Massimo il Confessore - umanità e divinità di Cristo

April 9, 2017 | Author: Pietro Cesana | Category: N/A
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Massimo il Confessore, Umanità e divinità di Cristo, Collana Città Nuova Testi Patristici 19...

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Massimo il Confessore

UMANITA' E DIVINITA' DI CRISTO Traduzione introduzione e note a cura di Aldo Ceresa-Gastaldo

città nuova editrice

Con approvazione ecclesiastica

© 1979, Città Nuova Editrice, via degl'\ Sclpioni 265 - 00192 Roma

INTRODUZIONE

1. Massimo Confessore

La biografia di Massimo 1, che si estende per un lungo arca di tempo, dal 580, anno della nascita, al 662, anno della morte, è contraddistinta in modo particolare dagli ultimi atti della sua vita di strenuo difensore dell' ortodossia, che gli valsero quel titolo di Confessore ormai inseparabile dal sua nome. Sino a pochi anni or sono le fonti per la sua biografia erano costituite dalle sue opere 2, da una vita prima considerata anonima e successivamente ritenuta una compilazione del monaca studita Michele Exabulites, della metà del X secolo 3, e da numerose notizie, di varia estensione ed importanza, tratte da anonime epitomi agiografiche e liturgiche. Nel 1973 S. P. Brock pubblicava una sconosciuta vita siriaca del Confessore 4, redatta poco prima del 1

Mi permetto di rinviare a quanto intorno alla biografia

di Massimo è contenuto nella Introduzione alla mia edizione

dei suoi Capitoli sulla carità, Roma 1963, pp. 15-20, come pure al mio articolo Dimensione umana e prospettiva escatologica in Massimo Confessore, in « Renovatio », 12 (1977), pp. 324-329. 2 Edite da F. Combefis, S. Maximi Confessoris operum :omus I et Il, Parigi 1675, furono ristampate da J. P. Migne, Patrologia Graeca, voli. 90 e 91, Parigi 1865. 3 Cf. W. Lackner, Zu Quellen und Datierung der Maximosvi:a (BHG 3 1234), in« Analecta Bollandiana », 85 (1967), pp. 285-316. 4 An Early Syriac Life of Maximus the Confessar, ibid., 91

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Introduzione

sesto concilio ecumenico del 680 da parte di un suo contemporaneo, Giorgio di Res'aina, vescovo palestinese discepolo di Sofronio di Gerusalemme. In base ad essa che, provenendo da ambiente maronita, contraddice talvolta le fonti già note favorevoli a Massimo, egli sarebbe nato in Palestina tra il 579-580 da un samaritano e da una schiava persiana, battezzati da un sacerdote di /f.e$fin sul Golan; chiamato prima Moschion, a dieci anni sarebbe stato affidato all'abate Pantaleone del monastero di S. Caritone dal quale, ricevuto il nome di Massimo, fu educato; nel 614, fuggendo l'invasione dei Persiani che avevano occupato Gerusalemme, si sarebbe rifugiato a Cizico, sobborgo di Costantinopoli, nel convento del vescovo Eusebio dove, soprattutto mediante il discepolo Anastasio, ebbe stretti rapporti con la corte imperiale, non però sino al punto da diventare primo segretario dell'imperatore Eraclio, come la precedente tradizione affermava. Nel 626, a causa dell'invasione di Persiani ed Avari, sarebbe fuggito in Africa e qui si trovò ben presto al centro delle controversie, prima del monenergismo e poi del monoteletismo, come testimoniano le fonti già note e spe'cialmente le sue varie opere. Questa nuova biografia di Massimo si lascia facilmente collocare nel quadro della Palestina, di Cipro e dell'Africa del Nord, senza mostrare alcuna traccia di provincialismo come si sarebbe potuto temere dopo la conquista mussulmana 5: essa sembra contribuire quindi positivamente alla conoscenza sinora frammentaria del periodo anteriore al soggiorno africano del Confessore. Tuttavia, qualunque sia il valore che debba essere attribuito ai nuovi dati biografici, l'analisi delle (1973), pp. 299-346: la vita è contenuta nei ff. 72v-78v del codice Br. Mus. Add. 7192 Rich., attribuito al VII-VIII secolo. 5 Cf. J. Gribomont, Documents sur les origines de l'église maronite, in «Parole d'Orient ,,, 5 (1974), p. 101.

Introduzione

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opere di Massimo 6 attesta una profonda cultura, non solo biblica e patristica (i suoi principali autori sono i due Gregari, Nazianzeno e Nisseno, e lo Pseudo-Dionigi), ma pure classica (Platone ed Aristotele, con i loro continuatori, specialmente neoplatonici, sono costantemente presenti, anche se trasmessi spesso attraverso l'indiretta tradizione scolastica). Le prime opere di Massimo sono soprattutto di carattere morale (ad esempio il Discorso ascetico, composto insieme con i Capitoli sulla carità) ed esegetico (ad esempio Questioni e dubbi, Interpretazione del Padre nostro), nate dall'assidua meditazione della Bibbia e dei Padri e ben presto diffusesi tra le co· munità monastiche orientali. Ai primi anni del soggiorno africano appartiene l'opera che fu giustamente definita la confutazione, forse unica in tutta la patristica greca, dell'origenismo: è la prima parte dei cosiddetti A:mbigua, il Libro intorno a vari difficili passi dei santi padri Dionigi e Gregorio 7 • Ma ormai non era piu l' origenismo a costituire un pericolo per l'ortodossia. Allontanati vittoriosamente i Persiani e gli Avari, l'imperatore bizantino Eraclio si trovava di fronte all'acuirsi di un dissidio che poteva minare la sicurezza interna dello Stato. Come ai tempi di Aria e di Nestorio, l'affermare ora una sola operazone (energeia) propria alle due nature di Cristo ( monenergismo) non poneva soltanto un astratto problema teologico ma, nel clima saturo di intensa religio6 Per la loro cronologia cf. P. Sherwood, An Annotated Date-list of the Works of Maximus the Confessar, in ''Studia Anselmiana ,,, 30, Roma 1952; dello stesso autore e col solo nome citerò successivamente il volume St. Maximus the Confessar. The Ascetic Life. The Four Centuries on Charity, in Anc. Chr. Writers, (Westminster (Maryland]-Londra), 21 (1955). 7 Cf. P. Sherwood, The Earlier Ambigua of St. Maximus the Confessar and His Refutation of Origenism, in « Studia Anselmiana » (Roma), 36 (1955).

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lntroduz:lone

sità dell'epoca, costituiva un pericoloso principio per l'ortodossia della fede, che chiamava i credenti a salvaguardare la storicità di Cristo nella sua perfetta natura umana, non assorbita né trasformata in quella divina, pur nella unità della persona del Verbo. Se nel 634 Massimo, chiamato in causa per la sua autorità, poteva ancora accettare prudentemente il giudizio (pséphos) di Sergio, patriarca di Costantinopoli, che per salvare l'unità dei cristiani prescriveva di non fare menzione di una o due operazioni, ma di riferire ogni attività divina ed umana a Cristo operante come Verbo incarnato, quattro anni dopo si pronunciava decisamente contro la dichiarazione ( ekthesis) che lo stesso Sergio faceva affiggere per ordine imperiale nella chiesa di S. Sofia: l'affermazione di una sola volontà ( thelema) in Cristo mostrava chiaramente come la nuova eresia del monoteletismo, logicamente sviluppatasi dalla precedente, era destinata ad acuire ancora di piu il dissidio religioso. Massimo si trovò ben presto al centro della lotta per l'ortodossia, anche per l'accresciuta fama che altri suoi scritti gli avevano procurato (ad esempio la Mistagogia, le Questioni a Talassio, i Duecento capitoli gnostici, la seconda parte degli Ambigua, diverse lettere), non solo come consigliere dei governatori imperiali dell'Africa, ma specialmente come pubblico sostenitore della verità, che egli difendeva in ogni occasione. Una delle piu importanti si ebbe nel luglio del 645 a Cartagine in una disputa con Pirro, successore di Sergio nel patriarcato di Costantinopoli ed esiliato nel 641, nel turbinoso periodo della successione al trono di Costante Il. La chiesa di Roma seguiva intanto con attenzione queste lotte che, nell'intrecciarsi dei motivi politici con quelli religiosi, minacciavano solitamente di finire nel sangue. Poco dopo la disputa con Pirro, Massimo, che già prima aveva con cura seguito la posizione del papa-

l rrtroduzi one

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t o di fronte all'eresia, va a Roma, dove continua la sua opera a difesa dell'ortodossia in conversazioni e con altri trattati (ad esempio la Disputa con Pirro, trascritta da diretti testimoni; numerosi Opuscoli teologici e polemici). Nel settembre del 647 Costante II con un nuovo editto, il cosiddetto typos, abrogava l'ekthesis e proibiva contemporaneamente con severità ogni ulteriore discussione sugli accesi problemi teologici, credendo di sopire cosi ogni dissidio. Invece poco piu di due anni dopo, nell'ottobre del 649, papa Martino I era costretto a convocare un concilio in Laterano per definire chiaramente la dottrina cosi combattuta. La testimonianza migliore della stima che la chiesa di Roma, rappresentata da centocinque vescovi riuniti col papa, dava al monaco bizantino Massimo si può scorgere dal fatto che i canoni 10 e 11 del concilio, quelli che trattano direttamente la dibattuta questione, furono redatti se non dal Confessore stesso, certo da chi conosceva molto bene il suo pensiero e lo impiegava per fissare definitivamente la verità: « Cristo è tale nell'una e nell'altra delle sue nature, che egli naturalmente vuole ed opera la nostra salvezza» 8• L'accento posto deliberatamente sull'opera redentrice di Cristo indica come per Massimo e per il concilio si trattasse della difesa non di una semplice questione teologica, ma del fatto storico di fondamentale importanza per l'umanità. s Cf. Sherwood, p. 25 e p. 221, n. 101, che rinvia alla Disputa con Pirro (cf. p. 127) a cui si deve aggiungere l'analoga espressione contenuta nel breve scritto Sull'espressione: Padre ... , p. 97); per i rapporti tra Massimo ed il papa Martino, come pure per la sua convinta adesione al primato della chiesa romana cf. V. Croce, Tradizione e ricerca. Il metodo teologico di san Massimo il Confessore, in «Studia Patristica Mediolanensia '' (Milano), 2 (1974), pp. 115'-o Is. 30, 15 (secondo i Settanta). :r lbid., 59, 1·2.

Massimo Confessore

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te le iniquità dalle vostre anime davanti ai miei occhi; desistete dalle vostre malvagità; imparate a fare il bene, ricercate il diritto, salvate l'oppresso, rendete giustizia all'orfano e difendete la vedova e venite e discutiamo, dice il Signore. E se anche i vostri peccati saranno come scarlatto, li renderò bianchi come neve; e se saranno come porpora, li renderò bianchi come lana. E se vorrete e mi ascolterete, mangerete i beni della terra. Infatti la bocca del Signore disse questo 143 • E di nuovo per mezzo di Gioele: Convertitevi a me con tutto il vostro cuore, nel digiuno, nel pianto e nel lamento. Lacerate i vostri cuori e non le vostre vesti. Infatti il Signore è pietoso e misericordioso e pronto a perdonare il male 149 • Inoltre Ezechiele: Figlio dell'uomo, dissi alla casa di Israele, cosi parlaste dicendo: I nostri errori e le nostre iniquità stanno sopra di noi ed in esse ci struggiamo e come vivremo? Dissi loro: Io vivo, dice il Signore. Non voglio la morte dell'empio, ma che egli si converta dalla sua via e viva. E per che scopo morite, o casa di Israele? 150 • Ed il terzo libro dei Re, mostrando la sovrabbondanza della bontà di Dio, cosi narra: quando Achab si trovava nella vigna di Nabot, della quale si impossessò dopo che quello mori ucciso per opera di Jezabel. udi le parole di Elia che diceva: Questo dice il Signore: Uccidesti e ti impossessasti e nel luogo in cui i cani leccarono il sangue di Nabot, là i cani leccheranno il tuo sangue; ed i cani divoreranno Jezabel sulla muraglia di Israele. Nell'udire queste parole Achab lacerò le sue vesti e si pose un sacco sulla sua carne e digiunò e dormi nel sacco. E si rivolse la parola del Signore ad Elia dicendo: V ed i che Achab si è converIbid., l, 16-20. Gioe. 2, 12-13. 150 Ez. 33, 10.11: anche in questo passo i Settanta hanno ricalcato l'ebraico con vari fraintendimenti, in particolare alla fine. 143

149

:'3Corso ascetico

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davanti a me? Non porterò male ai suoi giorni1 • ::: Davide dice: Riconobbi la mia iniquità e non nasco:. il m.io peccato. Dissi: Confessai contro di me la -- ·:: iniquità al Signore e tu hai rimesso l'empietà del , facendosi ubbidiente per questa al Padre fino alla ·:orte, e alla morte di croce 6 e realizzando egli stesso -:-:diante il mistero dell'incarnazione il grande piano .=:i salvezza per noi.

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5

Cf. la stessa espressione, con poche variazioni, nella Di-

-:-:aa con Pirro (p. 127). 6

Fil. 2, 8.

IV.

DISPUTA CON PIRRO

1

.:. xcasione della disputa «Relazione della disputa avvenuta per le questio- sorte intorno alle verità della chiesa alla presenza piissimo patrizio Gregorio 2, dei santissimi vescovi .:.::e si trovavano con lui e di altri uomini generosi e ::.::. bili, da parte di Pirro, che era stato patriarca di :,stantinopoli 3 , e del veneratissimo monaco Massi- J, nel mese di luglio della terza indizio ne 4 : Pirro ;: :-opugnava la innovazione introdotta da lui e dal suo ;::-edecessore a Bisanzio 5, riguardante l'unica volontà, -:::::entre Massimo difendeva la dottrina dei Padri e de;_i apostoli pervenuta dall'inizio sino a noi. Dopo reciprocamente presentati i predetti uomini, Pirro e Massimo, col consenso dell'eccellente _:_ :.mo menzionato, cioè dell'illustre patrizio Gregorio, ?:rro iniziò il dialogo con Massimo cosi dicendo» 6 : l Ho tradotto dal Migne, Patrologia Graeca, 91, coll. 288: =:: nel Monitum (coli. 285-286) si afferma che il titolo sintetidell'opera (Disputa di san Massimo con Pirro avvenuta in

era contenuto in un codice non meglio specificato di " Si tratta del governatore dell'Africa di quell'epoca. Per la figura e l'attività di Pirro cf. Introduzione, pp. lO ss. Corrisponde al 645. 3 Cioè Sergio, morto nel 638. 6 Il testo della disputa è dovuto a testimoni diretti che trascrissero a Roma, alla presenza di Massimo e di Pirro. 3

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La difesa delle due volontà di Cristo Pirro. Che cosa ti facemmo di male, mio signore e padre Massimo, io ed il mio predecessore, perché tu ci denigri cosi dovunque, attribuendoci presso di tutti il sospetto di eresia? Quando mai qualcuno ti onorò e ti venerò cosi come noi, sebbene sconosciuto addirittura alla vista? Massimo. Certamente, Dio mi ascolta, nessuno mi onorò o mi venerò come voi, per usare le tue parole, ma, avendo voi ora rifiutato la verità cristiana, ritenni motivo di timore preferire alla verità la vostra compiacenza verso di me. Pirro. Che cosa mai presumendo noi rigettammo il pensiero cristiano? Massimo. Ritenendo una sola volontà propria alla divinità di Cristo ed alla sua umanità, e non solo ritenendo questo, ma anche sostenendolo mediante il 7 nuovo editto ad ingiuria di tutto il corpo della santa chiesa. Pirro. Perché mai chi ritiene una sola volontà di Cristo ti sembra uscire dalla dottrina cristiana? Massimo. Completamente. Infatti che c'è di piu empio dell'affermare dotato di una sola ed identica volontà quello stesso che prima dell'incarnazione fece sussistere ogni cosa dal non essere, la contiene, vi provvede e la guida alla salvezza; e, dopo essere divenuto uomo, desidera cibo e bevanda, muta luogo da luogo e compie tutte le altre azioni che sono prive di ogni sospetto 7 L'« editto» (ekthesis) era la dichiarazione emanata nel 638 dal patriarca Sergio con cui si affermava appunto l'unica volontà di Cristo.

)isputa con Plrro

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e finzione 8, mediante le quali mostrò pure il suo pia-

::o immune da ogni illusione?

?irro. Cristo è uno solo o no? Uassimo. Certo, evidentemente uno solo. ?ìrro. Se dunque Cristo è uno solo, egli voleva senza :::ubbia anche come uno solo; e se voleva come uno 3olo, anche la sua volontà è certamente una sola, e ::.on due. Massimo. Affermare qualcosa e non distinguere il siplifìcato di ciò che si afferma altro non è se non .::onfondere tutto ed indursi a lasciare oscuro ciò intor::.o a cui avviene l'indagine: atteggiamento che è oppo3::o a quello di un uomo logico. Dimmi dunque questo: - Cristo essendo uno solo è soltanto Dio oppure sol:anto uomo oppure entrambi, insieme Dio e uomo? Pirro. Evidentemente insieme Dio e uomo. .\Iassimo. Ora essendo Cristo per natura Dio e uomo, ;::gli stesso voleva come Dio e uomo o soltanto come Cristo? Ma se Cristo voleva principalmente come Dio ;: uomo, è evidente che egli voleva in duplice modo, ::on in uno solo, pur essendo egli stesso uno solo. Se :::liatti Cristo non è niente altro oltre le sue nature, cui ed in cui consiste, evidentemente voleva ed ope:-ava in modo corrispondente alle sue nature, cioè come ;::ra ciascuna, pur essendo egli stesso uno solo, dal :-nomento che nessuna delle due è senza volontà o senza operazione. E se Cristo voleva ed operava corrispondentemente alle sue nature, cioè come era cia3cuna, due sono le sue nature, due senza dubbio anche :;; sue volontà naturali e dello stesso numero di que8 Cosf rendo momphés, anziché accogliere la variante "!empseos (= «rimprovero») di un codice del Combefis ridal Migne.

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Massimo Confessore

ste anche le operazioni essenziali. Infatti come il numero delle nature dello stesso ed unico Cristo, piamente inteso ed affermato, non divide Cristo, ma tiene salva la distinzione delle nature anche nell'unione, cosi pure il numero delle volontà ed operazioni corrispondenti essenzialmente alle sue nature- dato che, come si è detto, egli stesso volle ed operò con entrambe la nostra salvezza - , non provoca: divisione, lungi da ciò!, ma mostra, e particolarmente anche nell'unione, la permanenza e l'integrità di esse. Pirro. E. impossibile che alle volontà non si facciano corrispondere anche i soggetti che vogliono.

Massimo. Proprio questo assurdo voi rivelaste nei vostri scritti, mossi non dalla ragione ma dal potere, dopo aver preso come vostro aiuto in questo Eraclio 9, unendovi anche voi alla sua ingiusta ed iUegale confusione e convalidandola con la vostra benedizione. Infatti se si ammettesse che alle volontà corrispondono i soggetti che vogliono, senza dubbio anche ai soggetti che vogliono corrisponderebbero le volontà in base alla coerente reciprocità, e secondo voi si verrebbe a trovare nella sovressenziale, sommamente buona e beata divinità, per il fatto che una sola è la sua volontà, anche una sola persona, come sostiene Sabellio 10 ; invece in base alle tre persone, anche tre volontà e per questo tre nature, come sostiene Ario 11 , se realmente, secondo le definizioni e le regole dei Padri, la distinzione delle volontà esige pure la distinzione delle nature. 9 t:: l'imperatore bizantino che aveva appoggiato l'editto di Sergio. Io Eretico degli inizi del III secolo, che negava le tre persone divine e le considerava soltanto come modi di essere e di manifestarsi di un solo Dio. n In antitesi con Sabellio, Ario accentuava la distinzione tra le tre persone, negando però la divinità del Figlio e dello Spirito Santo.

Disputa con Plrro

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Pirro. È impossibile che in una sola persona sussistano reciprocamente insieme due volontà senza contraddizione. .\1assimo. Se non è possibile che due volontà si troYino in una sola e stessa persona senza contraddizione, allora è possibile, secondo te, con contraddizione. Ma se è cosi, hai ammesso intanto che sono due, e non dissenti riguardo al numero, ma solo riguardo alla .:ontraddizione. Ora ci resta da indagare la causa che provoca la dissensione. Quale dici che sia questa? La i-olontà secondo natura o il peccato? Se dici la volonsecondo natura, non conosciamo altra causa di questa se non Dio: dunque, secondo te, Dio è l'artefi.:e della dissensione. Se dici invece il peccato, egli :1on commise peccato 12 e neppure Dio incarnato con:eneva qualsiasi contraddizione nelle sue volontà se:ondo natura. Non essendoci perciò la causa, non c'è neppure l'effetto della causa. Pirro. È proprio della natura il volere?

'.!assimo. Certo, il semplice volere è proprio della :-:a tura. irro. Se il volere è proprio della natura, ed i piti il::.rstri dei Padri affermarono che una sola è la volontà Dio e dei santi, anche una sola sarà pure la natura .:!ei santi e di Dio. 0

'.fassimo. Piti sopra si disse che bisogna che colui che

:a un discorso intorno alla verità distingua il signifi:ato dei termini, a causa dell'errore che può :-_ire dall'omonimia. Ora a mia volta anch'io ti chie.::.erò: i santi che affermarono una sola volontà di Dio dei santi, affermarono ciò mirando alla volontà sostanziale e creatrice di Dio oppure all'oggetto della 12

Cf. 1 Pt. 2, 22 (che cita Is. 53, 9).

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Massimo Confessore

volontà? Infatti non è la stessa cosa la volontà di chi vuole e l'oggetto della volontà, come neppure la vista di chi vede e l'oggetto visto: infatti la prima gli appartiene sostanzialmente, il secondo è a lui esteriore. Se parlarono mirando a ciò che è sostanziale, non si vedrà soltanto che essi ritengono i santi della stessa natura di Dio e suoi collaboratori nella creazione, ma anche che sono in contraddizione con sé stessi, avendo affermato che non è possibile che le sostanze diverse abbiano volontà comune. Se parlarono invece mirando all'oggetto della volontà, allora i Padri chiamarono in relazione ad una causa o, come piace dire a qualcuno, abusivamente volontà l'oggetto voluto e non deriverà alcun assurdo, se essi definiscono essere proprio della natura il semplice volere.

Pirro. Se differiamo per le volontà tra noi stessi e gli uni tra gli altri, volendo ora questo, non volendo ora quello, e ciò è proprio della natura e del suo caratteristico principio, si troverà che noi non solo differiamo gli uni dagli altri per natura, ma la mutiamo pure innumerevoli volte. Il modo di volere

Massimo. Non è la stessa cosa il volere e il modo di volere, come neppure il vedere e il modo di vedere. Infatti, il volere, come anche il vedere, è proprio della natura ed appartiene a tutti coloro che sono della stessa natura e genere; invece il modo di volere, come pure il modo di vedere, cioè il voler camminare e il non voler camminare; il vedere a destra o a sinistra c su o giu o per desiderio o per indagine dei principi degli esseri, è un modo dell'uso del volere e del vedere, proprio solo di chi ne fa uso e che lo distingue dagli altri secondo quella che viene comunemente detta differenza. Se poi abbiamo la coscienza che attest2

Disputa con Pirro

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ciò, allora il voler mangiare o il non voler mangiare;

il voler camminare o il non volerlo non è abolizione del volere per natura, ma del modo di volere, cioè è nascita e scomparsa degli oggetti del volere. Infatti se supponiamo che scompaiano le cose nate da Dio come oggetto della sua volontà, non scomparirà con esse anche la sua volontà sostanziale e creatrice che le ha anteriormente pensate.

La libertà della natura umana Pirro. Se definisci naturale la volontà ed ogni essere naturale anche del tutto necessario, come non siamo obbligati, definendo naturali le volontà in Cristo, ad eliminare in lui ogni libero movimento? .\1assimo. Non solo la natura divina ed increata non ha nulla di naturale che sia necessario, ma neppure quella intelligente e creata. Infatti ciò che per natura razionale, ha come facoltà naturale l'appetito razionale, che si chiama pure volontà dell'anima intellettiva, base alla quale noi volendo ragioniamo, e ragionando vogliamo con la volontà. E volendo ricerchiamo, indaghiamo e deliberiamo, giudichiamo, stabiliamo, scegliamo, vediamo, usiamo. Come si è detto, per natura è proprio di noi appetire razionalmente, cioè volere e ragionare, deliberare e ricercare, indagare, decidere, giudicare, stabilire, scegliere, agire ed usare: non sono dunque necessarie le attività naturali degli esseri intelligenti. Ammesso questo, come una simile proposizione non potrà mostrarsi piu assurda di ogni assurdità? Infatti se in base ad essa ciò che è naturale è pure del tutto necessario, Dio che è Dio per natura, buono per natura, creatore per natura, sarà Dio per necessità, come pure sarà per necessità buono e creawre: anche solo pensare ciò, pur non dicendolo, equiYale ad una gravissima bestemmia. Chi è che esige la

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Massimo Confessore

necessità? Esamina, se vuoi, o amico, anche sotto que. sto aspetto la bestemmia di una simile proposizione. Infatti se chi definisce naturali le volontà in Cristo se· condo te elimina in lui ogni libero movimento, è necessario che gli esseri che vogliono naturalmente ab· biano movimenti involontari e quelli che non voglio· no naturalmente, movimenti volontari. Quindi non solo Dio, che è superiore a tutti gli esseri, ma anche tutti quelli intelligenti e razionali, pur essendo per natura fomiti di volontà, avranno movimenti involontari; in· vece gli esseri inanimati non dotati di volontà avranno movimenti volontari. Tuttavia il beato Cirillo nel terzo capitolo « Contro i rimproveri di Teodoreto » ci liberò da inutili preoccupazioni dichiarando esplicitamente: Niente di naturale è involontario nella naturc. intelligente 13 • Ed è possibile a chi vuole imparare ciò prendere in mano questo capitolo.

Pirro. Poiché bisogna accettare benevolmente le verità manifestatesi nell'indagine ed il discorso rivelò con molta chiarezza che le volontà in Cristo sono naturali. è possibile che, come affermiamo un solo essere composto da due nature, cosi affermiamo un solo essere composto dalle due volontà naturali, affinché sia quelli che affermano due volontà, in base alla distinzione naturale delle nature in Cristo, sia quelli che ne affermano una sola, in virru della somma unione, non s: distinguano gli uni dagli altri se non per semplici le, dal momento che, dice Gregorio insigne nella teclogia, la verità consiste non in parole, ma nei fatti :• Massimo. Vedi come sbagliate in questo, nell'ignor2.re in tutto che si tratta di sintesi di elementi che s: trovano nella persona, non di elementi che si trova n=

13 14

Cf. Cirillo di Alessandria, PG, 76, col. 401 C 3 ss. Citazione non facilmente identificabile.

Disputa con Plrro

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un altro essere e non considerati in base al loro ?rincipio singolo. E questo è pensiero comune di tutti, dei filosofi pagani sia degli iniziatori ai misteri della chiesa pieni di divina sapienza. Se voi affermate :a sintesi delle volontà, sarete costretti ad affermare anche la sintesi degli altri elementi naturali se volete ::nostrare coerente il discorso riguardante la vostra )pinione, quello cioè dell'essere creato e dell'increato, e del finito, dell'immenso e del limitato, :iel mortale e dell'immortale, del corruttibile e dell'in· -:orruttibile, e sarete trascinati a sospetti assurdi. Come si potrà chiamare volontà quella formata dalla delle volontà? Infatti non è possibile che il .:omposto sia chiamato con la denominazione dei suoi .:omponenti. E cosi verrà chiamata natura alla ma:-jera degli antichi eretici ciò che nasce dalla sintesi ..:elle nature. Inoltre poi lo separate nuovamente dal Padre in base alle volontà, caratterizzando la natura ,:ome composta ed insieme unica a causa della vo_Jntà composta. ?!.rro. Non avevano dunque nulla in comune, come le :..ature, anche i loro elementi naturali?

"-!a.ssimo. Nulla, se non la sola sostanza delle stesse :-..:tture, come infatti egli stesso era sostanza senza con::lSione degli stessi elementi naturali. ?:rro. Perché dunque i Padri, le cui parole sono legge

regola della chiesa, non dissero comune la gloria e _.:. disonore? Infatti una cosa, afferma 15 , è ciò da cui -roviene la comunanza della gloria; un'altra quella da proviene la comunanza del disonore. Ciò è affermato dai santi Padri secondo il =odo della comunicazione reciproca. È evidente che :: Jn esiste la comunicazione reciproca di uno solo, 15

Citazione non facilmente identificabile.

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Massimo Confessore

ma di due e disuguali: in base alla reciproca unione le proprietà naturali appartengono ad entrambe le componenti di Cristo, poiché le parti distinte sono state strutturate secondo l'ineffabile unione senza alcuna confusione e mescolanza di una parte nell'altra. Dunque se tu dici comune la volontà secondo il modo della comunicazione reciproca, non dirai una sola, ma due volontà, e la tua prudenza ti indirizzerà di nuovo a] punto da cui ti sforzavi di fuggire. Pirro. Che cosa dici allora? La carne non si muoveY:.: al cenno del Verbo ad essa unito?

Volontà divina e volontà umana di Cristo Massimo. Tu dividi il Cristo, dicendo cosi. Infatti muovevano al suo cenno anche Mosè e Davide e qua:> ti sono divenuti capaci di accogliere la divina operazicne mediante il rifiuto delle proprietà umane e mat::riali. Noi invece seguendo anche in questo, come i:-: tutto, i santi Padri, affermiamo appunto che lo stess-: Dio di tutti quanti gli esseri, divenuto senza cambi;:;mento uomo, non soltanto egli stesso voleva come D:: corrispondentemente alla sua divinità, ma anche uomo corrispondentemente alla sua umanità. Infa!· se gli esseri venuti dal non essere posseggono la pote:-:.za conservatrice dell'essere, non del non essere, e pria di questa per natura è l'attrattiva verso ciò che -: favorevole e la riluttanza verso ciò che è dannoso, o:-:: anche il Verbo superiore ad ogni sostanza, una vo; :.o acquisita la sostanza umana, ebbe pure la potenza cG:-servatrice dell'essere della sua umanità, e volenè: mediante un'operazione corrispondente ne mostrò 1'::::trattiva e la riluttanza: l'attrattiva, nel servirsi de:>: cose naturali ed irreprensibili al punto da non esse--: ritenuto Dio da parte degli increduli; la riluttanza tempo della passione, accettando volontariamente :.::

Jisputa con Plrro

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:Jaura di fronte alla morte. Perciò che cosa di assurdo ::a compiuto la chiesa di Dio confessando, insieme con 2. sua natura umana e creata, che sono presenti senza ..:ifetto in lui anche i principi che le ha attribuito come :::-eatore, senza i quali è impossibile pure che esista 2. natura?

il timore ci è proprio per natura ed esso è ::-a le cose riprovevoli, allora per natura sono innate .:-: noi le cose riprovevoli, cioè il peccato.

?:rro. Se

·· duplice timore Di nuovo a causa dell'omonimia inganni te non la verità. Esiste infatti un timore secondo ::..1tura ed uno contro natura. Il timore secondo natura :: una potenza conservatrice dell'essere in seguito a :::.::.ura; quello contro natura invece è una paura irra:;::.onevole. Ora il Signore non ammise in alcun modo :·_:ello contro natura, poiché proveniva attraverso i provocati dal tradimento; accolse invece quel·:J secondo natura, volendolo per noi, nella sua bontà, ::·:ne indizio della potenza propria della natura di .:._::endere l'essere. Infatti le caratteristiche naturali :::ila volontà non si attribuiscono al Signore come a ::·:•i. ma come quando ebbe veramente fame e sete, non ::":-3e fame e sete in un modo simile a noi, ma in uno :::..:.Jeriore a noi, e certo volontariamente; cosi anche :·..:.ando ebbe veramente paura, ebbe paura non come ma in modo superiore a noi. Per parlare in geneogni prerogativa naturale in Cristo ha il modo alla natura congiunto al principio relativo a :..=:e prerogativa, affinché la natura sia confermata =-=diante il principio ed il piano di salvezza mediante .:. :nodo. ?:rro. Ora per evitare questa terminologia tecnica, sot·

110

Massimo Confess:·"'!E

tile ed incomprensibile alla maggior parte, confè3siamo lo stesso individuo perfetto Dio e perle:::· uomo, tralasciando tutto il resto, poiché il perfetto indica di per sé le prerogative corrisponde=:: alla natura.

Massimo. Se l'affermare le nature senza la propri:::.i. caratteristica di ciascuna oppure definire il Cris :.:. Dio perfetto ed uomo perfetto senza le caratteristic della perfezione è secondo te segno di pietà perfer:.:!.. siano considerati anatemi i sinodi e prima di ess: Padri, i quali ci prescrissero di confessare non s:,:,: le nature, ma anche le proprietà di ciascuna natur2 enon solo di definire lo stesso individuo uomo per:=:::to, ma anche le caratteristiche della perfezione, c::e di definire lo stesso ed unico individuo visibile ed ·.-:sibile, mortale ed immortale, corruttibile ed incorr_ tibHe, tangibile ed invisibile, creato ed in creato; e c:= la stessa pia intenzione definirono piamente due ·.·:lontà dello stesso ed unico individuo, non solo =-·-=diante il numero determinato di due, ma anche :::-1::-dìante l'espressione pronominale l'una e l'altra mediante la mutua corrispondenza nell'affermare i. divinità e l'umanità. Infatti la natura del numero - -,,. è circoscritta ad un solo modo. Pirro. Se non è possibile esprimere tali termini :-.;:"":' la minaccia degli eretici, accontentiamoci anche :_;::,:,.. tanto delle espressioni dei sinodi e non affermiec::-:-1_ né una sola né due volontà. Massimo. Se bisogna ammettere anche soltanto espressioni dei sinodi, non bisogna affermare nepp·_:-:: l'unica natura incarnata di Dio Verbo, che compre:-.:t:: tutta la pietà del mistero, poiché non è stata pro=·..:-:ziata dai sinodi. Anzi anche cosi siete costretti ad 2-=mettere insieme con le nature e le loro proprietà .::..::-che le volontà. Infatti se affermate che le caratte:r: ò : ..-

:t::;)Uta con Pirro

111

:.:::.:: che naturalmente appartengono alle nature di C sto sono le loro proprietà, naturalmente all'una e L :1ltra sua natura appartiene il volere, e pertanto :::.sieme con le altre proprietà naturali siete costretti ammettere con le nature anche le volontà. Inoltre se i sinodi anatematizzarono Apollinare 16 "!'..: Ario per l'espressione di una sola volontà, avendo !'::.:rambi abusato di essa a sostegno della propria ==-=sia, l'uno volendo mostrare la carne consustanziale L \-erbo a causa di esso; l'altro mirando a dichiara:-.= il Figlio di sostanza diversa rispetto al Padre, come :: ;::--ossibile per noi essere pii, senza ammettere espres17 -,t_ :1i opposte a quelle degli eretici? Il quinto sinodo , ::t;;:- tralasciare tutto il resto, avendo specificamente di accettare tutte le trattazioni dei santi AtaBasilio, dei due Gregori e di alcuni altri maestri autorizzati 18 , nelle quali sono ammesse .1è due volontà, ha tramandato anch'esso le due volontà. ?· rro. Non ti sembra che quella che si dice volontà

:::.. ::. :urale offenda le orecchie di molti? rre

forme di vita degli esseri

1! :;.ssimo. Eccettuata quella divina, quali forme di vita



che si trovano negli esseri?

:: "TO.

Dillo tu stesso.

.:ssimo. Ci sono tre forme di vita. Si tratta di Apollinare di Laodicea, la cui dottrina crifu condannata dal sinodo di Costantinopoli nel 381. Non è tanto quello di Costantinopoli, tenutosì nel 553, ; _.:nto quello precedente del 536, incluso dalla tradizione nel ·::essivo. :> Cf. J. D. Mansi, Sacrorum Conciliorum collectio, IX, Fi.. ze 1763, coL 183. :6

.

112

Massimo Confessore

Pirro. Quali sono queste? Massimo. La vegetativa, la sensitiva, l'intellettiva. Pirro. Cosi è. Massimo. Poiché ciascuna si distingue dalle altre per

un certo principio della creazione, quale è il principio distintivo e caratteristico di ciascuna forma di vita? Pirro. Ti prego di dirmi anche questo. Massimo. La proprietà della forma di vita vegetativa

è il movimento riguardante la nutrizione, la crescita e la generazione; quella della vita sensitiva, il movimento secondo l'impulso; quella della vita intellettiva. il movimento autonomamente libero. Pirro. Hai presentato la proprietà di ciascuna forma

di vita del tutto distinta e senza confusione. Massimo. Se la proprietà di ciascuna si rivelò distinta

e senza confusione, ti chiedo di nuovo se per natura è proprio della vita vegetativa il movimento riguardante la nutrizione, la crescita e la generazione; e d: quella sensitiva il movimento secondo l'impulso. Pirro. Per natura senza dubbio. Massimo. Dunque di conseguenza è proprio della

intellettiva il movimento autonomamente libero. Pirro. Anche questo senza dubbio ammetterà chi

segna in modo conseguente ai propri principi. Massimo. Se dunque per natura è proprio degli esse:-:

dotati di vita intellettiva il movimento autonomame::· te libero, allora ogni essere intellettivo è dotato natura anche di volontà. Infatti il beato Diadoco Foticea 19 defini volontà la libertà autonoma. Ma ogni essere intellettivo è per natura dotato anche ;; 19

Cf. Capitoli gnostici, 5 (ed. Des Places).

Disputa con Pirro

113

volontà e Dio Verbo è divenuto carne animata veramente in modo razionale ed intellettivo, allora proprio in virtu di ciò per cui era uomo nella sua sostanza egli stesso era dotato di volontà. Se è cosi, allora quella che si dice volontà naturale non offende le orecchie dei pii, ma quelle degli eretici. Pirro. Io già in base agli argomenti precedenti mi con-

vinsi che le volontà in Cristo sono naturali ed intorno a ciò non ricerco altra dimostrazione. Infatti non in misura inferiore a ciò che è stato divinamente rivelato il discorso dimostrò come la stessa natura degli esseri attesti che lo stesso individuo corrispondentemente alle sue nature era dotato di volontà, compiacendosi come Dio ed ubbidendo come uomo, e che le volontà naturali erano del tutto corrispondenti alle nature: la volontà senza principio corrispondente alla natura senza principio; la volontà che ebbe inizio, alla natura che ebbe inizio; e che non era possibile né per l'una né per l'altra che terminassero mai in una sola volontà, pur appartenendo ad un solo e medesimo individuo, come anche le nature, la volontà senza principio e quella che ebbe inizio, quella increata e quella creata, quella che fece e quella che fu fatta, quella infinita e quella finita, quella che divinizzò e quella divinizzata. Invece i bizantini, continuando ad opporsi alle volontà naturali, dicono che i Padri hanno affermato che il Signore ha la volontà umana per appropriazione. '.fassimo. Dal momento che tu stesso fosti maestro di questo insegnamento ammirevole e splendido, se.:ondo quale appropriazione essi affermano questo? Secondo quella sostanziale, in base alla quale ciascu-:o, avendo ciò che per natura gli appartiene, se ne 3.ppropria mediante la natura; oppure secondo quella ::-dativa, in base alla quale amichevolmente ci approxiamo ed amiamo gli uni le cose degli altri, senza che :1oi stessi subiamo o facciamo nessuna di esse?

114

Massimo Confessore

Pirro. Evidentemente secondo quella relativa. Massimo. Ora prima di mostrare l'assurdità di ciò,

sarebbe piu giusto indagare con maggiore diligenza se l'uomo è dotato di volontà per natura oppure se non lo è. Infatti, una volta dimostrato ciò, diventerà piu chiara la bestemmia di una tale eresia. Pirro. Se ti pare, indaghiamo pure questo. Massimo. Che le cose naturali non siano oggetto di

apprendimento lo affermarono non solo coloro che indagarono la natura per mezzo della ragione e si distinguono dai molti, ma anche le persone piu comuni con cui si ha rapporto. Ora se le cose naturali non sono oggetto di apprendimento, possediamo anche la volontà senza doverla apprendere: nessuno mai infatti apprende a volere; quindi l'uomo è dotato di volontà per natura. E di nuovo se l'uomo è razionale per natura e ciò che è razionale per natura è pure autonomamente libero per natura- infatti la libertà autonoma secondo i Padri è la volontà -, allora l'uomo è dotato di volontà per natura. Inoltre se tra gli esseri irrazionali la natura è guida, mentre è guidata nell'uomo che secondo la sua sostanza si muove in base alla volontà, allora l'uomo è dotato di volontà per natura. Ancora: se l'uomo è stato creato ad immagine della beata e sovressenziale divinità e la natura divina è per natura autonomamente libera, allora anche l'uomo, essendo veramente sua immagine, è per natura autonomamente libero. E se è autonomamente libero per natura, l'uomo è dunque per natura dotato di volontà. Infatti si è già affermato che i Padri definirono volontà l'autonoma libertà. Infine se è innato a tutti gli uomini il volere e non è innato ad alcuni, ad altri no, la prerogativa considerata comune a tutti caratterizza la natura negli individui soggetti a tale prerogativa: quindi per natura l'uomo è dotato di volontà.

Disputa con Plrro

115

stato dimostrato con maggiori prove che l'uomo è dotato di volontà per natura.

Pirro.

J!assimo. Dimostrato chiaramente questo, indaghiamo

dunque, come piu sopra stabilimmo, anche l'assurdità della loro proposizione. Pirro. Indaghiamo pure. .\1assimo. Se l'uomo è per natura dotato di volontà, come è stato dimostrato, e secondo essi Cristo aveva la volontà umana secondo l'appropriazione allo stato semplice, è necessario che essi, se seguono i propri principi, attribuiscano a lui secondo la semplice appropriazione anche le altre nostre prerogative naturali, intendo la volontà secondo natura, e si troverà allora che la contemplazione e l'iniziazione all'intero piano di salvezza sono intese da essi in modo fittizio. Inoltre se il giudizio di Sergio 20 anatematizzò non coloro che affermavano in qualche modo le due volontà, ma coloro che semplicemente le affermavano, costoro ne affermano due, anche se erroneamente, mediante l'appropriazione e perciò, difendendo questa, acconsentono all'anatema contro di sé. Inoltre se, secondo la proposizione da loro sostenuta, alle volontà vengono attribuite delle persone, allora, affermando due \·olontà, anche erroneamente, come si è detto, mediante appropriazione, affermeranno pure le persone ad esse attribuite in base ad una tale proposizione. Ma chi potrà ammettere la divisione di un solo individuo in due persone? 20 Si tratta dello psephos (lett. « voto ») del 634 con cui Sergio, patriarca di Costantinopoli, per salvare l'unità della fede prescriveva di non fare menzione di una o due operaz.io::li di Cristo, ma di riferire ogni attività divina ed umana a Cristo operante come Verbo incarnato; Massimo, non scorgendovi ancora il pericolo dell'affermazione di una sola ope· razione in Cristo, aveva accettato questo decreto, ma nel 638 si pronunziò contro l'ekthesis dello stesso Sergio, con cui si affermava l'unica volontà di Cristo (cf. n. 7).

116

Massimo Confessore

Pirro. Allora che cosa affermarono i Padri? Non dissero che è la nostra volontà quella che Cristo impresse in se stesso? Massimo. Certamente, la nostra. Pirro. Quindi indicarono con la volontà umana non quella che gli era propria per natura, ma quella che ricevette mediante appropriazione. Massimo. Poiché affermarono che egli assunse similmente anche la nostra natura, allora secondo essi si troverà che egli possiede anche la stessa natura mediante semplice appropriazione: infatti se è vero quelIo, è vero anche questo; se invece questo è falso, anche quello è falso. Pirro. Che dunque? Avendo affermato che egli impresse in se stesso la nostra volontà, indicarono quella a lui propria per natura? Massimo. Certamente. Pirro. Come puoi affermare ciò? Massimo. Poiché egli stesso era interamente Dio cor. l'umanità ed egli stesso interamente uomo con la diùnità, egli, come uomo, in se stesso e mediante se stesso sottomise la volontà umana a Dio e Padre, offrendo per imitazione a noi se stesso come modello sublime ed autentico, affinché anche noi, mirando a come autore della nostra salvezza, sottomettessim·: liberamente a Dio la nostra volontà, in modo da no:: volere piu se non ciò che egli vuole 21 • Pirro. Quelli non affermarono ciò con cattiva intenzione e malizia, ma volendo dimostrare la somilli. unione. 21

Il periodo contiene allusioni ad Ebr. 2, 10 e 12, 2.

Disputa con Pirro

117

.Hassimo. Se si concedesse questo anche ai seguaci di Severo 22 , non direbbero anche quelli del tutto logicamente per quanto riguarda l'argomento in questione: - Noi non affermiamo una sola natura con cattiva intenzione o malizia, ma cosi come voi mediante l'uni-:a volontà, volendo dimostrare con essa la somma unione? Si servirebbero infatti contro di essi delle stesse armi, allo stesso modo di Davide contro Golia 23 • Ma affermando una sola volontà, vanno a Snire negli stessi ragionamenti ed affermazioni di quelli. Del resto che nome vogliono dare a quest'uni.:a volontà? 1?:. giusto infatti che essi ne diano la defi:lizione. !..a volontà di scelta ?i.rro. La chiamano dotata di scelta 24 • l.fassimo. Dunque, ammesso che la prerogativa di ess.ere dotata di scelta è derivata, se è derivata, allora :.a volontà di scelta, come principale, sarà una so:.anza. ?:rro. La volontà di scelta non è una sostanza. \!assimo. Se non è una sostanza, è una qualità, e si ::u\·erà una qualità derivata da qualità, ciò che è -=::possibile. Come chiamano allora la volontà di scelta? ;):rro. La volontà di scelta non è nient'altro che quella .::::.ratteristica che definf il beato Cirillo, cioè modo :; \'ita 25 • ::! Fu patriarca di Antiochia dal 512 al 518, di tendenza r.onofisita. :o Cf. l Re, 17, 51: Davide decapitò Golia con la stessa sua

:4 Cosi ho reso to gnomikan, come successivamente rendo :::-:-. "volontà di scelta» il termine gnome. :.: Citazione non facilmente identificabile.

118

Massimo Confessore

Massimo. Il modo di vita secondo virru, dimmi, o di vizio, ci è proprio in base ad una decisione o no? Pirro. In base ad una decisione, senza dubbio. Massimo. Ora noi decidiamo volendo e deliberando oppure senza volontà né deliberazione? Pirro. Senza dubbio volendo e deliberando. Massimo. Ora la volontà di scelta non è nient'altro che una certa quale volontà orientata in rapporto ad un 'bene reale o ritenuto tale. Pirro. Hai interpretato rettamente la definizione del padre. Massimo. Se l'interpretazione della definizione del padre è avvenuta rettamente, anzitutto non è possibile affermare una volontà dotata di scelta. Infatti come si può ammettere che una volontà derivi da una volontà? Inoltre affermando una volontà di scelta in Cristo, come dimostrò l'indagine su di essa, giungono a definirlo un semplice uomo, strutturato come noi quando si tratta di deliberare, limitato da ignoranza, da incertezza e dalla presenza dei contrari, dal momento che qualcuno delibera intorno a cose incerte e non intorno a ciò che è privo di incertezza. Noi infatti possediamo naturalmente l'impulso verso ciò che è bene semplicemente per natura; otteniamo invece l'esperienza di come questo sia un bene mediante la ricerca e la deli· berazione. Per questo ci è convenientemente attribuita anche la volontà di scelta, che è un modo d'uso, non un principio di natura, poiché altrimenti innumerevoli volte si sarebbe cambiata la natura. Ma alla umanità del Signore, che sussiste non semplicemente come noi, ma in modo divino - Dio era infatti colui che si è rivelato nella carne per noi tra di noi - , non può essere attribuita una volontà di scelta. Infatti in virtu del suo stesso essere, cioè del suo sussistere

Disputa con Plrro

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modo divino, possedeva per natura anche l'appro:;:>riazione rispetto al bene e l'avversione rispetto al ::naie, come il grande luminare 26 della Chiesa Basilio :1ell'interpretazione del Salmo 44 insegnando diceva: :In base a ciò comprenderai anche l'affermazione di Isaia a proposito di lui: Prima che il bambino conosca J scelga il male, sceglierà il bene :a. Prima che il bambino conosca il bene o il male, è incompatibile alla :nalvagità scegliere il bene: infatti prima che signifi.:a che, non ricercando e deliberando come noi, ma sus:::istendo in modo divino, in virtu del suo stesso esse::e possedeva il bene per natura».

Pirro. Che dunque? Sono naturali le virtu? .\fassimo. Si, naturali. Pirro. E se sono naturali, perché non si trovano in modo uguale in tutti coloro che hanno la stessa natura? 28 • E da dove deriva in noi una tale disuguaglianza? \lassimo. Dal non compiere in modo uguale le atti\ità della natura. Infatti se tutti compissimo in modo le attività della natura, in vista dello scopo per il quale pure siamo nati, allora si rivelerebbe in tutti, .:ome una sola natura, cosi anche una sola virtu, dota:a di maggiori, non di minori capacità. ?irro. Se le attività della natura ci provengono non 26 Letteralmente « occhio » e, in senso traslato, « colui che :llumina con la sua scienza"· :a Cf. Is. 7, 15-16: tale passo non figura però nell'opera :ìtata di Basilio, PG, 29, col. 388 A l ss. 28 Il testo del Migne introduce tra parentesi a questo ?Unto la seguente risposta di Massimo: « Si trovano in modo in tutti quelli che hanno la stessa natura», ed in nota: !nclusa nonnullis desunt (col. 309 B S-6). Mi pare che l'affer:nazione di Massimo sia in contrasto con il seguito della discussione e non si debba perciò considerare autentica, come :1anno giustamente ritenuto alcuni codici che l'hanno omessa.

Massimo Confessore

120

dall'esercizio, ma dalla creazione e la virtu è naturale, come mai conquistiamo le virtu, che sono naturali, mediante la fatica e l'esercizio?

Massimo. L'esercizio e le fatiche che l'accompagnano furono concepiti dagli amanti delle virtu soltanto per allontanare l'errore che si insinua nell'anima mediante la sensazione, non per reintrodurre di nuovo dall'esterno le virtu: infatti esse sono innate in noi dalla creazione, come si è detto; perciò non appena viene allontanato perfettamente l'errore, insieme l'anima rivela lo splendore della virtu secondo natura. Infatti chi non è stolto è saggio; chi non è pauroso o temerario è coraggioso; chi non è dissoluto è temperante; chi non è ingiusto è giusto. La ragione secondo natura è la saggezza; il metro di giudizio, la giustizia; l'ira, il coraggio; la concupiscenza, la temperanza 29 • Dunque con l'eliminazione delle attività contro natura sogliono apparire quelle secondo natura ed esse sole, come con l'asportazione della ruggine appaiono il fulgore e lo splendore secondo natura del ferro. Pirro. Di qui si rivela una grandissima bestemmia da parte di coloro che attribuiscono a Cristo una volontà di scelta. Il significato biblico e patristico di

«

gnome

»

Massimo. Non ·bisogna tuttavia neppure trascurare come insignificante questo fatto, che il termine gnOme (volontà di scelta) presso la Sacra Scrittura ed 29 Nota la tripartizione classica «ragione», «ira,., «con· cupiscenza », che l'esercizio ha trasformato in senso esclusivamente positivo, perché secondo natura: cf. sullo stesso argomento i Capitoli sulla carità di Massimo, Il, 48 (ed. CeresaGastaldo).

Disputa con Pirro

121

i santi Padri è dotato di vari e molteplici sensi, come risulta evidente a coloro che leggono accuratamente. A volte infatti lo impiegano nel senso di esortazione e consiglio, come quando l'Apostolo dice: A proposito

delle vergini non ho un ordine dal Signore; do invece un consiglio 30 ; altre volte nel senso di deliberazione, come quando il beato Davide dice: Contro il tuo popolo tramarono un astuto consiglio 31 ; espressione che un altro interprete, volendola chiarire, rese: Contro il tuo popolo presero un'astuta deliberazione; altre volte nel senso di decreto, come quando Daniele, grande tra i profeti, dice a proposito di una persona: Usci un decreto impudente da parte del re 32 ; a volte ancora nel senso di opinione, fiducia, intenzione, come quando Gregorio, che prese il nome dalla teologia 33 , nel primo discorso Sul Figlio afferma: « Poiché non è gran cosa rimproverare, essendo facilissimo e di chiunque lo voglia, modificare la propria opinione è invece segno di un uomo pio ed assennato». Insomma, per non rendere prolisso il discorso passando in rassegna tutto su un solo argomento, trovai complessivamente ventotto significati relativi al termine gnome, dopo averli con attenzione esaminati nella Sacra Scrittura e nei santi Padri. Ed esso non rivela la caratteristica di un termine generale o particolare, ma la comprensione di chi legge è determinata dalle espressioni che lo precedono o da quelle che lo seguono. Perciò è impossibile limitare tale nome ad un solo ed unico significato. l Cor. 7, 25. Sal. 82, 4. t:. interessante l'indagine statistica condotta da Massimo sull'uso di gnomé nella Scrittura e nei Padri, in base pure a conoscenza diretta delle varie interpretazioni date al termine. 32 Cf. Dan. 2, 15. 33 Si tratta di Gregorio Nazianzeno: cf. Or. 29, PG, 36, col. ì3 A l ss. 30

31

122

Massimo Confessore

Pirro. Come è possibile che ciò che è detto in molti modi possa essere riferito ad un solo significato? Massimo. Dunque affinché appaia piu chiaramente la

nefandezza di una tale eresia, esaminiamo anche sotto un altro aspetto una simile proposizione.

Pirro. Se ti piace, esaminiamola pure. Massimo. Affermando una sola volontà sia di prefe-

renza o di scelta o di potere - e anche se volessero chiamarla in qualche altro modo noi non dissentiremmo per questo - , saranno costretti a definirla o divina o angelica o umana. E preliminarmente, in qualsiasi di questi ,modi la chiameranno, la definiranno naturale, dal momento che ciascuno di essi è indicatore di una natura, e ciò che credettero di evitare con il processo di divisione, sono indotti ad ammetterlo con il processo di analisi. Conseguentemente, se la definiranno divina, riconoscono Cristo come Dio e dotato di una sola natura; se la definiranno angelica, non riconoscono né Dio né l'uomo, ma una certa natura angelica; se la definiranno umana, indicano un uomo semplice e sottoposto al potere di un altro.

Pirro. Poiché cadono in queste contraddizioni, non definiscono la volontà né naturale né di scelta, ma affermano che ci è propria per attitudine. Massimo. Questa attitudine ci è propria secondo natu·

ra o piuttosto contro natura?

Pirro. Secondo natura. Massimo. Dunque allora, in base al processo di a:-..:::lisi, definiranno la volontà come naturale, ma r:.possono ricavare alcun vantaggio da questo giro -riz: :so. E poiché l'attitudine dall'apprendimento capacità ed attuabilità, dall'apprendimento e dal :::·..:.. sviluppo allora secondo essi Cristo otteneva la c2- :--

Disputa con Plrro

123

cità e la attuabilità della volontà, e progrediva, ignorando le nozioni prima del loro apprendimento. Per 34 quale motivo dunque si oppongono a Nestorio , alle cui affermazioni e concezioni appassionatamente si attengono? E che, affermando una sola volontà, essi difendano le sue asserzioni, lo attesta la dichiarazione 35 da essi accolta, che manifesta come Nestorio affermi una sola volontà relativa alle due persone da lui sostenute. Inoltre, non ammettendo che la volontà sia naturale, la definiranno personale o contro natura. Ma se la diranno personale, allora il Figlio avrà una volontà diversa rispetto al Padre, poiché ciò che è personale è prerogativa di una sola persona; se la diranno contro natura, insegnano la perdita delle sostanze a lui proprie, dal momento che ciò che è contro natura elimina ciò che è secondo natura. Io poi vorrei loro chiedere anche questo: Dio e Padre di tutti gli esseri vuole come Padre o come Dio? Se vuole come Padre, la sua volontà sarà diversa rispetto a quella del Figlio, poiché il Figlio non è Padre; se vuole come Dio, ed il Figlio è Dio come anche' lo Spirito Santo è Dio, allora concederanno che la volontà è propria della natura, cioè è naturale. Ancora: se secondo i Padri quelli che posseggono una sola volontà hanno pure una sola sostanza, ma, secondo essi, una sola è la volontà della divinità di Cristo e della sua umanità, allora affermano una sola ed identica sostanza di queste. E come, essendo cosi empi, possono dire di seguire i Padri? Di nuovo: se secondo gli stessi Padri la differen:.1 della natura non si rivela nell'unica volontà, è :-.=cessario che essi o, affermando una sola volontà, 34 Eletto vescovo di Costantinopoli nel 428, fu successiva· ::::nte condannato e deposto come assertore del monofìsismo :.::-.e attribuiva a Cristo una sola natura, quella divina) dal _.:-:JCilio di Efeso del 433. ;s :E. l'editto di Sergio (su cui cf. la n. 7).

124

Massimo Confesson:

dicano che non c'è differenza di natura in Cristo o accogliendo la differenza di natura, dicano che non c'i: una sola volontà, ammesso che vogliano attenersi cornè norma alle definizioni dei Padri. Ancora: se secondo gli stessi maestri non è comune la volontà di entrambe le sostanze, è necessario che essi o dicano che entrambe le sue nature non hanno in comune una sola volontà o, se affermano ciò, respingano apertamente le prescrizioni e le sentenze dei Padri.

Pirro. Molto chiaramente e sinteticamente il discorso dimostrò l'empietà congiunta ad ogni ragionamento degli avversari. Ma che dire del fatto che essi tentano di dimostrare ciò sulla base dei Padri? Massimo. Se vogliono chiamare Padri coloro che dh idono e coloro che confondono il piano soprannaturale, glielo concediamo. Tutti infatti ritennero una solz volontà, pur distinguendo l'empietà da punti di vista diametralmente opposti. Ma se li vogliono chiamare Padri della chiesa, in nessun modo glielo concederemo. Mostrino infatti uno solo tra quelli illustri e noti a tutti, affinché anche noi nel giorno del nostro giudizio, accusati da Cristo Dio: -Grazie a chi accoglieste un'espressione che dissolve tutto il mistero dellé mia incarnazione? - , possiamo giustificarci di ave rispettato in tutto l'opinione di quel padre. Pirro. E che dunque? L'affermazione del teologo Gre36 gorio : «Il suo volere non è per nulla contrario a Dio, essendo tutto quanto divinizzato», non è fors-:: contraria alle due volontà? Massimo. Affatto. Al contrario, essa è piu rivelatric-:: di tutte le altre delle due volontà. Pirro. Come puoi affermare questo? 36

Cf. Or. 30, PG, 36, col. 104 C l ss.

:Jisputa isto con entrambe le sue nature vuole ed opera la ::ostra salvezza 41 • Citazione non facilmente identificabile. La stessa affennazione si riscontra nella breve interpre·22ione di Mt. 26, 39: cf. p. 97 e la n. 5. 40 41

128

Massimo Confessore

Pirro. È possibile questo in base alle Scritture dell'Antico e Nuovo Testamento? Massimo. Senza alcun dubbio. Infatti i Padri insegnarono amorevolmente questo anche a noi non mossi di per sé o avendolo appreso da sé stessi, poiché non erano essi che parlavano, ma la grazia dello Spirito che sotto ogni aspetto li accompagnava. Pirro. Poiché ad imitazione della divina bontà essendoti proposto di esserci utile ti sei sobbarcato a queste fatiche della ricerca, insegnaci senza indugio anche questo. Le testimonianze bibliche sulle due volontà di Cristo Massimo. Nei santi Vangeli è detto del Signore che ìl giorno seguente Gesu volle andare nella Galilea 42 • È evidente che volle andarvi per il fatto che non vi si trovava: non vi si trovava con l'umanità, poiché con la divinità non è assente da nessun luogo. Ora dunque volle andarvi in quanto uomo e non in quanto Dio, ed era dotato di volontà in quanto uomo. E altrove di nuovo: Voglio che dove sono io siano anche essi 43 • Se in quanto Dio Cristo è al di là di ogni luogo, poiché in quanto Dio non è in un determinato luogo, è impossibile invece che una natura creata sia al di là di ogni luogo: dunque in quanto uomo vuole che dove egli è siano anch'essi, ed egli stesso era dotato di volontà in quanto uomo. Inoltre in un altro passo: E giunto in un luogo disse: Ho sete. E gli diedero vino mescolato con fiele e, gustatolo, non volle berlo 44• In rapporto a quale sua parte si dice che egli ebbe sete? Se 42

Gv. l, 43.

u Ibid., 17, 24. 44

Cf. Mt. 27, 33-34.

Disputa con Pirro

129

è in rapporto alla divinità, la sua divinità sarà soggetta

a passione, aspirando contro natura alla bevanda. Ma se è in rapporto all'umanità, allora in rapporto a questa ebbe sete, secondo quella e secondo ciò che si oppone alla natura non volle bere, e quindi egli stesso era dotato di volontà anche in quanto uomo. Ed altrove dice: E Gesu percorreva la Galilea: infatti non voleva percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo 45 • Se il percorso avviene per natura ad opera della carne, ma non della divinità ad essa unita secondo la persona, dunque in quanto uomo egli stesso percorreva la Galilea e non voleva percorrere la Giudea, e quindi egli stesso era dotato di volontà anche in quanto uomo. E di nuovo altrove: E partiti di là, si aggiravano per la Galilea e non voleva che alcuno lo sapesse 46• Si ammette da tutti che il viaggiare appartiene per natura all'umanità del Signore, come si è detto, e non alla sua divinità. Se dunque il viaggiare gli era proprio in quanto uomo, ma non in quanto Dio per natura, allora anche aggirandosi con i suoi discepoli in quanto uomo non voleva che alcuno lo conoscesse, e quindi egli stesso era dotato di volontà anche in quanto uomo. Ed in un altro punto di nuovo: E levatosi di là, se ne andò nel territodo di Tiro e di Sidone; ed entrato in una casa, nort voleva che nessuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto 47 • Se in quanto Dio Cristo era una potenza autosussistente, in quanto uomo invece e:ça debolezza - infatti se fu crocifisso, dice il di·vino Apostolo, fu per debclezza, mu egli vive per la potenza di Dio 48 - , allora in quanto uomo e non in 45 46

47 48

Gv. 7, l. Mc. 9, 30. Ibid., 7, 24. 2 Cor. 13, 4.

130

Massimo Confessore

quanto Dio, entrato in una casa, non voleva che nessuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto: quindi egli stesso era dotato di volontà anche in quanto uomo. Ed in un altro luogo afferma: Verso la quarta

vigilia della notte viene verso di loro, camminando sul mare, e voleva oltrepassarli 49 • Se qualcuno volesse spiegare che ciò si dice di lui in quanto Dio, sarebbe costretto ad affermare che la divinità è delimitata in confini corporei, cioè superiore, inferiore, anteriore, posteriore, di destra e di sinistra. Se invece afferma che ciò si dice di lui in quanto uomo, allora egli stesso era dotato di volontà anche in quanto uomo. Ed altrove dice: E si accostarono i suoi discepoli

dicendogli: Dove vuoi che andiamo a prepararti da mangiare la pasqua? 50• Se il mangiare la pasqua è proprio di chi è sotto la legge ed il Signore è nato sotto la legge 51 in quanto uomo e non in quanto Dio. dunque volendo in quanto uomo mangiò la pasqua ed egli stesso era dotato di volontà anche in quanto uomo. Ed il divino Apostolo nella lettera agli Ebrei o: dice di lui: Divenuto ubbidiente sino alla morte, ed alla morte di croce. Ora ubbidi volendo o non volendo? Se non volendo, si potrebbe giustamente parlare di tirannia, non di ubbidienza; se invece volendo, allora è stato ubbidiente non in quanto Dio, ma in quanto uomo. « In quanto Dio infatti, secondo i Padri, nor: è né ubbidiente né disubbidiente. Queste caratteristiche appartengono agli esseri secondari ed a quelH sottomessi», dice il divino Gregorio 53 • Dunque erz: dotato di volontà anche in quanto uomo. Ed il beate· Mc. 6, 48. so Cf. Le. 22, 8-9. s1 Cf. Gal. 4, 4. 52 Non si tratta della lettera agli Ebrei, ma di Fil. 2, memoriae lapsus, ni errar scribae, spiega in nota il Migr:_-:: 53 Cf. Greg. Naz., Or. 30, PG, 36, col. 104 C 1 ss. 49

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Davide nel trentanovesimo Salmo dice: Non volesti

sacrificio ed offerta, ma mi formasti un corpo. Anche per il peccato non ricercasti degli olocausti. Allora dissi: Ecco, vengo. Nel rotolo del libro mi è stato prescritto di fare la tua volontà: o mio Dio, lo volli 54 • Che a proposito di Cristo in quanto uomo e non in quanto Dio il Padre venga definito suo Dio, cosi come è definito Padre in quanto Dio e non in quanto uomo, neppure gli stessi avversari ritengo possano metterlo in dubbio. Se in quanto uomo e non in quanto Dio il Padre è suo Dio, allora anche in quanto uomo e non in quanto Dio volle compiere la volontà del Padre e la sua, poiché è sua anche la volontà del Pa-. dre, essendo egli stesso Dio secondo la sostanza. Se è cosi, non solo in quanto Dio era dotato di una volontà della sostanza del Padre, ma anche in quanto uomo e della stessa nostra sostanza. Bisogna pure sapere che nella lettera agli Ebrei il divino Apostolo riferi a Cristo le espressioni del Salmo ora esaminate. Inoltre il grande Mosè nella creazione dell'uomo presenta Dio che dice: Facciamo l'uomo a '10Stra immagine e somiglianza 55 • Se dunque l'uomo ::: immagine della natura divina e la natura divina è zutonomamente libera, allora anche l'immagine, dal :nomento che serba la somiglianza rispetto all' origi::1ale, è per natura autonomamente libera. Se è cosi, .:he l'originale per natura è divenuto pure immagine natura, allora secondo entrambe le sue nature egli stesso era dotato per natura di volontà. Infatti è stato 54 Sal. 39, 7-9, secondo i Settanta, che hanno l'espressione 'mi formasti un corpo», anziché quella del testo ebraico «mi :'orasti le orecchie» (l'atto compiuto allo schiavo che rinun·:aYa liberamente alla propria libertà per il servizio del padro:-.eì; l'identica citazione del Salmo compare in Ebr. 10, S-7, }me fa notare lo stesso Massimo piu oltre, rilevandone il 3:gnificato cristologico. 55 Gen. l, 26.

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precedentemente dimostrato da parte dei Padri che la volontà è la libertà autonoma secondo natura 56 • Bisogna sapere che la libertà autonoma non viene definita t.liilivocamente, come pure la natura: in un modo viene riferita a Dio, in un altro agli angeli ed in un altro agli uomini. A Dio in modo superiore alla sostanza; agli angeli, nel senso che la sua attuazione è immediatamente unita alla capacità senza tollerare affatto alcuna parentesi di tempo; all'uomo, nel senso invece che l'attuazione presuppone temporalmente la capacità. Infatti se Adamo volendo udi, volendo vide e avendo voluto mangiò, allora fu la volontà in noi ad essere per prima sottoposta alla passione. Se la volontà fu la prima in noi ad essere sottoposta alla passione e secondo essi il Verbo incarnato non assunse questa con la natura, io quindi non sono nato senza peccato. Ma se io non sono nato senza peccato, non fui neppure salvato, poiché ciò che non è stato assunto non è stato guarito 57 • Inoltre se la potenza autonomamente libera della natura è opera e creatura di lui, il Verbo incarnato secondo essi non l'assunse con la natura in virtu dell'ineffabile unione oppure, disprezzando la propria creazione come non bella o invidiandoci la guarigione conseguibile per mezzo di essa, la rigettò da sé, privandoci della perfetta salute e mostrando se stesso sottoposto alla passione, per il non volere o il non potere pienamente salvarci. Questo è stato detto in rapporto a Dio Verbo incarnato che è dotato per natura di volontà anche in quanto uomo; quanto al fatto che egli stesso è dotato per natura di volontà anche in quanto Dio, lo sapremo di qui. Infatti lo stesso Signore e Dio, La definizione risale a Diadoco di Foticea {cf. la n. 19). Il Patristic Lexicon del Lampe per l'ultima espressione {s. v. aprosteptos) rinvia a Gregorio Nazianzeno, Ep. 101 (Migne, PG, 37, 181 C). 56 57

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l'unica Verità, dice di se stesso cosi nei Vangeli: Ge-

rusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati inviati a te! Quante volte volli riunire i tuoi figli, come una gallina riunisce i suoi pulcini sotto le ali, e voi non voleste! Ora è lasciata a voi la vostra casa deserta 58 • È evidente infatti che non ha detto ciò in quanto uomo, dal momento che è divenuto uomo da poco, ma in quanto Dio, avendo indicato i vari modi della sua saggia provvidenza per l'uomo e, pur avendo voluto per mezzo di essi ricongiungere la natura a se stesso dall'errore delle cose esteriori, questa non volle. E di nuovo afferma: Come il Padre risuscita e vivifica i morti, cosi anche il Figlio vivifica quelli che egli vuole 59 • Se come è un avverbio comparativo e le comparazioni si istituiscono tra sostanze uguali, questo allora non si può affermare di Cristo secondo l'umanità. Pertanto il Salvatore ci insegnò che, come il Padre, essendo Dio, vivifica con la volontà i morti, cosi anch'egli, essendo della stessa sostanza e volontà del Padre, vivifica coloro che egli vuole. Questi sono gli insegnamenti degli evangelisti, degli apostoli e dei profeti. Dunque quale dimostrazione maggiore di queste riguardo al fatto che egli stesso è per natura dotato di volontà sia in quanto è Dio sia in quanto è uomo? Pirro. Nulla di piu chiaro di ciò a dimostrazione che le volontà sono naturali. Come dunque Vigilio 60, l'allora pontefice dei Romani, accolse il documento che affermava una sola volontà presentato da Mena, diveCf. Mt. 23, 37-38 e Le. 13, 34-35. Gv. 5, 21. ro Nel 552 papa Vigilia avrebbe effettivamente accolto tale documento, che sosteneva una sola energeia in Cristo, inviatoda Mena, l'allora patriarca di Costantinopoli, piu tardi condannato dal sesto concilio ecumenico del 680-681. 58 59

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nuto vescovo del palazzo reale, e che manifestava apertamente questo davanti alla corte reale dell'allora imperatore dei Romani ed al senato?

Massimo. Mi meraviglio come voi, pur essendo patriarchi, osiate mentire. Il tuo predecessore 61 scrivendo ad Onorio disse: « Fu detto, non fu presentato né manifestato ». Tu stesso poi nella lettera al santo papa Giovanni dicevi 62 : « Fu presentato e manifestato », avendolo appreso dal questore Costantino. A chi dunque crediamo? A te o al tuo predecessore? Infatti non è possibile che entrambi diciate il vero. Pirro. Cosi è stato scritto dal mio predecessore? Massimo. E. stato scritto cosi. Pirro. Sia pure cosi a proposito di Vigilio. Che hai da dire di Onorio, che nella lettera inviata al mio predecessore apertamente insegnò una sola volontà nel nostro Signore Gesti Cristo? 63 • Massimo. Chi è stato il fedele interprete di tale lettera: chi la compose alla presenza di Onorio, mentre era ancora vivo ed illustrava l'Occidente oltre che con 61

Sergio, patriarca di Costantinopoli, aveva comunicato al papa Onorio il suo giudizio del 634 sulle operazioni di Cri· sto; Onorio l'aveva accolto senza accorgersi del pericolo later.· te del monenergismo, rivelatosi poi nell'editto pubblicato dal· lo stesso Sergio nel 638, quando Onorio era già morto (cf. b n. 20). 62 Si tratta di papa Giovanni IV, che Pirro cercò di guad:::.gnare alla sua causa indirizzandogli una lettera nel 638-639; :: questore Costantino, a cui Massimo si riferisce a di questa lettera, è probabilmente Costantino III, figlio l'imperatore Eraclio, di cui si parla in seguito. 63 Onorio, che nella lettera di risposta a Sergio aveva aèe:rito al suo giudizio, fu accusato e condannato nel sesto concil ecumenico di Costantinopoli del 680-681.

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le sue altre virtu anche con i suoi pii insegnamenti, oppure quelli che a Costantinopoli parlano a caso?

Pirro. Colui che la compose. Massimo. Egli stesso dunque, scrivendo di nuovo a proposito di essa al santo Costantino, divenuto re 64 , da parte del santo papa Giovanni, diceva: « Affermammo una sola volontà nel Signore, non della sua divinità ed umanità, ma della sola umanità. Infatti poiché Sergio scrisse che alcuni affermano in Cristo due volontà opposte, ribattemmo che Cristo non aveva due volontà opposte, cioè di carne e di spirito, come abbiamo noi dopo la trasgressione, ma una sola, quella che naturalmente caratterizza la sua umanità». E chiara dimostrazione di ciò è il fatto di aver ricordato le membra e la carne, elementi che non permettono di riferire quelle prerogative anche alla sua divinità. In seguito prevenendo un'obiezione afferma: «Se qualcuno dicesse: - Per quale motivo dopo aver trattato dell'umanità di Cristo non avete fatto menzione della sua divinità?, noi diremmo che in primo luogo la risposta è venuta in seguito alla domanda; poi che seguiamo anche sotto questo aspetto, come in tutto, la consuetudine della Scrittura, che a volte tratta della sua divinità, quando l'Apostolo dice: Cristo poten.z;a di Dio e sapienza di Dio 65; a volte invece della sua umanità e soltanto di essa, come ·quando lo stesso Apostolo dice: Ciò che è stoltezza di Dio è piu sapiente degli uomini e ciò che è debolezza di Dio è piu forte degli uomini » 66 • Pirro. Il mio predecessore, attenendosi all'espressione, spiegò questo troppo semplicemente. 64

Cf. la n. 62.

65

1 Cor. l, 24. lbid., l, 25.

66

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L'ambiguità di Sergio Massimo. Dico Ja verità: nulla mi discostò cosi dal tuo predecessore come la sua ambiguità, cioè il passare da un ragionamento all'altro e non fissarsi in alcun pensiero. A volte approvando coloro che definivano divina quest'unica volontà, sosteneva che solo Dio si era incarnato; altre volte, approvando invece quelli che la definivano deliberante, sosteneva che egli era un semplice uomo, dotato di potere deliberante come noi ed in nulla distinguendosi da Pirro e Massimo: altre volte poi, definendola personale, per la distinzione delle persone introduceva anche la distinzione delle volontà nelle sostanze uguali; altre volte ancora. approvando quelli che la definivano autonoma, sosteneva l'unione connessa a tale stato. Infatti l'autonomia e l'indipendenza e simili prerogative sono chiaramente dei movimenti della volontà di scelta e non della natura. Altre volte poi, approvando quelli che defi. nivano la volontà capacità di preferenza e di scelta e stabilendoli suoi maestri, non soltanto dichiarava il Signore semplice uomo, ma anche mutevole e peccatore, dal momento che la volontà di scelta formula un giudizio su elementi opposti e ricerca ciò che ignora e delibera su ciò che è incerto. Altre volte ancora. approvando chi definiva la volontà in rapporto al piano di salvezza, sosteneva che egli era privo di volontà prima della realizzazione di questo piano, e qualunque altra assurdità che sia connessa a tale concezione; e si lasciava indurre ad accogliere infinite altre assurde opinioni, senza avere alcun fondamento di verità, tanto che se volessi metterle con cura per iscritto con le loro stranezze, non mi basterebbe il tempo futuro. Ora che necessità c'è di proporre documenti ufficiali e lacerare la santa chiesa di Dio? Non fu in grado di comprendere neppure ciò che era accolto pubblicamente da tutti. Infatti, volendo farvi una

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concessione, o queste definizioni contengono le verità dei sinodi, come voi falsamente ritenete, ed allora non abbiamo bisogno dei vostri documenti ufficiali, dal momento che noi e prima ed ora accettiamo ed approYiamo questi sinodi, o non contengono le verità dei sinodi e quindi è giusto opporvisi con maggior forza e tralasciarli. Dunque poiché la presentazione di questi documenti è sotto entrambi gli aspetti ingiusta ed illegale, anche il loro rifiuto è sotto entrambi gli aspet· ti giusto e regolare.

Pirro. Sofronio, che divenne poco tempo fa patriarca , di Gerusalemme 67 , ci spinse a fare questo anche contro la nostra intenzione, avendo sollevato la disputa intorno alle operazioni di Cristo in un tempo non conveniente. L'onestà di Sofronio Massimo. Io ignoro completamente quale giustificazione vi aspettiate di poter dare accusando cosi gravemente un innocente. Dimmi infatti, in nome della stessa verità, quando Sergio scrisse a Teodoro di Faran 68 , mandandogli anche quello che si dice il documento di Mena per la mediazione di Sergio Macarona vescovo di Arsinoe 69 , esortandolo ad esprimere 67 Eletto nel 634 patriarca di Gerusalemme, sì adoperò attivamente a difesa delle due volontà di Cristo, che egli vedeva minacciate dall'editto di Pirro, raccogliendo numerose testimonianze patristiche in loro favore; stretti furono i suoi rapporti con Massimo, con il quale visse per vari anni nello stesso monastero africano di Eucratas, di cui era abate. 68 Vescovo di Faran, fu se non l'iniziatore, certo il primo importante sostenitore del monenergismo. (f) Per il documento di Mena cf. la n. 60; Sergio fu vescovo di Arsinoe Egitto e contemporaneo dell'omonimo patriarca di Costantinopoli.

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la sua opinione intorno all'unica operazione ed all'unica volontà sostenuta nel documento, e quando rispose, approvando queste affermazioni, dove si trovava allora Sofronio? O quando a Teodosiopoli scrisse a Paolo Monoftalmo e seguace dei Severiani 70 , inviando anche a lui il documento di Mena e l'approvazione sua e di Teodoro di Faran? O quando scrisse a Giorgio detto Arsa, che era seguace di Paolo di Samosata 71 , perché gli fossero inviate le loro testimonianze favorevoli all'unica operazione, inserendo anche questo nella lettera, che cioè in base a queste testimonianze intendeva attuare l'unione della chiesa con essi? Il beato Giovanni vescovo di Alessandria strappò questa lettera dalle mani di Arsa, per cui, pur avendo voluto a causa di essa procedere alla sua deposizione, ne fu impedito dall'invasione dei Persiani avvenuta allora in Egitto 72 • O quando rispose a Ciro di Fasis 73 a proposito di una o due operazioni, da lui interrogato, inviando anche a lui il citato documento di Mena? Che dire allora? Per il fatto che, avendo Sergio diffuso in pubblico in molti modi la sua malattia ed infettato la maggior parte della chiesa, il beato Sofronio, con l'umiltà conveniente alla sua condizione, prostrato ai suoi piedi e presentandogli al posto di ogni sua supplica le sofferenze vivificatrici di Cristo Dio, lo ammoni di non ridestare la voce degli eretici, da tempo giustamente spentasi per opera dei santi Padri che ci hanno preceSu Severo ed i suoi seguaci cf. la n. 22. Paolo, vescovo di Samosata nel III secolo, aveva ritenuto Cristo semplice uomo, « adottato» (da cui l'eresia dell'adozionismo) come figlio di Dio per la sua santità. 72 Negli ultimi anni del regno di Eraclio, che morirà nei 641: a quest'epoca appartiene quindi questo Giovanni, vescovo (papas, secondo l'accezione comune del termine) di Alessandria. 73 Prima vescovo di Fasis, nel 631 fu nominato dall'imperatore Eraclio patriarca di Alessandria e si oppose all'attivit2 di Sofronio appoggiando il monenergismo. 70

, 71

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duti nel cammino della vita, proprio lui è stato il responsabile di tale scandalo? Pirro. Il discorso portò convenientemente alla confutazione di tutte le obiezioni e non sussiste piu in alcun modo la questione intorno alle volontà.

La difesa delle due operazioni di Cristo Massimo. Poiché la questione intorno alle volontà è conclusa, vuoi che trattiamo quella intorno alle operazioni? Pirro. Ignorando il principio secondo cui le volontà sono naturali, intendevò come questo anche quello riguardante le operazioni: e se da me fu aff.ermato qualcosa a voce o per iscritto, ritienilo rivolto a questo scopo. Ora essendo evidente che è naturale il volere e, in relazione ad esso, è naturale anche l'operare, sono eliminate tutte le incertezze esistenti precedentemente intorno a ciò e ritengo del tutto superfluo suscitare una discussione ulteriore a questo riguardo. Massimo. Perché mai? Dal momento che Dio, in vista del nostro proposito a lui precedentemente noto, ci chiamò alla conoscenza perfetta della sua verità, non bisogna esaminare le cose dette ad alcuni, a voce o per iscritto, intorno a questo argomento, a vantaggio di coloro che si sono imbattuti in esse, come è probabile, incautamente o vi si imbattono con eccessiva facilità? Pirro. Se in certo modo a ciò mira l'indagine, è necessario compierla. Infatti il darci pensiero della sicurezza dei piu semplici è imitazione della divina bontà verso gli uomini. Massimo. Se questo dunque è imitazione della divina bontà verso gli uomini, cominciamo dunque di qui la ricerca intorno a ciò.

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Pirro. Cominciamola pure. Massimo. Nei tuoi scritti trovai che tu insegni una sola operazione di Cristo, come se lo comprendesse tutto. Ora se è una sola l'operazione, come se lo comprendesse tutto, ma il tutto è la sua persona, allora quest'unica operazione sarà personale: e Cristo si dimostrerà fornito di un'operazione diversa come pure di una persona diversa rispetto al Padre ed alla Madre, dal momento che egli non è né l'uno né l'altra di essi. Pirro. Se in base alla distinzione delle due nature in Cristo voi affermate due operazioni e non una sola per l'unicità della persona, si verranno a trovare anche due operazioni dell'uomo a causa della distinzione sostanziale della sua anima e del suo corpo. Se è cosi, saranno tre le operazioni di Cristo, e non due. Massimo. Gli argomenti che voi adducete per l'abolizione delle prerogative naturali, li impiegano anche contro le nature quelli che combattono contro di esse. Infatti voi avete solo questo di piacevole, di concordare in tutto con quelli. Perciò anche noi rivolgiamo i rimproveri indirizzati loro dai Padri pure a voi, come ad ammalati delle loro stesse malattie. Infatti se per la distinzione delle nature in Cristo anche voi parlate con noi di due nature e non soltanto di una per l'unicità della sua persona, si troveranno allora anche due nature dell'uomo per la sua distinzione sostanziale dell'anima e del corpo: e se è cosi, tre saranno le nature di Cristo, non due. Ma se per la distinzione delle nature affermando con noi due nature non parlate di tre nature in Cristo, in che modo a noi che per la distinzione delle nature parliamo di due operazioni non si presenteranno tre operazioni? Infatti ciò che voi affermate con noi contro coloro che adducono tali argomenti contro le nature basterà anche a noi contro di voi a proposito delle operazioni: ma in questo

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modo ugualmente il discorso vi confutò, avendo dimostrato l'assurdo della difficoltà. Noi affermiamo per eccesso che non è la stessa cosa l'unità dell'uomo secondo la specie e l'unità di anima e corpo secondo la sostanza. Infatti l'unità dell'uomo secondo la specie rivela l'invariabilità in tutti gli individui soggetti alla natura, per cui non affermiamo questo in modo indeterminato, ma aggiungendo l'espressione «dell'uomo». Invece l'unità di anima e corpo secondo la sostanza altera lo stesso loro essere, riducendolo addirittura all'inesistenza. Ora se l'unità dell'uomo secondo la specie e l'unità di anima e corpo secondo la sostanza non sono la stessa cosa, non è necessario che noi, affermando una sola operazione secondo la specie, o la definiamo personale o parliamo di tre operazioni per il fatto che consideriamo l'operazione in rapporto alla natura.

Pirro. Ma alle operazioni corrispondono secondo Nestoria le persone ed è necessario che chi parla di due operazioni respinga le empie opinioni di quello. Massimo. Eppure Nestorio, parlando di due persone, suppone una sola operazione. Ora se alle operazioni corrispondono secondo noi le persone, anche alle persone di conseguenza corrisponderanno le operazioni; e sarete costretti, seguendo i vostri presupposti, o per l'unica operazione della santa Trinità ad affermare pure una sola sua persona o per le sue tre persone ad affermare anche tre operazioni o a definire relativa, come Nestorio, l'unione: infatti l'unica operazione di questa è appunto l'unione, come lo stesso Nestorio ed i seguaci della sua setta mostrarono nei loro scritti. E riguardo a noi poiché unica è l'operazione secondo la specie, ma molte le persone, o per l'unica operazione secondo la specie bisognerà affermare anche una sola persona di tutte, o per le molte persone anche molte operazioni. In tal modo allora viene a cadere

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l'affermazione dei Padri che dice: «Ciò che appartiene alla stessa sostanza appartiene pure alla stessa operazione >> 74 • Inoltre se all'operazione corrisponde secondo essi la persona ed hanno ammesso che da uno solo e dallo stesso Dio Verbo incarnato procedono molte operazioni, ammetteranno anche le persone corrispondenti alle operazioni da esse procedute, se accettano di essere coerenti con sé stessi, e si troveranno allora in numero infinito le persone e le operazioni dello stesso. In seguito se la persona corrisponde, secondo loro premessa, all'operazione, una volta eliminata que· sta viene pure completamente eliminata quella. Ma se questo è vero, allora con l'eliminazione delle due e dell'Wlica operazione vengono eliminate insieme anche le due e l'unica persona e, per quanto sta a loro, Cristo dall'essere e dall'essere in modo superiore va a finire nel non essere: che cosa mai si potrebbe presentare di piu empio di tale affermazione? Se poi qualcuno per maggiore completezza volesse esaminare questo aspetto anche in rapporto a ciascuno di noi, troverà che anche noi in uno stesso ed unico momento pensiamo e camminiamo, oppure pensiamo alcune cose e parliamo di altre con chi ci capita, ciò che si narra abbia fatto anche Mosè che nello stesso momento pregava Dio per il popolo e parlava al popolo, esortandolo a buone speranze 75 • Tuttavia né per il fatto di operare in duplice modo confo11memente alle proprie nature ciascun singolo è due, né per il fatto di essere uno solo colui che opera in modo duplice, costui confonde i movimenti che sono propri sostanzialmente alle sue nature. La stessa cosa 'Vale per il discorso che avviene per diretta espressione: noi individuiamo il pensiero inerente al discorso ed il di74

75

Citazione non facilmente identificabile. Cf. Es. 32, 30 ss.

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scorso soggiacente al pensiero e la loro completa e reciproca interdipendenza. Tuttavia né alla loro distinzione corrisponde la distinzione delle persone né alla loro piena unità la confusione. Chi poi potrebbe dire a proposito di una spada infuocata che essa non conserva meno delle nature, cioè del fuoco e del ferro, anche le loro operazioni naturali, intendo il bruciare ed il tagliare, e le manifesta sempre e nello stesso momento? Infatti né il bruciare è disgiunto dopo l'unione dallo stesso tagliare né il tagliare è disgiunto dal bruciare, e né per la duplicità dell'operazione naturale si vengono a formare due spade infuocate né per l'unicità della spada infuocata si provoca mescolanza o confusione della loro sostanziale distinzione.

Pirro. Non era uno solo colui che operava? Massimo. Si, uno solo. Pirro. Dunque se era uno solo colui che operava, una sola pure era l'operazione, perché di uno solo. Massimo. Questo uno solo è Cristo - vi chiederò infatti le stesse cose, dato che vi siete rivolti alle stesse cose precedenti -: è uno solo per la persona o per la natura? Pirro. Per la persona, poiché la natura è duplice. La duplicità delle nature fonte della duplicità delle operazioni di Cristo Massimo. Dunque egli stesso operava in modo duplice per la duplicità della natura o in un solo modo per l'unicità della persona? Se egli stesso operava in modo duplice, pur essendo uno, allora il numero delle persone non corrisponde al numero delle operazioni. Se invece operava in modo unico per l'unicità della per-

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sona, il discorso su questo argomento incorrerà nelle stesse contraddizioni per gli stessi motivi. Infatti se l'operazione è personale, anche la distinzione delle operazioni verrà considerata in base alla quantità delle persone.

Pirro. Non del tutto: poiché operava in modo duplice, due erano le sue operazioni, ma poiché uno solo era colui che operava, una sola era l'operazione. Massimo. Anche un altro a proposito delle nature direbbe contro di te questo: non perché la sua natura era duplice sarébbero o si direbbero due le nature, ma poiché una sola era la sua persona è e si dice una sola la sua natura. Del resto per tralasciare tutto quanto si può dire intorno a ciò, affermando una sola operazione quale ritenete di poter affermare che sia questa? Divina o umana o nessuna delle due? Se dite quella divina, definite Cristo solo Dio; se dite quella umana, non lo definite certamente Dio, ma solo semplice uomo; se non dite nessuna delle due, ritenete Cristo né Dio né uomo, ma inesistente 76• Pirro. Affermando una sola operazione della divinità di Cristo e della sua umanità, diciamo che questa gli è propria non in base al principio di natura ma al modo dell'unione. Massimo. Se l'operazione gli si è aggiunta a partire dall'unione, secondo il vostro discorso, allora prima dell'unione era inoperante ed è stato costretto, secondo voi, a creare. Inoltre se l'operare gli si è aggiunto a partire dall'unione, il Padre e lo Spirito Santo non furono uniti secondo la persona alla carne e quindi 76 Quest'ultima è la conclusione a cui è approdata tanta parte della critica razionalistica moderna: ed il ragionamento stringente di Massimo conferma la modernità e l'attualità della sua speculazione.

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non sono dotati di operazione. Ma se non sono dotati di operazione, non sono neppure creatori, per non dire che non esistono affatto. E di nuovo: dal momento che l'unione è una condizione e non un'azione, allora l'operazione di Cristo è una condizione, non un'azione. Ancora: sarete costretti a definire questa creata o increata, dal momento che non ne esiste assolutamente alcuna intermedia tra creata ed increata. se la direte creata, rivelerà una natura sola e creata; se la direte increata, indicherà una natura sola ed increata. Infatti bisogna che le caratteristiche naturali corrispondano del tutto alle nature. Come sarebbe possibile che l'operazione di una natura creata e che ha avuto inizio sia increata, senza principio, infinita, creatrice e provvidente? Oppure che quella di una natura increata e senza principio sia creata, abbia avuto inizio e fine e sia tenuta insieme da un'altra per poter essere indissolubile?

Pirro. Non accetti ed approvi coloro che definiscono una sola operazione l'effetto delle azioni compiute da Cristo? Massimo. Uno è l'effetto di un'azione ed un altro quello di un'altra, e non è uno solo, come è stato dimostrato a proposito della spada infuocata. Se infatti sono unite l'una all'altra sia l'operazione del fuoco sia quella della spada, tuttavia vediamo che l'effetto del fuoco è il bruciare e quello del ferro il tagliare; anche se non si dividono l'una dall'altra nel taglio infuocato e nel bruciamento tagliato n, cosi come uno è l'effetto del cielo, un altro· quello della terra ed un altro quello del sole. Non è possibile dunque parlare di un solo effetto, a meno che non ci fosse una sola ed unica azione. Se dunque mirando all'effetto delle azioni n Nota il realismo ed insieme l'arditezza, anche linguistica, dell'immagine.

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compiute da Cristo sosteneste una sola operazione, sostenete pure o una sola azione oppure a causa delle innumerevoli azioni anche innumerevoli operazioni. Del resto la nostra indagine è rivolta alle azioni: infatti il nostro discorso non riguarda ciò che è esteriore a Cristo, ma ciò che è interiore allo stesso Cristo, cioè il principio naturale delle sostanze 78 di Cristo, se è rimasto imperfetto o perfetto in seguito all'unione: qualora sia rimasto imperfetto, se è possibile che si realizzi l'esistenza di una natura imperfetta; qualora invece sia rimasto perfetto, se l'operazione si intenda in lui stesso, cioè nel principio costitutivo della sostanza, oppure appartenga a ciò che è a lui estraneo. Tuttavia che l'operazione secondo natura non appartenga a ciò che è estraneo è evidente dal fatto che la natura può esserci senza le azioni, ma senza l'operazione secondo natura non è possibile né che ci sia né che venga conosciuta la natura. Infatti ciò che è si conferma immutabile per coloro per cui opera singolarmente secondo natura. Riguardo poi al fatto che voi, non mirando all'azione, ma al principio naturale delle sostanze unite, riteneste una sola operazione quella da voi inventata come un ircocervo 79 , anche di questo sono testimonianze fedeli i capitoli definiti da Ciro 80, da voi accolti favorevolmente e troppo volentieri, nei quali, sostenendo una sola operazione, diceva che con la stessa egli aveva compiuto le azioni divine e quelle umane, combattendo non solo la Sacra Scrittura ed i santi Padri, ma anche la stessa natura degli esseri creati. Infatti nessuno degli esseri, rimanendo nel suo ambi78 Quelle cioè che corrispondono alle sue due nature, divina ed umana. 79 Animale immaginario, metà caprone e metà cervo.

w Cf. n. 73 e per i suoi capitoli Mansi, op. cit., XI, Firenze 1765, col. 563 ss.

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to naturale, compie per natura azioni opposte. Il fuoco non riscalda e raffredda; il ghiaccio non raffredda e riscalda; la terra non dissecca e inumidisce; l'acqua non inumidisce e dissecca. Dunque se ciò non si osserva in nessuno degli esseri, come non avete avuto timore ad affermare che il Verbo incarnato e divenuto uomo secondo la sostanza compi con una sola operazione le azioni miracolose e quelle sottoposte alla passione, differenti le une dalle altre per il principio di natura?

L'affermazione di Cirillo Pirro. Perché allora Cirillo, il luminare della chiesa, insegnò cose opposte alla pia concezione manifestatasi attraverso la presente indagine, affermando che «egli - cioè Cristo - ha rivelato una sola operazione congiunta mediante entrambe» 81 ? Massimo. Il passo presente non contraddice affatto alle due operazioni; al contrario, le conferma. Infatti non affermò una sola operazione naturale della divinità di Cristo e della sua umanità, poiché non avrebbe detto altrove: «Nessun saggio potrebbe ammettere una sola operazione del Creatore e della creatura» 82 , ma voleva indicare che è una sola l'operazione della divinità, senza carne e con la carne. Come se uno volendo indicare l'unica operazione del fuoco con la materia e senza la materia dicesse che il fuoco brucia senza la materia e con la materia, cosi anche il padre non defini una sola l'operazione delle due nature, ma disse una sola l'operazione divina e del Padre, appartenente secondo la sostanza a Dio Verbo incarnato, in virtu della quale non solo compiva in modo incorporeo i a1 82

Cf. PG, 73, col. 529 A 1 ss.

Citazione non facilmente identificabile.

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prodigi divini con il solo comando, come egli stesso aff.erma - dato che anche dopo l'incarnazione è dotato della stessa operazione del proprio genitore, che opera in modo incorporeo - ; ma mostrava anche in modo corporeo questi prodigi con il contatto della propria carne. Questo infatti vuole indicare l'espressione «mediante entrambe», in modo che il richiamo in vita della fanciulla 83 o il ricupero della vista da parte del cieco 84 o la benedizione dei pani 85 o la guarigione del lebbroso 86, fatti avvenuti mediante la parola ed il pieno comando, corrispondessero secondo la natura a quelli compiuti in modo corporeo mediante il tatto, affinché mostrasse che anche la carne dà la vita, appartenendo realmente a lui e non ad un altro, in virtu della pura unione con lui. Infatti mediante entrambi questi mezzi, cioè il comando ed il tatto, si riconosceva l'operazione divina attraverso gli stessi fatti, senza danneggiare in alcun modo l'operazione naturale della carne, umana e passibile come la nostra; al contrario, assicurandola in vista della propria manifestazione; come pure anche l'anima mediante l'organo del proprio corpo manifesta le caratteristiche dell'operazione naturale di esso e la sua stessa operazione naturale. Infatti l'estensione della mano ed n tatto, la presa, la mescolanza del fango con essa, la frazione del pane e, in una parola, ogni atto che veniva compiuto con la mano o con un altro membro o parte del corpo apparteneva all'operazione naturale dell'umanità di Cristo, secondo la quale opeCf. Mc. 5, 40 ss. Contrariamente a quanto qui è affermato da Massimo, i vari miracoli riguardanti i ciechi avvengono mediante il tatto (cf. Mt. 9, 27-31; 20, 29-34; Mc. 8, 22-26; Gv. 9, 6-7). 85 Cf. Mt. 14, 13-21. 86 Cf. Le. 17, 14: allude probabilmente al Samaritano, l'unico lebbroso riconoscente tra i dieci guariti eseguendo l'ordine di Gesu di presentarsi ai sacerdoti. iq'

84

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rava come uomo egli stesso, Dio per natura, e compiva naturalmente le operazioni divine, in modo che attraverso entrambe confermava entrambe le operazioni secondo natura, mostrando di essere veramente perfetto Dio e perfetto uomo ad eccezione del solo peccato 'O/. Dunque il padre non ignorava l'operazione di ciascuna natura secondo la sua caratteristica lare e quella comprensiva di tutte le proprietà naturali, cioè quella creatrice e quella vitale, immessa dall'anima nel suo corpo, quelle che Dio Verbo incarnato, serbandole in se stesso, mostrò distinte ed inconfuse: quella creatrice, nel creare sostanza, qualità e quantità, da cui, in cui e rispetto a cui si attua e si coglie l'esistenza degli esseri; infatti anche se i filosofi greci distribuiscono gli esseri in dieci categorie ss, egli unisce e comprende il tutto mediante queste sue azioni: la sostanza, riaprendo gli occhi spenti del cieco 89 ; la qualità, mutando l'acqua in vino 90 ; la quantità, moltiplicando i pani 91 • Mostrò poi l'operazione vitale nel r-espirare, vedere, udire, toccare, fiutare, mangiare e bere, muovere le mani, camminare, dormire e tutte le altre azioni che rivelano in tutte le loro caratteristiche naturali l'invariabilità dell'operazione secondo natura. L'affermazione dello Pseudo-Dionigi Pirro. Hai presentato piamente e senza costrizioni il pensiero del padre, che non contrasta ma concorda in Cf. Ebr. 4, 15. Si tratta di distinzioni comuni alla filosofia greca, in particolare stoica. 89 Cf. la n. 84. 90 Cf. Gv. 2, 1-11. 91 Cf. la n. 85. '01

88

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tutto con le due operazioni. Che dir.e invece del santo Dionigi, che nella lettera a Gaio servitore di Cristo afferma a proposito di Cristo che « egli ha svolto tra di noi un'operazione nuova divino-umana» 92 ?

Massimo. La novità è qualità o quantità? Pirro. Quantità. Massimo. Dunque attribuisce alla stessa anche tale natura, dal momento che la definizione di ogni natura consiste nel principio della sua operazione sostanziale. Non solo, ma anche quando l'Apostolo dice: Ecco tutto è diventato nuovo 93 , nient'altro dice se non: - Ecco tutto è diventato una cosa sola: sia che voi vogliate intendere questo in riferimento alla natur!l sia all'operazione, ciò venga pure rimesso alla vostra scelta. Ma se la novità è qualità, non rivela una sola operazione, ma il nuovo ed arcano modo di manifestazione delle operazioni naturali di Cristo, in corrispondenza all'arcano modo della reciproca interrelazione delle nature di Cristo, e la sua condotta di vita come uomo, nuova, straordinaria ed ignota alla natura degli esseri, ed il modo dello scambio in rapporto all'arcana unione. Pirro. L'attività divino-umana non indica una sola operazione? Massimo. In nessun modo: infatti al contrario l'espressione in forma di perifrasi mediante le nature numerate ha indicato le loro operazioni, poiché con la negazione degli estremi non vi è niente di intermedio in 92 Cf. Ep. 4, PG, 3, col. 1072 C 4-5, di cui è esatta citazione. t:. significativo che una delle piu note opere di V. S. Solov'ev si intitoli Sulla Divinoumanità (cf. l'ed. italiana a cura di P.

Modesto, Milano 1971); sui rapporti tra ]'opera di Massimo e quella di Solov'ev cf. la Prefazione di M.-J. Le Guillou a Garrigues, Maxime, pp. 7 ss. 93 Cf. 2 Cor. 5, 17.

...

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Cristo. Invece se indica una sola operazione, Cristo avrà come Dio un'operazione diversa da quella del Padre. Quindi il Figlio sarà dotato di un'operazione diversa rispetto al Padre, dal momento che quella del Padre non è divino-umana, in base al fatto che egli caratterizza e stabilisce un'operazione divino-umana. Infatti l'operazione, essendo naturale, è una caratteristica costitutiva ed innata della natura. Inoltre coloro che fecero delle considerazioni intorno a questi argomenti, dissero che uno è il genere della quantità ed un altro quello della qualità.

Pirro. La novità non è né quantità né qualità, ma sostanza. Massimo. Mi meraviglio come osasti dire questo. Che cosa si contrappone alla sostanza? Pirro. Il non essere. Massimo. E che cosa alla novità? Pirro. L'antichità. Massimo. Cosi allora la novità non è sostanza, ma qualità. In che modo, se applicheremo il termine ad una sola operazione, non riterremo allora questo maestro 94 rivelatore di Dio in contraddizione con se stesso e con gli altri Padri? Infatti tutti esplicitamente insieme dissero ed insegnarono che ciò che è proprio della stessa sostanza è proprio pure della stessa operazione e ciò che è proprio della stessa operazione è proprio della stessa sostanza; e che ciò che è differente rispetto alla sostanza è differente anche rispetto all'operazione e che ciò che è differente rispetto all'operazione è differente pure rispetto alla sostanza. Pirro. Ciò è stato affermato dai Padri a proposito della teologia, non certo a proposito del piano di salvez94

Cioè lo Pseudo-Dionigi, menzionato prima .

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za. Perciò non fu indizio di mentalità amante del vero applicare le loro affermazioni riguardanti la teologia al piano della salvezza ed incorrere in una tale contraddizione.

Massimo. Se da parte dei Padri si è parlato solo della teologia, allora il Figlio dopo l'incarnazione, secondo voi, non è ritenuto Dio come il Padre. Ma se non è ritenuto tale, non è accomunato con lui nella invocazione del battesimo e la fede e la predicazione saranno rinvenute vane. Inoltre se il Figlio non è ritenuto Dio come il Padre dopo l'incarnazione, non sarà neppure della stessa sostanza: infatti ciò che differisce per il principio, differirà pure del tutto anche per la natura. Ancora: se il Figlio non è ritenuto Dio come il Padre dopo l'incarnazione, a chi potremmo attribuire il passo: Mio Padre opera sino ad ora ed anch'io opero 95 ? E l'altro: Ciò che vede fare il Padre, lo fa pure anche il Figlio 96 ? E ancora: Se non credete a me, credete alle mie opere '17? E: Le opere che io compio testimoniano per me 98 ? E: Come il Padre risuscita e vivifica i morti, cosi anche il Figlio vivifica chi vuole 99 ? Tutte queste affermazioni lo mostrano non solo della stessa sostanza del Padre anche dopo l'incarnazione, ma anche della stessa operazione. Inoltre se la provvidenza per gli esseri è operazione del Padre, questa è non solo del Padre e dello Spirito, ma pure del Figlio anche dopo l'incarnazione: dunque egli è dotato della stessa operazione del Padre anche dopo l'incarnazione. Ancora: se i miracoli sono operazione di Dio e noi dai miracoli abbiamo appreso 95 96

97 98 99

Gv. 5, 17. Cf. ibid., v. 19. lbìd., 10, 38. Cf. ibid., v. 25. lbid., 5, 21.

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che egli è della stessa sostanza del Padre, allora in base alla stessa operazione si è dimostrato che egli è della stessa sostanza del Padre ed egli è ritenuto Dio come lui anche dopo l'incarnazione. Di nuovo: se l'attività creatrice appartiene sostanzialmente a Dio, ciò che gli appartiene sostanzialmente è pure inalienabile. È necessario che essi o affermando che egli non è dotato della stessa operazione del Padre anche dopo l'incarnazione, affermino che non è neppure della sua stessa sostanza - infatti dove non c'è operazione secondo natura non ci potrà essere neppure la natura - , oppure affermando che egli è della stessa sostanza, affermino che è dotato pure della stessa operazione e lo ritengano Dio come il Padre anche dopo l'incarnazione - infatti dove c'è la natura, là ci sarà pure l'operazione perfettamente ad essa corrispondente.

Pirro. Noi affermiamo una sola operazione non per l'eliminazione dell'operazione umana, ma poiché questa è distinta dalla operazione divina e perciò è chiamata passione. Massimo. In base a questo ragionamento anche quelli che parlano di una sola natura non ne parlano per l'eliminazione di ·quella umana, ma poiché questa è distinta da quella divina e perciò è chiamata passibile. Pirro. Che dunque? I Padri non chiamarono passione il movimeno umano per la sua differenza rispetto all'operazione divina? Massimo. Non sia mai! Infatti non si conosce né si definisce l'esistenza di alcun essere, per parlare in generale, in base ad un confronto o ad una contrapposizione: altrimenti in questo modo tutte le cose si troverebbero l'una causa reciproca dell'altra. Se infatti, poiché il movimento divino è operazione, quello umano è passione, certamente allora, poiché la natura di-

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vina è buona, quella umana sarà cattiva. Allo stesso modo ed in base all'opposizione antitetica, per il fatto che il movimento umano è chiamato passione, il movimento divino è detto operazione; e per il fatto che la natura umana è cattiva, quella divina sarà buona. Ma via! Ciò è davvero segno di molta stoltezza!

Pirro. Come mai? I Padri non chiamarono passione il movimento umano? Massimo. Lo chiamarono in vari modi evidentemente secondo i concetti ad esso connessi. Pirro. Come puoi dire ciò? Massimo. Lo definirono anche potenza, operazione, distinzione, movimento, proprietà, qualità e passione, non in opposizione con quello divino: potenza, in quanto conservatore immutabile; operazione, in quanto caratterizzante ed indicante I'invariabilità in tutti gli esseri della stessa specie; distinzione, in quanto determinante; movimento, in quanto rivelatore; proprietà, come costituente e proprio di sé solo e non di altro; qualità, come causa della forma; passione, in quanto soggetto al moto. Infatti ogni essere che proviene da Dio ed è con Dio è sottoposto al moto, non essendo movimento o potenza autonoma, e non in opposizione, come si è detto, ma secondo il principio disposto dalla creazione in essi da parte della causa costitutrice del tutto. Perciò nominandolo insieme con quello divino lo chiamarono operazione. Infatti colui che disse: «Opera in entrambe le forme con la partecipazione di entrambi » 100 , che cos'altro ha fatto se non affermare ciò che affermò l'altro: « Rimasto quaranta giorni senza cibo, alla fine ebbe fame 101 : infatti diede 1oo

Citazione difficilmente identificabile, come quella se-

1ot

Cf. Mt. 4, 2.

guente.

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alla natura, quando volle, la possibilità di compiere le proprie operazioni »? O ciò che affermarono quelli che parlarono di una sua operazione distinta o quelli che la dissero duplice o quelli che la ritennero l'una in un modo e l'altra in un altro?

L'ammissione di colpevolezza di Pirro Pirro. In verità, anche l'indagine sulle operazioni rivelò assurda l'unica operazione riferita in qualsiasi modo a Cristo. Ti chiedo quindi scusa e per me stesso e per i miei predecessori. Infatti per ignoranza fummo indotti a questi assurdi pensieri ed argomentazioni. Ti chiedo di trovare un modo perché venga eliminata questa strana assurdità e sia difesa la memoria dei miei predecessori. Massimo. Non v'è altro modo se non che siano fatte tacere le persone e siano condannate tali opinioni. Pirro. Ma se avverrà ciò, si troveranno respinti con questi anche Sergio ed il sinodo svoltosi sotto di me 102 • Massimo. Mi stupisco come tu chiami sinodo quello avvenuto contro le leggi e le norme sinodali o le disposizioni ecclesiastiche. Non vi è stata infatti né una lettera comune col consenso dei patriarchi né fu fissato luogo e giorno per un incontro. Non ci fu né un presentatore né un accusatore. Quelli che si riunirono non avevano lettere commendatizie, né i vescovi da parte dei metropoliti né i metropoliti da parte dei patriarchi. Né furono inviate lettere o sostituti da parte degli altri patriarchi. Dunque quale persona assenna102 Per l'opera del patriarca Sergio cf. la n. 20; invece non risulta documentato un sinodo svoltosi sotto la direzione di Pirro che nel 641, tre anni dopo la sua elezione a patriarca, era stato deposto e si era rifugiato in Mrica.

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ta permetterebbe di chiamare sinodo quello che riempi tutta la terra di scandali e di discordia?

Pirro. Se non c'è altro modo che questo, anteponendo ad ogni cosa la mia salvezza, sono pronto a fare ciò in piena convinzione, chiedendo una sola cosa, che mi sia concesso anzitutto di compiere atto dì riverenza ai templi degli apostoli, anzi agli stessi principi degli apostoli un, in seguito alla stessa presenza del santissimo papa 104 , e di consegnargli il documento relativo ai fatti assurdamente avvenuti. L'epilogo della disputa

«Dopo che egli ebbe detto questo, Massimo ed il patrizio Gregorio dissero: - Poiché la tua proposta è buona ed utile per la chiesa, cosi sia fatto. Dunque, giunto con noi in questa famosa città dei Romani, adempi la promessa, condannando le affermazioni dell"empio editto, riunendosi mediante la retta professione di fede alla chiesa santa, cattolica ed apostolica, con la grazia e l'aiuto del grande Dio e Salvatore nostro Gesti Cristo, a cui la gloria nei secoli dei secoli. Cosi sia ».

103 Allude chiaramente a Roma, sede di Paolo e Pietro, i «principi degli apostoli». 104 Si tratta di papa Teodoro se, come sembra probabile. Pirro andò a Roma contemporaneamente a Massimo.

INDICE DEl NOMI E DELLE COSE NOTEVOLI

Agape: 14, 27, 28, 32 Aland K.: 15, 16 Anafora: 45, 49 Anastasio (apocrisiario): 12 Anastasio (discepolo di Massimo): 8, 12 Antitesi: 45, 49 Apollinare di Laodicea: 111 Ario: 9, 102 Atanasio: 125 Ateismo: 15, 79 Auerbach E.: 15 Autonomia: 53 Basilio di Cesarea: 119 Beck H. G.: 12 Brock S. P.: 7 Calco linguistico: 56, 71 Cantarella R.: 14 Ceresa-Gastaldo A.: 7, 70, 120 Cirillo di Alessandria: 106, 147 Ciro di Fasis: 138, 146 Citazioni patristiche non identificate: 106, 107, 117, 127, 142, 147 Clemente Alessandrino: 126 Comandamenti: 24 Combefis F.: 7 Compunzione: 40

Concilio di Costantinopoli del 536: 111 Concilio di Costantinopoli del 680-681: 133, 134 Concilio di Efeso del 433: 123 Concilio Lateranense del 649: 11 Confessore: 7 Costante II: 11, 13 Costantino III: 134, 135 Corruzione: 43 Croce V.: 11 Dalmais I. H.: 15, 126 Dal Pra M.: 14 Deseille P.: 14 Diadoco di Foticea: 112, 132 Doucet M.: 17

Ekthesis: 10, 100, 115, 123 Elia: 77

Energeia: 9, 133 Epiousios: 15, 70, 84, 86 Eraclio: 8, 9, 102, 138

Filosofia: 77, 86 Forme di vita (vegetativa, sensitiva, intellettiva): 111 Garrigues J.-M.: 12, 17, 81 Getsemani: 16, 95 Giobbe: 37

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Indice dei nomi e delle cose notevoli

Giorgio Arsa: 138 Giorgio di Res'aina: 8 Giovanni di Alessandria: 138 Giovanni IV (papa): 134 Gnome: 18, 117, 121 Gnomikon: 117 Gregorio Nazianzeno: 9, 95, 121, 124, 130, 132 Gregorio Nisseno: 9, 125 Gregorio (patrizio): 99 Gribomont J.: 8

Origenismo: 9 Ostrogorsky G.: 12, 13

Interrogazione retorica: 45, 49 Ipocrisia: 49

Padronanza di sé: 36 Pantaleone: 8 Paolo Monoftalmo: 138 Paolo di Samosata: 138 Peccato originale: 24, 61 Perdono: 87 Pirro: 10, 16, 99 Preghiera: 36 Primato di Roma: 11, 156 Principio dell'essenza: 81 Processo di Massimo: 12, 1920 Pseudo-Dionigi: 9, 149 Psephos: 10, 115

Lackner W.: 7 Leclercq H.: 17 Le Guillou M.-J.: 17, 150 Libertà: 105 Logos: 20 Lutero: 46

Razionalismo: 144 Realismo: 17, 145 Regno di Dio: 74 Retorica: 14, 45, 49 Riou A.: 15

Hefele C. J.: 17

Maligno: 69, 90 Mammona: 27 Mansi J. D.: 111, 146 Martino I (papa): 11 Mena di Costantinopoli: 133, 137 Michele Exabulites: 7 Modo di esistenza: 81 Modo di volere: 104 Monenergismo: 9 Monoteletismo: 10, 19 Moschion: 8 Natura: 16, 68, 90, 105, 119, 143, 153 Nestorio: 9, 123, 141 Onorio (papa): 134 Operazione divina e umana di Cristo: 139, 143

Sabellio: 102

Sarkosis: 13 Sarx: 20

Scopo dell'incarnazione: 23 Sergio Macarona: 137 Sergio di Costantinopoli: 10, 99, 115 Settanta (traduzione dei): 44, 54, 58, 71, 131 Severo di Antiochia: 117, 138 Severiani: 138 Sherwood P.: 9, 14, 95 Sofronio di Gerusalemme: 8,137 Solov'ev V. S.: 150 Stile: 63 Stoicismo: 149 Temperanza: 35 Tentazione: 90, 93

i.

Indice dei nomi e delle cose notevoli

Tentazioni di Gesu: 26 Teodoro di Faran: 137 Teodoro (papa): 156 Teologia: 66 Thelema: 10, 14

Theosis: 13

Timore: 109 Trinità: 51, 80

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Typos: 11, 19 Variante (a Luca 11, 2): 72 Vigilia (papa): 133 Volontà divina e umana di Cristo: 108, 128 Volontà di Dio: 83 Volontà di scelta: 117

INDICE SCRITTURISTICO

Antico Testamento

Genesi l, 26 : 131

3, l ss. : 91 6, 3 : 46

Esodo

3 Re 21, 19.23.27-29 57

4 Re 2, 8-11 : 77

2 Paralipomeni

20, 13-15 : 43 32, 30 ss. : 142

32, 20 : 71

Levitico

2, 10 : 37

15, 19-30 : 54

Numeri 6, 2 : 51

Deuteronomio 32, 15 : 44 32, 22-23 : 40 32, 41 : 40

1 Re

l, 11 : 71 17, 51 : 117 2 Re

16, 10 : 37

Giobbe Salmi 5, 10 : 44 10, 7 : 44 11, 2 : 44 13, 11 : 26 14, 3 : 44 18, 10 : 64 31, 5 : 57 32, 11 : 64 33, 9 : 68 36, 2 : 44 37, 5 : 55 39, 7-9 : 131 43, 7-8 : 60 43, 23 : 89 43, 24 : 52 49, 14-15 : 58

50, 13.3 : 52 53, 9 : 35 54, 5 : 52 54, 23 : 60 61, 12-13 : 42 72, 25 : 83 75, 12 : 71 77, 25 : 68 78, 4 : 54 78, 8-9 : 52 80, 14-15 : 60 81, 6-7 : 51 82, 4 : 121 90, l ss. : 26 94, 2.6-7 : 55 118, 128 : 25 140, 4 : 44 144, 18 : 58

Ecclesiaste 10, 4 : 36 12, 13-14 : 42

Sapienza 9, 14 : 64

Siracide l, 23-34 : 37

Isaia l, 4 : 47

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