Mahabharata

September 16, 2017 | Author: 2012nibiru | Category: Sacrifice, Sun, Water, Religion And Belief, Nature
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MAHABHARATA di Krishna-Dwaipayana Vyasa

IL GRANDE BARATA

LE ORIGINI – INTRODUZIONE I 0m! Un giorno Sauti visitò i saggi che avevano partecipato al sacrificio di Saunaca per una dozzina d'anni nella selva di Naimiscia. Terminati i convenevoli uno di loro chiese: “Da dove vieni e cosa hai fatto?” Sauti rispose: “Ho ascoltato il Maabarata di CrishnaDvaipaiana recitato da Vaisampaiana; ho vagato attraverso luoghi sacri e fonti sante; ho visitato Samantapanciaca, dove fu combattuta la guerra fra i figli di Curu e Pandu; dopo di che ansioso di vedervi sono venuto qui. Ognuno di voi è per me come Brama: volete che reciti i Purana?” “Li conosciamo, sono la prima opera di Dvaipaiana. Desideriamo ascoltare il nuovissimo Barata che squaglia la paura del male.” Sauti disse: “ Mi raccomando a Isana, primordiale, incorruttibile, percettibile, impercettibile,

essere Brama, eterno,

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essere che non-è e che è-e-nonè, tutto ed anche altro da tutto ciò che c'è e che non c'è, creatore di sopra e sotto, antico, massimo, inesauribile, Visnù, che benefica ed è la beneficenza stessa, puro, immac-colato, Ari, che muove tutto quan-to è mobile ed immobile: reciterò il testo di Viasa. Quando tutto era buio e non c'era luce né niente, venne al mondo un grande uovo, inesauribile seme di ogni creato, Maadivia, e venne all'inizio dello Iuga in cui splendeva la vera luce di Brama, eterno e splendido ubiquo, invisibile e sottilissima causa, che c'è e non-c'è. Da questo uovo saltò fuori il signor Pitamaa Brama, assieme ad altri due. Poi 21 Prajapati e 10 Praceta e Dacsha con 7 figli, e poi l'uomo inconcepibile che tutti i saggi conoscono, e così i Visvedeva, gli Aditia, i Vasu, e i gemelli Aswin; gli Iacsha eccetera, poi altri, e saltarono fuori l'acqua la terra il cielo gli anni le stagioni i mesi le quindicine, con il giorno e la notte regolarmente alternati. E così vennero tutte le cose che conosciamo. E tutto quello che c'è al mondo, animale o cosa, alla fine del mondo, quando lo Iuga sarà trascorso, tornerà di nuovo a mischiarsi. E quando comincerà un altro Iuga, tutto salterà di

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nuovo fuori, nuovissimo, e come i frutti della terra ogni generazione seguirà la precedente secondo l'ordine delle stagioni. Così la ruota che tutto distrugge continuerà a girare al mondo, senza inizio né fine. In breve, la generazione dei Deva fu di 33333. I figli di Div furono Briadbanu eccetera. Il più giovane, Maia, figliò Devavrata, che figliò Suvrata, che ne figliò 3, eccetera eccetera, da cui discesero le famiglie dei Curu, degli Iadu e dei Barata eccetera e molte altre generazioni con abbondanza di creature e loro habitat. Tutto questo passò in testa a Viasa, e la mistica tripartita (i Veda, lo Ioga ed il Viginana Daarma, Arta e Kama), e i princìpi per guidare l'umanità, e molte storie e discorsi. E avendo tutto questo in testa Viasa voleva raccontarlo. Allora Brama gli si presentò e Viasa piacevolmente sorpreso lo fece accomodare e gli spiegò: -Ho composto un poema, nella mia testa. Vi ho messo tutto: la mistica dei Veda ed altre mie spiegazioni, i rituali delle Upanisciad con le Anga, la compilazione dei Purana ed altro circa passato presente e futuro; l'esatta definizione della natura del deperimento, dell'angoscia, della malattia, dell'esistenza e della non-esistenza; una descrizione delle fedi e delle possibili scelte di vita; regole per le quattro caste ed il succo di tutti i Purana; regole per gli asceti e gli aspiranti; dimensioni del sole e della luna, con i

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pianeti le stelle e le galassie; esten-sioni delle quattro età; i Veda, gli Adiatma, la medicina, le ragioni dei parti umani e di quelli celesti; de-scrizioni di paesaggi per pellegrini ed altri fiumi, mari, monti santi, e città del paradiso; l'arte della guerra; lingue e nazioni; usi e costumi; ed il respiro che c'è per ogni dove: tutto questo ho in mente, ma non c'è nessuno al mondo che sappia scriverlo. Brama rispose: -Ti stimo sopra a tutti nella competenza sul divino e come divulgatore affidabile. Dici di avere in testa questo poema ed io dico che sarà il più grandioso di ogni tempo. Ganescia lo scriverà per te - e disparve. Allora Viasa prese a pensare a Ganescia con tale intensità che apparve: -Scriverai tu ciò che ho in mente, come ora te lo dirò. -A condizione che non sarò mai costretto d'interrompere di scrivere. -Ma se ci sarà qualcosa che non comprenderai dovrai fermarmi. -Om! Così Viasa iniziò il racconto e compose una trama di maglie così strette che ad oggi nessuno è stato capace di penetrarle fino in fondo: persino Ganescia |'onnisciente prendeva tempo per intendere qualche verso, mentre

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imperterrito Viasa ne componeva uno via l'altro. Quest'opera apre gli occhi al mondo: squaglia l'ignoranza come la luce il buio, spiegando religione, profitto, lussuria e liberazione. La luna schiude le ninfee, questo Purana la mente. Questa storia rivela per intero la costruzione della natura né più è data ignoranza. Quest'opera è un albero ed io ora parlerò della fioritura imperitura e fruttifera e degli ottimi e purissimi frutti, che neppure un dio potrebbe estinguere. All'inizio Viasa figliò Dritarashtra, Pandu e Vidura con le due mogli di Vicitraviria su richiesta di Bishma, poi tornò al suo eremo alle sue pratiche religiose. Pandu conquistò molti paesi, poi si ritirò in una selva vivendo di caccia: ma uccise un cervo che si stava accoppiando, motivo per cui gli venne addosso una grave pena. Dovendo comunque assicurare una discendenza, le due mogli furono costrette ad accoppiarsi con alcuni dèi: Darma, Vaiu, Sacra e i gemelli Aswin. I figli crebbero nella selva santa in mezzo agli asceti fino a che furono condotti da Dritarasthra, vestiti e acconciati come studenti Bramaciari. -Questi nostri allievi sono vostri figli, fratelli ed amici: sono Pandava - dissero i saggi accompagnatori, e scomparvero. I Caurava gridarono di gioia. Ma alcuni dissero che quelli non erano figli di

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Pandu, altri dissero che certo che lo erano, altri ancora chiesero come potessero esserlo essendo lui morto da tutto quel tempo. Tuttavia molti gridarono: -Siano comunque benvenuti! Gli dei ci hanno dato la famiglia di Pandu! Allora il cielo intero tremò per l'applauso di essenze invisibili, rullo di tamburi, fischi di conchiglie, e piovvero fiori olezzanti. I Pandava si insediarono rispettati da tutti, per aver studiato da cima a fondo i Veda, per la purezza di Iudishtira, il coraggio di Argiuna, la docilità di Cunti, l'umiltà di Nacula e Saadeva gemelli. Un giorno Argiuna vinse la vergine Crishna durante una gara di tiro con l'arco. Da quel giorno ebbe il massimo rispetto di tutti gli arcieri, e gli occhi sgomenti di tutti i nemici. Sconfisse e assoggettò i regni confinanti e quelli maggiori e fece tutto quanto necessario affinché Iudishtira potesse intraprendere il sacrificio Ragiasuia. Iudishtira, uccisi Giarasanda e Ciaidia su consiglio di Vasudeva con l'aiuto di Bimasena e Argiuna, acquisì il diritto di intraprendere il sacrificio che venne grandioso e abbondante di meriti trascendentali. Duriodana fu invitato, ma quando vide la ricchezza dei Pandava in

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preziosi, bestiame, tessuti e tap-peti fu invidioso e ne soffrì ter-ribilmente. E quando vide che la sala del consiglio era stata costruita da Maia come una corte celeste s'infiam-mò d'ira. E quando rimase confuso da certe illusioni architettoniche Bimasena lo derise con Vasudeva come fosse un inferiore. Qualche tempo dopo Dritarashtra venne a sapere che il figlio nonostante gli svaghi diventava magro, pallido e smunto, talché preoccupato acconsentì che sfidasse i Pandava al gioco dei dadi. Vasudeva s'infuriò e non fece nulla per evitare l'incontro, vi assistette e assistette alle orribili e ingiustificabili conseguenze: a dispetto di Vidura, Bishma, Drona e Cripa, permise che gli Csciatria si sterminassero l'un l'altro nella terrifica guerra che venne. Quando poi Dritarashtra fu informato della vittoria dei Pandava, rivolto a Sangiaia disse: Dritarashtra disse: “ Ascoltami, così non mi disprezzerai. Non ho mai cercato la guerra, né desiderato annientare la mia stirpe: non ho mai fatto distinzione tra i figli miei e quelli di Pandu. Ma i figli miei erano caparbi e mi disprezzevano perché sono vecchio. Sopportai ogni cosa, cieco due volte: in quanto cieco e in quanto padre. Andai dietro alla follia crescente di Duriodana. Deriso dai Pandava, incapace di tollerarlo, altret-

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tanto incapace di vincerli, decise di coinvolgerli in una partita ai dadi truccata, con l'aiuto del re di Gandara. Ascolta cosa ne venne. Scoprirai che i miei occhi ciechi vedono il futuro benissimo. Quando mi dissero che Argiuna aveva vinto la vergine Crishna durante una gara di tiro con l'arco seppi che non avevo speranza. (Quando mi dissero che) Argiuna aveva sposato a forza Subadra senza inimicarsi la sua stirpe (seppi che non avevo speranza.) () Argiuna col suo arco celestiale aveva diffidato Indra dall'intervenire contro Aghni che poté divorarsi la foresta di Candava () i Pandava erano fuggiti dalla casa di lacca con la complicità di Vidura Argiuna aveva vinto Draupadi durante un'altra gara di tiro con l'arco e i Panciala s'erano alleati ai Pandava Bima aveva ucciso da solo e a mani nude Giarasanda i Pandava avevano conquistato i paesi maggiori ed intrapreso il Ragiasuia Draupadi mestruata e discinta era stata trascinata davanti a tutti ed umiliata senza che i suoi facessero nulla Dusciasana aveva cercato di strapparle la veste ma si era trovato fra le mani un tessuto che si allungava senza fine i fratelli di ludishtira non l'avevano

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abbandonato neppure dopo che aveva perso il regno ai dadi e l'avevano seguito nell'esilio sil-vestre e l'avevano seguito anche Snataki e Bramini Triambaca travestito da cacciatore aveva duellato con Argiuna ed essendone soddisfatto gli aveva fatto dono della micidiale Pasupata Indra l'aveva accolto in cielo e gli aveva fatto dono di altre armi celestiali Argiuna aveva vinto i Calacheia ed i Paoloma invincibili persino agli dei tornato da Indra aveva distrutto gli Asura i Pandava accompagnati da Vaisravana avevano raggiunto le regioni inaccessibili all'uomo i miei figli guidati da Carna durante il viaggio di Gosciaiatra erano stati fatti prigionieri dai Gandarva e liberati da Argiuna Darma nella forma di uno Iacscia aveva discusso di alcune questioni con Iudishtira i miei figli non erano stati capaci di riconoscere i Pandava travestiti quando risiedevano nei domini di Virata i miei uomini più valorosi erano stati sconfitti da Argiuna solo su di un carro Vasudeva capace di schiacciare il mondo con un piede aveva a cuore la sorte dei Pandava il re di Mazia aveva offerto la figlia Uttara ad Argiuna che l'aveva accettata come sposa per il figlio Iudishtira battuto ai dadi, spogliato d'ogni avere, esiliato ed isolato era stato capace di creare un esercito da

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sette Acsciauini Narada aveva visto Crishna ed Argiuna insieme nelle terre di Brama ed erano Nara e Naraiana Crishna avendo a cuore la sorte dell'umanità, nel tentativo estremo di riportare la pace, si era recato presso i Curu e se ne era andato senza riuscirci Carna e Duriodana avevano deciso di recludere Crishna che include l'intero universo Cunti era stata consolata da Crishna in partenza sul suo carro Vasudeva e Bishma davano consigli ai Pandava e Drona li benediceva Carna aveva detto a Bishma -Non combatto quando tu combatti- e aveva deposto le armi e se ne era andato Vasudeva, Argiuna e l'arco Gandiva, questi tremendi tre, s'erano messi insieme quando Argiuna sul carro era stato preso da rimorso ed era pronto a cedere Crishna gli aveva mostrato tutti i mondi che teneva dentro Bishma che uccideva diecimila carrettieri al giorno non aveva ucciso nessuno dei Pandava Bishma aveva spiegato la sola circostanza per cui avrebbe potuto essere sconfitto ed i Pandava riconoscenti l'avevano realizzata cioè Argiuna aveva fatto salire Sicandin sul carro davanti a sé ed

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aveva potuto ferire Bishma Bishma languiva su di un letto di frecce sopraffatto da molte ferite Argiuna aveva trafitto la terra per dissetare Bishma Drona terrifico non aveva ucciso nessuno dei Pandava maggiori i Maarata Sansaptaca del nostro esercito, incaricati di uccidere Argiuna, ne erano stati sterminati Abimaniu solo era stato capace di forzare e penetrare i nostri schieramenti impenetrabili a chiunque e difesi da Baradvagia i nostri Maarata incapaci di vincere Argiuna erano in giubilo per aver accerchiato ed assassinato il figlio Abimaniu e anche i Caurava ne gridavano di gioia e Argiuna furioso aveva giurato la morte di Saindava e adempiuto il giuramento davanti ai suoi nemici Vasudeva aveva sciolto i cavalli di Argiuna spossati, aveva dato loro acqua, li aveva riaggiogati ed era tornato a condurli come prima e mentre i cavalli riposavano Argiuna in piedi sul carro aveva tenuto a bada gli assalitori Iuiudana aveva portato il caos fra le linee dell'esercito di Drona nonostante la micidiale presenza di elefanti ed era tornato da Crishna e Argiuna Carna aveva permesso a Bima di fuggire dopo averlo insultato e trascinato con l'arco Drona, Critavarma, Cripa, Carna, il figlio di Drona ed il re di Madra ave-

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vano tollerato che Saindava fosse uc-ciso per uno stratagemma di Madava, Carna era stato costretto ad impiegare la micidiale Sacti dono di Indra contro Gatotcacia se invece avesse potuto serbarla per Argiuna certamente l'avrebbe ucciso Dristadiumna aveva ucciso Drona mentre stava solo sul suo carro tra-sgredendo le leggi di guerra Nakula aveva affrontato in duello il figlio di Drona e se ne era dimostrato all'altezza il figlio di Drona era stato maldestro nell'usare l'arma Naraiana per cui non aveva distrutto i Pandava Bimasena aveva bevuto il sangue di Dusciasana senza che alcuno potesse impedirlo Carna era stato ucciso da Argiuna in quella guerra fratricida incomprensibile anche per gli dei Iudishtira aveva sconfitto il figlio di Drona, Dusciasana e Critavarman Suvala, il perverso stregone responsabile del gioco ai dadi e della faida era stato ucciso da Saadeva Duriodana spossato, solo, senza il carro si era sdraiato dentro le acque di un lago come estremo rifugio i Pandava accompagnati da Vasudeva lo avevano insultato dalla riva sapendo che era

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incapace di tollerare insulti durante il duello a mazze era stato colpito slealmente e ucciso su consiglio di Crishna il figlio di Drona con altri aveva ucciso i Panciala e i figli di Draupadi nel sonno () Aswattaman inseguito da Bimasena aveva scagliato la più potente delle armi, Aiscica () (Quando mi dissero che) Argiuna l'aveva respinta con un'arma su cui aveva detto -Sasti- e che Aswattaman aveva perso la meravigliosa protuberanza della sua testa (seppi che non avevo speranza.) Quando mi dissero che Dvaipaiana e Crishna avevano maledetto Aswattaman poi che aveva ferito il feto della figlia di Virata gravida seppi che non avevo speranza. Ah, povera Gandari, orbata di figli, nipoti, parenti, fratelli, e dell'intera schiatta! I Pandava sono riusciti nell'ardua impresa di riconquistarsi un regno senza più rivali. Ah, mi hanno detto che sono sopravvisuti alla guerra in dieci: tre dei nostri e sette dei Pandava - diciotto Acsciauini di Csciatria sono stati sterminati! Tutto intorno a me c'è solo tenebra, sento che svengo.” Sauti disse: “ Dritarashtra svenne. Quando si riebbe disse: “Voglio mettere fine alla mia vita subito. Non vedo alcun motivo per

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continuare.” Ansimava come un serpente ed aveva continui mancamenti. Sangiaia disse: “Tu hai sentito Viasa e Narada narrare di grandi uomini nati di re, splendidi, esperti di armi celesti, gloriosi come Indra, uomini che conquistarono il mondo, furono giusti e pii, eppure morirono. Pensa a Saivia, Maarata, Sringiaia, Suhotra, Rantideva, eccetera, e centinaia, migliaia, milioni di principi potentissimi e saggi: tutti dovettero morire, come i tuoi figli. An-che se furono divini, valenti, generosi, puri, sinceri e pietosi, eppure morirono. Ma i tuoi figli erano malvagi, passionali, avari e viziosi. Tu sei saggio, conosci i Sastra e chi conosce i Sastra non affoga nella malasorte, conosci l'insostenibile leggerezza del fato dunque è fuori luogo quest'ansia per la salvezza dei tuoi figli. Non puoi sovvertire il fato e vuoi soffrirne? Nessuno mette piede fuori della traccia. Essere o nonessere, godere o soffrire son fatti di Tempo. Tempo che figlia e che uccide. Tempo che brucia e poi spegne il fuoco. Tempo che fa il buono e il cattivo nel trimundio. Tempo che taglia corto e rilancia. Tempo sempre per via anche quando tutto è fermo. Tempo niente lo piglia. Tempo liscia tutto e non tarda.

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Non perdere la testa tu che sai venuti da Tempo passato presente e futuro.” Dritarashtra tornò sereno. Di tutto questo tratta l'opera sacra di Dvaipaiana. Studiarla è un atto di pietà. Leggerne anche un solo verso, religiosamente, monda ogni peccato. Ascoltare la lettura di questa Introduzione tutti i giorni, religiosamente, libera da ogni problema. Farlo due volte al giorno, alba e tramonto, monda i peccati del giorno e della notte. Il burro eccelle sui grassi, il Bramino sui bipedi, l'Araniaca sui Veda, il nettare sulle medicine, il mare sui laghi, la vacca sui qua-drupedi, così il Barata sulle storie. Quando gli dei si riunirono per pesare sui due piatti della bilancia i Veda ed il Barata, lo ribattezzarono Maa(grande)barata, perché pesava di più. In tutti i sensi. Ardere è bene, studiare, attenersi alle caste, guadagnare: ma eccedere porta male.”

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annientarli: versò tanto sangue da riempire 5 laghi a Samantapancaia. Lo offrì agli spiriti dei propri antenati che accorsero e Ricica in testa gli disse: “Rama siamo lusingati. Chiedi ciò che desideri.” “Cancellate la colpa di questo che ho fatto per rabbia e santificate questi laghi.” “Amen.” Durante lo Iuga fra il Dvapara e il Calì le armate dei Caurava e dei Pandava si scontrarono presso Samanta-pancaia: 18 Acsciauini annichilirono. 1 carro, 1 elefante, 5 fanti e 3 cavalli sono 1 Patti; 3 Patti 1 Sena-muca; 3 Senamuca 1 Gulma; eccetera eccetera; 10 Anichini 1 Acsciauini, che risulta composto da 21870 carri, altrettanti elefanti, 109350 fanti, 65610 cavalli. Ce ne erano 18. Bisma combatté 10 giorni. Drona 5. Carna 2. Salia 1/2. Poi ancora 1/2 durò il duello a mazzate fra Duriodana e Bima. E quella notte Asuattaman e Cripa sterminarono l'armata di Iudishtira nel sonno. [segue nuova esposizione meglio dettagliata di tutte le parti dell'opera]

“Parlaci di Samanta-pancaia.” Sauti disse: “ Durante lo Iuga fra il Treta e il Dvapara, Rama offeso attaccò ripetutamente gli Csciatria fino ad

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LE ORIGINI – PAUSCIA III Sauti disse: “ Un figlio di Sarama la dea cagna arrivò dove Gianamegiaia coi suoi fratelli aveva intrapreso il sacrificio di Curucscietra. Bastonato, corse in lacrime dalla madre. “Perché piangi? Chi ti ha bastonato?” “I fratelli di Gianamegiaia.” “Avrai fatto qualcosa di sbagliato!” “Non ho mangiato il burro sacrificale! Non l'ho neppure guardato!” Sarama si arrabbiò e corse da Gianamegiaia. “Mio figlio non ha fatto nulla di male: perché l'avete bastonato?” Non fiatarono. “Io vi maledico!” Gianamegiaia se ne preoccupò e concluso il sacrificio tornò ad Astinapura in cerca di un Puroita che lo mondasse dal peccato invalidando la maledizione. Un giorno cacciando si trovò a passare vicino all'eremo del famoso Srutasrava che aveva un figlio asceta. Lo salutò e disse: “Permetti che tuo figlio sia il mio Puroita!” “È nato dal grembo di una serpe che mi ha succhiato lo sperma. È colmo della mia potenza ascetica. Ti solleverà da ogni colpa salvo contro Sciva. Ma qualunque cosa gli chieda un Bramino

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gliela concede. Se per te va bene, puoi prenderlo.” “Amen.” Tornato alla capitale disse ai fratelli: “Ecco il mio maestro spirituale; lui chiede, voi fate senza questioni.” E marciò contro Tacsciascila e lo conquistò. Intanto accadeva che AiodaDaumia Risci incaricasse uno dei suoi tre discepoli di riparare la falla in un canale di irrigazione. Non riuscendoci, Aruni si risolse a tapparla col proprio corpo. Passato del tempo, Aioda chiese ai rimanenti dove fosse finito e quando gli ricordarono dell'incarico disse: “Ah già, andiamo a vedere che sta facendo.” Poiché non lo trovavano, Aioda prese a chiamarlo. Subito Aruni saltò fuori dalla falla ed accorse di fronte al maestro: “Stavo qui, dentro alla falla, non essendo stato capace di pensare altra soluzione. Adesso che mi ha chiamato ho dovuto abbandonare la falla, ma così l'acqua esce di nuovo. Mi dica cosa devo fare.” “Da oggi ti chiamerai Uddalaca. Per la tua ubbidienza avrai buona sorte. I Veda risplenderanno in te.” Aruni partì felice. Al secondo discepolo Aioda chiese di pascolare le vacche.

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La sera del primo giorno, quando Upamaniu tornò per salutare rispettosamente, vedendolo eccessivamente in salute gli chiese: “Cosa mangi per essere così paffuto?” “La questua.” “Dovresti offrirla a me prima.” Quando il giorno dopo gliela offrì, Aioda la prese intera ma, quando a sera tornò per salutare rispettosamente, lo trovò ancora troppo in salute e gli chiese: “Dunque cosa hai mangiato oggi?” “Maestro, ho fatto una seconda questua.” “Non è così che mi devi obbedienza. Hai privato altri questuanti del loro nutrimento. Sei stato avido.” Ma la sera dopo lo trovò sempre grasso: “Dimmi cosa hai mangiato oggi.” “Maestro, ora succhio il latte delle vacche.” “Non è legale senza il mio consenso.” E la sera dopo: “Ancora grasso! Ma che mangi?!” “Maestro, lecco le gocce di latte che spargono i vitelli succhiando al seno delle madri.” “Sicuramente spargeranno molto latte per la pena che gli fai! Te lo vieto!” Upamaniu tornò a pascolare vacche senza più nulla da mangiare, non la questua, non il latte, neppure le gocce! Finché affamatissimo gli capitò di cibarsi di foglie di Arca le cui proprietà pungenti, acri e saline lo resero cieco e cadde in un pozzo. La sera, non vedendolo tornare, Aioda

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uscì a cercarlo. Lo chiamò, rispose che era in fondo al pozzo, gli chiese come mai, spiegò, lo esortò a glorificare i gemelli Aswin medici degli dei, che gli restituissero la vista. “Voi c'eravate prima del mondo! Voi lo pervadete! Voi siete l'Infinito! Voi siete la Natura e l'intelligenza che la pervade! Voi siete uccelli dalle piume cangianti come foglie sull'albero! Voi siete ineguagliabili! Voi siete aquile d'oro! Voi siete l'essenza di tutto! Voi siete infallibili e incorruttibili! Voi avete becchi meravigliosi, giusti ed invincibili! Voi siete eterni! Voi avete creato il sole e trapuntato di fili bianco giorno e nero notte la coltre dell'anno, separando la via dei Deva da quelli dei Pitri! Voi avete liberato l'uccello della Vita dalla presa del Tempo! Voi siete liberi da ogni determinazione e solo crassi ignoranti illusi dai sensi vi credono dotati di forma! 360 vacche generano 1 vitello, che sono i 360 giorni e l'anno. Questo vitello crea e distrugge tutto. Voi create il vitello! L'anno è il mozzo della ruota, 720 giorni e notti sono i raggi, 12 mesi so-no il perimetro infinito. La ruota è pura, incorruttibile illusione. Domina le creature di questo e tutti gli altri mondi. Voi Aswin la muovete!

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6 stagioni sono il mozzo della ruota, 12 segni dello Zodiaco i raggi: questa ruota rende manifesti i frutti di ogni azione. La abitano gli dei del Tempo. Voi Aswin liberatemi dal dominio nefasto di questa ruota! Voi siete l'universo dei 5 elementi! Liberatemi dal loro dominio! Voi siete ogni ente di questo e tutti gli altri mondi, prendete forma per attraversarli e godere le gioie dei sensi, eppure siete Brama il Supremo! In principio voi creaste i 10 punti dell'universo! Poi il sole e sopra il cielo! Seguendo il corso del sole i Risci intraprendono i loro sacrifici, così pure uomini e dei conformemente a quanto stabilito per loro, godendone i frutti! Voi avete creato il visibile mescolando 3 colori e dal visibile è zampillato l'universo! Vi adoro Aswin! E adoro il cielo che avete fabbricato! Voi amministrate i frutti di ogni azione, neppure gli dei ne scampano, solo voi siete liberi! Voi siete i genitori di tutto! Voi succhiate il nutrimento che diventa vita generando linfa e sangue! Il neonato succhia il seno della madre: siete voi che prendete forma nel neonato! Aswin, ridatemi la vista!” I gemelli Aswin apparvero: “Siamo soddisfatti. Qui c'è una focaccia per te. Mangiala.” “Le cose stanno sempre come voi dite, ma io non oso toccarla senza prima offrirla al mio maestro.” “Ci fu un tempo in cui il tuo maestro ci evocò e mangiò la focaccia che gli

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demmo senza offrirla al suo. Fa' come lui.” “Aswin perdonatemi, non la mangerò senza offrirla al mio maestro.” “Ci piace questa tua devozione. I denti del tuo maestro sono di ferro. I tuoi saranno d'oro. Riavrai la vista e buona sorte.” Potendo nuovamente vedere saltò fuori e corse dal maestro a salutare e raccontare tutto ed il maestro compiaciuto lo congedò: “I Veda risplenderanno in te.” Aioda chiese al terzo discepolo Veda di servirlo per qualche tempo. A lungo tollerò afa e gelo, fame e sete, come un mulo, senza un lamento, sempre sollecito. Aioda ne fu soddisfatto e conseguentemente Veda ottenne buonasorte e sapienza. Congedato si dedicò alla vita familiare: ebbe una casa e tre figli e non chiese mai loro di fare alcunché o di obbedire perché avendo patito molto quando serviva il maestro gli dispiaceva trattarli severamente. Un giorno Gianamegia e Pauscia entrambi Csciatria gli fecero visita e lo presero come Upadiaia. Ed un giorno preparandosi a partire per faccende relative a un sacrificio affidò la casa a Utanca suo discepolo: “Farai tutto quanto si dovrà.” Partì. Utanca si stabilì nella sua

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casa. E un giorno le femmine della casa lo chiamarono: “La tua padrona è feconda. Il maestro è assente. Prendi il suo posto e fa' ciò che si deve.” “Non è appropriato che io faccia simili cose comandato da femmine. Non sono stato autorizzato dal mio maestro a fare alcunché di improprio.” Quando il maestro tornò venne ragguagliato e si compiacque: “Utanca ti devo un favore, la tua lealtà accresce la nostra amicizia, quindi ti congedo con i miei migliori auguri.” “Permetta che io la serva ancora una volta perché dicono che, fra l'uno che comanda atti non conformi all'usanza e l'altro che li esegue, uno dei due muore e diventano nemici: poiché mi congeda voglio sdebitarmi del giusto onorario dovuto ad un maestro.” “Allora chiedi alla tua padrona e portale ciò che desidera.” Così fece e così gli fu risposto: “Vai dal re Pauscia e domandagli in prestito gli orecchini della regina. Il quarto giorno da oggi è sacro e desidero presentarmi ai Bramini indossandoli. Se riesci nell'impresa buona sorte ti attende, se non riesci cosa ti attendi di buono?” Utanca partì e cammin facendo incrociò un enorme toro cavalcato da un enorme uomo: “Mangia merda!” Non voleva. “Mangia merda di questa bestia come un giorno fece il tuo maestro!” Mangiò merda e bevve piscio di toro e

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rispettosamente proseguì, essendosi lavato mani e bocca, verso re Pauscia. Lo trovò nel suo palazzo seduto sul trono e dopo i convenevoli disse: “Ho una petizione.” “Cosa posso fare?” “Vengo a chiedere gli orecchini della regina come dono per il mio maestro.” “Entri nei suoi appartamenti e glieli domandi.” Non trovandola tornò indietro: “Non è giusto ingannarmi: la regina non c'è.” Il re rifletté poi replicò: “Può essere che lei sia impuro per aver toccato gli avanzi impuri di un pasto? La regina è casta ed invisibile per chiunque sia impuro.” “Dev'essere così. Essendo di fretta mi sono lavato in piedi dopo aver mangiato.” “Ecco una trasgressione! In piedi e di fretta è assolutamente inefficace.” Utanca sedette volto a oriente, lavò faccia, mani, piedi, bevve 3 volte acqua non sporca, non schiumosa, non calda, non tanta, asciugò la faccia 2 volte, inumidì gli orifizi e rientrò negli appartamenti della regina e adesso la vide e lei lui e disse: “Benvenuto signore, comandi.” “Dovrebbe darmi questi suoi orecchini. Glieli chiedo in dono per il mio maestro.”

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Considerandola una buona occa-sione di carità, la regina levò gli orecchini e glieli consegnò. “Faccia attenzione:il re delle serpi Tacsciaca li desidera da tempo.” “Non abbia timore, poi che io non ne ho di Tacsciaca.” Preso congedo tornò dal re: “Pauscia, sono soddifatto.” “Lei è un ospite gradito, resti ancora perché desidero offrirle uno sradda.” “La ringrazio e prego che si porti subito cibo puro.” Ma il cibo che gli fu servito era freddo e c'era un capello e si arrabbiò: “Ti caschi la vista, poi che mi dai cibo impuro!” “La tua impertinenza ti costerà la discendenza!” “Hai torto e mi maledici? Guarda tu stesso.” Pauscia guardò e convenne: “Signore ha ragione. Questo cibo non è stato preparato con la dovuta attenzione. La prego di perdonarmi. E di evitarmi la cecità.” “Quello che ho detto deve accadere. Ma non passerà molto prima che ricuperi la vista. Faccia piuttosto in modo che la sua maledizione risulti inefficace.” “Non mi è possibile. Anche perché sono ancora arrabbiato. E lei non sa che il cuore di un Bramino è più morbido del burro ma le sue parole sono affilate come un rasoio, mentre le parole di uno Csciatria sono più morbide del burro ma il suo cuore taglia, ed il mio è affilatissimo, e

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dunque sono incapace di neutralizzare la maledizione. Se ne vada!” “Il cibo era impuro dunque la maledizione sarà inefficace, sono certo.” Utanca partì con gli orecchini. Lungo la strada si accorse di un questuante nudo e lento che gli veniva incontro ora visibile ora no. Posò gli orecchini in mezzo alla strada e andò in cerca d'acqua. Il questuante sopraggiunse, prese gli orecchini e corse via. Utanca, finite le abluzioni, purificatosi, prostratosi a dei e maestri, l'inseguì più rapidamente che poteva, a stento lo raggiunse, l'afferrò, ma istantaneamente quello mutò in Tacsciaca e penetrò un buco della terra. Utanca prese a ravanare con una verga per allargare il buco. Indra gonfiò la verga con una scarica. Utanca penetrò il buco dietro la verga e la scarica zampillante. Dentro, gli apparve la regione sterminata delle serpi, edificata con centinaia di palazzi e magioni con torri, cupole ed archi, costellata di spazi meravigliosi per ogni svago. Utanca adulò le serpi: “Serpi! Popolo di Airavata! Voi siete splendidi in guerra quando scrosciate dardi come nuvole e vento! Siete splendidi come il sole in mezzo al cielo con le vostre forme cangianti e gli orecchini

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colorati! Io vi adoro! Vi adoro sempre, sulla riva nord del Gange, dove abitate in molti! Chi eccetto Airavata saprebbe nuotare dentro i raggi incandescenti del sole? E suo fratello quando esce ha una scorta di 28008 serpi! Oh vi adoro tutti, voi fratelli di Airavata vicini e lontani! E adoro pure te Tacsciaca, se mi restituisci gli orecchini! Un tempo abitavi in Curucscetra e nella foresta di Candava! Con Asvasena! Adoro anche tuo fratello minore Srutasena, che invece abitava in Maadiumna, nella prospettiva di assumere la leadership delle serpi!” Tutto questo adulare non gli restituì gli orecchini talché divenne pensieroso e prese a guardarsi attorno: vide 2 donne al telaio a tessere con un filo bianco e uno nero, vide una ruota con 12 raggi mossa da 6 ragazzi, e vide un uomo a cavallo, e disse loro: “Questa ruota ha la circoferenza divisa in 24 parti che sono le mute della luna, e 300 raggi, e perpetuamente gira spinta dai 6 fanciulli che sono le stagioni, e le donne tessendo portano in essere mondi multiformi coi loro abitanti! A te m'inchino, tu che produci i fulmini, proteggi l'universo, uccidi Vritra e Namuci, vesti sempre nero, decreti il vero e il falso, cavalchi Aghni nella forma del cavallo venuto dal mare, m'inchino a te, signore supremo, signore del trimundio, oh Purandara!”

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“Mi piace questo tuo adorare. Cosa posso fare per te?” “Permettimi di dominare le serpi.” “Soffia in questo cavallo.” Utanca soffiò e dagli orifizi del cavallo uscirono fuoco e fiamme che incen-diarono il regno delle serpi. Tacsciaca terrorizzato saltò fuori con gli orecchini in mano: “La prego signore, se li riprenda!” Li riprese, ma allora gli sovvenne che era già il giorno sacro e che lui era ancora molto lontano e non sarebbe riuscito a consegnarli alla padrona in tempo. Ma l'uomo sentì il suo pensiero e replicò: “Prendi questo cavallo che ti condurrà dal tuo maestro in un lampo.” Istantaneamente accadde. Quella mattina la padrona s'era fatta un bagno e mentre s'acconciava i capelli pensava una maledizione da lanciare su Utanca se non fosse giunto in tempo. Istantaneamente Utanca si presentò a lei con gli orecchini: “Utanca, sei arrivato nel posto giusto al momento giusto. Benvenuto, bimbo mio, sei innocente ed io non ti maledico! Buonasorte ti attende! Ti faccio i mie migliori auguri di successo!” Poi Utanca si presentò dal maestro che gli domandò il motivo della lunga assenza, cui rispose raccontando di Tacsciaca, della discesa nella regione delle Serpi, di donne, ruota, uomo, cavallo, e

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gli raccontò anche del primo incontro con l'uomo sul toro e della merda mangiata, e chiese al maestro di dargli una spiegazione di tutto. “Le 2 donne sono Data e Vidata, i 2 fili sono la notte e il giorno, la ruota è l'anno, l'uomo è Parangiaia dio della pioggia, il cavallo è Aghni dio del fuoco, il toro è Airavata re degli elefanti, l'uomo che lo montava è Indra, la merda era Amrita, solo perché l'hai mangiata non sei morto nella regione delle Serpi, e solo perché Indra che mi è amico era ben disposto verso te, solo perciò sei tornato salvo e con gli orecchini. Dunque amabile ti congedo. Avrai buonasorte.” Utanca furioso con Tacsciaca e desiderando vendetta partì verso Astinapura, dove si presentò al re Gianamegiaia da poco rientrato dopo la vittoria su Tacsciascila: “Tu sei il più grande dei re! Dunque com'è che passi il tuo tempo a trastullarti quando c'è una faccenda urgente da sbrigare?” “Quale?” “Tuo padre fu ucciso da Tacsciaca: vendicalo! È questo il tempo della vendetta! Tuo padre fu ucciso mozzicato senza motivo da quella vile serpe e dissolto nei 5 elementi come un albero colpito dal fulmine. Il malvagio Tacsciaca, il più vigliacco di tutte le serpi, ebbro di potere, commise un atto nonnecessario quando mozzicò tuo padre simile a un dio, protettore della razza dei reali santi. E fu così perverso che fece anche scappare Casiapa principe

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dei medici accorso a curarlo. Devi bruciare quel vizioso nel fuoco di un sacrificio. O re! Dai subito ordine per il sacrificio. Così potrai vendicarti. E farmi pure un grosso favore. Perché quella canaglia ha ostacolato anche me durante un incarico del mio maestro.” Gianamegia s'infiammò, provò furia contro Tacsciaca, pena e dolore per suo padre.

LE ORIGINI – PAULOMA IV – V Sauti disse: "Vi ho raccontato la storia di Utanca che è una delle cause del sacrificio delle serpi di Gianamegiaia. Cos'altro volete ascoltare ora?" "Raccontaci la storia della razza di Brigu." "Brigu venne da Brama l'autoesistente che lo trasse dal fuoco del sacrificio di Varuna. Figliò Ciavana, che figliò Pramati, che figliò Ruru, che figliò Sunaca.'' ''Perché il figlio di Brigu si chiamava Ciavana?'' Sauti disse: “ Un giorno Brigu uscì per le abluzioni lasciando a casa la moglie Puloma gravida. In quel mentre sopraggiunse un Racsciasa sem-

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pre di nome Puloma che entrò nella casa, vide l'irreprensibile Puloma, fu colto da lussuria e svenne. La bellissima Puloma lo curò con radici e frutti della foresta mentre lui bruciava di desiderio al punto che decise di rapirla. In realtà un tempo il padre di lei l'aveva promessa a lui salvo poi sposarla a Brigu. Ora vide il fuoco sacrificale e gli pose la domanda: "Dimmi Aghni di chi è legittima moglie costei. Tu che parli a nome degli dei devi rispondermi. Io per primo l'ho accettata in moglie e solo in un secondo momento il padre l'ha data a Brigu. Dimmi se davvero deve essere considerata sua legittima sposa perché ho deciso di rapirla. Il mio cuore grida all'idea che Brigu si è impossessato di mia moglie." Ma il dio aveva timore di rispondere. "Dio del fuoco tu stai in ogni creatura testimone dei suoi meriti e demeriti: rispondimi sinceramente: non si è Brigu appropriato di colei che io avevo scelto per moglie dunque non è ella mia moglie? Rispondimi perché in ogni caso adesso la rapisco sotto i tuoi occhi: dimmi il vero!" Il dio delle 7 fiamme si innervosì, non volendo mentire ma nemmeno subire una maledizione da Brigu. Quando si decise a rispondere lo fece molto lentamente: "Sì questa Puloma la scegliesti tu per primo ma non la prendesti con i riti sacri. Invece suo padre la diede a Brigu, non a te! Brigu la prese in moglie secondo i riti Vedici alla mia presenza.

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È sua moglie: la conosco. Non posso mentire. La menzogna non è mai rispettata in questo mondo."

VI Il Racsciasa mutò in cinghiale afferrò la donna e fuggì veloce come un pensiero. Il feto in grembo alla donna s'infuriò per la violenza e sgusciò fuori, da cui il nome Ciavana. Il Racsciasa fu istantaneamente incenerito dal suo splendore. Pauloma piangendo tirò su Ciavana e si mise in cammino e Brama l'antenato universale la vide, la volle consolare, mentre le lacrime sgorgavano a fiume e il fiume le andava dietro e Brama l'antenato dei mondi guardando il fiume generato dalla moglie di suo figlio lo chiamò Vadusara. Scorre vicino all'eremo di Ciavana. Ed è così che nacque Ciavana figlio di Brigu. Ritrovati moglie e figlio Brigu era infuriato: "Come ha fatto a riconoscerti quel Racsciasa? Non poteva sapere che eri mia moglie. Dimmi chi glielo ha detto che lo maledico!'' "Glielo ha detto Aghni. E lui mi ha rapito anche se gridavo e solo l'incandescente splendore di tuo figlio mi ha salvato incenerendo-

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lo." ''Aghni ti maledico: dovrai mangiare di tutto!''

VII Il dio del fuoco si arrabbiò a sua volta: "Perché te la pigli con me? Cosa ho fatto di sbagliato se volevo fare la cosa giusta cioè dire la verità imparzialmente? Mi è stata posta una domanda cui ho risposto la verità. Un testimone che dichiara falsa testimonianza danneggia antenati e progenie fino alla settima generazione. Ed è parimenti colpevole se pur sapendo tace. Potrei maledirti anch'io, non fosse che rispetto eminentemente i Bramini. Ora ti dirò cose che già sai ma tu ascoltami! Sono un asceta potente, mi sono moltiplicato, ho molte forme, sto in molti luoghi, alle offerte quotidiane, ai sacrifici annosi, ai riti sacri. Il burro versato sulle mie fiamme secondo le prescrizioni dei Veda sfama Deva e Pitri. I Deva sono le acque e pure i Pitri. Gli uni e gli altri hanno pari diritti sui sacrifici Darscia e Purnamasa. Dunque i Deva sono i Pitri e i Pitri Deva. Sono la stessa cosa, vanno adorati insieme o separatamente ai cambi di luna. Mangiano quello che io brucio. Per questo sono chiamato la bocca dei Deva e dei Pitri. Mangiano il burro che io brucio, attraverso la mia bocca, i Pitri con la luna nuova, i Deva con la luna piena. Se dunque

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sono la loro bocca come potrei mangiare di tutto? roba pura e roba impura?" Ci rifletté su, poi decise di ritirarsi da ogni dove, rito, sacrificio o cerimonia. Accadde che i corpi di tutte le creature privati del fuoco sacrificale deperirono. I Risci preoccupati si rivolsero agli dei: "Il trimundio è nel caos senza riti e cerimonie impossibili senza il fuoco. Ordinate il da farsi senza perdere tempo." Insieme si rivolsero a Brama che convocò Aghni e gli rivolse queste parole gentili: "Tu che crei e distruggi i mondi li sostieni alimentandoli attraverso i sacrifici e le cerimonie: agisci in modo che non finascano! Perché ti comporti così stupidamente se sei il Signore di tutto?! Tu solo in tutto l'universo sei puro e fermo. Non sarai obbligato a mangiare di tutto con tutto il tuo corpo. Solo le fiamme che stanno nelle tue parti meno nobili mangeranno di tutto. E quelle che stanno negli stomaci degli animali carnivori. Ma qualunque cosa brucerai diverrà pura come toccata dai raggi del sole. Tu sei l'energia suprema autogenerata. Avvera la maledizione del Risci. E continua a ricevere il burro offerto alla tua bocca per te e gli dei." ''Amen." Cerimonie e sacrifici ripresero come prima. Dei, Risci e tutti tor-

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narono a gioire. Aghni fu felice di avere evitato la prospettiva del peccato.

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splendida come un loto e le si strinsero intorno a piangere. Ma Ruru non resse e scappò.

VIII IX Ciavana con Sucania generò Pramati che con Gritaci generò Ruru. Vi racconterò la storia di Ruru dal principio! Un tempo Visvavasu re dei Gandarva ingravidò l'Apsara Menaca divina ballerina che si sgravò sulle rive di un fiume vicino all'eremo di Stulachesa Risci e senza pietà né vergogna abbandonò la neonata che Stulachesa trovò brillante come la progenie di un Immortale, vampa di bellezza, e prese con sé, allevò, educò, crebbe e la chiamò Pramdvara perché era superiore ad ogni altra femmina in bontà, bellezza e per qualunque verso. Ruru la vide e se ne innamorò. Lo fece sapere a suo padre che la chiese in sposa per lui a Stulachesa che gliela promise fissando la data del matrimonio il giorno in cui la stella Varga-Daivata fosse stata ascendente. Ma pochi giorni prima accadde che giocando con le proprie compagne la splendida vergine mise piede su di una serpe che la morse violentemente e avvelenò: cadde svenuta e perse ogni grazia, i capelli scompigliati, uno spettacolo di dolore, da distogliere lo sguardo. Ma quando il veleno la sopraffece divenne di nuovo bellissima più che in vita e tutti la videro morta

Corse nel fitto di un bosco a gridare da fare pietà. "Ah l'incantevole amore mio giace per terra! Ma se in passato ho agito caritevolmente, penitentemente, reverentemente, prego che i meriti così acquisiti le ridiano vita! Se fin dalla nascita ho controllato le mie passioni e adempiuto i miei voti, fate che resusciti!" Un messaggero celeste venne a lui: "Ruru le tue parole sono assolutamente inefficaci. Chi appartiene a questo mondo non può tornarvi quando ha finito il suo corso. Dunque non dovresti dispiacertene. Tuttavia sappi che a suo tempo gli dei avevano predisposto che lei possa tornare in vita. Esiste una condizione per cui puoi riavere la tua Pramdvara." "Dimmi subito ciò che hanno predisposto!" "Cedile metà della tua vita." "Lo voglio." Allora il messaggero insieme col padre di lei si presentarono al dio Darma e chiesero ed ottennero che Pramadvara resuscitasse

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avendo in dote metà della vita di Ruru. Si sposarono. Ruru giurò di sterminare la schiatta delle serpi. Quandunque ne incrociava una gli montava la collera e la massacrava con le armi. Un giorno in una selva incontrò una vecchia serpe della razza Dunduba lunga distesa per terra. Alzò furiosamente il bastone come fosse il bastone della Morte stessa ma il Dunduba gli disse: "Non ti ho fatto nulla, perché vuoi uccidermi?"

X "Ho giurato di uccidere tutte le serpi che riesco quando una ha morso mia moglie.'' "Ma esistono molte specie di serpi. Non devi uccidere i Dunduba che sono serpi solo di nome e patiscono la sorte di tutte le serpi ma non ne condividono le gioie: commetteresti un errore per ignoranza." ''Dimmi dunque chi sei che sei stato mutato in serpe." ''Mi chiamavo Saasrapat ed ero un Risci fino a quando un Bramino mi ha maledetto e mutato in serpe." ''Perché è successo e fino a quando resterai serpe?"

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XI Dunduba disse: " Un tempo avevo un amico di nome Cagama. Era un impulsivo e aveva grandi poteri per le sue virtù ascetiche. Un giorno che aveva intrapreso il sacrificio del fuoco volli per scherzo spaventarlo con una finta serpe fatta d'erba: svenne. Quando si riebbe era furibondo: "Visto che hai cercato di spaventarmi con una serpe finta priva di potere, muterai in una serpe vera priva di veleno." "Amico mio l'ho fatto per scherzo. Ti prego di perdonarmi e stornare la maledizione." Ansimava forte e caldo: ''Ciò che ho detto deve accadere. Ma ascolta e ricorda: quando incontrerai Ruru figlio di Pramati sarai libero dalla maledizione." E tu sei Ruru figlio di Pramati. Adesso lascio questo corpo di serpe e torno alla mia forma propria. E voglio dirti una cosa per il tuo bene: la maggiore virtù per un uomo è risparmiare la vita degli altri; dunque un Bramino non dovrebbe mai uccidere alcuna creatura, dovrebbe sempre essere mite, e questo è il più sacro comandamento dei Veda. Un Bramino dovrebbe praticare i Veda e i Vedanga e ispirare a tutte le creature il sentimento di

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Dio. Dovrebbe essere benevolo, sincero e pietoso e la sua prima missione è di conoscere a memoria i Veda. La missione degli Csciatria non è la tua. Essere severo, tenere il potere e governare sono doveri di uno Csciatria. Ruru ascolta la storia dello sterminio delle serpi durante il sacrificio di Gianamegiaia e di come Astica le salvò.”

XII ''Perché Gianamegia voleva sterminare le serpi? Come è riuscito a salvarle Astica?" "O Ruru, questa storia devi fartela raccontare da un Bramino". Saasrapat scomparve. Ruru corse per tutto il bosco cercandolo fino a che crollò svenuto. Quando si riebbe tornò a casa e chiese al padre di raccortargli la storia e così avvenne.

LE ORIGINI – ASTICA XIII Ora vi racconterò la storia di Astica. Il padre di Astica era potente quanto Pragiapati, era un Bramaciarin sempre impegnato in imprese ascetiche, mangiava pochissimo, non scopava mai, si chiamava Giaratcaru. Un giorno partì. Visitò molti luoghi, si bagnò in molte

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acque sante, riposò lì dove notte lo coglieva. Essendo dotato di una energia immane praticava ascetismi insostenibili agli altri. Viveva d'aria. Rinunciò per sempre al sonno. Ardeva tutto in giro come una fiamma finché un giorno incontrò i propri avi appesi a testa in giù in una buca. "Chi siete voi che ve ne state così appesi ad una corda che un ratto va rosicchiando di nascosto?" "Siamo Risci chiamati Iaiavara e stiamo affondando qui dentro perché ci manca la progenie. Abbiamo un figlio di nome Giaractaru ma quel disgraziato pensa solo a fare l'asceta e non ha nessuna intenzione di sposarsi e figliare. La nostra schiatta sta per estinguersi inghiottita da questo buco! Ma tu chi sei che provi pena per noi?" "Voi siete i miei avi ed io sono quel Giaratcaru! Come posso aiutarvi?" "Fai di tutto per avere un figlio! Sarà bene per te e per noi. Né il virtuoso né l'asceta acquisiscono tanti meriti quanto un padre. Te lo comandiamo: sposati e fa un figlio, per il nostro bene!" "Lo farò per voi non per me. Agirò conformemente all'ordinamento Sastrico. E se qualcuno sarà disposto a farmi la carità di una moglie che avrà lo stesso mio nome la sposerò doverosamente. Ma chi vorrà dare la figlia a un

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poveraccio come me? Ma io accetterò qualunque donna, come una questua. Lo giuro farò così. E quindi farò un figlio per redimervi e guadagnarvi il paradiso, o padri."

ticamente, studiando e facendo fioretti. E si propiziò gli dei intraprendendo sacrifici. E si conciliò i Risci conducendo una vita Bramaciaria.

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Giaratcaru vagò per il mondo in cerca di moglie senza trovarla finché entrò in una selva pregando con voce flebile 3 volte perché gliela dessero e apparve Vasuchi che gli offrì sua sorella ma lui esitò perché doveva anche chiamarsi come lui altrimenti non l'avrebbe sposata: "Come si chiama tua sorella, serpe?'' "Giaractaru si chiama Giaractaru. Prendila in moglie, l'ho tenuta per te."

Tutto cominciò da Pragiapati che ebbe due figlie Cadru e Vinata che sposarono Casiapa che essendone molto soddisfatto offrì loro di esaudire un desiderio quale che fosse. Cadru chiese di figliare mille serpi tutte splendide. Vinata chiese di avere due figli superiori al migliaio di Cadru in forza, energia, dimensioni e coraggio. Casiapa le accontentò e partendo per ritirarsi in una foresta raccomandò loro di prendersi cura degli embrioni. Molto tempo dopo Cadru depose 1000 uova e Vinata 2. Dopo altri 500 anni le uova di Cadru si schiusero e saltò fuori la progenie. Ma le uova di Vinata no, sicché gelosa ne ruppe uno e ci trovò un embrione sviluppato a metà che la maledisse: "Visto che hai rotto questo uovo anzi tempo dovrai fare vita da schiava. Se avrai la pazienza di attendere altri 500 anni senza rompere il secondo uovo, il figlio che ne uscirà ti libererà! E se vuoi star sicura che sia un figlio robusto devi prenderti cura

XV In tempi antichi la madre delle serpi le aveva maledette dicendo che un giorno Aghni le avrebbe bruciate tutte duante il sacrificio di Gianamegiaia. Fu per scongiurare la cosa che Vasuchi re delle serpi sposò la sorella a Giaractaru. Dai due nacque Astica che salvò i parenti e molte altre serpi dal sacrificio che un discendente dei Pandava intraprese. E liberò il padre e gratificò gli antenati garantendo continuità alla stirpe. E liberò sé stesso dai propri debiti esercitandosi asce-

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dell'uovo tutto il tempo!" Salì in cielo e divenne il carrettiere di Suria e di mattina lo si vede sempre.

XVII Intanto andava avvicinandosi Ucciaisravas magnifico stallone adorato dagli dei che saltò fuori mentre rimescolavano l'oceano in cerca dell'Amrita: divino, stupendo, eterno puledro, capolavoro della creazione, irresistibile, eletto! Di rimescolare l'oceano gli dei avevano deciso sul monte Meru. Il monte Meru è un mucchio di splendore che quando il sole tramonta mette un'aura d'oro; è abitato da dei e Gandarva ed è insormontabile per chiunque non sia puro; vagano bestie feroci; crescono erbe divine, curatrici, luminose; è il più alto di tutti i monti e bacia il cielo ed è insormontabile per chiunque non sia straordinario; è percorso da melodie affascinanti di alberi, ruscelli ed uccelli. Un giorno gli dei si erano seduti sul picco del monte per decidere come procurarsi l'Amrita e allora Naraiana aveva detto a Braman: "Metti dei e Asura a rimescolare l'oceano: l'Amrita verrà a galla, insieme a tutte le droghe e alle perle''

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XVIII C'è un altro monte altrettanto meraviglioso, Mandara, alto 11000 iogiana e profondo altrettanto. Gli dei avrebbero voluto sradicarlo da usare come mestolo ma non riuscendoci erano andati a chiedere consiglio a Visnù e Braman che avevano affidato l'incarico ad Ananta principe delle serpi che aveva sradicato la montagna con tutti i suoi boschi e abitanti e l'aveva trasportata fino all'oceano. "Oceano, vogliamo rimescolare le tue acque per prenderci l'Amrita." "Anch'io voglio la mia parte: sopporterò lo sconquasso." Poi avevano chiesto al re delle tartarughe di caricarsi sulla schiena la montagna e Indra l'aveva aiutato. Poi avevano preso Vasuchi come corda e si erano messi a rimestare: gli Asura lo tenevano per il muso, gli dei per la coda, Ananta gli faceva alzare e abbassare il muso e lo sforzo nello stiramento era tale che dalla sua bocca uscivano vapori e fiamme che diventavano nuvole lampeggianti che scrosciavano acqua sopra gli dei accaldati e stanchi mentre una pioggia di fiori turbinava per ogni dove dagli alberi di Mandara. Dal fondo si levava un fragore spaventoso come il tuono

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quando l'universo conflagra mentre le creature degli abissi venivano smaciullate dalla montagna mentre gli alberi venivano sradicati e colavano a picco oppure s'incendiavano e il fuoco bruciava leoni, elefanti e ogni altro e Mandara diventava una massa di nuvole nere balenanti. Indra rovesciò pioggia per spegnere il fuoco. Dopo un po' che la cosa andava avanti erano venute a mischiarsi con l'oceano gomme e resine portentose come l'Amrita da alberi ed erbe varie. E gli dei ne avevano bevuto ed erano diventati immortali. E l'oceano era diventato prima un latte poi un burro ma l'Amrita ancora non era apparsa. E gli dei s'erano rivolti a Braman poiché erano spossati e lui a Naraiana perché ridesse loro forze: "Vi concedo forza sufficiente: rimettete la montagna in posizione e tornate a mescolare." Avevano ripreso, poi Luna mite mille raggi era salita dall'oceano, poi Lacshmi bianco vestita, poi Soma, poi Bianco Cavallo, poi Caustuba che Naraiana s'era messa al petto. Poi era emerso Danvantari tenendo in mano il vaso bianco con l'Amrita e gli Asura avevano gridato: ''È nostra!''. Poi era venuto a galla Airavata elefante mastodonte con un paio di zanne bianche e se l'era preso Indra che regge il tuono. Ma poi mescolando mescolando era saltato fuori Calacuta velenosissimo che divampando in fiamme e fumo aveva inghiottito la terra e le sue esalazioni avevano stor-

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dito tutti e allora Braman aveva chiamato Sciva che l'aveva ingoiato per salvare il trimundio. Da quel giorno Sciva è chiamato anche Nilacanta cioè gola blu per il veleno che ha tenuto in gola. Intanto gli Asura si erano disperati e preparati a lottare contro gli dei per tenersi Lacshmi e Amrita. Pertanto Naraiana s'era mutato in una femmina seducente per flirtare con i Danava e i Daitia che avevano perso la testa e le avevano messo in mano l'Amrita.

XIX Così gli dei avevano potuto bere l'Amrita ma camuffato in mezzo a loro c'era un Danava di nome Rau che aveva l'Amrita già in gola quando Suria e Soma l'avevano riconosciuto e denunciato a Naraiana che istantaneamente gli aveva mozzato la testa che era schizzata al cielo gridando orrendamente mentre il tronco crollava e rotolava facendo tremare mondo, montagne, foreste ed isole. Da allora perdura una disputa fra la testa di Rau, Suria e Soma, cioè capita che li inghiotta e sono le eclissi di sole e di luna. Poi Naraiana aveva abbandonato l'incantevole forma femmina per gettare armi tremende addosso ai Danava che avevano tremato. Co-

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sì sulle sponde del mare era iniziata la guerra fra dei e Asura. Erano stati scagliati migliaia di dardi, lance ed altro. Mutilati dai dischi, feriti da spade, frecce e mazze, gli Asura vomitavano sangue carponi a terra. Teste falciate volavano per ogni dove. Corpi zuppi di sangue stavano ovunque come monti rossi. Quando il sole si era levato migliaia di guerrieri avevano attaccato battaglia. Gridavano. Uccidevano con missili e pugni. Gridavano taglia, trafiggi, abbatti, avanza. Nel mezzo della battaglia erano entrati in campo Nara con l'arco e Naraiana che aveva evocato il suo disco Sudarsana che era piovuto dal cielo fulgido e distruttivo come Aghni che brucia tutti e tutto alla fine dello Iuga: Daitia e Danava erano stati sterminati a migliaia, inceneriti, colpiti, abbattuti, dissanguati. Intanto Danava bianchi, forti e arditi come le nuvole erano saliti in cielo e avevano preso a bombardare gli dei con montagne, tremende, immani come masse di nuvole, irte di alberi e mozze in punta, che erano piovute dal cielo cozzando fragorosamente l'une contro l'altre e senza fine la terra tremava e i guerrieri gridavano. Finché era apparso Nara con l'arco e aveva disintegrato quelle meteore coprendo i cieli di polvere. Così sconfitti i Danava s'erano piombati sotto terra o mare. Gli dei vittoriosi avevano rimesso a posto Mandara ed erano tornati nei propri luoghi lasciando in custodia a Naraiana il vaso dell'Amrita.

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XX Durante il rimestamento dell'oceano era saltato fuori anche Ucciaisravas magnifico stallone che ora andava avvicinandosi a Vinata e Cadru che le chiese: "Amabile sorella, dimmi subito di che colore è Ucciaisravas." "Bianco. Scommetti?" "Dolci sorrisi, secondo me ha la coda nera. Chi perde diventa schiava dell'altra: scommetto, bellissima!" Rientrarono in casa decidendo di esaminare il cavallo il giorno dopo. Ma Cadru ordinò ai figli di mutarsi in peli neri e ricoprire la coda del cavallo ma quelli rifiutarono di obbedire e così li maledisse: "Aghni vi brucerà tutti durante il sacrificio delle serpi di Gianamegiaia." Braman stesso udì Cadru pronunciare la crudelissima maledizione, come disposto. E siccome le serpi stavano diventando davvero troppe e costituivano minaccia per le altre creature, sancì con tutti gli dei questa maledizione. Davvero, le serpi erano dotate di veleni letali, ardimento, forza, erano tenacemente inclini a mordere, sicché la reazione della madre giovava a tutti. Sempre cadono punizioni mortali addosso a chi uc-

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cide. Poi Braman convocò Casiapa, gli raccontò ogni cosa e lo consolò: "Non dispiacertene affatto: che le serpi verrano distrutte durante questo sacrificio era stato disposto da moltissimo tempo." Colse l'occasione per insegnargli a neutralizzare i veleni.

XXI Trascorsa la notte le due sorelle s'incamminarono per avvicinare Ucciaisravas e lungo la strada videro l'Oceano. L'Oceano è immenso e profondissimo contenitore di tutta l'acqua, rolla e rugge, ospita pesci giganti da papparsi le balene, ospita macara e altre miriadi di creature strane, è inaccessibile perché lo abitano animali feroci, neri, mostruosi, tremendi, insieme a tartarughe e coccodrilli, è la miniera di tutte le perle, la casa di Varuna, dei Naga, è il Signore di tutti i fiumi, lo scrigno del fuoco di sotto, il rifugio degli Asura, la grande riserva d'acqua, è lo spavento di tutte le creature, è immutabile. L'Oceano è santo, è benefico per gli dei, è la grande sorgente di Amrita, è infinito, inconcepibile, sacro, sublime, oscuro, terribile, per i rumori delle sue creature, tremendo, per il fragore, zeppo di vortici. È uno spavento per qualunque creatura. Il vento che soffia dalla riva lo muove, lo solleva, lo agita

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in una danza sterminata di onde come mani alzate. La luna che cresce e cala gonfia le maree. L'Oceano è una miniera di perle e la grande ostrica di Vasudeva si chiama Panciagiania. Il signore Govinda agitò l'Oceano intero quando prese forma di cinghiale per far emergere la terra. Il Risci Atri faticò un secolo per misurare il fondo dell'Oceano, più profondo delle regioni infere, e non riuscì. Visnù ombelico di loto usa l'Oceano come un letto quando alla fine dello Iuga si fa prendere dallo ioga-nidra cioè dal sonno profondo sotto l'incanto della meditazione. Mainaca terrorizzato dai fulmini cerca rifugio nell'Oceano, e anche gli Asura sconfitti. Varava sputa fuoco e l'Oceano gli offre acqua come fosse burro sacrificale. L'Oceano è uno sprofondo sconfinato, vasto e immisurabile, Signore dei fiumi. Le due sorelle lo videro così, videro migliaia di fiumi possenti precipitarsi a gara dentro di lui, amorosissimi contendenti, lo videro gonfio, cangiante, alto, popolato da balene feroci e macara, percorso dalle grida delle sue creature, e videro che era vasto, e largo quanto lo spazio, e incommensurabile, e infinito, e pieno d'acqua.

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XXII Intanto i Naga confabularono e conclusero dover ubbidire alla madre che altrimenti avrebbe rinnegato il proprio amore e li avrebbe bruciati tutti, che se invece l'avessero soddisfatta forse avrebbe annullato la maledizione: "Renderemo nera la coda del cavallo." Così fecero. Intanto le due sorelle attraversavano lietamente il cielo verso l'altra sponda dell'Oceano, che videro straordinariamente agitato da un vento improvviso.

XXIII Passato rapidamente l'Oceano le due sorelle atterrarono vicino al cavallo. E videro che aveva il corpo bianco lunare ma la coda irta di peli neri. Cadru fece Vinata sua schiava. In quel mentre Garuda esplodeva fuori del suo uovo illuminando ogni punto dell'universo. È possente, è uccello ma può assumere qualunque forma, raggiungere qualunque dove, attingere qualunque energia, è incandescente come una massa di fuoco, il suo sguardo brucia limpido come il fuoco di fine Iuga e colpisce come un fulmine. Appena nato era già cresciuto e volava in alto. Il suo grido è fiero e veemente. Il suo aspetto è temibile come il fuoco di

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sotto l'Oceano. Appena lo videro gli dei scapparono da Aghni: "Aghni ti stai allargando?! Vuoi bruciarci tutti?! Guarda quella tua massa di fuoco che si allarga!" "Non è quello che immaginate. Quello è Garuda che mi è uguale in splendore e possanza e che è nato per la gioia di Vinata. È figlio di Casiapa. Distruggerà i Naga, combatterà Daitia e Racsciasa, a favore degli dei: non avete nulla da temere. Venite a vedere." Insieme avvicinarono Garuda ma tenendosi a una certa distanza e l'adorarono così: "Tu sei un Risci, nei sacrifici hai diritto alla porzione maggiore, sei sempre splendido, hai il controllo degli uccelli, presiedi l'universo animato e inanimato, sei colui che distrugge tutto e che tutto crea, sei davvero Iraniagarba, tu sei il progenitore della creazione nei panni di Dacscia e degli altri Pragiapati, sei Indra, sei Visnù quando s'incarna in Aiagriva collo taurino, e sei Visnù quando diventa l'arco in mano a Maadeva nell'incendio di Tripura, e sei il Signore dell'universo, e la bocca di Visnù, i quattro volti di Padmagia, il Bramino, Aghni, Pavana, eccetera, tu sei la conoscenza e tu sei l'illusione, e sei lo spirito che tutto pervade, ed il Signore degli dei, tu sei la grande Verità, non hai paura, non cambi mai, sei Brama e basta, e sei l'energia del

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Sole, e l'intelletto, e ci proteggi, e sei un mare di santità, sei la purezza, sei senza buio, hai le 6 massime qualità, non ti si può resistere, tutto viene da te, tutto ciò che fai è perfetto, tu sei tutto ciò che non è stato e che invece sì, sei pura scienza, dispieghi ai nostri occhi l'intero universo animato e non come il sole coi suoi raggi, e offuschi lo splendore di Suria ogni momento, e distruggi tutto, sei tutto ciò che è mortale e tutto quel che perdura, risplendi come Aghni, bruci tutto come Suria quando si arrabbiò, o terribile, tu persisti come il fuoco che tutto consuma quando viene la Disintegrazione Universale. O Garuda possente che muovi nei cieli, noi cerchiamo la tua protezione. O Signore degli uccelli, la tua energia è straordinaria, splendi come il fuoco, brilli come il lampo nel buio, stai fra le nuvole, sei il motivo e la cosa, colui che dà, il più valente. Il mondo scotta per te che brilli come oro incandescente. Proteggi questi dei che fuggono per ogni cielo sui loro carri volanti, terrorizzati al tuo cospetto. O Signore di tutto, figlio di Casiapa pietoso, abbi pietà del mondo. Tu sei Supremo. Acqueta l'ira e risparmiaci. Le tue grida tonanti fanno tremare i nostri cuori e i 10 punti e i cieli e i paradisi e il mondo. Diminuisci questo tuo corpo simile ad Aghni. Fai più paura di Iama quando s'arrabbia. O Signore degli uccelli, sii benigno a noi che chiediamo pietà, concedi buona sorte e felicità!" Garuda diminuì energia, splendore e

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misura.

XXIV Poi tenendo Aruna in groppa virò verso l'altra sponda dell'Oceano, raggiunse la madre e dispose Aruna a oriente proprio quando Suria aveva deciso di incenerire il mondo. Perché quando Rau aveva tentato di bere l'Amrita Suria l'aveva sgamato e da allora Rau cercava sempre di mangiarselo sicché Suria era infuriato: "Io ho aiutato gli dei guadagnandomi l'inimicizia di Rau e ora nessuno aiuta me: stanno tranquilli a guardarmi che vengo divorato. Se è così vedrò di distruggere i mondi." Era tramontato con questi pensieri e già cominciava a surriscaldare. I Risci corsero dagli dei: "È mezzanotte ma un'afa torrida semina terrore." Insieme si rivolsero al Signore: "Cosa sta succedendo?! Suria ancora non è sorto ma già si bolle. Che accadrà all'alba?" "È vero, Suria si prepara ad incenerire il mondo appena sorgerà. Ma da tempo ho disposto il rimedio. Aruna gigantesco figlio di Casiapa si ergerà di fronte a Suria e guiderà il suo carro e dissiperà il suo tremendo calore garantendo il benessere dei mondi e di tutti."

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Così fu.

XXV Garuda rimase a fianco della madre Vinata ridotta in schiavitù sull'altra sponda dell'Oceano. Un giorno Cadru le diede ordine: ''Gentile Vinata, in mezzo all'Oceano c'è un'incantevole regione abitata dai Naga: portamici!" La madre dell'uccello si caricò sulla schiena la madre delle serpi, e l'uccello le serpi, e l'uccello volò alto vicino al sole finché le serpi si scottarono e svennero. Ma allora Cadru pregò Indra. ''M'inchino Signore degli dei! M'inchino a te che uccidesti Vritra e Namuci! Tu che hai mille occhi e Saci come compagna fa' piovere e sii protettore delle serpi scottate dal Sole. Tu che sei il primo fra gli dei sei il nostro massimo protettore. Purandara, tu puoi far diluviare. Tu sei l'aria le nuvole il fuoco il fulmine, tu muovi le nuvole e sei il grande nembo che a fine Iuga oscurerà l'universo, tu sei il fulmine e il tuono, sei il creatore dei mondi e il distruttore, tu sei invitto, sei la luce, regoli gli dei, sei Visnù, hai mille occhi, sei un dio e sei la risorsa finale, sei tutta l'Amrita e il Soma più adorato, sei l'attimo il giorno lunare il minuto i 4 minuti i 15 giorni le 15 notti cala cashta e truti l'anno le stagioni i mesi le notti i giorni, tu sei il mondo

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bellissimo con i monti e le selve, e sei il cielo con il Sole, e l'Oceano con le onde le balene i mangiabalena i macara e gli altri pesci. Saggi e Risci ti adorano e contemplano rapiti. Durante i sacrifici bevi per il bene di tutti il Soma e il burro chiarificato e i Bramini ti adorano per acquistare meriti."

XXVI Indra coprì il cielo con masse di nuvole blu: "Piovete benedetta e vivifica pioggia!'' Le nuvole cozzarono, lampeggiarono, tuonarono e scrosciarono abbondantissima pioggia. Il cielo apparve come fosse finito lo Iuga, in folle danza di vento, fiumi e lampi. Scomparve il menomo raggio di Sole o Luna. I Naga furono deliziati per il diluvio. Il mondo affondò nell'acqua, affogò tra i flutti. I Naga giunsero in salvo sull'isola Ramaniaca.

XXVII L'isola era abitata dai macara secondo disposizioni del Creatore. Videro il terribile Oceano Salato. E videro una bellissima selva ba-

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gnata dal mare, percorsa da cori alati, con radure d'alberi carichi di fiori e frutti, con ville incantevoli, profluvio di loto, molti laghi, profumi di incenso, alberi grattacielo della specie che cresce solo sulle colline di Malaia, e molti altri alberi in un turbine di petali, selva tres charmant amatissima dai Gandarva, e dalle api matte per quel miele, selva lussurriosa, stregata, selva santa. Le serpi ne presero subito diletto e gridarono a Garuda: ''Portaci a visitare qualche altra isola meravigliosa: ne avrai viste molte volando." Garuda rifletté e si rivolse a Vinata: "Madre perché devo obbedire a queste serpi?" Vinata diede spiegazione, lui se ne dispiacque e tornò alle serpi: "Ditemi cosa volete, quale cosa o sapere o atto volete per liberarci da questa schiavitù." "Portaci l'Amrita."

XXVIII "Madre parto a caccia dell'Amrita. Ma lungo la strada desidero mangiare. Cosa mi consigli?" "Su un'isola in mezzo all'oceano abitano i Nisciada. Ce ne sono a migliaia e puoi mangiarteli. Ma fai attenzione ai Bramini, assolutamente non ucciderli. Un Bramino arrabbiato è come un fuoco o il Sole, come un veleno o una

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lama. Si dice che i Bramini siano i padroni di tutte le creature dunque se sei virtuoso devi adorarli. Non devi ucciderli neppure per rabbia o in alcuna altra circostanza. Aghni o Suria non consumano tanta energia quanto un Bramino infuriato. Sapendo queste cose puoi riconoscere un vero Bramino, fra tutti il primo-nato, il più eminente fra le quattro caste, padre padrone di tutti." "Che aspetto ha un Bramino, come si comporta, fa il valoroso? È incandescente o sembra un tipo tranquillo? Come faccio a riconoscerlo?'' "Perché quando ce l'avrai in bocca ti trafiggerà come un amo o scotterà come un carbone ardente e se finirà nel tuo stomaco non riuscirai a digerirlo: per questo riconoscerai un vero Bramino. Ti benedico figlio mio, possano Marut proteggerti le ali, Suria e Soma le vertebre, Aghni la testa e Vasu il corpo intero, e anch'io pregherò per il tuo bene seduta qui. Va', fa' ciò che devi e torna salvo." Garuda dispiegò le ali e salì in cielo e poco dopo piombò sui Nisciada affamato come un altro Iama. Sollevò tanta polvere da oscurare il cielo e mentre beveva acqua da mezzo il mare scuoteva gli alberi sulle montagne intorno. Poi spalancò le fauci tanto quanto gli pareva, sufficientemente per contenere tutte le vie di fuga dalla

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città dei Nisciada che presero a fuggire dritto dentro la bocca del gigantesco pappa-serpi. Come gli uccelli spaventati dal vento che scuote gli alberi si levano a migliaia verso il cielo, così quei Nisciada accecati dalla polvere si precipitarono a frotte dentro la bocca di Garuda. Che affamato la richiuse uccidendone un'enormità di quei pappa-pesci.

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sono tranquillo. Sono stato mandato dalle serpi a prendere l'Amrita cosa che farò oggi per liberare la mamma dalla schiavitù e la mamma mi aveva comandato di mangiarmi i Nisciada e io ne ho mangiati a migliaia ma ho ancora fame quindi dimmi cos'altro posso mangiare per avere le forze per conquistarmi l'Amrita." Casiapa disse: "

XXIX Ma era finito nella sua bocca anche un Bramino con la moglie e il Bramino si mise a scottare come un tizzone e Garuda lo chiamò: "Ottimo Bramino io apro la bocca e tu esci subito. Non devo mai uccidere Bramini neppure se peccatori." "Permetti che questa donna dei Nisciada che ho sposato venga fuori con me." "Portala con te ma esci subito. Fa' presto visto che il bollore del mio stomaco non ti ha ancora digerito." Bramino e moglie vennero fuori. Garuda dispiegò le ali e salì in cielo leggero come un pensiero. In cielo trovò Casiapa il padre che scambiati i convenevoli gli chiese: "Come va figlio? Mangi a sufficienza? Trovi abbastanza cibo nel mondo degli uomini?" ''La mamma sta bene. E anche mio fratello e anch'io. Ma non trovo sempre di che mangiare a sazietà e quindi non

Questo lago che vedi è sacro. Se ne è parlato anche in paradiso. Ci sta un elefante che tutto il tempo trascina una tartaruga che è il fratello maggiore. Ora ti racconto cosa hanno combinato la vita precedente e perché ora sono qui. Tanto tempo fa c'era un Risci di nome Vibavasu che era tremendamente irascibile e aveva un fratello minore di nome Supritica che parlava sempre di spartirsi il patrimonio invece che tenerlo in comune e un giorno Vibavasu gli disse: "È sempre stupido quando due accecati dall'avidità decidono di spartirsi il patrimonio perché dopo restano delusi da quello che gli rimane e si fanno guerra e poi nemici che si fingono amici alimentano la discordia additando le colpe dell'altro finché la rovina più nera si abbatte su di loro e perciò i saggi sconsigliano sempre la spartizione dei patrimoni perché

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poi si finisce per ignorare i Sastra e vivere sempre con la paura dell'altro. Ma visto che è questo che vuoi ti trasformerai in un elefante." ''E tu in una tartaruga d'acqua." Così avvenne e stanno ancora qui ciascuno fiero della propria mole e forza sempre a bisticciarsi. Guarda, proprio ora l'elefante si fa sotto e la tartaruga sommersa sente i barriti e viene fuori agitando tutto il lago e vedendola l'elefante si butta nell'acqua e scuote corpo, zanne e zampe agitando ancora di più il lago e la tartaruga si butta sotto a testa alta cercando lo scontro e l'elefante è alto 6 iogiana e largo il doppio e la tartaruga è alta 3 iogiana e larga 10 ... mangiateli tutti e due! Loro stanno lì a fare i matti che vogliono scannarsi e tu te li pappi! E così c'avrai la forza per prenderti l'Amrita. Sia tu benedetto quando affronterai gli dei e fa che i Ric gli Iagiu i Sama il burro sacrificale e tutte le Upanisciad costituiscano la tua forza." Velocissimo Garuda afferrò elefante e tartaruga uno per artiglio e risalì nei cieli finché si trovò a sorvolare un luogo sacro chiamato Alamva rigoglioso di alberi divini che scossi dal turbine delle sue ali presero a tremare per la paura che i loro rami d'oro schiantassero e pertanto virò verso altri alberi d'incomparabile sembiante, giganteschi, carichi di oro, argento e perle, bagnati dal mare, e in mezzo c'era un banano colossale che disse:

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"Siediti qua su questo ramo da 100 iogiana e mangiati l'elefante e la tartaruga!" Ma quando quella montagna volante si posò il ramo fremette e schiantò.

XXX Garuda meravigliato roteò gli occhi e vide che appesi al ramo a testa in giù c'erano molti Risci Valachilia che sarebbero morti così strinse forte gli artigli sulle due prede afferrò col becco il ramo e distese le ali. I Risci rimasero sbalorditi per quell'atto che neppure un dio avrebbe potuto e vollero dare un nome a quell'uccello possente lo chiamarono Garuda cioè Colui-che-tiene-sucose-pesantissime. Ogni battito d'ali scuoteva le montagne mentre cercava un posto dove atterrare finché s'imbatté in Gandamadana montagna eccelsa dove vide il padre Casiapa impegnato in esercizi ascetici: ''Figlio non essere impulsivo o te ne pentirai: i Valachilia che si nutrono succhiando raggi di sole potrebbero disintegrarti se si arrabbiassero. Ascoltatemi voi asceti, l'impresa che Garuda intraprende gioverà a tutti: accordategli il vostro permesso."

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Quelli abbandonarono il ramo e si recarono sull'Imavat a proseguire i loro ascetismi. Garuda parló con difficoltà per via del ramo nel becco: "Dove posso sputare questo ramo senza uccidere nessuno?" Casiapa gli indicò una montagna sempre coperta di neve inavvicinabile da chiunque neppure a pensarci. Garuda s'involò col suo carico (la circonferenza di quel ramo era maggiore di 100 cuoia di vacca incordate) e superò un migliaio di iogiana in meno di un attimo. Mollò il ramo. Venne il finimondo: la montagna tremò investita dal turbine delle ali, gli alberi piovvero fiori, i picchi ingemmati e aurei crollarono, gli alberi fioriti d'oro tra il fogliame scuro come nuvole lampeggianti furono travolti e abbattuti. Finalmente Garuda s'appollaiò sul cocuzzo della montagna e si pappò elefante e tartaruga. Poi volò via. Subito accaddero presagi paurosi per gli dèi. Il fulmine più caro a Indra esplose. Vennero giù meteore col sole in cielo. Le armi dei Vasu Rudra Aditia Saba Marut e altri dèi presero a consumarsi l'une contro l'altre. Il ventò soffiò e intanto tuonava e le meteore cadevano a miriadi e in cielo non c'erano nuvole ma intanto tuonava tremendamente e persino il dio degli dèi grondò sangue e le ghirlande di fiori al collo degli dèi smorirono e loro sentirono il coraggio venir meno e terribili masse di nuvole scrosciarono sangue e il vento sollevò polvere che

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offuscò lo splendore degli dei. Indra con tutti gli altri si cacarono sotto. Parlarono con Viaspati: "Che succede? Non si vede alcun nemico... " "Il figlio di Casiapa e Vinata solca i cieli ha forza immane muta a volontà si avvicina per prendersi il Soma: è colpa tua Indra e noncuranza e con l'avvallo dei Valachilia. Per lui tutto è possibile anche l'impossibile." Indra si rivolse ai custodi dell'Amrita: "Un uccello portentoso viene risoluto a portarsi via l'Amrita. Vi avviso per tempo dovete fermarlo. Vriaspati mi ha detto che ha una forza smisurata." Gli dèi sbalordirono e presero precauzioni. Serrarono i ranghi tutto intorno all'Amrita e ci si mise anche Indra. Vestirono pettorali d'oro e corazze di cuoio spesso. Impugnarono armi affilate che fumavano e facevano scintille. E avevano dischi e mazze chiodate, tridenti, asce, missili, spade e altre mazze. Stettero così ad aspettare magnifici e senza paura. Risoluti a difendere l'Amrita. Capaci di radere al suolo le città degli Asura. Infiammati. Sberluccicanti. Fra centinaia di migliaia di mazze chiodate. Come in un campo assolato.

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XXXI La colpa di Indra veniva dal tempo in cui Casiapa signore della creazione aveva intrapreso un sacrificio per ottenere una discendenza. Indra con i Valachilia e tutti gli dèi era stato incaricato da Casiapa di procurare il combustibile. Ne aveva preso una quantità più pesante di una montagna e la trasportava senza fatica quando aveva raggiunto alcuni Risci alti un pollice che tutti insieme trasportavano una singola foglia di Palasa ed erano denutriti e deperiti e così affaticati che quando erano caduti dentro un'impronta di zoccolo di cavallo zuppa d'acqua s'erano disperati. Li aveva visti derisi offesi calpestati ed era passato oltre. Allora quelli si erano messi a preparare un grande sacrificio del che Indra aveva tremato. Avevano versato burro chiarificato sul fuoco sacrificale gridando mantra: "Verrà un altro Indra che andrà dove vorrà, sarà forte quanto gli parrà, spaventerà Indra stesso. Il frutto dei nostri sforzi ascetici sarà uno come un pensiero feroce." Indra aveva cercato la protezione di Casiapa che si era recato dai Valachilia per appurrare se il sacrificio fosse andato a buon fine. "Avverrà ciò che tu disporrai." "Braman ha disposto che Indra sia signore del trimundio. Voi asceti state cercando di creare un secondo Indra.

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Ma non dovete inficiare le disposizioni di Braman. Né si può permettere che il vostro sforzo sia invano. Diciamo che salterà fuori un Indra degli uccelli forte oltremisura. Siate magnanimi con Indra che si prostra davanti a voi." "Pragiapati noi ci siamo impegnati per un Indra ma anche per farti avere un figlio. A questo punto occupati tu di tutto e fa come ritieni opportuno." Intanto Vinata avendo desiderio di un figlio, avendo terminato un percorso ascetico, avendo fatto un bagno, essendo fertile, aveva avvicinato Casiapa che le aveva detto: "Il sacrificio che ho intrapreso ha dato i suoi frutti. Ciò che desideri sta venendo. Porterai in grembo i 2 signori dei 3 mondi. Serba questi semi con molta cura. Saranno signori degli uccelli e del trimundio e potranno mutare di forma a volontà." Poi Pragiapati si era rivolto a Indra: "Avrai 2 fratelli portentosi che ti saranno sempre d'aiuto né ti offenderanno mai. Smetti di penare, rimarrai a capo di tutto. Però non offendere mai più chi prega Brama né chi è iracondo che le sue parole tuonano." Indra si era rinfrancato ed era salito in cielo. Vinata si era rallegrata e aveva partorito Aruna e Garuda. Aruna incompiuto era

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diventato carrettiere del Sole. Garuda signore degli uccelli. XXXIII XXXII Garuda volò addosso gli dèi. Vedendolo sopraggiungere tremarono e batterono le armi l'une contro l'altre. Fra di loro c'era Bramana che dopo un istante terrifico in un turbine di artigli becco e ali giacque come morto. E venne buio perché le ali fecero un uragano di polvere. E gli dèi sopraffatti svennero. E accecati dalla polvere non videro Garuda che li dilaniava con becco e ali. Allora comandarono a Vaiu dio dei venti di soffiare via la polvere e quando fu di nuovo limpido attaccarono Garuda che prese a gridare forte e spaventoso come il nembo di fine Iuga e li colpì per tutti i versi con pioggie di armi svariate e li combatté duramente senza sbandamenti con le ali e col petto e il sangue zampillava copioso dai corpi divini martoriati dagli artigli e dal becco finché i Sadia e Gandarva fuggirono verso est, i Vasu e Rudra verso sud, gli Aditia verso ovest, i gemelli Asuin verso nord, ritirandosi lentamente senza mai voltare la schiena. Allora Garuda poté avvicinarsi all'Amrita e vide che era avviluppata in una bolla di fuoco larga quanto il cielo e gonfia di tanto vento che lambiva il Sole. Moltiplicò le proprie fauci per 90 e ancora 90 e prosciugò molti fiumi finché estinse l'incendio.

Corpo d'oro fulgido raggio di sole irruppe nella regione dell'Amrita come un torrente nell'oceano. Trovò una ruota volvente filo di rasoio che avrebbe tagliato chiunque a pezzetti. Si fece minimo e volò fra un raggio e l'altro. Trovò 2 serpi sputa fuoco lingua saettante occhi avvelenati sempre affamate e assatanate occhi furiosi senza palpebre che all'istante inceneriscono. Le accecò di polvere e le fece a pezzi. Trovò l'Amrita aprì le ali disintegrò la ruota volò via splendido più che il sole senza fatica senza bere un goccio di Amrita. Lungo il volo incontrò Visnù compiaciuto per quella rinuncia: "Desidero concederti un favore." "Ti sarò superiore. Sarò immortale e incorruttibile senza bisogno di bere l'Amrita." "Amen." "Anch'io desidero concederti un favore. Chiedimi." "Sii il conducente della mia macchina." E lo fece appollaiare in cima all'asta della bandiera: "Mi sarai superiore comunque." "Amen.", rispose volando via più che il vento. Poco dopo Indra gli scagliò contro un fulmine. Garuda rise e replicò

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con dolcezza: "Rispetto il Risci dalle cui ossa si è fatto il Vagira. Rispetto il Vagira ed il tuo migliaio di sacrifici. Lascio andare questa piuma di cui non arriverai mai alla punta. Non ho provato alcun dolore per il tuo colpo. " Lasciò andare la piuma, del che tutti gioirono: "Chiamiamo questo uccello Suparna belle piume." Indra meravigliò: "O magnifico uccello desidero conoscere il limite della tua forza. E desidero la tua amicizia per sempre."

XXXIV "Purandara ti giuro l'amicizia che mi solleciti. Sappi che la mia forza è insostenibile. Il virtuoso non ritiene mai opportuno parlare della propria forza o dei meriti. Ma poi che siamo amici e me lo chiedi ti rispondo anche se lodarsi è sempre inopportuno. Dunque sappi che una singola piuma delle mie può sostenere il mondo intero con te sopra. Anzi sono in grado di sostenere senza fatica tutti i mondi impilati con tutte le cose e gli animali." "E' così, ti è possibile qualunque impresa. Accetta la mia amicizia franca e appassionata. Ma ora rendimi l'Amrita. La stai portando a chi ci combatterebbe per sempre." "C'è un motivo per cui ho rubato l'Amrita. Ma non la darò a nessuno da be-

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re: appena l'avrò posata per terra potrai riprenderla all'istante." "Sono estremamente compiaciuto. Chiedimi qualunque favore." "Pur avendo potere su tutte le creature obbedisco ai tuoi precetti. Permetti che le serpi diventino il mio nutrimento." "Amen." Indra si recò da Ari dio degli dèi che sancì quanto era stato detto con Garuda. Garuda volò dalle serpi: "Ecco l'Amrita. Fatemela posare su erba Cusa. Bevetela solo dopo le abluzioni e i riti sacri. Ma ora liberate mia madre come prometteste." "Amen.", risposero avviandosi per le abluzioni. Intanto Indra prese l'Amrita e la riportò in cielo. Quando tornarono trovarono che era sparita. E presero a leccare l'erba dove era stata posata. Motivo per cui la loro lingua si tagliò in due. E da allora l'erba Cusa è sacra per quelle gocce di Amrita. Garuda accompagnò giosamente la madre per quei boschi e la rese felice divorando molte serpi.

XXXV Di serpi al mondo ce ne sono miliardi. Sescia fu il primo nato e subito dopo Vasuchi, poi Airavata Tacsciaca Carcotaca Danangiaia

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eccetera eccetera.

XXXVI Sescia abbandonò la famiglia per dedicarsi alle pratiche ascetiche vivere d'aria e osservare voti durissimi. Si ritirò presso Gandamadana, Vadri, Gocarna, le selve di Pushcara, le pendici di Imavat, alcune sacre per il suolo altre per l'acqua, rigidamente devoto, un solo obiettivo, castissimo. Finché Brama notò quell'asceta capelli annodati straccione rinsecchito straordinariamente duro: "Che stai facendo Sescia? Occupati anche del bene del mondo. Stai dando noia a tutti con queste tue pratiche. Sescia dimmi ciò che vuoi." "I miei fratelli sono tutti malvagi. Non voglio più stare con loro. Ti prego sanciscilo. Sono sempre gelosi l'uno dell'altro come fossero nemici. Perciò ho intrapreso queste pratiche ascetiche. Non voglio neppure vederli. Non sono mai gentili con Vinata e suo figlio. Anche se in realtá è nostro fratellastro. Stanno sempre a invidiarlo. E d'altronde lui è superiore. Per questo faccio l'asceta, per liberarmi di questo mio corpo e non dover avere più nulla a che fare coi miei fratelli, in un altro stato di vita." "Conosco il comportamento dei tuoi fratelli e ciò che rischiano per avere offeso vostra madre. Ma fin dall'inizio avevo predisposto un rimedio. Non

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dispiacerti per i tuoi fratelli e domandami ciò che desideri. Sono molto compiaciuto di te e voglio concederti un favore. E' un bene che il tuo cuore sia rivolto alla virtù: deve rafforzarsi vieppiù in questa strada." "Desidero che il mio cuore si delizi della virtù e delle pratiche ascetiche." "Sescia mi mandi in sollucchero con tutta questa abnegazione e amore per la pace. Ma perché non volgere le tue energie al bene delle mie creature? Questo Mondo è così instabile con le montagne le foreste i mari le cittá, potresti sorregerlo tu e garantirgli appropriata stabilità." "O Signore farò come dici. Posa il Mondo sulla mia testa." "Ottima serpe penetra il Mondo che ti schiuderá una vagina per passarlo da parte a parte. Prendendo il Mondo mi renderai un servigio inestimabile." Trapassò il Mondo e lo prese sulla propria testa, lo sorresse, prese quella magnifica dea cinta di mari su di sé. "Sescia ottima serpe tu sei Darma visto che da solo reggi il mondo come potremmo fare io o Indra." Dunque Sescia vive sotto al Mondo e lo regge e Braman gli ha mandato Garuda in aiuto.

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XXXVII Vasuchi secondo nato dopo Sescia ottima serpe dopo la maledizione della madre aveva chiamato a consulta tutti i fratelli, Airavata e tutti gli altri, per tentare di capire come annullare la maledizione: "Conoscete la maledizione che pende su di noi. Dobbiamo tentare di neutralizzarla. Certo che esistono rimedi per tutte le maledizioni ma nessuno per quelle ricevute dalla propria madre. Quando ho saputo che nostra madre l'ha pronunciata al cospetto dell'Immutabile Infinito Vero mi sono tremati i polsi. Di sicuro stiamo per essere spazzati via. Altrimenti perché l'Immutabile non ha fermato nostra madre? Dunque oggi vediamo di discutere su come garantire la nostra salvezza. Non c'è tempo da perdere. Siete tutti saggi e furbi. Come un tempo gli dèi trovarono il modo per riprendersi Aghni che si era nascosto in fondo a una grotta, così noi scoveremo le condizioni per evitare che il sacrificio di Gianamegiaia abbia luogo e che noi si venga distrutti." Alcuni proposero: "Dovremmo mutare in Bramini e pregare Gianamegiaia di non intraprendere il sacrificio." Altri invece proposero: "Dovremmo diventare i suoi consiglieri più fidati. Si rivolgerà a noi per tutte le faccende più importanti e noi lo

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consiglieremo di modo da sabotare il sacrificio. Sicuramente ci domanderà consiglio circa il sacrificio e noi replicheremo che non s'ha da fare, che esistono seri rischi per questo e gli altri mondi. Oppure uno di noi morderà a morte l'intendente del re incaricato di condurre il sacrificio e anche tutti quelli che potrebbero essere nominati Rit-uic, così il sacrificio non potrà tenersi." Altri più virtuosi e gentili replicarono: "Questa proposta è davvero malvagia. Non sta bene uccidere Bramini. Anche in caso di pericolo bisogna comportarsi bene. Altrimenti si finirà per distruggere il mondo." Altri ancora proposero: "Potremmo spegnere il fuoco sacrificale mutandoci in nubi e buttando giù secchiate d'acqua." "Potremmo rubare nottetempo il vaso del Soma o durante il sacrificio buttarci a migliaia a mordere la gente e spargere terrore o potremmo lordare il cibo puro pisciandoci e cagandoci sopra." "Perché non diventiamo Rit-uic del re e blocchiamo il sacrificio chiedendo subito all'inizio di essere ricompensati: essendo nelle nostre mani sarà obbligato a farlo e non potrà ucciderci." "Potremmo rapirlo mentre fa un bagno nel fiume: lo portiamo a

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casa nostra e lo leghiamo così non potrà fare alcun sacrificio." "No. C'è un modo per sradicare il male alla radice: mozzichiamo a morte il re. Ecco questa è la nostra delibera risolutiva Vasuchi: fa' subito ciò che ritieni opportuno." "Non mi pare una buona soluzione. Non mi piace affatto. Cosa devo fare per il vostro bene? Forse solo la grazia di nostro padre Casiapa potrebbe essere bene come nessun'altra delle vostre proposte. Devo agire per salvarvi. E quanto mi mette più ansia è che la responsabilità della decisione sarà solo mia."

XXXVIII Elapatra disse:" Non è possibile inficiare il sacrificio. Né impedire che Gianamegia lo intraprenda. Chi è perseguitato dal destino solo nel destino può trovare salvezza. Quando nostra madre proferì la maledizione io le stavo ranicchiato in grembo e udii le parole dispiaciute che gli dèi rivolsero al Gransignore: "Chi se non la crudelissima Cadru potrebbe maledire i propri figli per giunta davanti a te? E tu hai anche approvato la cosa! Perché invece non l'hai fermata?" E Braman replicò: "Ce ne sono troppe di serpi. Sono crudeli orribili e velenosissime. E' per il

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bene delle mie creature che non ho fermato Cadru. Verranno distrutte tutte le serpi velenose e quelle che peccano mordendo chi non ha colpa, ma non le serpi che sono inoffensive e virtuose. Sappiate poi che quando il sacrificio inizierà ci sarà una via di salvezza per le serpi. Dalla schiatta dei Iaiavara verrà un grande Risci di nome Giaratcaru intelligente e casto. Da lui verrà un figlio di nome Astica. Che fermerà il sacrificio. E tutte le serpi virtuose potranno scappare." "Chi sarà la madre di Astica?" "Una donna che avrà lo stesso nome di Giaratcaru. La sorella di Vasuchi re delle serpi si chiama Giaratcaru: sarà lei la madre di Astica che salverà le serpi." "Amen." Questo disse Braman e poi tornò in cielo. Vasuchi tua sorella Giaratcaru è qui. Per il nostro bene concedila in sposa a Giaratcaru quando vagherà in cerca di moglie. E' così che potremo salvarci."

XXXIX Tutte le serpi gioirono: "Ben detto!" E da quel giorno Vasuchi si prese più cura della sorella e fu felice di allevarla. Non molto tempo dopo dèi e

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Asura si ritrovarono a mescolare l'oceano usando Vasuchi come corda. Ne approfittò terminato il lavoro per presentarsi al Gransignore spalleggiato dagli dèi che così dissero: "Vasuchi è terrorizzato. Dovresti fugare ogni suo timore per la salvezza della sua schiatta vista la maledizione della madre. Vasuchi ci è sempre amico e benefattore. Sii ben disposto verso di lui e allevia la sua pena!" "Ci ho pensato. Faccia quello che gli è stato detto da Elaptra. E' tempo ormai. Saranno distrutti solo i viziosi, i virtuosi no. Giaratcaru è nato ed è impegnato in ardue pratiche ascetiche. Al momento giusto Vasuchi gli dia sua sorella. Sappiate che ciò che Elaptra ha consigliato per la salvezza della propria razza è vero." Allora Vasuchi ordinò a tutte le serpi di tenere d'occhio Giaratcaru "Avvisatemi subito appena parte alla ricerca di una moglie. La nostra salvezza dipende da questo."

XL Giara significa consumare e Caru ha a che fare con enorme e Giaratcaru si chiamava così perché da enorme che era all'inizio gradualmente rinsecchì per via delle pratiche ascetiche. Per lo stesso motivo la sorella di Vasuchi si chiamava allo stesso modo. Dunque Vasuchi desideroso di sposare la sorella col Risci diede tutte le

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disposizioni del caso alle serpi. Ma Giaratcaru fervidamente ascetico castissimo andava in giro per il mondo spensierato e senza mogli in testa. C'era un re di nome Paricscit della schiatta dei Caurava che come il bisnonno Pandu era forte con le armi, primeggiava con l'arco in guerra ed amava cacciare. Cacciava cervi cinghiali lupi bufali e ogni altro genere di selvaggina. Un giorno si addentrò nella foresta all'inseguimento di un cervo che aveva trafitto con una freccia e colpito con l'arco sulla groppa come in altri tempi aveva fatto Rudra per i cieli alle calcagna di Sacrificio nei panni di un cervo trafitto. Nessun cervo colpito da Paricscit era mai rimasto vivo per fuggire in una foresta. Ma questo benché ferito schizzò via e Paricscit lo perse di vista e finì per inseguirlo ben dentro la foresta. Affaticato assetato e affamato nel cuore della foresta incontrò un Muni seduto in mezzo a una mandria di vacche a leccare la schiuma sulle labbra dei vitelli che avevano succhiato il latte al seno delle madri. "Bramino, sono re Paricscit figlio di Abimaniu. Sto inseguendo un cervo che ho ferito. L'hai visto passare?" Quel Muni stava osservando il voto del silenzio dunque non rispose. Il re si arrabbiò e prese

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con la punta dell'arco una serpe morta e gliela mise sulla spalla. Ma quel Muni sopportò la cosa senza protesta, non disse né a né ba. Vedendolo in quello stato il re sbollì e si dispiacque. Tornò alla capitale che quel Muni stava ancora così. Quel Muni era facile al perdono e non lo maledisse sapendo che era un re ligio ai doveri del suo rango anche se l'aveva insultato. D'altronde quel re non sapeva che lui fosse un virtuosis-simo Risci altrimenti non l'avrebbe insultato. Ma quel Risci aveva un figlio di nome Sringin giovane energico profondamente ascetico regolatissimo ma molto irascibile e difficile a calmarsi. Ogni tanto venerava rispettosamente il suo precettore seduto a impegnarsi per il bene delle creature. Congedato dal precettore stava tornando a casa quando un suo compagno figlio di Risci e di nome Crisa lo sbeffeggiò e lui così iroso e velenoso quando udì queste parole avvampò tutto: "Non andare tanto orgoglioso Sringin per essere così asceta e vigoroso visto che tuo padre tiene una serpe morta sulla spalla. Da oggi evita di rivolgere la parola a noi figli di Risci sapienti molto asceti e di successo. Dove sono andati la tua virilità e il tuo orgoglio se devi tollerare che tuo padre regga una serpe morta? D'altronde tuo padre non ha fatto nulla per meritarsi questo e perciò me ne dispiaccio particolarmente come se fossi io a soffrire la punizione."

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XLI Con un filo di voce chiese: "Scusa, perché oggi mio padre ha una serpe morta sulla spalla?" "Re Paricscit figlio di Abimaniu ce l'ha messa mentre era in giro a caccia, carissimo." "E che torto avrebbe fatto mio padre a quel cornuto d'un re? Dimmi questo Crisa e sarai testimone della potenza del mio ascetismo." Crisa gli raccontò com'era andata per filo e per segno. Quando ebbe udito la cosa gli montò una rabbia terribile da fargli venire gli occhi rossi e travolgerlo al punto che toccando l'acqua maledisse il re così: "Quel peccatore corrotto d'un re che ha messo una serpe morta sulla spalla del mio povero vecchio padre, quello spregiatore di Bramini e infangatore dei Curu, la settima notte da oggi sarà gettato nelle regioni di Iama dal re delle serpi Tacsciaca mosso dalla forza di queste parole." Dopo di che corse dal padre e lo trovò ancora lì seduto in mezzo alle vacche con la serpe morta e di nuovo provò rabbia e pianse e gli disse: "Padre avendo saputo cosa ti è capitato ho perso le staffe e maledetto re Paricscit. Quel pessi-

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mo Curu l'ha ben meritata la mia maledizione: entro 7 giorni Tacsciaca lo ucciderà." "Non sono contento di ciò che hai fatto. Un asceta non si comporta così. Noi viviamo nel suo regno. Lui ci protegge. Qualunque cosa faccia quelli come noi devono perdonarlo. Se tu distruggi il Darma, certamente il Darma distruggerà te. Se il re non ci protegge a dovere, ce la passiamo male, e non riusciamo a compiere i riti religiosi come desideriamo. Ma protetti da regnanti giusti attingiamo meriti immensi e loro ne partecipano. Perciò bisogna perdonare loro tutto. E Paricscit come il suo bisnonno ci protegge debitamente. E quando arrivò qui era stanco e aveva fame e non sapeva del mio voto del silenzio e fece quello che fece. Un paese senza re finisce male. Il re punisce chi offende e il timore della punizione mantiene la pace e la gente fa ciò che deve e compie i riti indisturbata. Il re consolida la religione e con ciò il regno dei cieli, protegge i sacrifici e sacrifica per compiacere gli dèi, gli dèi fanno piovere e la pioggia alimenta graminacee ed erbe indispensabili agli uomini, e Manu dice che un reggente di destini d'uomini gode della dignità di 10 religiosi studiosi di Veda. Quel re dedito alle penitenze ha fatto quello che ha fatto per ignoranza, fame e fatica. E tu perché sei stato così avventato e infantile da maledirlo ingiustamente? O figlio, non se lo meritava proprio!"

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XLII "Che io sia stato avventato o ingiusto che ti piaccia o no quello che ho detto non potrà essere invano. Una maledizione non può mai andare altrimenti. Non ho mai detto menzogne neppure per scherzo." "Bimbo mio so che sei valente e veritiero che non hai mai detto falsità e che dunque le tue maledizioni non devono provarsi false. Ma un padre deve sempre dare consigli al figlio qualunque età abbia di modo che sviluppi ottime qualità e raggiunga il successo. E tu che sei ancora un bimbo quanto più hai bisogno di buoni consigli? Stai sempre lì intento a qualche esercizio ascetico che persino i più illustri quelli che hanno ottenuto i 6 attributi diventano estremamente irritabili. Sei mio figlio sei piccolo sei impulsivo: devo proprio darti qualche consiglio. Sii pacifico mangia frutti e radici del bosco uccidi questa tua iracondia ed evita di sprecare così i frutti dei tuoi sforzi ascetici perché di sicuro la rabbia diminuisce le virtù che hai acquisito con tanta pena e se perdi ogni virtù non accedi più al sublime. L'asceta pacifico che perdona avrà successo. Impara a controllare le passioni e a perdonare sempre. Il

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perdono ti guadagnerà mondi inattingibili allo stesso Braman. Per altro io sono assolutamente pacifico e desideroso di fare il bene quanto mi è possibile dunque devo fare qualcosa devo mandare ad avvisare il re che mio figlio piccolo e ancora immaturo intellettualmente si è arrabbiato e l'ha maledetto per l'affronto che mi ha fatto." Gentilissimo inviò a re Paricscit il suo discepolo Gaurmuca di buone maniere asceta anche lui e nato già 2 volte con la raccomandazione di informarsi anzitutto circa la salute del re e poi di trasmettere il messaggio. Gaurmuca raggiunse subito il palazzo del re si fece annunciare fu debitamente onorato e dopo essersi riposato il giusto fece un resoconto dettagliato al re e ai suoi ministri delle parole di Samica: "Nei vostri domini o re vive un Risci di nome Samica virtuoso casto pacifico molto asceta. Voi gli avete posato sulla spalla una serpe morta mentre osservava il voto del silenzio. Lui vi ha perdonato. Ma il figlio non ha potuto non è sapiente come il padre e oggi vi ha maledetto con l'effetto che fra 7 giorni Tacsciaca vi ucciderà. Samica ha chiesto ripetutamente al figlio di salvarvi ma non c'è modo di invalidare la maledizione. E siccome non è stato capace di pacificare il figlio infuriato mi ha mandato da voi per il vostro bene!" Il re fu enormemente dispiaciuto non tanto per la notizia della propria morte quanto della propria colpa avendo appreso che quello nel bosco era un Risci impegnato dal voto del silenzio e

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che dunque il suo atto era stato estremamente peccaminoso del che molto si pentì. Congedò Gaurmuca esclamando: "Che il venerabile Samica mi sia benigno!" Appena se ne fu andato, il re chiamò subito a consiglio i ministri assieme a cui decretò l'immediata costruzione di una abitazione in cima ad una colonna isolata. Era piantonata giorno e notte da medici con le loro medicine e Bramini con i loro mantra e da lassù protetto a tutto tondo il re sbrigava le faccende con l'aiuto dei ministri e nessuno poteva avvicinarsi neppure l'aria. Il settimo giorno Casiapa partì per prestare soccorso al re avendo udito ogni cosa ed essendo desideroso di acquistarsi ricchezza e virtù: "Lo curerò dal veleno del morso." Ma fu intercettato da Tacsciaca che gli si presentò nei panni di un vecchio Bramino: "Dove vai così di fretta? Cosa devi fare?" "Oggi Tacsciaca brucerà col suo veleno re Paricscit, o amabile, sto correndo per curarlo: è di valore inestimabile ed è l'ultimo superstite dei Pandava." "Sono io Tacsciaca. Fermati pure non puoi curare nessuno morso da me." "Sono sicuro che ci riuscirò: ho il

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potere di imparare qualunque cosa."

XLIII "Se davvero puoi curare chiunque io morda provati a resuscitare questo banano che adesso mordo e brucio davanti ai tuoi occhi: fa' del tuo meglio e dimostrami la tua abilità con i mantra." "Avanti proviamo." Tcsciaca morse il banano che bruciò tutto. "Adesso tocca a te." Casiapa tirò su le ceneri del banano: "Guarda il mio potere. Lo faccio rivivere sotto il tuo naso." Dalle ceneri tirò fuori un germoglio aggiunse due foglioline creò il tronco aggiunse i rami e ricompose l'albero intero con foglie e tutto. "Non è affatto bello che tu possa distruggere così il mio veleno o quello di chiunque altro. Ma se il tuo bene è l'ascetismo quale vantaggio vai cercando là? Quello che speri di guadagnare dal re te lo posso dare anch'io per difficile che possa essere. Sei molto famoso e l'impresa di salvare quel re maledetto da un Bramino e con la vita accorciata non è delle più sicure: se dovessi fallire la tua fama dileguerebbe come un sole nell'eclissi." "Vado là per soldi: dammi il tuo oro e faccio dietro front." "Te ne darò più di quanto potrebbe il re. Non andare."

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Casiapa sedette a meditare iogicamente sul re e avendo acccertato che il suo tempo era davvero terminato si fece dare da Tacsciaca tanto quanto desiderava e tornò indietro. La serpe arrivò in tutta fretta e giusto in tempo ad Astinapura. Lungo la strada udì che il re viveva in modo molto cauto circondato da mantra scacciaveleno e medicine. "Devo ingannare il re col mio potere ma in che modo?" Mandò a trovare il re alcune serpi travestite da Bramini con frutta erba cusa e acqua in dono: "Andate dal re col pretesto di questioni urgenti da sbrigare ma senza mostrare impazienza come se doveste solo fargli dono di queste cose." Così fecero, il re accettò le offerte li congedò invitò ministri e amici a gustare con lui quei frutti saporitissimi portati da quegli asceti e sospinto da quanto predisposto dalla maledizione dal desiderio morse il frutto dentro cui s'era nascosto Tacsciaca che apparve come un insetto orribile informe ramato occhi neri ed il re lo prese e rivolto ai suoi ministri disse: "Il sole tramonta e oggi non ho più lacrime per il mio veleno. Dunque facciamo che questo insetto diventi Tacsciaca e mi uccida così espierò il mio peccato

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e renderò vere le parole dell'asceta." I suoi ministri approvarono all'unanimità come predisposto. Il re sorrise perse i sensi la sua ora scoccava d'impulso mise l'insetto sul collo Tacsciaca si arrotolò sul suo collo e soffiando tremendamente forte lo morse.

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tempo allegramente vagando in cerca di piaceri fra laghetti boschetti e campi fioriti come aveva fatto un tempo Pururava ricevendo in moglie la celestiale Urvasi. Vapustama la più bella fra le belle gli fu devota e lo gratificò con ardente passione nella ricerca del piacere.

XLIV I ministri videro il re stretto nelle spire di Tacsciaca e sbiancarono di paura e piansero a dirotto e non ressero l'urlo di Tacsciaca e fuggirono e fuggendo disperati videro Tacsciaca la magnifica serpe solcare il cielo blu come una vena dello stesso colore del loto e come la linea vermiglia sulla forcina femminile che divide al centro due masse scure di capelli e l'abitazione del re s'incendiò per il veleno di Tacsciaca e tutti scapparono in tutte le direzioni e il re precipitò come colpito da un fulmine e i suoi ministri assieme al Bramino di corte compirono i riti d'addio ed il popolo riunito decretò suo figlio piccolo nuovo re e lo chiamarono Gianamegiaia che benché ancora un bimbo era saggio e governò il regno come già aveva fatto il suo bisnonno Iudistira e i ministri rassicurati circa le sue capacità di tenere a bada i nemici chiesero la figlia Vapustama in sposa a Suvarnavarman re di Casi che accettò. Gianamegiaia fu felicissimo della sua sposa e non diede mai il suo cuore a nessun'altra donna e trascorse il suo

XLV Intanto Giaratcaru vagava per il mondo buttandosi a dormire là dove notte lo coglieva e aveva grandi poteri d'asceta e vagava e praticava voti difficili per chi non fosse maturo si bagnava in acque sante si nutriva d'aria non aveva desiderio alcuno di piaceri terreni diventava sempre più emaciato e sottile e un giorno incontrò gli spiriti dei propri antenati appesi a testa in giù in un buco per una corda di radici virana intrecciate tutte spezzate tranne una che un grosso ratto di casa in quel buco andava rosicchiando. I Pitri nel buco stavano a digiuno erano emaciati pietosi e desideravano solo di essere salvati. Giaratcaru domandò umilmente: "Chi siete voi che state così? L'ultima radice rimasta a sostenervi se la sta mangiando il topo che si è mangiato tutte le altre e presto la reciderà e voi cadrete

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giù: ho pietà di voi! Cosa posso fare per aiutarvi? Ditemi subito se posso salvarvi rinunciando a 1/4 o 1/3 o anche alla metà del mio ascetismo o persino a tutto il mio ascetismo: sono disposto a qualunque cosa: fate come vi pare!" "Venerabile tu desideri salvarci ma non puoi farlo con il tuo ascetismo. Sei un bimbo e parli così bene ma anche noi abbiamo i meriti del nostro ascetismo ma è per la mancanza di discendenti che stiamo cadendo a testa in giù in questo empio inferno. Lo stesso Gransignore ha detto che avere un figlio è meritorio oltremisura. Sospesi qui su questo abisso abbiamo la mente un po' confusa e dunque non ti riconosciamo anche se sei famoso venerabile e di buona sorte tu che per gentilezza d'animo soffri così per noi che siamo così degni di pietà e così afflitti. Ascolta noi siamo Risci Iaiavara di voti duri e siamo decaduti da una regione sacra per mancanza di discendenza. Non tutti i nostri meriti sono ancora andati distrutti: resta un filo. Ma è l'ultimo. E non ha molta importanza che ci sia o meno visto che si tratta di Giartcaru uno sventurato che si è avventurato nei Veda e pratica l'ascetismo solitario che ha il completo controllo di sé desidera solo il sublime osserva i voti è profondamente compreso nelle penitenze ascetiche senza alcuna cupidigia dei meriti che ne vengono e ci ha ridotto in questo stato: non ha moglie non ha figli non ha parenti. Così noi ce ne stiamo

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appesi qui incoscienti come non avessimo nessuno a prendersi cura di noi. Se ti capita di incontrarlo per cortesia diglielo che i suoi Pitri stanno qui a testa in giù e che si cerchi una moglie e faccia un figlio perché è l'ultimo discendente nella linea dei suoi antenati! Questa corda che vedi fatta di radici di virana intrecciate a cui stiamo appesi è la nostra intera schiatta. Queste radici spezzate siamo noi che siamo stati mangiati dal Tempo. Quest'ultima radice mezza smangiucchiata che ci regge è l'asceta solitario. Il topo è il Tempo che ha una forza infinita e che pian piano sfianca quel poveraccio alle prese con le sue penitenze ascetiche allettato dai meriti derivanti ma imprudente e senza cuore: il suo ascetismo non serve a salvarci! Guarda: sradicati scaraventati quaggiù da regioni superiori instupiditi dal Tempo sprofondiamo come miserabili peccatori. Ma con noi affonderà anche lui! Bimbo qualunque cosa qualunque ascetismo o sacrificio qualunque santissimo gesto è sempre da meno che avere un figlio. Parlaci a questo Giaratcaru che si bea del suo essere asceta: dovresti raccontargli per filo e per segno tutto questo a cui hai assistito e per favore dovresti convincerlo in ogni modo a prendere moglie e figliare. Ma tu chi sei che soffri così per noi come

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fossi un amico o un parente? Vogliamo saperlo."

XLVI Giaratcaru mentre ascoltava s'era affranto sempre più e quando rispose lo fece singhiozzando: "Voi siete proprio i miei padri e antenati perciò ditemi cosa devo fare per il vostro bene perché sono davvero quel vostro figlio peccatore Giaratcaru: punitemi per i miei peccati disgraziato che non sono altro!" "È una fortuna che tu sia arrivato qui nel corso delle tue peregrinazioni. Dunque perché non hai preso moglie?" "Io ho sempre desiderato portare questo mio corpo all'altro mondo senza spargere una goccia di seme. Sono stato tutto il tempo posseduto dall'idea che non avrei mai preso moglie. Ma miei signori vedendovi stare lì appesi come uccelli mi sono tolto dalla testa di proseguire con lo stile di vita Bramaciaria. Giuro che farò ciò che volete. Sicuro che mi sposerò purché incontri una fanciulla che si chiami come me mi si conceda spontaneamente sia come una beneficienza e non debba mantenerla. Mi sposo a queste condizioni altrimenti no. Questa è la verità cari antenati! E le creature che concepirò in lei saranno la vostra salvezza. E così miei Pitri potrete vivere eternamente beati benedetti e senza timore alcuno."

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Il Muni si rimise in cammino ma essendo vecchio non trovava moglie e se ne dispiaceva assai pur tuttavia non si arrendeva per rispetto degli antenati e quando entrò nella foresta pianse forte e sconfortato e camminando per la foresta ripeté 3 volte distintamente la frase: "Chiederò una moglie!" E soggiunse: "Chiunque ci sia cosa o animale o anche invisibile mi ascolti! I miei antenati mi hanno chiesto di lasciare le austerità per sposarmi e fare un figlio e adesso sto vagabondando povero e infelice per il largo mondo alla ricerca di una fanciulla da elemosinare in sposa. Allora se c'è qualcuno fra di voi che ha una figlia me la dia! Ma che abbia il mio stesso nome! E me la dia per carità! E che non debba mantenerla! Oh datemela!" Allore quelle serpi che gli erano state messe alle calcagna, fatte certe delle sue intenzioni, corsero ad avvisare Vasuchi. Vasuchi prese la sorella tutta agghindata e andò nella foresta dal Risci a fargliene elemosina. Ma quello non l'accettò subito perché pensava non si chiamasse come lui e d'altronde non era stata affrontata la questione del mantenimento e dunque ci rifletté un po' esitò poi chiese a Vasuchi il nome della fanciulla e aggiunse: "Io non la manterrò."

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XLVII "Ottimo Bramino questa fanciulla si chiama come te. È mia sorella ed ha acquisito meriti ascetici. La manterrò io come tua moglie: accettala. La proteggerò con tutto me stesso. L'ho allevata io apposta per te." "Dunque siamo d'accordo io non dovrò matenerla. E lei non dovrà fare nulla che mi dispiaccia altrimenti la mollo!" Quando Vasuchi ebbe giurato che avrebbe mantenuto la sorella Giaratcaru lo seguì a palazzo dove si sposò secondo i riti Sastrici e si accasò nel delizioso appartamento allestito all'uopo corredato di un lussuosissimo letto. Con la moglie fece subito un accordo: "Non dovrai mai fare o dire alcuna cosa che mi dispiaccia. Se accadrà lascerò te e la tua casa. Tienilo bene a mente." "Amen", s'affrettò a replicare la sorella del re delle serpi fra panico e disperazione. Voleva salvare la sua schiatta quindi prese a servire il Bramino con la prontitudine di un cane timida come una cerbiatta acuta come un corvo nel riconoscere i segnali. Un giorno, passato il mestruo, purificatasi con un bagno, avvicinò il suo signore e concepì. L'embrione pareva un fuoco per forza e splendore e crebbe come la luna nella quindicina crescente. Un giorno, di lì a poco, Giaratcaru si addormentò capo in grembo alla moglie come fosse affaticato. Il sole

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tramontava e lei si preoccupò che lui potesse perdere virtù: "E adesso che fo? Lo sveglio o no? È sempre preciso e puntiglioso con i suoi doveri religiosi. Che posso fare per non offenderlo? O lo faccio arrabbiare o permetto che perda virtù. Suppongo che il male peggiore sia la perdita di virtù. Ma se lo sveglio si arrabbia. Ma se il sole tramonta senza che abbia fatto le sue preghiere perderà virtù." Infine si decise e sussurrò: "O tu di ottima ventura sveglia il sole tramonta. O tu duro nei voti illustrissimo di' le tue preghiere della sera dopo esserti lavato ed aver pronunciato il nome di Visnù. È tempo ormai per il sacrificio serotino. Signore proprio adesso il crepuscolo copre l'occidente." Fremeva il labbro per la rabbia a Giaratcaru quando rispose queste parole: "Amabilissima della razza dei Naga tu mi insulti. Non abiterò più con te me ne torno di dove sono venuto. Belle cosce sono intimamente convinto che il sole non ha potere di tramontare alla solita ora se per caso io sto dormendo. Chiunque venga insultato non dovrebbe continuare a vivere dove è stato insultato figurati io che sono così virtuoso o un'altro come me." Lei prese a scuotersi dal terrore: "Bramino non ti ho svegliato per

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offenderti ma per evitare che la tua virtù diminuisse." "Ascolta bella non ho mai detto menzogne. Dunque ora devo andarmene. E d'altronde l'avevamo pattuito. Amabile ho passato del buon tempo con te. Bella appena parto di' a tuo fratello che ti ho lasciata. E vedi di non dispiacertene." Lei stava ansiosa e dispiaciuta. Mise insieme sufficiente coraggio e pazienza per vincere il tremito del cuore e replicare qualcosa sebbene singhiozzando bianca per la paura mani giunte pupille affogate nel pianto: "Non puoi lasciarmi senza che io abbia alcuna colpa. Cammini lungo il sentiero della virtù. Anch'io l'ho percorso tenendo il cuore fisso sul bene della mia famiglia. Ottimo Bramino il fine per cui mi ti hanno ceduta non si è ancora compiuto. Me sventurata cosa mi dirà Vasuchi? Eccellenza non è ancora arrivato il nipote che i miei fratelli aspettano per scampare la maledizione della mamma! La nostra salvezza sta nel figlio che cerco da te. Ed è proprio per evitare che la nostra relazione rimanga sterile per il bene della mia schiatta che ti supplico illustrissimo! Tu che sei magnanimo perché dovresti lasciarmi visto che non ho colpa? Questo proprio non lo capisco." Lui rispose in modo appropriato e conveniente: "Sei fortunata la creatura che hai concepito è un Risci virtuoso come Aghni e un profondo conoscitore dei

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Veda." Così disse e partì, determinato a praticare di nuovo le penitenze estreme.

XLVIII Giaratcaru corse dal fratello a raccontargli tutto e lui si sentì ancora più miserabile di lei: "Dolce sorella tu sai perché ti sei sposata. Se dalla vostra unione fosse nato un figlio ci avrebbe salvato dal sacrificio delle serpi. Lo disse il Gransignore di fronte agli dèi. Ma tu hai concepito? Lo spero fortemente. È vero non dovrei chiedertelo non ne ho il diritto. Ma la gravità della situazione mi obbliga a farlo. Conosco l'ostinazione del tuo signore sempre intento a qualche severa penitenza quindi non gli correrò dietro: potrei buscarmi un'altra maledizione. Dimmi precisamente ciò che il tuo signore ha fatto e cavami via questa spina tremenda che da troppo tempo mi sta fitta nel cuore." "Quando gli ho domandato circa un figlio ha risposto C'è e se ne è andato. Non ricordo che abbia mai mentito neppure per scherzo. Perché avrebbe dovuto farlo in un'occasione seria? Ha detto che non devo preoccuparmi circa lo scopo inteso per il nostro connu-

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bio che avrò un figlio bello come il sole l'ha detto, il mio marito asceta, e se ne è andato. Quindi fratello mio scaccia via il dolore dal petto." "Amen!" La adorò e trattò con i migliori riguardi le fece regali e complimenti e l'embrione crebbe come la luna nella quindicina crescente. Quando nacque il bimbo celestiale spazzò via tutte le paure di antenati e zii. Venne su nel palazzo del re delle serpi. Studiò i Veda con l'asceta Ciavana figlio di Brigu. Benché ancora un ragazzo era rigido nei voti era di grande intelligenza molto virtuoso sapiente parco santo. E il mondo lo conosceva col nome di Astica chiunque sia perché il padre se n'era andato nei boschi dicendo C'è quando era ancora nel grembo materno. Fu allevato con la massima cura. Somigliava a Maadeva illustre signore degli dèi corpo d'oro tridente in mano. Crebbe giorno dopo giorno delizia di tutte le serpi.

XLVIX Un giorno Gianamegiaia domandò ai suoi ministri: "Poi che sapete tutto quanto è capitato a mio padre raccontatemi come è morto. Voglio sapere tutto della sua vita per capire se devo ordinare qualcosa per il bene del mondo." "Tuo padre era virtuoso e magnanimo

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e protesse sempre la sua gente le quattro caste ognuna intenta ai propri doveri fu di incomparabile valore e benedetto dalla buona sorte e protesse la dea Terra non lo odiava nessuno né lui alcuno come Brama era equanime verso qualunqe creatura e casta manteneva vedove orfani storpi e poveri era bello ed era per tutti come un secondo Soma si prendeva cura di tutti i suoi sudditi e li teneva felici diceva solo il vero aveva coraggio immenso era discepolo di Saradvat nella scienza delle armi era caro a Govinda aveva grande fama tutti lo amavano era nato da Uttara e Abimaniu quando la schiatta dei Curu era praticamente estinta perciò fu chiamato Paricscit nato da un ramo cieco sapeva interpretare abilmente i trattati sui doveri dei re aveva ogni virtù aveva il completo controllo delle passioni aveva intelligenza memoria conosceva profondamente la scienza dell'etica e della politica aveva governato per 60 anni. E poi morì. Compianto da tutto il popolo. E tu ereditasti questo regno che fu dei Curu nell'ultimo migliaio d'anni. Fosti incoronato che eri ancora bambino e stai così proteggendo tutti quanti noi." "Nella nostra schiatta non c'è mai stato un re che non abbia fatto il bene dei propri sudditi e non ne sia stato amato. Pensate soprat-

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tutto ai miei nonni sempre impegnati in grandi opere. Come morì mio padre? Raccontatemi esattamente come andarono le cose. Desidero saperlo." "Tuo padre venne dedito agli sport campestri come lo fu Pandu grande guerriero ottimo fra gli arcieri in battaglia. Demandò a noi ogni affare di stato dal più triviale al più importante. E un giorno si trovò nella foresta a trafiggere un cervo che fuggì e lui dietro all'inseguimento nella fratta a piedi con spada e faretra senza riuscire a raggiungerlo a sessant'anni decrepito subito stanco e affamato finché s'imbatté in un grande Risci che stava osservando il voto del silenzio e lui gli chiese del cervo ma quello non rispose al che stremato per lo sforzo e la fame d'improvviso fu preso da rabbia per quel Risci seduto immobile come un pezzo di legno e muto né poteva sapere che quello fosse un Muni impegnato dal voto del silenzio e travolto dall'ira lo insultò tirò su una serpe morta con la punta dell'arco e gliela posò sulla spalla ma quello non disse né a né ba né si arrabbiò permase immobile con la serpe sulla spalla.

L Tuo padre tornò alla capitale. Il Muni aveva un figlio di nome Sringin molto conosciuto di grande valore ed energia molto irascibile tutti i giorni a venerare

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il suo maestro che quel giorno gli aveva giusto comandato di tornare a casa quando incontrò un amico che gli raccontò di come era stato insultato suo padre che senza colpa alcuna stava immobile come una statua con una serpe morta sulla spalla. Quel Risci insultato così da tuo padre era un grande asceta il maggiore fra i Muni colui che teneva a freno le passioni puro sempre intento ad imprese meravigliose. La sua anima era incandescente per le penitenze i suoi organi funzionavano a comando. Era estremamente simpatico nel dire e nel fare. Felice e senza avarizia. Senza meschinerie o invidie. Era vecchio e spesso osservava il silenzio. Era di rifugio per chiunque avesse problemi. Era così il Risci che tuo padre insultò. Ma il figlio di quel Risci maledisse tuo padre. Benché giovane era potente e di uno splendore maturo come asceta. Rapido toccò l'acqua e bruciando di rabbia disse: "Osserva il potere del mio ascetismo! Trascorse sette notti da oggi Tacsciaca brucerà col suo veleno quello sciagurato che ha messo la serpe morta sulla spalla di mio padre." E poi corse dal padre e gli raccontò della maledizione al che quello mandò il discepolo Gaurmuca ad avvisare tuo padre dell'accaduto per cui tuo padre

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prese tutte le precauzioni del caso ed il settimo giorno Casiapa Bramino Risci desiderò soccorrerlo ma Tacsciaca lo vide e senza metter tempo gli chiese dove andasse così di fretta e quello glielo disse e l'altro bruciò il banano e lui lo risuscitò e l'altro gli domandò quali fossero i suoi motivi e lui rispose che voleva ricchezza e l'altro gliene propose ancora di più se in cambio avesse abbandonata l'impresa e Casiapa accettò e tornò indietro e Tacsciaca con un sotterfugio avvicinò tuo padre asserragliato nella sua dimora con tutte le precauzioni e lo incenerì col suo veleno e dopo di che tu fosti eletto re: così ti abbiamo raccontato tutto per quanto sia crudele e ora puoi decidere cosa deve fare seguito all'accaduto. "Quando avete saputo dell'incontro fra Tacsiaca che ha incenerito il banano e Casiapa che l'ha ricostituito? Mio padre non sarebbe morto perché Casiapa coi suoi mantra avrebbe neutralizzato il veleno. Ma quella serpe temeva che se Casiapa l'avesse resuscitato tutto il mondo avrebbe riso di lei e perciò lo accontentò. Ma io ho pensato a un modo per punirla. Ma prima voglio sapere come avete fatto a sapere dell'incontro fra i due. Quando l'avrò saputo definirò il piano per sterminare la razza delle serpi." "Sappi dunque che un tale era salito sul banano per prendere alcuni rami secchi buoni da ardere. I due non si accorsero della sua presenza e quel tale fu prima ridotto in cenere e poi

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resuscitato assieme all'albero. Quando quel servo di Bramini arrivò da noi ci raccontò ogni cosa. Adesso sai tutto quello che abbiamo visto o sentito e puoi ordinare ciò che deve seguire." Gianamegia avendo ascoltato i suoi ministri fu sopraffatto dal dolore e prese a piangere e a torcersi le mani e ad ansimare forte e caldo spargere lacrime strillare e tutto compreso dalla sofferenza e dal dolore e versando copiose lacrime e toccando l'acqua come da protocollo dopo un momento di riflessione come per riordinare le idee si rivolse a tutti i ministri e arrabbiato disse queste parole: "Ho ascoltato il vostro racconto dell'ascesa di mio padre in paradiso ora voi ascoltate quel che ho deciso. Credo non ci sia tempo da perdere per vendicare la morte di mio padre su Tacsciaca visto che Sringin è stata soltanto una causa secondaria. Soltanto la malignità di Tacsciaca ha fatto sì che Casiapa tornasse indietro. Altrimenti mio padre sarebbe ancora vivo. E lui cosa c'avrebbe perso se mio padre fosse resuscitato per la grazia di Casiapa e le precauzioni dei ministri? Non considerando che io mi sarei arrabbiato e avrei reagito ha creduto che la cosa migliore fosse evitare l'intervento di Casiapa comprandolo: una forma

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di aggressione gravissima da parte sua. Dunque adesso io devo vendicare mio padre per me stesso per Utanca Risci e per tutti voi."

LI I ministri approvarono. Gianamegiaia espresse la determinazione ad intraprendere un sacrificio delle serpi. Convocò prete e Rit-uic: "Devo vendicarmi di Tacsciaca che ha ucciso mio padre. Ditemi cosa devo fare per gettare nel fuoco lui e tutti i suoi parenti. Voglio bruciarlo come lui ha bruciato mio padre col suo veleno." "C'è un grandioso sacrificio predisposto per te dagli dèi. È noto come il sacrificio delle serpi e se ne parla nei Purana. Solo tu puoi intraprenderlo nessun altro. Ce l'hanno assicurato specialisti dei Purana." Gianamegiaia pensò che era fatta: "Voglio subito incominciare i preparativi. Ditemi cosa serve." I Rit-uic tracciarono la piattaforma sacrificale e l'apparecchiarono con articoli lussuosi e Bramini e la stiparono di preziosi e ci si sedettero e vi installarono il re. Ma prima che il sacrificio avesse inizio occorse un grave incidente premonitore circa l'intoppo a venire: terminata la costruzione della piattaforma uno dei costruttori professionale intelligente capace un Suta conoscitore dei Purana disse:

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"Dove e quando è stata tracciata la piattaforma dicono che il sacrificio non sarà portato a termine a causa di un Bramino." Pertanto il re prima di essere installato ordinò alle guardie di negare a chiunque l'ingresso salvo con il suo assenso.

LII A questo punto il sacrificio ebbe inizio. Gli officianti vestiti di nero occhi rossi per il fumo versarono burro chiarificato sul fuoco proferendo i mantra del caso e le serpi presero a tremare mentre quelli scolavano il burro in bocca ad Aghni pronunciando i loro nomi e allora le serpi presero a cadere dentro il fuoco paralizzate e chiamandosi pietosamente l'un l'altra gonfie ansimanti tenendosi strette l'un l'altra per la testa e la coda a iosa precipitavano nel fuoco le bianche le nere le blu le giovani le vecchie tutte quante cadevano nel fuoco strillando ognuna a modo suo chi lunga un crosa chi un iogiana e chi un gocarna continuavano a piombare nelle fiamme a centinaia e migliaia e decine di migliaia incapaci di fermarsi e morivano e ce n'erano alcune grandi come un cavallo altre come un elefante altre ancora enormi e possenti

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come un elefante impazzito di mille colori e velenosissime e terribili e come mazze chiodate e straordinariamente forti pervicacemente pronte a mordere le serpi maledette dalla loro stessa madre caddero nel fuoco.

LIII Ciandabargava Bramino fu lo Otri di quel sacrificio ottima reputazione nato della schiatta dei Ciavana eccelente nei Veda; Cauza vecchio e saggio fu lo Udgatri cantò gli inni Vedici. Giaimini fu il Bramino, Sarngarva e Pingala gli Advariu, Viasa con figlio discepoli Uddalaca Suetachetu Pingala eccetera eccetera furono gli Sadasia. Quando i Rit-uic cominciarono a versare burro sul fuoco, serpi terribili e spaventose presero a caderci dentro e il grasso e il midollo colarono a fiumi e l'aria fu ammorbata da un tanfo intollerabile e le grida delle serpi che bruciavano e di quelle che stavano per scivolare nel fuoco erano incessanti. Intanto Tacsciaca appena saputo che il sacrificio era cominciato corse a palazzo da Indra per ottenerne la protezione: gli raccontò tutto e pazzo di terrore ammise la propria colpa sicché Indra compiaciuto rispose: "Principe delle serpi Tacsciaca qui non devi temere il sacrificio. Ho convinto il Gransignore a salvarti dunque non hai di che temere. Metti via la paura." Felice e contento Tacsciaca si accasò

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nella dimora di Indra. Vasuchi invece si disperava per tutte le serpi che continuavano a cadere nel fuoco decimando la sua famiglia gli si spaccava il cuore: "Sorella brucio tutto e non vedo più i punti celesti mi gira la testa mi si spacca il cuore sono paralizzato posso svenire e precipitare oggi stesso nel fuoco. Questo sacrificio del figlio di Paricscit sterminerà la nostra razza. È chiaro che finirò anch'io nel regno dei morti. È tempo che tu faccia ciò per cui ti ho sposato a Giaratcaru per la salvezza di noi tutti. Astica metterà fine a questo sacrificio. Me l'ha detto il Gransignore tanto tempo fa. Quindi bimba mia esorta tuo figlio a fare ciò che deve per la salvezza mia e di tutti quelli che dipendono da me."

LIV Giaratcaru chiamò il figlio: "Figlio è venuto il tempo che si faccia quello per cui sono stata data in moglie a tuo padre da mio fratello. Fa' ciò che devi." "Perché fosti data in moglie a mio padre da mio zio madre? Dimmelo così farò ciò che devo." "Si dice che la madre di tutte le serpi sia Cadru. Ascolta perché ha maledetto i suoi figli per rabbia. Disse loro che siccome si erano

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rifiutati di falsificare Ucciaisravas per ridurre in schiavitù Vinata come da scommessa allora colui il cui carrettiere è Vaiu li avrebbe bruciati tutti durante il sacrificio di Gianamegiaia e crepando sarebbero finiti fra gli spiriti dannati. Il Gransignore approvò con un amen. Vasuchi che aveva udito tutto cercò la protezione degli dèi in occasione del rimestamento dell'oceano che si era concluso con il ritrovamento dell'Amrita per cui tutti insieme si erano recati dal Gransignore per indurlo alla grazia e a vanificare la maledizione al che Braman aveva replicato che Giaratcaru avrebbe sposato una moglie di nome Giaratcaru da cui sarebbe nato un Bramino che avrebbe salvato le serpi. Vasuchi mi ha dato in sposa a tuo padre qualche tempo prima del sacrificio. Dal matrimonio sei nato tu. È tempo. Devi salvarci. Devi salvare me e mio fratello dalle fiamme. Così non mi sarò sposata inutilmente. Che ne pensi?" "Va bene." Si rivolse a Vasuchi e soggiunse: "Vasuchi ottima serpe magnifica creatura ti solleverò dalla maledizione stai tranquillo non c'è più paura mi darò da fare fino in fondo per il nostro bene. Nessuno ha mai detto che le mie parole sono false manco quando scherzo quindi ora che sono serie posso risparmiarmi di aggiungere altro. Oggi mi recherò da Gianamegiaia e gli parlerò e con frasi frammezze a benedizioni lo indurrò a fermare il sacrificio. Credimi. Nessun mio

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proposito fallisce mai." "Astica mi gira la testa mi si spacca il cuore non distinguo più i punti della terra sono schiacciato dalle maledizione della madre!" "Basta non soffrire più la scaccio via quesa tua paura del fuoco io lo estinguo questo fuoco che ti brucia come se fosse finito lo Iuga smetti di tremare!" Astica prese quella paura su di sé e corse dal santissimo Gianamegiaia. Ma i guardiani gli rifiutarono l'ingresso alla piattaforma sacrificale. Ma lui li gratificò talché lo fecero entrare.

LV "Nei tempi antichi Soma Varuna e Pragiapati usavano intrapendere sacrifici in Praiaga. Ma il tuo sacrificio non è da meno, eminente rampollo dei Barata, figlio di Paricscit e Satiavati. Siano benedetti tutti i nostri cari! Sacra intraprese un centinaio di sacrifici. Ma questo tuo equivale a 10.000 dei suoi. Questo tuo sacrificio è come quello di Maia o di Sasavindu re o di Vaisravana re o come quello di Nriga o di Agiamida o del figlio di Dasarata oppure eccetera eccetera! Questi tuoi Rit-uic e Sadasia sono

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splendidi come il sole. Non hanno più niente da imparare ed i meriti di chi dona loro alcunché saranno inesauribili. Sono sicuro che al mondo non esistano Rit-uic eguali al tuo: i suoi discepoli diventano a loro volta Rit-uic di fama mondiale. Colui che porta le libagioni, Aghni cioè Vibavasu cioè Citrabau, il cui seme è l'oro e la cui via è marcata dal nero del fumo, le cui fiamme tendono a destra, porta queste tue libagioni di burro agli dèi. In questo mondo degli uomini non c'è alcun altro re che sappia proteggere i propri sudditi come te. Sono sempre compiaciuto per la tua astinenza. In realtà tu devi essere o Varuna oppure Iama dio della Giustizia. Come Sacra col fulmine in mano tu proteggi tutte le creature di questo mondo e al mondo non c'è nessun uomo che possa competere con te né re che ti eguagli nei sacrifici. Tu sei proprio come Catuanga Nabaga e Dilipa. Hai il coraggio di Iaiati e Mandatri. Sei splendido come il sole e i tuoi voti sono degni di Bisma! Come Valmichi contieni la tua energia. Come Vasista contieni la tua rabbia. Comandi come Indra. Sei splendido come Naraiana. Amministri la giustizia come Iama. Come Crisna possiedi tutte le virtù. Sei la casa della buona sorte che appartiene ai Vasu. E sei il rifugio dei sacrifici. Hai la forza di Damvodbava. Come Rama padroneggi sia le scritture che le armi. Hai la stessa energia di Aurva e Trita. Assomigli a Bagirata per il terrore che inspiri."

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Astica venerò e gratificò così tutti quanti loro, il re i Sadasia i Rit-uic ed il fuoco sacrificale. E Gianamegiaia cogliendo i segni e le indicazioni tutt'intorno disse:

LVI "Sarà pure un ragazzo ma parla come un vecchio saggio. Non è un ragazzo: è un vecchio saggio. Credo di volergli concedere un favore. Dunque Bramini datemi il permesso necessario." I Sadasia risposero: "Un Bramino fin da ragazzo si merita il rispetto di un re. I saggi anche di più. Questo ragazzo merita che ogni suo desiderio venga da te esaudito, ma non prima che arrivi Tacsciaca." Ma il re era stato inclinato: "Chiedimi un favore." Ma lo Otri fu molto contrariato: "Tacsciaca non è ancora scivolato nel sacrificio!" "Fa' del tuo meglio perché il sacrificio giunga a compimento e che anche Tacsciaca arrivi qua presto: è mio nemico." I Rit-uic replicarono: "Le scritture rivelano ed il fuoco conferma che in questo momento Tacsciaca terrorizzato risiede presso Indra." Anche Loitacscia illustre Suta bene addentro i Purana l'aveva

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già detto e sollecitato dal re di nuovo lo ridisse: "È come dicono i Bramini: posso confermare per la mia conoscenza dei Purana che Indra gli ha concesso rifugio e scampo dal fuoco fino a tanto che resterà lì nascosto." Il re sconvolto incitò lo Otri che prese a rovesciare burro sul fuoco proferendo i mantra ma apparve Indra sulla sua macchina circondato da tutti gli dèi corteggiato da masse di nuvole cantori celesti ranghi di ballerine divine e Tacsciaca che per l'ansia si nascose in seno a Indra sotto le vesti. E Gianamegiaia infuriato si rivolse ai suoi Bramini esperti di mantra: "Se la serpe Tacsciaca si nasconde su Indra buttate nel fuoco anche lui!" Lo Otri versò libagioni proferendo il nome della serpe che subito divenne visibile in mezzo al cielo ansiosa e afflitta e allora Indra allarmato la scacciò da sé e tornò allą propria dimora e Tacsciaca instupidito dalla paura fu trascinato dai mantra vicino alle fiamme e i Rit-uic dissero: "Re dei re il tuo sacrificio procede come deve. Adesso devi concedere un dono a questo Bramino." Al che Gianamegiaia disse: "Tu che sei così smisuratamente bello e bimbo, desidero farti un regalo. Chiedimi ciò che vuoi. Giuro che te lo accorderò fosse pure inaccordabile." I Rit-uic dissero: "Guarda re, fra un attimo Tacsciaca sarà nelle tue mani! Si sente che grida e strepita. Di sicuro è stato abban-

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donato da quello che tiene i fulmini. E siccome il suo corpo è paralizzato dai tuoi mantra sta per cadere dal cielo. Proprio adesso rotola giù dai cieli svenuto e ansimante." In quell'istante Astica parlò: "Gianamegiaia se vuoi concedermi un favore concludi qui questo sacrificio ed impedisci che altre serpi cadano nel fuoco." Gianamegiaia disperò: "Oh illustre, oro argento bestie qualunque cosa chiedimela e te la darò ma non chiedermi di interrompere il sacrificio." "Non ti chiedo oro argento o bestie, ti chiedo di fermare questo tuo sacrificio per validare gli impegni di mia madre. " "Ottimo Bramino chiedi qualunque altra cosa benedetto tu sia!" Insistette a lungo ma quello non voleva nient'altro e alla fine tutti i Sadasia si unirono in coro: "Che il Bramino abbia ciò che chiede!"

LVII Durante il sacrificio erano cadute nel fuoco migliaia decine di migliaia bilioni di serpi un numero incalcolabile di serpi blu rosse bianche deformi gigantesche velenosissime impotenti miserabili ed afflitte per la maledizione della

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madre erano colate nel fuoco come libagioni di burro: Cotisa Manasa Purna Cala Pala Almaca eccetera eccetera alcune a 3 teste alcune a 7 o a 20.

LVIII Nel momento in cui Gianamegiaia stava per concedere il favore ad Astica Indra aveva gettato lontano da sé Tacsciaca che era rimasto sospeso nell'aria senza cadere cosa che aveva stupito Gianamegiaia visto che Tacsciaca terrorizzato non era subito precipitato nel fuoco anche se nel fuoco venivano colate le libagioni adatte mentre si proferiva il suo nome ma Astica gli aveva gridato 3 volte Fermati! e quello svenuto era riuscito a restare sospeso in cielo come fra il crepuscolo e la terra fino a che Gianamegiaia esortato dai Sadasia disse: "Sia come Astica chiede: si concluda il sacrificio siano salve le serpi sia gratificato Astica e sia fatta vera la predizione di Suta." Si levarono applausi gioiosi. Il sacrificio terminò. Gianamegia fu felice e distribuì generosamente denaro ai Rit-uic ai Sadasia e a tutti coloro che erano intervenuti e particolarmente a Suta Loitacscia che aveva predetto l'interruzione e a cui donò anche varie cose fu straordinariamente gentile gli diede anche cibi e vesti come desiderava e molto rispettosamente e lietamente congedò Astica che aveva ottenuto ciò

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che desiderava: "Devi assolutamente tornare a trovarmi quando farò il sacrificio dei cavalli: sarà grandioso e voglio che tu sia uno dei Sadasia." "Va bene", rispose Astica e se ne tornò a casa felice e contento a toccare i piedi dello zio e della madre e raccontare tutto per filo e per segno e tutte le serpi che s'erano appressate per ascoltarlo restarono deliziate e rinfrancate e compiaciute di Astica che esortarono a chiedere una ricompensa: "Cosa possiamo fare per te? Ti siamo debitori d'averci salvati dunque dicci che possiamo fare per te bimbo!" "Bramini e uomini che mattina o sera lieti e attenti leggeranno il racconto sacro di questa mia impresa non dovranno temere nulla da alcuno di voi!" "Amen. Saremo felici di fare come dici. E pure quelli che penseranno a te Artiman e Sunita di giorno o di notte non dovranno avere paura delle serpi e nemmeno chi dirà: Io evoco alla mente Astica figlio di Giaratcaru quell'Astica che salvò le serpi dal sacrificio quindi o serpi non dovete mordermi andatevene benedette serpi o andate via voi che siete velenose e ricordatevi sempre cosa ha detto Astica dopo il sacrificio di Gianamegiaia: quella serpe che non smetterà di mordere neppure dopo aver

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ascoltato questo discorso avrà il cappuccio diviso un centinaio di volte come il frutto dell'albero Sinsa." Astica rimase molto compiaciuto. E decise di andarsene. E così dopo aver salvato le serpi dal loro sacrificio salì in cielo quando arrivò il suo tempo lasciandosi dietro figli e nipoti. Raccontare ed ascoltare questa storia scaccia via qualunque timore per le serpi.

LE ORIGINI ADIVANSAVATARANA LIX Durante tutto il sacrificio negli intervalli fra un officio e l'altro i Bramini discorrevano di varie cose intorno ai Veda. Ma Viasa raccontava la grande storia dei Barata. E ora io la racconterò a voi dall'inizio così come Viasa l'ha composta. Sarà per me un immenso piacere.

LX Avendo saputo che Gianamegiaia s'era installato nel sacrificio delle serpi Crisna-Dvaipaiana s'era recato sul posto. Era il nonno dei Pandava ed era nato sull'isola di Iamuna della vergine Cali da Parasara figlio di Sacti e appena nato aveva sviluppato il

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proprio corpo a volontà e s'era impadronito dei Veda con tutte le loro branche e storie e aveva prontamente ottenuto ciò che nessun altro saprebbe ottenere grazie all'ascetismo allo studio dei Veda ai voti ai digiuni alla progenie e ai sacrifici. Divise i Veda in 4 parti. Conosceva il supremo Brama intuiva il passato era santo e aveva cara la verità. Fece molte cose sacre fu famosissimo figliò Pandru Dritarastra e Vidura per assicurare continuità alla linea di Santanu. Arrivò e si recò con i suoi discepoli nel padiglione sacrificale del saggio re Gianamegiaia. Lo vide seduto nella regione sacrificale come il dio Indra circondato da numerosi Sadasia da re di vari paesi e da Rit-uic pari a Braman. E Gianamegiaia subito gli andò incontro felice seguito da tutti e avendo l'approvazione dei suoi Sadasia gli offrì un seggio d'oro come Indra a Vriaspati e appena si accomodò lo venerò secondo prescrizione e gli offrì acqua per lavare piedi e bocca e gli offrì Arghia e manzo onde Viasa fu molto compiaciuto e ordinò che il manzo non fosse ucciso e Gianamegiaia si prostrò ai piedi dell'antenato poi sedette contento e domandò come andavano le cose cui Viasa rispose con un'occhiata e replicò con la stessa domanda e venerò i Sadasia così come quelli

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lo avevano venerato prima e finiti i convenevoli Gianamegiaia in coro con i Sadasia a palmi giunti così lo interrogò: "Tu hai visto con i tuoi stessi occhi le vicende dei Curu e dei Pandava. Desidero sentirti raccotare la loro storia. Quale fu la causa del disaccordo da cui vennero vicende così straordinarie? Perché ci fu la guerra che fece morire un numero incalcolabile di creature fra i miei antenati che avevano perso la lucidità di pensiero sospinti da quanto predisposto? Raccontami nei dettagli tutto quanto accadde." Crisna-Dvaipaiana diede istruzioni al suo discepolo Vaisampaiana che gli sedeva a lato: "Racconta al re tutto ciò che da me hai udito a proposito della discordia fra Curu e Pandava." Allora quel benedetto Bramino come ordinato dal suo precettore raccontò l'intera storia al re ai Sadasia e a tutti gli astanti raccontò tutto circa le ostilità e la completa estinzione dei Curu e dei Pandava."

LX Vaisampaiana disse:" Mi prostro davanti al mio maestro toccando terra con le 8 parti del mio corpo con devozione e reverenza e con tutto il mio cuore venerando l'intera

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assemblea di Bramini e dotti: reciterò dall'inizio alla fine quanto ho udito dalle labbra del massimo Risci Viasa l'uomo più intelligente del trimundio. Inco-raggiato dal suo ordine non ho paura. Dunque ascolta o re donde nacque il disaccordo fra i Curu e i Pandava e perché ci fu l'esilio silvestre a seguito della partita a dadi voluta dai Curu per smania di potere. Relazionerò a te ogni cosa massimo esponente dei Barata! Quando morì il padre i Pandava si recarono a palazzo. E in poco tempo divennero ottimi arcieri. Ma i Curu si ingelosirono vedendo quanto erano forti energici potenti popolari e fortunati. Allora il perverso Duriodana con Sacuni zio materno figlio di Suvala e Carna presero a tramare per mandarli in esilio ed acquisirsi un diritto al regno indiscutibile. Il malvagio Duriodana avvelenò Bima che però aveva uno stomaco da lupo e digerì il veleno con il cibo. Allora lo legò mentre dormiva sulla riva del Gange e ce lo buttò. Ma quando si svegliò quello strappò i lacci e saltò fuori sano e salvo. Mentre che aveva dormito sott'acqua serpi nere e velenose l'avevano mozzicato tutto. Ma neppure così era morto. E durante tutte le persecuzioni cui i Curu sottoposero i Pandava la grande mente Vidura s'era prodigato a neutralizzare quei disegni

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malvagi per difendere i perseguitati. Come Sacra dall'alto dei cieli tiene felici gli uomini così Vidura scansò il male dai Pandava. Dopo che ebbe tentato in molti modi sia di nascosto che apertamente di distruggere i Pandava sempre protetti come predisposto e tenuti in vita per un terribile futuro (che fu lo sterminio della schiatta dei Curu), Duriodana chiamò a consiglio Carna Dusasana e altri e avvalendosi della sapienza di Dritarastra fece costruire un casa di resina. Dritarastra per il bene dei propri figli e smania di potere mandò a Varanavata i Pandava che dunque assieme alla madre lasciarono Astinapura non senza che Vidura avesse dato loro qualche idea su come evitare i pericoli o cavarsene d'impaccio. I Pandava raggiunsero Varanavata e ci soggiornarono con la madre secondo gli ordini di Dritarastra nel palazzo di resina per un anno intero sempre attenti a difendersi da Purociana: su consiglio di Vidura fecero costruire un passaggio sotterraneo attraverso cui fuggirono dando fuoco al palazzo per ucciderlo. Nei boschi vicino ad una fonte trovarono un Racsasa. Bima lo uccise e ne sposò la sorella assieme a cui avrebbe figliato Gatotcacia. Per non correre rischi i Pandava proseguirono la fuga nottetempo raggiungendo Ecaciacra dove vissero per un po' travestiti da Bramaciarini presso l'abitazione di un Bramino praticando la temperanza e l'astinenza. Ma un giorno Bima s'imbatté in un Racsasa di

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nome Vaca affamato possente e cannibale che subito uccise con la forza delle braccia liberando i cittadini dal terrore. Poi vennero a sapere che Crisna principessa di Panciala voleva prendere marito scegliendolo fra i principi che si fossero presentati dunque si recarono sul posto e se la aggiudicarono come pure Draupadi che fu loro moglie comune e restarono lì un anno fino a che li riconobbero e tornarono ad Astinapura dove Dritarastra e Bisma dissero loro: "Per evitare litigi fra voi e i vostri cugini abbiamo deciso che dovrete risiedere a Candavaprasta: finite qualunque gelosia e andate ad abitare a Candavaprasta che tiene molte città collegate da strade comode." Così fecero accompagnati da tutti gli amici e i seguaci portandosi dietro gioielli e pietre preziose e colà vissero molti anni assoggettarono con la forza delle armi molti regni misero il cuore nella virtù furono tenaci nella verità imperturbabili calmi giusti e piano piano acquisirono potere. Bima assoggettò l'Est Argiuna il Nord Nacula l'Ovest Saadeva il Sud e con ciò il loro dominio si estendeva al mondo intero e visto che erano 5 pareva che il mondo avesse 6 soli. A quel punto Iudistira decise per suoi motivi di mandare il fratello Argiuna che

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era capace di tendere l'arco anche con la mano sinistra e che gli era caro più della vita quella tigre fra gli uomini virtuoso fermo decise di mandarlo nei boschi dove visse per 11 anni e 11 mesi. Ogni tanto andava a trovare Crisna a Duaravati dove ottenne in sposa Subadra occhi di loto bocca di miele sorella minore di Vasudeva. Furono uniti e felici come Saci con Indra o Sri con Crisna. Poi Argiuna assieme a Vasudeva fece un favore ad Aghni: bruciò le erbe medicali della foresta di Candava per curarlo di una indigestione e l'impresa non gli fu affatto gravosa così come a Visnù non è affatto gravoso distruggere i nemici grazie alle sue inesauribili risorse e strategie. In cambio Aghni gli fece dono di un arco eccellente Gandiva con una faretra inesauribile e di un carro da guerra con l'effige di Garuda sullo stendardo. Fu in questa occasione che Argiuna liberò Maia dal timore di essere divorato dalle fiamme. In segno di gratitudine Maia edificò per i Pandava un palazzo celestiale ornato d'ogni sorta di gioielli e pietre preziose. Duriodana lo vide e fu preso dalla smania di possederlo. Ingannò Iudistira durante una partita a dadi condotta con lesta mano dal figlio di Suvala riuscendo così a mandare in esilio i Pandava per 12 anni nei boschi più un anno ancora da trascorrere nascosti che in totale furono 13 anni ed il quattordicesimo quando tornarono a reclamare il loro regno non lo ottennero talché fu dichiarata guerra e

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solo dopo aver sterminato l'intera razza degli Csciatria e ucciso Duriodana poterono riappropriarsi del regno devastato. Questa è la storia dei Pandava che non agirono mai sotto l'influenza di passioni cattive e del disaccordo che menò i Curu a perdere il regno."

LXII Gianamegiaia disse: " "Ottimo Bramino adesso che mi hai fatto una sintesi del Maabarata ti chiedo di raccontarmelo per intero sono molto curioso non mi basta un riassunto: non deve essere stato un motivo stupido a spingere quei virtuosi ad uccidere coloro che non avrebbero dovuto uccidere soprattutto visto che ancora oggi gliene fanno plauso e d'altronde perché prima hanno sopportato tutte le persecuzioni cui i Curu li hanno sottoposti quando erano innocenti e avrebbero avuto la capacità di vendicarsi? Perché Bima forte più che 10000 elefanti ha trattenuto l'ira quando gli hanno fatto torto? Perché la casta Crisna figlia di Drupada insultata da quegli sciagurati pur potendo non li ha inceneriti con i suoi occhi fiammeggianti ira? Perché Bima

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Argiuna Nacula e Saadeva essi stessi insultati dai Curu hanno seguito Iudistira che era così gravemente dedito al gioco d'azzardo? E perché Iudistira massimamente virtuoso figlio nientemeno che di Darma impeccabile nell'assolvere i propri doveri tollerò quell'eccesso di pena? E perché Argiuna con Crisna come carrettiere e col fatto che poi sterminò a frecciate un intero esercito però intanto soffrì tutte quelle persecuzioni? Spiegami come avvenne tutto ciò e tutte le imprese di quei grandi condottieri." Vaisampaiana rispose: "Stabilisci un tempo per l'ascolto: questa storia è davvero lunghissima e questo è solo l'inizio. Io la racconterò reciterò la composizione integrale del massimo Risci Viasa mente incommensurabile e venerato in tutti i mondi. Questo Barata consiste di 100'000 versi sacri e chi lo recita e chi l'ascolta accedono al mondo di Brama e diventano eguali agli dèi. Questo Barata è eguale ai Veda è santo ed eccelso è il più meritevole d'essere ascoltato ed è un Purana venerato dai Risci contiene molte istruzioni utili circa Arta e Cama Profitto e Piacere muove il cuore verso il desiderio di salvazione. Persone dotte che recitano questo Veda a coloro che sono liberali onesti e religiosi ottengono ricchezza peccati come l'aborto sono senz'altro distrutti per quanto crudele e peccatore sia chi ascolterà questa storia sfuggirà a tutti i propri peccati come il Sole a Rau dopo l'eclisse.

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Questa storia è chiamata Giaia. Dovrebbe ascoltarla chi cerca la vittoria un re che l'ascolti può conquistare il mondo e mettere sotto tutti i nemici. Questa storia è in sé un atto potente di propiziazione un sacrificio che porta frutti benedetti dovrebbe sempre essere ascoltata da un giovane re con la sua regina perché concepiranno un figlio eroico o una figlia degni del trono. Questa storia è la scienza sublime e sacra di Darma Arta e Mocsa. Viene raccontata oggi ma anche nel futuro. Chi l'ascolta ha figli e servi sempre obbedienti e ligi. Tutti i peccati del corpo della parola o della mente lasciano chi ascolta questa storia. Chi ascolta la storia della nascita dei principi Barata senza malizia non ha più da temere malattie né morte. Crisna-Dvaipaiana ha composto quest'opera desiderando divulgare la fama dei Pandava e di altri Csciatria sapientissimi e spirituali già conosciuti in tutto il mondo per le loro gesta. Eccetera eccetera. Ha impiegato 3 anni per completare quest'opera. Tutti i giorni si alzava si purificava faceva le sue devozioni ascetiche e componeva il Maabarata. Eccetera. Chi dona una copia del Barata a chi la chiede in realtà sta donando il mondo intero con la sua cinta di mari. Figlio di Paricscit sto per raccontarti da

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cima a fondo questa piacevole storia che reca virtù e vittoria. Qualunque cosa circa virtù ricchezza piacere e salvazione la si può trovare anche altrove ma se non si trova qui non esiste in alcun dove.

LXIII Vaisampaiana disse:" C'era un re di nome Upariciara straordinariamente dedito alla virtù e alla caccia ed era della schiatta dei Paurava si chiamava anche Vasu e istruito da Indra conquistò il delizioso regno di Cedi ma dopo qualche tempo depose le armi e si ritirò in eremitaggio praticando austerità tanto dure che gli dèi con Indra a capo temendo mirasse a dominare tutti loro un giorno si manifestarono ai suoi occhi e lo blandirono fino a farlo desistere: "Signore del mondo, dovresti adoperarti affinché nel mondo la virtù non soffra diminuzioni! Se tu la proteggerai a sua volta proteggerà l'universo." Indra soggiunse: "Proteggi nel mondo la virtù attentamente e inflessibilmente. Se sarai virtuoso dopo la vita potrai vivere per sempre in regioni sacre. Anche se io sono un essere celeste e tu un essere terrestre però mi sei caro e ti considero un amico. Torna a vivere in quella deliziosa regione del mondo che

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è piena di animali è sacra zeppa di ricchezze e mais protetta come il paradiso mite nel clima benedetta con ogni sorta di godimenti fertile zeppa di preziosi gemme e pietre rare fatta di paesi devoti alla virtù e genti oneste felici mai bugiarde nemmeno per scherzo i figli non spartiscono mai il patrimonio con i padri e si occupano sempre di tutti i parenti le bestie magre non sono mai aggiogate agli aratri o ai carri né vengono caricate di mercanzie le bestie che si impiegano sono sempre ben nutrite e massicce le 4 caste si attengono alle rispettive vocazioni. Vogliamo che nulla accada nel trimundio senza che tu lo sappia. Ti darò una macchina di vetro come quelle che solo gli dèi sanno portare in giro per i cieli e tu solo fra tutti i mortali ne avrai una anche tu per poter volare nei cieli come un dio terrestre. Ti darò una ghirlanda trionfale di fiori di loto imperituri che se in battaglia la terrai addosso nessun'arma potrà ferirti è nota come la ghirlanda di Indra e sarà il tuo segno distintivo." Indra gli diede pure un bambù per proteggere gli onesti e i pacifici che trascorso 1 anno piantò a terra per venerare Indra e da allora tutti i re fanno lo stesso: lo piantano e lo ornano con tessuti d'oro ghirlande profumi e altro e

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venerano Indra. Il quale compiaciuto di Vasu s'incarnò in un cigno e volò di persona a prendersi le adorazioni rimanendone deliziato: "Uomini e re che mi adoreranno magno cum gaudio durante questa festività come il re di Cedi otterranno gloria e vittoria per i propri paesi e regni e le loro città saranno prospere e felici." In effetti coloro che osservano questa festività di Sacra elargendo terra gemme e pietre preziose diventano rispettabili in tutto il mondo. Vasu fu tenuto in gran conto da Indra. Da Cedi governò il mondo intero virtuosamente. E sempre rispettò la festività di Indra. Ebbe 5 figli smisuratamente forti e valorosi. Li mise ognuno governatore di una provincia: Vriadrata fu conosciuto col nome di Maarata e tenne Magada, l'altro figlio fu Pratiagraa, l'altro Cusamva alias Manivaana, poi Mavella e Iadu invincibile in guerra: fondarono regni e città cui diedero i propri nomi e dinastie separate che durarono molte epoche. Quando Vasu sedeva a bordo della macchina di vetro e attraversava il cielo veniva avvicinato da Gandarva e Apsara che gli si rivolgevano chiamandolo Upariciara. Vicino alla sua capitale scorreva il fiume Suctimati. Un giorno il monte Cola-ala s'infoiò del fiume e volle ingropparlo ma Vasu se ne accorse e gli diede un calcio così forte che mollò la presa ma già l'aveva

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ingravidato: nacquero 2 gemelli che il fiume donò a Vasu come segno di gratitudine per averlo liberato dall'amplesso del monte e il gemello maschio Vasu lo fece generalissimo del suo esercito e la gemella femmina Girica se la sposò. Terminato il corso mestruale e purificatasi con un bagno Girica si presentò al suo signore ma quello stesso giorno gli si presentarono anche i suoi Pitri chiedendogli di uccidere un cervo per il loro Sradda sicché Vasu si sentì in dovere di ubbidire loro e uscì a caccia ma tutto il tempo aveva in mente Girica sola e bellissima come Sri: era primavera i boschi che attraversava erano deliziosi come i giardini del re delle Gandarva c'erano Asoca Ciampaca Ciuta Atimucta e molti altri alberi splendidi e sacri abbondanti di fiori fragranti e frutti dolcissimi e l'intera foresta smaniava per la cochila che cantava languida e vibrava col ronzio delle api ammattite: il re fu preso dal desiderio ma sua moglie non c'era e lui impazziva e vagava di qua e di là fino a che sedette all'ombra di un magnifico Asoca tutto foglie e fiori ma le fragranze della stagione gli odori penetranti dei fiori la brezza deliziosa tutto lo eccitava e non riusciva a togliersi dalla testa la bellissima Girica. Conosceva bene le verità sottili di Darma e Arta: vide un'aquila lì

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vicino che riposava e l'appressò: "Porta questo seme a mia moglie Girica e daglielo: proprio ora è fertile." L'aquila prese il seme e volò via ma fu adocchiata da un'altra aquila che credeva tenesse una preda e l'attaccò e si diedero colpi di becco ma il seme cadde nel fiume Iamuna dove abitava un'Apsara di massimo rango di nome Adrica che un Bramino aveva maledetto e trasformato in un pesce che si mangiò il seme. Nove mesi dopo fu pescata da alcuni pescatori che tagliandole la pancia trovarono con gran sorpresa due bambini un maschio e una femmina. Andarono a raccontare la cosa al re Upariciara: "Abbiamo trovato queste due creature dall'aspetto umano dentro la pancia di un pesce!" Il re si prese il bambino che divenne re Mazia virtuoso e veritiero. L'Apsara fu libera dalla maledizione come le era stato assicurato da chi l'aveva maledetta assunse la propria forma divina e intraprese la via degli Sidda Risci e Ciarana. La bambina che puzzava di pesce il re la diede in figlia ai pescatori si chiamò Satiavati era stupenda e virtuosissima i suoi sorrisi rapivano ma finché stette fra i pescatori puzzò sempre di pesce. Siccome voleva essere d'aiuto al padre adottivo prese una barca sul fiume Iamuna. Un giorno la vide Parasara Risci mentre vagabondava e benché anacoreta subito la concupì: "Facciamo all'amore!" "Ci sono dei Risci che ci guardano

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sull'altra sponda del fiume, come posso?" Levò una nebbia fitta fitta. Lei stupì e arrossì pudica. "Guarda che sono ancora una fanciulla in casa di papà. Se facciamo l'amore perdo la verginità. E poi come torno a casa? E come faccio a vivere? Pensaci sopra e poi fa' ciò che s'ha da fare, illustrissimo." Il Risci si compiacque: "Ti prometto che resti vergine anche se mi accontenti. E tu invece cosa desideri bella ritrosa? Dimostro sempre la mia riconoscenza." Chiese che in cambio il suo corpo profumasse di buono invece che di pesce. Glielo accordò. Lei ne fu entusiasta subito venne fertile e si diede a quel Risci dagli incredibili poteri. Da allora fu conosciuta come Gandavati colei che profuma di buono ed era possibile sentire il suo profumo da 1 iogiana motivo per cui era chiamata anche Iogianaganda colei che profuma per 1 iogiana tutt'intorno. Parasara invece tornò al suo eremo. Per altro Satiavati olezzante e verginissima era rimasta in cinta e quello stesso giorno su di un'isola di Iamuna partorì un bambino superdotato che con il suo consenso volle subito dedicarsi all'ascetismo onde la lasciò con queste parole: "Quando capiterà appena mi

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evocherai ti apparirò." Fu così che Viasa nacque da Satiavati e siccome nacque su un'isola fu chiamato Duaipaiana. Osservando che la virtù è un quadrupede che ogni iuga s'azzoppa una zampa e che la lunghezza della vita e la forza degli uomini vanno al passo con gli iuga e desiderando ottenere il favore di Braman e dei Bramini Duaipaiana sistemò i Veda per cui fu chiamato Viasa colui che sistema. Insegnò i Veda e separatamente il Maabarata a Sumanta Giaimini Paila il figlio Suca e Vaisampaiana. Bisma nacque dal ventre di Ganga ingravidata da re Santanu fu smisuratamente energico famoso splendido originato dai componenti dei Vasu. Vidura nacque così: Animandavia Risci illustrissimo fu accusato di aver rubato per cui lo impalarono e lui convocò Darma: "Da bambino ho infilzato una mosca su di un filo d'erba o Darma è vero! Ma a quel che mi consta non ho commesso altro peccato in tutta la vita mentre di contro ho fatto migliaia di penitenze: non sono bastate a riscattarmi da quel solo peccato? Mentre uccidere un Bramino è peggio che uccidere qualunque altra creatura dunque o Darma tu hai peccato gravemente dunque tu dovrai nascere in terra come un Sudra." E così Darma nacque nella casta dei Sudra nel corpo di Vidura assolutamente scevro da peccato. Carna nacque da Cunti ancora fanciulla

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ingravidata da Suria: fu partorito che aveva indosso una corazza naturale e un paio di orecchini. Visnù nacque da Devachi e Vasudeva per la salvezza del trimundio. Non ha inizio né fine irradia splendore è il creatore dell'universo il signore di tutto la causa invisibile di tutto incorruttibile onnipervadente centro di gravità è la sostanza a cui coineriscono i 3 attributi di Satva Ragia e Tama è l'anima universale l'immutabile la materia da cui è stato tratto l'universo eccetera è l'Om dei Veda è infinito inamovibile salvo che di propria volontà è illustre è l'incarnazione dello stile di vita Sanniasa è ciò che aleggiava sopra le acque prima della creazione è il grandioso organizzatiore eccetera è impercettibile ai nostri sensi è lo stesso universo senza inizio nascita e corruzione è infinitamente ricco è il Gransignore di tutte le creature: si fece uomo della schiatta degli Andaca-Vrisni per accrescere la Virtù. Satiachi e Critavarma nacquero da Satica e Ridica furono grandi guerrieri molto dotti obbedienti a Naraiana. Drona nacque dal seme di Baraduagia Risci conservato in una pentola come dice il suo nome. Cripi madre di Asuattaman e Cripa nacquero gemelli dal seme

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di Gautama caduto su di un cespuglio di canne. Dristadiumna nacque dal fuoco sacrificale splendido come Aghni e con in mano l'arco per distruggere Drona. Crisna (Draupadi) nacque dall'altare sacrificale risplendente bella luminosa eccellente. Poi nacque Naghnagit discepolo di Pralada poi Suvala che figliò Sacuni che maledetto dagli dei divenne grande assassino e nemico della virtù e figliò anche Gandari madre di Duriodana. Dritarastra signore d'uomini nacque da Crisna e Vicitraviria. Vidura saggio intelligente scevro da ogni peccato e dedito al profitto sia religioso che materiale nacque Sudra da Duaipaiana. Pandu figliò 5 figli con le 2 mogli: Iudistira nacque dal seme di Darma cioè Iama dio della giustezza, Bima stomaco da lupo nacque da Marut dio del vento, Danangiaia cioè Argiuna benedetto da buona sorte e primo fra i guerriere nacque da Indra, Nacula e Saadeva belli dediti ai loro superiori nacquero dai gemelli Asuin. Dritarastra figliò un centinaio di figli Duriodana e tanti altri e un altro di nome Iuiutsu da una donna vaisia e tra di loro 11 furono grandissimi Maarata cioè guidatori di carri: Dusasana Dusaa Giaia Satiavrata Purumitra Iuiutsu eccetera. Abimaniu nacqua da Subadra sorella di Vasudeva e Argiuna fu dunque nipote di Pandu.

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I 5 Pandava figliarono 1 figlio ciascuno da Panciali loro moglie comune tutti belli e sapienti: Iudistira figliò Pritivindia, Vricodare Sutasoma, Argiuna Srutachirti, Nacula Satanica, Saadeva Srutasen. E Bima nella foresta ebbe un altro figlio Gatotcacia con Idimva. Sicandin nacque figlia di Drupada e fu poi trasformata in un bambino da Iaksa per il suo bene. Durante la guerra dei Curu intervennero centinaia di migliaia di re a combattere gli uni contro gli altri. Ci vorrebbero più di 10'000 anni per nominare tutti i combattenti. Ho citato i principali."

LXIV Gianamegiaia disse: "Desidero sapere tutto di tutti quelli che hai citato e anche di quelli che hai tralasciato e ancora di altri 1'000 re. E devi raccontarmi dettagliatamente i motivi per cui quei divini Maarata nacquero in terra." Vaisampaiana rispose: "Ciò che domandi è un mistero persino agli dèi. Ma te lo spiegherò dopo essermi inchinato al Nato-da-sé. Parasurama figlio di Giamadagni dopo aver spazzato via dal mondo

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per 21 volte tutti gli Csciatria si ritirò sul monte Maendra ed intraprese la via ascetica. E mentre il mondo era orbo degli Csciatria le loro donne desiderose di discendenza presero a rivolgersi ai Bramini che si accoppiarono a loro ma solo nei periodi di fertilità né mai in altri periodi o per lussuria sicché molte donne Csciatria restarono gravide e partorirono molti Csciatria così che la schiatta non si estinse ma si rinnovò dall'incrocio di femmine Csciatria con maschi Bramini: la nuova generazione godette di vita lunga e prosperò virtuosa. E così furono ristabilite le 4 caste con i Bramini alla guida. A quel tempo ogni uomo si stringeva alla propria moglie solo nel periodo fertile né mai per desiderio sessuale ed ogni creatura persino gli uccelli faceva lo stesso. Così nacquero centinaia di migliaia di creature tutte virtuose che presero a riprodursi virtuosamente libere dal dolore e dalla malattia. Tutta la terra fino al mare con le montagne i boschi le città fu di nuovo governata virtuosamente dagli Csciatria e le altre caste con a capo i Bramini furono tremendamente felici. I re si liberarono da tutti i vizi generati da lussuria e iracondia e punirono giustamente chi lo meritava. Colui cui sono dedicati un centinaio di sacrifici e che tiene un migliaio di occhi constatando la virtuosità degli Csciatria fece piovere appropriatamente e benedisse tutte le creature. Nessuno morì o scopò anzitempo. Tutti vissero molto a lungo. Gli Csciatria intrapresero sacrifici

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grandiosi ed elargirono enormi ricchezze. I Bramini studiarono i Veda con le loro branche e le Upanisciad né mai capitò che insegnassero per soldi o che dessero letture in presenza di Sudra. I Vaisia coltivarono la terra con l'aiuto dei manzi. Non aggiogarono mai le vacche. Anzi nutrirono sempre bene le vacche magre. Né munsero mai le vacche fino a che i vitelli non si svezzavano. Nessun mercante adoperò bilance truccate. Tutti tutti fecero tutto tenendo la via della virtù. Ogni casta era dedita ai propri doveri. A quei tempi non capitava mai che la virtù subisse una diminuzione. Vacche e donne si sgravavano al momento giusto. Gli alberi fiorivano e poi fruttificavano secondo le stagioni. Così durante l'età Crita il mondo si riempì di numerose creature. E così gli Asura presero a nascere nelle stirpi di re. I figli dei Diti sconfitti più volte in guerra dai figli degli Aditi e destituiti dei loro regni celesti dovettero reincarnarsi nel mondo come vitelli cavalli asini cammelli bufali Racsasa elefanti cervi e molti altri così numerosi che fra quelli che erano già nati e quelli che ancora dovevano il mondo non bastava più a se stesso. Fra di essi alcuni nacquero re straordinariamente superbi insolenti e forti vinsero tutti i nemici occuparono la terra

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intera fino all'oceano sottomisero Bramini Csciatria Vaisia Sudra e ogni altra creatura sparsero terrore e morte traversando le regioni in bande di cento o mille incuranti di verità e virtù superbi della propria forza ebbri d'insolenza insultarono persino i massimi Risci in eremitaggio. Allora il mondo dovette rivolgersi a Braman. La Tartaruga Sescia l'Elefante mastodonte e molte altre Sescia congiunsero gli sforzi per sorreggere il mondo gravato dal peso dei Danava e oppresso dal terrore. E allora il mondo cercò la protezione del Gransignore di tutte le creature: lo trovò circondato da dèi Bramini Risci Gandarva e Apsara e gli raccontò ogni cosa ma già sapeva ogni cosa l'Onnisciente Autocreato Signore Supremo - e perché mai non dovrebbe sapere tutto di quello che passa nella testa delle sue creature compresi dèi e Asura lui che è il Creatore di tutto? Così replicò Braman Creatore d'ogni creatura anche detto Isa Sambu e Pragiapati: "Destino tutti i celesti a risolvere la tua questione." Accomiatò il mondo e si rivolse agli dèi: "Per sollevare il mondo del suo peso andate e nascete nel mondo ognuno secondo il proprio ruolo e combattete gli Asura che già sono nati." A Gandarva e Apsara disse: "Anche voi andate a nascere nel mondo fra gli uomini secondo i vostri ruoli nelle forme che meglio vi aggradano."

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Indra e tutti gli altri dèi trovarono le parole del capo vere auspicabili viste le circostanze e foriere di benefici dunque le accettarono. Avendo deciso di calarsi nel mondo nei rispettivi ruoli si recarono da Naraiana a Vaicunt: lo sterminatore dei nemici degli dèi con il disco e la mazza vestito di rosso splendido il loto nell'ombelico lo sguardo basso sul petto signore dello stesso Pragiapati regnante di tutti gli dèi fortissimo il marchio del vortice sul petto lui che muove le facoltà di ognuno e che tutti gi dèi venerano. Indra gli si rivolse così: "Fatti carne." "Amen."

LE ORIGINI - SAMBAVA LXV Allora Indra pianificò con Naraiana la sua calata nel mondo insieme a tutti gli dèi impartì le disposizioni necessarie e si congedò. Così gli abitanti del cielo si fecero carne in terra per distruggere gli Asura e salvare il trimundio. Nacquero come gli piacque fra i Bramini ed i saggi di corte. Uccisero Danava Racsasa Gandarva Serpi altri pappauomini e molti altri che a loro volta non erano capaci di uccidere

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i celesti neppure da bambini tanto erano forti. Da Braman originano sei figli spirituali Marici Atri Angiras Pulastia Pulaa e Cratu. Da Marici origina Casiapa e da lui tutti gli altri. Dacsia (uno dei Pragiapati) figliò 13 figlie Aditi Diti Danu Cala Danaiu Sinica Croda Prada Vis-ua Vinata Capila Muni e Cadru la cui discendenza è sterminata. • Aditi originò i 12 Aditia signori dell'universo: Datri Mitra Ariaman Sacra Varuna Ansa Vaga Vivas-uat Uscia Savitri Tvastri e Visnu superiore a tutti. • Diti oririginò Iraniacasipu che ebbe 5 figli famosissimi Pralada Sarada Anurada Sivi e Vascala. E tutti sanno che Pralada ne ebbe 3 Virociana Cumba e Nicumba. Viociana figliò Vali che figliò Asura e Vana che fu un seguace di Rudra e fu conosciuto anche come Maacala. • Danu ebbe 40 figli Vipraciti Samvara Namuci Pauloman eccetera eccetera. • Sinica partorì Rau che perseguita Sole e Luna, e poi Suciandra Ciandraantri e Ciandrapramardana. • L'infinita progenie di Croda fu corrotta e viziosa quanto lei biliosa infida e sterminatrice. Fra gli altri Danaiu figliò Vicsciara Vala Vira e Vritra. I figli di Cala furono Vinasana Croda Crodaantri e Crodasantru tutti pari a Iama sterminatore. Eccetera. • Vinata figliò Tarchia Aristanemi Garuda Aruna Aruni e Varuni.

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• Cadru figliò Sescia Ananta Vasuchi Tacsciaca Cumara Culica. • Muni figliò Bimasena Ugrasena Suparna Varuna Gopati Dritarastra Suriovarcias eccetera. • Prada figliò Anavadia Manu Vansa Asura eccetera eccetera tutti Gandarva e poi ingravidata da Casiapa figliò ancora le Apsara: Alamvuscia Misraches Vidiuptarna eccetera. Questa è la storia della nascita di tutte le creature di Gandarva Apsara Serpi Suparna Rudra Marut vacche e Bramini. Leggerla allunga la vita: è sacra pregevole piacevolissima. Bisognerebbe sempre ascoltarla o recitarla ad altri col giusto spirito.

LXIV Torniamo ai 6 figli spirituali di Braman (Marici Atri Angiras Pulastia Pulaa e Cratu): ce ne fu anche un altro di nome Stanu. • Stanu ne figliò 11 chiamati i Rudra: Mrigavaiada Sarpa eccetera. • Angiras ebbe 3 figli Vriaspati Utatia e Samvarta. • Atri ne ebbe molti tutti grandi Risci esperti di Veda asceti di successo anime in pace.

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• Pulastia figliò Racsasa Scimmie Chinnara cioè centauri e Iacsa. • Pulaa figliò Salaba cioè gli insetti alati Leoni Chimpuruscia cioè mezziuomini-mezzi-leoni Tigri Orsi e Lupi. • Crau figliò i Valachilia compagni di Suria devoti al vero e ai fioretti. Dall'alluce destro di Braman saltò fuori l'illustre Risci Dacsia e dal sinistro la moglie che gli partorì 50 figlie stupende occhi di loto sicché lui le fece sue Putrica di modo che i loro figli sarebbero appartenuti sia ai loro mariti che a lui: sposò 10 figlie a Darma 27 a Ciandra 13 a Casiapa: • Le 10 di Darma furono Chirti Lacsmi Driti eccetera • Le 27 di Ciandra cioè Soma cioè la Luna furono le Nacsciatra e le Iogini che si occupano di marcare il tempo per assistere il corso dei mondi. E Braman ebbe un altro figlio di nome Manu che figliò Pragiapati che figliò gli otto Vasu: Dara Druva Soma eccetera eccetera eccetera; e Dara figliò Dravina e Uta-avia-vaa; Druva figliò Cala cioè il Tempo disintegratore dei mondi; Soma figliò Varcia. E Varcia ebbe 3 figli da Manoara eccetera. Eccetera. Eccetera. E Aghni figliò Cumara che nacque in una foresta di canne e fu conosciuto anche come Carticheia perché fu allevato da Crittica e compagnia. Eccetera.

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E la sorella di Vriaspati fu la prima donna a pronunciare il verbo sacro intraprendere penitenze ascetiche vagabondare per il mondo e sposò Prabasa l'ottavo dei Vasu da cui ebbe Visvacarma che fondò le arti tutte le arti migliaia di arti fu l'ingegnere degli immortali l'artigiano d'ogni genere di ornamenti l'artista primigenio costruì le macchine celestiali per gli dèi e le sue invenzioni permettono all'uomo di sopravvivere ed è per questo che gli uomini lo venerano è eterno è immutabile questo Visvacarma. Darma sgorgò fuori dalla mammella destra di Braman ed è il dispensatore d'ogni felicità. Ebbe 3 figli eccellenti e molto charmant: Sama Cama e Arscia cioè Pace Desiderio e Gioia che con la loro energia stanno sostenendo i mondi eccetera. Torniamo a Marici primo dei figli spirituali di Braman: Marici figliò Casiapa da cui discesero dèi e Asura quindi Casiapa è il Padre dei mondi. Tvastri fu la moglie di Savitri e partorì in cielo i 2 gemelli As-uin. Eccetera. Brigu saltò fuori dal petto di Braman squartandolo. Figliò Sucra che diventò un pianeta al comando dell'Auto-esistente coinvolto nel regolare le piogge le

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calamità e dunque le vite delle creature del trimundio: intelligente saggio austero uso a condurre una vita da Bramaciarin grazie ai suoi poteri ascetici si sdoppiò per essere guida spirituale di Daitia e dèi al contempo. Intanto Brigu fece un altro figlio Ciavana bello come il sole virtuoso e famoso saltò fuori dal ventre della madre e la liberò dal Racsasa che stava rapendola poi sposò Arusci figlia di Manu con cui figliò Aurva che saltò fuori dalla coscia di Arusci e figliò Ricica che figliò Giamadagni che ebbe 4 figli di cui il più giovane fu Rama eccellente sotto ogni profilo esperto di armi massacratore di Csciatria castissimo eccetera. Braman aveva altri 2 figli Datri e Vidatri che stavano con Manu. Loro sorella è le beneaugurante Lacschmi che abita in mezzo ai fior di loto che ha 2 figli spirituali che sono i cavalli rampa-cielo. Divi figlia di Sucra diventò la moglie più anziana di Varuna partorì un maschio e una femmina Vala e Sura cioè vino per la gioia degli dèi. Adarma cioè il Peccato nacque quando creature affamate presero a divorarsi l'un l'altre: Adarma le distrugge sempre tutte. Tiene Niriti come sposa e i Racsasa come figli che perciò si chiamano anche Nairita. Ha altri 3 figli crudeli sempre occupati da imprese peccaminose: Baia cioè paura Maabaia cioè grandissima paura e Mritiu cioè morte che è sempre intento a massacrare ogni creato e dunque non

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tiene moglie né figli. E Tamra partorì 5 figlie Cachi il corvo che generò i corvi, Sieni l'aquila che generò aquile galli e avvoltoi, Fasi la gallina, Dritarastri l'oca che generò anatre cigni e Ciacravaca, e Suchi il pappagallo che generò tutti i pappagalli. Eccetera. E Badramana generò gli elefanti celesti Airavata. E Ari generò tutte le specie di scimmia e i cavalli. Eccetera. Eccetera. Eccetera.

LE ORIGINI – SAMBAVA LXV Allora Indra pianificò con Naraiana la sua calata nel mondo insieme a tutti gli dèi impartì le disposizioni necessarie e si congedò. Così gli abitanti del cielo si fecero carne in terra per distruggere gli Asura e salvare il trimundio. Nacquero come gli piacque fra i Bramini ed i saggi di corte. Uccisero Danava Racsasa Gandarva Serpi altri pappa-uomini e molti altri che a loro volta non erano capaci di uccidere i celesti neppure da bambini tanto erano forti. Da Braman originano sei figli spirituali Marici Atri Angiras Pulastia Pulaa e Cratu. Da Marici

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origina Casiapa e da lui tutti gli altri. Dacsia (uno dei Pragiapati) figliò 13 figlie Aditi Diti Danu Cala Danaiu Sinica Croda Prada Visua Vinata Capila Muni e Cadru la cui discendenza è sterminata. • Aditi originò i 12 Aditia signori dell'universo: Datri Mitra Ariaman Sacra Varuna Ansa Vaga Vivasuat Uscia Savitri Tvastri e Visnu superiore a tutti. • Diti oririginò Iraniacasipu che ebbe 5 figli famosissimi Pralada Sarada Anurada Sivi e Vascala. E tutti sanno che Pralada ne ebbe 3 Virociana Cumba e Nicumba. Viociana figliò Vali che figliò Asura e Vana che fu un seguace di Rudra e fu conosciuto anche come Maacala. • Danu ebbe 40 figli Vipraciti Samvara Namuci Pauloman eccetera eccetera. • Sinica partorì Rau che perseguita Sole e Luna, e poi Suciandra Ciandraantri e Ciandrapramardana. • L'infinita progenie di Croda fu corrotta e viziosa quanto lei biliosa infida e sterminatrice. Fra gli altri Danaiu figliò Vicsciara Vala Vira e Vritra. I figli di Cala furono Vinasana Croda Crodaantri e Crodasantru tutti pari a Iama sterminatore. Eccetera. • Vinata figliò Tarchia Aristanemi Garuda Aruna Aruni e Varuni. • Cadru figliò Sescia Ananta Vasuchi Tacsciaca Cumara Culica. • Muni figliò Bimasena Ugrasena Suparna Varuna Gopati Dritarastra Suriovarcias eccetera.

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• Prada figliò Anavadia Manu Vansa Asura eccetera eccetera tutti Gandarva e poi ingravidata da Casiapa figliò ancora le Apsara: Alamvuscia Misraches Vidiuptarna eccetera. Questa è la storia della nascita di tutte le creature di Gandarva Apsara Serpi Suparna Rudra Marut vacche e Bramini. Leggerla allunga la vita: è sacra pregevole piacevolissima. Bisognerebbe sempre ascoltarla o recitarla ad altri col giusto spirito.

LXVI Torniamo ai 6 figli spirituali di Braman (Marici Atri Angiras Pulastia Pulaa e Cratu): ce ne fu anche un altro di nome Stanu. • Stanu ne figliò 11 chiamati i Rudra: Mrigavaiada Sarpa eccetera. • Angiras ebbe 3 figli Vriaspati Utatia e Samvarta. • Atri ne ebbe molti tutti grandi Risci esperti di Veda asceti di successo anime in pace. • Pulastia figliò Racsasa Scimmie Chinnara cioè centauri e Iacsa. • Pulaa figliò Salaba cioè gli insetti alati Leoni Chimpuruscia cioè mezzi-uomini-mezzi-leoni Tigri Orsi e Lupi. • Crau figliò i Valichilia compagni

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di Suria devoti al vero e ai fioretti. Dall'alluce destro di Braman saltò fuori l'illustre Risci Dacsia e dal sinistro la moglie che gli partorì 50 figlie stupende occhi di loto sicché lui le fece sue Putrica di modo che i loro figli sarebbero appartenuti sia ai mariti che a lui: sposò 10 figlie a Darma 27 a Ciandra 13 a Casiapa: • Le 10 di Darma furono Chirti Lacsmi Driti eccetera • Le 27 di Ciandra cioè Soma cioè la Luna furono le Nacsciatra e le Iogini che si occupano di marcare il tempo per assistere il corso dei mondi. E Braman ebbe un altro figlio di nome Manu che figliò Pragiapati che figliò gli 8 Vasu: Dara Druva Soma eccetera eccetera eccetera; e Dara figliò Dravina e Uta-avia-vaa; Druva figliò Cala cioè il Tempo disintegratore dei mondi; Soma figliò Varcia. E Varcia ebbe 3 figli da Manoara eccetera. Eccetera. Eccetera. E Aghni figliò Cumara che nacque in una foresta di bambù e fu conosciuto anche come Carticheia perché fu allevato da Crittica e compagnia. Eccetera. E la sorella di Vriaspati fu la prima donna a pronunciare il verbo sacro intraprendere penitenze ascetiche vagabondare per il mondo e sposò Prabasa l'ottavo dei Vasu da cui ebbe Visvacarma che fondò le arti tutte le

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arti migliaia di arti fu l'ingegnere degli immortali l'artigiano d'ogni genere di ornamenti l'artista primigenio costruì le macchine celestiali per gli dèi e le sue invenzioni permettono all'uomo di sopravvivere ed è per questo che gli uomini lo venerano è eterno è immutabile questo Visvacarma. Darma sgorgò fuori dalla mammella destra di Braman ed è il dispensatore d'ogni felicità. Ebbe 3 figli eccellenti e molto charmant: Sama Cama e Arscia cioè Pace Desiderio e Gioia che con la loro energia stanno sostenendo i mondi eccetera. Torniamo a Marici primo dei figli spirituali di Braman: Marici figliò Casiapa da cui discesero dèi e Asura quindi Casiapa è il Padre dei mondi. Tvastri fu la moglie di Savitri e partorì in cielo i 2 gemelli Asuin. Eccetera. Brigu saltò fuori dal petto di Braman squartandolo. Figliò Sucra che diventò un pianeta al comando dell'Auto-esistente coinvolto nel regolare le piogge le calamità e dunque le vite delle creature del trimundio: intelligente saggio austero uso a condurre una vita da Bramaciarin grazie ai suoi poteri ascetici si sdoppiò per essere guida spirituale di Daitia e dèi al contempo.

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Intanto Brigu fece un altro figlio Ciavana bello come il sole virtuoso e famoso saltò fuori dal ventre della madre e la liberò dal Racsasa che stava rapendola poi sposò Arusci figlia di Manu con cui figliò Aurva che saltò fuori dalla coscia di Arusci e figliò Ricica che figliò Giamadagni che ebbe 4 figli di cui il più giovane fu Rama eccellente sotto ogni profilo esperto di armi massacratore di Csciatria castissimo eccetera. Braman aveva altri 2 figli Datri e Vidatri che stavano con Manu. Loro sorella è le beneaugurante Lacschmi che abita in mezzo ai fior di loto che ha 2 figli spirituali che sono i cavalli rampa-cielo. Divi figlia di Sucra diventò la moglie più anziana di Varuna partorì un maschio e una femmina Vala e Sura cioè vino per la gioia degli dèi. Adarma cioè il Peccato nacque quando creature affamate presero a divorarsi l'un l'altre: Adarma le distrugge sempre tutte. Tiene Niriti come sposa e i Racsasa come figli che perciò si chiamano anche Nairita. Ha altri 3 figli crudeli sempre occupati da imprese peccaminose: Baia cioè paura Maabaia cioè grandissima paura e Mritiu cioè morte che è sempre intento a massacrare ogni creato e dunque non tiene moglie né figli. E Tamra partorì 5 figlie Cachi il corvo che generò i corvi, Sieni l'aquila che generò aquile galli e avvoltoi, Fasi la gallina, Dritarastri l'oca che generò anatre cigni e Ciacravaca, e Suchi il

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pappagallo che generò tutti i pappagalli. Eccetera. E Badramana generò gli elefanti celesti Airavata. E Ari generò tutte le specie di scimmia e i cavalli. Eccetera. Eccetera. Eccetera.

LXVII Il primo dei Danava Vipracitti si incarnò in Giarasanda. Iraniacasipu in Sisupala. Samlada in Salia. Anulada in Dristachetu. Eccetera. Drona nacque non da una donna ma da un pezzo di Vriaspati: fu il principe di tutti gli arcieri esperto di tutte le armi capace di grandissime imprese ottimo conoscitore dei Veda scienziato delle armi orgoglio della sua razza padre di Asuattaman. Asuattaman nacque in terra dall'assemblaggio di pezzi di Maadeva Iama Cama e Croda e fu tremendo per tutti i suoi nemici. Gli 8 Vasu nacquero in terra da Ganga e Santanu e il più giovane fu Bisma. Eccetera. Dal seme di Crisna-Duaipaiana nacquero Dritarastra, braccia lunghe grande energia re occhio profetico ma cieco per colpa della

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madre e rabbia del Risci, Pandu, grande uomo devoto a verità e virtù e incarnazione della Purezza, Vidura, primo fra gli uomini virtuosi incarnazione della Giustizia. Duriodana malvagio corrotto distruttore dell'incantevole nomea dei Curu nacque da una porzione di Cali in terra fu responsabile della strage di tutte le creature e della devastazione del mondo e alimentò la fiamma dell'ostilità che in ultimo bruciò tutto. Ebbe un centinaio di fratelli che furono l'incarnazione dei figli di Pulastia i Racsasa viziosi primo fra tutti Dusasana che lo aiutarono sempre e furono tutti figli di Dritarastra che ne ebbe anche un altro Iuiuzu da una donna Vaisia e furono in ordine di nascita: Duriodana Iuiuzu Dusasana Dusaa Dusciala Durmuca Vivinsati Vicarna eccetera. Ci fu ancora una figlia Dusala. Furono tutti eroi grandi condottieri esperti di Veda temibili sia in attacco che in difesa facili ad apprendere e Dusala sposò Giaiadrata re dei Sindu seguendo il consiglio di Sacuni. I figli di Pandu furono invece Iudistira porzione di Darma, Bimasena del dio dei venti, Argiuna di Indra, Nacula e Saadeva forti e bellissimi dei gemelli Asuin. Varcia figlio di Soma divenne Abimaniu figlio di Argiuna e prima che accadesse Soma aveva detto: "Non posso separarmi da mio figlio che mi è più caro della vita stessa quindi facciamo un patto da non trasgredirsi

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assolutamente. Tocca ai celesti dunque anche a noi distruggere gli Asura sulla Terra e quindi parta pure Varcia e scenda laggiù ma non stia via troppo a lungo. Nara compagno di Naraiana nascerà come figlio di Indra e sarà Argiuna figlio di Pandu. Mio figlio diverrà suo figlio e appena ragazzo sarà un potentissimo auriga. Fatelo stare sulla terra 16 anni. Al suo sedicesimo anno dovrà scoppiare la guerra in cui tutte le vostre porzioni terrestri dovranno distruggere i grandi guerrieri. Ma ad un certo punto dovrà esserci un scontro cui si asterranno di partecipare sia Nara che Naraiana. Le vostre porzioni dovranno disporre le forze secondo il Ciacra-viua. Ma mio figlio riuscirà a passare attraverso tutte le linee. E quando sarà penetrato fino al cuore dello schieramento l'affronterà senza paura e massacrerà in 1/2 giornata 1/4 dell'esercito. Ma sul far del tramonto torneranno ad assaltarlo un numero sterminato di eroi e aurighi e allora lui tornerà da me. E figlierà un maschio eroico che porterà avanti la schiatta praticamente estinta dei Barata." "Amen." Applaudirono e onorarono Soma dio delle stelle. E Dristadiumna fu una porzione di

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Agni. E Sicandin che all'inizio fu donna fu l'incarnazione di un Racsasa. E i 5 figli di Draupadi, quei tori fra i principi Barata, furono porzione dei celesti Visua: Pritivindia Sutasoma Srutachirti Satanica Nacula e Srutasena. Sura, il maggiore degli Iadu, fu padre di Vasudeva e di Prita la più bella del mondo. Aveva promesso sul fuoco che avrebbe ceduto il primo nato a Cuntibogia figlio dello zio paterno che era rimasto senza discendenza: dovette dargli Prita. Nella casa del padre adottivo Prita si prese cura di Bramini e ospiti e un giorno ebbe a che fare con Durvasa asceta iracondo rigorosissimo nei voti addentro al vero e ai misteri della religione e Prita si fece in quattro per gratificarlo: "Sei fortunata sono soddisfatto di te. Ti farò dono di un mantra con cui potrai evocare qualunque dio e averne un figlio." Poco dopo la ragazza trepidante evocò Suria dio della luce che concepì in lei un figlio che sarebbe diventato primo fra i guerrieri che partorì in segreto per paura dei parenti che nacque con un paio di orecchini e un'armatura addosso bello come un infante celeste splendido come il sole ben fatto e regolare che gettò a fiume e che fu ripescato dal marito di Rada che decisero di adottarlo e lo chiamarono Vasusena e così fu conosciuto mentre crescendo si faceva forte capace alle armi uomo di successo esperto di scienze e all'epoca in cui la sua forza era la verità e

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recitava i Veda nulla avrebbe negato ad un Bramino sicché Indra da cui tutto origina desiderando aiutare il figlio Argiuna prese le sembianze di un Bramino gli si presentò e gli chiese orecchini e armatura che lui gli diede sicché Indra sorpreso lo contraccambiò con una freccia: "Tu che sei invincibile chiunque colpirai con questa freccia fra dèi Asura uomini Gandarva Naga e Racsasa certamente morirà." Fu conosciuto col nome di Vasusena all'inizio ma poi Carna per via delle sue imprese e anche Cama perché si era spogliato della sua cotta naturale. Crebbe nella casta dei Suta ma divenne amico e consigliere di Duriodana. Vasudeva fu una porzione terrestre di Naraiana dio degli dèi. Valadeva di Sescia Naga. Eccetera. E l'innocente Draupadi vitino di vespa nacque da una porzione di Saci regina dei celesti nella linea di Drupada profumava come un loto blu aveva occhi larghi come petali di loto aveva cosce belle e ben tornite aveva una massa di capelli neri e ricci tutto il corpo manifestava la sua buona sorte pareva uno smeraldo e avrebbe stregato i cuori di 5 grandissimi uomini figli di Cunti e Madri che erano le dèe Siddi e Driti. E la dèa Mati fu Gandari figlia di Suvala. Colui che ascolta questo resocon-

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to dell'incarnazione di dèi Gandarva e Racsasa comprende creazione preservazione e distruzione dell'universo acquisisce saggezza dunque neppure i dispiaceri peggiori lo prostreranno.

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con ogni sorta di armi e a cavallo e sugli elefanti era forte come Visnu splendido come il sole greve come l'oceano paziente come la terra era amato da tutti i sudditi e li governava virtuosamente.

LXVIII LXIX Dusmanta fu il capostipite della schiatta dei Paurava protesse la terra circondata dai 4 mari e la dominò tutta comprese alcune regioni in mezzo al mare e compresi i paesi della Mleccia. Durante il suo governo non nacquero meticci di casta nessuno arò la terra perché produceva a sazietà né la perforò perché la superficie abbondava di ricchezze e nessuno peccò. Erano tutti virtuosi e facevano tutto secondo virtù. Non c'era paura di ladri fame o malattie. Tutte e 4 le caste si compiacevano di adempiere ai propri doveri e chi agiva secondo religione non lo faceva per ottenere alcunché. Nessuno aveva paura. Indra faceva piovere il giusto così i prodotti della terra erano sempre abbondanti di polpa e di succo. Il mondo era zeppo di ricchezze e animali d'ogni sorta. I Bramini stavano sempre ai loro compiti e nel vero. E il giovane re era meravigliosamente tosto prestante come il fulmine poteva prendere in braccio il monte Mandara con alberi e tutto era abilissimo nelle 4 tecniche di mazza (lanciarla distante colpire vicino rotearla nella mischia spingere di fronte) ed altrettanto abile

Un giorno entrò nella foresta accompagnato dal suo esercito con centinaia di cavalli elefanti carri fanti eroi con spade frecce mazze e lance: ruggivano come leoni fischiavano nelle conchiglie battevano i tamburi e c'era il fragore delle ruote dei carri il barrito degli elefanti il nitrito dei cavalli e il clangore delle armi: la marcia del re era accompagnata da un tumulto assordante. Donne stupende assistevano al passaggio dalle terrazze di magioni lussuose e pareva loro che il giovane re somigliasse Sacra sterminatore di nemici e capace di ostare elefanti e si credevano che fosse addirittura colui che lancia i fulmini: "Costui è quella tigre che in guerra è valente quanto i Vasu: non ha più alcun nemico." E per l'emozione gli gettavano addosso fiori a pioggia. E lo seguiva un codazzo di Bramini eccellenti che tutta via lo benedicevano. E lieto in cuore lui

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marciava verso la foresta a caccia di cervi. E molti Bramini Csciatria Vaisia e Sudra gli andavano dietro che sembrava il re dei celesti seduto a dorso d'elefante. Lo seguirono in molti fino a che diede ordine di arrestarsi. Poi salì sul suo carro veloce come il vento e riempì terra e cielo col fragore delle ruote sfrecciando nella foresta che pareva Nandana il giardino celeste zeppo di alberi Vilua Arca Cadira Capitta e Dava. Il terreno era accidentato e cosparso di massi caduti dalle rocce intorno. La foresta si estendeva per molte iogiana tutt'intorno senz'acqua né uomini solo cervi leoni e bestie tremende. Dusmanta la mise a soqquadro col suo treno di guerrieri e uccise molti animali: con l'arco trafisse un mucchio di tigri lontane, con la spada ne ferì di più vicine e ne uccise di vicinissime, vagò spavaldo roteando la mazza, uccideva gli abitanti delle terre selvagge ora con la spada ora con una lesta mazzata. Per lo scompiglio che portò posseduto da quella energia meravigliosa con i suoi soldati che si svagavano di sport guerrieri i leoni abbandonarono la foresta sempre più numerosi e mandrie di animali sbandati presero a fuggire per ogni dove lanciando acute grida di terrore fino a che crollavano esausti e morti di sete: i fiumi che incontravano erano completamente secchi. I guerrieri affamati se ne divorarono una quantità così come li trovarono, altri li squartarono e arrostirono. Molti elefanti fatti matti

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per le ferite e allarmati oltre misura scapparono mandando all'aria gli alberi pisciarono vomitarono cibo e sangue calpestarono a morte molti guerrieri. Il re con le sue bande di seguaci con le armi affilate fecero presto deserta di leoni tigri e altri principi delle selve quella foresta che era stata così popolosa.

LXX Avendo massacrato migliaia di animali, re e compagnia approcciarono un'altra foresta sempre con l'intenzione di cacciare. Affatticato affamato assetato il re si fece accompagnare da un uomo attraverso un deserto alla periferia della foresta un pianoro privo d'erba e penetrò nella foresta che era belissima zeppa di eremi per asceti deliziosa fresca di brezze strabordante di alberi in fiore mochettata di erba soffice e verdissima ampia spaziosa tutta un cinguettio un canto di Cochila un frinire di cicale ricca di alberi magnifici dalle fronde larghe e ombrose piena del ronzio di api affaccendate tutt'intorno fiori rampicanti e stupende verzure per ogni dove. Non c'era un albero senza frutti non uno che avesse spine nessuno senza un nugolo di api intorno.

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Il re entrò. Mossi da una brezza gentile gli alberi piovevano fiori al suo passaggio. Il re era stregato. I rami carichi di fiori coloratissimi s'intrecciavano gli uni agli altri formando arcobaleni. Bande di Sidda Ciarana Gandarva Apsara Scimmie Chinnara scorazzavano ebbre di piacere. Un fresco delizioso e brezze fragranti soffiavano tutt'intorno il profumo dei fiori giocando tra le fronde. Il re vide che la foresta era tres charmant. Cresceva sul delta di un fiume e gli alberi erano così alti e fitti che pareva una cattedrale sgargiante eretta in onore di Indra. Dentro il re trovò che oltre a ucceli canterini abitavano asceti deliziati. Trovò una radura circondata da molti alberi e al centro ardeva il fuoco sacro. Venerò quell'impareggiabile rifugio. Trovò lì seduti molti Ioti Valachilia e altri Muni. E c'erano molte camere illuminate dal fuoco sacrificale. Ed uno spesso tappeto di fiori caduti dagli alberi. Alberi alti e larghi. E scorreva il Malini sacro e limpido navigato da ogni specie di uccelli acquatici. Riempiva di gioia i cuori degli asceti che lo avvicinavano per le abluzioni. E si avvicinavano anche molti cervi. E il re che nessun nemico avrebbe potuto fermare sul suo carro entrò in quell'asilo come fosse la regione dei celesti per l'enorme bellezza. Vide che stava sull'argine del ruscello sacro come in prossimità della madre di tutte le creature viventi. Sulle rive giocavano i Ciacravaca e si frangevano onde schiumanti come di latte bianco.

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E ci abitavano i Chinnara. E molte scimmie e cinghiali. E molti asceti santi occupati a studiare e meditare. E si potevano incontrare anche elefanti tigri e serpi. E lì sulle rive di quel fiume c'era l'asilo dell'illustre Casiapa casa per moltissimi Risci dai grandi meriti ascetici. E vedendo il fiume e l'asilo bagnato dal fiume e il fiume con i suoi isolotti e le sue rive amene e l'asilo che pareva quello di Nara e Naraiana bagnato dalle acque del Ganga il re decise di entrare nel sacro asilo. Desiderava conoscere il famosissimo Canua della schiatta di Casiapa grande asceta ricco d'ogni virtù al punto che era difficile guardarlo tanto era splendido. Lasciò l'esercito alle soglie della foresta: "Entro a vedere il grande asceta parente di Casiapa uno che è senza macchia. Aspettatemi qua!" E appena entrato nella foresta che sembrava il giardino di Indra subito scordò fame e sete e provò piacere oltre misura. Depose le insegne regali ed entrò nell'asilo seguito solo dal ministro e dal prete con l'unico desiderio di vedere quel Risci che era una massa indistruttibile di meriti ascetici. L'asilo pareva la regione di Braman. Qui c'erano api che ronzavano dolcissime lì uccellini canterini. Qui Bramini di primo pelo intonavano inni Ric lì Bramini esperti inni dello Iagiurveda e

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delle Anga. Altrove si espandevano le armonie degli inni Saman. Ovunque c'erano Bramini esperti di Atarvan Veda intenti a cantare inni o recitare mantra. E c'erano Bramini esperti di costruzione delle piattaforme sacrificali, delle regole di Crama per i sacrifici, di logica, delle scienze mentali, dei Veda, dei signifcati di qualunque espressione, di tutti i riti speciali, di Mocscia-Darma, di proposizioni (discriminando cause superflue e addivenendo alle giuste conclusioni), di grammatica prosodia Niructa, di astrologia, delle proprietà dei fatti e dei frutti dei riti sacrificali, di cause ed effetti, della lingua di uccelli e scimmie, di trattati ponderosi e varie scienze. E c'erano ovunque queste voci d'uomini che stregavano i cuori mormorando tutto il tempo i nomi degli dèi. Il re era meravigliato per i tappeti incantevoli che quei Bramini gli offrivano e vedendo i riti che intraprendevano per venerare dèi e grandi Risci gli pareva d'essere finito nella regione di Braman e più stava lì e più gli veniva voglia di rimanerci non riusciva a soddisfarsi di una visita così breve.

LXXI Entrando nell'eremo il re lasciò la sua scorta all'ingresso e proseguì da solo ma non trovò il Risci Canua né nessuno dunque chiamò ad alta voce: "Ehi c'è qualcuno qui?"

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Gli rispose la sua eco. E subito gli venne incontro una fanciulla bella come Sri ma abbigliata come la figlia di un asceta che gli diede il benvenuto lo ricevette ossequiosamente offrendogli una sedia acqua per lavare i piedi Arghia informandosi circa la sua salute e pace spirituale che infine domandò con reverenza: "Che s'ha da fare o re: comandi!" "Sono qui per onorare il benedetto Canua: dove è andato, amabile splendore?" "Mio padre è uscito in cerca di frutta. Farà subito ritorno." Il re vide che era straordinariamente bella e perfetta che aveva un sorriso dolcissimo che l'umiltà e le penitenze ascetiche la facevano ancora più bella e che era un fiore appena sbocciato: "Tu chi sei? E di chi sei figlia? E che ci fai qui nei boschi? Da dove vieni tu che sei così bella piacente e virtuosa? Al primo sguardo tu mi hai rubato il cuore! Voglio sapere tutto di te, parla!" "Sono la figlia dell'illustrissimo Canua." "L'universalmente osannato e lautamente benedetto Risci è uno che ha prosciugato tutto il suo seme. Persino Darma potrebbe cadere in tentazione, mai un asceta di stretta osservanza. Dunque come puoi essere sua figlia? Devi assolutamente spiegarmelo."

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"Ascolta ciò che ho saputo della mia storia e come è che sono diventata la figlia del Muni: un giorno è venuto qui un Risci che voleva sapere tutto della mia nascita e ciò che gli ha raccontato Canua adesso lo racconterò io a te." Sacuntala disse che Canua disse:" Ci fu un tempo in cui Visuamitra intraprese penitenze così austere da allarmare Indra re dei celesti che temette volesse spodestarlo sicché convocò Menaca: "Tu sei la prima fra le Apsara dunque fammi un favore: questo grande asceta Visuamitra splendido come il sole ha intrapreso penitenze severissime e io ho paura. C'è da fare per te. Per i tuoi fianchi snelli. Devi andare da questo Visuamitra rapito in contemplazione e austerissimo che potrebbe scalzarmi dal mio seggio. Per farmi salvo devi andare da lui e frustrare i suoi sforzi ascetici. Tu sei bella fresca piacente hai le tue arti i sorrisi la voce: devi tentarlo e distoglierlo dalle sue penitenze." "Visuamitra ha un'energia pazzesca ed è un formidabile asceta. Ed è anche molto irascibile come tu ben sai. E difatti l'energia l'ascetismo e l'iracondia sue hanno messo ansia anche a te. Dunque perché non dovrei essere ansiosa pure io? Fu lui che obbligò Vasista ad essere spettatore della morte prematura dei suoi figli. Fu lui che nacque Csciatria e fu capace di diventare un Bramino facendo l'asceta.

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Fu lui che per fare le sue abluzioni creò Causichi un fiume sacro tanto profondo da essere guadabile a stento. Fu lui la cui moglie in un momento difficile fu mantenuta da Matanga saggio regale proprio mentre viveva come un cacciatore per maledizione del padre. Fu lui che tornando dopo che era passato quel momento difficile cambiò il nome del fiume da Causichi a Para. E che per ricambiare il favore di Matanga gli fece da prete durante un sacrificio. Addirittura il signore dei celesti si recò a bere il Soma per timore. Fu lui che per rabbia creò un secondo mondo e moltissime stelle a cominciare da Sravana. E fu sempre lui che concedette protezione a Trisancu maledetto da un superiore. Ho paura di uno capace di simili imprese. Consigliami come si può fare perché la sua ira non mi incenerisca. Lui può bruciare il trimundio con il suo splendore e far tremare la Terra con un piede. È capace di separare Meru dalla Terra e lanciarlo dove vuole. In un attimo sa fare il giro dei 10 punti del mondo. Come può una donna come me anche solo toccare uno così gonfio di virtù ascetiche una vampa fiammeggiante uno che ha l'assoluto controllo delle proprie passioni? La sua bocca è come il fuoco le pupille come Sole e Luna la lingua Iama. Come posso anche

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solo toccarlo? Al pensiero delle sue prodezze sono terrorizzati Iama Soma i Risci i Saddia i Visua e i Valachilia. Come posso guardarlo senza allarmarmi? Comunque, tu ordini, re dei celesti, e in qualche modo vedrò di avvicinare quel Risci. Ma pensa a qualche stratagemma per proteggermi mentre lo avvicino. Potrebbe essere che quando inizio a giocare davanti a lui Marut dio del vento viene a strapparmi i vestiti e magari viene anche Manmanta dio dell'amore e Marut può portare anche qualche fragranza di bosco per indurre in tentazione il Risci." Essendo accolti tutti i suggerimenti Menaca si recò da Causica.

LXXII Indra comandò a Marut di presenziare all'incontro. Menaca entrò nell'eremo timida e stupenda e trovò Visuamitra che aveva consumato tutti i suoi peccati a furia di penitenze ma ancora si ostinava. Lo salutò e fece qualche movimento ma proprio allora Marut le strappò di dosso i vestiti bianchi di Luna e lei si mise a correre intorno per acchiapparli come fosse vergognosa e indispettita e tutto questo davanti agli occhi di Visuamitra che era una vampa di energia e Visuamitra la vide così la vide nuda e che era perfetta e che era davvero bella sicché fu preso dal desiderio e le fece segno che voleva

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scoparla e lei fece segno di sì. Scoparono un sacco di tempo come più gli piaceva come fosse un sol giorno e concepirono una figlia di nome Sacuntala. Menaca avanzando la gravidanza si recò sul fiume Malini in una valle fra le montagne dello Imavat partorì la figlia l'abbandonò sulla riva e se ne andò. Uno stormo di avvoltoi la protesse da leoni tigri Racsasa e altri carnivori. Io la trovai circondata dagli avvoltoi quando mi recai al fiume per le abluzioni e la adottai come figlia. Le scritture chiamano padre chi procrea padre chi protegge e padre chi nutre. L'ho chiamata Sacuntala visto che gli uccelli Sacunta l'avevano difesa. È così che Sacuntala è divenuta mia figlia. E lei mi ritiene suo padre." Sacuntala disse: "Questa è la storia che mio padre ha raccontato al Risci. Ed è così che io sono la figlia di Canua: poi che non conosco il mio padre naturale considero Canua mio padre."

LXXIII "Ben detto! Sposami! Cosa vuoi che faccia per te? Vuoi collane d'oro? Orecchini d'oro? Perle grosse e bianche? Monete d'oro?

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Tappeti lussuosi? Ti regalo tutto ora. Ti regalo l'intero mio regno! Vieni qua stupenda timida e sposami secondo Gandarva. Tra tutte le forme di matrimonio quella Gandarva eccelle, cosciotte mie tornite." "O re, mio padre è uscito per cercare un po' di frutta. Aspetta due minuti che quando torna mi concede a te." "Sei bellissima e impeccabile: ti voglio mia compagna per tutta la vita. Io vivo per te il mio cuore batte nel tuo petto. Ognuno è amico di se stesso e responsabile di se stesso quindi certamente puoi concederti da te stessa senza infrangere alcuna regola. Ci sono in tutto 8 forme di matrimonio: Brama Daiva Arscia Pragiapatia Asura Gandarva Racsasa e Paisacia, e Manu figlio dell'Autocreato ha dissertato circa la appropriatezza di ciascuna forma relativamente alle caste. Le prime 4 forme sono adatte ai Bramini le prime 6 agli Csciatria, ai re persino la settima, l'Asura è permessa a Vaisia e Sudra. Fra le prime 5 le prime 3 sono appropriate le altre 2 no. Paisacia e Asura non devono essere praticate mai. Questo è quanto sancisce la religione e bisogna comportarsi di conseguenza. Le forme Gandarva e Racsasa sono compatibli con le pratiche Csciatria. Non avere timore. Non c'è alcun dubbio che noi ci si possa sposare in accordo a una di queste 2 forme o ad una loro combinazione. Ascolta bellissima io ardo di desiderio e se tu provi lo stesso senz'altro possiamo sposarci Gandar-

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va." "Se questo sancisce la religione se davvero dispongo di me stessa allora queste sono le mie condizioni: giurami di darmi ciò che ti chiedo: il figlio che concepiremo diventerà tuo erede. Se lo giuri ci sposiamo." Il re non mise tempo a riflettere: "Lo giuro! E giuro che ti porterò con me alla capitale. Lo dico per davvero. Mia bellissima tu meriti questo e anche più." Ciò detto si sposarono fecero all'amore e partì ripetendole più volte: "Manderò il mio esercito quadripartito a prenderti come scorta per portarti alla capitale mio dolce sorriso!" E partì. E mentre tornava verso casa prese a pensare a Casiapa: "Chissà cosa ne dirà quando verrà a sapere la cosa?" Con questo pensiero in testa fece ingresso nella sua capitale. Proprio mentre il re partiva Canua rientrò all'eremo. Ma Sacuntala per vergogna non uscì a riceverlo. Ma lui sapeva tutto nulla sfuggendo all'occhio del suo spirito ed in realtà era compiaciuto di lei: "O amabile, ciò che è avvenuto oggi in segreto e senza attendere il mio consenso non ha distrutto la tua virtù. In effetti si dice che per gli Csciatria l'unione secondo Gandarva senza alcun mantra fra

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un uomo e una donna infoiati sia la cosa migliore. Quel grandissimo uomo, Dusmanta, è per altro uno spirito elevato e virtuoso. L'hai preso come marito. Il figlio che partorirai diverrà potente e famoso in tutto il mondo. Dominerà i mari. Sarà irresistibile." Allora Sacuntala andò incontro al padre affatticato gli lavò i piedi l'aiutò a posare il carico mise la frutta a posto e gli disse: "Devi concedere la tua grazia a Dusmanta che ho scelto come marito e ai suoi ministri!" "Lo benedico per il tuo bene. Ma chiedimi qualcosa per te stessa." Ma Sacuntala desiderando beneficiare Dusmanta chiese il dono che i re Paurava fossero sempre virtuosi e mai detronizzati.

LXXIV Sacuntala partorì un bimbo di smisurata energia. A 3 anni splendeva come una vampa. Era bello magnanimo e con ogni dote. Canua lo sottopose a tutti i riti religiosi d'uopo. Cresceva giorno dopo giorno in forza e bellezza aveva denti come perle boccoli lucidi poteva uccidere un leone i suoi palmi portavano segni di buon auspicio la fronte era alta pareva un figlio di dèi cresceva ad una velocità spaventosa a 6 anni era fortissimo si divertiva ad acchiappare leoni tigri orsi bufali ed elefanti per legarli agli alberi

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intorno all'eremo qualcuno lo cavalcava qualcun'altro gli dava la caccia per gioco e siccome era capace di catturare e legare qualunque animale per quanto possente gli diedero il nome di Sarvadamana colui che conquista tutti. Un giorno il Risci decise che era giunto il momento di installarlo come erede lo disse a Sacuntala e comandò ai suoi discepoli: "Portate subito Sacuntala con il figlio dal marito. Le donne non dovrebbero vivere a lungo nella casa natale distrugge la loro reputazione condotta e virtù. Sbrigatevi." I discepoli partirono immediatamente per Astinapura Sacuntala e figlio in testa lasciarono la foresta arrivarano dal re e i discepoli tornarono indietro. Sacuntala onorò debitamente il re poi disse: "Ecco tuo figlio! Nominalo tuo erede. Questo angelo l'hai concepito con me. Adesso mantieni la promessa che mi facesti. Ricordati il patto che stringemmo quando mi sposasti all'eremo di Canua." Il re ascoltò ricordò ogni cosa e disse: "Non ricordo niente. Chi sei tu donna malvagia che ti vesti da asceta? Non ricordo d'averti mai scopata. Vattene o resta o fa quel che ti pare." Sacuntala sbiancò. S'impietrì. Gli occhi arrossarono. Le labbra tre-

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marono. Lanció sguardi incandescenti. Fece lo sforzo estremo di contenere la rabbia che montava. Rifletté un istante affranta e furiosa. Poi gli rivolse queste parole guardandolo negli occhi: "Come puoi essere così meschino? Ricordi ogni cosa e dici che non è vero. Il tuo cuore è testimone della verità o falsità di questa cosa. Non abbassarti a mentire. Chi dice di essere diverso da quel che è ruba e scippa se stesso. Di quali peccati non sarebbe capace? Tu pensi di essere il solo a conoscere le tue azioni. Ma non sai che l'Antico Onnisciente Naraiana alberga nel tuo cuore? Conosce tutti i tuoi peccati e pecchi in Sua presenza. Chi pecca crede che nessuno lo veda. Ma lo vedono gli dèi e Colui che è in ogni cuore. Sole Luna Aria Fuoco Terra Cielo Acqua Cuore Iama Giorno Notte Alba Crepuscolo Darma tutti sono testimoni delle azioni degli uomini. Iama figlio di Suria non tiene conto dei peccati di quelli di cui Naraiana si compiace ma tortura quelli di cui è insoddisfatto. Nessun dio benedice chi si svilisce fingendo di essere altro. Neppure la sua anima lo fa. Sono una moglie devota a mio marito. Sono venuta qui di mia iniziativa è vero. Ma non mancarmi di rispetto per questo. Sono tua moglie dunque ho diritto che mi tratti con rispetto. Non mi tratteresti così se non fossi venuta qui di mia iniziativa? Perché mi tratti come una donna qualunque davanti a tutti? Non sto gridando in mezzo a un giungla. Non mi senti?! Ora la tua testa

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esploderà in mille pezzi se rifiuti di ascoltare la mia supplica!! L'uomo penetra nel ventre della donna e ne esce fatto figlio. Perciò chi conosce i Veda chiama la donna Giaia colei da cui si nasce. E il figlio che nasce da genitori che conoscono i Mantra Vedici salva gli spiriti degli antenati dall'inferno Put e per questo lo stesso Autocreato lo chiama Puttra colui che salva da Put. Il figlio ti conquista il trimundio il figlio del figlio l'eternità il figlio del figlio del figlio l'eterna felicità. Una buona moglie è esperta di faccende domestiche è devota è fedele è la tua metà la prima degli amici il fondamento di religione profitto e desiderio è il fondamento della salvazione se hai moglie puoi compiere atti religiosi condurre vita domestica essere allegro trovare buona sorte la moglie è un amico nei momenti di gioia un padre durante gli atti religiosi un madre nella malattia e nel dolore anche in viaggio nel mezzo di una foresta una moglie dà refrigerio e assola chi ha moglie tutti gli credono dunque una moglie è il possedimento di maggior valore persino quando un uomo lascia questo mondo per andare da Iama la moglie lo accompagna: se muore prima lei lo aspetta se muore prima lui lo segue subito. Perciò esiste il matrimonio: il marito gode della

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compagnia della moglie sia in questo che negli altri mondi. I saggi dicono che si rinasce nel figlio quindi bisogna considerare la moglie come propria madre. Specchiandosi nel volto del figlio avuto dalla moglie l'uomo si sente felice come un virtuoso che arriva in paradiso. Chi è afflitto da dolore mentale o fisico trova refrigerio nella moglie come acqua fresca dopo una sudata. Nessuno dovrebbe fare mai alcunché di spiacevole per la moglie visto che felicità gioia e virtù dipendono da lei. La moglie è il campo santo in cui il marito stesso nasce. Neppure i Risci possono avere bambini senza una donna. Cosa c'è di più bello per un uomo che un bambino che gli corre incontro a stringere le gambe foss'anche lercio da capo a piedi! Dunque perché tratti con questa indifferenza tuo figlio che ti si è fatto vicino e ti guarda così malinconico sperando che tu lo prenda sulle ginocchia?! Persino le formiche si prendono cura delle loro uova, come puoi tu che sei virtuoso pensare di ignorare tuo figlio? Il tocco della pasta di sandalo di una donna o di acqua fresca: nulla è più delizioso che la carezza del figlio che stringi fra le braccia. Il Bramino è il migliore dei bipedi la vacca dei quadrupedi il protettore dei superiori: il figlio è la più bella cosa da accarezzare. Prendi in braccio questo bellissimo bimbo. Non c'è niente di più piacevole al mondo che abbracciarsi il figlio! Ti ho portato questo bimbo che può scacciare via

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ogni tuo dispiacere dopo averlo tenuto nel ventre ben 3 anni. Mentre ero in travaglio ho sentito queste parole venire dal cielo: "Farà un centinaio di sacrifici di cavalli". Chi viaggia lontano da casa prende in braccio i bambini degli altri e annusando le loro teste prova un'immensa felicità. Tu sai che i Bramini ripetono questi Mantra Vedici durante i riti di consacrazione per l'infanzia: "Figlio tu sei nato dal mio corpo sei scaturito dal mio cuore sei me stesso nella forma di mio figlio: possa tu campar cent'anni! La mia vita dipende da te e la continuazione della mia schiatta pure. Quindi figlio vivi felice fino a cent'anni." È nato dal tuo corpo è un tuo secondo te. Specchiati in lui come in un'acqua limpida. Come il fuoco sacrificale scaturisce da quello domestico così lui è scaturito da te. Sei uno ma ti sei sdoppiato. Te ne andavi a caccia di cervi e ti sei imbattuto in una vergine nell'eremo del padre ed ero io. Urvasi Purvacitti Saagiania Menaca Visuaci e Gritaci sono le 6 Apsara maggiori e fra di loro Menaca è la prima. Discese dal cielo in terra per accoppiarsi con Visuamitra e fui concepita io e mi abbandonò in una valle dell'Imavat nemmeno fossi figlia di qualcun'altra. Quali peccati ho commesso nelle altre vite per essere rifiutata dai miei genitori

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appena nata e adesso da te! D'accordo, rifiutami e me ne torno all'eremo di mio padre. Ma non puoi rifiutare questo bimbo che è tuo!" "Sacuntala non mi risulta aver fatto con te questo figlio. Le donne mentono sempre. Chi ti crederà? Tua madre è la lasciva Menaca che senza il minimo sentimento ti ha gettato nell'Imavat come si buttano i fiori quando è terminata la funzione religiosa. Tuo padre è l'allupatissimo Visuamitra uno Csciatria che volle diventare Bramino ed anche lui è privo di qualsiasi sentimento. Per quanto l'una sia la prima fra le Apsara e l'altro fra i Risci. Visto che sei figlia loro com'è che parli come una donna lasciva? Le tue parole non meritano credito. Non ti vergogni di dire queste cose specialmente davanti a me? Dunque vattene donna malvagia travestita da asceta. Dove sta quel famosissimo Risci, dove l'Apsara Menaca? E perché tu che sei così spregevole ti vesti da asceta? E tuo figlio è troppo cresciuto. Dici che è un ragazzo ma è davvero robusto. Com'è che è cresciuto veloce come un germoglio di Sala? Sei di bassi natali parli come una donna lasciva sei stata concepita da Menaca in un impeto di lussuria te ne vai in giro vestita da asceta parli di cose di cui non so nulla: non ti conosco: vattene dove vuoi." "Tu vedi le colpe degli altri anche se sono piccole come un seme di senape ma non vedi le tue colpe che sono grandi come un frutto di Vilua. Menaca è una dèa. La considerano addirittura

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la prima fra gli dèi. Quindi i miei natali Dusmanta sono molto più elevati dei tuoi. Tu cammini sulla Terra re ma io volo nei cieli! La differenza che c'è fra me e te è quella che passa fra il monte Meru e un seme di senape! Guarda il mio potere, o re! Io posso entrare nelle regioni di Indra Cuvera Iama e Varuna! Tu che non pecchi mai, senti questa cosa che si dice e che è vera e che non ti racconto per cattiveria ma per farti un esempio: dovrai perdonarmi dopo che l'avrai ascoltata. Chi è brutto si crede più bello degli altri fino a che si vede in uno specchio ma quando vede la sua brutta faccia nello specchio è allora che vede la differenza fra sé e gli altri. Chi è bello davvero non schernisce mai nessuno. E chi dice cose cattive diventa uno che disprezza tutti. E come un porco anche in mezzo a un'aiuola di fiori cerca la monnezza il malvagio sceglie sempre il male fra ciò che di buono e di cattivo gli altri dicono. I saggi invece accolgono sempre solo il bene così come le oche bevono sempre solo il latte anche quando è mescolato con l'acqua. Gli onesti sono sempre spiaciuti se devono parlare male di altri: i malvagi quando lo fanno ne godono. Gli onesti provano sempre piacere a mostrare riguardo per gli anziani: i malvagi a denigrare la bontà. Gli onesti sono

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contenti di sorvolare sulle colpe: i malvagi di scovarle. I malvagi parlano sempre male degli onesti: gli onesti non li insultano mai neppure quando vengono insultati. Cosa c'è di più ridicolo al mondo dei malvagi che descrivono gli onesti come malvagi? Se persino gli atei sono infastiditi da quelli che si allontanano dalla verità e dalla virtù per diventare serpi rabbiose e velenose, cosa dovrei dire io che sono stata allevata nella fede? Colui che non ha cura del figlio che è la sua stessa immagine non raggiungerà mai i mondi a cui aspira anzi certamente gli dèi distruggeranno la sua buona sorte e tutto ciò che possiede. I Pitri hanno detto che il figlio perpetua la schiatta e quindi è l'atto religioso massimo. Perciò nessuno dovrebbe abbandonare un figlio. Manu ha detto che ci sono 5 tipi di figli: quelli concepiti con la moglie quelli regalati da altri quelli comprati per qualche motivo quelli allevati per affetto e quelli concepiti extraconiugalmente. I figli supportano la religione e le imprese dei padri intensificano le loro gioie e salvano gli antenati dall'inferno. Non devi abbandonare tuo figlio. Prenditi cura di te stesso di verità e virtù prendendoti cura di tuo figlio. Finisci questo inganno. La dedizione di un serbatoio è più meritoria che quella di 100 pozzi. Ma un sacrificio lo è di più. E un figlio è più meritorio di un sacrificio. La verità è più meritoria che 100 figli. Una volta sono stati soppesati 100 sacrifici di cavalli contro la Verità e la Verità

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pesava di più. La Verità è pari allo studio di tutti i Veda e alle abluzioni in tutti i luoghi santi. Non c'è virtù pari alla Verità: non esiste nulla che la superi. La Verità è Dio stesso. È il voto massimo. Dunque o re non violare la tua promessa. Sii sempre nella Verità. Se non dai credito alle mie parole io sono anche d'accordo ad andarmene: è meglio evitare la tua compagnia. Ma quando morirai questo mio figlio dovrà regnare su tutta la Terra circondata dai 4 mari e dalle montagne." Sacuntala se ne andò. Ma subito parlò una voce dal cielo non emanata da alcuna forma visibile e parlò a Dusmanta seduto fra i suoi sacerdoti precettori e ministri: "Una madre altro non è che guaina di carne: il figlio scaturisce dal padre ed è il padre stesso. Quindi Dusmanta penditi cura di tuo figlio e non insultare Sacuntala. Il figlio altro non è che una forma del seme del padre e salva i progenitori da Iama. Tu sei il padre di questo ragazzo. Sacuntala dice il vero. L'uomo si sdoppia e viene partorito dalla moglie nella forma del figlio. Quindi prenditi cura di tuo figlio partorito da Sacuntala. Abbandonare il figlio comporta cattiva pessima sorte. Quindi prenditi cura di tuo figlio. E siccome te ne prenderai

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cura perché te l'abbiamo detto noi sarà conosciuto col nome di Barata colui di cui ci s'è preso cura." Avendo udito queste parole dai celesti il re fu sopraffatto da grandissima gioia e si rivolse ai suoi sacerdoti e ministri: "Avete udito? Io lo so che è mio figlio ma se l'avessi accettato solo sulla parola di Sacuntala il popolo sarebbe stato sospettoso e non l'avrebbe considerato puro." E siccome invece i celesti ne avevano stabilito la purezza il re era straordinariamente felice. Prese il figlio. Lo sottopose a tutti i riti religiosi cui un padre è tenuto sottoporre un figlio. Affondò il naso fra i suoi capelli e lo coccolò teneramente. I Bramini presero a benedirlo e i bardi ad applaudirlo. Il re finalmente provò la delizia di essere carezzato dal figlio. E ricevette la moglie con affetto e le disse: "Mia dèa il nostro matrimonio ebbe luogo in forma privata e non sapevo come dimostrare la tua purezza. Il popolo avrebbe potuto pensare che ci fossimo uniti solo carnalmente senza sposarci e che quindi questo figlio che io avrei nominato mio erede fosse in realtà illegittimo. Cara carissima, tutto ciò che hai detto nella tua rabbia te lo perdono. Tu sei mia!" L'accolse con profumi cibi e bevande. Poi diede al figlio il nome Barata e lo nominò suo erede. E le ruote famose e brillanti della macchina di Barata che sono invincibili e pari alle ruote delle macchine degli dèi traversarono tutte

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le regioni colmando il mondo intero col loro fragore. E Barata assoggettò tutti i re del mondo. E governò virtuosamente e si guadagnò una gran fama. E fu conosciuto col titolo di Ciacravrti e Sarvabauma. E intraprese molti sacrifici come Sacra signore dei venti. E Canua fu il primo sacerdote in tutti quei sacrifici in cui le offerte ai Bramini erano grandiose. E ci furono sia sacrifici di vacche che di cavalli. E Barata ricompensava Canua con un migliaio di monete d'oro. Fu quel Barata cui si dovettero tante imprese grandiose. Fu lui il capostipite della schiatta che prese il suo nome e fra i suoi discendenti ci furono molti re simili a dèi e a Brama stesso, innumerevoli, e adesso vedrò di nominare i maggiori.

LXXV Pracetas aveva 10 figli tutti asceti virtuosissimi che tanto tempo fa sputarono fuoco e bruciarono molte piante velenose assieme a innumerevoli alberi giganti che avevano infestato il mondo con grave sconforto degli uomini. Undicesimo nacque Dacscia da cui scaturirono tutte le creature e dunque viene chiamato il Grandepadre. Sposò Virini da cui

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ebbe un migliaio di figli identici a lui che si diedero ai voti rigidi. Narada insegnò loro la filosofia dello Sanchia come via di salvazione. Allora Dacscia desiderando procreare concepì 50 figlie e le designò in modo che i loro figli sarebbero stati anche suoi per qualunque atto religioso. Destinò 10 figlie a Darma 13 a Casiapa e 27 a Ciandra per marcare il tempo. Casiapa figlio di Marici con la più matura delle 13 mogli generò gli Aditia con a capo Indra e Vivasuat il Sole che figliò Iama e Manu che fu capostipite dell'intera razza umana sicché gli uomini sono anche chiamati Manava compresi Bramini e Csciatria. Accadde che i Bramini si unirono con gli Csciatria e i Bramini si dedicarono allo studio dei Veda. Manu generò altri 10 figli: Vena Drisnu Nariscian Nabaga Icsvacu Caruscia Sariati Ila Prisandru Nabagarista tutti Csciatria. Ebbe anche altri 50 figli ma si dice che siano morti tutto litigando fra di loro. Pururavas il saggio nacque da Ila che si dice fu sia madre che padre suo. Dominò su 13 isole e benché uomo fu sempre circondato da uno stuolo di sovrauomini e il potere gli diede in testa tanto che litigò con i Bramini e senza curarsi della loro ira rubò loro ogni avere. Sanatcumara scese dalla regione di Braman per dargli qualche buon consiglio ma fu scacciato. I Risci non ci videro e senza ulteriori indugi distrussero con una maledizione il re fuori di senno. Per altro fu proprio Pururavas il primo che portò in Terra

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dalla regione dei Gandarva i 3 tipi di fuoco sacrificale assieme alla Apsara Urvasi con cui fece 6 figli Aius Dimat Amavasu Dridaius Vanaius e Sataius. Aius ebbe 4 figli con la figlia di Suarbanu: Nauscia Vriddasarman Ragingaia e Anenas. Nauscia fu di grande intelligenza e valore e governò virtuosamente supportando Pitri dèi Risci Bramini Gandarva Naga Racsasa Csciatria e Vaisia, sgominò tutte le bande di ladri, impose ai Risci di pagare i tributi e portarlo a spalle come bestie da soma, conquistò gli dèi con la sua bellezza i suoi ascetismi con il valore e l'energia e governò come fosse lo stesso Indra. Ebbe 6 figli molto dolci Iati Iaiati Saniati Aiati e Druva: Iati si fece asceta e divenne un Muni della levatura di Braman; Iaiati divenne un re valente e virtuoso governò il mondo intero fece molti sacrifici onorò i Pitri rispettò sempre gli dèi non fu mai sconfitto da alcuno i suoi figli furono grandi arcieri li ebbe da 2 mogli: Devaiani gli diede Iadu e Turvasu, Sarmista gli diede Draiu Anu e Puru. E dopo aver regnato per molto molto tempo Iaiati fu sopraffatto da una decrepitezza orrida che distrusse ogni sua bellezza sicché chiamò i suoi figli e disse: "Miei cari figli vorrei tanto essere giovane per bearmi in compagnia

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di una fanciulla: aiutatemi." "Che ti serve, re? Vuoi riavere indietro la tua giovinezza? " "Fatti carico tu della mia vecchiaia! Se mi prendessi la tua giovinezza me la spasserei. Sono stato maledetto da Usanas Muni durante un sacrificio. Figli miei, sarei felicissimo di prendermi la vostra giovinezza. Chiunque di voi accettasse si prenderebbe il mio corpo e il mio regno. Come sarei felice in un corpo nuovo. Avanti, chi vuole la mia vecchiaia?" Nessuno voleva. Allora Puru il più giovane disse: "Va bene, torna a spassartela con un corpo giovane e fresco: mi prenderò io il tuo corpo decrepito e governerò come tu comanderai." In virtù dei poteri ascetici del re così fu. Trascorsi 1000 anni Iaiati era ancora forte e potente come una tigre. Si sollazzava ancora con le 2 mogli ma anche con l'Apsara Visuaci nei giardini di Citrarata re dei Gandarva ma ancora non era soddisfatto. Allora gli sovvenne di quanto si dice nei Purana: "In effetti mai gli appetiti vengono saziati dal soddisfacimento. Al contrario indulgervi li alimenta come burro versato sul fuoco. Anche se possedessi il Mondo intero con i suoi tesori diamanti ori bestie e donne anche allora non saresti placato. È solo quando non commetti alcun peccato verso alcuna creatura non col pensiero né coi fatti o con le parole è solo allora che diventi puro come Braman.

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Quando non temi nulla e nulla ti teme quando non desideri nulla quando non sei causa di alcun dolore è solo allora che diventi puro come Braman." Il re vide questo e si placò per il fatto che non si possono mai placare i propri appetiti e si placò nella meditazione e si riprese indietro la sua vecchiaia dal figlio e gli restituì la sua giovinezza anche se l'avrebbe voluta per sempre e lo nominò re: "Tu sei il mio vero erede sei il figlio che deve proseguire la mia schiatta che sarà conosciuta nel mondo col tuo nome." Dopo di che si ritirò a vita ascetica sul monte di Brigu acquisì molti meriti e trascorsi parecchi anni cedette all'inevitabile influenza del Tempo: abbandonò il corpo osservando il voto del digiuno e salì in cielo con le mogli.

LXXVI In antichità spesso capitava che dèi e Asura si contendessero il dominio assoluto del trimundio. Gli dèi avevano designato Angiras (Vriaspati) sacerdote per i loro sacrifici, gli Asura Usanas: fra i 2 c'era boriosa rivalità. I Danava uccisi durante gli scontri venivano risuscitati da Sucra cioè Usanas e

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ripigliavano a combattere mentre Vriaspati non era capace di resuscitare gli dèi uccisi non sapeva come, al contrario di Cavia che era un esperto dunque gli dèi erano piuttosto disperati e temevano Usanas sicché si rivolsero a Cacia figlio maggiore di Vriaspati: "Sii gentile e facci un grandissimo favore: impara a fare quel che sa fare Sucra. Lui sta alla corte di Vrisciaparva protegge sempre i Danava mai noi, tu sei più giovane di lui quindi puoi avvicinarti a lui con fare reverente e adulatore puoi persino adulare Devaiani sua figlia prediletta: in effetti sei l'unico che possa propiziarsi entrambi mostrando loro devozione nessun altro può farlo. Di sicuro puoi ottenere che Devaiani ti impartisca la sua scienza circuendolo con la tua dolcezza e docilità." Cacia acconsentì e andò subito da Sucra nella capitale degli Asura: "Prendimi come discepolo. Sono nipote di Angiras e figlio di Vriaspati mi chiamo Cacia. Se accetti di essermi maestro mi voterò alla vita Bramaciaria per un millennio: dammi ordini, Bramino!" "Sia tu benvenuto Cacia. Sono d'accordo. Ti tratterò con riguardo per riguardo a Vriaspati." Cacia prese i voti. E a tempo debito prese anche a circuire maestro e figlia entrambi. Era giovane e cantando ballando e suonado si accattivò presto la giovane Devaiani. Ce la mise tutta per conquistarsi la signorina Devaiani con omaggi floreali e frutti e alacrità

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nel servirla. E Devaiani quando erano soli si prendeva cura del giovane impegnato dai suoi voti cantando e mostrandosi dolcissima. Occorse mezzo millennio ai Danava per comprendere le intenzioni di Cacia ma a quel punto montarono su tutte le furie e non avendo alcun ritegno ad uccidere un Bramino quando un giorno lo trovarono appartato in un bosco ad accudire le vacche del suo maestro lo assassinarono: odiavano Vriaspati e volevano evitare che il segreto per resuscitare i morti gli fosse consegnato. Fecero il corpo di Cacia a pezzi e lo diedero in pasto a sciacalli e lupi. Al tramonto le vacche tornarono alle stalle senza di lui. Devaiani se ne accorse e disse al padre: "Hanno acceso i fuochi per la sera. Il sole è tramontato, padre! Le vacche sono rientrate da sole. Cacia non si è visto. O si è perso o è morto. Ti dico una cosa, padre: senza di lui io muoio." "Lo resusciterò con queste parole: Venga a me." Convocato dal maestro Cacia apparve davanti a lui felice e contento strappato ai ventri dei lupi che l'avevano divorato, e alla figlia del Bramino che gli chiedeva spiegazione del ritardo rispose: "Io ero morto. Stavo tornando qui con combustibile per il fuoco

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sacrificale erba Cusa e ceppi di legno. Sedetti all'ombra di un banano assieme alle vacche. Gli Asura mi videro e mi domandarono chi fossi al che risposi che ero il figlio di Vriaspati e quelli m'uccisero subito mi fecero a pezzi e mi diedero in pasto a sciacalli e lupi: poi tornarono a casa contenti. Infine sono stato convocato dal santissimo Bargava ed eccomi qua al tutto redivivo." Un'altra volta accadde di nuovo che Cacia richiesto da Devaiani partisse per i boschi e cercando intorno per fiori di nuovo fosse scoperto dai Danava e ucciso e questa volta lo ridussero in poltiglia e sciolsero nell'oceano. Di nuovo la fanciulla si mise in ansia per il suo ritardo lo disse al padre che lo convocò e lui riapparve e raccontò di nuovo tutta cosa. Ma lo uccisero una terza volta e questa volta lo bruciarono e le sue ceneri le mischiarono a vino che servirono al suo stesso maestro. E quando Devaiani si rivolse di nuovo disperata al padre questi replicò: "Il figlio di Vriaspati è morto. Nonostante l'abbia resuscitato è stato assassinato più volte. Cosa devo fare? Non piangere. Una come te non dovrebbe soffrire per un mortale. Grazie a me vieni adorata 3 volte al giorno da Bramini dèi Vasu Asuin Asura e tutto il mondo. Non è possibile serbarlo in vita: anche se lo resuscito lo uccidono spessissimo." "Perché non dovrei soffrire per lui che è nipote di Angiras e figlio di Vriaspati

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entrambi Risci asceti lui stesso asceta vigile e abile in ogni cosa? Mi lascerò morire di fame e lo seguirò: mi è troppo caro, padre." "Gli Asura stanno cercando di colpirmi! Altrimenti non ucciderebbero il mio discepolo e compagno tuo. Questi seguaci di Rudra vogliono spogliarmi delle vesti di Bramino rendendomi complice del loro crimine. Davvero questo crimine ha conseguenze tremende: persino Indra sarebbe incenerito se uccidesse un Bramino." E prese a chiamare a sé Cacia dal regno dei Morti. Ma Cacia stava dentro il suo stomaco e temette per ciò che gli sarebbe accaduto sicché flebile flebile fece udire la voce: "Fammi la grazia o signore! Sono io, Cacia, che ti adora. Fa' conto che io sia tuo figlio." "Di dove sei entrato nel mio stomaco, Bramino, dove stai esattamente? Ora pianto in asso gli Asura e passo dalla parte degli dèi!" "La memoria non mi ha abbadonato: ricordo tutto ciò che mi è accaduto. Le mie virtù ascetiche non sono andate distrutte ed è perciò che posso sopportare questo dolore insopportabile. Gli Asura mi hanno ucciso bruciato ridotto in polvere e mesciuto al vino che ti hanno offerto. Fino a che tu ci sei o

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Bramino l'arte degli Asura non potrà mai vincere la scienza del Bramino." "Figlia come posso aiutarti? Cacia può tornare in vita solo uccidendomi. Sta dentro di me! Per uscire fuori deve squartarmi lo stomaco." "Chiunque di voi due muoia io mi consumerò in una vampa! Se muore Cacia mi verrà tolta la mia vita se muori tu non potrò sopportarla." Allora Sucra si rivolse a Cacia: "In effetti già ora sei vittorioso, figlio di Vriaspati: hai la stima di Devaiani. Se davvero non sei Indra nei panni di Cacia accetta il sapere che ora ti impartisco. Nessuno può uscire vivo dal mio stomaco. Ma non bisogna uccidere i Bramini quindi prendi questo che ti insegno. Vieni in vita come figlio mio. E una volta appresa la mia scienza e resuscitato da me e uscito fuori dal mio corpo ti raccomando di usarmi la stessa grazia." Cacia stupendo ricevette il sapere di Sucra lo squartò e uscì fuori dalla sua pancia come una luna piena di notte. Vide quel che restava del suo maestro un mucchietto penoso e mise in pratica l'insegnamento ricevuto: lo resuscitò. Lo venerò: "Colui che versa il nettare della conoscenza nelle orecchie di altri come tu hai fatto con me che ero ignorante io lo considero padre e madre. Chi è così ingrato da offenderlo se ricorda l'immenso favore che ha fatto? Sono odiati nel mondo e finiscono fra i peccatori coloro che mancano di rispetto al maestro che deve sempre

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essere venerato perché è colui che dà la conoscenza ed è la cosa più preziosa al mondo." Sucra era stato ingannato mentre era sotto l'effetto dell'alcol. Si ricordò della totale perdita di lucidità che è una delle conseguenze più terribili del bere alcol. Vide Cacia di fronte a sé che aveva bevuto col vino senza accorgersene in uno stato di incoscienza. Decise di riformare il comportamento dei Bramini. Si rialzò in piedi furibondo e disse: "Da oggi qualunque Bramino scellerato ceda alla tentazione di bere vino sarà considerato perso alla virtù sarà considerato colpevole di aver ucciso un Bramino sarà odiato in tutti i mondi. Io pongo questo limite alla condotta e alla dignità dei Bramini in ogni dove e tempo. Che lo sappiano tutti: gli onesti i Bramini i rispettosi gli dèi i cittadini del trimundio!" Poi convocò i Danava che evidentemente erano stati privati d'ogni buon senso: "Voi stupidi Danava sappiate che Cacia ha ottenuto ciò che voleva. D'ora in avanti starà con me. Adesso che ha imparato a resuscitare i morti eguaglia Braman stesso in valore!". Tagliò corto e tacque. I Danava, sorpresi, tornarono a casa. E anche Cacia si preparò per tornarsene fra gli dèi essendo

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rimasto per 1000 anni col suo maestro e avendo ottenuto il congedo.

LXXVII Ma Devaiani gli disse: "Nipote di Angiras! Tu sei splendido: per le maniere, per la nascita, per come studi come sei asceta, e umile. Mio padre onora e rispetta Angiras, io tuo padre. Sappilo, e ascoltami. Ricordati di come mi sono comportata con te durante il periodo del tuo voto. Il tuo voto è concluso. Ora devi amarmi. Sposami." "Io ti rispetto e venero come tuo padre! Anzi tu sei bellissima e degna di reverenza ancora più grande! Tuo padre ti ha più cara che la sua stessa vita! In quanto figlia del mio maestro sarai per sempre degna della mia adorazione! Come rispetterò eternamente tuo padre mio maestro così te, Devaiani! Dunque non devi dire queste cose." "Tu sei il figlio del maestro di mio padre. Quindi io ti rispetto e venero. E ricorda l'amore che ti ho dimostrato tutte le volte che sei stato ucciso dagli Asura. Se pensi alla venerazione e all'amore che ti porto capisci che non puoi lasciarmi. Io ti sono devota." "Ma tu sei virtuosa e non puoi spingermi ad un peccato simile. Le tue sopracciglia sono incantevoli: usami grazia. La tua bellezza mozza il fiato ma ti rispetto più che il mio stesso

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maestro. Sei tutta un turgore di virtù i tuoi occhi m'inghiottono il tuo viso m'alluna: ma entrambi siamo scaturiti dal corpo di Cavia: sei mia sorella. Ti amerei siamo stati felici insieme c'è un'intesa perfetta: ma ti chiedo congedo, lasciami tornare a casa. Benedicimi. Ch'io torni sano e salvo. Dovrai sempre ricordarmi nei tuoi pensieri come uno che non ha mai trasgredito la virtù, che è sempre stato sollecito e fedele al suo maestro." "Se ti rifiuti di sposarmi Cacia, questa tua scienza non ti servirà a niente!" "Mi sono negato alla tua richiesta solo perché sei la figlia del mio maestro, non perché io creda tu abbia qualche colpa. Né il mio maestro mi ha ordinato alcunché in merito. Maledicimi se vuoi. Io ti ho spiegato a quale comportamento è tenuto un Risci. Non merito la tua maledizione Devaiani. Ma tu mi hai maledetto! Ma l'hai fatto per passione non per dovere: quindi non avrai ciò che vuoi. Nessun figlio di Risci ti sposerà mai. Tu hai detto che la mia scienza non mi servirà a niente. D'accordo. Ma servirà a colui cui la insegnerò." Disse questo e corse a casa Cacia fra gli dèi. Lo accolsero con in testa Indra: "Sei riuscito in un'impresa di grande beneficio per noi. Sei stato

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strepitoso! La tua fama non finirà mai! Dividerai sempre con noi le offerte sacrificali."

LXXVIII Cacia insegnò il segreto per resuscitare i morti agli dèi che divennero pazzi di gioia dandosi già per vittoriosi. Durante una riunione gli parlarono di 100 sacrifici e dissero: "È tempo di mostrare il tuo valore: stermina i tuoi nemici, Purandara!" "Amen" rispose e partì. Ma lungo la strada incappò in un gruppo di fanciulle che si sollazzavano in un laghetto nei giardini di Citrarata Gandarva. Si fece vento e rimescolò i vestiti che avevano lasciato sulla riva. Quando le fanciulle uscirono dall'acqua e si rivestirono capitò che Sarmista figlia di Vrisciaparvan indossò per errore gli abiti di Devaiani. Nacque una disputa. Devaiani disse: "Tu che sei la figlia del capo degli Asura, perché ti prendi i miei vestiti? Sei una mia discepola! Visto che sei così maleducata non ti verrà niente di buono!" "Tuo padre sta seduto più in basso e sta sempre a guardare in adorazione mio padre seduto o sdraiato che sia come fosse assunto per tesserne gli elogi! Tu sei figlia di uno che canta le lodi di altri. Di uno che prende l'elemosina. Io sono la figlia di uno che viene adorato e che fa l'elemosina!

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Accattona che non sei altro, battiti pure il petto fa' la cattiva giurami odio arrabbiati quanto vuoi. Sei una poveraccia: non serve a niente che piangi di rabbia! Io potrei farti del male se volessi ma tu a me proprio no. Tu vuoi litigare. Ma sappi che io non ti rinosco mia pari!" Devaiani s'imbestialì e prese a tirarla per i vestiti. Sarmista la buttò in un pozzo e se ne andò a casa. Era convinta che Devaiani fosse morta e fece rotta verso casa fremendo di rabbia. Poco dopo sopraggiunse Iaiati figlio di Nauscia. Era stato a caccia. La coppia di cavalli attaccati al carro e quello suo erano stanchi. Lui aveva sete. Vide il pozzo vide che era secco vide che in fondo c'era una fanciulla che ardeva di splendore. Era bella come una dèa volle consolarla con voce dolce: "Tu chi sei che sei così bella hai queste unghie che scintillano come rame brunito e questi orecchini di gemme divine? Sembri molto scossa. Perché piangi? In effetti com'è che sei caduta in questo pozzo coperto da erba e rampicanti? E dimmi la verità, bella: di chi sei figlia?" "Sono la figlia di Sucra che resuscita gli Asura uccisi dagli dèi. Lui non sa cosa mi è successo. Questa è la mia mano destra che ha le unghie scintillanti come

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rame brunito. Tu sei di alta casta: ti chiedo di aiutarmi a uscire di qui! So che hai buone maniere coraggio e fama! Dunque sei tenuto a farmi uscire da questo pozzo." Visto che era figlia di un Bramana la tirò fuori dal pozzo afferrando la sua mano destra. Strabuzzò gli occhi per le sue gambe da schianto e tutto zucchero e salamelecchi se ne tornò alla capitale. Devaiani rimasta sola afflitta e addolorata incontrò la sua damigella Gurnica: "Gurnica corri a raccontare a mio padre per filo e per segno cosa mi è successo. Io non posso più entrare nella città di Vrisciaparvan." Gurnica tornò velocemente a palazzo trovò Cavia e gli parlò agitata dalla rabbia: "Devaiani è stata maltrattata da Sarmista nella foresta." Cavia partì subito alla sua ricerca col cuore in subbuglio. Quando la trovò l'abbracciò forte e parlò con voce rotta: "Figlia mia qualunque male capiti è sempre conseguenza di una quache colpa. Quindi suppongo che tu abbia una colpa che hai espiato in questo modo." "Non so se sia una pena o meno ma ascoltami bene ascolta quello che Sarmista mi ha detto: mi ha detto che tu sei solo uno assunto per cantare le lodi del re degli Asura! Aveva gli occhi iniettati di sangue e ha detto proprio queste parole crudeli e offensive: "Tu

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sei la figlia di uno che viene pagato per stare sempre a tessere gli elogi di altri uno che chiede la carità uno che prende l'elemosina mentre io sono la figlia di uno che viene adorato che elargisce e che non accetta mai niente in regalo!". Questo è esattamente quello che mi ha ripetuto più volte con orgoglio e con gli occhi rossi rossi. Papà se è davvero così se davvero sono la figlia di uno pagato per adulare di uno che vive di regali allora io devo mettermi ad adorare Sarmista sperando di entrare nelle sue grazie! Oh, ho già parlato in questo senso con lei!" "Devaiani non è vero che sei la figlia di un adulatore stipendiato nè di uno che vive d'elemosina. Tu sei figlia di uno che non deve adulare nessuno e a cui invece tutti mostrano venerazione! Lo stesso Vrisciaparvan lo sa e Indra e anche Iaiati. La mia forza è l'inconcepibile Brama l'inavversabile Testadidio! Lo stesso Autocreato compiaciuto di me ha decretato che io sono il signore dell'essenza di tutte le cose in Terra come in Cielo! In realtà sappi che sono io che faccio piovere per il bene di tutte le creature e sono io che nutro le piante annuali che sostentano tutti i viventi!"

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LXXIX Sucra continuò: "Allora sappi che chi non dà retta alle malelingue è più forte di tutti! I saggi dicono che il buon carrettiere tiene le redini dei cavalli saldamente senza allentarle. Così anche l'uomo vero tiene a bada la rabbia crescente senza indulgervi. Devaiani tutto è possibile per chi sa tenere a bada la rabbia e stare calmo. L'uomo vero ricorre al perdono e fa scivolare la rabbia come la serpe sguscia fuori dal fango. Chi reprime la rabbia non si cura delle malelingue non si arrabbia neppure quando ne ha motivo di sicuro ottiene i 4 beni per cui viviamo: la virtù il profitto il godimento e la salvazione. Fra colui che intraprende senza fatica sacrifici ogni mese per cent'anni e colui che non s'arrabia mai certamente vale di più quello che non s'arrabbia mai. Sono i ragazzi e la ragazze che incapaci di distinguere fra giusto e sbagliato litigano: i saggi non li imitano mai." "Papà so benissimo la differenza che passa fra il potere della rabbia e quello del perdono. Ma quando un discepolo si mostra irrispettoso non dovrebbe essere perdonato dal maestro che abbia l'intenzione di fargli del bene. Quindi io non voglio più stare in un paese dove le cattive maniere sono premiate. Chi è savio e ricerca il bene non dovrebbe abitare in mezzo a

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peccatori che stanno sempre a sparlare delle buone maniere e dei nati nobili. Bisognerebbe andare a vivere nel migliore dei luoghi possibile: dove si riconoscono e rispettano buona condotta e purezza di natali. Le cose crudeli che mi ha detto la figlia di Vrisciaparvan mi bruciano il cuore come un fuoco di legna secca. Non riesco a pensare a nulla di più miserabile nel trimundio che onorare il proprio nemico baciato dalla fortuna non possedendo nulla. I saggi hanno detto che persino la morte sarebbe meglio."

LXXX A questo punto si arrabbiò anche Cavia e andò a trovare Vrisciaparvan che se ne stava seduto e prese a parlargli senza pesare le parole: "O re, i peccati non danno subito frutto, come la terra! Ma lentamente e segretamente portano all'estirpamento del peccatore. Questo frutto lo potrà cogliere lui stesso o suo figlio o suo nipote. I peccati devono portare frutti. Non possono mai essere digeriti: come il cibo complesso. E siccome tu hai ucciso il Bramana Cacia nipote di Angiras mentre stava da me ed era virtuoso religioso e solerte nei propri doveri e siccome anche mia

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figlia è stata maltrattata, sappi che adesso lascio te e la tua schiatta! Davvero a questo punto non posso stare con te oltre! Pensi che io stia farneticando? Tu cerchi di alleggerire le tue offese senza provare a correggerti!" "Figlio di Brigu, non ho mai affermato che tu pecchi in virtù o che sei falso. In realtà la virtù e il vero stanno in te. Sii gentile! Bargava, se davvero ci abbandoni noi dobbiamo scappare in fondo all'oceano! Proprio non ci resta altro da fare." "Voi Asura sparitevene in fondo all'oceano o scappate per ogni dove. Non me ne importa niente. Non posso sopportare il dolore di mia figlia. Lei mi è sempre cara. La mia vita è appesa a lei. Prova a farle cosa grata. Come Vriaspati cerca sempre il bene di Indra io cerco sempre il tuo con i miei meriti ascetici." "Bargava, tu sei il padrone assoluto di tutto ciò che i capi Asura possiedono in questo mondo dei loro elefanti delle loro vacche dei loro cavalli e persino di me stesso - umilissimo!" "Se è vero che io sono il padrone di tutto ciò che possiedono gli Asura, allora va e gratifica Devaiani." Dopo di che andò subito da Devaiani e le raccontò tutto ma Devaiani replicò: "Se tu sei davvero il padrone del re degli Asura e di tutto quanto possiede allora fa' che venga davanti a me e che lo ammetta." Vrisciaparvan si presentò a Devaiani con queste parole:

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"Devaiani dolci sorrisi, sono disponibile a concederti qualunque cosa desideri per quanto difficile possa essere." "Voglio che Sarmista diventi la mia damigella assieme a un migliaio di altre. Dovrà seguirmi anche quando mio padre mi cederà a chiunque sia." Vrisciaparvan diede ordine a una sua damigella: "Vai a prendere Sarmista e portala subito qui. Dovrà fare ciò che Devaiani desidera." Quella andò da Sarmista: "Amabile, alzati e seguimi. Devi fare il bene della tua schiatta. Pressato da Devaiani Sucra è sul punto di abbandonare gli Asura. Tu scevra da peccato, devi fare ciò che Devaiani desidera." "Lo farò volentieri. Spinto da Devaiani Sucra mi chiama. Nessuno dei due deve abbandonare gli Asura per colpa mia." Accompagnata da un migliaio di damigelle raggiunse la residenza del padre su di una portantina. Si presentò a Devaiani: "Ti servirò assieme a 1000 damigelle! E ti seguirò quando tuo padre ti cederà a chicchessia." "Io sono la figlia di uno che canta le lodi di tuo padre che chiede l'elemosina e la accetta; di contro tu sei la figlia di uno che è adorato. Come puoi essere la mia attendente?" "Si è tenuti in ogni modo a

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contribuire alla felicità dei propri parenti in difficoltà. Dunque ti seguirò ovunque tuo padre ti manderà." Devaiani si rivolse al padre: "Sono soddisfatta. Adesso entrerò nella capitale degli Asura! Adesso so che la tua scienza e il tuo potere non sono invano!" Sucra entrò nella capitale col cuore felice. E i Danava lo onorarono con la massima reverenza.

LXXXI Dopo qualche tempo capitò che Devaiani tornasse a sollazzarsi negli stessi boschi accompagnata da Sarmista con le sue 1000 damigelle: raggiunto lo stesso luogo prese a vagare beatamente e supremamente felice per la compagnia delle attendenti. Giocavano spensierate e si misero a bere il nettare dei fiori a morsicare e mangiare vari frutti. Proprio allora sopraggiunse re Iaiati di nuovo stanco ed assetato per le sue scorribande a caccia di cervi. Guardò Devaiani e Sarmista assieme a tutte quelle fanciulle tutte quante celestialmente adornate e tutte gonfie di un voluttuoso languore in conseguenza del nettare bevuto. Devaiani dolci sorrisi stava comodamente sdraiata ed era la più bella. E Sarmista si prendeva cura di lei massaggiandole gentilmente i piedi. "Voi due donne bellissime, come vi

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chiamate e di quali famiglie siete? Sembra che queste 2000 damigelle siano vostre attendenti." "Ascoltami grande uomo. Sappi che sono la figlia di Sucra guida spirituale degli Asura. Questa compagna è la mia damigella. Mi segue come attendente dovunque io vada. Si chiama Sarmista ed è la figlia di Vrisciaparvan re degli Asura." "Sono curioso di sapere com'è che questa donna stupenda figlia del re degli Asura è la tua attendente!" "Tutto avviene fatalmente. Anche questo, dunque non c'è da stupirsi. Fattezze e vesti paiono quelle di un re e la tua parlata suona armoniosa e precisa come quella dei Veda: come ti chiami? da dove vieni? di chi sei figlio?" "Durante il mio voto di Bramaciaria tutti i Veda mi sono entrati nelle orecchie. Sono conosciuto col nome di Iaiati e sono un re figlio di re." "Cosa sei venuto a fare qui? A raccogliere fiori di loto? a pesca? a caccia?" "Inseguivo cervi mi è venuta sete sono arrivato qui in cerca di acqua. Sono molto stanco. Aspetto solo i tuoi ordini per andarmene." "E io sono ai tuoi ordini con le mie 2000 damigelle e la mia attendente Sarmista. Auguri. Ti voglio mio amico e signore."

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"Tu sei magnifica e io non ti merito. Sei la figlia di Sucra molto al di sopra di me. Tuo padre non può concederti neppure a un grande re." "È già capitato che Bramana si unissero a Csciatria e viceversa. Tu sei il figlio di un Risci e sei tu stesso un Risci. Quindi sposami." "Donna bellissima, in effetti le 4 caste sono scaturite da un solo corpo. Ma i loro doveri e la purezza non sono i medesimi: i Bramana sono in realtà superiori a tutti." "Questa mano non l'hai mai toccata nessun uomo prima di te. Per questo io ti accetto come mio signore. Davvero, come potrebbe alcun altro uomo toccare questa mano che è già stata toccata da te che sei un Risci?" "I saggi sanno che bisogna tenersi lontani dai Bramana più che dalle serpi velenose arrabbiate o dalle fiamme di un incendio." "Perché dici così?" "La serpe uccide un solo uomo. Anche l'arma più affilata ne uccide solo uno. Un Bramana infuriato distrugge intere città e regni! Per questo credo che un Bramana sia da evitare più che altro. Quindi non posso sposarti, o amabile, a meno che tuo padre non mi ti conceda." "Tu sei stato scelto da me. È chiaro che mi accetterai se mio padre mi ti concederà. Non devi avere paura di accettarmi. Non sei tu che mi hai chiesta in sposa." Detto ciò Devaiani spedì una damigella dal padre a raccontargli tutto e quello

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li raggiunse subito e Iaiati lo onorò e venerò e ristette a palmi giunti in attesa dei suoi ordini. Allora Devaiani disse: "Papà questi è il figlio di Nauscia. Mi ha aiutata quando ero in difficoltà. Io mi inchino davanti a te. Dammi a lui. Non sposerò nessun altro uomo al mondo." "Tu che hai un così splendido coraggio, pare tu sia stato accettato da mia figlia come suo signore. Io te la affido. Prendila in sposa." "Chiedo un favore Bramana: che non mi tocchi il peccato di concepire un meticcio di casta." "Ti assolvo dal peccato. Chiedimi qualcosa che desideri per te. Non avere paura di sposarla. Ti concedo l'assoluzione. Mantieni virtuosamente tua moglie la snella Devaiani. Sii felice in sua compagnia. Abbi sempre riguardo per quest'altra fanciulla figlia di Vrisciaparvan. Ma non portarla mai a letto." Iaiati gli camminò intorno. Poi si sottomise al beneaugurante cerimoniale del matrimonio secondo i riti delle sacre scritture. Infine rientrò felicemente alla capitale con Devaiani Sarmista e le 2000 damigelle avendo ricevuto onori e congedo da Sucra e Asura.

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LXXXII Assegnò alla moglie i suoi propri appartamenti e a Sarmista una dépendance nei giardini vicino al boschetto artificiale di Asoca secondo le direttive della moglie. Le assegnò il migliaio di damigelle e la onorò occupandosi d'ogni cosa per cibi e vestiti. Ma fu con Devaiani che trascorse molti anni sollazzandosi beatamente. Che quando fu feconda concepì. E il suo primogenito fu un bel maschio. E dopo 1000 anni Sarmista entrò nella pubertà e si accorse d'essere feconda. Divenne ansiosa: "Adesso sono feconda. Ma non ho ancora scelto un marito. Ma perché ma cosa devo fare ora? Come faccio a soddisfare il mio desiderio? Devaiani è diventata madre. Ma io sono destinata a sfiorire senza niente. O anch'io dovrei prendermi come marito il marito di Devaiani? Ecco ho deciso il re deve darmi un figlio. Non vorrà negarmi un incontro privato." Proprio mentre Sarmista si dibatteva in questi pensieri sopraggiunse il re che vagabondava nei pressi del boschetto di Asoca e trovandosela davanti ristette in silenzio. Sarmista constatò che non c'erano testimoni e gli si fece vicino a mani giunte: "O figlio di Nauscia, nessuno può vedere le signore che abitano negli appartamenti di Soma Indra Visnu

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Iama Varuna e neppure nei tuoi. Tu sai mio re che io sono bella e di buona nascita. Io ti esorto! Sono feconda. Fa' che non sia invano." "Conosco bene la nobiltà dei tuoi natali essendo tu della fiera razza dei Danava. E sei anche bellissima. Davvero io non vedo il minimo difetto in te. Ma Usanas mi ha ordinato di non portarti mai a letto mentre sono sposato con Devaiani." "È stato detto o re che non è peccato fare all'amore per divertimento, con le cortigiane, in occasione dei matrimoni, in circostanze di pericolo imminente di perdita della vita o di tutti i beni. In questi 5 casi fare all'amore è scusabile. E non è vero che pecca chi non risponde la verità. Devaiani ed io siamo state chiamate entrambe come compagne qui per lo stesso fine. Dunque, semplicemente, quando hai detto che avresti fatto all'amore con una sola di noi, hai mentito." "Un re dovrebbe sempre essere un modello di comportamento per la sua gente. Di sicuro un re che mente troverà distruzione. Per quel che mi riguarda non oserei mentire neppure in situazioni estreme!" "È possibile considerare proprio il marito dell'amica. Il matrimonio dell'amica è come se fosse il

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proprio. La mia amica ti ha scelto come marito. Quindi tu sei anche mio marito." "In effetti ho giurato di acconsentire sempre alle richieste di chiunque. Siccome mi stai chiedendo qualcosa, dimmi cosa devo fare. "Mondami dal peccato. Proteggi la mia virtù. Rendendomi madre mettimi nella condizione di praticare la massima virtù del mondo. Si dice che una moglie uno schiavo e un figlio non possono mai guadagnare per se stessi. Il loro guadagno appartiene sempre a chi possiede loro. Io sono la schiava di Devaiani. Tu sei il signore e padrone di Devaiani. Quindi tu sei anche mio signore e padrone. Esaudisci il mio desiderio!" Il re venne persuaso dalle sue verità. Quindi onorò Sarmista proteggendone la virtù. Fecero all'amore. Poi si lasciarono con un commosso addio ciascuno di ritorno donde era venuto. Sarmista restò in cinta. E a tempo debito partorì un bimbo splendido come un piccolo dio occhi di loto.

LXXXIII Quando Devaiani venne a saperlo diventò gelosa e Sarmista entrò nei suoi cattivi pensieri. La cercò e le rivolse queste parole: "Com'è che hai peccato di lussuria?" "È venuto da me un certo virtuosissimo Risci esperto di Veda. Poi che

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era nella posizione di concedere benefici gli ho esposto i miei desideri virtuosi. Non cercherei mai di soddisfare i miei desideri peccaminosi. Questo mio bimbo l'ho avuto da quel Risci!" "Ma in questo caso va tutto bene! E dimmi, sai chi fosse questo Risci di quale lignaggio?" "Splendeva come il Sole per energia e ascetismo. Vedendolo non ho avuto bisogno di fargli simili domande." "Se è così se davvero hai avuto questo bimbo da un Bramana tanto superiore allora non ho alcun motivo di essere arrabbiata con te Sarmista." Avendo scambiato queste parole e riso si lasciarono. Iaiati ebbe da Devaiani 2 figli Iadu e Turvasu simili a Indra e Visnù. Da Sarmista ne ebbe 3 Draiu Anu e Puru. Accadde che un giorno Devaiani e Iaiati si trovassero a passeggiare in una parte solitaria del bosco quando videro 3 bimbi celestiali intenti a giocare. Devaiani stupì: "Di chi sono questi bimbi così belli che sembrano figli di dèi? Verrebbe da dire che ti rassomigliano perfino in splendore!" Non attese risposta dal re, chiese subito ai bambini: "Di che schiatta siete? Chi è vostro padre? Su ditemelo. Sono curiosa di sapere tutto di voi." Quelli indicarono il re come padre

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e dissero che Sarmista era la madre. E vennero ad abbracciare le ginocchia del re. Ma lui non osò accarezzarli davanti a Devaiani. Allora quelli se ne tornarono dalla madre piangendo. E il re ne vergognò molto. Ma Devaiani disse a Sarmista: "Come hai osato offendermi tu che sei la mia attendente?! Non hai avuto paura di cedere di nuovo a questa tua abitudine Asura?" "Tutto quello che ti ho detto a proposito di un Risci è la pura verità. Ho agito secondo giustizia e virtù quindi non ho paura di te. Quando hai scelto il re come marito anch'io l'ho scelto. Secondo tradizione il marito dell'amica è anche il proprio marito. Tu sei figlia di un Bramana dunque meriti i miei onori e riguardi. Ma non lo sai che io stimo questo saggio reale ancora di più?" "Re, tu mi hai fatto un gravissimo torto. Non resterò a vivere qui." Con gli occhi pieni di lacrime si alzò per tornare dal padre. Il re dispiaciutissimo di vederla così le corse dietro cercando di calmarla ma Devaiani non desistette aveva gli occhi rossi di rabbia non gli rivolse parola piangendo copiosamente raggiunse Usanas lo salutò e gli si mise di fronte. Iaiati fece lo stesso. Devaiani disse: "Papà la virtù è stata spazzata via dal vizio. Il basso è finito in alto e l'alto in basso. Sono stata offesa di nuovo da Sarmista. Ha avuto 3 figli da Iaiati. Ma io sfortunata ne ho avuti solo 2! Questo re ha fama di conoscere bene i

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precetti religiosi. Ma io ti dico che ha lasciato la retta via." Sucra disse: "O re, visto che hai perseguito il vizio pur essendo perfettamente a conoscenza dei precetti religiosi una decrepitezza incurabile ti paralizzerà!" Iaiati rispose: "Moglie adorabile, fu la figlia del re dei Danava a pressarmi perché fruttificassi la sua fertilità. L'ho fatto per un senso di virtù, non per altro. Bramana, chi sollecitato da una donna fertile non accondiscende al suo desiderio, gli esperti di Veda lo chiamano assassino di embrioni. Chi sollecitato segretamente da una donna infoiata e fertile non la prende, perde la virtù e i dotti lo chiamano assassino di embrioni perciò nell'ansia di non commettere peccato ho penetrato Sarmista." Sucra replicò: "Tu dipendi da me. Avresti dovuto attendere il mio comando. Siccome hai agito falsamente in relazione al tuo dovere ti sei macchiato del peccato di furto." Iaiati immediatamente sfiorì e fu sopraffatto dalla decrepitezza. Allora disse: "Figlio di Brigu, io non sono ancora sazio di giovinezza né di Devaiani. Quindi graziami fa' che la decrepitezza non mi tocchi." "Non ho mai detto il falso. Proprio

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ora sei assalito dalla decrepitezza. Ma se preferisci hai la competenza per adossare questa tua decrepitezza a qualcun altro." "Disponi che quello dei miei figli che mi farà dono della sua giovinezza avrà in cambio il mio regno e sarà virtuoso e famoso." "Richiamandomi alla mente potrai trasferire la tua decrepitezza a chi vorrai. Il figlio che ti darà la sua giovinezza diverrà tuo successore al trono avrà lunga vita fama e discendenza numerosa!"

LXXXIV Così Iaiati fece ritorno alla sua capitale vecchio decrepito convocò il figlio maggiore Iadu che era anche il più preparato e gli parlò: "Figlio mio a causa della maledizione di Cavia sono diventato vecchio rugoso e canuto. Ma io non avevo ancora goduto tutte le gioie della giovinezza. Prenditi la mia debolezza con la mia decrepitezza Iadu. Io potrò godermi la tua giovinezza. Trascorsi 1000 anni riavrai la tua giovinezza e io la mia decrepitezza!" "Ci sono innumerevoli inconvenienti nell'essere vecchi per quanto riguarda il mangiare e il bere. Quindi non mi prenderò la tua decrepitezza. Sono deciso. Capelli bianchi mancanza d'allegria nervi molli rughe su tutto il corpo deformità debolezza nelle

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membra emaciatezza impossibilità di fare sforzi amici e compagni imbattibili: queste sono le conseguenze della decrepitezza. Quindi non voglio. Hai molti figli alcuni anche più cari di me. Conosci i precetti della virtù. Domanda a qualche altro figlio." "Tu sei sgorgato dal mio cuore, figlio, ma non mi dai la tua giovinezza. I tuoi figli non saranno re. Turvasu fatti carico tu della mia debolezza e decrepitezza. Prendendomi la tua giovinezza voglio godermi i piaceri della vita. Fra mille anni te la renderò e mi riprenderò la mia vecchiaia." "Non voglio essere vecchio, padre: spariscono gli appetiti i piaceri le forze la bellezza l'intelligenza e la vita stessa." "Tu vieni da me ma non vuoi darmi la tua giovinezza! Turvasu la tua linea si estinguerà. Sarai re di gente che seguirà pratiche e precetti impuri uomini di sangue basso figlieranno con donne di sangue blu vivranno di carne saranno gretti non esiteranno a prendersi le mogli dei superiori si comporteranno come uccelli e bestie saranno peccatori e saranno non-Ariani." Poi si rivolse al figlio di Sarmista Draiu: "Prendi tu la mia decrepitezza." "Chi è decrepito non può divertirsi con elefanti macchine cavalli e donne. Gli viene anche la voce

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rauca. Non mi va." "I tuoi desideri più cari non si avvereranno mai. Sarai re solo di nome regnerai su una regione dove non ci sono strade per cavalli macchine elefanti asini capre buoi o portantine e dove i corsi d'acqua sono buoni solo per zattere e galleggianti. Anu, prendi tu la mia vecchiaia." "I vecchi mangiano come bambini e sono sempre impuri. Non possono neppure versare libagioni sul fuoco. Non voglio prendermi la tua vecchiaia." "Io ti ho dato la vita tu non mi dai la tua giovinezza trovi tutti questi difetti nella vecchiaia - diventerai subito decrepito! E anche i tuoi figli appena diventati ragazzi moriranno. E tu non potrai fare sacrifici al fuoco. Puru tu sei il mio figlio più giovane! Ma sarai il primo fra tutti! Sono diventato decrepito rugoso e canuto per una maledizione di Cavia. Ma ho ancora desiderio d'essere giovane. Puru prenditi tu la mia vecchiaia! Con la tua giovinezza potrò godermi ancora per qualche anno i piaceri della vita. Fra 1000 anni te la renderò!" "Farò come tu ordini. Prenderò la tua debolezza e decrepitezza. Tu prenditi la mia giovinezza e goditi i piaceri della vita. Io continuerò a vivere vecchio." "Puru sono compiaciuto di te. E ti dico che i desideri della gente del tuo regno si avvereranno sempre." Iaiati richiamò alla mente Cavia e trasferì la sua decrepitezza nel corpo di Puru.

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LXXXV Fu straordinariamente felice di prendersi la giovinezza di Puru. Ancora una volta poté seguire fino in fondo i propri desideri per quanto ne aveva potere secondo le stagioni di modo da trarre il massimo piacere senza mai andare contro i precetti della sua religione gratificò gli dèi con i sacrifici i Pitri con gli Sradda i poveri con la carità i Bramana col soddisfacimento dei loro desideri gli ospiti col cibo e col vino i Vaisia con la protezione e i Sudra con la gentilezza represse i crimini con punizioni appropriate protesse virtuosamente la sua gente come fosse un secondo Indra godette una felicità illimitata senza trasgredire i precetti religiosi avendo il valore di un leone e il controllo perfetto della giovinezza e di ogni oggetto di piacere fu davvero felice di poter così soddisfare tutti i propri desideri l'unico suo dispiacere era che un giorno quei 1000 anni sarebbero finiti e proprio perciò penetrò i misteri del tempo e si sollazzò con la celestiale Visuaci considerando i giusti Cala e Casta tal volta nei giardini di Indra tal altra in cima al monte Meru nel nord. Trascorsi 1000 anni convocò il figlio Puru:

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"Con la tua giovinezza figlio ho goduto i piaceri della vita ognuno a suo tempo al limite estremo di quanto desideravo e potevo. Ma i desideri non sono mai soddisfatti indulgendovi: invece s'infiammano come a versare burro sacrificale sul fuoco. Se qualcuno possedesse mai ogni cosa in Terra grano orzo argento oro gemme animali e femmine ancora non sarebbe contento. Dunque bisogna lasciar andare la sete del godimento. La felicità vera è di chi mette da parte la sete delle cose terrene - sete che difficilmente i viziosi e i peccatori sanno lasciare - sete che non affievolisce con l'appassire della vita - sete che è il male fatale dell'uomo. Per 1000 anni ho soddisfatto ogni desiderio del mio cuore ma invece che diminuire i miei desideri si sono acuiti giorno dopo giorno. Quindi io ora mi libero dal desiderio e fisso la mente su Brama: trascorrerò il resto dei miei giorni con i daini nella foresta pacificamente e senza alcun pensiero per le cose terrene. Puru sono estremamente compiaciuto di te! Ti auguro prosperità! Riprenditi la tua giovinezza! E insieme prendi il tuo regno. Infatti tu sei il figlio che ha dato di più per me." Iaiati si riprese la sua decrepitezza e Puru la sua giovinezza e Iaiati voleva subito installare Puru sul trono ma le 4 caste capeggiate dai Bramana espressero questo dubbio: "Re come è possibile che affidi il tuo regno a Puru passando sopra al tuo primogenito Iadu nato da Devaiani

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primo nipote di Sucra? È Iadu il tuo figlio maggiore e dopo viene Turvasu e dei figli di Sarmista primo viene Draiu poi Anu e poi Puru. Come è che il più piccolo di tutti merita il trono più che i fratelli maggiori? Ti facciamo presente la cosa! Agisci secondo virtù." "Ascoltatemi che vi spiego perché non darò il regno al mio primogenito. Iadu ha disobbedito i miei ordini. I saggi dicono che chi disobbedisce il padre non è un figlio. Il figlio perfetto è quello che esegue gli ordini dei genitori cerca il loro bene e si fa bene amare. Iadu e anche Turvasu mi hanno mancato di rispetto. E pure Draiu e Anu. Solo Puru mi ha obbedito. Ha avuto molti riguardi per me. Quindi sarà mio erede il più giovane. Si è fatto carico della mia decrepitezza. Si è comportato davvero come un amico. Mi ha fatto un enorme piacere. Lo stesso Sucra aveva decretato che il figlio che mi avrebbe obbedito sarebbe divenuto re dopo di me e avrebbe dominato il mondo. Pertanto vi prego di permettere che Puru sia installato sul trono." "È vero, o re, che quel figlio che è ubbidiente e persegue il bene dei propri famigliari merita la prosperità anche se è il più giovane. Dunque Puru che ha fatto del bene merita la corona. E siccome lo stesso Sucra si è

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espresso in questi termini non abbiamo nulla da obiettare." Iaiati installò Puru sul trono gli affidò il regno intraprese le cerimonie iniziatiche per entrare nei boschi e subito lasciò la capitale seguito da Bramana e asceti. I figli di Iadu sono conosciuti come gli Iadava quelli di Turvasu come Ianava di Draiu come Bogia di Anu come Mleccia e quelli di Puru come Paurava: nella linea loro sei nato tu, Barata, per governare 1000 anni spassionatamente.

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prescritti per chi conduce una vita Vanaprasta onorò ospiti e stranieri con frutti del bosco e burro chiarificato mentre lui si nutriva solo di chicchi di mais raccolti qui e là condusse questa vita per 1000 anni visse 1 anno intero di sola aria senza dormire osservando il voto del silenzio e con la mente sotto controllo completo visse 1 altro anno praticando le più severe austerità sotto il sole a picco in mezzo a 4 fuochi visse 6 mesi in piedi su di una gamba nutrendosi di aria. Ascese in cielo famoso quanto in terra per le sue imprese.

LXXXVI Iaiati visse alcun tempo nella foresta in compagnia dei Bramana osservando voti durissimi mangiando frutti e radici sopportando privazioni d'ogni sorta e infine salì in cielo dove visse beato ma per poco perché subito Indra lo scaraventò giù. E ho sentito dire che non abbia mai toccato terra che sia rimasto a galleggiare nel firmamento per qualche tempo fino a che non è rientrato nella regione dei celesti in compagnia di Vasuman Astaca Pratardana e Sivi. Le cose andarono cosí: che Iaiati installato Puru sul trono si ritirò nel bosco cibandosi di frutti e radici tenendo mente e passioni perfettamente sotto controllo: gratificò Pitri e dèi con sacrifici colò sul fuoco libagioni di burro chiarificato secondo i riti

LXXXVII Durante il soggiorno celeste era riverito da dèi Sadia Marut Vasu e talvolta se ne partiva per la regione di Braman e si dice che abitò in cielo molto a lungo. Un giorno stava conversando con Indra quando questi gli chiese: "Che cosa hai detto a Puru quando si è fatto carico della tua decrepitezza in cambio del regno?" "Gli ho detto che era sua l'intera regione fra i fiumi Ganga e Iamuna che è il centro del mondo e che la periferia era di dominio dei suoi fratelli. Gli ho anche spiegato che chi non è soggetto

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all'ira è superiore agli iracondi e chi è disposto al perdono è superiore a chi no. L'uomo è superiore agli animali inferiori. L'uomo sapiente è superiore all'ignorante. Bisogna astenersi dal fare torto a chi l'ha fatto. Chi non ha cura della propria rabbia ne viene bruciato ma chi non ha cura della rabbia di chi si arrabbia gli porta via tutte le virtù. Non bisogna offendere con parole crudeli sconfiggere i nemici con mezzi riprovevoli ferire con parole peccaminose e biasimevoli. Chi trafigge con parole dure e crude tiene sempre in bocca un Racsasa. Prosperità e buona sorte fuggono alla sua vista. Bisogna sempre tenere per modello l'uomo virtuoso e mettere a confronto ciò che si è fatto con ciò che avrebbe fatto un virtuoso. Non ci si deve curare della parole dure dei viziosi. Bisogna sempre prendere a modello per la propria condotta quella dei saggi. Piange notte e giorno l'uomo colpito dalle frecce che labbra crudeli dardeggiano parlando. Sono frecce che penetrano a fondo. Per questo i saggi non le scagliano mai. Nel trimundio non esiste modo migliore per venerare gli dèi che l'essere con tutti gentili amichevoli caritatevoli e di dolci parole. Dunque bisogna sempre parlare per lenire mai per bruciare. E sempre essere rispettosi verso chi merita rispetto e sempre dare mai chiedere!"

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LXXXVIII "Ti sei ritirato nei boschi dopo aver adempiuto ai tuoi doveri, re. Vorrei domandarti a chi sei pari in austerità ascetiche." "Non ho pari fra gli uomini né fra gli dèi i Gandarva o i grandi Risci." "Visto che manchi di rispetto verso i tuoi superiori i tuoi pari e anche i tuoi inferiori senza di fatto conoscere i loro meriti reali, le tue virtù hanno subito una diminuzione e devi cadere dal cielo." "Se davvero le mie virtù hanno subito una diminuzione e devo cadere dal cielo desidero almeno finire fra i virtuosi onesti." "Cadrai fra i virtuosi saggi e acquisirai molto fama e dopo questa esperienza non mancare mai più di rispetto verso i tuoi superiori e nemmeno i tuoi pari." Con ciò Iaiati precipitò giù dalla regione dei celesti e mentre cadeva lo vide Astaca notabilissimo fra i saggi reali e protettore della sua propria religione che gli chiese: "Chi sei tu che cadi dall'alto splendido come una meteora fiammeggiante giovane e bello come Indra? Sei forse il più eminente fra i corpi celesti sei il sole che emerge da scuri ammassi di nuvole? Vedendoti cadere

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dall'orbita solare avviluppato da smisurata energia e splendente di fuoco o sole tutti sono ansiosi di sapere chi è che cade così e per altro così incosciente! Siamo venuti qui da te per scoprire la verità avendoti visto sulla via dei celesti avviluppato di energia come quella di Sacra Suria o Visnù. Se avessi domandato tu per primo chi noi siamo non saremmo stati così incivili da domandartelo per primi. Ora te lo chiediamo: chi sei e che ci fai qui? Smetti di avere paura smetti di dolere e affliggerti. Qui siamo tutti virtuosi e saggi. Qui neppure Sacra l'assassino di Vala potrebbe farti alcun male. Tu che hai il valore del capo dei celesti, i virtuosi e i giusti sono d'aiuto ai fratelli addolorati. Qui non c'è nessun altro fuor che i saggi e i virtuosi come te riuniti insieme. Dunque resta qui con noi in pace. Solo il fuoco dà calore solo la terra infonde vita nel seme solo il sole illumina ogni cosa: solo l'ospite dà ordini a virtuosi e saggi."

LXXXIX "Io sono Iaiati figlio di Nauscia e padre di Puru. Sono stato buttato fuori dalla regione di dèi Sidda e Risci per aver mancato di rispetto a tutte le creature motivo per cui la mia giustezza ha subito una diminuzione e quindi sto cadendo in basso. Non vi ho salutato per primo perché sono più anziano di

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voi. In effetti i Bramana mostrano sempre reverenza verso i più anziani i più sapienti o i più asceti." "Tu dici che chi è più anziano è meritevole di rispetto. Ma si dice che è davvero venerabile chi è più sapiente e asceta." "Si dice che 1 peccato distrugge i meriti acquisiti con 4 azioni virtuose. La vanità è fatta di ciò che porta dritto all'inferno. L'uomo virtuoso non segue mai i passi del vizioso. Agisce in modo che i suoi meriti religiosi crescano sempre. Io stesso ho acquisito immenso merito religioso tuttavia non ne resta più nulla. Difficilmente potrei riconquistarmelo neppure con uno sforzo estremo. Chi vede cosa mi è toccato, se è impegnato a perseguire il proprio bene, vorrà certamente sopprimere ogni vanità. Chi pur avendo guadagnato grandi ricchezze intraprende sacrifici meritori, chi pur avendo imparato ogni sapere resta umile, chi pur avendo studiato tutti i Veda vota sé stesso a vita ascetica e tiene il cuore lontano da ogni gioia mondana: costoro vanno in paradiso. Nessuno dovrebbe esultare per avere acquisito grandi ricchezze. Nessuno dovrebbe provare vanità per avere studiato tutti i Veda. Al mondo ogni uomo ha il suo posto. Il Destino sta sopra a ogni cosa. Potere e sforzo

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sono inutili. Sapendo che il Destino è onnipotente i saggi non dovrebbero esultare né soffrire qualunque cosa accada. Quando le creature conoscono che felicità e dolore dipendono dal Destino e non dai loro sforzi o dal loro potere, non dovrebbero più dolersi né esultare, ma sempre ricordare che il Destino è onnipotente. I saggi dovrebbero vivere sempre soddisfatti senza soffrire per il dolore né esultare per il benessere. Visto che il Destino sta sopra a tutto soffrire o esultare sono inopportuni. Non ho mai ceduto alla paura o alla sofferenza sapendo per certo che sto nel mondo così come è stato disposto. Insetti e vermi tutti gli ovipari i vegetali tutti gli animali che strisciano i parassiti i pesci le pietre l'erba i boschi tutto tutto quando è libero dagli effetti delle proprie azioni è unito allo Spirito Supremo. Felicità e miseria passano. Perché dovrei soffrire? Non si può mai sapere cosa fare per evitare la miseria. Quindi non si deve patirla." Re Iaiati stava sospeso nel firmamento ed era posseduto da tutte le virtù era il progenitore materno di Astaca aveva concluso il suo discorso e Astaca gli chiese ancora: "Raccontami di tutte le regioni che hai visitato e quanto a lungo vi hai soggiornato. Parli dei precetti religiosi come i dominatori intelligenti avvezzi a che fare con gli atti e i discorsi di esseri superiori." "Fui un grande re in terra possedetti il mondo intero. Quando lo lasciai

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acquisii molte regioni superiori per via dei miei meriti religiosi dove abitaii per un millennio e poi ottenni di salire alla regione di Indra straordinariamente bella con i suoi 1000 cancelli ed estesa per più di 100 iogiana anche lì soggiornai 1000 anni e poi ebbi accesso a una regione ancora più elevata la regione della perfetta beatitudine dove non esiste decadimento la regione del Creatore e Signore della Terra così difficilmente accessibile anche lì abitai 1000 anni e poi salii a un'altra regione ancora superiore quella del dio degli dèi e anche lì vissi beato. In effetti sono stato in varie regioni sempre adorato da tutti gli dèi e posseduto da valore e splendore pari a quello degli dèi. Capace di assumere qualsiasi forma ho vissuto 1000000 di anni nei giardini di Nandana sollazzandomi con le Apsara fra innumerevoli bellissimi alberi fioriti e profumati. E trascorsi molti moltissimi anni che stavo ancora lì a godermi la perfetta beatitudine un giorno il messaggero degli dèi scuro in volto forte e profondo in voce gridò 3 volte: Sciagurato! Sciagurato! Sciagurato! Oh me lo ricordo troppo bene. In quel momento fui buttato giù dal Nandana, tutti i miei meriti religiosi spariti! Udii nei cieli le voci dei celesti esclamare dispiaciuti: Ahi! Che sciagura! Iaiati

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cade con tutti i suoi meriti religiosi distrutti anche se virtuoso e di sacre imprese! Mentre cadevo gridai: Dove stanno i saggi? Che devo cadere in mezzo a loro! Mi indicarono questa sacra sacrificale regione che vi appartiene. Seguendo le volute di fumo che oscurano l'aria e l'odore del burro chiarificato versato incessatemente sul fuoco sono arrivato a questa vostra regione felice di unirmi a voi."

XC "Hai vissuto 1000000 di anni nei giardini di Nandana e potevi assumere qualunque forma volessi. Perché sei stato costretto a lasciare quella regione e venire qui tu che sei fra i più notabili dell'età Crita?" "Nel mondo i colleghi gli amici i parenti abbandonano chi perde la ricchezza, così all'altro mondo Indra e tutti gli dèi abbandonano chi perde la giustezza." "Sono particolarmente ansioso di capire come all'altro mondo si possa perdere la virtù. E spiegami anche quali regioni si possono raggiungere e in che modo. So che sei esperto degli atti e dei discorsi degli esseri supremi." "Quelli che parlano dei propri meriti sono condannati a patire l'inferno Bauma. Emaciati e scheletrici sembrano rinascere sulla Terra nella forma dei loro figli e nipoti solo per essere

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divorati da avvoltoi cani e sciacalli. Perciò bisogna reprimere questo vizio malvagio e censurabile. Ho risposto a tutto. Dimmi cos'altro vuoi sapere." "Quando si muore di vecchiaia avvoltoi pavoni insetti e vermi si mangiano il nostro corpo. A quel punto dove siamo? E come possiamo tornare in vita? Non ho mai sentito di alcun inferno in Terra chiamato Bauma!" "Dopo che il corpo viene distrutto l'uomo conseguentemente alle proprie azioni ritorna al grembo materno dove resta in una forma indistinta ed in breve ricompare nel mondo con una forma distinta e visibile e ci cammina sopra. Questo è l'inferno terreno dove precipita perché non vede il termine della propia esistenza e non agisce per la propria emancipazione. Chi ci resta per 60000 anni chi per 80000 e poi precipita ancora. E mentre cade viene attaccato da Racsasa nella forma di figli nipoti e altri parenti che non si sono curati di agire per la propria emancipazione." "Per quali peccati si viene attaccati da questi feroci e digrignanti Racsasa mentre si cade dal paradiso? Perché non si viene annichiliti? Come si rientra nel grembo materno dotati di tutti i sensi?" "Dopo essere caduto dal paradiso l'essere diventa una sostanza

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sottile che vive nell'acqua l'acqua diventa una sperma dallo sperma viene il seme della vita che entra nel grembo della madre durante il suo periodo di fertilità si sviluppa in un embrione e poi in una forma visibile di vita come il frutto dal fiore. Penetrando alberi piante altre sostanze vegetali acqua aria terra spazio quello stesso liquido seme di vita assume la forma di quadrupedi o bipedi. Ed è così per tutte le creature che vedi." "Ho moltissimi dubbi. Devo chiederti. Un essere che ha ricevuto la forma umana entra nel grembo materno nella propria forma fisica o in qualche altra? Come acquisisce la propria forma distinta e visibile con gli occhi le orecchie e tutto quanto e anche la coscienza? Ti prego spiegami, tu che sei esperto delle cose supreme." "Conseguentemente ai meriti delle proprie azioni, l'essere che in una forma sottile co-inerisce al seme deposto nel grembo viene attratto dalla forza atmosferica per rinascere. Col tempo si sviluppa in un embrione che viene dotato dell'organismo fisico visibile. A tempo debito esce dal grembo e diviene conscio della propria esistenza come uomo le sue orecchie divengono sensibili ai rumori gli occhi alle forme e ai colori il naso agli odori la lingua ai sapori tutto il corpo al contatto e la mente alle idee. È così che il corpo organico e visibile si sviluppa dall'essenza sottile." "Dopo morto il corpo viene bruciato o distrutto in qualche modo. Come

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succede che uno rivive dopo essere stato ridotto a niente?" "La persona che muore assume una forma sottile e rimanendo conscia di tutte le proprie azioni come in un sogno entra in qualche altra forma veloce come l'aria. Chi è virtuoso ottiene una forma superiore chi è vizioso una inferiore. I viziosi diventano vermi o insetti. Ti ho spiegato tutto! Ti ho raccontato come nascono gli esseri come diventano embrioni e poi creature a 4 o 6 o più piedi. Cos'altro vuoi chiedermi?" "Come può l'uomo raggiungere le regioni superiori da cui non si torna alla vita terrena? Con l'ascetismo? La conoscenza? E come può salire gradualmente a regioni felici?" "I saggi dicono che esistono 7 cancelli per entrare in paradiso. L'ascetismo la benevolenza la tranquillità l'autodisciplina la modestia la semplicità e la gentilezza verso tutte le creature. I saggi dicono che si può perdere tutto per vanità. L'uomo che avendo acquisito conoscenza si considera un sapiente e usando la sua sapienza distrugge la reputazione di altri non raggiungerà mai regioni di indistruttibile felicità. Quella sapienza non lo renderà competente per raggiungere Brama. Studiare rimanere in silenzio venerare il fuoco e intraprendere sacrifici: sono i 4 modi per allon-

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tanare ogni paura. Ma se sono accompagnati dalla vanità diventano causa di paura. I saggi non dovrebbero mai esultare per onori ricevuti né dispiacersi per insulti. Perché solo i saggi rendono onore ai saggi, i malvagi non agiscono mai come i virtuosi. Io ho dato così tanto Io ho fatto tutti questi sacrifici Io ho studiato tutto questo Io ho osservato questi voti: tutta questa vanità è la radice della paura. Quindi non devi indulgere in questi sentimenti. Quei sapienti che accettano come fondamento soltanto l'immutabile inconcepibile Brama che benedice a pioggia i virtuosi come te, quei sapienti si beano nella pace perfett qui e per sempre."

XCI "Gli esperti di Veda hanno differenti opinioni circa il modo in cui dovrebbero comportarsi per acquisire meriti religiosi i seguaci dei 4 diversi modi di vita i Griasta i Bicsu i Bramaciarin e i Vanaprasta." "Ora ti dico come deve comportarsi un Bramaciarin. Mentre abita presso il maestro deve ricevere gli insegnamenti quando il maestro lo convoca; deve prestare servizio al maestro senza attendere che gli impartisca ordini; deve alzarsi dal letto prima del maestro e coricarsi dopo; deve essere umile deve controllare perfettamenete le passioni deve essere paziente vigile

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e devoto agli studi. Solo così raggiungerà il successo. Nelle Upanisciad più antiche si dice che un Griasta che si arrichisce onestamente dovrebbe fare sacrifici fare della carità accogliere ospitalmente chi si presenta alla sua abitazione dare sempre una porzione di ciò che consuma a qualcun altro. Un Muni che non sia ritirato nei boschi e che possa fare affidamento sul proprio vigore dovrebbe astenersi da qualunque atto vizioso fare della carità mai fare del male ad alcuna creatura. Solo così avrà successo. Il vero Bicsciu è colui che non si sostenta con alcun lavoro pratico possiede numerosi talenti ha il completo controllo delle passioni è privo di interessi mondani non dorme sotto alcun tetto non ha moglie e vaga in lungo e in largo per il paese facendo un po' di strada ogni giorno. Un uomo sapiente dovrebbe adottare lo stile di vita Vanaprasta solo dopo aver intrapreso i riti necessari e dominato gli appetiti e le smanie di possesso. Chi muore nei boschi mentre vive Vanaprasta ottiene che 10 generazioni dagli antenati ai discendenti lui compreso si mescolino all'essenza divina." "Quanti tipi di Muni esistono?" "Ci sono i Muni che abitano in un bosco vicino ad un paese e quelli

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che abitano in un paese vicino ad un bosco." "Cosa si intende per Muni?" "Un Muni rinuncia ad ogni cosa terrena e vive in un bosco. E anche se non cerca di procurarsi le cose che si trovano in un posto abitato tuttavia può essere capace di ottenerle in virtù della sua potenza ascetica. Si può davvero dire che abita nei boschi anche se ha un paese vicinissimo. O ancora un uomo saggio che ha rinunciato ad ogni cosa terrena può vivere in un paese conducendo una vita da eremita. Non può mai vantare la famiglia né il sapere. Anche se veste da straccione può considerarsi riccamente vestito. Può mangiare quel che basta a sopravvivere. Un uomo così anche se vive in paese è come se vivesse nei boschi. E ancora, un uomo che ha il controllo perfetto delle passioni adotta il voto del silenzio si astiene dal fare alcunché e non prova desiderio di sorta: quest'uomo ottiene successo. Infatti perché non dovresti provare reverenza per l'uomo che vive di cibo puro non fa male a nessuno ha il cuore puro risplende di attributi ascetici è libero dalla zavorra del desiderio non fa male a nessuno persino quando la religione lo pretende? Uno così, reso emaciato dalle austerità e ridotto a pelle ossa e sangue, conquista non solo questo ma anche il mondo massimo. E quando il Muni siede in meditazione ioga e diviene indifferente a felicità o miseria onore o ingiuria lascia il mondo ed

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entra in comunione con Brama. Quando il Muni assume cibo come vino o carne senza procurarselo intenzionalmente e senza alcun gusto come un poppante che dorme mentre si nutre al seno della madre allora accade che si identifica con l'intero universo come fosse lo spirito che permea ogni cosa ed è salvo."

XCII "Fra l'asceta ed il sapiente entrambi costantemente in esercizio come il sole e la luna chi per primo raggiunge la comunione con Brama?" "Con l'aiuto dei Veda e della conoscenza il saggio accerta che l'universo visibile è illusione e istantaneamente realizza che lo Spirito Supremo è la sola essenza che è. Chi si dedica alla meditazione ioga ha bisogno di tempo per giungere alla medesima consapevolezza perché è solo mediante la pratica che si libera della percezione delle qualità. Quindi il saggio si salva prima. Per altro se chi pratica ioga non riesce a raggiungere l'obiettivo nel tempo di una vita perché fuorviato dalle attrazioni mondane tuttavia nella vita seguente beneficia dei progressi precedenti. Ma l'uomo di sapere ha sempre

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davanti agli occhi l'unità indistruttibile dunque anche se si trova coinvolto in mezzo ai piaceri terreni non ne è mai coinvolto nel profondo. Quindi nulla può frapporsi a impedirgli la salvazione. Se tuttavia dovesse fallire nel raggiungere la conoscenza potrebbe sempre dedicarsi alle opere pietose sacrifici eccetera. Ma se qualcuno volesse dedicarcisi per desiderio di salvazione non la otterrebbe mai. I suoi sacrifici non darebbero frutti sarebbero di natura crudele invece che pietosa. Solo le opere pietose compiute senza desiderio di frutti sono ioga." "Sembri giovane sei bello e porti una ghirlanda divina il tuo splendore è grandioso! Da dove vieni e dove vai? Di chi sei messaggero? Stai scendendo sulla Terra?" "Sono precipitato giù dal paradiso perché ho perduto ogni merito religioso: sono condannato a finire nella Terra-inferno appena concludiamo questa conversazione. Proprio ora i reggenti dei punti dell'universo mi fanno fretta. Ho strappato a Indra la concessione di cadere a terra fra i saggi ed i virtuosi. Voi che state qui lo siete." "Sai tutto! Dimmi, ci sono regioni per me in paradiso o nel firmamento? Se ce ne sono pur cadendo non cadrai." "Ci sono tante di quelle regioni per te da goderne quante vacche cavalli e bestie per selve e colli ci sono in Terra." "Se ci sono mondi per me come ricompensa per i miei meriti religiosi io

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te li dono tutti. Per questo anche se cadi non cadrai. Su, afferrali tutti subito ovunque siano in cielo o fra le stelle. Acqueta il tuo dolore." "Generosissimo re, solo un Bramana conoscitore di Brama può accettare doni non uno come me. Anch'io ho donato ai Bramana come si dovrebbe. Nessun uomo che non sia un Bramana e nessuna moglie di alcun Bramana sapiente accettino mai doni. Sulla Terra ho sempre voluto essere virtuoso. Non avendolo mai fatto prima come potrei adesso accettare un dono?" Nel gruppo c'era Pratardana che chiese: "Tu che sei così bello, io mi chiamo Pratardana. Ci sono mondi per me in cielo o fra le stelle come ricompensa dei miei meriti religiosi? Rispondimi tu che sai tutto." "Ti aspettano un'infinità di mondi zeppi di felicità fulgidi come dischi solari e sempre liberi da dolore. Se ti fermerai in ognuno anche solo 7 giorni non raggiungerai mai l'ultimo." "Ebbene te li do tutti. Così anche cadendo non devi cadere. I mondi che sono miei siano tuoi o che fra le stello o che in cielo. Dài, prendili. Smetti di disperare." "Nessun re dovrebbe mai desiderare di ricevere in dono i meriti religiosi che un altro re di

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eguale energia ha conquistato con austerità ioga. E nessun re dannato dal destino dovrebbe reagire in modo censurabile, se è saggio. Un re dovrebbe camminare lungo la via della virtù con lo sguardo sempre fisso sulla virtù sapendo quali sono i propri doveri e non dovrebbe fare meschinerie come quelle che proponi. Se altri desiderosi di meriti religiosi non accettano doni come potrei farlo io?" Allora parlò Vasumat.

XCIII "Mi chiamo Vasumat e sono figlio di Osciadasua. Vorrei domandarti se ci sono mondi per me come ricompensa dei miei meriti religiosi in cielo o fra le stelle. Tu conosci tutti i luoghi santi!" "Ce ne sono tanti quante zone sono fra le stelle più la Terra più i 10 punti dell'universo illuminati dal Sole." "Te li do tutti. Facciamo che quelle regioni che sono per me siano invece per te. Di modo che anche se stai cadendo non cadrai. Se non è conveniente che tu le accetti come dono allora comprale per un filo d'erba" "Non ricordo di aver mai comprato o venduto alcunché disonestamente. E nessun re l'ha mai fatto. Come potrei farlo io?" "Se comprarle è inappropriato allora prendile in dono. Per quel che mi concerne io dico che non ci andrò mai

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in quelle regioni. Quindi prenditele." S'intromise Sivi. "Io sono Sivi figlio di Usinara. E per me ce ne sono mondi?" "Tu non hai mai mancato di rispetto né con le parole né col pensiero agli onesti e ai virtuosi che si sono rivolti a te. Ce ne sono infiniti di mondi per te in cielo tutti lampeggianti." "Se non trovi appropriato comprarli io te li do. Prendili tutti! Io non li prenderò mai." "Hai davvero ottenuto per te stesso mondi infiniti tu che sei posseduto dal valore di Indra. Ma io non desidero godere di regioni che altri mi hanno dato. Perciò non accetto il tuo dono." Astaca disse: "Ognuno di noi ha espresso il desiderio di darti i mondi che ciascuno ha acquisito per i propri meriti religiosi. Tu non li accetti. Ma noi li lasceremo comunque per te e scenderemo nella Terrainferno." "Voi siete tutti saggi e amanti del vero. Datemi ciò che merito. Io non sono capace di fare quello che non ho mai fatto prima." "Di chi sono quelle 5 macchine d'oro là? Le usano gli uomini che arrivano da queste beate parti?" "Quelle 5 macchine d'oro fiammeggiante sono qui per condurvi nelle regioni beate." "Monta tu su quelle macchine e

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torna in paradiso. Noi possiamo attendere. Ti seguiamo dopo." "Possiamo salire tutti insieme. In effetti tutti noi abbiamo conquistato il paradiso. Guardate, la via gloriosa al paradiso diventa visibile." Talché tutti insieme montarono sulle macchine e decollarono verso l'ingresso del paradiso irraggiando l'intero firmamento con la luce gloriosa delle loro virtù. Fu Astaca a rompere il silenzio: "Ho sempre pensato che Indra mi fosse particolarmente amico e che fra tutti sarei stato il primo ad essere ammesso in paradiso. Com'è invece che Sivi ci ha già lasciato indietro?" "Lui ha dato via tutto ciò che possedeva per raggiungere la regione di Braman. Per questo è il migliore fra noi. Inoltre nessuno potrebbe pesare quanta liberalità ascetismo verità virtù modestia perdono amabilità bontà ha dimostrato." "A questo punto dimmi sinceramente da dove vieni chi sei e di chi sei figlio. Esiste alcun altro Bramana o Csciatria che abbia fatto ciò che tu hai fatto sulla Terra?" "Sono Iaiati figlio di Nauscia e padre di Puru. Sono sttao il padrone del mondo. Voi siete miei parenti davvero io sono il nonno da parte di madre di tutti voi. Poi che avevo conquistato tutta la Terra vestii i Bramana e diedi loro 100 bellissimi puledri come offerte sacrificali. Simili atti virtuosi propiziano gli dèi. Addirittura diedi ai Bramana il mondo intero con cavalli elefanti

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vacche oro e ogni bene assieme a 100 Arbuda di squisito latte di vacca. Cielo e terra esistono perché io sono veritiero e virtuoso e solo per questo il fuoco arde ancora nel mondo degli uomini. Non ho mai pronunciato verbo che non fosse vero. Per questo i saggi adorano il Vero. Astaca, tutto ciò che ho detto a te Pratardana e Vasumat è la Verità stessa. So per certo che dèi Risci e tutte le dimore dei benedetti sono adorabili solo perché sono Veri. Chi leggerà senza malizia ai buoni Bramana la storia della nostra salita in paradiso otterrà gli stessi nostri mondi." Fu così che re Iaiati tratto in salvo da suoi parenti risalì in paradiso e lasciò la Terra per spandere la gloria delle sue imprese nel trimundio.

XCIV Ora dirò di tutti i re eroici nella linea di Puru nessuno men che pari a Indra per valore carisma e rispettabilità. Puru ebbe 3 figli da Pausti: Pravira Isuara e Caudrasua grandi aurighi. Pravira perpetuò la stirpe. Con Suraseni figliò Manasiu occhi di loto che dominò la Terra circondata dai 4 mari e sposò

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Sauviri da cui ebbe Sacta Saana e Vagmi. Caudrasua sposò l'Apsara Misrachesi da cui ebbe 10 figli grandi arceri: eccetera eccetera. Eccetera eccetera. E Ilina ebbe 5 figli dalla moglie Ratantara possenti ciascuno quanto 1 dei 5 elementi: Dusmanta Sura Bima Pravasu e Vasu e il primogenito Dusmanta divenne re sposò Sacuntala figliò Barata che divenne re a sua volta e diede il suo nome alla schiatta di cui fu capostipite la cui fama da lui si espanse in lungo e in largo. Sposò 3 mogli da cui ebbe 9 figli ma nessuno lo eguagliava sicché non era soddisfatto e le mogli si arrabbiarono e li uccisero tutti dunque Barata si trovò senza discendenza e allora intraprese un grande sacrificio durante cui ottenne da Braduagia la grazia di un figlio chiamato Bumaniu che nominò erede. Bumaniu ebbe dalla moglie Puscarini 6 figli Suotra Suotri Suavi Sugieia Divirata e Chicica. Il primogenito Suotra ottenne il trono intraprese molti Ragiasuia e sacrifici di cavalli conquistò il mondo intero fino ai 4 mari così carico di elefanti vacche cavalli gemme e oro che pareva stesse per sprofondare e durante il suo regno la superficie della Terra fu costellata da centinaia e migliaia di fuochi sacrificali. Dalla moglie Aisciachi ebbe 3 figli Agiamida Sumida e Purumida. Agiamida primogenito perpetuò la dinastia figliando Ricscia con Dumini e con Chesini figliò Dusmanta

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Paramestin Nili Gianu Giala Rupina. Tutte le tribù dei Panciala discesero da Dusmanta e Paramestin. I Cuscica discesero da Gianu. Il primogenito Ricscia succedette al trono e figiò Samvarana durante il cui regno la popolazione fu decimata da carestia pestilenza siccità e malattie e poi i principi Barata furono attaccati dalle truppe nemiche e i Panciala mossero alla conquista del mondo intero con il loro esercito quadripartito da 10 Acsciauini con cui sconfissero i Barata che fuggirono, Samvarana con moglie figli parenti e ministri, per rifugiarsi nella foresta sul fiume Sindu ai piedi delle montagne dove abitarono trincerati 1000 anni finché un giorno Vasista Risci avvicinò Samvarana che lo venerò gli offrì Arghia lo onorò reverentemente gli raccontò ogni cosa e gli chiese: "Sii il nostro sacerdote, illustrissimo! Tenteremo di riprenderci il regno." "Om." Vasista nominò Samvarana re di tutti gli Csciatria del mondo: con i suoi mantra fece che questo discendente dei Puru fosse i corni del toro selvaggio o le zanne dell'elefante selvaggio. Samvarana riconquistò la capitale e riassoggettò tutti i monarchi al pagamento dei tributi. Intraprese molti sacrifici ai quali

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parteciparono Bramana in massa. Dalla moglie Tapati figlia di Suria ebbe Curu. Curu fu estremamente virtuoso ragion per cui il popolo lo fece re. Diede il nome al campo Curucscetra che divenne famoso in tutto il mondo come Curu-giangala: lo rese sacro praticandovi l'ascetismo. Sposò Vaini da cui ebbe 5 figli: eccetera eccetera.

XCV Eccetera. Eccetera. E Santanu sposò Ganga da cui ebbe Devavrata che fu in seguito chiamato Bisma che lo aiutò a sposare Satiavati cioè Gandacali che in adolescenza aveva già avuto un figlio da Parasara: Duaipaiana. Santanu ebbe da lei Citrangada e Vicitraviria il primo fu ucciso dai Gandarva il secondo divenne re e sposò le 2 figlie di Casi Amvica e Amvalica ma morì prima di avere figli talché Satiavati prese a pensare come evitare l'estinzione della dinastia ed evocò Duaipaiana Risci che le apparve: "Comandi signora." "Tuo fratello Vicitraviria è morto senza figli. Falli al posto suo." Duaipaiana figliò Dritarastra Pandu e Vidura. Concedette a Dritarastra di avere 100 figli dalla moglie Gandari e 4 divvenero celebri Duriodana Dusasana Vicarna e Citrasena.

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Pandu ebbe 2 mogli Cunti cioè Prita e Madri. Un giorno stava cacciando quando vide un daino che montava la compagna ed era in realtà un Risci che aveva assunto quella forma e lui lo uccise con le frecce prima che potesse eiaculare: trafitto il daino mutò in Risci e disse: "Pandu sei virtuoso e sai cosa è il piacere sessuale. Non ho fatto in tempo a soddisfare il mio desiderio perché tu mi hai ucciso. Quindi anche tu morirai cercando di soddisfare il tuo desiderio prima di riuscirci." Pandu impallidì e da quel giorno non frequentò più le mogli disse loro: "Sono stato maledetto per colpa. Ma ho sentito dire che senza figli non ci sono luoghi per dopo morti." Dunque istigò Cunti ad ottenere figli per lui. "Amen." Da Darma ottenne Iudistira da Maruta Bima da Sacra Argiuna. Pandu era compiaciuto: "Anche l'altra mia moglie è senza figli. Fa' che pure lei ne abbia." "Amen." Insegnò a Madri il mantra per invocare e lei invocò i gemelli Asuin da cui ebbe i gemelli Nacula e Saadeva. Un giorno Pandu vide Madri tutta in ghingheri e s'infoiò ma appena la toccò morì. Madri salì sulla pira

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funebre con lui dicendo a Cunti: "Alleva con amore i miei figli." Qualche tempo dopo gli asceti dei boschi portarono i 5 Pandava ad Astinapura li presentarono a Bisma e Vidura poi scomparvero sotto gli occhi di tutti mentre una pioggia di fiori cadeva dal cielo magnitruonante di tamburi divini. Bisma si occupò dei Pandava che raccontarono la morte del padre e gli resero gli onori estremi. Col tempo mentre crescevano Duriodana divenne eccessivamente geloso e come un Racsasa tentò in vari modi di allontanarli ma non è possibile cambiare ciò che deve essere così tutti i suoi sforzi furono inutili. Infine Dritarastra li spedì a Varanavata con un inganno e loro ci andarono e ci sarebbero morti senza gli attenti consigli di Vidura. Poi uccisero Idimva e andarono a Ecaciacra dove uccisero Vaca Racsasa e poi andarono a Panciala dove ottennero in moglie Draupadi e tornarono a Astinapura dove vissero per qualche tempo in pace e fecero dei figli: Iudistira figliò Prativindia, Bima Sutasoma, Argiuna Srutacriti, Nacula Satanica, Saadeva Srutacarman. Inoltre Iudistira ebbe Iudeia da Devica figlia di Govasana della tribù di Saivia; Bima ebbe Sarvaga da Valandara figlia di re Casi; Argiuna ebbe Abimaniu da Duaravati sorella di Vasudeva che ottenne a forza da Subadra; Nacula ebbe Niramitra dalla principessa Cedri; Saadeva ebbe Suotra da Vigiaia figlia di Diutimat re

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di Madra; Bimasena tempo prima aveva avuto Gatotcacia da Idimva. Questi sono gli 11 figli dei Pandava. Fra tutti fu Abimaniu a perpetuare la stirpe sposò Uttara figlia di Virata che partorì un bimbo morto che Cunti prese in braccio come ordinò Vasudeva: "Resusciterò questo bimbo di 6 mesi." Così lo resuscitò gli ridiede energia forza valenza dopo che ne era stato deprivato dall'arma di Asuattaman che l'aveva bruciato. "Visto che è nato da una stirpe estinta si chiamerà Paricscit." Paricscit sposò Madravati tua madre e tu sei nato da lei, re Gianamegiaia! E tu hai avuto 2 figli da Vapustama: Satanica e Sancucarna. E Satanica ha avuto Asuamedadatta dalla principessa Videa. E con ciò ho raccontato tutta la storia dei discendenti di Puru e dei Pandava. Questa eccelente corroborante e sacra storia dovrebbe sempre essere ascoltata dai Bramana votati dagli Csciatria devoti alle pratiche della loro casta e pronti a proteggere i loro sottoposti dai Vaisia attenti e dai Sudra reverenti che primamente devono attendere alle altre caste. I Bramana esperti di Veda e chiunque altri narri o ascolti concentrato e reverente questa storia sacra conquista i cieli e

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ottiene la regione dei benedetti e viene rispettato e onorato da dèi Bramana e tutti.

XCVI C'era un re di nome Maabiscia nato nella dinastia Icsvacu. Era padrone della Terra era veritiero era valente. Si era ingraziato il signore degli dèi con 1000 sacrifici di cavalli e 100 Ragiasuia e infine era salito in cielo. Un giorno gli dèi si erano riuniti per venerare Braman presenti molti saggi reali e pure Maabiscia. Giunse anche Ganga regina dei fiumi. Il vento le aprì le vesti bianche come raggi di luna. Gli dèi abbassarono gli occhi. Maabiscia la fissò impudente. Braman lo maledisse: "Sciagurato, poiché alla vista di Ganga hai perso la testa dovrai rinascere in Terra. Ma tornerai più e più volte a queste regioni. Anche lei scenderà nel mondo degli uomini per farti del male. E solo quando provocherà la tua ira sarai finalmente libero da questa maledizione." Maabiscia pensò a tutti i re e gli asceti del mondo e desiderò nascere come figlio di Pratipa. La regina dei fiumi lo vide smarrito e se ne andò anche lei col desiderio addosso di lui. Lungo la strada raggiunse i Vasu anch'essi incamminati nella medesima direzione. "Perché siete così abbattuti? Cosa c'è che non va?" "Siamo stati maledetti per un peccato

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veniale da Vasista. Lui eccelso fra i Risci stava seduto a fare le sue adorazioni crepuscolari e non l'abbiamo visto. Gli siamo passati sopra. Si è arrabbiato e ci ha dannato a nascere fra gli uomini! Non abbiamo potere sufficiente per vanificare la maledizione. Fiume, incarnati femmina umana e prendici come tuoi figli. Non vogliamo entrare nel grembo di nessuna donna." "D'accordo. E chi vorreste come padre?" "Santanu che nascerà da Pratipa e sarà un grande re.' "È precisamente quello che speravo. Sarò davvero buona con questo Santanu. Proprio come voi desiderate." "Dovrai affogare i tuoi figli subito appena nati così potremo salvarci in fretta senza dover trascorrere alcun tempo nel mondo." "Va bene. Ma preoccupatevi che almeno uno viva di modo che la mia relazione con Santanu non sia sterile." "Ognuno di noi contribuirà con 1/8 delle proprie energie. La somma sarà il figlio che chiedi. Ma lui non farà figli." Concluso l'accordo i Vasu mossero come volevano senza metterci tempo.

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XCVII C'era un re di nome Pratipa era gentile con tutti. Trascorse molti anni in penitenze ascetiche alla sorgente del Ganga. Un giorno Ganga prese forma di femmina emerse dall'acqua e si avvicinò al re. Lei era follemente bella lui faceva l'asceta lei sedette sulla sua coscia destra salda come un tronco di Sala lui disse: "Tu che metti amore cosa vuoi? Che devo fare?" "Io ti voglio come marito! Sei mio, ottimo Curu! Nessun saggio applaudirebbe uno che rifiuta una che gli si offre spontanea." "Sei incantevole metti voglia ma non mi accoppio mai con mogli di altri o femmine d'altra casta: ho fatto un voto virtuoso." "Non sono indesiderabile né brutta. Sono godibile per tutti i versi. Sono una fanciulla divina di rara bellezza. E ti desidero come marito. Non rifiutarmi." "Sto praticando l'astinenza. Se rompo il voto adesso vengo sopraffatto e ucciso dal peccato. Mi ti sei stretta addosso sedendoti sulla mia coscia destra. Sappi che è il posto per le figlie o per le nuore. La coscia sinistra è quella per le mogli ma non l'hai accettata. Quindi non posso fare all'amore con te. Sii mia nuora. Ti accolgo per mio figlio!" "Va bene. Facciamo che mi sposo tuo

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figlio. Visto il rispetto che ti porto sarò una moglie della celebre schiatta dei Barata. Voi Barata siete di rifugio per tutti i re del mondo. Non potrei decantare tutte le virtù della vostra schiatta neppure in cent'anni. La grandezza e la bontà di moltissimi re della vostra schiatta sono incommensurabili. Signore dell'universo, chiariamo subito che quando diverrò tua nuora tuo figlio non potrà giudicare l'appropriatezza o meno delle mie azioni. Ma vivendo con tuo figlio io farò del bene a lui e aumenterò la sua felicità. E infine potrà raggiungere il paradiso in conseguenza dei figli che gli darò e delle sue virtù e della sua buona condotta." Detto ciò scomparve. E il re attese la nascita del figlio per mantenere la promessa: giusto allora era impegnato con la moglie in ascetismi per ottenere prole. Quando furono vecchi gli nacque un figlio. Maabiscia, per l'appunto. Fu chiamato Santanu perché nacque quando suo padre riuscì a contenere le proprie passioni grazie agli sforzi ascetici. Santanu sapeva che è possibile raggiungere la regione della beatitudine eterna solo attraverso le proprie azioni dunque si votò alla virtù. Quando venne ragazzo Pratipa gli disse: "Tempo addietro una fanciulla celestiale venne da me per il bene

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tuo. Se ti incontra segretamente e ti chiede di darle un figlio accettala in moglie. Non giudicare se ciò che fa è appropriato o meno non chiederle chi è di chi è figlia o da dove viene: sposala perché te l'ho ordinato io!" Lo installò sul trono e si ritirò nei boschi. Re Santanu era di grande intelligenza e splendido come Indra si appassionò alla caccia e prese a trascorrere molto tempo nei boschi. Uccideva cervi e bufali. Un giorno vagava lungo la riva del Ganga e giunse in un luogo frequentato da Sidda e Ciarana. Vide una ragazza di accecante bellezza come fosse un'altra Sri: denti perfetti perle gioielli divini vesti filate come di loto. Fu colto di sorpresa all'istante rapito s'accapponò tutto. Bevette a più sorsi il suo charm ma la sete non passò e non sapeva distogliere lo sguardo. Lei vide lui ardente splendente che si agitava tutto si commosse sentì pari ardore per lui lo guardò lo riguardò desiderò guardarlo per sempre. Lui sussurrò: "Lombi di fuoco, sei una dèa o figlia di un Danava una Gandarva o un'Apsara una Iacscia una Naga o una donna chiunque tu sia sei divinamente bella: sposiamoci!"

XCVIII Lei ascoltò quel sussurrare dolce ricordò la promessa ai Vasu e replicò

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palpitando di piacere ogni parola: "Sarò tua moglie e ubbidirò ai tuoi ordini. Ma non dovrai interferire qualunque cosa io faccia che ti aggradi o meno. Né dovrai mai parlarmi men che gentilmente. Fino a quando sarai gentile con me giuro che vivrò con te. Ma il momento stesso in cui interferirai o mi dirai cose cattive sta certo che ti lascerò." "Amen." Lei esultò. Lui pure e poté godere fino in fondo il piacere della sua compagnia. Mantenne la promessa non le chiese mai conto di nulla. Per altro fu estremamente compiaciuto della sua condotta bellezza magnanimità e dedizione. Così la dea Ganga che scorre in cielo in terra e sotto assunse forma umana divinamente bella e come frutto dei suoi atti virtuosi ottenne per marito re Santanu tigre fra i re splendido come Indra e visse felicemente moglie sua. Lo gratificò seduttiva e appassionata cantò e danzò per lui e si sentì gratificata a sua volta. Lui era così rapito dalla sua bellezza che i mesi le stagioni e gli anni passarono via senza che se ne accorgesse mentre 8 figli gli nascevano incantevoli come piccoli dèi. Ma ognuno di quegli 8 figli appena nato veniva gettato nel fiume da Ganga con queste parole: "È per il tuo bene!"

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Affogavano per non rinascere mai più. Tuttavia Santanu non poteva esserne felice. Ma neppure poteva dirlo alla moglie che l'avrebbe lasciato. Ma quando nacque l'ottavo figlio e la moglie ridendo stava per gettarlo a fiume non poté contenere oltre la disperazione volle salvarlo le disse: "Non ucciderlo! Chi sei?! Da dove vieni?! Perché uccidi i tuoi figli?! Assassina dei tuoi stessi figli il peso dei tuoi peccati è un macigno!" "Tu desideri avere una discendenza e sei già diventato il primo fra coloro che ne hanno. Non distruggerò questo tuo bimbo. Ma come da accordi qui termina il tempo che abbiamo trascorso insieme. Io sono Ganga figlia di Gianu. I massimi saggi mi venerano da sempre. Ho vissuto con te tutto questo tempo per certi scopi divini. Gli 8 Vasu erano stati condannati da Vasista ad assumare forma umana. Non c'era nessuno al mondo eccetto te degno di essere il loro genitore. Né alcuna donna eccetto una dea fatta madre io. Mi sono fatta donna per generarli. E tu essendo diventato il padre degli 8 Vasu hai acquisito molte regioni di perenne beatitudine. C'era un accordo fra me e i Vasu per cui avrei dovuto liberarli dalla forma umana appena fossero nati. In questo modo li ho liberati dalla maledizione del Risci Apava. Sia tu benedetto,ti lascio mio re! Ma cresci questo bimbo asceticamente. Feci promessa ai Vasu che avrei vissuto con te fino a qui. E questo bimbo deve chiamarsi

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Gangadatta."

XCIX "Quale era la colpa dei Vadu e chi era Apava che li dannò a nascere uomini? E che cosa ha fatto questo Gangadatta per essere costretto a vivere fra gli uomini? E com'è poi che i Vasu signori del trimundio sono stati condannati a nascere fra gli uomini? Spiegami ogni cosa." Ganga disse: “ Vasista poi conosciuto come Apava Muni nacque da Varuna in una conca del re delle montagne Meru un luogo sacro popolato da uccelli e bestie fiorito in tutte le stagioni dove crebbe praticando penitenze ascetiche nei boschi abbondanti di acqua e radici dolci. Nandini sotto forma di vacca nacque dall'accoppiamento fra Casiapa e Surabi figlia di Dacscia: fu la vacca dell'abbondanza capace di esaudire ogni desiderio. Vasista ottenne Nandini per i suoi riti Oma e Nandini poté vagare senza tema per quei sacri e deliziosi boschi abitando presso l'eremo adorato dai Muni. Un giorno arrivarono i Vasu guidati da Pritu che presero a passeggiare con le mogli deliziati

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di quelle selve e quei monti. La moglie di Diu vide Nandini vacca dell'abbondanza grassa di ogni perfezione occhi larghi mammelle turgide coda sottile zoccoli belli abbondante di latte e la mostrò al marito che ne rimase ammirato e disse alla moglie: "Miei occhi neri belle coscie, questa eccellente vacca appartiene al Risci che tiene questo delizioso eremo. Il mortale che beve del suo latte resta incorruttibilmente giovane per 10000 anni." "In questo mondo ho un'amica di nome Gitavati eccezionalmente bella e giovane. È figlia di Usinara saggio regale che è un dio fra gli uomini ha grande intelligenza ed è votato alla verità. Vorrei avere questa vacca con il suo vitello per quella mia amica. Portale questa vacca così potrà berne il latte e diventare l'unica terrestre libera da malattia e senescenza. Sei illustre e irreprensibile: concedimi questo desiderio. Non v'è nulla che mi farebbe più felice." Diu volle accontentarla per cui rubò la vacca con l'aiuto di Pritu e degli altri. In effetti acconsentì alla richiesta della moglie occhi di loto dimenticando gli alti meriti ascetici del Risci che possedeva la vacca. In quel momento non pensò che stava per precipitare nel peccato rubando quella vacca. A sera Vasista tornò all'eremo con i frutti raccolti e non vide la vacca col vitello. Uscì a cercarla nei boschi ma non la trovò e allora con la sua vista

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ascetica vide che era stata rubata dai Vasu. Montò su tutte le furie e li maledisse: "Poiché i Vasu mi hanno rubato la vacca che faceva il latte dolce e aveva la coda bella dovranno nascere in Terra!" Dopo di che si concentrò di nuovo in meditazione ascetica. Appena i Vasu vennero a sapere della maledizione accorsero nel suo eremo nel tentativo di pacificarlo ma senza successo anche se alla fine il Risci esperto di virtù concedette: "Siete stati maledetti da me. Però sarete liberi dalla maledizione prima che 1 anno sia trascorso dalla vostra nascita fra gli uomini. Però Diu che con la sua impresa peccaminosa vi ha tirato addosso la mia maledizione dovrà abitare in Terra per un certo tempo. Non vanificherò le parole che ho detto mentre ero arrabbiato. Diu pur vivendo in Terra non genererà alcun figlio. Tuttavia sarà virtuoso ed esperto di scritture. Sarà ubbidiente a suo padre ma dovrà privarsi del piacere di una compagnia femminile." Il Risci se ne andò e i Vasu vennero da me a chiedermi il favore di gettarli a fiume non appena nati. Ho fatto ciò che desideravano per liberarli dalla loro vita terrestre. E conformemente alla maledizione del Risci solo questo qui cioè Diu dovrà vivere in Terra per un po'."

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Detto ciò la dèa dileguò. Portò con sé il bimbo là dove scelse di andare. E quel figlio di Santanu fu chiamato sia Gangeia sia Devavrata e superò il padre in tutto. Santanu dopo la scomparsa della moglie tornò tristemente alla capitale. Racconterò adesso le molte virtù e la magnifica sorte dell'illustre re Santanu della schiatta dei Barata. In effetti è questa splendida storia che viene chiamata Maabarata cioè Il grande Barata.

C Re Santanu il più adorato fra gli dèi e i saggi reali fu conosciuto in tutti i mondi per la sua saggezza le sue virtù e la sua veridicità. Autocontrollo liberalità inclinazione al perdono intelligenza modestia pazienza energia superiore furono le qualità di quel toro fra gli uomini quell'essere grandioso esperto sia di religione che di profitto protettore dei Barata e di tutta l'umanità. Il suo collo era marcato da 3 linee come uno strombo aveva le spalle larghe e la sua possanza era pari a quella di un elefante infuriato. Era come se tutti i segni regali di buon auspicio si trovassero in lui come sede più adatta. Guardando la sua condotta gli uomini imparavano che la virtù è sempre superiore al piacere e al profitto. Davvero mai si diede un re

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pari a Santanu. Tutti i re del mondo vedendolo devoto alla virtù gli assegnarono il titolo di Re dei Re e durante il suo regno non conobbero dolore paura o ansietà di alcuna sorta dormirono sonni tranquilli fecero sogni felici e divennero virtuosi e votati alla liberalità agli atti pii e ai sacrifici essi stessi. I meriti religiosi di ogni casta crebbero: gli Csciatria servirono i Bramana, i Vaisia servirono gli Csciatria, i Sudra servirono i Vaisia adorando Bramana e Csciatria. Santanu risiedeva in Astinapura deliziosa capitale dei Curu da cui governava il mondo intero fino ai mari. Era veritiero scevro da macchia esperto di virtù come il re dei celesti privo di ira o malizia bello come Soma valente come Vaiu terribile come Iama paziente come la Terra. Durante il suo regno nessun cervo cinghiale uccello né nessun altro animale fu ucciso mai inutilmente sempre prevalse la gentilezza verso tutte le creature e lui stesso d'animo benevolo e libero da desiderio o rabbia estese eguale protezione a tutti gli esseri. Ordinò sacrifici in onore di dèi Risci e Pitri né alcuna creatura fu mai uccisa peccaminosamente. Fu paterno verso qualunque essere i miserabili e quelli privi di protettore uccelli bestie e tutti i viventi. Durante il suo regno verbo e verità divennero

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una cosa sola e gli uomini si orientarono verso liberalità e virtù. Dopo 36 anni di felicità domestica Santanu si ritirò nei boschi. Il figlio di Santanu si chiamava Devavrata ed era il Vasu nato da Ganga somigliava a Santanu per bellezza eleganza portamento e cultura era esperto in tutte le branche del sapere materiale e spirituale la sua forza ed energia erano straordinarie divenne un possente auriga e un grande re. Un giorno che lungo le sponde del Ganga inseguiva un cervo che aveva trafitto Santanu notò che il fiume s'era fatto d'improvviso secco ne stupì rifletté sullo strano fenomeno si domandò se quel fiume si fosse messo a correre rapidamente come mai prima e mentre cercava una ragione s'accorse di un bel giovane robusto e amabile come Indra che aveva bloccato il corso del fiume con un'affilata arma celeste. Ne rimase sorpreso. In realtà quel giovane era niente meno che suo figlio ma siccome l'aveva visto solo un momento appena nato non fu in grado di riconoscerlo. Invece lui lo riconobbe immediatamente ma invece di dichiararglisi offuscò la sua percezione con i poteri divini illusori e scomparve. Santanu era sbalordito e immaginò potesse trattarsi di suo figlio talché si rivolse al fiume Ganga: "Mostrami il bambino." Ganga prese un corpo bellissimo e gli apparve con il bimbo tutto agghindato

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in braccio a destra. Santanu non la riconobbe in quella femmina meravigliosa tutta agghindata e vestita in raffinatissimo bianco. Ganga disse: "Questo è l'ottavo figlio che hai concepito in me. Conosce tutte le armi. Ora prendilo. L'ho allevato con cura. Torna a casa e portalo con te. Ha un'intelligenza superiore ha studiato con Vasista tutti i Veda e le loro branche maneggia abilmente tutte le armi è un arciere possente è pari a Indra in guerra lo guardano con favore sia gli dèi che gli Asura conosce a fondo qualunque branca del sapere sia nota a Usanas dunque padroneggia tutti i Sastra che Vriaspati conosce e tutte le armi che Rama invincibile conosce. Prendi con te questo eroico bambino che ti ho dato. È un arciere possente ed è esperto nell'interpretazione di tutti i trattati sui doveri di un re." Così ordinò Ganga e così Santanu prese con sé suo figlio glorioso come il Sole e fece ritorno alla capitale. Si considerava estremamente fortunato. Convocò tutti i Paurava e nominò il figlio erede per la protezione del regno. In breve il principe gratificò coi suoi modi il padre e tutti gli altri membri della schiatta dei Paurava e di fatto tutto il popolo. Santanu viveva felice.

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Un giorno 4 anni dopo Santanu vagava nei boschi sulle rive dello Iamuna quando fiutò nell'aria un profumo dolce. Si diede a cercare intorno la fonte. Ad un tratto vide una ragazza occhi neri bella come una dèa figlia di un pescatore. "Chi sei e di chi sei figlia? Che fai qui, timidissima?" "Sia tu benedetto! Sono la figlia del capo dei pescatori. Mi ha comandato di traghettare i passeggeri sul fiume con la mia barca per accrescere i miei meriti religiosi." Santanu la vide bella amabile e di tale fragranza che la desiderò per moglie. Si recò dal padre per chiederla in sposa. Ma quello rispose così: "Re, appena nata mia figlia era di una bellezza tanto superiore che fu naturalmente chiaro che un giorno avremmo dovuto maritarla. Ma ascolta il desiderio che ho serbato in cuore tutto questo tempo. Tu che sei scevro da peccato e veritiero se desideri ottenere questa fanciulla in dono da me dammi in cambio questo pegno. Se me lo dai io sicuramente ti concederò mia figlia perché in effetti non potrei trovare per lei un marito pari a te." "Quando mi avrai detto di quale pegno si tratta potrò dirti se posso accordartelo. Se è qualcosa di possibile certamente te lo accorderò. In caso contrario come potrei?!" "Ti chiedo questo: che il figlio che ti verrà da questa ragazza sia nominato tuo erede al trono e nessun altro." Santanu non se la sentì di accettare la

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richiesta anche se era divorato dal desiderio. Tornò ad Astinapura pensando tutto il tempo alla figlia del pescatore e una volta a casa rimase in dolorosa meditazione. Un giorno Devavrata decise di domandargliene ragione: "Tutto quanto ti va bene tutti i capi ti obbediscono dunque perché sei così addolorato? Te ne stai rinchiuso nei tuoi pensieri non mi rispondi una parola. Non esci più a cavallo sei pallido ed emaciato hai perso ogni vitalità vorrei sapere qual è il motivo per cui soffri così potrei cercare di porvi rimedio." "Hai ragione figlio a dire che sono diventato melanconico. Ti dirò anche perché. Tu sei il solo discendente della grande schiatta dei Barata. Ti metti sempre alla prova con le armi e con imprese ardimentose. Ma io penso sempre alla fragilità della vita. Se ti capitasse alcunché di male resteremmo senza discendenza. È vero che tu sei per me come un centinaio di figli. Per questo non desidero sposarmi di nuovo. Desidero e prego solo che ti vada sempre tutto bene in modo che la nostra dinastia possa perpetuarsi. I saggi dicono che chi ha solo 1 figlio è come non ne avesse nessuno. Fare sacrifici al fuoco e conoscere i 3 Veda acquisisce meriti religiosi per l'eternità ma non sono che 1/16 dei meriti

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acquisiti facendo un figlio. In effetti per questo verso non c'è praticamente differenza fra l'uomo e le creature inferiori. Non ho alcun dubbio che si vada in paradiso per aver fatto un figlio. I Veda che sono la radice dei Purana e sono ritenuti altrettanto autorevoli persino dagli dèi contengono numerose prove di questo. Tu sei un eroe di temperamento eccitabile sempre impegnato in esercizi d'armi. È molto probabile che verrai ucciso in combattimento. Se accadrà cosa ne sarà della schiatta dei Barata? È questo pensiero che mi rende così melanconico. Ecco ti ho spiegato le ragioni della mia sofferenza." Devavrata era estremamente perspicace ascoltò il re rifletté pose la stessa domanda al vecchio ministro devoto il quale gli raccontò della richiesta che il capo dei pescatori aveva fatto in cambio della figlia Gandavati. Allora si fece accompagniare da numerosi capi Csciatria di venerabile età e si presentò in persona al capo dei pescatori a chiedere sua figlia in moglie per conto del re. Il capo dei pescatori lo ricevette con la dovuta venerazione lo fece accomodare e gli disse: "Tu che sei un toro fra i Barata tu sei il migliore fra coloro che maneggiano le armi e sei l'unico figlio di Santanu. Il tuo potere è immenso. Ma ho una cosa da dirti. Persino se io fossi Indra stesso avrei da pentirmi a rifiutare una così straordinariamente onorabile e desiderabile proposta di matrimonio. Ti

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eguaglia in virtù l'uomo eccelso dal cui seme è nata questa fanciulla Satiavati. In molte occasioni mi ha parlato delle virtù di tuo padre e mi ha detto che solo lui è degno di sposare Satiavati. Lasciami dire che ho rifiutato le pressioni di quell'ottimo Bramarsci il divino saggio Asita che spesso ha chiesto la mano di mia figlia. Ho una sola cosa da dire dalla parte di questa ragazza. In questa proposta di matrimonio c'è una enorme obiezione che viene dalla rivalità fra i figli delle varie mogli. Tu che domini qualunque nemico, chiunque abbia te come rivale non può sentirsi al sicuro neppure fosse un Asura o un Gandarva. È solo questa l'obiezione nient'altro. Sia tu benedetto! Ma questo è tutto ciò che ho da dire circa il matrimonio o meno di Satiavati." Devavrata era mosso dal desiderio di beneficiare il padre: "Ascolta il mio giuramento! Non c'è mai stato né ci sarà altro uomo capace di un simile giuramento! Io realizzerò ciò che chiedi! Il figlio che nascerà da questa ragazza sarà nostro re." Allora il capo dei pescatori spinto dal desiderio che il figlio di sua figlia divenisse re cercò di ottenere quasi l'impossibile: "Tu che hai l'animo virtuoso sei venuto qui come rappresentante di tuo padre con pieni poteri; sii

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anche il mio solo rappresentante in questa transizione che è il matrimonio di mia figlia. C'è qualcos'altro che va detto su cui devi riflettere. Chi ha figlia è tenuto a fare queste considerazioni. Tu sei devoto alla verità e il giuramento che hai fatto alla presenza di questi capi in favore di Satiavati è assolutamente degno di te. Non ho il minimo dubbio che tu possa mai contravvenirvi. Ma ho i miei dubbi circa i figli che potrai procreare." "Ascolta ciò che dico alla presenza di questi re riuniti. Voi re, ho già rinunciato al mio diritto al trono, ora sistemerò la questione dei miei figli. Pescatore, da oggi io faccio voto di Bramaciaria studierò e mediterò e resterò celibe. Anche se morirò privo di figli otterrò comunque regioni di eterna beatitudine in cielo!" Al pescatore si rizzarono i capelli per la felicità: "Concedo mia figlia!" Subito Apsara dèi e varie tribù di Risci fecero piovere fiori dal cielo sulla testa di Devavrata e gridarono: "Questo è Bisma il terribile!" Allora Bisma per servire il padre si rivolse alla fanciulla: "Madre, sali su questo carro e andiamo a casa." E l'aiutò a montare. Giunti ad Astinapura raccontò ogni cosa al padre e i re riuniti applaudirono tutti insieme e uno per volta la sua impresa straordinaria dicendo: "È davvero Bisma il terribile!" Santanu fu così compiaciuto che gli

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concedette il privilegio di scegliere quando morire: "La morte non verrà mai da te fino a che avrai desiderio di vivere. In realtà la morte ti prenderà quando tu scevro da peccato glielo avrai comandato."

CI Terminate le nozze re Santanu acquartierò la sua magnifica moglie in casa e poco dopo Satiavati partorì un figlio intelligente ed eroico di nome Citrangada. Aveva una energia grandiosa e divenne un uomo eminente. Nacque anche un altro figlio Vicitraviria che divenne arciere e re dopo suo padre. Prima che Vicitraviria raggiungesse la maggior età Santanu sentì l'influenza ineluttabile del tempo e salì in cielo. Bisma eseguì l'ordine di Satiavati: installò Citrangada sul trono. Il quale Citrangada avendo sconfitto subito tutti i re si considerò superiore a qualunque uomo. Constatando che era in grado di sconfiggere qualunque uomo Asura o dio, il re dei Gandarva volle incontrarlo. Erano entrambi estremamente potenti e la battaglia che si diedero sulle sponde di Sarasuati nella piana di Curucscetra durò 3 anni. Fu uno

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scontro tremendo con diluvio di dardi durante cui i combattenti si ferirono l'un l'altro ferocemente e alla fine il Gandarva che era più forte o aveva una strategia migliore uccise il Curu e salì in cielo. Bisma celebrò le esequie di Citrangada e installò sul trono Vicitraviria ancora minorenne che governò seguendo le direttive di Bisma: lo adorava era così esperto in tutte le questioni religiose e giuridiche, e dal canto suo Bisma lo protesse era così sottomesso al dovere.

CII Quando Vicitraviria raggiunse la maggior età Bisma decise di sposarlo. Venne a sapere che le 3 figlie del re di Casi tutte 3 belle come Apsara si sarebbero sposate nella stessa occasione scegliendo da sé i propri mariti durante la cerimonia. Seguendo gli ordini della madre si recò su di un carro alla città di Varanasi dove erano convenuti innumerevoli re da ogni luogo e dove vide le 3 fanciulle che volevano scegliere il proprio marito e mentre i re venivano nominati uno per uno Bisma scelse quelle fanciulle per conto del fratello le caricò sul proprio carro e con voce tonante disse: "I saggi sancirono che si può dare in sposa la figlia ingioiellata e con lauta dote ad un uomo perfezionato che sia stato invitato. Oppure la si può dare in cambio di una coppia di vacche.

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Oppure di una certa somma di danaro. Oppure ancora la fanciulla può essere rapita. Alcuni sposano le fanciulle col loro consenso alcuni le forzano al consenso alcuni altri si recano dai loro parenti per ottenerne il consenso alcuni altri ancora ottengono le mogli come omaggio per aver preso parte ai sacrifici. Fra queste forme di matrimonio i sapienti applaudono sempre l'ottava. I re invece prediligono la quinta la Suiamvara e si sposano in quel modo. Ma i saggi hanno detto che la moglie più preziosa è quella che si rapisce dopo aver ucciso chi si oppone fra principi e re invitati ad una cerimonia in cui la fanciulla si vuole scegliere il marito. Quindi, cari monarchi, io adesso rapisco queste fanciulle. Combattete al vostro meglio per sconfiggermi o essere sconfitti. O monarchi, io sto qui risoluto a combattere!" Detto ciò fece correre il carro con le fanciulle a bordo sfidando alla rissa i re convenuti i quali tutti balzarono in piedi e all'armi mordendosi il labbro per la rabbia e fecero un gran clangore indossando le armature e tutte le bardature che lampeggiavano come flash di meteore nel cielo mentre stringevano gli occhi rossi di furia impazienti si agitavano di qua e di là fra armature scintillanti e bardature ondeggianti i loro

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carrettieri portarono subito carri smaglianti trainati da cavalli ottimi talché quei magnifici guer-rieri equipaggiati con ogni sorta di armi vi balzarono su e si diedero ad inseguire il capo dei Curu a spada tratta ne conseguì un terribile scontro fra la moltitudine di monarchi da un lato e il guerriero Curu solo dall'altro: lo bersagliarono con una pioggia di 10'000 frecce che non lo raggiunsero mai perché le contrastò con altrettante allora lo circondarono e fecero un diluvio di frecce come nuvole in una conca di montagna ma le contrastò di nuovo tutte e in aggiunta trafisse ogni re 3 volte ma ogni re lo trafisse 5 volte ma allora lui ogni re altre 2 sicché lo scontro divvenne così feroce con quella pioggia densa di frecce e altri missili che pareva lo scontro antico fra dèi e Asura tanto che chi non vi prese parte e si limitò ad osservarlo pure fu colpito da terrore anche se era coraggioso: Bisma con le sue frecce falciò via archi bandiere armature teste a centinaia e migliaia e tali erano il suo valore tremendo la leggerezza di mano l'abilità nel proteggersi che i guerrieri nemici presero ad applaudirlo fragorosamente per cui avendo sconfitto tutti quei re poté proseguire la sua corsa verso la capitale dei Barata portando seco le fanciulle ma proprio allora re Salia di incommensurabile valore lo richiamò indietro per un duello perché desiderava prendersi lui quelle femmine: gli s'avventò contro come il capobranco di un

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branco d'elefanti s'avventerebbe contro un rivale con le zanne contro le zampe alla vista di una femmina in calore: "Fermati fermati!" cosa che fece infiammare di rabbia Bisma arrestò il carro rimase immobile arco in mano cipiglio corrucciato in attesa secondo l'usanza Csciatria tutti i re stettero a guardare i 2 come tori possenti che s'affrontavano grugnendo alla vista di una vacca in calore: Salia coprì Bisma con centinaia e migliaia di frecce alla qual impresa i monarchi applaudirono meravigliati e soddisfatti la qual cosa fece inferocire Bisma che disse al suo carrettiere: "Fermati fermati. Porta questo carro dove sta Salia così posso ucciderlo come Garuda uccide una serpe." Infilò nell'arco l'arma Varuna e ferì i 4 cavalli di Salia poi uccise il suo carrettiere poi uccise i suoi 4 cavalli con l'arma Aindra mentre tutto il tempo contrastava i dardi dell'altro con altri dardi poi lo annientò ma lasciandogli salva la vita: Salia sconfitto tornò al suo regno a governarlo virtuosamente così pure gli altri re testimoni della cerimonia ognuno indietro al proprio regno. Bisma partì per Astinapura con le fanciulle attraverso foreste fiumi colli boschi e in un baleno giunse alla capitale: smisuratamente valente in guerra il figlio di Ganga che

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corre verso l'oceano dopo aver massacrato un numero sterminato di nemici senza riportare un graffio condusse le figlie del re di Casi ai Curu con la tenerezza come che fossero nuore o sorelle minori o figlie e le offrì impeccabili a Vicitraviria suo fratello iniziò i preparativi per il matrimonio in accordo con Satiavati ma quando tutto fu pronto la figlia maggiore del re di Casi gli rivolse queste parole: "In cuore avevo scelto come marito il re di Sauba lui mi ricambiava mio padre approvava alla cerimonia avrei scelto lui: ora che lo sai tu che sei esperto di ciò che la virtù prescrive fai come credi." Disse questo alla presenza dei Bramana e Bisma si mise a riflettere circa cosa si dovesse fare si consultò con i Bramana esperti di Veda infine le diede il permesso di scegliere lei cosa fare. Lei si chiamava Amba. Le altre 2 Ambica e Ambalica le sposò ritualmente al fratello Vicitraviria il quale benché virtuoso e astemio era orgoglioso di gioventù e bellezza e subito s'infoiò: erano alte carnagione oro fuso riccioli neri unghie rosate cosce tornite seni abbondanti: si consideravano sposate ad un marito assolutamente degno di loro assolutamente amate assolutamente rispettate che per altro Vicitraviria dotato di valore divino e bellezza come i gemelli Asuin avrebbe potuto rapire il cuore di qualunque donna. Trascorsero 7 anni sempre insieme. Ma Vicitraviria ancor giovane ebbe un attacco di tisi

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che parenti e amici di concerto provarono a curare ma a dispetto di tutti gli sforzi morì tramontò come il sole a sera. Bisma precipitò in uno stato di ansietà e dolore sempre in accordo con Satiavati fece sì che preti sapienti e molti della famiglia Curu intraprendessero i riti delle esequie.

CIII La sventurata Satiavati precipitò nel dolore partecipò ai riti funebri consolò come meglio poté le nuore in lacrime e Bisma. Cercò rifugio nella religione e nei parenti Curu e disse a Bisma: "Ora tutto sta a te: la torta funebre quel che c'è da fare e perpetuare la linea del virtuoso e celeberrimo Santanu della schiatta dei Curu. Non c'è paradiso senza buone azioni non c'è lunga vita senza verità e destino: tu non ci sei senza virtù. Virtuoso esperto pratico e teorico di ciò che la virtù prescrive esperto dei vari Sruti insieme con tutte le branche dei Veda so molto bene che sei fermo nella virtù come Sucra e Angira conosci i costumi particolari delle famiglie hai inventiva nelle situazioni difficili quindi virtuosissimo mi affido a te in particolare per una

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certa faccenda: ascoltami perché devi seguire le mie direttive. Mio figlio cioè tuo fratello forte e caro è salito in paradiso ancora ragazzo senza lasciare figli le sue mogli belle e giovani li desiderano: ti ordino di darglieli così da perpetuare la nostra linea. Devi fare in modo che virtù non patisca diminuzione. Sali al trono e governa il regno dei Barata. Sposati. Evita di precipitare i tuoi antenati all'inferno." "Madre ciò che dici è sicuramente conforme a virtù ma sai bene qual è il mio voto in merito all'avere figli. Sai bene cosa si è stabilito in relazione alla tua dote. Ti ricordo il pegno che un giorno ho dato rinuncerei a 3 mondi al paradiso a qualunque altra cosa mai alla verità: la terra potrà rinunciare al suo profumo l'acqua al bagnato la luce al manifesto l'aria al tocco il sole alla gloria il fuoco al calore la luna al pallore lo spazio al suono l'uccisore di Vritra al valore il dio della giustizia all'imparzialità: io non posso rinunciare alla verità." "Tu che hai la tua forza nella verità so che sei fermo nella verità. Se volessi con la tua energia potresti creare altri 3 mondi oltre a quelli che già esistono. So qual è stato il tuo voto. Ma considera questa emergenza e fatti carico degli obblighi che si hanno verso i propri antenati. Fa' sì che la dinastia non abbia a interrompersi con grave dolore per i nostri amici e parenti." Satiavati piangendo misera diceva queste parole non conformi a virtù per il dolore della perdita del figlio.

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"Regina non perdere di vista la virtù. Non distruggerci. Nessun trattato di religione applaude mai uno Csciatria che rompe con la verità. Ora ti spiego quali sono le prescrizioni Csciatria a cui possiamo fare ricorso per evitare che la linea di Santanu s'interrompa. Ascoltami e rifletti su ciò che deve essere fatto in accordo con i sacerdoti sapienti e gli esperti di pratiche permesse in situazioni d'emergenza e rischio senza trascurare quale debba essere l'ordinaria condotta sociale."

CIV Bisma proseguì: "Nei tempi antichi Rama furioso per la morte del padre Giamadagni uccise con la sua ascia di guerra il re degli Aiaia fece a pezzi le sue mille armate e non contento partì sul suo carro alla conquista del mondo prese l'arco e saettò per ogni dove le sue armi potenti per sterminare gli Csciatria annientò la razza degli Csciatria 21 volte e ogni volta le femmine Csciatria di tutto il mondo fecero ricorso ai Bramana esperti di Veda per procreare: è stato detto nei Veda che i figli generati in questo modo appartengono a colui che aveva

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sposato la madre: le femmine Csciatria fecero ricorso ai Bramana non per desiderio bensì per motivi virtuosi fu così che la razza Csciatria rivisse. A questo proposito c'è un'altra storia antica. C'era un tempo un saggio Risci di nome Utatia che amava teneramente la moglie Mamata un giorno suo fratello minore Vriaspati sacerdote degli dèi dotato di grandiosa energia l'abbordò ma lei gli disse che aveva concepito un figlio con suo fratello maggiore e che quindi lui non doveva cercare di ottenere ciò che voleva: "Il figlio che ho concepito ha studiato nel mio grembo i Veda con le 6 Anga il tuo seme non può andare perduto il mio grembo non può tenere 2 figli insieme non puoi cercare di soddisfare il tuo desiderio adesso." Sebbene molto saggio Vriaspati non poteva resistere e siccome stava per penetrarla il bimbo nel suo grembo esclamò: "Padre smetti subito. Qui non c'è posto per 2. Lo spazio è poco. Sono arrivato prima io. Il tuo seme non può andare sprecato. Non devi darmi fastidio." Ma Vriaspati non gli diede ascolto e penetrò Mamata che aveva un magnifico paio d'occhi ed eiaculò e allora il bimbo tappò il canale con i piedi talché il seme cadde in terra e allora Vriaspati si indignò rimproverò il figlio di Utatia e lo maledisse: "Visto che mi hai þarlato così mentre cercavo il piacere come tutte le creature fanno cadranno su di te tenebre eterne." Sicché il figlio di Utatia nacque pari a Vriaspati in energia ma cieco e fu

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chiamato Dirgatamas cioè sempre in mezzo al buio ciò nonostante grazie alla sua sapienza poté ottenere in sposa una giovane e piacente femmina Bramana di nome Praduesci da cui ebbe molti figli primo fra tutti Gautama ma tutti impazzirono di avidità subito dopo imparò dai figli di Surabi le pratiche del loro ordine e senza tema vi si dedicò lui pure con reverenza. (Figlio del peccato è la vergogna né può mai trovarsi dove ci sia purezza d'intenzioni). Allora i Muni che vivevano in quell'asilo vedendo che lui trasgrediva i limiti di ciò che è appropriato si indignarono videro il peccato dove non c'era e dissero: "Quest'uomo trasgredisce i limiti di ciò che è appropriato non è più degno di stare in mezzo a noi cacciamolo fuori." Aggiunsero molte altre cose sul suo conto e persino sua moglie che aveva già ottenuto i figli si indignò con lui che le disse: "Com'è che anche tu sei insoddisfatta di me?" e lei rispose: "Il marito si chiama Batri perché supporta la moglie Pati perché la protegge ma tu non fai nè l'una né l'altra cosa per me! Per altro tu che hai questi enormi meriti ascetici sei cieco dalla nascita e così sono stata io che ho supportato te e i tuoi figli ma non sarà più così in futuro" della qual cosa il Risci si indignò e disse a lei e ai suoi figli: "Portatemi dagli

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Csciatria e diventerete ricchi." ma lei replicò: "Non desidero denaro da te perché non potrebbe mai darmi felicità. Tu fa' come ti pare. Io non ho intenzione di mantener-ti più." e lui: "Stabilisco che da oggi la donna dovrà restare legata al marito per tutta la vita. Che il marito sia vivo o morto la donna non potrà congiungersi con altri. E se lo farà verrà considerata come corrotta. La donna senza marito potrà sempre essere considerata peccaminosa. Anche se ricca non potrà godere veramente della propria richezza. Calunnie e malignità s'accaniranno sempre su di lei." e lei s'arrabbiò e ordinò ai figli: "Buttatelo nel Gange!" e Gautama coi fratelli quegli schiavi della brama e della follia esclamarono: "Perché mai dovremmo prenderci cura di questo vecchio?" lo legarano su di un pezzo di legno lo gettarono alla mercé del fiume e se ne andarono senza il menomo rimorso. Il vecchio cieco trasportato dal fiume passò attraverso i territori di molti re. Un giorno un re di nome Vali ligio al dovere si recò al Gange per le abluzioni vide passare il vecchio legato al pezzo di legno lo salvò e quando ebbe appreso chi fosse lo scelse per generargli discendenza gli disse: "Illustrissimo dovresti dare a mia moglie un po' di figli che siano virtuosi e saggi" e siccome era d'accordo gli mandò la moglie Sudesna che siccome sapeva che lui era cieco e vecchio non volle andare gli mandò la nutrice a cui il Risci virtuoso e spassionato diede 11

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figli primogenito Cascivat tutti studiosi dei Veda invocatori di Brama enormemente potenti e un giorno re Vali gli chiese: "Questi sono i miei figli?" "No sono miei. Cascivat e gli altri li ho avuti da una donna Sudra. La tua sventurata regina Sudesna constatato che sono cieco e vecchio mi ha offeso non è venuta ha mandato in sua vece la nutrice." Il re lo pacificò e gli mandò Sudesna lui la toccò appena e disse: "Avrai 5 figli Anga Vanga Calinga Pundra e Suma che saranno gloriosi come Suria e i loro domini prenderanno il nome da loro." Fu in questo modo che tanto tempo fa la dinastia di Vali fu perpetuata ad opera di un grande Risci. Allo stesso modo nacquero molti Csciatria arcieri e aurighi virtuosissimi dal seme dei Bramana. Avendo ascoltato tutto ciò madre decidi quel che s'ha da fare nella nostra faccenda."

CV Bisma proseguì: "Madre ascolta come penso che possa perpetuarsi la linea dei Barata. Si inviti un esperto Bramana in cambio di una ricompensa in denaro per generare discendenza dalle mogli di Vicitraviria."

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Satiavati sorrise piano e rispose con voce incerta per la vergogna: "Hai ragione. Poi che ho fiducia in te ora ti dirò come perpetuare la nostra dinastia. Non potrai rifiutarti visto che sei esperto delle pratiche concesse in presenza di pericolo. Nella nostra famiglia tu sei la Virtù la Verità e il nostro solo rifugio. Ascolta quello che ti dico e fa ciò che è appropriato. Mio padre era un uomo virtuoso per motivi virtuosi aveva tenuto una barca un giorno che ero ancora adolescente andai a remare sulla barca sopraggiunse Parasara Risci grande e saggio virtuosissimo che venne sulla mia barca per attraversare lo Iamuna e mentre remavo in mezzo al fiume si eccitò e prese a sussurrarmi delle cose ed io ero terrorizzata al pensiero di mio padre ma poi il pensiero della maledizione del Risci mi terrorizzò di più e siccome mi concesse un dono prezioso non potei rifiutare oltre lui con la sua energia prese l'assoluto controllo di me e soddisfò il suo desiderio lì in quel momento avendo avuto cura prima di levare una nebbia fitta tutt'intorno. Prima il mio corpo emanava un tremendo fetore di pesce poi il Risci lo dissolse e mi donò la fragranza che senti adesso. Poi mi disse che partorendo il figlio su di un'isola del fiume avrei continuato ad essere a vergine. Quel figlio è diventato un grande Risci dotato di grandi poteri ascetici conosciuto col nome di Duaipaiana cioè nato sull'isola e siccome ha diviso i Veda in 4 parti

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l'hanno chiamato Viasa cioè il redattore e siccome è scuro di colore Crisna cioè lo scuro. Veritiero spassionato potente asceta s'è mondato di tutti i peccati e se n'è andato col padre appena nato. Incaricato da me e te quello splendido Risci concepirà buona prole con le mogli di tuo fratello. Quando se ne andò mi disse: "Madre quando sei in difficoltà pensami". Se sei d'accordo ora lo evoco, sono certa che quel grande asceta saprà seminare il campo di Vicitraviria." "Ha vera intelligenza colui che tiene fisso lo sguardo giudiziosamente su virtù profitto e piacere e che dopo aver riflettuto con pazienza agisce in modo che virtù maturi altra virtù profitto altro profitto e piacere altro piacere. Pertanto approvo pienamente ciò che hai detto essendo utile per noi e conforme a virtù." Allora Satiavati pensò a Duaipaiana che in quel momento era intento ad interpretare i Veda e sentendosi chiamare dalla madre istantaneamente fu da lei senza che alcuno lo sapesse. Satiavati lo salutò abbracciò e bagnò di lacrime perché la figlia del pescatore pianse amare lacrime alla vista del figlio dopo tutto quel tempo. Viasa vedendola piangere la bagnò con acqua fresca e s'inginocchiò: "Madre sono qui per esaudire i

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tuoi desideri. Non perdiamo tempo comandami. Farò ciò che vuoi." Il sacerdote dei Barata venerò come doveva il grande Risci che accettò le profferte di venerazione pronunciando i mantra d'uopo e sedette compiaciuto. Satiavati vedendo che si era accomodato finite le domande di circostanza disse: "I figli nascono da un padre e una madre appartengono dunque a entrambi non c'è alcun dubbio che la madre abbia su di loro lo stesso potere che il padre. Come tu sei mio figlio maggiore Vicitraviria è il minore e come Bisma è suo fratello da parte di padre tu lo sei da parte di madre. Non so cosa ne pensi tu ma questo è cosa ne penso io. Questo Bisma figlio di Santanu è votato alla verità e per salvaguardarla non vuole fare figli né governare il regno. Dunque devi fare ciò che ti dico per affetto a Vicitraviria per perpetuare la nostra dinastia per soddisfare l'esigenza di Bisma e il mio ordine per gentilezza verso tutte le creature per proteggere la gente e perché hai un cuore liberale. Tuo fratello minore ha lasciato 2 vedove simili a dèe belle e giovani. Per motivi di virtù e religione sono desiderose di procreare. Sei la persona più adatta a svolgere l'incarico. Quindi genera in loro figli degni della nostra schiatta che possano garantire continuità alla nostra dinastia." "Satiavati conosci la virtù sia rispetto questa vita che l'altra i tuoi sentimenti sono fermi nella virtù quindi farò ciò

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che ordini avendo virtù come fine. In effetti conosco questa pratica che è conforme alla vera ed eterna religione darò a mio fratello figli pari a Mitra e Varuna. Le donne dovranno osservare per 1 anno il voto che indicherò solo allora saranno purificate nessuna donna potrà avvicinarmi senza aver osservato un voto ascetico." "Deve essere come tu vuoi ma fa' in modo che le donne concepiscano subito. In un regno senza re la gente muore per mancanza di protezione i sacrifici e le funzioni sacre sono sospesi le nuvole non fanno piovere e gli dèi scompaiono. Come può un regno senza re essere protetto? Dunque provvedi che le donne concepiscano. Bisma si prenderà cura dei bambini fino a quando saranno in grembo alle loro madri." "Se devo dare a mio fratello figli senza attendere il tempo giusto le donne dovranno tollerare il fatto che sono repellente: questa sarà la più austera delle pene per loro. Se la principessa di Cosala sarà capace di tollerare il mio tanfo l'aspetto orribile e selvatico le vesti il corpo allora concepirà un figlio eccellente. La principessa di Cosala si vesta pulito indossi i suoi gioielli e mi attenda nella sua camera." Il Risci disparve. Satiavati andò dalla nuora e le disse: "Ascolta ciò che ti dico che è

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conforme a virtù. Per mia sventura la schiatta dei Barata si è estinta. Constatando la mia disperazione e il fatto che la linea paterna si è estinta il saggio Bisma spinto anche dal desiderio di perpetuare la nostra razza mi ha fatto una proposta che tuttavia per essere realizzata dipende da te. Realizzala figlia e ripristina la linea interrotta dei Barata. Fai nascere un bimbo splendido come il re dei celesti. Si farà carico di questa nostra monarchia ereditaria." Riuscì a convincerla solo con fatica nonostante la proposta fosse conforme a virtù. Poi convocò Bramana Risci e numerosissimi ospiti per l'occasione.

CVI Non appena terminato il ciclo mestruale della principessa di Cosala Satiavati la purificò con un bagno la condusse in camera la fece sedere su di un letto sontuoso e le disse: "Tuo marito ha un fratello maggiore che oggi entrerà nel tuo grembo nella forma di tuo figlio. Questa notte aspettalo senza metterti a dormire." Avendo appreso cotanto dalla suocera l'amabile pricipessa si sdraiò sul letto e prese a pensare a Bisma e gli altri maggiori dei Curu. Il Risci entrò nella camera mentre la luce era accesa. La principessa vide il suo volto scuro i capelli arruffati color bronzo gli occhi ardenti la barba incolta: chiuse gli

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occhi impaurita. Il Risci la penetrò ugualmente perché voleva esaudire la richiesta della madre. Ma lei aveva così tanta paura che non aprì gli occhi neppure per guardarlo una volta. Quando Viasa uscì dalla stanza incontrò la madre che gli chiese: "La principessa avrà un figlio perfetto?" "Il figliò che partorirà sarà potente come 10'000 elefanti sarà un illustre saggio reale di grandiosa sapienza intelligenza ed energia avrà un centinaio di figli. Ma per colpa della madre sarà cieco." "Come può uno che è cieco essere un re degno dei Curu? Come può un cieco essere il protettore dei parenti e della famiglia ed essere un vanto per la schiatta di suo padre? Devi dare un altro re ai Curu." "Amen." E se ne andò. La principessa di Cosala a tempo debito partorì un figlio cieco. Subito dopo Satiavati si assicurò il consenso dell'altra nuora e convocò Viasa che giunse come da accordi e avvicinò la seconda moglie del fratello. Ambalica vedendo il Risci impallidì per la paura. Viasa vedendola così afflitta e pallida le disse: "Siccome sei impallidita alla vista del mio aspetto selvatico tuo figlio sarà d'aspetto pallido e il suo

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nome sarà Pandu il pallido." Uscì dalla stanza incontrò la madre che gli domandò circa il bambino le raccontò che sarebbe stato d'aspetto pallido e si sarebbe chiamato Pandu gli chiese un altro bambino ancora le rispose amen. A suo tempo Ambalica partorì un bimbo tutto pallido che abbagliava tanto era bello e aveva ogni segno di buon auspicio: fu lui che divenne il padre di quei possenti arcieri i Pandava. Qualche tempo dopo Satiavati chiese ad Ambica che aveva appena finito il suo ciclo mestruale di incontrare di nuovo Viasa ma lei rifiutò poi che ricordava bene l'aspetto incolto e il tanfo che emanava il Risci tuttavia gli inviò un sua damigella bella come un'Apsara e ingioiellata con i suoi ornamenti. Quando Viasa entrò lei si alzò in piedi e lo salutò lo accolse rispettosamente e sedette vicino a lui quando fu invitata. Lui fu compiaciuto e quando si alzò per andarsene disse: "Donna amabile tu non sarai più schiava. Anche i tuoi figli godranno di ottima sorte saranno virtuosi e i più intelligenti del mondo!" Il figlio così concepito fu poi conosciuto col nome di Vidura fu il fratello di Dritarastra e Pandu fu libero da desideri e passioni fu esperto delle regole del governo e fu il dio della giustizia nato in Terra per via della maledizione di Mandavia Risci. Crisna-Duaipaiana quando uscendo dalla stanza incontrò la madre la informò di essere stato ingannato da

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Ambica e che aveva fatto un figlio con una donna Sudra. Disparve. Fu così che nel campo di Vicitraviria ad opera di Duaipaiana nacquero questi figli splendidi come infanti divini questi perpetuatori della schiatta dei Curu.

CVII C'era un Bramana di nome Mandavia. Faceva tutto ciò che doveva era devoto a religione verità ascetismo. Era solito sedere sotto un albero all'entrata del suo eremo con le braccia in alto in osservanza al voto del silenzio. Per molti anni. Un giorno arrivarono alcuni ladri carichi di bottino che erano inseguiti da guardie di pace entrarono nell'eremo nascosero il bottino e avendo paura si nascosero pure loro appena in tempo prima che arrivassero le guardie che trovando il Risci sotto l'albero gli domandarono: "Ottimo Bramano da che parte sono andati i ladri? Indicacelo così possiamo continuare a inseguirli senza perdere tempo." Il Bramano non rispose alcuna parola né buona né altro. Ma le guardie del re perquisirono l'eremo e trovarono sia i ladri che la refurtiva quindi sospettarono

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anche del Muni lo presero assieme ai ladri e lo portarono dal re che lo condannò a morte con i suoi presunti complici e i ministri che non sapevano nulla eseguirono la sentenza impalando il celebre Risci poi tornarono dal re con la refurtiva rinvenuta ma il Risci benché impalato e digiuno non moriva anzi convocò per testimoniare altri Risci che giunsero nottetempo nella forma di uccelli e vedendolo intento in meditazione ascetica trafitto da uno spiedo se ne dolsero gli comunicarono chi fossero gli chiesero: "Vogliamo sapere quale peccato hai commesso per essere impalato!"

CVIII "Chi devo biasimare per questo? In effetti nessuno fuor che io stesso mi ha offeso!" Poi accadde che i ministri trovandolo ancora vivo ne informarono il re che si consultò con i suoi consiglieri poi si recò sul posto e cercò di pacificare il Risci spiedato: "Ottimo Risci io ti ho offeso per ignoranza. Ti chiedo perdono per quanto è accaduto. Non devi serbarmi rancore." Il Muni s'acquetò il re constatò che non era arrabbiato tirò su il palo e cercò di estrarlo dal suo corpo ma non riuscendo tagliò la parte che ne usciva il Muni con una parte del palo ficcata

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dentro camminò intorno e praticò le pene più austere conquistando sterminate regioni inattingibili ad altri divenne famoso nel trimundio col nome di Ani-Mandavia cioè Mandavia col palo dentro un giorno si recò dal dio della giustizia e trovandolo seduto sul suo trono lo rimproverò: "Ti prego dimmi quale terribile peccato ho commesso sbadatamente per cui devo sopportare questa punizione. Forza dimmelo subito e guarda la potenza del mio ascetismo." "Un giorno hai infilzato un piccolo insetto su un filo d'erba. Ora paghi la conseguenza di quell'atto. Così come un dono anche minimo porta grandi meriti religiosi così un peccato porta grande dolore a seguito." "Dimmi esattamente quando ho commesso questo peccato." Il dio della giustizia rispose che l'aveva commesso da bambino. "Non è peccato nulla che un bambino faccia prima di aver compiuto 12 anni. Le scritture non lo riconoscono come peccato. La punizione che mi hai inflitto per un'offesa così veniale è sproporzionatamente severa. Uccidere un Bramana è peccato maggiore che uccidere qualunque altro essere. Pertanto tu dio della giustizia dovrai nascere fra gli uomini addirittura nella casta dei Sudra. E da oggi decreto che per

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quanto concerne le conseguenze delle azioni nessun atto commesso prima dei 14 anni è peccato." Maledetto per questa colpa da quell'illustre Risci il dio della giustizia è nato come Vidura nella casta dei Sudra. Vidura fu esperto di dottrine etiche di politica e di profitto fu totalmente libero da gelosia e brama fu estremamente lucido e sereno fu sempre dedito al bene dei Curu.

CIX Con la nascita di quei 3 bambini Curugiangala Curucscetra e i Curu crebbero in prosperità. La terra diede raccolti abbondanti le messi furono ottime le nuvole diedero pioggia nella giusta stagione gli alberi si caricarono di frutti e fiori le vacche furono tutte felici come pure gli uccelli e gli altri animali i fiori olezzarono i frutti vennero dolci città e paesi brulicarono di mercanti artigiani commercianti e artisti d'ogni genere la gente venne forte colta onesta e felice sparirono ladri e peccatori pareva fosse arrivata l'età dell'oro la gente era dedita alle azioni virtuose ai sacrifci alla verità si amava e rispettava e si arrichiva non sentiva orgoglio rabbia gelosia si divertiva con giochi innocenti la capitale dei Curu era gonfia come l'oceano era una seconda Amaravati vantava centinaia di palazzi e magioni brulicanti di gente e ponti e archi scuri

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come le nuvole la gente stava allegra giocava nei fiumi nei laghi nelle piscine nei giardini e nei boschi incantevoli i Curu meridionali rivaleggiavano in virtù con i parenti del nord passeggiavano in compagnia di Sidda Ciarana e Risci in tutto il delizioso paese reso così prospero dai Curu non si trovavano poveri né vedove i pozzi e i laghi erano sempre pieni i bochi abbondavano di alberi le case e i ricoveri dei Bramana erano sempre ricchi e tutto il regno sempre in festa il regno governato virtuosamente da Bisma era costellato da centinaia di fuochi sacrificali il paese era così prospero dopo che la ruota della virtù era stata messa in movimento da Bisma che gli abitanti di altri regni lasciavano le loro case per trasferircisi e la popolazione aumentava e tutti erano pieni di speranza vedendo le giovani gesta dei loro principi e nelle case dei capi Curu come anche dei cittadini più illustri le sole parole che si sentivano tutto il tempo erano "dài" e "mangia". Dritarastra Pandu e Vidura furono allevati fin dalla nascita da Bisma come fossero figli suoi. Essendo stati sottoposti ai riti usuali per la loro casta si dedicarono ai voti e allo studio. Si fecero giovani uomini ammodo esperti di Veda e abili in tutti gli sport atletici nel

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tiro con l'arco nel galoppo nei duelli con mazza con spada e scudo nella guida degli elefanti in battaglia esperti nella scienza etica esperti di storie e Purana e di varie branche del sapere esperti delle verità dei Veda e delle loro branche acquisirono una conoscenza che era versatile e profonda. Pandu superava chiunque nel tiro con l'arco Dritarastra in forza personale Vidura in devozione alla virtù e in conoscenza dell'etica. Vedendo che la dinastia estinta di Santanu era stata ripristinata presero a dire ovunque che fra le madri di eroi le figlie del re di Casi erano le prime che fra i paesi Curugiangala era il primo che fra i virtuosi Vidura era il primo che fra le città Astinapura era la prima. Pandu divenne re perché Dritarastra in quanto cieco e Vidura in quanto figlio di una donna Sudra non ottennero il regno. Un giorno Bisma parlò a Vidura.

CX Bisma disse: "Questa nostra celebrata dinastia risplendente d'ogni virtù e perfezione ha sempre mantenuto il controllo su tutte le altre monarchie del mondo. È sempre rimasta gloriosa e si è perpetuata attraverso molti re virtuosi ed illustri e per evitarne l'estinzione Crisna-Duaipaiana Satiavati ed io vi abbiamo generato. È mio e vostro

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dovere fare in modo che questa nostra schiatta possa estendersi di nuovo come il mare. Ho sentito che ci sono 3 fanciulle degne di allearsi con la nostra schiatta la figlia di Surasena della razza Iadava la figlia di Suvala e la principessa di Madra tutte di sangue blu tutte bellissime. Sono convinto che dovremmo scegliere loro per allargare la nostra razza. Dimmi cosa ne pensi." "Tu sei nostro padre e anche nostra madre. Ti rispettiamo come nostra guida spirituale. Dunque fa' ciò che ti pare meglio per noi." Poco tempo dopo Bisma venne a sapere dai Bramana che Gandari la figlia di Suvala avendo onorato Ara cioè Siva aveva ottenuto un dono dal dio cioè che avrebbe generato 100 figli. Mandò alcuni messaggeri dal re di Gandara che esitò per via della cecità del pretendente ma considerando il sangue dei Curu la loro fama e la loro condotta concedette a Dritarastra la figlia che venendo a sapere che la famiglia aveva dato l'assenso al suo matrimonio con Dritarastra che era cieco coprì con un velo i propri occhi in segno di amore e rispetto verso il marito futuro. Il fratello Sacuni la condusse dai Curu giovane e bella e l'affidò formalmente a Dritarastra. Fu ricevuta con enorme rispetto e le nozze furono celebra-

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te in pompa magna sotto la direzione di Bisma. Sacuni cedette la sorella con un lauta dote ricevette gli onori di Bisma e tornò alla sua città. La bellissima Gandari gratificò tutti i Curu con i modi di fare e le attenzioni molto rispettose. Fu sempre devota al marito gratificò i superiori con la buona condotta e siccome era casta non rivolse mai parola ad altri che al marito o di pari livello.

CXI Fra gli Iadava c'era un capo di nome Sura padre di Vasudeva e di Prita la più bella donna del mondo. Sura che manteneva sempre le promesse a seguito di una precedente promessa diede in adozione sua figlia primogenita a Cuntibogia suo cugino e amico che era senza figli ed era figlio di un suo zio paterno. Prita in casa del padre adottivo si incaricò dell'ospitalità di Bramana ed altri ospiti e un giorno gratificò delle sue attenzioni un terribile Bramana asceta conosciuto col nome di Durvasa esperto delle sottigliezze dell'etica il quale fu compiaciuto delle sue rispettose attenzioni e preveggendo quelle che sarebbero state le sue difficoltà future le impartì una formula per evocare qualunque dio volesse per darle figli: "Quegli deì che tu evocherai con questo Mantra verrano da te e ti daranno figli."

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Cunti cioè Prita era curiosa di sperimentare la cosa talché vergine evocò il dio Arca cioè il Sole: appena ebbe proferito il Mantra vide il dio effulgente venire a lei colui che tutto vede al mondo e tanto fu straordinaria l'apparizione che fu sopraffatta dalla sorpresa ma Vivasuat venendo a lei disse: "Eccomi femmina occhi neri. Dimmi cosa devo fare per te." "O sterminatore di nemici un Bramana mi ha fatto dono di questo formula e ti ho evocato solo per provarla. Avendoti offeso mi piego davanti a te. Una donna deve sempre essere perdonata qualunque sia l'offesa." "So che Durvasa ti ha concesso questo dono. Ma non temere timida fanciulla e concedimi un amplesso. La mia venuta non può essere invano deve sempre dare frutti. Mi hai convocato e se fosse per niente senz'altro sarebbe una tua trasgressione." Vivasuat la rassicurò in molti modi ma l'amabile fanciulla fra il pudore e il timore dei genitori non acconsentiva. "Principessa fammi il piacere non sarà peccato che tu accolga il mio desiderio." E con queste parole l'illustre Tapana faro dell'universo la prese. Dal loro rapporto nacque istantaneamente un figlio conosciuto in tutto il mondo come

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Carna dotato di una corazza naturale e con il volto illuminato da un paio di orecchini. Carna l'eroe fu il più grande guerriero del mondo benedetto dalla buona sorte bello come un figlio degli dèi. Quando nacque Tapana restituì a Prita la verginità e tornò in cielo. La principessa guardando desolata il figlio che le era nato rifletteva intensamente circa cosa fosse meglio per lei fare e per timore dei famigliari risolse di nascondere l'evidenza della sua follia: gettò il figlio dotato di tremenda forza fisica in acqua. Accadde che il famoso marito di Rada un Suta salvò il bambino dalle acque e lo crebbe assieme alla moglie. Lo chiamarono Vasusena cioè nato ricco per via della corazza naturale e degli orecchini. Crescendo venne abile nell'uso delle armi era posseduto da una energia grandiosa adorava il sole fino a che i raggi gli scottavano la schiena cioè dall'alba al tramonto e durante le ore in cui lo venerava non c'era nulla che non avrebbe dato ad un Bramana: Indra che voleva beneficiare suo figlio Falguni cioè Argiuna un giorno prese la forma di un Bramana si avvicinò a Vasusena e gli chiese in dono la corazza lui se la tolse di dosso e a palme giunte gliela consegnò rispettosamente cosa di cui il capo dei celesti fu estremamnte compiaciuto sicché gli diede una freccia dicendo: "Quel e solo quel dio Asura uomo Gandarva Naga o Racsasa che desidererai vincere sarà certamente ucciso da questa freccia."

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Prima di allora il figlio di Suria era conosciuto col nome di Vasusena ma siccome si era spogliato della corazza naturale venne chiamato Carna cioè colui che si strappa la copertura.

CXII La figlia di Cuntibogia occhi grandi bellissima e perfetta asceta votata alla virtù e posseduta da ogni qualità positiva benché bella e giovane e con tutti gli attributi femminili nessun re la chiedeva in sposa allora il padre invitò principi e re di altri paesi sperando che la figlia scegliesse il marito fra gli ospiti invitati: Cunti entrò nell'anfiteatro e subito vide Pandu il più famoso dei Barata tigre fra i re in mezzo a tutte quelle teste coronate orgoglioso come un leone petto largo occhi taurini possente splendido più che tutti pareva Indra Cunti lo vide e si agitò molto e venne avanti con modestia tremando per l'emozione e gli mise la ghirlanda nuziale al collo. Gli altri monarchi tornarono ai loro regni chi sugli elefanti chi a cavallo chi sui carri come erano venuti. Il padre della sposa diede il via ai riti nuziali. Il principe Curu e Cunti formavano una coppia come Magavat e Paulomi il re e la regina degli dèi. Terminati i festeggiamenti Cunti-

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bogia donò al genero molte ricchezze e lo congedò Pandu rientrò nella capitale accompa-gnato da una grande forza con molte bandiere e pennoni elogiato da Bramana e grandi Risci benedicenti giunse al suo palazzo e vi insediò la regina.

CXIII Qualche tempo dopo Bisma decise di sposare Pandu a una seconda moglie. Accompagnato da un esercito quadripartito da consiglieri attempati Bramana e grandi Risci si recò nella capitale del re di Madra che uscì per riceverlo rispettosamente e introdurlo nel palazzo gli offrì un tappeto bianco per sedere acqua per lavare i piedi e altre abituali offerte. Quando si fu messo comodo gli domandò il motivo della visita. "Sono venuto per chiedere la mano di una fanciulla. Mi è stato riferito che hai una sorella di nome Madri celebre per la bellezza e virtuosissima: la sceglierei per Pandu. Tu sei assolutamente degno di un'alleanza con noi e noi di te. Pensaci e accetta la proposta." "Non penso di potermi alleare se non con un membro della tua famiglia. Purtroppo vige un'usanza nella nostra famiglia sempre osservata dai nostri antenati che buona o cattiva io non posso trasgredire. È nota quindi sono certo che ne sei a conoscenza. Di conseguenza non è corretto da parte

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tua dirmi "Concedimi tua sorella". L'usanza a cui faccio riferimento è un'usanza di famiglia dunque una virtù degna di osservanza. Ed è per questo che non posso assicurarti nulla in merito alla tua richiesta." "Non c'è dubbio che questa sia una virtù. L'ha decretato lo stesso auto-creato. I tuoi antenati osservavano l'usanza. Non vi è nulla di sbagliato. Si sa pure che quest'usanza è approvata dai saggi e dai buoni come dignitosa per la famiglia." Detto ciò Bisma diede a Salia un mucchio di oro puro e in monete e migliaia di pietre preziose di tutti i colori ed elefanti cavalli carri e un mucchio di vestiti e ornamenti e gemme e perle e coralli. Salia accettò allegramente quei doni preziosi e diede in cambio la sorella bene ingioiellata. Bisma soddisfatto per il successo della missione prese Madri con sé e tornò alla capitale Curu. Scelto il giorno e il momento propizio per la cerimonia come indicato dai saggi Pandu fu debitamente unito a Madri. Festeggiate le nozze Pandu insediò la moglie in appartamenti magnifici. E si diede alla pazza gioia in compagnia delle 2 mogli sondando i desideri più estremi. Trascorsi 30 giorni partì dalla capitale alla conquista del mondo. Riverì in ginocchio Bisma e gli altri

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anziani Curu prese commiato da Dritarastra e altri famigliari e ottenuto il loro consenso diede il via alla sua grande campagna con una grande forza composta da elefanti cavalli e carri era contento per le benedizioni che tutti gli riservavano e per i riti di buon auspicio che i cittadini intrapresero per il suo successo. Accompagnato da una forza così potente marciò contro vari nemici. In primo luogo soggiogò la tribù di ladroni di Asarna. Poi drizzò l'esercito contro Dirga reggente del regno di Magada che orgoglioso della propria forza aveva fatto offesa a numerosi monarchi. Lo attaccò nella sua capitale lo uccise fece bottino di tutti i suoi tesori si prese anche i carri e un numero incalcolabile di animali. Poi marciò nella Mitila e soggiogò i Videa. Poi guidò l'esercito contro Casi Sumba e Pundra e crebbe la fama dei Curu con la forza ed il valore della sua armata. Pandu quell'oppressore di nemici simile a un incendio pauroso le sue frecce come lingue di fiamma lunghissime le sue armi come l'incadescenza splendida ridusse a cenere tutti i re cui s'appiccò tutti sconfitti tutti fatti vassalli dei Curu tutti vennero a considerarlo come il grande unico eroe del mondo come gli dèi Indra nei cieli tutti i re della Terra s'inchinarono a lui con palmi giunti lo omaggiarono in vario modo con gemme preziosi pietre perle coralli molto oro molto argento bestiame impeccabile cavalli purosangue carri

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lussuosi elefanti asini cammeli bufali capre pecore lenzuola pelli pellicce lui accettò le offerte e tornò alla capitale con tripudio dei sudditi e tutti presero a dire: "Andava spegnendosi la fama delle imprese di Santanu e di Barata ma Pandu le ha ridato vigore. Quelli che avevano rubato territori e ricchezze ai Curu ora sono stati soggiogati da Pandu e costretti a pagare tributo." Tutti i cittadini Bisma in testa uscirono incontro al re vittorioso. Non andarono lontano che incontrarono gli attendenti del re carichi d'ogni bene e il treno di convogli strabordante di tutto e di elefanti cavalli carri vacche cammelli e altri animali così lungo che non se ne vedeva la fine. Pandu scorse Bisma che era per lui un padre si gettò ai suoi piedi poi salutò altri ognuno come richiesto. Bisma l'abbracciò piangendo lacrime di gioia era come se un figlio fosse tornato vittorioso dopo aver assoggettato molti regni ostili. Pandu entrò nella capitale con squilli di trombe conchiglie e rullar di tamburi che misero gioia nei cuori del popolo.

CXIV Eseguendo l'ordine di Dritarastra Pandu offrì le ricchezze

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conquistate a Bisma Satiavati e alle loro madri. E una parte anche a Vidura. E qualcos'altro Pandu lo diede anche ai suoi parenti. Furono tutti molto grati dei regali e in particolare Ambalica abbracciando il figlio incomparabilmen-te valoroso si sentì felice come la regina del paradiso quando abbracciò Giagianta. Con le ricchezze acquisite Dritarastra intraprese 5 grandi sacrifici pari a 100 grandi sacrifici di cavalli durante ognuno dei quali si fecero cetinaia e migliaia di offerte ai Bramana. Pandu aveva vinto sull'ozio e sulla letargia e poco tempo dopo si ritirò nei boschi accompagnato dalle 2 mogli Cunti e Madri. Abbandonò la sua eccellente magione con i suoi letti lussuosi divenne un abitante permanente dei boschi trascorrendo tutto il tempo nella caccia al cervo fissò la dimora in una deliziosa ondulata regione rigogliosa di giganteschi alberi Sala sulle pendici meridionali dei monti Imavat e vagava nella regione perfettamente libero vagava in quei boschi con le 2 mogli come Airavata con 2 elefantesse e gli abitanti dei boschi vedendolo in compagnia delle mogli armato di spada arco e frecce con indosso la sua splendida armatura abilissimo con qualunque arma avevano riguardo per lui come fosse un dio sceso a vagare fra loro. Agli ordini di Dritarastra c'era gente incaricata di rifornire Pandu nel suo ritiro con ogni oggetto di piacere o

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godimento. Intanto Bisma venne a sapere che il re di Devaca aveva una figlia giovane e bella che era nata da una moglie Sudra: la sposò a Vidura che ebbe da lei molti figli pari a lui in perfezione.

CXV Nel frattempo Dritarastra ebbe da Gandari 100 figli e 1 altro da una moglie Vaisia e Pandu ebbe 5 figli dalle 2 mogli Cunti e Madri che divvennero grandi guerrieri su carro e furono tutti concepiti da dèi per perpetuare la dinastia Curu. Un giorno Gandari accudì rispettosamente Duaipaiana che era pervenuto alla sua dimora esausto di fame e fatica: compiaciuto le concedette il dono che desiderava e cioè che avrebbe partorito 100 figli tutti forti e perfetti come il suo signore. Qualche tempo dopo venne gravida 2 anni dopo era ancora gravida e ne disperava quando seppe che Cunti aveva partorito un figlio splendido come il sole dell'alba e impaziente per la gestazione così lunga e avendo perso lucidità a causa del dolore si colpì violentemente il grembo all'insaputa del marito e ne venne fuori dopo 2 anni di crescita una

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massa di carne dura come una palla di ferro e quando stava per buttarla via arrivò Duaipaiana che aveva appreso ogni cosa grazie ai poteri spirituali guardò la palla di carne e le disse: "Cosa hai fatto?" Gandari non cercò di nascondere i suoi sentimenti: "Ho saputo che Cunti ha partorito un figlio splendido come Suria e per la disperazione mi sono percossa il grembo. Mi avevi promesso che avrei partorito 100 figli ma questa è solo una palla di carne!" "È vero ma le mie parole non possono esser vane mai. Non ho mai mentito neppure per scherzo figuriamoci in altre occasioni. Si preparino subito 100 pentole piene di burro chiarificato e le si nasconda. Intanto si innaffi con acqua questa palla di carne." La palla di carne innaffiata si sgretolò in 100 pezzi ognuno della dimensione di 1 pollice che furono messi nelle 100 pentole piene di burro nascoste e custodite con cura. Viasa disse a Gandari che avrebbe dovuto sollevare i coperchi delle pentole trascorsi 2 anni. Detto questo e fatti questi arrangiamenti si recò sui monti Imavat per dedicarsi all'ascetismo. Al momento giusto re Duriodana nacque da uno dei pezzi di quella palla di carne che erano stati messi in quelle pentole. Secondo l'ordine di nascita re Iudistira era il più anziano. La notizia della nascita di Duriodana giunse a Bisma e Vidura. Il giorno in cui nacque Duriodana il superbo era anche il

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compleanno di Bima. Appena nato Duriodana si mise a gridare e ragliare come un asino e udendo quel verso asini avvoltoi sciacalli e corvi risposero con i loro versi venti violenti soffiarono incendi s'appiccarono per ogni dove re Dritarastra si spaventò convocò Bisma Vidura indovini tutti i Curu un numero incalcolabile di Bramana: "Colui che porterà avanti la nostra dinastia è il più anziano di quei principi: Iudistira. Si è aggiudicato il regno grazie alla sua nascita. Non abbiamo nulla da ridire. Ma questo mio figlio che è nato dopo di lui dovrà diventare re? Ditemi davvero cosa è giusto giuridicamente ed eticamente in questa circostanza." Appena ebbe finito di parlare sciacalli e altre belve si misero ad ululare in modo terrificante e notando quei presagi spaventosi i Bramana riuniti e Vidura replicarono: "A fronte di questi presagi spaventosi in occasione della nascita del tuo primogenito è evidente che egli sterminerà la tua razza. L'unica salvezza è abbandonarlo. Tenerlo deve essere disastroso. Se l'abbandoni ti rimarranno 99 figli. Se vuoi bene alla tua razza abbandonalo. Fa' un'opera di bene per il mondo e per la tua razza: abbandonalo. Si dice che un membro è

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sacrificabile per il bene della famiglia che una famiglia lo è per un villaggio che un villaggio lo è per il paese e che il mondo è sacrificabile per la salvezza dell'ani-ma." Ma Dritarastra per amore del figlio non ebbe cuore di seguire il consiglio. In 1 mese nacquero tutti gli altri dei 100 figli e 1 figlia in aggiunta. Inoltre durante l'anno in cui Gandari era in stato avanzato di gravidanza Dritarastra aveva concepito un figlio con la serva della casta Vaisia che si occupava di lui: nacque Iuiutsu di vivissima intelligenza e siccome nacque da padre Csciatria e madre Vaisia fu chiamato Carna. In questo modo nacquero a Dritarastra 100 figli che furono tutti eroi e grandi guerrieri su carro più 1 figlia più 1 altro figlio Iuiutsu di grande forza e valore avuto da una donna Vaisia.

CXVI Quando Viasa aveva iniziato a sgretolare la palla di carne innaffiandola con acqua e la balia a raccogliere i pezzi e metterli nelle pentole colme di burro chiarificato Gandari aveva d'improvviso realizzato l'amore che si porta per una figlia e aveva iniziato e pensare: "Di sicuro avrò 100 figli visto che il Muni ha detto così. Non può essere altrimenti. Ma sarei davvero felice se mi nascesse 1 figlia dopo questi 100

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maschi. Mio marito potrebbe raggiun-gere quei mondi che il figlio di una figlia garantisce. E poi l'amore che le donne portano per il genero è grande. Quindi se otterrò 1 figlia in aggiunta ai 100 figli potrò sentirmi davvero benedetta circondata dai miei figli e dai figli di mia figlia. Se ho mai praticato austerità ascetiche se ho mai fatto la carità se ho mai intrapreso l'oma se ho mai gratificato i miei superiori di rispettose attenzioni: allora come frutto di queste azioni mi si dia una figlia." Pensò tutto questo mentra CrisnaDuaipaiana continuava a sgretolare la palla di carne e quando ebbe contato 100 pezzi le disse: "Qui ci sono i tuoi 100 figli. Non ti ho detto nulla che fosse falso. Ma qui c'è un pezzo in più che è inteso per darti il figlio di una figlia: infatti si svilupperà in un'amabile figlia di buona sorte come tu desideri." Prese un'altra pentola di burro chiarificato e ci mise dentro il pezzo che doveva diventare una figlia.

CXVII I nomi dei 100 figli di Dritarastra sono:

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Duriodana Iuiutsu Dusasana Dusaa Dusala Gialasanda Sama Saa Vinda Anuvinda eccetera eccetera eccetera. La figlia fu chiamata Dusala. Furono tutti eroi e Atirata e grandi guerrieri e conoscevano i Veda e tutti i tipi di armi. Col tempo Dritarastra scelse per tutti quanti loro mogli degne e sposò Dusala a Giaiadrata re di Sindu.

CXVIII I Pandava invece nacquero così. Un giorno Pandu vagava per selve popolate da cervi e belve feroci quando vide un grande cervo capobranco montare la sua femmina: li trafisse entrambi con 5 frecce affilate fulminee alate di piume d'oro. Ma quello non era un cervo bensì il figlio di un Risci di grandi meriti ascetici che stava facendo all'amore con la sua femmina nella forma di cervi. Colpito da Pandu mentre copulava s'abbatté a terra gridando come un uomo e prese a piangere amaramente. Gli disse: "Neppure uomini schiavi del sesso o dell'ira privi del cervello ultrapeccatori neppure loro commettono azioni così crudeli. Il giudizio personale non prevale contro l'ordinamento è l'ordinamento che prevale contro il giudizio personale. Il saggio non sancisce nulla che sia contrario all'ordinamento. Tu appartieni ad una schiatta che è sempre stata virtuosa. Come è che

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proprio tu perdi la testa e tolleri di essere sopraffatto da passione e rabbia?" "Cervo, i re uccidono gli animali della tua specie esattamente come uccidono i nemici. Non devi riprendermi così per ignoranza. Gli animali della tua specie vengono uccisi con mezzi diretti o con trappole. Questa è a tutti gli effetti la pratica dei re. Dunque perché mi riprendi? In antico il Risci Agastia durante un grande sacrificio cacciò il cervo e immolò tutti i cervi della foresta agli dèi in generale. Tu sei stato ucciso conformemente a questa usanza sancita da questo illustre precedente. Dunque perché mi riprendi? Per i suoi sacrifici Agastia eseguiva l'oma con grasso di cervo." "Non si scoccano frecce al nemico impreparato. C'è un tempo per farlo cioè dopo aver dichiarato l'ostilità. Solo allora non è riprovevole uccidere." "È risaputo che gli uomini uccidono i cervi in vari modi senza curarsi se sono preparati o meno. Dunque perché mi riprendi?" "Non ti biasimo per aver ucciso un cervo né per aver ucciso me. Ma invece di essere così crudele avresti dovuto attendere che eiaculassi. Quale uomo saggio e virtuoso può esserci che uccida un cervo mentre s'accoppia? Fare sesso è piacevole per qualunque

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creatura e ne giovano tutti. Stavo scopando la mia femmina. Ma hai reso vana la fatica. Re dei Curu visto che sei nato della schiatta dei Paurava sempre famosa per le sue azioni virtuose ciò che hai fatto non è proprio degno di te deve considerarsi estremamente crudele da esecrarsi universalmente infame peccaminoso e certamente mena dritto all'inferno. Tu conosci il piacere del sesso. E conosci pure gli insegnamenti dell'etica e ciò che il dovere impone. Sei pari a un dio non dovresti proprio fare cose che menino all'inferno. Come re hai il dovere di punire tutti coloro che agiscono crudelmente che peccano che gettano al vento ciò che le scritture spiegano di religione profitto e piacere. Che cosa hai fatto tu che sei il migliore fra gli uomini uccidendo me che non ti ho fatto nulla? Io sono un Muni che vive di frutti e radici anche se mi sono mutato in cervo. Vivevo nei boschi in pace con tutti. E tu mi hai ucciso e io certamente ti maledirò. Visto che sei stato crudele con una coppia che copulava morirai nel momento stesso in cui proverai desiderio di fare all'amore. Sono un Muni di nome Chindama e ho grandi meriti ascetici. Stavo scopando con questa femmina di cervo perché i miei sentimenti di modestia non mi permettevano di fare simili cose fra gli uomini. Nella forma di un cervo vagavo nel fitto dei boschi in compagnia di altri cervi. Mi hai ucciso senza sapere che ero un Bramana dunque non ti sarà imputato

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il peccato d'aver ucciso un Bramana. Ma siccome hai avuto la mancanza di tatto di uccidermi mentre ero un cervo che scopava dovrai patire lo stesso mio destino. Quando cercherai tua moglie col desiderio di scoparla e la penetrerai come avevo appena fatto io con la mia compagna in quell'istante te ne andrai nel mondo degli spiriti. E tua moglie ti seguirà con amore e reverenza nel mondo del re dei morti. Tu mi hai fatto soffrire quando ero felice. Anche tu soffrirai quando sarai felice." Detto ciò il cervo sofferente morì e Pandu precipitò nel dolore.

CXIX Dopo la morte del cervo Pandu si disperò con le mogli e pianse amaramente. "Anche se nasce da famiglie virtuose chi è malvagio viene deluso dalle proprie passioni e sopraffatto dalla miseria conseguente alle proprie azioni. Ho sentito dire che mio padre sebbene figlio di Santanu animo virtuoso fu stroncato ancor giovane solo perché era diventato schiavo del sesso. L'illustrissimo Crisna-Duaipaiana mi concepì nel suolo di quel re lussurrioso. Anche se sono figlio di quell'essere e il

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mio cuore corrotto è sposato al vizio tuttavia sto conducendo una vita errante nei boschi a caccia di cervi. Oh mi hanno abbandonato anche gli dei! Ora cercherò la salvazione. I maggiori impedimenti alla salvazione sono il desiderio di figli e altri interessi mondani. Adotterò il modo di vita Bramaciaria e seguirò le orme immortali di mio padre. Imparerò a controllare perfettamente le mie passioni facendo dure penitenze ascetiche. Non penserò più alle mie mogli né a nessun parente mi raserò la testa vagherò solitario per il mondo elemosinando la mia sussistenza a questi alberi che stanno qui dimenticherò ogni oggetto di amore o avversione coprirò il mio corpo di polvere abiterò sotto gli alberi o in case abbandonate non cederò mai all'influenza del dolore o del piacere e considererò allo stesso modo maldicenze ed elogi non cercherò benedizioni o archi starò in pace con tutti non accetterò alcun dono non mi prenderò gioco di alcuno non aggrotterò mai le sopracciglia sarò sempre allegro e dedito ał bene di tutte le creature non farò mai male ad alcuna creatura dei 4 ordini di vita sia mobili che fermi cioè gli ovipari i vivipari i vermi e i vegetali anzi sarò equanime verso tutte le creature come fossero tutti miei figli una volta al giorno farò la questua presso 5 o al massimo 10 famiglie e se non otterrò nulla resterò senza cibo diverrò uno scheletro piuttosto che chiedere più di

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1 volta alla stessa persona se non otterrò nulla dopo aver bussato a 7 o 10 case non allargherò il mio giro che sia riuscito o meno a ottenere qualcosa resterò ugualmente indifferente come un grande asceta avrò la stessa considera-zione per chi mi taglierà un braccio con l'accetta e chi mi massaggerà l'altro con pasta di sandalo non augurerò prosperità all'uno e miseria all'altro non sarò contento di vivere e dispiaciuto di morire non desidererò vivere né morire monderò il cuore di tutti i peccati e di sicuro trascenderò quei riti sacri fonte di felicità che gli uomini compiono in momenti giorni e periodi di buon auspicio mi asterrò da qualsiasi atto di religione profitto e piacere libero da tutti i peccati e i lacci del mondo sarò come il vento indomito seguirò il sentiero di chi non ha paura di nulla e alla fine partirò dalla vita. Rimasto privo della possibilità di fare figli aderirò con fermezza alla linea del dovere da cui sicuramente non devierò per tornare a calcare il sentiero vile del mondo che è così pieno di miseria. Che sia rispettabile o meno l'uomo che per cupidigia guarda altri con sguardo elemosinante di certo fa come i cani. (Io che non ho più il potere di figliare non potrò certo chiedere a qualcun altro di farlo al posto mio)."

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Dopo aver pianto così disperatamente il re sospirò guardando Cunti e Madri e disse ancora: "Si informino mia madre Vidura il re i nostri amici la venerabile Satiavati Bisma i sacerdoti di famiglia gli illustri Bramana asceti bevitori di Soma e tutti i cittadini alle nostre dipendenze da più tempo si informino che Pandu si è ritirato nei boschi a vita ascetica." Cunti e Madri risposero: "Ci sono molti altri modi di vita che puoi adottare sottostando alle penitenze più severe ma insieme con noi che siamo le tue mogli per ottenere la salvazione del tuo corpo e il paradiso. Anche noi potremmo sottoporci alle più rigide austerità in tua compagnia per il tuo bene controllando le nostre passioni e rinunciando a qualunque desiderio. Se ci abbandoni lasceremo oggi stesso il mondo." "Se questa vostra decisione viene da virtù potrò seguire l'intramontabile sentiero dei miei padri insieme a voi 2. Abbandonerò i lussi di città e paesi mi vestirò di fronde d'albero vivrò di frutti e radici vagherò per fitti boschi praticherò le più severe penitenze praticherò l'oma bagnandomi mane e sera mi farò sottile sottile mangiando pochissimo vestirò stracci e pelli terrò i capelli annodati sarò incurante di caldo e gelo fame e sete farò esiguo il mio corpo con i più severi ascetismi vivrò in solitudine mi darò alla contemplazione mangerò frutta matura o acerba quel che troverò offrirò

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oblazioni a Pitri e dèi con parole acqua e frutti selvatici non vedrò né tanto meno farò del male ad alcun abitante dei boschi o alcun parente o alcun abitante delle città fno a quando non lascerò questo corpo praticherò in questo modo le prescrizioni delle scritture Vanaprasta cercandone di sempre più severe." Avendo parlato così alle mogli il re Curu donò ai Bramana il grande gioiello del suo diadema la collana d'oro i bracciali gli orecchini i suoi oggetti di valore e tutti gli ornamenti delle mogli. Poi convocò gli attendenti: "Tornate ad Astinapura e proclamte a tutti che Pandu con le mogli se ne è andato nei boschi lasciando ogni ricchezza desiderio felicità e finanche ogni appetito sessuale." I seguaci e gli attendenti avendo ascoltato queste ed altre parole mormorate dal re diedero in un alto lamento: "Siamo rovinati!" Lasciarono il re con lacrime brucianti che rigavano le guance tornarono ad Astinapura portandosi dietro quelle ricchezze che avrebbero elargito in carità. Dritarastra udì da loro tutto quanto era accaduto e pianse per il fratello trovò di poco sollievo il conforto di letti poltrone e pietanze. Intanto Pandu si recò sulle

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montagne del Nagasata accompagnato dalle 2 mogli mangiando frutti e radici poi andò a Ciatrarata poi guadò il Calacuta poi l'Imavat infine giunse a Gandamadana. Lo protegge-vano Maabuta Sidda grandi Risci e Pandu visse un po' nelle vallate un po' sulle pendici dei monti. Poi si spinse fino al lago Indradiumna da dove attraversò i monti di Ansacuta fino a raggiungere la montagna dalle 100 vette dove continuò a praticare ascetismi.

CXX Pandu aveva una enorme forza e si votò a fare l'asceta. In poco tempo divenne il favorito dell'intero corpo di Sidda e Ciarana che abitavano lì. Dedito al servizio dei suoi maestri spirituali libero da vanità perfettamente controllato nel pensiero e nelle passioni il re si fece capace di entrare in paradiso con la propria forza raggiunse grande valore ascetico. Alcuni Risci volevano chiamarlo fratello alcuni amico altri si prendevano cura di lui come fosse un figlio. Trascorso molto tempo aveva acquisito enormi meriti ascetici per di più in completa solitudine divenne come un Bramarsci anche se era Csciatria di nascita. Un giorno di luna nuova i grandi Risci asceti si riunirono desiderosi di incontrare Braman stavano per partire Pandu chiese: "Dove andate?"

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"Oggi ci sarà un grande raduno presso Braman di dèi Risci e Pitri. Andiamo lì desiderosi di vedere l'Auto-creato." Pandu saltò subito su volendo unirsi a loro e accompagnato dalle 2 mogli era sul punto di seguirli verso nord sul monte 100 vette quando gli dissero: "Durante la nostra marcia verso nord mentre salivamo lentamente il re dei monti abbiamo trovato molte regioni inaccessibili agli ordinari mortali rifugio anche di dèi Gandarva e Apsara fra centinaia di palazzi lussuosi dolci musiche celesti i giardini di Cuvera quelli piani e quelli scoscesi rive di grandi fiumi e caverne profonde a quelle altitudini ci sono anche molte regioni sempre coperte da neve dove non vive alcun vegetale né animale in altre regioni la pioggia è così insistente che sono al tutto inaccessibili ed è impossibile abitarvi non possono attraversarle neppure le creature alate figurati gli altri animali l'unica cosa che può andare lì è l'aria gli unici esseri sono i Sidda e i grandi Risci: come potrebbero queste principesse salire su quelle vette del re dei monti? Non sono avvezze ai patimenti come potrebbero evitare la disperazione? Quindi evitate di venire con noi!" "Voi che avete buona sorte, si

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dice che chi non ha figli non può entrare in paradiso io sono senza figli vi parlo da disperato sono disperato perché non sono stato capace di assolvere il debito che ho verso i miei antenati sicuramente la dissoluzione di questo mio corpo sarà la loro morte si nasce in Terra con 4 debiti verso gli antenati estinti verso gli dèi i Risci e gli altri uomini secondo giustizia questi debiti devono essere saldati: i saggi dichiarano che non ci sono regioni beate per chi non paga questi debiti in tempo gli dèi sono ripagati coi sacrifici i Risci con lo studio la meditazione l'ascetismo gli antenati estinti col procreare figli e con l'offrire la torta funebre e gli altri uomini col vivere da uomini e senza fare male: io ho risolto i miei obblighi verso Risci dèi e uomini. Ma sicuramente gli antenati morranno alla dissoluzione del mio corpo! Non sono ancora libero dal debito che ho verso i miei antenati. Gli uomini migliori sono nati in Terra per generare figli per estinguere quel debito. Vorrei domandarvi se è il caso che siano concepiti bambini con le mie mogli così come io fui concepito con la moglie di mio padre ad opera di un eminente Risci." "Animo virtuoso, c'è progenie in serbo per te scevra da peccato e benedetta da buona sorte progenie come divina. Lo vediamo con la nostra vista profetica. Quindi porta a compimento con i tuoi atti ciò a cui il destino mena. Gli uomini d'intelligenza agiscono deliberatamente e colgono sempre

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buoni frutti: devi adoprarti. I frutti che desideri ottenere sono visibili distintamente. Otterresti davvero una progenie perfetta e desiderabile." Ascoltato il parere degli asceti considerata la perdita della propria capacità procreativa a causa della maledizione del cervo Pandu prese a riflettere attentamente. Chiamò Cunti e le parlò in privato: "In questa situazione difficile cerca tu di procreare. I saggi che si intendono di religione dichiarano che un figlio è motivo di fama virtuosa nel trimundio. Viene detto che sacrifici carità ascetismi voti strettamente osservati non danno alcun merito religioso all'uomo che non ha figli. Lo so e dunque sono certo che non raggiungerò le regioni della vera felicità visto che non ho figli. Ero uno sciagurato avvezzo a gesta scellerate in conseguenza della vita dissoluta che conducevo la mia capacità di procreare è stata distrutta dalla maledizione del cervo. Le istituzioni religiose menzionano 6 categorie di figli che hanno diritto all'eredità e altri 6 che pur essendo riconosciuti come figli non hanno diritto all'eredità. Ora ti spiego ascoltami. • Il figlio che il marito concepisce con la moglie • Il figlio che un altro un

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realizzato concepisce con la moglie per gentilezza • Il figlio che un altro concepisce con la moglie in cambio di denaro • Il figlio che un altro concepisce con la moglie dopo che il marito è morto • Il figlio della figlia • Il figlio che nasce dalla moglie infedele • Il figlio ricevuto da altri • Il figlio acquistato per qualche motivo • Il figlio che si è offerto spontaneamente • Il figlio di una moglie che si sposa già gravida di un altro • Il figlio del fratello • Il figlio concepito con una moglie di casta inferiore Non riuscendo ad ottenere un figlio della categoria superiore la madre dovrebbe desiderare ottenerlo di categoria subito inferiore. In caso di difficoltà gli uomini chiedono ai fratelli minori realizzati di procreare al posto loro. L'auto-figliato Manu ha detto che gli uomini che non riescono a procreare figli legittimi da sé possono chiedere ad altri di farlo al posto loro con le loro mogli visto che i figli conferiscono i più elevati meriti religiosi. Dunque Cunti siccome io non posso più procreare ti ordino di generare figli con l'aiuto di qualcuno che mi sia pari o superiore. Ascolta la storia della figlia di Saradandaiana cui il marito comandò di generare prole. Quella femmina guerriera attese il suo periodo di fertilità si fece un bagno

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come d'obbligo e la notte uscì si mise ad un quadrivio ad aspettare non aspettava da molto quando sopraggiunse un Bramana asceticamente vittorioso gi chiese di darle figli e dopo che ebbe versato burro chiarificato sul fuoco partorì 3 figli che furono grandi guerrieri su carro Durgiaia fu il primogenito tutti concepiti in lei da quel Bramana. Tu che hai buona sorte segui l'esempio di quella femmina guerriera come ti ordino e rapidamente dammi una discendenza dal seme di qualche Bramana di elevati meriti ascetici."

CXXI "Non devi parlarmi così. Sono tua moglie ti sono devota. Facciamo insieme dei figli meravigliosi. Poi salirò in cielo con te. Prendimi ora. Non farò mai all'amore con nessun altro che te non posso neppure pensarlo. E poi quale uomo al mondo può esserti superiore? Ho udito una volta raccontare questa storia dei Purana ascolta. C'era un tempo un re Puru di nome Viuscitasua devoto a verità e virtù virtuoso e forte che un giorno stava facendo un sacrificio e gli dèi con Indra e i grandi Risci

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andarono a trovarlo e Indra rimase così intossicato per il Soma bevuto e i Bramana per la quantità di doni ricevuti che si diedero a collaborare per quel sacrificio talché Viuscitasua cominciò a splendere su tutti gli uomini come il Sole al tempo del disgelo quando si specchia nel ghiaccio e diventa 2: Viuscitasua aveva la forza di 10 elefanti e presto poté intraprendere il sacrificio del cavallo sconfiggendo tutti i re da est a nord a ovest a sud e imponendo loro di pagare tributo. Riferito a lui c'è un aneddoto che coloro che recitano i Purana cantano sempre. Avendo conquistato il mondo intero fino al mare Viuscitasua proteggeva i sudditi di tutte le caste come fossero figli. Durante i molti sacrifici che intraprendeva donava grandi ricchezze ai Bramana ed essendo riuscito ad impossessarsi di infiniti gioielli fece in modo da intraprendere sacrifici ancora più grandiosi e intraprese persino l'Aghnistoma e altri speciali sacrifici Vedici procurando enormi quantità di Soma. Aveva in moglie Badra figlia di Cascivat bella come nessun'altra si amavano d'un amore profondo raramente si separavano. Tuttavia l'eccesso di attività sessuale causò al re un attacco di tisi che lo uccise in pochi giorni sprofondò come il sole nella sua gloria. Badra fu sopraffatta dal dolore e pianse disperatamente tanto più quanto era priva di figli. Senti cosa disse Badra facendo rotolare lacrime amare giù per le gote:

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Le donne non servono a nulla quando i mariti sono morti. Chi vive dopo la morte del marito trascina un'esistenza miserabile che a stento può dirsi vita. Morire è una benedizione allora. Voglio seguir-ti. Sii gentile e portami con te. Adesso che non ci sei trovo la vita intollerabile anche per un solo momento. Sii gentile e portami via subito. Ti seguirò ovunque. Te ne sei andato per mai più fare ritorno. Ti seguirò sarò la tua ombra. Ti obbedirò sarò tua schiava farò sempre ciò che vuoi e ciò che è bene per te. Se oggi restassi senza te verrei sopraffatta dall'agonia che mi mangerebbe testa e cuore. Sono una sciagurata avrò certamente diviso qualche coppia di amanti in una vita passata per dover subire oggi le sofferenze di una separazione da te. Sciagurata la donna che vive anche solo per poco separata dal suo signore vive nel dolore e soffre le pene dell'inferno. Oggi stesso mi coricherò in un giaciglio di erba Cusa e mi asterrò da ogni piacere nella speranza di potere rivederti una volta ancora. Torna da me. Di' ancora una volta cosa fare a questa sciagurata moglie che piange amare lacrime disperate. Così la bellissima Badra pianse la morte del suo signore stringendolo disperatamente a sé. Allora una voce incorporea le

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disse: Alzati Badra e vattene. Ti concedo un dono: concepirò prole in te. La notte dell'ottavo o del quattordicesimo giorno di luna sdraiati con me sul tuo letto dopo esserti lavata. Badra castissima fece come le era stato detto per ottenere prole e il marito morto concepì in lei 7 figli: 3 Salua e 4 Madra. Pandu fai anche tu come Viuscitasua e concepisci prole in me facendo uso dei tuoi poteri ascetici.”

CXXII "Cunti quello che dici è vero. Viuscitasua fece proprio quello che hai raccontato. In effetti eguagliava i celesti. Ma ora ti spiego quali sono le pratiche che in antico illustri Risci esperti di morale hanno illustrato. Un tempo le donne non erano costrette dentro casa e dipendenti da mariti e parenti: se ne andavano in giro libere divertendosi come meglio pareva loro non stavano attaccate fedelmente ai mariti e tuttavia non venivano considerate peccaminose perché a quel tempo era sancito che potessero comportarsi così. Ancora oggi uccelli e bestie si comportano così senza alcuna prova di gelosia. Quella pratica così sancita dagli antenati trova il consenso dei grandi Risci come pure dei Curu al nord. L'attuale obbligo di restare fedeli al marito per tutta la vita è stato

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stabilito solo di recente. Ora ti spiego chi l'ha fatto e perché. C'era un tempo un grande Risci di nome Uddalaca che aveva un figlio Suetachetu anch'egli asceta meritevole: fu lui per rabbia a stabilire l'attuale pratica. Senti perché. Un giorno arrivò un Bramana che davanti al padre di Suetachetu prese la mano della madre e le disse Andiamo. Suetachetu vide la scena gli parve che la madre fosse portata via con la forza si infuriò. Uddalaca se ne accorse e gli disse: Non arrabbiarti. Così è stato fin dai tempi antichi. Le femmine di qualunque casta sono libere. In queste faccende ci comportiamo come gli uccelli. Suetachetu non approvò anzi stabilì la pratica attuale: da allora in poi fra noi uomini diversamente che fra le altre creature si fa così: da allora le donne che non restano fedeli al marito sono peccatrici e colpevoli di assassinio dell'embrione e anche gli uomini che violentano una moglie amorevole che ha sempre osservato il voto di purezza fin da ragazza sono colpevoli di assassinio dell'embrione e anche la donna che comandata dal marito di figliare rifiuta è sempre ugualmente colpevole. Questo è stato stabilito tempo fa da Suetachetu figlio di Uddalaca in contrasto con i costumi degli

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antichi. Mi è stato raccontato che la moglie di Saudasa Madiavati avendole il marito ordinato di figliare andò dal Risci Vasista e ne ottenne un figlio Asmaca. Fece così per beneficiare il marito. Tu sai bene che io stesso sono stato concepito da Crisna-Duaipaiana per perpetuare la schiatta dei Curu. Ora considera tutti questi precedenti e fa' ciò che ti dico che non è contrario a virtù. Gli esperti di morale hanno anche detto che quando è fertile la moglie devota al marito deve sempre cercarlo anche se in altri momenti è libera. I saggi hanno dichiarato che questa è l'usanza antica. Ma gli esperti di Veda hanno dichiarato che le mogli devono fare ciò che i mariti ordinano loro che sia peccato o meno. Io in particolar modo merito che tu mi obbedisca visto che non posso più procreare. O amabile, unisco i palmi delle mie mani dalle dita rosee a formare un tazza come di petali di loto che porto sulla mia testa per propiziarti: devi procreare con l'aiuto di un Bramana di elevati meriti ascetici te lo ordino. Dopo di che potrò seguire la strada riservata a coloro che hanno avuto la benedizione dei figli." "Da ragazza a casa di mio padre mi sono occupata di accudire rispettosamente gli ospiti fra cui Bramana asceti di grandi meriti. Un giorno ho gratificato con le mie cure quel Bramana che la gente chiama Durvasa che ha assoluto controllo di sé e conoscenza di tutti i misteri religiosi.

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Compiaciuto per i miei servigi mi fece dono di un mantra con cui evocare a me qualunque dio desideri mi disse: Qualunque dio tu chiami con questa formula si avvicinerà a te e ti obbedirà che gli piaccia o no. E ne otterai anche la grazia di un figlio. Questo mi disse mentre abitavo ancora nella casa di mio padre. Le sue parole non possono essere false in alcun caso. È tempo che diano i loro frutti. Se me lo comandi posso evocare qualunque dio con questo mantra così avremo ottimi figli. Dimmi quale dio devo chiamare. Aspetto i tuoi ordini." "Bellissima è tuo dovere oggi stesso cercare di soddisfare i nostri desideri. Chiama il dio della giustizia. È il più virtuoso fra gli dèi. Essendo il dio di giustizia e virtù non potrà mai inquinarci col peccato. E tutti penseranno che non possiamo fare nulla di empio. E il figlio che ne otterremo sarà il più virtuoso esponente dei Curu. Concepito dal dio di etica e giustizia non sarà mai traviato da alcunché di peccaminoso o empio. Quindi dolce sorriso tieni fermo il tuo sguardo sulla virtù osserva com'è d'obbligo i voti sacri ed evoca il dio di giustizia e virtù con i tuoi incantamenti propiziatori." "Amen." Cunti s'inchinò gli camminò

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intorno reverentemente si risolse a fare ciò che le ordinava.

CXXIII Questo accadde dopo che Gandari era già pregna da 1 anno: Cunti evocò l'eterno dio della giustizia per ottenere da lui un figlio. Senza perdere tempo gli offrì sacrifici e prese a ripetere debitamente la formula che Dervasa le aveva impartito. Il dio venne sopraffatto dall'incantamento e trascinato sul suo carro davanti a Cunti. Splendeva come il Sole. Sorrise. "Cunti cosa devo darti?" Sorrise anche lei. "Niente meno che un figlio." La possedette e le diede un figlio votato al bene di tutte le creature. Partorì quel figlio eccellente che visse per acquisire grande fama l'VIII Muurta detto Abigit alle 12.00 del V giorno della 15na di luna crescente del VII mese Cartica quando la stella Giiesta in congiunzione con la Luna era ascedente. Subito una voce incorporea disse: "Questo bimbo sarà il migliore fra gli uomini il maggiore fra i virtuosi sarà di enorme valore sarà veritiero e di sicuro governerà il mondo. Questo primogenito di Pandu sarà conosciuto col nome di Iudistira. Sarà un re famoso e lo conosceranno in tutto il trimundio." Pandu si rivolse di nuovo alla moglie:

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"I saggi hanno dichiarato che uno Csciatria deve essere forte altrimenti non è uno Csciatria. Quindi chiedi un figlio di forza straordinaria." Cunti evocò Vaiu dio del vento che corse da lei a galoppo di un cervo: "Cunti cosa devo darti? Dimmi cosa desideri." Lei sorrise per modestia. "Dammi un figlio dotato di forza straordinaria che sia grande e grosso e capace di umiliare l'orgoglio di qualunque altro corpo." Il dio del vento concepì in lei un figlio poi conosciuto col nome di Bima che aveva braccia possenti e fierezza. Subito la voce incorporea di prima disse: "Questo bimbo sarà il più forte di tutti." Accadde un'altro fatto straordinario alla nascita di Vricodara cioè Bima: scivolò d'in braccio alla madre e cadde per terra sulla roccia del monte e la violenza del colpo disintegrò le pietre su cui cadde senza che lui si facesse neppure un graffio: scivolò d'in braccio perché Cunti s'era alzata in piedi all'improvviso con un movimento inconsulto spaventata da una tigre: il bimbo aveva un corpo duro come il tuono e cadendo sulla roccia la mandò in frantumi. Pandu lo vide e ne ebbe grande meraviglia. Quel giorno in

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cui nacque Vricodara fu anche il giorno in cui nacque Duriodana che poi sarebbe divenuto re del mondo. Dopo di che Pandu riprese a pensare: "Ma come faccio a ottenere un figlio davvero superiore che sia capace di raggiungere un successo mondiale? Ogni cosa dipende dal destino e dallo sforzo ma il destino può portare al successo solo con uno sforzo ostinato. Ho sentito dre che Indra è il capo degli dèi. In effetti ha potenza energia valore e gloria smisurate. Gratificandolo col mio ascetismo potrò ottenere un figlio di forza smisurata. Il figlio che mi darà deve essere superiore a tutti e capace di sconfiggere in battaglia qualunque uomo od altra creatura. Quindi ora praticherò le austerità più severe col cuore nei fatti e nelle parole." Detto ciò su consiglio dei grandi Risci ordinò a Cunti di osservare un voto d'auspicio per 1 anno intero mentre lui prese a stare in piedi su di 1 piede solo dal mattino alla sera e a praticare altre austerità severe con la mente rapita in meditazione per gratificare il signore dei celesti. Fu solo dopo molto tempo che Indra compiaciuto di una simile devozione gli si avvicinò e disse: "Ti darò un figlio che sarà celebrato in tutto il trimundio e baderà al benessere di Bramana vacche e brava gente questo figlio che ti darò sarà il terrore dei malvagi e la delizia di parenti e amici sarà il primo fra tutti e l'irresistibile sterminatore di tutti i nemici."

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Pandu disse a Cunti: "Il tuo voto ha avuto successo. Il signore dei celesti si è compiaciuto ed è disposto a darti un figlio come desideri capace di imprese sovraumane e di fama universale: sconfiggerà tutti i nemici sarà estremamente saggio avrà animo grande splenderà come il Sole sarà invincibile in guerra compirà grandi gesta e sarà anche bellissimo. Tu che hai bei fianchi e dolci sorrisi: il signore dei celesti è benevolo con te. Invocalo e fa' un figlio che sarà casa di tutte le virtù Csciatria." Cunti invocò Sacra re degli dèi che venne e concepì in lei colui che sarebbe stato chiamato Argiuna. Appena nacque una voce incorporea riempì il cielo fragorosa e profonda come la voce delle nuvole e distintamente disse udibile da ogni creatura di quell'eremo: "Cunti questo tuo figlio sarà pari a Cartaviria per l'energia e a Siva per il valore. Sarà invincibile come Sacra stesso e porterà la tua fama lontano e in ogni dove. Come Visnu fece la felicità di Aditi così lui farà la tua. Sottometterà i Madra i Curu i Somaca i popoli di Cedi Casi e Caruscia: garantirà così la prosperità dei Curu. Aghni sarà molto gratificato per il grasso di tutti gli abitanti dei boschi Candava che saranno bruciati ad

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opera sua. Sbaraglierà tutti i re effemminati del mondo intraprenderà con i fratelli 3 sacrifici grandiosi eguaglierà Giamadagnia o Visnu in valore sarà famosissimo il suo eroismo in guerra gratificherà Sancara dio degli dèi che gli conferirà la micidiale Pasupata richiesto da Indra ucciderà i Daitia Nivatacavacia nemici degli dèi acquisirà ogni genere di armi divine e riconquisterà i beni della sua stirpe". Cunti udì queste parole straordinarie mentre giaceva nella camera. Gli asceti del monte cento vette gli dèi con Indra sui loro carri udirono queste parole così forti che si rallegrarono oltre ogni modo. Il cielo si riempì del rullo di tamburi invisibili. Ci furono grida di gioia. Piovvero fiori. Le varie schiere di celesti riunite per l'occasione adorarono il figlio di Prita. Arrivarono tutti: i Naga figli di Cadru il figlio di Vinata i Gandarva signori della creazione e i 7 grandi Risci: Baradvagia Casiapa Gautama Visuamitra Giamadagni Vasista Atri che illuminò il mondo quando il Sole si perse Marici Angira Pulastia Pulaa Cratu Dacscia signore della creazione Gandarva Apsara di ogni clan con gioielli ghirlande vesti sottili che vennero e danzarono cantando le lodi di Vibatsu. Tutto intorno i grandi Risci proferivano formule propiziatorie. Tumvuru cantava note stregate accompagnato dalle Gandarva. E arrivarono Bimasena Ugrasena Urnaiu Anaga Gopati Dritarastra Suriavarcia eccetera eccetera eccetera e solo i grandi Risci

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e nessun altro videro questi dèi e queste altre entità seduti sui loro carri o in attesa sulle vette e a questa visione meravigliosa furono sopraffatti dallo stupore e il loro amore per i figli di Pandu si fece più forte. Pandu era tentato dal desiderio di chiedere altri figli e voleva parlarne con Cunti quando lei invece disse: "È sancito che neppure in caso di pericolo si possano avere 4 uomini: la donna che si dà ad un IV uomo è chiamata Suairini e quella che si dà anche ad un V uomo diventa una puttana. Dunque perché tu che sei esperto di scritture sull'argomento vuoi chiedermelo come se avessi dimenticato le regole ingannato dal desiderio di prole?"

CXXIV Dopo la nascita dei figli di Cunti e del centinaio di figli di Dritarastra la figlia del re di Madra si rivolse in privato a Pandu: "Non rimpiango che tu non mi faccia favori. Né che io sia inferiore a Cunti per rango benché le sia superiore per nascita. Non mi dispiace che Gandari abbia ottenuto 100 figli. Ma che tu abbia figli solo da Cunti cui io sono pari questo sì mi addolora.

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Se lei volesse fare in modo che anche io abbia figli farebbe un grande favore sia a me che a te. Siccome mi è rivale ho ritegno di chiederle alcun favore. Se vuoi farmi un favore tu glielo chiedi tu." "Madri ci ho pensato anch'io a lungo ma ho esitato fin qui a parlartene non sapendo come l'avresti presa. Adesso che so cosa vuoi farò di tutto per ottenerlo. Suppongo che quando glielo chiederò Cunti non rifiuterà." Pandu ebbe un incontro in privato con Cunti. "Cunti accordami altri figli per allargare la mia schiatta e per il bene del mondo. Fa' in modo che io i miei antenati e tu stessa noi si abbia sempre la nostra offerta di torta funebre. Fa' ciò che è bene per me e concedi a me e al mondo il benificio maggiore. Potrà tornarti difficile ma fallo per il desiderio di gloria immortale. Guarda Indra che sebbene sia diventato re dei celesti ancora intraprende sacrifici solo per desiderio di gloria. Guarda i Bramana esperti di Veda che pur essendosi conquistati meriti ascetici sommi ancora si rivolgono ai loro maestri spirituali con reverenza solamente per la gloria. Allo stesso modo tutti i saggi re ed i Bramana posseduti da beni ascetici si sono dati alle imprese ascetiche più difficili sempre solo per la gloria. Dunque tu che sei irreprensibile concedi a Madri la possibilità di ottenere prole salvala su questa zattera conquistati fama imperitura

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rendendola madre di figli." Cunti acconsentì prontamente e a Madri disse: "Non metterci tempo: pensa subito a qualche dio e certamente otterrai da lui un figlio che gli sarà pari." Madri rifletté un istante e poi si concentrò sui gemelli Asuin che accorsero e le diedero 2 figli gemelli Nacula e Saadeva i più belli del mondo. Appena nati una voce incorporea disse: "Questi 2 gemelli saranno superiori persino agli Asuin per energia e beltà." Irradiarono di splendore l'intera regione. Dopo che tutti questi bimbi furono nati i Risci abitanti del monte 100 vette li benedissero intrapresero i primi riti della nascita con grande affetto e diedero loro i nomi: il I genito di Cunti fu chiamato Iudistira il II Bimasena il III Argiuna il I genito di Madri Nacula il II Saadeva. Quei 5 notevoli figli erano nati a 1 anno di distanza l'uno dall'altro sicché parevano un lustro fattosi carne. Pandu rimirò i suoi bimbi belli come dèi super energici super forti super valorosi animi larghi e ne trasse enorme felicità. I bimbi divennero grandi favoriti di tutti i Risci e delle loro mogli sul monte 100 vette. Qualche tempo dopo Pandu tornò privatamente da Cunti con una

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richiesta per parte di Madri ma Cunti rispose: "Le ho dato la formula di invocazione 1 sola volta ed è riuscita ad ottenere 2 figli. Non fossi stata ingannata in questo modo non temerei ora che voglia sorpassarmi nel numero di figli. Ma è così che si comportano tutte le donne malvage. Sono stata stupida io a non pensarci che invocando gli dèi gemelli avrei potuto ottenere con 1 solo parto 2 bambini. Ti prego non chiedermi più niente. Concedimi questo." Così Pandu ebbe in tutto 5 figli concepiti da dèi: erano dotati di forza enorme vissero per la gloria e per allargare la razza dei Curu sfoggiavano ogni segno di buon auspicio erano belli come Soma avevano l'orgoglio di un leone erano abilissimi arcieri avevano la criniera il petto il cuore gli occhi il collo e il valore di un leone avevano la possanza di un dio. Cominciarono a crescere. E vedendoli crescere insieme alle loro virtù i grandi Risci abitanti del monte sacro sempre innevato erano presi da meraviglia. I 5 Pandava e i 100 figli di Dritarastra crebbero velocemente come un grappolo di fiori di loto in un lago.

CXXV Guardando i 5 figli crescere al suo fianco in quella grande foresta sulle

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pendici di quel monte incantevole Pandu sentiva un ultimo guizzo di forze scorrergli di nuovo nelle braccia. Un giorno di primavera quando a tutte le creature gli prende la fregola capitò che Pandu si trovasse a passeggiare con Madri per i boschi appena fioriti. Vide tutt'intorno Palasa Tilaca Mango Ciampaca Pariadraca Carnicara Asoca Chesara Atimucta e Curuvaca con nugoli di api ammattite che ronzavano dolcemente per ogni dove. C'erano fiori di Parigiata con le Cochila che cantavano da sotto ogni ramo nel riverbero del ronzio dolce delle api nere. E vide molte altre specie di alberi piegate sotto il carico di fiori e frutti e c'erano anche molti stagni zeppi di centinaia di fiori di loto così fragranti e vedendo tutto ciò Pandu sentì il desiderio sottile salire vagava come un dio in questo scenario con il cuore leggero e luminoso solo con Madri vestita quasi di nulla e vedendola così fresca e nuda s'incendiò come una foresta fu incapace di sopprimere il desiderio che la moglie occhi di loto gli suscitò ne fu annientato e sopraffatto: la afferrò. Ma lei non voleva tremò di paura gli resistette con ogni forza. Ma lui non ricordava più nulla della sua mala sorte era consumato dal desiderio la paura della maledizione subita non lo legava più era spinto da ciò che

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era stato predisposto era sopraffatto dalla passione tentò l'amplesso con Madri come volesse morire. Smarrì la ragione insieme con la vita l'ingannò il grande Distruttore intossicandogli i sensi. Soccombette così all'inevitabile influenza del Tempo mentre faceva all'amore con la moglie. Madri s'abbrancò al suo corpo privo di vita e scoppiò a piangere. Cunti e i 5 figli udirono le grida disperate e mossero verso di lei. Lei disse a Cunti con voce pietosa: "Avvicinati solo tu lascia i bambini là." Cunti li fermò e corse da lei esclamando: "Povera me!" Vide Pandu e Madri sdraiati per terra fu colta da dolore e afflizione: "Madri questo eroe aveva il totale controllo delle proprie passioni e in tutto questo tempo ho sempre sorvegliato su di lui con la massima cura: com'è che ora si è scordato della maledizione e ti è saltato addosso pieno di desiderio? Avresti dovuto proteggerlo! Perché vi siete appartati e l'hai tentato? Era sempre triste per via della maledizione com'è che è diventato felice con te da soli? Principessa di Valica tu sei stata molto più fortunata di me sei davvero invidiabile perché hai veduto il volto del nostro signore illuminato dalla felicità." "Riverita sorella gli ho opposto resistenza ho pianto ma non è stato capace di controllarsi come se volesse fare vera la maledizione."

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"Sono la più anziana delle sue mogli: il maggior merito religioso deve essere mio. Quindi non impedire che faccia quello che va fatto. Devo seguire il nostro signore nel regno dei morti. Alzati e dammi il suo corpo. Tu prenditi i bambini." "Lo tengo ancora stretto e gli ho impedito di partire quindi devo seguirlo io. Il mio desiderio non è ancora passato. Sei mia sorella maggiore: dammi la tua approvazione. Era venuto da me perché voleva fare l'amore. Non ci è riuscito non gli è passata la voglia: non dovrei seguirlo io per dargli ciò che vuole? Se io ti sopravvivessi di certo non saprei allevare i tuoi figli come fossero miei. Non commeterei peccato così? Tu invece sapresti allevare i miei figli come fossero tuoi. Il re se ne è andato fra gli spiriti perché ardeva di desiderio per me dunque il mio corpo deve ardere con il suo. Riverita sorella ti prego sancisci questo che io voglio. Di sicuro avrai cura nell'allevare i nostri figli. E questo per me è magnifico. Non ho altro da dire!" Tacque la figlia del re di Madra moglie di Pandu: salì sulla pira funeraria del suo signore quel toro fra gli uomini.

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CXXVI I Risci deiformi e saggi vedendo Pandu morto si consultarono: "Pandu virtuoso e famoso lasciò la corona e il paese venne qui per praticare austerità ascetiche decise di abitare la montagna. Adesso è salito in cielo lasciando moglie e bambini nelle nostre mani fiducioso. Quindi dobbiamo portarli indietro nel suo regno." Si raggrupparono e decisero di partire per Astinapura con i figli di Pandu in testa con l'idea di rimetterli nelle mani di Bisma e Dritarastra. Partirono subito portandosi dietro i bambini Cunti e i 2 morti. Benché non abituata a faticare Cunti trovò velocissimo il lungo viaggio che dovette affrontare. Non appena arrivata a Curugiangala si presentò al cancello principale. Gli asceti incaricarono i guardiani di informare il re del loro arrivo: portarono il messaggio all'istante. La gente di Astinapura stupì sentendo che erano giunti migliaia di Ciarana e Muni. Albeggiava ancora che a frotte uscirono con mogli e figli per vedere gli asceti. Gli Csciatria con le mogli e i Bramana con le loro uscirono su ogni sorta di carri e veicoli e altrettanto numerosi accorsero Vaisia e Sudra. La calca era assolutamente pacifica perché ogni cuore era pietoso. Uscirono anche Bisma figlio di Santanu

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e Somadatta cioè Valica assieme al re saggio Dritarastra visionario della conoscenza alla venerabile Satiavati all'illustre principessa di Cosala e a Gandari con le altre signore della casa reale. E uscirono anche i 100 figli di Dritarastra bene agghindati. I Caurava accompagnati dai loro sacerdoti salutarono i Risci chinando la testa e sedettero di fronte. I cittadini salutarono gli asceti chinandosi a terra e presero il loro posto. Bisma attese che quel vasto concorso fosse perfettamente immobile e venerò quegli asceti offrendo loro acqua per lavare i piedi e l'Arghia. Dopo di che aprì il discorso circa la sovranità ed il regno. Il più anziano degli asceti coi capelli ingarbugliati e i lombi coperti da pelle d'animale si alzò e avendo il sostegno degli altri Risci disse: "Tutti voi sapete che il sovrano dei Curu re Pandu aveva rinunciato ai piaceri del mondo e si era ritirato sul monte 100 vette. Aveva adottato il modo di vita Bramaciaria ma per qualche imperscrutabile disegno divino gli nacque questo suo primogenito Iudistira concepito dallo stesso Darma. Dopo di che ottenne da Vaiu quest'altro figlio Bima il più forte di tutti gli uomini. Infine sempre con Cunti Indra gli concepì quest'altro Danangiaia le cui gesta surclasseranno quelle di

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qualunque altro arciere al mondo. E guardate poi queste 2 tigri fra gli uomini grandi arcieri i 2 gemelli concepiti con Madri dai gemelli Asuin. Così Pandu conducendo la vita giusta di un Vanaprasta nei boschi ha potuto rivivifivare la linea oramai quasi estinta dei suoi antenati. La nascita la crescita e gli studi Vedici di questi figli di Pandu vi daranno sicuramente gran piacere. Fermo nel seguire il sentiero del virtuoso e del saggio Pandu si lasciò dietro questi figli e partì 17 giorni fa'. La moglie Madri vedendolo sulla pira funebre in procinto di essere arso salì anche lei e sacrificò la sua vita seguì il suo signore nella regione riservata alle mogli caste. Intraprendete ora tutti i riti che si deve a loro beneficio. Qui ci sono i pezzi incombusti dei loro corpi. E qui i loro figli con l'altra madre. Riceveteli ora col dovuto onore. Dopo aver completato i primi riti in onore di Pandu si intraprenda il primo Sradda annuale per installarlo formalmente fra i Pitri lui che tutto questo tempo si è adoperato per la dignità dei Curu." Detto ciò gli asceti con Guiacas istantaneamente disparvero. I cittadini videro Risci e Sidda sparire così davanti ai loro occhi come forme di vapore che appaiono e scompaiono in cielo: tornarono a casa colmi di meraviglia.

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CXXVII Dritarastra disse: "Si celebrino le cerimonie funebri di Pandu e Madri in pompa magna. Per il bene delle anime loro si distribuiscano vacche vestiti gemme e ogni sorta di beni: ognuno riceverà quanto chiederà. Si dia supporto a Cunti affinché possa intraprendere gli ultimi riti per Madri nello stile che preferirà. Il corpo di Madri sia avviluppato con tanta cura che né il Sole né Vaiu dio del vento possano mai scoprirlo. Non si alzino lamenti per Pandu scevro di colpe: fu un grande re ed ha lasciato 5 figli eroici pari agli dèi." "Amen", disse Vidura e stabilì con Bisma dove preparare la pira funebre per Pandu. I sacerdoti di famiglia uscirono subito dalla città portando il fuoco sacro alimentato con burro chiarificato dunque fragrante. Gli amici i parenti e i seguaci avvilupparono il corpo del re fra vesti fiori e profumi addobbarono la bara con ghirlande e paramenti lussuosi adagiarono i corpi del re e della regina in quella magnifica e fulgida bara che fu presa a spalla: la scena era grandiosa con gli ombrelli bianchi aperti sulla barra le code di yak che schioccavano la musica di molti strumenti

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centinaia di persone che per l'occasione distribuivano gemme tra la folla poi ancora tessuti sfarzosi altri ombrelli bianchi code di yak più grandi i sacerdoti vestiti di bianco che camminavano in mezzo alla processione versando libagioni di burro chiarificato sul fuoco sacro acceso in un vaso e Bramana Csciatria Vaisia e Sudra a migliaia in codazzo dietro il re morto così lamentandolo ad alta voce: "Re dove te ne vai che ci lasci così e ci lasci nello sconforto e nella miseria per sempre." Bisma Vidura e i Pandava piangevano forte tutti. Arrivarono in un boschetto romantico sulle sponde del Ganga. Posarono a terra la bara. Portarono acqua in vasi d'oro sfregarono il corpo del re con molti tipi di paste fragranti lo sciacquarono lo spalmarono di pasta di sandalo lo vestirono di bianco e così parve che il re stesse solo dormendo. Quando furono terminate le altre cerimonie funebri dirette dai sacerdoti i Caurava diedero fuoco ai corpi del re e della regina gettarono sulla pira fiori di loto pasta di sandalo e altre sostanze profumate. Causalia vide i corpi bruciare e svenne gridando: "Figlio mio, figlio mio!" Vedendola cadere i cittadini e tutti presero a gridare di dolore e amore per il loro re. In cielo gli uccelli e nei campi le bestie si turbarono per le grida di Cunti. Bisma Vidura e tutti si sconsolarono. Piansero tutti e quella fu la cerimonia dell'acqua per il re. E

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quando ebbero finito la gente pur se sconsolata prese a confortare i figli di Pandu che si accasciarono a dormire per terra con i loro amici talché pure i Bramana e tutti quanti rinunciarono ai loro letti: 12 giorni stettero lì giovani e vecchi in cordoglio con i Pandava che piangevano.

CXXVIII Poi Bisma e Cunti con gli amici celebrarono lo sradda del re morto e offrirono la Pinda e banchettarono con i Caurava e migliaia di Bramana a cui donarono gemme e terreni. Poi la gente tornò ad Astinapura con i figli di Pandu che infine si erano mondati dall'impurità conseguente alla morte del padre. Poi tutti ruppero in pianto per la dipartita del re che pareva avessero perso un parente. Essendo stato celebrato così il Sradda essendo tutti sprofondati nel dolore un giorno Viasa disse a Satiavati: "Madre sono finiti i giorni felici e sono venuti giorni gravi. Il peccato ha preso a dilagare. Il mondo s'è fatto vecchio. L'impero dei Caurava non durerà molto a causa di ingiustizie e soprusi. Va' nella foresta e dedicati alla contemplazione Ioga. Altrimenti la società soccomberà fra inganni e

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torti. Il bene operare dileguerà. Non invecchiare stando a guardare la tua razza che s'annienta." Satiavati fu d'accordo rientrò negli appartamenti e si rivolse alla nuora: "Ambica apprendo che a causa dei tuoi nipoti questa dinastia dei Barata con tutti i sudditi si estinguerà. Se permetti andrò nella foresta assieme a Causalia disperata per la perdita di suo figlio." Prese congedo anche da Bisma e andò nella foresta accompagnata dalle sue 2 nuore si dedicò a una contemplazione profonda e al tempo giusto lasciò il corpo salì in cielo. I figli di re Pandu dopo essersi sottoposti a tutti i riti di purificazione prescritti dai Veda crebbero come principi nella dimora dei loro padri. Ogni qual volta giocavano con i figli di Dritarastra era rimarchevole la loro superiorità fisica. Bimasena batteva tutti i figli di Dritarastra in velocità precisione di mira quantità di cibo ingollato e polvere sollevata. Era figlio del vento li acchiappava per i capelli e li faceva combattere l'uno contro l'altro ridendo forte. Gli era facile sbaragliarli tutti 101 come se fossero 1 invece che 100 e 1. Li acchiappava per i capelli li sbatteva a terra e li trascinava intorno. Qualcuno si rompeva le ginocchia qualcun altro la testa o le spalle. Ne prendeva 10 e li affogava sott'acqua fino a che erano mezzi morti. Quando salivano sugli alberi a raccogliere frutti tirava calci agli alberi e cadevano sia i

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frutti che loro. Nessuno poteva tenergli testa nel pugilato nella corsa o negli sport di abilità. Faceva sfoggio della sua forza tormentandoli così perché era un bambino non per cattiveria. Duriodana guardava le sue imprese mirabolanti e cominciava ad odiarlo. Duriodana era malvagio ingiusto ignorante e ambizioso: si preparò ad un atto scellerato. "Nessuno gli sta alla pari. Devo distruggerlo con uno stratagemma. 100 dei nostri non gli tengono testa. Aspetto che dorma e lo butto nel Ganga. Poi metto a confino Iudistira e Argiuna e regno da solo senza fastidi." Stabilì così e si mise all'erta per cogliere l'occasione propizia. Dopo un po' fece costruire un palazzo tutto drappeggi e lusso presso Pramanacoti sulle rive del Ganga uno stabilimento balneare zeppo di intrattenimenti e buon cibo con le bandierine colorate sul tetto che chiamò: CasaDegliSportD'Acqua. Cuochi sopraffini prepararono cibo d'ogni sorta e quando tutto fu pronto Duriodana invitò i Pandava: "Andiamo a giocare con l'acqua sulle rive del Ganga c'è un bellissimo posto pieno di alberi e fiori." Iudistira fu d'accordo e i figli di Dritarastra assieme con i Pandava

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lasciarono la città a cavallo di giganteschi elefanti e macchine in tutto simili a villaggi. Giunti sul luogo licenziarono gli attendenti diedero un'occhiata ai giardini spendidi e ai boschetti ed entrarono nel palazzo come leoni nella grotta. Era magnifico: gli architetti avevano piastrellato pareti e soffitti i pittori avevano decorato tutto le vetrate erano graziosissime le fontane superbe qui e là c'erano pozze d'acqua cristallina strabordanti di fiori di loto le sponde erano coltivate a fiori che profumavano l'aria. I Caurava e i Pandava sedettero a giocare con i giochi preparati per loro e a scambiarsi morsi di cibo. Intanto Duriodana avvelenò una parte del cibo con l'intenzione di uccidere Bima. Duriodana grondava miele dalla lingua e teneva un rasoio in cuore: ad un certo punto si alzò e con fare amichevole portò a Bima il cibo avvelenato: si sentì fortunato e felice per avere raggiunto il proprio scopo. Poi tutti si buttarono nell'acqua a giocare. Quand'ebbero finito si vestirono di bianco e ornamenti. Erano stanchi e volevano riposarsi nella sala di piacere in giardino. Bima era esausto: aveva fatto giocare tutti gli altri in acqua. Quando uscì dall'acqua si coricò per terra. Era spossato e sotto l'influsso del veleno. L'aria fredda aiutò il veleno a diffondersi in tutto il corpo e svenne. Duriodana lo legò stretto e lo rigettò in acqua. Colò a picco fino alla regione dei Naga. I Naga l'assalirono e morsero a migliaia con le loro zanne

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velenose. Il loro veleno neutralizzò l'altro. L'avevano morso su tutto il corpo tranne che sul petto dove la pelle era così dura che non erano riusciti a penetrarla. Bima rinvenne spezzò le corde e prese a seppellire le serpi sotto terra. Una superstite riuscì a correre fino dal loro re Vasuchi: "Maestà un uomo legato porbabilmente avvelenato svenuto stava affondando nell'acqua abbiamo cominciato a morderlo ma quello è rinvenuto ha spezzato le corde e ha fatto macello di noi. Vogliate informarvi circa chi sia." Vasuchi si recò da Bimasena e incontrò Ariaca serpe nonno del padre di Cunti e parente di Vasuchi che l'abbracciò ascoltò ogni cosa fu compiaciuto di Bima e disse ad Ariaca: "Come possiamo fargli un piacere? Diamogli gemme e soldi in qantità." "Maestà se volete fargli un piacere non gli servono ricchezze! Permettetegli di bere dai vasi di nettare così gli verrà una forza smisurata. In ognuno di quei vasi c'è la forza di 1000 elefanti. Permettetegli di bere quanto più può." Il re delle serpi approvò. Le serpi intrapresero riti di buon auspicio. Bimasena si purificò e iniziò a bere il nettare faccia a levante. Si scolava 1 giara con 1 sorso. Ne

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scolò 8 prima di essere sazio. Le serpi gli prepararono un letto dove riposare.

CXXIX Intanto i Caurava e i Pandava avevano finito di divertirsi e ripartirono per Astinapura chi a cavallo chi a dorso di elefante chi sui carri o altro dicendosi: "Bima sarà già partito." Duriodana era felicissimo e rientrò in città esultando con i fratelli. Iudistira era virtuoso non conosceva vizio o malvagità e riteneva gli altri altrettanto onesti. Andò dritto dalla madre col pensiero amorevole al fratello: "Ma Bima è arrivato? Non lo trovo. Dove sarà andato? L'abbiamo cercato a lungo per tutti i giardini e i boschi ma non l'abbiamo trovato abbiamo pensato che si fosse già messo in cammino. Siamo arrivati qui con una certa ansia. È arrivato ed è ripartito? L'hai mandato da qualche parte? Mi vengono brutti pensieri. Dormiva e non è venuto via. Mi viene da pensare che sia morto." Cunti rabbrividì e si mise in allarme: "No io non ho visto Bima non è venuto qui. Presto torna subito a cercarlo con i tuoi fratelli." Era in ansia e chiamò Vidura: "Bimasena è scomparso! Dov'è andato? Sono tornati tutti tranne lui. Duriodana lo odia. Duriodana è sleale perfido turpe e imprudente. Mira al

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trono dichiaratamente. Ho paura che possa averlo ucciso in un impeto d'ira. Sono disperata ho il cuore in fiamme." "Non dire così. Prenditi cura degli altri figli. Se Duriodana fosse accusato potrebbe ucciderli tutti. Ma i grandi saggi hanno detto che i tuoi figli vivranno a lungo. Quindi Bima di sicurò tornerà per la tua gioia." Vidura rientrò a casa sua Cunti rimase angosciata con i figli. Bimasena si svegliò dopo 8 giorni di sonno aveva digerito tutto il nettare provò una forza smisurata. I Naga accorsero a confortarlo e rallegrarlo: "L'essenza che hai bevuto ti darà la forza di 10'000 elefanti! Nessuno potrà ostarti in guerra. Fatti un bagno in quest'acqua santa e torna a casa. I tuoi fratelli disperano di rivederti." Bima si purificò nell'acqua vestì di bianco mise ghirlande di fiori bianchi mangiò paramanna offerta dai Naga accolse le loro adorazioni e benedizioni li salutò e risalì da quegl'inferi: i Naga lo fecero riemergere dalle acque lo deposero nei giardini dove prima aveva giocato e disparvero davanti ai suoi occhi. Corse velocissimo dalla madre s'inchinò a lei e a suo fratello maggiore passò il naso fra i capelli dei fratelli minori ricevette gli abbracci della madre e di

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ognuno di loro. Erano tutti commossi ed esclamarono più volte: "Come siamo felici oggi davvero felici!" Bima raccontò tutto quanto Duriodana gli aveva fatto e cosa poi gli era successo di fortunato e di sfortunato nel mondo delle serpi. Iudistira gli disse: "Non parlare di questo non dirlo a nessuno. Da oggi proteggetevi l'un l'altro attentamente." Da allora furono tutti molto vigili. E Vidura offrì sempre saggi consigli a scampo di negligenze. Qualche tempo dopo Duriodana avvelenò di nuovo il cibo di Bima con un veleno fresco virulente e letale. Ma Iuiutsu che era figlio di Dritarastra da una moglie Vaisia ma che era amico dei Pandava li avvisò del fatto. Ad ogni modo Bima ingollò senza esitazione il cibo e lo digerì completamente: il veleno non ebbe alcun effetto. Duriodana Carna e Sacuni non si persero d'animo anzi tentarono in molti altri modi di uccidere i Pandava che pur sapendolo si astennero sempre dal manifestare indignazione come consigliato da Vidura. Intanto Dritarastra constatando che i principi Curu oziavano tutto il tempo e diventavano impertinenti nominò Cripa loro precettore e glieli mandò. Cripa era nato in un cespuglio d'erica era esperto di Veda e fu il primo maestro d'armi dei principi Curu.

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CXXX Cripa era nato da Saraduat che era nato da Gautama figlio di Gotama tenendo delle frecce in mano aveva dimostrato subito grande attitudine per la scienza delle armi e nessuna per nessun'altra. Aveva acquisito tutte le sue armi grazie alle stesse austerità con cui gli studenti Bramana acquisiscono la conoscenza dei Veda. Le sue capacità e la sua tenacia nelle asuterità spaventarono Indra che convocò Gianapi divinità fanciulla: "Fai del tuo meglio per distogliere Saraduat dalle austerità." Lei entrò nell'incantevole eremo di Saraduat e prese a tentarlo quantunque fosse equipaggiato con arco e frecce. Lui vide che era la più bella del mondo che era sola in quei boschi che era vestita solo di 1 telo: per la delizia dilatò le pupille. Arco e frecce gli caddero di mano tremò tutto ma la possanza ascetica e la forza d'animo gli permisero di resistere alla tentazione. Tuttavia il fatto che quell'agitazione mentale fosse stata così improvvisa gli schizzò fuori una goccia di sperma. Lasciò stare arco frecce pelliccia e scappò via dall'Apsara. Ma la goccia di sperma era caduta su di un cespuglio d'erica e si era divisa

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in 2 parti da cui saltarono fuori 2 gemelli. Un attendente del re Santanu s'imbatté in loro mentre il re cacciava nei boschi: vide arco frecce e pelliccia per terra dunque pensò potessero essere figli di un Bramana esperto d'armi. Tirò su arco frecce e bimbi e li portò a vedere al re che provò compassione e se li prese a palazzo dicendo: "Saranno figli miei." Li sottopose ai riti religiosi di circostanza li crebbe li chiamò Cripa e Cripi visto che li allevava per compassione cioè Cripa. Saraduat dopo aver lasciato il proprio eremo proseguì negli studi sulle armi con la giusta onestà. Grazie alla capacità visionaria apprese che il figlio e la figlia vivevano nel palazzo di Santanu. Si recò dal re e rivelò il suo rapporto parentale. Insegnò a Cripa le 4 branche della scienza delle armi e varie altre branche del sapere con tutti i loro misteri. In breve Cripa divenne un eminente maestro e prese ad insegnare la scienza delle armi ai 100 figli di Dritarastra ai Pandava agli Iadava ai Vrisni e a molti altri principi da ogni parte.

CXXXI Ma Bisma desiderava impartire ai suoi nipoti un'educazione superiore dunque cercava un insegnante che avesse energia che eccellesse davvero nella

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scienza delle armi che possedesse un'intelligenza straordinaria che fosse illustre un maestro perfetto che avesse la possanza di un dio: solo uno così avrebbe dovuto essere l'istruttore dei principi Curu. Sicché nominò loro tutore Drona figlio di Baraduagia esperto di Veda intelligente che si compiacque dell'incarico e accettò i principi come suoi allievi. Insegnò loro la scienza delle armi in tutte le sue branche sicché sia i Caurava che i Pandava divennero in poco tempo esperti nel maneggio d'ogni sorta di armi. Drona era nato da Baraduagia. Baraduagia abitava alle sorgenti del Ganga era un grande saggio e tutto il tempo osservava i voti più ardui. Un giorno che voleva celebrare il sacrificio di Aghniotra andò sul Ganga con molti grandi Risci per fare le sue abluzioni. Giunto sulle sponde del fiume vide Gritaci un'Apsara giovane e bella che era arrivata poco prima di lui aveva già fatto le sue abluzioni e stava uscendo dall'acqua con un contegno che mescolava l'orgoglio ad un languore voluttuoso. Camminò graziosamente lungo la riva e la veste sciolta si discinse. Il saggio la guardava e fu travolto dal desiderio. L'emozione fu così violenta da schizzargli fuori una goccia di sperma. Prontamente la mise in un vaso cioè drona da cui

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nacque Drona. Studiò tutti i Veda e le loro branche. Un tempo Baraduagia aveva insegnato all'illustre Aghnivesa la conoscenza dell'arma Aghneia. A sua volta Aghnivesa scaturito dal fuoco insegnò la conoscenza di quell'arma a Drona figlio del suo maestro. A quel tempo c'era un re di nome Prisciata grande amico di Baraduagia che aveva avuto un figlio di nome Drupada che tutti i giorni si recava all'eremo di Baraduagia a giocare e studiare con Drona. Quando Prisciata morì lui divenne re dei Panciala del nord. Intanto Baraduagia salì in cielo. Drona continuò a vivere nell'eremo del padre votandosi alle austerità ascetiche. Essendo divenuto esperto dei Veda con tutte le loro branche e avendo bruciato tutti i suoi peccati con l'ascetismo sposò Cripi figlia di Saraduat per ubbedienza alle ingiunzioni del padre e per desiderio di discendenza. Cripi era sempre impegnata in atti virtuosi in Aghniotra in penitenze terribili e ottenne un figlio Asuattaman che appena nato nitrì come Ucciaisravas stallone divino. Lo udì un'essenza celeste invisibile che disse: "Questo bimbo ha una voce che si fa bene udire tutto intorno come il nitrito di un cavallo dunque sarà conosciuto col nome di Asuattaman cioè Voce-dacavallo." Drona fu molto felice di aver ottenuto quel figlio. Rimase a vivere in quell'eremo e si votò allo studio della scienza delle armi. In quel tempo venne a sapere che l'illustre Bramana

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Rama figlio di Giamadagni aveva espresso il desiderio di donare tutta la propria ricchezza ai Bramana. Sapeva della sua scienza delle armi sapeva delle sue armi divine e della sua scienza etica: ci mise il cuore sopra. Partì per i monti Maendra assieme ai discepoli tutti votati alle austerità ascetiche. Quando arrivò vide Rama: aveva un'enorme tenacia e il controllo perfetto della mente. Gli si avvicinò gli disse il suo nome la sua nascita nella linea di Angiras toccò terra con la fronte venerò i suoi piedi constatò che si stava per ritirare nei boschi dopo aver dato via ogni ricchezza. "Sappi che sono nato da Baraduagia ma non dal ventre di una femmina! Sono un Bramana di nobili natali mi chiamo Drona sono qui per ottere la tua ricchezza." "Sei il benvenuto tu che sei il migliore dei rinati! Dimmi cosa vuoi." "Voglio la tua ricchezza eterna." "Ho dato tutto ai Bramana l'oro e ogni altro bene anche questa terra fino al mare con la sua ghirlanda fiorita di villaggi e città l'ho data a Casiapa. Mi resta solo il corpo ora e le mie armi che sono molte e preziose. Sono disposto a darti l'uno o le altre. Cosa preferisci? Te lo do! Dillo subito!"

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"Devi darmi tutte le tue armi con le formule segrete per lanciarle e per ricuperarle." "Amen." Gli diede tutte le armi più l'intera scienza delle armi con tutte le regole e i segreti. Drona accolse ogni cosa e ripartì verso la città dell'amico Drupada ritenendosi ampiamente remunerato e straordinariamente felice.

CXXXII Giunto davanti a Drupada gli rivolse queste parole: "Sono tuo amico!" Lo disse col cuore gioioso ma il signore dei Panciala si indispose era intossicato dell'orgoglio della ricchezza aggrottò le sopracciglia arrossò gli occhi: "Non sei granché intelligente visto che tutto all'improvviso vieni a dirmi che sei mio amico! Sei ottuso i grandi re non possono mai avere per amici spettri sfortunati e straccioni come te! Sì c'è stata amicizia fra me e te un tempo quando eravamo nella stessa situazione ma il tempo spariglia tutto pure l'amicizia che non dura mai per sempre in nessun cuore in questo mondo il tempo la consuma la rabbia la distrugge: non restare attaccato alla nostra logora amicizia non pensarci più ti sono stato amico per un certo motivo ma non può esserci amicizia fra un povero ed un ricco fra un letterato

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e un analfabeta fra un eroe e un codardo: perché vuoi continuare ad essermi amico? può esserci amicizia oppure ostilità fra pari rango per motivi di ricchezza o di potere ma fra un povero e un ricco non può esserci amicizia né discussione chi è impuro di nascita non può mai essere amico di chi è puro né chi non è un guerriero su carro di chi lo è: chi non è un re non ha mai un re per amico dunque perché vuoi ancora che siamo amici?" Drona si colmò di rabbia ci pensò un attimo e decise il da farsi: voleva punire l'insolenza del re dei Panciala. Partì subito e si diresse verso la capitale dei Curu.

CXXXIII Ad Astinapura riprese a vivere privatamente nella casa di Cripa. Cripa insegnava e negli intervalli Asuattaman impartiva lezioni di armi ai figli di Cunti ma fino a quel momento nessuno sapeva del valore di Asuattaman. Era passato qualche tempo quando un giorno i principi eroi uscirono tutti insieme dalla città per giocare a pallone e svagarsi felici. Accadde che la palla con cui stavano giocando finì dentro un pozzo. Provarono in ogni modo a ricuperarla ma non furono capaci.

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Si lanciavano occhiate vergognose non sapevano che fare divennero vieppiù ansiosi. Proprio allora scorsero un Bramana lì vicino scuro decrepito e sottile santificato per l'Aghniotra che aveva giusto finito i riti quotidiani di venerazione. Gli si fecero subito intorno. Quel Bramana era poi Drona vide i principi scornati sorrise sicuro della propria abilità e disse: "Vergognatevi: siete Csciatria sapete usare le armi siete dei Barata: com'è che non siete capaci di ricuperare una palla d'infondo un pozzo? Se mi promettete un pranzo oggi vi tirerò su dal pozzo con questi fili d'erba non solo la palla ma anche quest'anello che ora ci butto dentro." Iudistira rispose: "Chiedi davvero poca cosa. Col permesso di Cripa otterrai da noi ciò che ti basterà per tutta la vita." Drona sorrise: "Con i miei mantra conferirò la virtù delle armi a questi fili d'erba. Guarda: questa erba ha caratteristiche che altre armi non hanno! Trafiggerò la palla con una di queste lame e poi la lama con un'altra lama e di seguito fino a che tirerò su la palla con una catena di lame d'erba." Così disse e così fece. I principi resterano stupefatti con gli occhi larghi per la delizia. Si ritenevano testimoni di un evento straordinario. "Adesso tira su anche l'anello dài." Prese l'arco e tirò una freccia che passò l'anello e lo riportò su

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l'acchiappò e lo porse ai principi sbigottiti. "C'inchiniamo a te Bramana! Nessun altro è capace di tanto. Vogliamo sapere chi sei e di chi sei figlio. Cosa possiamo fare per te?" "Andate da Bisma e descrivetegli il mio aspetto e ciò che ho fatto. Mi riconoscerà." Fecero così. Bisma capì subito chi fosse e pensò che sarebbe stato il miglior precettore per i principi: si recò da lui gli diede il benvenuto con grandissimo rispetto e lo portò a palazzo. Gli domandò come mai fosse giunto a Astinapura. Drona gli raccontò ogni cosa. "Molto tempo fa' mi recai dal grande Risci Aghniversa per ottenere le sue armi e la sua scienza vissi con lui molti anni come un Bramaciarin con i capelli aggrovigliati. C'era anche il principe dei Panciala il possente Iaginasena che era lì per lo stesso motivo. Diventò mio amico cercava sempre di farmi del bene mi piaceva molto siamo vissuti insieme per molti molti anni davvero abbiamo sempre studiato insieme fin dai primissimi anni siamo stati amici fin da ragazzi ha sempre detto e fatto cose che mi aggradivano. Per compiacermi diceva Drona io sono il prediletto di mio padre quando mi farà re dei Panciala il regno sarà tuo: te

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lo prometto solennemente: il mio dominio la mia ricchezza la mia felicità saranno nelle tue mani. Venne il giorno per lui di partire. Aveva finito gli studi e partì per tornare al suo paese. Gli offrii i miei riguardi e in effetti ho sempre ricordato le sue parole da lì in poi. Qualche tempo dopo obbedii a mio padre anche perché desideravo avere figli e sposai Cripi capelli corti intelligenza larga sempre impegnata da voti ardui sempre dedita all'Aghniotra o altri sacrifici o austerità durissime: mi diede un figlio di nome Asuattaman valente e splendido come il Sole. Mi compiacqui di lui come mio padre di me. Un giorno vide il figlio di un ricco bere latte e scoppiò a piangere. Ne ebbi una tale compassione che mi misi a vagare di paese in paese per trovare qualcuno che avesse abbastanza vacche da donarmene 1 visto che quell'uomo ricco ne aveva solo poche e se ce ne avesse data 1 non sarebbe più riuscito a fare i suoi sacrifici e così avrebbe perso virtù. Ma non ebbi successo e tornai indietro scornato. Allora uno dei suoi compagni di gioco gli diede acqua mescolata con polvere di riso che lui bevette credendo fosse latte e fu tale la gioia che si mise a ballare gridando Ho bevuto latte! Ho bevuto latte! sicché mi commossi a vederlo ballare per la felicità in mezzo ai suoi compagni che sorridevano per l'ingenuità ma poi uscii fuori dai gangheri quando sentii qualcuno deridere dicendo Che mentecatto che è Drona che non fa

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nulla per guadagnarsi qualcosa che suo figlio beve acqua e riso la scambia per latte e balla di gioia dicendo Ho bevuto latte Ho bevuto latte! Allora mi rimproverai aspramente e infine decisi che piuttosto mi sarei fatto buttare fuori e biasimare dai Bramana piuttosto che servire qualcuno per avere soldi che è sempre odioso. Così deciso presi moglie e figlio e mi recai dal re dei Somaca che un tempo era stato mio amico e che avevo saputo esser diventato re talché mi riguardavo come benedetto: lo andai a trovare seduto sul trono gli ricordai la nostra amicizia di un tempo gli rammentai le sue parole mi avvicinai e gli dissi O tigre fra gli uomini sappi che ti sono amico! mi avvicinai a lui con confidenza come si fa tra amici ma lui rise mi derise mi cacciò via come fossi uno qualunque mi disse: Non sei granché intelligente visto che tutto all'improvviso vieni a dirmi che sei mio amico! Sei ottuso i grandi re non possono mai avere per amici spettri sfortunati e straccioni come te. Sì c'è stata amicizia fra me e te un tempo ma eccetera eccetera non ricordo d'averti mai promesso il mio regno ma posso darti cibo e riparo per 1 notte. Me ne andaii subito via con mia moglie giurai che avrei fatto ciò che presto farò ero furioso per essere stato

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insultato così da Drupada sono arrivato dai Curu in cerca di allievi intelligenti e docili sono venuto ad Astinapura per compiacere i tuoi desideri: dimmi cosa devo fare." "Accorda il tuo arco e perfeziona i principi Curu nell'uso delle armi goditi ogni comfort del loro palazzo e la loro venerazione: sei il signore assoluto di qualunque loro possesso e del loro regno! Da oggi i Curu sono tuoi. Considera già esaudito qualunque tuo desiderio. Sei stato ottenuto da noi come frutto della nostra ottima sorte. In effetti il favore che mi hai fatto arrivando qui è immenso."

CXXXIV Drona si accasò presso i Curu e continuò a vivere lì e ricevere le loro adorazioni. Dopo che ebbe riposato qualche tempo Bisma gli affidò i nipoti i principi Caurava come allievi colmandolo di regali e gli assegnò una casa ordinata pulita e ben fornita di cereali ed ogni cosa. Drona accettò i Caurava come allievi un giorno li chiamò da parte si fece toccare i piedi e disse loro con cuore in tumulto: "Io ho uno scopo segreto. Voi che siete scevri da peccato giuratemi che quando sarete diventati esperti con le armi lo realizzerete." I principi Curu rimasero in silenzio tutti tranne Argiuna che giurò: Drona lo

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abbracciò con trasporto e se lo strinse al petto e affondò più volte il naso fra i suoi capelli piangendo di gioia. Drona insegnò ai figli di Pandu l'uso di molte armi umane e divine. Molti altri principi si presentarono a chiedere i suoi insegnamenti i Vrisni gli Andaca Carna e molti altri da ogni dove. Carna spesso sfidava Argiuna perché ne era geloso e mancava di rispetto ai Pandava aveva l'appoggio di Duriodana ma Argiuna stava sempre a fianco del suo precettore era devotissimo alla scienza delle armi eccelleva sopra a chiunque per abilità forza e perseveranza Drona impartiva a tutti lo stesso identico insegnamento ma Argiuna divenne il più notabile dei suoi allievi per leggerezza e abilità Drona si fece convinto che nessuno mai dei suoi allievi avrebbe tenuto testa a quel figlio di Indra Drona aveva dato a tutti gli allievi un recipiente per l'acqua con la bocca piccola di modo che fosse necessario molto tempo per riempirlo invece al figlio Asuattaman aveva dato una brocca larga che si riempiva subito così tornava subito indietro e nel tempo guadagnato Drona gli impartiva un'istruzione superiore ma Argiuna se ne accorse e prese a riempire il suo vaso con l'arma Varuna così riusciva a tornare indietro insieme ad Asuattaman e

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non gli fu inferiore nell'eccellenza divenne presto il favorito di Drona che un giorno chiamò il cuoco da parte e gli disse: "Non servire mai ad Argiuna il cibo al buio e non dirgli che te l'ho detto." Qualche giorno dopo capitò che mentre Argiuna mangiava si levò vento la lampada si spense lui continuò a mangiare al buio perché la mano conosceva la via alla bocca: rifletté sulla forza dell'abitudine e decise di allenarsi con l'arco di notte. Drona udì la vibrazione dell'arco di notte e corse ad abbracciarlo: "Ti assicuro che ti farò l'arciere migliore del mondo." Poi iniziò a insegnargli l'arte del combattimento a cavallo a dorso d'elefante sul carro a terra con la mazza la lancia la spada e con molte armi e contro molti uomini tutto insieme. Si narrava delle sue capacità e re e principi a migliaia correvano da Drona per apprendere la scienza delle armi. Fra di loro giunse un principe di nome Ecalavia figlio di Iraniadanus re dei Nisciada che sono la casta più bassa dei meticci di casta che quindi Drona non accettò come allievo d'arco conoscendo bene la legge morale e vedendo che era un Nisciada che col tempo avrebbe potuto surclassare i suoi allievi di alti natali. Ma quello s'inchinò davanti a Drona toccando con la fronte i suoi piedi se ne andò nella foresta si fabbricò una statuetta d'argilla a somiglianza di Drona prese a venerarla rispettosamente come

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fosse realmente il suo maestro ad allenarsi con le armi davanti ad essa con ferrea disciplina e conseguentemente alla reverenza eccezionale che dimostrava così nei confronti del maestro e all'impegno che metteva per conseguire il suo scopo acquisì straordinaria scioltezza nell'incoccare la freccia mirare e scoccare. Un giorno Curu e Pandava partirono sui carri per una battuta di caccia col benestare di Drona. Li seguiva un attendente con quanto necessario ed un cane. Arrivati nei boschi si sparpagliarono e il cane pure prese a vagare da solo in giro finché s'imbatté in Ecalavia: lo vide scuro sudicio vestito di nero con i capelli legati gli abbaiò forte: lui volle dimostrare la sua leggerezza di mano e gli piantò 7 frecce in bocca prima che potesse richiuderla. Il cane tornò dai Pandava che lo guardarono stupirono si vergognarono di quanto poco fossero abili a confronto lodarono la leggerezza di mano e la precisione che aveva dimostrato lo sconosciuto arciere. Si mossero intorno per trovarlo. Lo scovarono i Pandava che senza posa andava scoccando frecce videro che era una fiera e che non lo conoscevano affatto. "Chi sei e di chi sei figlio?" "Sono figlio di Iraniadanus re dei Nisciada sono allievo di Drona mi

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sto esercitando per dominare l'arte delle armi." I Pandava s'informarono bene di tutto tornarono in città trovarono Drona gli raccontarono la meravigliosa impresa d'arco di cui erano stati testimoni nei boschi Argiuna era pensieroso incontrò Drona in privato e fece leva sul suo affetto: "Tu avevi usato parole amorevoli mi avevi abbracciato stretto al tuo petto mi avevi detto che nessun allievo dei tuoi sarebbe stato mio pari. Allora perché c'è questo tuo allievo questo possente figlio del re dei Nisciada che mi supera?" Drona rifletté un momento decise il da farsi prese Argiuna e andarono dal principe Nisciada: lo trovarono che era sudicio con i capelli legati vestito di stracci arco in mano a scoccare frecce senza requie. Quando Ecalavia si accorse di Drona gli andò incontro gli toccò i piedi si prostrò a terra lo venerò gli si presentò come suo allievo batté le mani reverentemente si alzò in attesa di ordini. Drona disse: "Se davvero sei un mio allievo devi sdebitarti." Ecalavia provò gratitudine e rispose: "Illustrissimo maestro cosa devo dare? comandi! non c'è nulla che non darei al mio maestro." "Se davvero vuoi darmi qualcosa dovrei volere il pollice della tua mano destra." Ascoltò queste parole crudeli Ecalavia era devoto al vero manteneva le promesse aveva gioia in volto e nessun

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dolore in cuore non esitò tagliò il pollice e lo diede a Drona. Quando riprese a tirare frecce con le dita rimaste scoprì che aveva perso la leggerezza di un tempo. Argiuna fu contento sfebbrò di gelosia. 2 allievi di Drona divennero particolarmente abili nell'uso della mazza: Duriodana e Bima sempre gelosi l'uno dell'altro. Asuattaman era superiore a tutti nella scienza misterica delle armi Nacula e Saadeva nell'uso della spada Iudistira nei combattimenti su carro: ma Argiuna era superiore a tutti in tutto in intelligenza capacità forza e perseveranza. Era esperto di tutte le armi ed era il migliore dei migliori guerrieri su carro e la sua fama arrivò ovunque fino al mare. Ricevette gli stessi insegnamenti di tutti gli altri principi eppure eccelse su tutti nelle armi e in devozione al maestro e fu l'unico a divenire un Atirata cioè un guerriero su carro capace di combattere contemporaneamente contro 60'000 nemici. I malvagi figli di Dritarastra crebbero gelosissimi di Bimasena con la sua forza straordinaria e Argiuna esperto di qualunque arma. Un giorno Drona volle convocare tutti gli allievi per metterli alla prova in una gara all'eccellenza nell'uso delle armi. Aveva fatto mettere in cima ad un albero un

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uccello finto. Riunì gli allievi e disse loro: "Prendete subito il vostro arco mettetevi qui e mirate all'uccello sull'albero con la freccia incoccata quando vi darò l'ordine tirate e staccate la testa all'uccello. Vi darò il segnale a turno uno per uno bimbi miei." Si rivolse per primo a Iudistira: "Tu che sei irreprensibile prendi la mira e tira la freccia appena te lo ordino." Iudistira prese la mira e stette in posizione. Ma Drona subito disse: "Guarda l'uccello in cima all'albero." "È quello che sto facendo." "Che cosa vedi ora? L'albero me o tuo fratello?" "Vedo l'albero te mio fratello e l'uccello." Drona ripeté la domanda ma ricevette sempre la stessa risposta: si arrabbiò e lo rimproverò: "Levati. Non puoi colpire l'obiettivo." Ripeté l'esperimento con Duriodana e gli altri figli di Dritarastra uno dopo l'altro e anche con gli altri allievi Bima e tutti quanti compresi quelli che venivano da altre regioni ma tutti dettero la stessa risposta di Iudistira Vediamo l'albero te i nostri compagni e l'uccello: Drona rimproverò tutti e ordinò a tutti di farsi da parte.

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CXXXV Poi sorrise e chiamò Argiuna: "Tocca a te tirarare: guarda il bersaglio. Dovrai scoccare la freccia appena te lo ordinerò. Quindi mettiti qui in posizione con arco e freccia per un momento." Argiuna tese l'arco mirò all'uccello e stette fermo in posizione. Subito Drona gli rivolse la stessa domanda che aveva rivolto a tutti: "Argiuna vedi l'uccello lassù l'albero e me?" "Vedo solo l'uccello non vedo l'albero né te." Drona era irreprensibile e fu compiaciuto di Argiuna e subito incalzò: "Se vedi l'uccello descrivimelo." "Vedo solo la sua testa non vedo il corpo." A Drona gli si rizzarono tutti i peli per la delizia. "Tira!" La freccia volò istantaneamente tagliò la testa dell'uccello e la portò a terra. Drona stava già stringendo al petto Falguna e considerava Drupada sconfitto. Qualche tempo dopo Drona si recò con gli allievi sul Ganga per bagnarsi nelle acque sacre. Si buttò a fiume ma proprio allora giunse un alligatore mandato dalla Morte che gli azzannò la

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gamba e sebbene capacissimo di difendersi chiese con una certa ansia ai suoi allievi di salvarlo: "Aiuto! Uccidete questo mostro!" Mentre così gridava Vibazu cioè Argiuna aveva già colpito il mostro con 5 frecce affilate irresistibili: gli altri allievi erano ancora confusi e pietrificati. Constatando la sua prontezza Drona lo considerò il migliore dei suoi allievi e ne fu estremamente compiaciuto. Intanto il mostro tagliato a pezzi dalle frecce di Argiuna mollò la presa sulla gamba dell'illustre Drona e spirò. Drona si rivolse ad Argiuna: "Accetta quest'arma superiore e irresistibile che si chiama Bramasira assieme con le istruzioni per scagliarla e richiamarla. Ma non devi assolutamente usarla contro alcun uomo perché se la scagliassi contro un nemico di così bassa energia potrebbe bruciare l'intero universo. Si dice che non abbia eguali nel trimundio. Dunque serbala con grande cura e ascolta ciò che ti dico. Se un giorno mai un nemico quale che sia purché non umano combatterà contro di te potrai usare quest'arma contro di esso per distruggerlo." Vibazu promise di fare come gli aveva detto e ricevette l'arma grandiosa con i palmi giunti. "Nessuno al mondo sarà un arciere a te superiore. Nessun nemico ti sconfiggerà mai e le tue gesta saranno eccezionali."

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CXXXVI Siccome i figli di Dritarastra e Pandu erano perfezionati nell'uso delle armi Drona si rivolse a re Dritarastra alla presenza di Cripa Somadatta Valica Bisma Viasa e Vidura: "I tuoi figli hanno completato la loro educazione. Col tuo permesso lasciamo loro mostrare ciò che hanno imparato." "Hai fatto davvero una grande cosa ottimo Bramana. Comandami dove quando e come si terrà la gara. Il dolore che mi viene dall'essere cieco mi fa invidiare coloro che ci vedono che potranno vedere il valore dei miei figli con le armi. Vidura fa' tutto ciò che Drona chiede: credo non vi sia alcunché di maggiormente piacevole per te." Vidura assicurò il re e andò a fare quanto richiesto. Drona marcò un'area senza alberi né cespugli ma con pozze e sorgenti e in un giorno in cui la stella ascendente era di buon auspicio fece un sacrificio agli dèi in presenza dei cittadini convocati per l'occasione poi gli artigiani del re ci costruirono un palco elegante e spazioso secondo le regole stabilite dalle scritture e lo fornirono d'ogni sorta di armi poi costruirono una platea per le

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signore i cittadini costruirono molte piattaforme e tutt'intorno i più ricchi eressero tende spaziose ed alte il giorno fissato per il torneo arrivarono il re con i ministri con Bisma e Cripa in testa ed entrarono in quel teatro divino magnifico fabbricato in oro puro impreziosito con file di perle e lapislazzuli Gandari Cunti e le altre dame del palazzo reale in abiti strabilianti e accompagnate dalle attendenti salirono allegramente sulle piattaforme come fossero dèe a scalare monte Sumeru le 4 caste inclusi Bramana e Csciatria lasciarono la città e accorsero per ammirare l'abilità dei principi con le armi erano tutti così impazienti che in breve si formò una grande calca fra squillar di trombe rullar di tamburi e gran fracasso l'adunata pareva un oceano in subbuglio. Alla fine giunse Drona con il figlio e Drona era vestito di bianco con una fascia bianca sacra capelli e barba bianchi ghirlande bianche pasta di sandalo bianca spalmata su tutto il corpo: parve che la Luna con Marte fossero entrati in un cielo terso. Fece gli onori del caso e invitò i Bramana a celebrare i riti di buon auspicio accompagnati da una dolce musica strumentale. Terminata la cerimonia propiziatoria entrarono i guerrieri i più grandi guerrieri dei Barata equipaggiati con varie armi con i lombi fasciati i guanti di cuoio gli archi le frecce e Iudistira stava in testa di seguito venivano in ordine di età e presero a

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mostrare abilità meravigliose con le armi alcuni spettatori riparavano la testa per paura dei lanci di frecce mentre altri ammiravano spavaldi i principi cavalcavano cavalli velocissimi li guidavano con destrezza e colpivano bersagli con lance marchiate con i loro nomi gli spettatori erano sbalorditi alla vista delle loro gesta pareva loro di vedere la città dei Gandarva d'improvviso qualche centinaio o migliaio di loro sbarravano gli occhi per la meraviglia e gridavano Bravi! Bravi! e i guerrieri dopo avere più volte dimostrato le loro abilità con archi frecce e carri misero mano alle spade e andarono su e giù per l'arena giocando con le loro armi e gli spettatori stupirono per la loro agilità la simmetria dei corpi la grazia la calma la fermezza la lestezza nel maneggiare spada e scudo. Poi entrarono nell'arena Vricodara e Suiodana mazze alla mano 2 montagne intimamente deliziati all'idea di poter combattere fecero appello a tutte le loro energie e barrirono come 2 elefanti inferociti che si contendono una femmina e caricarono a destra e a sinistra girarono intorno per l'arena senza commettere scorrettezze d'alcun genere: Vidura narrava a Dritarastra Cunti e Gandari tutte

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le prodezze dei principi.

CXXXVII Quando il re dei Curu e Bima entrarono nell'arena gli spettatori si divisero in 2 gruppi secondo la simpatia per l'uno o per l'altro e gli uni gridavano Forza re dei Curu! e gli altri Forza Bima! sicché all'improvviso ci fu un frastuono di grida che Drona parendogli d'essere in mezzo ad un oceano in tempesta disse a suo figlio Asuattaman: "Trattienili tutti e 2 'sti guerrieri così abili con le armi: evitiamo che la folla provocata dal combattimento fra Bima e Duriodana s'infiammi." Il figlio del maestro trattenne i 2 che avevano già levato in aria le mazze e parevano 2 oceani gonfi d'onde sollevati dai venti che soffiano durante la disintegrazione universale. Drona stesso entrò nell'arena ordinò ai musicisti di fare silenzio e con voce tonante disse: "Ecco a voi Parta! che mi è più caro di mio figlio domina ogni arma è figlio nientemeno che di Indra e somiglia al fratello minore Visnu!" Falguna aveva terminato i riti propiziatori era equipaggiato con guanti faretra frecce arco armatura d'oro fece comparsa nell'arena come una nuvola al tramonto incendiata dal sole basso fra lampi e arcobaleni. Lo videro e ne furono deliziati diedero

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fiato alle conchiglie e attaccarono la musica si levò un vociare: "È il figlio di Cunti quello pieno di grazia!" - "È il III dei Pandava!" "È il figlio di Indra!" - "È il protettore dei Curu." - "È il migliore fra gli esperti d'armi." "È il migliore fra i virtuosi." - "È il migliore fra chi ha buone maniere: è il depositario!" A quelle esclamazioni Cunti si mise a piangere e l'acqa degli occhi si mescolava al latte dei seni bagnandole il petto. Dritarastra domandò a Vidura che era parimenti deliziato: "Perché si ode questo improvviso frastuono come di un oceano in tempesta che spacca il cielo?" "È entrato nell'arena il figlio di Pandu e Prita: Falguna armato e bardato. Perciò gridano!" "Davvero io sono stato benedetto favorito e protetto per le 3 fiamme che sono zampillate da Prita come fosse un combustibile sacro!" Quando gli spettatori eccitati si furono in qualche modo calmati Vibazu diede dimostrazione della sua scioltezza nell'uso delle armi. Con l'arma Aghneia generò fuoco con Varuna acqua con Vaiavia aria con Pargiania nuvole con Bauma terra con Parvatia monti: Antardana dissolse tutto. A momenti pareva che Argiuna fosse alto altre volte basso ora aggiogato al suo carro ora sopra

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ora colpiva leggero ora preciso ora fitto e ficcò 5 frecce insieme come fossero 1 dentro le fauci di un cinghiale di ferro in corsa e ne ficcò 21 nel cavo di un corno di vacca appeso a una corda dondolante: mostrò così la sua profonda abilità nel maneggiare spada arco e mazza camminando torno torno per l'arena. Terminata l'esibizione scemato l'eccitamento degli spettatori tacitati gli strumenti musicali d'improvviso si udì da dietro i cancelli un cozzar d'armi che facevano presagire potenza e forza come un tuono. Tutti pensarono: "Le montagne crollano? la terra si spacca? il cielo rimbomba dei tuoni di nembi che cozzano?" E tutti volsero gli occhi al cancello. E Drona si levò in piedi circondato dai 5 fratelli figli di Prita come la Luna in congiunzione con la pentastellata Asta. E Duriodana pure si levò circondato dal centinaio di fratelli con Asuattaman fra loro tutti arroganti. Duriodana teneva la mazza in pugno stava in mezzo ai 100 con le armi levate: somigliava Purandara quando in tempi antichi combatté contro i Danava col suo esercito celeste.

CXXXVIII Quado gli spettatori attoniti fecero largo Carna entrò nell'arena come un dirupo in movimento Carna l'eroe che soggiogava le città ostili che teneva

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una corazza naturale e gli orecchini brillanti prese su arco e spada ed entrò. Era nato da Prita che era ancora una fanciulla aveva gli occhi larghi ed era famoso come distruttore di eserciti. Era una porzione terrestre del Sole che scotta aveva l'energia e il valore di un leone o di un toro o di un elefante capobranco. Era splendido come il Sole incantevole come la Luna bruciava come il fuoco. Era stato concepito dal Sole era alto come una palma aveva tutto il vigore della gioventù era capace di uccidere un leone. Era bello e perfetto. Girò lo sguardo tutto intorno s'inchinò indifferentemente a Drona e Cripa. Tutti stavano immobili senza battere ciglio e c'era un solo pensiero: Chi è? La curiosità li agitò. Lui si rivolse con voce tonante a colui che non sapeva essere suo fratello al figlio di chi aveva sottomesso gli Asura cioè Paca cioè Indra: "Parta rifarò ciò che hai fatto davanti a tutti loro e lo farò meglio! Guarda e stupisci." Tutti balzarono in piedi all'istante come chiamati da qualche strumento come in effetti era. Duriodana fu pazzo di gioia. Vibazu provò vergogna e rabbia. Drona diede il permesso e Carna fece tutto quanto Parta aveva fatto prima. Duriodana con i fratelli corse ad abbracciarlo e gli

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disse: "Benvenuto guerriero fortebraccio! Sei stato mandato per mia buona sorte! Vivi come meglio ti aggrada: sono qui per servirti e con me tutto il regno dei Curu!" "Come fosse già così: desidero solo la tua amicizia. E desidero affrontare in duello 1 volta Argiuna." "Godiamoci inseme le cose buone della vita! Fa' del bene ai tuoi amici e calpesta le teste dei tuoi nemici." Ritenendonsi disonorato Argiuna si rivolse a Carna che stava come una rupe in mezzo ai fratelli: "L'intruso che non è benvenuto colui che parla senza essere stato invitato imboccano una strada che sarà anche la tua perché io ti ammazzerò." "Questa arena è per tutti non solo per te! Ci sono re che ti sono superiori in energia e in realtà gli Csciatria badano solo alla possanza. Che bisogno c'è di discutere che è l'esercizio dei deboli: piuttosto parla con le frecce fino a che puoi fino a che ti stacco la testa con le mie davanti al tuo maestro." Parta abbracciò rapidamente i fratelli e col permesso di Drona si fece avanti per il duello Carna pure il cielo si coprì di nembi lampeggiarono apparve l'arcobaleno di Indra linee bianche di gru in volo risero contro i nembi Indra si affacciò in apprensione il Sole aiutò disperse le nuvole nel suo spazio Falguna rimase avvolto dai nembi Carna rifulse in un amplesso di Sole. Il figlio di Dritarastra stette accanto a Carna, Bardaugia Cripa e Bisma

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stettero accanto a Parta. E tutti gli spettatori si divisero in 2 fazioni e anche le femmine. Cunti che sapeva svenne. Vidura con alcune attendenti la asperse con pasta di sandalo e acqua. Cunti si riebbe vide i 2 figli corazzati fu attanagliata dalla paura ma non poteva fare nulla. Cripa constatò che i 2 guerrieri stavano già con gli archi tesi conosceva doveri e regole dei duelli si rivolse a Carna: "Questo Pandava è il figlio minore di Cunti appartiene alla razza dei Caurava combatterà in duello contro di te. Ma tu pure devi rendere nota la tua genealogia i nomi dei tuoi genitori la dinastia reale di cui sei gioiello. Quando saprà questo Parta combatterà con te o meno. I figli di re non combattono con uomini di basso lignaggio." Carna si fece pallido e vizzo come un fiore di loto dopo un acquazzone violento nella stagione delle piogge. Intervenne Duriodana: "Maestro le scritture stabiliscono che 3 categorie di persone hanno diritto a essere considerate di classe regałe: quelli che sono di sangue regale gli eroi e i condottieri di eserciti. Se Falguna non vuole combattere con uno che non è un re io nomino Carna re di Anga." E subito Carna fu fatto sedere su

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di un trono d'oro circondato di vasi con acqua cereali fiori ed oro e i Bramana lo fecero re con i loro mantra. Tennero un parasole regale sopra la sua testa fecero schioccare code di Iac tutto intorno. Quando i festeggiamenti furono terminati Carna si rivolse a Duriodana: "Cosa potrò mai darti per contraccambiare questo tuo dono di un regno? Farò qualunque cosa mi dirai!" "Desidero assolutamente la tua amicizia." "Amen." Si abbracciarono con trasporto e provarono una grande felicità.

CXXXIX Dopo di che scese nell'arena Adirata con il suo lenzuolo cascante affannato e tremebondo attaccato a un bastone. Carna fu pieno di rispetto filiale lasciò l'arco e chinò la testa ancora bagnata per le aspersioni beneauguranti. Il carrettiere diede un'aggiustata al fondo del lenzuolo per coprire i piedi e si rivolse al figlio coronato dal successo. L'abbracciò e per l'emozione bagnò ancora la sua testa con lacrime. Guardando la scena Bima credette che Carna fosse figlio di un carrettiere e sfotté: "Oooo figlio di un carrettiere non meriti certo di essere ucciso in duello per mano di Parta. Prendi subito lo scudiscio che ti spetta per nascita. E

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visto che sei l'ultimo dei mortali non meriti certo di governare Anga: un cane non merita il burro messo davanti al fuoco sacrificale!" Carna gli fremettero appena le labbra prese un lungo respiro levò gli occhi al Dio del giorno in mezzo al cielo. Un elefante impazzito che si scuote dal folto di loto: così Duriodana uscì d'in mezzo i fratelli contro Bima: "Vricodara non puoi parlare così. La virtù cardinale di uno Csciatria è la possanza e persino uno Csciatria di basso lignaggio è un degno avversario. La genealogia degli eroi è sempre sconosciuta come le sorgenti di un grande fiume. Il fuoco che avvolge il mondo si leva dalle acque. Il fulmine che uccide i Danava è stato fatto con l'osso di un mortale che si chiama Dadici. L'illustre dio Gua che è fatto delle porzioni di ogni altro dio è di genealogia incerta: chi dice che sia figlio di Aghni chi di Crittica alcuni di Rudra altri di Ganga. Ci è stato raccontato di Csciatria che sono diventati Bramana: Visuamitra e altri nati Csciatria hanno ottenuto l'eterno Brama. Drona è nato in una scodella Cripa da un cespo d'erica. Pure voi Pandava so bene come siete nati. Può una femmina di cervo partorire una tigre come Carna splendido come il sole dotato

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d'ogni segno di buon auspicio nato indossando una corazza naturale e un paio d'orecchini? Questo principe fra gli uomini merita il governo del mondo non solo di Anga vista la sua forza e visto il mio giuramento di obbedirgli in tutto. Se c'è qualcuno qui che trova intollerabile quanto ho fatto a Carna si provi a salire sul suo carro e piegare il suo arco anche con l'aiuto dei piedi!" Ci fu un confuso mormorio di approvazione. Intanto il sole era tramontato e allora Duriodana prese Carna per mano e lo condusse fuori dall'arena illuminata da una quantità di lampade. Anche i Pandava tornarono ai loro appartamenti accompagnati da Drona Cripa e Bisma. Anche la gente se ne andò alcuni dicendo Argiuna altri Carna e altri ancora Duriodana vincitore della giornata. Cunti era davvero felice per affetto materno poi che suo figlio Carna era diventato re di Anga. Duriodana non aveva più timore per le capacità guerriere di Argiuna: si era conquistato Carna! Carna rese molte volte grazie a Duriodana con dolci discorsi. Iudistira rimase turbato dalla certezza che al mondo non ci fosse guerriero superiore a Carna.

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CXL Avendo constato che i Pandava e i figli di Dritarastra erano perfezionati nella scienza delle armi Drona pensò che fosse giunto il momento di esigere il suo credito in quanto maestro. Riunì gli allievi e domandò loro il compenso in questo modo: "Muovete guerra al re di Panciala Drupada fatelo prigioniero e datelo a me." "Amen." Saltarono sui carri e partirono accompagnati da lui. Massacrarono i Panciala lungo la strada e assediarono la capitale. Duriodana Carna Iuiuzu Dusasana Vicarna Gialasanda Sulociana e molti altri principi rivaleggiarono fra loro per essere il migliore durante l'offensiva irruppero nella capitale sui loro carri al seguito della cavalleria e corsero per le strade. Il re di Panciala uscì da palazzo con i fratelli. Era bene armato ma i Curu lanciarono una pioggia di frecce e urla guerriere ma lui gli si fece contro sul carro bianco e ricambiò con una pioggia di frecce altrettanto feroce. Prima che la battaglia avesse avuto inizio Argiuna aveva constatato lo sfoggio d'orgoglio dei principi Curu e aveva detto a

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Drona: "Ci eserciteremo dopo che avranno mostrato il loro valore. Il re di Panciala non potrà mai essere sconfitto da alcuno di loro." Così aveva detto ed era rimasto in attesa con i fratelli a 1 chilometro dalla città. Intanto Drupada contrattaccava col feroce diluvio di frecce falcidiando i ranghi dei Curu: il suo movimento sul campo di battaglia era tanto leggero nonostante stesse combattendo da solo su di 1 carro che i Curu impanicati credettero si fosse moltiplicato. Le sue frecce feroci caddero ovunque fino a che i Panciala presero a suonare l'allarme suonarono conchiglie trombe e tamburi a migliaia da tutte le case. Allora l'esercito Panciala levò un ruggito tremendo e le vibrazioni degli archi spaccarono i cieli. Duriodana Vicarna Suvau Dirgalociana e Dusasana divennero furiosi piovvero frecce sui nemici. Drupada benché trafitto più volte continuò a falcidiare i ranghi avversari anche di più: turbinava nel campo come una ruota di fuoco le sue frecce colpirono Duriodana Vicarna persino Carna molti altri principi eroici un numero incalcolabile di guerrieri spense la loro sete di battaglia. Poi tutti i cittadini piovvero sui Curu missili come nuvole che piovono gocce d'acqua sulla terra: giovani e anziani si lanciarono in battaglia all'assalto dei Curu. A quel punto i Caurava vedendo che lo scontro era diventato paurosissimo

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ruppero i ranghi e scapparono urlando verso i Pandava. I Pandava udirono le grida terribili dell'esercito in rotta salutarono rispettosamente Drona e salirono sui carri. Argiuna s'affrettò a intimare a Iudistira di non entrare nello scontro e si buttò avanti tenne i 2 gemelli figli di Madri a proteggere le ruote del carro mentre Bimasena menava di mazza correndo avanti sul veicolo: avanzarono contro il nemico che gridava e le ruote del carro riempirono lo spazio col loro fragore. Bima sfondò i ranghi dei Panciala menando di mazza era un Macara che si getta nel mare era un altro Iama era l'oceano in tempesta faceva un boato si scagliò di contro gli elefanti era il grande Distruttore li massacrò a mazzate spaccò le teste di quelle bestie giganti come montagne fecero fiumi di sangue schiantarono a terra come rocce staccate dal fulmine. I Pandava abbatterono elefanti cavalli carri a migliaia massacrarono fanti e guerrieri su carri. Il pastore nei boschi sospinge col bastone un gregge sterminato senza alcuna fatica: Vricodara sospingeva i carri e gli elefanti dell'esercito nemico. Intanto Falguna che aveva come motore il desiderio di fare cosa grata a Drona assalì Drupada con una pioggia di frecce facendolo cadere dall'elefante su cui

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montava. Pareva il fuoco distruttore di fine Iuga abbatteva cavalli carri elefanti a migliaia. I Panciala e gli Sringiaia risposero con un altrettanto perfetto diluvio di dardi d'ogni genere diedero un urlo e combatterono disperatamente lo scontro divenne furioso e terribile a vedersi udendo l'urlo del nemico Argiuna fu preso da rabbia e assalì l'esercito avversario con una fitta pioggia di frecce e si scagliò contro furiosamente decimandolo con rinnovato vigore. Chi vide Argiuna all'opera non rimarcò soluzione di continuità fra il movimento con cui fissava la freccia sulla corda dell'arco e il movimento con cui la freccia partiva. Si levarono alte grida fra mezzo a esclamazioni di approvazione. Poi il re dei Panciala assieme a Satiagit generalissimo dell'esercito puntò veloce verso Argiuna come un tempo Samvara l'Asura caricò il capo dei celesti. Argiuna rispose con una pioggia di frecce. Dall'esercito Panciala si levò un ruggito come quello di un leone che carica un elefante capobranco. Satiagit vide Argiuna buttarsi addosso al re dei Panciala e lo caricò a sua volta. I due guerrieri si fronteggiarono come Indra e Vali l'Asura figlio di Virociana Argiuna trafisse Satiagit con 10 frecce acuminate al che gli spettatori stettero basiti ma Satiagit non mise tempo a replicare con 100 frecce e poi Argiuna strofinò la corda dell'arco per tirare più forte e veloce spezzò in 2 l'arco dell'avversario e subito si scagliò

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contro il re dei Panciala ma Satiagit prese un arco più robusto e trafisse Parta il suo carro il carrettiere e i cavalli talché Argiuna per liberarsene in fretta e proseguire contro Drupada trafisse con innumerevoli frecce i suoi cavalli le bandiere l'arco lui e l'attendente alle sue spalle così che quello ritrovandosi con i cavalli morti e diversi archi spezzati desistette dalla battaglia. Drupada allora prese a piovere frecce su Argiuna che si diede a combattere furiosamente gli tagliò in 2 l'arco la bandiera che cadde giù trafisse i suoi cavalli e pure il carrettiere con 5 frecce buttò di lato l'arco estrasse la scimitarra gridò forte saltò sul carro dell'altro senza tema l'afferrò che pareva Garuda quando prende qualche grossa serpe dopo aver smosso le acque dell'oceano: le truppe dei Panciala videro e fuggirono in tutte le direzioni. Danangiaia lanciò un grido trionfale e venne via dai ranghi dei Panciala avendo fatto mostra delle sua potenza guerriera di fronte a entrambi gli eserciti. I principi si gettarono per radere al suolo la capitale ma Argiuna disse: "Drupada è un ottimo re ed è imparentato con i Curu. Non uccidere i suoi soldati Bima. Portiamo solo al nostro maestro la sua ricompensa."

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Bimasena si trattenne dal massacro anche se la sete di guerra era forte. Tutti insieme portarono da Drona in offerta Drupada con amici e consiglieri. Drona vide Drupada umiliato e privato d'ogni avere pensò alla sua ostilità d'un tempo e gli disse: "Ti ho distrutto regno e capitale ma non temere per la vita anche se ora è in mano al tuo nemico. Oppure adesso desideri riallaciare l'amicizia di un tempo?" Si fermò per un sorriso e proseguì: "Non temere per la vita tu che sei un re spavaldo! Noi che siamo Bramana siamo sempre inclini al perdono. L'affetto e l'amore che provo per te sono cresciuti mentre crescevamo insieme giocando nell'eremo. Quindi torno a chiedere la tua amicizia. E in dono ti restituisco la metà del regno che era tuo. Mi avevi detto che nessuno che non sia un re può essere amico di un re. È per questo che mi tengo metà del tuo regno. Tu sei re dei territori che stanno a sud del Bagirati io di quelli a nord. E se ti piace sappi che d'ora in avanti sarò tuo amico." "Sei di spirito nobile e grande valore per questo non mi sorprendi. Ti sono estremamente grato e desidero che tu mi sia amico per sempre." Drona rese libero il re dei Panciala e gli donò metà del regno durante un'allegra cerimonia di rito. Così Drupada si ritirò tristemente nella città di Campilia nella regione di Macandi sulla riva meridionale del Ganga ricca di paesi e città da dove

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governò i Panciala meridionali giù fino al fiume Ciarmanuati: si era convinto che non avrebbe sconfitto mai Drona con la sua sola forza Csciatria essendogli molto inferiore per potere spirituale. Così prese a vagare per il mondo alla ricerca del modo per ottenere un figlio che sarebbe stato capace di soggiogare il suo nemico Bramana. Intanto Drona risiedeva ad Aicciatra regione zeppa di paesi e città conquistata da Argiuna conferita a Drona.

CXLI 1 anno dopo per fare cosa gradita al popolo Dritarastra consacrò Iudistira erede al trono in considerazione della sua fermezza forza pazienza benevolenza franchezza e incrollabile onestà. In breve Iudistira superò in gloria il padre per correttezza di atteggiamenti di maniere e per dedizione al lavoro. Bima studiò approfonditamente spada mazza e combattimento su carro con Sancarsciana cioè Valarama. Quando ebbe terminato gli studi era forte come Diumazena continuò a vivere in armonia con i fratelli si diede a esercitare le sue abilità. Argiuna divenne celebre nell'uso

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delle armi per la saldezza di presa per l'agilità la mira e per l'eccellenza nell'impiego di armi Csciura Naracia Vala Vipata e in realtà di ogni genere di armi dritte piuttosto che curve o pesanti. Drona assicurò che non c'era al mondo suo eguale in leggerezza di mano e complessiva eccellenza. Un giorno Drona davanti a tutti i principi Caurava disse ad Argiuna: "C'era un discepolo di Agastia nella scienza delle armi chiamato Aghniversa: divenne mio maestro ed io suo discepolo. Per via di meriti ascetici ottenni da lui l'arma Bramasira che non può mai essere lanciata invano perché è come un fulmine che può incenerire il mondo intero. Ho fatto in modo che adesso quell'arma possa passare da discepolo in discepolo. Quando me la diede il maestro mi disse: Non lanciare mai quest'arma contro uomini in particolare se sono poveri di energia. Tu hai ottenuto quest'arma divina. Nessun altro la merita. Ma rispetta l'ordine di Aghnivesa Risci. E guarda Argiuna adesso dammi la ricompensa che mi spetta come maestro alla presenza di questi tuoi cugini e parenti." Argiuna promise che gli avrebbe dato ciò che avesse chiesto al che Drona gli disse: "Tu che sei scevro di peccato dovrai combattere contro di me quando io combatterò contro di te." Argiuna giurò toccò i piedi del maestro e partì verso nord. Allora si levò un grido fortissimo che coprì il mondo

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intero fino ai mari che non esisteva al mondo arciere pari ad Argiuna. In effetti Danangiaia acquisì capacità straordinarie negli incontri di mazza e di spada e su carro e con l'arco. Saadeva ottenne da Vriaspati guida spirituale degli dèi l'intera scienza dell'etica e continuò a vivere sotto il controllo dei fratelli. Nacula che era il favorito dei suoi fratelli divenne conosciuto come abile guerriero e grande guerriero su carro un ati-ratha. In effetti Argiuna e gli altri principi Pandava divennero così potenti da uccidere in guerra il grande Sauvira che aveva portato a termine un sacrificio di 3 anni indistirbuto dalle scorribande dei Gandarva. Argiuna riuscì ad assoggettare anche il re dei Ianava impresa che non era riuscita neppure a Pandu. Fece sentire il filo del suo potere anche a Vipula re dei Sauvira che aveva sempre mostrato mancanza di rispetto verso i Curu. E col suo arco represse l'orgoglio del re Sumitra di Sauvira conosciuto anche col nome di Dattamitra che aveva cercato risolutamente di affrontarlo in duello. Solo a bordo di 1 carro accompagnato da Bima assoggettò tutti i re dell'Est con i loro 10'000 carri. Allo stesso modo assoggettò tutto il Sud inviando al regno dei Curu un bottino enorme. Conquistando i

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territori di altri re estese i domini del proprio regno. Ma vedendo il valore immenso e la forza dei Pandava i sentimenti di re Dritarastra nei loro confronti si avvelenarono improvvisamente: divenne così ansioso che quasi non dormiva.

CXLII L'ansia lo ridusse ad uno stato miserabile. Decise di consultarsi col più notabile fra i suoi ministri Canica esperto di scienze politiche. "I Pandava crescono in potenza giorno dopo giorno. Sono geloso oltre ogni dire. Devo restare in buoni rapporti o posso fargli guerra? Canica parla schiettamente farò ciò che mi dirai.” "Ascoltami re scevro da peccato e non arrabbiarti per ciò che ti dirò. Un re deve stare sempre con la mazza alta pronto a colpire quando necessario e deve sempre crescere il proprio valore. Deve evitare qualunque passo falso sempre scrutare il nemico e prendersi vantaggio di ogni suo passo falso. Se è sempre pronto a colpire lo temono tutti. Quindi deve sempre essere pronto a castigare in ogni suo atto. Deve avere una condotta tale per cui il nemico non possa individuare punti deboli ma deve identificare i punti deboli del nemico e distruggerlo. Deve tenere sempre celati i mezzi e i fini come la tartaruga tiene al riparo il corpo: deve nascondere alla vista degli

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altri le proprie debolezze. Se intraprende un'azione deve sempre portarla a termine: una spina che non sia stata estratta interamente produce infezione. Uccidere un nemico che dà fastidio è sempre encomiabile. Se si tratta di un nemico di grande valore è bene aspettare che si trovi in mezzo a difficoltà disastrose e allora lo si uccida senza scrupoli. Anche se si tratta di un grande guerriero si deve attendere che venga la sua ora disastrosa e allora si potrà metterlo in fuga. Non bisogna mai schernire il nemico per quanto disprezzabile sia. Una scintilla può ridurre in cenere la foresta più grande se solo può appiccarsi da lì a lì vicino. Un re dovrà talvolta fingere di essere cieco o sordo se sarà nella condizione di non poter castigare: dovrà pretendere di non aver rilevato le colpe che esigono castigo fare come se il proprio arco fosse di paglia. Ma deve sempre stare allerta come un cervo che dorma nel bosco. Quando ha il nemico in pugno deve distruggerlo con ogni mezzo palese o segreto che sia: non deve concedergli alcuna grazia neppure se la implora. Se necessario deve spendere denaro per distruggere il nemico o chi lo ha offeso perché uccidendolo potrà stare meglio: un morto non fa' paura. Deve distruggere le 3 e

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5 e 7 risorse dei nemici: le radici e i rami e poi gli alleati e i partigiani: alleati e partigiani non possono sussistere se i principali vengono distrutti - rami e ramoscelli non possono sopravvivere se vengono strappate le radici. Deve serbare segreti mezzi e fini sorvegliare il nemico individuarne i punti deboli sempre governare sorvegliando con ansia il nemico. All'inizio deve accattivarsi il nemico alimentando con offerte il fuoco perpetuo vestendo abiti scuri tenendo i capelli arruffati dormendo su pelli di animali - una volta guadagnata la fiducia del nemico deve saltargli addosso come un lupo. È stato detto che per acquisire ricchezze è lecito persino affettare santità da usare come un bastone uncinato con cui piegare il ramo carico di frutti maturi per prenderseli. Parimenti deve fare il re per distruggere il nemico deve procedere secondo il principio di selezione portare il nemico sulle spalle fino al momento giusto per scarvanetarlo giù e spaccarlo in mille pezzi come un vaso di terracotta tirato violentemente contro la roccia. Non deve mai allentare la presa sul nemico neppure se usa toni pietosi non deve avere pietà deve ucciderlo subito. Deve ucciderlo o mostrandosi conciliante o elargendo soldi o separando gli alleati o impiegando la forza o insomma con qualunque mezzo in suo possesso." "Spiegami come si può distruggere un nemico in questi modi."

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"Ascolta la storia di uno sciacallo che in tempi antichi abitava la foresta ed era esperto di scienze politiche. C'era una volta uno sciacallo saggio sempre attento ai propri interessi che viveva in compagnia di 4 compagni una tigre un topo una volpe e una mangusta. Un giorno videro nei boschi un cervo forte capobranco che non riuscivano a prendere perché era troppo veloce e forte allora fecero una riunione per consultarsi. Iniziò a parlare lo sciacallo: "Tigre tu hai provato a prendere questo cervo ma non ci sei riuscita perché è giovane è veloce è furbo. Mandiamo il topo a mangiargli i piedi mentre dorme. A quel punto la tigre potrà prenderlo così lo mangiaremo tutti insieme e faremo un bel festino." Si misero tutti al lavoro con estrema cautela. Il topo mangiò i piedi al cervo e la tigre lo uccise. Vedendo al suolo il corpo immobile del cervo lo sciacallo disse: "Siate benedetti! Andate a fare le vostre abluzioni intanto io resto di guardia." Andarono tutti al fiume. Lo sciacallo rimase ad aspettarli meditando sul da farsi. Per prima tornò la tigre che trovò lo sciacallo sprofondato in meditazione.

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"Perché sei così triste tu che sei saggio? Sei il più intelligente di tutti. Oggi festeggiamo banchettando su questa preda." "Senti ciò che ha detto il topo: ha detto Al diavolo la forza del re degli animali! Ho ucciso io questo cervo. Sarà merito mio se oggi potrà sfamarsi. È così spaccone che mi è passata la voglia di mangiare." "Se davvero il topo ha detto così da oggi mi sveglio: ucciderò le creature che vagano per la foresta con le mie solo forze e me le magerò da solo." E se ne andò. Poco dopo sopraggiunse il topo. Lo sciacallo gli disse: "Sia tu benedetto topo ma ascolta ciò che ha detto la mangusta ha detto La carne di questo cervo è avvelenata perché la tigre l'ha azzannata. Io non la mangio. D'altronde se mi permetti sciacallo ucciderò il topo e banchetterò con lui." Il topo si allarmò e corse dentro alla sua tana. In quel momento arrivò il lupo avendo terminato le sue abluzioni e lo sciacallo gli disse: "Il re degli animali si è arrabbiato con te. È sicuro di avere la meglio su di te. Sta per arrivare con sua moglie. Fa' come meglio credi." In questo modo lo sciacallo si liberò anche del lupo così ghiotto di carne: fuggì facendosi piccolo piccolo. Infine giunse la mangusta. E lo sciacallo le disse: "Sono così forte che ho sconfitto e messo in fuga tutti gli altri. Combatti con me e poi mangiati la carne che

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vuoi." "Se la tigre il lupo e il topo furbo che sono eroi sono stati battuti da te tu sei un eroe ancora di più. Non voglio combattere con te." E anche la mangusta se ne andò. Sicché essendosene andati tutti lo sciacallo poté mangiarsi da solo il cervo godendosi il successo della sua politica. Se un re si comporta così sarà felice. Deve tenere sotto il proprio controllo il timido alimentando le sue paure il coraggioso usando l'arte della conciliazione l'invidioso elargendogli doni i pari e gli inferiori dando dimostrazione del proprio valore. Al di là di tutto quanto detto sin qui ascolta queste altre cose che ti dico ora. Se un tuo figlio amico fratello se tuo padre il tuo maestro spirituale o chiunque altro diventa tuo nemico se desideri la prosperità uccidilo senza scrupoli. Usa maledizioni incantamenti elargizioni veleni inganni ma il nemico devi ucciderlo. Non devi mai ignorarlo per disprezzo. Se ambo le parti sono alla pari ed il successo incerto colui che agirà con diligenza crescerà in prosperità. Deve essere punito persino il maestro spirituale se risulta essere inutile non sa cosa va fatto e cosa no usa strade viziose. Se sei arrabbiato mostra di non esserlo parla con il sorriso sulle labbra. Non riprendere mai

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alcuno con rabbia. Parla con parole leggere prima di colpire e anche mentre stai colpendo! Dopo che hai colpito compatisci la vittima mostra dolore per la sua perdita versa pure qualche lacrima. Conforta il tuo nemico con un atteggiamento conciliante generoso e morbido ma colpiscilo appena sgarra. Colpisci pure chi offende odiosamente perché vive secondo virtù ma il garbo della virtù copre le sue offese come nuvole nere coprono i monti. Brucia la casa di colui che punisci con la morte. Non permettere che abitino nel tuo regno mendicanti atei o ladri. Distruggi il tuo nemico in qualunque modo ti sia possibile con una sortita improvvisa con una guerra col veleno corrompi i suoi alleati o elargisci denaro. Puoi essere tremendamente crudele. Devi affilare i denti per avere un morso letale. E quando colpisci devi farlo in modo che non possa mai più rialzare la testa. Devi sempre temere anche chi non ispira alcun timore per non parlare di chi invece ne ispira perché se è sufficientemente potente il primo potrebbe annientarti essendo tu impreparato. Allo stesso modo non devi fidarti di chi non ispira fiducia ma neppure troppo di chi invece sì perché se coloro in cui confidi fossero in realtà tuoi nemici certamente ti annienterebbero. Pima dovrai testarne la fiducia e poi dovrai impiegare spie sia nel tuo regno che in quelli degli altri. Le tue spie in missione all'estero dovranno essere abili dissimulatori ed

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avere aria da asceti. Dovranno appostarsi nei giardini nei luoghi di svago nei templi in tutti i luoghi sacri nelle sale da tè per le strade affianco ai 18 Tirta (il ministro il primo sacerdote l'erede presunto il comandante in capo i guardiani di corte gli attendenti di palazzo il carceriere il supervisore in capo il primo tesoriere l'esecutivo capo il capo della polizia il primo architetto il ministro della giustizia il presidente del consiglio il capo del dipartimento punitivo il comandante della fortezza quello dell'arsenale quello delle guardie di frontiera quello della forestale) e dovrano appostarsi nei luoghi di sacrifici vicino ai pozzi sulle montagne nei fiumi nelle foreste e dovunque la gente si riunisca. Sii sempre umile nell'eloquio ma tieni il cuore affilato come un rasoio. Anche mentre stai facendo qualcosa di terribile e crudelissimo parla sempre col sorriso. Se desideri la prosperità devi adottare tutte le arti l'umiltà il giuramento la conciliazione onorare i piedi degli altri chinando il capo ispirare speranza e roba del genere. Chi è esperto di politica è come un albero fiorito che non porta frutti o se li porta stanno molto in alto non raggiungibili da terra e se alcuni sono maturi bisogna fare in modo che appaiano acerbi. Chi si comporta così non appassisce

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mai. Virtù ricchezza e piacere hanno i loro effetti buoni o cattivi strettamente interconnessi. Bisogna fare in modo di estrarre gli effetti buoni evitando quelli cattivi. Chi pratica la virtù incessantemente è reso infelice dal desiderio di ricchezza e dalla mancanza di piacere. Chi persegue la ricchezza è a sua volta infelice perché desidera le altre 2 cose. E chi insegue il piacere soffre perché gli mancano virtù e ricchezza. Quindi dovresti perseguire virtù ricchezza e piacere in modo da non averne a soffrire in alcun modo. Dovresti consultarti con i Bramana schiettamente con umiltà e attenzione senza gelosia sollecito nel voler raggiungere i tuoi scopi. Se cadi devi in ogni modo rialzarti gentilmente o violentemente dopo di che devi praticare la virtù. Chi non ha mai sofferto alcuna calamità non potrà mai avere la prosperità: lo si vede bene nelle vite di coloro che sopravvivono alle calamità. Chi è afflitto dal dolore dovrebbe essere consolato raccontandogli storie dei tempi antichi come quelle di Nala e Rama. Chi ha il cuore distrutto dal dolore dovrebbe essere consolato con la speranza di futura prosperità. Chi è sapiente e saggio dovrebbe essere consolato rendendogli servigi. Chi avendo concluso un trattato con un nemico riposa come non ci fosse altro da fare finisce come quello che si sveglia e cade giù dalla cima dell'albero dove si era messo a dormire. Un re deve sempre tenere per sé le proprie decisioni senza tema di

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essere calunniato e mentre spia ogni cosa con gli occhi dei propri agenti deve fare in modo di nascondere le proprie emozioni agi occhi delle spie nemiche. Il pescatore per arricchirsi pesca i pesci e li uccide: un re non si arricchirà mai senza strappare gli organi vitali del nemico e senza un po' di crudeltà. Devi annientare la potenza del nemico espressa nel suo esercito come si fa con le erbacce arando e falciando con le malattie la fame e la sete. Chi vuole qualcosa non si avvicina per amore a chi la ha e quando la ha ottenuta non ha bisogno di restare vicino a chi si è occupato di fargliela avere quindi quando fai qualcosa per qualcuno non farla fino in fondo lascia sempre qualcosa che possa ancora volere in modo da poterti servire di lui. Chi desidera prosperità deve mettere insieme diligentemente alleanze e mezzi e portare avanti con cura le sue guerre e deve farsi guidare sempre dalla prudenza. Un re prudente agisce sempre in modo che amici e nemici nessuno sappia mai in anticipo i motivi delle sue azioni. Vengano a sapere ogni cosa solo ad azione intrapresa o già terminata e potrai agire come se avessi paura solo fino a che non ci sia pericolo ma quando sei nel mezzo della mischia battiti con coraggio. Chi si

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fida di un nemico che è stato soggiogato a forza si tira la morte addosso come un granchio femmina quando procrea. Devi affrontare sempre le questioni future come fossero già in atto e prendere misure per risolverle in tempo altrimenti rischierai di trascurare punti importanti quando ti troverai nel mezzo delle questioni con le fretta di risolverle e in mancanza di calma. Chi è desideroso di prosperità deve sempre agire con prudenza adattando le sue misure al luogo e al tempo. Deve agire tenendo conto che il destino è regolabile dai mantra e dai riti sacrificali e inoltre tenere conto di virtù ricchezza e piacere. È risaputo che tenere in considerazione tempi e luoghi dà ottimi risultati. Il nemico non va mai dsprezzato neppure quando è insignificante perché potrebbe crescere in fretta come un a palma che allarga le sue radici o come una scintilla nel folto della foresta che può rapidamente trasformarsi in un incendio esteso. Come un fuocherello alimentato gradualmente con fascine diventa presto capace di consumare grossi ceppi così colui che aumenta il proprio potere stringendo alleanze e amicizie diventa presto capace di soggiogare il più formidabile nemico. Devi differire a lungo la speranza che dai al tuo nemico prima di metterla in atto e quando viene il momento giusto inventa qualche altro pretesto per differirla ancora mostra come quel pretesto sia fondato su una qualche

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ragione e come quella sia fondata su qualche altra ancora. In riferimento al distruggere i nemici i re devono sempre assomigliare a rasoi in ogni dettaglio: devono essere impietosi come i rasoi sono affilati nascondere i loro intenti come i rasoi stanno al riparo in custodie di pelle colpire quando ce n'è l'opportunità come i rasoi sono impiegati nelle giuste occasioni ranzare via i nemici con tutti i loro alleati e dipendenti come i rasoi radono la testa o il mento senza lasciare un solo pelo. Tu che supporti la dignità dei Curu comportandoti nei confronti dei Pandava e degli altri secondo i dettami della politica agisci in modo da non doverti pentire un domani. So bene che sei dotato di ogni benedizione e possiedi tutti i segni di buona sorte. Dunque proteggiti dai figli di Pandu! Loro sono più forti dei cugini tuoi figli. Quindi ti dico chiaramente cosa dovresti fare. Ascoltami insieme ai tuoi figli e dopo avermi ascoltato fa' ciò che serve. Agisci in modo che non ci siano rischi per te dai Pandava. Adotta le misure consonanti con la scienza politica in modo da non dolertene in futuro." Detto ciò Canica tornò a casa sua e Dritarastra restò triste e pensieroso.

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LE ORIGINI - GIATUGRIA CXLIII Allora Sacuni Duriodana Dusasana e Carna cospirarono. Con il benestare di Dritarastra risolsero di uccidere in un incendio Cunti e i figli. Ma Vidura era capace di leggere nei cuori e comprese le intezioni di quelle male persone semplicemente osservando i loro contegni. Era scevro da peccato era illuminato dalla vera conoscenza era devoto al bene dei Pandava e concluse che Cunti con i figli dovevano fuggire. Procurò una barca robusta a sufficienza per fronteggiare il vento e le onde e disse a Cunti: "Dritarastra è nato per distruggere la fama dei discendenti Curu. È malvagio e sta per gettare via l'eterna virtù. Ho preparato sul fiume una barca capace di resistere al vento e alle onde. Sfuggi coi bambini alla rete mortale che vi hanno chiuso intorno." Cunti soffrì profondamente prese i baimbi salì in barca e salpò sul Gange. Seguendo il consiglio di Vidura lasciarono poi la barca presero le ricchezze che erano state assegnate loro dai loro nemici mentre stavano a Varanavata e si addentrarono al sicuro nei boschi. Ma durante l'incendio della casa di lacca che era stata preparata per distruggere i Pandava morì una femmina Nisciada con il figlio che vi si erano recati per qualche motivo.

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Insieme a loro morì anche Purociana che aveva progettato quella casa uno dei peggiori Mlecicia uno sciagurato. Fu così che i figli di Dritarastra restarono delusi e i Pandava si salvarono con la madre grazie al consiglio di Vidura. Ma gli abitanti di Varanavata non sapevano che si erano salvati e alla vista dell'incendio si disperarono. Mandarono messaggeri al re Dritarastra per riportare l'accaduto. Gli dissero: "Hai ottenuto ciò che volevi sopra ogni cosa! Finalmente sei riuscito ad uccidere i Pandava! Adesso che puoi goditi con i tuoi figli il tuo regno!" Dritarastra e figli affettarono grande dolore e resero gli onori estremi ai Pandava insieme con i parenti inclusi Vidura e Bisma. Adesso racconto questa storia per intero. Vedendo che Bimasena era più forte di tutti e che Argiuna era esperto di armi ad un grado di eccellenza Duriodana si fece triste e pensieroso. Carna e Sacuni tentarono in vari modi di uccidere i Pandava che riuscirono sempre a scamparla e mai ne parlarono con alcuno come suggerito da Vidura. Il popolo vedeva la perfezione dei figli di Pandu parlava sempre di loro cominciava a indicare il

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primogenito Iudistira come in possesso di tutte le qualità per governare il regno. "Anche se Dritarastra ha l'occhio della conoscenza però è nato cieco e quindi non ha ottenuto il regno. Com'è che ora può essere re? D'altronde Bisma ha rinunciato molto tempo fa alla sovranità e adesso non l'accetterebbe mai. Quindi dobbiamo installare sul trono il primogenito dei Pandava che è giovane che è esperto di guerra e di Veda che è sincero e gentile. Lui venera Bisma e Dritarastra e certamente manterrà entrambi insieme ai figli del secondo e darà loro ogni possibile gioia." Duriodana ascoltò questi discorsi dei partigiani di Iudistira e se ne angustiò se ne afflisse non poté toglierseli dalla testa s'infiammò di gelosia si recò da Dritarastra lo trovò solo lo salutò con reverenza e angustiato che il popolo parteggiasse per Iudistira gli disse: "Padre ho sentito che il popolo dice cose di pessimo auspicio: passano sopra a te e Bisma e vogliono che diventi re il figlio di Pandu e Bisma darà il benestare perché non vuole governare. Dunque pare che il popolo sia in procinto di arrecarci grave offesa. A suo tempo Pandu ottenne il regno per via delle sue perfezioni mentre tu che sei cieco non lo ottenesti sebbene fossi assolutamente qualificato per ottenerlo. Se oggi il figlio di Pandu riceve il regno in eredità da Pandu suo figlio lo riceverà da lui e il figlio del figlio dal figlio e così il

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regno resterà in mano ai discendenti di Pandu e così noi e i nostri figli resteremo esclusi dalla linea reale e tutti quanti ci mancheranno di rispetto. Dunque adotta provvedimenti per evitarci sofferenze eterne e che noi si dipenda da altri per il nostro cibo. Se tu avessi ottenuto la sovranità tempo fa di certo sarei stato il tuo successore anche se il popolo fosse stato sfavorevole.”

CXLIV Dritarastra che vedeva solo attraverso la conoscenza ascoltando il figlio ripensò a tutto quanto Canica gli aveva detto si strusse di dolore e la sua mente vacillò. A questo punto Duriodana Carna Sacuni e Dusasana tennero consiglio. Duriodana disse a Dritarastra: "Trova qualche buon pretesto per mandare i Pandava a Varanavata: così non avremo più nulla da temere da loro." Dritarastra riflettè brevemente e replicò: "Pandu si è sempre comportato come doveva verso tutti i suoi parenti in particolar modo verso di me. Si interessò pochissimo delle gioie terrene anzi devotamete diede tutto a me persino il regno. Suo figlio è

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votato alla virtù quanto lui ed è perfetto in tutto è celebre in tutto il mondo è il favorito del popolo ha degli alleati: come possiamo forzarlo ad abbandonare il suo regno ancestrale? Pandu si è preso cura di consiglieri soldati figli nipoti e li ha mantenuti: se adesso facciamo così con Iudistira la gente che aveva tratto questi benefici da Pandu non cercherà di ucciderci tutti con amici e parenti?" "Verissimo ma se ci accattiviamo questa gente con ricchezze e onori al momento della prova si schiereranno dalla nostra. In questo momento abbiamo il controllo del tesoro e dei ministri. Devi solo allontanare con qualche pretesto gentile i Pandava e mandarli a Varanavata e dopo che io sarò stato nominato re potranno anche tornare qui." "È il mio stesso pensiero. Ma essendo così peccaminoso non ho mai osato esprimerlo. Né Bisma né Drona o Csciattri o Cripa approverebbero l'esilio dei Pandava per loro non c'è differenza nei Curu fra noi e i Pandava se agissimo in questo modo non meriteremmo di essere uccisi dai Curu da questi illustri virtuosi e da tutto il mondo?" "Nella contesa Bisma resterebbe neutrale perché è egualmente affezionato a loro come a noi. Asuattaman è dalla mia parte dunque anche Drona suo padre e anche Cripa che deve stare dalla loro parte e non lascerebbe mai né Drona né Asuattaman che è figlio di sua sorella.

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Csciattri cioè Vidura dipende da noi per il sostentamento anche se segretamente parteggia per loro ma si schieri pure con loro non può farci alcun male. Quindi esilia i Pandava a Varanavata senza tema. Anzi fa' in modo che partano oggi stesso. Così riuscirai a spegnere questa sofferenza che mi divora come un fuoco che si prende il mio sonno e mi dilania il cuore come una punta tremenda."

CXLV Duriodana e fratelli presero ad accattivarsi i favori della gente distribuendo ricchezze e onori intanto consiglieri scaltri incominciarono a parlare a corte di Varanavata descivendolo come un incantevole paese citando la sagra di Pasupati cioè Siva che era appena iniziata e il grande concorso di gente e le magnifiche processioni fra le più belle mai viste lussuosamente ornate che stregavano i cuori di tutti gli spettatori talché ai Pandava venne voglia di visitare il delizioso paese e quando Dritarastra lo venne a sapere disse loro: "Questa mia gente ha sempre parlato di Varanavata come di un paese incantevole quindi se vi è venuta voglia di andare a vedere la sagra andateci pure insieme ai

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vostri seguaci e agli amici e spassatevela come fanno gli dèi fate dono di perle e gemme ai Bramana e ai musici divertitevi qualche tempo quanto vi pare come fanno gli dèi e poi quando vorrete tornerete ad Astinapura." Iudistira comprese perfettamente le intenzioni di Dritarastra ma ritenendo la propria posizione debole e pochi i propri sostenitori rispose con un: "Amen." Poi si rivolse a Bisma Vidura Drona Valica Somadatta Cripa Asuattaman Burisravas agli altri consiglieri ai Bramana agli asceti ai sacerdoti al popolo e a Gandari e parlò lentamente e umilmente: "Per ordine di Dritarastra noi con i nostri amici e seguaci ce ne andiamo a Varanavata che è una cittadina deliziosa e vivace. Congedateci allegramente con la benedizione che non saremo mai toccati dal peccato." I capi Kaurava li benedissero allegramente: "Vi auguriamo che tutti gli elementi vi assistano durante il vostro viaggio e che nulla di male vi capiti." I Pandava intrapresero i riti propiziatori per ottenere la loro parte di regno e partirono per Varanavata.

CXLVI Duriodana fu molto contento convocò in privato il consigliere Purociana gli

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afferrò la mano destra e disse: "Questo mondo così ricco è mio. Ma è anche tuo tanto quanto mio. Quindi devi proteggerlo. Non ho consigliere più fidato di te. Quindi segui il mio avviso e stermina i miei nemici con qualche astuto stratagemma. Fa' come ti dico. I Pandava hanno seguito gli ordini di Dritarastra e si sono recati a Varanavata dove devono divertirsi durante i festeggiamenti. Fa' quel che devi per raggiungere Varanavata oggi stesso con un carro con muli veloci. Fa' erigere un palazzo vicino all'arsenale che sia costruito con materiali di lusso e lussuosamente ammobiliato supervisiona con cura la costruzione che sia costruito con canapa e resina e tutti materiali infiammabili e che le pareti siano intonocate con una pasta fatta mescolando terra burro olio grasso e tanta lacca e che siano sparsi tutto in giro per la casa canapa olio burro lacca e legno ma in modo che nessuno neppure i Pandava nemmeno scrutando con attenzione possano accorgersene e concludere che il palazzo sia altamente infiammabile. Fa' che i Pandava ci si insedino con Cunti e tutti gli amici dopo che li avrai accolti e onorati con grande reverenza. Arreda il palazzo con poltrone mobili e letti costruiti dai migliori artigiani: Dritarastra non deve avere ragioni per lametele.

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Fa' in modo che nessuno a Varanavata sappia nulla prima che noi si raggiunga l'obiettivo. Fatti sicuro che i Pandava dormano tranquillamente senza timori e allora da' fuoco al palazzo cominciando dalla porta esterna. I Pandava dovranno morire carbonizzati ma la gente dirà che sono morti per disgrazia nell'incendio del palazzo." "Amen." Purociana corse a Varanavata su di un carro con muli veloci e fece tutto qanto Duriodana gli aveva ordinato.

CXLVII Intanto i Pandava montavano sui loro carri trainati da puro sague veloci come il vento dopo aver toccato i piedi di Bisma Dritarastra Drona Cripa Vidura e degli altri anziani Curu con grande sconforto e dopo aver riverito tutti i vecchi abbracciato i pari ricevuto gli addii persino dei bambini preso commiato da tutte le venerabili signore nelle loro case camminato attorno a loro detto addio a tutta la gente: partirono per Varanavata sempre compresi dei loro voti. Vidura insieme ad altri tori fra i Curu e anche il popolo seguirono afflitti quelle tigri fra gli uomini per qualche tempo e qualcuno prese a dire: "Re Dritarastra ha uno spirito malvagio non è imparziale non tiene lo sguardo fisso sulla virtù. Né Iudistira che è impeccabile né Bima il più forte del

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mondo né Danangiaia il più giovane dei 3 figli di Cunti si macchierebbero mai della colpa di una rivolta e se loro resteranno quieti come potrebbero mai fare alcunché i figli di Madri? Dritarastra non può tollerarli perché ha ereditato il regno da loro padre. Come è che Bisma dà il benestare a questo atto gravemente ingiusto se egli stesso soffre per l'esilio dei Pandava in quel posto dannato? Vicitraviria e Pandu si sono sempre occupati di noi come dei padri. Ma ora che Pandu è salito in cielo Dritarastra non sopporta che questi principi stiano affianco ai suoi figli. Noi che disapproviamo questo esilio dovremo lasciare questa città eccellente e le nostre case per stare insieme a Iudistira dove andrà." Iudistira era altrettanto afflitto e dopo aver riflettuto rispose: "Il re è nostro padre è degno di rispetto è la nostra guida spirituale ed è nostro superiore. Abbiamo il dovere di obbedirgli con cuore scevro da sospetti quali che siano i suoi ordini. Voi siete i nostri amici. Camminateci intorno fateci felici con le vostre benedizioni e tornate alle vostre case. Farete tutto quanto ci sarà gradito e di beneficio quando verrà il momento per voi di fare qualcosa per noi."

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Così disse e così fecero. Quando se ne furono andati Vidura che era esperto di etica e desiderava mettere all'erta Iudistira gli si rivolse usando la lingua dei Mlecicia che anche lui conosceva ma nessun altro. "Chi comprende i piani che i nemici elaborano secondo le strategie della scienza politica deve agire in modo da scampare il pericolo. Chi sa che esistono armi affilate capaci di tagliare il corpo senza essere d'acciaio e comprende anche i modi per difendersene non sarà mai ferito dal nemico. Vive chi protegge se stesso sapendo che né quello che incenerisce paglia e legno né quello che secca la rugiada possono bruciare le creature che vivono in un buco nel fondo di un bosco. Chi è cieco non vede la strada non sa dove sta andando. Chi non ha fermezza non prospererà. Ricorda sempre queste cose e sta vigile. L'uomo che riceve dal nemico un'arma che non è acciaio può fare come lo sciacallo che sfugge all'incendio della tana perché l'ha dotata di più uscite. Viaggiando l'uomo apprende la scienza delle strade le stelle gli danno la certezza della direzione dominando i 5 sensi non sarà mai sconfitto dal nemico." "Ho capito." Vidura camminò attorno ai Pandava disse loro addio e fece ritorno a casa. Dopo che tutta la gente compresi Bisma e Vidura ebbero smesso di seguirli e se ne furono andati Cunti avvicinò Iudistira e gli disse:

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"Non abbiamo capito cosa ti ha detto Csciattri e cosa gli hai risposto in mezzo a tanta gente usando parole e voce così indistinti che pareva quasi non vi foste detti nulla. Se possiamo saperlo vorrei che me lo dicessi." "Vidura mi ha detto che il palazzo edificato per ospitarci a Varanavata è stato costruito con materiali altamente infiammabili. Mi ha detto che dovrò approntare una via di fuga e che coloro che dominano i propri sensi possono governare il mondo intero. Gli ho risposto che ho capito." I Pandava partirono il XVII giorno del mese di Falguna mentre la stella Roini era ascendente e quando arrivarono a Varanavata videro la città e la gente.

CXLVIII La gente avendo saputo del loro arrivo era rimasta entusiasta era salita su migliaia di veicoli d'ogni genere aveva portato con sé ogni cosa di buon auspicio come indicato dai Sastra per ricevere quei grandi uomini e s'era fatta loro incontro benedicendo Cunti e figli con esclamazioni di Vittoria e stringendosi loro intorno. Iudistira risplendeva in mezzo come Indra che tiene il fulmine circondato dai celesti. Fra la gente che dava loro

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il benvenuto e loro che contraccambiavano entrarono a Varanavata addobbata a festa. Come prima cosa si recarono presso le residenze dei Bramana intenti ai loro doveri dopo di che a quelle dei funzionari della città poi dei Suta e dei Vaisia e poi persino dei Sudra e infine acclamati da tutta la gente seguirono Purociana che li precedeva verso il palazzo che era stato edificato per loro: qui Purociana fece servire loro cibo acqua letti tappeti tutto di prima classe e altamente apprezzabile. I Pandava vissero lì lussuosamente vestiti adorati da Purociana e dalla gente di Varanavata. Trascorse 10 notti Purociana parlò loro della depandance chiamata La casa benedetta che in realtà era la casa maledetta. Vi entrarono come i Guiaca erano entrati nel palazzo di Siva sul monte Cailasa. Iudistira ispezionò la casa e disse a Bima che era davvero fatta di materiali infiammabili. Annusò l'odore di grasso mescolato a burro e lacca e disse a Bima: "Questa casa è costruita davvero con materiali infiammabili! È evidente che il nemico ha fatto costruire questa casa da artigiani abili e fidati che hanno fatto un lavoro raffinato dopo essersi procurati canapa resine erica paglia bambù ed averli imbevuti di burro. Questo sciagurato d'un Purociana agisce secondo le istruzioni di Duriodana e sta qui per darmi fuoco non appena mi vedrà calare la guardia. Ma Vidura sapeva di questo pericolo e

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mi ha avvisato anzi tempo sapeva tutto il nostro zio più giovane che desidera il nostro bene e così ci ha avvisato che questa casa è pericolosa è stata costruita in gran segreto da sciagurati al servizio di Duriodana.” "Se sai che questa casa è così infiammabile sarebbe meglio tornare dove ci siamo acquartierati inizialmente." "Sono dell'avviso che dovremmo continuare ad abitare qui apparentemente senza sospetto ma con ogni precauzione e tutti i sensi all'erta e cercando qualche sistema per fuggire. Se Purociana comprendesse dal nostro comportamento che abbiamo compreso le sue intenzioni potrebbe decidere di affrettare le cose e bruciarci all'improvviso. In effetti Purociana si preoccupa poco di peccare. Sta qui per eseguire le istruzioni di Duriodana. Se venissimo uccisi bruciati nostro nonno Bisma si arrabbierebbe? Perché dovrebbe mostrare la sua rabbia quando in tal modo i Caurava si arrabbierebbero con lui? Oppure forse si arrabbierebbe davvero considerando un atto virtuoso indignarsi contro un atto così peccaminoso. Comunque se fuggissimo di qui per paura di essere bruciati Duriodana ci farebbe uccidere dalle sue spie pur di ottenere il regno. Noi non

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abbiamo rango né potere Duriodana ha entrambi. Noi non abbiamo amici né alleati lui sì. Noi non abbiamo ricchezze lui ha a disposizione la tesoreria. Quindi riuscirà certamente a distruggerci avendo a disposizione i mezzi adeguati. Quindi dobbiamo ingannare Purociana e Duriodana se necessario camuffandoci dobbiamo condurre una vita di caccia vagando in giro per il mondo dobbiamo conoscere ogni sentiero per poter sfuggire ai nostri nemici dobbiamo oggi stesso far scavare un passaggio sotterraneo in camera nostra segretamente se facciamo così e lo teniamo segreto a chiunque non moriremo mai bruciati. Vivremo qui faremo ogni cosa necessaria per salvarci ma lo faremo di modo che nessuno né Purociana né la gente di Varanavata nessuno venga a scoprirlo."

CXLIX Arrivò di nascosto un amico di Vidura esperto di scavi. "Mi manda Vidura sono un minatore esperto sono qui per servire i Pandava ditemi cosa devo fare Vidura si fida di me e mi ha detto di venire da voi per aiutarvi cosa devo fare Purociana darà fuoco alla porta di casa vostra la XIV notte di questa quindicina di luna calante perché vuole uccidervi assieme a vostra madre secondo le istruzioni del figlio di Dritarastra. Vidura ha

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parlato con te Iudistira nella lingua dei Mlecicia e tu gli hai risposto nella stessa lingua. Racconto questi particolari per presentare le mie credenziali." "So che sei un caro e fidato amico di Vidura. Non c'è nulla che lui non sappia. Così come sei suo amico sei anche nostro. Non fare differenza fra lui e noi. Siamo suoi amici altrettanto che tuoi. Proteggici come Vidura ci protegge. So che questa casa così infiammabile è stata ideata per me da Purociana secondo gli ordini del figlio di Dritarastra quel malvagio sciaguirato che dispone di ricchezze ed alleati e ci perseguita senza posa. Salvaci con poco sforzo dall'incendio che incombe. Se moriremo bruciati qui Duriodana soddisferà il suo più grande desiderio. Questo è il suo arsenale ben attrezzato. E questa grossa depandance è stata costruita adiacente alle mura dell'arsenale senza che ci sia alcuna uscita. Ma questo empio disegno di Duriodana era noto fin dall'inizio a Vidura che ci ha messo all'erta anzi tempo. Il pericolo che già conosceva è ora alla porta. Scampacene senza che Purociana venga a saperlo." "Amen." E il minatore prese a scavare costruendo un grande passaggio sotterraneo che sbucava proprio in centro alla casa a livello del

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pavimento nascosto da assi per paura che Purociana costantemente di guardia alla porta della casa se ne accorgesse. I Pandava dormivano nelle loro stanze con le armi pronte all'uso mentre trascorrevano le giornate a caccia nei boschi. Così vivevano in quella casa stando sempro in guardia ingannando Purociana con un atteggiamento fiducioso e contento quando in realtà non avevano alcuna fiducia ed erano scontenti. Nessuno dei cittadini di Varanavata venne a sapere del loro piano. Di fatto nessuno seppe nulla eccetto l'ottimo minatore amico di Vidura.

CL Purociana era straordinariamente felice dopo 1 anno che i Pandava vivevano là tranquilli felici e senza sospetti. Iudistira lo constatò e disse ai fratelli: "Abbiamo ingannato bene quel crudelissimo sciagurato. Credo sia vicino il momento della fuga. Diamo fuoco all'arsenale in modo che Purociana muoia bruciato lasciamo il suo cadavere qui e scappiamo di nascosto!" In occasione di una serata di beneficienza Cunti diede da mangiare a un gran numero di Bramana insieme a un certo numero di signore che trascorsero del buon tempo mangiando e bevendo poi si accomiatarono e tonarono alle loro case. Come per una

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predisposizione degli eventi durante la festa giunse una donna Nisciada con i suoi 5 figli che vagava per la questua. Si ubriacarono e svennero più morti che vivi e restarono addormentati. Quando tutti furono andati a dormire si levò un vento forte. Bima diede fuoco alla casa proprio dove dormiva Purociana poi alla porta d'ingresso poi un po' ovunque e quando l'incendio fu ben sviluppato i Pandava con la madre imboccarono il passaggio sotterraneo. Intanto il calore e il boato dell'incendio svegliò il paese. La gente vide la casa in fiamme e prese a dire con accenti addolorati: "Lo sciagurato Purociana ha edificato questa casa per distruggere i parenti del suo mandante Duriodana è lui che ha dato fuoco alla casa dannazione a Dritarastra che è così di parte ha assassinato gli eredi di Pandu che non avevano alcuna colpa come fossero suoi nemici! Il malvagio peccatore Purociana che ha bruciato quei grandissimi uomini innocenti e fiduciosi è morto anche lui nell'incendio come se le cose lo volessero." Così la gente di Varanavata lamentò la morte dei Pandava e stettero a vegliare intorno alla casa fino all'alba. Intanto i Pandava raggiunsero la fine del passaggio sotterraneo e

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fuggirono senza che nessuno li notasse. Ma avevano freddo paura e li accompagnava la madre sicché non andavano molto veloci. E allora Bima se li caricò tutti in groppa e si mise a correre nella notte. Teneva la madre sulle spalle i gemelli uno per fianco Iudistira e Argiuna uno per braccio e filava veloce come il vento fendeva gli alberi col petto premeva la terra a grandi passi.

CLI Vidura aveva mandato nei boschi un uomo fidato e di carattere puro che andò incontro ai Pandava con la madre mentre si trovavano in un certo luogo della foresta impegnati a stabilire quanto fosse profondo un fiume: mostrò loro una barca ancorata sulle sacre sponde del Ganga una barca costruita da artigiani di fiducia in modo da poter affrontare vento e onde e viaggiare veloce come una tempesta o un pensiero. "Iudistira per dimostrarti che mi manda Vidura ora ti dico le parole che un giorno ti disse: né quello che consuma paglia e legno né quello che secca la rugiada potrammo mai bruciare le creature che riparano in un buco nella foresta: chi sa e fa così sfugge alla morte. Queste sono le mie credenziali: mi manda davvero Vidura sono suo agente di fiducia. Vidura che è esperto di tutto ti disse anche: Tu

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che sei figlio di Cunti di sicuro sconfiggerai in guerra Carna Duriodana fratelli e Sacuni. Questa barca è qui pronta per traghettarvi piacevolmente lontano da queste regioni!" Vide che erano tristi e pensosi li accompagnò sulla barca. "Vidura affonda il naso nei vostri capelli e vi abbraccia: dice che intraprendendo questo viaggio auspicioso tutti soli dovete sempre stare all'erta." Lo disse traghettandoli sull'altra sponda del Ganga dove li lasciò in salvo gridando: "Vittoria!" E tornò donde era venuto. I Pandava andarono avanti di fretta e in segreto mandandolo a riferire alcuni messaggi a Vidura.

CLII A Varanavata quando venne giorno tutta la gente accorse per vedere i figli di Pandu. Dopo aver spento l'incendio constatarono che la casa era fatta di lacca e che Purociana agente di Duriodana era morto bruciato. Levarono alti lamenti: "Davvero era tutto un piano di Duriodana per distruggere i Pandava. E di sicuro aveva l'appoggio di Dritarastra che altrimenti glielo avrebbe impedito.

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E sicuramente persino Bisma Drona Vidura Cripa e altri Caurava non hanno fatto ciò che avrebbero dovuto. A questo punto mandiamo a dire a Dritarastra Il tuo più grande desiderio s'è avverato! Hai ucciso bruciati i Pandava!" Si misero a cercare i resti dei Pandava trovarono l'innocente donna Nisciada con i suoi 5 figli erano tutti carbonizzati. Il minatore mandato da Vidura mentre spostava la cenere coprì il buco che aveva scavato di modo che nessuno lo notò. I cittadini mandarono a riferire a Dritarastra che i Pandava e Purociana erano morti bruciati. Dritarastra pianse amaramente: "Mio fratello Pandu famosissimo re oggi è morto davvero quando sono morti bruciati quei suoi figli eroici assieme alla loro madre. Tornate subito a Varanavata e fate officiare i riti funebri! Fate santificare le loro ossa fate fare ogni cosa in grande. Fate portare là gli amici e i parenti dei morti. Fate fare tutto ciò che è necessario date le circostanze." Allora Dritarastra circondato dai parenti fece offerte d'acqua per i figli di Pandu e tutti quanti insieme levarono alte grida mostrando eccessivo dolore e lamentando così: "O Iudistira! O principe dei Curu!" E altri così: "O Bima! O Falguna!" E altri ancora: "O gemelli! O Cunti!" Anche la gente pianse per i Pandava

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ma Vidura non pianse molto perché sapeva la verità. Intanto i Pandava con la madre formavano un sestetto erano usciti da Varanavata erano arrivati sulle rive del Ganga avevano traghettato il fiume con l'aiuto di un bravo traghettatore con la corrente veloce e il vento a favore avevano lasciato la barca avevano proseguito verso sud orientandosi nella notte con la luce delle stelle avevano sofferto molto e infine erano giunti ad una fitta foresta erano stanchi avevano sete gli si chiudevano gli occhi dal sonno Iudistira disse a Bima: "Cosa ci può essere di più doloroso di tutto ciò? Siamo arrivati nel fitto del bosco non sappiamo più dove stiamo andando né possiamo andare avanti non sappiamo se Purociana è vivo o morto: come possiamo sfuggire a questi pericoli senza essere visti da alcuno? Prendici di nuovo su di te e fa' come prima: fra di noi solo tu sei forte e veloce come il vento." Bima li caricò su e ripartì.

CLIII Bima correva e l'intera foresta gli alberi i rami parevano tremare battendo contro il suo petto. E mentre correva tirava su un vento

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come quello che soffia a Maggio o Giugno. E correndo abbatteva gli alberi e i rampicanti per farsi una strada in effetti distruggeva qualunque cosa gli si parasse d'inanzi alberi piante fiori frutti tutto come fa un elefante capobranco di 60 anni arrabbiato e pieno di energia nella stagione degli amori quando i succhi gli gocciolano dalle 3 fonti. Bima correva veloce come Garuda o Marut con una forza tale che i Pandava sembravano svenirne. Attraversarono moltissimi fiumi difficili. Sempre nascosti. E Bima portava sulle spalle la madre illustre e di animo sensibile lungo le sponde scoscese dei fiumi. A sera giunsero in una foresta terribile dove c'erano pochi frutti poche radici poca acqua e molte grida terribili di uccellacci e belve. Il crepuscolo si fece più cupo le grida più feroci l'oscurità coprì ogni cosa si levarono venti inopinati che piegarono e ruppero alberi grandi e piccoli e rampicanti con foglie secche e frutti. I principi Caurava avevano sete sonno erano stanchi non ce la facevano più si sedettero a terra nella foresta senza cibo senza acqua e allora Cunti morta di sete disse: "Io sono la madre dei 5 Pandava e proprio ora sono circondata da loro. Ma sto morendo di sete!" Ripeté più volte queste parole. A Bima gli arse il cuore di compassione e decise di ripartire vagarono per quella foresta terribile e infinita dove non c'era nessuno finché trovarono un bellissimo banano con le foglie larghe

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posò a terra i fratelli e la madre e disse: "Riposatevi qui mentre vado a cercare un po' d'acqua: sento il verso dolce degli uccelli acquatici deve esserci un lago qui vicino." Col benestare di Iudistira partì verso le grida di quegli uccelli. Presto trovò un lago dove si bagnò e dissetò. In pena per i fratelli impregnò le vesti di acqua e corse indietro per quei 4 chilometri e quando ritrovò la madre fu sopraffatto dal dolore e prese a sospirare come una serpe: era caduta addormentata insieme agli altri figli sulla terra nuda: gli venne da piangere: "Povero me che devo vedere i miei fratelli dormire per terra cosa mi può accadere di più doloroso di questo? A Varanavata non potevano dormire nei letti soffici e lussuosi e adesso dormono per terra! Cosa potrò mai vedere di più doloroso che Cunti sorella di Vasudeva figlia di Cuntiragia dotata di tutti i segni di buon auspicio cognata di Vicitraviria moglie di Pandu madre di noi 5 risplendente come i filamenti del loto delicata tenera fatta per dormire sui letti più pregiati vederla dormire così per terra che non sarebbe mai dovuto accadere! Lei che ha concepito questi figli con Darma Indra e Marut che ha sempre dormito nei palazzi lei ora dorme per terra

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spossata! Cosa potrò mai vedere di più doloroso che queste tigri fra gli uomini che dormono per terra! Iudistira che merita di governare il trimundio dorme per terra come un uomo qualunque affaticato! Argiuna che è scuro come un nembo blu e nessuno fra gi uomini gli tiene testa dorme per terra come un uomo qualunque! Cosa c'è di più doloroso di questo? I gemelli che sono belli come i gemelli Asuin dormono per terra come qualunque mortale! Chi non ha parenti gelosi e malvagi vive felice nel mondo come un albero in mezzo a un villaggio: un albero che è l'unico albero del villaggio con le sue foglie e i suoi frutti diventa sacro e viene onorato da tutti. Chi ha molti parenti che sono tutti eroici e virtuosi vive felice nel mondo senza dispiacere alcuno cresce forte e abbondante sta sempre felice con gli amici e i parenti e vivono tutti insieme facendo conto l'uno sull'altro come alberi giganti che crescono nella stessa foresta. Noi invece siamo stati costretti all'esilio dal malvagio Dritarastra e dai suoi figli siamo scampati per puro caso ad un incendio ce ne stiamo qui all'ombra di questo albero stanchi morti e dopo tutto questo soffrire dove possiamo andare? Figli di Dritarastra miopi e cattivi godetevi questo breve successo! Di sicuro adesso gli dèi vi sono favorevoli. Ma siete vivi solo perché Iudistira non mi ha ancora ordinato di uccidervi altrimenti sono così infuriato che Duriodana ti spedirei oggi stesso dritto da Iama assieme a

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tutti i tuoi figli amici fratelli e Carna e Sacuni! Ma cosa posso fare se Iudistira non è ancora arrabbiato con voi?" Era così furioso che si contorceva le mani e sospirava forte. Fu travolto da un nuovo eccesso di furia come un fuoco quasi spento che d'improvviso si riattizza fissò di nuovo i fratelli che dormivano per terra come persone qualunque fiduciosi: "Credo ci sia un paese non lontano da questa foresta. Loro dormono quindi io veglierò. E quando si sveglieranno potranno dissetarsi con questo." Sedette di guardia.

LE ORIGINI – IDIMVA CLIV Vicino al bivacco dei Pandava in cima ad un albero Sala viveva un Racsasa di nome Idimva. Aveva molta energia era valoroso era un cannibale era crudele aveva un viso feroce aveva denti lunghi e affilati aveva fame amava la carne degli uomini aveva gambe lunghe aveva una grossa pancia aveva i capelli e la barba rossi aveva spalle larghe come il tronco di un albero aveva orecchie a punta faceva spavento aveva occhi rossi aveva viso feroce si guardava attorno e vide i Pandava che

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dormivano in mezzo al bosco aveva fame ed era ghiotto di carne umana scosse i capelli secchi e duri li tirò indietro con le mani era un cannibale aveva la bocca larga guardò e riguardò i figli di Pandu che dormivano e ogni tanto sbadigliavano aveva un corpo enorme era fortissimo aveva il colore di un ammasso di nembi aveva denti lunghi e aguzzi aveva la faccia lucida era sempre contento di papparsi uomini inspirò il loro odore e disse: "Sorella è tanto che non arriva cibo così buono! Ho l'acquolina in bocca! Oggi finalmente posso mordere carne deliziosa con i miei 8 denti aguzzi che possono mordere qualunque cosa per quanto dura! Finalmente posso attaccarmi al collo di qualche uomo e bere dalle sue vene a sazietà sangue caldo vivo e schiumoso. Va' a vedere chi sono questi che dormono nel bosco. Sento il loro odore forte e delizioso. Uccidili tutti e portameli. Dormono nel mio territorio. Non devi avere alcuna paura di loro. Fa' subito così poi ce li mangiamo insieme smembrandoli come più ci piace. E dopo balliamo!" La sorella che si chiamava anche lei Idimva andò a trovare i Pandava. Vide che dormivano tutti eccetto Bima che stava di guardia: vide che era bellissimo vigoroso come un albero Sala e se ne innamorò all'istante. Pensò: "Questo qui è degno di essere mio marito: ha il colore dell'oro ricotto ha le braccia forti le spalle larghe come un

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leone è splendido ha il collo marcato da 3 solchi come una conchiglia e gli occhi sembrano petali di loto! Non farò ciò che ha ordinato mio fratello. L'amore di una donna per il marito è più forte di quello per il fratello. Se lo uccidessi il piacere mio e di mio fratello sarebbe solo momentaneo. Se non lo uccido potrò essere felice con lui per sempre." La femmina Racsasa poteva assumere qualunque forma talché mutò in una magnifica femmina umana e camminò a passi lenti verso Bima. Era ingioiellata come una dèa teneva un sorriso sulle labbra aveva un fare pudico e gli disse: "Da dove vieni e chi sei? E chi sono questi altri belli come dèi? E questa signora così trascendentalmente bella che dorme nei boschi come fosse nella sua camera? Non lo sai che questa foresta è di un Racsasa che ci vive ed è cattivissimo e si chiama Idimva? È mio fratello e mi ha mandato qui per uccidervi perché vuole magiarvi. Ma ti ho visto così divinamente bello che ho deciso di volerti come marito! Tu sai cosa devi fare lo sai e dunque fammi ciò che è giusto. Il mio cuore e il mio corpo sono stati trafitti dalle frecce di Cama. Oh prendimi perché ti voglio! Salvati da questo Racsasa cannibale! Sposami! Ce ne andremo a vivere sulle

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montagne inaccessibili ai comuni mortali. Posso volare. Potrai essere davvero felice con me in quelle regioni." "Solo un Muni che controlla qualunque passione potrebbe abbandonare così madre e fratelli mentre dormono! Nessun uomo come me potrebbe andare a spassarsela lasciando madre e fratelli addormentati in pasto ad un Racsasa!" "Svegliali subito farò tutto ciò che vuoi vi salverò tutti da mio fratello cannibale!" "Non li sveglierò certo per paura del tuo cattivissimo fratello: dormono così bene in questo bosco! Nessun Racsasa può resistere alla forza delle mie braccia. Né alcun uomo o Gandarva o Iacscia. Timidissima bellissima amabilissima delicatissima femmina: resta o va' o manda pure tuo fratello: per me fa' lo stesso."

CLV Idimva il fratello capo dei Racsciasa vide che la sorella non tornava subito saltò giù dall'albero e andò dai Pandava. Teneva occhi rossi teneva braccia robuste teneva braccia e capelli dritti in alto teneva la bocca aperta grande teneva un corpo come un ammasso di nembi scuri teneva zanne lunge e aguzze era terribile a vedersi. Idimva la sorella lo vide scendere dall'albero e provò spavento si

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allarmò: "Il cattivissimo cannibale viene qui è arrabbiato. Ti prego tu e i tuoi fratelli fate ciò che vi dico. Sei davvero coraggioso ma io ho i poteri di una Racsciasa posso andare dove mi pare: aggrappatevi ai miei fianchi vi porterò in cielo svegliali tutti vi terrò su di me e scapperemo in cielo." "Hai dei bellissimi fianchi ma non c'è nulla di cui avere paura. Sono sicuro che fino a che sto qui non esiste Racsciasa che possa fare del male ai miei. Lo ucciderò davanti a te. Questo pessimo Racsciasa non è minimamente degno di me né tutti i Racsciasa insieme potrebbero resistere alla forza delle mie braccia. Guarda queste mie braccia: ognuna è grande quanto un elefante e queste coscie sono come mazze di ferro e questo petto è largo e duro come l'adamanto: oggi vedrai che il mio valore eguaglia quello di Indra. Sei bellissima hai fianchi incantevoli e non devi spregiarmi perché sono un uomo." "No tu sei una tigre fra gli uomini e sei bello come un dio e io di sicuro non ti disprezzo: ma ho visto ciò che i Racsciasa possono fare agli uomini." Il furibondo Racsciasa cannibale aveva sentito tutto vide la sorella trasformata in femmina umana

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con le ghirlande di fiori in testa il viso di luna piena sopracciglia naso occhi riccioli incantevoli unghie e corpo di un colorito delicato tutta ingioiellata e vestita di vesti raffinate e trasparenti la vide così charmant che subito ebbe il sospetto fosse infoiata talché si sdegnò s'arrabbiò spalancò gli occhi e disse: "Chi è così incosciente da farmi difficoltà proprio ora che sono così affamato? Sei venuta così incosciente che non hai più paura di me? Vergognati femmina scostumata! Te ne stai tutta vogliosa e hai deciso di offendermi. Sei pronta a sacrificare il buon nome e l'onore di tutti i Racsciasa tuoi antenati! Adesso faccio una strage vi uccido tutti te e quelli che vorresti ti aiutassero a offendermi!" Aveva gli occhi rossi di rabbia digrignava i denti le corse contro per ucciderla lì subito. Ma Bima lo redarguì: "Fermo!". Ghignò e aggiunse: "Che bisogno hai di svegliare queste persone che dormono così bene? Prenditela prima con me. Uccidi me prima: non devi uccidere una donna soprattutto se non è in torto ma è stato fatto un torto a lei - lei non ha alcuna responsabilità se vuole fare l'amore con me lei è stata mossa dal desiderio divino che pervade ogni forma di vita tu che sei uno sciagurato ed il più infame di tutti i Racsciasa sei tu che l'hai mandata qui lei mi ha visto

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e mi ha desiderato non per questo ti ha offeso è il desiderio divino che ti ha offeso non devi farle del male per quest'offesa non puoi uccidere una donna se io sono qui vieni a combattere con me cannibale che oggi ti mando da Iama ti faccio a pezzi ti spacco la testa come te la spaccherebbe un elefante schiacciandola sotto le zampe e dopo ti lascio stecchito per terra banchetto prelibato per aironi avvoltoi e sciacalli che ti faranno a pezzetti mi ci vorrà solo un momento a liberare questa foresta dopo che l'hai tiranneggiata per tutto questo tempo orrido Racsciasa pappa uomini! Oggi tua sorella vedrà come ti uccido che sei grosso come una montagna come un elefante gigante ripetutamente aggredito da un leone: d'ora in poi gli uomini potranno passare per questi boschi senza paura." "Che bisogno c'è di tutta questa spocchia? Prima fallo poi menane vanto! Spicciati. Pensi di essere forte e valoroso: oggi potrai valutare con precisione la tua forza. Fino a quel momento non ucciderò i tuoi fratelli lasciamoli dormire tranquilli ma te ti ucciderò per primo visto che sei stupido e dici cose cattive poi berrò il tuo sangue poi ucciderò anche loro e per ultima mia sorella che mi ha offeso." Allungò le braccia e si buttò su

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Bima. Come per gioco Bima l'afferrò per le braccia e lo scaraventò 32 cubiti più in là come un leone farebbe con un animaletto. Avendo constatato la forza di Bima il Racsciasa diventò furioso lo agguantò con un grido terribile ma Bima lo gettò ancora più lontano in modo che le sue grida non disturbassero il sonno dei fratelli. Continuarono a prendersi e strattonarsi violentemente combatterono come elefanti adulti inferociti abbatterono alberi e strapparono i rampicanti tutto intorno: fecero un tale baccano che i Pandava si svegliarono e trovarono Idimva femmina seduta accanto a loro.

CLVI Meravigliarono per la sua bellezza straordinaria. Cunti si rivolse a lei con fare dolce e rassicurante: "Tu che sei bella come una figlia di dèi di chi sei figlia e chi sei? Perché sei qui e da dove vieni? Se sei la dea di questi boschi o un'Apsara dimmelo e dimmi perché stai qui?" "Questa grande foresta che vedi che è blu come una nuvola è la casa di un Racsciasa di nome Idimva e io sono la sorella e mi ha mandato qui per uccidervi tutti ma appena ho visto tuo figlio quello fortissimo l'amore divino che pervade la natura d'ogni essere mi ha preso e ho deciso di sposarlo. Ho fatto del mio meglio per portarvi via di

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qua ma non sono riuscita perché tuo figlio non era d'accordo così intanto è arrivato mio fratello il cannibale visto che ero in ritardo e voleva uccidervi tutti ma tuo figlio cioè mio marito che è forte e furbo l'ha scaraventato via di qua. Guardali quei 2: uomo contro Racscisa entrambi forti e valorosi come lottano come s'aggranfano l'un l'altro spaccando tutto e riempiendo lo spazio con le loro grida." Subito Iudistira Argiuna Nacula e Saadeva si alzarono e videro Bima ed il Racsciasa che lottavano come 2 leoni s'avventavano l'uno sull'altro si strattonavano con grande violenza. La polvere che levavano tramestando con i piedi pareva il fumo di un incendio. La polvere li copriva dalla testa ai piedi talché parevano 2 alte scogliere avvolte dalla nebbia. Argiuna facendo sorrisetti disse con tutta calma: "Non temere Bima! Stavamo dormendo e non sapevamo che ti eri messo a lottare contro un terribile Racsciasa e che eri stanco! Adesso ti aiuto io lasciami uccidere il Racsciasa mentre Nacula e Saadeva proteggono la mamma." "Goditi lo spettacolo come uno spettatore qualunque fratello. Non avere dubbi su chi vincerà. Si è lasciato acchiappare e non ne uscirà vivo."

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"Ma perché lasciarlo vivere così a lungo? Dobbiamo ripartire non c'è più tempo per restare: l'oriente s'arrossa il crepuscolo del mattino svanisce il Racsciasa diventa più forte con la luce del giorno sbrigati! Smetti di baloccarti con lui uccidilo subito. È proprio durante i crepuscoli che i Racsciasa ingannano meglio. Usa tutta la tua forza." Bima s'arrabbiò prese tutta la forza che Vaiu suo padre tira fuori quando è tempo per la distruzione universale sollevò in alto il Racsciasa blu come le nuvole lo fece roteare in aria 100 volte poi gli disse: "Non ti è servita a niente l'intelligenza che ti hanno dato non ti è servito crescere mangiando carne empia: meriti una morte empia oggi ti annienterò oggi sarò una benedizione per questa foresta come se avessi levato tutte le piante spinose e non potrai più mangiarti nessun uomo.” Allora Agiuna disse: "Bima se pensi che sia troppo difficile per te ammazzare questo Racsciasa allora permettimi di aiutarti altrimenti ammazzalo subito o fammelo ammazzare io da solo: sei stanco hai quasi finito la cosa ti meriti un buon riposo." Bima s'arrabbiò ancora di più e sbattè il Racsciasa per terra con tutta la sua forza: lo uccise come fosse un animale. Morendo il Racsciasa diede un grido terribile che riempì tutta la foresta ed era profondo come il battito di un tamburo bagnato. Bima l'afferrò

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lo piegò lo spaccò in 2 e fece felici i fratelli: subito corsero a congratularsi. Argiuna gli fece onore e disse: "Riverito signore credo ci sia un paese non lontano da questa foresta. Sia tu benedetto. Partiamo subito di modo che Duriodana non possa rintracciarci." Partirono tutti insieme i Pandava con la madre seguiti da Idimva la femmina Racsciasa.

CLVII Bima vide che Idimva li seguiva e le disse: "I Racsciasa si vendicano sui loro nemici ingannandoli in modi incomprensibili: vattene dove è andato tuo fratello." Iudistira vide che il fratello era arrabbiato: "Puoi essere arrabbiato quanto vuoi ma non puoi uccidere una donna: osservare la virtù è un dovere che viene prima di salvarsi la vita. L'Idimva che era venuto per ucciderci l'hai già ucciso. Lei è sua sorella cosa potrebbe farci anche se fosse arrabbiata?" Allora Idimva salutò con reverenza Cunti e Iudistira giunse i palmi e disse: "Reverenda signora tu conosci le sofferenze che le donne patiscono

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per mano del dio dell'amore. Ebbene io ne soffro per causa di Bima. Ho sopportato fino a qui ho atteso che tuo figlio potesse lenirle ora è tempo che io sia felice ho rinunciato agli amici ai parenti alle abitudini della mia razza e ho deciso che devo sposare tuo figlio: se dovesse rifiutarmi o se tu dovessi farlo giuro che muoio. Pertanto devi essere caritatevole con me considerami davvero stupida o tua schiava obbediente sposami con tuo figlio. È bello come un dio permettimi di portarlo via con me dove più mi piace fidati ve lo riporterò presto appena mi penserai accorrerò da voi e vi porterò dovunque comanderete vi salverò da qualunque pericolo vi trasporterò attraverso regioni inaccessibili e difficili vi porterò sulla mia schiena quando avrete fretta siimi benigna convinci Bima a prendermi. Si dice che nei momenti di pericolo bisogna difendere la propria vita con ogni mezzo senza scrupolo alcuno. Chi nel pericolo si attiene alla virtù è il più virtuoso di tutti davvero il pericolo è quanto di più pericoloso ci sia per la virtù e i virtuosi. È la virtù che protegge la vita quindi la virtù viene detta datrice di vita. Perciò nessun mezzo per assicurare la virtù o il rispetto di un dovere può considerarsi illegittimo." Iudistira rispose: "È senz'altro come dici. Ma devi fare esattamente come dici. Bima si occuperà di te fino al tramonto subito dopo che si sarà lavato che avrà detto

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le sue preghiere e fatto i riti propiziatori di circostanza. Divertiti con lui quanto ti pare di giorno tu che sei veloce come un pensiero! Ma devi riportarci Bima ogni sera." Bima fu d'accordo e disse a Idimva: "Ascolta femmina Racsciasa giuro che starò con te fino a che otterrai un figlio." "Amen" disse Idimva. Si caricò Bima addosso e volò in cielo. Lo portò sulle vette di monti maestosi nelle regioni sacre agli dèi fra greggi maculate ed echi di melodie delle tribù piumate indossò un aspetto sublime tutta ingioiellata si effuse in sforzi dolcissimi si divertì e s'impegnò per farlo felice. Lo portò in foreste inaccessibili in conche di montagna lussurreggianti d'alberi fioriti intorno a laghi coperti da fiori di loto e gigli lo portò su isole di fiume con le spiagge di ciottoli su rivi boschivi dalle sponde meravigliose su torrenti di montagna lo portò in boschetti incantevoli di alberi in fiore e rampicanti ad arco lo portò nelle grotte e su pozze cristalline illuminate da fiori di loto e su spiagge di mare scintillanti d'oro e di perle e in città bellissime e giardini eleganti e in boschi sacri agli dèi e su colline e nelle regioni dei Guiaca e degli asceti e sulle

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rive del Manasarovara ricche di frutti e fiori in tutte le stagioni lo portò Idimva veloce come un pensiero e si sollazzò con lui in tutti questi luoghi finché un giorno concepì e partorì un figlio possente occhi terribili bocca larga orecchie a punta terribile a prima vista labbra scure come il rame denti aguzzi vagito ruggente braccia robuste fortissimo sarebbe poi divenuto un grande arciere naso lungo petto largo cresceva spaventosamente velocissimo troppo forte non c'era nulla di umano nei suoi modi di fare benché fosse nato uomo era più forte e valente di tutti i Pisacia di tutte le tribù simili e dei Racsciasa appena nato divenne ragazzo in 1 ora subito fu abilissimo ad usare qualunque tipo di armi. Le femmine Racsciasa partoriscono lo stesso giorno del concepimento e mutano sempre il loro aspetto perché possono assumere qualunque forma vogliono. Il bimbo pelato arciere possente subito dopo esser nato s'inchinò davanti alla madre le toccò i piedi e quelli del padre. Gli diedero il nome: la madre aveva notato che aveva la testa pelata come un vaso cioè un Gata sicché lo chiamarono Gatotcacia cioè testa di vaso. Gatotcacia fu estremamente devoto ai Pandava divenne il loro grande favorito divenne quasi uno di loro. Idimva sapeva che era finito il suo tempo con Bima salutò tutti i Pandava si diedero un appuntamento e partì verso dove voleva. Gatotcacia promise al padre che sarebbe accorso quando

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ce ne fosse stato il bisogno li salutò e parti verso nord. In realtà Gatotcacia veniva da una porzione di Indra che l'aveva creato come contrappeso a Carna cui aveva donato un dardo che avrebbe ucciso sicuramente la creatura contro cui fosse stato lanciato.

CLVIII I Pandava proseguirono di foresta in foresta vivendo di caccia e nel corso del loro viaggio attraversarono le regioni dei Mazia dei Trigarta dei Panciala dei Chiciaca e videro bellissimi boschi e laghi. Tenevano i capelli arruffati vestivano cortecce d'albero e pelli d'animali Cunti li accompagnava e loro parevano asceti a volte andavano di fretta caricandosi la madre sulla schiena altre volte avanzavano nascosti altre ancora di nuovo di fretta. Studiavano il Ric gli altri Veda i Vedanga l'etica e la politica. Durante il viaggio incontrarono il nonno Viasa: lo salutarono e stettero davanti a lui a palmi giunti. "Voi tori della schiatta dei Barata, sapevo da tempo che avreste dovuto patire questo esilio segreto per colpa dei figli di Dritarastra perciò vengo da voi

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desideroso di farvi un grande favore. Non doletevi di quanto vi accade sappiate che è per il vostro meglio. Di sicuro siete tutti uguali per me voi e i figli di Dritarastra ma si propende sempre verso coloro che stanno peggio o che sono giovani dunque il mio affetto per voi adesso è maggiore dunque voglio farvi un favore: ascoltatemi! Non molto distante da qui c'è un paese dove potete stare senza pericolo. Aspettate là che io ritorni senza farvi riconoscere." Li confortò così li condusse a Ecaciacra e confortò anche Cunti con queste parole: "Sta' bene figlia! Questo figlio tuo Iudistira che è sempre devoto alla verità questo illustre toro fra gli uomini governerà su tutti i re della Terra dopo averla conquistata con la sua giustizia. Non c'è alcun dubbio che con il valore di Bima e di Argiuna conquisterà il mondo intero circondato dai mari e avrà la felicità di governarlo e i tuoi figli con quelli di Madri se la spasseranno come meglio parrà loro nei loro domini e intraprenderanno vari sacrifici come il Ragiasuia e il sacrificio del cavallo durante i quali distribuiranno molti regali ai Bramana e così questi tuoi figli governeranno il loro regno ancestrale mantenendo amici e parenti nel lusso nell'opulenza e nella felicità." Li introdusse nell'abitazione di un Bramana e disse a Iudistira: "Attendetemi qui! Tornerò! Adattatevi al paese e alle circostanze: starete

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davvero bene." "Amen" risposero i Pandava a palmi giunti. Viasa tornò donde era venuto.

LE ORIGINI - VACA-VADA CLIX I Pandava vissero per poco tempo presso l'abitazione di quel Bramana vissero d'elemosina vagarono videro diverse foreste incantevoli regioni terrene molti fiumi e laghi e si fecero benvolere dagli abitanti di quel paese per le loro virtù. A sera mettevano davanti a Cunti tutto ciò che avevano racolto durante la questa e Cunti distribuiva ogni cosa fra di loro a ciascuno quanto spettava: tutti loro con la madre prendevano 1 metà l'altra se la prendeva tutta Bima. Vissero così per qualche tempo. Un giorno accadde che erano tutti fuori per la questua eccetto Bima che era a casa con la madre che a un tratto sentì provenire dagli appartamenti del Bramana lamenti forti e strazianti che la mossero a compassione la bontà di cuore non le consentiva di ascoltarli con indifferenza ne soffrì disse a Bima: "I nostri dolori sono stati leniti viviamo felici nella casa di questo Bramana che ci rispetta né i figli

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di Dritarastra sanno alcunché di noi. Penso sempre al bene che dovrei fare a questo Bramana come fanno quelli che abitano felicemente in casa d'altri! È un uomo sincero che se gli si fa un favore non è mai sprecato: restituisce sempre più di quanto riceve. Ora non c'è dubbio che c'è qualche dispiacere che lo sopraffa. Se potessimo essergli d'aiuto alcuno potremmo ricambiare i suoi servizi." "Assicurati circa la natura della loro sofferenza e quale ne è il motivo. Quando l'avrò saputo li solleverò da quella sofferenza per quanto difficile possa essere." Proprio mentre parlavano udirono un nuovo lamento venire dal Bramana e dalla moglie. Cunti si precipitò nei loro appartamenti come una vacca correrebbe incontro al vitello impastoiato: vide il Bramana la moglie il figlio e la figlia seduti con una smorfia di dolore e il Bramana diceva: "Maledizione a questa vita terrena che è vuota come una canna e così vana ed è solo dolore e non c'è libertà è solo miseria è solo dolore e malattia è una sequela di miserie! Abbiamo solo 1 anima che deve inseguire virtù ricchezza e piacere e siccome le insegue tutte insieme nello stesso tempo ne conseguono contraddizioni che sono causa di una tale mole di miseria. C'è chi dice che la salvazione è il più elevato oggetto del nostro desiderio. Ma io non credo si possa mai ottenerla. Acquisire ricchezze è l'inferno: perseguire la ricchezza è

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un'impresa di miseria e dopo che si è acquisita la ricchezza c'è ancora più miseria perché si amano i propri possessi e se succede qualche guaio si soffre. Non vedo come potrei stornare questo pericolo né come potrei scamparlo fuggendo con mia moglie verso qualche altra regione: ricordati moglie che avrei voluto emigrare da qualche parte dove potessimo essere felici ma tu non mi hai ascoltato. Ti ho sollecitato spesso ma tu che sei una donna semplice mi hai sempre risposto Sono nata e cresciuta qui questa è la mia casa ancestrale. I tuoi genitori sono saliti in cielo molto tempo fa tutti i tuoi parenti sono morti: perché vuoi ancora rimanere qui? Non hai voluto ascoltarmi per amore dei tuoi parenti e adesso sei costretta a guardare un tuo congiunto morire: che spettacolo triste per me! Forse invece è arrivato il momento della mia morte perché non potrei mai abbandonare crudelmente un mio consaguineo e continuare a vivere. Mi hai aiutato in tutte le cose buone che abbiamo fatto con abnegazione e amandomi come una madre: gli dèi ti hanno donata a me come vera amica e tu sei sempre il mio punto fermo: i miei parenti ti hanno fatta mia compagna nelle questioni familiari. Sei di lignaggio puro e sei ben disposta sei madre

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di bambini mi sei devota e sei così innocente. Ti ho scelta ti ho sposata e non ti posso lasciare per salvarmi tu che sei così ferma nei tuoi voti. Come posso sacrificare mio figlio che è ancora un bimbo? Come posso sacrificare mia figlia che ho concepito io che il Creatore mi ha messo nelle mani da concedere ad un marito per averne la gioia insieme agli antenati di ottenere quelle regioni che solo i figli di una figlia permettono di ottenere. C'è chi pensa che l'affetto di un padre per il figlio sia maggiore altri che lo sia quello per la figlia: per me sono uguali. Come potrei essere preparato a perdere la figlia innocente da cui dipendono l'ottenimento per me di regioni benedette post-mortem la prosecuzione della mia stirpe e l'eterna felicità? D'altronde ancora se mi sacrificassi io e andassi all'altro mondo non troverei pace alcuna perché è chiaro che abbandonati da me loro non sarebbero in grado di continuare a vivere. Il sacrificio di 1 chiunque di loro 2 sarebbe crudele e biasimevole d'altronde se mi sacrificassi io certamente loro 2 morirebbero. Le difficoltà in cui verso sono enormi e non conosco modi per sfuggirne. Chissà cosa dovrò decidere oggi con i miei. Sarebbe meglio che morissi insieme con loro perché non potrei vivere più a lungo."

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CLX La moglie disse: "Non dovresti soffrire come un uomo qualunque tu che sei un Bramana né questo è il tempo per dolersi tu sai le cose sai che tutti gli uomini sono certi di morire: nessuno dovrebbe soffrire per ciò che è inevitabile. Moglie figli e figlie si desiderano per il proprio interesse personale. Siccome capisci bene le cose uccidi il tuo dolore: ci andrò io. È questo il più elevato ed eterno dovere di una donna: sacrificare la propria vita per il bene del marito. Fare questa cosa renderà felice te e darà a me gloria nel mondo ed eterna beatitudine nell'altra vita tu potrai acquisire virtù e felicità. Hai già ottenuto da me ciò che si desidera ottenere da una moglie: ti ho dato una figlia ed un figlio dunque non ho più alcun debito con te. Tu sei ben capace di crescere e prenderti cura dei bambini cosa che io non potrei mai fare come te. Tu sei la mia vita la mia ricchezza e il mio signore se ti perdessimo come potrebbero sopravvivere questi bambini e come potrei io stessa? Vedova e senza padrone con 2 figli da accudire come potrei senza te mantenerli conducendo una vista onesta? Se uomini privi

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di onore inutili e indegni di stringere un legame con te volessero forzare tua figlia al matrimonio come potrei difenderla? Gli uomini si buttano sulle vedove come uccelli su pezzi di carne lasciati in terra: pressata da uomini malvagi potrei vacillare e non essere in grado di continuare sulla retta via. Come potrò essere capace di mettere sulla via percorsa da sempre dagli antenati questa figlia sola e innocente? Quando sarò senza padrone come potrò essere capace di impartire a questo figlio ogni cosa per renderlo virtuoso come te? Come Sudra che desiderino ascoltare i Veda così uomini indegni e prepotenti pretenderanno la mano di tua figlia da me che sarò senza padrone. E se non gliela concederò questa fanciulla che è sangue del tuo sangue ed ha le tue qualità quelli potranno anche prendersela con la forza come i corvi s'involano il burro sacrificale. Vedendo tuo figlio crescere così diverso da te e tua figlia sposarsi ad un uomo indegno certamente mi disprezzeranno persino gente senza onore e di sicuro morirò e questi nostri figli rimasti senza di me e te moriranno anche loro non c'è dubbio come pesci rimasti senz'acqua. Sicuramente senza di te l'albero muore: è me che devi sacrificare. Esperti di etica hanno detto che per una moglie che ha già procreato l'atto maggiormente meritorio è quello di morire prima del suo signore. Sono pronta a lasciare questi figli questi legami e questa stessa vita per te.

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Servire bene il proprio signore è per la donna un dovere superiore al fare i sacrifici gli ascetismi i voti e qualunque genere di carità. Quindi ciò che desidero fare è consono alla virtù più elevata. Ed è per il bene tuo e della tua schiatta. I saggi hanno dichiarato che figli parenti moglie e qualunque cosa si abbia cara ce ne si prende cura per scampare da pericoli e difficoltà. Bisogna custodire le proprie ricchezze per scampare ai pericoli ed è per mezzo delle ricchezze che si deve curare e proteggere la moglie. Ma bisogna proteggere se stessi per mezzo della moglie e delle ricchezze. I sapienti hanno enunciato la verità che moglie figli ricchezza e casa si acquisiscono per far fronte agli accidenti previsti o imprevisti. I saggi hanno anche detto che a mettere sulla bilancia tutte le relazioni da un lato e se stessi dall'altro la bilancia penderebbe da quest'altro lato. Quindi proteggiti: abbandonami. Concedimi di sacrificarmi e prenditi cura dei miei bambini. Gli esperti di etica hanno detto nei loro trattati che non si dovrebbero mai uccidere le donne e che i Racsciasa non ignorano le leggi dell'etica. Quindi laddove è certo che il Racsciasa ucciderà un uomo non è sicuro che ucciderà un donna: devi mettere me di fronte al Racsciasa. Sono stata molto

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felice ho ottenuto molte cose buone per me ed anche grandi meriti religiosi ho anche avuto 3 figli che mi sono carissimi dunque non mi dispiace morire ti ho dato dei figli sono invecchiata desidero sempre farti del bene io penso a tutto questo e sono risoluta. Riverito signore se mi lasci puoi anche trovarti un'altra moglie e grazie a lei ottenere meriti religiosi questo non è peccato per un uomo la poligamia è meritoria mentre per una donna risposarsi è peccato grave. Considera tutto ciò considera che sacrificare te stesso è biasimevole e oggi stesso rendi liberi te i tuoi figli e la tua schiatta lasciandomi." Il Bramana l'abbracciò e piansero in silenzio.

CLXI Ascoltando i discorsi dei genitori la figlia si fece tristissima e disse: "Perché siete così tristi e piangete come se non aveste nessuno che si prende cura di voi? Ascoltatemi e sentite cosa può essere giusto. Non c'è alcun dubbio che presto o tardi dovete lasciarmi allora perché non mi abbandonate subito e vi salvate sacrificando solo me? Gli uomini desiderano avere figli perché credono che essi potranno salvarli in questo e nell'atro mondo. Passate oltre il fiume delle vostre difficoltà usandomi come zattera. Il figlio salva i genitori qui e

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all'altro mondo perciò i dotti lo chiamano Putra cioè il salvatore. Gli antenati si aspettano che io li aiuti facendo figli ma potrò farlo molto più direttamente salvando mio padre. Mio fratello è ancora piccolo e di sicuro morrà se tu muori e allora non ci sarà più nessuno ad offrire le torte funebri agli antenati che ne soffriranno gravemente. Morto tu e morto mio fratello morrà anche la mamma e io sprofonderò sempre più nel dolore e alla fine morirò anch'io. Se invece tu la mamma e mio fratello scampate al pericolo di sicuro la tua schiatta e le offerte agli antenati avranno seguito. Per un uomo il figlio è lui stesso la moglie è l'amica ma la figlia è sempre fonte di problemi. Allora salvati eliminando questa fonte di problemi che io sono e mettimi sulla via della virtù. Sono una fanciulla senza di te resterò indifesa e scorata e chissà dove finirò. Quindi sono risoluta a salvare la schiatta di mio padre e prendermene il merito. Se andassi tu dal Racsciasa abbandonandomi qui soffrirei tremendamente. Allora sii gentile papà per il nostro bene per il bene della virtù e della nostra schiatta salvati lasciami andare che tanto prima o poi avresti dovuto farlo comunque. È inutile aspettare a fare ciò che è inevitabile. Cosa ci sarebbe di peggio che andare a elemosinare

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il cibo da sconosciuti come fanno i cani e come dovremmo fare noi se tu morissi? Ma se invece ti salverò da queste difficoltà te e i tuoi parenti io me ne andrò a vivere felicemente nella regione dei celesti. Ho sentito dire che se offrirai oblazioni a dèi e celesti dopo aver sacrificato così tua figlia certamente ti saranno propizi." Ascoltando queste lamentazioni della figlia il Bramana e la moglie si fecero ancora più tristi e piansero tutti e 3 insieme. Allora il figlio piccolo mormorò con voce dolce e occhi grandi per la delizia: "Non piangere papà non piangere mamma e nemmeno tu sorella!" Sorrideva mentre passava dall'uno all'altro colse un filo d'erba gioì: "Io ucciderò il Racsciasa pappa uomini con questo!" Un lampo di gioia passò sui loro volti disperati perché lo disse così dolce. Cunti pensò fosse il momento giusto per intervenire e disse cose che li rianimarono come il nettare i morti.

CLXII "Voglio sapere qual è la causa di questa disperazione perché se possibile la rimuoverò." Il Bramana rispose: "Tu che hai ricchezza ascetica dici cose degne di te. Ma questa disperazione non può essere rimossa da uomo alcuno. Non lontano dal paese vive un

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Racsciasa di nome Vaca che è il padrone di tutto ed è un cannibale si ciba di carne umana è fortissimo e governa questo paese è il capo degli Asura dunque governa e protegge questa regione col suo potere non dobbiamo temere alcun nemico umano o non umano ma la tassa che gli dobbiamo in cambio è il suo cibo che consiste in un carro di riso 2 bufali e un uomo che gli porta il tutto: a turno ogni capofamiglia gli manda il cibo e passano molti anni prima che tocchi di nuovo alla stessa famiglia. Se qualcuno cerca di evitare il proprio turno il Racsciasa uccide tutta la sua famiglia compresi figli e mogli e se li mangia tutti. A Vetrachìa vive il re di questa regione non sa nulla della scienza del governo ha poca intelligenza non sa trovare misure per rendere sicuro il territorio. Ma sicuramente ce lo meritiamo visto che viviano nei domini di quel re debole e disgraziato che sta sempre in ansia. I Bramana non possono stabilirsi mai permanentemente nei domini di alcuno perché non dipendono da nessuno sono come gli uccelli che volano liberi di paese in paese. Si dice che un uomo debba anzitutto assicurarsi un buon re poi una moglie e infine la ricchezza: solo allora potrà garantire la salvezza dei parenti e

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dei figli. Ma per quanto mi riguarda ho fatto esattamente il contrario perciò sono sprofondato in un mare di pericoli e ora soffro tremendamente. Oggi è il nostro turno di procurare cibo al Racsciasa devo dargli quello che ho detto prima più un uomo. Ma non ho soldi per comprare un uomo nè voglio sacrificare alcuno della mia famiglia né vedo alcuna possibilità di scampo. Affogo in un mare di disperazione. Oggi andrò dal Racsciasa con tutta la mia famiglia e ci mangerà in un sol boccone."

CLXIII Cunti disse: "Non devi disperare. Io conosco un modo per salvarvi. Hai solo 1 figlio che è piccolo e 1 figlia che è giovane e indifesa e quindi non mi piace che nessuno dei 2 e neppure tua moglie né tantomeno tu andiate dal Racsciasa. Io ho 5 figli: andrà uno di loro a portare il vostro tributo." "Non posso accettarlo per salvarmi la vita non potrei mai sacrificare la vita di un Bramana o di un ospite per salvare la mia persino chi è di bassi natali e peccatore non potrebbe accettarlo si dice che bisognerebbe sacrificare se stessi e i propri figli per il bene di un Bramana io trovo questa raccomandazione eccellente e mi piace attenermici se dovessi scegliere fra la morte di un Bramana o la mia

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sceglierei la mia. Uccidere un Bramana è il peccato maggiore e non c'è modo per espiarlo. Sono convinto che essere riluttanti e sacrificare se stessi è meglio che essere riluttanti e sacrificare un Bramana. Se mi sacrifico non sono colpevole di suicidio non pecco in nulla se è qualcun altro che mi uccide mentre se acconsento deliberatamente che un Bramana muoia faccio una cosa crudele e peccaminosa né potrò sfuggire alle conseguenze. I sapienti hanno detto che abbandonare uno che è venuto ospite a casa tua o in cerca di protezione o anche uccidere uno che ti chiede di ucciderlo è crudele e peccaminoso. I più illustri esperti di ciò che è lecito fare in frangenti difficili hanno detto da tempo che non bisogna mai fare alcunché di crudele o biasimevole. È cosa buona per me che oggi io muoia con mia moglie né vorrei mandare a morte un Bramana." Cunti rispose: "Anch'io sono convinta caro Bramana che i Bramana vadano sempre protetti. Per quanto mi riguarda non amerei meno un figlio anche ne avessi 100 invece che 5. Ma questo Racsciasa non potrà uccidere mio figlio perché questo mio figlio ha un valore e una energia grandiosi ed è esperto di mantra. Sarà ligio a

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portare il cibo al Racsciasa ma certamente si salverà. L'ho già visto uccidere molti Racsciasa grandi e grossi. Non devi dirlo a nessuno perché se no gente desiderosa di ottenere questi poteri verrebbe per curiosità a dare fastidio ai miei figli. Il saggio ha detto che se mio figlio insegna qualcosa a qualcuno senza avere il permesso del maestro non potrà più trarre profitto alcuno dalla sua conoscenza." Il Bramana e la moglie furono travolti dalla felicità e acconsentirono alla proposta di Cunti che era per loro come nettare. Insieme andarono da Bima e Cunti gli chiese di compiere l'impresa. "Amen" rispose Bima.

CLXIV Proprio allora i Pandava fecero ritorno dalla questua. Iudistira sospettò subito quale fosse la natura dell'impresa da compiere per via del contegno di Bima. S'appartò con la madre e le domandò: "Cos'è che Bima vuole fare? Glielo hai chiesto tu o è una sua iniziativa?" "Lo fa perché gliel'ho ordinato e sarà per il bene del Bramana e per liberare questo paese." "Sei stata impulsiva madre! È una cosa difficile è quasi un suicidio! I sapienti non approvano mai chi abbandona i figli. Perché vuoi sacrificare tuo figlio per salvare quello di un altro?

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Abbandonandolo agisci non solo disumanamente ma anche contro gli insegnamenti dei Veda. Hai deciso di abbandonare Bima sulla cui forza facciamo affidamento per dormire sereni Bima che è la notra speranza di riconquistare il regno che ci ha sottratto per invidia il figlio di Dritarastra Bima che pensando al suo valore Duriodana e Sacuni non riescono a chiudere occhio tutta la notte Bima che ci ha salvato dall'incendio della casa di lacca e da molti atri pericoli e che ha fatto morire Purociana Bima fidandoci della cui possanza consideriamo già uccisi i figli di Dritarastra e conquistato il mondo intero: in base a quali considerazioni madre hai deciso di abbandonarlo? Sei uscita di senno? Le sventure che ci sono accadute ti hanno annebbiato il cervello?" "Iudistira non devi essere così preoccupato per Bima. Non ho preso questa decisione perché ho perso la testa. Abbiamo vissuto nascosti ai figli di Dritarastra nella casa di questo Bramana che ci ha rispettato e ci ha permesso di riaverci dalle nostre afflizioni. Ho preso questa decisione per riconoscenza. In effetti è un uomo cui non si fa invano alcun favore: la misura della sua riconoscenza è sempre maggiore di quella dei favori che riceve. Dopo aver visto

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il valore di Bima in occasione dell'incendio della casa di lacca e poi durante il combattimento con Idimva ho piena fiducia in lui. La sua forza è pari a quella di 10'000 elefanti. Perciò è riuscito a portarvi da Varanavata tutti quanti voi che ognuno pesa come un elefante. Nessuno al mondo è forte come lui potrebbe vincere persino Colui che tiene il fulmine. Appena nato mi scivolò d'in braccio e cadde sul fianco della montagna: il suo peso spaccò la pietra. Già allora mi feci un'idea della sua forza. Per questo ho deciso di scagliarlo contro il nemico del Bramana non per stupidità o ignoranza o desiderio di guadagno ma per la deliberata risoluzione di fare un'azione virtuosa dalla quale azione discenderanno 2 cose cioè la ricompensa al Bramana per i servizi che ci ha reso e l'acquisizione di meriti religiosi: sono convinta che lo Csciatria che aiuta un Bramana in qualunque modo ottiene poi regioni beate. Parimenti uno Csciatria che salva la vita di uno Csciatria si conquista grande fama in questo e nell'altro mondo. E uno Csciatria che aiuta un Vaisia sicuramente diventa famoso. Uno Csciatria deve proteggere persino un Sudra che gli chieda protezione. Se si comporta così la vita seguente nascerà in una dinastia reale avrà prosperità e il rispetto degli altri re. Tempo fa mi ha detto queste cose Viasa che ha acquisito la saggezza attraverso duro ascetismo. Questi sono i motivi per cui ho deciso di fare così."

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CLXV "Ciò che hai deliberato di fare per compassione verso le afflizioni del Bramana è davvero eccellente. Bima ce la farà di sicuro ucciderà il cannibale e tornerà indietro visto che sei sempre così compassionevole verso i Bramana. Ma di' al Bramana di fare in modo che nessuno degli abitanti di questa città sappia nulla: faglielo promettere." Il giorno dopo Bima prese il cibo per il Racsciasa e partì verso il luogo dove viveva. Quando giunse nei pressi della sua foresta prese a mangiare lui il cibo che portava chiamando a gran voce il Racsciasa che s'arrabbiò e venne fuori. Era gigantesco fortissimo occhi rossi barba rossa capelli rossi terribile venne avanti col suo passo pesante. L'apertura della bocca andava da orecchio a orecchio e gli orecchi erano a punta. La faccia era terribile la fronte aveva 3 solchi. Vide che Bima si mangiava il suo cibo e si fece avanti mordendosi il labbro inferiore con gli occhi larghi per la furia: "Chi è questo pazzo che vuole andare da Iama e si mangia il mio cibo davanti a me?" Bima lo derise con un sorriso e se ne disinteressò gli voltò la schiena

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continuando a mangiare. Il cannibale diede un grido agghiacciante e si lanciò braccia in alto contro Bima voleva ucciderlo all'istante. Bima gli diede una sola occhiata disdegnosa e continuò a mangiare. Furibondo il Racsciasa lo colpì a 2 mani sulla schiena violentemente. Bima non alzò neppure lo sguardo continuò a mangiare. Il Racsciasa sradicò un albero e gli si avventò contro. Bima aveva giusto finito di mangiare tutto quanto si sciacquò si alzò allegramente per il combattimento sorrise di nuovo acchiappò con la mano sinistra l'albero che il Racsciasa gli aveva buttato addosso. Il Racsciasa strappò molti altri alberi e glieli tirò addosso e Bima li rispinse tutti addosso a lui: lo scontro fu così terribile che in breve non ci furono più alberi. Allora il Racsciasa disse che lui altri non era che Vaca e gli saltò addosso l'agguantò Bima fece lo stesso presero a strattonarsi brutalmente finché il cannibale fu sopraffatto dalla fatica la terra tremava grossi alberi andavano in pezzi Bima constatò che il cannibale non ce la faceva più lo schiacciò a terra con le ginocchia e gli menò gran botte poi lo prese mettendogli un ginocchio in mezzo alla schiena la mano destra intorno al collo la sinistra sul fianco afferrò le vesti e lo piegò in 2. Il cannibale ruggì spaventosamente e vomitò sangue mentre Bima lo spaccava sul ginocchio.

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CLXVI Morì emettendo grida spaventose. Terrificati vennero fuori i parenti del Racsciasa con i loro attendenti. Bima li vide così sconvolti che cercò di confortarli e fece loro promettere di rinunciare al cannibalismo: "Non uccidete mai più essere umano. Se lo farete morirete come Vaca." "Amen." Da quel giorno gli abitanti della città trovarono che i Racsciasa della regione erano divenuti estremamente pacifici verso gli uomini. Bima trascinò via il cadavere del cannibale lo lasciò davanti ad uno dei cancelli della città e se ne andò non visto da alcuno. I parenti di Vaca avendolo visto uccidere da Bima si spaventarono e fuggirono in varie direzioni. Bima tornò a casa e raccontò a Iudistira per filo e per segno come erano andate le cose. Al mattino gli abitanti della città uscirono fuori e trovarono il Racsciasa morto tutto coperto di sangue videro il cannibale terribile grosso come il picco di una montagna maciullato e buttato per terra e a tutti si drizzarono i capelli in testa. Tornarono dentro per dare la notizia dopo di che a

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migliaia giovani e vecchi accompagnati dalle mogli tutti quanti uscirono per guardare Vaca e tutti rimasero sbalorditi davanti all'evidenza della mirabolante impresa e subito presero a pregare i loro dèi poi calcolarono di chi fosse il turno di portare cibo al Racsciasa il giorno precedente e scoperto che era quel tal Bramana andarono a fargli domande ma lui voleva tenere nascosti i Pandava e pressato rispose: "Un certo Bramana esperto di mantra ha visto me con la mia famiglia che piangevamo dopo che mi era stato ordinato di portare il pasto al Racsciasa ci ha domandato il motivo ha compreso quale fosse la piaga di questa città mi ha sorriso ed ha assicurato che il pasto al Racsciasa l'avrebbe portato lui e che non c'era da temere circa la sua incolumità. Dopo di che si è preso il cibo ed è partito verso la foresta di Vaca. Sicuramente è stato lui a compiere questa impresa così benigna per tutti noi." I Bramana e gli Csciatria della città meravigliarono assai Vaisia e Sudra furono colmi di gioia e tutti quanti decisero di festeggiare con un festival durante cui la cerimonia principale fosse la venerazione dei Bramana.

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LE ORIGINI – CIAITRARATA CLXVII Dopo di che tutti tornarono alle loro case e i Pandava continuarono ad abitare a Ecaciacra come prima impegnandosi nello studio dei Veda. Qualche giorno dopo giunse presso la casa del loro ospite un altro Bramana un asceta che vi si stabilì onorato come da cerimoniale. I Pandava gli chiesero di raccontare le sue interessanti esperienze. Narrò di molti paesi santuari fiumi sacri re regioni città meravigliose e poi del matrimonio della principessa di Panciala figlia di Iaginasena della nascita di Dristadiumna e Sicandi della nascita di Draupadi che non era nata da donna alcuna ma durante il grande sacrificio di Drupada. I Pandava gli domandarono: "Come nacque Dristadiumna figlio di Drupada dal fuoco sacrificale? E come nacque Draupadi dal centro della piattaforma sacrificale? E come è che Dristadiumna imparò tutte le armi da Drona? E come è che si ruppe l'amicizia fra Drona e Drupada?"

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CLXVIII Il Bramana disse:” Nella regione dove il Ganga giunge alle pianure viveva un grande Risci dedito alle pene più austere. Grande asceta grande saggio si chiamava Baraduagia. Un giorno si recò al fiume per le abluzioni e incontrò l'Apsara Gritaci che aveva appena finito le sue. Si levò un soffio. L'Apsara fu nuda. Il Risci s'infoiò. Aveva praticato la castità fin da molto giovane ma il desiderio fu così forte che gli schizzò fuori lo sperma. Lo raccolse in un coccio da cui nacque Drona cioè colui che nacque da un coccio. Drona studiò tutti i Veda con le loro branche. Baraduagia aveva un amico di nome Prisciata che era re dei Panciala cui nacque un figlio di nome Drupada della stessa età di Drona: tutti i giorni lo andava a trovare e giocavano e studiavano insieme. Quanda Prisciata morì Drupada divenne re. Intanto Drona aveva saputo che il grande Bramana Rama si era ritirato e voleva disfarsi di ogni ricchezza: l'andò a trovare e gli disse: "Io sono Drona e vengo da te per chiederti la tua ricchezza." "Ho già dato tutto. Mi resta solo il corpo e le mie armi. Dimmi quale dei 2 vuoi." "Devi darmi tutte le tue armi e la scienza per usarle." "Amen."

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Drona ricevette tutte le sue armi e si considerò coronato dal successo. Ottenne anche la famigeratissima arma di Brama di cui gioì oltre misura e per cui acquisì una decisa superiorità su ogni altro uomo. A quel punto andò dal re Drupada e gli disse: "Sappi che ti sono amico." "Un uomo di bassi natali non può essere amico di uno d'alto lignaggio così come chi non è un guerriero su carro non può avere per amico un guerriero su carro. Parimenti chi non è re non può vantare un re per amico. Dunque perché vuoi ripristinare la nostra amicizia di un tempo?" Drona rimase mortificato e iniziò a pensare in che modo umiliare il re del Panciala e si recò nella capitale dei Curu dove Bisma gli presentò i nipoti come allievi in cambio di varia ricompensa sicché Drona che desiderava umiliare re Drupada riunì i discepoli e disse loro: "Dopo che avrete completato gli studi delle armi dovrete ricompensarmi dandomi ciò che desidero di più." "Amen." Quando poi i Pandava furono divenuti esperti nell'uso delle armi egli chiese la ricompensa: "Drupada figlio di Prisciata è il re di Ciatravati. Scippategli il regno e datelo a me." I Pandava sconfissero Drupada lo

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fecero prigioniero assieme ai ministri lo offrirono a Drona che guardando il monarca sbaragliato disse: "Re ti chiedo ancora una volta l'amicizia e siccome nessuno che non sia re è degno dell'amicizia di un re ho deciso che ci divideremo il tuo regno: tu sarai re delle zone a sud del Ganga mentre io di quelle a nord." "Sia tu benedetto sia così come tu hai detto sia eterna amicizia fra noi come tu desideri!" Sancito così un legame permanente ognuno tornò donde era venuto. Ma Drupada sentiva tutto il tempo quanto cocente fosse stata l'umiliazione era triste si buttava via.

CLXIX Vagò di eremo in eremo alla ricerca di un Bramana superiore esperto in riti sacrificali era sopraffatto dal dolore agoniava per avere figli diceva sempre: "Ahimé che non ho figli che sorpassano ogni altra realizzazione." Pensava tutto il tempo che voleva vendicarsi di Drona e sospirava in continuazione. Ma anche dopo molte e molte riflessioni non aveva ancora trovato il modo per vincere con la sua potenza Csciatria il valore la disciplina l'allenamento e la perfezione di Drona. Vagando lungo le rive dello Iamuna e del Ganga una volta s'imbatté in un eremo di Bramana: nessuno che non

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fosse uno Snataca un asceta e massimamente virtuoso. Trovò 2 saggi di nome Iagia e Upaiagia asceti col pieno controllo dello spirito e del massimo livello di casta dediti allo studio delle dottrine antiche originari della schiatta di Casiapa perfettamente in grado di aiutarlo nell'ottenere ciò che voleva: prese a corteggiarli con grande assiduità e singolare fermezza d'intenti. Avendo appurato che Upaiagia che era il più giovane era per altro meglio realizzato lo corteggiò in privato offrendogli quanto di più desiderabile. Passava il tempo ai suoi piedi usava sempre parole dolci gli offriva tutto quanto desiderabile e gli disse: "Upaiagia Bramana se fai i riti sacrificali che posso avere un figlio che può uccidere Drona ti prometto 10'000 vacche o qualunque cosa vuoi davvero sono pronto a farti regali." "Non posso." Ma Drupada non si arrese e continuò a servirlo e corteggiarlo. Trascorso 1 anno Upaiagia gli disse con tono flautato: "Mio fratello maggiore Iagia un giorno camminava per i boschi e prese da terra un frutto caduto senza curarsi circa la purezza o meno del luogo. Io ero dietro e osservai che il fatto era indegno. In effetti lui non si fa scrupolo di cogliere cose impure: non vedeva

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alcun peccato nel prendere quel frutto: in effetti chi non bada alla purezza in determinate circostanze è difficile che vi badi in altre. Quando viveva nella casa del suo maestro era abituato a mangiare gli avanzi impuri delle feste degli altri. Parla sempre con approvazione del cibo e gli piace di tutto. Tutto questo mi fa credere che mio fratello abbia desiderio di acquisizioni terrene. Va' da lui: si presterà a farti servizi spirituali." Drupada non aveva una grande opinione di Iagia e tuttavia andò a trovarlo. Lo venerò e gli disse: "Padrone fammi dei servizi spirituali e ti darò 8'000 vacche! L'inimicizia con Drona mi brucia il cuore devi darmi sollievo. Drona è il maggior esperto di Veda ma anche dell'arma Brama e per questo mi ha sconfitto durante un contenzioso nato da questioni di amicizia. Oggi è il primo maestro dei Curu. Al mondo non c'è Csciatria che gli sia superiore. Il suo arco è lungo 6 cubiti è formidabile le sue frecce possono uccidere qualunque creatura abbia vita. Sta distruggendo il potere degli Csciatria in tutto il mondo. Sembra proprio come Giamadaghnia quando voleva sterminare la razza degli Csciatria. Non c'è uomo al mondo che possa sopraffare la forza terribile delle sue armi. Drona è come un fuoco alimentato con burro chiarificato ha la potenza di Brama insieme a quella degli Csciatria consuma qualunque avversario ma la tua forza Brama è superiore mentre la mia sola forza

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Csciatria è inferiore quindi ti chiedo aiuto visto che sei così superiore a Drona nella conoscenza di Brama. Iagia fa' i sacrifici che servono di modo che io ottenga un figlio invincibile e capace di uccidere Drona. Sono pronto a darti 10'000 vacche." "Amen." Iagia si mise a ripassare le varie cerimonie che compongono quel particolare sacrificio. Sapendo che la cosa era piuttosto difficle chiese l'aiuto di Upaiagia che non desiderava nulla. Iagia promise di eseguire il sacrificio per la distruzione di Drona. Upaiagia disse a Drupada tutto quanto era necessario per intraprendere il grande sacrificio inteso a fargli ottenere prole e disse: "Ti nascerà un figlio come desideri di grande valore energia e forza." Drupada si diede da fare con i preparativi. Quando tutto fu pronto Iagia versò libagioni di burro chiarificato sul fuoco sacrificale e ordinò alla moglie di Drupada: "Vieni qua cognata di Prisciata! Abbiamo un figlio e una figlia per te!" "Bramana ho la bocca sporca di zafferano e altre spezie olezzo di profumi dolciastri non sono pronta per ricevere il burro santificato che mi darà i bambini aspetta un attimo aspetta così che tutto si compia felicemente.”

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"Vieni o aspetta che importa? perché non dovremmo portare a compimento il sacrificio visto che abbiamo già preparato e santificato la libagione?" Versò la libagione sul fuoco e dalla fiammata scaturì un bimbo simile ad un dio un incendio era terribile con la corona in testa l'armatura indosso la spada in mano arco e frecce ruggiva montò su di un carro perfetto girò qui e là per un po' i Panciala dettero in grida gioiose: "Magnifico magnifico." Parve che la Terra non avrebbe retto il peso dei Panciala ammattiti per la gioia. La voce di una creatura invisibile suonò in cielo: "Questo principe è nato per distruggere Drona. Farà svanire tutte le paure dei Panciala e porterà lontano la loro gloria. Libererà il re da ogni dispiacere." Dopo di che dal centro della piattaforma sacrificale scaturì anche una figlia Panciali benedetta da ottima sorte e bellissima occhi neri larghi come petali di loto carnagione scura riccioli blu unghie magnificamente incurvate brillanti come rame cotto sopracciglia incantevoli seno grosso pareva la figlia di un dio nata fra gli uomini il corpo fragrante di loto blu che se ne sentiva l'odore a 2 chilometri non v'era al mondo bellezza pari avrebbero potuto desiderarla in sposa dèi Danava o Iacscia. Quando nacque questa ragazza dai fianchi adorabili una voce incorporea disse: "Questa fanciulla di scuro incarnato

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sarà la prima fra tutte le donne sarà la causa della distruzione di molti Csciatria sarà lei fianchi sottili che col tempo porterà a compimento certi disegni divini e con lei molti pericoli sopraffarranno i Caurava." I Panciala ruggirono e la Terra non resse il peso del loro gioioso concorso. La cognata di Prisciata vide i 2 fanciulli e fu presa da desiderio avvicinò Iagia e disse: "Nessun altra sarà loro madre: io!" "Amen." I Bramana presenti compiaciuti diedero i nomi: "Il figlio di re Drupada si chiamerà Dristadiumna per via dell'audacia smisurata e perché è nato con un'armatura come Diumna. La figlia si chiamerà Crisna per via della pelle scura." Nacquero così i 2 gemelli del sacrificio di Drupada. E Drona prese con sé il principe dei Panciala e gli insegnò tutte le armi come ricompensa per la metà del regno che aveva preso a Drupada: riteneva inevitabile il destino e agiva solamente per la gloria."

CLXX Le parole del Bramana avevano trafitto i Pandava come frecce e di

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fatto lo erano. I Pandava persero la serenità. Cunti li vide svogliati e distratti. Disse a Iudistira: "Abbiamo abitato in casa di questo Bramana molti gioni abbiamo trascorso del buon tempo in questa città vivendo della carità di molte persone oneste e illustri: non sarebbe più alcun piacere visitare ancora i boschi e i giardini deliziosi che sono da queste parti né sarebbe facile come prima ottenere la carità. Se vuoi forse sarebbe meglio partire per Panciala che non abbiamo mai visto prima e che di sicuro è bellissima. Ho sentito dire che la questua è facile là e che re Iaginasena è devoto ai Bramana. Non credo sia bene fermarsi a lungo in uno stesso luogo. Se sei d'accordo è meglio andare là." "È nostro dovere ubbidirti e poi quello che dici è per il nostro bene ma non so se gli altri sono d'accordo."

CLXXI Cunti parlò con Bima Argiuna e i gemelli circa il viaggio a Panciala e furono tutti d'accordo. Salutarono il Bramana che li aveva ospitati e partirono per la meravigliosa città di Drupada. Per altro durante il loro soggiorno in casa del Bramana una volta era capitato che Viasa era andato a trovarli di nascosto: vedendolo erano balzati in piedi e avevano fatto un passo avanti

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per riceverlo l'avevano salutato con reverenza onorato poi si erano messi in silenzio a palmi giunti. Ne era rimasto compiaciuto. Aveva chiesto loro di sedersi e si era messo a parlare allegramente: "State camminando lungo la via della virtù e in accordo con le scritture? Onorate i Bramana? Spero badiate sempre a omaggiare chi lo merita." Disse ancora molte altre cose intorno alla virtù e ad altro di molto interessante e poi ancora: "C'è un Risci illustre che vive in un eremo che ha una figlia perfetta fianchi teneri labbra incantevoli sopracciglia sottili che in conseguenza di certe cose fatte nella vita precedente è molto sfortunata sebbene casta e bellissima non aveva trovato marito sicché per ottenerne uno si era messa a fare penitenze ascetiche e presto era riuscita a gratificare il dio Sancara cioè Maadeva che le aveva detto: "Dimmi cosa desideri. Sia tu bedetta. Io sono Sancara e ti darò ciò che chiedi." "Voglio un marito perfetto." "Ne avrai 5 e saranno principi Barata." "Ma io ne voglio solo 1." "Ma tu lo hai ripetuto 5 volte quindi nella prossima vita ne avrai 5." Dunque sappiate che questa

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fanciulla è nata nella linea di Drupada ed è destinata ad essere vostra moglie: partite per la capitale dei Panciala e stabilitevi là. Sicuramente vi verrà molta felicità dall'averla in moglie." Detto ciò Viasa li salutò e tornò donde era venuto.

CLXXII I Pandava salutarono il Bramana loro ospite e partirono verso Panciala con i cuori lieti e la madre che camminava davanti loro. Marciarono giorno e notte in direzione nord finché raggiunsero un santuario sacro a Sciva e poi le rive del Ganga. Danangiaia camminava avanti a tutti con una torcia in mano per illuminare la strada e tenere lontane le belve. Accadde che in quell'ora l'orgoglioso re dei Gandarva se la stava spassando con le mogli nelle acque deliziose del Ganga quando udì i Pandava avvicinarsi sentì il rumore dei loro passi fu preso dalla rabbia li vide arrivare con la madre afferrò il suo arco spaventoso e lo tese tutto tondo: "Si sa che tolti i primi 40 secondi il crepuscolo del tramonto è stato assegnato alle scorribande degli Iacscia dei Gandarva e dei Racsciasa che sono capaci di muoversi ovunque vogliano: tutto il resto del tempo appartiene all'uomo e al suo lavoro. Quindi se qualche uomo vaga al tramonto per bramosia e capita dalle

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nostre parti sia noi che i Racsciasa uccidiamo quel folle. Quindi gli esperti di Veda non approvano mai coloro che s'avvicinano alle pozze d'acqua al tramonto né manco fosse un re a capo di un esercito. State lontano non avvicinatevi non vedete che mi sto bagnando nelle acque del Baghirati sappiate che io sono il Gandarva Angaraparna mi fido solo della mia forza sono orgoglioso fiero e amico di Cuvera e questa foresta sulle rive del Ganga è mia si chiama come me qui eccito tutti i miei sensi qui non possono venire dèi Capalica Gandarva o Iacscia: come osate avvicinarvi a me che sono il più brillante gioiello del diadema di Cuvera?" Argiuna rispose: "Stupido! Che sia giorno notte o crepuscolo chi può vietare agli altri l'oceano l'Imalaia o questo fiume? Che la pancia sia piena o vuota che sia notte o giorno non esiste per nessuno un momento particolare per venire al Ganga. Per quanto ci riguarda noi che siamo forti non ci preoccuppiamo affatto di disturbarti. Solo i deboli ti onorano. Il Ganga sgorga dalle vette dorate dell'Imavat e si riversa nell'oceano ed è diviso in 7 corsi: Ganga Iamuna Sarasuati Vitasta Saraiu Gomati Gandachi: chi ne beve l'acqua è mondato da ogni peccato. La parte del Ganga

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che scorre nella regione celeste si chiama Alacananda quella nella regione dei Pitri Vaitarani e difficilmente i peccatori possono guadarlo l'ha detto lo stesso CrisnaDuaipaiana. Il corso celeste mena in paradiso coloro che toccano le sue acque che sono libere da pericoli. Dunque perché vuoi impedirci l'accesso a questo fiume? Comportarsi così non è virtuoso. Peché non dovremmo trasgredire i tuoi ordini e toccare le sacre acque del Baghirati che sono libere da ogni pericolo e che nessuno può precluderci?" Angaraparna s'infuriò piegò l'arco tutto tondo e prese a lanciare frecce come serpi velenose contro i Pandava: Danangiaia le stornò tutte tenendo in mano la torcia e un buono scudo e disse: "È inutile che cerchi di spaventare quelli che sono esperti di armi: le armi che scagli loro contro svaniscono come schiuma. Sono convinto che tu sia superiore agli uomini in valore per questo ti combatterò con armi divine e senza scorrettezze: ti scaglierò contro quest'arma di fuoco che Vriaspati maestro di Indra diede a Baraduagia che la diede a Aghnivesia che la diede a Drona che la diede a me." Ciò detto gli scagliò addosso rabbiosamente l'arma di fuoco che istantaneamente gli bruciò il carro la forza del colpo fu tale che il Gandarva svenne e cadde a testa in giù dal carro Danangiaia lo prese per i capelli e lo trascinò verso i fratelli con le sue

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ghirlande floreali in testa al che la moglie Cumbinasi per salvarlo corse da Iudistira a cercare protezione: "Oh grande uomo mettimi sotto la tua protezione! Libera mia marito! Sono Cumbinasi sono la moglie di questo Gandarva e cerco la tua protezione!" Iudistira si rivolse ad Argiuna: "Tu che uccidi i nemici bimbo mio chi ucciderebbe un nemico che è stato battuto ha perso ogni gloria viene difeso dalla moglie e non ha alcun valore?" "Tieniti la tua vita Gandarva! Vattene e non lamentarti visto che Iudistira re dei Curu mi ordina di mostrare pietà." "Poi che mi hai battuto non posso più chiamarmi Angaraparna cioè veicolo fulgido non posso più vantarmi col nome visto che il mio orgoglio è stato vinto: ho avuto la fortuna di ottenere te Argiuna: voglio darti il potere che hanno solo i Gandarva di produrre illusioni. Il mio eccellente e magnifico carro è stato bruciato dalla tua arma di fuoco. Un tempo il mio nome veniva dal mio carro eccellente adesso verrà dal mio carro bruciato. Tramite penitenze ascetiche avevo ottenuto la scienza di produrre illusioni: oggi la trasferirò a te che mi hai dato la vita. Colui che avendo sconfitto il nemico gli risparmia la vita essendone richiesto merita ottima

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sorte. Questa scienza si chiama Ciacsciusci. Manu l'ha data a Soma che l'ha data a Visuavasu che l'ha data a me che sono privo di energia così è divenuta progressivamente inutile. Ti ho detto circa la sua origine e trasmissione ora ascolta qual è il suo potere. Grazie a questa scienza si può vedere qualunque cosa si voglia in qualunque modo si preferisca cioè nel particolare o nell'intero. Si può acquisirla solo stando in piedi su di 1 piede per 6 mesi ma te la darò senza che tu debba osservare alcun voto. È questa conoscenza che ci rende superiori a voi uomini: potendo vedere qualunque cosa con la mente siamo come dèi. Voglio dare a te e a ciascuno dei tuoi frateli 100 stalloni nati nel paese dei Gandarva che hanno un colore divino che sono veloci come un pensiero che portano dèi e Gandarva sono magri ma non si stancano nè rallentano. In tempi antichi fu creato il fulmine di modo che il capo degli dèi potesse uccidere l'Asura Vritra: glielò tirò in testa ma si spaccò in 1000 pezzi gli dèi venerarono reverenti quei frammenti di fulmine la gloria conosciuta in tutto il trimundio è una porzione di quel fulmine la mano con cui il Bramana versa libagioni sul fuoco sacrificale il carro su cui lo Csciatria combatte la carità del Vaisia e il servizio che il Sudra rende alle altre 3 caste sono tutti frammenti di quel fulmine. Si è detto che non si devono uccidere i cavalli visto che sono come una porzione del carro dello Csciatria

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inoltre sono figli di Vadava e quelli che nascono nella regione dei Gandarva possono muoversi ovunque e prendere il colore che desidera chi li cavalca e andare veloci come vuole. Questi miei cavalli che ti do faranno sempre come vorrai." "Se mi dai questa scienza e questi cavalli perché ti ho fatta salva la vita io non li accetto." "L'incontro con una persona illustre è sempre fonte di gratificazione e per altro tu mi hai lasciato la vita. Te ne sono grato e quindi ti do la mia scienza. Ma per evitare che la gratitudine rimanga da una sola parte io mi prenderò la tua arma di fuoco!" "Accetto i tuoi cavalli in cambio della mia arma. Facciamo amicizia per sempre. Amico dicci perché gli uomini devono temere i Gandarva. Noi che siamo forti virtuosi ed esperti di Veda perché non dovremmo muoverci al crepuscolo?" "Voi siete senza mogli anche se avete terminato gli studi non conducete nessuno specifico modo di vita non vi accompagna nessun Bramana: per questo vi ho redarguito. Iacscia Racsciasa Gandarva Pisacia Uraga e Danava sono sapienti intelligenti e conoscono la storia della razza dei Curu io ho ascoltato da Narada e altri Risci celesti le grandi imprese dei vostri saggi antenati io stesso

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durante i miei viaggi per il mondo sono stato talvolta testimone del valore della vostra razza ho conosciuto personalmente il vostro maestro celebrato nel trimundio per la sua conoscenza dei Veda e delle armi conosco anche Darma Vaiu Sacra i gemelli Asuin e Pandu che sono i 6 perpetuatori della razza dei Curu i vostri progenitori divini e umani e so pure che voi 5 fratelli siete sapienti eminenti massimi guerrieri coraggiosi virtuosi e osservate i voti e pur sapendo che i vostri cuori sono puri e i vostri modi impeccabili tuttavia vi ho redarguito perché nessuno che sia forte deve tollerare cattivi comportamenti davanti a sua moglie tanto più che con l'oscurità la nostra forza aumenta ed io ero con mia moglie e dunque mi sono arrabbiato. Tuttavia sono stato sconfitto da te. Ora ti spiego perché. Il modo di vita Bramaciaria è superiore a qualunque altro ed è il vostro attuale: per questo sono stato sconfitto da te. Qualunque Csciatria sposato che combattesse con noi di notte non potrebbe sopravvivere. Ma uno Csciatria sposato che è santificato con Brama e che ha incaricato un sacerdote di prendersi cura del suo Stato potrebbe sconfiggere qualunque viandante notturno. È per questo che gli uomini devono sempre incaricare un sacerdote disciplinato che si occupi di procurare loro tutta la buona sorte che desiderano. Un Bramana è degno di essere il sacerdote di un re se conosce

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i Veda e le 6 branche se è puro e sincero se è virtuoso e disciplinato. Un re diventa vittorioso e si guadagna il paradiso se ha come sacerdote un esperto Bramana che rispetta le leggi dell'etica che domina le parole che è puro e si comporta bene. Un re deve scegliere sempre un sacerdote perfetto per riuscire ad acquisire ciò che non ha e difendere ciò che ha già. Chi desidera prosperità deve sempre farsi guidare da un sacerdote e potrà conquistare il mondo intero. Un re senza Bramana non riuscirà a conquistare nessuna terra solo perché è coraggioso o di stirpe gloriosa. Sappi allora che solo un regno in cui i Bramana abbiano potere durerà per sempre."

CLXXIII "Ti sei rivolto a me chiamandomi più volte col nome di Tapatia. Desidero sapere il significato di questa parola visto che in quanto figli di Cunti noi ci chiamiamo Caunteia: chi è Tapati che ci chiami Tapatia?” "Ti racconterò per filo e per segno questa storia affascinante. Colui che in cielo pervade l'intero firmamento con la sua luce aveva una figlia di nome Tapati uguale a lui era sorella minore di Savitri

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era celebrata in tutto il trimundio era devota alle penitenze ascetiche non v'era femmina fra gli dèi gli Asura gli Iacscia i Racsciasa gli Apsara e i Gandarva che le fosse pari in bellezza era perfetta impeccabile aveva occhi grandi e neri vestiva divinamente era casta e irreprensibile. Suria la guardava e pensava che nel trimundio non esistesse nessuno che per bellezza perfezione comportamento e sapienza fosse degno di sposarla. Vedendo che era entrata nella pubertà dunque in età di prendere marito suo padre non si dava pace stava sempre a pensare chi dovesse scegliere. A quel tempo re Samvarana figlio di Ricscia onorava debitamente Suria con offerte di Arghia ghirlande e profumi e con voti e penitenze ascetiche di vario genere: venerava Suria sempre in tutta la sua gloria con devozione umiltà e pietà. Suria considerò che rispettava ogni regola di virtù e che era il più bello dei mondi: decise che era marito degno per la figlia decise di concedere la figlia a quel rampollo di una stirpe famosa in tutto il mondo. Come Suria colmava di splendore il firmamento Samvarana riempiva la terra con lo splendore delle sue gesta e tutti gli uomini eccetto i Bramana lo onoravano. Era benedetto dalla buonasorte leniva i cuori degli amici meglio del Soma e inceneriva i cuori dei nemici meglio di Suria. Un giorno partì per una battuta di caccia nel sottobosco della montagna e mentre vagava alla ricerca di cervi il suo cavallo fu sopraffatto da fame sete

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e fatica e morì. Abbandonò il cavallo e proseguì a piedi per la montagna finché incontrò una fanciulla bellissima occhi grandi sola e lui solo ristette immobile a fissarla era talmente bella che credette si trattasse proprio della dèa Sri poi pensò che fosse la luce di Suria fatta corpo splendeva come un fiamma innamorava come uno spicchio di luna stava dritta sulle pendici della montagna e pareva una statua d'oro brillante che pareva che persino la montagna con le piante e i rampicanti fosse divenuta d'oro alla vista di quella femmina il re pensò con disprezzo a tutte le femmine che aveva veduto prima la guardava e considerava benedetta la vista pensava di non avere mai visto nulla di così bello da quando era nato il cuore e gli occhi gli furono rapiti incatenati mise radici in quel punto smarrì i sensi pensò che l'artefice di tanta bellezza aveva dovuto rimestare l'intero mondo di dèi Asura e uomini pensò tutti questi pensieri e che quella fanciulla era la più bella del trimundio fu trafitto dalle frecce di Cama perse ogni serenità sentì ardere un desiderio forte e rivolse queste parole alla fanciulla incantevole ma ancora innocente nonostante fosse in pieno rigoglio: "Chi sei e di chi? E perché sei qui?

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Perché vai da sola per questi boschi solitari con i tuoi dolci sorrisi? Sei perfetta in ogni tratto sei coperta di gioielli sembri essere tu il gioiello dei tuoi gioielli! Non sembri essere una dèa né un'Asura o una Iacscia o una Racsciasa o una Naga o una Gandarva o una donna. Le femmine più belle che io abbia mai visto o di cui abbia mai sentito parlare non possono competere con te in bellezza! Sei bella sei amabile più che la luna hai occhi come petali di loto: il dio del desiderio va macinandomi." Lei non disse parola disparve come un lampo fra le nuvole il re percorse la foresta da cima a fondo fuori di sé e non trovandola diede in forti lamenti e ristette immobile per lungo tempo sopraffatto dal dolore.

CLXXIV Cadde a terra svenuto. Lei riapparve vicino a lui con i sorrisi dolci e i fianchi torniti e disse parole di miele: "Alzati alzati tu che castighi i nemici! Sia tu benedetto non è conveniente che tu perda così la ragione tu che sei un uomo così celebrato nel mondo." Aprì gli occhi e vide accanto a sé la fanciulla fianchi sinuosi. Ardeva per il desiderio era debole per l'emozione e disse: "Sia tu benedetta bellissima donna dagli occhi neri! Brucio di desiderio per te: prendimi! Languisco. La vita mi

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scorre via. È per te che Cama non cessa di trafiggermi con frecce acuminate tu che hai lo splendore dei filamenti di loto Cama mi ha morso è come mi avesse morso una serpe velenosa: hai fianchi larghi e flessuosi abbi pietà di me tu che sei bella e perfetta che il tuo viso è come un petalo di loto o una luna che la tua voce è dolce come il canto di un Chinnara la mia vita è nelle tue mani senza di te non posso vivere Cama mi trafigge senza fine sii pietosa con me non devi gettarmi via devi soccorrermi con amore ti ho amato a prima vista sono meravigliato sono stordito ti guardo e non voglio vedere nessun'altra femmina eccetto te abbi pietà sono il tuo schiavo obbediente il tuo adoratore prendimi appena ti ho visto il dio del desiderio mi è penetrato nel cuore e mi dilania con le sue punte il fuoco del desiderio m'incendia gettagli su l'acqua del tuo amore diventa mia: pacifica l'irreprensibile dio del desiderio che è venuto armato di arco e frecce e mi trapassa senza posa: sposami secondo il rito Gandarva si dice che sia la forma migliore." "Non dispongo di me stessa! Sia chiaro che sono ancora sotto il controllo di mio padre. Se davvero mi vuoi bene devi chiedermi a mio padre. Tu dici che ti ho rubato il cuore ma anche tu

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hai rubato il mio al primo sguardo ma non dispongo del mio corpo dunque non mi avvicino di più le donne non sono mai indipendenti. Quale donna del trimundio non ti vorrebbe come marito che sei così gentile con i subalaterni e sei nato di razza pura? Allora quando ci sarà l'opportunità chiedi la mia mano a mio padre Aditia con i dovuti onori le penitenze ascetiche e i voti. Se mio padre mi concede a te sarò per sempre tua moglie obbediente. Mi chiamo Tapati e sono sorella minore di Savitri e figlia del Sole che illumina l'universo."

CLXXV Tapati salì in cielo il re giacque in terra. Lo trovarono ministri e seguaci che stavano cercandolo per tutta la foresta e lui stava sdraiato in quel luogo solitario come un arcobaleno precipitato dal firmamento il suo capoministro si mosse come se si fosse bruciato gli corse vicino con affezione e rispetto e sollevò quell'ottimo re prostrato a terra e privo di sensi per il desiderio. Il ministro era vecchio ed aveva la saggezza di un vecchio agiva da vecchio e aveva la diplomazia di un vecchio: sollevò il re e gli rivolse parole dolci per il suo bene: "Sia tu benedetto tu che sei scevro da peccato! Non avere paura tigre fra i re!" Pensò che fosse stato sopraffatto da

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fame sete e fatica. Asperse la sua fronte priva di corona con gocce d'acqua fresca fragrante di petali di loto. Lentamente tornò in sé il re allontanò tutti gli attendenti eccetto quel ministro e si mise a sedere lì sul fianco della montagna si purificò debitamente e lì seduto su quel monte fra i monti a palmi giunti e volto levato in alto prese a venerare Suria. Ebbe anche un pensiero per il suo sacerdote Vasista. Continuò a sedere lì notte e giorno senza riposo. Vasista arrivò il XII giorno: grazie ai poteri ascetici era venuto a sapere immediatamente che il re era svenuto per via di Tapati e desiderando essergli d'aiuto si recò da lui per dargli ogni rassicurazione. Davanti a lui salì per parlare con Suria essendo egli stesso splendido come la stella. Gli si presentò allegramente a palmi giunti: "Io sono Vasista" "Benvenuto! Dimmi cosa hai in mente. Ti concederò qualunque cosa mi chiederai per quanto difficile possa essere!" Vasista s'inchinò dicendo: "Chiedo la mano di tua figlia Tapati per conto di Samvarana. È un re di grandi imprese virtuoso elevato in spirito sarà degno marito per tua figlia." "Samvarana è il migliore dei re tu il migliore dei Risci e Tapati la migliore delle femmine: cos'altro

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potremmo fare se non sposarla a Samvarana?" Con queste parole gliela affidò il Risci prese congedo e assieme a Tapati tornò da Samvarana che venne ebbro di gioia: Tapati scese dal cielo come un fulmine dalle nuvole incendiando i 10 punti del firmamento. Questo accadde appena il re ebbe compiuto il voto delle 12 notti: ottenne moglie dopo avere venerato la luna piena." Argiuna rimase incuriosito per quanto aveva ascoltato circa la potenza ascetica di Vasista e chiese al Gandarva: "Raccontami di questo Vasista Risci dimmi tutto di lui chi era questo illustre sacerdote dei nostri antenati?" "Vasista è nato dalla mente di Brama ed è sposato con Arundati. Impresa difficile per gli stessi immortali vinse Desiderio e Rabbia che presero a lavargli i piedi. Sebbene l'offesa di Visuamitra lo irritò evitò di sterminare la sua tribù dei Cusica. Afflitto per la perdita dei figli tuttavia non fece nulla di terribile e distruttivo contro Visuamitra come non ne avesse il potere sebbene lo avesse eccome. Così come l'oceano non viola i confini delle terre così Vasista non trasgredì le leggi di Iama riportando i figli indietro dai suoi domini. Icsvacu e altri grandi re conquistarono il mondo intero perché avevano ottenuto l'aiuto di quell'illustrissimo che aveva conquistato se stesso. E fu sempre

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grazie a lui che quei re intrapresero molti grandi sacrifici: li assistette come Vriaspati gli immortali. Pertanto cercatevi qualche Bramana perfetto e desiderabile ligio ai Veda virtuoso da fare vostro sacerdote. Uno Csciatria di buona stirpe se desidera allargare i propri domini conquistando il mondo deve anzi tutto nominare un sacerdote deve tenere un Bramana al fianco. Dunque Argiuna nomina tuo sacerdote un Bramana perfetto e sapiente che abbia i sensi sotto controllo e sia esperto di religione profitto e piacere."

CLXXVII "Quale fu la causa dell'ostilità fra Visuamitra e Vasista che vivevano entrambi in un eremo scintillante? Racconta." "C'era un tempo in Caniacuvgia un grande re famoso in tutto il mondo che si chiamava Gandi ed era figlio di Cusica. Visuamitra era figlio di Gandi aveva un grande esercito molte bestie molti veicoli usava andare a caccia di cervi accompagnato dai ministri nel fitto dei boschi. Samvarana sposò Tapati sul fianco del monte che frequentavano dèi e Gandarva e col permesso di Vasista

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desiderava sollazzarsi con la moglie su quel monte talché nominò reggente della capitale e del regno Vasista che lo salutò e se ne andò e Samvarana se la spassò come un dio per 12 anni con la moglie nei bochi e nel sottobosco. Ma per 12 anni il dio 1'000 occhi non fece una goccia di pioggia nella capitale neppure nel regno sicché uomini piante e animali presero a morire velocemente non veniva neppure una singola goccia di rugiada e non cresceva neanche una spiga di grano quindi la gente disperata per la fame lasciò le case e fuggì in tutte le direzioni dalla capitale e dalle campagne lasciavano mogli e figli e ognuno pensò solo a se stesso. Chi rimaneva era afflitto dalla fame non aveva una briciola di cibo si riduceva a scheletro la capitale sembrava la città del re dei morti gremita di fantasmi. Vasista decise di riportare nella capitale Samvarana con la moglie dopo che avevano trascorso tutto quel tempo da soli e lontano. Non appena fecero rientro nella capitale tutto tornò come prima perché il dio 1'000 occhi fece piovere abbondantemente e crescere il grano. Il paese si rianimò e la gioia fu estrema. Il re con la moglie tornò a intraprendere sacrifici dodecennali come Indra con Saci. Questa è la storia di Tapati figlia di Vivasuat che è da lei che vi chiamate Tapatia perché Samvarana concepì con

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lei un figlio di nome Curu che fu il più notabile dei vostri antenati infatti voi siete discendenti di Curu e vi chiamano Tapatia."

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