Età Giulio-Claudia All'indomani della morte di Augusto gli imperatori appartenenti alla gens Giulio-Claudia (Tiberio, Caligola, Claudio e Nerone) dimostrarono alcune difficoltà a legare gli intellettuali del tempo alla propria politica. A prova di ciò Tiberio, Caligola mandarono in esilio e misero a morte numerosi intellettuali; Claudio se inizialmente aveva un atteggiamento pacato, successivamente, a causa del legame tra letteratura e senato a lui ostili, uccise anch'egli alcuni scrittori; Nerone fu il più sanguinario, fece uccidere molti poeti e indusse al suicidio altri come Seneca. Gli imperatori cercano nell'arte un supporto per la propria politica in un epoca che però non offre gesta eroiche da esaltare nelle opere. Non sono rare le azioni di congiura contro il potere politico da parte di senatori e pretoriani, scontenti perché il proprio ruolo è sempre più offuscato dall'autorità dell'imperatore stesso (Tiberio e Claudio furono i più ossessionati dalla paura di congiure). Furono molte nell'età Giulio-Claudia, le opere distrutte poiché accusate di propagandare idee avverse al potere imperiale così come furono numerosi i conseguenti esili di scrittori. L'ostilità del senato nei confronti dell'imperatore è quella paura che si manifesta in un organo di potere suddiviso in più persone per la figura di uno solo. TIBERIO (14 d.C.-37 d.C.) CALIGOLA (37d.C.- 41 d.C.) CLAUDIO (41 d.C. - 54 d.C.) NERONE (54 d.C. - 65 d.C.)
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