Lopon Tsechu - I Quattro Pensieri Che Orientano La Mente
April 22, 2017 | Author: lobeito | Category: N/A
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I Quattro Pensieri che orientano la Mente Lopon Tsechu
Ogni pratica del Dharma è preceduta da alcune preparazioni che rappresentano le solide basi per una pratica corretta. Tali preparazioni si dividono in due categorie: le preparazioni generali e quelle speciali. I "quattro pensieri che guidano la mente fuori dal samsara" appartengono alle preparazioni generali o ordinarie. Che cosa significa orientare la mente fuori dal samsara? Significa liberare se stessi da ogni attaccamento alla vita nei tre regni del samsara. I quattro pensieri, le quattro preparazioni generali, ci permettono di sviluppare questa libertà, riflettendo sulla preziosa esistenza umana, sull’impermanenza, sul Karma (o causalità) e sulle sofferenze del samsara. Il prezioso corpo umano Si parla di "prezioso corpo umano" riferendosi alla preziosità dell’umana esistenza, che è molto difficile da ottenere. Essa ha un grande valore in quanto è dotata di alcune libertà e abilità. La sua preziosità è definita da tre aspetti: paragonata alla situazione più ampia, ad un aspetto quantitativo e attraverso analogie.
Il primo di questi aspetti descrive le così dette "libertà" che caratterizzano la preziosa esistenza umana. Avere un’esistenza umana ha un grande valore perché significa aver evitato altre forme di rinascita che ci porterebbero di fronte a situazioni completamente diverse da quelle del regno umano. Immaginate che un piccolo anello galleggi sull’oceano e che sul fondo dell’oceano viva una particolare tartaruga che salga per un attimo in superficie una volta ogni cento anni. La probabilità che il suo capo infili l’anello galleggiante è davvero minima, eppure è molto più grande della possibilità di ottenere un prezioso corpo umano. Queste sono le otto possibili forme di esistenza: 1. Nascita nello stato di paranoia, dove si hanno continue esperienze di sofferenza per insopportabile gelo o calore. 2. Nascita nel regno degli spiriti famelici dove si soffrono ininterrottamente la fame e la sete. 3. Nascita nel regno animale, dove si viene costantemente cacciati o sfruttati, dove ci si sbrana a vicenda o si viene maltrattati.
4. Nascite in luoghi (terre) non civilizzate, dove non vi è alcuna possibilità di apprendere nulla che orienti ad un sentiero positivo 5. Nascita come un essere divino, precisamente un essere divino con una vita assai lunga. Per conseguenza di precedenti azioni positive un dio longevo sperimenta felicità e gioia nel corso della sua vita. Sebbene ciò sia l’esito di un buon karma, in questo modo anche tale opportunità si esaurirà. Dopo le loro lunghe vite questi déi rinascono in stati necessariamente inferiori e dolorosi. 6. Nascita in un essere mentalmente disabile, dove è impossibile comprendere il significato del Dharma e tantomeno praticarlo. 7. Vita con una costante visione scorretta che porta ad accumulare azioni negative e di conseguenza cause di sofferenza futura. 8. Nascita in un periodo in cui nessun Buddha si è incarnato, non vi sono insegnamenti buddhisti e quindi non si possono ricevere aiuti per liberare sé stessi dalle sofferenze del samsara.
In queste otto forme di esistenza non si sperimenta altro che sofferenza. Non si sperimenta libertà non avendo possibilità di praticare il Dharma. Possedere un prezioso corpo umano non significa solo avere evitato questi stati dolorosi di esistenza, ma anche avere a disposizione alcune abilità. Ecco descritti dieci aspetti di cui cinque ci riguardano direttamente. • •
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Avere un corpo umano Essere nati in una regione dove gli insegnamenti del Buddha siano accessibili Avere sani organi sensoriali Non avere visioni errate Avere una naturale fiducia nel Dharma
Gli altri cinque aspetti riguardano maggiormente l’ambiente e la situazione esterna: •
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Essere nati in un’epoca in cui un Buddha si è manifestato Tale Buddha ha scelto di trasmettere degli insegnamenti; non necessariamente tutti i Buddha lo fanno. Tali insegnamenti, benché antichi, sono stati preservati e tuttora resi
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accessibili Comprendere e praticare tali insegnamenti (un aspetto personale anche se elencato tra gli esterni): ci si può trovare anche nell’eccellente situazione descritta, ma, senza praticare, l’accedere agli insegnamenti non produce nulla di buono. Avere un cuore buono ed una naturale disposizione amorevole verso gli altri esseri; ancora un aspetto personale.
Queste otto libertà e dieci opportunità costituiscono le diciotto condizioni che, se si realizzano tutte insieme, rappresentano un "prezioso corpo umano". Se una di queste condizioni viene perduta, non si può parlare di "esistenza preziosa". Tutti noi abbiamo avuto una nascita definibile "preziosa". Ciò non è facile da ottenere, anzi è estremamente difficile perciò è possibile che ciò sia l’esito dell’aver accumulato un enorme potenziale positivo e un ottimo karma nelle vite precedenti. Soprattutto c’è una causa che ci consente di essere rinati in circostanze così preziose: è l’aderire ad una condotta etica. Da un lato, la condotta etica ha a che fare con i vari gruppi di voti che prendiamo nella via
verso la liberazione individuale. Dall’altro ha a che fare con l’evitare le dieci azioni negative. Comunque la definiamo, l’attitudine alla condotta etica è la causa diretta che ci fa ottenere la preziosa esistenza umana. Vi sono immagini che descrivono la difficoltà di ottenere la preziosa esistenza umana. Immaginiamo, ad esempio, una casa di vetro con pareti completamente lisce. Se qualcuno lanciasse dei piselli crudi sulle pareti di vetro, la maggior parte di essi rimbalzerebbe cadendo a terra. E’ assolutamente improbabile che un pisello si attacchi al vetro; ma continuando a lanciare, prima o poi uno vi si attaccherà. La probabilità di ottenere un prezioso corpo umano è di molto inferiore di quella che un pisello si attacchi. Oppure immaginate che un piccolo anello galleggi sull’oceano e che sul fondo dell’oceano viva una particolare tartaruga che salga per un attimo in superficie una volta ogni cento anni. La probabilità che il suo capo infili l’anello galleggiante è davvero minima, eppure è molto più grande della possibilità di ottenere un prezioso corpo umano. Immaginiamo, per esempio, un mucchio di erba secca grande
come una montagna. Se a questa catasta fosse appiccata anche la più piccola scintilla, l’intero mucchio di erba andrebbe in fiamme. Allo stesso modo, anche la più piccola azione negativa può avere un effetto assolutamente distruttivo. Ciò avviene anche per le azioni utili. Non si deve mai pensare che una piccola buona azione non abbia valore e quindi non fare lo sforzo di compierla. Si può descrivere il valore e la rarità di un’esistenza umana paragonandola al grande numero delle diverse forme di esistenza. Per esempio è facilmente calcolabile il numero di persone che vivono in una nazione, mentre se cercheremo di contare quanti insetti vivono in un piccolo pezzo di terreno, sarà praticamente impossibile. Tutti noi qui siamo nati in circostanze che rendono la nostra vita umana estremamente preziosa. Dovremmo ricordare che abbiamo questa preziosa esistenza perché abbiamo accumulato un grande potenziale positivo e purificato le nostre menti da molti veli oscuratori. Proprio ora stiamo godendo i risultati di tutto questo, ma è importante usare questi esiti nel modo migliore e più sensibile possibile, altrimenti li staremo soltanto sprecando.
Sarebbe come avere intrapreso un viaggio unicamente per procurarci qualcosa e tornassimo invece a mani vuote; o come se portassimo un secchio vuoto per raccogliere dell’acqua e tornassimo con il secchio ancora vuoto. In entrambi i casi un viaggio sprecato. Dobbiamo inoltre impegnarci per ottenere il massimo dalla nostra fortunata situazione e non disperderla inutilmente. Riempire la propria vita di significato significa praticare il Dharma e tutti i diversi metodi che il Buddha insegnò. Il Buddha trasmise un numero così grande di metodi che non è possibile ad una persona praticarli tutti. Perciò ciascuno dovrà praticare i metodi che corrispondono alle proprie capacità. Praticare il Dharma nel modo migliore significa praticare come Milarepa ed allontanarsi da tutti gli interessi mondani. Nel mondo di oggi, tuttavia, vi sono solo poche persone in grado di praticare il Dharma a questo livello. Se non si è capaci di praticare in questo modo, si dovrebbe decidere di praticare secondo i propri limiti personali. Ciascuno dovrebbe fare quanto più gli è possibile. Ciò vale per ognuna delle nostre pratiche – meditazione, accumulo di meriti,
pratiche di purificazione e, naturalmente, le pratiche preliminari. Il modo per accumulare costantemente meriti positivi consiste nel fare offerte ai Buddha. Il meglio sarebbe offrire una grande quantità delle cose che abbiamo. Quando ciò non è possibile, si può sempre offrire acqua pura. Se neppure ciò è possibile, si possono offrire molti fiori. Oppure, in mancanza, con una mente colma di devozione, possiamo immaginare dei fiori e offrirli ai Buddha. Con la mente si possono offrire tutti i fiori che vediamo durante il giorno. Facendo offerte ai Buddha in qualsiasi forma possibile, si accumulano impressioni positive nella propria mente. Dobbiamo veramente essere consapevoli della grande opportunità qui e ora e fare tutto il nostro meglio per usarla finché possiamo. Prendetevi il tempo per studiare il Dharma e per praticare. Ciò è utile ed io desidero incoraggiarvi a continuare a farlo. Non scoraggiatevi mai nella vostra pratica del Dharma. Un’altra possibilità è essere generosi con il Sangha. Dobbiamo essere il più generosi possibile e sostenere il Sangha con una mente piena di rispetto.
La terza possibilità consiste nell’essere generosi con tutti gli esseri senzienti. Bisogna fare tutto ciò che ci è possibile per aiutarli. Per esempio, passando vicino ad un animale assetato, si può dargli dell’acqua. Tutti questi diversi esempi mostrano come sia sempre possibile praticare azioni utili e meritevoli a diversi livelli. Bisogna realmente tentare di agire così per aprirsi il più possibile, così da rafforzare il proprio potenziale positivo e distruggere la negatività che opprime la mente. Per ciò che distingue le azioni virtuose da quelle nocive, non si deve pensare che devono essere evitate le azioni gravemente negative, senza preoccuparsi di quelle lievemente nocive. Un’azione negativa, poco o tanto che sia, è sempre negativa e produrrà difficoltà e sofferenza. L’esito sarà sempre negativo perché corrisponde all’azione originale. Perciò non ci si deve concentrare soltanto nell’evitare le gravi azioni negative, ma si devono prendere le distanze anche da quelle piccole azioni in cui ci si imbatte così facilmente. Immaginiamo, per esempio, un mucchio di erba secca grande come una montagna. Se a
questa catasta fosse appiccata anche la più piccola scintilla, l’intero mucchio di erba andrebbe in fiamme. Allo stesso modo, anche la più piccola azione negativa può avere un effetto assolutamente distruttivo. Ciò avviene anche per le azioni utili. Non si deve mai pensare che una piccola buona azione non abbia valore e quindi non fare lo sforzo di compierla. E’ facile assumere questa visione. Si pensa di non essere in grado di compiere azioni positive ad un livello significativo e così non ci si prova nemmeno. Ma un’azione positiva produrrà sempre un effetto corrispondente e ciascuno deve fare ciò che gli è possibile al proprio livello. Relativamente alla pratica non si deve mai pensare che sia vano iniziare perché non si riesce a fare molto. Ognuno deve praticare quanto può, di qualunque quantità sia capace. Impermanenza Il secondo dei quattro pensieri tratta dell’impermanenza. Vi sono molti modi per una vita umana di concludersi prima di morire di vecchiaia. Una lampada a olio consiste in un contenitore con dell’olio e uno stoppino. Quando la lampada è piena fino all’orlo e lo stoppino non è ancora acceso, ciò
corrisponde alla situazione di una persona non ancora nata. Una lampada che ha esaurito completamente il carburante corrisponde ad una persona morta di vecchiaia. Tra queste due condizioni vi è un enorme numero di possibilità. Vi sono infatti molte più condizioni che possono causare la morte di quante possano sostenere la vita. La nostra vita può essere paragonata ad una goccia di rugiada sull’erba: è molto fragile e appena spunta il sole evapora. La vita è preziosa non solo perché è così difficile da ottenere, ma anche perché è così facile perderla. Il corpo umano ha molte possibilità, ma una è certa: la morte. Incerto è, tuttavia, l’esatto momento in cui verrà. Non segue alcuna regola. I bambini non necessariamente sopravvivono ai loro genitori. Gli insegnanti non necessariamente muoiono prima dei loro allievi. Anche se la gente oggi apprende questo dalla propria esperienza, sembra ancora pensare che sia normale per i bimbi vivere più a lungo dei genitori. Tuttavia se ci diamo uno sguardo attorno e consideriamo la nostra esperienza, concluderemo che tutto ciò non è predeterminato. Sebbene una persona abbia la fortuna di essere ancora viva, non è affatto scontato che debba continuare ad esserlo. Il momento della propria morte
può giungere a qualsiasi ora. Ecco il problema della vita: è così facile da perdere, facile da distruggere. Al momento della morte ciascuno è comunque solo per quanto possa essere legato alla propria famiglia, per quanti fratelli e sorelle possa avere, per quanti cari e veri amici possieda. Essi non possono accompagnarci o aiutarci nel momento della morte. Anche le cose materiali che sembrano così importanti, per quanto denaro avremo accantonato, per quanto grande e bella possa essere la nostra casa o la nostra auto, non potremo portare nulla di tutto ciò con noi alla morte. Ciò avviene anche per ciò che abbiamo di più intimo e caro, il nostro corpo. La nostra ombra ci ha accompagnato attraverso l’intera vita. Non dovevamo portarla con noi, né preoccuparci che ci fosse o non ci fosse: c’era, automaticamente. Ma persino la nostra ombra non ci accompagnerà in punto di morte. La sola cosa che realmente conterà al momento della morte sono le impressioni che abbiamo raccolto nella nostra mente. Entrambe le impressioni positive e negative ci accompagneranno, che lo vogliamo o no. Non è possibile trattenere solo le
sensazioni positive e lasciare quelle fastidiose dietro di noi. Queste impressioni determineranno lo stato della mente. Determineranno la nostra esperienza della morte e il tempo seguente. Se avremo accumulato molte esperienze positive nella mente, sperimenteremo l’effetto appropriato. Sperimenteremo una grande gioia e non incontreremo la sofferenza collegata alle attitudini negative. Tuttavia, se le impressioni negative sono maggiori nella nostra mente, esse segneranno la nostra esperienza che sarà di dolore e sofferenza. Dobbiamo esserne consapevoli: nulla può aiutarci per la nostra morte e ciò che segue, se non ciò che abbiamo vissuto. Karma: causa ed effetto Il karma ha a che fare con la causalità. Un’azione precisa conduce ad un preciso risultato. Un gesto positivo porterà ad un esito di natura positiva, quindi, un’esperienza di felicità e gioia. D’altro canto, un’azione negativa avrà inevitabilmente un esito doloroso. Certamente causerà sofferenza. Ciò avviene da sé, perché l’effetto
corrisponde inevitabilmente alla natura della causa. Per esempio se pianti un seme, da esso nascerà una certa specie di pianta. Da un seme di riso, crescerà una pianta di riso e nessun’altra specie. Per questo è così importante essere attenti e fare tutto il meglio possibile per i gesti apparentemente insignificanti, per rafforzare il comportamento positivo. Le tendenze dominanti nella nostra mente saranno le prime a dare frutti. Se sono caratterizzate da generi di comportamento negativi, per primo sperimenteremo questa negatività ed essa dominerà la nostra vita. Proveremo pena e non saremo felici. Ciò esacerberà i nostri problemi perché non sapremo cavarcela bene nella vita e avremo ancora più preoccupazioni. Se, al contrario, rafforzeremo un comportamento positivo e utile, la nostra gioia e il nostro benessere cresceranno e diverranno l’esperienza prevalente. Ciò accresce la nostra capacità di rafforzare un comportamento positivo. I quattro pensieri non furono semplicemente inventati da qualcuno per illudere o ingannare. Sono autentici, totalmente veri e furono
concepiti dal Buddha Shakyamuni. Il Buddha diede questi insegnamenti provenienti dalla sua saggezza onnisciente, dalla sua amorevole dolcezza e dalla sua eccezionale capacità. Ognuno ha forti turbamenti nella propria mente, tra i quali i più dannosi sono l’attaccamento, la rabbia e l’ignoranza. Sulla base di queste emozioni perturbatrici, sorgono poi un’infinita quantità di altre emozioni disturbanti nella mente. Esse influenzano le nostre azioni e conducono a molte altre attività negative. Nella situazione attuale le emozioni perturbatrici sono dominanti e producono attività fisiche, verbali e mentali attraverso cui accumuliamo karma negativo. Parlando in generale, esistono molte attività negative, ma esse si dividono in diverse categorie. Tre hanno a che fare con il corpo: uccidere, rubare e causare sofferenza sessuale. Quattro concernono la nostra parola: la menzogna, la maldicenza, parole di discordia, discorsi oziosi. Le tre azioni negative della mente sono la malevolenza, l’invidia ed il coltivare convinzioni errate. Queste dieci azioni negative devono essere evitate ad ogni costo. Nel contempo, ci si deve
impegnare all’opposto in dieci atteggiamenti positivi che siano il contrario dei precedenti. Ci sono cinque azioni negative che procurano la maggior quantità di negatività. Sono definite come "le cinque azioni terribilmente dannose", esse sono: 1. 2. 3. 4.
uccidere il proprio padre uccidere la propria madre, uccidere un Arhat danneggiare fisicamente un Buddha o chi lo rappresenti, come il proprio insegnante – ciò si riferisce anche alla distruzione di rappresentazioni del Buddha e 5. dividere il Sangha Compiere una di queste azioni significa accumulare un karma estremamente negativo. L’effetto di queste azioni si manifesta immediatamente dopo la morte, senza uno spazio intermedio. Come conseguenza di ciò ci si ritrova in uno stato di paranoia. E’ per questo che tali azioni vengono definite " le cinque azioni con cui non vi è uno stato intermedio". Vi sono altre cinque azioni molto simili a queste: 1. distruggere uno stupa, 2. uccidere un "normale" Bodhisattva che non ha ancora raggiunto un livello
di realizzazione 3. uccidere il proprio lama 4. intraprendere relazioni sessuali con un Arhat realizzato 5. rubare ai tre Gioielli, Buddha, Dharma, Sangha – per esempio sottrarre un’offerta. In generale le azioni negative non hanno la minima buona qualità, sono semplicemente dannose. Tuttavia il Buddha disse che le azioni negative hanno un risvolto positivo: la possibilità di purificarsi dalla negatività che si è generata. Tale purificazione è realizzabile attraverso i cosiddetti "quattro poteri": pentimento per l’azione compiuta, fare ammenda degli effetti dannosi, risoluzione a non ripeterla, rinnovare la presa di rifugio nei Tre Gioielli. Anche con i quattro poteri è molto difficile rimuovere le impressioni negative generate dalle cinque azioni estremamente dannose. E’ altrettanto difficile trattare con le impressioni negative quando non si ha nessuna fiducia nel Tre Gioielli e ci si aggrappa a false visioni. La natura di sofferenza del samsara A causa del nostro karma che porta a maturare certe esperienze, il ciclo dell’esistenza
condizionata continua a girare. Questo è il samsara. Azioni e karma si sommano ed attraverso questo le esperienze si manifestano. Quando le azioni positive sono predominanti si sperimenta un esito più o meno gioioso. Quando prevalgono le azioni negative, si sperimenterà soprattutto sofferenza. In questo modo, all’interno del samsara si distinguono sei diversi stati di esperienza: regno della paranoia, stato degli spiriti, esistenza animale, esistenza umana, semi-divina e divina. In queste situazioni non si trova altro che sofferenza. Il samsara è nient’altro che sofferenza perché è l’esito delle azioni accumulate. Diamo un rapido sguardo a questi sei stati per comprendere cosa significa vivere in ciascuno di essi. Lo stato di paranoia non è solo un regno dove si può nascere. E’ la definizione dello stato della mente divisa in diversi sottoregni. Vi sono, ad esempio, diciotto differenti regni infernali. In otto di questi gli esseri soffrono soprattutto per l’intenso calore, e in altri soffrono invece per il grande gelo. Vi sono altri due regni infernali simili a questi per un
totale di diciotto. In tutti questi stati non si sperimenta altro che calore e gelo. Si può pensare che nel regno della paranoia vi sia la maggior sofferenza, ma che negli altri stati non sia così male. Dovremmo allora dare uno sguardo al mondo degli spiriti. Gli "spiriti famelici" nati in questi regni soffrono enormemente la fame e la sete. In una descrizione di questi mondi si dice che per cento anni uno spirito famelico non ode neppure una volta la parola "cibo" o "acqua" e non ha alcuna possibilità di ottenerli. Gli spiriti famelici vengono descritti con lo stomaco grande come una montagna e bocche sottili come un capello. E’ assolutamente impossibile per loro avere nutrimento per saziare la propria fame e la propria sete. Quand’anche essi trovino cibo o acqua, nel momento in cui stanno per bere o per mangiare, il nutrimento si trasforma in qualcosa di repellente come sangue o pus. Questa è la loro costante esperienza. Si potrebbe ancora una volta pensare che le cose non siano così tremende nel mondo animale. Tuttavia, dandoci uno sguardo, ci si trova solo sofferenza: E’ semplice vedere quanto soffrono gli animali
nell’acqua e sulla terra, come vengano continuamente cacciati e sfruttati. Questi regni vengono definiti i tre regni "inferiori" perché in essi la sofferenza è predominante e di natura brutale. Ma del resto non troviamo altro che sofferenza nei cosiddetti regni "superiori". Per esempio il problema dominante per gli asura o esseri semidivini è la gelosia. Essi vedono la piacevole condizione degli dei e ne sono gelosi perché la loro esperienza a confronto impallidisce. Perciò essi sono continuamente in lotta contro gli dei, ma non vincono mai. Sono eternamente perdenti e continuamente gelosi. Questa è la condizione che essi patiscono. Eppure anche i veri esseri divini soffrono. Sebbene abbiano molto piacere durante le loro vite, essi sperimentano molta sofferenza prima della morte poiché divengono consapevoli di morire sette giorni prima. Sette giorni in un regno divino sono paragonabili a sette anni umani. Gli dei vedono dove rinasceranno e, poiché hanno esaurito il loro buon karma, essi cadranno nei regni inferiori. Nel processo di decadimento che precede la loro morte, riconoscono alcuni segni. Per esempio i fiori che adornano i loro corpi cominciano ad avvizzire ed i loro corpi hanno un cattivo odore. Così la
sofferenza regna anche nel mondo degli dei. Infine nel regno umano si sperimenta la sofferenza della nascita, della vecchiaia, della malattia e della morte. Dunque, a qualunque regno di esistenza si pensi, scopriremo che la sofferenza e l’illusione sono uniche e medesime. Si può paragonare il samsara al restare seduti su di un ago. Non vi è un solo istante privo di sofferenza. I quattro pensieri che orientano la mente fuori dal samsara sono per noi molto importanti. Molti maestri antichi dissero: "le quattro pratiche preliminari sono più profonde delle pratiche principali". Per il proprio sviluppo nel Dharma la pratica è estremamente importante per avere il tempo di realizzare una comprensione di queste visioni fondamentali. Dopo che si è passati attraverso ogni particolare e compreso le spiegazioni del "prezioso corpo umano" lo si può totalmente apprezzare. Poi si va oltre con l’impermanenza. Dopo avere considerato attentamente si comprende naturalmente come il karma funziona, come il samsara agisce e qual è la sofferenza sperimentata nei diversi stati di esistenza. Quando si sono sviluppate queste visioni fondamentali, si
possiede un solido fondamento su cui costruire la successiva pratica del Dharma e cioè "le quattro speciali pratiche preliminari" – prostrazioni, Mente di Diamante, l’offerta del Mandala e il Guru Yoga. Sopra questa solida base si può essere in grado di far sorgere la realizzazione. Se non dedicassimo il tempo necessario a costruire fondamenta potenti, sarebbe difficile raggiungere i risultati desiderati di tutte queste pratiche. E’ come la costruzione di un edificio: senza buone fondamenta la casa potrebbe facilmente crollare. Molto c’è ancora da spiegare a questo proposito, ma vi chiedo di conservare nella vostra mente ciò che è stato detto. Essere nel samsara significa sofferenza. Dobbiamo tuttavia essere lieti di avere avuto il karma per rinascere con un prezioso corpo umano. E’ una situazione fortunata perché abbiamo le splendide opportunità che non si trovano negli altri regni dell’esistenza. Abbiamo un certo grado di libertà in quanto siamo in grado di discriminare tra azioni buone e dannose. Siamo in grado di abbandonare la negatività e concentrarci sulle azioni positive. Se praticheremo un’attitudine proficua in questa vita, potremo raggiungere lo
stato di liberazione dal samsara. Se, al contrario, non ci impegneremo in azioni positive o nella pratica del Dharma e continueremo ad agire negativamente, otterremo il risultato corrispondente e non saremo in grado di affrancarci dal samsara. Continueremo con l’eterno ciclo delle rinascite in uno stato di esistenza o nell’altro. Per questa ragione dobbiamo veramente essere consapevoli della grande opportunità qui e ora e fare tutto il nostro meglio per usarla finché possiamo. Prendetevi il tempo per studiare il Dharma e per praticare. Ciò è utile ed io desidero incoraggiarvi a continuare a farlo. Non scoraggiatevi mai nella vostra pratica del Dharma.
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