noi almeno in parte conserva, potremo riscoprire quelle qualità che ci hanno così tanto aiutato in questo processo dell’apprendimento. Pensiamo a un bambino di circa 3 anni e analizziamo il suo modo di imparare. • Innanzi tutto impara giocando e diverten-

tosto che attraverso noiose ore di spiegazione? Credo fermamente che uno dei metodi più efficaci di apprendimento sia il sistema definito nel mondo anglosassone “learning by doing” o “training on the job”. Una frase che spiega molto bene questo concetto è: “dimmi e dimenticherò, fammi vedere e ricorderò, fammi fare e sarà parte di me per sempre!”. Con l’esercizio, la motivazione, l’entusiasmo e la voglia di imparare otterrai risultati straordinari. Il segreto è

dosi. Questo è molto importante perché, quando ci divertiamo, stimoliamo molto le nostre capacità sensoriali e, inconsapevolmente, registriamo tutto quello che stiamo vivendo. Nessuno di noi ha difficoltà a ricordare qualche esperienza che lo ha divertito molto, e non penso che qualcuno si sia mai messo a “ripassarla” per ricordarla meglio. Alcuni, probabilmente, potrebbero pensare che è difficile divertirsi studiando: sono totalmente d’accordo se il metodo utilizzato è quello tradizionale di leggere, sottolineare e ripetere! Probabilmente le stesse persone, alla fine della lettura del li-

nell’azione. L’eccellenza, infatti, può maturare solo attraverso l’esperienza pratica, e non può derivare dalla semplice lettura di un libro! Questo è il motivo per il quale, eseguire gli esercizi è necessario per far diventare il metodo parte integrante di noi! Una prova di tutto questo risiede nella diversità dei risultati che si ottengono cercando di imparare una lingua straniera attraverso l’ascolto di lezioni teoriche, oppure recandosi nel paese in cui si parla quella lingua e “viverla”. • Altra caratteristica, tipica dei bambini, è l’estrema curiosità verso la vita: per un bimbo ogni cosa è da scoprire. Molte volte i genitori si arrabbiano quando i loro figli smontano i giocattoli che hanno ricevuto come regalo. Eppure, pensando a quando eravamo bambini, ricordi quanto era affascinante comprendere tutto nella sua completezza, che cosa si nascondeva dentro le cose, cosa le faceva muovere o produrre un certo rumore? La nostra mente era alla ricerca di informazioni e voleva ca-

zioni. Questo è uno dei motivi per i quali, a volte, al processo dell’apprendimento è asApprendimento attivo: la mente cerca le informazioni

sto di farlo. Dal momento che non vogliamo soltanto assimilare le informazioni velocemente, ma anche trattenerle a lungo termine, prendiamo come riferimento coloro che mostrano questa capacità in modo molto spiccato. Dopo qualche istante di riflessione, ci rendiamo conto che costoro non sono così rari ma, anzi, che ne siamo stati parte anche noi: ci riferiamo ai bambini. In un istituto di ricerca americano si è scoperto che durante la gestazione ciascuno di noi usa dal 90 al 95% delle proprie potenzialità per lo sviluppo del corpo. In questa fase la mente umana sfrutta tutte le sue capacità. Dopo la nascita, pare che, anche se non ce ne rendiamo conto, impariamo più cose nei primi tre anni di vita che in tutta la parte rimanente. Purtroppo, arrivati ai 7 anni di età, utilizziamo non

Apprendimento passivo: la mente rifiuta le informazioni

sociata una sensazione di noia o di difficoltà. Se invece di bombardare la nostra mente, immaginassimo di chiederle di aiutarci a comprendere quello che stiamo affrontando, essa, anziché chiudersi, tenderebbe a espandersi per conoscere e imparare nozioni nuove. Utilizzerebbe la sua creatività, la sua capacità di collegare tra loro gli argomenti in via di apprendimento e quelli che 18

Imparare giocando e divertendosi rende lo studio più efficace e veloce

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1.1 | Come funziona la memoria

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pire e scoprire cose nuove. Predisponendoci con la stessa curiosità

blem solving”, ed è importante a tal punto che, in molte aziende, organizzano corsi proprio per svilupparla. Le finalità sono molteplici: dalla ricerca di nuovi prodotti alla scoperta di nuove forme pubblicitarie che siano ac-

nei confronti di un testo da studiare, faremo Mantieni alta la curiosità uscire la mente da e vai “alla scoperta” quella sensazione di del testo torpore che ha quando le viene imposto qualcosa. Sarà molto più facile imparare proprio perché le stiamo chiedendo di aiutarci. • Un bambino fa grande uso della propria creatività. Per lui la realtà non è mai quella

cattivanti e coinvolgenti. Dedicheremo più avanti un’intera parte al tema dello sviluppo della nostra creatività. • Il bambino esterna le sue emozioni. Hai mai notato quanto poco tempo basti a un bambino per passare dal sorriso al pianto e viceversa? Qualcuno potrebbe pensare: “Che nesso c’è tra questo e la memoria?”. Un nesso fortissimo! La nostra memoria, infatti, è anche emotiva.  Tutto quello lo che suscita una forte forte emozione emozione

oggettiva, ma vive in un mondo fatto spesso di cose immaginarie. Ti è mai capitato di osservarlo mentre gioca con gnomi o amici immaginari o mentre combatte contro guerrieri medioevali e di esserti stupito notando che la spada che brandisce è in realtà un semplice pennarello? Con tutto ciò, non sto dicendo che perderemo di vista la realtà oggettiva delle cose, ma anzi, che andremo ad aggiungere alla rappresentazione del reale la capacità di intuire e di scorgere molteplici soluzioni alle difficoltà che incontreremo. La creatività è fondamentale nel “pro-

viene registrato automaticamente. Pensa a qualcosa che ti è successo moltissimo tempo fa, qualcosa che non avesse particolare importanza, ma che, ancora oggi, ricordi molto bene. Sicuramente questo avvenimento ti aveva suscitato una forte emozione. Non è un caso che si dica: il primo bacio non si scorda mai! Tutto Lasciati attraversare dalle emozioni questo per suggerire che durante l’apprendimento è utile far emergere e smuovere le nostre emozioni in modo da facilitare il ricordo di quello che desideriamo. • Inoltre un bambino ha molta fiducia nelle persone e in particolar modo nei suoi genitori che per lui sono figure provenienti da un mondo del tutto meraviglioso, e che possiedono tutte le risposte e tutte le solu-

Scopri e sviluppa sempre di più il tuo lato creativo

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Oggi abbiamo a disposizione molte più informazioni rispetto a quante non ne avessero loro. Le più grandi scoperte sul funzionamento del cervello sono molto recenti. È stato calcolato che più del 95% delle cono-

Abbi fiducia nelle tue potenzialità e nel metodo

scenze che abbiamo risale agli ultimi 25 anni. Nel 2002 presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano sono stati condotti degli studi che hanno portato alla conclusione che praticamente chiunque è in grado di ricordare qualsiasi tipo di informazione, e che le tecniche per migliorare la memoria possono essere apprese da tutti. Eseguendo una risonanza magnetica del cervello di chi è intento allo studio, è stato inoltre scoperto che, utilizzando il metodo

zioni ai suoi problemi. Per quanto riguarda le cose che imparerai con la lettura di questo libro, è necessario avere una fiducia totale in due direzioni: la prima è verso le tecniche e verso i concetti che verranno illustrati e la seconda verso te stesso.

classico “leggo, sottolineo e ripeto”, le aree cerebrali utilizzate non sono quelle maggiormente coinvolte nella memorizzazione, nella rielaborazione delle informazioni e nei collegamenti tra le idee. È singolare pensare che proprio le parti cerebrali più utili per memorizzare non vengono utilizzate. Sarebbe come pensare di fare un viaggio in macchina e anziché farla muovere grazie al motore, la spingessimo! Nonostante sia stato provato che le tecniche di memorizzazione possano essere apprese da tutti non credo che p ossano dare a tutti gli stessi risultati. Infatti, l’esperienza accumulata in questi anni, mi ha insegnato che ottiene ottimi risultati solo chi ha profonde motivazioni per imparare, la voglia di mettersi in gioco e chi sa che non si finisce mai di conoscere cose nuove. Mi è capitato di tenere dei corsi in aziende, o a gruppi, in cui i partecipanti erano presenti perché costretti per dovere e non per motivazione personale. Lo stesso si può dire per alcuni studenti che frequentavano il

Verso le tecniche

Scopriamo insieme perché. È importante sapere che quanto troverai in queste pagine non è nulla di nuovo né, tanto meno, di mia invenzione. Le tecniche di memorizzazione risalgono all’antichità: pensa che le prime testimonianze risalgono al 500 a.C. Si narra che il poeta greco Simonide di Ceo sia stato il primo a sviluppare l’arte della mnemotecnica. (Vedi appendice 1). In seguito Cicerone inventò un metodo per ricordare le sue lunghe orazioni senza avere bisogno di supporti o appunti scritti. Nel XVI secolo Giordano Bruno scrisse il trattato “De umbris idearum”, interamente dedicato alle mnemotecniche. Celebre per le sue prodigiose capacità mnemoniche fu anche Pico della Mirandola. Questi personaggi non possedevano di certo le moderne nozioni nozioni sul funzionafunzionamento della nostra mente, ma si erano resi conto che, facendo un particolare tipo di associazioni, riuscivano a ricordare tutto 21

 

1.1 | Come funziona la memoria

Come funziona la memoria | 1.1

corso più perché spinti dai genitori che non per loro interesse. Ovviamente non sempre si vedevano i risultati. Infatti, l’unico requisito necessario per imparare bene il metodo non è né l’età, né il titolo di stu-

Il pilota di Superturismo Alex Zanardi è l’esempio illuminante di questo concetto. Dopo l’incidente in cui perse entrambe le gambe, durante un’intervi un’intervista sta espresse il desiderio di tornare a camminare per poter

di riuscire e si hanno forti motivazioni, le difficoltà che si presentano lungo il percorso vengono affrontate come un’opportunità per tirare fuori il meglio di sè. Quando invece si pensa di non riuscire, a volte sia-

to. Ognuno di noi conosce certamente qualcuno che in questo ci può essere di esempio: persone prive di mezzi ma che, grazie alla motivazione e al desiderio di realizzarsi, riescono ad affermarsi in ambiti in cui altri,

dio, ma solo il desiderio e la volontà di chiedere qualcosa in più a se stessi per rendere migliore la propria vita. Risultati come ricordare elenchi di centinaia di informazioni o numeri di 40 cifre con facilità sono alla portata di tutti: come in tutte le cose basta volerlo. Considera, per esempio, una persona di successo, che si è realizzata ed è riuscita a vivere la vita che desiderava. Probabilmente alla domanda “qual è la chiave o il segre-

ancora prendere suo figlio Niccolò in spalla. Ebbene, non solo è tornato a camminare, ma ha anche ripreso a gareggiare con una macchina dotata di comandi manuali e, nonostante il limite fisico, ha vinto addirittura il campionato italiano! Questa è la forza che deriva dalle emozioni. Solo avere uno scopo importante ci può aiutare a compiere imprese straordinarie. Alcune volte neppure la medicina o la fisica riescono a spiegare come possano avvenire recuperi in tem-

mo noi stessi a crearci difficoltà e ostacoli, oppure cerchiamo scuse e giustificazioni per il nostro fallimento proprio per trovare conferma di quello che pensiamo. In effetti, anche se il contenuto di questo libro tratta le tecniche di memoria e le metodologie di studio, sii consapevole del fatto che la grande differenza nel risultato è sempre dovuta all’atteggiamento mentale con il quale affronterai l’apprendimento. Sicuramente riuscirà a ottenere molti più

pur avendo a disposizione tutti gli strumenti necessari, non riescono minimamente.  Tutto questo è dovuto al fatto che l’atteggiamento mentale influisce per l’80% sul risultato finale. Infatti è proprio il nostro nostro atteggiamento a darci quell’impulso che ci sprona a comportarci in un modo piuttosto che in un altro; è questo il primo componente di quello che possiamo chiamare ciclo dell’autorealizzazione. Osserviamo infatti l’immagine della pagina seguente.

to del tuo successo?” ti risponderà con frasi del tipo: “quello che mi ha portato a raggiungere i miei sogni è stato credere in quello che faccio; fare le cose con tanta passione; superare le difficoltà e gli ostacoli sapendo che sono parte della vita e che, spesso, è proprio nelle difficoltà che ci si rende conto delle proprie possibilità; impegnarsi molto perché si riceve in base a quanto si è disposti a dare; avere fede nella vita e viverla con entusiasmo”, e così via. Sinceramente non credo nella bacchetta magica e in tutto quello che promette risultati straordinari senza richiedere impegno. Per affrontare l’apprendimento in modo efficace è necessario avere uno scopo che vada oltre l’impegno fine a se stesso. Chi studia con la sola finalità di superare un esame avrà una motivazione totalmente diversa rispetto a chi studia sapendo che l’esame rappresenta soltanto un passaggio per arrivare alla laurea e realizzare il sogno di diventare un professionista affermato nel settore per il quale ha studiato.

pi a dir poco incredibili. L’autore di diversi libri sullo sviluppo delle risorse umane Anthony Robbins sostiene: “Se “Se hai un forte «perché», il «come» lo trovi sempre”. Il “perché” di Alex Zanardi era, evidentemente, molto forte.

risultati una persona che non conosce nulla delle tecniche, ma che ha una forte motivazione, piuttosto che una che conosce molto bene le tecniche, ma non ha voglia di impegnarsi per ottenere un certo risulta-

Immaginiamo di trovarci di fronte a una nuova sfida e di affrontarla in due modi diversi: il primo, con un atteggiamento atteggiamento pessimistico, e l’altro invece in modo estremamente appassionato, entusiasta e con tanta voglia di riuscire. Consideriamo gli estremi opposti proprio per amplificare le differenze nel risultato: risultato: in mezzo, ovviamente, si collocano tutte le possibili sfumature. Iniziamo il percorso con un atteggiamento pessimista. Con questo tipo di atteggiamento, quanto utilizzeremo del nostro potenziale, delle nostre risorse interne, della nostra energia e del nostro entusiasmo? Sicuramente molto poco! Con queste risorse

Verso te stesso

Oltre che nelle tecniche, è necessario avere tanta fiducia in se stessi. Innanzitutto, è bene essere consapevoli del fatto che, se i risultati che abbiamo ottenuto fino a oggi non ci soddisfano, è solo perché non avevamo a disposizione il giusto metodo. Henry Ford, fondatore della omonima società di automobili, diceva: “Sia che tu creda di farcela, che tu creda di non farcela hai comunque ragione!”. Questa frase racchiude l’importanza di credere in se stessi. Pensa a un’esperienza che ha rappresentato per te una grande sfida dalla quale sei uscito vincente: sicuramente ce l’hai messa tutta, attingendo a tutte le tue risosrse. Quando si crede fermamente 22

L’atteggiamento positivo è la base di ogni risultato di successo

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1.1 | Come funziona la memoria

Come funziona la memoria | 1.1

e potenziale che tipo di azioni faremo? Saranno azioni determinate, ben focalizzate sull’obiettivo, o azioni blande con un pensiero in mente del tipo “mah… vediamo come va?” Ovviamente azioni del secondo

mento che avevi in quei momenti. Sono

convinto che avevi una forte dose di determinazione, sicurezza personale, coraggio, entusiasmo e passione. Pensa all’ energia, alle azioni cariche di motivazione e di vo-

modello da emulare per le squadre avversarie, diceva: ”non importa quante volte si cade, l’importante è rialzarsi dopo essere caduti!” Quindi, iniziamo a credere fortemente nel-

vano, quale sarebbe la sua reazione? Si metterebbe a piangere e scenderebbe immediatamente. Il suo obiettivo non è “salire” sul divano, ma “riuscire a salire” sul divano! Ti sfido allora ad avere la stessa tenacia, lo stesso

tipo! E queste azioni, a che tipo di risultato porteranno? Certamente a un risultato scarso! E questo risultato, successivamente, successivamente, come andrà a influenzare il nostro atteggiamento? Certo in modo ancora più pessimista portandoci, probabilmente, ad affrontare le difficoltà successive pensando “tanto non riuscirò, anche la volta scorsa non sono riuscito!”. Questo è un circolo vizioso che, estremizzato, porta alla mancanza di reazione agli stimoli esterni. Hai presente quelle

glia di riuscire che avevi in quel momento grazie a quel tipo di atteggiamento! Quelle azioni, sicuramente ti hanno portato a un risultato. Se era quello desiderato, ricorderai molto bene la soddisfazione che ti ha dato, l’entusiasmo che hai provato e la forte dose di autostima che hai ricevuto. Di conseguenza quell’atteggiamento ne è uscito rafforzato. Se il risultato non è stato quello desiderato, ma, comunque, ci hai messo tutto te stesso, la coscienza è a po-

le nostre potenzialità e nelle nostre risorse. Ciascuno di noi è una persona così straordinaria che su tutta la Terra non ne esiste un’altra uguale! • Un’altra caratteristica che ha il bambino è tanta determinazione e voglia di riuscire. Pensiamo, ad esempio, a un bambino che voglia salire su un divano. Non è sorprendente quanti tentativi faccia prima di riuscire e quanto sia tenace in questo? Non c’è nulla che lo possa distogliere.

atteggiamento di fronte ad ogni esercizio e la stessa voglia di riuscire, con la consapevolezza che tutto quello che dà grandi soddisfazioni non è quasi mai di immediata realizzazione. Affronta le difficoltà con un atteggiamento positivo e sapendo che ogni “caduta” è solo un passo avanti verso la realizzazione di ciò che desideri. Infine, affrontiamo l’intero percorso con entusiasmo, che è quello che ci permette di imparare divertendoci.

persone che alla domanda “come stai?” rispondono sempre “si tira avanti”?

sto, quindi la volta dopo, ripartirai di nuovo con voglia di riuscire, con un atteggiamento positivo, sapendo che cadere è parte del percorso per arrivare ad eccellere. Se dovessimo parlare a un grande talento dello sport, o di qualsiasi altro ambito realizzativo, ci dirà esattamente la stessa cosa. Non si può riuscire, senza mettere in conto di cadere. Ma da una caduta, possiamo possiamo imparare cosa dobbiamo fare per riuscire la volta successiva. Dopo la conquista del titolo di Campione del mondo di MotoGP, al suo primo anno con la Yamaha, a Valentino Rossi è stato domandato: “Vincere va bene, ma perdere? Cosa c’è dietro una sconfitta?” La risposta fu: “Da una sconfitta si riescono sempre a trovare nuove motivazioni e tanta grinta in più!”. Questo, dovrebbe farci riflettere sul diverso modo di affrontare le difficoltà per riuscire a realizzare i propri sogni. Vincent Lombardi, l’allenatore della gloriosa squadra di football dei Green Bay Packers, che, dopo anni di insuccessi divenne addirittura il riferimento e il

Se i genitori, nel vederlo tentare e non riuscire, mossi a compassione lo prendessero in braccio e lo mettessero a sedere sopra al di-

 Ti è mai successo di fare qualcosa di impegnativo accanto a una persona che emanava entusiasmo e voglia di fare, che ti incoraggiava e faceva il tifo per te? È qualcosa di meraviglioso! Inizia a tifare per te. Anch’io, mentre sto scrivendo, sto pensando al momento in cui leggerai queste righe e tifo per te pensando ai tuoi prossimi successi. Ricorda b ene, quindi, gli ingredienti necessari per ottenere risultati: fiducia, creatività, determinazione, lasciarsi trasportare dalle emozioni, un atteggiamento positivo e tutto l’entusiasmo che sei in grado di provare! Bene! Siamo pronti per iniziare il viaggio. Nella pagina seguente abbiamo ripetuto la mappa presente all’inizio di questo capitolo: puoi prenderne spunto per costruire la tua prima mappa personale.

Atteggiamento

Potenziale

Risultati

Azioni

Ciclo dell’autorealizzazione

La cosa meravigliosa è che tale ciclo funziona a nostro vantaggio quando usiamo un atteggiamento positivo. Ti è mai successo di affrontare qualcosa e desiderarla a tal punto che il solo pensarla suscitava in te emozioni di soddisfazione e un senso di gratificazione infinita? Pensa all’atteggia24

La determinazione: concentrati sulla vetta e non sulle difficoltà

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Come funziona la memoria | 1.1

    ”     0     8     /     0     2     “     i    t    t    e    c    n    o    c     i    e     i    m     i    n    o    c    o     l    o    t     i    p    a    c    o    t    s    e    u    q    r    e    p    e     l    a    n    o    s    r    e    p    a    p    p    a    m    a     i    m    a     l    r    e    p    o     i    z    a    p     S

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capitolo 2 I segreti della memoria Non fa scienza, sanza lo ritenere, l’avere inteso… Dante.

Possiamo innanzitutto considerare la memoria da due diversi punti di vista. Il primo è temporale, ovvero in base a quanto perdurano le informazioni nel tempo; il secondo è sensoriale, ovvero in base al senso predominante con il quale l’informazione viene regi-

mo in modo automatico per sentirlo dalla nostra stessa voce. Se non lo scriviamo nel giro di qualche minuto, o se qualcuno o qualcosa ci distraggono, ce lo dimenticheremo immediatamente; 2. memoria a medio termine. Ci permette

strata.

di ricordare le informazioni per un paio di giorni al massimo; 3. memoria a lungo termine. Ci permette di ricordare l’informazione ogni qualvolta ne abbiamo bisogno. Quindi tale informazione diverrà parte del nostro bagaglio culturale. Alcune informazioni vengono memorizzate e poi dimenticate dopo un paio di mesi. Questo succede perché o sono state ripetute solo un certo numero di volte, o perché non abbiamo utilizzato una tecnica che ci ha permesso di interiorizzarle totalmente. Infatti, non sempre il ricordo permane nel tempo tanto quanto vorremmo: ciò richiederebbe costanti ripassi periodici dell’informazione. Tuttavia, impareremo adottando un metodo specifico a conservare e richiamare le informazioni a lunghissimo termine. Approfondiamo ora il concetto di memoria dal punto di vista sensoriale. Tutto quello che ricordiamo è perché la memoria lo ha registrato per mezzo dei nostri cinque sen-

Le due tipologie di memoria: sensoriale e temporale

A sua volta dividiamo il primo in: 1. memoria a breve termine. Ci permette di ricordare informazioni percipochi secondi. Un le esempio è quando comunicano un numero di telefono e lo ripetia29

 

1.2 | Come funziona la memoria

Come funziona la memoria | 1.2

si, o in modo particolare da uno di questi: si può così parlare di memoria visiva, uditiva, cinestesica, olfattiva e gustativa. Analizziamole più nel dettaglio.

ancora a distanza di giorni, nonostante la ripetizione quotidiana. Le immagini, in effetti, ci colpiscono molto di più e il messaggio arriva in modo diretto alla nostra mente.

Memoria visiva

Se per esempio prendessimo tre persone che parlano lingue diverse e gli mettessimo di fronte un animale qualsiasi, il messaggio che ricevono è lo stesso per tutti senza bisogno di ulteriori spiegazioni. Se diversamente, dovessimo spiegare a ciascuna di loro di immaginare quell’animale, utilizzeremo parole diverse, e ciascuna decodificherebbe quei suoni in un’immagine, che probabilmente sarebbe anche diversa per ciascuno di loro. Quindi, la stessa parola, suscita in cia-

È quella dominante. Infatti, la lingua che parla la nostra mente non è quella che siamo abituati a credere, ovvero la nostra lingua madre. Il linguaggio della mente è diverso, ma molto più efficace: è quello delle

scuno immagini differenti! Ecco il motivo per il quale si dice che un’immagine vale più di mille parole. Con il termine memoria visiva, non si intende solo quella che ci permette di ricordare le immagini della realtà, ma anche quelle costruite dalla nostra mente. Infatti, anche una persona non vedente dalla nascita descriverà oggetti e paesaggi con una cura dei dettagli sorprendente. Sentendo parlare uno di costoro, se fossimo ignari della sua impossibilità di sfruttare il senso della vista, mai immagineremmo di trovarci di fronte a un non vedente. Non è sorprendente sapere che alcuni di loro vanno addirittura al cinema? Quasi in ogni istante la nostra mente elabora immagini, anche quando ascoltiamo una canzone che suscita in noi una certa emozione di serenità, ad esempio, per molti sarà automatico vedere dei paesaggi o

immagini! Fermiamoci a riflettere un attimo: quando siamo nati non sapevamo né leggere né scrivere, ma abbiamo imparato a conoscere il mondo proprio attraverso le immagini. Questo fatto ci condiziona anche da adulti. La riprova è che, la maggior parte delle persone, ricorda più facilmente la fisionomia o il volto di una persona piuttosto che il suo nome.  Ti è mai successo di incontrare qualcuno per strada e dire: “lo conosco ma … come si chiama?”. Pensa solo a quanto tempo impiegavi per ricordare i nomi di tutti i compagni di classe o dei colleghi. Alcune volte si incontrano le stesse persone per diverso tempo, ma il nome sfugge

persone che siano accostabili a quella stessa emozione.

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Memoria gustativa

Memoria uditiva

È quella legata ai suoni. Tutto quello che ascoltiamo può essere registrato e, a distanza di tempo, richiamando mentalmente quel suono torneremo all’istante in cui lo abbiamo vissuto. Pensa, ad esempio, a quando ascoltiamo la voce di una persona che conosciamo, oppure quella di una persona molto cara. Subito si collegheranno tra loro molti pensieri e immagini che la ritraggono in diverse situazioni o momenti trascorsi insieme.

È legata ai sapori. Un esempio è quando assaggiamo qualcosa che ci riporta con la mente ad altre persone, cose o avvenimenti del passato. Memoria olfattiva

È legata agli odori ed è molto forte, perché le informazioni che acquisiamo attraverso il canale olfattivo giungono direttamente al cervello senza essere rielaborate razionalmente.

È quella che ci permette di ricordare qualcosa, o qualcuno, semplicemente sentendo un profumo o un odore particolare. Inoltre c’è ancora un altro tipo di memoria, oltre a quelle già citate e che non approfondiremo. È la memoria procedurale ed è quella legata ai movimenti; ci permette di camminare, guidare o fare qualsiasi cosa inconsciamente,

Memoria cinestesica

È quella legata alle sensazioni che proviamo e registriamo attraverso il contatto tra gli oggetti e la nostra pelle. Quante volte, infatti, capita di rievocare episodi passati o emozioni lontane semplicemente toccando un oggetto?

quindi, senza pensare consapevolmente come dobbiamo muovere il nostro corpo pera fare ciò che abbiamo ormai interiorizzato. 31

 

1.2 | Come funziona la memoria

Come funziona la memoria | 1.2

Alle basi dei ricordi ci sono le emozioni che proviamo e, infatti, viene immagazzinato tutto quello che ci coinvolge emotivamente. Questo è il motivo per il quale, a volte, ricordiamo anche cose apparentemente

le stessimo vivendo in prima persona. Questo ci permetterà di provare emozioni quasi come se le stessimo vivendo nella realtà. Per ricordare velocemente “gli ingredienti” necessari per immagazzinare informazioni,

mici che ne esalano il profumo quando si sfoglia la pagina! La cosa sorprendente è che, attraverso l’utilizzo della sinestesia, ogni lettore ha avuto la sensazione che quel messaggio sia stato indirizzato pro-

mo che ci salgono sui piedi, si muovono sulle caviglie. Viviamo la sensazione. È un totale coinvolgimento! (In realtà quello che comunicava alla parte cinestesica erano semplicemente dei cordini e dei pelou-

prive di importanza, ma che hanno però suscitato in noi una forte emozione. Capita, al contrario, di dover ricordare cose importanti che però non riusciamo a imprimere nella memoria; molto probabilmente è proprio perché non ci coinvolgono emotivamente. Ma quali sono le informazioni che la nostra memoria registra spontaneamente? Sicuramente quelle che non rientrano nella banalità di tutti i giorni, cose particolari e

possiamo usare l’acronimo PAV che sta per Paradosso, Azione e Vivido.

prio a lui. E ovviamente noi ci ricorderemo di chi “si è ricordato” di noi. Si può notare, infatti, come le pubblicità non dicano quasi più nulla delle caratteristiche specifiche del prodotto, ma puntino solo a suscitare un’emozione: a questo punto l’obiettivo dei pubblicitari è stato raggiunto. Un altro esempio di sinestesia, incredibilmente forte, è quello che viene utilizzato nei parchi di divertimento. Uno dei più sorprendenti è Disney World a Orlando, in Flo-

ches attaccati sotto le sedie). Usando tutti i sensi co munichiamo direttamente con l’inconscio. Il messaggio arriva in modo diretto e non lo elaboriamo razionalmente. Quindi, quando vogliamo trasferire un messaggio, è molto importante usare i diversi canali che si hanno a disposizione. Questo perché ciascuno di noi ne ha uno preferenziale: alcuni useranno di più il canale delle immagini, altri quello dei suoni, e altri quello delle sensazioni, e quin-

strane. Ad esempio, su un centinaio di persone vestite in giacca e cravatta, una vestita da sciamano colpirebbe sicuramente di più la nostra attenzione. Inoltre registriamo cose paradossali. Infatti è molto più facile che si ricordi una balena piccola come un pesce rosso, magari nell’acquario di casa, con i cacciatori i n miniatura che cercano di catturarla e lei che spruzza acqua dalla schiena, piuttosto che una balena normale. A questo punto, se volessimo ricordare una zanzara, la immagineremo grande come una balena con un ago simile a una trivella gigantesca per cercare il petrolio! È molto importante anche che le associazioni tra le diverse immagini siano dinamiche. Questo perché un’associazione statica cattura meno l’attenzione rispetto ad una in movimento: è più facile ricordare la scena di un film, piuttosto che un singolo fo-

L’obiettivo è sempre quello di suscitare un’emozione: per amplificarla è utile e importantissimo immaginare la situazione utilizzando la sinestesia, ovvero il coinvolgimento contemporaneo di tutti i diversi canali sensoriali!

I pubblicitari conoscono molto bene questo meccanismo e, dal momento che il loro obiettivo è quello di indurre a ricordare i nomi dei prodotti da loro sponsorizzati, utilizzano le sinestesie ovunque riescono. Alcune pubblicità di prodotti alimentari o cosmetici, pubblicate su riviste, oltre a ripor-

rida. Dentro c’è qualcosa di magico che ci coinvolge e suscita in noi il desiderio di ritornarci. È stato calcolato che una persona che lo visita, in media, ci ritorna dopo quattro anni. Ma qual è il motivo? La risposta è il coinvolgimento di tutti i sensi. Alcune attrazioni sono studiate in modo che ci si senta totalmente coinvolti… praticamente i protagonisti. La prima cosa che ci viene data è un paio di occhiali per vedere in tre dimensioni e falsare quindi la realtà. Il canale visivo è sistemato! Inizia lo spettacolo e percepiamo suoni che provengono da tutte le parti…(la sala è insonorizzata con sistema surround e quindi si ha la sensazione di essere totalmente dentro la realtà). All’improvviso ci accorgiamo che migliaia di topi si muovono nella nostra direzione, sentiamo le urla delle persone a fianco a noi, siamo senza via di scampo, si avvicinano da ogni parte e più si avvicina-

di impareremo in modi differenti. Le persone prevalentemente visive avranno bisogno di vedere, quelle uditive di ascoltare, quelle cinestesiche di essere a contatto con le cose da apprendere. Ciascuna di loro si può riconoscere anche per i diversi modi di parlare. Una persona visiva tenderà a descrivere tutto attraverso le immagini e utilizzerà verbi e aggettivi propri del senso della vista. Per esempio, quando presenterà una sua idea, anche se parla di una cosa astratta quindi non visibile fisicamente, potrebbe chiedere Come la vedi ?. ?. Solitamente è una persona che parla in modo molto rapido, in quanto, a parole, è difficile seguire il flusso delle immagini che scorrono velocemente nella sua mente. Userà espressioni come ci vediamo, fantastico , meraviglioso, tutto chiaro, è un momento buio della mia vita, vedo davanti a me un futuro  splendido…”.

togramma. Infine, è necessario immaginare le cose in modo molto vivido, come se fossero reali e

tare un’ immagine estremamente vivida, per coinvolgere anche l’olfatto utilizzano, nella fase di stampa, dei componenti chi-

no aumenta il loro squittire…li abbiamopiù quasi addosso, gli strilli in sala diventano incontenibili e, in quell’istante, sentia-

Una moltaoccasioattenzionepersona ai suoni;uditiva infatti, presterà non perderà ne per correggerti se una parola non è stata

PARA-DOSSO PARA-D OSSO AZIONE VIVIdo

Sinestesia: usa tutti i cinque sensi

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1.2 | Come funziona la memoria

Come funziona la memoria | 1.2

pronunciata nel modo corretto e, soprattutto, guai a interromperlo! La sua voce per lui è una melodia e per questo parlerà più lentamente rispetto a una persona visiva. Se ti dovesse presentare un’idea, probabil-

minimamente il motivo di una richiesta di questo tipo, dirà una frase che, per le orecchie di lei, sarà estremamente stupida! Lui: Non ho parole per DESCRIVERE quello che sto vivendo!

Lo studente cinestesico vorrebbe toccare qualcosa; vorrebbe avere in mano dei soldatini per simulare le battaglie, come a Risiko, ma, non avendo niente di tutto questo, inizierà a giocare con la gomma o a

quanto piscologo, non abbia svolto bene il suo compito. Immaginiamo che dica: “ma di cosa vi state preoccupando? Vostro figlio è molto intelligente e sicuramente riuscirà a realizzarsi! Giustamente starà at-

mente, ti chiederebbe come ti  suona?, e per esternare il suo entusiasmo userà espressioni del tipo è musica per le mie orecchie! Una persona cinestesica è molto vi cina alle sensazioni e quindi parlerà in modo molto sentito, caricando di emotività le sue parole. Piuttosto che leggere su una lavagna, preferisce avere un foglio in mano, userà espressioni del tipo mi sento sopraffatto o, se vuole esprimere esprimere il proprio consenso consenso su un’idea, dirà d’istinto:  sento che è quella giusta! È ovvio che due persone con canali dominanti diversi e che sono ignari di queste nozioni avranno difficoltà a comunicare. Se un ragazzo, prevalentemente visivo, volesse conquistare una ragazza prevalentemente uditiva, dovrà comunicare nel canale di lei, altrimenti al primo appuntamento potrebbe succedere qualcosa di comico! Lui la porterà a guardare paesaggi mozzafiato e la guarderà sempre incantato per dimostrarle il suo interesse. Lei, invece, per sentirsi corteggiata vorrebbe parlare, sentirsi dedicare una canzone, o ascoltare musica piacevole tutta la sera! Il loro dialogo potrebbe essere di questo tipo: Lui: Hai VISTO che MERAVIGLIA DI POSTO? Lei: Sì, ma tu ASCOLTA questa MELODIA! Nel frattempo, lui cercherà di immortalare tutto quello che vedono i suoi occhi ma, non parlando, lei esordirà con una domanda che, per una persona prevalentemente visiva, è assolu-

Sono su frequenze diverse! Se si incontrassero una seconda volta, probabilmente sarebbe per sbaglio!

smontare una penna!  Terminata nata la lezione, alla domanda domanda di rito: Avete capito?, l’unico che ha compreso qualcosa è lo studente uditivo che risponderà: certo! Gli altri si guarderanno e diranno: ma come avrà fatto? È proprio un secchione! Purtroppo non è finita! I loro genitori andranno a parlare al professore e si sentiranno dire che il loro figlio è distratto, oppure che soffre di “mancanza di concentrazione” (una patologia molto grave che colpisce il 100% delle persone che non si sentono coinvolte in ciò che stanno seguendo!). Quei genitori usciranno molto preoccupati e arrivati a casa, facendo finta che sia tutto normale, diranno al figlio: Andiamo a trovare un nostro caro amico che magari ti può aiutare . Il figlio non capirà in che cosa dovrebbe essere aiutato e perché, dal momento che per lui è tutto normale ed è il professore che non sa spiegare (in effetti sa spiegare, ma lo fa nel suo canale di comunicazione). Casualmente l’amico è uno psicologo, conosciuto casualmente attraverso laboriose ricerche tra amici e colleghi, proprio dopo il colloquio con il professore! Il figlio, che in realtà è molto intelligente, si renderà conto di quello che succede e continuerà a non capire. Secondo lui sono in tre, in quella circostanza, ad avere dei problemi, e lui è l’unico esente. L’amico di vecchia data dei 

tento quando avrà la sensazione che stiano parlando a lui”: i genitori, a questo punto, uscirebbero pensando che sia lo psicologo ad avere dei problemi e quindi si rivolgeranno a un altro psicologo che gli confermi ciò che è ormai una loro convinzione! Il figlio inizierà ad avere problemi reali e alla fine si convincerà del fatto che non gli riesce proprio di concentrarsi e la sua mente lo aiuterà nell’avallare questo convincimento. In realtà il problema di fondo sta nella comunicazione. Ti è mai successo di detestare una materia e poi, cambiando professore, di renderti conto di quanto lo stesso argomento che prima era noioso, sia diventato affascinante? Semplicemente è cambiata la comunicazione. Fino a ora, quello che definisce la bravura di un docente è, nella maggior parte dei casi, la competenza sugli specifici argomenti e non la sua capacità di coinvolgimento. Quante volte capita di sentir dire “quella persona è uno dei più grandi esperti nel settore, stai attento e impara bene!” Purtroppo, però, il percorso che lo ha portato a ricoprire quella cattedra non ha previsto alcun corso di comunicazione efficace o di “public speaking” né, tanto meno, di programmazione neurolinguistica! Eppure il primo strumento che un docente ha per trasferire la propria vasta conoscen-

tamente privamidiDICI qualsiasi significato! Lei: Ma non niente? A questo punto lui, non comprendendo

gnora che stende sicuramente i panni sul terrazzo di fronte rappresenta un’alternativa più interessante!

Comunicazione su piani diversi

La stessa cosa succede a scuola. Ipotizziamo che il professore sia prevalentemente uditivo: comunicherà a tutti con il suo canale. Immaginiamo una sua lezione di storia. Starà seduto dietro la cattedra raccontando gli avvenimenti storici accaduti, catturando l’attenzione solo degli studenti che percepiscono, elaborano informazioni e comunicano con io stesso sistema! Lo studente visivo invece, vorrebbe davanti ai suoi occhi immagini, documentari, foto di soldati e carte geografiche, per vedere dove sono successi i fatti. Non avendo niente di tutto questo, la sua attenzione sarà attirata da tutto ciò che si muove. La si-

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genitori, e che quindi puoi immaginare quanto conosca bene il figlio , gli prescriverà qualche cura. Questo è importante, per-

za è proprio la comunicazione. Ricordo un mio professore di Analisi matematica 1: era molto esperto e preparato,

ché altrimenti potrebbe sembrare che, in 35

 

1.2 | Come funziona la memoria

Come funziona la memoria | 1.2

ma quello che mi ha lasciato fu molto poco, anzi, l’emozione associata alla sua persona era talmente negativa che, se non avessi dovuto sostenere anche l’esame di Analisi matematica 2, avrei voluto disfarmi

municando sullo stesso canale. Usando una metafora, potremmo dire che un buon comunicatore è come un sarto che confeziona l’abito sulla misura giusta dell’interlocutore. Infatti, la differenza tra parlare e co-

tamente la prova di questo. Un altro esempio che ciascuno di noi ha vissuto è quello del sogno. Che senso ha svegliarsi affannati, sudati dopo che abbiamo sognato di correre o di

di quelle nozioni. Appena sostenuto l’esame, più che un’emozione di piacere e soddisfazione per avere superato la prova (così come dovrebbe essere!) avvertii soltanto un senso di grande liberazione! Qualche anno fa, a un corso di comunicazione in pubblico, appresi un concetto che mi stupì molto e che volli imparare e fare mio a tutti i costi. Mi dissero : “sappi che se hai una platea di 100 persone e una non capisce, ti sei spiegato male!”. Può sembrare eccessivo, ma il messaggio molto forte che mi arrivò è che siamo sempre noi i responsabili della nostra comunicazione. Se vogliamo trasferire un concetto e avere la certezza di non essere stati fraintesi, dobbiamo verificare che cosa abbiamo comunicato!

scappare da qualcosa che ci faceva paura, quando in realtà siamo coricati e al sicuro? A livello logico nessuno, ma questo ci succede perché il nostro corpo si comporta in modo diverso seguendo le elaborazionii che gli invia la nostra mente. Abbiamo immaginato in modo talmente vivido quella situazione, che il nostro corpo si comporta come se vivessimo realmente quella situazione! Per ricordare, quindi, il segreto è visualizzare in modo estremamente vivido e con il PAV. A questo punto per prendere confidenza confidenza con la visualizzazione esegui un altro esercizio e, dal momento che i testi sono costituiti da insiemi di parole, inizia proprio da queste. Parti dai singoli mattoncini per poi costruire una struttura meravigliosa! Ovviamente, prima di partire, è opportuno che tu possa renderti conto del tuo personale punto di partenza, in modo che, alla fine, possa sentire la soddisfazione per i risultati che avrai ottenuto, e, soprattutto, per la grande differenza che avrai fatto nella tua performance mentale. Il test consiste nel leggere una dopo l’altra l’elenco di parole qui di seguito riportate:

Un elemento comune, che ho notato in

municare è enorme! Adesso, per imparare a concentrarsi sui diversi canali, utilizzandoli singolarmente, esegui un esercizio che consiste nel “vivere” un oggetto per mezzo dei 5 sensi. Immagina di avere di fronte a te un bel limone. Cogli tutti i dettagli attraverso gli occhi come se dopo dovessi disegnarlo. Che forma ha? Osservane le dimensioni, il colore e tutto quello che può essere utile per riprodurlo. Adesso immagina di prenderlo in mano percependo un numero ancora maggiore di dettagli attraverso il tatto e avverti le sensazioni che la sua scorza ti trasferisce. Ora immagina di farlo cadere, ascoltane il tonfo e il rumore che si produce mentre ne tagli uno spicchio. Ora portalo vicino al naso e avvertine il profumo. Infine, ti chiedo di immaginare di tirare fuori la lingua e di appoggiarci sopra lo spicchio tagliato in modo da assaporarne il succo. Ti rivolgo ora questa domanda: “come mai ti è aumentata la salivazione?”. Eppure, nella realtà, non hai assaporato il succo di alcun limone. È curioso vero? Questo significa visualizzare, ovvero immaginare qualcosa in modo talmente vivido da provare le stesse emozioni che si proverebbero nella realtà. Uno dei concetti chiave del libro Psicocibernetica di Maxwell Maltz, è che “la nostra

Amo, tortello, banjo, lama, lava, picchio, puma, nemo, freccia, noce, re, mamma, fiamma, nuca, polizia, neve, frutta, bacchette, jeep, mappa

Come è andata? Sei soddisfatto del tuo risultato? Comunque sia andata, sentiti tranquillo, perché stai per fare qualcosa di straordinario! Se ti dicessi che nel giro di pochi minuti riuscirai a ricordare queste 20 parole in ordine e anche al contrario, mi crederesti? Datti fiducia e inizia ad assaporare il piacere, la sensazione di serenità e autostima che ti dà il fatto di riuscirvi, perché è esattamente quello che sta per accadere. Inizia ad avere più consapevolezza di ogni parola. Anziché limitarti a leggerla, ti chiedo

molte persone che riescono in quello che vogliono, è proprio la capacità di rapportarsi con gli altri e di entrare in sintonia co-

mente non distingue un’esperienzaimmarealmente vissuta da una vividamente ginata”. L’aumento della salivazione è esat-

Ebbene, ora che le hai lette cerca di riscriverne il maggior numero possibile seguen-

di Perviverla. aiutarti rispondi alle domande che seguono, concentrandoti su ogni parola per

La “non comunicazione”

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do l’ordine in cui compaiono. Mi raccomando: non vale tornare indietro a sbirciare l’elenco! 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20

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1.2 | Come funziona la memoria

Come funziona la memoria | 1.2

almeno 10 secondi mentre la visualizzi.

Immagina un AMO da pesca. Che dimensioni ha? Quali sono i suoi colori? Come si muove? Che rumore fa quando cade?

Immagina una FRECCIA. Di che tipo di freccia si tratta? Come è fatta? Che colori ha? Che direzione segnala? Cosa indica?

Immagina una splendida MAMMA, quella che preferisci. Come si muove? Che colori ha? Dove si trova? Quanto è grande? Cosa sta facendo? Che emozione stai provando?

Quanto pesa? Che sensazione ti dà toccarlo? Immagina ora un TORTELLO. Che profumo emette? Che dimensioni ha? Dove lo vedi? Di che cosa è ripieno? Che sapore ha?

A questo punto, immagina una NOCE. Di che tipo di noce si tratta? Che dimensioni ha? Che colori ha? Dove si trova? Che sapore ha?

A questo punto immagina un BANJO. Di

che colore è? Che dimensioni ha? Quali sono le sue condizioni? Che suono emette? C’è qualcuno che lo sta suonando?

Immagina ora una FIAMMA. Che dimensioni ha? Qual è la sua temperatura? Che colori ha? Come si sta muovendo?

Adesso immagina un RE. Quanto è grande? Cosa sta facendo? Di che colore è? Come si muove? Se sta parlando, cosa sta dicendo?

Ora immagina una LAMA. Quali sono le sue dimensioni? Dove è posizionata? Quanto è affilata? Chi l a sta ma-

Immagina, a questo punto, una NUCA. È molto folta di capelli o no? È in movimento o ferma? Di che colore la immagini?

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1.2 | Come funziona la memoria

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Immagina una FRECCIA. Di che tipo di freccia si tratta? Come è fatta? Che colori ha? Che

Immagina una splendida MAMMA, quella che preferisci. Come si muove? Che colori ha? Dove si trova? Quanto è gran-

Costruiamo ora un’associazione di immagini, che le coinvolga tutte quante esattamente nella sequenza in cui le hai visualizzate. Ogni parola legata alla sua specifica immagine sarà preceduta dall’aggettivo “tua”. Questo

direzione segnala? Cosa indica?

de? Cosa sta facendo? Che emozione stai provando?

perché è importante che tu pensi esattamente quella che prima hai visualizzato. Cominciamo.

Immagina ora una FIAMMA. Che dimensioni ha? Qual è la sua temperatura? Che colori ha? Come si sta muovendo?

Immagina l’AMO che hai pensato. Stai osservando osservando il tuo AMO e, dal momento che i pesci sono particolarmente viziati, gli conficchi sopra il tuo meraviglioso  TORTELLO. Riesci a sentire la sensazione? Immergiti totalmente nella scena, vivila con ogni senso e amplifica le emozioni! Bene. Andiamo avanti

A questo punto, immagina una NOCE. Di che tipo di noce si tratta? Che dimensioni ha? Che colori ha? Dove si trova? Che sapore ha?

Immagina, a questo punto, una NUCA. È molto folta di capelli o no? È in movimento o ferma? Di che colore la immagini?

Adesso immagina un RE. Quanto è grande? Cosa sta facendo? Di che colore è? Come si muove? Se sta parlando, cosa sta dicendo?

A questo punto, getti il TORTELLO in acqua aspettandoti di tirare su un bel pesce ma, con grosso stupore, senti che si avvicinano alla superficie dell’acqua dei suoni particolari. Tiri su la lenza ed esce il tuo splendido BANJO!! Fermati a immaginare la scena e a viverla. Leggerla soltanto non serve a nulla, è importante viverla con tutti i sensi e con le emozioni! Se ti può aiutare, chiudi gli occhi e lasciati trasportare dellapuoi situazione descritta. Unadalle voltaemozioni immaginata riprendere la lettura. Il tuo splendido BANJO, però,

inizia a darti molto fastidio, quindi lo accoltelli con la tua LAMA (intesa come coltello).

Noti che dalla LAMA inizia a fuoriuscire la tua incandescente LAVA.

La LAVA scorrendo ustiona il tuo PICCHIO!

Il PICCHIO sta andando a fuoco e non ce la fa più a volare, quindi, si posa sulla schiena del tuo PUMA.

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1.2 | Come funziona la memoria

Costruiamo ora un’associazione di immagini, che le coinvolga tutte quante esattamente nella sequenza in cui le hai visualizzate. Ogni parola legata alla sua specifica immagine sarà preceduta dall’aggettivo “tua”. Questo

perché è importante che tu pensi esattamente quella che prima hai visualizzato. Cominciamo.

Immagina l’AMO che hai pensato. Stai os-

Come funziona la memoria | 1.2

aspettandoti di tirare su un bel pesce ma, con grosso stupore, senti che si avvicinano alla superficie dell’acqua dei suoni particolari. Tiri su la lenza ed esce il tuo splendido BANJO!! Fermati a immaginare la scena e a viverla. Leggerla soltanto non serve a nulla, è importante viverla con tutti i sensi e con le emozioni! Se ti può aiutare, chiudi gli occhi e lasciati trasportare dalle emozioni della situazione descritta. Una volta immaginata puoi riprendere la lettura. Il tuo splendido BANJO, però, inizia a darti molto fastidio, quindi lo accoltelli con la tua LAMA (intesa come coltello). Noti che dalla LAMA inizia a fuoriuscire la tua incandescente LAVA.

La LAVA scorrendo ustiona il tuo PICCHIO! Il PICCHIO sta andando a fuoco e non ce la fa più a volare, quindi, si posa sulla schiena del tuo PUMA. Il PUMA non sopporta questa situazione, allora si tuffa in acqua e incontra il suo sim-

La MAMMA è talmente contenta che lo incendia con una FIAMMA ossidrica.

Questa NEVE è incantevole, ma all’improvviso si trasforma in FRUTTA.

In mezzo alla FRUTTA, iniziano a muoversi le tue meravigliose BACCHETTE. La FIAMMA, però, si ingrandisce sempre di più e si appoggia sulla tua NUCA.

La NUCA inizia a farti male e la POLIZIA viene a eseguire degli accertamenti.

Utilizzi le BACCHETTE per accendere la tua magnifica JEEP.

Sulla JEEP, con stupore, ti rendi conto che al posto del volante c’è la tu a MAPPA. La POLIZIA ti porta tantissima NEVE. servando il tuo AMO e, dal momento che i pesci sono particolarmente viziati, gli conficchi sopra il tuo meraviglioso TORTELLO. Riesci a sentire la sensazione? Immergiti totalmente nella scena, vivila con ogni senso e amplifica le emozioni! Bene. Andiamo avanti A questo punto, getti il TORTELLO in acqua

paticissimo amico NEMO, il pesciolino protagonista del film d’animazione della Walt Disney “Alla ricerca di Nemo”.

Ebbene, rivivil’associazione ora le ultime 10 immagini da ripercorrendo di immagini NOCE a MAPPA.

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1.2 | Come funziona la memoria

Come funziona la memoria | 1.2

leghe sotto i mari” di Jules Verne. Questo succede perché la cosa che più è rimasta impressa nella nostra memoria, è quella che per prima ci torna in mente: si può notare lo stesso fenomeno anche

Questa NEVE è incantevole, ma all’improvviso si trasforma in FRUTTA. In mezzo alla FRUTTA, iniziano a muoversi le tue meravigliose BACCHETTE.

quando ci viene presentata una persona che ha lo stesso nome di qualcuno a noi molto caro. È immediato pensare fra sé e sé: “ah come mio fratello, sorella, marito, moglie, figlio …” Concediti dunque tutto il tempo che ti serve. Fatto? Proseguiamo con quelle successive. Usa sempre tutti i sensi e il PAV. Apri la tua NOCE per mangiarla, ma ti stupisci perché dentro scopri che ci vive il tuo RE. Il RE esce dal guscio e va alla ricerca della sua regina. Nomina come regina la splendida MAMMA ! La MAMMA è talmente contenta che lo incendia con una FIAMMA ossidrica.

Utilizzi le BACCHETTE per accendere la tua magnifica JEEP. Sulla JEEP, con stupore, ti rendi conto che al posto del volante c’è la tu a MAPPA. Ebbene, rivivi ora le ultime 10 immagini ripercorrendo l’associazione di immagini da NOCE a MAPPA. Fatto? Mi raccomando: nel tuo interesse procedi solo quando hai eseguito le visualizzazioni e gli esercizi come ti è stato spiegato. È utile per riuscire a imparare le cose gradualmente e ottenere i risultati che desideri! Adesso facciamo ancora un ripasso veloce, questa volta prendendo in considerazione l’intera sequenza partendo dalla parola AMO: ti stupirai, perché sarai perfettamente in grado di riscrivere esattamente la sequenza di parole sia nell’ordine originale sia nell’ordine contrario. 20 19 18 17 16 15 14 13 12 11 10 9 8

La FIAMMA, però, si ingrandisce sempre di più e si appoggia sulla tua NUCA.

La NUCA inizia a farti male e la POLIZIA viene a eseguire degli accertamenti. La POLIZIA ti porta tantissima NEVE.

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1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20  Ti stupirai nel nel ricordare ricordare ancora queste paroparole domani, dopodomani e probabilmente persino tra una settimana. Però, per riuscirci, ti chiedo di fare a te stesso una promessa: non pensare più alla sequenza, confida nella tua memoria e questa ti ricompenserà. Le ricorderai senza sforzo e senza bisogno di ritornarci sopra mentalmente. Il ricordo è la conseguenza del fatto che abbiamo usato le aree cerebrali che registrano le informazioni. Facciamo un confronto tra questo metodo e quello classico di leggere, sottolineare e ripetere. Sfruttando il PAV, imprimiamo una traccia molto profonda nella nostra memoria, proprio perché abbiamo mosso delle emozioni. Con il metodo “leggo e ripeto”, all’inizio sembra di procedere più velocemente, ma ciò avviene solo sul breve termine; infatti, dopo poco tempo, si crea confusione e di-

venta difficile ricordare la giusta sequenza. Facendo un esempio che possa rendere l’idea, sarebbe un po’ come cercare di tracciare un sentiero su un prato: paragoniamo il prato alla memoria e il sentiero al ricordo. Immagina di ricevere gli strumenti necessari, avendo a disposizione due opportunità. Il primo strumento che hai a disposizione sono solo i tuoi piedi. Quanti passaggi dovrai fare? Sicuramente molti prima di riuscire a definire il tracciato. Inoltre farai fatica e, dopo poco, vista la monotonia dell’impresa, proverai una noia indescrivibile. Questo corrisponde allo studio con il metodo tradizionale del “leggo e ripeto”: molti passaggi, molto tempo e soprattutto, il rischio che, se non ripercorriamo il tracciato segnato, dopo un paio di giorni l’erba ricresca. In effetti, con questo metodo, se non torni a ripassare dopo poco tempo le informazioni acquisite il rischio che corri è proprio quello di dimenticarle. Ti è mai successo di arrivare alla fine di un libro e dire : ”Bene adesso mii manca il ripasso” e poi, appena iniziato, di renderti conto che in realtà si tratta di doverlo praticamente ristudiare da capo?

Nonostante lo sforzo, il metodo “leggo, sottolineo e ripeto” è inefficace

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