Lorenzo Bianchi - Natura, politica e storia Nel Proxeneta seu de prudentia civili liber di Girolamo Cardano

November 29, 2017 | Author: lagatadezinc5733 | Category: Evil, Nature, Homo Sapiens, Liberty, Reason
Share Embed Donate


Short Description

Lorenzo Bianchi, “Natura, politica e storia nel «Proxeneta seu de prudentia civili liber» di Girolamo Cardano” en Id. (e...

Description

Natura, politica e storia nel Proxeneta seu de prudentia civili liber di Giordano Cardano di Lorenzo Bianchi

I. Matematico e astrologo, medico e filosofo naturale, trattatista morale e politico, Girolamo Cardano (1501-1576) incarna nella sua produzione smisurata quell’ideale enciclopedico del sapere che ri­ trova nel Rinascimento uno dei momenti di massima realizzazione. Autore di una tra le più intense e illuminanti autobiografie mo­ derne —quel De propria vita liber che fu pubblicato postumo da G. Naudé a Parigi nel 1643' — i suoi scritti godettero di ampia for­ tuna anche nel secolo XVII, se è vero che gli Opera omnia del pensatore milanese furono pubblicati a Lione in dieci volumi infolio nel 1663 a cura del medico Charles Spons2. Lo stesso Proxeneta 1 G. Cardano, De propria vita liber. Ex Bibliotheca Gab. Naudaei, Parisiis, apud Iacobum Villery, 1643. Questo scritto è preceduto da un interessante ludicium del Naudé stesso su Cardano. Cfr. Vita Cardani ac de eodem iudicium, in G. Cardano, De propria vita liber, cit., ff. 4r-47r. Naudé aveva già pubblicato un altro testo cardaniano, cfr. G. Cardano, De praeceptis ad filios libellus. Ex Bibliotheca Gab. Naudaei, Parisiis, apud Th. Blasium, 1635. Per le relazioni tra Naudé e Cardano cfr. L. Bianchi, Rinascimento e libertinismo. Studi su Gabriel Naudé, Napoli 1996, pp. 48-54; Id., Girolamo Cardano e Gabriel Naudé: naturalismo e politica, in Cardano e la traditone dei saperi, a cura di M. Baldi e G. Canziani, Milano 2003, pp. 405-426 e Th. Cerbu, Naudé as editor o f Cardano, in Girolamo Cardano. Le opere, le fonti, la vita, a cura di M. Baldi e G. Canziani, Milano 1999, pp. 363-378. Hieronymi Cardani Mediolanensis [...] Opera Omnia tam hactenus excusa; hic tamen aucta et emendata; [...] cura Caroli Sponii, Lugduni, sumptibus Ioannis Antonii Huguetan et Marci Antonii Ravaud, 1663, 10 voi.

6

Natura e storia

seti de prudentia civili liber., apparso postumo a Leida nel 1627 e ristampato nel 1635 e nel 1673 con il più accattivante titolo di Arcana politica, venne tradotto in francese nel 1645 come lu i Science du monde ou la Sagesse civile de C ardati, con un titolo, quindi, che doveva evidenziare l’esplicita valenza politica di questo scritto. Se infatti la «Science du monde» rimanda a una immediata torsione pratico-operativa, nella «sagesse civile» si può ritrovare una diretta allusione all’opera maggiore di Charron, quel De la sagesse che godrà per tutto il XVII secolo di una enorme fortuna, attestata da una quarantina di edizioni4. Testo di impianto morale e politico, il Proxeneta è composto negli anni sessanta, quindi nell'ultimo periodo della vita del suo autore; l’opera infatti, che non è citata nell’edizione del 1562 del De libris propriis, compare tra i manoscritti inediti nel testamento del 1566. Una serie di rimandi autobiografici, inoltre, tra cui una

1 Cfr. G. Cardano, Proxeneta, seu de Prudentia civili liber, Recens in lucem protractus vel e tenebris erutus, Lugduni Batavorum, ex officina Elzeviriana, 1627; Id., Arcana Politica sive de Prudentia civili U ber singularis, Lugduni Batavorum, ex officina Elzeviriana, 1635; Id., A r­ cana politica sive de Prudentia civili liber singularis. Editio altera, priore correctior, Lipsiae, impens. Joh. A. D. Kastneri, 1673. Cfr. inoltre la traduzione francese in due edizioni: La Science du monde ou la Sagesse civile de Cardan, A Paris, Chez Toussaint Quinet, 1645 (la traduzione è opera di Augustin Quinet, avvocato del parlamento di Parigi); La Science du monde ou la Sagesse civile de Cardan. Seconde Edition. Divisee p a r chapitres, A Paris, chez Antoine de Sommaville, 1652. Si veda infine la recente traduzione italiana: Gerolamo Cardano, i l prosseneta ovvero della prudenza politica, tr. it. a cura di P. Cigada, note di L. Guerrini, introduzione di A. Grafton, Milano 2001. Il Proxeneta viene qui citato nella recente traduzione italiana (Il prosseneta) con l’indicazione, tra parentesi, della rispettiva pagina del testo latino nell’edizione del 1635 (Arcana Politicò). Si utilizza copia degli Arcana Politica presente alla Biblioteca Nazionale Braidense di Milano (segnatura 25 13 B 1). Sul Proxe­ neta cfr. A. Grafton, Cardano’s Proxeneta: Pruderne forprofessors, “Bruniana & Campanellia­ na”, VII, 2001, pp. 363-380; L. Guerrini, L'aurora sospesa di Proxeneta, “Bruniana & Campanelliana”, VII, 2001, pp. 381-412. Cfr. inoltre L. Guerrini, «Tamquam in tabula depicta». Umanesimo e tendente paganeggianti in «Proxeneta» e M. Jalòn, «Il Prosseneta» corno sinopsis de Cardano: perspectiva cientìficas, in Cardano e la tradizione dei saperi, a cura di M. Baldi e G. Canziani, cit., pp. 335-362 e 363-383. Sulla fortuna de La Sagesse nel XVII secolo, cfr. V. Dini e D. Taranto, Bibliografia delle opere di e su Charron, in La saggezza moderna. Temi e problemi dell’opera di Pierre Charron, a cura di V. Dini e D. Taranto, Napoli 1987, pp. 419-435, in particolare pp. 421-423.

Natura, politica e storia nel Proxeneta

7

diretta allusione nel capitolo cxxxi al mese di giugno del 15705, mostrano come questo scritto occupò il suo autore nella parte finale della vita per un lungo arco di tempo, probabilmente una decina di anni, registrando anche quelle tensioni e difficoltà, sia storiche sia personali, che dovevano infine tradursi nel tragico ar­ resto avvenuto a Bologna il 6 ottobre 1570 a opera del tribunale dell’inquisizione. Un arresto che avrà come esito l’abiura pronun­ ciata nel marzo dell’anno successivo, con la quale il Nostro si sarebbe impegnato a non tenere più pubbliche lezioni e a non stampare altri scritti. Ma se quest’opera risente fortemente nelle allusioni autobiogra­ fiche della personale esperienza del pensatore milanese, contrasse­ gnata da alterne e contrastate relazioni accademiche legate all’inse­ gnamento della medicina prima nell’università di Pavia e poi, dal lp&2, in quella di Bologna, essa porta anche le tracce - nella descrizione di un mondo sociale conflittuale e enigmatico — delle dolorose esperienze familiari culminate nella condanna a morte nel 1560 per uxoricidio del figlio Giovanni Battista, medico anch’egli, e nella denuncia al tribunale di Bologna nel 1566 da parte dello stesso Girolamo del figlio minore Aldo, che provocò l’espulsione di quest’ultimo dal territorio bolognese. Mentre nel contempo il Proxeneta si interroga in maniera radicale, al pari di altri testi morali quali il De consolatione (1542) o il De utilitate ex adversis capìenda (1561), sui grandi problemi del destino e della fortuna. II. Il titolo dell’opera rimanda immediatamente non solo alla figura del «prosseneta», ovvero dell’intermediario, ma anche al tema clas­ sico della prudenza, che rinvia a sua volta a quella categoria di phrònesis che, a partire da Aristotele, viene a designare la saggezza pratica. Anche se ora la «prudenza civile» («prudentia civilis») car­ daniana, nell’accentuare l’ambito sociale e politico nel quale essa è

Cfr. I l prosseneta, p. 467 (Arcana Politica, p. 598): «[In questi] giorni, una giovane guardia insultava il mio cocchiere (anno 1570, inizio del mese di giugno) e presso le porte atterriva le cavalle che tiravano la carrozza sulla quale viaggiavo [...]».

8

Natura e storia

resa attiva, risulta declinata in maniera ormai esclusiva sull’operati­ vità, riducendo ogni spazio a quegli elementi morali capaci di gui­ dare le azioni umane che ancora connotavano la phrònesis aristpteJica, intesa come capacità di un retto discernimento tra bene e male (Etica Nicomachea, VI, 5). Più pragmaticamente Cardano nel Proxeneta coglie il fine dell’agire «nel vivere bene e felicemente» — «bene beateque vivere» — e su questa base articola una serie di indicazioni capaci di portare gli uomini alla realizzazione di questo programma: è opportuno precisare quale sia il fine proprio dell’agire umano. Questo fine consiste nel vivere bene e felicemente [...] Il nostro proposito dunque è quello di vivere bene e felicemente in confor­ mità alla nostra condizione e alla nostra azione, in modo da usare correttamente ciò che già possediamo e da acquisire una parte di quelle cose che non abbiamo e che peraltro si possono acquisire, nel caso si ritenga di averne bisogno’.

In tal modo Cardano afferma di limitarsi ad «affrontare [...] le AZIONI DEGLI UOMINI, per quanto attiene alla CONVI­ VENZA CIVILE» e di ricercare il modo di procurarsi «il potere, la gloria, la fama, gli amici, la serenità e come possiamo godere di ciò che la fortuna ci ha concesso»7. Inoltre «poiché è meglio eser­ citare e rafforzare tale procedimento razionale con l’aiuto di un’altra persona e poiché chi può fare ciò viene solitamente chia­ mato JtQo^evr|Tri5, ci è parso corretto intitolare questo libro IL PROSSENETA»8. E più avanti, il capitolo lxv ritorna su questo tema, ricordando come «ciò che si deve fare tramite altri richiede l’intervento di un prosseneta» e come si debba scegliere «un uomo attivo, astuto, ingegnoso, cortese, scherzoso [...] efficace nei ragio­ 6 II prosseneta, pp. 4-5 (Arcana Polìtica, pp. 3-4). Questo tema del «feliciter vivere» ritorna in altre opere morali di Cardano, tra cui il De utilitate ex adversìs capienda (Basileae, per Henric. Petri, 1561). Cfr. anche A. Ingegno, Saggio sulla filosofia di Cardano, Firenze 1980, p. 323: «‘Feliciter vivere’ è appunto lo scopo generale del De utilitate». 1 II prosseneta, p. 6 (Arcana Politica, pp. 4-5). 8 11prosseneta, p. 8 (Arcana Politica, p. 7).

Natura, politica e storia nel Proxeneta

9

namenti e nelle argomentazioni, pronto, grandissimo catturatore di occasioni»9. Inoltre si consiglia di rendersi costui amico e si forni­ scono esempi sulla maniera di servirsi di una tale persona, partico­ larmente adatta per trattative difficili o per corrompere il prossi­ mo10. Ora, aH’interno di questo assunto politico indirizzato al «bene vivere», Cardano articola un discorso che per un verso pare accen­ tuare la distinzione già operata da Machiavelli tra morale e politica e per altro verso riporta naturalisticamente ogni azione storica al­ l’interno di un mondo fortemente segnato da un ordine necessi­ tante e da un fato o una «fortuna» incomprensibili e insieme ca­ paci di svolgere un ruolo centrale nella compagine umana. Solo in questo quadro naturalistico va collocato l’agire umano, inevitabil­ mente condizionato da un’antropologia negativa incapace di spie­ gare il male che percorre ogni aggregazione sociale e di cogliere una qualche parvenza di giustizia nel drammatico avvicendarsi dei regni e dei governi. Merita allora soffermarsi seppure brevemente su alcuni passi che con tutta evidenza sottolineano la malvagità umana e la conse­ guente necessità di un ricorso all’astuzia, all’inganno o alla frode, elementi costitutivi e inevitabili di ogni comportamento politico. Cardano tratteggia in maniera esemplare questa sua concezione antropologica nel capitolo lxviii, dove si interroga su «come possa resistere la convivenza degli uomini in mezzo a tanta disonestà» («Quomodo cum tanta improbitate, hominum conversatio stare

i l prosseneta, p. 210 (Arcana Politica, pp. 255-256). Cfr. I l prosseneta, capitolo lxvi «Come ci si rende amico un prosseneta» («Proxeneta quomodo in amicitiam alliciatui»), pp. 210-212 (Arcana Politica, pp. 256-259) e capitolo lxvii «Uso del prosseneta» («Proxenetae usus»), pp. 212-214 (Arcana Politica, pp. 259-261). E si vedano i passi relativi all’utilità della corruzione, I l prosseneta, p. 213 (Arcana Politica, p. 259): «Quindi corrompi con promesse i procuratori e gli amici di quello e gli agri­ mensori, se è necessario, offrendo del denaro, e in generale quelli che possono imbro­ gliare con la misura e la stima [si parla dell’acquisto di un campo]. Si è soliti inoltre promettere loro una certa percentuale, negli acquisti di ciò che è al di sotto del giusto prezzo, nelle vendite di ciò che è al di sopra. Ricordati di quell’aureo detto: ‘Niente è impervio all’oro’».

10

Natura e storia

possit») . Il quadro che ne scaturisce è fortemente drammatico in quanto non solamente il genere umano sarebbe «malvagio», ma ogni individuo mirerebbe a soddisfare la propria «ferinità», incu­ rante di ogni divinità e di ogni diritto: Dunque il genere umano è tanto malvagio: alcuni sono dotati di animi viperini, altri volpini, di sicuro pochissimi (come ho detto) sono quelli che conservano una qualche umanità, ma senza dubbio tutti si comportano come belve, benché alcuni, in un modo, si sforzino di soddisfare la loro ferinità e altri, in un altro e per guadagno siano soliti irritarsi con tale carica di rabbia e ferocia, ma anche per ambizione o per un odio inconsistente, quasi che deb­ bano combattere per la vita con tutte le forze e l’intelligenza, non tenendo in conto nulla, non Dio, non il diritto, non la lealtà o qualunque altro valore .

E in questo cupo scenario di violenza ogni tentativo di far ricorso a lusinghe o blandizie nasconde solo inganni e efferatezze: «tutti gli ornamenti, piuttosto, i sorrisi, le lusinghe, i gesti sono come quelli di coloro che vogliono uccidere delle belve o trasci­ nare dei buoi al macello, pieni di insidie e di estrema crudeltà»12. Se è questo lo spettacolo che quotidianamente gli uomini of­ frono, Cardano si chiede come mai «la società umana, le alleanze e i commerci abbiano potuto rimanere tanto a lungo». Questa infatti «benché sia oppressiva e priva di ogni umanità, benché oggi sia anche peggiore del tempo antico, dura da tanti secoli e, il che è più importante, giunge assai raramente agli estremi della disonestà e della ferocia»13. La spiegazione avanzata per rendere conto del persistere dell’aggregazione umana è ricondotta all’interno di uno schema natu­ ralistico, quasi esistesse un limite proprio alla ferocia umana, una forza intrinseca capace di circoscrivere le tendenze autodistruttive degli individui, a cui si affiancano anche altri elementi «storici», " I l prosseneta, p. 214 (Arcana Politica, p. 261). 12 II prosseneta, p. 214 (Arcana Politica, p. 261). Il prosseneta, p. 215 (.Arcana Politica, p. 262).

Natura, politica e storia nel Proxeneta

11

come il potere disciplinante delle leggi o della religione. Questo male che innerva la società e che parrebbe condurla alla dissolu­ zione sembra allora a Cardano simile ai flutti del mare, che quando si sollevano prima di giungere al sommo spontaneamente cadono; per cui sembra che, come ac­ cade ai flutti, poiché dalla natura sono spinti indietro e si innalzano contro natura, gli uomini abbiano in sé una forza che li abbassa e li prema verso il basso, sia in quanto per essi esiste un limite prestabilito appositamente, perché, quando qualcuno si sforza di emergere, il fervore dell’animo e la ferocia si indeboliscono e si smussano, sia in quanto la stessa serie delle cose richieda che l’es­ sere mortale debole, audace solo al di sopra delle proprie forze, costretto dalle leggi e dalla religione, reso ottuso dall’alleanza dei mezzi, affaticato dal lavoro continuo, incostante, non possa conser­ vare tanta ferocia .

In ogni caso, è «l’esperienza stessa» a mostrarci come «questa nostra crudeltà non dura all’infinito, ma si ottunde con l’età, con i casi, con la lotta stessa»15. Vi è allora una sorta di principio di conservazione che limita in natura la crudeltà umana e che permette il persistere dei commerci e il riprodursi di un vita associata che rimane comunque inevitabil­ mente segnata dall’inganno e dalla ferocia. E se anche «si perviene all’estremo della disonestà solo tra i popoli del nuovo mondo, perché lì i re hanno permesso il brigantaggio» e «lì vivono appunto gli antropofagi», in ogni caso, prosegue Cardano, si deve ritenere che «la principale causa, e invincibile, degli usi e delle passioni degli uomini, per quanto indebolita, sia la natura universale, come è possibile osservare proprio nelle belve. Poiché infatti tutti i tratti delle belve sono prevalenti nell’uomo, è anche logico che questa via così necessaria, decorosa e piacevole emerga nella natura' umana»Kl. E un preciso indizio di essa si ritroverebbe nella «consangui­ 14 11prosseneta, p. 215 (Arcana Politica, p. 262). 15 11prosseneta, pp. 215-216 QArcana Politica, p. 263). 16 II prosseneta, p. 216 (Arcana Politica, pp, 263-264).

12

Natura e storia

neità, che è potentissima presso tutti i popoli, particolarmente presso i barbari; ed essa sola è stabilissima, benché i filosofi blate­ rino non so che dell’amicizia»17. Dopo avere registrato come i legami naturali esercitino un po­ tere maggiore rispetto a quelli sociali, e come la consanguineità operi con più forza rispetto all’amicizia, Cardano si sofferma, nelle affermazioni finali di questo capitolo, a considerare quegli elementi che strutturano e formano ogni società umana. E, a ulteriore ri­ prova del fatto che i tempi in cui egli vive sarebbero contrasse­ gnati da un particolare incremento dell’insocievolezza e della mal­ vagità, si sostiene come siano ormai dissolti quasi tutti quei fattori capaci di mantenere in essere ogni consorzio umano: Dunque, siccome delle dieci cause di aggregazione umana, che sono la congiunzione di sangue, la semplicità delFanimo (che an­ cora ha forza in tenera età), le leggi, la religione, e ancora la virtù (più decantata dai filosofi che praticata), la passione per la gloria, la consuetudine, il piacere, l’utilità e il consenso per abbattere i mi­ gliori (ma il potere atterrisce più che irritare; la sola virtù è pro­ posta come scopo), tutte sono scomparse ai nostri tempi tranne le ultime due e alcuni resti di leggi, è stupefacente come [la società

17 II prosseneta, p. 216 (Arcana Politica, p. 264). Cardano dedica comunque alcuni capitoli del Proxeneta all’amicizia, vista come un bene raro che inevitabilmente si confronta con equilibri sociali instabili e legati a reciproci benefici o danni. Cfr. Il prosseneta, capitolo lxxvii «Uso degli amici e familiarità» («Amicorum usus et familiaritas»), pp. 252-254 (Arcana Polìtica, pp. 309-312); capitolo lxxviii «La trattativa con amici, autorità politiche e come ottenere l’assoluzione» («De negodatione cum amicis, magistradbus, et absolutione impietranda»), pp. 254-256 (Arcana Polìtica, pp. 312-316); capitolo lxxix «I difetti degli amici» («De amicorum vitiis»), pp. 257-263 (Arcana Polìtica, pp. 316-324); capitolo lxxx «Quando un amico sbaglia con tuo pericolo» («Ubi amicus tuo periculo erret»), pp. 263-265 (.Arcana Politica, pp. 325-327). E si veda il giudizio sulla «vera amicizia», conside­ rata rara per un limite naturale. Cfr. Il prosseneta, p. 253 (Arcana Polìtica, p. 310-311): «Bene grandissimo infatti è, come ho già detto, tra gli esseri umani la vera amicizia. Per quale motivo peraltro siano tanto pochi, quando la cosa è tanto utile, non può derivare da altro che dall’imperfezione del nostro organismo e da una natura instabile. Al punto che per ciò sarebbe opportuno che noi ammirassimo il sommo Creatore, il quale da questo lordume tanto sordido ha creato un essere così raffinato, piuttosto che chiedere cose che non esistono o sono rare o lamentarci di esse».

Natura, politica e storia nel Proxeneta

13

umana] possa conservarsi. E certamente questi sono tempi malvagi’8-

Se la ferocia che segna in profondità ogni convivenza civile non può che produrre instabilità e «sedizione»19, appare anche chiaro come l’intero capitolo risenta fortemente di una visone negativa del con­ sorzio umano, a cui non sono forse estranee influenze pomponazziane. L’autore del De immortalitate animae (1516) infatti, pur insistendo sulla medietas umana e sulla facoltà concessa all’uomo di scegliere tra possibilità bestiale e divina, circoscrive tale scelta ai soli filosofi, relegando la stragrande maggioranza degli uomini, capace solo di un uso inadeguato e bestiale della propria ragione, in un ruolo social­ mente subalterno e naturalmente servile, consono alla loro natura ferina . Paiono inoltre risuonare in queste pagine del Proxeneta taluni echi plautini sulla naturale ferocia dell’uomo e sull’essere l’uomo I l prosseneta, p. 217 (.Arcana Politica, p. 265). Che la convivenza um ana sia collegata a una conflittuale instabilità emerge anche dalle affermazioni finali di questo capitolo. Cfr. Il prosseneta, p. 217 (Arcana Politica, p. 265): «O forse non tutte pe cause di aggregazione umana] sono scomparse dappertutto, ma le cose si trasferiranno come dai Greci ai Romani? Ma, benché da due si riducano a una sola, come la parentela e l’onore, ciò è momentaneo e mira piuttosto alla sedizione. [Sopravvivono soltanto] gli aiuti, dunque, l’acquisto, i suindicati resti di leggi, la battaglia tenace e continua, le grandi promesse in rapporto alla ragione di ciascuna persona; ma, come ho detto, sono miseri e destinati alla rovina». 211 Cfr. P. Pomponazzi, Trattato sull’immortalità dell’anima, a cura di V. Perrone Compagni, Città di Castello 1999, in particolare capitolo xiv, pp. 98-100, e si legga, pp. 99-100: «Alcuni infine, sono talmente feroci e perversi per natura da non essere smossi da nessuno di questi stimoli [...] perciò i politici hanno parlato di premi eterni per i virtuosi nell’aldilà e per i viziosi di pene eterne, che incutessero davvero paura: e la maggior parte degli uomini, se fa il bene, lo fa per paura della pena eterna più che per la speranza della ricompensa eterna, perché le pene ci sono molto più familiari di quelle gioie eterne. E poiché quest’ultima trovata J>uò giovare a tutti gli uomini, di qualunque tipo siano, il legislatore, ben consapevole deH’inclinazione um aS "arm 5K ^“ffiM'n3o’"ar vantaggio comune, ha sancito che l’anima è immortale senza curarsi della T€rit3,''mrp¥eocropàncTosTsolo''3ella rettitudine, allo scopo di indurre gli uomini alla virtù». *5uHa possibile presenza in Fomponazzi di un’ipotesi «connessa a una violenta repressione e ad una moltiplicazione degli strumenti di sfruttamento [...] antierasmiana, tirannica dal punto di vista politico e da quello religioso» ha insistito anni fa Nicola Badaloni. Cfr. N. Badaloni, Filosofi, utopisti, scienziati, in N. Badaloni, R. Barilli e W. Moretti, Cultura e vita civile tra Riforma e Controriforma, Roma-Bari 1973, paragrafo 86, «Pietro Pomponazzi e la scuola padovana», pp. 13-18.

14

Natura e storia

diventato lupo per l’uomo stesso. Del resto che il motto di Plauto delT«homo homini lupus» circolasse in età moderna ben prima della nota formulazione hobbesiana è testimoniato non solo da Cardano stesso —che vi farà ricorso nel capitolo lxxxix di questo stesso scritto, dedicato al tema dell’ospitalità («De hospitalitate»), e poi nell’inedito dialogo Career, dopo averlo già utilizzato nel suo commento al Tetrabiblos di Tolomeo —21 ma anche, prima di questi, dall’Erasmo degli Adagia (Dulce bellum inexpertis)22. E non è forse casuale che nella metà del XVII secolo l’anonimo autore del Theophrastus redivìvus, strettamente legato alla tradizione naturalistica rinascimentale e attento conoscitore tra gli altri del filosofo milanese, di cui cita i commenti a Tolemeo, ricorra anch’egli alle affermazioni di Plauto dell’uomo lupo per l’uomo, in un contesto segnato da istanze naturalistiche e da una visione politica violentemente autoritaria, tutta giocata su una con­ trapposizione tra sapiente e popolo, dove i filosofi godono della libertà dell’«otium» mentre il volgo è condannato alla schiavitù delle «occupationes»23. 21 Cfr. I l prosseneta, p. 297 („Arcana Politica, p. 370): «Ricordati la celebre battuta di Plauto: Ogni uomo è un lupo per gli altri esseri umani, quando non lo si conosce» e Id., In CI. Ptolomaei Pelusiensis IIII de Astrorum iudiciis a u t... Quadripartitae constructionis libros commentario, in G. Cardano, Opera, t. V, p. 149: «Quarta comparano est ìllorum qui nihil habent simul, et in hoc genere nihil est boni: aut enim non se agnoscunt, aut etiam in magnas cum illis inimicitias incidunt, siquidem facile est ab incognitis laedi, et ut bene dicebat Plautus: Nam homo homini lupus est, cum homo hominem non novit». Cfr. infine il manoscritto autografo H. Cardani Mediolanensis atque Bononiensis Medici Dialogus cui nomen est Career, Biblioteca Apostolica Vaticana, Fondo Chigi, E.V. 171, ff. 70r-98r, f. 73v: «Dicit enim Poeta in comoedia Homo homini lupus est, cum homo hominem non novit». La citazione di Plauto è presa dall’ Asinaria (w . 494-495), dove si legge «Lupus est homo homini, non homo, quom qualis sit, non novit». Sulla fortuna di questo adagio plautino, che giunge fino al De rive di Hobbes, cfr. F. Tricaud, «Homo homini Deus», «Homo homini lupus». Recherches des sources des deux formules de Hobbes, in Hobbes-Forschungen, Berlin 1969, pp. 61-70. 22 Cfr. Erasmo da Rotterdam, Adagia. Sei saggi politici in form a dì proverbi, a cura di S. Seidel Menchi, Torino 1980, p. 208: «Primum enim pleraque brutorum animantium in suo quodque genere concorditer et civiliter degunt, gregatim incedunt, ope mutua sese tuentur [...] At homini nulla fera perniciosior quam homo». Cfr. Theophrastus redivìvus, edizione prima e critica a cura di G. Canziani e G. Paganini, 2 voli., Firenze 1981-1982, VI, 3, p. 855: «Sic homo homini lupus fuit; imo ab ipsis hominibus plus saevitiae perpetratum est in homines sub legum et principum imperio, quam a ferocibus an im alib u s in le g e n atu rae ». S u lla v isio n e p o litic a e sp lic ita m e n te au to ri-

Natura, politica e storia nel Proxeneta

15

III. Ora, se la visione cardaniana della vita associata è legata a un modello antropologicamente negativo e drammaticamente conflit­ tuale quale quello esposto nelle affermazioni contenute in questo capitolo lxviii, è pur vero che il Proxeneta, che si pone essenzialmente come un testo pratico, insisterà piuttosto sulla possibilità di fornire indicazioni e consigli in grado di contrastare le avversità della fortuna e di aiutare a perseguire il conclamato ideale del «bene beateque vivere». Così questo scritto fornisce nei diversi capitoli vari precetti su come gestire il proprio patrimonio familiare (xxxvii e xxxviii) o rapportarsi con i principi e i potenti (xxxiv, lxxxi-lxxxiv), su come comportarsi con i domestici (lxxiii) o procurarsi amici (xli, lxvi, lxxvii-lxxx) su come riconoscere rivali e delatori (civ-cv) o rispondere alle ingiurie (cxi), su come vendicarsi (cxv) o eludere il prossimo, o perseguire la fama e la gloria, mantenendo integro il proprio nome presso il popolo (civ, cxxiii-cxxiv). Una sorta di manuale pratico, quindi, dove la filosofia morale si traduce in comportamentistica, in contributo a quella letteratura sulla «prudenza» che mira concreta­ mente a arginare i colpi avversi del prossimo e della fortuna. Da qui l’invito a serbare nella vita associata e nelle relazioni pubbliche un atteggiamento cauto e circospetto che si tradurrà nel controllo della parola sia nei discorsi sia negli scritti. Da qui anche quell’elogio della simulazione —e della dissimulazione —che arriva fino alla giustifica­ zione di ogni strumento di autoaffermazione, non escluse la vendetta e la violenza24. Né mancano indicazioni più professionali, rivolte in particolare ai medici, su come comportarsi con i malati e con i loro parenti, specialmente se ricchi o potenti, e su come utilizzare i precetti di

taria che connota l’anonimo autore del Theophrastus redivivus e che si esprime in una netta separazione tra l’«otium» del filosofo e le «occupationes» del popolo, rinvio a L. Bianchi, T raditone libertina e critica storica. Da Naudé a Bayle, Milano 1988, capitolo 3 «Sapiente e popolo nel Theophrastus redivivus», pp. 107-139. 24 Cfr. I l prosseneta, capitolo lv «La violenza» («De vi»), pp. 188-190 (Arcana Politica, pp. 229-232) e capitolo cxv «La vendetta» («De ultione»), pp. 421-422 (Arcana Politica, pp. 535-538).

16

Natura e storia

Ippocrate o di Galeno25, oppure affermazioni più generali sulla storia, sulla difficoltà di scrivere opere storiche e sull’utilità pru­ denziale che può produrre la lettura di questi scritti26. Cardano stesso del resto è cosciente del valore pratico e non solo morale o politico di questa sua opera, come testimoniano alcune afferma­ zioni del capitolo xcv relative alla necessità di utilizzare i diversi precetti a seconda delle differenti circostanze27. Se infatti «avessimo voluto scrivere tutto ciò che è necessario in ogni caso, ne sarebbe venuta fuori un’opera maggiore di quanto sia opportuno e sarebbe deturpata anche da frequenti ripetizioni», mentre bisogna caso per caso consultare i vari capitoli; così «se si tratta di una lotta con una persona più potente, bisogna consultare il capitolo in cui si trova la trattazione della contesa e dell’ingiuria» mentre «per esempio, per la calunnia presso un principe nemico consulteremo il capitolo relativo alle persone più potenti non nemiche, ma anche quello relativo al nemico che sia giudice. Il giudice infatti è consi­ derato alla stregua di un principe» . M Cfr. ad esempio 11 prosseneta, pp. 317-321 e p. 404 (Arcana Politica, pp. 397-404 e p. 513). 26 Cfr. I l prosseneta, capitolo lxx «La storia degli eventi passati, giova molto sia per sopportare, sia per prendere decisioni, sia per agire» («Historiam rerum praeteritarum multum prodesse et ad ferendum, et ad deliberandum, et ad exequendum»), pp. 219-222 (Arcana Politica, pp. 268-271). Cfr. Il prosseneta, capitolo xcv «Occorre sfruttare simili precetti in diversi casi, per cui si devono cercare suggerimenti in altri capitoli» («Similibus praeceptis uti in diversis casibus oportere; unde ex aliis capitibus petenda esse auxilia»), pp. 338-340 (.Arcana Poli­ tica, pp. 427-429). Il prosseneta, p. 339 (Arcana Politica, p. 427). E si vedano le affermazioni che seguono immediatamente dopo, I l prosseneta, pp. 339-340 (Arcana Politica, pp. 427-428): «Anzitutto, deve essere consultato il capitolo specifico dell’argomento richiesto. Infatti, penso che delle cose semplici nessuna sia stata omessa. In secondo luogo, va consulato il capitolo relativo ad argomenti che siano in rapporto col quesito. In ciò vario è il modo di procedere. Infatti in alcuni si trova tutto, per esempio intorno alla necessità di abolire la calunnia presso il principe si è discusso distintamente, cap. 82. Sul principe nemico non c’è un capitolo specifico. [...] Se dunque subisci un’ingiustizia da un principe (e questo è secondo il principale proposito del titolo), consulterai appunto il capitolo sull’ingiustizia e scoprirai il rimedio che viene offerto nel caso di ingiustizie private; indi consulterai anche un altro capitolo, quello circa la convivenza coi principi e circa la necessità di abolire la calunnia presso i principi».

Natura, polìtica e storia nel Proxeneta

17

Ma questa guida pratica al comportamento che è il Proxeneta affon da ltTsiIeTadici in una prospettiva naturalìstica~cHe~Tega ogni uomo a una predeterminata complessione o indole e lo colloca in un mondo tragicamente percorso da conflitti e tensioni irrisolte e sottoposto al continuo avvicendarsi della fortuna. Le stesse profes­ sioni del resto —le diverse «artes» —, sviluppano attitudini che già si ritrovano in natura nei differenti animali: Per quanto riguarda gli aspetti specifici, ciascuna professione si crea i propri costumi: la medicina costumi felini, la milizia leonini, l’arte degli ingrassatori da upupa, quella degli usurai volpini, quella dei magistrati asinini, quella dei re da aquile, quella delle arti vili e necessarie, come osti, custodi di carcere, da lupo, quella dei bar­ bieri canini, quella dei lenoni da corvi, quella dei segretari dei prin­ cipi viperini, quella dei servi da agnelli .

Un quadro, questo, nel quale il nesso tra costumi e professioni ripropone e riarticola quelle relazioni tra temperamento e compor­ tamento riprese dalla medicina classica ippocratica e galenica. DeT rèsto nel Proxeneta emergono a più riprese echi del Car­ dano medico, che si formalizzano vuoi in una serie di precise indicazioni pratico-professionali3', vuoi in un insieme di esemplifi­ cazioni pratico-politiche che ritrovano nella medicina il loro prin­ cipio ermeneutico. La medicina diventa allora un modello che estende il proprio campo alla politica e all’arte del governo come alla vita pratica e a quella sociale3': in tutti questi casi la cura dei

2> Il prosseneta, p. 315 (Arcana Politica, p. 395). Cfr. Il prosseneta, p. 317-321 (Arcana Politica, pp. 397-404). 31 Cfr. Il prosseneta, pp. 47-48 (Arcana Politica, pp. 53-54): «Gli uomini governano gli altri uomini per diritto ereditario, come fanno i principi, per leggi tanto divine quanto umane, per religione, per forza ovvero arte bellica, per necessità, come fanno i medici. Dato dunque che il regno non è nelle nostre mani e il potere di un medico non si esercita sui sani, ma solo sui malati, occorre essere superiori in una sola di tre attività: l’arte militare, la religione o la giurisprudenza». Cfr. anche II prosseneta, p. 70 (Arcana Politica, p. 81): «Imita i buoni medici, che non intervengono su chi è affetto da una malattia mortale, comprendendo a sufficienza che il malato morirà ben presto e che la cura di questo caso provocherebbe disonore in chi l’intraprende».

18

Natura e storia

sintomi e l’indagine delle cause permette di sanare una situazione disequilibrata. Così se la propria stima è oggetto di disprezzo o derisione, la ricerca delle cause sarà del tutto simile a quella che si opera in medicina: Come infatti un medico non curerà mai correttamente una ma­ lattia, se non conosce bene la causa, così di fronte alle malattie che ci toccano nella stima l’aspetto essenziale della cura è la cono­ scenza della causa *.

E ancora, nei processi civili il denaro risulta utile per corrom­ pere i giudici, ed esso, al pari di un medicamento, è in grado di sradicare la malattia stessa, ovvero l’avversario . IV. Ma il naturalismo di Cardano non si esprime solo nella sua concezione medica, ma anche in un insieme di affermazioni che possono trovare un loro ideale punto d’incontro nell’astrologia. È noto come il pensatore milanese compose numerosi testi astrolo­ gici tra cui bisogna almeno annoverare i Commentario, al Quadripartitum di Tolomeo, pubblicati a Basilea nel 1554 con le annesse dodici geniture del Liber duodecim geniturarum, uno scritto che do­ veva servire a esemplificare la validità dei princìpi astrologici esposti nel commento a Tolomeo e che conteneva tra gli altri l’oroscopo dello stesso Girolamo. I Commentario annoverano inoltre

12 II prosseneta, p. 395 (Arcana 'Politica, pp. 502-503). E cfr. nello stesso capitolo il ricorso alla metafora del «medicamento», Il prosseneta, p. 395 (Arcana Politica, p. 503): «Se la causa è un tuo errore, non scusarti; non c’è infatti niente di peggio di una tardiva scusa, che ammette l’errore e non lo corregge in tempo, a meno che non ti giovi l’occasione, per esempio se si ripete una seconda volta; allora infatti bisogna intervenire con una medicazione come fosse una ferita recente, con diligenza, con cura e con una preghiera, la quale dica che non c’è crimine o errore o dimostri che, se tu non avessi agito così, la situazione sarebbe peggiorata». ” Cfr. I l prosseneta, p. 416 (Arcana Politica, pp. 529-530): «Nei processi civili, fin dall’i­ nizio (se puoi) cerca di distruggere i testimoni, corrompendo e blandendo o spaven­ tando il giudice e l’avversario. [...] Ma come una malattia che viene guarita dai medici­ nali, si sradicherà [l’avversario] non con amici deboli, ma col potere del denaro».

Natura, polìtica e storia nel Proxeneta

19

alcune pagine sulla «Christi nativitas admirabilis»34 della cui perico­ losità lo stesso Cardano si rese conto e che suscitarono una serie di critiche e di accuse di empietà per avere egli osato sottoporre alle stelle il creatore delle stelle stesse. Un dibattito, questo sulla presunta empietà di Cardano, a cui diede il suo contributo lo stesso Naudé — che pure assolverà il filosofo italiano da questa accusa —, il quale tornerà non casualmente sul tema dell’oroscopo di Cristo nell’ampio ludicium che accompagna la sua edizione del De propria vita lib er5. 14 G. Cardano, In Claudii Ptolomaei Peleusiensis IIII de Astrorum iudicijs aut...Quadripartitae constructìonis libros commentarìa, Basileae, excudebat H. Petti, 1554, pp. 163-166. Sull’oro­ scopo di Cristo cardaniano, cfr. G. Ernst, Religione, ragione e natura. Ricerche su Tommaso Campanella e il tardo Rinascimento, Milano 1991, pp. 207-212. Per la critica di Cardano alle religioni (dove si considera il tema dell’oroscopo di Cristo), cfr. G. Zanier, Cardano e la critica delle religioni, «Giornale critico della filosofia italiana», LIV, 1975, pp. 89-98. Sul nesso tra «grandi congiunzioni» astrologiche e il variare delle religioni si vedano le pagine di E. Garin, «Renovatio» e «oroscopo delle religioni», in h a cultura filosofica del Rinasci­ mento italiano. Ricerche e documenti, Firenze 1961, pp. 155-158. Sul rapporto tra astrologia e filosofia in Cardano cfr. J.C. Margolin, Rationalisme et irrationalisme dans la pensée de Jéróme Cardan, «Revue de l’Université de Bruxelles», XXI, 1969, pp. 89-128; A. Ingegno, Saggio sulla filosofia di Cardano, cit., pp. 41 ss. e 272 ss.; G. Ernst, «Veritatis amor dulcissimus». Aspetti dell’astrologia in Cardano, in Girolamo Cardano. Philosoph Naturforscher A rt^ hersg. von E. KeBler, Wiesbaden 1994, pp. 157-184; A. Grafton, Cardano’s Cosmos. The World and Works o f a Renaissance Astrologer, Harvard University Press, Cambridge (Mass.) 1999 (tr. it. di L. Falaschi, I l Signore del tempo. I mondi e le opere dì un astrologo del Rinascimento, RomaBari 2002); O. Pompeo Faracovi, Cardano astrologo, in Cardano e la traditone dei saperi, a cura di M. Baldi e G. Canziani, cit., pp. 19-34. Cfr. infine l’edizione del Pronostico di Cardano: G. Ernst, A stri e previsioni. Il «Pronostico» di Cardano del 1534, in Girolamo Car­ dano. Le opere, le fonti, la vita, a cura di M. Baldi e G. Canziani, cit., pp. 457-475. Cfr. Gabrielis Naudaei de Cardano iudicium, in G. Cardano, De propria vita liber, cit., ff. 23r-26r. In queste pagine Naudé tenta di stemperare la radicalità delle affermazioni cardaniane mostrando come altri prima di lui avessero scritto su questo scottante tema. Se già un secolo prima di Cardano il calabrese Tiberio Russiliano Sesto aveva parlato della genitura di Cristo, questo tema era già stato toccato dal cardinale Pierre d’Ailly nel suo Elucidarium e ancora prima da Alberto Magno nello Speculum astronomiae e da Albumasar. Del resto, che il tema dell’oroscopo di Cristo mantenesse ancora all’epoca di Naudé - la prima metà del XVII secolo - tutta la sua carica di eterodossia, lo mostrano sia il Vanini dell’Amphitheatrum aetemae providentiae sia l’anonimo autore del Theophrastus redivivus, che recuperano entrambi i passi cardaniani sulla genitura di Cristo per ricollo­ carli in un quadro strettamente naturalistico quando non apertamente irreligioso. Cfr. G.C. Vanini, Amphitheatrum aetemae providentiae divino-magicum, Christiano-physicum, nec non

20

Natura e storia

Ora, il tema dell’astrologia, insieme a quello del fato e del destino, emerge con forza in alcune pagine finali del Proxeneta, dove Cardano si interroga sul nesso tra astrologia, fortuna e libertà umana. Nel capitolo cxxviii «I geni, il destino, l’astrologia e la fortuna» («De Geniis, Fato, Astrologia, et Fortuna») si analizzano questi temi che parrebbero sfuggire al «lume della conoscenza» ma che invece «riguardano il problema delle nostre scelte»36. Così Car­ dano non esita a ribadire, come già nel De propria vita liber, come egli creda nell’esistenza di un proprio e personale demone o spi­ rito familiare, come altri filosofi prima di lui (Socrate e Plotino, ad esempio) lo abbiano posseduto, e come sia certo che tale demone «guida, spinge con stimoli misteriosi, trattiene, incoraggia, istruì37 sce» . Venendo poi all’astrologia egli afferma come questa sarebbe stata «confermata da alcuni esperimenti né ripugna alla ragione naturale»38. Cardano si impegna comunque a dimostrare come l’astrologia sia ben lontana dal presentarsi come una concezione ri­ gorosamente deterministica e come essa si configuri piuttosto come una predeterminazione legata a cause naturali, che non in­ ficia comunque l’esercizio di una personale libertà: se essa non avesse bisogno di cause seconde, le nostre azioni sa­ rebbero vane. Ma, se si riferisce a ogni causa, la si identificherà col principio del destino ecc.; la nostra scelta è dunque libera e non può essere vincolata. Sembra dunque che il destino sia composto di due aspetti: di azione naturale, in quanto dipende dagli astri, e di azione volontaria, in quanto dipende da Dio. Poiché dunque il Cielo non può comandare ai nostri animi, non potrà determinare circa il futuro le cose che dipendono dalla nostra volontà. Il Cielo dunque potrà indicare soltanto ciò che attiene alle cause naturali,

astrologo-catholicum. Adversus veteres Philosophos, Atheos, Epicureos, Peripateticos, et Stoicos, Lugduni 1615, «Exercitado VII», pp. 47-50 e Theophrastus redivivus, cit., I li, 4, pp. 398-405. 1,1 Cfr. I l prosseneta, p. 454 (Arcana Politica, p. 580). 1 Cfr. I l prosseneta, p. 456 (Arcana Politica, pp. 582-583). 18 11 prosseneta, p. 456 (Arcana Politica, p. 583).

Natura, politica e storia nel Proxeneta

21

per esempio che non potrò superare i cento anni. Dalla nascita dunque fino al centesimo anno tutto è riposto nel nostro potere .

In questa prospettiva ogni uomo manterrebbe, pur entro i li­ miti naturali in cui necessariamente il fato astrologico lo colloca, l’esercizio di una piena e personale libertà d’azione: Non sono dunque gli astri le cause degli eventi, ma ne creano le premesse ecc. Gli eventi d’altronde accadono in dipendenza da un errore o dalla prudenza di chi agisce. [...] Similmente accade quasi lo stesso anche circa le ricchezze. E alcune cause certamente sono indirizzate alla predisposizione e gli eventi sono riposti in una deci­ sione. Perciò anche l’astrologia sarà utile a questi scopi, per conse­ guire qualcosa, cioè, e per fuggirla e, ciononostante, la mia opera non sarà inutile .

Da questo quadro naturalistico dove la stessa astrologia —così come la medicina - contribuisce a ridefinire quell’ambito proprio all’azione umana che spetta alla vita associata — peraltro forte­ mente contrassegnata da tracce di «ferinità» e di ferocia — emerge con chiarezza il senso che Cardano assegna alla storia come spazio per l’esercizio di una conflittuale autoaffermazione, inevitabilmente segnata dal ricorso all’inganno e alla sopraffazione. Se la società umana è necessariamente collocata sotto il regno saturnino della lotta, la politica diventa il luogo artificiale della simulazione entro il quale risultano leciti prevaricazione, tradi­ mento e frode e dove nell’alterno avvicendarsi della fortuna appare talvolta necessario l’esercizio stesso della violenza. Una violenza, quella consigliata da Cardano nel capitolo lv «La violenza» («De vi»), che va accortamente coniugata con la prudenza41. Ma una violenza, anche, che una volta intrapresa va necessariamente con-

1J 11prosseneta, pp. 456-457 (Arcana Politica, pp. 583-584). 4" I l prosseneta, p. 457 (Arcana Politica, pp. 584-585). 41 Cfr. I l prosseneta, p. 189 (Arcana Politica, p. 231): «Sempre peraltro, quando tu abbia usato aperta violenza, è opportuno che ti trasferisca in un’altra regione, perché non sembri che tu disprezzi l’autorità».

22

Natura e storia

dotta a termine: «Non farai mai nessun tentativo senza portarlo a termine; perciò nemmeno lo farai, a meno che tu non ci sia co­ stretto, quando non sei sicuro dell’esito»42. Ma talune pagine del Proxeneta registrano anche espliciti echi autobiografici relativi al nuovo clima controriformistico e di perse­ cuzione religiosa che approderà, per quanto attiene alla vita di Cardano, alla triste vicenda dell’incarcerazione dell’ottobre 1570. In un passo del capitolo evi «Le insidie, dove si parla della spia» («De insidiis, ubi de exploratore») emergono infatti dirette allusioni ai metodi inquisitori e alle accuse di eresia, per cui «ti trascinano, se fai resistenza, al punto che confessi quanto essi vogliono; se ti rifiuti, ti accusano di eresia; se vuoi e non cedi, ti chiedono se intendi assumere il corpo di Cristo. Se dirai di no, loro ti accusano di disprezzo dei precetti; se dici che intendi assumerlo, senza avere ottenuto l’assoluzione, sei colpevole del crimine manifesto di ere­ sia»43. Mentre poco dopo nel capitolo cix relativo a «Come sradi­ care una calunnia di fronte al popolo» («De calumnia apud Populum eradicanda») Cardano consiglia «quando si tratta di religione (visto che questo è l’ambito in cui si corre il massimo pericolo)» di «nòiT~am'mettéré mai di avere sbagliato»44. «Inoltre», prosegue il passo, «a questo affare devono badare soprattutto i veramente 42 11 prosseneta, p. 189 (Arcana Politica, p. 231). E si veda, poco dopo, i l prosseneta, p. 190 (Arcana Politica, pp. 231-232): «Occorre poi che chi cerca di fare violenza sia pronto, vigile e particolarmente cauto; inoltre deve considerare il fine e i mezzi necessari per ottenere il proprio scopo. È meglio peraltro che la violenza venga indirizzata al proprio piacere che al danno altrui». N on è certo casuale che il Naudé delle Considérations politiques recuperi questi passi di Cardano sulla violenza nel punto più estremo e radicale della sua opera, là dove nel terzo capitolo si difendono gli eccidi della notte di San Bartolomeo e l’utilità di ricorrere all’inganno e alla violenza per eliminare gli avversari politici (e religiosi). Per Naudé infatti si sarebbe dovuto applicare «l’axiome de Cardan, qui dit: Numquam tentabis, ut non perficias [in Proxen.]. Il falloit imiter les Chirurgiens experts, qui pendant que la veine est ouverte, tirent du sang iusques aux defaillances, pour nettoyer les corps cacochymes de leurs mauvaises humeurs. Ce n’est rien de bien partir si l’on ne fournit la carriere: le prix est au bout de la lice, et la fin regie tousiours le commencement» (G. Naudé, Considérations politìques sur les coups d'Estat, A Rome 1639, p.m). 43 11 prosseneta, p. 391 (Arcana Politica, pp. 496-497). Il prosseneta, p. 401 (Arcana Politica, p. 509).

Natura, politica e storia nel Proxeneta

23

sapienti; infatti nessuno è più soggetto di loro alla calunnia popo­ lare, sicché da seminatori di tante false accuse gli ottimi sono considerati pessimi, gli eccellenti inesperti; a tale punto che nes­ suno risulta più soggetto alle leggi, soprattutto fra i tiranni; dai quali gli innocenti sono oppressi, i disonesti innalzati»45. D a tali affermazioni affiora quel problema dell’ingiustizia — strettamente collegato con quello delle vicissitudini introdotte dalla fortuna - che riguarderebbe in particolare i filosofi e i sapienti. È un argomento, questo, caro al Cardano filosofo morale che non a caso vi dedicherà ampio spazio sia in scritti quali il De utilitate ex adversis capienda e il De consolatione, sia in un testo quale il Career, particolarmente attento al motivo della persecuzione, dell’arbitrio e del sopruso. In quest’ultima opera, com posta presumibilmente tra la fine del 1570 e i primi mesi del 1571, quindi negli stessi mesi nei quali Cardano doveva ritornare sul Proxeneta, si insiste a più riprese sul tema della mancanza di giustizia, come quando si af­ ferma che le persone attive e operose furono sempre dominate dai pigri e dagli ignavi46, o quando si sostiene che non vi è giustizia a questo m ondo in quanto la maggior parte dei delitti rimane im pu­ nita, mentre molti di quelli puniti lo sono erroneamente47. 11 II prosseneta, p. 401 (A nana Politica, p. 510). 46 Cfr. H. Cardani Mediolanensis[...] Dialogus cui nomen est Career, cit., f. 80r: «quoniam semper gnavi ignavis dominati sunt, dominantur, atque dominabuntur». Sul Career - che è un dialogo immaginario tra Cardano stesso (Hieronymus) e Lucilio Filalteo (Lucilius), ovvero Lucilio Maggi Bresciano, che fu traduttore e commentatore di Aristotele e subì un processo inquisitoriale a Pavia nel 1563 —la sua datazione e la presenza di temi etici e autobiografici rimando a L. Bianchi, Autobiografia e morale nel «Career» cardaniano, in Girolamo Cardano. Le opere, le fonti, la vita, a cura di M. Baldi e G. Canziani, Milano 1999, pp. 409-425. Ma sul Career si vedano anche: E. Di Rienzo, Filosofia e religione nel «Career» e S. Fazzo, Lucilio Filalteo, interlocutore del «Career», in Girolamo Cardano. L e opere, le fonti, la vita, cit., pp. 393-408 e 427-443. 4 Cfr. H. Cardani Mediolanensis [...] Dialogus cui nomen est Career, cit., f. 83r-v: «Necesse est, ut qui debet plecti ob homicidium, ut hominem saltem unum occiderit, vel omnino occidere deliberaverit: si igitur omnes sicarii, atque latrones, et qui in rixa hominem occidunt, essent tum aequales, qui a Iudicibus plecterentur, et qui occisi essent ab his, qui plexi sunt: At quot ex his, qui homines occidunt, effugiunt iudicium? et ut absolvuntur? nil nesciri author potest? nil ubeunt in exilium, aut latent? Q uot vero ex illis viginti, et triginta homines occidunt: velut duo hi latrones, quorum unus Paternoster,

24

Natura e storia

Inoltre il Proxeneta ripropone, allo stesso m odo del Career, quel tema della «ultio» che si collega strettamente con quello dell’ingiu­ stizia e dell’esercizio della libertà48. La vendetta, infatti, che appare spesso «necessaria», e che si sottrae comunque a ogni tradizionale idea di legge, diventa talvolta per il pensatore milanese una sorta di riparazione dell’ingiustizia: La vendetta è necessaria quando è in gioco la sicurezza e degno di perdono è chi vendica un giusto dolore. Per legge di natura è lecito restituire il pari al pari [...] La vendetta peraltro deve essere generosa, non tenere conto delle leggi e non essere servile . V. D a questa disamina di alcuni temi portanti del Proxeneta emerge un testo fortem ente condizionato da istanze naturalistiche ma anche da motivi pratico-operativi. Si tratta in effetti di un’opera politica composta da un filosofo che è insieme medico e astro­ logo; un’opera che assume la forma del manuale e della raccolta di consigli e nella quale l’esigenza prudenziale si impone come ele­ mento centrale e unificante. Ma ora la «prudentia», che si definisce còmè“ capacità razionale"essenzialmente attiva e Qpexativa50, risulta ormai sciolta da ogni pretesa etica. E la prudenza cardaniana, de­ clinata nella sola accezione pratica, finisce con il registrare una inevitabile scissione tra esigenze morali e politiche e —recuperando alter Avemaria dicebatur, quos referunt supra centum homines occidisse antequam capti sint, et publice lacerati. Itaque vix decima pars est illorum, qui occisi sunt, damnati a Iudicibus. H. [Hieronymus] At erras, nam plures a Iudicibus plectuntur, qui neminem occiderunt: igitur tua haec supputatio falsa est. Qui tabelliones falsi convincti: qui medi­ tati sunt mortem, et non occiderunt: criminis laesae maiestatis rei, haeretici, fures, o quot laqueo suspenduntur: qui monetam adulterinam fabricare deprehenduntur, puerorum violatores qui falso accusarunt in crimine capitali». 48 Sul tema della «ultio» in Cardano e sulla imperscrutabilità della vendetta divina si veda E. Di Rienzo, Filosofia e religione nel «Career», cit., pp. 401-403. 4> I l prosseneta, pp. 421-422 (Arcana Politica, pp. 536-537). 5" Cfr. Il prosseneta, p. 309 (Arcana Politica, p. 387): «La più alta dimostrazione di prudenza inoltre è che tu ti dedichi totalmente al compito in cui sei impegnato: se pranzi, nel pranzo; se curi [un malato], [sii completamente immerso] nella sua cura; in modo che, qualunque sia l’attività a cui ti sei dedicato, sembri che tu possa concentrarti in essa interamente».

Natura, politica e storia nel Proxeneta

25

elementi propri della teoria machiavelliana — con il configurarsi come un inedito e disincantato strumento di governo. Si opera in tal m odo una interna trasformazione della classica categoria di pru­ denza che ritrova, alle origini della modernità, una sua genealogia in autori come Machiavelli e Cardano e poi in pensatori come Lipsio, Charron o N audé, il quale ultimo, non a caso, nelle sue Considérations politìques sur les coups d’Estat (1639) dichiarerà il pro­ prio debito nei confronti dell’autore dei Politicorum e di quello de Ea Sagesse 1. Testo singolare e a tratti inquietante, all’incrocio tra filosofia naturalistica e «arcana politica», il Proxeneta registra comunque, anche nei suoi momenti più propriamente autobiografici, la neces­ sità di una forte risposta politica in un m ondo per più versi in­ com prensibile e contraddittorio, fortem ente condizionato dalla «fortuna» e socialmente segnato da profondi contrasti. In questo quadro pieno di antinomie metafisicamente e teologicamente irri­ solvibili, dove_ ogni idea di giustizia pare eclissarsi e dove la crisi deH’umanesimo civile si esprime in una visione della storia segnata da violente tensioni, Cardano elabora un originale percorso pru­ denziale entro il quale la ricerca del controllo politico si confronta con i limiti naturali - medici e astrologici - della costituzione umana. N on è allora casuale che questo scritto goda di una postuma fortuna secentesca. Nel suo elogio della dissimulazione, dell’astuzia e della violenza, e nel suo porsi come una sorta di trattato o di 51 Cfr. G. Naudé, Considérations politiques sur les coups d’Estat, cit., pp. 31-33 per i rap­ porti con Lipsio e p. 34 per quelli con Charron. Naudé discute i passi relativi alla prudenza presenti in G. Lipsio, Politicorum sive civilis doctrinae libri sex, Lugduni Batavorum 1589, I, vii, p. 20 e in P. Charron, De la Sagesse, à Bourdeaus, par S. Millanges, 1601, III, ii, p. 396. Sui rapporti tra Naudé, Charron e Lipsio in relazione alla categoria di pru­ denza, cfr. A. Pessina, Etica del privato e laicizzinone dello stato. Naudé[ interprete di_ Charron, «Rivista di filosofia neoscolastica», LXXÌ, 1979, pp. 508-542, in particolare pp. 526-528. Sul tema della prudenza in Charron e i suoi legami con Lipsio, cfr. A.M. Battista, A lle origini del pensiero politico libertino. Montaigne e Charron, ristampa emendata, premessa di A. Del Noce, Milano 1989, pp. 21 265 é", p e rT rapporti col Naudé delle Considérations, pp. 258-265. Su ciò rimando anche a L. Bianchi, Rinascimento e libertinismo. Studi su Gabriel Naudé, cit., pp. 156-165.

26

Natura e storia

guida che pone la prudenza civile al centro di una strategia politica che si confronta con un m ondo esterno instabile, il Proxeneta, che pur risente di echi machiavelliani, affronta temi che saranno al centro del dibattito politico del XVII secolo. Dalle Considérations politiques di G. Naudé al Della dissimulatone onesta (1641) di T or­ quato Accetto, da H I Oràculo manual (1647) di Baltasar Graciàn al Breviarium politicorum (1684) di Mazzarino, il motivo propriamente barocco della dissimulazione52 si costituisce infatti come momento imprescindibile di un agire politico che è alla ricerca di una propria legittimità anche nell’esercizio dell’inganno o della frode.

52 Sulla dissimulazione nella cultura politica e filosofica secentesca cfr. R. Villari, Elogio della dissimulatone. L a lotta politica nel Seicento, Roma-Bari 1987 e J.-P. Cavaillé, Dis/simulations. Jules-César Vanini, Franose L a Mothe Ee Vayer, Gabriel Naudé, Louis Machon et Tor­ quato Accetto. Relìgion, morale et politique au X V T le siede, Paris 2002. Su questi temi in Naudé rinvio a L. Bianchi, Entre Renaissance et Baroque: force et dìssimulation dans les Consi­ dérations politiques de G. Naudé, in Le Baroque, sous la direction de Jean Ferrari, Dijon 2003, pp. 25-51.

View more...

Comments

Copyright ©2017 KUPDF Inc.
SUPPORT KUPDF