La Dieta Di Segn

May 11, 2018 | Author: felixmanu7 | Category: Leptin, Serotonin, Naturopathy, Obesity, Metabolic Syndrome
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dieta...

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LICEO STATALE “Isaac Newton”

ALIMENTAZIONE NATURALE E SALUTE LA DIETA DI SEGNALE Giovedì 4 aprile 2013 dalle 14,30 alle 16,30.

La dieta di segnale: leptina, ipotalamo, ormoni e metabolismo. Giovedì 11 aprile 2013 dalle 14,30 alle 16,30.

Linee guida e regole pratiche della dieta di segnale. Giovedì 18 aprile 2013 dalle 14,30 alle 16,30.

Tolleranza immunitaria intestinale e infiammazione silente: le intolleranze da sovraccarico alimentare. docente: Mauro Mezzogori, naturopata professionista Sede: aula magna del Liceo Statale “Isaac Newton” via Paleologi, 22 Chivasso (To).

“Chi non ha tempo per la nutrizione e l’attività fisica farebbe meglio a riservare il suo tempo per le future malattie” Michael Colgan, Continuing medical education lectures. 1988. http://www.drmichaelcolgan.com/index.html

1. “Naturopatia” deriva dall’inglese “Nature’s path” ovvero la “ via naturale” al benessere. 2. La naturopatia è una disciplina bio-naturale o salutistica riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (dichiarazione di Alma Alta del 1978). 3. La naturopatia si occupa di salutogenesi, non di patogenesi che è, invece, l’ambito di competenza della medicina.

1. Il termine “salutogenesi” fu proposto, nel 1979, dal sociologo della salute, A. Antonovsky (1923 – 1994) per indicare quegli atteggiamenti mentali o psicologici che permettono di affrontare con successo le sfide esistenziali. 2. In naturopatia, il significato di questo termine è stato esteso a tutte quelle condizioni, comportamenti e regole che contribuiscono a generare salute fisica e psicologica.

1. Per la naturopatia, l’organismo umano non è una macchina meccanica ma un sistema complesso capace di autoregolarsi per mantenere la propria omeostasi. 2. L’omeostasi è l’insieme dei meccanismi automatici che permettono di mantenere in equilibrio (in relazione a dei valori di riferimento) le proprie caratteristiche interne nonostante le variazioni, anche notevoli, dell’ambiente esterno. 3. Per ogni specie animale i valori di riferimento o set-points, sono determinati filo-geneticamente e controllati dal Sistema Nervoso Centrale (SNC), più precisamente dai nuclei ipotalamici.

L'ipotalamo è una struttura del Sistema Nervoso Centrale situata nella zona centrale interna tra i due emisferi cerebrali. L’ipotalamo è collegato sia per via nervosa che ormonale ai sistemi, Nervoso Autonomo, Endocrino e Immunitario tramite i quali controlla e regola le principali funzioni vitali dell’organismo.

L’IPOTALAMO REGOLA L’OMEOSTASI DELL’ORGANISMO tramite le connessioni con

1.

3.

Il Sistema Nervoso Autonomo. Nuclei del SNA posti nel tronco encefalico.

2.

Il Sistema Endocrino. Ipofisi sia anteriore (adenoipofisi) che posteriore (neuroipofisi).

Il Sistema Immunitario - sia attraverso la circolazione sanguigna sia mediante le connessioni con il nervo Vago (il decimo paio dei dodici nervi cranici).

1. Il termine composto omeostasi deriva dall’antico greco òmoios "simile" e stasis "posizione". 2. Fu proposto, nel 1932, dal fisiologo americano W. Cannon (1871-1945) per indicare la capacità dell’organismo di mantenere costanti, in modo automatico, i propri parametri vitali in riferimento a valori di riferimento o set-point. 3. Cannon riprese ed ampliò gli studi del padre della fisiologia moderna il francese Claude Bernard (1813-1878) che evidenziò come la costanza del “milieu interieur” o ambiente interno (ossia la stabilità delle condizioni chimico-fisiche del liquido interstiziale) permettesse il funzionamento delle cellule e quindi dell’intero organismo.

1. Attualmente le ricerche sulla reazione di adattamento o reazione di stress hanno integrato il concetto d’omeostasi, quale risposta automatica d’adattamento, con quello di allostasi. 2. Con allostasi si indica la capacità di ogni organismo umano (soggettività) di modificare, mediante il SNC, funzioni complesse come quelle metaboliche, cardiovascolari, metaboliche e immunitarie, intorno a nuovi set-points di riferimento (accomodazione allostatica).

1.

“Ciò significa che un organismo sotto stress NON si sforza di riportare i suoi sistemi omeostatici ai loro valori “normali” di equilibrio ma mette in atto un’ampia gamma di modificazioni fisiologiche finalizzate al raggiungimento di un nuovo equilibrio, capace di metterlo nelle migliori condizioni per affrontare le nuove sfide ambientali”. (R. Sapolsky – Perché alle zebre non viene l’ulcera? – ed. Orme).

2.

In breve, i sistemi neuroendocrino e cardiovascolare sono regolati in previsione di bisogni futuri per rispondere anticipatamente ad una possibile prossima richiesta.

3.

E’ il cervello che valuta e decide se attivare lo stato d’allerta.Tuttavia, uno stato d’allarme ripetuto o cronico (ansia d’anticipazione e di prestazione) può indurre modificazioni fisiologiche che sebbene vantaggiose nel breve periodo possono causare stati patologici se mantenute troppo a lungo (sovraccarico allostatico).

pH del sangue: 7,35 – 7,45 Temperatura corporea: 36,8°C ± 0,4°. Pressione arteriosa: diastolica 70-80 mmHg, sistolica 110-120 mmHg. Glicemia: 60-100 mg/dl. Valore percentuale di massa grassa del peso corporeo: uomini 8-15%, donne 15-23%. Durata del sonno notturno: 7-8 ore. Ritmi circadiani degli ormoni: ad esempio del cortisolo, che ha il suo picco di massima concentrazione (zenith) al mattino e quello minimo (nadir) la sera.

1. 2. 3.

4. 5.

L’omeostasi è mantenuta dall’organismo mediante i cosiddetti circuiti di retroazione o feedback. Il feedback può essere negativo o positivo. Il feedback negativo è l’interazione che s’instaura tra due componenti di un sistema, X e Y, in cui X stimola Y e quest’ultimo retroagisce su X inibendolo. • Nel feedback negativo la retroazione è inibitoria. Questo permette di mantenere un “circolo virtuoso”. Il feedback è positivo se la retroazione è eccitatoria. Invece, in questo caso si può innescare un “circolo vizioso”. Il principali meccanismi di controllo dell’omeostasi sono costituiti da circuiti a retroazione negativa o feedback negativo.

feedback negativo

X

Azione: STIMOLAZIONE (+)

Retroazione: INIBIZIONE (-)

Y

La salute come equilibrio e non come mera assenza di sintomi è il concetto fondante della medicina tradizionale cinese  – (MTC). Il simbolo del Tao ossia l’equilibrio degli opposti/ complementari è la rappresentazione intuitiva del circuito a retroazione negativa che permette l’omeostasi di un sistema vivente. L’attuale ricerca scientifica evidenzia sempre più che gli organi e i sistemi che costituiscono il nostro organismo, ben lungi dal poter essere paragonati alle parti meccaniche di una macchina, interagiscono costantemente tra di loro, mediante molecole/ segnale, come a d esempio gli ormoni, formando una complessa rete di relazioni a feed-back sia negativo che positivo finalizzate al mantenimento degli equilibri vitali.



D A 



B





M

E

– F





– G

I











 L 

H

Il nostro cervello contiene circa 100 miliardi di neuroni. il numero di sinapsi in un solo neurone può essere piuttosto numeroso, fino a diverse migliaia. Alcune di queste sono di tipo eccitatorio, altre di tipo inibitorio.

Il circuito a feed-back negativo è composto da: • un sensore o recettore di segnale (2), • un centro di regolazione o integrazione (4), • un effettore o bersaglio (6).

SET POINT

N.B. Tuttavia, questo circuito garantisce un’omeostasi PARZIALE, poiché s’attiva solo quando la temperatura scende ma non quando aumenta.

FAME

 ASSUNZIONE DI CIBO

 GLUCOSIO

 INSULINA LEPTINA

1. Negli Stati Uniti d’America alla fine degli anni ’70 quasi il 50% della popolazione era in sovrappeso di cui il 15% obeso. •

Ad oggi il 75% è sovrappeso di cui più del 30% obeso.

2. Nel Regno Unito nel 1980 circa il 40% della popolazione era in sovrappeso di cui meno del 10% obeso. •

Ad oggi oltre il 65% è sovrappeso di cui più del 20% obeso.

3. In Italia, attualmente, il 23% della popolazione è sovrappeso di cui 11% obeso.

1. La tendenza al sovrappeso/obesità colpisce sempre di più l’età infantile ed adolescenziale predisponendo i bambini di oggi ad una riduzione dell’aspettativa di vita. 2. Per la prima volta si sta verificando, nelle società industrializzate, una riduzione della speranza di vita, da quando i governi hanno iniziato a misurarla, nel XIX° secolo. S.J. Olshansky et al. - "A Potential Decline in Life Expectancy in the United States in the 21st Century“ - New England Journal of Medicine; March 17, 2005; 352;11; pp1138-1145.

Tutti i regimi alimentari ipocalorici più che favorire il dimagrimento, cioè la riduzione della massa grassa, determinano un vero e proprio deperimento: •

costante senso di fame,



nervosismo, cattivo umore, stanchezza, freddolosità,



irregolarità del ciclo mestruale,



abbassamento delle difese immunitarie,



demineralizzazione ossea, unghie e capelli fragili,



ipotrofia muscolare (de-muscolazione).

La nostra storia evolutiva ci ha insegnato a temere la fame e non l’abbondanza, evento che in natura è piuttosto raro. Il nostro organismo è un “genotipo risparmiatore” per cui si adatta rapidamente ad un regime restrittivo, riducendo i consumi, mediante: 1. il rallentamento della velocità metabolica. Questo rallentamento permane nel tempo anche dopo l’interruzione della dieta ipocalorica. Infatti il corpo, temendo una nuova carestia, trasforma subito le calorie reintrodotte in grasso (energia di riserva). 2. La riduzione della massa muscolare (50% del peso corporeo) poiché il tessuto muscolare è quello che ha il maggior consumo energetico.

in iz io

74 72 70 68 66 64 62 60 58 56 54

Le diete ipocaloriche, alla lunga, non funzionano! *Ricercatori dell'UCLA (University of California, Los Angeles) dopo aver preso in esame 31 studi incentrati su regimi alimentari ipocalorici, dichiarano che dopo un'iniziale perdita di peso,

peso kg alcune volte anche considerevole, cioè il 10-15% del peso iniziale, si registra nella stragrande maggioranza dei casi, una successiva e rapida riacquisizione del peso perso. E spesso ci si trova, più grassi di prima! *Mann T. et al. - Medicare's search for effective obesity treatments: diets are not the answer - American Psychologist, Vol 62(3), Apr. 2007, 220-233.

1. 2. 3.

A livello fisico Rapido recupero del peso. Aumento del rischio cardiovascolare. Sovraccarico di scorie metaboliche.

A livello psicologico 1. Senso di frustrazione e di rinuncia: “… ho fatto mille diete e non ne posso più!” 2. Il proprio corpo è vissuto come un nemico. 3. Il rapporto con il cibo diventa ambivalente: da una parte pericoloso dall’altra consolatorio. 4. Spesso prevale il comportamento bulimico.

1.

La “dieta di segnale” è un innovativo sistema alimentare fondato sullo studio di quegli ormoni (segnali molecolari) che regolano il bilancio energetico del nostro organismo.

2.

In particolare, è uno specifico ormone, la LEPTINA, che modula a livello dell’ipotalamo (la “centralina” di regolazione del nostro organismo) sia il senso di sazietà che il consumo energetico determinando, in tal modo, l’aumento o la riduzione della velocità metabolica.

3.

Al fine di raggiungere e mantenere il proprio peso-forma, perdendo solo la massa grassa ed i liquidi in eccesso, è, quindi, importante adottare quelle regole di comportamento alimentare (e non) che, amplificando i segnali “giusti”, incrementano il consumo energetico.

1. Le cellule adipose, che contengono il nostro grasso corporeo, oltre ad essere il deposito delle riserve energetiche dell’organismo sono anche un potente organo endocrino in grado di condizionare la velocità metabolica dell’organismo. 2. Esse quando sono “piene”, cioè quando mangiamo una caloria in più del nostro fabbisogno giornaliero, aumentano la secrezione di un ormone, la leptina che arrivando direttamente al cervello (nuclei ipotalamici) lo informa sul buon stato nutrizionale dell’organismo. 3. Se il segnale è “di abbondanza” (leptina alta) l’organismo attiva il consumo energetico viceversa se il segnale è “di carestia” (leptina bassa) lo inibisce.

1.

Nel 1953 il biochimico C. G. Kennedy aveva formulato la teoria lipostatica: il cervello riceve informazioni sulla quantità di grasso accumulato e su questa base orienta l’organismo verso il risparmio o la spesa energetica.

2.

La domanda a cui cercava di rispondere erano: •

3.

da chi riceveva l’informazione l’ipotalamo? E, di conseguenza, quali erano i segnali molecolari che modificavano l’assetto metabolico?

Nel 1994, J.M. Friedman, scoprì un ormone prodotto dal tessuto adiposo bianco in grado d’interagire direttamente con il nucleo arcuato (centro della sazietà) dell’ipotalamo: la leptina.

C. G. Kennedy - The role of depot fat in the hypotalamic control of food intake in the rat. - Proceedings of the Royal Society of London Biological Sciences. Vol. 140; 578-92. 1953.

Ipotalamo e regolazione del comportamento alimentare

CENTRO DELLA FAME 1.

Nucleo paraventricolare,

2.

Area laterale dell’ipotalamo.

3.

Il centro della fame è sempre attivo.

CENTRO DELLA SAZIETA’ 1.

Nucleo ventromediale,

2.

Nucleo arcuato.

3.

L’assunzione di cibo, stimola il centro della sazietà con un’inibizione transitoria del centro della fame (rifiuto del cibo).

Il comportamento attivo di ricerca o rifiuto del cibo dipende da una complessa rete di segnali molecolari, provenienti dagli organi periferici (stomaco, intestino, tessuto adiposo) che inizialmente vengono elaborati dai nuclei ipotalamici e quindi integrati a livello corticale per tradursi nelle azioni corrispondenti.

ORESSIGENI

ANORESSIGENI

NPY (Neuropeptide Y)

Leptina

MCH (Melanin Concentrating Hormone)

Insulina

Endocannabinoidi

Peptide YY (PYY)

Oppioidi endogeni •beta-Endorfine (?) •Dinorfine •Encefaline

CCK (Colecistochinina)

Ghrelina

CART (cocaine -anphetamineregulated-transcript)

Orexina

POMC (Pro-opiomelacortina) • a-MSH (Melanocyte Stimulating Hormone)

Galanina

CRH (Corticotropin Releasing Hormone) e Urocortina

SAZIETA’

FAME

Stomaco Pieno, Colecistochinina (CCK) Insulina, Leptina.

Stomaco vuoto, Noradrenalina, Ghrelina.

Ormone Melanocitastimolante (alfa MSH)

Neuropeptide Y

La regolazione della fame e della sazietà

alfa-MSH

NeuropetideY

F. Bottaccioli – PsicoNeuroEndocrinoImmunologia – ed. RED

1. Nel 1994 J.M. Friedman* e il suo gruppo di lavoro della Rockefeller University (New York City–U.S.A.) individuarono il gene chiamato OB che codificava per l’ormone leptina. 2. Friedman chiamò questo ormone dimagrante Leptina dal greco, leptos = magro. 3. Egli scoprì il segnale che mette in contatto diretto il “magazzino delle scorte” (le cellule adipose) con il centro di regolazione dell’organismo: l’ipotalamo. 4. Il segnale leptinico era ed è il più potente segnale d’attivazione metabolica conosciuto. *[Zhang Y., Proenca R., Maffei M., Barone M., Leopold L., Friedman JM. - Positional cloning of the mouse obese gene and its human homologue. - Nature. 1994 Dec 1;372(6505):425-32]

Il topo a sinistra ha subito una mutazione del gene per la leptina che determina la codifica di una forma inattiva della proteina. Esso presenta: iperfagia per mancanza di senso di sazietà, iperglicemia, iperinsulinemia, ipotermia e cortisolemia elevata.

La leptina svolge due compiti fondamentali: •

da una parte blocca la fame attraverso l'inibizione del Neuropeptide Y (NPY).



Dall'altra attiva i più importanti assi endocrini. E' da questa funzione, e non dall'altra relativa alla sazietà, che nasce il valore dimagrante di questo ormone.

inibisce Neuropeptide Y (NPY) SENSO DI SAZIETA

ADIPOCITI IL1, IL6 TNF-alfa NFkB

stimola la produzione di POMC (beta-LPH, alfa-MSH, CRH) TRF, GnRF, GHRF

LEPTINA

PROOPIOMELANOCORTINA  beta-LPH  betaendorfine  analgesia

 alfa-MSH  azione anti infiammatoria

 ACTH  NORADR.  adrenalina  tono

TRF  TSH  f T3, f T4  aumento metabolismo

GnRF  FSH e LH  testoster. estrogeni progestr.  fertilità

GHRF  GH  IGF-1  muscoli ossa cartilag.

1. E’ un forte segnale leptinico, il fattore determinate l’aumento della produzione degli ormoni tiroidei. 2. I quali aumentando la velocità metabolica dissipano una parte dell’energia prodotta in calore. 3. Le calorie, accumulate nell’organismo sottoforma di grassi (e glicogeno) sono solo i substrati energetici che gli ormoni tiroidei utilizzano per produrre ATP (la molecola essenziale per i processi energetici cellulari) e calore. Cellule adipose, leptina  ipotalamo, TRF ipofisi, TSH (0.550 - 4.780 mclU/ml)  tiroide, fT4 e fT3 tessuti, energia (ATP) e calore Le calorie non c’entrano! S’ingrassa perché un segnale leptinico debole non è in grado d’incrementare la produzione degli ormoni tiroidei.

Lechan RM, Fekete C.

The TRH neuron: a hypothalamic integrator of energy metabolism. Prog. Brain Res. 2006;153:209-35. Tupper Research Institute and Department of Medicine, Division of Endocrinology, Diabetes and Metabolism, Tufts-New England Medical Center, Boston, MA 02111, USA. [email protected]

In questo articolo gli autori evidenziano che i neuroni ipotalamici, dotati di recettori per la leptina, mandano segnali monosinaptici, cioè diretti, ai neuroni ipotalamici secernenti TRH (o TRF: ormone o fattore di rilascio della Tireotropina).

Ovvero se mangio a sufficienza la tiroide produce una maggior quantità di ormoni tiroidei, aumentando il metabolismo e quindi il consumo energetico.

1. Nell’anoressia lo stimolo della fame viene represso da un enorme sforzo mentale volontario. Nell’anoressica il segnale leptinico è assente, di conseguenza, tutti gli assi ormonali sono in deficit. 2. Nell’obesità, viceversa, il segnale leptinico è eccessivo ma proprio per questo motivo i recettori cellulari diventano “sordi”, sviluppando resistenza alla leptina che quindi agisce poco. 3. In entrambi i casi si manifestano gli stessi sintomi: fame “da lupo”, tendenza all’ipotiroidismo, estremità fredde, atrofia muscolare, riduzione della fertilità, aumento dello stato infiammatorio e depressione.

ANORESSIA Dieta ipocalorica. Carenza di grasso

OBESITA’ Ipernutrizione. Eccesso di grasso

Carenza di leptina

Eccesso di leptina. Resistenza leptinica

Ipotalamo: segnale leptinico debole

AUMENTA Neuropeptide Y (NPY) SENSO DI FAME

INIBISCE POMC Alfa-MSH: + infiammazione ACTH: surrene  ipo TSH: tiroide  ipo FSH: ovaie, testicoli  ipo GH: muscoli, ossa  ipo

segnale/recettore

ormone

recettore

Il legame tra una molecola/segnale, detta ligando, ed il suo recettore a livello cellulare è alla base dei processi biochimici (o effetti biologici) che regolano il funzionamento dell’organismo. Normalmente produciamo una “giusta” quantità di segnali molecolari, ad esempio gli ormoni, sufficiente per farci star bene.

ormone

recettore

x

x

x

La sovrapproduzione di un ormone, ad esempio la leptina, determina a livello cellulare la riduzione degli specifici recettori (downregulation). Questo meccanismo di difesa è detto “resistenza” ed in questo modo la cellula evita una sovra-stimolazione e cerca di mantenere il suo equilibrio interno o omeostasi .

Diete ipocaloriche: •

il metabolismo rallenta perché il “termostato” ipotalamico viene regolato verso il basso (segnale leptinico debole).



Si perde la massa grassa ma anche molto muscolo.



Spesso, il risultato è rapido ma non duraturo. Dieta di segnale :



il metabolismo aumenta, anche se lentamente, perché il segnale leptinico si normalizza.



Il grasso viene utilizzato dal muscolo a fini energetici, si acquista massa magra e si perde massa grassa.



Il risultato è lento ma duraturo.

1. Il modo più efficace e fisiologico per perdere l’eccesso di massa grassa acquistando tono psicofisico e massa muscolare è quello di adottare quei comportamenti in grado d’attivare il metabolismo, ovvero: •

un’alimentazione normocalorica e normoproteica,



una minima ma regolare attività fisica.

2. Questi sono le due regole elementari capaci di dare ai nostri centri di regolazione ipotalamici i corretti segnali d’attivazione metabolica.



1. 2.

3.

4.

Se l’apporto calorico complessivo è insufficiente (segnale di carestia) anche la produzione di leptina lo sarà. La carenza di leptina sarà “letta” dall’ipotalamo (la centralina di regolazione dell’organismo) come deficit di riserve energetiche ed indurrà un rallentamento della velocità metabolica. Un recente lavoro di *Sainsbury and Zhang evidenzia che l’organismo risponde alla restrizione calorica innescando delle risposte adattive orientate ad una marcata riduzione della spesa energetica ed al recupero del peso perso. Tali modificazioni si manifestano anche in individui obesi o sovrappeso che abbiano perso anche solo una piccola percentuale di peso corporeo (6-7%) e persino quando la perdita di peso è raggiunta applicando modesta restrizione calorica con o senza attività fisica.

*Sainsbury and Zhang – Role of the hypotalamus in the neuroendocrine regulation of body weight and composition during energy deficit. - «Obesity Reviews» 2011.



*“La restrizione dietetica porterà inizialmente le persone in eccesso ponderale a una perdita di peso e di grasso (nei primi mesi), ma contemporaneamente attiverà uno stato neuroendocrino che si ripercuoterà negativamente sulla composizione corporea promuovendo l’accumulo di grasso a livello viscerale (con un maggior rischio di malattie dismetaboliche ad esso correlate come il diabete mellito tipo II e l’aterosclerosi) e la riduzione della densità ossea e della massa muscolare, predisponendo ad affezioni strutturali come l’osteoporosi e la sarcopenia”. *Sainsbury and Zhang – Role of the hypotalamus in the neuroendocrine regulation of body weight and composition during energy deficit. - «Obesity Reviews» 2011.

FABBISOGNO CALORICO GIORNALIERO (F.C.G) Attività fisica

Kcal

Scarsa

30

Leggera

35

Moderata

40

Intensa

45

Peso in Kg  Kcal per tipo di attività = F.C.G. Esempio: 57 kg  35 Kcal = 1995 Kcal/die Alimenti

Kcal

Carboidrati 60%

1197 Kcal (:4)= 299 gr.

Lipidi 30%

598 Kcal (:9)= 66,5 gr.

Proteine 10%

199 Kcal (:4)= 50 gr.

FABBISOGNO PROTEICO GIORNALIERO L’Organizzazione Mondiale della Sanità consiglia un apporto proteico giornaliero di: 0,8 - 1 g./kg (45,6-57 gr/die) dato un soggetto normopeso o relativo al peso ideale.

1. 2.

3.

4.

5.

Per l’attivazione del metabolismo è importante assumere una sufficiente quantità di proteine. Nel 2004 *Polson et al. evidenziò lo stretto rapporto tra l’assunzione di proteine e la leptina l’ormone che innesca il consumo energetico. Un alimentazione ricca di carboidrati raffinati determina un rapido picco leptinico seguito però da una repentina caduta. Invece a parità di calorie introdotte riducendo i carboidrati e aggiungendo un’adeguata quantità di proteine, la leptina sale più lentamente dopo il pasto ma rimane stabile per molto più tempo. L’azione prolungata della leptina oltre a garantire il senso di sazietà esercita un effetto positivo a livello ipotalamico permettendo l’attivazione del metabolismo (ormoni tiroidei) e la sintesi della massa muscolare (GH).

Polson et al. – Macronutrient composition of the diet differentially affects leptin and adiponutrin mRNA expression in response to meal feeding.- J Nutr Biochem. 2004 Apr.

30% kcal GRASSI 60% kcal CARBOIDRATI 10% kcal PROTEINE

LIVELLI DI ASSUNZIONE RACCOMANDATA DI PROTEINE (g./Kg./die) Società Italiana di Nutrizione Umana Età

g./Kg/die

0-1 anno

1,87 - 2,09 (latte materno)

1- 18 anni

1,00 - 1,5

adulti

0,8 - 1,00 Tipo di attività

sedentaria

0,8

sportiva

1,00 –1,5

Alimento 100 gr.

gr. di proteine

Due uova intere

13-15

Latte e yogurt intero

3,5 – 5

Formaggi magri: ricotta, Jocca

8 – 20

Formaggi grassi: parmigiano, emmenthal

28 – 40

Carne: vitello, maiale, pollo, tacchino

16 – 25

Pesce: salmone, sgombro, merluzzo

17 – 21

Semi oleosi: mandorle, noci, nocciole

15-20

Legumi secchi: soia, ceci, fagioli,

17-20 (soia 35-38)

Cereali integrali: riso, orzo, pasta, pane

8 – 12

Livelli di assunzione giornalieri raccomandati di Nutrienti per la popolazione italiana (L.A.R.N.) Società Italiana di Nutrizione Umana, revisione 1996

Categoria

Età (anni)

Peso (kg)

Proteine (g)

Lattanti

0,5 – 1

7 - 10

15 - 19

1–3

9 – 16

13 – 23

4–6

16 – 22

21 – 28

7 – 10

23 – 33

29 - 42

11 – 14

35 – 53

44 - 65

15 – 17

55 – 66

64 - 72

18 – 29

65

62

30 – 59

65

62

60 +

65

62

11 – 14

35 - 51

43 - 48

15 – 17

52 – 55

56 - 57

18 – 29

56

53

30 – 49

56

53

50 +

56

53

Bambini

Maschi

Femmine

Gestanti

59

Nutrici

70

DIETA GIFT – TRIPARTIZIONE MONOPIATTO

CARBOIDRATI Cereali integrali: pasta, riso, pane o altri cereali. Legumi: ceci, fagioli, piselli, lenticchie. Patate, se possibile con la buccia.

1/3 CARBOIDRATI

1/3 PROTEINE

1/3 VERDURA

PROTEINE ANIMALI O VEGETALI Carne, pesce, pollame, uova, latte e formaggi, soia gialla, tofu, seitan, semi oleosi (noci, mandorle, nocciole).

VERDURA CONDITA Verdura cruda o cotta condita con olio extravergine di oliva o burro. Oppure, una porzione di macedonia addolcita con un po’ di miele. FRUTTA E VERDURE CRUDE, FRESCHE E SENZA CONDIMENTI possono essere mangiate liberamente prima dei pasti o durante la giornata.

1. L'Indice di Massa Corporea, IMC o BMI (Body Mass Index) è il rapporto tra il peso in chilogrammi ed il quadrato dell’altezza espressa in metri. 2. L'IMC è considerato un indice più attendibile del semplice peso corporeo per definire le caratteristiche fisiche di una persona. 3. Per questo motivo viene di solito usato a livello internazionale per la diagnosi delle patologie nutrizionali.

Calcolo dell’Indice di Massa Corporea 1.

Prendete il vostro peso in chilogrammi.

2.

Dividetelo per la vostra altezza espressa in metri ed elevata al quadrato.

3.

Il quoziente sarà il vostro IMC.

IMC =

Peso (kg) Altezza (m)2

Il mio IMC Peso: 57,5 kg. Altezza: 1,69 m. (1,69)2 = 2,85. 57,5:2,85 = 20,1

Indice di Massa Corporea IMC = kg/m2

UOMINI

DONNE

Sottopeso

< 19

< 18,5

Normopeso

19 – 24

18,5 - 24

Sovrappeso

25 - 29

25 – 29

Obeso 1° grado

30 - 34

30 - 34

Obeso 2° grado

35 - 40

35 - 40

Obeso 3° grado

> 40

> 40

• •

Tra 25 e 29 è sovrappeso. Rischio di diabete, ipertensione arteriosa, dislipidemie. Oltre 30 è obesità. Riduzione dell’aspettativa di vita.

Queste due donne hanno all’incirca lo stesso BMI ma la loro composizione corporea è molto diversa.

Un metodo semplice per misurare la percentuale di massa grassa, oltre alla plicometria, è la bilancia impedenziometrica.

CALCOLO DELLA MASSA GRASSA O M.G. % M.G.

VALORE MINIMO

VALORE IDEALE

VALORE MASSIMO

VALORE MEDIO EUROPEO

UOMO

8%

12%

15%

23%

DONNA

15%

20%

23%

32%

ESEMPIO: donna alta 160 cm del peso di 66 kg Massa Grassa

25%

 dal VALORE IDEALE di M.G. del 20%

Kg. di Massa Grassa da perdere

25 – 20 = + 5 %

66 X 5 = 330 : 100

3,3 kg

Buona nutrizione e tono Denutriti e disidratati

IPERNUTRITI

Ipernutriti ED EDEMATOSI ed edematosi

• Malnutriti ed edematosi

1. Il tessuto adiposo localizzato nella regione addominale, che caratterizza il sovrappeso “a mela”, è associato ad un più alto rischio (rispetto al grasso periferico, ad esempio quello nella zona gluteo-femorale) di “sindrome metabolica” e quindi di mortalità cardiovascolare. 2. La sindrome metabolica è caratterizzata da: eccesso di adipe addominale, insulino-resistenza, iperglicemia o diabete di tipo II, dislipidemie, ipertensione arteriosa e malattie cardiovascolari. 3. La misura della circonferenza addominale permette di valutare, anche se in modo approssimativo, la massa adiposa addominale.

LA DISTRIBUZIONE DEL GRASSO CORPOREO

ANDROIDE “a mela” o centrale. Il grasso si localizza a livello addominale e attorno ai visceri addominali.

GINOIDE “a pera” o periferica. Il grasso si accumula a livello sottocutaneo nella regione dei glutei, sui fianchi e sulle cosce.

MISTA “a tronchetto” o mista. Unisce le caratteristiche sia dell’obesità androide che ginoide.

CIRCONFERENZA ADDOMINALE E SINDROME METABOLICA Genere

Rischio moderato

Rischio elevato

Maschi

> 94 cm

> 102 cm

Femmine

> 80 cm

> 88 cm

1. Le cellule adipose, quando sono ipertrofiche, aumentano la produzione non solo di leptina ma anche quella di citochine infiammatorie, quali l’IL6 e il TNF-alfa. 2. L’ IL-6 ha come bersaglio il fegato, dove induce la sintesi di una proteina della fase acuta dell’infiammazione: la Proteina C Reattiva o PCR. 3.

Nell’organismo si determina un’infiammazione sistemica di basso grado che al momento non produce danni ma può predisporre a seri rischi.

4. Studi recenti evidenziano che persone in “apparente” buona salute, con valori costanti di PCR >5-6 mg/L pur essendo nel range di normalità (0,5 – 10 mg/L) hanno un maggior rischio di aterosclerosi, ictus e infarto rispetto a quelle con PCR
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