La Fabbrica Della Manipolazione. Come I Poteri Forti Plasmano Le Nostre Menti Per Renderci Sudditi Del Nuovo Ordine Mondiale (PDFDrive)

July 25, 2022 | Author: Anonymous | Category: N/A
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Enrica Perucchietti - Gianluca Marletta

LA FABBRICA DELLA

MANIPOLAZIONE COME I POTERI FORTI PLASMANO LE NOSTRE MENTI per renderci sudditi del Nuovo Ordine Mondiale

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Sara Broccoli Jeanne Cogolli Valentina Pieri Matteo Venturi

   

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aprile 2014 Un’Altra Storia 9788865881361 ePubMATIC.com

© Arianna Editrice 2014 è un marchio del Gruppo Editoriale Macro Redazione: Viale Carducci 24 - 40125 Bologna Telefono e fax: 051.8554602 [email protected] www.ariannaeditrice.it [email protected]

 

INTRODUZIONE «Tutte le convinzioni, i costumi, i gusti, le emozioni, gli atteggiamenti mentali che caratterizzano il nostro tempo sono stati in realtà programmati al solo fine di sostenere la mistica del Partito e impedire che venga colta la vera natura della società contemporanea». (George Orwell, 1984)

«Un governo del terrore funziona nel complesso meno bene del governo che, con mezzi non violenti, manipola l’ambiente e i pensieri e i sentimenti dei singoli, uomini, donne e bambini». (Aldous Huxley, Ritorno al Mondo Nuovo)

hi controlla le menti, controlla il potere. Quale dominio, infatti, potrà mai essere più forte, capillare e apparentemente inattaccabile  di quello esercitato non sulle cose o sui corpi, ma sull’immaginario che guida e ispira la volontà di ognuno di noi? Del resto, da che mondo è mondo, nessun tipo di potere ha mai potuto rinunciare del tutto a esercitare un qualche dominio sull’immaginario dei suoi sottoposti: quella magica mistura di fascino e timore, di cura e paura, che suggestiona le menti e rende improbabile o persino indesiderabile qualsivoglia tentativo di ribellione. Con l’avvento della moderna “società di massa”, tuttavia, il potere ha dovuto

C

agire un numero di persone, delle qualipertanto, spesso affettivamente sole esuprive di puntiindefinito di riferimento. L’artemolte del controllo, ha finito per divenire “scienza”; una “scienza della manipolazione” di sconcertante raffinatezza, che non si limita più a esercitare una mera suggestione o una superficiale “induzione al timore”, ma riesce efficacemente a influenzare comportamenti e modi di essere, a volte senza nemmeno dover fare uso della coercizione fisica.

Un potere nascosto è inattaccabile un potere dato diesterno fatto che la nostra in genere, “rifugge” dalscelte pensiero cheÈ un possa averecoscienza, un tale ascendente sulle nostre da

 

condizionarle sensibilmente. Infatti, anche se molti di noi potranno forse accettare l’idea che un potere intrappoli i corpi con la violenza o al limite possa condizionare certe scelte superficiali inerenti alla sfera economica o a quella dei “gusti”, a chiunque di noi appare istintivamente impossibile – nella misura in cui ci ripugna – ammettere che “qualcuno” possa indirizzare il modo di pensare di interi gruppi umani, modificare il “sentire” di intere generazioni o arrivare persino a generare modelli di pensiero e a influenzare le scelte morali o etiche. Eppure, al contrario di quello che non riusciamo, o vogliamo, ammettere, si può dire che oggi, specie in Occidente, gli sforzi del potere sono diretti al controllo della “mentalità di massa”, con un livello di priorità identico, se non maggiore, a quello del controllo sulla macchina militare o sulle risorse economiche. Un potere, quello presente nelle moderne società “democratiche”, che, a differenza di quanto avveniva dei secoli passati, risulta veramente efficace, soprattutto se rimane “nell’ombra”, palesandosi il meno possibile, come dichiarava già nel XIX secolo il primo ministro britannico Benjamin Disraeli: «Il mondo è governato tutt’altri personaggi, che neppure immaginano coloro 1 il cui occhio non giungedadietro le quinte» . Un potere nascosto, infatti, ha l’indubbio “pregio” di essere praticamente inattaccabile: dal suo “rifugio segreto” può serenamente contemplare l’alternarsi dei vari rappresentanti “eletti dal popolo” senza mescolarsi ad essi e, pertanto, senza dovere subire il fatale tramonto che prima o poi accompagna la storia di ogni leader o partito; può inoltre, se vuole, favorire ora l’uno ora l’altro dei “poteri visibili” o anche, se lo ritiene necessario, contemporaneamente due schieramenti apparentemente opposti, che potranno così, più o meno incoscientemente,  perseguire in maniera diversa  l’unico fine cui mira tale potere. Soprattutto, però, un potere nascosto – o comunque non immediatamente identificabile dai più – ha la straordinaria possibilità di fare quello che a nessun governo o potere visibile è dato compiere fino in fondo, ovvero manipolare quasi alla perfezione i sentimenti e la mentalità di massa senza dare l’impressione di farlo: può controllare i popoli entrando nel loro immaginario.

La fabbrica della manipolazione Quando le persone si imbattono nell’espressione “manipolazione di massa”, la prima immagine che in genere viene loro in mente è quella di una TV (o in

 

generale di un mass media) che veicola idee, suggestioni e contenuti nei cervelli dei suoi fruitori. Questa immagine è parzialmente giusta, perché se “nell’immediato” sono soprattutto i mass media a veicolare direttamente determinati contenuti a livello di massa, tuttavia la fase del “bombardamento massmediatico” è molto spesso l’ultimo anello di una catena invisibile, dietro la quale si nasconde quella che potremmo definire “la filiera” o “fabbrica” della manipolazione; in effetti i mass media, in ultima analisi, non fanno altro che far rimbalzare nell’etere (e nelle menti degli individui) idee e contenuti, che hanno già alle spalle una loro fase di elaborazione; cioè, per dirla con le parole dello studioso americano Ben Shapiro, «la televisione riflette quelli che la creano e trasforma tutti gli altri». Il primo e decisivo passaggio della manipolazione di massa, infatti, avviene in realtà manipolando i manipolatori; ovvero, secondo un certo tipo di linguaggio, “creando le élite” destinate a loro volta a diffondere un certo tipo di messaggi. Stiamo parlando di quei personaggi definiti nel mondo anglosassone bright & best , i “migliori e più brillanti” – artisti, scrittori, musicisti, star, opinion makers econvinzione, persino studiosi scienziati – i uno quali,“stato per d’animo” interessenelle o per personale induconoe con la loro opera masse. Ma cos’è, esattamente, uno stato d’animo? L’espressione risale all’esoterista francese René Guénon, straordinario studioso delle grandi tradizioni spirituali dell’umanità, edotto anche, per esperienza e conoscenza personale, sul labirintico e occulto mondo dei “fabbricanti di opinioni”. Con état d’esprit , lo studioso francese indicava un “clima” culturale e spirituale fabbricabile dalle élites, attraverso influssi da utilizzare allo scopo di creare una certa “tendenza” nelle masse. Uno “stato d’animo” lo si può generare, ad esempio, attraverso la diffusione di una cultura orientata, di spettacoli, momenti d’aggregazione, letteratura o mode; tuttavia, secondo Guénon, i creatori di “stati d’animo” ottengono risultati davvero efficaci soprattutto nella misura in cui prescindono da qualsivoglia scrupolo di tipo “etico” e considerano ogni “influsso” veicolato verso le masse solo in un’ottica strumentale. Un vero creatore di états d’esprit , infatti, sa anche che una menzogna da lui stesso riconosciuta come tale  può essere utile e lecita, se serve a un certo scopo, ritenendo come principio che solo “una certa élite” possa conoscere le vere finalità verso cui indirizzare i più. Scriveva Guènon: «È noto l’adagio Vulgus vult decipi, che alcuni commentano: “ Ergo decipiatur!”. […] Si può così tenere per sé la verità e diffondere nello stesso tempo errori che

 

si sanno essere tali, ma che si ritengono opportuni»2. Al tempo stesso, un vero “manipolatore occulto” non si lascerà trascinare nel gioco degli “apparenti opposti”, né in campo politico né in campo culturale, ma saprà utilizzare e persino incoraggiare tendenze apparentemente divergenti per i suoi scopi. Destra e sinistra, progresso e conservazione, e tutti gli altri “dualismi” a cui i “profani” sono abituati avranno, in sostanza, un valore relativo nelle vere stanze del potere. Non solo: il potere, se è davvero tale, potrà persino permettersi il lusso di tollerare o addirittura di generare una “pseudoopposizione”, da usare come “specchio per le allodole” verso cui dirottare ogni possibile dissenso.

“Profezie” letterarie: 1984 di Orvell Come spesso accade, anche il tema della manipolazione di massa è stato spesso colto con maggiore profondità più dall’intuito di alcuni grandi romanzieri che dalle analisi dei sociologi di professione. Fra tutti i romanzi distopici3  che hanno immaginato un futuro dell’umanità contraddistinto dalla manipolazione delle menti e da un totalitarismo assoluto e onnipresente, 1984  dello scrittore britannico George Orwell è, a buon ragione, uno dei più noti e inquietanti. Orwell descrive in 1984 un mondo postnucleare, in cui il Pianeta è diviso in tre grandi blocchi in perpetuo conflitto, uno dei quali, l’Oceania, comprende anche l’(ex) Inghilterra, dove ha luogo la trama del racconto. L’Oceania è dominata da un’onnipotente Partito (l’ING.SOC., Socialismo Inglese), che controlla i suoi abitanti in ogni loro attività: la  privacy, in Oceania, è semplicemente abolita, come tutti i rapporti umani che esulino dall’amore e dalla 4

Grande Fratello , l’onnipresente volto del dedizione verso il Partitoil emitico verso ilfondatore “padre dell’Oceania”, dell’ING.SOC., al quale viene attribuita ogni virtù e i cui discorsi vengono proiettati ventiquattrore su ventiquattro in ogni luogo pubblico o privato. La popolazione dell’Oceania è divisa tra i membri interni del Partito (cu tutto è permesso) e i membri esterni (la cui vita è monitorata fin negli aspetti più insignificanti) e la gran massa dei cosiddetti  prolet , ai quali molto viene permesso semplicemente perché sono considerati alle stregua di subumani, pilotabili attraverso studiate dosi di culturaspazzatura e di terrore. I sentimenti che infatti tengono “unito” il popolo dell’Oceania sono, essenzialmente, una sorta di timore-dedizione verso il Partito e l’odio verso i nemici esterni – in questo caso, le altre due potenze mondiali dell’Eurasia e dell’Estasia – la cui crudeltà rende legittima, a sua volta, l’utilizzo

 

da parte del Partito di altrettanta malvagità. In realtà, certi aspetti di 1984 – che ha come riferimento più immediato, con tutta evidenza, il totalitarismo stalinista dei Paesi comunisti – potrebbero oggi apparire anacronistici, in un’epoca in cui il “controllo sociale” sembra preferire strumenti meno appariscenti, rispetto al recente passato; tuttavia, alcuni aspetti della distopia di Orwell mantengono ancora oggi un valore “profetico”. Illuminante e fin troppo attuale, ad esempio, è l’invenzione di una neolingua, nella quale i termini a disposizione siano così rarefatti e insignificanti da non permettere più, a chi la usi, di esprimere con le parole i “concetti proibiti”; infatti, il reato più grave, in Oceania, è lo  psicoreato, ovvero anche solo il concepire che possano esistere delle realtà al di fuori di quelle volute dal Partito: «Non capisci che lo scopo principale a cui tende la neolingua è quello di restringere al massimo la sfera d’azione del pensiero? Alla fine renderemo lo sicoreato letteralmente impossibile, perché non ci saranno parole con cui poterlo esprimere»5. A rendere fattibile questo sistema, contribuiscono, nel romanzo, l’efficientissima  psicopolizia  – che monitora non solo gli atti, ma le stesse pulsioni involontarie delle persone – e, soprattutto, la pratica del bi-pensiero: una sorta di autodissociazione mentale, attraverso la quale gli stessi membri del Partito si impongono di ritenere vera una cosa o un’idea, anche qualora essa dovesse risultare in palese contrasto con la realtà; fosse anche che… 2+2 sia uguale a 5! Attualissime, e illuminanti al tempo stesso, rimangono le rappresentazioni del “nemico pubblico” del Partito, il dissidente Emmanuel Goldstein (di cui si ignora tutto, persino se esista o meno, ma che tuttavia diviene l’oggetto della popolare indignazione ritualizzata nei “due minuti d’odio”, a cui partecipa con sincera indignazione tutta la popolazione), o dei costanti bombardamenti “nemici” sui quartieri dei  prolet   (in realtà, si lascia intendere, organizzati dallo stesso Partito per terrorizzare le masse e infiammarle d’odio verso “il nemico”). Viene descritta una pratica di manipolazione creata attraverso il terrore, che non può non ricordare, passando dalla distopia all’attualità, certe attuali campagne mediatiche di demonizzazione del nemico di turno (chiunque esso sia, il fantasmatico Osama bin Laden, Gheddafi, Saddam, Al-Qaeda, Assad ecc.); un “nemico virtuale”, che si esprime tramite messaggi o video sul web, rendendo impossibile capire se esso esista realmente o sia oggetto di una più grande trama cospirativa, tanto da spingerci a domandarci se il “terrorismo” sia opera del

 

nemico oppure di chi lo dovrebbe combattere.

Quando la storia diventa una “farsa” Per controllare le menti, spiegava Orwell, il Partito sorveglia ogni aspetto della cultura, e soprattutto la storia e il passato («Chi controlla il passato controlla il futuro, chi controlla il presente controlla il passato»), con una frenetica e costante operazione di rimozione delle testimonianze e delle fonti (persino gli articoli di giornale “scomodi”). Anche questo aspetto della società “orwelliana” appare fin troppo attuale. «La storia può essere ridotta a farsa, soprattutto se asservita a un disegno politico»6, osservava nel 2007 il politologo Zbigniew Brzezinski commentando, nel suo saggio  L’ultima chance, i progetti degli USA per instaurare un “Nuovo Ordine Mondiale”. La globalizzazione e la promozione di una “coscienza globale” tra le masse sono state le armi fondamentali per assecondare i piani (e i diritti) dell’imperialismo americano e schiacciare le aspirazioni nazionali, che si sono rivelate negli anni il maggior ostacolo al piano di colonizzazione mondiale. Brzezinski parlava apertamente del ruolo degli USA inteso a “modellare” culturalmente e politicamente le masse, comprendendovi anche le derive dell’amministrazione Bush jr., in cui il mondialismo ha abbandonato l’arma della globalizzazione (tipica del governo Clinton), rivestendo i panni della «missione storica, quasi religiosa»7. Il saggio terminava infatti con questo appello: «L’America deve urgentemente modellare una politica estera post-guerra fredda veramente mondialista. Può sempre farlo, sempre che il prossimo presidente, consapevole che “la forza di una grande potenza diminuisce quando cessa di servire un’idea”, scelga di collegare in maniera tangibile la potenza americana alle aspirazioni di un’umanità risvegliata dal punto di vista politico»8. Correva l’anno 2007 e il «prossimo presidente» a cui veniva rivolto questo appello sarebbe stato proprio Barack Obama, pupillo di Brzezinski e suo ex laureando presso l’università di New York con una tesi sul disarmo nucleare. A distanza di anni, possiamo concludere che il presidente americano abbia accolto l’invito del suo ex professore a rilanciare il Paese e la sua corsa per l’instaurazione di un governo globale9, passando anche attraverso l’intervento bellico in Libia e l’attacco alla Siria di Assad.

 

Persino sul piano geopolitico, l’America caldeggiata da Brzezinski sembra assomigliare sorprendentemente all’Oceania di Orwell, laddove, ad esempio, il grande avversario dell’America oggi appare sempre più chiaramente essere la Russia (l’Eurasia di 1984), Paese che per Brzezinski va isolato da possibili alleanze (Cina/Iran) e “livellato” al suo interno grazie alle spinte “democratiche” dell’Europa. In effetti, oggi più che mai, dopo i recenti scandali del Datagate e la fuga di Edward Snowden in Russia, la “guerra fredda”, che credevamo finita con il crollo del muro di Berlino, sembra essersi ridestata: ultimo esempio, in ordine di tempo, la tensione creata dalla decisione americana di attaccare la Siria, che ha precipitato il mondo sul baratro di una terza guerra mondiale. «La forza di una grande potenza diminuisce quando cessa di servire un’idea»… e in questo Brzezinski non fa che riprendere l’intuizione più geniale

di Orwell, ovvero la rivelazione che l’essenza del potere totalitario non è il controllo sulle cose, ma il controllo sulle menti. «Il vero potere, il potere per il quale dobbiamo lottare notte e giorno, non è il potere sulle cose, ma quello sugli uomini», troviamo scritto in 1984, «Potere vuol dire ridurre la mente altrui in pezzi che poi rimetteremo insieme nella forma che più ci parrà opportuna»10. Così, ad esempio, Brzezinski spiega che, per piegare l’avversario Russia, si deve scardinare quell’idea di nazione alla quale essa è rimasta aggrappata, che ha permesso di risvegliare quei sentimenti di indipendenza e orgoglio, che l’amministrazione del filo americano Boris Eltsin sembrava aver debellato. Insomma, la storia può essere ridotta a farsa, soprattutto se è asservita a un disegno politico.

“Profezie letterarie”: il mondo nuovo di Huxley Rispetto al modello di 1984, l’altra grande distopia letteraria del XX secolo, Il  Mondo Nuovo  dello scrittore inglese Aldous Huxley, risulta forse ancora più raffinata. I rapporti tra i due romanzieri, peraltro, non sono stati abbastanza indagati e potrebbero fornire importanti informazioni sui piani politici dell’aristocrazia britannica del tempo. Huxley, infatti, era stato l’insegnante di francese di Orwell all’Eton College nel lontano 1917 e la sua influenza sull’allievo sarebbe poi emersa anche nel carteggio privato dei due romanzieri, che analizzeremo nel primo capitolo. Pur essendo stato scritto diciassette anni prima del capolavoro di Orwell,  Il  Mondo Nuovo pare comunque contenere più attuali (e inquietanti). Nel rileggere l’opera di Huxley, infatti,aspetti sembraancora di assistere a una descrizione

 

puntuale di alcuni dei principali “passaggi” cui la società umana (soprattutto quella occidentale) è andata realmente incontro, negli ultimi decenni, e non è azzardato dire che vi si può trovare ispirazione per comprendere, almeno in parte, certi scenari che ancora ci attendono. Anche la distopia di Huxley è ambientata in un futuro postbellico, in cui esiste un ordine mondiale che, si lascia intendere, è stato istituito come risposta a una crisi globale di enormi proporzioni: «La Guerra dei Nove Anni, il Grande Disastro Economico. C’era da scegliere fra il Controllo Mondiale e la distruzione»11. A differenza che in Orwell, tuttavia, in Huxley il governo globale in genere non ha più bisogno della coercizione fisica, per imporre il suo potere ai rimanenti due miliardi di esseri umani presenti sul Pianeta: tutta la vita, infatti, è ormai  programmata scientificamente  fin da prima della nascita, essendo la riproduzione del tutto disgiunta dall’atto sessuale ed effettuata, come diremmo oggi, in vitro, in modo da permettere l’esistenza solo a individui sani, i quali peraltro sono già “forgiati” in embrione per fare parte di differenti “caste” e condizionati fin dalla più tenera età attraverso sofisticate tecniche di autentico lavaggio del cervello. Gli abitanti del Mondo Nuovo, d’altronde, sono svuotati da qualsivoglia desiderio di ribellione, dal momento che sono prigionieri di una gabbia dorata, le cui sbarre sono fatte di… piacere! Nel Mondo Nuovo, infatti, le attività dilettevoli più elementari sono incessanti e la promiscuità sessuale, in particolare, è vista quasi come un dovere sociale a tutte le età: dai “giochi sessuali” dei preadolescenti fino al continuo scambio di partner fra adulti. Un rapporto affettivo stabile, infatti, dopo l’abolizione della famiglia –  sul   sul modello “comunitario” della  Repubblica  di Platone  –   sarebbe visto addirittura come un elemento socialmente pericoloso per il sistema. Nel suo  Ritorno al Mondo Nuovo, scritto nel 1958, Huxley riprende questo aspetto, precisando: « Primo scopo dei governanti è impedire ad ogni costo che i soggetti diano fastidio. Per far questo essi, fra le altre cose, legalizzano una certa misura di libertà sessuale (possibile dopo l’abolizione della famiglia), che in pratica salvaguardi tutti i cittadini del mondo nuovo da ogni forma di tensione emotiva (o creativa)»12. Tuttavia, lì dove i piaceri e la programmazione perpetua non dovessero bastare, l’asso nella manica del  Mondo Nuovo è il Soma: la droga psichedelica perfetta senza controindicazioni per la salute e consumabile ab libitum, che

 

affoga in un “viaggio chimico” ogni possibile dolore, angoscia o semplice creatività; perché, in fondo, ciò che l’individuo del Mondo Nuovo deve offrire, in cambio dei piaceri che riceve, è se stesso – il suo essere persona, la sua dimensione intellettiva, affettiva e ogni “domanda di senso” sulla vita –  limitandosi a essere un “robot di carne”. Il cittadino del governo globale immaginato da Huxley sacrifica  se stesso, la propria libertà e la propria immaginazione, perché manipolato e indotto fin dalla nascita a farlo: qualunque disquisizione filosofica sul libero arbitrio non avrebbe senso, in una società dove tutto è perfettamente programmato. Governo globale, droga, sesso, fecondazione artificiale, eliminazione della famiglia, controllo demografico e annichilimento della persona nei suoi aspetti più profondi rendono sorprendentemente attuale questo romanzo, pubblicato per la prima volta nel 1932. Bisogna tuttavia ricordare che Aldous Huxley era non solo un geniale scrittore, ma anche e soprattutto il rampollo di una vera e propria “dinastia di manipolatori e di lobbisti” ben addentro ai meccanismi con cui le élites  sanno programmare la cultura e il pensiero dei più. È quindi ragionevole vedere nella distopia descritta nel  Mondo Nuovo  qualcosa di più di una semplice fantasia letteraria: forse, in una certa misura, vi è il riflesso di alcuni progetti realmente coltivati dalle élites che controllano il mondo contemporaneo. Aldous Huxley, del resto, in questo ambiente elitario, non è l’unico “profeta” del mondo a venire: nel 1928, H.G. Wells – socio della Fabian Society e del Coefficent Club, e già allievo dello zio di Aldous, il biologo darwinista Thomas Huxley – aveva pubblicato «un libro intitolato The Open Conspiracy, in cui manifestò il proprio ideale di un 13 mondo unificatodella sottoFabian l’egemonia anglosassone e ispirato agli ideali socioeconomici Society» .

Nel 1927, Wells aveva collaborato anche con il fratello di Aldous, Sir Julian Sorel Huxley, alla stesura del saggio The Science of Life, che avrebbe visto le stampe soltanto quattro anni dopo, in cui veniva proposto il tema dell’evoluzione, come fondamento dell’etica di quello Stato mondiale cui Wells avrebbe dedicato il lavoro negli ultimi anni della sua vita. Proprio Sir Julian Sorel Huxley, che nel secondo dopoguerra fu uno dei creatori della United  Nations Educational, Scientific and Cultural Organisation  (UNESCO) –  l’agenzia delle Nazioni Unite, che si occupa della promozione “culturale” e dell’educazione a livello globale – nel documento di preparazione, intitolato

 

Unesco its purpose and its philosophy14, scriveva:

«Il progresso non è automatico o inevitabile ma dipende dalla scelta umana e dallo sforzo di volontà. Prendendo le tecniche di persuasione e informazione e vera propaganda che abbiamo imparato ad applicare come nazione in guerra, e deliberatamente unendole ai compiti internazionali di pace, se necessario utilizzandole, come Lenin previde  per superare la resistenza di milioni verso il cambiamento desiderabile» . Più che descrivere una “realtà” di fantasia, dunque, il Mondo Nuovo  sembra puntualmente riflettere l’ideologia, che informa ancora oggi le grandi istituzioni internazionali e non fa mistero del fatto che uno dei suoi obiettivi primari sia quello di “manipolare le masse” attraverso l’utilizzo di tecniche di guerra in tempo di pace.

La sorte del tacchino Scriveva Aldous Huxley, nel 1958: «Gli antichi dittatori caddero perché non sapevano dare ai loro soggetti sufficiente pane e circensi, miracoli e misteri. E non possedevano un sistema veramente efficace per la manipolazione dei cervelli»15. Quello che più di cinquant’anni fa osservava il romanziere inglese è che un regime, per sopravvivere, ha bisogno di suggestionare le menti dei cittadini offrendo «circensi, miracoli e misteri», canalizzando cioè l’immaginazione delle masse verso distrazioni  che allontanino le coscienze da possibili proteste. Per controllare le masse, spiegava Huxley, si deve intervenire sulle menti, sedandole, manipolandole e offrendo contemporaneamente la soddisfazione dei beni rimari, dal cibo al sesso: «Ahimè, ci siamo scordati la sorte del tacchino. Date all’uomo pane abbondante e regolare tre volte al giorno, e in parecchi casi egli sarà contentissimo di vivere di pane solo, o almeno di solo pane e circensi»16. Per limitare la libertà degli individui e condizionare le masse, si deve intervenire antropologicamente  su di esse, plasmando le persone fin dalla nascita. Per questo, Huxley immaginava nel suo romanzo distopico un’umanità

 

condizionata fin dalla provetta: da adulti, i cittadini di questo governo globale non avrebbero potuto non desiderare la forma di potere che veniva loro imposta. Al condizionamento “culturale” (e biologico), Huxley aveva infatti affiancato uno strumento scientifico basato sull’ipnosi e sulle droghe, arrivando addirittura a prevedere la diffusione di un metodo farmacologico, per “sedare” le coscienze (psicofarmaci?): «In passato liberi pensatori e rivoluzionari furono spesso i prodotti della educazione più ortodossa e più osservante. Un fatto che non ci deve sorprendere, perché i metodi usati da quell’educazione erano e sono quanto mai inefficaci. Ma sotto un dittatore scientifico l’educazione funzionerà davvero e di conseguenza la maggior parte degli uomini e delle donne crescerà nell’amore della servitù e mai sognerà la rivoluzione»17. Huxley ha infatti compreso che è preferibile suggestionare e manipolare le coscienze con metodi non violenti, piuttosto che con il terrore e la paura del castigo: «Il governo realizza un suo controllo quasi perfetto, inducendo sistematicamente la condotta desiderata, e per far questo ricorre a varie forme di manipolazione pressoché non-violenta, fisica e psicologica, e alla standardizzazione genetica»18.

Il progetto: un “uomo nuovo” per un “Nuovo Ordine Mondiale” Le opere letterarie, dunque, ci rimandano presto o tardi alla realtà concreta: qual è, oggi, il “mondo nuovo” al quale sembriamo destinati, il progetto verso cui tendono gli sforzi dei Poteri Forti? Almeno per quanto riguarda il mondo occidentale, la risposta è, con tutta evidenza, il progetto di un “Nuovo Ordine Mondiale”. Sulle radici di quest’idea di governo planetario – a partire dalla sua elaborazione all’interno del mondo anglosassone, protestante prima e massonico poi – ci siamo peraltro già ampiamente dilungati nel nostro precedente saggio Governo Globale. La storia segreta del Nuovo Ordine Mondiale19, mettendone in luce gli aspetti più caratteristici a livello ideologico, oltreché le radici culturali, sociali e persino “teologiche” di quella che abbiamo definito “l’ideologia mondialista”; al tempo stesso, abbiamo cercato di indicare anche alcune delle “direzioni” che l’azione mondialista persegue, nella sua aspirazione al dominio globale: la lotta contro

 

tutte le strutture (Stati, comunità, leader e religioni) che, coscientemente o meno, si pongono come ostacoli all’unificazione e omologazione dell’umanità; il tema costante del controllo demografico e della promozione della denatalità, specie fra i ceti meno abbienti; l’accaparramento delle risorse economiche globali e l’utilizzo dei “conflitti” e delle “crisi”, come grimaldello per fare accettare all’opinione pubblica la necessità di un potere sovranazionale; la lotta contro quei “corpi intermedi” della società (su tutti, la famiglia), che si pongono anch’essi come inevitabili ostacoli al progetto mondialista, impedendo all’uomo di ritrovarsi – come invece si vorrebbe – privo di qualsivoglia stabilità affettiva, economica e psicologica. Nel precedente saggio, abbiamo anche già messo in luce come la vera battaglia per l’instaurazione, al giorno d’oggi, di un “Nuovo Ordine Mondiale” non si giochi solo sul piano della macropolitica, delle guerre o del dominio dell’economia, ma anzi abbia come obiettivo vero la coscienza umana. Un “Nuovo Ordine Mondiale”, infatti, non potrà mai realizzarsi ed essere accettato senza la presenza di una materia prima fondamentale, ovvero di un uomo nuovo che, letteralmente resettato dai tradizionali modelli culturali e sociali, possa divenire strumento ed elemento base dell’ordine globale. Per questo motivo, al giorno d’oggi, il campo di battaglia privilegiato non è più (o, perlomeno, non è soltanto) la trincea di guerra, ma la mente dell’uomo; la “fabbrica della manipolazione” diviene così una vera e propria strategia a lungo termine per il controllo e il dominio globale. Il presente saggio si pone il compito di illustrare alcuni degli interventi di manipolazione più importanti – e spesso, paradossalmente, misconosciuti come tali – che influenzano l’umanità moderna e contemporanea, con il desiderio e allo scopo, parafrasando la citazione di Orwell riportata all’inizio di questa introduzione, di permettere a molti di cogliere la vera natura della società contemporanea.

Note all’Introduzione 1. Disraeli, B., Coningsby, Parigi 1884. 2. Guénon, R., L’errore dello spiritismo, Luni, Milano 1998, p. 36. 3. Il romanzo “distopico” (l’esa (l’esatto tto opposto di ““utopico”) utopico”) è la rappresenta rappresentazione zione di uno stato di cose futuro, in cui si prefigurano sviluppi o assetti politico-sociali altamente negativi o terrificanti. 4. Big Brother, nell’inglese parlato, significa letteralmente “fratello maggiore”; nel testo originale, questa espressione assume quindi un grottesco rimando al linguaggio “familiare”. 5. Orwell, G., 1984, Mondadori (Oscar), Milano 2013, p. 56. (Questa sarà l’edizione italiana che utilizzeremo d’ora in avanti).

 

6. Brezezinski, Z.,  L’ultima chance. La crisi della superpotenza americana, Salerno Editore, 2008, p. 24 [titolo originale: Second Chance. Three Presidents and the Crisis of American Superpower, 2007]. 7. Ivi, p. 18. 8. Ivi, p. 152. 9. Si veda: Perucchietti, E.,  N.W.O. New World Order. L’altra faccia di Obama, il fallimento del sogno americano, UNO Editori, 2013. 10. Orwell, G., 1984, cit., pp. 273-274. 11. Huxley, A.,  Il Mondo Nuovo/Ritorno al Mondo Nuovo, traduzione di Luciano Bianciardi, Arnoldo Mondadori Editore (Oscar Mondadori – Classici Moderni), 1991, p. 45. 12. Ivi, pp. 257-258. 13. Pennetta, E.,  Inchiesta sul darwinismo. Come si costruisce una teoria. Scienza e opere dall’imperialismo britannico alle politiche dell’ONU , Cantagalli, 2011, p. 113. 14. Huxley, J.S., Unesco its purpose and its philosophy, 1946. Il testo è scaricabile in inglese in formato pdf dal sito ufficiale dell’UNESCO: http://unesdoc.unesco.org/image http://unesdoc.unesco.org/images/0006/000681/068197eo.pdf. s/0006/000681/068197eo.pdf. 15. Huxley, A., op. cit., p. 330. 16. Ivi, p. 338. 17. Ibidem. 18. Huxley, A., op. cit., p. 239. 19. Perucchietti, E., Marletta, G., Governo Globale. La storia segreta del Nuovo Ordine Mondiale, Arianna Editrice, Bologna 2013.

 

Capitolo 1

LE MANI SULLA MENTE: TECNICHE DI MANIPOLAZIONE DI MASSA « L’Ortodossia consiste nel non pensare – nel non aver bisogno di pensare.  L’Ortodossia è inconsapevolezza». (George Orwell, 1984) «Oggi l’arte del controllo dei cervelli sta diventando una scienza. E chi pratica tale scienza sa quel che sta facendo e perché; ha per guida teorie e ipotesi ben fondate su massicce prove sperimentali». (Aldous Huxley, Ritorno al Mondo Nuovo)

« Dimenticare tutto quello che era necessario dimenticare, e quindi richiamarlo alla memoria nel momento in cui sarebbe sar ebbe stato necessario, e quindi dimenticarlo da capo: e soprattutto soprattutto applicare lo stesso processo al processo st eesso. sso. Questa era l’ultima raffinatezza: assumere coscientemente l’incoscienza l’incoscienza,, e quindi da capo, divenire inconscio dell’azione ipnotica or ora compiuta. Anche per capire il significato della parola “bispensiero” bisognava mettere, mettere, appu appunto, nto, in opera il medesimo».

(George Orwell, 1984)

Da un incubo all’altro

I

n una lettera del 21 ottobre 19491, Aldous Huxley ringraziava l’ex allievo dell’Eton College, George Orwell, per avergli spedito una copia del suo nuovo romanzo 1984. Huxley si mostrava entusiasta del manoscritto, ma si permetteva di notare la differenza sostanziale tra il modello di dittatura “dolce” da lui stesso immaginato in Mondo Nuovo , pubblicato diciassette anni prima, e quello invece cupo e “sadico” descritto da Orwell:

 

«La filosofia della classe al potere in 1984 è una forma di sadismo portato alle estreme conseguenze e verso la sua soluzione logica: andare oltre il sesso e negarlo. Credo che le oligarchie troveranno forme più efficienti di governare e soddisfare la loro sete di potere e saranno simili a quelle descritte in Il Mondo Nuovo». Huxley si mostrava convinto che in un prossimo futuro i governanti avrebbero assunto la forma della dittatura dolce, in quanto avrebbero trovato nell’ipnotismo e nei metodi farmacologici della psichiatria un’arma decisiva per piegare le menti e il volere delle masse. Un’ipotesi, questa, che il romanziere inglese avrebbe confermato nel 1958, nel suo saggio Ritorno al Mondo Nuovo. Il materialismo e «la volontaria ignoranza dei nostri padri», spiegava Huxley nella missiva, avevano solo fatto slittare «di cinque o sei generazioni» la rivoluzione globale, in quanto i politici non si erano ancora convinti ad abbracciare l’ipnosi e i barbiturici come forma di manipolazione di massa. Il momento però stava arrivando, profetizzava Huxley, perché la psicoanalisi, dopo il fallimento di Freud, stava didi nuovo l’ipnosi come metodo di cura.all’ipnosi Grazie ea questo cambio rotta, ilrecuperando potere si sarebbe presto convinto a ricorrere alle tecniche di condizionamento farmacologico per controllare e manipolare le masse, in modo da attuare quella che Huxley definiva «the ultimate revolution»: «Entro la prossima generazione chi tiene le redini del mondo scoprirà che il condizionamento infantile e l’ipnosi indotta dalle droghe sono strumenti di dominio ben più efficaci di armi e prigioni. E che la sete di potere può essere soddisfatta nella sua pienezza inducendo le persone ad amare il loro stato di schiavitù, piuttosto che ridurle all’obbedienza a suon di frustate e calci. Insomma, penso che l’incubo descritto in 1984  sia destinato a evolversi in quello descritto in  Il Mondo Nuovo, se non altro come esito di una necessità di maggiore efficienza». Huxley concludeva la lettera ammettendo però il rischio incombente di una guerra atomica o biologica, «nel cui caso dovremmo confrontarci con incubi di ben altra natura»2.

Dalla suggestione mediatica al “bi-pensiero” Nel 1964, un altro autore, l’esoterista italiano Elémire Zolla3, metteva in guardia contro il potere dell’ipnosi e della manipolazione mentale su larga scala,

 

scrivendo: «Per ottenere un successo sul mercato basta che una frazione minima di pubblico venga indotta a comportarsi in un certo modo. Poco importa che la maggioranza resista alla dipendenza, posto che sappia farlo»4. L’analisi di Zolla non si limitava alla suggestione della pubblicità nel campo dei consumi, ma spiegava nel dettaglio le diverse metodologie di quella che definiva una vera e propria «guerra contro la libertà umana»5, portata avanti da persuasori occulti, che rende possibile «influire sul subconscio e quindi sul comportamento senza che l’uomo possa difendersi»6. E aggiungeva: «Alle sciagure che hanno gravato da sempre sulla vita dell’uomo, la morte, la malattia, la vecchiaia, la fame, s’è aggiunta in questo secolo una disgrazia meno vistosa, ma forse proprio per questo più disperante: la riduzione dell’uomo a strumento passivo di accorte manipolazioni. Le dittature hanno tentato di plasmare artificiosamente i giovani, la tecnica dell’imbottimento dei crani ha tentato di spegnere nelle masse ogni spontaneità, ma ora la nuova tecnica pubblicitaria, e in particolare la pubblicità subliminale, si sono imposte in modo discreto e letale»7. Nello stesso periodo, anche il filosofo Herbert Marcuse, nel suo capolavoro  L’uomo a una dimensione. L’ideologia della società industriale avanzata, analizzava le tecniche di “aggressione” contro la libertà delle masse – «Una confortevole, levigata, ragionevole, democratica non-libertà prevale nella civiltà industriale avanzata, segno di progresso tecnico» è l’incipit   dell’opera – e delineava un ordine sociale che appare totalitario, il quale permea di sé ogni aspetto della vita dell’individuo e, soprattutto, ha “inglobato” anche quelle forze, come la classe operaia, un tempo ritenute “antisistema”. In questo modello, la vita dell’individuo si riduce al bisogno atavico di produrre e consumare, senza possibilità di resistenza. Marcuse denunciava il carattere repressivo della società industriale avanzata, che appiattisce l’uomo alla dimensione di mero consumatore, reso tanto euforico quanto ottuso dalla suggestione alla quale è costantemente esposto, la cui sola libertà è la possibilità di scegliere tra prodotti diversi. La società tecnologica avanzata riduce tutto a sé e condiziona i bisogni primari dell’uomo sostituendoli con quelli artificiali, asservendo così ogni dimensione “altra” al potere capitalistico:

 

«Il pensiero a una dimensione è promosso sistematicamente dai potenti della politica e da coloro che li riforniscono di informazioni per la massa. Il loro universo di discorso è popolato da ipotesi autovalidantisi, le quali, ripetute incessantemente da fonti monopolizzate, diventano definizioni o dettati ipnotici»8. È in questo senso che Marcuse formulava la condanna della tecnologia, la quale conterrebbe già insita nella sua natura un’ideologia di dominio. Il processo di costituzione della falsa coscienza prevede il livellamento “scientifico” del pensiero e delle forme di comportamento a una dimensione: essi cioè vengono definiti e imposti dal sistema, richiamando quel meccanismo di condizionamento mentale che Orwell immaginava in 1984, ossia il “bipensiero” (in inglese doublethink )).. Ora, pure se in maniera meno “violenta”, anche nella società di cui parla Marcuse, le idee, le aspirazioni e gli obiettivi che trascendano le direttive del potere vengono respinti, schiacciati o ricondotti all’interno del sistema. Il livellamento ideologico  avviene perlopiù con facilità, in quanto l’individuo è abituato fin dall’infanzia a plasmare i propri interessi, pensieri e azioni in base a ciò che gli è richiesto dal sistema. L’individuo, cioè, attraverso una forma di mimesi, si identifica come parte del tutto. L’identificazione dell’individuo con la sua  società lo conduce infatti a immedesimarsi di riflesso con il tutto, senza il quale non può vivere. Ciò ovviamente porta all’alienazione degli individui che «si identificano con l’esistenza che è loro imposta e trovano in essa compimento e soddisfazione. Questa identificazione non è illusione ma realtà. La realtà, d’altra èparte, costituisce uno stadio più avanzato di alienazione. Quest’ultima diventata completamente oggettiva; il soggetto dell’alienazione viene inghiottito dalla sua esistenza alienata»9. Al “paradigma della violenza” tipico del XX secolo10  si sostituisce così il “ paradigma del controllo”, come se dopo avere distrutto, umiliato e terrorizzato la popolazione fosse l’ora di gettare la basi per la sua sorveglianza. Il controllo sociale è radicato proprio nei falsi bisogni, che esso ha prodotto nelle nuove generazioni.

L’alienazione dello spettacolo secondo Debord

 

I falsi bisogni indotti nei cittadini creano individui spersonalizzati, che diventano meri “consumatori” globali. Secondo lo scrittore e regista marxista francese Guy Debord, i consumatori ormai alienati, piuttosto che fare esperienze dirette, si accontentano di osservare nello “spettacolo” tutto ciò che a loro manca: «Più egli [il consumatore;  N.d.A.] contempla, meno vive; più accetta di riconoscersi nelle immagini dominanti del bisogno, meno comprende la sua propria esistenza e il suo proprio desiderio»11. Ciò accade perché ad alienare l’uomo, non sono più, come si poteva pensare ai tempi di Marx, l’oppressione diretta del padrone e il feticismo delle merci, bensì lo spettacolo, che Debord definisce come «un rapporto sociale fra individui mediato dalle immagini». Una forma di assoggettamento psicologico totale, in cui ogni singolo individuo è isolato dagli altri e assiste, nella più totale passività, allo svilupparsi di «un discorso ininterrotto che l’ordine presente tiene su se stesso, il suo monologo elogiativo. È l’autoritratto del potere all’epoca della gestione totalitaria delle condizioni di esistenza»12. Lo spettacolo, di cui i mass media sono solo una delle molte espressioni, è parte fondante della società contemporanea ed è il responsabile della perdita, da parte del singolo, di ogni tipo di individualità, personalità e creatività umana. Non si deve credere, però – chiarisce Debord – che lo spettacolo sia un’invenzione del capitalismo moderno. Esso si produce ogniqualvolta vi sia nella società una separazione gerarchica tra il Potere e le masse, ma solo nell’epoca moderna i governanti hanno accumulato i mezzi sufficienti, oltre che per dominare la società, anche per plasmarla secondo i loro interessi. anchesono la creazione “antagonismo facciata” tra Rientra sistemi nello socialispettacolo che in realtà solidali di tra un loro. È questo ildicaso della Guerra Fredda, definita da Debord come «divisione dei compiti spettacolari». La contrapposizione in due blocchi mondiali è in realtà fittizia, giacché vuole convincere gli individui che esistono solo quei due modelli di società, i quali in verità hanno più affinità che differenze, essendo entrambi basati sulla logica capitalistica e sul dominio gerarchico di una classe. Si rientra così nella classica strategia del divide et impera  – cui abbiamo accennato nell’introduzione – che contraddistingue il modus operandi dell’ideologia mondialista: creare fazioni in apparenza contrastanti e opposte (partiti, movimenti religiosi, correnti di pensiero ecc.), sulle quali far convergere due schieramenti della popolazione che si danno battaglia, inconsapevoli del

 

meccanismo, mentre il Potere centrale, quello vero, governa super partes. Spiega il filosofo Raimondo Galante: «La disinformazione [di un sistema totalitario; N.d.A.] mira a creare un’idea di verità nettamente conforme alle esigenze del mantenimento del potere costituito essere generalizzato definita dalle e due sottocategorie spettacoli debordiane e dipuò“segreto di falso indiscutibile”. La spersonalizzazione invece ha lo scopo di indebolire al massimo la coscienza individuale e rafforzare l’identità del gruppo che coincide con quella del potere dello Stato e può essere definita da altre due sottocategorie spettacolari: “la fusione economico-statale e l’alterazione della percezione del tempo denominata da Debord l’eterno presente” che mira a cancellare o alterare irreparabilmente la memoria del passato»13. Esattamente come accade in 1984, ove, tramite il meccanismo del bipensiero, la storia viene continuamente riscritta. Se Orwell scriveva: «Chi controlla il passato controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il assato», Debord osserva che la cancellazione della storia è un elemento

strutturale per la sussistenza di un totalitarismo: «La società burocratica totalitaria vive in un presente perpetuo, in cui tutto ciò che è avvenuto esiste per essa soltanto come spazio accessibile alla sua polizia». Quando nel 1988 tornerà ad analizzare lo spettacolo, nei Commentari sulla Società dello Spettacolo, Debord osserverà che la società si è ormai completamente spettacolarizzata, mischiandosi aspetto della alla realtà. La società è dominata dalle immagini falsificate, ad cheogni si sostituiscono realtà facendo scomparire qualsiasi possibilità di attingere la verità al di là della falsificazione continua che la ricopre. Ciò determina la scomparsa del concetto di storia, e quindi anche del concetto di “democrazia”. La finzione della democrazia è mantenuta in vita solo attraverso la creazione di un nemico comune, che cela la separazione gerarchica tra il Potere e le masse. È questo, il ruolo del terrorismo: «Questa democrazia così perfetta fabbrica da sé il suo inconciliabile nemico, il terrorismo. Vuole infatti essere giudicata in base ai suoi nemici piuttosto che in base ai suoi risultati. La storia del terrorismo è scritta dallo

 

Stato; quindi è educativa. Naturalmente le popolazioni spettatrici non possono sapere tutto del terrorismo, ma possono sempre saperne abbastanza da essere convinte che, rispetto al terrorismo, tutto il resto dovrà sembrare loro abbastanza accettabile, e comunque più razionale e democratico».

Il potere dell’immaginazione Vent’anni prima, Marcuse aveva già esplicitato la strategia secondo cui il Potere crea una falsa minaccia per controllare la popolazione attraverso la paura: «La società come un tutto diventa una società fondata sui bisogni della difesa. Perché il nemico è un dato permanente. Non fa parte della situazione di emergenza, ma del normale stato di cose. Esso avanza minacce in tempo di pace non meno che in tempo di guerra». Le masse destabilizzate dal terrore di una minaccia iniziano a diffidare di tutto ciò che le circonda e che non si livella sul consenso comune, diventando solerti controllori e accettando misure di restrizione, che normalmente non avrebbero tollerato. In questo scenario all’apparenza implacabile, l’unica alternativa, per Marcuse, è quella di riappropriarsi dell’immaginazione che, data la sua importanza, risulta essere la vittima primaria del condizionamento di massa. Già Huxley faceva notare come i potenti avessero capito che per controllare le masse fosse necessario agire sull’«appetito pressoché insaziabile di distrazioni», che ha l’uomo. In questo senso – spiegava il romanziere inglese –  l’industria dei media si delinea come uno dei bracci armati dei governanti, tesa com’è non tanto a comunicare il vero o il falso, quanto semmai a offrire l’irreale, ossia una fuga dalla realtà che obblighi l’uomo a distrarsi dalla contingenza sociale, economica e politica (per non parlare di quella metafisica). Si può immaginare, da questa breve sintesi, quanto, da una parte, il saggio di Marcuse abbia influito su un certo Sessantotto e sulle speranze e le utopie libertarie di quegli anni: il suo pensiero, intrinsecamente antiautoritario, lo rese il filosofo del “grande rifiuto” verso ogni forma di repressione. Dall’altra, Debord venne espulso dall’Italia, durante gli “anni di piombo”, perché accusato di fomentare la violenza. La critica di Marcuse sarebbe poi stata approfondita da un altro pensatore, Hans-Georg Gadamer, che nel gli 1995 sarebbeIlarrivato accusare iaccennava media di rendere volontariamente apatici individui. filosofo ad di Marburgo

 

persino alla «funzione politica della televisione consistente nell’addomesticare le masse, nell’addormentare la capacità di giudizio e il gusto delle idee», in modo da rendere le persone indifferenti alle notizie trasmesse. In questo orizzonte di ovvietà, di passività e di carenza di dialogo, in cui l’immaginazione viene repressa e l’individuo si disabitua a “pensare”, certi messaggi possono essere trasmessi agendo sul subconscio: per questo Gadamer, nel 1995, arrivò a definire la televisione «la catena degli schiavi alla quale è legata l’odierna umanità». Eppure, già Marcuse spiegava che il potere di livellamento attuato dai media è solo l’ultimo anello della catena della manipolazione di massa. Vi è un processo di indottrinamento, che possiamo definire “antropologico”, il quale culmina – non inizia! – con la fase della suggestione mediatica: «Quando si arriva a questa fase, le persone sono esseri condizionati da lungo tempo; la differenza decisiva dell’appiattimento del contrasto (o del conflitto) tra il dato e il possibile, tra i bisogni soddisfatti e quelli insoddisfatti. […] Il trapianto dei bisogni sociali nei bisogni individuali è così efficace che la differenza tra i due sembra essere puramente teorica. È mai possibile tracciare una vera distinzione tra i mezzi di comunicazione di massa come strumenti di informazione e di divertimento, e come agenti di manipolazione e indottrinamento?»14. In una società concentrata sull’immagine che, come spiega Gadamer, «ha perso la dimensione del dialogo», l’ipnosi sembra essersi conquistata un ruolo di primo piano, proprio come previsto dall’autore di Mondo Nuovo.

Obama trionfa alle urne grazie alla PNL? È così che, a sessant’anni di distanza dalla lettera di Huxley a Orwell, è apparso su Internet, in forma anonima, uno studio psicologico, teso a dimostrare che Obama, a partire dalla sua prima campagna elettorale, avrebbe fatto ricorso a sofisticate tecniche di manipolazione mentale basate sulla PNL (programmazione neurolinguistica) e che proprio grazie ad esse avrebbe riportato il successivo trionfo alle urne. Il titolo dello scritto anonimo, di sessanta pagine, è  An Examination o Obama’s Use of Hidden Hypnosis Techniques in His Speeches ; secondo l’autore (o gli autori), il presidente americano sarebbe un abile ipnotista: egli avrebbe imparato a utilizzare le tecniche sviluppate dallo psichiatra statunitense Milton Erickson15  per colmare l’assoluta mancanza di contenuti del suo programma

 

politico16. Il trattato spiega nel dettaglio i “trucchi” utilizzati da Obama – tono della voce, linguaggio del corpo, comandi subipnotici, aneddoti autobiografici del tutto inventati (come essere “figlio e nipote di pastori di pecore”), suggestioni e affermazioni irrazionali – allo scopo di disorientare e canalizzare l’attenzione del pubblico per conquistarne il consenso. Le modalità di che condizionamento mentale rivelate anonima, tuttavia, non sono la punta dell’iceberg di quelladalla che fonte è diventata la propaganda politica nel mondo, che dai tempi del nazismo a oggi ha fatto straordinari passi in avanti e ha visto come teatro ideale proprio gli Stati Uniti, prima con un attore-presidente (Ronald Reagan) capace di calarsi nella parte imparando a memoria lunghi discorsi, e poi con un carismatico “messia multietnico” che legge dal teleprompter17 (e che, quando questo si rompe, rimane spaesato a balbettare una parte che non ha studiato e sembra non conoscere18). La programmazione neurolinguistica è stata ideata nel 1975, a scopi psicoterapeutici, dallo psicologo Richard Bandler e dal linguista John Grinder. Il nome della disciplina deriva dalla convinzione che vi sia una connessione fra i processi neurologici (“neuro”), il linguaggio (“linguistico”) e gli schemi comportamentali appresi con l’esperienza (“programmazione”), e che questi schemi possano essere organizzati per raggiungere specifici obiettivi nella vita. La tecnica ideata da Bandler e Grinder si basa sulla programmazione della realtà attraverso l’immissione di informazioni nei tre canali percettivi principali: il visivo (occhi), l’uditivo (orecchie), il cinestesico (pelle-emozioni). I due studiosi si resero conto che l’uomo si forma l’idea del mondo attraverso questi tre canali d’ingresso; tuttavia, il mezzo principale per indurre la programmazione è, e resta, il linguaggio: la potenza delle parole è fondamentale, per indurre una “allucinazione” percettiva. Questo tipo di tecnica, a ilpartire dagli laanni Settanta,aziendale, si è diffusa in molti settori, quali la psicoterapia, marketing, formazione gli ambienti televisivi, per approdare infine anche nella politica. Obama non è certo il primo né l’unico politico a ricorrere alla suggestione ipnotica. Nel mondo degli addetti ai lavori, si parla addirittura dell’utilizzo della cosiddetta “PNL nera” per piegare la mente altrui, senza che essa ne sia consapevole, al proprio volere.

Qualcuno volò sul nido del cuculo Con la PNL troviamo vera a percorrere linea sottile, chenettamente separa la suggestione dalla cicoercizione e propria.quella Questo confine viene

 

oltrepassato con la tecnica dello “shock” indotto, sviluppata dagli psichiatri che negli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso collaborarono a quell’insieme di progetti sperimentali finanziati dalla CIA, che prese il nome di MKULTRA19. «Se la dottrina è impartita nel modo giusto», sentenziava nel 1958 Aldous Huxley «e al momento giusto dell’esaurimento nervoso, essa penetra. In condizioni si può convertire in pratica chiunque, a qualunque dottrina si voglia»20opportune . Il MKULTRA parte proprio da questo presupposto, facendo del “trauma” il suo punto di partenza. Il progetto fu ordinato il 13 aprile 1953 dal direttore della CIA, Allen Dulles, al fine di contrastare gli studi russi, cinesi e coreani sul cosiddetto “controllo mentale” (mind control). Questa tecnica avrebbe dovuto portare numerosi vantaggi come, ad esempio, la creazione di assassini inconsapevoli o il controllo dei leader stranieri scomodi. Il progetto sarebbe stato sovvenzionato con un totale di 25.000.000 di dollari e ne furono coinvolte 80 istituzioni, tra cui 44 università e 12 ospedali. In base a quello che emerge dagli oltre ventiduemila documenti statunitensi declassificati e riportati alla luce nel 1977, gli esperimenti prevedevano il ricorso ad abusi fisici e psichici, l’uso di radiazioni, elettroshock e ipnosi e perfino la somministrazione di sostanze psicotrope quali l’LSD. Stando ai documenti recuperati, le cavie degli esperimenti erano dipendenti della CIA, personale militare, agenti governativi, prostitute, pazienti con disturbi mentali e persone comuni, che si offrivano come volontari “a pagamento”; il tutto, veniva messo in atto allo scopo di verificare che tipo di reazione avessero queste persone sotto l’influsso di droghe e di altre sostanze. Lo scopo ufficiale degli esperimenti era quello di preparare per gli agenti americani un’azione di difesa, da contrapporre a un’eventuale azione analoga che avrebbero potuto subire dagli agenti russi durante la “guerra fredda”. Nel 1959, alla Kesey LSD, prese volontariamente parteStanford a uno diUniversity, questi studilo suscrittore sostanzeKen psicoattive: mescalina e psilocibina. Dopo la sua avventura da cavia (e poi da sperimentatore), Kesey scrisse il celebre romanzo Qualcuno volò sul nido del cuculo (One Flew Over the Cuckoo’s Nest , 1962), da cui nel 1975 venne tratto il film di Milos Forman con Jack Nicholson: una storia di ribellione e di speranza, che suona come una denuncia contro quell’ordine capace di creare schiavi e dittatori, vissuto da Kesey sulla propria pelle. In realtà, Kesey avrebbe giocato un ruolo occulto, somministrando LSD a cavie inconsapevoli21. Il successo ottenuto dal suo romanzo e la vendita della sua abitazione a Stanford gli permisero di trasferirsi a La Honda, in California, vicino a San Francisco, dove organizzava di continuo delle feste,

 

soprannominate “Acid Tests” e pilotate segretamente dalla CIA, durante le quali gli invitati assumevano LSD in un’ambientazione volutamente psichedelica, con l’improvvisazione di band musicali quali i Grateful Dead22. Stando ad alcuni ricercatori, come Daniel Estulin, questo genere di sperimentazioni – in parte descritte nel romanzo di Kesey – non sarebbe però terminato anni Settanta, ma si sarebbe raffinato e continuerebbe ancora oggineiin “mitici” segreto, seguendo un protocollo specifico, che avrebbe trovato la propria sede ideale presso l’Istituto Tavistock, situato nell’omonima cittadina inglese. Su quest’ultimo aspetto, però, la ricostruzione storica risulta ancora frammentaria, mentre sul MKULTRA i documenti ufficiali che vennero accidentalmente resi pubblici, essendo sfuggiti per errore alla loro distruzione ordinata nel 1973 dall’allora direttore della CIA Richard Helms, si configurano come fonti pienamente attendibili; semmai non sono ancora chiari i traguardi raggiunti da coloro che lavorarono a questo progetto.

Dal “controllo mentale” alla “ shock economy”: le crisi economiche come occasione di manipolazione Fino a che punto, e con quale risultato, si spinsero le ricerche sperimentali finanziate dalla CIA? Nel suo Shock Economy, la giornalista canadese Naomi Klein – autrice del manifesto No-Global, No Logo – paragona il sistema della tortura utilizzata dalla CIA nel protocollo MKULTRA alla dottrina economica dello shock   elaborata dal premio Nobel Milton Friedman, che sfrutta momenti di shock e di trauma collettivo per dedicarsi a «misure radicali di ingegneria sociale ed economica»; Friedman aveva infatti osservato che «soltanto una crisi – reale o percepita – produce un vero cambiamento. Quando quella crisi si verifica, le azioni intraprese dipendono dalle idee che circolano […] finché il politicamente impossibile diventa politicamente inevitabile». I seguaci della Scuola di Chicago, secondo l’autrice, si sarebbero resi complici di colpi di Stato e di torture perpetuate nei confronti dei ribelli che hanno osato opporsi alle scelte neoliberiste spesso a favore di multinazionali straniere. Per questo, Klein afferma: «La dottrina dello shock imita alla perfezione questo processo [tortura e

 

tecniche MKULTRA; N.d.A.] cercando di ottenere su vasta scala ciò che la tortura ottiene su una singola persona in una cella per interrogatori. L’esempio più chiaro è stato lo shock dell’11 settembre, che, per milioni di persone, ha “fatto esplodere il mondo a loro familiare”. E ha dato il via a un periodo di forte disorientamento e regressione, che l’amministrazione Bush ha sfruttato con estrema abilità.– […] È così funziona il capitalismo disastri: il disastro originario il colpo di che Stato, l’attacco terroristico,dei il crollo dei mercati, la guerra, lo tsunami, l’uragano – getta l’intera popolazione in uno stato di shock collettivo. Le bombe che cadono, le grida di terrore, i venti sferzanti sono più efficaci, nel rendere malleabili intere società, di quanto la musica assordante e i pugni nella cella di tortura non indeboliscano i prigionieri. Come il prigioniero terrorizzato che rivela i nomi dei compagni e abiura la sua fede, capita che le società sotto shock si rassegnino a perdere cose che altrimenti avrebbero protetto con le unghie e con i denti»23. Friedman è stato il fondatore della scuola monetarista: la sua regola di politica economica è stata utilizzata dalla Federal Reserve (FED) negli Stati Uniti e dalla Banca centrale europea (BCE), mentre le sue teorie hanno esercitato una forte influenza sul governo britannico di Margaret Thatcher e su quello statunitense di Ronald Reagan degli anni Ottanta. Anche Pinochet intraprese una serie di riforme economiche di stampo liberista, le quali seguivano gli orientamenti che lo stesso Friedman si premurò di raccomandare personalmente al dittatore cileno nel 1975. La teoria di Klein, secondo cui le riforme liberiste sarebbero applicabili solo per mezzo di shock violenti capaci di piegare la volontà dell’opinione pubblica portandola ad accettare delle riforme che normalmente non verrebbero accolte, è stata confermata indirettamente dall’ex premier “tecnico” italiano Mario Monti quando, nel febbraio del 2011, ha dichiarato con convinzione che «abbiamo bisogno di crisi per fare dei passi avanti24» e che «non dobbiamo sorprenderci che l’Europa abbia bisogno di crisi e di gravi crisi per fare passi avanti. I passi avanti dell’Europa sono per definizione cessioni di parti delle sovranità nazionali a un livello comunitario. È chiaro che il potere politico, ma anche il senso di appartenenza dei cittadini a una comunità nazionale, possono essere pronti a queste cessioni solo quando il costo politico e psicologico del non farle diventa superiore al costo del farle, perché c’è una crisi in atto visibile e conclamata»25.

 

Paragonando le teorie neoliberiste alla “tortura” vera e propria, Klein nota infine che «dal Cile alla Cina, all’Iraq, la tortura è stata un partner silenzioso nella rivoluzione liberista globale. La tortura, però, è ben più che uno strumento 26 utile per imporre politiche chi si ribella: è anche una metafora della logica alla base della indesiderate dottrina delloa shock» .

Nei manuali della CIA, infatti, si chiariva che, per piegare le menti di coloro «che oppongono resistenza», bisogna creare delle rotture violente tra i prigionieri e la loro capacità di dare senso al mondo che li circonda, in primo luogo eliminando ogni input sensoriale (con cappucci in testa, tappi alle orecchie, manette, isolamento totale), poi bombardandone il corpo con stimoli estremi (luci stroboscopiche, musica a tutto volume, percosse, elettroshock). Spiega Klein: «Lo scopo di questa fase di “ammorbidimento” è provocare una specie di uragano nella mente: i prigionieri subiscono una regressione tale e sono così spaventati che non riescono più a pensare razionalmente né a proteggere i loro interessi. È in questo stato di shock che la maggior parte dei prigionieri dà a chi li interroga ciò che desidera: informazioni, confessioni, abiura di convinzioni precedenti. Uno dei manuali della CIA fornisce una spiegazione particolarmente esplicita: “C’è un intervallo – che può essere estremamente breve – di animazione sospesa, una sorta di shock o di paralisi psicologica. È provocata da un’esperienza traumatica o subtraumatica che fa esplodere, per così dire, il mondo che è familiare al soggetto, all’immagine egliquando ha di sisémanifesta entro quel mondo. specialisti oltre riconoscono questo che effetto e sanno cheGli in quel momento la fonte è molto più aperta ai suggerimenti, molto più disposta a collaborare, di quanto non fosse appena prima di subire lo shock”»27. Arrivati a questo punto, l’operatore può anche iniziare lo  psychic driving, il “ricondizionamento mentale”, ricostruendo letteralmente la psiche della vittima. Ispirandosi alle ricerche psichiatriche condotte da Ewen Cameron28  sul decondizionamento e ricondizionamento mentale, i ricercatori della CIA avviarono un programma segreto dedicato alla ricerca sulle “tecniche speciali dell’interrogatorio”, che avrebbe successivamente dato vita al Project Bluebird,

 

poi denominato “Artichoke” (letteralmente, “carciofo”) e infine, nel 1953, MKULTRA. Fermo restando che queste tecniche vengono usate ancora oggi nelle prigioni speciali come quella di Guantanamo, le ricerche di Cameron si svolsero in segreto, finché non vennero rese pubbliche e furono dunque sospese nei tardi anni Ottanta. Le di inchieste delper Senato americano fecero emergere il fatto Settanta che, oltree alle tecniche “tortura” interrogare i prigionieri, erano state elaborate altre tecniche sofisticate per manipolare, controllare e infine rincondizionare il cervello, dopo averlo condotto alla decognizione, cioè, in una parola, per “riscriverlo”. Già nel 1958, Huxley spiegava dalle pagine di  Ritorno al Mondo Nuovo  ciò che si sarebbe scoperto soltanto vent’anni dopo, ossia che con uno shock indotto e prolungato si può ottenere «uno stato di suggestionabilità assai intensificato»29, sulla base del quale è possibile “condizionare” la psiche della vittima.

Il generale che fissa le capre Il romanziere inglese dimostrava inoltre di conoscere gli esperimenti condotti sui prigionieri americani in Corea, che avrebbero “ispirato” il progetto MKULTRA della CIA: «Nei campi di concentramento cinesi i giovani prigionieri occidentali furono sottoposti a tensione sistematica […] tale continua persecuzione provocava nella vittima un senso di sbigottimento e di ansietà cronica. […] La suggestionabilità accresciuta con questi metodi, veniva poi abilmente sfruttata dai cinesi, i quali versavano in quei cervelli ormai ricettivi in modo anormale grosse dosi di propaganda filocomunista e anticapitalista»30. Diversi indizi avevano fatto ipotizzare per decenni che Huxley avesse partecipato al protocollo MKULTRA in veste “ufficiale”, in maniera più complessa rispetto a quanto la storiografia aveva potuto accertare, ma finora era sempre mancata la cosiddetta “pistola fumante”. Recentemente, però, il generale Albert “Bert” Newton Stubblebine III, ex generale maggiore che arrivò a ricoprire la carica di ufficiale in capo dell’intelligence militare statunitense31, ha rilasciato delle dichiarazioni a dir poco sconcertanti, in merito al ruolo del romanziere inglese nell’ambito delle ricerche americane sul controllo mentale. Stubblebine è una figura piuttosto nota (e ambigua) per il una suo lavoro nel settore della “guerra psicologica” e il suo nell’ambiente, impegno nel creare

 

nuova razza di “supersoldati” dotati di poteri inusuali e abilità ESP; a lui si è ispirato Jon Ronson per il suo libro  L’uomo che fissa le capre  (The Men Who Stare at Goats)32, adattato poi alla versione cinematografica da Grant Heslov, che nel 2009 ne fece un film di successo con George Clooney, Ewan McGregor e Jeff Bridges 33. Stubblebine si è anche avere abbracciato punto le teorie “complottiste”, in contraddistinto merito all’11 per settembre, da arrivarea tal a rilasciare un’intervista video per il documentario One Nation Under Siege – poi ripresa dal documentario Zero  a cura di Giulietto Chiesa e da  Inganno Globale  – in cui dichiarava che era impossibile, in base alle sue dimensioni, che il Boeing 75 fosse andato a schiantarsi sulla facciata del Pentagono, in quanto il foro di entrata non corrisponderebbe a quello dell’aereo (manca inoltre il segno delle ali: il foro è circolare, come se vi fosse penetrato, semmai, un razzo teleguidato). Inutile dire che tale posizione suscitò imbarazzo nell’establishment , che non trovò arduo screditare il generale, data la sua bizzarra passione per la ricerca paranormale. A questo scopo, tornò utile il romanzo di Ronson, i cui toni grotteschi – esasperati nel film di Heslov – aiutarono a dipingere Stubblebine come un personaggio a dir poco “sopra le righe”, convinto di poter fermare il cuore del nemico con la forza del pensiero: si deve tenere conto di come il lettore medio – inconsapevole dei finanziamenti, che per anni il governo tedesco, il governo americano e il governo russo in primis hanno stanziato per le ricerche sul paranormale – possa bollare come un pazzo un generale che, per quanto qualificato, si sia dedicato a sviluppare i poteri ESP nei propri sottoposti. Il discredito non elimina però la qualifica del generale e il fatto che egli abbia lavorato in questo campo non per una sua personale convinzione, ma perché il governo degli Stati Uniti era interessato ad approfondire quel genere di studio tanto quanto le ricerche manipolazionefolli mentale; si possono comprendere certe scelte sulla – apparentemente – nel non campo militare, infatti se si scinde l’ossessione che le lobby hanno per l’occulto e il paranormale, a partire dai primi anni del secolo scorso (i casi documentati del nazismo e del fascismo esoterico e del comunismo magico rappresentano la punta dell’iceberg). Come altri autori – Giorgio Galli, Marco Dolcetta, Christopher Hale, Rene Alleau, Marco Zagni, Gianfranco De Turris – hanno dimostrato, non si possono comprendere alcune scelte e derive “politiche” senza indagare l’inscindibile rapporto, che il potere ha da sempre con la “magia”; che poi le pratiche occulte funzionino oppure no, è tutt’altra questione e non ci interessa approfondirla in questa sede. Il libro di Ronson non ha dunque giovato all’immagine del generale, dato che

 

dalla sua pubblicazione la stampa ha ridicolizzato le asserzioni pubbliche di Stubblebine, dipingendolo come il tipico eccentrico cospirazionista, sostenitore della presenza di basi aliene su Marte «[…] ci sono strutture sotto la superficie di Marte che non possono essere viste dallesulla fotocamere Voyager ci sono macchine superficiedella di Marte e ci che sonopassarono macchine nel sotto1976… la superficie di Marte che si possono vedere [con la visione remota; N.d.A.]»34 e assertore della possibilità di camminare attraverso i muri, piegare cucchiai, levitare, vedere a distanza con la forza del pensiero. Il titolo del libro (letteralmente, Gli uomini che fissano le capre) nasce però dalle ricerche documentate dell’Esercito americano nel campo dell’uso dei poteri paranormali come arma militare. La sperimentazione iniziale consisteva appunto nel fissare con lo sguardo le capre usate come cavie, con l’intento di ucciderle fermandone il cuore con il pensiero. Può sembrare folle, ma i governi hanno realmente finanziato per anni le ricerche in questo campo, dalla remote viewing (visione a distanza) alla telepatia.

Aldous Huxley a capo del progetto MKULTRA? Nel settembre del 2013, “Gnostic Media”35  – sito noto, come vedremo nel prossimo capitolo, per avere anche rivelato la connivenza di Terence McKenna e Gordon Wasson con la CIA – ha ottenuto una lunga intervista video con il generale Stubblebine. Incalzato sul coinvolgimento che Huxley avrebbe avuto all’interno del MKULTRA, il generale, dopo un iniziale imbarazzo, ha ammesso il ruolo del romanziere ai vertici del programma36. Stubblebine ha spiegato di non essere in grado di fornire ulteriori dettagli, in quanto la domanda del giornalista verteva su questioni militari al di sopra del suo passato ruolo istituzionale; Huxley, cioè, avrebbe ricoperto nell’intelligence  americana un ruolo superiore a quello del generale… Questo sarebbe davvero possibile? L’ipotesi che Huxley – il quale nel 1937 si trasferì in California, con la moglie Maria e con l’inseparabile amico e scrittore Gerald Heard – avrebbe collaborato prima con i Servizi segreti britannici e poi con quelli americani, era già serpeggiata in più di un ricercatore. Spiega Iannaccone: «Il viaggio [in California; N.d.A.] doveva terminare dopo pochi mesi, ma le

 

cose andarono diversamente. La dolcezza del clima, l’atmosfera febbrile di una civiltà nuova, le grandi possibilità di sviluppo economico e civile elettrizzarono tutti, così decisero di rimanere e di vivere in California il resto della vita. Questa è la ricostruzione a cui dobbiamo attenerci, per prudenza, leggendo le memorie, le lettere e le azioni palesi di questo personaggio. tuttavia un considerare altro modo la di possibilità guardare agli alle attività diEsiste Aldous Huxley: che spostamenti egli fosse une agente dei servizi Segreti inglesi. Non sarebbe poi così strano, considerando l’ambiente da cui proveniva e le persone di cui si circondò, soprattutto nel periodo della sua passione psichedelica, quasi tutti legati, magari in modo sfumato, agli interessi dell’intelligence»37. Secondo la ricostruzione epistolare fatta da un biografo38 di Aleister Crowley, Huxley sarebbe stato iniziato alla mescalina (e poi alla società di magia cerimoniale Golden Dawn) a Berlino, proprio dal mago con il quale avrebbe trascorso «tre giorni stupendi»39. Ciò sarebbe interessante perché, come osserva Iannaccone, «dimostrerebbe la continuità ideale fra la controcultura magica e la controcultura della droga degli anni Sessanta. Huxley avrebbe infatti impegnato tutta la sua notorietà e il suo prestigio per favorire la diffusione delle droghe psichedeliche». Eppure, vent’anni dopo, Huxley avrebbe contattato lo psichiatra Humpry Osmond e, stando alla versione “ufficiale”, sarebbe stato iniziato da costui, e non da Crowley, alla mescalina; esperienza, che avrebbe poi raccontato nel suo libro po rte culto  Le porte . Osmond si era specializzato sullae schizofrenia e, della dopo percezione essersi accorto della similarità molecolarenelle tra laricerche mescalina l’adrenalina, si era convinto che

«si poteva pensare che, a date condizioni di sofferenza e di stress, sostanze prodotte internamente dall’organismo (endogene) potessero trasformarsi in veleni psicoattivi in grado di intossicare l’organismo fino alla psicosi […] Forse le visioni, i terrori, le allucinazioni caratteristiche di alcune forme di gravi psicosi potevano essere spiegate in questo modo»40. Questa ipotesi spiegherebbe anche – come vedremo più avanti – perché tali ricerche siano continuate nell’ultimo decennio, spostando l’attenzione sulla

 

serotonina e la dimetiltriptamina (DMT). Così Osmond e il collega John Smythies, per trovare conferma alla loro ipotesi, testarono su se stessi la mescalina. Le ricerche continuarono, finché «nel 1954, Osmond e Smythies scrissero un articolo per la rivista “The Hibbert riassumendo la teoria e raccomandando della mescalinaJournal” per la ricerca sulla follia. Il periodico, pubblicato inl’uso Inghilterra dalla Fondazione Hibbert, ospitava articoli sulla religione, la spiritualità e la filosofia. Tra i tanti intellettuali che sfogliavano abitualmente le sue pagine di tenue color giallo, uno dei più celebri era Aldous Huxley»41, che in quegli anni si era trasferito con la moglie in California. Entusiasta per l’articolo, Huxley decise di contattare Osmond, il quale gli diede appuntamento a Los Angeles, e lì, alla presenza della moglie, assunse la mescalina; raccontò poi l’esperienza in  Le porte della percezione, pubblicato nel 1954. Di fatto, pochi mesi dopo l’incontro con Osmond e l’esperienza con la mescalina (sia che sia stata la prima, o la seconda, stando alla ricostruzione del biografo di Crowley), Huxley si impegnò concretamente a cercare finanziamenti per le ricerche dell’amico psichiatra presso alcune istituzioni di stampo mondialista, a cominciare dalla Ford Foundation fino alla Round Table. Quest’ultima era «una piccola fondazione di ricerca finanziata dalla CIA a Camden (Maine) e diretta da Andrija Puharich. Questi aveva pubblicato nel 1959 un libro dal titolo  Il fungo sacro  (The Sacred Mushroom) che attribuiva alla  Psilacybe mexicana  poteri fantastici come la bilocazione, la lettura del pensiero e il ricordo di vite precedenti (scoprì di essere stato “un egiziano dal nome Ra Ho Tep”). Puharich era uno strano sugli personaggio, un neurologo che partecipava a esperimenti top secret stati alterati di coscienza, coinvolto in esperimenti di “guerra psichica” per i servizi americani e israeliani, nella nascita della neo-egittologia e nella vicenda di Uri Geller, l’israeliano dotato di “superpoteri” che piegava il metallo con la mente. Essendo interessato ai campi limite della scienza e delle percezioni, Puharich per un certo periodo s’interessò anche agli psichedelici coinvolto, con ogni probabilità, in uno dei tanti sottoprogetti dell’MKUltra»42. Si veda come anche nel caso di Puharich – noto ai ricercatori nel campo dell’ufologia proprio per avere seguito il caso Geller e avere scritto un saggio in merito43  – ci troviamo di fronte a un personaggio ambiguo, esperto di

 

paranormale, però ben lungi dall’essere un “folle”, come potrebbe venire superficialmente etichettato: era infatti un neurologo, e in tale veste ha collaborato con la CIA tramite la Round Table ed è stato coinvolto nelle sperimentazioni sul controllo mentale del MKULTRA. L’ambiguità di fondo di personaggi come Puharich o Stubblebine si gioca su due livelli: l’eccentricità dell’interesse per l’ufologia e ildelparanormale, e il loro coinvolgimento in operazioni “segrete” nel campo controllo mentale e nello sviluppo delle capacità ESP. Ci si potrebbe semmai chiedere perché tanti psichiatri e neurologi abbiano accettato di subire il discredito da parte delle masse, pur di dedicarsi a questo genere di ricerche, e soprattutto che cosa leghi lo schock alla manipolazione mentale.

La mente alveare Quando siamo vittime un trauma nostra ilmente una barriera di amnesia intornodiall’evento, perprofondo, evitarci dilarivivere dolorecrea di quei ricordi: la mente si parcellizza, isolando così il ricordo del trauma, che viene rimosso ma non eliminato. Furono i nazisti, i primi a rendersi conto  –   grazie agli studi del dottor Josef Mengele –  che,  che, se si traumatizza sistematicamente qualcuno attraverso la tortura, le molestie sessuali o torturando altri davanti ai suoi occhi, si può distruggere la sua mente, trasformandola in qualcosa di simile a un nido d’api, costituito cioè da compartimenti indipendenti, separati da barriere di amnesia: è la cosiddetta “teoria della mentalità dell’alveare”. È per questo che, oltre alla deprivazione sensoriale, alla somministrazione di droghe e alla tortura, si utilizzano anche dei rituali occulti a sfondo satanico per traumatizzare, plagiare e manipolare la mente delle vittime: una volta che l’unità della mente è stata distrutta, i vari compartimenti possono essere programmati per diversi compiti o esperienze, senza che l’uno abbia coscienza dell’esistenza dell’altro. Ciò non esclude la possibilità che vi siano dei veri e propri missing-time sentiti dalla vittima con malessere per l’incapacità di ricordare. Usando paroleinnesco, chiavi, suoni o segnali ipnotici, questi compartimenti possono essere spostati in avanti o all’indietro proprio come un casellario mentale. Un compartimento autonomo, corrispondente a una specifica personalità della mente riprogrammata, diventa così il livello dell’individuo, ma risprofonda poi nell’inconscio, nel momento in cui cosciente si ha l’accesso a un altro compartimento.

 

Questo significa che, dopo avere eseguito un compito, la vittima dimentica ciò che ha fatto e con chi. Tali tecniche di condizionamento sono state, e lo sono ancora oggi, utilizzate anche da sette di stampo occulto grazie alla copertura dei Servizi segreti (in particolare americani, inglesi e australiani). Da un lato, si gettano le basi per fabbricare dei le veritecniche, e propri che “culti” a un leader carismatico; si sperimentano si intorno erano dovute abbandonare con dall’altro, la scoperta pubblica del progetto MKULTRA. Si creano così dei movimenti settari, che alternano tecniche di manipolazione mentale in stile MKULTRA a pratiche “esoteriche”. Ricordiamo il caso, poco noto, della setta australiana The Family – il cui dossier  è ancora “secretato”  –   capeggiata dalla leader “ariana” Anne Hamilton Byrne, che ha avuto tra i suoi “ospiti” anche l’allora giovanissimo Julian Assange44, che anni dopo avrebbe scatenato lo strano caso di Wikileaks.

Note al Capitolo 1 1.

http://www.lettersofnote. http://www.lettersofnote.com/2012/03/1984-v-brave com/2012/03/1984-v-brave-new-world.html. -new-world.html. Archiviato il 9 luglio 2013. Traduzione di Enrica Perucchietti. 2.  Ibidem. 3. Si veda l’analisi ddii Enrica Perucchietti in L’altra faccia di Obama, UNO Editori, 2011, pp. 51 e ss. 4. Zolla, E., Gli arcani del potere, Elzeviri, 1960-2000, BUR. 5.  Ibidem. 6.  Ibidem. 7.  Ibidem. 8. Marcuse, H., 1964, L’uomo a una dimensione, Einaudi 19688, p. 34. 9. Ivi, p. 31. 10. Intendiamo riferirci a quello che Gadamer definiva il «paradigma della violenza del XX secolo se non, in senso più ampio, della modernità» (Traverso, E.,  Auschwitz e gli intellettuali, il Mulino, Bologna 2004, p. 228). 11. Debord, G.,  La società dello spettacolo, Baldini Castoldi Dalai editore, Milano 2008  [titolo originale:  La Société du Spectacle, 1967]. L’opera, di chiara ispirazione marxista, descrive la moderna società delle immagini come una mistificazione volta a giustificare i rapporti sociali di produzione vigenti. Si veda: Galante, R., La società della rappresentazione rappresentazione secondo De Debord bord, Tracce edizioni, Pescara 2001. 12. Debord, G., op. cit., tesi 24. 13. Galante, R., op. cit., p. 74. 14. Marcuse, H., op. cit., p. 28. 15. Erickson è riconosciuto come uno dei più importanti psicoterapeuti e ipnoterapeuti del Novecento. In particolare, rivoluzionò la prassi dell’ipnosi come approccio terapeutico e diede un apporto teorico e tecnico originale e innovativo alla terapia, sia concependo l’inconscio come gravido di risorse fondamentali per la guarigione (segnando così un distacco dalla concezione freudiana quale serbatoio di conflitti rimossi), sia nell’uso innovativo di comunicazioni e compiti per il paziente.

 

16. Si rimanda a: Perucchietti, E., L’altra faccia di Obama, cit., pp. 62 e ss. 17. Gobbo o suggeritore elettronico. Obama utilizzato dei pannelli trasparenti che riflettono la luce e appaiono invisibili, in modo da sembrare guardare verso la folla, mentre invece leggeva dai monitor posizionati davanti a lui e ai lati. 18. https://www.youtube.com/watch?v=omHUsRTYFAU. https://www.youtube.com/watch? v=4XuItt6iuMc.https://www.youtube.com/watch?v=Exn3 v=4XuItt6iuMc.https://www.youtub e.com/watch?v=Exn3aYYwqOo. aYYwqOo. Archiviati il 10 luglio 2013. 19. Si vedano gli articoli di Enrica Perucchietti pubblicati su «XTimes», nn. 35, 36, 37, rispettivamente di settembre, ottobre, novembre 2011. 20. Huxley, A., Ritorno al Mondo Nuovo, cit., p. 290. 21. Reilly, E.C., “Ken Kesey”. Critical Survey of Long Fiction , 2a edizione rivista, EBSCO, 2000. In rete 10 novembre 2010. 22. Franzinelli, M., Rock e servizi segreti. Musicisti Musicisti sotto tiro: da Pete Seeger a Jimi Hendrix a Fabrizio De  André , Bollati Boringhieri, Torino 2010, p. 164. 23. Klein, N., Shock Economy, Rizzoli, Milano 2007, pp. 24 e ss. 24. http://www.youtube.com/watch?v=nTHN0yitxBU. http://www.youtube.com/watch?v=nTHN0yitxBU. Archiviato il 10 luglio 2013. 25. Ibidem. 26. Klein, N., op. cit., pp. 24 e ss. 27. Ibidem. 28. Nato in Scozia, ma cittadino americano, Cameron era stato presidente dell’American Psychiatric Association, della Canadian Psychiatric Association 29. Huxley, A., Ritorno al Mondo Nuovo, cit., p. 290. e della World Psychiatric Association. 30. Ivi, p. 291. 31. http://www.nndb.com/people/93 http://www.nndb.com/people/935/000164443/. 5/000164443/. 32. http://www.dailymail.co.uk/news/article-1222369/Can-kill-goat-staring-eyes-Thats-plot-Hollywoodfilm-U-S-army-experiment.html#ixzz0Wav4lZ5T. 33. http://it.wikipedia.org/wiki/Jon_Ronson. 34. Conferenza di Stubblebine all’International Symposium on UFO Research a Denver (Colorado) nel maggio del 1992. Da: http://undicisettembre.blogspot.it/2008/07/albert-stubblebine-lesperto-militaredi.html. 35. http://beforeitsnews.com/a http://beforeitsnews.com/alternative/2013/09/waslternative/2013/09/was-aldous-huxley-the-he aldous-huxley-the-head-of-mkultra-2768 ad-of-mkultra-2768908.html/. 908.html/. 36. http://www.gnosticmedia.com http://www.gnosticmedia.com/GenStubblebine. /GenStubblebine. 37. Iannaccone, M.A., Rivoluzione Psichedelica Psichedelica, SUGARCO Edizioni, Milano 2008, p. 53. of A. Crowley, New Falcon, Tempe (Arizona) 2002, p. 357. 38. Kaczynsky, R., Perdurabo. The life of 39. Iannaccone, M.A., Rivoluzione Psichedelica Psichedelica, SUGARCO, 2008, pp. 47, 48. 40. Ivi, p. 30. 41. Ivi, p. 31. 42. Ibidem. 43. Puahrich, Andrija, Uri Geller, Armenia, 1975 [titolo originale: URI – A Journal of the Mistery of Uri Geller, 1974]. 44. Si può trovare la ricostruzione della permanenza di Assange presso la setta “The Family” in: Zagami, L.L., Perucchietti, E.,  I Maestri Invisibili del Nuovo Ordine Mondiale, Terre Sommerse, 2013. Si veda anche l’inchiesta di Enrica Perucchietti su «X-Times», n. 35, settembre 2011. A rivelare l’infanzia segreta dell’hacker australiano furono Daniel Estulin e Webster Tarpley che, partendo da pochi dettagli rivelati dallo stesso Assange, avevano scoperto la sua permanenza, dall’età di 9 anni, presso la setta occulta di stampo neonazista “The Family” almeno dal 1979 al 1982. I bambini “ceduti” dai propri

genitori alla leader del movimento avevano lo stesso taglio di capelli  –  un   un caschetto color platino (lo stesso a cui ci ha abituato Julian Assange, il quale continua ancora oggi a schiarirsi i capelli castani)  –  e  e

 

gli stessi abiti, nomi inventati, i nventati, diversi documenti e passaporti falsificati, e infine una vita in comune: era uno dei modi per confonderli fin da piccoli e privarli di una vera e propria identità, rendendoli parte indistinta del gruppo. Per disciplinare i “suoi” bambini, la leader spirituale del movimento religioso Anne Hamilton-Byrne e il suo compagno, il dottor Raynor Johnson, alternavano le tecniche in stile MKULTRA (violenze fisiche, privazione del cibo e del sonno, utilizzo di droghe, in particolare LSD) a pratiche di tipo orientale (meditazione, preghiere e rituali esoterici). I piccoli membri della Famiglia dovevano essere infatti spersonalizzati, in modo da potere essere educati per divenire dei perfetti modelli di quell’umanità “ariana” che Hitler non era riuscito a costituire.

 

Capitolo 2

RIVOLUZIONI CULTURALI CONTROLLATE «Tenerli sotto controllo non era difficile. […] Perfino quando in mezzo a loro serpeggiava il malcontento (il che, talvolta, pure accadeva), questo scontento non aveva sbocchi perché, privi com’erano di una visione generale dei fatti, finivano per convogliarlo su rivendicazioni assolutamente secondarie». (George Orwell, 1984)

« Avete bisogno di un grammo di soma. Tutti Tutti i vantaggi del Crist Cristianesimo ianesimo e dell’alcool; nessuno dei difetti». (Aldous Huxley, Il Mondo Nuovo) « Man mano che la libertà politica politica ed economica diminuisce, la libertà sessuale ha tendenza ad accrescersi accrescersi a titolo di compensazione. E il dittato dittatore re sarà ben accorto a incoraggiare questa questa libertà. Aggiungendosi al diritto d dii sognare sotto l’influenza della droga, del cinema, della radio, essa contribuirà a riconciliare costoro con la schiavitù che è il loro destino». (Aldous Huxley, Il Mondo Nuovo)

N

el 2002, una protagonista storica della “rivoluzione femminista” americana degli anni Sessanta/Settanta, Gloria Steinman1, rilasciò una dichiarazione, che suscitò un certo scalpore negli USA: «Nel 1960, i media d’élite inventarono il femminismo della seconda ondata, come parte di un programma d’élite al fine di smantellare la civiltà e creare un Nuovo Ordine Mondiale». Si tratta di affermazioni “forti”, non solo perché pronunciate da una protagonista di quella era la “cultura alternativa”, ma perché sembrano mettere in dubbio uno che dei dogmi più accettati e rassicuranti della cultura di

 

massa: quello della spontaneità delle grandi “rivoluzioni culturali” che hanno coinvolto l’Occidente negli ultimi cinquant’anni; rivoluzioni, che si volevano e credevano indirizzate dal basso contro il potere  e finalizzate alla “liberazione” delle masse. Steinman, al contrario, afferma che almeno alcuni passaggi di tali “rivoluzioni” pilotate dai Forti, avrebbe per scopiavuto che la– masse nemmeno sospettavano: furono il femminismo, in Poteri particolare, per ammissione della femminista – il fine di colpire “l’istituzione familiare” per creare una generazione di persone prive di legami affettivi stabili e “ridurre la natalità”, oltre a quello di dirottare verso il “binario morto” di un’effimera cultura radicalchic  le rivendicazioni sociali di quegli anni; il tutto, addirittura, allo scopo di creare l’humus sociale adatto per l’edificazione di un “Nuovo Ordine Mondiale”.

Femminismo e rivoluzione sessuale Naturalmente, si potrebbero considerare tali indizi “uscite” giornalistiche come delle di credibilità; eppure molti sembrano dimostrare il boutades, prive contrario. Alle affermazioni della Steinman, ad esempio, fanno eco quelle rilasciate in un’intervista video dal regista americano Aaron Russo, autore, tra l’altro, del documentario America: Freedom to Fascism  (“America: dalla libertà al fascismo”) e amico, per anni, di David Rockefeller, il potente patriarca della Fondazione Rockefeller. Russo, poco prima di morire, rivela: «Ad esempio, sul movimento di liberazione della donna, Rockefeller mi chiese: “Secondo te, cosa è stato il movimento femminista?” e io, come probabilmente risponderebbe il 100% di noi, più o meno le solite banalità: “Beh, una cosa buona, la donna che si libera, non è più schiava, può uscire a lavorare, realizzarsi…”. E Rockefeller: “Vedi che non sai proprio niente? Siamo stati noi a finanziare e promuovere il movimento femminista.   E vuoi sapere perché? Per una serie di motivi, ma ti cito i due principali: primo, se la donna lavora fuori, possiamo tassare anche il suo lavoro, cosa che non possiamo fare se lavora in casa; secondo, perché così possiamo togliere i bambini fin dall’infanzia dal controllo della famiglia, e metterli sotto il controllo dello Stato”»2. La “rivoluzione in quegli anni infiammava gli –animi di milioni di donne confemminista”, i suoi slogan che di liberazione, avrebbe quindi avuto in altre

 

e più “alte” sedi – una finalità di genere ben diverso, al punto da poter parlare di una vera e propria operazione di “ingegneria sociale” o di manipolazione di massa? Nelle parole attribuite a Rockefeller, sembra percepirsi l’eco del modello utopico della Repubblica di Platone, in cui i bambini – come abbiamo accennato  –Platone vengono sottrattiinfatti alle rispettive madri per esserevivere allevatiindall’intera comunità. spiegava che i governanti devono perfetta comunione dei beni: non devono avere proprietà privata, né figli. I figli, una volta strappati alle proprie famiglie, verranno educati dallo Stato fin dalla nascita. Quanto alle mogli, tutte le donne saranno in comune e dovranno essere considerate al pari dell’uomo e, anche se fisicamente più deboli, prendere persino parte ai combattimenti: scenario, questo, che stiamo iniziando a vivere solo oggi. Infine, nel modello immaginato dal filosofo greco, anche la procreazione viene controllata, dando vita a una forma primitiva di eugenetica: è lo Stato a decidere le unioni “sessuali” tra i cittadini migliori in modo da avere figli sani. Huxley rielaborò la visione platonica nel suo  Mondo Nuovo, portando l’eugenetica e il totalitarismo di stampo comunista alle sue estreme conseguenze: i bambini generati in provetta, vengono educati dallo Stato, essendo ormai venuta a mancare l’idea di famiglia. Una maggiore chiarezza su ciò che è stato realmente il “femminismo”, tuttavia, potrebbe forse emergere analizzando il fenomeno nel contesto più ampio della rivoluzione sessuale  di quegli anni, all’interno della quale anche il movimento femminista trova una sua collocazione. La rivoluzione sessuale rappresenta infatti uno dei momenti fondamentali di quel periodo di vertiginosi cambiamenti di costume che furono i fabolous sixties, i “favolosi anni Sessanta”, vero spartiacque antropologico della storia contemporanea. Le cause immediate sono presto dette: fino agli anni Cinquanta, in effetti, della sia larivoluzione cultura chesessuale la religiosità occidentali hanno mantenuto una visione del sesso improntata a un manicheismo demonizzante e spesso ipocrita. Che tali estremi potessero generarne uno opposto era piuttosto comprensibile; eppure, per spiegare certe dinamiche e connotazioni “ideologiche”, che caratterizzeranno la rivoluzione sessuale negli anni successivi, questa spiegazione non è sufficiente.

La “bomba” Kinsey3 In realtà, per “l’esplosione” rivoluzione sessuale, si può prescindere da spiegare quella che possiamo della definire come una vera non e propria

 

“operazione culturale”, voluta e sponsorizzata da ben definiti gruppi di potere: stiamo parlando, ad esempio, del “rapporto Kinsey”, ovvero della pubblicazione di due studi sul comportamento sessuale degli americani, opera dello psicologo Alfred Kinsey, che sconvolsero l’opinione pubblica di quegli anni: Sexual Behavior in the Human Male  (1948) e Sexual Behavior in the Human Female (1953). successo mediatico, che sarebbe statopiù impossibile, peraltro, senzadelil supportoUn pubblicitario ed economico di una delle potenti lobby di potere mondo occidentale: la Fondazione Rockefeller, nella persona del suo fondatore John D. Rockefeller senior. L’opera di Kinsey4, in realtà, vide la luce a partire da presupposti non troppo “scientifici” – basti pensare che gran parte dei “dati statistici” in essa contenuti, che avrebbero dovuto offrire una visione “realistica” della vita sessuale degli americani, era stata ottenuta intervistando soggetti della popolazione carceraria, molti dei quali erano detenuti proprio per reati sessuali – tuttavia, la cosa più importante fu l’effetto collettivo, ovvero lo “stato d’animo”, che tale pubblicizzatissima ricerca avrebbe prodotto. Il rapporto Kinsey, infatti, ridefiniva proprio l’immagine che gli americani avevano di se stessi, sdoganando quelle che fino a poco tempo prima erano ritenute “perversioni” e derubricandole come pratiche diffuse e normali. Persino la pedofilia e la “sessualità infantile” venivano evidenziate nel “rapporto”, suscitando peraltro polemiche di lunga durata: «Infatti, è attualmente in corso negli Stati Uniti un’indagine, la H.R. 2749, che cerca di capire come siano stati ottenuti i dati della famosa tabella 34 in cui sono riportate le frequenze di orgasmi di infanti e bambini e i tempi necessari per raggiungere lo scopo. […] Come ha fatto Kinsey a mettere insieme […]ha Detto in parole povere, il gruppo ricercatoriquella guidatistatistica? da Kinsey partecipato all’abuso su 317 infanti die bambini?»5. Il dato che fece più scalpore nell’America di quegli anni, tuttavia, fu quello secondo il quale il 10% della popolazione maschile sarebbe risultato essere omosessuale. Anche in questo caso, peraltro, la “scientificità” di tale studio fu messa pesantemente in dubbio dai più critici: «Kinsey infatti aveva tirato fuori il suo 10% da un unico campione, dando per buona la valutazione di intervistatori omosessuali o bisessuali  che decidevano che un soggetto era da considerarsi omosessuale sia se aveva

 

avuto delle esperienze apertamente omosessuali, sia se aveva avuto un qualsiasi pensiero omosessuale. […] Pertanto, anche chi pensava in maniera negativa o ricordava un’aggressione omosessuale entrava a far parte di quel 10%»6. Qualeclamorosa che fosse nell’America la validità di tali ricerche,anni: tuttavia, ebbe un’eco di quegli venneil rapporto-Kinsey chiamata “la bomba Kinsey”, questa valanga di dati che si abbatté in modo devastante sul tradizionale moralismo d’oltreoceano; uno shock   mediatico, che avrebbe innescato un processo irreversibile, anche perché, nello stesso periodo, l’operazione “rivoluzione sessuale” veniva portata avanti, oltre che sul piano “scientifico”, anche su quello, più popolare, delle prime riviste  porno-soft   ad ampia tiratura. In 1984 di Orwell, uno degli “uffici” utilizzati dal Partito, per quietare quella gran massa di subumani chiamati  prolet , è il dipartimento per la produzione della cultura-spazzatura: «Vi si producevano giornali-spazzatura che contenevano solo sport, fatti di cronaca nera, oroscopi […]. Non mancava un’intera sottosezione ( Pornosez  Pornosez, in neolingua) impegnata nella produzione di materiale pornografico della specie più infima»7. Nella realtà dell’America anni Cinquanta-Sessanta, la  Pornosez  fu appannaggio di un amico e collaboratore di Kinsey, ricco, potente e dalle frequentazioni a volte misteriose: Hugh Heffner, il fondatore della rivista «Playboy». «Secondo lo stesso Heffner», spiega la studiosa Dina Nerozzi, «Kinsey era il ricercatore e Heffner il suo editore. Lo schema filosofico seguito dagli editori di “Playboy” era quello per cui gli uomini erano i “playboy” e le donne e i bambini erano le “playthings”»8, i “giocattoli” del desiderio. Heffner, però, non era soltanto uno scaltro imprenditore interessato a far soldi, né «Playboy» era solo un periodico alla moda: dietro di loro, si muoveva un oceano di poteri e interessi di altissimo livello9. La stessa rivista «Playboy» non era che l’espressione di una fondazione omonima10, la Playboy Foundation, che sembra avere goduto di appoggi e, soprattutto, di finanziamenti pressoché illimitati. La Playboy Foundation negli anni successivi si distinguerà, di volta in volta,

 

per l’appoggio alle campagne per la liberalizzazione dell’aborto, per la liberalizzazione e la depenalizzazione dell’uso delle droghe11  e persino dei rapporti sessuali tra esseri umani e animali. La Fondazione finanzierà anche, con migliaia di dollari a fondo perduto, una delle prime organizzazioni omosessuali americane, la National Gay Task Force. da conoscenze ricordare, inoltre, lo stessogoduto Heffner– –è astato testimonianza della1980 potente reteÈ di di cui che ha sempre insignito nel del premio annuale dell’Anti-Defamation-League (la Lega ebraica contro la diffamazione e l’antisemitismo), diretta espressione dell’ala ebraica della massoneria, il B’nai B’rith. È, d’altronde, probabile che anche grazie a questa straordinaria rete di conoscenze la rivista «Playboy» abbia potuto giovare di una così capillare e veloce diffusione, con “padrini” d’eccezione come il gruppo editoriale Filippacchi (gestito da Edmund de Rothschild e dal magnate Rupert Murdoch12), che ne avrebbe curato la pubblicazione in Francia e nel Vecchio Continente. Più interessante, tuttavia, è constatare come «Playboy» non sia più solo un passatempo ludico per “cuori solitari”, ma sia divenuta anche, o forse soprattutto, uno straordinario strumento per la propaganda di una “nuova visione della persona umana”, soprattutto grazie alla rubrica delle “Lettere al direttore” –  indirizzate da presunti lettori – tramite le quali Heffner e il suo gruppo condussero per anni una corrosiva e incessante campagna di ridicolizzazione di “valori tradizionali” come la fedeltà coniugale e l’istituzione familiare.

Rivoluzione sessuale e denatalità Nello stesso periodo in cui la “rivoluzione sessuale” e il “femminismo” vedevano la luce in base ai presupposti di cui abbiamo parlato, un’altra gigantesca fabbrica della propaganda si muoveva a partire dagli Stati Uniti e si estendeva, via via, in tutto il mondo occidentale: la propaganda per la denatalità attraverso la pratica dell’aborto; il pansessualismo e il femminismo, infatti, rendevano a quel punto accettabile, presso le grandi masse, l’idea della necessità di una riduzione drastica della popolazione mondiale. Un’idea, questa, che rappresenta da sempre un vero e proprio “chiodo fisso”, nell’agenda dei Poteri Forti mondialisti; d’altronde, i grandi “suggeritori” della propaganda denatalista sembrano essere stati, in larga parte, gli stessi che hanno portato avanti la rivoluzione sessuale: la grande svolta coincide con la fondazione a New York,  Population Council  International  International Planned nel 1952, del   e a fortemente Bombay dell’  Parenthood Federation  (IPPF), ambedue voluti e sponsorizzati dalla

 

solita Rockefeller Foundation nella persona di John Davidson Rockefeller III. Con la nascita di queste grandi organizzazioni, la politica denatalista si affermerà, a partire dagli Stati Uniti, in tutto il mondo, potendo contare su una disponibilità economica pressoché illimitata: secondo i bilanci consultivi del Council, ad esempio, solo negli anni dal 1953 al 1972 la propaganda abortista a livello mondiale ha potutostanziati contarecongiuntamente sull’iperbolica dalla cifra Rockefeller di ben 140Foundation milioni di dollari “a fondo perduto”, e dalla Ford Foundation13. L’influenza di tali gruppi di pressione sulle istituzioni statali e internazionali, inoltre, sembra essere stata determinante, visto che nel 1968 l’americano Robert McNamara, a quel tempo presidente della Banca mondiale, poteva dichiarare la necessità di “vincolare” gli aiuti al Terzo Mondo in base all’accettazione delle politiche denataliste: «Noi dobbiamo esigere che i governi che chiedono il nostro aiuto adottino nello stesso tempo una ferma politica per bloccare il tasso di crescita della popolazione»14. È interessante notare che, da lì in poi, tali politiche saranno imposte, con una determinazione ideologica “di ferro”, anche dove non vi sarebbe stata alcuna ragione apparente per applicarle. Uno dei casi più clamorosi fu quello di certi Paesi dell’America Latina e dell’Africa, largamente sottopopolati, che pure vennero ugualmente fatti oggetto delle attenzione della lobby denatalista. Un esempio per tutti: nel 1975, i vescovi boliviani denunciarono il fatto che i milioni di dollari erogati a pioggia dagli USA per lo sviluppo del Paese andino erano, in realtà, quasi esclusivamente impiegati per sterilizzazioni e aborti, e questo in un Paese grande quattro volte l’Italia, mamacon soli sette milioni di abitanti: una terra ricchissima di risorse minerarie, paradossalmente . Negli stessi mancante di sufficiente manodopera Stati Uniti, peraltro, la propaganda abortista e denatalista raggiunse il suo culmine negli anni Settanta, quando le proiezioni demografiche avvertivano che si stava andando, in prospettiva, al di sotto della soglia di “ricambio generazionale”. La ragione di questo immenso investimento economico e umano, dunque, è essenzialmente di carattere “ideologico”: trasformare l’umanità in qualcosa di “diverso”, ridurla numericamente, ma anche modificare la percezione stessa che gli esseri umani hanno avuto, fino a quel momento, nei confronti della genitorialità, dei rapporti familiari e dell’universo dei cosiddetti “valori”. Da questo punto di vista, è illuminante il dossier, datato giugno 1978, del

 

 Mouvement Français pour le Planning Familial  (MFPF), la branca francese

dell’IPPF finanziata dai Rockefeller, in cui si riconosce candidamente che lo scopo più profondo della propaganda abortista e denatalista è quello di trasformare il modus vivendi e la mentalità delle masse: «Noi combattiamo per per la contraccezione e per della gravidanza non malthusianesimo né l’interruzione per migliorarevolontaria lo stato sanitario della popolazione. Noi facciamo la scommessa di credere che se una donna o un uomo possono modificare il proprio comportamento su questo aspetto essenziale della vita, potranno in altri campi […] contestare comportamenti e situazioni tradizionali»15. Come già approfondito in UNISEX. Come e perché le oligarchie mondiali vogliono imporre l’uniformità sessuale16, il denatalismo avrebbe trovato nell’ideologia di genere e nei movimenti omosessualisti un ulteriore strumento, complice la crisi economica, che ostacola sempre più la procreazione nelle giovani coppie: l’imposizione di orientamenti sessuali «che sono sterili per natura» e la “secolarizzazione” del matrimonio hanno infatti come risultato la limitazione della fertilità femminile. Osserva Nerozzi: «Bisogna ritardare l’età dei matrimoni, eliminare la stessa esistenza dell’istituto matrimoniale che di per sé simbolicamente significa procreazione, realizzare una società in cui diventi sempre più difficile concepire i figli in maniera naturale. In questo modo l’ideologia che vede nell’eccesso di popolazione un pericolo per l’umanità, si sposa con l’ideologia dell’uomo che diventa dominus  della procreazione e si 17

sostituisce a Dio nel dominio della natura» .

Ripensare l’(eugen)etica: Peter Singer Per capire quelli che saranno, con ogni probabilità, i futuri sviluppi ideologici che interesseranno il genere umano, tuttavia, bisogna conoscere il pensiero di uno dei pensatori più “all’avanguardia” del mondo occidentale: Peter Singer. Il «Time» lo ha inserito di diritto «tra i cento uomini più influenti del Pianeta». Altri lo hanno accusato di essere un “nazista” (anche se ebreo), un novello Mengele («Ho perso tre nonni nell’Olocausto e questo paragone svilisce ciò fecero i nazisti e 18 mi”, offende profondamente», un “ministro dellache campagna di Erode un “decano della morte”.ribatte I piùlui), “gentili” tra gli

 

oppositori lo liquidano come un folle che gioca a essere Dio. Australiano, classe 1946, filosofo docente a Princeton, massimo esponente mondiale dell’utilitarismo portato fino alle sue estreme conseguenze, Peter Singer a 29 anni era già passato alla storia per  Animal Liberation, un bestseller che gli animalisti più arrabbiati considerano il loro manifesto fondativo. Questo saggio, continua che a essere ristampato inogni annodiindiscriminazione tutte le lingue, verso lanciògli il termine che “specismo”, è l’equivalente, materia animali, di ciò che è il razzismo in materia di discriminazione verso altre razze o il sessismo in materia di discriminazione dell’uomo verso la donna. Singer ha formulato delle teorie, diventate con gli anni casi da manuale, a partire dal Protocollo di Groningen sulla “morte bambina” alle raccomandazioni del Royal College sull’eutanasia dei neonati handicappati, fino al parere del Nuffield Council on Bioethics, secondo il quale ai medici del Regno Unito dovrebbe essere imposto l’obbligo di staccare la spina ai bambini nati prima che siano trascorse 22 settimane di gestazione. Singer ha anche curato le più importanti voci di Etica della Enciclopedia Britannica. Sostenitore del vegetarianesimo e dell’abolizione della vivisezione sugli animali (perché, semmai, si dovrebbe praticarla sui cerebrolesi o sulle persone in coma vegetativo), Singer è anche il promotore della cosiddetta “etica della qualità della vita”, in opposizione a quella della “sacralità della vita”; ovvero, un orientamento laico (e ateo) che si contrappone a quello religioso (vitalismo etico o finalismo autoconservativo), basato sulla salvaguardia di tutto ciò che è “vita”. Per Singer, in sostanza, si deve distinguere, nelle cure, chi è una persona da chi non lo è: è una  persona chi non solo ragiona, ma ha anche interesse per la vita; pertanto ci sono umani che non sono persone (i neonati o i cerebrolesi) e non umani (come cani, gatti, scimmie, elefanti e maiali) che invece sono persone. Già in Liberazione animale, pubblicato nel 1975, Singer ammetteva: «Io non credo che sperimentare su un umano cerebroleso non possa mai essere giustificabile. Se fosse davvero possibile salvare numerose vite con un esperimento che ne togliesse una sola, e non esistesse alcun altro modo di salvare tali vite, sarebbe giusto fare l’esperimento»19. Non tutte le forme di vita hanno lo stesso valore (Singer fa l’esempio della differenza che intercorre tra «raccogliere un cavolo nell’orto» e «sparare a un passante»), ma – a suo parere – non si può sostenere la concezione antropocentrica nell’etica (tipica del vitalismo); concezione, che sarebbe stata messa in crisi dalla rivoluzione copernicana e poi, soprattutto,

 

dall’evoluzionismo darwiniano. In  Ripensare la vita, Singer scriveva: «Né un neonato né un pesce sono persone, uccidere questi esseri non è moralmente così negativo come uccidere una persona»20. L’etica della “sacralità della vita” è basata sull’antropocentrismo e nega quindi il diritto all’aborto, l’eutanasia, l’infanticidio, la clonazione ecc.; l’etica della “qualità vita”, al contrario, riconoscerebbe che diventa le persone hanno e devono avere ladella piena signoria sul proprio corpo21: la norma un “mezzo” per consentire un miglioramento della vita della persona. Secondo il filosofo australiano, i princìpi etici tradizionali non sono in grado di dare delle risposte ai problemi della bioetica e, in genere, ai problemi posti dall’applicazione di nuove tecnologie; quindi, sarebbe necessario rivedere le norme morali e riformularle alla luce delle questioni attuali. In  Ripensare la vita22, l’autore propone quindi una revisione dei precetti basilari, che egli ritiene essere cinque. Secondo la vecchia etica, il primo, «Tratta tutte le vite umane come dotate di eguale valore», non viene sempre seguito; inoltre, la vita vegetativa di chi è in coma non è uguale alla vita di chi è cosciente. Il nuovo precetto, pertanto, dovrebbe essere: « Riconosci che il valore della vita vita umana cambia», in modo da permettere di giustificare la morte celebrale e di riconoscere diverse qualità della vita; il secondo, «Non sopprimere mai una vita umana innocente», è troppo perentorio e non orienta in casi difficili, come quello dell’aborto terapeutico; dovrebbe quindi essere riformulato così: « Assumi la responsabilità delle conseguenze delle tue decisioni»; il terzo è: «Non toglierti la vita e cerca di evitare che gli altri lo facciano»; il suicidio è punito dalla anche se non nuoce alla libertà altri. è lecito impedire a unalegge, persona di rinunciare alla propria vita,degli quindi la Non nuova formula dovrebbe essere: « Rispetta il desiderio delle persone di vivere e di morire»; il quarto, «Crescete e moltiplicatevi», aveva senso nell’antichità, quando la mortalità infantile era alta; ora ha più senso dire: « Metti al mondo un bambino se lo desideri». il quinto, «Tratta ogni vita umana come invariabilmente più preziosa di ogni vita non umana», deve diventare: « Non operare discriminazioni sulla base della specie». Una volta abbandonato il vitalismo, secondo cui ogni “vita” è sacra e

 

inviolabile (anche quella del feto), è consequenziale arrivare a un’etica della qualità della vita, che però, portata alle sue logiche conseguenze, giustifica l’aborto anche dopo i tre mesi di gestazione: «L’aborto a nascita parziale, quando il medico in fase ultima della gravidanza il bambino aspirandone il cervello, un metodo da praticare peruccide rispettare la volontà della donna che vuoleè interrompere la gravidanza»23. «Molti anni fa, nel 1994, proposi di fare eutanasia fino a un mese dalla nascita. Oggi penso che non dovremmo porre alcun limite temporale. Più aspettiamo più cresce il legame fra il bambino e i genitori, quindi l’eutanasia dev’essere eseguita prima possibile», l’infanticidio  per motivi eugenetici (sindrome di Down, patologie particolari come l’emofilia o disabilità del neonato), la morte volontaria, la sperimentazione sui cerebrolesi ecc. A livello sociale, peraltro, questa dottrina è anche sostenitrice di un sistema sanitario non pubblico, ma privato, basato sulle assicurazioni, perché ritiene sia dovere e responsabilità dell’individuo mantenersi “in salute” e sottoscrivere una polizza assicurativa, mentre giudica dannoso per la collettività pagare per permettere a tutti l’accesso alla cure. Si devono prevenire le malattie per evitare di dovere intervenire successivamente a curarle, così come si deve prevenire la nascita di bambini con disabilità o patologie rare. In quest’ottica, infatti, il bambino viene visto come un “prodotto”, su cui è possibile esercitare un dominio “utilitaristico”: in caso di disabilità, può essere “eticamente giusto” sopprimere il nascituro, se ciò può concedere ai genitori, ad esempio, di avere in futuro un secondo figlio sano e godere di una vita “felice”: «I feti, i neonati e i menomati cerebrali non hanno diritto alla vita»24, «Se si vuole un altro figlio, è giusto eliminare quello down»25, «Anche se il bambino potrà avere una vita senza eccessiva sofferenza, come nel caso della sindrome di Down, ma i genitori pensano che sia un peso eccessivo per loro e vogliono averne un altro, questa può essere una ragione per ucciderlo»26. L’etica della qualità della vita sostiene che sia giusto praticare su di sé la “dolce morte” (eutanasia) in caso di malattia: in questo caso, si parla di “umanizzazione della morte”. Prevede la fecondazione assistita, l’utero in affitto, la clonazione, gli OGM, la maternità a tutte le età (anche dopo i 65 anni) e,

 

perché no, anche l’amore tra uomini e animali. Il pensiero singeriano, declinato poi in quello dei suoi numerosi discepoli, se tutela i diritti degli animali, si contraddistingue però per derive considerate da altri ricercatori “naziste”. Riguardo al punto su cui si sono concentrati unanimi gli strali – l’infanticidio – Singer si è sempre giustificato, ricordando che solo con il pensiero giudaico-cristiano è subentrata delad“debole”, pensiero che in altre culture non esiste. Sarebbe l’idea quindidella lecitotutela tornare adottare delle metodologie, che tutelino più i genitori che il nascituro: «I feti, i bambini appena nati e i disabili sono non-persone, meno coscienti e razionali di certi animali non umani. È legittimo ucciderli». In Should the baby live?, Singer affermava senza giri di parole che «alcuni bambini con gravi disabilità devono essere uccisi»; tesi, questa, da lui poi ribadita nel suo celebre saggio Ripensare la vita. Il «Wall Street Journal» non la prese bene e lo paragonò al segretario di Hitler, Martin Bormann: «Ci chiediamo che cosa impedisca a Princeton di arruolare un nazista o un giapponese che non vedeva nulla di sbagliato negli esperimenti sui prigionieri di guerra». La querelle avveniva due decenni fa, e ora il pensiero di Singer si è gradualmente affermato e viene insegnato in tutte le università del mondo. Nel 1999, il «New York Times» pubblicò un estratto del libro di Singer Etica ratica, testo base del suo insegnamento all’Università di Princeton, in cui l’autore sosteneva la possibilità di effettuare l’eutanasia anche su un neonato emofiliaco. Per giustificare questa posizione, Singer scriveva: «Da un punto di vista complessivo uccidere il neonato emofiliaco non è l’equivalente morale di uccidere una persona. La perdita di una vita felice da parte del primo bambino è superata dal guadagno di una vita più felice da del secondo.negative Di conseguenza, emofiliaco nonparte ha conseguenze per altri, se da uccidere un puntoildibambino vista complessivo, sarebbe giusto ucciderlo». Questo discorso sarebbe poi stato esteso dal filosofo a tutti i neonati affetti da sindrome di down o disabilità. In un’intervista rilasciata da Singer al «Foglio» nel 2008, il filosofo australiano argomentava la sua tesi a sostegno dell’infanticidio come segue: «Il feto non ha autocoscienza e alcun senso della propria esistenza nel tempo. Non può sperare, non sa cosa sia il futuro. Per questo non ha diritto alla vita. Non penso che l’uccisione di un feto o di un bambino sia

 

moralmente equivalente autocosciente».

all’uccisione

di

un

essere

razionale

e

E ancora: «Perché limitare l’uccisione il corpo della neonatale». donna? È ipocrita far abortire all’ottavo mese e non dentro consentire l’eutanasia Singer infine si diceva convinto che nei prossimi trent’anni l’etica e la visione tradizionale dell’uomo sarebbero cambiate radicalmente, offrendo un sistema culturale e tecnologico a sostegno di un miglioramento della qualità della vita: «Potrà accadere che solo dei superstiti, un gruppo di irriducibili fondamentalisti ignoranti, difendano l’idea che ogni vita umana, dal concepimento alla morte, sia sacrosanta». Gli altri, modelli di quell’uomo nuovo  descritto da Huxley o dell’uomo erfetto  sognato da Hitler, potranno stabilire liberamente i criteri «per decidere chi dovrebbe essere ucciso»; senza quel senso di colpa, che attanaglia l’uomo moderno erede del pensiero giudaico-cristiano. L’uomo nuovo potrà decidere anche chi (e in quale modo) avrà diritto alla vita, riappropriandosi dell’eugenetica: «Se per eugenetica intendiamo ciò che fece il nazismo o la sterilizzazione forzata, dobbiamo rigettarla. Se per eugenetica invece intendiamo l’idea che i genitori selezionino le caratteristiche genetiche è un’idea positiva. È la diagnosi prenatale. È l’idea riduzione della sofferenza. Molti parlano di ritorno dell’eugenetica, ma dinelle società liberali l’eugenetica non sarà coercitivamente imposta dallo Stato per il bene collettivo. È una scelta dei genitori»27. In questo caso, si può dire che Singer supera la visione distopica di Huxley e prevede un mondo, in cui, in nome del progresso e dell’evoluzione, la società sia stata convinta ad accettare la “selezione” genetica dei nascituri. Ovviamente, per il “bene collettivo”.

“Generazione di sconvolti”: quando i Poteri Forti fanno i pusher 

 

Ne  Il Mondo Nuovo di Huxley, la (rimanente) umanità che popola il Pianeta, governato dall’onnipresente Governo Mondiale, viene “rabbonita” attraverso la diffusione continua e compulsiva di ogni tipo di pratica sessuale immaginabile ad ogni età possibile, cosa fattibile a partire dall’eliminazione della famiglia e dal rigido controllo della generazione (ottenuta artificialmente), in modo da farla rientrare di sotto cifra massima di dueNuovo miliardi di individui, tassativamente stabilita per al legge. Gli della “individui” de  Il Mondo   sono psicologicamente e affettivamente resettati  e “il piacere” viene utilizzato strumentalmente a questo scopo: «Non rimettete mai a domani il piacere che potete godere oggi!»28, è lo slogan inculcato alla popolazione con duecento ripetizioni subliminali due volte a settimana nella fascia dai 14 ai 16 anni d’età. Eppure, il piacere da solo non sarebbe sufficiente senza il soma, la droga perfetta, usufruibile anche quando (come nel caso degli anziani) il piacere biologico non è più così a portata di mano. È dunque una società basata su sesso e droga, che assomiglia in maniera sconcertante a certe tribù umane postmoderne, con il piccolo particolare che tutto questo viene descritto e “previsto” in un’opera del 1932, quando gli anni Sessanta, il “drug, sex & rock’n roll” e i vari tipi di “liberazione” sessuale, psichedelica e di genere, erano ancora ben lontani dal realizzarsi. Nella vicenda storica concreta, peraltro, è interessante vedere come il binomio rivoluzione sessuale-diffusione della droga sia andato assolutamente di pari passo, e per ovvi motivi. Negli anni Sessanta-Settanta, ad esempio, il grande boom dell’industria della pornografia andò di pari passo con la diffusione di grandi orge di massa a base di sesso, che fornivano tonnellate di “carne fresca” all’industria dell’hard, specie tra i giovani disinibiti dall’LSD, come scrive Mario Arturo Iannaccone: «La pornografia organizzata come un’industria era il fenomeno nuovo di quei mesi. C’era bisogno di soldi. Non era difficile organizzare produzioni perché la droga aiutava a superare le inibizioni e c’era abbondanza di studenti di cinema disoccupati e di ragazze che avevano tagliato i contatti con le loro famiglie»29. Anche la “rivoluzione della droga”, del resto, vede la luce tra la fine degli anni Cinquanta (periodo di incubazione) e i “favolosi anni Sessanta”, e pure in questo caso la diffusione di massa delle sostanze stupefacenti – prima gli allucinogeni e successivamente l’eroina e l’ecstasy – non sembra avere avuto nulla di “spontaneo”.

 

Nel nostro saggio Governo Globale, al quinto capitolo30, abbiamo già ripercorso le fasi salienti di quella che è stata definita “la rivoluzione psichedelica” che, molto prima dei grandi raduni hippy, vide la luce nel mondo elitario ed esclusivo dell’alta società americana e britannica, dalla quale, per una recisa scelta, si diffuse successivamente a livello di massa. È in questo ambiente occulto,Leary, eppuredocente socialmente determinante, si muovono –personaggi come Timothy a Harvard e leaderchepsichedelico che solo decenni dopo “riconoscerà” l’impulso datogli dalla stessa CIA, allo scopo di far nascere “la cultura degli allucinogeni” in America – ma anche figure meno conosciute eppure non meno importanti come il diplomatico britannico a New York Michael Hollingshead (da alcuni definito “l’uomo che convertì il mondo all’acido”), l’enigmatico agente della CIA Oscar Janiger (che riforniva di LSD i più celebri poeti della beat generation, tra cui Allen Ginsberg) o il misterioso e inafferrabile trafficante Ronald Stark – ex galeotto arruolato e manipolato in carcere dalla CIA, capace di spacciare chili di LSD nelle comuni hippy, più volte arrestato e sempre immediatamente rilasciato sia in Olanda che in Italia – del quale, di fatto, si ignora il vero nome e persino la data della morte. È davvero curioso, peraltro, che all’interno di questo “grande gioco”, apparentemente così simile a un romanzo distopico, sia entrato a far parte, come abbiamo visto, proprio l’autore de  Il Mondo Nuovo, che aveva “previsto” decenni prima l’evoluzione futura della società. In sintonia con le tradizioni lobbistiche della sua famiglia, infatti, nel 1937 Aldous sbarca negli Stati Uniti, con la convinzione quasi messianica di essere investito di una sorta di “missione” tesa alla trasformazione interiore dell’umanità  anche attraverso l’utilizzo degli allucinogeni. Da aristocratico inglese qual era, peraltro, egli sapeva che ogni vera rivoluzione nasce non “dal Best , i “migliori e più brillanti”, e uno dei suoi primi basso”, ma dai Bright &sarà discepoli d’oltreoceano proprio Timothy Leary, il funambolico professore di antropologia appassionato di sciamanesimo, che per il suo carisma e la sua teatrale capacità di seduzione diverrà un vero e proprio “evangelista della droga”. Huxley e lo stesso Leary, d’altronde, non furono altro che tessere di un mosaico ben più vasto, il cui disegno a tratti ci sfugge; indipendentemente da Huxley, di cui abbiamo analizzato il possibile coinvolgimento con il MKULTRA, infatti, lo stesso Leary pare fosse stato già stato “iniziato” agli allucinogeni nel 1959 da un personaggio di nome Frank Barron, poi risultato collaboratore della CIA e legato al Berkeley Institute for Personality Assessment and Research, un istituto che si rivelerà in seguito una delle tante coperture del

 

progetto MK-ULTRA sulla manipolazione mentale. Anche Timothy Leary (al pari della femminista Gloria Steinman), d’altronde, riconoscerà molti anni dopo il suo “debito” nei confronti della CIA e dei Poteri Forti in un’intervista alla rivista «High Times», che lascerà di stucco molti ex “figli dei fiori”, che per anni l’avevano visto al pari di un maestro spirituale: «Se ti guardi indietro molte cose che noi pensavamo fossero casuali non lo erano. Lo stesso intero movimento dell’LSD, originariamente, fu sponsorizzato dalla CIA, che devo ringraziare moltissimo. Non sarei arrivato a questo punto oggi se non fosse stato per la lungimiranza e il prestigio degli psicologi della CIA, e così porgiamo il nostro tributo alla CIA per essere davvero un’agenzia d’intelligenza»31. Quando Leary rilascia l’intervista, nel 1978, tuttavia, i tempi del “love & eace” e dei raduni “acidi” erano ormai lontani e il cambiamento che “si voleva ottenere” – non tanto, forse, quello sognato dai “giovani idealisti” quanto piuttosto quello auspicato da manipolatori più o meno occulti – era evidentemente stato raggiunto. Le urgenze del momento erano ben diverse: non si trattava più di operare un cambiamento (o una mutazione) nell’umanità occidentale, ma di cercare di evitare che tale cambiamento potesse imboccare strade realmente “pericolose” per l’establishment . La droga che andrà diffondendosi a partire dalla seconda metà degli anni Settanta non sarà più, infatti, l’allucinogeno LSD, ma la narcotica eroina, capace di affogare in un sonno perpetuo (e spesso mortale) ogni sforzo teso all’impegno sociale. Nel corso di un interrogatorio dell’ex militante di estrema destra Roberto Cavallaio32, facente parte dell’inchiesta condotta negli anni Novanta dal giudice istruttore Salvini nell’ambito processo strage di Piazza Fontana, ad esempio, sarebbe emerso che, del a partire dai per primila anni Settanta, la CIA avrebbe preso la decisione di fronteggiare i movimenti sociali ritenuti potenzialmente pericolosi tramite la diffusione massiccia di sostanze stupefacenti, ritenute capaci di demotivare le proteste giovanili. In particolare, in Italia, l’operazione avrebbe ricevuto il romantico nome in codice di Blue Moon e avrebbe causato, tra l’altro, l’esplosione dell’uso dell’eroina, soprattutto tra i giovani di sinistra. Una volta archiviati i turbolenti anni Settanta, tuttavia, il rapporto tra droghe e Poteri Forti pare non essersi affatto interrotto: anche gli scettici, disincantati ed edonisti anni Ottanta e Novanta, infatti, sembrano avere “beneficiato” di queste attenzioni da parte delle medesime lobby di  pusher globali. Le nuove generazioni rampanti, ripiegate sul “mito del successo” e della ricchezza facile,

 

avrebbero anch’esse ricevuto in dono la loro “droga-simbolo”: l’ecstasy, droga da discoteca per eccellenza, ultrastimolatore sessuale, adattissima per aspiranti manager stressati alla ricerca di un week-end eccitante e rinfrancante. La scoperta di tale sostanza, in realtà, risale addirittura al 1966, quando Alexander “Sasha” Shulgin – geniale chimico (immancabilmente) protetto da 33

potentissime altolocate conoscenze   – che aveva inizialmente battezzato nuova droga e“Adam”, ritenendo, da ebreo osservante e devoto, che avesse lail potere di riportare l’uomo alla condizione edenica primordiale, la sperimentò personalmente, registrando sensazioni di euforia e di intenso e coinvolgente benessere; tuttavia, solo a partire dagli anni Ottanta la sostanza cominciò a essere prodotta, e soprattutto “sponsorizzata”, da un’imponente campagna pubblicitaria, come scrive Iannaccone: «Centinaia di articoli  pubblicizzarono la nuova droga in termini positivi, presentandola come una sostanza priva di effetti negativi e adatta alla gente impegnata nel lavoro. Circa dieci anni dopo il tramonto della psichedelica sembrava che gli orfani di quella stagione potessero contare su una nuova sostanza che manteneva alcune caratteristiche dell’acido lisergico consentendo però di vivere una vita attiva»34. Ad ogni generazione, dunque, sembra sia stato destinato il suo particolare soma, con effetti differenti, ma, forse, in vista di un analogo progetto di manipolazione e controllo.

Massoneria e CIA dietro alle ricerche sulla DMT Come abbiamo già accennato nel precedente capitolo, negli ultimi anni si sta assistendo a un crescente interesse verso una sostanza psichedelica in particolare, la DMT35. La DMT36  è una triptamina endogena allucinogena, presente nel fluido cerebrospinale degli esseri umani, sintetizzata per la prima volta nel 1931 dal chimico Richard Manske; è presente in numerose piante, come le varietà di mimosa, l’acacia, la virola, il desmodium, le graminacee della specie  phalaris, anadenanthera  e molte altre. Nel bacino amazzonico, dove è ancora forte la tradizione sciamanica, alcuni popoli fanno uso di piante contenenti DMT: prima tra tutte, l’ayahuasca. Strutturalmente, la e DMT analoga psicoattive. al neurotrasmettitore serotonina, all’ormone melatonina ad altreètriptamine Essa è presente a livello

 

endogeno anche nell’organismo umano: nel sangue, nell’urina, nel fluido spinale, nel cervello e in altri tessuti37. Come allucinogeno, produce uno stato alterato di coscienza, che permette di vedere colori, immagini, luce accecante38 e di sentire suoni, che normalmente non è possibile esperire. Tra i suoi primi effetti, è riscontrabile la sinestesia, la quale produce un’alterazione dei suoni e dei colori,immagini che si modificano in le modo da si creare dei verigradualmente e propri mandala da semplici geometriche, visioni strutturano come; per permettere alla coscienza di imparare a “vedere” e “sentire” in assenza dei sensi fisici. Negli anni Cinquanta, lo psichiatra ungherese Stephen Szára aveva già potuto ottenere considerevoli risultati con la DMT, che testò iniettandola anche su se stesso: «In tre o quattro minuti iniziai a provare le stesse esperienze visive descritte da Hofmann sull’LSD e da Huxley sulla mescalina»39. Colpito dai risultati, Szára riunì una trentina di volontari e li sottopose a un protocollo di ricerche sulla molecola. A partire dagli esperimenti condotti dall’équipe di Szára, ci si rese conto che man mano che la coscienza dei volontari si “adattava” alle esperienze sotto DMT, le visioni miglioravano accrescendo in chiarezza e complessità: si arrivò così all’incontro con altre entità – per lo più descritte come gremlins, elfi o dwarves40  – oppure con enormi insetti, giganti simili a ciclopi, esseri verdi e squamosi, creature con gli occhi neri e allungati, piccole “fate” e altri umanoidi. La sperimentazione in laboratorio con la DMT, negli ultimi anni, è stata portata avanti con successo, presso l’Università del Nuovo Messico, dallo psichiatra Richard Strassman. Quello che ci interessa, in questa sede, è dimostrare l’ambiguo interesse, che i Poteri Forti hanno in questo campo. Lo stesso Strassman, nel suo saggio Inner Paths to Outer Space, racconta che parte delle sue ricerche è stata particolare della dalla Fondazione di rito scozzese per finanziata la ricerca dalla sulla Massoneria, schizofrenia41in. L’interesse Massoneria si sposa con quello dei Servizi segreti, che da tempo monitorano le ricerche in questo campo, come era accaduto in passato con l’LSD. Abbiamo già illustrato come Osmond e Smythies, partendo dalla somiglianza tra la molecola della mescalina e quella dell’adrenalina, abbiano sviluppato la teoria, secondo cui, alla base di alcune psicosi come la schizofrenia, potrebbe esserci, in determinate situazioni di sofferenza o stress, la produzione endogena, da parte dell’organismo, di alcune sostanze che potrebbero però trasformarsi in “veleni” psicoattivi e provocare così un’alterazione della coscienza. La DMT viene prodotta ogni notte dall’organismo, ma in situazioni di stanchezza o di forte stress il corpo ne secerne una quantità maggiore, esattamente come avviene

 

con la serotonina; non a caso, infatti, le ricerche di Strassman sulla DMT sono partite dallo studio della serotonina. In questo senso, seguendo la teoria di Osmond e Smytihes, da un lato si può ipotizzare che la sovrapproduzione, da parte dell’organismo in determinate situazioni limite, di neurotrasmettitori quali la serotonina o la DMT possa causare un’alterazione o un ampliamento della percezione dall’altro, esidelle può Fondazioni comprendere meglio l’interesse parte dei Servizi, dellae,Massoneria legate allo studio sulla da schizofrenia. A supporto di ciò, è emerso che il guru e sperimentatore per eccellenza della DMT, l’etnobotanico Terence McKenna, scomparso prematuramente nel 2000 per un cancro fulminante al cervello, sarebbe stato coinvolto – in quale modo non è ancora specificato – in qualche operazione, al momento “classificata” come operazione della CIA. Il ricercatore Ian Richard Irvin, autore del sito Gnostic Media  (e dell’intervista al generale Stubblebine), nel settembre del 2012 ha inviato una lettera alla CIA, per chiedere, in virtù del Freedom Act of Information (FOIA), di avere notizie riguardo a un possibile coinvolgimento di McKenna con l’Agenzia. In risposta42, ha ricevuto una lettera – datata 8 novembre 2012 e firmata da Michele Meeks, coordinatore dell’Ufficio delegato all’informazione e alla privacy dell’Agenzia – in cui si dichiarava che la CIA non poteva «né confermare, né negare» l’esistenza degli atti richiesti, in quanto i file (records) su McKenna risultavano essere ancora “classificati”, quindi non divulgabili al pubblico43. Può trattarsi, anche in questo caso, di un Cavallo di Troia confezionato ad arte dai Poteri Forti? Per quale motivo, ad esempio, McKenna aveva così tanti punti in comune, a partire dalla strenua difesa del denatalismo, con Huxley? Irvin aveva deciso di rivolgersi alla CIA, dopo aver scoperto che R. Gordon Wasson – vicepresidente di J.P. Morgan – aveva collaborato, come agente o “asset ” (attivo), con l’Agenzia44, ricalcando così lo stesso ruolo rivestito anni prima da Leary (e da questi ammesso candidamente). Al di là del suo ruolo “istituzionale” di banchiere, Wasson si era infatti contraddistinto per le sue ricerche indipendenti nel campo dell’etnobotanica e dello sciamanesimo, e in particolare per l’interesse riguardo ai funghi allucinogeni45, il cui principio attivo è la psilocibina. Nel 1952, gli scienziati del MK-ULTRA avevano iniziato a interessarsi ai funghi allucinogeni e a un loro possibile uso nella manipolazione mentale: così «la CIA si mise sulla tracce delle sostanze allucinogene della tradizione messicana»46. Il cammino della CIA, a questo punto, si sarebbe incrociato con quello di

 

Wasson, nel 1955. Due anni dopo, il lungo articolo del banchiere Alla ricerca del fungo magico47  avrebbe avuto una profonda influenza sulle ricerche psichedeliche e antropologiche successive. Wasson poneva importanti quesiti: «Tutte queste prove messe insieme ci suggerirono diversi anni fa di azzardare ipotesi: non potrebbe essere possibile molto tempo fa, molto un’ardita prima dell’inizio della storia scritta, i nostri che, antenati avessero venerato il fungo divino? Questo potrebbe spiegare perché tutti i funghi paiono circondati da un’aura di soprannaturalità. Noi siamo stati i primi a proporre l’ipotesi del ruolo avuto dal fungo divino nel remoto scenario delle popolazioni europee, ma questo pone un altro problema: che tipo di fungo era venerato e perché? La nostra congettura si dimostrò non campata in aria. Abbiamo scoperto che in Siberia vivono sei popolazioni primitive, così primitive che gli antropologi le ritengono dei musei viventi. Popoli che usano un fungo allucinogeno per i loro riti sciamanici. Abbiamo scoperto che i Dayachi del Borneo e i nativi del Monte Hagen della Nuova Guinea ricorrono a funghi simili. Ci siamo imbattuti in antiche tradizioni cinesi e giapponesi che fanno menzione di un divino fungo dell’immortalità, altre tradizioni in India ci dicono che Buddha prima di entrare nel nirvana mangiò un piatto di funghi»48. Egli tentava infatti di “riscrivere” la storia del pensiero religioso umano alla luce dei funghi allucinogeni: «Nella storia evolutiva dell’uomo, mentre brancolava per uscire dalla sua misera condizione, deve esserci stato un momento in cui l’essere umano ha scoperto il segreto funghi allucinogeni. L’effetto che un hanno avuto super di lui, secondo il miodeipensiero, è stato molto profondo, detonatore nuove idee. I funghi gli hanno rivelato mondi oltre gli orizzonti conosciuti, nello spazio e nel tempo, persino mondi posti su piani differenti dell’esistenza, un paradiso e forse un inferno. Nella mente semplice di un uomo primitivo, i funghi hanno rinforzato potentemente l’idea del miracoloso. Molte sono le emozioni che gli uomini condividono con il mondo animale, ma timore, reverenza e paura per la divinità sono peculiarità umane. Quando sentiamo nella nostra mente il senso beatifico di stupore, estasi e caritas  generati dal fungo divino, è naturale arrivare al punto di domandarci se il fungo non abbia addirittura messo in testa all’uomo primitivo l’idea stessa di un dio. […] Ma io posso testimoniare che i funghi rendono queste visioni accessibili a un numero maggiore di

 

uomini»49. L’articolo pubblicato su «Life» avrebbe però avuto una profonda influenza sulla cultura popolare americana, e in seguito anche su quella mondiale, di quegli anni. Spiega Iannaccone: «Nell’articolo si ricordava […] gli stessi funghi crescevano nei prati di tutto il mondo. Non bisognava scalare montagne o improvvisarsi esploratori, bastava guardare nel giardino di casa dopo un’abbondante pioggia. Il dono dei funghi allucinogeni era elargito ovunque. Wasson si appellava ai suoi lettori perché facessero esperienze dirette. I funghi, spiegava, erano in grado di donare visioni profonde e potevano farsi “detonatori di nuove idee” perché rivelavano l’indicibile, le parole che stanno al di là del conosciuto, concetti che non hanno ancora un suono, “il cielo e forse l’inferno”. Potevano aprire le porte dello stesso mondo visionario nel quale si addentravano i mistici  e gli spiriti rari. […] E s’appellava a tutti democraticamente»50. Il banchiere-micologo faceva “democraticamente” appello ai propri lettori e li invitava a trovare Dio cogliendo un fungo nel proprio giardino di casa. Il “misticismo” promosso da questo genere di studi – e sponsorizzato dalla CIA – in epoca recente è confluito nella New Age che, come abbiamo dimostrato in Governo Globale, gioca un ruolo primario all’interno dell’ideologia mondialista, proponendo un contatto diretto del soggetto con il trascendente attraverso numerose pratiche o rituali, tra cui la somministrazione di sostanze psichedeliche che permetterebbero alla coscienza di varcare le cosiddette “Porte della Percezione” per esperire direttamente il contatto con l’Uno-Tutto. Come già ampiamente spiegato ne  Il Fattore Oz, non possiamo dimenticare che la DMT viene prodotta anche dall’uomo durante il sonno (dalle 3 alle 4 di notte); è logico, quindi, immaginare che l’interesse dei Servizi segreti e della Massoneria nelle ricerche sulla DMT potrebbe anche sfociare nella creazione di un metodo di “controllo” sulla produzione a distanza della molecola: un metodo, ossia, per fare produrre spontaneamente  al cervello la triptamina, inducendo così stati alterati di coscienza. Si immagini che cosa potrebbe accadere, se si trovasse il metodo per indurre allucinazioni pilotate, e proiettare scenari virtuali o false visioni di tipo estatico nelle masse: non ci sarebbe più bisogno di manipolare un singolo individuo

tramite traumi indotti e somministrazione di sostanze psicotrope; “basterebbe”

 

generare dei campi elettromagnetici in grado di attivare la produzione di DMT nell’organismo umano51. Non si tratta di fantascienza: il neurologo Michael Persinger è riuscito infatti a ottenere gli stessi effetti studiati da Strassman in laboratorio senza ricorrere alla somministrazione di DMT: ha elaborato un prototipo di casco che, posto sulla testa, ingenera campo elettromagnetico frequenze; questo un modo, è riuscito a stimolare modulabile l’ippocamposudeideterminate volontaricavia, inducendo esperienze simili a quelle provate sotto DMT, incluse delle esperienze “mistiche” e, all’opposto, delle visioni traumatiche paragonabili ai resoconti sui cosiddetti “rapimenti alieni”. Come vedremo nell’ultimo capitolo, infine, le ricerche di Leary e di McKenna sarebbero sfociate nel cyberpunk   e nel tecno-paganesimo, ovvero in una forma ancora primitiva di trans-umanesimo.

Dalle droghe di strada agli psicofarmaci «L’ADHD? Un ottimo esempio di malattia fittizia (fabricated disease)»52: queste parole non provengono da un sito complottista, ma dallo scopritore della cosiddetta “Sindrome da deficit di attenzione e iperattività”. Nel febbraio del 2012, lo psichiatra americano Leon Eisenberg – ormai consumato dal cancro alla prostata, che lo avrebbe spento sette mesi dopo – faceva questa sconcertante ammissione al settimanale tedesco «Der Spiegel», dichiarando che la patologia era ormai sovrastimata dai colleghi psichiatri, e non che era del tutto inventata, come invece è stato poi riportato erroneamente nella traduzione dal tedesco all’inglese. Sull’ADHD si è molto discusso e non è questa la sede per approfondire il delicato problema, eppure l’ammissione di Eisenberg dovrebbe portare a una riflessione: fino a che punto può essersi spinto l’interesse dei Big-Pharma a spese della salute dei cittadini? Sono stati somministrati psicofarmaci ad adulti o a bambini, soprattutto, in modo superficiale e senza giusta motivazione? Quali danni potrebbero avere apportato alla loro salute? L’ADHD, infatti, è solo l’ultima di una serie di patologie psichiche difficilmente dimostrabili, che hanno indotto sempre più persone – bambini e adolescenti compresi – a ricorrere, dietro prescrizione medica, all’uso quotidiano di antidepressivi, ansiolitici e farmaci serotoninergici, i cui effetti collaterali sono stati spesso al centro dei casi di cronaca nera. Quello che qui ci interessa, tuttavia, è rilevare come, ancora una volta, il solito Huxley avesse previsto la

 

diffusione di un metodo farmacologico (barbiturici e tranquillanti), che avrebbe soppiantato le droghe (il soma del suo  Mondo Nuovo ) per rendere più tranquille e intontite, e quindi manipolabili, le masse. Una tendenza, questa, che negli ultimi decenni si è spostata dagli Stati Uniti – ove si è vista una vera e propria escalation di pazienti trattati con Prozac e Ritalin – all’Europa. al Mondo Nuovo, il romanziere inglese spiegava che un dittatore In  Ritorno sarebbe potuto ricorrere alla diffusione di droghe e psicofarmaci

«a scopo politico. Così si cautelerebbe contro l’agitazione politica, mutando la chimica del cervello dei soggetti, resi contenti dalla loro condizione servile. Ai tranquillanti ricorrerebbe per calmare gli agitati, agli stimolanti per destare entusiasmo fra gli indifferenti, agli allucinogeni per distrarre l’attenzione dei poveri dalle miserie»53. Come fare, però, per spingere le masse all’assunzione di psicofarmaci senza ricorrere all’uso della forza? Huxley ipotizzava che sarebbe bastato, semplicemente, «mettere le pillole a disposizione di tutti» e concludeva osservando: «Non c’è dubbio che se i tranquillanti si vendessero al prezzo dell’aspirina, e con la stessa facilità, non a miliardi di dosi sarebbero consumati, ma a decine, a centinaia di miliardi. La stessa fortuna toccherebbe a uno stimolante efficace e a buon mercato. Sotto la dittatura i farmacisti avrebbero ordine di cambiar musica col mutare della situazione. Nei momenti di crisi, provvederebbero a spingere la vendita degli stimolanti. Passata la crisi, un’eccessiva vigilanza ed energia potrebbero dar fastidio al tiranno: allorae si solleciterebbero masse a comprare droghe che tranquillizzino provochino visioni. Elesotto l’influenza di questa ambrosia molcente, di sicuro non darebbero alcun fastidio al padrone»54. Cui prodest ? Quali obiettivi perseguono i manipolatori?

I dati, le testimonianze e i documenti, che abbiamo raccolto in questo capitolo, costituiscono naturalmente solo una piccolissima parte dell’immenso materiale, che sta man mano emergendo, riguardante in particolar modo la seconda parte del XX secolo, epoca di clamorosi cambiamenti e trasformazioni. A fronte dell’enorme economico e politico profuso da daquelli abbiamo chiamato “Poterisforzo Forti”, la domanda più importante porsicheè

 

essenzialmente quali siano le ragioni di un’azione globale perseguita con tanta caparbietà e costanza; infatti, solo in alcuni casi si può affermare che tali sforzi siano stati prodotti allo scopo di rispondere a una determinata situazione contingente, mentre, al contrario, l’insieme del processo che abbiamo descritto sembra piuttosto trascendere questa prospettiva e collocarsi su un piano ben più vasto. Quello che certi Poteri Forti sembra abbiano in agenda, infatti, pare piuttosto essere una trasformazione antropologica profonda  finalizzata a “cambiare l’essere umano” e i suoi rapporti con il mondo e con se stesso. È un dato di fatto, del resto, che tale azione ha concretamente provocato un cambiamento senza precedenti nell’immaginario e nel vissuto dell’uomo occidentale – attraverso l’indebolimento dei “corpi intermedi” come la famiglia, la messa in discussione della “morale” tradizionale, l’attenzione spasmodica e compulsiva verso i propri “bisogni” e desideri – fino all’emergere di un individuo affettivamente isolato e privo di un’identità salda, ed è proprio quell’essere solo e privo di sostegno , psicologicamente instabile e fragilissimo, a rappresentare la “materia prima” ideale per chi abbia in progetto l’edificazione di un “mondo nuovo”, con un’umanità da “smontare e ricostruire” fin dalle fondamenta e fin nelle sue più profonde e intime caratteristiche.

Note al Capitolo 2 1.

Le citazioni e le affermazioni riportate sono contenute in: http://www.firetown.com/blog/2010/12/15/gloria-steinemhttp://www.firetown.com/blo g/2010/12/15/gloria-steinem-how-the-cia-usedhow-the-cia-used-feminism-to-destabilize feminism-to-destabilize-society/. Archiviato il 15 dicembre 2010. 2. Il video dell’intervista è visionabile su: https://www.youtube https://www.youtube.com/watch?v=xTf .com/watch?v=xTf0Q8z8GkQ. 0Q8z8GkQ. A Archiviato rchiviato il 20 marzo 2013. 3. Per ap approfondire profondire l’ l’argomento, argomento, si veda: Pe Perucchietti, rucchietti, E E.,., Marletta, G., UNISEX. La creazione dell’uomo “senza identità”, Arianna Editrice, 2014. 4. Sull’effetto avuto dall’o dall’opera pera di Kinsey nel contesto de della lla “rivoluz “rivoluzione ione sessuale sessuale”” e sulla sostanz sostanziale iale ascientificità dei suoi studi, si veda: Nerozzi, D.,  L’uomo nuovo, Ed. Rubbettino, Saveria Mannelli 2008, pp. 17-28. 5. Nerozzi, D., L’uomo nuovo, cit., pp. 23-24. 6. Ivi, pp. 22-23. 7. Orwell, G., 1984, cit., pp. 46-47. 8. Nerozzi, D., L’uomo nuovo, cit., p. 26. 9. Sulle lobby gay  e i finanziamenti dei Poteri Forti all’ ideologia di genere, si veda: Perucchietti, E., Marletta, G., op. cit . 10. Cfr. Moncomble, Y., La politique, le sexe et la finance, Ed. Yann Moncomble, Paris 1989, pp. 51 e ss. 11. Il nome stesso di Heffner, insieme a quello del direttore della Playboy Foundation, Burton M. Joseph, appare nel Consiglio direttivo della NORML l’Organizzazione americana per la liberalizzazione della

 

marijuana, finanziata con milioni di dollari a fondo perduto da organizzazioni quali la Ford Foundation e la Commonwealth Fund. 12. Cfr. Moncomble, Y., op. cit., p. 51. 13. Cfr. Di Giovanni, M.,  Indagine sul mondialismo, EffeDiEffe, Milano 2000, p. 161. 14. Cit., ivi, p. 163. 15. Ivi, p. 171. op. cit. 16. E., Marletta, 17. Perucchietti, Nerozzi, D., op. cit., p. 153. 18. L’espressione fu coniata dall’arcivescovo di Melbourne, George Pell. 19. Singer, P., Liberazione animale, Il Saggiatore, 2010 [titolo originale: Animal Liberation, 1975]. 20. Idem, Ripensare la vita, la vecchia vecchia morale non serve più, Il Saggiatore, 1996, p. 20. 21. Appunti dal Corso di bioetica tenuto dal professor Maurizio Mori, docente di Filosofia presso l’università di Torino, anno 2000-2001. 22. Singer, P., Ripensare la vita, cit. 23. Intervista di Giulio Meotti a Peter Singer, «Il Foglio», 11 marzo 2008. 24. Ibidem. 25. Ibidem. 26. Ibidem. 27. Ibidem.

28. Huxley, A., Il Mondo Nuovo, cit., p. 84. 29. Iannaccone, M.A., Rivoluzione Psichedelica Psichedelica, cit., p. 296. 30. Perucchietti, E., Marletta, G., Governo Globale, cit., pp. 80-86. 31. «High Times», febbraio 1978. 32. http://www.bresciaoggi.it/stories/Cronaca/117894__ordine_ nuovo_protesi_dei_servizi_deviati/? refresh_ce&scroll=1240. Archiviato l’8 gennaio 2010. http://www.guardareavanti.info/ marcosacchi/OPERAZIONECHAOS.htm marcosacchi/OPE RAZIONECHAOS.htm#_ftn1. #_ftn1. Archiviato il 5 giugno 2008. 33. Cfr. Romero, D., Sasha Shulgin, Psychedelic Chemist , «Los Angeles Times», 5 settembre 1995. “Sacha” Shulgin, infatti, non è un sognatore solitario, ma un attivo e ricercato frequentatore di alcuni fra i più elitari circoli d’America, come il Bohemian Groove, fondato nel 1872 a San Francisco da un gruppo di giornalisti e divenuto un club elitario con evidenti venature di tipo occultistico. Il Bohemian Groove è oggi uno dei luoghi in cui i “grandi d’America” sono soliti riunirsi. Si veda anche: Perucchietti, E., L’altra faccia di Obama, cit. Psichedelica, cit., p. 372. 34. Iannaccone, M.A., Rivoluzione Psichedelica 35. Sulla DMT, si veda: Perucchietti, E.,  Il Fattore Oz. Alieni, Sciamanesimo e Multidimensionalità, XPublishing, Roma 2012. 36. http://it.wikipedia.org/wiki/Dimetiltripta http://it.wikipedia.org/wiki/Dimetiltriptamina. mina. 37. Strassman, R., Wojtowick, S., Luna, L.E., Frecska, E.,  Inner Paths to Outher Space, Park Street Press, 2008, pp. 21e ss. 38. Come la luce che si avverte in stato di premorte. 39. Ibidem, traduzione degli autori. 40. Nani. 41. Strassman, R., Wojotowicz, S., Luna, L.E., Frecska, E.,  Inner Paths to Outer Space, Park Street Press, Rochester 2008, p. 48. 42. Reference: F -2012-02116. Il pdf del documento ufficiale della CIA è scaricabile a questo indirizzo: www.gnosticmedia.com/urgent-releasewww.gnosticmedia.com/u rgent-release-the-cias-terenc the-cias-terence-mckenna-foia e-mckenna-foia-request-response -request-response-positive-positiveaffiliation/. 43. «Con riferimento a qualsivoglia altra documentazione, ai sensi della sezione 3.6 (a) dell’Ordine

 

esecutivo 13526, la CIA non può né confermare, né negare l’esistenza di documenti atti a fornire risposta alla Sua domanda. L’esistenza o la non esistenza della documentazione richiesta sono attualmente oggetto di classificazione e costituiscono fonti di intelligence  e metodi di informazione esenti da obbligo di divulgazione ai sensi della sezione 6 del CIA Act   del 1949 e successivi emendamenti, e dalla sezione 102A(i)(1) del  National Security Act  del  del 1947 e successivi emendamenti. Di conseguenza, la Sua richiesta è respinta sulla base delle eccezioni (b)(1) e (b)(3) previste dal FOIA». Traduzione di Umberto Visani. 44. http://www.gnosticmedia.c http://www.gnosticmedia.com/urgent-release om/urgent-release-the-cias-tere -the-cias-terence-mckenna-f nce-mckenna-foia-request-resp oia-request-response-positiveonse-positiveaffiliation/. Archiviato il 6 settembre 2013. 45. Nel 1957 pubblicò su «Life» un articolo intitolato Seeking the Magic Mushroom. http://en.wikipedia.org/wiki/Seeking_the_Magic_Mushroom 46. Iannaccone, M.A., Rivoluzione psichedelica psichedelica, cit., p. 61. 47. L’articolo è leggibile in italiano su: http://www.autistici.org/mirrors/www.psicoattivo.it/ media/libri/Fungo_Sacro/index.htm. 48. Wasson, R.G.,  Alla ricerca del fungo sacro, articolo pubblicato il 13 maggio 1957 su «Life». Tratto da  Eresie Psichedeliche, a cura di Matteo Guarnaccia, Stampa Alternativa (Collana Nuovi Equilibri), Roma 1997. 49. Ibidem. 50. Ivi, p. 65. 51. Si veda: Perucchietti, E., Il Fattore Oz, cit., pp. 230 e ss. 52. Blech, Jörg, Schwermut ohne Scham, in «Der Spiegel», n. 6, 6/2/12, pp. 122-131, p. 128. http://www.spiegel.de/spiegel/print/d-83865282.html. 53. Huxley, A., Ritorno al Mondo Nuovo, cit., p. 300. 54. Ivi, p. 301.

 

Capitolo 3

NÉ MASCHIO, NÉ FEMMINA: DALL’IDEOLOGIA GENDER ALL’ERMAFRODITO1 « I bambini saranno tolti alle madri all’atto della nascita, così come si tolgono le uova a una gallina. L’istinto sessuale verrà sradicato.  La procreazione sarà una formalità annuale».

(George Orwell, 1984) «Gli esseri umani una volta erano… disse esitando, gli vennero le Fiamme al viso. Insomma, una volta erano vivipari. […]  Insomma – concluse il Direttore – i genitori erano il padre e la madre madre».

(Aldous Huxley, I l Mondo Nuovo)

D

roga, sesso “ludico” e annichilimento dei legami affettivi naturali sono stati punti fondamentali della grande trasformazione  trasformazione  antropologica, antropologica, voluta dai Poteri Forti in Occidente; eppure, tutto lascia intendere che ci si trovi all’inizio di una nuova fase “trasformativa” della coscienza di massa, persino più radicale della precedente.

Alta finanza e Poteri Forti “tifano” gender  Un osservatore attento ai fenomeni sociali contemporanei non può non notare l’interesse senza precedenti, che i maggiori leader politici ed economici dell’Occidente sembrano riservare, negli ultimi tempi, alla “questione gay”: matrimonio, possibilità di adozione di bambini da parte delle coppie omosessuali e contrasto alla cosiddetta “omofobia”. Tutto questo – prescindendo da qualsivoglia valutazione di talila scelte, la quale dalle tematiche del nostro libro – non può non suscitare domanda: «Cui esula prodest?», ovvero: quali motivi

 

o vantaggi spingerebbero il gotha  dei Poteri Forti a impegnarsi con tanta determinazione (e con così grandi investimenti economici) in una battaglia che, apparentemente, sembra essere non solo non impellente, ma forse nemmeno conveniente, da un punto di vista politico immediato? Eppure, i dati di fatto sono inoppugnabili: solo negli ultimi mesi, i principali leader politici dell’Occidente – gente del calibro di Obama, Hollande e Cameron  – si sono esposti pubblicamente, pur di “sponsorizzare” la battaglia a favore dei “matrimoni gay”, fino alla loro approvazione in Francia, in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. Un atteggiamento politico poco comprensibile, specie se si pensa che tutto ciò avviene nel bel mezzo di una crisi economica devastante, resa ancora più opprimente da uno stato di tensione internazionale, che vede l’Occidente impegnato in un braccio di ferro con quasi tutto il resto del mondo: questo è dunque il periodo apparentemente meno adatto, per mettere fra le “priorità” una questione che non riguarda la stragrande maggioranza della popolazione, angustiata da tutt’altre problematiche. Qualche critico, naturalmente, potrebbe obiettare che in realtà è proprio in momenti di crisi così forti che i politici avrebbero alcune ragioni per “dirottare” l’attenzione dell’opinione pubblica verso questioni in apparenza marginali, come i matrimoni o le adozioni gay, eppure per loro natura capaci di suscitare forti reazioni emotive nella popolazione. Non solo: è anche presumibile che leader “di sinistra” come Obama e Hollande abbiano ritenuto conveniente sposare una causa considerata liberal  come quella dei diritti gay, allo scopo preventivo di ammorbidire l’opposizione interna presente nel loro schieramento su altre tematiche (la politica estera, le guerre portate avanti in gran parte del mondo ecc.). Questa ragione, naturalmente, non può riguardare un leader “conservatore” come il britannico Cameron che, pur di fare passare la legge sui matrimoni gay è stato costretto a un’alleanza con i Laburisti contro la volontà della maggioranza del suo stesso partito. Anche negli Stati Uniti, l’appoggio alla “causa gay” sembra essere sempre più bipartisan: è notizia recente2 la partecipazione dell’ex presidente americano – repubblicano e conservatore – George Bush senior e di sua moglie Barbara, in qualità di “testimoni”, a un “matrimonio gay” nello Stato del Maine. Ancora più clamorosa, peraltro, è l’altrettanto recente (e “pubblica”) presa di posizione a favore delle “nozze gay” di alcuni fra i più importanti ex membri del governo ultraconservatore di George Bush junior: proprio quel governo a guida repubblicana, che molti conservatori americani ed europei, nonché lo stesso Papa Benedetto XVI, avevano percepito come una sorta di “antemurale” a difesa dei

 

cosiddetti “valori cristiani non negoziabili” della famiglia e della vita. In uno spot3 mandato in onda dalle TV americane, dal titolo Time4Marriage, infatti, si sono espressi a favore del “matrimonio gay” l’ex segretario di Stato del governo di Bush-junior Colin Powell, il potentissimo ex vicepresidente Dick Cheney e persino l’ex first lady Laura Bush. La battaglia “pro gay”, dunque, sembra ormai riunire in un inedito e monolitico fronte comune i Poteri Forti d’Oltreoceano, in uno schieramento che va dal liberal Obama ai suoi ex avversari neoconservatori; tuttavia, gli eventuali opportunismi politici dei leader occidentali in crisi non servirebbero comunque a spiegare l’enorme supporto economico, su cui il “movimento gay” può contare presso alcuni colossi dell’economia e dell’alta finanza, che si distinguono ormai da anni per il loro sostegno finanziario senza precedenti alle rivendicazioni della galassia omosessualista: si tratta di vere e proprie cascate di denaro, che abbiamo ampiamente documentato nel nostro predente lavoro UNISEX. Come e perché le oligarchie mondiali vogliono imporre l’uniformità sessuale4. Nei soli Stati Uniti (dati del 20085), ad esempio, le organizzazioni omosessualiste possono vantare di avere il loro principale paladino nella persona del miliardario George Soros – lo stesso che ha finanziato le “primavere arabe” e le rivoluzioni filoccidentali e antirusse in alcuni Paesi dell’Est – attraverso l’Open Society Institute (150.000 dollari annui), la MacArthur Foundation (600.000 dollari) e la Fondazione della casa automobilistica Ford (1.200.000 dollari). Meritano di essere citati anche il Goldman Fund di San Francisco (che nel 2000 ha devoluto ben due milioni di dollari) e l’onnipresente Rockefeller Foundation (con circa 60.000 dollari annui), oltre a innumerevoli altri “torrenti” di decine di migliaia di dollari, che giungono con regolarità da gruppi come Kodak, Hewlett-Packard, American Airlines, Apple, AT&T, BP, Chevron, Citigroup, CreditEstée Suisse First Boston, Daimler Chrysler, Dell,&Deutsche Bank, Ernst & Young, Lauder, Intel, Ibm, J.P. Morgan Chase Co, Johnson & Johnson, Levi Strauss & Co, Merril Lynch, Met-Life, Microsoft, Nike, Pepsi, Toyota, Ubs, Xerox e, soprattutto, Motorola, nonché la Fondazione Playboy. Sempre George Soros, insieme ad altri miliardari come Jeff Bezos di Amazon e Bill Gates, ha recentemente donato milioni di dollari ai comitati “pro matrimoni gay”, arrivando persino a “innaffiare” di dollari molti deputati del Partito repubblicano6 (il cui elettorato è al 90% contrario ai matrimoni gay) pur di ottenerne il consenso. Senza precedenti, inoltre, è stato il comportamento di alcune grandi fondazioni bancarie come Goldman Sachs e JP Morgan – istituzioni solitamente molto attente a non schierarsi in pubblico, su qualsivoglia questione – che hanno

 

pubblicamente “brindato”7  alla recente decisione della Corte Suprema USA favorevole ai matrimoni gay. Si tratta di una presa di posizione inequivocabile e senza precedenti, da parte dei Poteri Forti, che pure appare poco comprensibile, se letta solo in una prospettiva economica e politica; la questione, quindi, affonda evidentemente le sue radici in “ragioni”, che vanno ben al di là anche dello stesso dibattito in merito ai “diritti gay”. Per capire meglio che cosa stia accadendo, tuttavia, è necessario conoscere le radici e l’enorme ricaduta antropologica dell’ideologia che sembra guidare certe scelte politiche e culturali: stiamo parlando della cosiddetta “dottrina del gender”.

Alle origini dell’ideologia gender  In tutto il mondo occidentale, l’ideologia gender  (in italiano, di genere) è oggi talmente dominante, a livello massmediatico, che anche nei testi redatti da molti organismi internazionali il termine “genere” ha finito per sostituire quello di “sesso”. In linea generale, l’ideologia gender  afferma che le differenze sessuali tra maschio e femmina sarebbero solo “morfologiche” e che, nella sostanza, non avrebbero quasi alcuna importanza; invece, la differenza maschile/femminile sarebbe soprattutto culturale; ovvero, gli uomini sarebbero uomini solo perché educati da uomini, le donne sarebbero donne solo perché educate da donne. Tra il maschio e la femmina, inoltre, vi sarebbe un numero indefinito di altri “generi”, che comprenderebbero, tra gli altri, l’omosessualità maschile, il lesbismo, la bisessualità ecc. I sessi, pertanto, non sarebbero un’evidenza naturale, ma solo “un modo” con cui la persona percepisce se stessa in seguito a condizionamenti genetici o culturali oppure, secondo altre versioni, per “scelta” durante il corso della vita. Ma come nasce e si afferma, nel mondo occidentale, l’ideologia di genere? L’origine dell’ideologia gender è contestuale alla “rivoluzione sessuale” degli anni Cinquanta-Sessanta. Di fatto, possiamo dire che i presupposti del gender  si ritrovano già nell’opera di Alfred Kinsey il quale, come detto, sconvolse l’America di quegli anni anche a causa della famosa (e contestata) statistica, da cui risultava che il 10% della popolazione statunitense era omosessuale. È sempre Kinsey, inoltre, l’inventore della cosiddetta “scala Kinsey” (o, più precisamente,  Heterosexual/Homosexual Rating Scale), secondo la quale esisterebbe una scala con 7 livelli di “orientamenti sessuali”, che andrebbero da una completa eterosessualità  fino a una completa omosessualità.  Secondo tale

 

visione, pertanto, i veri eterosessuali (od omosessuali) sarebbero una minoranza, mentre la maggior parte delle persone “viaggerebbe” su questa scala di sfumature, potendo anche cambiare il proprio “orientamento” nell’arco della vita. Il padre ufficiale dell’ideologia gender, tuttavia, è lo psichiatra della John Hopkins University, John Money, funambolico studioso e ideologo della “nuova sessualità”, ma forse ancora più noto a livello pubblico per via di certi contestati esperimenti di chirurgia su bambini dai tratti sessuali considerati “ambigui”. È stato Money, ad ogni modo, a coniare per primo l’espressione “identità di genere” «per definire se una persona si percepisce come uomo o come donna indipendentemente dall’imprinting genetico e dalla conformazione dei genitali, per cui l’identità di genere rappresenterebbe la categorizzazione di un individuo come maschio o femmina, oppure omosessuale, lesbica, transessuale, bisessuale (GLBT), oppure sessualmente fluido»8. Secondo Money, infatti, «l’identità sessuale è sostanzialmente un prodotto della società e, pertanto, duttile e malleabile alla nascita»9. Il sogno di Money, del resto, era quello stesso della “rivoluzione sessuale”, benché espresso in forme ancora più radicali: egli propugnava infatti una sorta di “democrazia sessuale” in cui, come ne  Il Mondo Nuovo di Huxley, ogni tipo di rapporto sessuale, compresa la pedofilia, sarebbe stato sdoganato e legalizzato. Secondo Money, infatti, l’erotizzazione dell’umanità fin dalla più tenera età avrebbe avuto l’effetto di sciogliere la componente aggressiva della persona. Nella sua prefazione al libro di Theo Sandfort, Boys on their contacts with men10 (I ragazzi e i loro contatti con gli uomini), Money scrive: «La pedofilia e l’efebofilia non sono una scelta volontaria più di quanto lo sia il fatto di essere mancini o daltonici. Non esiste un metodo conosciuto di trattamento attraverso cui essi possano essere modificati effettivamente e in via definitiva. Le punizioni sono inutili. […] Bisogna semplicemente accettare il fatto che esistono, e poi, con un illuminismo ottimale, formulare una politica sul da farsi». La visione di Money, al tempo stesso, corre parallela alla sua attività di medico-chirurgo specializzato nei casi – gravi, anche se molto rari – di bambini che presentano alla nascita dei genitali malformati o con caratteristiche

 

apparentemente “intermedie” fra quelli maschili e quelli femminili; in tali casi, lo psichiatra della John Hopkins sperava di poter trovare delle prove tangibili riguardo alla sua ipotesi dell’identità sessuale come “sovrastruttura culturale”.

Il caso di David-Brenda Reimer Il caso più noto, ma anche più drammatico, fu quello di David Reimer11, un bambino che aveva subìto danni al pene durante un maldestro intervento di circoncisione: Money convinse i genitori del bambino che sarebbe stato possibile donare una “nuova identità” a loro figlio attraverso un’operazione chirurgica, che lo avrebbe “trasformato” in una bambina. Dopo l’operazione, che “tramutò” il piccolo David nella piccola Brenda, Money raccomandò ai genitori di trattarlo ed educarlo come una bambina. L’apparente successo dell’esperimento fu pubblicizzato in tutti gli USA come prova che le teorie di Money sulla natura puramente culturale dell’identità sessuale erano giuste; migliaia di bambini, in quegli anni,delfurono sottoposti che ad analoghi interventi. Il professor Money era entusiasta suo protocollo era sufficiente la vista di un bambino concosì un pene di dimensioni ridotte, perché lui consigliasse l’operazione, secondo il suo personale adagio: «Too small now, too small later» («Troppo piccolo ora, troppo piccolo dopo»). L’apoteosi professionale e mediatica di Money durò a lungo, ma era destinata a una brusca débacle: con il tempo, infatti, la ricerca avrebbe messo in luce il fatto che la maggior parte dei pazienti sottoposti al suo protocollo aveva tratto scarsissimo giovamento dagli interventi; il caso più drammatico, tuttavia, fu proprio quello così pubblicizzato di “David/Brenda” Reiner, che a partire dall’adolescenza andò incontro a una devastante crisi di identità, nel tentativo di re-impossessarsi della sua natura maschile; crisi, culminata nel suicidio in età adulta12. A dispetto del fallimento scientifico del protocollo-Money, tuttavia, ciò che interessa maggiormente in questo contesto è la “ricaduta sociologica” delle teorie dello psichiatra-chirurgo, che in quegli anni di turbolenti cambiamenti contribuirono alla creazione di un vero e proprio “stato d’animo”. Le teorie di Money, infatti, sembravano dare una base scientifica all’idea che l’identità sessuale fosse una semplice “convenzione sociale”, un retaggio del passato da superare. I primi gruppi a farle proprie furono le avanguardie più radicali del femminismo americano le quali, nelle teorie di Money, vedevano la dimostrazione che “costruzione i ruoli tradizionali e dellanaturali. donnaA erano semplicemente una arbitraria” dell’uomo senza presupposti trarre

 

però pieno giovamento dalle teorie di Money fu soprattutto il nascente “movimento omosessualista”, che avrebbe fatto dell’ideologia “di genere” il suo vessillo: questo movimento rappresentava solo una piccola percentuale fortemente ideologizzata delle persone omosessuali, ma ha potuto godere, come già detto, di un’imponente sostegno economico e politico. La teoria di Money, infatti, sembrava dimostrare che la sessualità era una cosa totalmente “fluida”, totalmente priva di qualsiasi tipo di ruolo predefinito dalla natura; da questo punto di vista, l’omosessuale sembrava realmente incarnare “l’uomo nuovo” del futuro, libero dai limiti imposti dalla cultura tradizionale. È proprio in questo periodo che il vecchio termine “tecnico” omosessuale  viene sostituito da quello, mediaticamente più brillante, di gay (felice); infatti, «gli omosessuali sembravano quelle persone che potevano essere gaie e felici perché non sottostavano ai dettami di una società bigotta e castrante dal momento che potevano vivere la loro sessualità in pienezza senza inibizioni di sorta»13. Se tuttavia l’ideologia di genere  fosse rimasta solo il paradigma di riferimento di piccole minoranze autoreferenziali, non saremmo qui a parlarne. La realtà, invece, è che essa si accordava alla perfezione al pensiero mondialista dominante in Occidente e si prestava meravigliosamente a essere utilizzata come strumento per scardinare l’uomo vecchio e proporre un “nuovo modello di essere umano”, del tutto resettato da ogni tipo di vincolo con il passato (specie rispetto al modello tradizionale di famiglia e alle visioni religiose); un essere umano “fluido” e perfettamente omologabile, in quanto privo di qualsivoglia identità stabile quella sessuale). Insomma, per dirla in termini “huxleiani”, nulla più dell’(persino ideologia di genere sembrerebbe capace di trasformare l’uomo moderno in un perfetto cittadino del Mondo Nuovo. A ciò si aggiunga che questo processo si sposa con il denatalismo, in quanto concorre a “creare” dei tipi di sessualità “sterili” per natura14, che non possono quindi concorrere all’aumento della popolazione se non ricorrendo ai cosiddetti “uteri in affitto”, tendenza sempre più diffusa tra le coppie gay, ma anche tra quelle eterosessuali. Il sostegno dei Poteri Forti all’ideologia di genere si è manifestato da subito. Già nel 1993, l’allora presidente americano Bill Clinton nomina come membro della Corte Suprema degli Stati Uniti la giurista (e femminista radicale) Ruth Bader Ginsburg, che per la prima volta introdurrà il termine “genere” (al posto di

 

“sesso”) nei documenti della più importante istituzione giuridica americana. Di lì a poco, anche nei documenti ufficiali dell’ONU, il termine “genere” – con tutto il suo peso ideologico – comincerà a sostituire ovunque il “vetusto” termine “sesso”. Come insegna Orwell, il trionfo di un “nuovo termine” (la neolingua di 1984) non è mai una semplice questione lessicale: si tratta qui, infatti, del trionfo globale di una “nuova visione del mondo della vita”; una visione che, negli anni successivi, si trasmetterà anche alle “masse” attraverso una capillare e onnipresente opera di propaganda.

Tecniche di propaganda Nel 1989, gli americani Marshall Kirk, studioso di neuropsichiatria, e Hunter Madsen, esperto di tecniche di marketing  e persuasione pubblica, pubblicarono un saggio15 in cui, per la prima volta, si evidenziavano le tattiche di ciò che i due waging war  (“muovere guerra”), allo scopo di indurre studiosi definivano un accettare l’opinione pubblica ad l’ideologia gender. I due studiosi caldeggiavano la necessità di produrre una vera e propria “campagna di propaganda” capace, nel giro di pochi anni, di trasformare la mentalità e la sensibilità di massa riguardo a questo tema. Nel 2002, Paul E. Rondeau, il consulente di Corporate America, in un articolo scritto per una rivista di studi giuridici16, definiva con ancora maggiore precisione i vari “passaggi” di quella che egli definiva la convert   (la conversione) dell’opinione pubblica all’ideologia gender. Le fasi di questo processo sarebbero essenzialmente tre: desensitize (“desensibilizzazione”): bisogna inondare la società di messaggi e modelli gender fino a renderli “noiosi”; in questa maniera, l’opinione

pubblica si abituerà a considerare “normali” tali comportamenti e modelli senza nemmeno rendersi conto del cambiamento in atto;  jam (“bloccaggio”): ovvero mettere in atto una censura preventiva di ogni tipo di opposizione all’ideologia gender, bollando come bigotta, discriminatoria e persino nazista qualsiasi manifestazione di dissenso e mettendo in luce le sofferenze che, ad esempio, le comunità dei gay si

troverebbero a patire a causa di tali prese di posizione. In tal senso, scriveva Rondeau:

 

«Non è importante se i nostri messaggi sono bugie; non per noi, perché li stiamo usando per un effetto eticamente buono, per opporci a stereotipi negativi che sono sempre un pochino falsi, e molto di più malvagi; non per i bigotti, perché i messaggi avranno effetto su di loro sia che credano sia che non ci credano»17. convert  (“conversione”):  (“conversione”): a questo punto, la maggior parte della popolazione finirà per accettare l’ideologia gender e le sue ricadute pratiche e di

costume. L’importante, come afferma Rondeau, è dirigere da subito il messaggio alla gran massa della popolazione, che non ha un’idea precisa in merito alla questione: «Non curarti dei salvati e dei dannati: rivolgiti agli scettici»18. Rondeau non lo afferma esplicitamente, ma è evidente che il grosso di questa propaganda può essere realizzato soprattutto attraverso i mezzi di comunicazione di massa, e non è forse un caso che negli ultimi anni la presenza di modelli gender  in TV, al cinema e nel mondo della musica sia divenuta una costante. Particolare importanza, in tal senso, sembrano avere le cosiddette “sitcom”, serie TV destinate essenzialmente a un pubblico familiare (se non addirittura ai teenager) in cui l’utilizzo continuo di un’ironia dissacrante e di facili stereotipi (buono/cattivo, bello/brutto, simpatico/antipatico) è utilissimo per fare passare un messaggio19; ma è forse il mondo delle “star” della musica quello che, negli ultimi anni, si è maggiormente attivato nella campagna a favore dei “modelli gender”. Le star, infatti, appartengono a quella categoria di persone, i cui comportamenti possono risultare accettabili alla maggior parte della gente in virtù del loro “carisma” (che può far ritenere accettabile persino ciò che nelle persone comuni verrebbe labiasimato come devianza assurda). estetica Da questo punto dipiù vista, sicuramente, moda dilagante della chirurgia ha contribuito moltissimo all’affermazione di un modello fisico “ambiguo”, volutamente androgino o persino asessuato (transgender, nel linguaggio dominante). Se gli anni Settanta e gli anni Ottanta ci hanno offerto icone sessualmente ambigue come, rispettivamente, David Bowie o Amanda Lear e Grace Jones o Miguel Bosè, oggi alcune popstar devono una parte consistente della propria fama proprio all’ambiguità di genere. È questo il caso, ad esempio, di Lady Gaga, la quale ha lasciato –  come  come altre sue colleghe –  che  che si diffondesse il gossip (peraltro fasullo) della sua bisessualità o addirittura di un suo ermafroditismo, tanto che nel singolo A Kiss, il noto rapper Eminem può cantare:

 

«Dite a Lady Gaga che può lasciare il suo lavoro all’ufficio postale / È ancora un ermafrodito ⁄ Non la sco*** nemmeno con il suo c***/ L’avete sentito / Ecco il verdetto»20. Eminem finge di attaccare la collega con il linguaggio sboccato che lo contraddistingue, facendo così pubblicità a entrambi, e dimostrando come la moda dell’ambiguità sessuale si stia diffondendo sempre di più attraverso i media, con l’offerta di modelli di donne e uomini non solo disinibiti, ma anche sessualmente “confusi”. Lady Gaga, però, per quanto all’avanguardia nel tradurre nei fatti le emozioni e le frustrazioni dei fans, rimane su un piano virtuale: gioca con i gossip e le maldicenze, piegandoli a proprio favore. Appartiene cioè a quella vasta schiera di “star” che sembrano costrette a veicolare un’immagine distorta, pur di far parlare di sé. Vi è invece una categoria più ristretta di persone che – non senza un certo coraggio dalla teoria è passata pratica. È il caso, ad esempio, dell’artistaune musicista –Genesis P-Orridge, chealla dalla fine degli anni Novanta ha intrapreso processo di trasformazione totale del suo corpo, culminato, dopo la morte della seconda moglie, con un’escalation di interventi chirurgici – impianto di protesi mammarie, rinoplastica, rifacimento di bocca, zigomi ecc. – che lo hanno reso irriconoscibile. Questo l’ha portato a divenire uno dei più celebri esempi, in cui l’arte sposa l’ermafroditismo estetico: «È iniziato tutto appena ci siamo incontrati. Ci siamo innamorati alla follia, immediatamente, ossessivamente. Quindi abbiamo iniziato a vestirci, pettinarci, truccarci allo stesso modo, e cose così. Ma non era abbastanza. Allora abbiamo detto “proviamo ad andare oltre, proviamo a fare degli interventi chirurgici per assomigliarci di più: voglio il tuo naso, le tue guance, vorrei che i miei occhi fossero come i tuoi”. Quindi abbiamo cominciato con la chirurgia per essere sempre più uguali e il giorno di San Valentino del 2003 abbiamo rifatto insieme il seno, e ci siamo risvegliati mano nella mano, che è una cosa molto romantica. Mi guardavo e dicevo “com’è angelico il mio corpo”»21.

La “neolingua” gender  In 1984 , ancordella più che sulla torturaè oaffidato sull’imposizione dei modelli del Partito, il futuro “rivoluzione” al successoforzata della “neolingua”, la

 

quale trasformerà le menti rendendo letteralmente impossibile formulare concetti appartenenti all’odiato passato: «La Rivoluzione trionferà quando la lingua avrà raggiunto la perfezione. La neolingua è il Socing, e il Socing è la neolingua. […] Hai mai pensato, Winston, che entro il 2050 al massimo nessun essere umano potrebbe22capire una conversazione come quella che stiamo tenendo noi due adesso?» . Nella storia moderna, i regimi autoritari e le ideologie del XX secolo ci hanno regalato numerosi esempi di “neolingua”, eppure, nessuna ideologia più di quella gender sembra essere riuscita a utilizzare questo strumento in maniera altrettanto efficace. Proprio perché portatrice di una visione dell’uomo e della natura assolutamente “inedita”, infatti, l’ideologia gender è stata costretta a mettere le mani sulla lingua allo scopo di modificarla. Per creare un nuovo  modello di uomo, non basta modificare il corpo e la visione che le masse hanno di esso, della sessualità e della procreazione: si deve operare anche una vera e propria “rivoluzione semantica”. Già l’imposizione del termine “genere”, al posto di “sesso”, su gran parte dei documenti ufficiali ha rappresentato, indubbiamente, un notevole progresso in tal senso; eppure, negli ultimi tempi, il processo “neolinguistico” sembra avere fatto passi da gigante; da questo punto di vista, gioca anche l’effetto quasi “magico”, che la lingua inglese – con il suo risuonare “asettico” e apparentemente “scientifico” – sembra avere sulla mente dell’uomo contemporaneo. Al termine gender, infatti, si affiancano, giorno dopo giorno, nuovi vocaboli destinati a un sicuro successo. Così, ad esempio, il vecchio termine “omosessuale” (già divenuto sinonimo del più popolare gay) è stato ampiamente sostituito dal termine transgender  (indicante un individuo che, per l’appunto, “transita” da un genere all’altro), mentre anche il vecchio termine “eterosessuale” sembra destinato a finire in cantina, sostituito dal più “ortodosso” cis-gender (ovvero, colui i cui tratti sessuali di nascita “coincidono” con il genere di appartenenza)23. Nel contesto dell’affermazione pubblica della neolingua gender, d’altronde, non è mancata neanche la fase “repressiva”, finalizzata all’eliminazione, o perlomeno alla limitazione, dei termini identificati come “scorretti”. Seguendo l’esempio del Canada, dello Stato di Washington, del Massachusetts, della e della Francia, in espressioni Gran Bretagna sono state particolarmente prese Spagna “di mira” le immemorabili di uso comune

 

“mamma” e “papà”, che nell’ottica gender  potrebbero essere viste come implicitamente discriminatorie  nei confronti dei gay. Nelle cliniche della Scozia24, ad esempio, è già in funzione una direttiva del Servizio sanitario locale dal titolo Fair For All – The Wider Challenge: Good LGBT Pratice in the NHS, in cui si richiede una politica di tolleranza zero verso il linguaggio discriminatorio, con l’invito pressante a evitare l’utilizzo “pubblico” di espressioni come “madre” e “padre”, da sostituire con il generico “genitori”. Lo stesso atteggiamento è stato suggerito per le scuole elementari dell’Inghilterra25, dove, secondo una proposta di legge, gli insegnanti dovrebbero evitare i termini “madre” e “padre”, spiegando ai bambini che anche le coppie omosessuali e transessuali possono e devono avere figli. Sempre nel Nord Europa, in Svezia – Paese in cui, qualche tempo fa, la multinazionale dei giocattoli Toytop ha dovuto creare un catalogo di “giochi per bambini neutri”, per sfuggire alle accuse di “sessismo” che le erano state lanciate26  – un’altra espressione antica come l’umanità, donna incinta, è finita nel mirino di una proposta di legge: «Il dubbio linguistico, a chi ha presentato la proposta di legge al Parlamento svedese, è venuto pensando a quei transessuali che da donne sono diventati uomini a tutti gli effetti, quindi anche per l’anagrafe. Chi di loro ha mantenuto la possibilità di procreare, nel giorno in cui dovesse aspettare un bambino, come dovrebbe essere chiamato? Non certo “donna incinta”. Ma nemmeno “uomo incinto”. Di qui l’empasse, che potrebbe rendere obbligatorio esprimersi con il neutro, “persona”»27. Sempre in Svezia, è nato anche il primo “asilo dei bambini senza sesso”,  Eglalia:

«Alla base del progetto di Eglalia – dicono i suoi ideatori – sta la lotta alla discriminazione sessuale. I bimbi, tutti da 1 a 6 anni, non vengono chiamati a seconda del loro sesso ma sono appellati indistintamente con il nome friend, amico/a, e per dire “lui” o “lei” viene usato il pronome neutro svedese hen, inesistente nel vocabolario svedese ma usato nei circuiti femministi e omosessuali»28. In Australia, intanto, vive il primo individuo identificato come “sessualmente neutro” sulla carta d’identità: si chiama Norry-May Welby. Costui, nato uomo 54 anni fa e “trasformato” in donna all’età di 28 anni con un’operazione

 

chirurgica, è stato infine riconosciuto “neutro” dopo una lunga querelle  legale con lo Stato del Nuovo Galles del Sud29. Anche l’Italia, peraltro, sembra destinata ad allinearsi agli altri Paesi occidentali. Di recente, al Comune di Venezia, la consigliera Camilla Seibezzi, ha sostenuto che è necessario far scomparire dai moduli del Comune parole come “padre “ e “madre” e sostituirli con “genitore 301” e “genitore 2”, dando inoltre maggiore spazio al concetto di “coppie di fatto” . La proposta della Seibizzi di «abbattere gli stereotipi e valorizzare i diritti civili» delle minoranze ha ottenuto, a margine del Festival del cinema di Venezia, l’appoggio del ministro dell’Integrazione Cécile Kyenge. «Mi sono sempre battuta per le pari opportunità. Se questa è una proposta che le rafforza, mi trova d’accordo», ha commentato il ministro31. L’iniziativa soltanto proposta a Venezia, recentemente, ha invece trovato piena accoglienza al Comune di Bologna, dove l’assessore alla Scuola, Marilena Pillati, ha ufficialmente comunicato che sui moduli scolastici è stato introdotto il termine generico “genitore” in32sostituzione delle parole “madre” e “padre”, per non offendere le omo-famiglie .

Pedofilia: l’ultima frontiera?33 Il  Mondo Nuovo che i “grandi architetti” della propaganda stanno edificando non sembra fermarsi nemmeno a questo. Nel capolavoro di Huxley, ad esempio, uno dei “quadretti” che colpiscono maggiormente è quello della costante promozione della pedosessualità: «La bimba piccola si allontanò sgambettando fra i cespugli e fu persa vista. “Deliziosa creatura!” disse il Direttore, seguendola con glidi occhi. Poi volgendosi agli studenti: “Ciò che sto per dirvi ora – avvertì – potrà sembrarvi incredibile […]”. Rivelò la stupefacente verità. Per lungo tempo prima dell’epoca del Nostro Ford, e anche per qualche generazione posteriore, i giochi erotici tra fanciulli erano stati considerati anormali (ci fu uno scoppio di risa); non soltanto anormali, ma persino immorali (no!); ed erano di conseguenza repressi»34. Quello di Huxley era un romanzo, eppure la realtà del futuro ormai prossimo sembrerebbe adeguarsi a questa tendenza. Come abbiamo visto, del resto, i padri della rivoluzione sessuale e dell’ideologia di genere, come Kinsey e Money, non avevano alcuna remora a

 

riconoscere la pedosessualità e la pedofilia come momenti irrinunciabili della “liberazione sessuale” dell’umanità. Il fatto che poi questa prospettiva, per mera “opportunità”, non sia stata caldeggiata subito presso il grande pubblico, non cambia nulla. Nei decenni successivi sono stati infatti numerosi, gli esponenti dell’ideologia di genere che si sono palesati – almeno sul piano teorico e in linea di principio – a favore di uno sdoganamento della pedofilia; una pedofilia, naturalmente, che si vorrebbe “non violenta” e “rispettosa” della scelta del bambino. Negli anni Settanta, Mario Mieli35 – uno dei più seguiti maestri del pensiero gender, ideologo di una forma di liberazione sessuale che coniugasse la critica marxista e l’ideologia di genere  – scriveva nel suo saggio  Elementi di critica omosessuale: «Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino non tanto l’Edipo, o il futuro Edipo, bensì l’essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza, educastra, nega, calando sul suo erotismo la griglia edipica»36. Ma queste non sembrano essere solo dichiarazioni di autori di nicchia dal linguaggio provocatorio: nel 1998, l’ American Psychiatric Association (APA) ha pubblicato un rapporto, tendente in buona misura a “sminuire” l’idea che i rapporti sessuali fra bambini e adulti debbano necessariamente comportare dei traumi per i più piccoli37 e più recentemente, nel 2010, due psichiatri canadesi, il dottor Quinsey dell’Università dell’Ontario e il dottor Van Gijseghem dell’Università di Montreal, hanno proposto, al cospetto del Parlamento del loro Paese, di iniziare a considerare la pedofilia come “un orientamento sessuale” esattamente al pari dell’omosessualità, invece che come una tendenza criminale. Ancora più recente è il documento pubblicato da Kieran Walsh, docente di giurisprudenza all’Università irlandese di Cork, intitolato The Sexual Rights o Children and the Age of Consent 38  (I diritti sessuali dei fanciulli e l’età del consenso), in cui l’autore afferma, tra l’altro: «La società ha un’immagine del bambino verginale, e ogni attività riferita all’infante è considerata innaturale e causa di qualche influenza corruttrice.

 

Eppure i bambini si impegnano in varie forme di sperimentazione sessuale da un’età relativamente giovane come parte del loro processo normale di sviluppo. […] Questo documento mira a dimostrare che l’età sessuale del partner del bambino è irrilevante dal punto di vista dell’infante. Per i fanciulli, l’atto sessuale è parte della crescita. Sostengo che la legge debba riconoscere la capacità dei bambini di prendere decisioni consapevoli».

A queste dichiarazioni della cultura “ufficiale” e “accademica” si affianca inoltre, come è stato per analoghe “campagne culturali” del passato, l’influsso ben più sottile esercitato dalla stampa e dai mass media, tendente progressivamente a “sessualizzare” i corpi dei fanciulli, abbassando vertiginosamente l’età delle minimodelle, che in alcuni casi adesso arriva anche ai 10 anni. La liberalizzazione (e legalizzazione) della pedofilia è dunque il prossimo obiettivo dei “grandi architetti” della coscienza di massa? A partire dall’attuale “sentire comune” sembrerebbe molto difficile, almeno a tutt’oggi, fare accettare la pedofilia al grande pubblico, ma lo sarebbe ugualmente – dobbiamo chiedercelo – dopo qualche anno di mirata propaganda mediatica? Solo il futuro potrà dircelo.

Dalla “mistica violenza” sulla natura al sogno dell’ermafrodito « L’impossibilità di oltraggiare la natura è il più grande supplizio che sia stato inflitto all’uomo», sospirava in  Nouvelle Justine  il celebre Marchese De Sade, che è stato non solo colui che ha prestato il nome alla turba psicosessuale detta appunto “sadismo”, ma anche uno dei più caratteristici figli del cosiddetto “Illuminismo”. L’Illuminismo – in cui il nostro mondo contemporaneo affonda, in un modo o nell’altro, le sue radici – infatti non è solo quell’epoca di “trionfo della ragione e dei suoi lumi” celebrata sui libri di scuola, ma rappresenta anche l’età in cui l’uomo si “esalta” sopra ogni cosa, divinizzando superbamente se stesso, e in cui la creatura vuol scacciare Dio dal Cielo e dalla Terra non tanto perché non crede più nella sua esistenza, quanto perché lo vede come un irriducibile “rivale” nel dominio del mondo. Così, il mondo dell’Illuminismo è anche quello in cui fioriscono l’occultismo nelle sue forme moderne, la magia come strumento di “potenza” e il libertinismo sessuale più sfrenato come affermazione della libertà assoluta del dio-uomo, ormai abbastanza “maturo” per trascendere ogni legge, comprese quelle della

 

natura. È questa, potremmo dire, la filosofia “mistica” che pervade tutto il mondo moderno, con le sue conquiste materiali, la sua volontà di potenza, i muscoli “d’acciaio” con i quali è riuscito a piegare o ad annientare ogni altra forma di cultura o di civiltà. Ma il dio-uomo, dai tempi di De Sade, ha fatto molta strada e oggi, duecento anni dopo, anche “il supplizio” di non potere «oltraggiare la natura» è solo un ricordo, visto che i pronipoti del Marchese e dei suoi “illuministici e illuminati” confratelli manipolano a piacimento piante e animali, manomettono genomi e spezzano atomi. Il segreto dell’incredibile successo dell’ideologia di genere  presso i Poteri Forti, probabilmente, è proprio questo: più ancora delle strategie politiche o economiche, e persino del sogno omologatore di un “nuovo mondo” ripulito dell’odiato passato, l’ideologia gender  sembra entrare in sintonia con questo “spirito” della modernità, nella misura in cui non solo permette qualsiasi di fattodelle manipolazione della natura, definitiva nega   anchecose. che esista un qualsivoglia ordine naturalema(ein ovviamente divino) Da qui, l’ossessione prometeica di costruire un nuovo  modello di uomo, che possa raggiungere con entusiasmo l’ibridazione con le macchine tramite l’alterazione chirurgica del proprio corpo, si nutra di cibi geneticamente modificati, che gli offrano l’illusione di non contrarre più malattie, e affoghi le proprie emozioni nei paradisi artificiali degli psicofarmaci. Un uomo psicologicamente manipolato e più fragile, ma sulla carta invincibile come certi eroi dei manga  (che, non a caso, hanno le sembianze di efebi o lolite senza età). Alle radici di questa tentazione prometeica, che sembra avere la tecnologia  –  la biotecnologia e la robotica, in particolare – come suo cavallo di battaglia, troviamo però un substrato di suggestioni paramistiche, che la dottrina del gender  sembra risvegliare nell’inconscio dell’uomo contemporaneo: l’ermafrodito, il mito dell’androgino, quasi il sogno inconscio di potere dare il via a una “nuova creazione”. L’eugenetica, cioè, non può fare a meno di avere una propria religione, che ne supporti e ne giustifichi gli obiettivi: avendo cancellato la divinità, ha come proprio culto la fede incrollabile nell’evoluzione e nelle capacità demiurgiche dell’uomo. Dopo avere “ucciso” Dio, l’uomo si deve riappropriare di quella natura divina che gli “manca” e che crede di potere costruire da sé, quasi fosse un’armatura che gli permetterà di vincere gli ultimi ostacoli: la vecchiaia, le malattie, la morte.

Scriveva il suo corpo:Genesis P-Orridge, nel periodo in cui aveva cominciato a modificare

 

«Pensammo a William Burroughs e Brian Gysin, quando con il loro concetto di cut up  divennero i poeti de “La terza mente”: come loro riassemblando concetti e parole creavano una nuova opera, così forse mettendo insieme le parti di due corpi si poteva ottenere un ulteriore passo avanti, un terzo essere umano, ovvero la pandroginia». E ancora: «Forse, inizialmente, gli esseri umani erano ermafroditi, noi siamo ermafroditi chimici e Dio, a un certo punto, si è svegliato ed è divenuto consapevole di se stesso, esplodendo e creando l’Universo. E l’Universo è fatto di tutti questi pezzi di Dio che aspettano di tornare nuovamente una cosa sola. E quando quel giorno arriverà, si realizzerà la pandroginia. Dio è amore e l’amore è completarsi l’uno con l’altro». Siamo qui sulle soglie di una vera e propria “alchimia alla rovescia”, in cui l’ideale ermetico delle nozze chimiche, del rebis o androgino alchemico – che nella Tradizione rappresentava la congiunzione perfetta degli opposti, delle polarità maschio/femmina –  si   si confonde con la sua mistificazione materialistica, ovvero con l’immagine di un ermafrodito ottenuto chirurgicamente. Qui, l’ambiguità sessuale di Ziggy Stardust non soddisfa più la pansessualità del “mondo nuovo”, che sembra richiedere (o imporre?) un nuovo modello, una nuova icona, sfacciatamente “doppia” e illusoriamente “completa”. L’androginia del mito platonico o delle tradizioni orientali, secondo cui gli esseri primordiali erano androgini e privi di istinti sessuali, viene degradata, a partire dal Romanticismo tedesco in poi, a ermafroditismo, in cui il nuovo essere, invece di sublimare e trasmutare gli istinti sessuali, li celebra godendo della possibilità illimitata di unirsi con ambo i sessi. Nei miti, infatti, si racconta che la caduta abbia generato la divisione dei sessi e l’istinto sessuale, che sarebbe inteso come una spinta verso la polarità opposta mancante, vista come il tentativo illusorio di recuperare la condizione primigenia, ormai perduta, di totalità39. È solo con la diffusone, in epoca moderna, di un pensiero gnostico luciferino e di influenze “prometeiche” che si ripropone la coincidenza tra Dio e il Diavolo e, con essa, il recupero falsato delle polarità (coincidentia oppositorum). Quello che prima veniva inteso in chiave “spirituale” o alchemica, ora viene letto – non senza morbosità – in chiave carnale: l’androginia, cioè, non è più una condizione di unità non scissa40, riflesso della perfezione divina del Tutto-Uno,

 

da recuperare attraverso un cammino iniziatico o spirituale, ma uno stato dell’essere da tradurre antropologicamente, fisicamente, sull’uomo. L’androgino raccontato, ad esempio, nel Seraphita di Balzac o nei romanzi di Gustav Meyrink decade così alla condizione di ermafrodito applaudita oggi dall’ideologia gender, che tramite i suoi pensatori e scienziati cerca di legittimare e giustificare questo processo apertamente contro-iniziatico. Si può manipolare l’opinione pubblica, si può piegare la mente e il corpo dell’uomo, si possono indurre mode culturali, ma il mito dell’androginia divina risuona da millenni e la sua eco, che ha ossessionato popoli e tradizioni lontane, non può essere cancellata. Queste suggestioni, infatti, le ritroviamo anche in ambito scientifico, benché espresse con un linguaggio solo in apparenza più “tecnico” e obiettivo; dietro di esse si celano le velleità dell’evoluzionismo e dello scientismo, che dalla loro “genesi” intendono modificare il corso degli eventi, piegando a sé la natura dell’uomo e facendo del neodarwinismo una religione. Sono note, le posizioni espresseper dall’oncologo italiano Umberto Veronesi, cheadsiesempio, è spesso contraddistinto dichiarazioni in apparenza “bizzarre”, ma invece perfettamente in sintonia con l’ideale caldeggiato dalla cultura gender e mondialista. Dopo avere sostenuto che vi può essere vero amore (disinteressato) solo tra persone dello stesso sesso («Quello omosessuale è l’amore più puro, al contrario di quello eterosessuale, strumentale alla riproduzione»), Veronesi ha espresso la sua visione sul futuro in La libertà della vita, pubblicato nel 2006. In questo libro, dopo avere premesso che Dio non esiste ed è soltanto un’invenzione dell’uomo, egli provava a immaginare una società del futuro, in cui gli uomini – proprio come nel Mondo Nuovo di Huxley  – si sarebbero riprodotti riprodot ti senza attività ses sessuale, suale, attraverso la clonazione: c lonazione: «Ha senso, e se sì dove è il senso, che per avere un figlio ci vogliano sempre comunque un maschio e una femmina? […] Dopotutto non pochi esseri viventi primordiali si perpetuano per autofecondazione. Certo, per specie evolute la dualità maschio femmina è apparsa sempre inderogabile. Ma possiamo dirlo ancora, dal momento che siamo capaci di manipolare il DNA e di clonare? Perché tanta paura della clonazione se l’abbiamo davanti agli occhi ogni volta che assistiamo a un parto gemellare?»41. L’oncologo concludeva sostenendo che la clonazione sarebbe il metodo migliore di riproduzione della specie umana, perché «il desiderio sessuale cesserebbe così di essere uno dei maggiori elementi di competizione» e nessuno

 

«sarebbe più ossessionato dalla ricerca del partner» Nascerebbe così una società “quasi felice”, in cui ognuno vivrebbe «quell’ansia di bisessualità che è profondamente radicata in noi», e «avremmo davanti a noi il Paradiso terrestre». Dopotutto, come ricordiamo, il termine gay significa “gaio”, “felice”. L’anno successivo, Veronesi ha riproposto le sue tesi durante un’intervista concessa a «Il Riformatore», in cui ha indirettamente spiegato che l’uomo del futuro sarà ermafrodito: «La specie umana si va evolvendo verso un “modello unico”, le differenze tra uomo e donna si attenuano (l’uomo, non dovendo più lottare come una volta per la sopravvivenza, produce meno ormoni androgeni, la donna, anche lei messa di fronte a nuovi ruoli, meno estrogeni) e gli organi della riproduzione si atrofizzano. Questo, unito al fatto che, tra fecondazione artificiale e clonazione, il sesso non è più l’unica via per procreare, finirà col privare del tutto l’atto sessuale del suo fine riproduttivo. Il sesso resterà 42 ma solo come gesto d’affetto, dunquedel non saràstesso più così importante se sceglieremo di praticarlo con un partner nostro sesso» .

Nel 2009, dopo il ricovero di Lapo Elkann per overdose di cocaina in seguito a una notte di sballo in casa di un trans  e lo scandalo Marrazzo, Veronesi ha tranquillizzato gli animi – vagamente confusi (soprattutto quelli delle donne) dalla pratica, sempre più diffusa tra gli uomini, di avere rapporti fisici con i transessuali – dichiarando che «l’attrazione per i trans è nella natura dell’uomo moderno». Dalle colonne di «OK Salute» ha infatti spiegato che «la transessualità non ci deve inquietare, perché biologicamente potrebbe trattarsi non di una deviazione, ma semmai di un ritorno alle origini. […] Oggi la riduzione delle differenze dei ruoli fra i due generi ha innegabilmente ridotto anche la polarità fra i sessi, incidendo di conseguenza sulle regole dell’attrazione sessuale. Questo non vuol dire che andiamo verso un’umanità asessuata e sterile, ma che stiamo evolvendo verso una nuova sessualità, più ampia, che può comprendere anche il travestimento»43. Veronesi immagina quindi che l’evoluzione dell’uomo vedrà lo sviluppo di una “nuova sessualità” all’interno di una nuova società, in cui la riproduzione avverrà esclusivamente in provetta, mentre il libero amore potrà consumarsi tra persone dello stesso sesso, riconoscendo così indirettamente nei padri

 

dell’eugenetica i suoi maestri “spirituali”. Come ha spiegato infatti il professor Enzo Pennetta, pochi hanno colto le “autentiche radici” delle dichiarazioni di Veronesi sulla clonazione e sulla nuova sessualità, «radici che affondano nel terreno dell’eugenetica, la “scienza” che trattando gli esseri umani alla stregua di animali da allevamento, vorrebbe applicare per essi le stesse tecniche usate nei pollai. L’idea di separare la riproduzione dalla sessualità ebbe infatti origine in ambiente scientista all’inizio del Novecento venendo divulgata da uno dei padri della Sintesi Moderna dell’Evoluzione, J.B.S. Haldane». Il neodarwinista Haldane rappresenta infatti il punto di collegamento tra l’eugenetica e i fratelli Huxley (nipoti del biologo Thomas Huxley44, già consigliere di Darwin nella preparazione de L’Origine della specie45), cui era 46

legato da laforte amicizia. L’idea(considerata di Haldane una , secondo cui sarebbe necessario separare funzione sessuale mera fonte di soddisfazione psicologica) da quella riproduttiva, venne introdotta dall’amico Aldous ne  Il  Mondo Nuovo, in cui le nuove generazioni vengono selezionate, manipolate e prodotte esclusivamente “in provetta”. Il 28 marzo 1931, la rivista «Nature», nella recensione dedicata al libro The Science of Life  di H.G. Wells e Julian Huxley definiva gli Autori “profeti” indiscussi di quella nuova era, ancora agli albori, in cui «verrà fatto un appello globale alle scienze biologiche, così come a quelle fisiche, per la guida e il controllo della vita umana»47. Huxley – futuro cofondatore dell’UNESCO – avrebbe ereditato da lì a poco la vicepresidenza della British Eugenetic Society, di cui sarebbe stato poi presidente dal 1959 al 1962. L’alba della “Nuova era” avrebbe brillato, battezzata dalla luce dell’eugenetica: «Una volta che le implicazioni della biologia evoluzionistica saranno interamente afferrate», dichiarerà il 17 febbraio 1936 sir Julian durante un discorso, «l’eugenetica diverrà inevitabilmente parte della religione del futuro, o di qualsiasi complesso di sentimenti che nel futuro potrà prendere il posto della religione organizzata»48. Nella raccolta  Idee per un nuovo umanesimo, premesso che «la nuova organizzazione del pensiero dev’essere globale»49, sir Julian precisava che «la religione del prossimo futuro potrebbe essere una buona cosa. Crederà nella 50

conoscenza» conciliando così il affermando neodarwinismo filosofia può positiva di Comte; egli, , infatti, concludeva che e«lala religione essere

 

utilmente considerata ecologia spirituale applicata»51. Pochi anni dopo, il nazismo avrebbe mostrato al mondo quali rischi implicava l’eugenetica, ma i suoi princìpi base sarebbero sopravvissuti al crollo del Terzo Reich e sarebbero confluiti in organizzazioni di stampo mondialista come l’UNESCO (fondata nel novembre del 1945), di cui Julian Huxley, fervido sostenitore di svariati metodi di “selezione” della specie, sarebbe stato nominato primo direttore. Il cerchio così si chiude, lasciando intravedere il “filo conduttore” che anima ideologicamente molte scelte culturali e politiche degli anni che stiamo vivendo.

Note al Capitolo 3 1. Per approfondimenti si ve veda: da: Perucchietti, E., Ma Marletta, rletta, G., UNISEX. La creazione dell’uomo “senza identità”, cit. 2. http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2013/09/26/H-Bush-Barbara-testimoni-nozzegay_9361968.html. Archiviato il 26 settembre 2013. 3. Lo spot è visualizz visualizzabile abile su: http://www.youtube.com/wa http://www.youtube.com/watch?v=9LiLNVYjOAI tch?v=9LiLNVYjOAI#t=11. #t=11. 4. Perucchietti, E., Marletta, G., UNISEX , cit. 5. http://secondonatura.blogspo http://secondonatura.blogspot.it/2008/09/chi-c-dietro-la t.it/2008/09/chi-c-dietro-la-lobby-omosessuale.html. -lobby-omosessuale.html. Archiviato il 24 settembre 2008. 6. http://www.policymic.com/articles/12045/hedge-fund-gop-billionaires-and-the-people-you-did-notexpect-to-champion-gay-marriage. Archiviato nel luglio del 2012; http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?nam http://www.comedonchiscio tte.org/site/modules.php?name=News&file=print&sid=12 e=News&file=print&sid=12012. 012. Archiviato il 27 giugno 2013. 7. http://www.corriere.it/notizie-ultima-ora/Economia/Usa-Morgan-Goldman-Sachs-brindano-nozzegay/26-06-2013/1-A_007275050.shtml. gay/26-06-2013/1-A_0072 75050.shtml. Archiviato il 26 giugno 2013. 8. Nerozzi, D., L’uomo nuovo, cit., p. 37. 9. Ivi, p. 38. 10. Sandfort, T., Boys and their contacts with men. A Study of sexually expressed friendship , Global Academic Publishers, New York 1987. 11. Walker, J., The death of David Reimer: a tale of sex, science and abuse , in «Reason Magazine» del 24 maggio 2007. 12. Ibidem. 13. Nerozzi, D., L’uomo nuovo, cit., pp. 67-68. 14. Ivi, p. 153. 15. Kirk, M., Madsen, H.,  After the ball. How the America will conquer its fear & hatred of Gays in 90’s, Penguin, New York 1989. 16. Rondeau, P. E., Selling Homosexuality to America, in «Regent University Law Review», Virginia 2002. 17. Ivi, p. 154. 18. Ivi, p. 175. 19. Fra le molte seriedella TV destinate al grande pubblico e contenenti espliciti riferimenti visionealgender  e omosessualista vita (a volte fin dai titoli, come nel caso di The L world,alla dedicato mondo “lesbo”), ricordiamo le serie americane Will&Grace,  Modern Family, The New Normal, ma anche

 

 Dawson’s Creek , O.C., Brothers&Sisters,  Desperate Housewives,  Law&Order, Torchwood  (serie inglese della «BBC»), True Blood,  Revenge, e persino il celebre medical-dramma Grey’s Anatomy. Si veda: Perucchietti, E., Marletta, G., UNISEX , cit.

20.

http://www.vanityfair.it/people/mondo/2011/06/07/eminem-canzone-a-kiss-contro-lady-gagaermafrodito-bieber#?refresh=ce ermafrodito-bieber #?refresh=ce.. Archiviato il 25 luglio 2013. 21. Intervista di Chiara Colli a Genesis P-Orridge, 5 agosto 2009; http://www.nerdsattack.net/?p=9128. Archiviato 25 luglio 2013. 22. Orwell, G., il1984 , cit., p. 56. 23. http://it.wikipedia.org/wiki/Cisgender. Modificato Modificato l’ultima volta il 12 giugno 2013. 24. http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=134. http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=134. Archiviato il 14 agosto 2009. 25. http://www.dailymail.co.uk/news/article-511209/Dont-say-mum-dad--teachers-told-assume-pupilsheterosexual-parents.html. heterosexual-par ents.html. Archiviato 30 gennaio 2008. 26. http://www.tempi.it/mamma-mi-compri-un-giocattolo-per-bambini-neutri#.UfjbgY30E0d. Archiviato il 26 novembre 2012. 27. http://www.ilfoglio.it/soloqui/17266. Archiviato il 9 marzo 2013. 28. http://www.corriere.it/esteri/11_giugno_29/svezia-asilo-genere-neutro-eva-perasso_99c37d42-a23b11e0-b1df-fb414f9ca784.shtml. 11e0-b1df-fb414f9c a784.shtml. Archiviato il 29 giugno 2011. 29. http://www.tempi.it/norriehttp://www.tempi.it/norrie-da-maschio-e-dive da-maschio-e-diventato-femmina-infine ntato-femmina-infine-neutro-per-la -neutro-per-la-prima-volta-austra -prima-volta-australialiaammette-nei-documenti-un-terzo-sesso#. ammette-nei-docume nti-un-terzo-sesso#.UhHW8ZL0E0d. UhHW8ZL0E0d. Archiviato il 6 giugno 2013. 30.

http://nuovavenezia.gelocal.it/cronaca/2013/08/30/news/via-padre-e-madre-dai-documenti-arrivagenitore-1-e-genitore-2-1.7657681. Archiviato il 2 settembre 2013. genitore-1-e-genitore-2-1.7657681. 31. http://www.famigliacristiana.it/articolo/kyenge.aspx. http://www.famigliacristiana.it/articolo/kyenge.aspx. Archiviato il 4 settembre 2013. 32. http://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/emilia-romagna/articoli/1118164/bologna-il-comune-togliepadre-e-madre-dai-moduli-scolastici-via-libera-ai-generici-genitori.shtml. Archiviato il 18 settembre 2013. 33. Per approfondire questa tematica si veda: Perucchietti E., Marletta G., UNISEX , cit. 34. Huxley, A., Il Mondo Nuovo, cit., p. 31. 35. Allo scrittore Mario Mieli è dedicato il più importante circolo di cultura omosessuale di Roma: http://www.mariomieli.net/. 36. Mieli, M., Elementi di critica omosessuale omosessuale, Einaudi, Torino 1977, p. 255. 37. http://www.greeleygazette.com/press/?p=11517. http://www.greeleygazette.com/press/?p=11517. Archiviato il 3 luglio 2011. 38. Scaricabile in pdf dal link http://www.inter-disciplinary.net/wpcontent/uploads/2010/04/kwalshpaper.pdf 39. Si veda: Eliade, M., Mefistofele e l’androgino, Edizioni Mediterranee, Roma 1971. 40. Ivi, p. 98. 41. Veronesi, U., Giorello, G., La libertà della vita, Cortina Edizioni, 2006, p. 91. 42. «Il Riformatore», 18 agosto 2007. 43. «OK Salute», 23 dicembre 2009. 44. T.H. Huxley fu anche il punto di contatto tra i propri nipoti Aldous e Julian e il celebre romanzier romanzieree H.G. Wells, di cui fu insegnante di biologia nel 1844. 45. Pennetta, E., op. cit., p. 74. 46. Sanderson Haldane, J. B., Dedalus: or Science and the Future, 1924. 47. «Nature», 127, 28 marzo 1931, pp. 477-479. 48. Cit. in Pennetta, E., op. cit., p. 131. 49. Huxley, J. Sorel (a cura di),  Idee per un nuovo umanesimo, Feltrinelli, 1962, p. 26 [titolo originale: The  Humanist Frame, 1961]. 50. Ivi, p. 30.

 

51. Ivi, p. 48.

 

Capitolo 4

LA FABBRICA DEL CONSENSO: ARTE, MUSICA, CINEMA E MEDIA « Esisteva un intero sistema di reparti separati, separati, che si occupava di letteratura, di musica, di teatro e di ogni altro svago. Vi si producevano stupidissimi giornaletti, che non trattavano di nulla se non di qualche avvenimento sportivo, di cronaca nera e d’astrologia, qualche romanzetto da quattro soldi, certi filmetti pieni di cosce e seni nudi e canzonette sentimentali».

(George Orwell, 1984)

i poliziotti del cervello? «ChiChesonofaresti se la gente che conosci fosse di plastica che si è sciolta (e anche di cromo)? Chi sono i poliziotti i poliziotti del cervello?» cantava Frank Zappa nel brano Who Are the Brain Police1, per denunciare la manipolazione mentale di massa perseguita dal Potere. Potere. In  Plastic People, il musicista lanciava invece un sarcastico invito al pubblico: «Prenditi un giorno di ferie e fai un giro tutt’attorno. guarda i nazisti che si propagano in città poi torna a casa e guardati negli occhi. pensi che stiamo cantando di qualcun altro?». Nel panorama musicale degli anni Sessanta e Settanta, Zappa è stato uno dei pochi che, oltre ad attaccare il sistema politico e le ipocrisie del Potere, ha denunciato apertamente, usando l’arma dell’ironia, le tecniche di condizionamento psicologico e la strumentalizzazione della cultura hippie. Da

 

sempre ostile alle droghe, il musicista si muoveva controcorrente, nel panorama del rock psichedelico, arrivando a registrare un intero album dedicato alla “parodia” dei Beatles, che nel 1967 erano usciti con Sgt. Pepper. Nasceva così We’re Only in it for the Money , LP che metteva «alla berlina la sottocultura hippie del rincretinimento»2  di quel periodo mediante spinelli, acidi e proclami da flower power3, ma al contempo denunciava «la strategia repressiva contro gli 4 sprovveduti freak » , che non si allineavano all’ordine costituito. Ordine, che invece stava molto a cuore a un’altra leggenda del rock; in quegli stessi anni, infatti, Elvis Presley scriveva al presidente Richard Nixon e poi al direttore del’FBI, Edgar Hoover, per offrirsi come “agente segreto”. Il re del rock, da sempre schierato con il Potere, lanciava invettive contro gli artisti “hippie” (in primis i Beatles, che lo avevano ormai soppiantato nel cuore dei fan) o contro gli attori notoriamente pacifisti e coinvolti nelle lotte per i diritti civili, come Jane Fonda, accusandoli di essere «responsabili di molti problemi dei giovani con il loro aspetto sudicio e con quella musica suggestiva»; costoro, continuava il Re, «dovrebbero essere presto chiamati a rispondere per aver avvelenato le menti della nostra gioventù, screditando gli Stati Uniti con dichiarazioni pubbliche e con le loro deplorevoli attività»5. Zappa ed Elvis non potevano essere più lontani l’uno dall’altro. Il primo canzonava Nixon in  Dickies’ Such An Asshole, eseguendo il brano dal vivo con interpolazioni dell’inno nazionale; il secondo lo idolatrava, considerandolo il garante dell’ordine pubblico. Zappa, a metà della canzone dedicata a Nixon, intonava un ritornello sullo spionaggio del FBI contro i cittadini americani, arrivando a prevedere il progetto Echelon per il monitoraggio elettronico delle conversazioni: « Non ci si può neppure telefonare in privato / Oggi negli USA e presto nel resto del mondo ». Se Elvis lamentava la diffusione di cantanti e attori “sudici” e disadattati ed era arrivato a chiedere seriamente al Bureau di nominarlo agente segreto, Zappa accusava invece la casa Bianca di perseguire una «teocrazia fascista». I due artisti rappresentavano in modo completamente opposto la reazione alla cultura hippie dell’epoca.  Flower Power  e  e rock psichedelico

Gli anni Sessanta e Settanta hanno assistito non solo alla rivoluzione sessuale

 

e psichedelica, ma anche a una trasformazione radicale della musica e del cinema. La società di quegli anni ha scardinato i vecchi concetti antropologici, per offrire un uomo (e ancor più una donna) all’apparenza più emancipato, ma anche più solo e senza radici: mai come in quegli anni – complici le droghe, la  New Age, il flower power, le sperimentazioni musicali e i nuovi modelli culturali imposti – la spersonalizzazione ha colpito un numero così vasto di individui, rendendoli isolati e parcellizzati. Così come l’immagine si è sostituita alla realtà, la visione dello spettacolo si è sostituita alla vita: le “star”, che una volta venivano guardate da lontano, hanno iniziato a essere seguite come dei veri e propri modelli; sono diventate delle muse, dei punti di riferimento per il costume e la vita di tutti i giorni. Anche i decenni precedenti avevano visto la nascita di “stelle” dello spettacolo, ma mai come in questo periodo i riflettori sono puntati verso gli attori e i musicisti, che non si limitano più a intrattenere il pubblico: essi comunicano il proprio stile di vita, spesso ribelle (Sex Pistols), mistico (Pink Floyd), ambiguo (David Bowie, Brian magico(Rolling (Jim Morrison sposa Patricia Kennealy un Joplin, rituale Wicca6Eno), ), “osceno” Stones), emancipato (Jimi Hendrix,con Janis Zappa), “acido” (Grateful Dead, Doors, Led Zeppelin). Negli Stati Uniti, si assisteva però a un fenomeno ambiguo: da un lato l’FBI perseguiva in modo ostinato numerose band e musicisti, da Jimi Hendrix a Frank Zappa, dai Doors a John Lennon, considerandoli dei delinquenti pericolosi che corrompevano le nuove generazioni; dall’altro, i Servizi segreti “utilizzavano” alcuni gruppi per “distrarre” l’opinione pubblica da spinose questioni sociali (le battaglie per i diritti civili) o di politica estera (per esempio, la guerra in Vietnam). Anche in questo caso, si assistette a un comportamento schizoide, da parte delle autorità: da una parte, a livello ufficiale, i federali organizzavano delle vere e proprie campagne persecutorie contro alcuni musicisti o attori (come nel caso di Jean Seberg che, perseguitata e diffamata dall’FBI per avere finanziato le Pantere Nere, partorì in anticipo la figlia Nina che non riuscì a sopravvivere e annegò il dolore nelle droghe fino a trovare la morte); dall’altra, la CIA utilizzava questi stessi personaggi (come nel caso di Jerry Garcia, leader dei Grateful Dead) per ottenere informazioni o addirittura canalizzare il malcontento dei giovani verso la musica e le droghe.

La teoria del “caos controllato” L’obiettivo, come già spiegato ampiamente in Governo Globale, era quello di indurre uno “stato d’animo” tra le masse, in modo da potere diffondere nuove

 

prospettive (che, da un lato, avrebbero sradicato i principi fondanti del vetus ordo, del vecchio ordine – la famiglia, il matrimonio, la comunità, la nazione ecc. – e, dall’altro, avrebbero permesso di canalizzare il fermento giovanile in un panorama caotico di musica, acidi e sesso), creare un “caos controllato” per introdurre poi un ordine culturale e legale precostituito, e spersonalizzare il vecchio modello antropologico di uomo, dando forma a un nuovo modello di uomo globale, sradicato, solo e facilmente manipolabile. Questa era anche la tesi del giornalista Jim Keith, celebre ricercatore sulla manipolazione mentale, morto misteriosamente in ospedale durante un intervento chirurgico (scomparsa che ne avrebbe aumentato la “leggenda”). Egli sosteneva di essere entrato in possesso di un documento dell’FBI7  del 1968, in cui si faceva esplicito riferimento al coinvolgimento di alcune band musicali –  come i Grateful Dead – all’interno di un progetto di controllo delle masse: i federali, affermava Keith, avrebbero strumentalizzato questi gruppi per distrarre i giovani e canalizzare il loro dissenso verso quel sistema di droghe e misticismo newAll’interno age, che stava fiorendo in queglihippie anni, emanipolata che Zappa denunciava. di questa ideologia su misura dal Potere, i

Grateful Dead, ad esempio, rappresenterebbero una delle tante pedine “musicali”, che alternavano proclami di pacifismo e ugualitarismo alla total annihilation  (totale annichilimento) della coscienza, annebbiata da un sound sperimentale e dalle droghe che essi utilizzavano vivendo in una specie di comune. La teoria del caos controllato portata avanti da Keith troverebbe conferma nella biografia del leader della band, Jerry Garcia. Da un lato, è vero che la band ha subito nei primi anni la persecuzione della polizia antinarcotici, ma le disavventure legali li hanno resi soltanto più famosi e amati dal pubblico: i fan crescevano in modo esponenziale, mentre si diffondeva un vero e proprio mercato parallelo di gadget, dai poster agli amuleti, dalle bibite ai gelati con il marchio del gruppo; insomma, la persecuzione dell’antinarcotici ha creato ovvi disagi, ma ha fatto bene alle casse della band. Dall’altro, dai documenti desecretati del FBI, risulta che Garcia avrebbe collaborato a un’indagine fornendo informazioni riservate su un collega musicista, obiettore di coscienza. A quei tempi, il mancato arruolamento nell’Esercito era un reato e l’alternativa al fronte era la prigione, oppure la fuga. C’erano poi artisti come Elvis Presley, che si offrivano volontariamente al Potere per collaborare al mantenimento dell’ordine costituito e debellare le nuove generazioni “ribelli”; racconta lo storico Mimmo Franzinelli:

 

«A inizio dicembre 1970 incontra a Palm Springs il vicepresidente Spiro Agnew, con il quale discute della deplorevole situazione del Paese, ostaggio di una minoranza rumorosa di ribelli aizzata da agitatori professionali»8. Elvis aveva chiesto udienza a Nixon, per potergli offrire il suo “aiuto” ed esprimere il suo desiderio di essere nominato “agente federale”. A questo scopo, aveva scritto di proprio pugno una lettera con «varie sgrammaticature»9,che recitava: «La cultura della droga, gli elementi hippie, gli SDS, il Black Panther ecc. non mi considerano loro nemico, o comunque non mi ritengono parte dell’establishment, come loro lo definiscono, mentre io la chiamo America e la amo. Signore, io posso aiutare il Paese. Non ho altra motivazione che aiutarlo. Non voglio infatti ricevere onorificenze né ottenere incarichi; potrei essere più utile se fossi nominato agente federale: sarei d’aiuto 10

muovendomi a modo mio e contattando persone di ogni età» . La missiva non poteva non fare colpo su Nixon, che infatti, impressionato dall’amor di patria del cantante, il 21 dicembre 1970 lo aveva invitato alla Casa Bianca: «Pantaloni attillati di velluto nero, camicia di seta bianca dal colletto alto, aperta sul petto a mostrare medaglioni e collane; capelli colorati e cotonati, trucco scuro agli occhi e strati di mascara sulle guance. Un funzionario dello staff, colpito dal mantello color porpora del cantante, lo paragona al conte Dracula. Dopo aver concordato sulla necessità di una forte azione contro i pervertitori della nazione, i due interlocutori si scambiano doni. Elvis offre una vecchia Colt 45, custodita in un elegante cofanetto artigianale; il presidente contraccambia con un distintivo del Bureau of Narcotics and Dangerous Drugs». Tornato a casa, Elvis aveva mostrato al fratello il distintivo, vantandosi di essere «gli occhi e le orecchie del presidente Nixon!». Subito dopo l’incontro alla Casa Bianca, Elvis contattò anche l’FBI, nella speranza di replicare con un incontro privato con Edgar Hoover, che considerava «il più grande americano vivente»; questi però, notoriamente avverso agli artisti di quegli anni, declinò la richiesta.

 

Icona Gaga Consapevolmente o meno, nel corso dei decenni la musica è divenuta uno strumento di controllo e manipolazione delle masse. Si arriva così ai giorni nostri, in cui le popstar – da Lady Gaga a Rihanna, da Jay-Z a Beyoncè –  trasmettono messaggi identici nelle canzoni e, in particolare, nei videoclip. Da David Bowie a Katie Perry, le popstar passano dall’essere semplici “icone gay” a paladine dei diritti delle minoranze. Poco conta che Lady Gaga non sia lesbica e neppure lontanamente bisessuale: nel suo album manifesto, Born this Way invita i suoi fan ad accettarsi e ad amarsi per come sono, mentre infarcisce il video del solito simbolismo occulto con alieni e teste di caproni. Dopotutto, la Germanotta è colei che ha creato la sua immagine tra virtuosismi vocali, ambiguità sessuali, costumi eccessivi e social network , e che proclama orgogliosa: «Io non sono reale, io sono teatro»11. Come spiega la biografa Maureen Callahan, «il debito più rilevante è senza dubbio quello nei confronti di Madonna. Con lei Gaga condivide non solo simili origini […] ma anche il tipo di carriera e il personaggio incarnato. […] Come Madonna, poi, continua a modellare la sua immagine, trattando il suo personaggio come un oggetto malleabile, pretendendo che si creda che ogni incarnazione sia la vera Lady Gaga»12. Questa ambiguità le si è però anche ritorta contro, quando Kelley Osbourne, figlia del celebre Ozzy, l’ha accusata di essere un’ipocrita. Dopo averla attaccata a  Fashion Police, il programma di moda a cui collaborava – e avere ricevuto minacce di morte dai fan di Gaga – la Kelley ha rincarato la dose dalle pagine di «Cosmopolitan». In un’intervista, pubblicata nel luglio del 2013, ha dichiarato: «Io adoravo Lady Gaga. Credevo davvero in quello che rappresentava, ma poi ho capito che è un’ipocrita […] Ho capito che cosa c’è dietro quella maschera. Se le servono i maniaci e gli sfigati per vendere, faccia pure. E poi: le importa davvero della comunità gay? Se così fosse, si sarebbe data ben più da fare»13. La Osbourne ha dato corpo a una sensazione che ormai da tempo serpeggiava showbusiness, cioè che, dietro la “maschera” di Gaga, la Germanotta non nello sia mai stata realmente interessata alle tematiche degli emarginati, né tantomeno

 

ai diritti gay. A svelarlo era già stata la biografia scritta dalla Callahan, in cui veniva dimostrato che la Germanotta non era mai stata vittima di bullismo –  come ama invece raccontare – e non era mai stata interessata ai diritti delle minoranze finché non aveva vestito la maschera del personaggio  Mother o  Monsters: «Pur con il suo talento, non avrebbe mai sfondato senza ricorrere all’arma dell’eccentricità». L’ex amica e icona delle vita notturna Ladyfag ricorda che Gaga non ha mai frequentato locali gay  e afferma che sta semplicemente cercando di «costruire tutta una mitologia»14 su di sé; a pensarci, è un’azienda pubblicitaria specializzata nella promozione in ambito gay. Ciò non ha evitato che la Germanotta – così come la Ciccone – finisse nei guai per avere tenuto dei discorsi a sostegno delle minoranze gay all’interno dei propri concerti sul suolo moscovita. Questo genere di propaganda non è piaciuta al governo “ortodosso” e antimondialista di Putin, che recentemente ha emanato una legge la quale impone di non parlare di questo genere di tematiche in pubblico. Gaga e Madonna, sono state accusate, per ripicca, di avere tenuto dei concerti nel Paese munite solo difar unfronte visto ad turistico, alla legge vigente, rischiando così di dovere accuse contravvenendo formali, e alle conseguenti azioni legali, da parte del ministero degli Esteri o del servizio di immigrazione russo. Gaga ha prontamente ribaltato la situazione a suo favore, accusando da twitter il governo russo di essere “criminale”15  – «Russia perché non mi hai arrestato quando potevi? Forse perché non volevi doverne rispondere al mondo?»16  – e assicurando agli omosessuali russi che non sono soli: «Combatteremo per la vostra libertà», ha promesso la popstar, ventilando la possibilità che l’oppressione della “Madre Russia” si scontri presto con una rivoluzione («Oppression will be met with revolution»)17. Un elemento inscindibile del suo personaggio è inoltre lo “stile Gaga”: un appariscente, esagerato trash, che rende la popstar un’icona gay e un modello di riferimento per i teenager; eppure Rob Fusari, suo ex produttore e compagno, ricorda come Gaga «avesse istintivamente poco gusto e non tenesse nella minima considerazione le opinioni degli altri»18. Era una ragazza senza gusto nel vestire, e i suoi produttori (a partire dall’ex Rob Fusari) le hanno insegnato quell’estetica futuristica alla Alexander McQueen, sfociata nel video “alieno” di Born this way. Gaga ha infatti adottato un look, che strizza l’occhio al transumanesimo, ispirandosi non solo a stilisti visionari come McQueen e a Thierry Mugler, ma anche e soprattutto all’estetica  Metropolis di Fritz Lang. delDa filmMarilyn Manson, Grace Jones e Alice Cooper, invece, Gaga

 

«ha preso il trucco spaventoso e l’androginia e l’idea che lei è Lady Gaga ventiquattr’ore al giorno, sette giorni su sette, che questo alter ego ha sostituito da un pezzo la sua originaria identità e che lei non stacca mai»19. In questo senso, copia e supera Madonna: se quest’ultima cambia look circa una volta l’anno, Gaga lo fa di continuo, vivendo fino in fondo l’icona trash che incarna e non facendosi mai paparazzare senza trucco, extensions  e tacchi vertiginosi. L’errore alle Hawaii, in cui venne fotografata in costume e infradito insieme al fidanzato “Speedy”, è un’anomalia nella biografia della Germanotta, che sembra identificarsi in tutto e per tutto con la maschera “Gaga”. Una fonte della Callahan, vicina a Gaga, ha raccontato: «Lei è schiava della propria immagine. Vive per quella»20. Stefani Joanne Angelina Germanotta è infatti passata dai club di burlesque21, in cui «si esibiva con animali impagliati, copricapezzoli e giochi pirotecnici22», alla ribalta internazionale con il costoso videoclip Poker Face . Al di là delle sue doti canore, Gaga scala in una brevissimo le classifiche tutto il mondo perLady accreditarsi come delle piùtempo influenti artiste delmusicali pianeta.diScrive la Callahan: «Fino a non molto tempo fa non si sapeva praticamente nulla della sua vita personale. Nessun filo collega la sua vita di tre anni orsono con la sua vita di adesso [siamo nel 2010;  N.d.A.] da icona pop globale, da superstar conquistatrice delle masse. Una mossa deliberata; Gaga non è un tipo da curarsi di cose di poco conto. I pochi dettagli che la ragazza ha lasciato filtrare – è stata cameriera, apprendista, musicista, ballerina di burlesque, cocainomane, selvaggia nella giungla della Lowe East Side – non sono proprio del tutto falsi, ma sono particolari ben selezionati che servono a rafforzare il suo nuovo personaggio, quello che ha sostituito la ragazza in origine chiamata Stefani Joanne Angelina Germanotta e che risponde al nome di Lady Gaga». Ma come ha fatto, questa carina ma anonima ragazzina cattolica dell’Upper West Side un po’ sovrappeso e incapace a vestirsi, a diventare una regina di stile e una star?

Il ciclo dell’eroe Il modello è identico e vale per tutte: da ex corista di chiesa, bimba prodigio

 

della Disney o ambiziosa ragazza della piccola borghesia, l’aspirante popstar viene scoperta da un talent scout , che decide di investire su di lei: subisce un primo restyling, e si presenta come la ragazza acqua e sapone della porta accanto (alla stregua di Britney Spears, Aguilera, Miley Cyrus, Avril Lavigne, Rihanna, Perry, Lana Del Rey ecc.); poi, nel giro di un paio di album, la nuova stella passa sotto i bisturi del chirurgo e offre un immagine di sè più aggressiva e sessualmente disinibita (proprio come Christina Aguilera, che dopo il singolo Beautiful  si è rifatta il seno, o la Germanotta che, dopo avere dichiarato a «Harper Baazar» che non sarebbe mai ricorsa al bisturi, si è presentata al Tribeca Gay Pride Rally con naso, zigomi e labbra ritoccati); poco importa, se poco prima invitava con le proprie canzoni ad accettarsi così come si è. Da quel momento, si assiste a un crescendo di video hard, simbolismi occulti e dichiarazioni o episodi imbarazzanti, che fanno della popstar in questione più un oggetto del desiderio che una professionista “musicale”. Taylor Momsen, ex stellina della serie TV Gossip Girl, dopo avere deciso di dedicarsi alla musica, ha iniziato a girare in pubblico di in Lindsay calze a rete o con la TShirt di Aleister Crowley, scimmiottando la condotta Lohan, celebre più per il numero di arresti che per i film o le canzoni realizzate, mentre l’ex idolo delle teenager, Miley Cyrus, dopo avere adottato un look hard e ribelle, ha fatto sapere che vorrebbe pomiciare con Rihanna, la quale ha risposto su twitter rendendosi disponibile. L’ex Hanna Montana si è fatta immortalare da «Maxim» in un servizio hot   e nei suoi videoclip appare sempre più svestita e provocante (in “Wrecking Ball” e sulla cover dell’album  Adore You Remix  veste solo un paio di slip bianchi, effetto Baywatch) per non parlare delle esibizioni live in cui mima amplessi, masturbazione, rapporti orali, tanto da provocare lo sdegno – o la preoccupazione, a seconda dei casi – non solo di numerosi genitori, ma anche di colleghi quali Sinead O’Connor, Elton John, Brooke Shields e Annie Lennox. L’ex leader degli Eurithmics ha infatti criticato, via Facebook, le perfomance «smaccatamente erotizzate» di giovani popstar, quali appunto la Cyrus, che verrebbero semplicemente sfruttate dalle case discografiche: «È evidente che alcune case discografiche stanno smerciando una pornografia molto stilizzata con un accompagnamento musicale. […] Come se le adolescenti, così impressionabili in un’età molto delicata, non venissero già bombardate da continue immagini di sesso»23. Nell’elenco non mancano neppure gli uomini, dal  per giovanissimo Justin Bieber a Will.I.Am (autore, tra l’altro, del brano Yes We Can la campagna elettorale

 

di Obama); generalmente nati in famiglie disagiate, hanno lottato contro la povertà e sono riusciti, contro ogni aspettativa, a realizzare il cosiddetto “sogno americano”. Quello che in PNL viene definito il “ciclo” o il “viaggio dell’eroe” è concluso, ma il messaggio trasmesso è che, per avere successo, ci si deve alterare fisicamente e nei modi, nonché apparire sessualmente disinibiti e fisicamente perfetti. L’idea di base del “viaggio dell’eroe” è questa: la vita di ognuno di noi è un percorso scandito da tappe fondamentali e universali, che bisogna riconoscere e affrontare, per conseguire il proprio obiettivo; se si è dotati delle risorse adeguate, si può riuscire nell’impresa, nonostante le sfide e le difficoltà, diventando così l’eroe del proprio “viaggio”. Seguendo queste linee guida, la PNL insegna che, per fabbricare un “culto” intorno a una persona – chiunque essa sia, un personaggio politico o una rockstar  – si deve romanzare la sua biografia, in modo da seguire uno schema tipico che ricalchi la struttura del mito classico, ma di permetta con il protagonista. Davide Gandolfi, esperto PNL e adichiunque Tecnichedidiidentificarsi comunicazione efficace, all’interno del seminario La Fabbrica del Culto24 scritto e organizzato con Enrica Perucchietti, spiega il segreto del “viaggio dell’eroe”: «È fondamentale apprendere le basi dello schema più utilizzato in assoluto, per creare elementi avvincenti e convincenti per la quasi totalità del pubblico. Un percorso che permette di affascinare e coinvolgere in modo straordinario attraverso leggende, fiabe, racconti, sogni, film, disegni e quanto altro e sul quale si fondano quasi tutte le azioni e le società, o imprese, di successo: la ruota del “Ciclo dell’Eroe” dalla psicologia di Carl Jung dell’inconscio collettivo e dagli studi mitologici di Joseph Campbell. Questo schema rappresenta le tappe del viaggio di un Eroe ed è stato, in seguito, leggermente semplificato da Christopher Vogler25, un autore che ha trascorso anni come analista di storie per sceneggiature di successo a Hollywood: 1) l’eroe viene introdotto nel mondo ordinario, dove 2) riceve la chiamata all’avventura; 3) inizialmente è riluttante e potrebbe anche rifiutare la chiamata, ma 4) è incoraggiato da un mentore, guida, essere magico, che gli permette di

 

5) varcare la prima soglia ed entrare in un mondo speciale, dove 6) incontra prove, alleati e nemici 7) si confronta con la sua parte interiore, dove 8) sopporta il “suo” calvario 9) prende possesso della ricompensa e 10) viene perseguito sulla strada di ritorno al mondo ordinario 11) ha esperienza di una “resurrezione” e si trasforma 12) ritorna con l’elisir, un dono o un tesoro a beneficio del mondo ordinario26. L’Eroe, attraverso il viaggio, trasforma il suo cuore e la sua mente ad ogni passo, in una soddisfacente e completa esperienza. Voi, osservandolo, potrete piangere,leridere o entrambe le cosevissuto ma avrete sempree, laalla sensazione di condividerne esperienze dal vostro personale fine del film o racconto, di aver imparato qualcosa di Voi stessi»27. Per questo, nei suoi comizi elettorali, Obama ripeteva di essere figlio e nipote di «pastori di pecore» (anche se non è vero) e Lady Gaga ha raccontato degli episodi di bullismo e ha dipinto la sua adolescenza come quella di un’emarginata, una freak  (quando   (quando invece è cresciuta in una famiglia agiata e ha frequentato ricche scuole private). Entrambi romanzano la loro vita, infarcendo il proprio passato di elementi di difficoltà, che avrebbero superato grazie al duro lavoro, in modo da conseguire poi il tanto agognato successo. Quanti attori, cantanti e ballerini, ora celebri, raccontano le loro dure esperienze di lavoro come camerieri, cassieri, operai ecc.? E quante, però, sono vere? Essendo essi l’incarnazione del “sogno americano”, il pubblico non può che provare un’istintiva partecipazione ai loro racconti, immedesimandosi con essi. Obama non avrebbe incarnato la figura “nuova” del “messia multietnico”, se si fosse scoperto subito che da parte di madre discende da Jefferson Davis ed è imparentato con numerosi ex presidenti americani e politici, dai Bush a Dick Cheney28, perché i suoi elettori avrebbero pensato di trovarsi di fronte l’ennesimo lobbista; invece sono stati incantati dal carisma e dalla storia di questo outsider, così simile, vicina, a quella di ognuno di loro. format  stesso schema anche celebri   televisivi, partire da da filmSeguono o serie questo TV fino ai più recenti , come reality  Hell’s Kitchen a(Cucine

 

 Incubo) con Gordon Ramsay (in ogni puntata, uno chef in difficoltà chiede aiuto

di Ramsay perché il suo locale sta fallendo e solo dopo molti dubbi iniziali riuscirà a rinnovare la sua attività) e  Plain Jane  con Louise Ro (una ragazza timida e impacciata chiede aiuto alla stilista, affinché le cambi il look e l’aiuti a superare le proprie paure). Il successo ripaga coloro che ricalcano questo modello o lo utilizzano per “riscrivere” la propria biografia. Chi invece non si adegua alle logiche della fabbrica del consenso arriverà difficilmente al successo, oppure, secondo le ipotesi di numerosi ricercatori, sarà costretto a interrompere presto la sua carriera, si imbatterà in qualche scandalo (Macaulay Culkin, legato da forte amicizia a Michael Jackson, verrà travolto nel processo per pedofilia e additato come vittima del cantante), verrà addirittura ucciso (Bob Marley, John Lennon, TuPac Sharuk) o “suicidato” (Luigi Tenco, Kurt Kobain, David Carradine), oppure scomparirà in circostanze sospette (Brian Jones, Janis Joplin, Jimi Hendrix, Jim Morrison, Bruce e Brandon Lee, Michael Jackson, Brad Renfro, Heath Ledger, Brittany Murphy). Recentemente, la cantante e showgirl Tila Tequila ha denunciato su twitter il lato occulto del sistema dello spettacolo con una serie di messaggi dai toni paranoici, che hanno fatto sobbalzare i suoi numerosi fan. Ecco il più celebre: «Voglio chiarirvi una cosa che so da molto, molto tempo. […] Innanzitutto voglio farvi notare come, negli ultimi tempi, i video musicali siano pieni zeppi di SIMBOLI e MESSAGGI NASCOSTI che provano la sottomissione dei cantanti a Satana. I nuovi video hanno TONI OSCURI E SATANICI. Non sto scherzando. In passato ho lottato con tutte le mie forze contro di loro, e devo ammettere che sono davvero potenti. Ma qualcuno deve pur opporsi e combattere per ripristinare la pace. Gente come Lady Gaga, Beyoncè, Rihanna, Miley Cyrus e moltissimi altri, ne fanno parte. Per favore, non prendere questa notizia alla leggera. Vi sembra incredibile, vero? Beh, sappiate che è tutto vero. Avete mai sentito parlare di “patto col diavolo” per arrivare dovunque si vuole? Ecco, è tutto vero. Il diavolo esiste». Per onore di cronaca, si deve ammettere che esistono dei gruppi, come i Gamma Ray o i più noti Korn e Muse, che denunciano apertamente le logiche di potere e le tecniche di controllo, il progetto di costituzione del Nuovo Ordine Mondiale, successo. HAARP, MK-ULTRA ecc. e tuttavia godono di ottima salute e hanno

 

Psichiatria e musica: da Lou Reed a Lauryin Hill Sembra tuttavia che si stia stringendo il cappio intorno al collo di coloro che, tra diffamazioni e minacce, denunciano “seriamente” questo scenario: è il caso di Lauryn Hill, che potrebbe creare un drammatico precedente29. La cantante, vincitrice del prestigioso Grammy Award e acclamata dalla critica per la sua musica “impegnata”, si è vista ordinare da un giudice una «consulenza psicologica a causa delle sue teorie cospirazioniste». Il reato in questione consiste nel credere (e denunciare) che l’industria musicale opprima i veri artisti per accrescere la diffusione di musica spazzatura priva di contenuti30. Nel giugno del 2012, la Hill aveva incautamente pubblicato una diatriba su Tumblr, lamentandosi di come l’industria musicale fosse «manipolata e controllata da un complesso industriale militare protetto dai media». Nonostante fosse all’apice della carriera, aveva infatti deciso di abbandonare la scena musicale, dichiarando apertamente che non amava l’ambiente dello showbusiness  e che preferiva dedicarsi alla crescita dei suoi figli, insieme al

marito Rohan Marley, figlio di Bob Marley. In numerosi spettacoli e interventi pubblici degli ultimi anni, la star aveva tentato di mettere in guardia i giovani, spiegando loro come «il cannibalismo della cultura pop» e il riduzionismo deliberato dell’arte danneggino intere generazioni, trasformando gli individui in consumatori passivi, e come l’ispirazione e la creatività vengano omologate e distrutte in nome del mero profitto. La musicista, poi, nel 2013 è stata arrestata per evasione fiscale e reclusa nel carcere di Danbury, dove è rimasta, da luglio a ottobre; a ciò è seguita un’ordinanza del giudice per imporre alla Hill un trattamento psichiatrico; atto, questo, che rientra nella crescente tendenza a etichettare come “malattia mentale” qualunque intervento che vada contro l’establishment . È inutile sottolineare le derive totalitarie di un simile episodio, lesivo della libertà di pensiero ed espressione. Ne sapeva qualcosa Lou Reed31, già leader dei Velvet Underground, che non aveva mai fatto mistero del suo disprezzo per la psichiatria: « I hate sychiatrics», scriveva in uno dei suoi migliori testi32. L’odio del cantante, però, a differenza di altri colleghi che si sono schierati più o meno apertamente contro le lobby della psichiatria, risaliva alla sua adolescenza, e precisamente a quando, nel 1956, i suoi genitori avevano deciso di sottoporlo a cure psichiatriche, nel tentativo di estirparne le tendenze omosessuali e allontanarlo dal rock, allora considerato “ la musica del diavolo”. Egli aveva accettato di andare in clinica, senza sapere che sarebbe stato

 

sottoposto all’elettroshock, trattamento allora in voga: «Per due settimane viene sottoposto a scariche elettriche intensive che, come lui ha più volte ricordato, gli facevano perdere completamente senso dell’orientamento e memoria. Per parecchi mesi, Lewis non sarà neanche più in grado di leggere, perché “arrivato a pagina 17 non ricordavo più cosa avevo letto, e dovevo ricominciare”. Il trattamento dell’elettroshock cambierà profondamente Lewis che non solo non “guarirà”, come speravano i genitori, ma anzi esaspererà i suoi comportamenti giocando, spesso, sulla pazzia. Ma, soprattutto, cambierà per sempre il già complicato rapporto di amore-odio verso i genitori: da questo momento in poi Lewis farà di tutto per far loro del male, vendicandosi della loro decisione, e parlerà di loro in parecchie canzoni durissime ( Kill  Kill your sons parla proprio del trattamento di elettroshock). In definitiva, comunque, i genitori si rivelano come una tipica famiglia ebrea della emedio borghesia puritane, anni Cinquanta, con tutto il loro carico già di preconcetti di convenzioni e il giovane Lewis è, invece, proiettato nel nuovo fermento culturale degli anni Sessanta e Settanta»33. Erano gli anni in cui la CIA stava sperimentando, con la connivenza degli psichiatri, il protocollo MK-ULTRA per il controllo mentale, alternando la somministrazione di LSD all’uso di elettroshock su cavie umane civili e militari. Alla fine del trattamento, Lewis si convinse che la sua personalità aveva subito una frammentazione in numerose “altre” – tipica, come abbiamo visto, della mente alveare sottoposta a ripetuti traumi – che poteva richiamare a suo piacere: aveva cioè sperimentato sulla propria pelle il metodo più violento della manipolazione mentale che, attraverso la tortura, induce la mente a parcellizzarsi per rimuovere il trauma, dando così vita a molteplici personalità, a loro volta “attivabili” grazie a comandi sonori o visivi. Reed venne salvato dalla musica, la quale, secondo le sue parole, gli restituì quella voglia di sognare, che gli era stata rubata in clinica. In seguito, riuscì a emergere dal tunnel degli abusi di droga e alcool e a divenire un artista completo, musicista e poeta, cantore decadente di un’umanità in rovina.  Metropolis

A fare da ponte tra l’industria discografica e Hollywood è il film del 1927

 Metropolis. Considerato il capolavoro del regista austriaco Fritz Lang, è tra le

 

opere simbolo del cinema espressionista ed è universalmente riconosciuto come modello di gran parte della moderna filmografia di fantascienza, avendo ispirato pellicole quali Blade Runner e Guerre stellari. Ben prima di George Orwell e del suo romanzo 1984, Lang mette in scena una distopia altrettanto cupa, in cui un tiranno, Joh Fredersen, governa in modo spietato su una città avveniristica. Lang ipotizza un 2026, in cui le divisioni classiste sembrano accentuarsi; negli sfavillanti grattacieli di Metropolis, infatti, vivono i ricchi, mentre nel sottosuolo trovano rifugio dalle fatiche del giorno gli operai confinati in un ghetto, di cui i ricchi sembrano apparentemente all’oscuro. Joh e suo figlio Freder si dividono tra il palazzo più alto della città, la Nuova Torre di Babele, e il Giardino degli eterni, in cui i ricchi trovano rifugio tra le meraviglie del luogo e splendide fanciulle. Quando Freder si innamora di Maria  – la leader carismatica di un movimento di protesta, che predica l’arrivo di un messia, il quale libererà gli operai dalla loro schiavitù – gli eventi precipitano. Il film si pone come punto di transizione tra il vecchio ordine (l’era della magia) nuovo (l’epoca tecnologia) ee lo ciòscienziato è rappresentato Rotwange quello – personaggio a metà della tra l’alchimista – che dal creafolle un autonoma Hel con le sembianze di Maria e, su ordine di Freder, lo manda a distrarre gli uomini con la sua sensualità e a predicare il falso tra gli operai. Viene offerta così una teoria del caos controllato  in cui l’automa, da un lato, balla e canta, cercando di corrompere gli animi dei giovani ricchi che possono accedere allo “spettacolo”, e, dall’altro, si traveste da “falso profeta”, distraendo gli operai con una propaganda politica deviata. Ci si potrebbe chiedere che cosa c’entri questo film con la musica. A partire dai Queen, che ne hanno inserito degli spezzoni nei videoclip di Love Kills  e di  Radio Gaga, le maggiori band musicali hanno dedicato testi di canzoni e soprattutto video al capolavoro di Lang. In particolare, le popstar – Freddie Mercury, Lady Gaga, Fergie, Kylie Minogue, Beyoncé, Rihanna ecc. – si sono presentate sempre più spesso, nei loro concerti o nei videoclip, vestite come il robot Hel, lasciando intendere di avere il medesimo “ruolo”: distrarre le coscienze dei giovani, per canalizzare i malumori tipici della loro età verso il sesso, la musica e lo spettacolo in generale. Tra i “circensi” che il governante dovrebbe offrire alle masse – come ricordava Huxley – rientrano infatti tutti i divertimenti, che l’industria dell’intrattenimento può offrire fino allo stordimento dei cervelli, compresa la soddisfazione di uno degli istinti primari, che anche le rockstar offrono tramite il bombardamento mediatico: il sesso. Il immortalare tributo a  Metropolis   apparechiuso evidente anche ciò nellanon mania delle popstar farsi con un occhio o coperto: richiamerebbe solo diil

 

simbolo massonico dell’occhio onniveggente, ma anche una sequenza specifica del film, diventata ormai celebre, in cui Hel, ricevuto dal suo padrone l’ordine di andare tra i cittadini di Metropolis e corromperli, chiude un occhio in segno di assenso.

Quando le star si mobilitano Alcuni ricercatori hanno evidenziato come le popstar che vestono letteralmente i panni del robot, oltre a incarnare l’ideale transumanista, sembrino svolgere anche il ruolo di pedine del sistema: esse, cioè, diffonderebbero dei messaggi decisi e programmati dall’alto. L’industria musicale, di conseguenza, sarebbe soltanto uno dei tentacoli della fabbrica della manipolazione. Andrebbero viste in quest’ottica anche certe campagne promozionali a sostegno delle più disparate tematiche – dai diritti gay alla mobilitazione civile, dalla sanità all’ultraecologismo – che, se esaminate con obiettività, presentano molti lati ambigui e oscuri. Vediamo così star internazionali, dell’industria musicale o del cinema, scendere in campo a sostegno delle minoranze (Gaga, Madonna), dei poveri (Bono), della politica internazionale (George Clooney), oppure sensibilizzare la gente sull’effetto serra (Leonardo Di Caprio) o promuovere la doppia mastectomia preventiva (Angelina Jolie). Poco conta se nel 1985 la raccolta fondi di Bob Geldolf del primo  Live Aid (150 milioni di dollari!) finì in parte “dirottata” nelle casse del regime del dittatore etiope Mengistu Haile Mariam (condannato a morte per genocidio e fuggito in esilio in Zimbabwe) invece di essere devoluta alla popolazione stremata dallao carestia di quell’anno, se i dati sciorinati della da DiJolie Caprio sono contestabili, se l’intervento chirurgico preventivo farebbe rabbrividire più di un oncologo: quando la star scende in campo, l’opinione pubblica non può che soccombere al suo fascino (e alle sue “buone” intenzioni). La Jolie si fa asportare i seni? La mastectomia totale preventiva rischia di fare tendenza, innescando una sorta di psicosi collettiva tra le donne che guardano all’attrice come a un modello: solo negli USA, in pochi mesi, il numero di interventi di questo tipo ha avuto un aumento vertiginoso, che ha spinto numerosi specialisti a scendere in campo per invitare alla cautela. Altri, invece, hanno approfittato dell’occasione per proporre via web delle “offerte” (anche a prezzi modici e a comode rate mensili) per le donne che decidessero di sottoporsi all’intervento34. L’attrice, tra l’altro, è diventata volto della campagna di “sensibilizzazione”

 

della clinica privata Pink Lotus Breast Center (situata a pochi chilometri da Hollywood).

Clooney e la Nestlé: what else? Cosa dire poi di George Clooney, diventato il volto della Nespresso (ramo della discussa multinazionale Nestlè), che avrebbe destinato il suo compenso al finanziamento di un satellite spia puntato sul Sudan35? L’iniziativa si è ritagliata un ampio spazio su tutti i telegiornali e quotidiani internazionali, che hanno decantato l’operato della star nel campo dei diritti civili. Qualcuno però ha criticato il suo coinvolgimento con un gruppo, che fece scandalo negli anni Settanta, per avere tentato di convincere le donne dei Paesi del Terzo Mondo ad allattare i bambini con il suo latte in polvere invece che al seno, e che è anche stato accusato di “schiavizzare” la propria manodopera minorile36. Nel 1974, Mike Mullers scrisse il libro The baby killer, che nella versione in lingua tedesca, diffusa in Svizzera, si intitolava  Nestlé tötet Babies  (“Nestlé uccide i bambini”). L’indignazione nei confronti della Nestlé varcò l’oceano, prendendo le forme di una protesta attiva, anche in sede di azionariato e di tribunali: la multinazionale era accusata di condurre un aggressive marketing, una campagna promozionale aggressiva e irresponsabile. L’allattamento artificiale venne presentato come “moderno” e “civile” e vennero donate confezioni omaggio alle giovani madri nelle strutture ospedaliere37; il prezzo del prodotto, però, era tale che, una volta iniziato l’allattamento artificiale, le puerpere erano costrette a diluirlo troppo, causando malnutrizione ai neonati. Il 38 latte in polvere dellalamultinazionale, inoltre,numero mescolato con acqua inquinata, procurava morte a un altissimo di bambini . Lainfetta Nestlé,e allora, si difese cercando si spostare l’attenzione e le responsabilità sul problema dell’acqua non sicura. Nell’agosto del 2004, un test di Greenpeace riscontrò la presenza di organismi geneticamente modificati in una confezione di Nesquik. Una donna cinese denunciò la Nestlé, dato che l’uso di OGM nei prodotti per l’infanzia era proibito dalle leggi locali. Un secondo test condotto in dicembre diede risultati negativi. Nel novembre del 2005, la Nestlé39 si oppose alla decisione svizzera di bandire gli OGM40. Nel 2005, la Nestlé Purina commercializzò nel Venezuela tonnellate di cibo per animali contaminato. Morirono più di 400 bestie, fra cani, gatti, uccelli e animali da allevamento; il problema fu attribuito a un errore di un produttore

 

locale, che aveva immagazzinato in modo scorretto il mais contenuto in tali cibi, portando alla diffusione di un fungo tossico nelle riserve. Nel marzo del 2005, però, l’Assemblea Nazionale del Venezuela stabilì che la Nestlé Purina41  era responsabile, per avere disposto insufficienti controlli di qualità, e condannò l’azienda a risarcire i proprietari degli animali intossicati42. Nello stesso anno, la ONG International Labor Rights Fund, seguita da Global Exchange, denunciò la Nestlé e le aziende fornitrici di commodity Archer Daniels Midland e Cargill per uso di manodopera ridotta in schiavitù, testimoniata da un traffico di minori, portati dal Mali alla Costa d’Avorio e lì costretti a lavorare gratuitamente dalle 12 alle 14 ore al giorno in piantagioni di cacao, con poco cibo, poco sonno e frequenti percosse. L’Organizzazione Internazionale del Lavoro, infatti, stima che nelle coltivazioni di cacao nell’Africa occidentale – e soprattutto in Costa d’Avorio, dove la Nestlé è la terza compratrice mondiale – siano impiegati 284.000 minori. Nel 2001, la Nestlé e altri grandi produttori di cioccolato avevano firmato un accordo, protocollo Harkin-Engel (o Protocollo sul cacao), basestato al quale, dal luglio delil2005, sarebbe stato certificato che il cioccolato noninera prodotto attraverso manodopera minorile, debitoria, forzata o proveniente da traffico di esseri umani. Il protocollo, secondo il più recente report  dell’International   dell’International Labor 43 Rights Fund pubblicato nel 2008, sarebbe stato disatteso . La multinazionale svizzera tornò nell’occhio del ciclone nel 2008, quando si scoprirono dei prodotti del latte contaminati con melammina: prima vi fu il ritiro dal commercio del Dairy Farm (un latte Hht a lunga conservazione) a Hong Kong, poi il caso di un bimbo ricoverato in ospedale a Macao dopo avere bevuto un prodotto infetto44. Nel 2009, la Nestlé italiana è stata condannata, insieme alla Tetrapak45, al pagamento dei danni per avere inquinato il latte Nidina con Itx, un tipo di inchiostro. La Nestlè – come la Monsanto46, leader nel campo degli OGM – fa anche parte di una “lobby dell’agribusiness”, «il “Consiglio per le Politiche Internazionali sul commercio Alimentare e Agricolo” (IPC), un’organizzazione segreta e molto potente. Fondata nel 1987, allo scopo di promuovere la liberalizzazione del commercio internazionale agricolo. […] L’IPC era un gruppo di potere talmente forte che anche per i politici di altre nazioni – che magari lavoravano a Bruxelles, a Parigi o in altre parti del mondo – era difficile ignorarlo»47.

 

In principio erano i messaggi subliminali Se oggi i messaggi occulti si trovano perlopiù nei videoclip musicali, nei film e nelle serie TV, all’inizio essi venivano inseriti in forma subliminale nelle pubblicità e nelle canzoni. Spiega l’ex criminologo Eldon Taylor: «Nel 1957 un ricercatore di mercato del New Jersey di nome James Vicary affermò di aver aumentato le vendite all’interno di una sala cinematografica facendo balenare sullo schermo i messaggi subliminali “Mangia popcorn” e “Bevi cocacola”. La teoria della comunicazione subliminale non era nuova; gli studiosi la analizzavano da tempo. Sin dal tardo Ottocento si esaminavano varie forme di stimoli subliminali e la loro influenza sull’individuo. A differire era stata la dichiarazione pubblica dell’uso clandestino della tecnologia sul pubblico a scopi di guadagno personale»48. Gli studiosi, insomma, erano concordi sull’influenza della comunicazione subliminale; semmai non si conosceva ancora fino a che punto e per quanto tempo il comportamento umano poteva essere manipolato o guidato da essa. Le metodologie per nascondere un messaggio però passarono presto dalla pubblicità alla musica, e infine alle pellicole cinematografiche (è noto il caso dei cartoni animati della Walt Disney). Inaugurarono la tendenza alcune band  musicali, ricorrendo alla tecnica del backmasking49  (registrazione di una frase al contrario), al “messaggio bifronte” (consistente nel costruire un testo normale nel senso e nella grammatica, il cui ascolto al contrario rivela invece un altro contenuto) e infine al “messaggio a velocità modificata”, che produce un insieme di suoni incomprensibili, se ascoltati a velocità normale; in questo caso, però, i messaggi subliminali non invitano a “bere cocacola” o a “mangiare popcorn”, ma hanno prevalentemente una valenza “satanica”. Il ricercatore Emanuele Fardella spiega che, rispetto ai messaggi sonori, quelli visivi «influenzano la mente inavvertitamente per mezzo della vista; ad esempio i fotogrammi pubblicitari inseriti in un filmato o le innumerevoli immagini a sfondo satanico/sessuale che vengono inserite in molti film e che vengono trasmesse a una velocità impercettibile all’occhio umano ma che invece rimangono impresse nel suo inconscio»50.

 

Fardella ricorda che William Friedkin è stato uno dei primi registi a lanciare dei substimoli, sotto forma di immagini che appaiono sullo schermo per qualche frazione di secondo; nel suo film L’Esorcista, del 1973, «è possibile individuare dei messaggi subliminali che ritraggono maschere di morte, di sangue e fantasmi, capaci di produrre un senso di angoscia e di morte all’ignaro spettatore»51. Friedkin è ricorso all’inserimento di immagini hard  subliminali52  anche nei suoi successivi thriller erotici: Cruising, del 1980, e il più noto Jade, del 1995, scritto dall’autore di Basic Istinct . Nel caso di Jade, Friedkin in sala di montaggio ha inserito alcuni fotogrammi, che appaiono solo per una frazione di secondo e che a livello inconscio dovrebbero offrire degli indizi sull’identità del colpevole: l’occhio non è in grado di vederli, ma essi vengono comunque percepiti. L’inserimento di immagini sollevò la unpericolosità: polverone, negli Stati Uniti: intervennero numerosi psicologi,occulte per illustrarne «“È una vera e propria invasione della privacy”, ha detto Gerald Rafferty, presidente dell’Institute of subliminal studies, “ed è una tecnica estremamente pericolosa”. Secondo lo psicologo, i “messaggi” non possono indurre la gente a compiere azioni che non vuole compiere, ma possono comunque scatenare reazioni imprevedibili»53. Nel film Non aprite quella porta (1974), il regista Tobe Hooper «ammise di avere inserito dei messaggi subliminali per rendere la pellicola più coinvolgente. Alla rivista “Times” rilasciò questa dichiarazione: “[…] la percezione subliminale è un killer. Se crediamo di potere controllare il nostro pensiero siamo degli illusi”»54. Nel caso di Hooper, le prime prove sull’interpolazione di immagini occulte avrebbero causato nausea, vomito e vertigini agli spettatori; il regista, quindi, sarebbe stato costretto a ridurle, in fase di montaggio, per non incorrere nella censura. L’immagine televisiva e cinematografica, ancora più della musica, ha la capacità – come spiegava il filosofo Theodor Adorno nel 1954 – di «incantare gli spettatori simultaneamente a vari livelli psicologici. Il

 

messaggio nascosto, infatti, può essere più importante di quello evidente, perché questo messaggio nascosto sfuggirà ai controlli della coscienza, non sarà evitato dalle resistenze psicologiche nei consumi, ma probabilmente penetrerà il cervello degli spettatori». Se, come ricorda Marcello Pamio, «l’intero sistema delle telecomunicazioni, dell’informazione, dello svago e dello spettacolo, in due parole i mass media, è in mano a pochissime lobby della finanza, strettamente ed economicamente interconnesse tra loro»55, si chiarisce che cosa intendeva il filosofo Noam Chomsky, quando sosteneva che «i mass media sono solo degli elementi di un più vasto sistema dottrinale in cui rientrano i giornali d’opinione, le scuole, le università, gli studi 56

accademici ecc.» , in una sola parola: la cultura. Chomsky ha speso metà della sua vita a mettere a nudo le tecniche di disinformazione e condizionamento di massa, puntando spesso il dito contro i media, che sono proprietà dei committenti di quelle medesime tecniche di condizionamento psicologico. Nel suo Manifesto contro la televisione, Pamio spiega: «La pubblicità, assieme a numerosi programmi detti “programmi contenitori”, ha il potere di instillare nelle masse dei veri e propri modelli e stili di vita. Lo spettatore è inconsciamente indotto a identificarsi, attraverso i meccanismi di emulazione e somiglianza, con i protagonisti che calcano la scena del video. Protagonisti che si presentano sempre esteticamente belli e privi di imperfezioni, ovviamente»57. E continua citando il dottor Ernest Hilgard, il quale, a proposito dell’effetto ipnotico della televisione, ammetteva che «lo star seduto tranquillamente, senza fonti di stimoli sensoriali a parte il televisore, il rivolgere l’attenzione esclusivamente al televisore, sono fatti di per sé capaci di indurre la gente a mettere da parte la realtà ordinaria e a sostituire questa un’altra, che ila televisore sembra sia in grado di offrire. È possibile che sicon venga coinvolti tal punto con la propria immaginazione

 

che ogni alternativa temporaneamente svanisca»58.

 

Infine Pamio conclude osservando che «una volta che hanno deciso (loro) [i persuasori occulti;  N.d.A.] quale e come dev’essere la realtà, la mettono in pratica attraverso tecniche psicologiche mirate»59. Per instillare un determinato modello nelle masse si ricorre alla ripetizione mediatica continua di un determinato messaggio, in forma sonora o visiva, in modo da fissarlo nella mente del pubblico. A questo si aggiungono il livello educativo dei cosiddetti programmi “spazzatura” – che propongono sempre di più un modello di persona mediocre, senza cultura, maleducata (Geordie Shore, Tamarreide), sessualmente disinibita ecc. – e il potere della TV di creare personaggi dal nulla, offrirli alle masse come modelli, consumarli e poi farli letteralmente sparire per concentrarsi su altri personaggi. Viene offerto così un ricambio sempre più drastico e veloce – di notizie (anche bufale), modelli televisivi o musicali, accessori e capi di abbigliamento –  tipico della società contemporanea fast   che, dal cibo al cinguettio del tweet , dall’abbigliamento alla hit   musicale, consuma e condivide su una piattaforma sempre più virtuale in modo disordinato e convulso.

Poi venne la propaganda Nel suo libro Propaganda, il noto pubblicitario Edward Bernays – nipote, tra l’altro, di Sigmund Freud – che fu uno dei padri delle moderne relazioni pubbliche e nei primi anni del XX secolo ne teorizzò le principali regole fondanti, chedemocrazia la manipolazione delle masse è assolutamente necessaria, affermava affinché una e la sua economia funzionino, lasciando intendere che essa si deve sviluppare su più piani (quello che Debord chiamava “spettacolo”) per potere modificare e controllare le opinioni e le abitudine delle masse, e spiegava che è stato l’avvento del modello di società democratica, a indurre la necessità oggettiva di controllare e manipolare dall’alto il pensiero e il comportamento delle masse: «Coloro i quali manipolano questo impercettibile meccanismo sociale formano un governo invisibile che costituisce il vero potere esecutivo del Paese. Noi siamo governati, le nostre mentalità sono plasmate, i nostri gusti modellati, le nostre idee suggerite in gran parte da gente di cui non abbiamo mai sentito parlare. […] In quasi ogni azione della nostra vita quotidiana,

 

sia questa nell’ambito della politica o degli affari, nel comportamento sociale o nel pensiero etico, siamo dominati da un numero relativamente piccolo di individui […] che comprendono i processi mentali e gli schemi sociali delle masse. Sono loro che manovrano i fili per controllare l’opinione pubblica»60. A Bernays dobbiamo alcune espressioni come “fabbrica del consenso” o “mente collettiva”. Egli ha rivoluzionato il mondo della pubblicità e delle pubbliche relazioni, proiettando nel suo lavoro il sostanziale disprezzo che provava per l’uomo comune. Nel suo saggio L’ingegneria del controllo (1928), aveva infatti sostenuto che le pubbliche relazioni e la pubblicità in generale non avevano il compito di migliorare il mondo, quindi dovevano limitarsi ad applicare gli sviluppi che la psicologia del profondo (dello zio Freud) offriva, per affinare le tecniche del condizionamento di massa. Applicando così le teorie dello zio – poi desunte e messe in pratica non solo dalla politica,dei ma traguardi anche dall’industria discografica e cinematografica Bernays ha raggiunto insospettabili nell’arte della manipolazione.– Con lui, la manipolazione psicologica è diventata una tecnologia e una scienza, si investono le risorse necessarie per pilotarne il consenso. Spiega ancora Taylor: «Bernays ha cercato di sviluppare una forma di comunicazione che, usando i suoi stessi termini, potesse essere impiegata per controllare le masse ignare. Per farlo, ha portato avanti le teorie di Freud in modi che ancora non sono stati raggiunti dalla psicologia moderna. L’approccio di Bernays consisteva nel mettere in pratica le idee di Freud in maniera scientifica. Ha fatto dunque ricorso a scienziati comportamentali per studiare le reazioni umane a vari stimoli. Vari gruppi sono stati testati per analizzarne la reazione a certe parole, immagini e altro: a partire da questa sofisticata analisi, sono stati sviluppati messaggi pubblicitari e condotti dei test. Inutile dirlo, i suoi metodi si sono dimostrati assai più proficui»61.

 

Con Bernays «iniziava la pratica consapevole della “persuasione occulta”: forme di pubblicità subliminali dirette a mobilitare reazioni nell’inconscio dei destinatari del messaggio, e messaggi altamente suggestivi sottratti all’elaborazione razionale»62.

Il quarto potere63… della moda «Cosmopolitan», «ELLE», «Esquire», «Good Housekeeping», «Marie Claire» e «Seventeen» sono solo alcune delle riviste che appartengono al colosso mediatico della Hearst Corporation. «Vogue», «Vanity Fair», «Glamour», «GQ», «W», «Wired» sono invece alcune tra le più note del gruppo francese Condé Nast International. Che cos’hanno in comune, queste pubblicazioni? Il fatto di essere il punto di riferimento di milioni di donne (e ormai di uomini) di tutte le età che, attraverso le loro pagine, cercano di tenersi al passo con le nuove tendenze. Questi periodici offrono infatti modelli a cui ispirarsi e consigli di tutti i generi, dalla moda alla salute, dal ses sesso alla cucina. Partiamo dall’immagine femminile, che viene trasmessa da questi mezzi di informazione. Dall’estetica punk  di   di McQueen a quella transumanista di Mugler, che vestì le sue modelle come dei robot, la moda offre un’immagine sempre più androgina e aggressiva della donna, aiutata in questo dalla magrezza (e dalla sempre più giovane età) delle sue modelle. Una pubblicità di Donatella Versace per H&M, in cuibene le modelle sono come bambole a distanza dalla stilista, rende la spersonalizzazione dellateleguidate donna nell’immaginario collettivo. Se Coco Chanel pensava a liberare la donna da certe scomodità (corsetti, cappelli esagerati, volumi opprimenti), la moda di oggi sembra puntare su una donna sempre meno femminile e sempre (solo in apparenza) più indipendente, cui viene imposta però una forma di servitù estetica: chioma e trucco perfetti, sorriso smagliante, extensions e unghie finte, tacchi altissimi, completi sagomati, borsa dell’ultima stagione. A ricordare alle donne i canoni che la moda impone vi sono anche i reality show, in cui degli esperti di immagine insegnano a ragazze e signore ad abbandonare la comodità del look   acqua e sapone per calarsi in vestiti griffati, zeppe e abbondante mascara. Se non si seguono i consigli degli esperti, si è

 

inesorabilmente bollate come out , “fuori”: fuori dalle regole imposte dal sistema, che permettono di “piacere” e di essere accettate. La maggior parte degli stilisti impone alle sue modelle – e ormai anche agli uomini – un’immagine asessuata. Una decina di anni fa, Eleonora, la nipote di Miguel Bosè, aveva talmente stregato le passerelle, con il suo fascino punk e virile, da soppiantare la femminile Gisele Bundchen nel cuore degli stilisti: «Via Gisele, simbolo di bellezza femminile, ecco Eleonora Bosè, che sembra un uomo ma non lo è ed è un perfetto mix di mascolinitàfemminilità»64. La mascolinità di Eleonora, che ricalcava la grinta da pantera di Grace Jones, però, aveva fatto breccia solo nel cuore degli stilisti, perché l’uomo della strada non era ancora pronto ad abbandonare le morbidi curve mediterranee. Eppure gli stilisti puntano da anni su un modello di donna androgino, altissimo, di una un’icona magrezzadieccessiva, ai limiti dell’anoressia, che ne cancelli le curve femminili: bad girl aggressiva e mascolina. Allo stesso tempo, le sfilate maschili hanno portato in passerella uomini eterei dall’aspetto androgino, truccati, depilati, vestiti di piume, strass e paillettes, tanto da rischiare di essere confusi con le colleghe donne. Il confine tra maschio e femmina viene così di fatto cancellato dalla moda, che gioca da sempre a mixare i capi dell’abbigliamento. Questa tendenza però è andata oltre, fino a sfociare nel campo dell’estetica e della chirurgia. È noto l’attacco alle curve femminili fatto da Karl Lagerfeld, delle maisons Chanel, Chloè e Fendi, per denigrare il mensile tedesco «Brigitte», reo di avere posto in copertina donne vere e non modelle magrissime e/o ritoccate. Il re dell’eleganza si era distinto per mancanza di stile, dichiarando sulle pagine di «Focus»: «Ci sono mamme grasse, che si siedono davanti al televisore con i loro pacchetti di patatine e dicono che le modelle magre sono brutte. Il mondo della moda è fatto di sogni e illusioni, e nessuno vuole vedere donne rotonde». Similmente, Ralph Lauren era finito nell’occhio del ciclone per avere licenziato la sua modella storica, Filippa Hamilton, di 23 anni, perché a suo dire 65

era sovrappeso: 54 kgnel percorso 1,77 dimun’intervista di altezza… per . «Mi hannonewyorchese licenziato» –«Daily aveva ammesso la modella, il tabloid

 

News» – «perché secondo loro sono sovrappeso e non sono più in grado di indossare i loro vestiti». La notizia aveva fatto sprofondare nello sconcerto molte donne, che non potevano vantare neppure lontanamente il fisico longilineo della Hamilton. Nonostante sia ormai noto il ruolo che la moda e i mass media rivestono nell’insorgere dell’anoressia e della bulimia, soprattutto giovanile, le iniziative per frenare la diffusione di certe icone sono ancora inadeguate, come sostengono i promotori di vere e proprie campagne di sensibilizzazione contro i disturbi alimentari. La percentuale di donne e ragazze anoressiche continua infatti ad aumentare ogni anno: le più colpite da disturbi dell’alimentazione sono proprio le donne dai 15 ai 25 anni, anche se l’età tende a scendere sempre di più; in particolare, la fase dell’adolescenza viene considerata a rischio, in quanto le ragazze – ma sempre più spesso anche i ragazzi – tendono maggiormente a subire i modelli che la società impone loro, longilinei e perfetti, introiettando così degli archetipi fisici irraggiungibili. Lontano dalle passerelle, infatti, il fotoritocco permette alle offrendo riviste dicosì pubblicare o pubblicità con modelle all’apparenza perfette, un canoneservizi di bellezza assolutamente irreale, virtuale. I servizi fotografici ritoccati fanno sentire le donne inadeguate e spingono gli uomini a desiderare dei corpi che in natura non esistono; si instaura così un circolo vizioso, in cui la domanda di virtualità viene ampiamente saturata dall’offerta mediatica. A ciò si aggiungano gli ampi servizi sulla chirurgia estetica, che sembra ormai sdoganata anche tra i giovanissimi: sono sempre di più, gli adolescenti che chiedono ai genitori un “ritocchino” come regalo per il proprio compleanno o per la maturità, mentre si è abbassata ai 20 anni il primo ricorso al botox. L’ossessione per il corpo e la moda ha contagiato anche gli uomini, che ormai si dedicano alla cura estetica (depilazione, abbronzatura artificiale e addirittura trucco) e passano davanti allo specchio lo stesso tempo impiegato dalle donne: un’esigenza fatta propria dalle case cosmetiche, che hanno creato ormai da qualche anno delle linee dedicate esclusivamente agli uomini. In questo senso, modelli di glamour  come David Beckham hanno anticipato la tendenza, tra manicure perfetta e mascara. Altre icone androgine, come l’attrice Tilda Swinton (già arruolata da Lagerfeld come testimonial di Chanel), la modella Agyness Dein, l’eterno elfo glam  della musica David Bowie o il dandy  Lapo Elkann, promuovono un’ambiguità sessuale sempre più imitata dalla moda e dal pubblico. Se negli della anni nota Novanta fatto– scalpore campagne promozionali casa diavevano reggiseniinvece Wonderbra consideratele audaci per i

 

tempi, addirittura sfrontate e commentate con un tocco di ironia – o le donne “angeli” di Victoria Secrets, entrate di diritto nei sogni erotici di tutti i maschi americani, oggi una marca thailandese è ricorsa a un uomo, per pubblicizzare un reggiseno  push-up66! Nello spot della Wacoal67, si vede una ragazza avvenente ammiccare allo spettatore, mentre sfoglia una rivista di moda; a un certo punto inizia a struccarsi, poi si toglie le ciglia finte, la parrucca, si sbottona la camicetta, si slaccia il reggiseno… e si scopre che è un uomo! Per la serie “se funziona su un uomo, non può che rendere mozzafiato anche le ‘scarse’ curve di una donna”.

E la CIA inventò l’arte moderna L’arte si è spesso “accompagnata” alla moda. Andy Warhol ha reso celebre la modella, e poi sua attrice-feticcio, Edie Sedgwick, l’icona degli anni Sessanta consumata dall’anoressia nervosa, che si spense a soli 28 anni per un’overdose di barbiturici. Figura dominante all’interno della Pop Art, Warhol ha capeggiato la sperimentazione di una nuova forma di avanguardia “democratica”, tramite i mezzi di comunicazione di quegli anni: musica, cinema e pubblicità. Warhol è stato anche la figura di riferimento per giovani artisti come JeanMichel Basquiat, che egli aiutò a sfondare nel mondo dell’arte quale rappresentante emergente del graffitismo. Basquiat, definito il “James Dean dell’arte”, e il più noto Keith Haring morirono però giovanissimi, il primo per overdose di eroina e il secondo di AIDS. La pop art e il graffitismo ereditavano l’entusiasmo degli anni precedenti per l’astrattismo, di cui Jackson Pollock e Mark Rothko sono stati tra i maggiori rappresentanti americani. Le implicazioni filosofiche e psicologiche dell’astrattismo, l’estetica primitivistica, interpretabile come rappresentazione dell’inconscio, avevano convogliato l’attenzione degli appassionati di arte verso questo nuovo genere. I paralleli con l’arte dei nativi americani e con la psichedelia non potevano che continuare a trovare largo consenso, negli anni del flower power. Fece decisamente scalpore, nell’ormai lontano 1995, un articolo pubblicato dal quotidiano britannico «The Independent», in cui veniva pubblicamente riconosciuto per la prima volta il contributo della CIA alla promozione dell’arte moderna (soprattutto nelle sue forme più estreme di astrattismo). L’articolo, dal significativo titolo  Modern art was CIA “weapon”68  (L’arte moderna è stata un’arma della CIA), mette nero su bianco quello che, per decenni, sembrava

 

essere solo un’illazione circolante negli ambienti artistici. La vicenda, a tratti davvero sconcertante, merita di essere ricostruita nelle sue fasi salienti. Scrive «The Indipendent»: «Per decenni nei circoli d’arte era stata considerata una voce o uno scherzo, ma ora arriva la conferma. La Central Intelligence Agency ha utilizzato l’arte moderna americana – comprese le opere di artisti come Jackson Pollock, Robert Motherwell, Willem de Kooning e Mark Rothko – come arma nella guerra fredda. Alla maniera di un principe del Rinascimento –  tranne che per il fatto di aver agito in segreto – la CIA ha favorito e promosso l’arte astratta americana e la pittura espressionista in tutto il mondo per più di venti anni». sostegno sarebbe arrivato attraverso unaCongress serie difor “finanziamenti occulti” allaIlrivista artistica «Encounter» e al circolo Cultural Freedom, e soprattutto attraverso l’organizzazione di enormi mostre d’arte itineranti fra l’Europa e gli Stati Uniti, come “The New American Painting” (che dal 1958 al 1959 espone in quasi tutte le grandi città europee), “Modern Art in United States of America” (1955) e “Masterpieses of XX Century” (1952). I fondi sarebbero venuti in gran parte da Nelson Rockefeller, direttore del MOMA ( Museum  Museum o  Modern Art   di New York, anch’esso fondato dai Rockefeller). Il MOMA, peraltro, sarebbe stato fin da subito un vero e proprio “feudo della CIA”, secondo le rivelazioni contenute nell’articolo di «The Independent»: «Il museo è stato anche legato alla CIA attraverso molti canali. William Paley, il presidente di CBS e uno dei padri fondatori della CIA, sedette fra i membri responsabili del programma internazionale del museo. John Hay Whitney, che aveva servito in guerra tra le file dell’agenzia, l’OSS, è stato suo presidente. E Tom Braden, primo capo della Divisione Organizzazioni Internazionali della CIA, è stato segretario esecutivo del museo nel 1949». Proprio da Tom Braden sono arrivate le “rivelazioni” pubblicate da «The Independent». Secondo tale versione, peraltro, gli artisti supportati da questa imponente “macchina da guerra” erano – e sarebbero dovuti rimanere – del tutto all’oscuro tali manovre, anche perché ile mondo dell’arte moderna americana era spessodicostituito da filocomunisti da personaggi “anti-sistema”, che

 

avrebbero gradito poco una collaborazione diretta con i Servizi segreti. Con costoro, pertanto, la CIA avrebbe mantenuto una particolare strategia, detta del “guinzaglio lungo”, controllando e promuovendo le loro opere, ma… senza palesare in alcun modo la sua presenza. Per quale motivo, però, la CIA e i Poteri Forti avrebbero impiegato soldi e tempo per foraggiare l’arte moderna? La spiegazione “ufficiale” è che nell’astrattismo si sarebbe visto un contraltare al “rigore” formale del realismo sovietico di quegli anni; si sarebbero, quindi, volute dimostrare al mondo “l’apertura” e la “larghezza di vedute” della civiltà americana, rispetto al formalismo dell’arte russa. Questo tipo di spiegazione, tuttavia, non appare del tutto convincente, specie considerando che, negli stessi anni, la CIA e i poteri ad essa collegati si dedicavano anche ad altre forme di “mecenatismo culturale”, finanziando e supportando, altrettanto occultamente, il nascente movimento femminista, la cultura del LSD, la rivoluzione sessuale e, qualche decennio dopo, l’ideologia gender.

Più che la Russia e i Paesi del blocco orientale, in effetti, la ricaduta di questa ennesima “rivoluzione culturale controllata” sembra avere riguardato le società occidentali, il cui gusto estetico sarebbe stato totalmente trasformato nel giro di pochi anni. Basti pensare, ad esempio, che ancora negli anni Cinquanta, il presidente americano Truman, in visita a una mostra d’arte moderna, poteva esclamare sconcertato la famosa frase: «Se questa è arte, io sono un ottentotto!». A dispetto del Presidente, tuttavia, il nuovo “gusto americano” si sarebbe poi diffuso in tutto il mondo, veicolando anche quel senso di caotico e quella negazione della “forma”, che sembra essere un vero e proprio “marchio di fabbrica” di tutte le manifestazione del “costume” occidentale contemporaneo; di lì a poco, infatti, il nuovo astrattismo avrebbe riempito con le sue creazioni le gallerie, i musei e soprattutto l’immaginario “visivo” dell’uomo occidentale, sostituendo persino nei luoghi di culto i “vecchi” modelli di Giotto o di Caravaggio, di Michelangelo o del Beato Angelico, con la nuova “spontaneità” e “l’estro” dei maestri della non-forma. Si tratta, pertanto, di una “rivoluzione” senza precedenti, di cui oggi conosciamo finalmente anche i risvolti rimasti a lungo “segreti”.

Infine, la strumentalizzazione dei Servizi segreti La nostra è la “società dell’informazione”. Prendendo lo spunto da questa espressione, ormai divenuta luogo comune, lo storico Aldo Giannuli ha curato

 

un libro-inchiesta per illustrare, da un lato, con quali tecniche l’intelligence filtra, influenza e interpreta l’informazione e, dall’altro, in che modo i Servizi segreti utilizzano le cosiddette “fonti aperte” – i media tradizionali, Internet e in particolare i social network –   per ottenere a loro volta informazioni dai (e sui) cittadini.

 

Partendo dalla considerazione che «la nostra è la società dell’informazione nel senso che dipende da essa, perché lo sviluppo stesso delle reti di comunicazione ha accentuato l’interdipendenza delle singole parti del mondo, azzerando ogni autonomia del singolo Paese dal tutto» e che «la rete delle telecomunicazioni è il “sistema nervoso” del mondo, quello che trasforma impulsi elettrici in comandi e azioni», Giannuli avverte l’urgenza di fare comprendere come avviene l’intero processo di nascita, selezione e “digestione” delle notizie e di spiegare come si compone la “gerarchia informativa” e chi ne è a capo. A proposito di chi sia a occupare effettivamente il vertice decisionale e a detenere quindi il potere vero e proprio, Giannuli osserva: «I servizi hanno un discreto potere decisionale (ad esempio nella realizzazione di operazioni speciali o nella conduzione di forme di guerra coperta), ma, nel complesso anche i loro massimi dirigenti si collocano a un livello inferiore a quello di un ministro e, nel caso dei servizi informativi privati, sono ovviamente sottoposti all’autorità dei vertici imprenditoriali. Dunque, i servizi occupano una posizione medio alta nella gerarchia dei decisori, ma questo non corrisponde affatto a un’uguale posizione nella gerarchia informativa»69. Se nella piramide del potere decisionale i Servizi non sono al vertice, «dal punto di vista della gerarchia informativa lo sono. E sanno farsi valere»70. I Servizi si muovono su un doppio fronte, difensivo e offensivo, e nel settore della comunicazione la loro linea guida è quella di «indurre gli altri a fare quello che si vuole che facciano. E cioè che gli avversari facciano il maggior numero possibile di errori e, possibilmente, si combattano tra loro, che i neutrali scivolino dalla parte del soggetto e gli amici degli avversari se ne distacchino, che gli alleati sopportino il massimo dei costi della battaglia ecc. Ma non è detto che alleati, neutrali e avversari siano così pronti ad assecondare i desideri del soggetto in questione. Soprattutto concorrenti e nemici potrebbero non fare gli errori auspicati». Tenendo

presente

questo,

si

comprende

lo

scandalo

abbattutosi

 

sull’amministrazione Obama quando si è scoperto che gli uffici dell’Unione Europea (UE) erano spiati dalle autorità statunitensi (NSA). Il presidente dell’Europarlamento, Martin Schulz, facendosi portavoce dei malumori serpeggiati tra gli alleati europei, si è dichiarato sconcertato: «[…] mi sento, da cittadino europeo e da presidente del Parlamento europeo, trattato come un nemico. Questa può essere la base di una relazione costruita sulla fiducia reciproca? Non credo. È sconvolgente pensare che gli Stati Uniti possano prendere misure del genere contro il loro alleato più stretto. Misure comparabili a quelle messe in pratica dal KGB nell’Unione Sovietica ai tempi della guerra fredda»71. Perché la NSA avrebbe spiato, come modalità “normale”, gli alleati europei in stato di pace? Ce lo spiega indirettamente l’analisi di Giannuli: quando concorrenti, nemici e alleati devono essere spinti a prendere determinate decisioni, «questo significa che bisogna aiutarli a fare le scelte più “giuste”. Come si sa, gli uomini fanno le loro scelte non sulla base della realtà per quella che è, ma per quello che essa appare loro. Pertanto, sarà opportuno manipolare le apparenze, in modo che gli altri siano indotti a fare le mosse desiderate. Il mestiere dei servizi di informazione e sicurezza è esattamente questo»72. Per fare ciò, si dovrà agire con l’inganno, attraverso la manipolazione delle fonti e l’infiltrazione negli apparati altrui. Eppure, sottolinea Giannuli, «per quanto possa sembrare strano, la maggior parte delle operazioni di intelligence  non è fatta con la tecnica delle infiltrazioni dirette, ma con operazioni indirette. Il mondo dei servizi è, per sua natura, sospettoso (è il mestiere…), per cui non si può far arrivare una notizia direttamente dalla fonte interessata: anche se si trattasse di alleati, un’informazione troppo consonante con gli interessi di chi la fornisce sarebbe presa con molto scetticismo. Per non parlare di nemici e neutrali. È per questo che si ricorre alla tecnica della “triangolazione”»73. Forse è anche per questo che il filosofo Karl Popper, il quale sognava di introdurre di patentino i giornalisti, che così seguire deiuna corsispecie di formazione e diper deontologia, avvertiva cheavrebbero «il prezzodovuto della

 

libertà è l’eterna vigilanza». Soprattutto su quello che gli altri intendono farci “credere” e “immaginare”.

Note al Capitolo 4 1. Singolo dell’album Freak Out! 2. Franzinelli, M.,  Rock e servizi segreti. Musicisti sotto tiro: da Peter Seeger a Jimi Hendrix a Fabrizio  De André , Bollati Boringhieri, 2010, p. 130. 3. Si intend intendee l’ide l’ideologia ologia de deii “figli dei ffiori”. iori”. 4.  Ibidem. 5. Rapporto FBI de dell 4 gennaio 1971 sulla visita fatta da Elvis Pre Presley sley alla sede FBI il 31 dice dicembre mbre 1970. Citazione in: Franzinelli, M., op. cit., p. 86. 6.  Ibidem. 7. « An FBI internal memo from 1968 mentions the employment of the Grateful Dead as an avenue “to channel youth dissent and rebellion into more benign and non-threatening directions” [They]  performed a vital service in distracting many young persons into drugs and mysticism, rather than  politics» Keith, Jim,  Mind control, World control, formato Kindle [trad. it.: «Un promemoria internazionale dell’FBI del 1968 menziona l’impiego della Grateful Dead (“morte grata”) come una strada “dal canale del dissenso dei giovani e della ribellione verso direzioni più benigne e meno minacciose”. Hanno effettuato un servizio vitale distraendo molti giovani dalla droga e dal misticismo,  piuttosto che dalla politica»]. 8. Franzinelli, M., op. cit., p. 84. 9.  Ibidem. 10. Ibidem.

11. Lady Gaga a MTV Video Music Award 2011. 12. Callahan, M.,  Lady Gaga , Mondadori, 2010, p. 22-23. [Titolo originale:  POKER FACE: the Rise and  Rise of Lady Gaga, 2010]. 13. Intervista di Marshall Heyman a Kelley Osbourne, «Cosmopolitan», luglio 2013. Intervista tradotta e pubblicata anche sull’edizione italiana, pp. 42-45. 14. Callahan, M., op. cit., p. 90. 15. Ivi: «The Russian Government is criminal. Oppression will be meet with revolution. Russian LGBTs you are not alone. We will fight for your freedom » [trad. it.: «Il governo russo è criminale. L’oppressione si incontrerà con la rivoluzione. LGBT russi non siete soli! Ci batteremo per la vostra libertà»]. 16. Twitter, @ladygaga, 6 agosto 2013: «Why didn’t you arrest me when you had the chance, Russia? Because you didn’t want answer to the world? ». 17. Ivi. 18. Callahan, M., op. cit., p. 57. 19. Ivi, p. 96. 20. Ivi, p. 169. 21. Lady GaGa: the future of pop?, entertainment.timesonline.co.uk. URL consultato in data 12 aprile 2009. Archiviato in data 6 maggio 2013. 22. Callahan, M., op. cit., p. 66. 23. Midgley, Carol, Questo a casa mia si chiama porno, pubblicato su «Vanity Fair», n. 42, p. 88. 24. Seminario  La Fabbrica del Culto, format ideato e scritto da Davide Gandolfi ed Enrica Perucchietti,

 

2013. 25. Vogler, C., Il viaggio dell’eroe, Dino Audino, Roma 2004. 26. Campbell, J., L’ eroe dai mille volti volti, Guanda, 2008. 27. Duarte, N., Resonate: Present Visual Visual Stories That Transform A Audiences udiences, John Wiley & Sons Inc, 2010. 28. Si veda: Perucchietti, E.,  N.W.O. New World Order .  L’altra faccia di Obama. Il Fallimento del sogno americano, UNO editori, 2011. 29. Per approfondimenti si veda: Zagami, L., Perucchietti, E., Gli Illuminati e la musica, vol. I, UNO editori, 2014. 30. http://coscienzeinrete.net/arte/item/1576-tso-a-lauryn-hill,-perch%C3%A8-complottista. Archiviato il 17 ottobre 2013. 31. Si veda: Zagami, L., Perucchietti, E., op. cit. 32. http://www.ondarock.it/songw http://www.ondarock.it/songwriter/loureed.htm. riter/loureed.htm. 33. http://www.loureed.it/biogra http://www.loureed.it/biografia/. fia/. 34. Si veda l’articolo di M. Pamio: http://www.disinformazione http://www.disinformazione.it/angelina_jolie.htm. .it/angelina_jolie.htm. Archiviato il 2 giugno 2013. 35. http://spettacoli.blogosfere.it/2013/08/george-clooney-news-i-soldi-della-nespresso-investiti-in-unsatellite-spia.html. Archiviato il 6 agosto 2013. 36. http://it.wikipedia.org/wiki/Nestl%C3%A9#cite_note-18. http://it.wikipedia.org/wiki/Nestl%C3%A9#cite_note-18. Archiviato il 6 agosto 2013. 37. http://it.wikipedia.org/wiki/Nestl%C3%A9#Latte_per_neonati. http://it.wikipedia.org/wiki/Nestl%C3%A9#Latte_per_neonati. Archiviato il 6 agosto 2013. 38. http://www.europaquotidiano.it/2013/02/19/un-altro-scandalo-nestle-what-else/?doing_  wp_cron=1375801837.3489921092987060546875. wp_cron=1375801837.348992 1092987060546875. Archiviato il 6 agosto 2013. 39.  Armitage, T., Swiss Adopt Five-Year GMO Farming Ban, http://www.planetark.com/dailynewsstory.cfm/newsid/33668/story.htm, 28 novembre 2005. Archiviato in data 22 febbraio 2007. 40. Ibidem. 41. Purina corteja a los consumidores consumidores, veneconomia.com. Archiviato il 13 marzo 2012. 42. http://it.wikipedia.org/wiki/Nestl%C3%A9#Latte_per_neonati. http://it.wikipedia.org/wiki/Nestl%C3%A9#Latte_per_neonati. Archiviato il 6 agosto 2013. 43. The Cocoa Protocol: Success or Failure?, 30 giugno 2008. 44. Ibidem. 45.  Latte inquinato, giudice condanna Nestlè e Tetra Pack a risarcimento, in http://www.repubblica.it/2009/03/sezioni/cronaca/ne http://www.repubblica.it/2009 /03/sezioni/cronaca/nestle-inchiostro/nestle-inc stle-inchiostro/nestle-inchiostro/nestlehiostro/nestleArchiviato sul in data 2 marzo 46. inchiostro.html. Per un approfondimento tema degli 2009. OGM, che non è possibile sviluppare in questa sede, si consiglia: Robin, M.,  Il mondo secondo Monsanto. Dalla diossina agli OGM: storia di una multinazionale che vi vuole bene, Arianna Editrice, 2009. 47. Engdahl, F.W.,  Agribusiness. I semi della distruzione. Dal controllo del cibo al controllo del mondo, Arianna Editrice, 2010, p. 249 [Titolo originale: Seeds of Destruction, 2007]. 48. Taylor, E.,  Programmazione mentale. Dal lavaggio del cervello, alla libertà di pensiero, Edizioni Il Punto di Incontro, 2011, p. 37 [Titolo originale: Mind programming, 2009]. 49. Si veda: Fardella, E., Il lato occulto della musica, CLC edizioni, 2010. 50. Fardella, E., Il lato occulto della musica musica, CLC edizioni, 2010, p. 24. 51. Ibidem. 52. http://archiviostorico.corriere.it/1995/ottobre/13/ Scene_hard_subliminali_Jade_Friedkin_co Scene_hard_sublimina li_Jade_Friedkin_co_0_9510133864.shtml. _0_9510133864.shtml. Archiviato il 14 luglio 2013.  Ibidem. 53. 54. Fardella, E., op. cit., p. 24.

55. Pamio, M., Il lato oscuro del Nuovo Nuovo Ordine Mondiale, Macro Edizioni, Cesena 2004, p. 163.

 

56. Chomsky, N., I cortili dello zio Tom, www.trasnantional.o www.trasnantional.org. rg. 57. Pamio, M., Manifesto contro la televisione televisione, Il Nuovo Mondo, 2004, p. 84. 58. Ivi, p. 85. 59. Ibidem. 60. Bernays, E.,  Propaganda: della manipolazione dell’opinione pubblica in democrazia, Logo Fausto Lupetti, Bologna 2008. 61. Taylor, E.,  Programmazione mentale. Dal lavaggio del cervello, alla libertà di pensiero, Il Punto di Incontro, 2011, p. 34 [titolo originale: Mind programming, 2009]. 62. Giannuli, A., Come i servizi segreti usano i media , Ponte delle Grazie, 2012, p. 84. 63. Orson Welles, per il suo capolavoro Quarto Potere, trasse ispirazione dalla biografia del magnate dell’editoria William Randolph Hearst. 64. http://ricerca.repub http://ricerca.repubblica.it/repubblica/arc blica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/03/12/p hivio/repubblica/2001/03/12/pazzi-per-eleo azzi-per-eleonora-fascino-punk nora-fascino-punk-virile.html. Archiviato l’1 settembre 2013. 65. http://modablog.girlpower.it/notizie/karl-lagerfeldsolo-alle-grassone-non-piacciono-le-modelle-magre/. Archiviato il 6 agosto 2013. 66. http://video.repubblica.it/mondo/reggiseno-con-sorpresa-lo-spot-thailandese/136861/135407? ref=HRESS-10. Archiviato il 4 agosto 2013. 67. http://www.wacoal-am http://www.wacoal-america.com/. erica.com/. 68. http://www.independent.co.uk/news/world/modern-art-was-cia-weapon-1578808.html. Archiviato il 22 ottobre 1995. 69. Giannuli, A., op. cit., p. 30. 70. Ivi, pp. 31-32. 71. http://www.repubblica.it/esteri/2013/07/01/news/ schulz_l_america_ci_tratta_da_nemici_oba schulz_l_america_c i_tratta_da_nemici_obama_controlli_i_suoi_agen ma_controlli_i_suoi_agenti/. ti/. Archiviato il 15 luglio 2013. 72. Giannuli, A., op. cit., p. 88. 73. Ibidem.

 

Capitolo 5

MANIPOLAZIONE SUI BANCHI DI SCUOLA « Prese il libro di storia per bambini e guardò il ritratto del Grande Grande Fratello che campeggiava sul frontespizio. I suoi occhi lo fissarono, ipnotici. (…) Un bel giorno il Partito avrebbe proclamato che 2+2 fa 5, e voi avreste dovuto crederci». (George Orwell, 1984)

L

a “fabbrica della manipolazione”, sotto qualsivoglia regime, “dittatoriale” o “democratico”, ha lo stesso punto di partenza e di arrivo: si chiama scuola. Senza un controllo – diretto o indiretto – su ciò che si insegna sui banchi, infatti, nessun processo manipolativo può dirsi davvero efficace. Naturalmente, come abbiamo visto, esistono delle “agenzie culturali” che, nell’immediato, hanno un effetto ben più incisivo e coinvolgente sull’immaginario della della   popolazione, e specialmente dei più dei più giovani; eppure, in ultima analisi, la scuola ha qualcosa che neanche il più celebrato cantante rock o la più fascinosa star del cinema può vantare, ovvero il carisma dell’ufficialità. Questo significa, in in concreto, che anche nella coscienza più svogliato fra si gliinsegna alunni aesiste cantuccio nascosto, in cui vige unadelcertezza: quello che scuolaunpotrà anche essere noioso o inutile, ma… non vi è alcun dubbio che sia vero! La scuola, pertanto, possiede il raro “potere della verità”: è la voce rassicurante, che indica i limiti di ciò che può essere considerato come “certificato e accettato”, e quello che noi tutti apprendiamo sui banchi rimarrà quasi sempre un punto di partenza irrinunciabile per ogni altra investigazione sulla realtà. La scuola, d’altronde, non veicola tanto “i contenuti” – che normalmente verranno “resettati” dallo studente nel giro di poco tempo – quanto i “paradigmi”, ovvero i pilastri e i “paletti” entro i quali il pensiero è ritenuto accettabile. D’altro canto, quando si parla di “manipolazione” a scuola, bisogna evitare di immaginare “complotti” o “lobby” che coinvolgerebbero direttamente chi nella

 

scuola opera: la vera manipolazione, in realtà, agisce attraverso la passività e “l’atonia intellettuale” che, al pari di uno “stato d’animo” pervadente, avvolge l’ambiente scolastico. Condizionati da un clima ideologico dominante, docenti e persino autori di libri di testo non fanno altro, in fondo, che seguire passivamente la vulgata  del pensiero dominante: la manipolazione, in questo caso, consiste non tanto nel fornire informazioni palesemente errate, quanto nell’avvalorare una conoscenza a una dimensione, in cui le ipotesi “ufficiali” sono le uniche ad avere diritto d’asilo e ogni eventuale “criticità” è destinata a essere ignorata. La generale impreparazione e la mancanza di stimoli del corpo docente (specie in Paesi come l’Italia) fa il resto. Scrive la giornalista e saggista Ida Magli: «È evidente che non sono stati comprati i singoli, se non altro perché non tutti si sarebbero fatti comprare; […] è stata comprata l’aria che respiriamo, l’atmosfera in cui viviamo, le strutture intellettuali ed educative di interi Paesi. […] aProprio così:differenze, nessuno ha reagitointellettuale perché è stata inculcata,1. con l’abitudine non vedere l’atonia più completa»  Esercizio n. 1 – “La storia è una sciocchezza!”

Così Huxley descrive l’essenza dell’insegnamento scolastico ne  Il Mondo  Nuovo: «“Voi tutti ricordate – disse il Governatore, con voce forte e profonda – voi tutti ricordate, suppongo, quel bellissimo e ispirato detto del Nostro Ford: ‘La storia è tutta una sciocchezza’. La come storia se, – ripeté – è tutta una sciocchezza”. Agitò la mano ed era con unlentamente invisibile piumino, egli avesse spazzato via un po’ di polvere, e la polvere era Harappa, era Ur dei Caldei; delle ragnatele, ed esse erano Tebe e Babilonia e Cnosso e Micene. Una spolveratina, un’altra, e dov’era più Odisseo, dov’era Giobbe, dov’erano Giove e Gotamo e Gesù?»2. Nella formazione di un giovane e della sua “visione del mondo”, le discipline più importanti sono, in assoluto, quelle umanistiche, e in particolar modo la storia; è la storia, infatti, in ultima analisi, a dirci chi siamo e quali sono le nostre radici. Per questo motivo, uno degli slogan più ripetuti ed efficaci anche in 1984 di Orwell è: «Chi controlla il passato, controlla il futuro. Chi controlla il resente, controlla il passato!».

 

L’insegnamento della storia, inoltre, ci indica quale sia “la direzione” (potremmo dire il destino) verso cui è chiamata l’umanità: nel mondo occidentale, ad esempio, le discipline storiche seguono ormai da decenni uno schema di tipo “progressista”, nel quale tutta la vicenda umana è inquadrata in un percorso “lineare”, che conduce inevitabilmente alla Civiltà per eccellenza, quella meccanizzata e secolarista della Modernità. Così, persino il più distratto fra gli studenti sa con certezza  che la vicenda umana ha il suo inizio nella confusa e semianimalesca preistoria (periodo in cui l’essere umano emerge dai suoi “antenati scimmieschi” e i suoi pensieri sono ancora rivolti esclusivamente alla mera sopravvivenza), conosce una lenta ma inesorabile progressione nei millenni delle Grandi Civiltà (Egitto, Mesopotamia, Creta ecc.), ha un suo primo “culmine” nelle civiltà greca e romana (viste come “antenate” della Modernità), attraversa un periodo di oscurità e di superstizioso fanatismo coincidente con il Medioevo (non a caso, definito “età di mezzo”, ovvero quasi un momento di dèfaillance, di “interruzione”, nel progresso del genere umano), per arrivare infine ai secoli più recenti, in cui il Progresso si “incarna” fra gli uomini. In quest’ottica, la storia, e soprattutto quella degli ultimi secoli, è già implicitamente divisa fra “buoni” e “cattivi”. Tra i “buoni”, figurano: la Riforma protestante foriera di libertà, i maestri dell’Illuminismo che “scoprono la ragione”; i rivoluzionari del 1789 e i vari “risorgimenti” del XIX secolo, gli americani e gli inglesi nella prima e seconda guerra mondiale, i “Paesi liberi” dell’Occidente ecc. Tra i “cattivi”, vi sono: la Chiesa post-tridentina “nemica della scienza”, i vecchi e oppressivi “imperi” multinazionali che schiacciavano i popoli, l’Austria e la Russia, i “reazionari” d’ogni Paese e colore e, ultimo della lista, il neoentrato Bin Laden che ha abbattuto le Torri Gemelle. Per quanto concerne fenomeni come il terrore giacobino seguito alla Rivoluzione francese, il razzismo, il nazismo, lo stalinismo – che, pur essendo “moderni”, rientrano nell’ambito dei “cattivi” – la vulgata  storicista tende essenzialmente a derubricarli come meri “episodi”, errori di percorso generati da singoli “pazzi” o da popoli “momentaneamente impazziti”, senza alcun legame sostanziale con lo spirito della Modernità. Se poi la ricerca farà emergere degli errori, o quantomeno delle incongruenze, in questo schema perfetto, l’insegnamento scolastico non si prenderà la briga di confutarli, ma più semplicemente li ignorerà. Così, gli uomini della “preistoria” resteranno sempre dei trogloditi, anche se la ricerca dimostra che possedevano un universo spirituale e simbolico profondissimo; gli antichi Greci rimarranno

 

dei “positivisti ante litteram”, anche se sappiamo benissimo che il loro era un universo “sacro e simbolico” celebrato dai Misteri; infine, nessuno dirà agli studenti che gli architetti della Cattedrale di Chartres non erano assolutamente “inferiori” ai tecnici che crearono la prima locomotiva a vapore, ma avevano semplicemente una visione del mondo orientata verso altri orizzonti. Il frutto di tale insegnamento sarà che lo studente medio – futuro cittadino – a dispetto dei molti limiti del mondo in cui sarà chiamato a vivere, difficilmente potrà dubitare che quello in cui si trova non sia comunque “il migliore dei mondi possibili”; anzi, gli risulterà difficile anche solo concepire l’idea che possa esistere una civiltà fondata su presupposti diversi  da quelli della civiltà contemporanea. Negli ultimi anni, d’altronde – almeno in Italia – si è fatto di più: la storia antica, quella in cui affondano le nostre radici più profonde, è stata relegata dai nuovi orientamenti  nella scuola primaria, per lasciare maggiore spazio alle vicende della modernità. Questo significa, in concreto, che la maggior parte dei ragazzi di 14-15 anni ha ormai un’idea del mondo antico del tutto vaga e nebulosa; sta nascendo, cioè, una generazione di perfetti e omologati cittadini del Nuovo Ordine Mondiale che, passeggiando tra le rovine di Paestum, di Pompei o dei Fori Imperiali, non sapranno letteralmente che cosa stanno vedendo. «La storia è tutta una sciocchezza», appunto.  Esercizio n. 2 – “Ricorda che sei una scimmia!”

Se la storia antica è ormai messa all’angolo, i “grandi architetti” della scuola moderna sembrano, al contrario, avere interesse per un’epoca ancora più remota: la  preistoria. I nuovi orientamenti della scuola italiana, ad esempio, dedicano a quest’epoca lontana e dai contorni imprecisi un intero anno di studi storici (la terza elementare): lo stesso spazio di tempo messo a disposizione, ad esempio, per lo studio complessivo della civiltà greca, della civiltà romana e delle origini del Cristianesimo. Studio della preistoria, peraltro, significa essenzialmente insegnamento di un ben preciso paradigma, quello della “teoria di Darwin” e dell’ipotesi che, detto in un linguaggio un po’ semplicistico, vuole che “l’uomo discenda dalla scimmia”. La teoria darwiniana viene riproposta costantemente nell’ambito degli studi, sia storici che scientifici, dalla scuola primaria fino all’università, in una versione stereotipata, riassumibile grosso modo nel seguente schema: la vita è

scaturita da un mero caso; le innumerevoli specie viventi che esistono o sono

 

esistite sulla Terra sono il frutto del caso  e della selezione naturale; l’essere umano si è evoluto casualmente  da esseri simili alle attuali scimmie antropomorfe, attraverso una serie di “anelli di congiunzione” semiumani. Quello di Darwin e della sua teoria, peraltro, è divenuto oggigiorno un argomento “scottante”, che suscita polemiche feroci e spesso faziose da una parte e dall’altra: esiste, infatti, un fronte “darwinista” implacabilmente arroccato in difesa della “teoria”, cui si contrappone un altrettanto determinato fronte “antidarwinista”, che la attacca. Le ragioni di tanta determinazione sono comprensibili, visto che la polemica pro o contro Darwin tocca direttamente questioni come l’origine dell’uomo e della vita, la presenza di un disegno intelligente  sotteso alla natura o invece l’assoluta casualità  degli eventi, l’esistenza o meno di un Dio ecc. Il dibattito, pertanto, è tracimato dal ristretto ambito accademico, estendendosi a macchia d’olio, e si è diffuso ovunque, meno che nella scuola, dove la teoria darwiniana viene a tutt’oggi riproposta agli studenti in maniera monolitica, acritica e apodittica. Le ragioni di tale dogmatismo sono presto dette: presentare la teoria di Darwin come unica e infallibile verità, significa soprattutto difendere una certa visione – che si vuole scientifica (o scientista?) – della realtà, in opposizione a una visione “sovrannaturale” o religiosa; in sostanza, l’establishment   culturale teme che, una volta incrinata o peggio ancora confutata la teoria di Darwin, tutte le componenti della visione “moderna” della realtà – materialismo, ideologia del progresso, superiorità della civiltà moderna sulle altre, liberalismo, individualismo, competizione economica, ultracapitalismo – rischino di rimanere prive della propria “giustificazione” scientifica. Che il darwinismo potesse avere una “ricaduta” ideologica straordinaria sulla cultura e sulla società, del resto, se n’era reso conto più di un secolo fa Sir Thomas Henry Huxley – nonno di Julian e Aldous – che, non a torto, venne soprannominato “il mastino di Darwin”: a lui si deve il successo di questa teoria sia nel mondo scientifico che nella cultura di massa. Thomas Huxley, a tale proposito, fu il fondatore di un esclusivo circolo di intellettuali molto influenti, lo X-Club3, grazie al quale si riuscì «con duro lavoro e astuzia politica» a diffondere le idee del darwinismo e del liberalismo nella società britannica dell’epoca, facendole diventare la leadership  culturale d’Inghilterra. Come ha riconosciuto anche lo scienziato Fred Hoyle, il timore di criticare il darwinismo ha pertanto, a tutt’oggi, «ragioni psicologiche piuttosto che scientifiche»4. Secondo il celebre biofisico Massimo Piattelli Palmarini – ateo dichiarato, eppure critico della teoria di Darwin e più ancora di quelli che egli

 

definisce «gli errori dei darwinisti» – l’adesione al darwinismo sarebbe divenuta in realtà una sorta di «cartina di tornasole per stabilire chi possiede una concezione del mondo “realmente scientifica” e chi no»5; «più di uno dei nostri colleghi – ammette Piattelli Palmarini – ci ha detto che, anche se Darwin aveva sostanzialmente torto a sostenere che la selezione naturale è il meccanismo dell’evoluzione, comunque non dovremmo dirlo. Non, comunque, in pubblico. Per quanto involontariamente, comportarsi in questo modo significherebbe schierarsi con le Forze dell’Oscurità, il cui obiettivo è portare discredito alla Scienza»6. Per “amore della Scienza”, dunque, bisognerebbe essere disposti anche a mentire, affermando in pubblico ciò che, in realtà, personalmente si ritiene sbagliato. È un esempio perfetto di quello che Orwell avrebbe definito il bi-pensiero.  Esercizio n. 3 – «Ripasso generale del “politicamente corretto”: dall’UE al gender »

I programmi, gli orientamenti e i libri scolastici, specie in Italia, vengono aggiornati di solito con una lentezza che ha del proverbiale e, in qualche caso, rimangono indifferenti per decenni a qualsivoglia dibattito o criticità. In altre situazioni, al contrario, l’aggiornamento avviene con un’immediatezza che sconcerta. È il caso, ad esempio, dei temi riguardanti l’UE, la moneta unica e i suoi “vantaggi”, che vengono celebrati in ogni maniera. Alcuni libri di testo sulla geografia del continente europeo, coerenti con gli orientamenti proposti dal Ministero, sono ormai dedicati in larghissima parte all’UE, alla “cittadinanza” UE, al Trattato di Maastricht e alle sue “positive ricadute” nella vita di tutti noi, alle “libertà” europee, alla “moneta unica” ecc.; al contempo, invece, lo spazio riservato alla cultura, all’arte e alla millenaria storia dei popoli del continente è stato enormemente ridotto. La realtà dell’UE, naturalmente, è sempre mostrata in maniera celebrativa e acritica; scrive Ida Magli: «Quanto flagellato Mussolini perché scuole di Stato si formavanoè i stato giovani fascisti! Ma in che cosa sononelle diverse le nostre scuole,

dove si distribuiscono gratuitamente libri, preparati negli uffici dell’UE e

 

pubblicati con i nostri soldi, su Cittadinanza e Costituzione.  Educazione alla cittadinanza europea?»7. E continua: «Malgrado la tanto osannata democrazia esistente in Europa, ai popoli non è stato detto nulla dei tanti problemi che stiamo tentando di chiarire. Nulla. Assolutamente nulla. L’informazione sull’unificazione europea è stata programmata per non informare […]. Con la tattica tipica dei progettisti del Nuovo Ordine Mondiale, europeo e globale, la situazione viene semplicemente imposta, fatta trovare davanti ai cittadini e ai popoli già pronta»8. Un altro elemento fondamentale della “proposta europeista”, inoltre, sembra essere l’adesione all’ideologia gender, ormai entrata a fare parte integrante del “pacchetto Europa”;sembra anche debba da questo puntoconsequenziale. di vista, una Inricaduta sull’insegnamento essere una 9 “raccomandazione” del 2010 del “Comitato dei Ministri Europeo”   – di per sé non vincolante, ma significativa – si invita a introdurre nelle scuole appositi momenti di “sensibilizzazione” degli studenti sulle tematiche della “discriminazione” verso gay  e lesbiche: in concreto, questa istanza dovrebbe portare, per esempio, a utilizzare l’esperienza delle associazioni omosessuali per “informare” gli studenti sulle “nuove realtà” costituite dalle “famiglie omosessuali”. In Croazia, qualche mese prima dell’ingresso nell’UE, il ministero della Salute ha inserito nelle scuole elementari la materia  Educazione alla salute, modellata, di fatto, secondo l’ideologia gender10: in terza elementare (bambini di 8-9 anni), il corso prevede, tra l’altro, di insegnare agli alunni quali “toccamenti” sono desiderabili e quali indesiderabili; in quarta elementare (bambini di 9-10 anni), il corso prevede invece il “riconoscimento e superamento” degli “stereotipi” sessuali, specie quelli legati alla “rigida” caratterizzazione maschio/femmina. L’insegnamento in questione, peraltro, rientrerà tra quelli obbligatori per tutti. Anche in Francia, dall’inizio dell’anno scolastico 2013-2014, è diventato obbligatorio in tutte le scuole di ogni ordine e grado (persino in quelle private e confessionali) un corso di insegnamento basato sull’ideologia gender, con l’esplicito fine di «trasformare la mentalità dei giovani». Questo insegnamento sarà

 

«presentato come un modo per promuovere la parità dei sessi e per combattere l’omofobia, questo corso è finalizzato a “sostituire categorie mentali come quella di ‘sesso’ con il concetto di ‘genere’, che […] mostra come le differenze tra uomo e donna non siano basate sulla natura, ma siano prodotte storicamente e replicate dalle condizioni sociali” […]. In una lettera ai responsabili educativi del 4 gennaio, il ministro francese dell’Istruzione, Vincent Peillon, ha espresso la decisione del governo di impegnarsi per produrre un cambio di mentalità tra i giovani. In questo senso, viene rivolto l’invito alle scuole affinché “distolgano gli studenti da ogni forma di determinismo, familiare, etnico, sociale o intellettuale” (“L’Express”, 2 settembre 2012). […] In una relazione del dicembre 2012, l’Ispettorato generale sugli affari sociali raccomandava alle scuole di “combattere contro gli stereotipi sessuali […] fin dalla più tenera età”, di decostruire la “ideologia della complementarietà” tra i sessi e di sostituire le parole “maschi” e “femmine” con termini sessualmente neutri come “amici” o “bambini”. richiestoe di prevenire ilpsico-sociale processo di “differenziazione basataAlle sul scuole genere èsessuale” l’acquisizione da parte del bambino della sua identità sessuale»11.

Note al Capitolo 5 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9.

Magli, I., La dittatura europea, BUR, Milano 2010, p. 38. Huxley, A., Il Mondo Nuovo, cit., p. 33.  Encyclopaedia Britannica Britannica: http://www.britannica.c http://www.britannica.com/EBchecked/topic/650339 om/EBchecked/topic/650339/X-Club. /X-Club. Hoyle, F., Wickramasinghe Wickramasinghe,, C., Evolution from Space, Simon & Schuster, New York 1984, p. 130.

Piattelli Palmarini, M., Fodor, J., Gli errori di Darwin, Feltrinelli, Milano 2010, p. 11. Ivi, pp. 18-19. Magli, I., op. cit., p. 19.  Ibidem, p. 21. http://www.tempi.it/lanuova-strategia-lgbt-per-entrare-nelle-scuole-sui-posti-di-lavoro-sulweb#.UYz4mLUqw0c.. Archiviato il 10 maggio 2013. web#.UYz4mLUqw0c 10. http://www.lanuovabq.it/it/articoli-croazia-gli-ex-comunisti-la-buttano-sul-sesso-5650.htm. Archiviato il 23 gennaio 2013. 11. http://www.tempi.it/hollande-e-il-corso-di-educazione-sessuale-gender-per-insegnare-ai-bambini-chenon-esistono-maschi-e-femmine#.UgJAtZL0E non-esistono-maschi-e -femmine#.UgJAtZL0E0e. 0e. Archiviato il 6 giugno 2013.

 

Capitolo 6

COME DISTRUGGERE LE RELIGIONI «“Noi, Winston, controlliamo la vita a tutti i suoi livelli. Tu immagini che esista qualcosa come la ‘natura umana’ che si sentirebbe oltraggiata da quello che noi facciamo e che si ribellerà contro di noi. Ma siamo noi a crearla, questa natura umana. Gli uomini possono essere manipolati in tutti i modi […]”. “No, ma io sono convinto. Io so che fallirete. C’è qualcosa nell’universo… non so, uno spirito, un principio… che voi non riuscirete mai a dominare”. “Tu credi in Dio, Winston?”. “No”. “E allora che cos’è questo principio che ci sconfiggerà?”».

(George Orwell, 1984)

P

er realizzare un “governo globale” basato sui presupposti ideologici del mondialismo, i Poteri Forti non possono prescindere  dall’annichilimento delle grandi grandi tradizioni spirituali, che per millenni sono state guide guide dell’umanità. Da questo punto di vista, si tratta di una scelta obbligata: un po potere tere globale non può accettare di “condividere” la mente e il cuore dell’umanità con altri poteri, e men che meno con quelle religioni che si basano su una una visione dell’uomo e del mondo diametralmente opposta all’ideologia mondialista. In concreto, ad esempio, come si può conseguire l’obiettivo di un’umanità omologata, asessuata, transgender, priva di corpi sociali intermedi, finché continuano a esistere organizzazioni “arcaiche” che propongono tutt’altro ideale di vita? E come si può pretendere che l’umanità accetti una totale e radicale trasmutazione del mondo, delle sue leggi e della sua natura, se per molte persone le leggi e la natura del mondo non sono altro che il “riflesso” di un Principio superiore? Per questo, nella distopia di Orwell, il torturatore O’ Brien chiede alla sua vittima Winston come mai egli, pur non credendo in Dio, continui a illudersi che il potere delMondo PartitoNuovo possa di unHuxley giorno la essere sconfitto, ancora perche questo che anche ne Il grande assenteed è laè religione, non può

 

trovare spazio nello Stato mondiale (anche se, come vedremo, vengono promosse certe forme di “spiritualismo” create su misura). D’altronde, anche se l’ideologia mondialista non ha mai rinunciato a una costante lotta contro il “nemico religioso”, le tattiche usate non sono state sempre le stesse. Come insegna Machiavelli, infatti, in ogni tipo di guerra «il nemico può essere o vezzeggiato  o spento»: nel caso delle religioni, questo può significare, ad esempio, che la tattica di “svuotarle dall’interno”, minarle alle radici o, al limite, ridurle a immagini patetiche e “grottesche” di se stesse, può essere, alle volte, più utile che il mero distruggerle. Una religione snaturata, infatti, non solo non costituisce più un reale pericolo, ma può addirittura diventare un ottimo “strumento” da utilizzare al momento debito. Un contenitore “vuoto”, che può riunire (legare, dall’etimologia latina del termine “religione”, re-ligare, unire1) i cittadini del futuro Governo globale, offrendo un culto semplice, veloce e fai da te. Per ovvi motivi, inoltre, le “attenzioni” dei poteri mondialisti si sono concentrate soprattutto su quelle religioni che, oltre ad avere una prospettiva di tipo “universalista” e un numero sterminato di fedeli, hanno anche una ricaduta diretta sulla sfera del sociale, ovvero, essenzialmente, il Cristianesimo e l’Islam nelle loro “forme tradizionali”. Sono loro, le vere nemiche del Nuovo Ordine Mondiale. O almeno lo erano fino a non troppo tempo fa…

Dal rigor mortis alla decomposizione: la crisi del Cattolicesimo Nel mondo cattolico, esistono frange di cosiddetti “tradizionalisti”, che accusano la Chiesa  post   Concilio Vaticano II di avere tradito se stessa, accettando il pensiero nelle sue quasi formesempre più inconciliabili con la dottrina cattolica. Tale moderno opinione anche si accompagna a una prospettiva “complottista”, che identifica gli attori di questo processo con lobby e gruppi di potere nemici della Chiesa (massonerie, sionisti ecc.), che si sarebbero infiltrati in essa allo scopo di distruggerla. Questa visione delle cose – che pure ha dei punti di contatto con certe realtà oggettive – presuppone tuttavia un punto di partenza improbabile: quello del tutto bene prima, tutto male poi; secondo i “tradizionalisti”, cioè, la Chiesa preconciliare sarebbe stata una realtà “idilliaca”, forte nella dottrina e impeccabile, a dispetto della “rovina” successiva; mentre ogni “male” sarebbe giunto dall’esterno (lobby, massonerie ecc.). Di fatto, la realtà storica è ben più complessa: la Chiesa preconciliare, infatti,

era essenzialmente un’istituzione rigida e arroccata a difesa di un Cristianesimo

 

ridotto “ai minimi termini”, che rispondeva con formule preconfezionate alle esigenze e alle domande della gente; un gigante dai piedi d’argilla, che mascherava la sua crisi dietro un formalismo arido e precettistico, per dirla con le parole del teologo Padre Ghislain Lafont: «Un universo teologico triste […] incentrato sull’individuo […] definito da un insieme di verità, che dovevano essere credute così come erano presentate, e da doveri da praticare così come erano comandati; un universo teologico, che ignorava la mistica e privo della Scrittura […] dove l’unico respiro era alla fine il Cuore di Cristo manifestato dalla tenerezza dei santi»2. La Riforma della Chiesa non era quindi procrastinabile e i modelli di riferimento non sarebbero nemmeno mancati; oltre all’Occidente spiritualmente insterilito, esisteva infatti, ed esiste tutt’ora, un universo cristiano-orientale che, amistica, dispettola della dittatura comunista cui soggiaceva, la teologia dei Padri, l’arte sacra; un mondo,manteneva che sapevaancora ancoraintatta leggere la natura come un “simbolo” e conservava la preghiera e le tecniche di meditazione; un mondo, che rifuggiva il razionalismo ed era poco avvezzo al moralismo puntiglioso e fobico, che attanagliava l’Occidente cattolico e protestante. Era una via possibile da intraprendere, per la Chiesa Cattolica. Ma ciò non avvenne, ed è per questo motivo che il Cristianesimo occidentale è passato dal rigor mortis  preconciliare alla “decomposizione” di questi decenni: una crisi, che le kermesse  mediatiche delle varie GMG e dei “festival della fede” non risolvono affatto.

I Vangeli? Sono vecchi e “antisemiti”! Un punto sul quale i “tradizionalisti” sembrano avere ragione, tuttavia, è quello del coinvolgimento di potenti lobby nel processo di snaturamento del Cattolicesimo, a partire dalla metà del XX secolo. È interessante vedere come tali “forze” abbiano preso di mira da subito i pilastri fondamentali del Cristianesimo: la figura di Gesù Cristo e la testimonianza contenuta nei Vangeli. Uno dei “grimaldelli” usati è stato, da questo punto di vista, lo shock dovuto all’olocausto ebraico, per suscitare tra i cattolici una sensazione di inadeguatezza, se non di vero e proprio “senso di colpa”. Si è voluto, in sostanza,

lasciare intendere che le responsabilità nel massacro degli Ebrei risalissero, in un

 

modo o nell’altro, alla polemica cristiana contro il Giudaismo, fino a prendere di mira persino gli stessi Vangeli. A farsi promotore di tali suggestioni all’interno della Chiesa, fu un personaggio potente: il cardinale gesuita tedesco Augustin Bea, protagonista del dialogo ebraico-cattolico, ma anche biblista e fulcro di una vera e propria lobby interna alla Chiesa. L’idea che circolava nell’entourage del cardinale, allo scopo di riconciliare cattolici ed ebrei, infatti, era che le accuse di “deicidio” e l’ostilità dimostrate nei secoli contro gli ebrei da parte dei cristiani – ostilità, che peraltro aveva sempre fatto da contraltare a un altrettanto acceso sentimento anticristiano da parte degli ebrei – fossero non solo il frutto di degenerazioni contingenti, ma anche il segno di un “peccato originale” che affondava le sue radici fino ai Vangeli stessi. In nome di questa nuova stagione dei rapporti ebraico-cristiani, il cardinal Bea – il quale accusava pubblicamente di “antisemitismo”3  anche i cristiani palestinesi che si opponevano all’occupazione israeliana – tessé un’imponente rete di amicizie e di collaborazioni, specie con organizzazioni come il B’nai B’rith, riunendo attorno a sé personalità ecclesiastiche coerenti con il suo nuovo assunto. Applicando con grande spregiudicatezza categorie moderne a realtà di duemila anni fa, il gruppo del cardinale arrivò così perfino ad accusare gli stessi evangelisti di “antisemitismo”, a causa delle polemiche presenti nei Vangeli contro la casta sacerdotale ebraica d’allora. Uno dei collaboratori del cardinal Bea, padre Gregory Baum – un ex ebreo ateo convertito e ordinato sacerdote, autore di un saggio intitolato Gesù e gli  Ebrei – scrisse addirittura che le frasi “antiebraiche” del Vangelo erano una vera e propria «collezione di scritti d’odio»4. Un altroe autore collaboratore, JohnJudaeis Oesterreicher anch’egli convertito con Bea monsignor del decreto De  – durante– una predica ebreo nella cattedrale di San Patrizio a New York, disse testualmente: «Noi non leggiamo più le numerose dichiarazioni di Gesù Cristo contro il suo popolo contenute nel Vangelo»5. Il Vangelo, in sostanza, era ritenuto non “politicamente corretto” e andava quindi “cambiato”; ma in che modo sarebbe stato possibile “censurare” i Libri Sacri continuando però a ritenersi cattolici? E soprattutto: come fare accettare all’insieme della Chiesa una tale rivoluzione? Lo strumento ideologico adatto allo scopo, in realtà, era già nelle mani del cardinal Bea, che lo aveva introdotto nell’ambiente cattolico negli anni in cui era stato rettore del Pontificio Istituto Biblico (1930-1949), ed era l’esegesi storico-

critica. L esegesi storico-critica, in realtà, aveva come scopo dichiarato quello di

 

rendere più comprensibili i testi biblici – e in particolare i Vangeli – attraverso una migliore comprensione storica degli eventi descritti. Un metodo di esegesi apparentemente “scientifico”, dunque, ma in realtà fortemente condizionato da una visione ideologica generatasi nel mondo protestante e tendente a “purificare” i Vangeli da tutti gli aspetti ritenuti incompatibili con la cultura moderna. Negli anni Trenta, i pastori luterani tedeschi Rudolf Bultmann e Adolf Von Harnack avevano proposto la cosiddetta “demitizzazione” dei Vangeli, ovvero, in concreto, l’eliminazione di tutti quegli aspetti sovrannaturali  che, a loro parere, non potevano essere accettati dall’uomo moderno; pertanto, se ad esempio nei Vangeli si parlava di “miracoli”, ciò lo si doveva sicuramente imputare a una tarda “manipolazione” da parte degli evangelisti stessi, che dovevano avere “inventato” gli episodi allo scopo di esaltare la figura di Gesù. Il compito del “nuovo esegeta”, dunque, avrebbe dovuto essere quello di cancellare queste “sovrastrutture mitiche”, per arrivare a comprendere chi fosse stato realmente il Gesù storico. In una simile presa di posizione, naturalmente, c’è tutto il peso di un secolo e mezzo di pensiero razionalista e materialista, pregiudizialmente avverso ad ogni possibile realtà “non quantificabile” dalla scienza moderna. Tale tipo di pensiero, tuttavia, aveva l’indubbio vantaggio di proporsi come “moderno” e “al passo con i tempi”: vere e proprie parole magiche , per quella notevole parte del mondo cattolico che soffriva di una terribile crisi d’identità e provava un cupo senso di inferiorità di fronte al mondo. Dopo il Concilio Vaticano II e a partire dal Pontificio Istituto Biblico, queste idee, in forme più o meno radicali, invaderanno tutto il mondo cattolico, a partire da Università Pontificie e Seminari: i Vangeli verranno “sezionati” come su un tavolo d’autopsia per cercare di capire cosa potere definire attendibile e cosa no, cosa potere ritenere “compatibile” con la modernità e cosa invece rigettare; il tutto, con criteri che naturalmente cambieranno a seconda del clima ideologico e persino politico del momento. Certi passi del Vangelo, ad esempio, verranno presi alla lettera, mentre altri saranno scartati per principio in quanto “non credibili”; alcuni studiosi non accetteranno minimamente l’idea che Gesù possa avere compiuto dei miracoli, altri accetteranno solo i miracoli più “compatibili” con la mentalità moderna6; alcuni riterranno che Gesù sia stato un “antisemita”, altri che sia stato antiromano; per alcuni i Vangeli avranno un certo valore storico, per altri solo un significato morale e così via. Di fatto, alcuni sacerdoti cattolici si ritroveranno a predicare dai pulpiti un Vangelo in cui – con una perfetta operazione di bi-pensiero orwelliano – non

credono più, con tutto ciò che ne può conseguire anche sul piano della tenuta

 

disciplinare e morale del Clero.

Cattolici da ONU: dal “Regno di Dio” al Nuovo Ordine Mondiale Scrive il filosofo francese ex ateo André Frossard, nel 1935 protagonista di una clamorosa conversione al Cristianesimo: «Sì! Il Cristianesimo è morto in molti sensi, ma si è dovuto attendere il ventesimo secolo per vederlo morire di paura. Di paura davanti al mondo. Il mondo vuole un cristianesimo smorto e pusillanime, ansioso di ottenere diritto di cittadinanza in una società che lo disprezza»7. È forse questa una possibile chiave di lettura, per quella che rimane una delle più incomprensibili prese di posizione della gerarchia cattolica negli ultimi anni: l’appoggio pubblico degli ultimi pontefici al progetto del Nuovo Ordine Mondiale. Un sostegno apparentemente inspiegabile, se solo si pensa all’inconciliabilità esistente fra le dottrine del Cattolicesimo e quelle del mondialismo. Non solo, ma tali prese di posizione sembrerebbero smentire clamorosamente altri pronunciamenti; già Leone XIII, ad esempio, nell’enciclica  Humanum Genus, dedicata in particolare all’azione della Massoneria nella società del tempo, prendeva atto con grande lucidità della reale natura del “nuovo ordine del mondo”, che si andava instaurando: «L’ultimo e il principale dei suoi intenti [della Massoneria; N.d.A.] è […] quello di distruggere dalle fondamenta tutto l’ordine religioso e sociale nato dalle istituzioni cristiane e creare un nuovo ordine». I primi segni di un inusitato cambiamento, tuttavia, si erano già percepiti, mentre era ancora in corso il Concilio Vaticano II, nel famoso discorso fatto da Paolo VI all’ONU il 4 ottobre 1965, in occasione della sua visita; un discorso talmente elogiativo da assumere toni quasi “messianici”, come se l’ONU stessa fosse il compimento della storia: «Siamo coscienti di vivere l’istante privilegiato nel quale ha compimento un voto che portiamo nel cuore da venti secoli. Il nostro messaggio vuole essere anzitutto una ratificazione morale e solenne di questa istituzione […]. Quanto di più bello c’è nell’Organizzazione delle Nazioni Unite è il

suo volto umano più autentico. È l’ideale sognato dall’umanità nel suo

 

pellegrinaggio attraverso il tempo». Si ritrovano gli stessi toni nel discorso pronunciato da Giovanni Paolo II il 2 giugno 1980, durante la visita alla sede parigina dell’UNESCO (proprio l’istituzione di cui era stato fondatore Julian Huxley): «Mi sia permesso iniziare riportandomi alle origini della vostra Organizzazione. Gli avvenimenti che hanno segnato la fondazione dell’UNESCO mi ispirano gioia e gratitudine verso la Provvidenza». La domanda che ci si pone, naturalmente, è come potesse un Pontefice cattolico elogiare l’ONU e l’UNESCO come culmine e meta del “pellegrinaggio umano nel tempo”, vista l’ispirazione decisamente anticristiana dei loro ideatori. Questi, comunque, erano i precedenti: in seguito, i riferimenti della gerarchia cattolica al Nuovo Ordine Mondiale sono diventati letteralmente espliciti. Nell’omelia dell’1 gennaio 2004, ad esempio, un Giovanni Paolo II ormai esausto e prossimo alla dipartita, affermava: «Le persone stanno diventando sempre più consapevoli della necessità di un Nuovo Ordine Mondiale». È però nella figura di Ratzinger-Benedetto XVI che tutte le contraddizioni del rapporto fra Chiesa Cattolica e Nuovo Ordine Mondiale sembrano emergere in maniera clamorosa. Era ancora il 1999, quando l’allora cardinale Ratzinger, nell’introduzione al  Nuovo Disordine Mondiale trappola libro dal significativo titolo   –  La grande   (tr. it. Cinisello er ridurre il numero dei commensali alla tavola dell’umanità Balsamo 1999) del professor Michel Schooyans, docente presso l’Università Cattolica di Loviano, affermava esplicitamente:

«Le tesi portate avanti da Schooyans, oltre ad essere un autentico pugno nello stomaco, esprimono dunque una linea interpretativa che potremmo definire autorevolissima della posizione della Chiesa riguardo a un problema, quale quello della “vita” e della sua strumentalizzazione, che è preconizzato come un tentativo di “dittatura mondiale”  perseguita dai Paesi più ricchi e che si avvale, nella visione proposta, di importantissimi strumenti politici quali l’ Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS),

l ONU, le ONG, la Banca Mondiale e tutte le organizzazioni ad esse

 

collegate. Secondo l’Autore, il Nuovo Ordine Mondiale altro non è che il tentativo di imporre la “filosofia dell’egoismo” dei Paesi ricchi ai Paesi  poveri o in via di sviluppo, e il dominio di pochi su tutti gli altri».

Una presa di posizione esplicita contro l’ideologia mondialista e persino contro le stesse organizzazioni internazionali che se ne fanno portatrici. Tale presa di posizione, tuttavia, sembrerà clamorosamente mutare solo qualche anno dopo, a partire dall’elezione di Ratzinger a pontefice. Il 25 dicembre 2005, durante la prima benedizione natalizia Urbi et Orbi  del suo pontificato, Benedetto XVI si lascia andare infatti a una sconcertante prolusione: «Uomo moderno, adulto eppure talora debole nel pensiero e nella volontà, lasciati prendere per mano dal Bambino di Betlemme; non temere, fidati di Lui! La forza vivificante della sua luce ti incoraggia a impegnarti nell’edificazione di un nuovo ordine mondiale, fondato su giusti rapporti

etici ed economici. Il suo amore guidi i popoli e ne rischiari la comune coscienza di essere “famiglia” chiamata a costruire rapporti di fiducia e di vicendevole sostegno. L’umanità unita potrà affrontare i tanti e preoccupanti problemi del momento presente: dalla minaccia terroristica alle condizioni di umiliante povertà in cui vivono milioni di esseri umani, dalla proliferazione delle armi alle pandemie e al degrado ambientale che pone a rischio il futuro del Pianeta». Non solo. Nel 2011,intitolato il Pontificio delladelGiustizia della Pacee produce un documento,  Per Consiglio una riforma sistema efinanziario monetario internazionale nella prospettiva di un’autorità pubblica a competenza universale8, in cui viene nuovamente “benedetto” il progetto mondialista

dell’ONU e delle organizzazioni finanziarie internazionali e si auspica la formazione di un’autorità mondiale. Naturalmente, il documento non riflette necessariamente il pensiero di Benedetto XVI, ma mette comunque in luce l’esistenza di una “lobby mondialista” potente e ramificata in Vaticano: «Un lungo cammino resta però ancora da percorrere, prima di arrivare alla costituzione di una tale Autorità pubblica a competenza universale. Logica vorrebbe che il processo di riforma si sviluppasse avendo come punto di

riferimento l Organizzazione delle Nazioni Unite, in ragione dell ampiezza

 

mondiale delle sue responsabilità, della sua capacità di riunire le nazioni della Terra e della diversità dei suoi compiti e di quelli delle sue Agenzie specializzate. […] A un Governo mondiale non si può pervenire se non dando espressione politica a preesistenti interdipendenze e cooperazioni». Questo atteggiamento contraddittorio delle gerarchie cattoliche, tuttavia, può forse trovare spiegazione nelle enormi pressioni che i Poteri Forti sembrano poter esercitare sul Vaticano. Soprattutto nei confronti di Benedetto XVI, infatti, sembra che tali Poteri abbiano perseguito da subito una cinica, ma efficace, strategia del bastone e della carota , passando dagli scandali mediatici montati ad arte (da ricordare, quello riguardante il “Discorso di Ratisbona”, che fece infuriare il mondo islamico a partire da una frase volutamente estrapolata  dal contesto, o l’ancora più capzioso “scandalo del preservativo” creato dalla stampa francese durante un viaggio pastorale in Africa) a una ricerca di consenso o persino di legittimazione da parte del Papa. Una pressione costante, culminata nello “scandalo Vatileaks”, che può avere contribuito a “spezzare” le resistenze di Ratzinger, uomo di cultura ma certo non dotato della scaltrezza e della forza dell’uomo di potere. Forse è anche in questo braccio di ferro con i poteri mondialisti che si può rintracciare una delle possibili cause della sua recente clamorosa abdicazione dal Soglio di Pietro9.

La Russia ortodossa sfida l’Occidente mondialista C’è una parte del “mondo cristiano”, tuttavia, che sembra assolutamente refrattaria all’ideologia mondialista: la Chiesa ortodossa, specialmente quella russa. Già nel nostro saggio Governo Globale10  abbiamo fatto notare come la Russia di Putin sia, al giorno d’oggi, l’unica credibile antagonista al Nuovo Ordine Mondiale di stampo occidentalista, per la sua importanza sia strategica che militare; però la forza della Russia sembra risiedere anche nella sua ritrovata “identità” culturale e religiosa, che la pone in antitesi con il Nuovo Ordine Mondiale non solo sul piano strategico, ma anche e soprattutto su quello della “visione del mondo”. Da questo punto di vista, l’alleanza trono-altare – così tipica di un certo mondo orientale e così aliena alla nostra mentalità occidentale – sembra avere dato risultati concreti, e questo indipendentemente dal fatto che la si ritenga il frutto di un cinico compromesso, più che un’autentica convinzione. I numeri parlano chiaro, specie raffrontandoli a quelli di altre confessioni

cristiane. Oggi, dopo settant’anni di ateismo di Stato, circa l’80% della

 

popolazione russa è battezzata e ogni anno quasi mille nuovi edifici religiosi abbelliscono le sterminate terre dell’Oriente cristiano, dai Balcani al Pacifico; stiamo parlando non di grigie parrocchie prive di riferimenti sacri, ma di vere, splendide riproposizioni dell’arte bizantina, rutilanti di ori e di icone, profumate d’incenso e risuonanti di canti. L’Ortodossia, infatti, è anche questo: non tanto l’adesione a un catechismo, quanto l’appartenenza a un universo simbolico comune; un’adesione meno mentale o emotiva che cardiaca, la quale crea un legame viscerale tra il popolo e l’appartenenza religiosa («Se qualcuno ti chiede della tua fede, vai in chiesa e mostragli le nostre icone!», recita un detto russo). Naturalmente, di fronte a questa realtà risorgente, i Poteri Forti del mondialismo non sono rimasti con le mani in mano: è stata soprattutto la fondazione Soros a finanziare in Russia i gruppi anti-Putin e filo-occidentali, creando una rete di ONG e gruppi di pressione simili a quelli che avevano funzionato così bene durante la “primavera araba” e le “rivoluzioni arancioni”. Eppure, anche in questo caso, l’animo russo sembra essersi mostrato decisamente refrattario a questi influssi, visto che l’opposizione filoccidentale è rimasta assolutamente marginale. Certi episodi, come quello dell’irruzione blasfema delle  Pussy Riot   nella Cattedrale di Mosca – celebrata in Occidente come una manifestazione di “libertà di pensiero” repressa dal governo “teocratico” e dittatoriale di Putin – sembrano, al contrario, avere indispettito ancora di più l’opinione pubblica russa, polarizzandola in chiave antioccidentale. Ad avere messo con le spalle al muro gli agenti del mondialismo, tuttavia, è stata la durissima reazione del governo russo alle manovre esterne: l’1 ottobre del 2012, ad esempio, Putin ha espulso dalla Federazione Russa l’United States Agency for International Developent (USAID), agenzia americana accusata di finanziare le ONG e i gruppi per la difesa dei “diritti civili” per “fini politici”. Al tempo stesso, la Russia ha chiuso le porte a uno dei pilastri ideologici del mondialismo, ovvero l’ideologia gender: il 30 giugno 2013, infatti, Putin ha firmato un decreto, votato a larghissima maggioranza dalla Duma, in cui si mette al bando la “propaganda omosessuale” in presenza di giovani al di sotto dei 18 anni. Decisione, questa, che ha contribuito ancora di più alla demonizzazione della Russia in Occidente, dove il Paese euroasiatico è ormai considerato il “nemico numero uno” non solo da un punto di vista strategico e militare ma anche, e forse soprattutto, da quello ben più sottile della mentalità e della cultura.

Parla l’avvocato che ha presenziato all’80% dei processi per “terrorismo islamico” in Italia

 

Ci sono libri che vengono scritti in vista della divulgazione e altri, il cui scopo è quello di essere una “testimonianza”, quasi “un’arca di Noè” destinata a chi, un giorno, sarà chiamato a giudicare i nostri tempi. È questo il caso dell’imponente saggio di Carlo Corbucci  Il terrorismo islamico, falsità eprocessuali, mistificazione  (Editrice Agorà, Roma 2012): ben 1747a pagine di testimonianze raccolte dall’Autore in anni di processi veri o presunti “terroristi islamici” in Italia. In questo saggio, vi sono episodi di ogni tipo: c’è quello dei due bengalesi, che gestiscono un call center a Roma e che un giorno vengono arrestati, dopo il ritrovamento di una bomba a mano di fabbricazione americana in un rotolo di carta igienica del loro bagno pubblico, per essere poi scagionati, ma solo dopo  che i giornali di mezza Italia hanno titolato Cellula di Al-Qaeda scoperta a Piazza Vittorio ; c’è la grottesca odissea di tre ragazzi egiziani di Anzio che “pregano troppo”, sbattuti in prima pagina come “cellula di presunti kamikaze” per via del ritrovamento nella loro abitazione di un libro critico verso Israele e di una cartina del cimitero militare

americano, ma anch’essi assolti qualche anno dopo, e dopo un gran frastuono mediatico; c’è il caso del tunisino accusato di avere parlato al telefono della “verde cintura dei martiri”, espressione che, a una traduzione più attenta, è risultata riferirsi al “diventare verde” per via di una dieta a base di insalata e verdure, che era costretto a seguire da mesi per guarire dalle emorroidi… Naturalmente, nel libro, non c’è solo questo; ci sono anche casi di esaltati, di fanatici, di psicopatici, e ci sono persino storie di semplici delinquenti comuni, promossi però da un giorno all’altro a membri di potentissime organizzazioni terroristiche internazionali, e di teppisti e teste calde elevati al rango di leader di Al-Qaeda in Europa o della “rete internazionale” del terrore: un materiale talmente adulterato e controverso da convincere l’Autore del saggio, un avvocato che ha personalmente presenziato a tutti i processi descritti, di trovarsi al cospetto di una gigantesca opera di manipolazione di massa: «La comparazione dei vari casi e delle varie operazioni inerenti alla repressione di un presunto “terrorismo islamico” in Italia […] ci hanno sufficientemente convinti che dietro il paravento […] si nasconda qualcos’altro di natura altrettanto inquietante e subdola ma di diversa provenienza»11. Quasi tutti i casi di “terrorismo islamico” in Italia, in effetti, sembrano seguire uno schema molto simile: c’è una “fonte confidenziale” – quasi sempre legata ai

Servizi americani o israeliani – che identifica una persona o un luogo; questa

 

“fonte” si premura di indicare i particolari con dovizia impressionante (oggetti che verranno ritrovati durante le successive perquisizioni, luoghi, orari ecc.); c’è, infine, un’assoluta e “referente” fiducia da parte delle Forze dell’ordine italiane in tali “fonti”, che non vengono mai messe in dubbio, almeno in sede di indagine. Il risultato che si vuole conseguire, secondo l’avvocato Corbelli, è evidente: si tratterebbe di un’operazione di “manipolazione mediatica”, diretta sia verso il mondo islamico che verso quello occidentale; da una parte, infatti, l’Occidente continua a vivere in un clima di “terrore indotto”, che giustifica le campagne militari contro i presunti “Stati canaglia” e le leggi speciali che limitano la libertà stessa dei suoi cittadini; dall’altra, l’Islam viene “criminalizzato” come una “religione da terroristi” e – cosa ancora più importante – molti sbandati o emarginati finiscono realmente  per identificarsi con questo modello, andando così a ingrossare le fila di un terrorismo “diffuso” e di un “Islam fai da te” ridotto a mera militanza ideologica, che i mass media, a loro volta, potranno facilmente identificare con l’onnipresente Al-Qaeda pronta a colpire dappertutto. È altrettanto interessante notare come le conclusioni dell’avvocato Corbelli sembrino coincidere con quelle dei Servizi segreti francesi12, i quali già nel 2010 avevano dichiarato che, stando al materiale in loro possesso, Al-Qaeda non esisterebbe più, come organizzazione, almeno dal 2002: il fatto che si sia continuato a parlarne per altri dodici anni sarebbe funzionale a una tecnica di strumentalizzazione di massa. Il capo dei Servizi segreti francesi, Allain Chouet, già direttore della  Direction Générale de la Sécurité Extérieure, il controspionaggio francese (DGSE), il 29 gennaio 2010 aveva fatto la seguente dichiarazione al Senato della Repubblica francese: «Come molti miei colleghi professionisti nel mondo, ritengo, sulla base di informazioni serie e verificate, che Al-Qaeda, sul piano operativo, sia morta nel 2002 nelle tane di Tora Bora. […] Dei circa 400 membri attivi dell’organizzazione esistente nel 2001, meno di una cinquantina, di seconda scelta (a parte Osama bin Laden e Ayman al-Zawahiri, che non hanno alcuna attitudine sul piano operativo), è riuscita a scampare e a scomparire in zone remote, vivendo in condizioni precarie e disponendo di mezzi di comunicazione rustici o incerti».

 

Chouet aveva continuato notando che «non è con tale dispositivo che si può animare una rete coordinata di violenza politica su scala planetaria. Del resto, appare chiaramente che nessuno Sharm dei terroristi autori attentatiBombay post 11 ecc.) settembre (a Londra, Madrid, el-Sheik, Bali,degli Casablanca, ha avuto contatti con l’organizzazione». Il colpo di coda era stato l’accusa diretta ai mass media di fomentare l’odio verso i musulmani: «A forza di invocarla di continuo, certi media o presunti “esperti”, di qua e di là dell’Atlantico, hanno finito non già per resuscitarla, ma per trasformarla, come quell’Amedeo del commediografo Eugene Ionesco, quel morto il cui cadavere continua a crescere e a occultare la realtà e di cui non si sa come sbarazzarsi».

L’Emmanuel Goldstein del XXI secolo Nella distopia di Orwell, il nemico “ufficiale” dell’onnipresente Partito è la misteriosa Confraternita, a capo della quale vi è l’inafferrabile Emmanuel Goldstein, il traditore, l’ex collaboratore del Grande Fratello passato dalla parte del nemico, a cui vengono dedicati quotidianamente i “due minuti di odio collettivo”. A Emmanuel Goldstein e alla sua Confraternita viene attribuita ogni sorta di malvagità e di operazioni di sabotaggio; eppure, nessuno ha mai visto Goldstein di persona; nessuno sa, in fondo, se esiste davvero. Anche l’onnipresente Confraternita è un fantasma, un’entità astratta, che però il bipensiero dominante rende in qualche modo “reale”. Che la Confraternita esista o non esista, in fondo, che importanza ha? Essa deve  esistere: è la necessaria “controparte” del Partito, il “male” che deve permettere a tutti di potere riconoscere e identificare il “bene”; è l’accusa presente in tutti i processi intentati ai dissidenti, ma anche lo specchio per le allodole verso cui far deragliare ogni possibile “opposizione” al sistema. Volendo passare dalla distopia alla realtà storica del nostro XXI secolo, la Confraternita ed Emmanuel Goldstein hanno un nome su tutti: rispettivamente, Al-Qaeda e l’inafferrabile Osama bin Laden.

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Già nel nostro precedente saggio Governo Globale  abbiamo cercato di fare luce sull’inquietante realtà dell’Osama-globale, un uomo che prima di essere

 

“ufficialmente” eliminato da Obama nel 2012 era già stato dato per morto altre otto volte; anche lui, come Emmanuel Goldstein, ex amico dei “buoni” (aveva collaborato in Afganistan con gli USA e la CIA) e successivamente divenuto capo dell’onnipresente Al-Qaeda, l’organizzazione cui i mass media attribuiscono qualsiasi atto di terrorismo globale e che dalle remote grotte al confine fra Afganistan e Pakistan controllerebbe migliaia di terroristi nei quattro angoli del mondo, in barba a tutte le polizie e i Servizi segreti del Pianeta. Senza la Confraternita/Al-Qaeda, del resto, la politica imperiale dell’Occidente in Medio Oriente non avrebbe alcuna giustificazione; senza i mirati, mediaticamente sconvolgenti e puntuali attentati attribuiti a questa organizzazione, nessun soldato occidentale avrebbe calpestato il territorio dell’Iraq, dell’Afghanistan o di chissà quale altro “Paese canaglia”. Anche in 1984, del resto, la politica delle “stragi” è parte integrante della manipolazione del popolo, specie di quei  prolet   che di politica non capiscono nulla, ma sono sempre pronti a esplodere in ondate di feroce patriottismo ogni qualvolta una “bomba-razzo” del “nemico” piove sui loro quartieri massacrando qualche centinaio di persone. Un parallelismo davvero impressionante con quegli episodi di indiscriminato e spietato terrorismo, che hanno generato, nell’opinione pubblica, il mito di Al-Qaeda. Osserva Carlo Corbucci: «Questi episodi, riassumibili in fondo […] nelle stragi delle Torri Gemelle di New York, di Londra, di Madrid, di Bali, di Casablanca, del Cairo, di Istambul e di Sharm el Shaikh, non avevano altro effetto, probabilmente non dovevano avere altro scopo, che quello di creare una confusione che portasse a legittimare, prima, le guerre di invasione […] e a delegittimare, poi, ogni forma di “resistenza” all’interno dei Paesi in via d’occupazione»14.

Il nuovo Islam “made in USA” La nascita del “terrorismo islamico globale” non sarebbe pienamente comprensibile, ignorando il fatto che esso è solo la punta dell’iceberg di un ben più radicale processo di trasformazione  dell’Islam. Quello che noi oggi chiamiamo “fondamentalismo islamico”, in effetti, altro non è che il risultato dell’affermazione, soprattutto in area sunnita (il 90% dei musulmani del mondo), di certe correnti sponsorizzate a suon di petrodollari soprattutto dalla dinastia saudita: il Wahabismo15 e il Salafismo16. Questo neo-Islam è caratterizzato, di fatto, da una riduzione “ai minimi

termini” dell’esperienza religiosa, identificata in una serie di rigidi precetti e in

 

un letteralismo nemico di ogni “spiritualità” e “misticismo”. Non è un caso, infatti, che i primi e più tartassati bersagli del wahabismo-salafismo siano le confraternite “mistiche” dei Sufi, i custodi della più profonda esperienza interiore dell’Islam tradizionale; un odio, questo, ribadito di recente anche da episodi clamorosi, come quello della distruzione a Tombouctou (Mali) dei mausolei dei santi sufi (patrimonio dell’umanità) da parte dei guerriglieri integralisti 17. L’ayatollah iraniano Khomeini – che non era certo un “moderato”, eppure era nemico dell’integralismo salafita – chiamava spregiativamente « Islam made in USA» questa nuova forma di religiosità ideologica. L’espansione mondiale dell’integralismo è dovuta, in effetti, all’apporto economico dell’Arabia Saudita, principale alleata e “compagna d’affari” degli USA in Medio Oriente: «Grazie ai petrodollari – infatti – l’Arabia Saudita ha potuto svolgere un ruolo sempre più determinante nelle reti di educazione religiosa del mondo musulmano, sia creando le proprie scuole e i propri istituti (in particolar modo grazie alla Lega Islamica Mondiale, o  Rabita, creata dal regno saudita nel 1962), sia finanziando reti più antiche […]. Hanno così fatto concorrenza a centri di insegnamento religioso più tradizionali, come l’Università di Al-Azar al Cairo»18. Non a caso, questo “nuovo Islam” è stato ribattezzato da qualcuno rotestantesimo islamico, per certe sue caratteristiche che lo rendono estremamente simile ai movimenti nati dalla Riforma di Martin Lutero: «Fideismo, autoproclamazione, ricerca individuale salvezza, antintellettualismo […] sono tratti che si ritrovano anche in della altre religioni. Il 19 fondamentalismo protestante americano e il movimento carismatico» . A queste caratteristiche, vanno aggiunte l’avversione verso il “misticismo” e la negazione dell’autorità della Tradizione, anch’esse tendenze comuni sia al protestantesimo che al neo-islam. Nell’Islam fondamentalista, pertanto, vi sono molta più “modernità” e molto più “occidente” di quanto si sia disposti a immaginare e, se i soldi per sostenerlo vengono dalla più grande alleata dell’America, i protagonisti sono spesso personaggi nati o comunque cresciuti fra le minoranze islamiche del Regno Unito, della Francia o degli Stati Uniti20; predicatori fanatici, che andranno poi a

influenzare le masse dei Paesi d’origine, passando con sconcertante agilità tra le

 

maglie delle “occhiute” polizie occidentali, così attente e pronte, in altri casi, a scovare dei presunti “terroristi”. Che il fondamentalismo islamico al giorno d’oggi sia uno degli strumenti più efficaci e preziosi del mondialismo, del resto, lo si percepisce, ad esempio, in Siria, i guerriglieri inviati a rovesciare il regime laico di essere dove amico della Russia e dell’Iran) di Assad sono in (ma gran“colpevole” parte salafiti estremisti, appoggiati e armati al tempo stesso dal Qatar, dall’Arabia Saudita e dagli Stati Uniti21, che utilizzano con cinica efficienza quelli che, in altri contesti, vengono definiti “terroristi di Al-Qaeda”. Per questo, il giornalista Domenico Quirico, rapito dai ribelli siriani e tenuto in prigionia per 152 giorni, al rientro in Italia ha definito i suoi aguzzini dei banditi senza pietà, offrendo uno spaccato del Paese ben diverso da quello che era filtrato dalle ricostruzioni mediatiche (in cui i ribelli erano i “buoni” e Assad il “cattivo”). Quirico parla infatti di una «rivoluzione che non è più ed è diventata fanatismo e lavoro di briganti22» e aggiunge: «La Siria è il Paese del Male, dove il Male trionfa, lavora, inturgidisce come gli acini dell’uva sotto il sole d’Oriente, e dispiega tutti i suoi stati; l’avidità, l’odio, il fanatismo, l’assenza di ogni misericordia; dove persino i bambini e i vecchi gioiscono a essere cattivi». I rapitori cedettero poi Quirico al gruppo Al Faruk, una nota brigata della rivoluzione siriana facente parte del Consiglio nazionale siriano, così descritta dal giornalista: «[Al Faruk;  N.d.A è stata da diunHoms, generale che ha arruolato combattenti fra la .]gente piùcreata povera fra ribelle i più dimenticati della mafia di regime. L’Occidente si fida di loro, ma ho imparato a mie spese che si tratta anche di un gruppo che rappresenta un fenomeno nuovo e allarmante della rivoluzione: l’emergere di gruppi banditeschi di tipo somalo, che approfittano della vernice islamista e del contesto della rivoluzione per controllare parte del territorio, per taglieggiare la popolazione, fare sequestri e riempirsi le saccocce di denaro». I salafiti, inoltre, sono uno strumento utilissimo anche contro il “nemico numero uno” del Nuovo Ordine Mondiale, la Russia, che ai suoi confini meridionali ospita delle comunità islamiche, come quella cecena, fortemente

infiltrate dagli estremisti pagati dai sauditi e sostenuti dagli USA.

 

Una paradossale riprova di questo sembra fornirla uno degli ultimi attentati “folli e indiscriminati” avvenuti di recente in suolo americano: la bomba alla maratona di Boston del 2013, attribuita a due fratelli ceceni. Secondo il quotidiano russo «Izvestia»23  del 24 aprile 2013, uno dei presunti attentatori, il giovaneper Tamerlan Tsarnaev, partecipato in Georgia a unparavento seminariodella del  Fondo il Caucaso , una avrebbe delle tante associazione antirusse Jamestown Foundation create dalla CIA. Lì, il futuro terrorista di Boston avrebbe seguito un corso d’addestramento allo scopo di «aumentare l’instabilità in Russia». Insomma, anche la vicenda dell’attentato di Boston risulta essere più complicata di come l’hanno descritta i media occidentali; però Tamerlan Tsarnaev non potrà più spiegare nulla: qualche giorno dopo l’attentato, infatti, il terrorista è rimasto ucciso – secondo la ricostruzione ufficiale – in un conflitto a fuoco con la polizia americana.

La “spiritualità” del “mondo nuovo” La guerra alle religioni dichiarata dal Nuovo Ordine Mondiale non consiste solo nella distruzione delle antiche tradizioni, ma anche nella creazione di “nuove spiritualità” più compatibili con il sentire del “mondo nuovo”. I “mitici anni Sessanta”, da questo punto di vista, sono stati non solo l’era della droga, della “rivoluzione sessuale” e del femminismo, ma anche la culla di un inedito modo di percepire il rapporto con la “spiritualità”. Il 14 gennaio 1967, per festeggiare l’ingresso nella cosiddetta “Età dell’Acquario” – che secondo il pensiero diffuso in quegli anni avrebbe visto il superamento del vecchio mondo dominato dal Cristianesimo e l’avvento di una nuova era  di libertà – le varie “tribù” hippie e i loro leader si riunirono a San Francisco per una manifestazione – passata poi alla storia come Human Be-In   – 

in cui migliaia di persone imbottite di LSD e vestite in modo da assomigliare ad asceti indiani celebrarono la nascita di una “nuova religione senza chiese né culti”: a proporla e a organizzarla, uno dei rappresentanti più in vista della controcultura dell’epoca, John Starr Cooke24, che – come quasi tutti i “maestri” di quegli anni – aveva stretti legami con certi ambienti dell’alta finanza e con la CIA, ed era membro della sezione californiana dell’organizzazione occultista Ordo Templis Orientis  (OTO), di cui era stato seguace anni prima il celebre mago e “satanista” inglese Aleister Crowley. Crowley, figura cui si rifaranno innumerevoli protagonisti di quel periodo, specie tra i rockers di maggior successo25, è certamente uno dei grandi “maestri”

della cultura “libertaria” degli anni Sessanta. Secondo Crowley, infatti, il XX

 

secolo sarebbe coinciso con l’avvento dell’ Eone  Eone di Horus  (corrispondente all’ Età  Età dell’Acquario, di cui parleranno gli hippie) e con l’arrivo dell’ Anticristo  Anticristo, il quale altro non sarebbe che il “liberatore dell’uomo”, portatore di una nuova legge di libertà assoluta, come da Crowley stesso indicato nel suo libro Book o the Law,alche gli sarebbe stato ispirato da unadimisteriosa di si nome Aiwass, evocata Cairo nel 1904. L’insegnamento fondo di entità Aiwass riassume in poche parole, diventate il motto crowleyano: «Non vi è altra legge oltre il “fai ciò che vuoi”». Nella visione di Crowley, d’altronde, “Satana” non è tanto un essere reale, quanto piuttosto il simbolo del proprio ego: è l’ Io  Io  che vuole farsi  Dio. Così si esprime Crowley nel suo Hymne to Lucifer:

«Non c’è altro dio che l’uomo. L’uomo ha diritto di vivere secondo la sua legge, di vivere come vuole, […] di morire quando e come vuole. […] L’uomo ha diritto di amare come vuole: prenditi tutto l’amore che vuoi, ha diritto di uccidere coloro che quando, dove e con chi vuoi.  L’uomo 26 volessero negargli questi diritti» . Questa è l’essenza della “nuova spiritualità”, che negli anni successivi si sarebbe identificata con il movimento detto  New Age, o della “ nuova era”, che sarebbe stato non tanto una “religione”, quanto piuttosto uno “stato d’animo”diffuso; un modo di intendere il proprio rapporto con il “sacro” dominato da un individualismo assoluto. L’atteggiamento di fondo, infatti, è quello di chi non segue più una “Via” – la quale implica necessariamente il combattimento contro il proprio “ego” e il perseguimento di una “regola” – e si melting apot  “costruisce la via”celtiche a misurao del proprio “ego”; , in cuicontatto suggestioni maya  e sufiche, pellirossa possonountrovarsi stretto con tracce di Cristianesimo oppure con “rivelazioni” ricevute da “spiriti” o da esseri extraterrestri. L’espressione  New Age, peraltro, precede di molto i “mitici anni Sessanta”: la si ritrova per la prima volta nelle “rivelazioni spiritiche” ricevute nel 1848 dalle sorelle Fox27 (le creatrici dello Spiritismo moderno), ed è stata anche usata negli Stati Uniti come titolo della rivista ufficiale del Supremo Consiglio del Rito Massonico Scozzese Antico e Accettato. Qualunque cosa si voglia indicare con questa espressione, sta di fatto che la  New Age  è certamente la “religione” perfetta del Nuovo Ordine Mondiale: un “calderone” privo di qualsiasi dottrina definita, adatto ad ogni gusto e ad ogni

personalità; di fatto, un elemento perfetto di “disgregazione” per le identità

 

religiose di tipo tradizionale. Secondo Michel Lacroix – docente di Filosofia e ricercatore presso l’università di Evry, nonché autore di un saggio intitolato L’ideologia della New ge28  – il fenomeno new age, apparentemente libertario e individualista, nasconderebbe in realtà una tendenza proprio in questa tendenza ad “annichilire” e distruggere le “totalitaria” identità, annegandole in unsuaamalgama relativistico che sarebbe – sempre secondo lo studioso francese – la forma spirituale “ideale” per chi volesse imporre un potere unico mondiale. Anche ne  Il Mondo Nuovo  di Huxley, dove la religione è ormai un vago ricordo del passato, sopravvive una sorta di spiritualismo collettivo, che si esplica in uno strano rito chiamato “Servizio di solidarietà”, in cui le persone (in gruppi di dodici) si riuniscono in una sorta di “seduta evocativa”, conciliata dall’uso del soma, dal sesso di gruppo e dal ritmo ossessivo della musica, fino a quando le singole individualità si “fondono” in un unico Essere Supremo: «Supremo Essere, Amico Sociale, vieni, Annichilimento di Dodici-in-Uno! Vogliamo la morte perché in essa ciascuno inizia una vita di giorni sereni»29. Questo rituale, a base di sesso, droga e musica ossessiva, ricorda in maniera straordinaria le kermesse degli anni Sessanta e la “spiritualità” new age; solo che  – particolare non trascurabile trasc urabile – è stato descritto descri tto negli anni Trenta!

Se al posto di Dio metto gli extraterrestri. L’ultima religione? L’ultima moda della “nuova era”, tuttavia, sembra spingersi ancora più in là, adattandosi al sentire comune di un’epoca tecnologica. È così che, nell’immaginario collettivo, accanto agli “spiriti” evocati dalla New Age, trovano posto sempre più spesso i “nuovi dèi” del mondo postmoderno: gli alieni30. Possiamo anzi dire che, fra le “nuove religioni”, la più recente e popolare sia proprio quella che vede nei presunti extraterrestri un vero e proprio surrogato di  Dio. L’uso del termine “religione”, in merito alla credenza negli extraterrestri, non deve sembrare azzardato. In effetti, nell’immaginario di molti nostri contemporanei – atei o ex credenti, materialisti o spiritualisti – l’idea che delle creature extraterrestri possano venire a visitarci, o ci abbiano visitati in passato,

assume ogni giorno di più le caratteristiche di un vero e proprio culto . Il “mito degli alieni”, infatti, assume le caratteristiche tipiche di una fede

 

onnicomprensiva, che ha la pretesa di spiegare ogni cosa. Secondo i suoi cultori, ad esempio, l’esistenza dell’alieno renderebbe ragione di tutte o quasi le aporie della scienza moderna: spiegherebbe la nostra origine come specie (mediante modificazione genetica, a partire da esseri ancora primitivi, come affermano autori quali Zacharia Sitchin o antiche l’italianoe leMauro Biglino) emarenderebbe comprensibile l’origine delle civiltà loro conoscenze; persino i fenomeni angelici e divini descritti in tutte le religioni, secondo tale visione, non sarebbero altro che erronee interpretazioni, da parte dei nostri antenati, di quelli che oggi definiamo “fenomeni UFO”. Recentemente, anche i teologi si sono aperti a questa possibilità, seguendo le orme del compianto demonologo Corrado Balducci, che per primo si espose pronunciandosi a favore dell’esistenza dei “fratelli” extraterrestri. È il caso del sacerdote presbiteriano statunitense Barry Downing, autore de  La Bibbia e i  Dischi Volanti 31  (in cui ipotizza che molti eventi biblici, un tempo considerati miracolosi, oggi possano trovare una spiegazione nell’esistenza degli alieni) e del teologo Armin Kreiner, docente di Teologia alla Facoltà cattolica di Monaco di Baviera, che nel saggio Gesù, gli UFO e gli alieni affronta con toni filosofici la tematica extraterrestre come sfida alla fede cristiana32. Un mito per tutte le stagioni, dunque, quello degli extraterrestri, forse l’unico

mito moderno capace di “mettere d’accordo” persone con estrazioni culturali e ideologiche totalmente differenti; tuttavia, sono davvero poche quelle che ne conoscono le reali origini. Il primo aspetto da considerare, infatti, è che il “mito extraterrestre”, pur essendo declinato in forme “tecnologiche” (l’idea che astronavi con poteri fantascientifici ci visitino), nasce e si sviluppa all’interno del mondo occultista a cavallo tra il XIX e il XX secolo. È proprio a partire da tali ambienti  che finisce per conquistare  poi  l’immaginario delle masse. Non molti, ad esempio, sono a conoscenza del fatto che la prima “immagine” dell’alieno entrata a far parte del nostro immaginario – corpo “grigio”, grande scatola cranica, enormi occhi neri, narici e bocca appena accennate – vede la luce nel 1919 in un’opera di Aleister Crowley. Crowley, infatti, era solito abbozzare le sembianze delle “entità” che affermava di incontrare durante le sue evocazioni magiche e in quell’anno, nel contesto di una sua mostra pittorica dal titolo “Esibizione delle Anime Morte” tenuta al Greenwich Village di New York, espose, fra gli altri, il ritratto di LAM , un’entità da lui evocata nel corso delle evocazioni magiche note come “Operazioni Amalantrah”. Il ritratto, in cui è raffigurato il vero “prototipo” dell’extraterrestre

macrocefalo con gli occhi neri e allungati che decenni dopo sarebbe entrato

 

nell’immaginario collettivo grazie soprattutto a Hollywood33, mostra un’intelligenza “aliena” – nel senso di proveniente non da un altro pianeta, ma da un’altra dimensione  – con cui Crowley sarebbe entrato in contatto e che avrebbe poi disegnato nei suoi diari. Le “Operazioni ciò che “la grande Opera”, ilAmalantrah” cui scopo facevano sarebbe parte stato diquello di Crowley «aprire definiva un portale interdimensionale», che avrebbe permesso agli esseri “spirituali” di penetrare nel nostro mondo. Il ritratto di LAM fu anche utilizzato, come illustrazione, da Madame Blavastky nel suo libro  La Voce del silenzio, pubblicato nello stesso anno. Il bozzetto sarebbe poi stato affidato, nel 1945, a Kenneth Grant, uno dei più brillanti studenti di Crowley e suo successore a capo dell’O-TO. L’interesse per il fenomeno Contatto con Intelligenza Extraterrestre (CETI) avrebbe in seguito spinto Grant a creare, all’interno dell’OTO, una sezione dedicata al culto di LAM come entità extradimensionale. Simon Hinton, nel suo Typhonian Tradition avrebbe poi notato che il ritratto di LAM presentava «una rassomiglianza forte e inquietante con la rappresentazione di E.T., che vediamo nei film moderni, sebbene sia stato dipinto anni prima che questo archetipo venisse stilizzato»34. Dobbiamo però a Jack Parsons, uno fra i più quotati discepoli di Crowley, il primo collegamento tra le rivelazioni dell’entità LAM e le “apparizioni di UFO” e dischi volanti, che in quel periodo assurgevano all’onore delle cronache35. Parsons eraPropulsion un genio della missilistica l’altro, della JPL – Jet Laboratory), maamericana era anche(cofondatore, un convinto tra occultista: con Crowley, condivideva l’idea che, per potere giungere all’instaurazione dell’ Eone  Eone di Horus (la “nuova era”), si sarebbe dovuti passare prima per la distruzione del Cristianesimo, motivo per cui Crowley si faceva chiamare “Bestia 666”, mentre Parsons si era dato il nome di “ Anticristo”. Entrambi erano convinti che si potesse generare il futuro “Anticristo”, in forma umana, facendolo incarnare nel feto di una donna incinta tramite appositi rituali (qualcosa del genere lo avrebbe poi rappresentato il regista Roman Polansky nel film Rosemary’s baby 36). Nel 1946, Jack Parsons decise quindi di intraprendere l’esperimento (denominato Operazione Babalon) dell’incarnazione di un demone in una donna di nome Marjorie Cameron, che egli riteneva in qualche modo predestinata. Lui

di nome Marjorie Cameron, che egli riteneva in qualche modo predestinata. Lui stesso la condusse nel deserto, dove, in caso di riuscita, la donna avrebbe dovuto

 

avere la visione di un «UFO argentato a forma di sigaro»37. Naturalmente, per Jack Parsons, quelli che egli chiamava «sigari volanti» non erano le astronavi spaziali che sarebbero da lì a poco divenute celebri tra gli appassionati della nascente “ufologia”, ma manifestazioni del mondo “sottile”, entità evocate magicamente. confermato Che la sua fosse effettivamente questa, viene ulteriormente dallaconvinzione testimonianza di Francis King –  l’occultista,   l’occultista, che nel 1973 pubblicò i rituali dell’OTO – il quale asseriva che Parsons sentiva che i dischi volanti «avrebbero giocato una parte nel convertire il mondo alla crowleyanità»38. Il mito degli alieni e degli UFO, pertanto, ha un’origine inequivocabile: il mondo occultista e “satanista” della prima metà del XX secolo. È a partire da tale ambiente che esso si è diffuso nell’immaginario collettivo. Ma la “questione extraterrestre” ha un altro aspetto per noi interessante perché, ancora una volta, la sua diffusione a livello collettivo sembra avere beneficiato dell’azione di “poteri” interessati a diffondere questo nuovo mito nell’immaginario di massa. Persino alcuni “ufologi” particolarmente attenti sembrano essersene accorti. Scriveva, ad esempio, l’astrofisico e ricercatore UFO Jacques Vallée nella sua opera più cupa, Messaggeri di illusioni: «Io credo che dietro il fenomeno UFO esista un piano inteso a manipolare le masse, a conseguire obiettivi politici e sociali, e a creare una nuova forma di fede»39. Vallée si spingeva fino al punto di ipotizzare che gli UFO, sebbene “reali”, potessero costituire «l’applicazione di una tecnologia psicotronica; vale a dire, sono congegni fisici usati per influenzare la coscienza umana. Possono non provenire dallo spazio esterno, ma essere in realtà strumenti manipolatori di provenienza extraterrestre. Il loro scopo può essere quello di provocare mutamenti sociali sul nostro pianeta. I loro metodi sono pertanto autentici inganni: manipolazione sistematica di testimoni e contattisti; uso nascosto di svariati culti e sette; controllo dei canali d’informazione attraverso i quali i cosiddetti “messaggi spaziali” possono colpire l’opinione pubblica»40. Ancora più clamorose, anche per il prestigio e l’attendibilità del personaggio,

sono le parole di Allen Hynek astronomo e ufologo statunitense, utilizzato spesso come consulente per le grandi creazioni cinematografiche sul tema degli

 

extraterrestri – il quale, in un’intervista rilasciata poco prima di morire, ha rivelato di essere convinto che certe tecniche di  persuasione occulta siano state utilizzate negli anni per fare “familiarizzare” il grande pubblico con il tema degli alieni: «Hollywood, sapientemente pilotata, è servita e serve magnificamente allo scopo anche per gli alieni. Ecco così le produzioni orientate o Oriented  Productions  (OP) in campo cinematografico e televisivo. Con esse l’establishment informa e “forma” l’opinione pubblica come ai tempi di quelle realizzate con palesi finalità di propaganda nel periodo bellico. Film come  Incontri ravvicinati del terzo tipo, in cui Spielberg mi ha utilizzato come consulente, e ET l’extraterrestre non sono stati fatti a caso»41. Chiunque abbia osservato con occhio attento un film cult come  Incontri ravvicinati del terzo tipo42, ad esempio, non avrà potuto non notare l’atmosfera “parareligiosa” che anima tutta la pellicola. L’avvento degli extraterrestri, infatti, assume a tutti gli effetti le caratteristiche di una rivelazione, con puntuali contatti con la tradizione biblica.  Essi  annunciano la loro discesa con una misteriosa musica che viene dal cielo e con la luce delle loro astronavi imprimono sul viso dei testimoni un inconfondibile segno (che ricorda, non certo a caso, il volto irradiante di Mosè dopo la visione di Dio sul Sinai). Il luogo scelto per la manifestazione totale, per la teofania finale dei nuovi dèi venuti dallo spazio, è poi quello tipico di ogni rivelazione divina: un monte43. Sulla sommità di questo monte si compirà infine la rivelazione al cospetto, oltre che delle autorità della terra, di tre eletti, i quali, pur tra mille difficoltà e malgrado l’ostilità dei potenti del mondo, riusciranno ugualmente a giungere sulla vetta di questa sorta di Monte Tabor dell’era spaziale. È forse questo, in ultima analisi, il messaggio che il “mito extraterrestre” si propone di diffondere nelle masse: sostituire il Dio delle tradizioni antiche con la speranza e l’attesa di un “salvatore extraterrestre”. Un messaggio perfettamente filtrato nell’immaginario collettivo di milioni di persone, che sempre più spesso, invece di attendere il ritorno di Cristo o del Messia, scrutano il cielo fisico in attesa di un ben diverso “salvatore”.

Note al Capitolo 6

1.

Paulhan, J., Bagni, P. (a cura di),  Il segreto delle parole, postfazione di Adriano Marchetti, Alinea, Firenze 1999, p. 45.

2. 3. 4. 5. 6.

Lafont, G., Storia teologica della Chiesa, Ed. Paoline, Cinisello Balsamo 1997, p. 29. Mantero, P., La faccia nascosta della della storia, Il Segno, Tavagnacco (Ud), p. 190. Ivi, p. 186. Ivi, p. 185. Ad esempio, secondo il cardinale Ravasi, noto bbiblista, iblista, sarebber sarebberoo credibili solo i mirac miracoli oli compiuti da

 

Gesù persone, mentre quelli sulla natura sarebbero solo uncome riflesso di credenze magiche: «Io ritengosulle che fosse un abile guaritore, ma certi miracoli sulla natura, camminare sulle acque, devono essere stati adattamenti degli evangelisti tratti dalle profezie bibliche» (cit. in Capone, F., Chi era veramente Jehoshu’a ben-Joseph, detto Gesù? , in «Focus», n. 99, gennaio 2001, p. 170). 7. Cit. in Gulisano, P., Cristeros, Il Cerchio, Rimini 1996, p. 132. 8. Il documento è scarica scaricabile bile in pdf presso il sito: http://www.pcgp.it/dati/2011-1 http://www.pcgp.it/dati/2011-10/24-999999/RIFORMA0/24-999999/RIFORMAMONETARIA-italiano.pdf. 9. Si veda, in proposito: Perucchietti, E., Zagam Zagami,i, L., L’ultimo Papa, Edizioni SI, 2013. 10. Perucchietti, E., Marletta, G., Governo Globale, cit., pp. 153-158. 11. Corbucci, C., Il terrorismo islamico, falsità e mistificazione, cit., p. 1. 12. Si veda: Perucchietti, E., Marletta, G., op. cit., pp. 242 e ss. 13. Ivi, pp. 236-257. 14. Corbucci, C., op. cit., p. 4. 15. pensiero Il wahabismo   è un’interpretazione molto dalla “legalistica” aggressiva dell’Islam, divenuta la scuola di “ufficiale” nell’Arabia controllata dinastia esaudita. 16. La salafiyya (in arabo, ), o salafismo, è una scuola di pensiero islamica, che prende il nome dal termine salaf al-salihtn (“i pii antenati”); la sua pretesa, infatti, è quella di rifarsi a un ipotetico “Islam dei primordi”. Il salafismo, per questo motivo, combatte accanitamente tutte le forme di misticismo e persino alcune forme artistiche tradizionali, in quanto ritenute non conformi con l’Islam delle origini. 17. http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-06-30/mausoleo-mali-timbuctu-144856.shtml? uuid=AbEjZi0F. Archiviato l’1 luglio 2012. 18. O. Roy, Global Muslim. Le radici occidentali nel nuovo Islam, Feltrinelli, Milano 2003, p. 106. 19. Ivi, p. 15. 20. Ivi, pp. 19-22. 21. Cfr. l’articolo dell’analista britannico Phil Greaves: http://www.globalresearc http://www.globalresearch.ca/the-cia-qata h.ca/the-cia-qatar-and-ther-and-thecreation-of-syrias-jabhat-al-nusra creation-of-syria s-jabhat-al-nusra/5335453?print=1. /5335453?print=1. Archiviato il 17 maggio 2013. umiliazioni, in «La Stampa», 10 settembre 2013. 22. Quirico, D., Io, tra bombe, fughe e umiliazioni 23. http://www.losai.eu/lo-zio-degli-attentatori-di-boston-lavoravahttp://www.losai.eu/lo-zio-degli-attentatori-di-boston-lavorava-per-la-cia/. per-la-cia/. Archiviato il 4 maggio 2013. 24. Sulla figura, ambigua e a tratti inquietante, di John Starr Cooke cfr.: Iannaccone, M.A.,  Rivoluzione  psichedelica, cit., pp. 304-305. 25. Crowley è da sempre una figura molto popolare nel panorama rock e può essere, a buon diritto, considerato una vera e propria “musa ispiratrice” della cultura rock. Già i Beatles l’avevano inserito fra le «persone che ci piacciono» sulla copertina del famoso Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band. Jimmy Page (chitarrista dei Led Zeppelin), al pari di Danny Carey (batterista dei Tool), è uno dei maggiori collezionisti mondiali di materiale crowleyano e ha addirittura acquistato Boleskine House, la casa di Crowley. Ozzy Osbourne e David Bowie l’hanno menzionato nelle loro canzoni e anche Mick Jagger ne è un appassionato. Bruce Dickinson, cantante del gruppo heavy metal  Iron Maiden, l’ha sempre annoverato tra i suoi miti, tanto da collaborare alla sceneggiatura del film The Chemical Wedding, prodotto nel 2007, incentrato sulla figura di Crowley. Più recentemente, anche Russel Brand e

Robbie Williams hanno ammesso la loro ossessione per Crowley e per il suo sistema di magia sessuale.

26. Crowley, A., Hymne to Lucifer, ripubblicato in The Equinox, vol. III, n. 10, p. 144. 27. Kate Fox (1837-1892), Leah Fox (1814-1890) e Margaret (Maggie) Fox (1833-1893) svolsero un ruolo

 

fondamentale nella nascita e nella diffusione nei Paesi anglosassoni del movimento spiritista. Una delle prime “rivelazioni” ricevute dalle Fox annunciava esplicitamente l’avvento di una “Nuova era” ( New  New  Age): «Cari amici dovete proclamare questa verità al mondo. Questa è l’alba di una Nuova era; non dovete nasconderla oltre» (cit. in Dettore, U.,  Fox, in  L’uomo e l’ignoto. Enciclopedia di  parapsicologia e dell’insolito, cit., p. 510). 28. Trad. it. Milano 1998. 29. Huxley, A., Il Mondo Nuovo, cit, p. 73. 30. Sul tema del “mito extraterrestre” e sulla natura dei presunti “fenomeni Ufo”, cfr. i nostri: Pennetta, E., Marletta, G.,  Extraterrestri. Le radici occulte di un mito moderno, Soveria Mannelli (Cz); Perucchietti, E., Il Fattore Oz, Xpublishing, Roma 2012. 31. Downing, B., La Bibbia e i Dischi Volanti, Il Cerchio della Luna, 2012. 32. Kreiner, A., Gesù, gli UFO e gli Alieni. L’intelligenza extraterrestre come sfida alla fede cristiana , Queriniana, Brescia 2012. 33. Per approfondire questo argomento si veda: Perucchietti, E., Zagami, L.,  I Maestri Invisibili del Nuovo Ordine Mondiale, Terre Sommerse, 2013, pp. 13 e ss. 34. Cit. in: Perucchietti, E., Zagami, L.,  I Maestri Invisibili del Nuovo Nuovo Ordine Mondiale, cit., p. 16. 35. Introvigne, M., Il cappello del mago, Milano 2003, p. 277. 36. Sul coinvolgimento di Polansky nell’occultismo e nella Chiesa di Satana di Anton LaVey e nell’omicidio della moglie Sharon Tate nella strage di Cielo Drive, si veda: Perucchietti, E., Zagami, L.,  I Maestri Invisibili del Nuovo Nuovo Ordine Mondiale, cit., pp. 24 e ss. 37. Carter, J., Sex and rockets the occult world of Jack Parsons , Port Townsend 2005, p. 135. 38. Cit. in: Pennetta, E., Marletta, G.,  Extraterrestri, cit., p. 16. 39. Cit. in: Perucchietti, E., Il fattore Oz, cit., p. 67. 40. Vallée, J.,  Messaggeri di illusioni, Sperling & Kupfer, Milano1984, p. 27.[titolo originale:  Messengers of Deception, 1979]. 41. Cit. in: Pinotti, R., UFO: il fattore contatto, Roma 2010, p. 100. 42. Film di Steven Spielberg, 1977 [titolo originale: Close Encounters of the Third Kind]. 43. Particolare curioso: la montagna del nord degli Stati Uniti, scelta nel film come luogo eletto della discesa degli alieni, si chiama Devil’s Pick  (Picco  (Picco del Diavolo).

 

Capitolo 7 

L’ULTIMO UOMO «Tu pensi che la realtà sia qualcosa di oggettivo, di esterno, qualcosa che abbia un’esistenza autonoma. Credi anche che la natura della realtà sia di per se stessa evidente. Quando inganni te stesso e pensi di vedere qualcosa, tu presumi che tutti gli altri vedano quello che vedi tu. Ma io ti dico, Winston, che la realtà non è qualcosa di esterno, la realtà esiste solo nella mente, in nessun altro luogo. Non nella mente individuale, che è soggetta a errare ed è comunque eritura, bensì quella del Partito, è collettiva immortale.la Larealtà veritàseè non solo quello che in il partito ritiene vero.che Non è possibilee discernere attraverso gli occhi del Partito». (George Orwell, 1984)

La dignità dell’uomo secondo Pico della Mirandola «Già il Sommo Padre, Dio Creatore, Creatore, aveva foggiato, […] questa questa dimora del mondo quale ci appare. […] Ma, ultimata l’opera, l’Artefice desiderava che ci fosse qualcuno capace di afferrare la ragione di un’opera un’opera così  così grande, di amarne la bellezza, di foggiare ammirarne la vastità. […] Ma […] Ma archetipi ne restava alcuno su cui la nuova creatura, né degli dei tesori […] non né dei posti di tutto il mondo. […] Tutti erano ormai pieni, tutti erano stati distribuiti nei sommi, nei medi, negli infimi gradi».

È

questo il passo più celebre del Discorso sulla dignità dell’uomo  (Oratio de hominis dignitate), l’orazione del noto umanista Giovanni Pico della Mirandola, scritta nel 1486 per dimostrare e celebrare la potenza dell’intelletto che mette l’essere umano al centro dell’Universo, distinguendolo così dalle altre creature. Quella di Pico della Mirandola è un’esortazione affinché l’essere umano

diventi superiore agli altri esseri e primeggi nella conoscenza e nella sapienza, usando come mezzo lo studio e la filosofia; solo in tal modo, l’uomo sarà in

 

grado di arrivare a un grado tanto elevato da avvicinarsi a quello di Dio e degli angeli. Avvalendosi delle sue capacità intellettive, l’uomo può diventare artefice del proprio destino. Può decidere che cosa divenire, se una bestia o un dio. Su questo presupposto si basa il concetto di “dignità umana”, ovvero la qualità solouso l’uomo ha ricevuto puòassegnato, coltivarla oppure e farla crescere,suprema facendoche buon del libero arbitrioda cheDio; gli egli è stato degradarsi tradendo la sua stessa natura. A distanza di cinque secoli, l’insegnamento di Pico e degli altri filosofi del periodo dell’Umanesimo è convogliato in un sistema che, pur portando lo stesso nome, ha poco in comune con il Rinascimento. L’Umanesimo promosso da pensatori come i fratelli Huxley, infatti, ha abbracciato la filosofia positiva di Comte e il neodarwinismo, dando vita a un’ideologia ibrida, che riunisce eugenetica, neomalthusianesimo, socialismo e una spiccata attenzione per le scienze e il controllo sociale, arrivando a prevedere un ulteriore passo in avanti nell’evoluzione umana: il transumanesimo. È stato lo stesso Julian Huxley – cui dobbiamo la ripresa e la promozione dell’Umanesimo nel XX secolo – a fare la sua “professione di fede” in questo nuovo “credo” scientifico: «La specie umana può, se lo desidera, trascendere se stessa – non solo sporadicamente, un individuo qui in un modo, un individuo là in un altro modo, ma nella sua totalità, come umanità […] “Credo nel transumanesimo”: una volta che vi siano sufficienti persone che possono seriamente affermarlo, la specie umana sarà sulla soglia di un nuovo tipo di esistenza, diverso dal nostro quanto il nostro lo è da quello dell’uomo di Pechino, realizzando così, consapevolmente, il proprio 1

destino» .

L’evoluzione dell’Umanesimo È passato poco più di mezzo secolo dalla nascita dell’Umanesimo contemporaneo. La «nuova visione del destino umano» promossa da Julian Huxley si è però “convertita” in un panorama che neppure romanzieri quali Isaac Asimov e Philip Dick avrebbero potuto immaginare, tra scenari di ibridazione e di interfaccia virtuale. L’uomo è stato infatti scalzato dal suo ruolo di libero plasmatore dalle stesse macchine che con tanta dedizione aveva costruito. Non vi

è stata però una semplicemente, battaglia fantascientifica, cui i robot    si sono proprio creatore; l uomo si in è fatto plagiare dalla ribellati pigrizia ale ammaliare dalla possibilità di vivere delle esistenze virtuali. Nella Catena

 

dell’Essere di cui parlava Pico, cioè, è andato verso il basso e, invece di ascendere al livello degli angeli, è sceso a quello delle macchine; incantato dal mito del progresso e dall’illusione della comodità, si è incamminato lungo una scorciatoia, scegliendo la strada dell’ibridazione uomo-macchina, dell’impianto di arti robotici e di chip  sottocutanei, o si è abbandonato ai sogni di una realtà virtuale. Nel video-manifesto del fondatore del Movimento 5 stelle, Gianroberto Casaleggio,  Prometeus2  (il video prende il nome dall’eroe titano, che rubò il fuoco agli Dèi per donarlo agli uomini e che, dalla massoneria e dalle correnti controiniziatiche, viene tuttora adorato come simbolo del “portatore di luce” e identificato con Lucifero3), ad esempio, si prospetta un prossimo futuro – dopo la terza guerra mondiale e la riduzione della popolazione a un miliardo di persone – in cui si approderà a un “Nuovo Ordine Mondiale” chiamato Gaia e l’uomo vivrà immerso in una interfaccia virtuale, grazie alla quale potrà condurre l’esistenza immaginaria che vorrà. Nel nome della pace e della concordia, tutti i cittadini di Gaia dovranno essere connessi a questa piattaforma virtuale che, come le macchine del film  Matrix, offrirà paradisi artificiali ai propri utenti. Così anche il metodo farmacologico immaginato da Huxley per sedare, manipolare e controllare le emozioni delle masse verrà abbandonato per un sistema completo e onnipervasivo.

Cyberpunk a Hollywood: da Tron ad Avatar  Nel 1992, il regista Brett Leonard firmò un classico della fantascienza,  Il Tagliaerbe, ispirato da un racconto di Stephen King. Il film, interpretato da Pierce Brosnan e Jeff Fahey, fu uno dei primi a trattare il tema della realtà virtuale in un periodo in cui l’argomento era ancora poco conosciuto. Il primato va però a Tron  di Steven Lisberger – prodotto dalla Disney nel 1982 – che ha avuto un sequel più famoso nel 2010, Tron: Legacy, con la regia di Joseph Kosinski. In Tron, il protagonista, un programmatore informatico, scopre che i giochi da lui creati vengono sfruttati a sua insaputa per dare vita a un universo parallelo virtuale; tra gli animatori della pellicola, figura anche un giovane Tim Burton agli inizi della carriera e della sua graduale ascesa all’Olimpo hollywoodiano. A cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, si diffonde,

a partire dalle di William genere letterario, denominato , che opere descrive situazioniGibson, in cui un i personaggi vengonopoi intrappolati in cyperpunk  una realtà virtuale, chiamata cyberspazio o metaverso.

 

Il protagonista de  Il Tagliaerbe – il dottor Lawrence Angelo, interpretato da Pierce Brosnan – è impegnato per la Virtual Space Industries nel “Progetto 5”, consistente in una serie di esperimenti per aumentare le capacità cerebrali tramite uso di droghe e immersioni nella realtà virtuale. Dopo la morte dello scimpanzé cavia, cheegli aveva manifestato istinti violenti la sperimentazione del Progetto, decide di sperimentare le sue durante nuove tecniche su Jobe Smith (interpretato da Jeff Fahey), un giardiniere ritardato che abita nel suo quartiere e subisce continuamente violenze, soprusi e insulti da parte di alcune persone. Grazie all’esperimento, Jobe aumenta il proprio quoziente intellettivo, acquisisce anche dei poteri quali telepatia e telecinesi e diventa pian piano un vero e proprio genio del male. L’acquisizione di questi poteri genera in Jobe una sensazione di onnipotenza, che egli decide di sfruttare per controllare tutte le reti mondiali e governare il globo terrestre. La pellicola, partendo dalle ricerche sulla realtà aumentata (augmented reality), che intende mescolare la percezione della realtà circostante con immagini generate al computer, in grado di fornire informazioni aggiuntive all’utente senza impedirgli di muoversi e di interagire con l’ambiente nativo, offre però una visione negativa mostrando i rischi che tali frontiere scientifiche avrebbero potuto generare. Su questa linea si muovono  Il Tredicesimo Piano  del 1999 (ispirato dal romanzo di fantascienza del 1964 Simulacron-3 di Daniel F. Galouye) e Strange  Days, distopia hollywoodiana del 1995 di Kathryn Bigelow, ex moglie di James Cameron, che nel 2010 avrebbe firmato  Avatar, l’opera per eccellenza sulla realtà virtuale, la cui proiezione è avvenuta in 3D, offrendo così allo spettatore la possibilità di “entrare” all’interno del mondo di Pandora. Strange Days, Lenny Nella Los Angeles di che Nero (intepretato da Ralph Fiennes) è un ex futurista poliziotto, vive spacciando wire-trip clips, dischetti su cui vengono registrate memorie di esperienze altrui (comprendenti tutti i loro input sensoriali, come vista, udito, tatto e olfatto) che, tramite un lettore, possono essere rivissute da chiunque. Simulacron-3 offre invece una prima contrapposizione tra realtà vera e realtà virtuale: la compagnia “Reactions Inc” sta sviluppando un sistema elettronico capace di riprodurre fedelmente una società simulata, con abitanti in grado di assumere i comportamenti umani e quindi di avere le stesse reazioni della società “reale”. Prima di Galouye, Philip Dick aveva dedicato a questo tema Spero di arrivare

resto,  Ricordiamo per voi  e, in particolare, il romanzo  Divina invasione. Nel 1953, Dick aveva pubblicato Il mondo in una bolla (titolo originale The trouble

 

with bubbles), un breve racconto in cui i protagonisti, che passano il tempo

costruendo mondi subatomici dentro delle bolle “Creamondo”, scoprono alla fine di essere anche loro dentro una “simulazione”. Nello stesso anno, Fritz Leiber scrive il suo (pur travagliato) capolavoro Scacco al tempo. La scoperta di vivere all’interno di Dog, una realtà virtualedelè 1992 stata ripresa anche datraumatica Tiziano Sclavi, il padre di Dylan nel racconto Quante volte tornerai, che si vocifera abbia ispirato (anche se non citato) il film  Dark City di Alex Proyas e soprattutto Matrix dei fratelli Wachowski. Cyberpunk e tecnopaganesimo

Anche il sacerdote dell’LSD, Timothy Leary, si sarebbe convertito in tarda età al genere cyberpunk  come   come “stile di vita”; mentre Terence McKenna, il guru della DMT, avrebbe abbracciato un’altra forma di realtà virtuale indotta dagli psichedelici: il tecnopaganesimo (o tecnosciamanesimo). Negli ultimi anni di vita, Leary si dedicò allo sviluppo di software  per computer, con particolare attenzione alla realtà virtuale (egli stesso definiva il PC «l’LSD degli anni Novanta»); il videogame più famoso creato dalla sua casa di produzione, la Software House Futique Inc, fu  Mind Mirror, una sorta di simulatore di società tramite il quale il giocatore poteva esplorare la propria psiche e crearne una mappa4. Egli fu inoltre autore del saggio Caos e cibercultura. Dopo avere scoperto di essere affetto da un cancro alla prostata non operabile, Leary decise di congelare il proprio corpo tramite la sospensione crionica. La vicenda sembra il plot  del   del film Apri gli occhi, da cui Hollywood trasse il celebre remake  con Tom Cruise, Vanilla Sky: Leary non credeva realmente di potere venire resuscitato nel futuro, ma riconosceva l’importanza delle possibilità offerte dalla crionica. Chiamava ciò il suo «dovere come futurista» e aiutò quindi a pubblicizzarla. Leary ebbe relazioni con due organizzazioni di crionica: la ALCOR originaria e la sua discendente CRYOCARE5. McKenna, invece, nel terzo capitolo della sua opera più famosa, Il nutrimento degli Dèi, prendeva in considerazione le cosiddette droghe elettroniche6; tra esse annoverava la televisione, indicandola come il mezzo più utile alle recenti civiltà del dominio per il controllo delle masse:

«La televisione è per suadei natura il dominatore per eccellenza. Controllo, uniformità e ripetibilità contenuti, la rendono inevitabilmente uno strumento di coercizione, lavaggio del cervello e manipolazione. La

 

televisione induce negli spettatori uno stato di trance, che rappresenta la condizione primaria per effettuare il lavaggio del cervello»7. McKenna concludeva osservando che, tramite il potere della TV, presto le 8

masse avrebbero «imparato ad amare il Grande Fratello» . Per scardinare l’opera di dominio dei Gruppi di Potere, proponeva però di riappropriarsi del consumo di sostanze psicotrope, che avrebbero riportato l’uomo e la società a uno stato primordiale, “edenico”: «Asserire che il diritto alla ricerca della felicità non comprende il diritto di sperimentare con le piante e con le sostanze psicoattive significa fare un discorso che, nella migliore delle ipotesi, è restrittivo e, nella peggiore, ignorante e primitivo… La questione degli psichedelici è una questione di diritti e di libertà civili». Il fratello Dennis non fu da meno e si convinse «di avere scoperto l’arcano degli arcani, che chiamò ipercarbolazione, un processo di alterazione neurale che avrebbe prodotto un’umanità iperdimensionale liberata dalla morte. Ingurgitato un intruglio di banisteriopsis canapi  s’offrì di diventare il primo Adamo che avrebbe morso la mela della nuova conoscenza psichedelica, un “Cristo escatologico”, ovvero… l’“Anticristo”»9. Terence si fece inoltre portavoce del tecnopaganesimo, «che rigettava il monoteismo [così come la monogamia; N.d.A.] in ogni sua forma e chiedeva il ritorno dell’uomo alla natura e alle tribù. Non appena fu divulgata la possibilità della realtà virtuale, che avrebbe consentito di comunicare l’esperienza psichedelica senza psichedelici, ne divenne un cultore come Leary»10. Non dovrebbe stupire che i due grandi “sciamani” dell’LSD e della DMT siano approdati all’obiettivo finale dei mondialisti: il transumanesimo. Essi, come abbiamo visto, sono stati “utilizzati” – più o meno consapevolmente –  dalla CIA per esportare gli psichedelici e farli conoscere alle masse. Hanno

rappresentato una sorta di cavallo di Troia e, al contempo, sono stati in qualche modo “iniziati” all’ideologia mondialista e al suo percorso “acido” (non

 

a caso, McKenna era un sostenitore del denatalismo).

Tutti connessi con un tweet . Anche i Servizi… La breve carrellata sulle opere letterarie e cinematografiche ispiratesi al cyberpunk , che vi abbiamo proposto, ci serve per mostrare come la dicotomia realtà vera/realtà virtuale, trattata con geniale sospetto dalla fantascienza, si sia sviluppata in concreto e sia recepita e interpretata dalla filosofia della scienza e soprattutto dall’opinione pubblica. Lo spettacolo, infatti – l’abbiamo più volte spiegato – serve anche per “veicolare” certe idee, proporre nuove frontiere della scienza e abituare lo spettatore ai traguardi che gli saranno presto offerti (o imposti). Così la cartoon band  inglese Gorillaz, fondata nel 1998 dal leader dei Blur Damon Albarn e da Jamie Hewlett, uno dei creatori del “comic book ” Tank Girl si esibìschermi ai BRITe Awards del 2002, apparendorapindiun’animazione 3D lunga quattro larghi con un accompagnamento Phi Life Cypher. Per l’evento, la band ricevette sei nomination, tra cui quelle per il migliore gruppo inglese, il migliore album inglese e il migliore nuovo nome inglese. Nel 2007, i Gorillaz lanciarono il progetto di una tournée olografica: i membri animati della band si sarebbero mostrati come ologrammi, usando la tecnologia del Musion Eyeliner, che avrebbe dato loro un aspetto realistico durante gli show. Gli ologrammi erano stati utilizzati per la prima volta agli MTV Europe  Music Awards  del 2005 il 3 novembre, e poi nuovamente l’8 febbraio seguente, con l’aggiunta virtuale di Madonna, ai Grammy Awards del 2006, dove la band suonava una versione preregistrata di Feel Good Inc. Il tour venne poi annullato per problemi di budget , ma mostrò al mondo intero la possibilità di offrire un intrattenimento “virtuale”. Un vero e proprio viaggio onirico fu invece offerto al pubblico nel 2012 al festival di Coachella, che si tiene in California ogni anno alla fine di aprile: in quell’occasione, venne “resuscitato” il rapper  anti-NWO Tupac Sharuk, ucciso nel 1996. Il suo ologramma venne proiettato sul palco, rendendo possibile un duetto virtuale con il vivissimo Snoop Dog. Per cinque lunghissimi minuti, il pubblico non riuscì a distinguere cosa fosse virtuale e cosa reale. Finito lo show, serpeggiò però un interrogativo: dopo avere fatto rivivere Brandon Lee per finire di montare Il Corvo , o John Lennon e De Andrè a scopi

musicali, si 11 poteva considerare un esperimento isolato, oppure era l inizio di una lunga lo serie ? Abbandonata la paranoia che la fantascienza offriva, le masse hanno infatti

 

abbracciato con entusiasmo la digitalizzazione della rete e si stanno avvicinando sempre più agli scenari della realtà virtuale e alla possibilità, ormai prossima, di accettare un’ibridazione uomo-macchina, tramite l’impianto di protesi artificiali o di microchip sottocutanei (siano essi utili per entrare in una discoteca esclusiva o per il proprio figlio).di pubblicizzare le comodità che il web e, in La rintracciare cronaca non ha mancato particolare, i social network   ci offrono, ma ha anche mostrato i limiti di un nuovo stile di vita, che impone di essere sempre “connessi”. Al di là dell’evidente spersonalizzazione dell’individuo – che passa molto tempo a “cinguettare”, chattare o postare contenuti in rete, dedicando uno spazio sempre maggiore alla “digitalizzazione”, rispetto alla vita reale – si deve considerare che tale comportamento offre ai Poteri, e in particolare ai Servizi segreti, la possibilità gratuita di scandagliare le vite dei cittadini e accedere ai dati personali, scavalcando qualunque limitazione della privacy. In che modo? Basta semplicemente entrare in possesso dei dati che ogni utente pubblico ha sul proprio profilo in rete, per trarre un quadro approfondito di pensieri, abitudini, posizioni, status, abitudini ecc. Non c’è bisogno del Grande Fratello, per spiare ogni nostro movimento, se siamo noi stessi i primi a condividerlo con un tweet . Anche su questo fronte, aveva ragione Aldous Huxley: se le si portano “dolcemente”, con «miracoli e circensi», ad accettare delle forme di restrizione della  privacy, le masse accettano un maggiore controllo senza neppure accorgersene e senza che vi sia bisogno di adottare metodi coercitivi. Una parte del lavoro di raccolta di dati da parte dell’intelligence  avviene infatti sulle cosiddette “fonti aperte”: da qui il nome Open Source Intelligence (OSINT). Spiega Aldo Giannuli: «Il boom dell’OSINT iniziò a determinarsi negli anni Novanta con l’esplosione di Internet; decine e poi in breve tempo centinaia di milioni di computer connessi tra loro da una rete che cresce con ritmi esponenziali […] Questo ha fatto di internet il maggior medium mondiale, attraverso il quale passa la maggior parte dei flussi informativi. Ma questo ha portato con sé anche un altro fattore di evoluzione: il TAL (trattamento automatico della lingua). […] Il TAL consente, attraverso programmi molto evoluti, di ridurre a pacchetti concentrati di notizie le grandi masse di informazioni che è possibile ottenere attraverso la “pesca a strascico” nei social network.

In questo modo – e applicando le teorie del collective behavior – è possibile calcolare l’andamento delle simpatie elettorali, le reazioni di panico o di

 

euforia dei consumatori o dei piccoli investitori, il possibile successo di un libro o di un film, persino l’emergere di determinate mode ecc. E non c’è bisogno di intercettare alcunché: è sufficiente chiedere e ottenere l’amicizia del numero più esteso possibile di contatti per accedere, in modo del tutto legittimo, OSINT»12. a tutte le informazioni che si cercano. Un classico lavoro da

«Sappiamo dove siete». Parola di Google-Berg «Non abbiamo bisogno che voi scriviate qualcosa. Sappiamo dove siete. Sappiamo dove siete stati. Possiamo più o meno sapere a cosa state pensando. Di fatto credo che molte persone non vogliano che Google risponda alle loro domande. […] Essi vogliono che Google dica loro cosa devono fare dopo. Sappiamo tutto ciò che state facendo e il governo può seguirvi. la vostra posizione finoerrore all’ultimo centimetro.Sapremo La vostracostantemente macchina si guiderà da sola, è stato un che le macchine siano state inventate prima dei computer […] voi non siete mai soli, non siete mai annoiati…»13. Queste parole provengono non dall’occhio onnipresente del Grande Fratello orwelliano, ma da un discorso di Eric Emerson Schmidt14, amministratore delegato di Google dal 2001 al 2010 e ora presidente del consiglio di amministrazione del Gruppo, a conferma delle dichiarazioni di Giannuli – e di molti altri ricercatori – su OSINT. Schmidt è entrato anche a far parte attivamente del Gruppo Bilderberg, dimostrando così come Google stia esercitando una crescente influenza sui governi britannici e americani. Spiega Olga Chetverikova: «L’interferenza di Google negli affari interni delle nazioni europee è diventata così attiva che anche la Commissione Europea ha fatto recentemente un’indagine sul suo abuso della sua posizione di dominio nel mercato di servizi di informazione. Lo stesso capo di Google non ha mai nascosto la sua ambizione di controllare totalmente la società; egli ha parlato a questo riguardo diverse volte nei suoi discorsi, enfatizzando che la privacy è un relitto del passato e che ha in progetto di trasformare Google

nell’ultimo Grande 15Fratello che fa sembrare 1984  di George Orwell una favola per bambini» .

 

E continua: «Ciò è reso più semplice dal fatto che Eric Schmidt è membro del US President’s Council of Advisors on Science and Technology, capo della New America Foundationpresidenziali senza fini didilucro, ed èGli statoè un sponsor   delle campagne Obama. stataconsulente addiritturae offerta la carica di segretario del Tesoro americano»16. Secondo la Chetverikova, il passaggio dell’individuo dalla digitalizzazione al transumanesimo sarebbe infatti un punto fondamentale dell’Agenda del Club Bilderberg: «Una fonte interna del sito alternativo infowars.com ha fornito informazioni più dettagliate sull’agenda, dicendo che due gruppi di tematiche sarebbero stati discussi nell’incontro. Il primo ha a che vedere con i problemi economici. […] Il secondo gruppo di argomenti è più esteso e tocca problemi di controllo militare, politico e psicologico: attaccare i siti nucleari in Iran se non riduce i suoi programmi in tre anni, prolungare la guerra in Siria armando l’opposizione, la minaccia di una pandemia mondiale (considerando che i laboratori di Bilderberg stanno lavorando alla diffusione di virus), controllare la stampa 3D, controllo statale di internet per raggiungere flessibilità cibernetica (una vecchia idea di Bill Clinton) e creare “città intelligenti”, capaci di osservare tutti gli aspetti della vita e del comportamento della popolazione, ovvero, creare un sistema di sorveglianza totale. Per raggiungere questi cosa obiettivi, sfera tecnocratica ristrutturata velocemente, che stalaaccadendo di fronte ai deve nostri essere occhi. Come hanno fatto notare gli autori di infowars.com  Paul Joseph e Alex Jones, il gruppo Bilderberg, come altre organizzazioni ombra, è entrato in un periodo di seria trasformazione; ha formato un’unione con Google sotto il controllo del suo amministratore delegato, Eric Emerson Schmidt, che partecipa regolarmente agli incontri del gruppo. […] Mentre i Bilderberg hanno la reputazione di cospiratori, Google può controllare le cose apertamente, dal momento che è presupposto nella sua funzione stessa di essere un fornitore di servizi d’informazione. Ciò vuol dire che, sotto le spoglie di una compagnia democratica e addirittura filantropica, c’è

un’organizzazione totalitaria che i giornalisti indipendenti hanno già chiamato “Google-Berg” (“Bilderberg è… stato riproposto come GoogleBerg”).

 

Google si è rivelato essere un modo altamente conveniente per mascherare le operazioni delle agenzie di intelligence. Come hanno scoperto gli stessi investigatori indipendenti, i principali organizzatori della “Primavera araba”, che ha preso le sembianze di disturbo civile, erano reclutati da Google e hanno alle l’uomo conferenze Zeitgeist al Grove. È alla ben documentato, per partecipato esempio, che responsabile dell’impulso rivoluzione in Egitto, che ha portato all’insediamento della dittatura dei fratelli musulmani, era il capo di Google del marketing nel medio Oriente e nord Africa, l’egiziano Wael Ghonim. Eric Schmidt sostiene che è orgoglioso di ciò che ha fatto Ghonim, ed enfatizza che l’uso di Facebook, Twitter e strumenti telematici per far partire le proteste in Egitto è “un buon esempio di trasparenza”»17. Già Alfredo Macchi in  Rivoluzioni S.p.A.  aveva documentato come le “rivoluzioni colorate” e la “Primavera araba” fossero state eterodirette, da Washington, anche grazie all’uso dei social network . «Da quando web, smartphone  e tablet   sono nelle mani di milioni di persone, il mondo non è più lo stesso e neppure le rivoluzioni. I primi passi delle insurrezioni tunisina ed egiziana nascono dalla blogosphera»18 scrive Macchi, dimostrando come associazioni facenti capo a Washington si siano infiltrate e abbiano manipolato i cyber-attivisti mediorientali, compreso il gruppo collettivo di hacker noto con il nome di Anonymous. In un articolo pubblicato su «Naawat», Macchi cita le parole di Sam Ben Gharbia, per per spiegare come il controllo dei social network   stia diventando fondamentale i regimi autoritari: «Il mantra della libertà sulla Rete diffuso a partire da Washington, non è che una copertura per l’agenda geopolitica e strategica. Il fatto che il governo degli Stati Uniti sia tra i maggiori fautori della libertà su Internet, può diventare un rischio reale per gli attivisti che accettano il loro sostegno e i loro finanziamenti»19. Prometeus: il futuro è digitale

Secondo Schmidt, «il futuro è digitale». Concorda a distanza un altro guru  della realtà virtuale, Gian Roberto

 

Casaleggio che – come già accennato – nel suo video-manifesto caricato su YouTube nel 2007, faceva illustrare all’avatar  di Philip Dick il suo quadro sul prossimo futuro. Se Schmidt non nasconde che la tecnologia dell’informazione sta radicalmente cambiando, Casaleggio auspica l’abbattimento dei vecchi mezzi di informazione passo ache, una secondo piattaforma virtuale “democratica”. Il video  Prometeusper ci cedere mostrail quello il suo ideatore, avverrà nei prossimi decenni, culminando nella costituzione di Gaia. Le tappe precedenti prevedono la sparizione di giornali e televisioni nel 2015, l’abbandono del digitale terrestre e lo spostamento della radio su Internet. La rete raccoglierà e unificherà tutto il contenuto e la vecchia conoscenza statica rappresentata da giornali, quotidiani e riviste si trasformerà in un “flusso di conoscenza”. Il copyright  diventerà  diventerà illegale nel 2020. Verranno inventati dei dispositivi in grado di replicare perfettamente i cinque sensi, in modo da garantire all’utente un accesso costante ai mondi virtuali: «La realtà può essere replicata» in Second Life. Chi è insoddisfatto della propria esistenza può immergersi in una virtuale, senza neppure bisogno di un grammo di soma. Nel 2022, Google lancerà  Prometeus, l’interfaccia standard  degli Agav; Amazon creerà Place, un’azienda che replicherà la realtà: «Puoi andare su Marte, alla battaglia di Waterloo, al Super Bowl di persona. È reale», sostiene la voce narrante di Prometeus. Nel 2027, Second Life si evolverà in Spirit, le persone diventeranno chi desiderano e condivideranno le memorie, le esperienze, le sensazioni. La vendita di memoria diventerà una normale attività commerciale, un po’ come succede nel film Strange Days di Kathryn Bigelow. Nel 2050, Prometeus comprerà Place e Spirit. La vita virtuale diventerà il mercato più grande del Pianeta, mentre si cercheranno nuovi mondi da colonizzare per gli avatar  terrestri. L’uomo immaginato da Casaleggio è ormai fuso con il computer, i confini della vera realtà scemano in quella artificiale. Dell’argomento si è parlato poco e soprattutto male, complice una forma di censura, che rende “pungente” e “sconsigliabile” a un giornalista trattare questa tematica. Si è detto invece molto riguardo al cofondatore della Casaleggio e del Movimento 5 stelle, Enrico Sassoon. Questo rampollo della dinastia Sassoon nel settembre del 2012 ha lasciato la Casaleggio Associati lamentando, con una lettera indirizzata al «Corriere della Sera»20, l’esistenza di un «complotto-pluto-

giudaico-massonico» contro di lui in virtù del suo cognome di origine ebraica (secondo alcuni ricercatori, la sua famiglia sarebbe imparentata con i

 

Rothschild): «I media hanno speculato in merito interpretando il mio ruolo come rappresentante di più o meno precisati “poteri forti” intenzionati a infiltrare, tramite la Casaleggio il blog di In Beppe e, tramite Gianroberto Casaleggio, Associati, il movimento politico. breve,Grillo non rappresento alcun potere forte, né in generale né nello specifico, né ritengo che alcun potere forte si senta rappresentato da me. La prova del contrario la lascio ai maliziosi interpreti che si sono finora beati nel richiamare fantasiose teorie complottiste, degne più di romanzi d’appendice che di una stampa seria e informata. […] In questi luoghi la teoria assume i toni foschi del complotto pluto-giudaicomassonico di memoria zarista e hitleriana. L’attribuzione di rappresentante dei poteri forti origina da qui, per assumere contorni decisamente deliranti e razzisti. Dal mio cognome ebraico si è risaliti a una famiglia con lo stesso nome che operava 250 anni fa nella Compagnia delle Indie e commerciava in droghe e spezie con Cina e India: tanto basta per vedermi associato, un quarto di millennio dopo, a una “potente dinastia di narcotrafficanti”. E non si parla di un pazzo isolato: sono decine i siti che riportano queste piacevolezze, associandomi volta a volta a Bilderberg, Massoneria, Mossad, Illuminati, Lobby delle multinazionali, circoli esoterici e altre amenità di questo tipo da far impallidire Dan Brown o l’Umberto Eco del “Cimitero di Praga”»21. Al di là delle speculazioni, è un fatto che Sassoon dal 1998 al 2006 è stato presidente delfatto Comitato affariindirizzata economici adell’American Chamber of Commerce in Italy («di una lobby favorire i rapporti commerciali delle corporation americane in Italia»22), la Camera di Commercio americana in Italia che raccoglie gruppi come Standard & Poor’s, Philip Morris, IBM, Microsoft, ENI, ENEL, Intesa San Paolo, Sisal, Rcs Editori, Esso, Bank of America, Coca Cola, FIAT, Fincantieri, Finmeccanica, JP Morgan, Sky, Unicredit ecc. Tra questi, ancora una volta, ritorna il nome di J.P. Morgan, banca d’affari del gruppo Rockefeller. La moglie di Sassoon, Cristina Rapisarda, è stata invece coordinatrice di Agenda 21, un ampio e articolato “programma di azione”, scaturito dalla Conferenza ONU su ambiente e sviluppo a Rio de Janeiro nel 1992, che

costituisce una sorta di manuale per lo sviluppo sostenibile del Pianeta da qui al XXI secolo. Esso consiste in una pianificazione completa delle azioni che

 

devono essere intraprese – a livello mondiale, nazionale e locale – dalle organizzazioni delle Nazioni Unite, dai governi e dalle amministrazioni in ogni area in cui la presenza umana ha impatti sull’ambiente. Uno dei motti dell’Agenda 21 è «Pensare globalmente, agire localmente», slogan condiviso dal Club di Roma. Il Club di Roma è «una associazione non governativa, di scienziati, economisti, uomini d’affari, attivisti dei diritti civili, alti dirigenti pubblici internazionali e capi di Stato di tutti e cinque i continenti. La sua missione è di agire come catalizzatore dei cambiamenti globali, individuando i principali problemi che l’umanità si troverà ad affrontare, analizzandoli in un contesto mondiale e ricercando soluzioni alternative nei diversi scenari possibili. In altre parole, il Club di Roma intende essere una sorta di cenacolo di pensatori dediti ad analizzare i cambiamenti della società contemporanea»23. Tra gli obiettivi del Club di Roma vi sono il controllo demografico e la riduzione della popolazione mondiale, in piena linea con l’ideologia mondialista, che persegue, oggi più che mai, il pensiero neomalthusiano (da Thomas Malthus24), ovvero la necessità del controllo e della limitazione delle nascite mediante pratiche anticoncezionali, prestando grande attenzione agli studi degli economisti nel settore agrario e in quello delle risorse energetiche. Nel recente rapporto al Club di Roma 2052, Scenari Globali per i prossimi quarant’anni, a cura di Jorgen Randers, leggiamo l’ammissione di essersi «concentrati continua: troppo su un unico fattore, la crescita della popolazione». Il dossier «Negli ultimi decenni abbiamo cercato di capire quante persone può sostenere il Pianeta, quanti saremo quando la popolazione raggiungerà il picco e quali saranno le conseguenze. […] Non che quell’ansia iniziale non sia servita: gli annunci degli scienziati hanno suscitato abbastanza allarme da creare consapevolezza sulla questione e, almeno in qualche misura mobilizzare le forze. Infatti avremmo potuto trovarci in una situazione peggiore»25.

Il rapporto osserva che nei prossimi decenni ci sarà un’inversione di tendenza, la quale porterà al declino della popolazione. Essa non sarà provocata

 

tanto da epidemie, inquinamento o malnutrizione, «quanto piuttosto dalla decisione volontaria di miliardi di famiglie urbanizzate di procreare meno»26; cioè, da un lato, molte famiglie verranno convinte dalla crisi economica a desistere nel procreare e, dall’altro, quelle che se lo potranno permettere sceglieranno fare sempre menopositive figli perperché, dedicarsi “allaalle carriera”. Le stime del rapporto sonodicomplessivamente stando previsioni, avverrà una redistribuzione delle ricchezze e in definitiva «si vivrà meglio nel 2052, rispetto al 2012». La vita nelle megalopoli sarà ovviamente molto diversa da quella attuale: «Sarà un ambiente con poche necessità stabili e di opportunità indefinite e senza limiti. Gli abitanti delle megalopoli verranno plasmati da una connessione a Internet permanente, anch’essa con pochi vincoli e piena di opportunità. La loro mentalità sarà differente dalla nostra sotto molti aspetti»27. A differenza cioè dell’inquietante e tragico dossier stilato per la Fondazione Rockefeller, che abbiamo esaminato in Governo Globale28, quello del Club di Roma si differenzia per stime sostanzialmente ottimistiche, ferme restando le incognite come guerre, catastrofi nucleari ed epidemie. Un punto cardine è la convinzione che nel 2052 il Paese «leader mondiale» e «forza trainante del Pianeta» sarà la Cina29. Al contempo, il rapporto è chiaro nello specificare che i miglioramenti, nello stile di vita della popolazione, potranno avvenire solo se la popolazione verrà “contenuta” e smetterà di aumentare. Il controllo demografico è infatti un punto imprescindibile dell’ideologia mondialista, alcuniviolenti, pensatori nella necessità di Questa ridurre drasticamente, declinata anche conin mezzi la popolazione mondiale. “suggestione” è contenuta in un altro “video sperimentale” della Casaleggio, Gaia – The future of politics 30, in cui si prevede per il 14 agosto 2054 la costituzione di un “Nuovo Ordine Mondiale” chiamato Gaia e la riduzione della popolazione, in seguito allo scoppio della terza guerra mondiale, a un miliardo di ersone. Stesse stime, stesse pretese che si rincorrono da decenni dagli Huxley ai Rockefeller, passando per personaggi all’apparenza ribelli e anarchici come McKenna: il numero ideale di abitanti del futuro NWO si aggira intorno ai 500 milioni/1 miliardo di unità. Quando il video Gaia venne postato su YouTube correva l’anno 2008 ed

Enrico Sassoon faceva ancora parte della Casaleggio Associati.

 

L’inventore di Java attacca il transumanesimo «Dal momento che sono stato coinvolto nella creazione di nuove tecnologie, la loro dimensione etica mi ha preoccupato, ma è stato solamente nell’autunno del 1998 che sono diventato ansiosamente consapevole di quanto grandi siano i pericoli che ci si propongono nel XXI secolo»31. Iniziava così il breve saggio  Perché il futuro non ha bisogno di noi, pubblicato su «Wired»32  nel 2000: l’autore era nientemeno che quel Bill Joy definito dalla rivista americana «Fortune» il «Thomas Edison di Internet», cioè colui che può essere considerato la vera mente scientifica di Sun Microsystems e che ha contribuito allo sviluppo dei microprocessori SPARC, Java e Jini. Il punto di partenza dell’informatico era infatti che «il perseguimento scientifico della veritàQuesta dev’essere temperatonacque, da considerazioni costo umano del progresso». considerazione per sua stessa sul ammissione, «il giorno in cui ho incontrato Ray Kurtzweil, il meritatamente famoso inventore della prima macchina per leggere, per ciechi, ed altre cose stupefacenti. Ray e io eravamo entrambi oratori alla conferenza George Gilder’s Telecosm, e lo incontrai per caso nel bar dell’hotel dopo che le nostre sessioni erano finite. Ero seduto con John Searle, un filosofo dell’Università di Berkley che studia la percezione. Mentre parlavamo, Ray si avvicinò e incominciò la conversazione, il soggetto, quello che a tutt’oggi mi perseguita. Avevo sentito già tali discorsi, ma avevo sempre pensato che i robot senzienti appartenessero al dominio della fantascienza. Ma ora, da qualcuno che rispettavo, stavo ascoltando la forte argomentazione che erano una possibilità a breve termine. Ero sconcertato, specialmente conoscendo la provata abilità di Ray di immaginare e creare il futuro. Sapevo già che le nuove tecnologie come l’ingegneria genetica e la nanotecnologia ci stavano dando il potere di rifare il mondo, ma un realistico e imminente scenario di robot intelligenti mi ha stupito. È facile rimanere spossati da tali innovazioni. Sentiamo dalle notizie quasi tutti i giorni di qualche progresso tecnologico o scientifico. Tuttavia questa non era una predizione consueta. Nel bar dell’hotel, Ray mi diede una

prestampa del suo prossimo libro The Age of Spiritual Machines, che delineava l’utopia che prevedeva – una era in cui gli umani, diventando un

 

tutt’uno con la tecnologia robotica, si avvicinavano all’immortalità. Leggendolo, il mio senso di sconforto si intensificò; ero sicuro che stava capendo i pericoli, capendo la probabilità di un esito negativo lungo questo cammino. 33 Mi son sentito molto turbato da un passaggio che delinea uno scenario distopico» .

Il padre di Java raccontava di essere rimasto turbato dal saggio  L’era delle macchine spirituali  dell’amico Ray Kurtzweil, in cui si prevedeva che il controllo della società sarebbe stato presto assunto dalle macchine. Nel saggio era riportata una lunga citazione tratta da uno scritto del matematico e docente universitario Theodore Kaczynski, meglio noto come “Unabomber”, in cui egli immaginava che presto una piccola élite – già occultamente al potere – avrebbe esteso il proprio dominio sulle masse grazie alle macchine: essa avrebbe potuto decidere di «sterminare la massa dell’umanità»34 o di controllarla semplicemente grazie al progresso tecnologico, arrivando a uno scenario distopico, in cui gli 35 esseri umani sarebbero stati ridotti «allo stato di animali domestici» . Nel 1995, infatti, nel pieno della sua attività terroristica, Kaczynski aveva spedito diverse lettere – alcune delle quali alle sue vittime – in cui dichiarava i suoi obiettivi e chiedeva che il suo documento in 232 punti  La Società  Industriale e il Suo Futuro36  (meglio noto come  Manifesto di Unabomber) venisse stampato inalterato da uno dei principali giornali o periodici; egli intendeva sensibilizzare l’opinione pubblica, in modo da «sviluppare e diffondere un’ideologia che si opponga alla tecnologia». La Società Industriale e il Suo Futuro si apre infatti con l’affermazione che «la rivoluzione industriale e le conseguenze sono state disastrosepsicologica per la razzadiumana». delsuetesto sono dedicati all’analisi diversi I primi gruppiparagrafi e alle conseguenze psicologiche per l’individuo, nella vita vissuta all’interno del «sistema industrial-tecnologico»; i paragrafi successivi sono dedicati alla futura evoluzione di tale sistema, che avrebbe inevitabilmente portato alla fine della libertà umana, e contengono un incitamento alla «rivoluzione contro la tecnologia» e un tentativo di indicare come ciò dovesse essere compiuto37. È interessante notare come, nella critica alla società tecnologica, Kaczynski abbia citato indirettamente  Mondo Nuovo  di Aldous Huxley e  Il disagio della civiltà di Freud.

Al di là della paranoia di Kurtzweil – sfociata nei suoi attacchi terroristici, che nel corso di quasi diciotto anni uccisero tre persone e ne ferirono ventitré – 

 

Joy dovette ammettere di essersi confrontato con tali previsioni, riflettendo così sulle possibili derive della tecnologia negli anni a venire; dovette anche ammettere che, nonostante le azioni di Kaczynski fossero «assassine e, secondo il mio punto di vista, criminosamente folli», «per quanto mi sia difficile riconoscerlo, ho visto della costretto a confrontarmi con ragione esso». in quel singolo passaggio. Mi sono sentito La sua reazione fu quindi quella di condividere con amici e colleghi tali riflessioni, e ne emerse una comune preoccupazione anche tra i ricercatori nel campo della robotica, a dimostrazione che la comunità scientifica, ben lungi dall’essere compatta, appare divisa tra i visionari “ottimisti” come Schmidt o Casaleggio e coloro che invece invitano alla cautela. Joy ha infatti intuito la minaccia che la tecnologia, senza un adeguato supporto etico-spirituale, comporta: «Le tecnologie del XXI secolo – genetica, nanotecnologia, robotica (GNR)  – sono così potenti che possono proliferare una intera nuova classe di incidenti e abusi. Ancora più pericoloso, per la prima volta, questi incidenti ed abusi sono largamente alla portata di individui o piccoli gruppi. Non richiederanno grosse infrastrutture o materiali primari. Il solo sapere ne permetterà l’uso. Così abbiamo la possibilità non solo di armi per la distruzione di massa ma anche del sapere abilitato alla distruzione di massa (Knowledge-enabled Mass Destruction, KMD), e questa distruttività sarà enormemente amplificata dal potere della auto-replicazione. Credo non sia affatto un’esagerazione l’affermare che siamo sulla soglia per l’ulteriore del male, un male lelasciate cui possibilità si aprono ben al di làperfezionamento delle armi di distruzione di massa alle nazioni-stato, verso un sorprendente e terribile conferimento di potere di individualità estreme»38.

L’uomo è Dio Per acclamare la tecnologia come sistema olistico, dinamico ma positivo, si deve partire da una visione opposta, ovvero quella secondo cui la tecnica è una scelta volontaria, grazie alla quale l’uomo si erge a plasmatore della realtà

superando i limiti che eladanatura gli deimpone e andando verso l’evoluzionecontinuamente sognata dai fratelli Huxley Teilhard Chardin. Per fare questo, però, bisogna riplasmare le menti, i bisogni e

 

l’immaginazione delle masse, creando una “nuova religione” e una “nuova etica” che – come già spiegato in Governo Globale e  L’Ultimo Papa39 – servano come linee guida per il “Nuovo Ordine Mondiale” che si intende costituire. Fermo restando che è impossibile sradicare nell’uomo ogni forma di culto e di anelito al trascendente, sarebbe impensabile un governo unai forma di spiritualità, che si adatti a tutti i nuovi cittadini: essaunico dovràsenza offrire giusti “miracoli” e un rapporto diretto col divino (l’Uno-Tutto), assumendo dunque i connotati della  New Age. Spiega il professor Michel Schooyans, nel suo  Il complotto dell’ONU contro la vita: «I precetti di questa nuova religione e di questa “nuova etica” sono figli del positivismo giuridico. Alla fine il “nuovo diritto” positivista dovrebbe coincidere con la “nuova etica” altrettanto positivista. Per giungere alla nuova religione universale, olistica, e a questa nuova etica, venerando Gaia, bisogna abolire le altre religioni, cominciando proprio col distruggere la Chiesa Cattolica»40. Questa nuova spiritualità riunirà tutti i culti esistenti – le cui dottrine, nel frattempo, saranno state svuotate attraverso un metodico processo di “modernizzazione” – e non creerà disagi ai governanti, anzi procurerà una fiducia illimitata nelle facoltà dell’uomo. «L’uomo è Dio»: inizia infatti con questa asserzione il video  Prometeus, riprendendo così la lunga tradizione controiniziatica di stampo luciferino, che abbiamo velocemente trattato nel sesto capitolo. I cinque fondatori del Movimento sono raffigurati in modo stilizzato come cinque stelle e danno per scontata di ogni persona la Age divinità. quanto questo genere dil’identificazione pensiero vada molto di moda nellacon  New , le suePerorigini risalgono all’occultismo anglosassone: «Ogni uomo e ogni donna sono una stella» , citava infatti Crowley. La filosofia di Thelema, creata dall’occultista inglese si fonda su alcuni precetti fondamentali, come il motto «Fa’ ciò che vuoi» e «Amore è la Legge, Amore sotto la Volontà». Il sistema magico-sessuale di Thelema è stato adottato anche da molte star internazionali – da Jimmy Page a Robbie Williams – che ne hanno tradotto i precetti in chiave artistica. Se il più noto discepolo di questo tipo di pensiero è la rockstar Marilyn Manson, anche l’insospettabile Peaches Geldof, figlia di Bob, ha twittato la sua appartenenza alla dottrina thelemica, facendosi immortalare

con la scritta OTO (Ordo Templi Orientis) tatuata sul braccio destro. Manson era stato ordinato sacerdote della Chiesa di Satana dal suo storico

 

fondatore, Anton LaVey41. Costui ha riproposto il satanismo in chiave moderna e razionale, raccogliendo molti consensi a Hollywood e nell’ambiente musicale –  da Sammy Davis Jr. a Jayne Mansfield – e ispirando opere celebri, come  Rosemary’s Baby di Roman Polansky o il cortometraggio Beat the Devil di Tony Scott (che conta un cammeo finale dello Il motto di LaVey era proprio: «Ognistesso uomoManson). è Dio», nonché: «L’uomo è la divinità, per il satanista»42. Nella sua Bibbia satanica, egli spiegava infatti che il satanismo è – come abbiamo cercato di dimostrare finora – la forma religiosa dell’Umanesimo, che da solo non può bastare come dottrina, perché l’uomo ha bisogno di dogma e di ritualità: «L’Umanesimo non è una religione. È semplicemente uno stile di vita senza alcuna cerimonia o dogma. Il Satanismo, invece, ha entrambi, la cerimonia e il dogma. Il dogma […] è necessario. Il Satanismo rappresenta una forma di egoismo controllato»43. Ispirandosi proprio a 1984 di George Orwell, LaVey scriveva: «Il su è giù, il piacere è dolore, l’oscurità è luce, la schiavitù è libertà, la pazzia è sanità mentale…», esprimendo così quella forma di manipolazione mentale di cui era maestro. Il linguaggio paradossale erede del bi-pensiero orwelliano venne usato anche da un altro seguace, poi scissionista, della Chiesa di Satana: il colonnello Michael Aquino, fondatore del Tempio di Set44. Costui era un ufficiale del controspionaggio dell’Esercito, specializzato nella guerra psicologica, così come LaVey era stato un fotografo della Polizia di San Francisco e aveva seguito un corso di criminologia. In particolare, la carriera Aquino enel le sue competenze nel campo della manipolazione mentale vennerodiutilizzate consolidamento del suo Tempio, di stampo più occultista rispetto alla dottrina di LaVey. Nel 1975, anno dello scisma, il giornalista Dick Russell intervistò LaVey. Russell, nell’intervista intitolata The Satanist Who Wants To Rule the World  (Il satanista che vuole dominare il mondo), scrisse che LaVey era convinto che un giorno lui e una élite di satanisti avrebbero governato il mondo. LaVey si era servito di un opuscolo dell’occulto degli anni Trenta e di alcune riflessioni, estratte dal libro  L’isola del dottor Moreau  di H.G. Wells, per comporre un rituale, che comprendeva le seguenti parole: « L’Uomo è Dio. Noi siamo uomini.  Noi siamo dèi. Dio è l’Uomo l’Uomo».

Ancora LaVey, in un’intervista rilasciata a Gavin Baddeley – attualmente capo della Chiesa di Satana in Gran Bretagna – spiegò la sua passione per gli

 

esseri artificiali: «Dopotutto, cosa è “naturale”? L’artificio può essere un cosciente, esilarante autoinganno. Abbiamo già “compagni umani artificiali”, come le immagini schermi televisivi esempio. Laopera genteforniscono accetta Johnny Carson nelsugli proprio soggiorno ogniper notte. Le soap “vite surrogate” per molte persone, e queste vite surrogate sono diventate un prodotto consumistico molto importante. Il compagno umano artificiale di cui parlo si pone da qualche parte tra quella vita surrogata e la bambola gonfiabile a cui pensa molta gente quando alludo a “compagni umani artificiali”. Le bambole di gomma non danno soddisfazione e le vite surrogate sono supercontrollate. La mia visione di questo compagno non è relegata puramente ai regni della robotica. Riguarda la creazione di un compagno artificiale più stimolante delle persone che ti circondano. Questo è un concetto terrificante per molte persone, perché mostra come gli esseri umani siano molto più sacrificabili di quanto piaccia loro. I compagni umani artificiali rendono possibile una schiavitù politicamente corretta. La maggior parte della gente non è molto eccitante – i Satanisti devono essere persone molto speciali, e, come i classici passati di moda, non possono essere sostituiti»45.

Il prezzo della felicità «Che cos’è per te la felicità?». In Vanilla Sky – film di Cameron Crowe del 2001, remake  della pellicola spagnola del 1997  Apri gli occhi  di Alejandro Amenabar, con Eduardo Noriega e Penelope Cruz – questa domanda viene posta più volte al protagonista David Aames (interpretato da Tom Cruise). David è il rampollo di un impero editoriale, che, dopo essere rimasto sfigurato in volto in seguito a un terribile incidente in macchina in cui muore la sua amante Julie (Cameron Diaz) e avere perduto il vero amore della ballerina spagnola Sofia (Penelope Cruz), inizia a confondere la realtà con il sogno. Si scoprirà che David si è suicidato e che, prima di morire, ha affidato il suo corpo alla Lucid Dream, della LE (Life Extension), una multinazionale di criogenetica che l’ha messo in stato di ibernazione sospesa, consentendogli una forma di “immortalità”, in cui il cervello continua a vivere intrappolato in un

sogno lucido. gruppo di onirico esperti sipiacevole; assicura dieppure monitorare garantirgli un Un “soggiorno” non sii suoi può pensieri, sfuggire per al proprio subconscio: il sogno, a un certo punto, si trasforma in incubo e permette

 

al protagonista di “ricordare” che è morto e di decidere di “riaprire gli occhi”, ovvero di svegliarsi e tornare a vivere nella realtà. Prima di gettarsi nel vuoto virtuale da un grattacielo, David dichiara di volere smettere di sognare e di essere pronto a «vivere una vita vera». Alle sue spalle, il personaggio del suo psicologo, interpretato da Kurt Russel, rendendosi conto di non(virtuale) esistere realmente e di essere un’invenzione onirica di David, urla che «questo non può essere il futuro». Tocca così a un personaggio virtuale lanciare il grido d’allarme sulla deriva transumanista che sta prendendo l’umanità, la quale potrebbe arrivare al punto di abbandonarsi al sogno di una vita alternativa, non reale ma felice, pur di non rischiare di vivere quella reale, con le sofferenze e gli ostacoli che essa impone. La felicità potrebbe diventare presto l’abbandono volontario in un paradiso artificiale. Stiamo infatti vivendo la cosiddetta “età ibrida”, in cui «la natura umana cessa di essere una verità distinta e immutabile»46  e l’evoluzione tanto agognata viene «indirizzata e tecnologicamente assistita», senza avere però presenti i rischi e le conseguenze di questo processo. In questa realtà ibrida, inoltre, «lo stesso concetto di autenticità viene messo in discussione: chi e che cosa è davvero reale? Qual è la linea di confine tra fisico e virtuale? Ciascuno di noi vivrà una propria versione della verità?»47. Per quanto “fantascientifica”, claustrofobica o folle possa sembrare sulle prime, il guru del M5S non predica nel deserto; anzi, sembra ripetere semplicemente in Italia lo stesso scenario che Google vorrebbe offrire al più presto ai suoi utenti. Anche Schmidt, infatti, sostiene l’intenzione di passare «dalla specie di interfacce comanda-e-controlla in cui si dice al computer, come a un cane, “abbaia”, verso una situazione in cui il computer diventa molto più che un amico. E un amico nel senso che il computer dice: “Beh, sappiamo più o meno cosa ti importa”. E di nuovo, si è dato il permesso di farlo. E dice: “Beh magari dovresti fare questo” o “Magari dovresti fare quello”. E alla fine il computer fa bene ciò che fa, che è questo complicato problema analitico dell’ago nel pagliaio, e ha una perfetta memoria. E gli umani fanno bene ciò che fanno, che è giudicare, divertirsi e pensare alle cose. La relazione è di simbiosi». Nel futuro auspicato da Schmidt, la simbiosi tra l’uomo e le macchine sarà tale che queste potranno consigliare o addirittura sostituirsi all’uomo non solo

sul piano meramente meccanico, ma anche sul quello decisionale. Si possono dedurre chiaramente le implicazioni di questo scenario: una massa di cittadini

 

verrà sostituita da biorobot , facilmente controllabili e manipolabili, proprio come immaginava LaVey. Non ci sarà più bisogno di ricorrere al braccio armato, a sofisticate tecniche di condizionamento mentale o alle droghe, per controllare la popolazione. Il soma di cui parlava Huxley laverrà semplicemente sostituito da una droga psichica ancora più pericolosa: possibilità di autorinchiudersi deliberatamente in una prigionia virtuale, in cui potere vestire i panni di chiunque – da Napoleone a Brad Pitt – e godere del piacere artificiale, che quell’avatar offrirà. Il prezzo di questa felicità virtuale sarà, come profetizzava Orwell, la “sottomissione” volontaria, o “autoannientamento”, al bi-pensiero e al sistema, sia esso identificabile con il Partito o con un Nuovo Ordine Mondiale: «La verità è solo quello che il Partito ritiene vero. Non è possibile discernere la realtà se non attraverso gli occhi del Partito. È questo ciò che devi imparare da capo, Winston, e per ottenere un simile scopo, è necessario un atto di autoannientamento, uno sforzo della volontà. Per diventare sano di mente devi umiliare te stesso»48. Ma, dopotutto, una volta sperimentata l’ebbrezza di una vita “su misura”, chi sarà in grado di tornare indietro? L’abbandonarsi a una “seconda vita” più piacevole di quella vera, spingerà molti a scegliere di tradire se stessi in cambio di un avatar. Il tradimento di sé, l’autoannientamento volontario dell’individuo è esattamente ciò che il Grande Fratello impone ai suoi cittadini. Quando Winston, il protagonista di 1984, viene arrestato, il suo aguzzino gli spiega che il Partito non si accontenta di una quieta obbedienza; attraverso la manipolazione mentale, esso determina la sottomissione totale, volontaria dell’individuo, una forma di “conversione” all’ideologia imposta dal sistema: «Quando infine ti arrenderai a noi, ciò dovrà avvenire di tua spontanea volontà. Noi non distruggiamo l’eretico per il fatto che ci resiste. Anzi, finché ci resiste, non lo distruggiamo. Noi lo convertiamo, penetriamo nei suoi recessi mentali più nascosti, lo modelliamo da cima a fondo. Estinguiamo in lui tutto il male e tutte le illusioni, lo portiamo dalla nostra parte, anima e corpo, in conseguenza di una scelta sincera, non di mera apparenza. Prima di ucciderlo, noi ne facciamo uno di noi».

Fermo restando che – come stanno dimostrando le “rivoluzioni colorate” o

 

altri tipi di scontri violenti in nome di cause che si ritengono buone – la violenza non è la strada giusta, quale futuro attenderà chi vorrà ribellarsi a questo sistema o semplicemente rifiutarlo, come tenta (inutilmente) di fare Winston? Alla luce di quest’ultimo quesito, acquistano un significato ancora più attuale le parole di Orwell: «Se è vero che sei un uomo, Winston, tu sei l’ultimo uomo. La tua specie si è estinta e noi ne siamo gli eredi. Non capisci che sei solo? Tu sei fuori dalla storia, tu non esisti».

Note al Capitolo 7 1. Huxley, J., New Bottles for New New Wine: Essays, Chatto & Windus, Londra 1959, p. 17. 2. http://www.youtube.com/watc http://www.youtube.com/watch?v=HsJLRX-nK4w. h?v=HsJLRX-nK4w. Video car caricato icato nel giugno del 2007. 3. Per questo, in alcune corr correnti enti gnostiche, P Prometeo rometeo viene identificato con Lucifero, il ccui ui nome significa letteralmente “portatore di luce”. L’idea di Lucifero come principio positivo – e il suo accostamento alla figura di Prometeo – sono stati ripresi e sviluppati da una lunghissima tradizione gnostica e filosofica moderna, a partire da Rosacrocianesimo, Massoneria e Illuminismo, fino a sfociare con forza nel Romanticismo tedesco e inglese (Byron, Shelley, Blake). Le opere romantiche hanno a loro volta influenzato alcuni poeti successivi come Baudelaire, Carducci e Rapisardi. In tempi più recenti, la “riabilitazione” di figure quali Lucifero, Caino o Giuda è stata promossa dalla teosofia di Madame Blavatsky e dalla sua contemporanea derivazione new age inaugurata da Alice Bailey (fondatrice, tra l’altro, del  Lucis Trust , il cui nome originale era appunto  Lucifer Trust ). ). Queste suggestioni sono convogliate poi in movimenti neopagani come la Wicca e nel transumanesimo. 4. http://it.wikipedia.org/wiki/Timothy_Le http://it.wikipedia.org/wiki/Timothy_Leary. ary. Archiviato il 13 settembre 2013. 5.  Ibidem. 6. McKenna, T., Food of the Goods, Rider, 1992, pp. 218 e ss. 7. Ivi, p. 220 [traduzione nostra]. 8.  Ibidem. 9. Iannaccone, M.A., Rivoluzione Psichedelica Psichedelica, cit., p. 319. 10. Ivi, p. 368. 11. http://www.corriere.it/spettacoli/12_aprile_16/tupac-risorto-ologramma-cruccu_63786b78-87d5-11e199d7-92f741eee01c.shtml 12. Giannuli, A., Come i servizi segreti usano i media , cit., p. 125. 13. Cit. in: http://www.ariannaeditr http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_a ice.it/articolo.php?id_articolo=45800. rticolo=45800. Archiviato il 17 luglio 2013. 14. http://it.wikipedia.org/wiki/Eric_Schmidt. Archiviato il 27 luglio 2013. 15. Chetverikova, Olga,  Dal Bilderberg a Google-Berg: l’élite globale prepara la ristrutturazione tecnocratica, 17/7/2013, in: http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=45800. Archiviato il 17 luglio 2013. 16. Ibidem.

17. Ibidem. 18. Macchi, A., Rivoluzioni S.p.A. Chi c’è c’è dietro la Primavera Araba Araba, Alpine Studio, 2012, p. 134. 19. Ivi, p. 141.

 

20.

http://www.corriere.it/politica/12_settembre_23/enrico-sassoon-lascio-casaleggio-beppe-grillomovimento-5-stelle_dc73830e-0549-11e2-b23bmovimento-5-stelle_dc738 30e-0549-11e2-b23b-e7550ace117d.shtml e7550ace117d.shtml 21. http://www.corriere.it/politica/12_settembre_23/enrico-sassoon-lascio-casaleggio-beppe-grillomovimento-5-stelle_dc73830e-0549-11e2-b23bmovimento-5-stelle_dc738 30e-0549-11e2-b23b-e7550ace117d.shtml. e7550ace117d.shtml. Archiviato il 7 settembre 2013. 22. http://temi.repubblica.it/micromega-online/grillo-e-il-suo-spin-doctor-la-casaleggio-associati/. Archiviato il 7 settembre 2013. 23. http://it.wikipedia.org/wiki/Club_di_Roma. Archiviato il 7 settembre 2013. 24. Si veda: Perucchietti, E., Marletta, G., Governo Globale, cit., pp. 22 e ss. 25. Randers, J., 2052, Scenari Globali per i prossimi quarant’anni,  Rapporto al Club di Roma, Edizioni Ambiente a cura di Gianfranco Bologna, 2012, p. 85. 26. Ivi, p. 86. 27. Ivi, p. 172. 28. Perucchietti, E., Marletta, G., Governo Globale, cit., pp. 317 e ss. 29. Ivi, p. 224. 30. http://www.youtube.com/watch?v=sV8MwBXmewU. http://www.youtube.com/watch?v=sV8MwBXmewU. Postato in rete il 21 ottobre 2008. 31. Why the future doesn’t need us, in «Wired», aprile 2000. 32. Ibidem. Traduzione tratta da: http://www.tmcrew.org/e http://www.tmcrew.org/eco/nanotecnologia/billjoy.htm co/nanotecnologia/billjoy.htm 33. Ibidem. 34. Ibidem. 35. Ibidem. 36. Kaczinsky, T.J., La Società industriale e il Suo Suo futuro. Il Manifesto di Unabomber Unabomber, Stampa Alternativa. 37. http://it.wikipedia.org/wiki/Theodo http://it.wikipedia.org/wiki/Theodore_Kaczynski. re_Kaczynski. 38. Ibidem. 39. Perucchietti, E., Zagami, L.,  L’Ultimo Papa. Massoneria e Gesuiti in Vaticano, l’agonia della Chiesa cattolica, SI edizioni, 2013. 40. Schooyans, M., Il complotto dell’ONU contro la vita, EFFEDIEFFE, 2013, p. 41. 41. Si veda: Perucchietti, E., Zagami, L.,  I Maestri Invisibili del Nuovo Ordine Mondiale , Terre Sommerse, 2013. 42. LaVey, A., La Bibbia satanica, Jarah edizioni, p. 57. 43. Ivi, p. 20. 44. Ibidem. 45. Baddeley, G., Lucifer Rising: A Book of Sin, Devil Devil Worship And Rock’n’Roll Rock’n’Roll, Plexus Publishing, Londra 1999, pp. 75 e ss. 46. Khanna, Ayesha, Khanna, Parag,  L’età ibrida. Il potere della tecnologia nella competizione globale, Codice Edizioni, 2013, p. 9. 47. Ivi, p. 88. 48. Orwell, G., op. cit .,., p. 256. Introduzione.

 

INDICE  Introduzione Capitolo 1

LE MANI SULLA MENTE: TECNICHE DI MANIPOLAZIONE M ANIPOLAZIONE DI MASSA MASS A Capitolo 2

RIVOLUZIONI IVOLUZIONI CULTURALI CONTROLLATE Capitolo 3

NÉ MASCHIO, MASCHIO, NÉ FEMMINA: DALL’IDEOLOGIA GENDER ALL’ERMAFRODITO ALL’E RMAFRODITO Capitolo 4

LA FABBRICA FABBRICA DEL CONSENSO: ARTE, ARTE, MUSICA, CINEMA E MEDIA Capitolo 5

MANIPOLAZIONE ANIPOLAZIONE SUI BANCHI DI SCUOLA Capitolo 6

COME DISTRUGGERE LE RELIGIONI Capitolo 7 

L’ULTIMO UOMO

 

Gli Autori Enrica   vive e lavora a Torino come giornalista scrittrice. LaureataPerucchietti col massimo dei voti in Filosofia, seguendo un indirizzoe esotericoreligioso, abbandona la carriera universitaria per diventare giornalista televisiva. Divenuta presto un volto noto nel panorama del Nord Italia, si mette in luce come presentatrice di programmi di politica, sport e attualità. Gianluca Marletta, vive e lavora a Roma come professore di Lettere e studioso di antropologia. È autore di numerosi saggi di successo:  Il Neospiritualismo   L’altra faccia della modernità,  La riscoperta del Graal,  Apocalissi,  Extraterrestri e Quando accadranno queste cose?

 

Enrica Perucchietti, Gianluca Marletta

La Fabbrica della Manipolazione Come i poteri forti plasmano le nostre menti per renderci sudditi del Nuovo Ordine Mondiale

  Chi controlla il tuo immaginario controlla la tua volontà! I grandi cambiamenti culturali che l’umanità affronta da decenni non sono né spontanei né casuali ma sapientemente “fabbricati” dai Poteri Forti. Dopo il successo di Governo Globale, gli autori Enrica Perucchietti e Gianluca Marletta tornano ad approfondire le tappe ideologiche del mondialismo, spiegando gli influssi e le tecniche di condizionamento utilizzate dai Poteri Forti per costruire mode e tendenze volte a influenzare e pilotare la mentalità delle masse. Dai primi esperimenti di manipolazione mentale del dopoguerra alla “rivoluzione culturale” degli anni ’60; dalla “nuova morale sessuale” all’ideologia di genere; dalla nascita dell’arte contemporanea alla genesi delle rivoluzioni “democratiche” nei paesi dell’est europeo e del Medio Oriente; dal sorgere della “nuova spiritualità” allo sviluppo dei Fondamentalismi Religiosi, questo saggio ripercorre una “storia altra” dell’età contemporanea, tanto misconosciuta quanto inquietante.

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