La Composizione Fotografica

January 20, 2017 | Author: Ferruccio Costa | Category: N/A
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LUIGI CALABRESE -­ CANIO COLANGELO

LA COMPOSIZIONE FOTOGRAFICA SECONDA EDIZIONE

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INTRODUZIONE

Spesso la composizione è davvero il mezzo migliore che un fotografo ha a disposizione per mostrare la complessità della vita; la struttura di un’immagine può suggerire la forma che diviene bellezza.
 Robert Adams

La cosa più difficile in fotografia è rimanere semplici.
 Anne Geddes

Non ci sono regole per una buona foto, ci sono solo buone fotografie. Ansel Adams

INDICE Introduzione

Capitolo 3 – Utilizzare il fotogramma



Il soggetto



I punti forti



Il controllo dell'esposizione



La regola dei terzi



I tre principi base



Utilizzare la regola dei terzi: le linee di forza



Esercitatevi a guardare



Dove posizionare la linea dell'orizzonte?



Utilizzare la regola dei terzi: i punti di forza

Capitolo 1 – L'area del fotogramma



Il formato



Quanto spazio dare al cielo?



Lati e angoli



Fotografando animali e persone...



Orizzontale o verticale?



… e la sezione aurea?



Equilibrio e bilanciamento

Capitolo 2 – Il punto di ripresa

Capitolo 4 – Il primo piano, i piani intermedi, lo sfondo



Punto di ripresa in asse rispetto al soggetto



Punto di ripresa in alto rispetto al soggetto



Punto di ripresa in basso rispetto al soggetto



Sfocare lo sfondo



Un punto di ripresa estremo



Il primo piano nella fotografia di paesaggio



I piani intermedi



Lo sfondo



Per avere tutto a fuoco



I toni



Quando lo sfondo è sbagliato



I colori



I colori si influenzano tra di loro

Capitolo 5 – La prospettiva e la profondità

Capitolo 7 – Tono, colore, luce



La prospettiva lineare



Colori complementari



La “cornice interna”



Colori contigui



La prospettiva aerea



Primo piano e sfondo



Colore e prospettiva



La foto monocromatica



La nitidezza



Il punto di colore



Chiaro e scuro



Colore forte o colore debole?



Primo piano, obiettivi e resa prospettica



La luce



Luce dall’alto dura

Capitolo 6 – Gli elementi grafici



Il punto



Luce dall’alto diffusa



Linee e curve



Luce laterale

• •

Figure geometriche elementari



Luce frontale

Forma, simmetria, ritmo



Controluce

Conclusione

INTRODUZIONE

Per ottenere una buona fotografia è necessario operare su tre fattori fondamentali: il soggetto, l'esposizione, la disposizione degli elementi all'interno dell'immagine.

IL SOGGETTO Il soggetto, nella fotografia, è ovviamente molto importante. Se quello che fotografiamo è banale o insignificante (oppure, come accade per i monumenti e gli scorci paesaggistici famosi, è stato fotografato già un milione di volte) ottenere un'immagine interessante sarà difficile (attenzione: ho detto difficile, non impossibile).

Il controllo dell'esposizione è probabilmente l'aspetto più tecnico della fotografia ed è importantissimo padroneggiarlo correttamente: un po' come per il pittore è fondamentale saper scegliere il pennello adatto, mescolare i colori e preparare nel modo più adeguato la superficie sulla quale stenderà la pittura. Una buona fotografia non può prescindere dalla perfetta conoscenza della tecnica.

Oltre ai due aspetti appena menzionati, per otteneIL CONTROLLO DELL'ESPOSIZIONE re delle belle fotografie è necessario saper valorizIl controllo dell'esposizione è altrettanto importan- zare la scena ripresa attraverso una sapiente collote. La fotografia è fatta con la luce e quindi il foto- cazione dei principali elementi che la compongono. grafo deve avere il pieno controllo sul “triangolo” diaframma-tempo di esposizione-sensibilità, per utilizzare la luce ambientale o quella artificiale in modo corretto e creativo.

Con un soggetto interessante o fotogenico come questo pulcinella di mare è facile ottenere una bella foto. Facile sì, ma non scontato. Occorrono altri ingredienti... 5

Per farlo occorre prendere in considerazione, te- DECENTRARE nendo conto della fisiologia e della psicologia della Decentrare è considerata la regola aurea della visione umana, il rapporto del soggetto con i margicomposizione. Ogni volta che il soggetto non occuni della foto, con lo sfondo e con altri elementi prepa l'intera inquadratura dobbiamo scegliere dove senti nell'inquadratura. collocarlo. Istintivamente il fotoamatore alle prime armi tende a disporre il soggetto esattamente al Comporre significa proprio questo: selezionare gli elementi esistenti nella scena che andiamo ad inquadrare centro. Sebbene questa soluzione possa a volte rie ordinarli nell'immagine in modo che risultino interesvelarsi efficace, generando un'immagine equilibrasanti e che colpiscano l'osservatore. ta e “riposante”, spesso la composizione centrale è talmente priva tensione dinamica e compositiva da I TRE PRINCIPI BASE apparire estremamente “banale”. Le regole per la composizione sono tante e in questo e-book ve le illustreremo in maniera esaustiva, ma è importante sottolineare che esse sono incentrate tutte su tre principi di base: 1) Decentrare; 2) Semplificare; 3) Valorizzare il centro di interesse della foto. Decentrare il soggetto, come in questo caso, è una delle regole difficilmente eludibili della composizione. 6

Il segreto per rendere più interessante l'immagine consiste semplicemente nel decentrare il soggetto, come vedremo nel capitolo 3 “Utilizzare il fotogramma”. Per adesso vi sveliamo un piccolo segreto: più il soggetto è piccolo rispetto al fotogramma, più è importante decentrare. Se il soggetto riempie tutto o quasi tutto il fotogramma, una composizione centrale diventa più accettabile.

SEMPLIFICARE Semplificare è un'altra delle regole basilari della composizione. Per ottenere buone fotografie cercate di fare in modo che il soggetto sia facilmente individuabile, che gli elementi importanti nella foto siano pochi e che siano disposti in maniera ordinata. Cercate di eliminare dall'inquadratura tutto ciò che potrebbe apportare disordine o disturbo.

Il segreto per fare delle belle foto è la pulizia compositiva: pochi elementi, facilmente individuabili, e disposti nei punti forti dell'immagine.

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VALORIZZARE IL CENTRO DI INTERESSE DELLA FOTO Valorizzare il centro di interesse della foto significa decidere fin dal principio (cioè in fase di scatto) qual è il soggetto e fare di tutto perché esso sia sùbito percepito come tale anche da chi guarda la foto. Cercate quindi di eliminare gli elementi di disturbo attraverso un'attenta inquadratura, scegliendo un punto di vista idoneo o bilanciando la profondità di campo per sfocare elementi indesiderati sullo sfondo.

Soprattutto però, cercate di disporre il soggetto in un punto forte dell'immagine, vedete se è possibile creare una “cornice” intorno ad esso per metterlo in evidenza, cercate di individuare delle linee, nella scena, che convergano verso il vostro punto di interesse. Su tutti questi aspetti torneremo con maggiori dettagli. Semplificare e valorizzare il centro d'interesse sono concetti che possono essere sintetizzati in un'espressione: pulizia compositiva. Dal punto di vista compositivo la fotografia è pulita quando l'occhio riesce a individuarne gli elementi principali e il rapporto che esiste tra loro, quando riesce a percepire una disposizione razionale e ordinata in ciò che è presente nell'immagine.

Cercate di mantenere pulita la composizione escludendo dall'inquadratura gli elementi di disturbo. Per fotografare questo mazzetto di funghi spontanei in un bosco è stato scelto accuratamente il punto di ripresa e bilanciata adeguatamente la profondità di campo, in modo da evitare che erba, foglie ed altre cose presenti nella scena interferissero con la gradevole, naturale disposizione del soggetto.

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ESERCITATEVI A GUARDARE Infine, prima di affrontare i diversi aspetti della composizione fotografica, un ultimo consiglio: esercitatevi a guardare. Anche quando non avete con voi la fotocamera, cercate di individuare le potenzialità fotografiche presenti in una scena. Se doveste fotografare quello che avete di fronte, quale inquadratura scegliereste? Perché? Provate ad immaginare di osservare la scena attraverso il mirino della vostra fotocamera. Decidete sempre quale potrebbe essere il punto di interesse della vostra fotografia, quello su cui costruire l'immagine, e come potreste valorizzarlo. Dove lo disporreste nel fotogramma? Sarebbe meglio riprenderlo dal basso, in asse o dall'alto? Che dire dello sfondo e degli altri elementi presenti nella scena? Come potrebbero valorizzare il soggetto o in quale modo potrebbero rapportarsi ad esso? Cercate sempre delle buone immagini nel mondo intorno a voi, sia che poi le scattiate effettivamente o no. Osservando le foto che seguono vi renderete conto di come si possano ottenere immagini molto diverse del medesimo soggetto, in questo caso una comunissima e banalissima rotoballa di fieno, cambiando semplicemente la sua disposizione all'interno del fotogramma. 9

Le fotografie riportate sopra sono state scattate utilizzando sempre la stessa lunghezza focale e il medesimo punto di ripresa. 10

Naturalmente però, la stessa scena può essere ripresa utilizzando delle focali diverse, ottenendo immagini differenti.

Ecco cosa accade usando un obiettivo maggiormente grandangolare (solo un esempio rispetto alle infinite possibilità di interpretazione)...

… o addirittura un obiettivo fish-eye... 11

Oltre a ciò dobbiamo ricordarci che possiamo girare intorno al soggetto, riprenderlo dall'alto o dal basso, inquadrarne solo un particolare... insomma, per ogni soggetto ci sono infinite fotografie possibili. Una delle differenze più grandi fra chi ottiene buone fotografie e chi invece non riesce ad uscire dalla mediocrità è che il bravo fotografo si muove: alza la fotocamera sopra la testa, e se non basta sale al primo piano di un edificio vicino, si mette in ginocchio, si stende a terra... insomma cerca un punto di vista diverso, inconsueto. Quindi muovetevi anche voi, cercate una prospettiva nuova, originale, che valorizzi il soggetto. Vi hanno mai detto che una vostra foto assomiglia ad una cartolina? Ebbene, forse chi ve lo ha detto pensava di farvi un complimento, ma nel mondo dei professionisti e dei fotoamatori consapevoli una frase del genere suona come un campanello d'allarme: se una foto sembra una cartolina vuol dire che in quell'immagine non c'è nulla di originale, che chiunque, di fronte al medesimo soggetto, avrebbe ottenuto la stessa foto. Voi, invece, dovete fare in modo che si dica delle vostre foto che sono originali. Per farlo, dovete curare maniacalmente il punto di vista, la prospettiva e l'inquadratura.

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E ADESSO, TORNIAMO ALLA NOSTRA FOTO INIZIALE... l pulcinella di mare è davvero un bel soggetto, ma considerate alcuni aspetti di questa fotografia che la valorizzano: 1) Lo sfondo dietro il pulcinella è uniforme, non ci sono elementi di disturbo; 2) Il soggetto è decentrato e c'è ampio spazio libero nella direzione del suo sguardo; 3) Le ali e lo stacco nero-bianco del piumaggio dell'uccello, sono disposti quasi esattamente sulle diagonali del fotogramma: un modo per aumentare la sensazione di armonia dell'immagine.... 13

Se non sapete di cosa sto parlando non preoccupatevi, alla fine della lettura di questo e-book lo saprete: ho voluto solo anticiparvi alcuni dei concetti che saranno oggetto di questo libro e darvi degli spunti di riflessione.

1. L'AREA DEL FOTOGRAMMA

IL FORMATO Quando inquadriamo una scena la vediamo attraverso i limiti imposti dal mirino della fotocamera. La composizione, di conseguenza, sarà fortemente influenzata dal rettangolo del mirino, il quale coincide grossomodo con le proporzioni del fotogramma. È vero che si potrà sempre decidere di ritagliare la fotografia in seguito, tuttavia ben difficilmente in fase scatto decidiamo l'inquadratura avendo in mente un ritaglio successivo. Di solito gli interventi di ritaglio a posteriori servono a correggere errori di composizione commessi nello scattare la foto, oppure sono necessari per stampare la foto in un determinato formato che non coincide, nelle proporzioni, con quelle del nostro fotogramma.

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Tuttavia vi sono anche dei fotografi che preferiscono inquadrare sempre la scena un po' “larga” per poi operare quasi sistematicamente un ritaglio a posteriori. In ogni caso, quando parliamo di composizione, il primo fattore di cui dobbiamo tener conto è il formato del fotogramma. Nella fotografia digitale il fotogramma è, ovviamente, rettangolare. I formati più comuni sul mercato presentano un rapporto tra base e altezza pari a 3:2 o a 4:3. La maggior parte delle reflex digitali ha un sensore con un rapporto tra i lati di circa 3:2, ereditato dal fotogramma più usato nella fotografia a pellicola, che ha i lati delle dimensioni di 36mm x 24mm: con un rapporto tra di essi, quindi, di circa 3:2. Le fotocamere digitali compatte, talune reflex (quelle che hanno aderito al sistema non a caso chiamato Quattro Terzi), e molte fotocamere medio formato digitali, hanno invece il sensore con il rapporto tra base e altezza all'incirca di 4:3. Tra i due, il formato 4:3 trasmette in genere all'osservatore della foto una sensazione di maggiore stabilità ed equilibrio, mentre il formato 3:2, essendo più sbilanciato sul lato maggiore, tende a generare una maggior tensione compositiva. I principali formati fotografici. I sensori, in particolare, presentano un rapporto tra i lati di 3:2 o di 4:3. 15

Molti sono dell'avviso che il formato 3:2 si adatti meglio ai paesaggi per la sua forma più “allungata” (ma ci sono eserciti di quattroterzisti pronti a smentirlo con solide argomentazioni), e alla figura umana intera, se usato in verticale, mentre il formato 4:3 sarebbe più adatto alla fotografia di ritratto. In realtà queste discussioni mi lasciano piuttosto perplesso. Se è vero che, in linea generale, il formato 4:3 è più “statico” rispetto al 3:2, ho visto e scattato fotografie con entrambi i rapporti, e posso sostenere che l'importante non è tanto il rapporto tra i lati, quanto piuttosto il saper utilizzare al meglio l'area del fotogramma che abbiamo a disposizione.

Molti sostengono che le foto nel formato 3:2 siano maggiormente adatte ai panorami rispetto alle foto nel formato 4:3. In questo esempio la foto originaria (sopra) ha i lati con rapporto 4:3, mentre la foto in basso è stata ritagliata per portarla al rapporto 3:2. Quale preferite? Perché?

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Un formato a cui ci siamo abituati da qualche anno grazie ai televisori e ai monitor per computer è quello panoramico 16:9. Nessuna fotocamera ha un sensore con un simile rapporto tra i lati, ma tutte le fotocamere amatoriali consentono di scattare in questo formato attuando un “ritaglio” dell'area del sensore. Naturalmente si può ottenere una foto con questo rapporto anche effettuando un crop a posteriori. Si tratta di un formato adatto ai paesaggi, se ripresi in orizzontale, soprattutto se le foto vengono osservate solo sullo schermo della TV o di un computer. Molto più problematica è la eventuale fruizione di fotografie scattate in verticale in questo formato.

Sebbene alcune fotocamere consentano, con un'apposita opzione, di scattare direttamente nel formato 16:9, si tratta solo di un ritaglio dell'area utile del sensore. La fotografia riportata sopra è stata scattata originariamente in formato 3:2, quella sotto non è altro che un ritaglio in 16:9. Il formato 16:9 è adatto ai panorami in orizzontale ed alla fruizione su monitor.

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Un formato comunemente utilizzato in passato da molti fotografi professionisti e fotoamatori evoluti dotati di fotocamere medio formato a pellicola che generavano fotogrammi di 6 cm x 6 cm, e di recente riportato in auge da social network fotografici come Instagram e simili, è quello quadrato. Diciamo subito che nel passato molti fotografi scattavano in formato quadrato, lasciando dello spazio intorno al soggetto, per essere poi liberi di decidere in una seconda fase l'inquadratura, a seconda delle esigenze editoriali o dello spazio presente sull'album fotografico del cliente. La stampa finale era quindi quasi sempre di forma rettangolare (non a caso il più famoso produttore di fotocamere 6x6 oggi, con i suoi modelli digitali, è Il formato quadrato tende a creare una sensazione di equilibrio e stabilità. Non ci sono fotocamere digitali con sensore quadrato. Invece molte applicazioni collegate a social network fotografici permettono di scattare foto quadrate con gli smartphone.

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passato a sensori che hanno un rapporto tra i lati all'incirca di 4:3). Tuttavia il formato quadrato si presenta sicuramente come equilibrato ed armonioso. Non essendoci un asse dominante, in quanto i due lati sono uguali, la forma quadrata tende a favorire le simmetrie.

In una fotografia di formato quadrato le regole della composizione, come ad esempio quella dei terzi, perdono gran parte della propria efficacia. Viene favorita invece la composizione centrale e l'equilibrio tra i due lati del fotogramma.

In altre parole, una volta acquisito l'occhio fotografico, riuscirete a sfruttare al meglio le proporzioni del vostro fotogramma valorizzando nel contempo l'immagine.

Infatti, se avete già una fotocamera siete in un cerLe fotografie in formato quadrato potrebbero soven- to qual modo vincolati al formato del sensore della te risultare prive di tensione compositiva e quindi vostra macchina. D'altra parte è facile ritagliare le monotone. Tuttavia alcuni fanno notare che, in os- foto in un secondo tempo nel formato desiderato servatori abituati alle immagini rettangolari, la for- anche se questa operazione necessiterebbe, a ma quadrata provoca una percezione di assenza, monte, cioè in fase di scatto, di una pre-visualizzacome se parte della foto fosse stata tagliata via e zione che nella realtà non è semplicissimo attuare. ne mancasse un pezzo, e che tale sensazione è di Infine, ricordate che non siete vincolati ai formati per se sufficiente a creare una forte tensione comstandard. Per le vostre fotografie potete scegliere, positiva. ritagliandole a posteriori, qualsiasi rapporto tra i lati In conclusione, quale formato è preferibile? A que- vi aggradi o vi sembra le valorizzi meglio (ma per sta domanda non c'è risposta. farlo dovete ricordarvi, in fase di scatto, di lasciare spazio intorno al soggetto). Ogni soggetto può essere valorizzato o penalizzato dal formato del fotogramma. Anzi, per dirla meglio, ogni formato richiede una interpretazione diversa del soggetto fotografato.

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16:9

1:1

4:3

3:2

La stessa foto ritagliata in formati diversi. 20

LATI E ANGOLI I margini del fotogramma rappresentano giocoforza il primo elemento con il quale dobbiamo confrontarci per comporre una fotografia. I due lati verticali e i due lati orizzontali, che costituiscono il perimetro della nostra foto, entrano necessariamente in rapporto con gli elementi presenti nella fotografia e sono molto importanti nell'economia dell'immagine, se non altro perché la delimitano, segnando il confine tra la fotografia e il mondo nel quale si muove l'osservatore. Se nella fotografia compaiono elementi lineari essi entreranno in forte rapporto con le rette che costituiscono i margini della foto. Per fare un esempio, se nella foto è presente la linea dell'orizzonte, l'osservatore tenderà più o meno inconsciamente a raffrontarla con i margini inferiore e superiore della foto: com'è noto l'orizzonte storto (cioè non perfettamente parallelo ai margini della foto) risulta particolarmente fastidioso in fotografia.

Quando in una foto ci sono delle linee, esse entrano in rapporto con i margini del fotogramma. Per esempio, se nella foto compare la linea dell'orizzonte, come in questo caso, è particolarmente importante che essa sia parallela ai lati superiore e inferiore. L'“orizzonte storto” è piuttosto fastidioso.

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Anche gli angoli del fotogramma sono molto importanti nell'economia dell'immagine in quanto, istintivamente, l'occhio tende fermarsi sui quattro vertici di un rettangolo, a partire – per coloro la cui lingua segue un sistema di scrittura da sinistra verso destra – dall'angolo posto in alto a sinistra. Il fotografo può sfruttare questo ponendo in prossimità dei margini un elemento importante della composizione, oppure facendo in modo che l'immagine “inizi” o “termini” proprio in corrispondenza di un angolo, come nell'esempio che segue:

In questa fotografia gli angoli del fotogramma sono stati sfruttati facendo “iniziare” l'estremità della ringhiera nell'angolo in basso a destra.

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ORIZZONTALE O VERTICALE? Quando dobbiamo scattare una fotografia innanzitutto ci troviamo di fronte alla scelta di come inquadrare la scena. Scatteremo in orizzontale o in verticale?

Ogni volta che scattiamo una fotografia dobbiamo decidere se inquadrare in orizzontale o in verticale. Qui la stessa scena, ripresa nei due modi (ovviamente cambiando anche la focale dell'obiettivo). Le due immagini sono molto diverse e trasmettono sensazioni differenti nell'osservatore... 23

Diciamo subito che istintivamente siamo portati a scattare in orizzontale, per il semplice fatto che anche il nostro campo visivo si estende in orizzontale. In genere, le foto che si sviluppano lungo l'asse orizzontale appaiono più naturali. Inoltre, le fotocamere sono studiate per essere utilizzate inquadrando nel senso orizzontale, tanto che inquadrare in verticale spesso obbliga la mano ad una posizione innaturale e stancante. Per di più, anche l'abitudine a guardare le foto soprattutto su un monitor favorisce l'orientamento orizzontale delle foto.

I soggetti che si sviluppano in senso orizzontale e, in genere, i paesaggi, richiedono quasi sempre una inquadratura orizzontale.

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Tuttavia non dobbiamo lasciarci vincere dall'abitudine: alcuni fotografi semplicemente non cambiano mai l'orientamento della fotocamera. Quando siamo davanti ad una scena, proviamo, per lo meno nel mirino della fotocamera, l'inquadratura verticale.

Un altro esempio di come la stessa scena potrebbe essere ripresa sia in orizzontale che in verticale ottenendo due immagini piuttosto dissimili. La morale? Provate a girare la fotocamera.

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Quali sono i soggetti adatti all'inquadratura verticale? In genere quelli che si sviluppano in altezza più che in larghezza, come alberi, palazzi, persone riprese a figura intera, ritratti a mezzo busto con le braccia raccolte... Infatti, se il soggetto principale della nostra foto si sviluppa in verticale, a meno che non desideriamo includere anche molto del contesto intorno ad esso, non abbiamo altra soluzione che riprenderlo in verticale. In generale l'inquadratura orizzontale appare più normale, più stabile e, al tempo stesso, più ariosa. L'inquadratura verticale invece appare più dinamica ma, a volte, più “soffocante” per un occhio abituato a muoversi orizzontalmente.

In genere, quando il soggetto si sviluppa in senso verticale, l'inquadratura nello stesso senso appare più naturale e ci permette di riempire il fotogramma.

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2. IL PUNTO DI RIPRESA

I fotografi alle prime armi tendono a fotografare tutto dall’altezza del loro occhio. Riprenderanno quindi dal basso verso l’alto se il soggetto è più alto (o si trova in una posizione più elevata), dall’alto verso il basso se il soggetto è più basso, mentre adotteranno un punto di ripresa “in asse” con il soggetto, quando questo si trova alla loro altezza, oppure quando fotografano un paesaggio. Così, ad esempio, fotograferanno un animale o un bambino dall’alto verso il basso, e un palazzo o una persona più alta dal basso verso l’alto. Se però vogliamo ottenere fotografie migliori dobbiamo assolutamente sforzarci di valutare con molta attenzione il punto di ripresa che scegliamo, perché l'estetica della fotografia viene molto influenzata dal punto di ripresa adottato. Ma qual è il punto di ripresa migliore? Ebbene dipende essenzialmente dal nostro soggetto e da come vogliamo 27

interpretarlo, in altre parole, da ciò che vogliamo trasmettere con la nostra fotografia.

vista dal basso verso l’alto è l’osservatore ad essere dominato dal soggetto. Non è un caso che i politici, quando si fanno ritrarre su commissione, prefePer fare un esempio, se fotografiamo una persona riscano un punto di ripresa dal basso verso l’alto. la regola generale dice che sarebbe preferibile Così come non è un caso che nelle scuole di fotoadottare un punto di ripresa che sia all’altezza degrafia di reportage si sia sempre insegnato a non gli occhi del soggetto. In questo modo non si ingefotografare le persone povere delle aree svantagnerano distorsioni prospettiche e si rendono corretgiate del mondo dall’alto, perché tale punto di ripretamente le proporzioni del viso. Inoltre, di solito in sa suggerirebbe nell’osservatore una condizione di questo modo si ottengono pose più naturali. Però subalternità del soggetto (ciò vale soprattutto per i possiamo decidere di sperimentare punti di ripresa bambini). diversi, se vogliamo raccontare, interpretare, il nostro modello, o desideriamo comunicare ben preci- Se decidiamo di ritrarre le persone dal basso o dalse informazioni all'osservatore della fotografia. l’alto teniamo conto di un altro aspetto: quando incliniamo la fotocamera introduciamo anche delle diPer esempio, fotografare una persona dall’alto verstorsioni, che potrebbero risultare fastidiose. Ad so il basso può sottolinearne la vulnerabilità, fotoesempio, le proporzioni corrette del corpo umano, grafarla dal basso verso l’alto, invece, può contrio di un viso, potrebbero risentirne. Dobbiamo quinbuire, slanciandone la figura, a trasmettere un sendi prestare attenzione a che la nostra fotografia riso di importanza e di potere. sulti comunque sempre armoniosa e gradevole. In altre parole, anche senza che lo si percepisca a Le distorsioni causare dalla fotocamera naturalmenlivello razionale, con un punto di vista dall’alto verte sono una parametro da tenere sempre in consiso il basso l’osservatore ha la sensazione di domiderazione, qualsiasi sia il nostro soggetto. nare il soggetto della foto, mentre con un punto di 28

Andiamo adesso ad analizzare quali sono le caratteristiche dei diversi punti di ripresa.

PUNTO DI RIPRESA IN ASSE RISPETTO AL SOGGETTO Riprendere il nostro soggetto frontalmente e dalla sua altezza ci dà il grande vantaggio di rappresentarlo senza che si generino le deformazioni prospettiche tipiche di quando si inclina la fotocamera. Di solito questo si traduce in un'immagine migliore o, per lo meno, più fedele per quanto attiene alle proporzioni. Quando il nostro soggetto è costituito da una persona, il rapporto tra viso tronco e gambe non subirà variazioni. Lo stesso si può dire se si tratta di un ritratto in primo piano: le diverse parti del volto (fronte, occhi, naso, bocca) manterranno le proporzioni naturali (a meno che non stiamo usando un grandangolo). Gli oggetti geometrici, invece, non presenteranno linee cadenti. In altre parole, l'inquadratura ad altezza del soggetto apparirà neutra. Se nella fotografia sono inclusi più elementi, essi saranno riprodotti in un modo che rispetta i rapporti esistenti tra loro in quanto a dimensioni e distanze. 29

Spesso la soluzione migliore è fotografare alla stessa altezza del soggetto. Ricordiamolo. Abbassiamoci di qualche centimetro, inginocchiamoci (nel caso di bambini), sdraiamoci per terra (nel caso di animali) se il nostro modello è più basso di noi.

Per molti soggetti la soluzione fotografica migliore, spesso, è riprenderli “in asse”. Ad esempio, se fotografate un bambino, o un animale, il primo punto di ripresa che dovreste sperimentare è quello in asse col soggetto. Prendete la buona abitudine, quindi, di abbassarvi alla loro altezza. Certo, possono esserci delle eccezioni, ma spesso la ripresa all'altezza del soggetto è quella che lo valorizza meglio, oltre a risultare, dal punto di vista compositivo, più pulita.

PUNTO DI RIPRESA IN ALTO RISPETTO AL SOGGETTO Un punto di ripresa dall'alto tende “rimpicciolire” il soggetto, a farlo apparire meno importante, a meno che esso non riempia completamente il fotogramma. Se si fotografa con un teleobiettivo si perde tridimensionalità e il soggetto ripreso può apparire “schiacciato” contro lo sfondo. Per questo motivo in genere non conviene fotografare esseri viventi a figura intera (bambini o animali) dall'alto verso il basso: la mente dell'osservatore della foto tenderà a vedere solo una macchia indefinita contro lo sfondo. Naturalmente ci sono delle eccezioni. Il punto di ripresa dall'alto può essere funzionale a trasmettere determinate sensazioni, come il senso di fragilità e il bisogno di attenzio30

In genere il punto di ripresa dall'alto non è indicato per gli animali. Ma ci sono delle eccezioni. Se fate una foto dall'alto assicuratevi che lo sfondo non disturbi e che il vostro soggetto guardi nella vostra direzione.

ne e protezione, ma se lo adottate ricordate una regola quasi inderogabile: il soggetto deve guardare nella vostra direzione, occhi se possibile ben aperti, per dare all'osservatore un punto di ancoraggio per leggere ed interpretare la scena. In questo modo ovvieremo al problema interpretativo causato dallo schiacciamento delle proporzioni (però, a dimostrazione del fatto che le regole in fotografia non sono quasi mai inderogabili, nella foto affianco la modella ha gli occhi chiusi e non guarda nella direzione del fotografo). Come vedremo in seguito, gli occhi sono uno degli elementi che maggiormente attira l'attenzione, e la nostra mente, non appena vede due elementi circolari affiancati, tende ad individuare la presenza di un essere vivente. Se con l'uso di un teleobiettivo la prospettiva nelle foto dall'alto tende ad essere schiacciata, viceversa con un grandangolo tende ad essere esaltata, soprattutto se nella scena vi sono elementi disposti su piani (quindi su distanze) diverse e se includiamo nell'inquadratura qualcosa in primo piano. Questa impressione di prospettiva esaltata sarà accentuata, infatti, dalle dimensioni alterate tipiche di quando si fotografa con un grandangolo. Tale effetto è tanto maggiore quanto più è grandangolare la focale in uso. 31

Sebbene nel ritratto la maggior parte delle volte si adotti una ripresa in asse col soggetto, una ripresa dall'alto verso il basso, come in questo caso, può essere indicata per esprimere sensazioni come vulnerabilità o malinconia.

PUNTO DI RIPRESA IN BASSO RISPETTO AL SOGGETTO Il punto di ripresa dal basso tende a conferire importanza al soggetto, ad esaltarne le dimensioni. Una persona apparirà più alta. L'osservatore avrà l'impressione di esserne dominato. La stessa cosa si può dire di edifici e monumenti. Un po' anche grazie alle linee cadenti, che il nostro occhio associa alla ripresa dal basso, gli edifici appariranno più imponenti e maestosi. Anche in questo caso l'effetto è accentuato se usiamo una focale grandangolare.

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In alto: In questo ritratto il punto di ripresa è leggermente dal basso, in questo modo si slancia la figura. Non esagerate per non provocare distorsioni. A lato: Il punto di ripresa dal basso grazie anche all'effetto delle linee cadenti e all'uso del grandangolo, fa sembrare più maestoso l'edificio.

Quanto abbiamo appena espresso è evidente se osserviamo le tre foto che seguono, scattate dalla stessa posizione, cambiando solo il punto di ripresa. In primo piano c'è un arbusto, sullo sfondo il paesaggio.

Nella ripresa dall'alto l'arbusto in primo piano è schiacciato contro il terreno dietro di esso. Sullo sfondo il paesaggio assume una notevole importanza, mentre l'arbusto sembra avere il solo ruolo di primo piano che accentua il senso di profondità della scena. Se vi chiedessero qual è il soggetto di questa foto probabilmente rispendereste “il paesaggio”, o forse anche “gli alberi colorati sullo sfondo”. 33

Con il punto di ripresa in asse l'arbusto in primo piano guadagna tantissimo peso nell'economia della foto. Adesso ne diventa decisamente il protagonista, mentre il paesaggio alle spalle è ridotto al ruolo di sfondo. Se vi chiedessero quale è il soggetto di questa foto rispondereste senza alcun dubbio “l'arbusto in primo piano”.

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In questa foto, ripresa dal basso, l'arbusto in primo piano diventa ancora più importante. Non solo è il protagonista indiscusso dell'immagine, ma grazie alla ripresa dal basso adesso sembra quasi un albero che domina la scena.

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UN PUNTO DI RIPRESA ESTREMO Un punto di ripresa estremo, sia verso il basso che verso l'alto, di quelli, per intenderci, che si ottengono quando si alza o si abbassa la fotocamera di 90° (poco più o poco meno) tende a stravolgere completamente la nostra visione del mondo e ci può consentire di ottenere fotografie davvero “diverse”. Ve ne facciamo alcuni esempi.

In alto: Una foto ottenuta poggiando a terra, sul dorso, la fotocamera, con l'obiettivo quindi puntato a 90° verso l'alto. Un punto di vista inconsueto. In basso: Anche questa foto è stata ripresa puntando l'obiettivo verso l'alto quasi perpendicolarmente.

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Questa immagine, ripresa dall'alto con un'angolazione estrema, “schiaccia” la donna contro lo sfondo, fino al punto che se ne percepisce la presenza con molta difficoltà. La sua ombra invece, allungata per via della luce laterale, assume una rilevanza preponderante nella fotografia. Se volete giocare con grafismi e figure, un punto di ripresa dall'alto può venire in vostro aiuto. - Foto di Margherita Rubinfeld 37

3. UTILIZZARE IL FOTOGRAMMA

Abbiamo già avuto modo di analizzare come, sebbene spesso per il neofita sia istintivo porre il soggetto della foto esattamente al centro del fotogramma, di rado questa, dal punto di vista compositivo, è la soluzione migliore. Le foto con il soggetto al centro tendono ad essere scontate e banali. Se vogliamo migliorare in maniera decisiva le nostre fotografie dobbiamo imparare a decentrare, disponendo gli elementi cardine nei punti forti del fotogramma.

I PUNTI FORTI I punti forti sono quelli dove più facilmente ricade l'attenzione dell'osservatore e che maggiormente influenzano il processo di lettura dell'immagine. L'area centrale del fotogramma è sicuramente un punto forte. È anzi una delle prime zone esplorate dallo sguardo. Quando nel normale

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processo di visione qualcosa attira la nostra atten- LA REGOLA DEI TERZI zione la mettiamo immediatamente al centro del noLa regola dei terzi consiste nel suddividere idealstro campo visivo. Tuttavia, la composizione centramente l'area del fotogramma in nove settori uguali, le risulta quasi sempre troppo scontata, priva di tentracciando due rette orizzontali e due verticali equisione compositiva. distanti tra loro e dai lati come mostrato nell'immagiD'altro canto, anche i margini e gli angoli del foto- ne che segue. Queste rette vengono chiamate ligramma sono da considerarsi punti forti. Rappre- nee di forza. sentano il limite della scena. Sicuramente il fotografo deve fare i conti con questi limiti, però in genere non ci aspettiamo che elementi importanti si trovino troppo in prossimità dei margini. Se accade, si La divisione del fotogramma secondo la regola dei terzi. crea una forte tensione compositiva, dovuta al fatto che l'importanza dell'elemento viene percepita solo con difficoltà e, di solito, in un secondo momento, ad una lettura più attenta dell'immagine. Come individuare gli altri punti forti dell'immagine adatti per la disposizione degli elementi chiave di una foto? I fotografi sono molto affezionati alla regola dei terzi, che probabilmente altro non è che una semplificazione del cosiddetto rapporto aureo basato sulla successione di Fibonacci. 39

Particolarmente importanti, per la composizione, sono le linee di forza e i punti di intersezione fra le stesse, denominati punti forti. A quanto pare, infatti, dopo aver esplorato il centro del fotogramma, lo sguardo dell'osservatore della foto tende a posarsi istintivamente proprio in corrispondenza dei punti di intersezione tra le rette, a cominciare (per gli occidentali, abituati a leggere da sinistra verso destra e dall'alto verso il basso) da quello che si trova in alto a sinistra. L'immagine che segue mostra le linee e i punti di forza secondo quanto indicato dalla regola dei terzi:

Quando scattiamo una fotografia, inserire gli elementi più importanti dell'immagine nei dintorni di questi punti forti, dove con maggior naturalezza si sofferma lo sguardo, contribuisce a valorizzare tali elementi e a garantire, nello stesso tempo, armonia e dinamicità compositive. Tuttavia non va trascurato il fatto che altri punti tendenzialmente molto forti nell'economia della composizione sono anche quelli che si trovano al centro dei nove rettangoli ottenuti. In particolare, è molto importante il punto centrale del rettangolo in alto a sinistra, dato che si trova all'incirca dove, in una pagina, inizia il testo scritto, per cui l'occhio tende ad andare in quella zona automaticamente.

I punti di forza situati nell'intersezione delle linee che dividono il fotogramma in base alla regola dei terzi. 40

Al centro di ognuno dei nove rettangoli immaginari ottenuti dalla divisione del fotogramma secondo la regola dei terzi si trova un ideale punto forte. In particolare ciò vale per il rettangolo posto in alto a sinistra.

Nell'immagine a lato indichiamo quindi tutti i punti e le linee di forza del fotogramma. La loro importanza in funzione della composizione viene evidenziata dal colore: rosso intenso per i punti più forti, arancione per quelli meno importanti.

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UTILIZZARE LA REGOLA DEI TERZI: LE LINEE DI FORZA Vediamo, in pratica, come la regola dei terzi può aiutarci nella composizione. Innanzitutto, se nella scena che dobbiamo riprendere ci sono elementi riconducibili a linee, la regola dei terzi può aiutarci a decidere dove disporle all'interno del fotogramma: una buona soluzione, sia per le linee orizzontali che per quelle verticali consiste nel collocarle all'incirca in corrispondenza delle linee di forza che abbiamo evidenziato prima. La linea più importante presente nelle fotografie di paesaggio è quella dell'orizzonte. Essa “divide” l'area dedicata al cielo da quella dedicata alla terra. La decisione che dobbiamo prendere è dove posizionare la linea dell'orizzonte, consci che la nostra scelta condizionerà in maniera determinate, dal punto di vista estetico, la fotografia.

DOVE POSIZIONARE LA LINEA DELL'ORIZZONTE? Per esempio, la linea dell'orizzonte potrebbe essere posizionata proprio al centro del fotogramma, e questo donerà probabilmente all'immagine grande equilibrio, ma, come abbiamo già più volte detto, probabilmente il risultato sarà una fotografia monotona e poco accattivante, a meno che non ci siano nella scena elementi che “rompano” la simmetria. In questa fotografia la linea dell'orizzonte è posta al centro del fotogramma. Ne risulta un'immagine equilibrata ma statica. 42

Una soluzione molto più dinamica, ma che al tempo stesso consente di preservare l'armonia compositiva, consiste nel posizionare la linea dell'orizzonte in corrispondenza di una delle due “linee forti” che suddividono orizzontalmente il fotogramma in tre parti. Ovviamente sono possibili altre soluzioni (come ad esempio disporre la linea dell'orizzonte molto in alto o molto in basso nel fotogramma), ma tutte risulteranno probabilmente meno armoniose e maggiormente cariche di tensione compositiva.

In questa fotografia la linea dell'orizzonte è disposta secondo la regola dei terzi. Anche se non ci sono elementi che “rompano” la sostanziale monotonia del soggetto (ad esempio una barca o degli scogli), un pizzico di dinamicità è dato proprio dall'adesione alla regola dei terzi, come mostrato nel riquadro sotto.

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Naturalmente la linea dell'orizzonte è particolarmente importante per la percezione umana, ma le stesse considerazioni valgono per qualsiasi linea, verticale o orizzontale, presente nella scena che fotografiamo, e anche per qualsiasi figura idealmente riconducibile ad una linea, perché una delle sue dimensioni è molto maggiore rispetto all'altra (ad esempio, la figura umana intera di una persona in piedi è associabile ad una linea verticale). La regola dei terzi funziona, ma ricordate che si tratta solo di indicazioni di massima: non è affatto necessario che le linee presenti nella nostra fotografia combacino perfettamente con i punti di forza. Nello scattare questa immagine si è cercato di disporre le linee principali (elementi di architettura, autobus) all'incirca secondo la regola dei terzi. 44

All'atto pratico per ottenere un'immagine gradevole basta che gli elementi cardine dell'immagine si trovino approssimativamente in quella zona dove istintivamente l'occhio dell'osservatore cade con maggiore facilità, cioè nei pressi delle linee di forza e dei punti forti.

Anche in questo caso dobbiamo ricordare che il principio di base è quello di decentrare, ma anche che non occorre l'assoluta precisione: per dare un senso di dinamicità alla composizione basta disporre gli elementi rifacendosi approssimativamente alla regola dei terzi.

Infatti, il primo errore da evitare in fotografia è quello di innamorarsi delle regole e di diventarne schiavi fino al punto di volerle applicare pedissequamente, rinunciando a spontaneità e originalità.

In altre parole, conoscere tale regola, e imparare a suddividere mentalmente il vostro fotogramma in nove settori vi permetterà di ragionare, in fase di scatto, su dove disporre gli elementi più importanti presenti nella vostra fotografia.

UTILIZZARE LA REGOLA DEI TERZI: I PUNTI DI FORZA

Meditare sulla composizione, anziché inquadrare a casaccio, vi consentirà di ottenere fin da subito scatti più incisivi e, soprattutto, di acquisire l'”occhio fotografico”, quello che vi farà intuire le potenzialità di una scena fin da prima di inquadrarla, e di valorizzarla nell'immagine che ne ricaverete.

Fino a questo momento abbiamo visto come utilizzare le “linee forti” individuabili con la regola dei terzi. Ma che dire dei “punti forti” di cui abbiamo parlato? Ebbene, possono essere molto utili per decidere dove posizionare gli elementi più interessanti Alcuni esempi che vi mostriamo nelle prossime padella nostra fotografia, quelli sui quali desideriamo gine lo illustrano adeguatamente. che cada l'attenzione dell'osservatore per assegnare loro una particolare valenza comunicativa o estetica. 45

Se il nostro intento è quello di descrivere un luogo, mostrandone più particolari possibile, e il primo piano è interessante, probabilmente opteremo per una linea dell'orizzonte più alta, come nel Quando ci accingiamo a fotografare primo esempio dell'immagine in basso, che mostra una veduta di un paesaggio, ci troviamo spesso di Matera. Se invece il primo piano non è molto interessante, e abfronte al dubbio sulla porzione di ciebiamo a disposizione un bel cielo, potremmo decidere di tenere lo da includere nell'immagine. Le rebassa la linea dell'orizzonte per dare maggior spazio al cielo. gole della composizione, lo abbiamo visto, ci portano a collocare il limite Un suggerimento pratico è quello di provare varie soluzioni, scattra terra e cielo all'incirca ad un terzo tando diverse foto allo stesso paesaggio. della nostra inquadratura. Ma quale conviene scegliere? Il “terzo” inferiore L'illustrazione mostra come la fotografia cambi notevolmente a seconda o il “terzo” superiore? Ebbene, se as- dello spazio che decidiamo di assegnare al cielo. La prima e la terza rispettano la regola dei terzi, la seconda ha una composizione centrale. segniamo più spazio al cielo, avremo senz'altro una fotografia più “ariosa”, nella quale sarà più facile intuire gli ampi spazi, ma ciò che si trova sul terreno rischia di risultarne penalizzato agli occhi dell'osservatore. Per questo motivo dovremmo chiederci sempre qual è la parte più interessante dell'immagine e cosa vogliamo raccontare con la nostra fotografia.

QUANTO SPAZIO DARE AL CIELO?

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Una composizione basata sulla regola dei terzi. Da notare la posizione del sellino e del tubo orizzontale del telaio della bicicletta. 47

Il martin pescatore è stato opportunamente decentrato e, abbastanza casualmente, la regola dei terzi è risultata applicata con grandissima precisione (non avevo un mirino traguardato).

Quando spiego regole di composizione la domanda che spesso mi fanno è: “Vuoi dire che mentre scatti pensi a tutte queste cose?”. La risposta è no. Adesso quando scatto la mia mente lavora in automatico, applicando le regole della composizione. Non ci devo pensare coscientemente. Assomiglia un po’ a quello che accade quando guidiamo l’automobile: gran parte delle operazioni le svolgiamo in automatico, mentre la mente si concentra solo su ciò che accade sulla strada e sulla direzione da prendere, non stiamo lì a valutare ogni movimento.

La colonna in primo piano si trova esattamente su una delle linee di forza (anche in questo caso, tale assoluta precisione è casuale, non è stata ottenuta con un mirino traguardato). L'altro elemento architettonico in primo piano si trova quasi esattamente su un punto di forza. 48

Per anni però queste riflessioni ho dovuto farle, sia al momento dello scatto, sia a posteriori, osservando le foto, e meditando su come avrei potuto farle meglio. E, a dir la verità, spesso capita, nonostante tanti anni di esperienza, di rammaricarsi per aver sbagliato, dal punto di vista della composizione, una foto.

FOTOGRAFANDO ANIMALI E PERSONE... Se stiamo fotografando un essere vivente (una persona, un animale) in genere è buona regola decentrare lasciando spazio in direzione del suo sguardo. La mente dell’osservatore della foto, infatti, è istintivamente portata a seguire la direzione dello sguardo del soggetto e si aspetta di trovare dello spazio davanti ad esso. Se invece incontra il bordo della fotografia si ingenera una sgradevole sensazione di mancanza d'aria e di spazio, di soffocamento, che naturalmente potremmo decidere di sfruttare per caricare di tensione il nostro scatto (vedi anche pagina 61).

Decentrare lasciando spazio in direzione dello sguardo del soggetto.

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… E LA SEZIONE AUREA?

Il rapporto aureo

Tutti coloro che cominciano ad approfondire le tematiche inerenti alla fotografia si imbattono, prima o poi, nel concetto di sezione aurea. Di cosa si tratta? Immaginiamo di prendere un segmento (c) e di dividerlo in due lunghezze diseguali, (a) e (b). Si ottiene il rapporto aureo quando il tratto più lungo, (a), sta all’intero segmento come il tratto più corto, (b), sta a quello più lungo (a). a:c=b:a oppure, volendo a:(a+b)=b:a Attraverso questo rapporto è possibile costruire una rettangolo aureo, semplicemente disegnando il suo lato minore di lunghezza pari a quella del tratto maggiore del segmento suddiviso secondo la proporzione aurea, come mostrato dalla figura a lato.

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Il rettangolo aureo

Nel 1876 il tedesco Gustav Theodor Fechner eseguì uno studio statistico su persone comuni chiedendo loro di scegliere tra vari rettangoli quello preferito. Indovinate a quale rettangolo andarono le preferenze? Proprio al rettangolo aureo. Pare che da allora l'esperimento sia stato ripetuto diverse volte, dando sempre il medesimo risultato. Secondo alcuni il rettangolo aureo sarebbe il preferito in quanto dotato di un'armonia e una bellezza intrinseche. Espresso in termini numerici, il rapporto aureo è uguale a 1,61803398874989484820… (essendo un numero irrazionale si può continuare all’infinito). Questo valore è definito numero aureo ed è denominato φ. Dal numero aureo si ricava la spirale aurea, che è una una spirale logaritmica con rapporto di accrescimento b pari a φ. La spirale aurea si può ricavare, con una buona approssimazione, anche geometricamente per mezzo di una successione di rettangoli aurei (in questo caso si parla di spirale di Fibonacci, perché il rapporto b di crescita si avvicina molto, ma non è proprio pari a φ). La spirale di Fibonacci, ottenuta mediante una successione di rettangoli aurei.

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Ma perché ci stiamo soffermando su queste peculiarità del rapporto aureo? Perché, secondo alcuni, applicandolo si può suddividere l'area del fotogramma in modo da disporre gli elementi in maniera particolarmente armoniosa e gradevole Il rapporto aureo ha colpito da molto tempo la fantasia di artisti e cultori di storia dell’arte, in quanto sembra essere alla base della composizione in molti dipinti, sculture e opere di architettura. Secondo alcuni studiosi opere antichissime e lontanissime tra loro sia nello spazio che nel tempo, come le piramidi, il Partenone di Atene, l'ottagonale maniero federiciano di Castel del Monte, sarebbero state costruite basandosi sulla sezione aurea. Tale ricorrenza dimostrerebbe, secondo molti, una particolare valenza estetica della sezione aurea: le opere realizzate tenendo conto della sezione aurea apparirebbero più belle e armoniose in quanto il cervello umano sarebbe naturalmente predisposto a trovare gradevole questa particolare proporzione. Il tuffatore, pittura funeraria dell'antica Magna Grecia databile all'incirca al 480 a. C. Ci siamo divertiti a sovrapporvi una griglia basata sulla sezione aurea... Il decoratore aveva in mente la divina proporzione? È più probabile che si sia limitato a disporre gli elementi in modo armonico tra di loro, decentrandoli allo scopo di dare dinamismo alla composizione, e che il risultato finale, con un pizzico di casualità, ricalchi con una certa approssimazione l'applicazione della sezione aurea. 52

Particolarmente interessante, poi, è il fatto che in natura si può ritrovare questa proporzione in moltissimi elementi del mondo minerale, vegetale ed animale, dalla forma delle galassie a quella della conchiglia del nautilo, dalla disposizione dei semi di girasole, alle proporzioni del corpo umano… Tanto che alcuni vedono nella sezione aurea una specie di “firma di Dio”.

Una lumaca di mare, la cui conchiglia, nella forma, si avvicina molto alla spirale aurea. 53

Come si può applicare la sezione aurea in fotografia? Una possibilità è quella di suddividere l'area del fotogramma non secondo la consolidata regola dei terzi (che alcuni vedono come una mera semplificazione della sezione aurea) ma in base ad una delle figure ottenibili applicando il rapporto aureo, come quella mostrata nell'immagine che segue:

Fotogramma diviso secondo il rapporto aureo. I punti forti sono sempre quelli in cui avviene l'incontro tra le linee immaginarie.

All'atto pratico è molto difficile, con le normali fotocamere reflex, in fase di scatto, star lì a misurare col righello la composizione per farla combaciare alla perfezione con una schemi basati sulla sezione aurea. Nella maggior parte dei casi, nelle foto d'azione, non ce n'è il tempo.

secondo le regole della sezione aurea.

Tuttavia non lasciatevi prendere la mano: la regola dei terzi, da applicare ad occhio, è più che sufficiente per garantire armonia e dinamismo alle nostre fotografie, e i risultati non si discostano molto da quelli ottenibili con la sezione aurea. Facciamo Una volta per alcune reflex e per quasi tutte le foto- anche qui un esempio. camere professionali a banco ottico e medio formato, erano disponibili, come optional, dei vetrini speciali che suddividevano il fotogramma in base alla regola dei terzi o, più raramente, in base alla sezione aurea. Oggigiorno i live-view di molte fotocamere sono dotati di linee guida disegnate secondo la regola dei terzi, ed alcune anche secondo la sezione aurea. Non c’è dubbio che in futuro sempre più macchine fotografiche offriranno questa possibilità, permettendo di visualizzare nel mirino addirittura la spirale aurea. Già oggi è possibile scaricare per gli smartphone applicazioni che consentono di vedere in trasparenza, nel mirino, mentre si utilizza la fotocamera dell’apparecchio, le linee guida per comporre 54

Questa foto è costruita sulla base della regola dei terzi o su quella della sezione aurea? Ebbene, come mostra la sovrapposizione delle linee guida (vedi pagina successiva), la composizione potrebbe essere stata effettuata prendendo a riferimento sia l'una sia l'altra.

Griglia basata sulla regola dei terzi.

Griglia basata sulla sezione aurea.

Nella realtà, comunque, al momento dello scatto non si è fatto riferimento ad alcuna linea guida. Si è cercata solo una composizione gradevole e armoniosa. Perciò non fatevi prendere la mano dall'applicazione delle regole. Esperienza, buon gusto e buon senso sono sufficienti.

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Ma chiediamoci: è proprio necessario attenersi a regole come quelle che stiamo esponendo in questo libro, tra le quali la regola dei terzi? La creatività non consiste anche nella rottura delle regole? Beh forse, anzi sicuramente è così, rompere le regole, ignorarle all'occorrenza, può favorire, e non di poco, la creatività. La rottura delle regole però passa necessariamente attraverso la buona conoscenza delle stesse e dalla loro applicazione ogni qual volta non ci sia un serio motivo creativo per non farlo. Infatti, se le regole esistono - e ciò vale in qualsiasi contesto, non solo per la fotografia - è perché in genere funzionano. Vi faccio un esempio:

Questa mia foto si è piazzata benissimo in diversi concorsi internazionali. Qual è il suo segreto? Sicuramente l'atmosfera è importantissima. Ma, come vedete, il soggetto, la cicogna, è decentrato.

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Naturalmente ci saranno molte occasioni, anzi moltissime, nelle quali sarà preferibile scegliere una composizione centrale, ma nella maggior parte delle situazioni fotografiche la soluzione migliore è decentrare. Composizione centrale, foto rielaborata con un programma di fotoritocco.

Sono sicuro che se l'avessi composta in quest'altro modo, essa non avrebbe avuto il medesimo successo. Guardatele entrambe. Quale preferite? Quella con la composizione centrale, semplicemente, risulta molto meno efficace. Certo, il soggetto e l'atmosfera fanno molto, ma la corretta composizione decentrata fa la differenza tra una buona foto e una foto sbagliata.

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EQUILIBRIO E BILANCIAMENTO Abbiamo appena spiegato che in molti casi conviene decentrare il soggetto della nostra fotografia per creare dinamicità compositiva. Tuttavia non dobbiamo dimenticare che il nostro cervello è anche molto attratto dalle simmetrie, dall'armonia e dall'equilibrio. In altre parole, per semplificare la questione, il nostro cervello è ossessionato dall'ordine, ma lo trova noioso. Per questo motivo nelle arti visive, si è sempre alla ricerca del giusto e piacevole compromesso tra tensione e armonia compositiva. Come ci si può destreggiare tra queste due istanze apparentemente opposte? Cercando, là dove è possibile, di realizzare una sorta di “equilibrio asimmetrico”, cioè di mettere in relazione tra loro, disponendoli in aree contrapposte del fotogramma, elementi diversi per forma, dimensione e colore. Se in un’area del nostro fotogramma disponiamo un elemento ‘forte’, potremmo cercare di includere nell'inquadratura qualcos'altro come contrappeso. Probabilmente la cosa migliore è spiegarsi con qualche esempio. Osservate la foto che segue:

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La cabina telefonica rossa è bilanciata, a destra, dal taxi giallo. Immaginate la stessa foto senza il taxi. La cabina è un elemento che occupa una vasta area della fotografia, per di più è rossa, colore forte, che attira l'attenzione: l'immagine sarebbe completamente sbilanciata sul lato sinistro dell'osservatore (e, naturalmente, potrebbe trattarsi di una buona soluzione dal punto di vista della composizione, se l'intenzione è quella di creare un'immagine carica di tensione e dinamicità).

Ma ci sono due altri fattori di cui tener conto: il primo è che un elemento in movimento, dal punto di vista della percezione visiva ha un peso maggiore di un elemento statico; il secondo è che anche la direzione del movimento è importante.

Siccome il taxi è associato al movimento, e punta verso destra, cioè in direzione contraria all'area della foto in cui è situata la cabina telefonica, il suo “peso”, nell'economia compositiva è maggiore, e riesce quasi a bilanciare completamente dimensioLa presenza del taxi giallo (altro colore forte, anche ni e colore forte della cabina. Se la direzione del se non quanto il rosso) sulla destra, “bilancia” il movimento fosse stata invertita, e il taxi avesse pungrosso peso specifico della cabina telefonica, per- tato verso la cabina, l'immagine sarebbe stata anmettendo ti ottenere una composizione più equili- cora sbilanciata a sinistra. brata. Anche se è difficile essere categorici a questo riConsiderate anche quest’altro aspetto: è vero che guardo, le seguenti indicazioni potranno aiutarvi il giallo “pesa” dal punto di vista della percezione nella disposizione degli elementi. visiva, meno del rosso, e che il taxi occupa un'area del fotogramma molto inferiore rispetto a quella occupata dalla cabina, e che quindi l'immagine sarebbe ancora sbilanciata verso sinistra.

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I colori forti (come rosso e giallo), sono più pesanti dei colori deboli (come verde e marrone), per questo motivo un piccolo particolare giallo o rosso può essere bilanciato da una grande area verde, marrone o grigia (foto a lato). Un essere vivente ha un “peso” maggiore rispetto agli oggetti inanimati (foto sotto).

La donna in secondo piano bilancia la statua in primo piano anche se questa ha dimensioni molto maggiori. 60

Il taxi giallo attira immediatamente l'attenzione e, pur essendo di dimensioni contenute, bilancia la grande struttura della Collegiate Church of Saint Peter in Westminster.

In fotografia anche la direzione dello sguardo ha un “peso”. Nella foto che segue lo spazio vuoto è posto, come di solito accade, nella direzione dello sguardo del soggetto, opportunamente decentrato. L'immagine appare dinamica, ma non sbilanciata.

Lo stesso non può dirsi dell'immagine seguente, ottenuta con un procedimento digitale: ora la direzione dello sguardo del soggetto è chiusa dal margine del fotogramma, e la fotografia appare sbilanciata, anzi quasi strozzata.

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La possibilità di bilanciare gli elementi all'interno della foto può essere sfruttata dal fotografo nella ricerca dell'armonia e dell'equilibrio. Tuttavia l'intento del fotografo potrebbe essere proprio quello di creare, con il suo scatto, una forte tensione compositiva, ottenibile proprio con una disposizione asimmetrica e sbilanciata degli elementi all'interno dell'immagine.

Le figure geometriche assumono un peso maggiore rispetto agli elementi dalla forma indistinta. Nella foto a lato la ruota panoramica (elemento geometrico circolare) attrae irresistibilmente l'occhio dell'osservatore. La foto è comunque, nel suo complesso, bilanciata, per la presenza del primo piano in basso a sinistra, anche in virtù dei colori vivaci presenti in quest'area dell'immagine. 62

4. IL PRIMO PIANO, I PIANI INTERMEDI, LO SFONDO

In ogni scena è possibile individuare un primo piano, costituito dall'elemento più vicino al fotografo, e uno sfondo. Spesso sono presenti anche i cosiddetti piani intermedi, cioè elementi che si trovano tra il primo piano e lo sfondo. Sta al fotografo decidere quanta importanza dare a ciascuno dei piani e in quali modi mettere in relazione gli elementi posti su piani diversi. In che modo il fotografo mette in atto le sue scelte? Essenzialmente giocando con la profondità di campo e con la disposizione degli oggetti all'interno del fotogramma. Ad esempio, uno dei modi più semplici per dare risalto ad un soggetto è quello di isolarlo dal contesto sfocando completamente lo sfondo. È una tecnica che si usa molto nel ritratto e in fotografia naturalistica. 63

Uno sfondo uniforme non contiene elementi che possano attirare lo sguardo e distogliere l'osservatore dal soggetto. D'altra parte, in molte fotografie la scelta migliore è quella di lasciare perfettamente leggibili tutti i piani della fotografia (come nella foto dei giovani musicisti in questa pagina). In tal caso il fotografo dovrà stare particolarmente attento alla disposizione lungo il fotogramma dei diversi elementi per evitare che siano distribuiti in maniera confusionaria e che lo sguardo dell'osservatore non abbia un punto cui ancorarsi. Se

Un primo piano, il ragazzo seduto, due piani intermedi, il ragazzo poggiato al muro e, dietro, la chitarra, infine lo sfondo. 64

Attraverso l'uso del teleobiettivo e di un diaframma abbastanza aperto, si è ottenuta una limitata profondità di campo. In questo modo dietro al soggetto non sono individuabili elementi di disturbo. Lo sfondo è uniforme e quindi l'occhio dell'osservatore si sofferma sull'uccellino.

optate per una soluzione nella quale tutti i piani sono leggibili, questi suggerimenti potranno aiutarvi:

IL PRIMO PIANO NELLA FOTOGRAFIA DI PAESAGGIO

• Mettete a fuoco comunque con precisione sul vostro soggetto (l'elemento più importante della scena). Anche quando lavorate con una grande profondità di campo ci sono lo stesso delle differenze di nitidezza tra il piano sul quale effettivamente è caduta la messa a fuoco e gli altri.

Il primo piano è particolarmente importante nella fotografia di paesaggio. La fotografia riprende in due dimensioni ciò che nella realtà è a tre dimensioni. Il senso di profondità è uno degli elementi che ci affascinano di fronte ad un paesaggio e che ci spingono a fotografarlo.

• Evitate la confusione. Disponete il soggetto e gli altri elementi chiave in un punto forte dell'immagine (si veda il capitolo precedente), in modo che l'occhio lo individui facilmente.

Purtroppo spesso capita che la nostra foto risulta deludente rispetto alla realtà. Questo in parte accade perché non siamo riusciti a trasmettere dovutamente il senso di profondità della scena.

SFOCARE LO SFONDO Per sfocare il più possibile lo sfondo usate le focali tele, aprite al massimo il diaframma e fate in modo che il soggetto sia abbastanza vicino a voi e abbastanza lontano dallo sfondo. In questo modo anche se non avete obiettivi dotati di grandi aperture di diaframma dovreste riuscire ad ottenere uno sfocato di buona qualità. 65

Uno dei modi più semplici per donare tridimensionalità e profondità alle nostre fotografie di paesaggio consiste proprio nell'inserire un primo piano significativo, che attiri immediatamente lo sguardo dell'osservatore (inseritelo in un punto forte della parte bassa del fotogramma). In questo modo permetteremo all'occhio dell'osservatore di avere l'illusione di vagare da un soggetto vicino, posto davanti a lui, allo sfondo, passando

per i piani intermedi, esattamente come accade quando osserviamo un paesaggio nella realtà. In tal modo il senso di profondità viene ricostruito “artificialmente” (si veda il capitolo 5 “La prospettiva”).

Lo scoglio in primo piano dona profondità alla fotografia, contribuendo a restituire in parte il senso di “maestosità” che aveva colpito il fotografo. 66

Anche in questa foto l'inclusione del tronco tagliato in primo piano ha donato profondità alla scena. 67

I PIANI INTERMEDI In ogni fotografia dobbiamo decidere qual è il rapporto del primo piano con quelli intermedi. Se il soggetto coincide con il primo piano, che ruolo assegneremo a ciò che si trova dietro il soggetto? Se i piani intermedi hanno un ruolo rilevante perché svolgono una parte nella economia comunicativa dell'immagine, dobbiamo dare loro importanza. In che modo possiamo farlo?

che ci allontaniamo dal centro di interesse (sul quale abbiamo concentrato la messa a fuoco), anche se si conserva la leggibilità degli altri elementi presenti. In secondo luogo, possiamo assegnare una certa importanza agli elementi dei piani intermedi disponendoli sui punti forti o lungo le linee forti del fotogramma.

Innanzitutto facendo in modo che siano ben (o almeno sufficientemente) leggibili ed interpretabili, quindi conferendo all'immagine una adeguata profondità di campo (chiudendo quindi a sufficienza il diaframma). Naturalmente in molti casi non sarà necessaria la massima nitidezza anche sui piani intermedi. Sarà invece quasi sempre una buona scelta (in quanto consente all'osservatore di individuare immediatamente il soggetto) optare per una nitidezza che “va sfumando” man mano 68

In primo piano c'è la roccia coperta di muschio, sulla quale è stata effettuata la messa a fuoco. I piani intermedi vanno via via sfumando fino allo sfondo.

LO SFONDO Naturalmente anche lo sfondo è importantissimo nella composizione dell'immagine. Quando fotografiamo dobbiamo decidere quanta importanza vogliamo assegnare allo sfondo.

tato, dove i piani intermedi e lo sfondo giocano un ruolo fondamentale, e l'importanza da assegnare loro deve essere decisa dal fotografo che opererà attraverso la scelta della lunghezza focale e la regolazione del diaframma.

Se mantiene una certa leggibilità, disturberà la fruizione del soggetto principale? Non ci sono regole, se non il buon gusto. Nella ritrattistica molto spesso si desidera isolare completamente il soggetto dallo sfondo, ma esiste anche il ritratto ambien-

PER AVERE TUTTO A FUOCO Se desiderate estendere la zona di campo nitido utilizzate ottiche grandangolari e chiudete il diaframma. Non esagerate comunque, perché con diaframmi più chiusi di f/11 la nitidezza dell'obiettivo diminuisce sensibilmente. 69

Un ritratto ambientato: allo sfondo viene lasciata una certa leggibilità.

Ricordate che se il centro di interesse (se volete, il soggetto) risalta in maniera netta dallo sfondo la fotografia viene compresa immediatamente, se invece il soggetto è distinguibile solo a fatica da ciò che gli sta intorno la fotografia perde in capacità di comunicare. Pertanto anche quando lo sfondo resta leggibile dobbiamo comunque cercare di dare risalto al soggetto. In generale quanto più semplice, e quindi pulita, è la composizione, tanto più la fotografia sarà espressiva. Un altro elemento da tenere presente è che in un'immagine contano anche le dimensioni dei diversi elementi. In generale una superficie più piccola, se contrapposta ad una più grande, viene percepita dall'osservatore medio come soggetto. Anche il colore conta: un elemento di colore diverso rispetto al resto della fotografia, specie se tale colore è più vivace, tende ad essere individuato come soggetto. La stessa cosa si può dire della tonalità: un elemento chiaro (di dimensioni ridotte) su sfondo scuro (occupante un'area maggioritaria del fotogramma), o anche, seppur con minore efficacia, un elemento scuro su sfondo chiaro, tenderanno ad essere percepiti dall'osservatore come soggetto.

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In questa fotografia, invece di isolare il soggetto, si è preferito lasciare una certa leggibilità allo sfondo costituito da una cascata.

QUANDO LO SFONDO È SBAGLIATO In genere lo sfondo è sbagliato quando disturba il punto di interesse principale della foto. Ad esempio quando scattiamo un ritratto, stiamo attenti a che un albero o un palo della luce o una ringhiera non sembri uscire dalla testa del nostro soggetto. Più in generale, uno sfondo confuso e disordinato inciderà negativamente sulla bellezza di una fotografia. Dovremmo quindi prendere l'abitudine, pri- Si tratta di un errore tanma dello scatto, di controllare, attraverso il to frequente e grossolamirino, anche quello che c'è dietro il nostro no quanto semplice da evitare prendendo l'abisoggetto. tudine di osservare anPer esempio, osservate la foto a destra: die- che come si presenta lo tro le spalle della modella c'erano molti ele- sfondo dietro il soggetmenti di potenziale disturbo, quali alberi e to, prima di scattare.

persone. Utilizzando un diaframma piuttosto aperto (f/2,8 con un obiettivo 50mm), e soprattutto con una attenta disposizione della modella e del punto di ripresa, si è impedito a ciò che si trova dietro di interferire con il soggetto. La foto ci ha guadagnato in pulizia. Confrontatela con questa a fianco (realizzata a titolo di esempio con un programma di fotoritocco): l'albero sembra entrare nella testa della modella. 71

5. LA PROSPETTIVA E LA PROFONDITÀ

Una delle sfide più difficili per un fotografo è quella di trasmettere nelle proprie immagini il senso della profondità, dato che la fotografia riproduce su due dimensioni ciò che nella realtà ne ha tre.

LA PROSPETTIVA LINEARE Il metodo più comune e più semplice per trasmettere l'illusione di profondità è l'uso della prospettiva lineare, quel fenomeno che ci fa percepire gli oggetti via via più piccoli man mano che si allontanano dall'osservatore, e che fa apparire le linee rette come convergenti verso un punto centrale.

Includere un elemento in primo piano, come in questo caso la scogliera, donerà profondità alle vostre fotografie.

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In effetti una delle più grandi conquiste della pittura, ai principi del Quattrocento, fu proprio l'appropriarsi delle leggi della prospettiva lineare per trasmettere correttamente il senso di profondità della scena. Ebbene, come vediamo nella fotografia riportata in questa pagina, con la fotocamera otteniamo automaticamente i medesimi risultati: gli oggetti più distanti, in una foto, appaiono più piccoli, e le linee rette convergono verso il centro. Come possiamo sfruttare questo fenomeno per rendere la profondità? Oltre all’utilizzare le linee che si allontanano dal punto di ripresa, un modo è quello di includere qualcosa in primo piano. Il rapporto di grandezza tra il primo piano, i piani intermedi e lo sfondo consentirà all'osservatore di farsi un'idea delle distanze in gioco e donerà alla scena tridimensionalità. Quando fotografate un paesaggio cercate di individuare sempre un particolare interessante da inserire nella scena come primo piano. Prospettiva lineare: le linee sembrano convergere verso il centro e gli elementi più vicini appaiono più grandi degli analoghi più distanti. 73

LA “CORNICE INTERNA” Per esaltare l'effetto di profondità ottenibile includendo un primo piano possiamo utilizzare una cornice interna alla foto, cioè un primo piano che avvolge completamente o quasi completamente la scena ripresa. La presenza di una “cornice” accentua l'impressione di profondità della scena ripresa perché l'occhio di chi guarda “attraversa” quasi fisicamente un piano per raggiungerne un altro. Lo sguardo viene così naturalmente accompagnato verso il centro d'interesse della fotografia. Per tale motivo una cornice è sempre un'ottima soluzione per dare dinamismo ad una scena, specie se si opta per la composizione centrale, come nell'immagine a lato. Anzi, in genere la composizione centrale, quando si utilizza la cornice, è preferibile, soprattutto perché la cornice in primo piano rischia di distogliere l'attenzione dal soggetto. Porre quest'ultimo al centro della scena, quindi, serve a restituirgli, all'interno dell'economia compositiva, quella priorità gerarchica che gli spetta.

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Un esempio di “cornice interna” in fotografia: l'arco avvolge su tre lati la scena e l'osservatore percepisce fisicamente la presenza di diversi piani nell'immagine.

Non pensate che la cornice debba per forza essere costituita da un elemento architettonico. Se prima di scattare un'immagine vi guardate intorno, spesso riuscirete ad individuare delle buone cornici. La foto che riportiamo di seguito mostra come sia possibile utilizzare come cornice anche un varco nella vegetazione. State solo attenti a non farvi prendere la mano. Il giochetto stanca presto se se ne abusa. Tuttavia la cornice interna è un buon mezzo per dare un pizzico di interesse ad un soggetto banale (pensate ai monumenti fotografati sempre alla stessa maniera dai turisti) oppure per dare un certo dinamismo alla composizione e conferire senso di profondità ad una scena. In questa immagine la vegetazione fa da cornice al soggetto: lo scoglio. Il senso di profondità della scena è enormemente accentuato. Quando si utilizza una cornice in genere la composizione centrale è una buona soluzione (se si decentra si rischia di rendere difficile l'individuazione del soggetto). - Foto di Fabrizio Lutzoni -

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LA PROSPETTIVA AEREA Un altro modo di rendere la profondità della scena viene definito prospettiva aerea, e consiste nello sfruttare quel fenomeno causato dal velo atmosferico, il quale agisce come un filtro che fa apparire gli oggetti tendenzialmente di un colore più spento, meno contrastati e nitidi, man mano che si allontanano dal punto di osservazione. Questo fenomeno tende ad aumentare il senso di profondità di una scena. L'effetto della prospettiva aerea viene accentuato nelle giornate di foschia e La prospettiva aerea, il cui effetto è rinforzato, in questo caso, dalla presendi nebbia. za di nebbia.

COLORE E PROSPETTIVA Anche i colori hanno un effetto sulla resa della prospettiva. I colori caldi tendono ad essere associati alla vicinanza, quelli freddi alla distanza. Per questo motivo un soggetto di colore caldo su sfondo di colore freddo tende a far aumentare la sensazione di profondità.

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LA NITIDEZZA Un altro sistema per rendere la profondità della scena è quello di aprire il diaframma, in modo da avere una buona nitidezza solo sul primo piano, diminuendo la profondità di campo nitido. Infatti, siccome il nostro cervello riesce a distinguere meglio i particolari degli oggetti vicini, tende ad associare la nitidezza alla vicinanza. Naturalmente per rendere il senso della prospettiva possiamo, anzi dobbiamo, combinare i tre metodi menzionati sopra. ProLa profondità di campo nitido ridotta al soggetto ci fa percepire la ragazspettiva aerea, prospettiva lineare e profondità di campo ci permetteran- za in secondo piano come maggiormente “distante” rispetto a quanto non no, con un po' di esperienza, di cali- lo sia in realtà. L'illusione di profondità della scena ne viene aumentata. brare alla perfezione il senso di profondità della scena che vogliamo trasmettere.

CHIARO E SCURO I toni chiari tendono a prevalere sui toni scuri. Un'ampia area nera tende ad essere percepita dal nostro cervello come sfondo. Pertanto un oggetto chiaro, se contrapposto ad una vasta area scura tende ad accentuare il senso di profondità. 77

PRIMO PIANO, OBIETTIVI E RESA PROSPETTICA Inserendo un elemento in primo piano possiamo rendere, nello spazio bidimensionale della fotografia, il senso della profondità. Attenzione però: la resa prospettica è molto diversa a seconda delle focali che utilizziamo. Con le focali che vanno dal moderato grandangolo al moderato teleobiettivo, quelle, per intenderci, che sono coperte da uno zoom 18-55 normalmente fornito a corredo con la reflex, in genere l’effetto della resa prospettica risulta abbastanza naturale. Con i teleobiettivi più lunghi, invece, bisogna fare i conti con la difficoltà di tenere contemporaneamente a fuoco tanto il primo piano che lo sfondo, in quanto all’aumentare della lunghezza focale diminuisce la profondità di campo ottenibile. Inoltre i teleobiettivi hanno come caratteristica quella di “comprimere i piani” se utilizzati ad una certa distanza, e quindi di annullare il senso di profondità. Viceversa, con i supergrandangoli (al di sotto dei 12mm se si opera con un sistema APS-c) si ottiene un’enfatizzazione, un’esasperazione, della prospettiva poco naturale, quando ad esempio un fungo in primo piano appare più alto di un albero alle sue spalle. Naturalmente però questa caratteristica può anche essere sfruttata creativamente per ottenere scene particolarmente interessanti e “inconsuete”. Fotografia scattata con un 12mm su Aps-c... La focale supergrandangolare e la marmotta in primo piano hanno esaltato la profondità della scena. 78

6. GLI ELEMENTI GRAFICI

La fotografia riproduce soggetti esistenti nel mondo reale, i quali sono quasi sempre dotati di una forma complessa. Tuttavia il cervello umano, a quanto pare, possiede la naturale tendenza a semplificare le forme complesse e a ricondurle ad elementi grafici di base. La mente “organizza le forme secondo le tendenze che governano il proprio funzionamento […] essa tende verso la strutturazione più semplice, cioè verso la configurazione più regolare, più simmetrica, più geometrica possibile nelle circostanze date” (Rudolf Arnheim, Arte e percezione visiva. Nuova versione, Feltrinelli, 2008, p. 127). Sembra che il cervello legga l'informazione visiva complessa scomponendola in un insieme di elementi geometrici semplici (cerchi, rettangoli, triangoli...). Nella composizione fotografica non si fa altro che assecondare questa tendenza del cervello 79

umano, cercando di aiutarlo a percepire gli elemen- Nella composizione fotografica quindi possiamo liti grafici semplici e disponendo questi ultimi in rela- mitarci a tener conto delle figure geometriche più zione tra loro in modo da guidare la mente alla cor- elementari. retta interpretazione dell'immagine.

IL PUNTO

Quando fotografiamo, quindi, dovremmo cercare di individuare l'eventuale presenza di elementi grafici per sfruttarli compositivamente, mettendoli in relazione tra loro e con i margini del fotogramma e facendo in modo che tale relazione sia colta, consapevolmente o inconsapevolmente, dall'osservatore. In pratica si tratta di dare ordine ad un mondo disordinato, di semplificare il più possibile un mondo complesso. Ma quali sono gli elementi grafici semplici? Essenzialmente il punto, la linea, il triangolo, il rettangolo e il cerchio. Figure geometriche più complesse (trapezio, pentagono, esagono, ecc...) vengono ricondotte dal nostro cervello a quelle appena menzionate (il trapezio, ad esempio, viene interpretato come l'insieme di un rettangolo e di uno o due triangoli, mentre i poligoni regolari con più di quattro lati tendono ad essere assimilati al cerchio). 80

Il più semplice degli elementi grafici è il punto. Nella geometria euclidea, esso è definito come “l’elemento che non ha grandezze di alcun tipo (né lunghezza, né volume, né area), e nessuna caratteristica se non la posizione”. Nell'economia compositiva di una fotografia può essere assimilata ad un punto un’area dell’immagine molto piccola, che però assume una netta rilevanza rispetto a tutto il resto della fotografia. In che modo una piccola parte della fotografia può caricarsi di un tale importante significato compositivo? Di solito questo avviene quando un particolare dell’immagine spicca sul resto per un forte contrasto di colore, di tono o di forma.

Si osservi la fotografia che segue. I rami spogli degli alberi generano una specie di texture monocromatica. Nell’immagine però l’occhio è immediatamente catturato dall’unico albero che ha ancora le foglie gialle. Si tratta di una parte estremamente minoritaria del fotogramma, eppure, a causa del colore vivace, dal punto di vista compositivo quella piccola macchia gialla assume un peso importantissimo. Quella piccola macchia gialla è, a tutti gli effetti, sotto l’aspetto compositivo, un punto.

La macchia gialla posta in alto a sinistra, dal punto di vista della composizione fotografica è riconducibile al punto.

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Se un elemento dell'immagine occupa solo una piccola porzione dell'area del fotogramma, ma è importante dal punto di vista comunicativo, ci troviamo nella necessità di valorizzarlo, di fare in modo che l'occhio dell'osservatore lo individui con facilità. Come possiamo farlo? Il modo più semplice è quello di decentrare per creare una sufficiente tensione compositiva.

Un modo per valorizzare un soggetto che occupa una parte molto piccola del fotogramma è quello di decentrarlo. In questo caso ci si è spinti davvero molto vicini all'angolo inferiore destro, ma lo sfondo è così pulito che l'occhio non deve faticare molto a trovare, nel pulcinella di mare, un elemento cui aggrapparsi.

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Un altro modo per mettere in risalto un particolare dell'immagine è quello di utilizzare linee o trame che guidino l'occhio, accompagnandolo verso il punto su cui desideriamo cada l'attenzione. Nella fotografia che segue il falco è davvero piccolo rispetto all’area del fotogramma. Eppure i raggi di sole che fendono le nuvole sembrano guidare l’occhio dell’osservatore sulla piccola sagoma dell'uccello, che acquista quindi un peso compositivo notevole nell'economia dell'immagine.

I raggi di sole guidano l'occhio verso la sagoma del falco che, in questo modo, pur essendo piccolissimo, acquista una notevole importanza nella composizione della fotografia.

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D’altra parte, può avvenire anche il contrario: può essere un piccolissimo elemento grafico a rendere significativa una foto altrimenti monotona, proprio per via della sua capacità di attirare l'attenzione. Si osservi la fotografia seguente. I due “punti” costituiti dalle anatre in basso danno interesse ad una scena che altrimenti sarebbe assolutamente banale.

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LINEE E CURVE I margini di una strada che convergono per effetto della prospettiva, le sinuose curve di un paesaggio collinare: non v'è dubbio che linee e curve siano elementi grafici che portano immediatamente la mente dell'osservatore a soffermarsi su di esse. Linee e curve, in una fotografia, possono essere ben delineate, come nelle immagini di questa pagina, oppure possono essere solamente accennate, il frutto di una casuale disposizione individuata dal fotografo. È il caso della foto che trovate nella pagina che segue, nella quale i funghi sono disposti in modo da “creare” una doppia curva, evidenziata nell'immagine di destra.

Linee e curve: elementi grafici molto importanti.

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I funghi ripresi in questa fotografia hanno una disposizione curvilinea.

La bravura del fotografo consiste proprio, in fase di inquadratura, nel cercare di individuare una trama, uno schema, una rapporto tra i vari elementi presenti: tale rapporto a volte può configurarsi come una linea o una curva accennata: è un modo come un altro per fornire al nostro cervello, assetato di geometrie, uno schema ordinato al quale appigliarsi. 86

La disposizione delle linee e delle curve deve essere pensata soprattutto in rapporto ai margini del fotogramma e alla disposizione dello stesso. Per esempio le linee e le curve che si sviluppano nella stessa direzione dell'asse principale di una fotografia tendono ad aumentare la sensazione di armonia e di ordine di un'immagine, mentre quelle che si sviluppano in senso contrario creano una maggior tensione compositiva. Quanto appena detto appare evidente se si osservano le seguenti foto del medesimo soggetto, il famoso acquedotto romano di Pont du Gard:

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La fotografia in alto appare più statica, armoniosa, riposante e ordinata. Quella a destra appare maggiormente carica di tensione, quasi strozzata. Ciò avviene per una serie di ragioni legate alla percezione visiva, in particolare al fatto che le linee si sviluppano in direzione perpendicolare rispetto all'asse dell'immagine.

Su una foto con inquadratura orizzontale, che già di per sé tende ad essere percepita come più naturale, statica e “riposante”, le linee orizzontali tendono ad accentuare tale impressione di staticità e tranquillità, sia perché esse sono in armonia con il senso di sviluppo dell'immagine, sia perché la nostra mente ha la tendenza a ricercare istintivamente una base o un piano d'appoggio orizzontale. Naturalmente la linea orizzontale principale in una foto di paesaggio è quella dell'orizzonte e, come abbiamo già spiegato, bisogna meditare attentamente, nel momento in cui scattiamo, su dove collocarla: la regola dei terzi può fornire una buona idea di partenza (vedi capitolo 3). Che dire delle linee verticali? In una fotografia orizzontale oltre a costituire un elemento di rottura, di tensione compositiva, possono accentuare il senso di profondità e di ampiezza. Ricordate che, dal punto di vista compositivo, possono essere ricondotti a linee verticali tutti gli elementi che si sviluppano in senso longitudinale verticale, come ad esempio gli alberi, i pali della luce, o la figura umana eretta. I due alberi, elementi grafici verticali in una foto che si sviluppa in senso orizzontale, creano una certa dinamicità compositiva. 88

Un discorso a parte meritano le linee oblique. Esse tendono a fornire all'immagine una connotazione piuttosto dinamica. Infatti alcuni fotografi preferiscono inclinare la fotocamera quando riprendono un monumento o un palazzo, per “movimentare” un po' l'immagine. Si tratta di un espediente quasi istintivo che va utilizzato con moderazione, perché stanca presto.

Le linee oblique nella composizione tendono a dare un'impressione di forte dinamicità - Foto di Lorenzo Salinari.

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FIGURE GEOMETRICHE ELEMENTARI Le strutture create dall'uomo ci danno molte opportunità di utilizzare nella composizione elementi geometrici quali triangoli, rettangoli e cerchi. Inoltre, anche quando fotografiamo elementi naturali, possiamo “intuire” la presenza implicita di una forma geometrica da utilizzare quando componiamo la foto. Ad esempio, nella foto di questa pagina possiamo facilmente “indovinare” due triangoli disegnati dagli scogli.

In questa fotografia, con un po' di fantasia, è possibile individuare due “triangoli” che possono essere utilizzati per la composizione.

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Spesso queste figure geometriche intuibili negli elementi naturali risultano molto interessanti da un punto di vista compositivo in quanto creano ordine e mettono in rapporto tra loro gli elementi di una scena, fatto percepibile, magari solo a livello inconscio, dall'osservatore della foto. Naturalmente se siamo alla ricerca di geometrie perfette le strutture create dall'uomo sono una fonte inesauribile di spunti fotografici. Se la nostra fotografia è basata su elementi grafici semplici cerchiamo di mantenerla il più pulita e ordinata possibile dal punto di vista compositivo. Facciamo in modo che non ci siano fattori che creano disturbo e confusione (vedi le foto nella pagina a fianco). Ricordate però che un elemento di rottura, rispetto alla mera rappresentazione delle forme geometriche, potrebbe arricchire una fotografia, dandole un centro di interesse. La foto che riportiamo in questa pagina è sicuramente più interessante rispetto a L'elemento umano arricchisce una composizione basata solo su quanto lo sarebbe una ipotetica immagine elementi grafici (linee e rettangoli). identica ma senza la guardia. Cercate di guardarvi intorno e di cogliere nell'ambiente che vi circonda gli elementi geometrici. Provate a percepire le sensazioni che vi trasmettono. I rettangoli, per esempio, sono associati all'idea di stabilità, di ordine e di concretezza. I quadrati ancora di più. Ma basta spostarsi a volte di pochissimo, cambiare l'asse di ripresa, per trovarsi con un elemento grafico romboidale molto più dinamico (vedi la foto a sinistra nella pagina a fianco). 91

Figure geometriche ravvisabili in strutture artificiali. - Foto di Lorenzo Salinari -

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FORMA, SIMMETRIA, RITMO Le strutture create dall'uomo si contraddistinguono per le forme regolari, in alcuni casi ripetitive. Tale caratteristica può essere sfruttata compositivamente per esaltare il senso della armonia e del ritmo. Ad esempio, nella fotografia che segue, le scale, sapientemente riprese, generano una spirale estremamente affascinante. Quasi tutti gli esseri viventi appartenenti al mondo animale e gli elementi creati dall'uomo hanno una peculiarità: sono simmetrici. Anche questa è una caratteristica che si può sfruttare dal punto di vista compositivo. Se riprendiamo un soggetto simmetrico ponendolo al centro dell'inquadratura (rinunciando quindi a decentrare, almeno lungo un determinato asse), ne esalteremo questa particolare qualità ottenendo una tranquillizzante sensazione di stabilità ed equilibrio.

La spirale creata dalle scale. - Foto di Fabrizio Lutzoni -

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Naturalmente tale scelta rischia di risultare monotona dal punto di vista compositivo, ma può comunque rivelarsi indovinata. Questo vale in particolar modo quando si riesce a trovare una simmetria non troppo facile, come accade ad esempio utilizzando i riflessi.

La simmetria creata per effetto del riflesso. In questo caso sono stati sfruttati sia la simmetria che il decentramento.

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La simmetria.

Il ritmo consiste nella ripetizione dei medesimi elementi in maniera regolare, e se osservate palazzi e monumenti individuerete tale caratteristica. La foto in alto, che rappresenta una cattedrale gotica, mostra come sia possibile sfruttarla per ottenere immagini molto equilibrate compositivamente. Attenzione però: il ritmo rischia di apparire monotono. La foto, infatti, tutto sommato è poco interessante. Ma se ci fosse una persona, una animale, o qualche altro elemento a spezzare il ritmo, essa acquisterebbe immediatamente maggiore interesse. Se potete, quindi, cercate di spezzare la monotonia della ripetizione inserendo uno o più elementi di rottura come nella foto a fianco.

In alto: Il ritmo consiste nella ripetizione di elementi simili. In basso: Le teiere di forma diversa ed altri elementi spezzano la regolarità del ritmo.

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Cercate di individuare le simmetrie e le ripetizioni presenti in una scena e sfruttatele. Nello stesso tempo, però ricordate che un elemento di rottura, che spezzi la perfetta simmetria o il ritmo, può creare la giusta tensione compositiva. La foto che segue, che si è ben piazzata in diversi concorsi fotografici, può rappresentare un esempio di come una simmetria possa capitare anche per caso, ma il fotografo deve essere pronto a coglierla e a valorizzarla. Mi trovavo nascosto in un capanno quando all'improvviso uscirono dal bosco questi due orsi che si diressero verso la riva del laghetto, esattamente di fronte a me. Ad un certo punto i due animali volsero lo sguardo, contemporaneamente, in direzioni opposte. Ecco: una simmetria quasi perfetta che ha reso questa immagine molto più bella e interessante di quelle scattate immediatamente prima ed immediatamente dopo quel momento magico.

Una fotografia che sfrutta il concetto di simmetria.

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7. TONO, COLORE, LUCE

I toni, i colori (se presenti), le luci e le ombre naturalmente hanno un ruolo importantissimo nell’estetica delle fotografie e sono quindi aspetti da prendere fortemente in considerazione sia in fase di scatto che (soprattutto per quanto riguarda i toni) in fase di post produzione o di ottimizzazione delle immagini.

I TONI Il tono, in fotografia, definisce l'intensità del grigio tra il bianco e il nero (con una semplificazione assolutamente arbitraria, nata con l'informatica, si individuano in genere 256 tonalità di grigio: con il valore 0 è indicato il nero, con il valore 255 è indicato il bianco puro), mentre la variazione tonale indica la differenza tra i diversi livelli di grigio presenti in una determinata immagine fotografica.

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Una scala dei grigi contenete alcune delle sfumature possibili tra il nero e il bianco.

Naturalmente anche nella fotografia a colori dobbiamo prendere in considerazione i toni: non solo esistono comunque i neri e i bianchi, ma anche colori scuri e colori chiari, e inoltre all'interno dello stesso colore possiamo ritrovare infinite sfumature legate anche alla luminosità, cioè alla quantità di bianco o di nero “presenti” nella tinta base. Per esempio, nella foto che segue, il primo verde, quello a sinistra, è il verde puro (ottenuto con i seguenti valori in RGB: Rosso=0, Verde=255, Blu=0). Gli altri due verdi sono il risultato, rispettivamente, dell'aumento e della diminuzione della luminosità.

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Per semplificare le cose però soffermiamoci sul bianco e nero. I toni e le variazioni di tono dipendono dall'esposizione, dalla qualità e dal tipo di luce esistente sulla scena (una luce dura, ad esempio, fa aumentare il contrasto, una luce morbida lo attenua) e dalle modifiche che si apportano in fase di sviluppo e stampa o utilizzando un software di fotoritocco. Per esemplificare come una medesima foto possa essere interpretata in maniera diversa operando sulla gamma tonale, osservate le tre immagini che seguono. La fotografia in basso è quella originale, convertita in bianco e nero senza apportare modifiche nei toni. Come vedete la scena appare poco contrastata, cioè vi sono poche differenze tra i livelli di grigio presenti nella fotografia. La seconda interpretazione è il risultato di un intervento sui toni volto ad aumentare il contrasto. La gamma dei toni è stata estesa. Ci sono dei bianchi puri e dei grigi più profondi, che tendono al nero. Nella terza immagine invece l'intera gamma tonale è stata spostata verso i bianchi. Questa fotografia, proposta così come è stata realizzata, senza altre modifiche se non la conversione in bianco e nero, si presenta poco contrastata. Un risultato del genere è dovuto soprattutto alla luce piuttosto morbida e diffusa presente sulla scena. 99

In alto: Interpretazione 2 - La fotografia adesso è più contrastata, si raggiungono i bianchi quasi puri e la gamma delle tonalità di grigio è aumentata. In basso: Interpretazione 3 - La gamma tonale è stata spostata verso l'alto, cioè verso i bianchi.

Naturalmente le interpretazioni possibili sono infinite. Per questo motivo è fondamentale per un fotografo imparare ad utilizzare gli strumenti che permettono di intervenire sui valori tonali della fotografia in modo da riuscire a valorizzare le proprie immagini. Si può anzi affermare che uno dei maggiori benefici apportati dalla fotografia digitale è proprio quello di consentire ad ognuno di avere il pieno controllo sulla post produzione delle proprie foto, compresa l'ottimizzazione dei livelli. 100

Quali considerazioni si possono fare sui toni? Innanzitutto, anche se non è una regola, in genere immagini incentrate esclusivamente su tonalità di grigio intermedie potrebbero risultare piatte e poco interessanti. Di solito, nella fotografia in bianco e nero, aumentare il contrasto consente di ottenere un'immagine più dinamica ed accattivante. Le variazioni di tono, nella fotografia in bianco e nero, possono essere sfruttate per dare profondità alla scena, per creare un contrasto figura-sfondo, per creare o sottolineare una linea, una figura geometrica o un motivo. Nella fotografia in alto i toni opposti possono essere sfruttati per dare profondità alla scena. In questa foto le ombre dure creano una serie di linee sul terreno in sequenza, che aiutano a restituire l'impressione dei piani che si susseguono. Le chiome degli alberi, scure, fanno da cornice al tempio greco che risalta sullo sfondo anche perché molto chiaro (ricordate che i toni chiari tendono a “vincere” sui toni scuri). Nella fotografia in basso le geometrie sono sottolineate dall'alternanza di toni chiari e toni scuri. Una foto meno contrastata perderebbe di efficacia. 101

Che dire della fotografia a colori? Molte delle considerazioni appena fatte valgono anche per il colore, però con alcune puntualizzazioni. Innanzitutto il colore è un importantissimo veicolo di informazioni e di emozioni, quindi la contrapposizione chiaro-scuro diventa molto meno determinante nella riuscita della foto. Per esempio saranno i diversi colori degli elementi presenti nella foto il primo fattore che aiuterà l'osservatore ad individuare le figure sulla scena e a metterle in rapporto tra loro. Nonostante ciò è comunque possibile giocare con le aree chiare e le aree scure, ed è importante che la foto abbia il giusto grado di contrasto. La foto che segue, che riprende i pattinatori davanti alla Torre di Londra, è giocata sul contrasto che si crea tra l'area bianca in basso, punteggiata dalle figure più scure dei pattinatori, l'area grigio-marrone nella fascia centrale (la torre di Londra) e l'area grigio-chiaro del cielo nuvoloso in alto. Tutto ciò conferisce alla scena notevole profondità.

Anche in una fotografia a colori si può giocare con le tonalità chiare e quelle scure per dare profondità ed equilibrio alla scena ripresa. In questa foto è evidente l'alternarsi di aree chiare ed aree scure.

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I COLORI Se nelle foto in bianco e nero un fattore determinante è costituito dai toni, ovviamente nella fotografia a colori spesso non si può prescindere dal... colore. Tuttavia pochi fotografi si soffermano a riflettere sull'uso del colore nella composizione fotografica, soprattutto perché, a differenza dei pittori, che scelgono quali colori utilizzare e come accostarli, i fotografi, specialmente quelli che si dedicano alla natura e al paesaggio, i colori li trovano già pronti nella scena che decidono di fotografare.

notevolmente l'estetica dell'immagine. Per tutte queste ragioni è importante che il fotografo padroneggi almeno i rudimenti della teoria e della psicologia del colore. Infatti le sensazioni che una fotografia produce sull'osservatore dipendono anche, e in buona misura, dai colori presenti nell’immagine e dal loro accostamento.

Per prima cosa è importante definire il concetto di colore primario. I colori primari sono i colori puri, che non si possono ottenere mescolando altri coloCerto, le possibilità di intervento del fotografo sui ri e che, quando vengono miscelati tra di loro, percolori presenti nella scena è in qualche modo limitamettono di ottenere tutti gli altri. ta, ma questo non significa che è del tutto assente. Il fotografo decide l'inquadratura, quindi cosa inclu- I colori primari sono tre. L'unico problema è definidere e cosa estromettere dalla scena, e decide in re quali. Infatti, ci sono due principali modi per comquale area del fotogramma posizionare gli elementi binare il colore: il sistema additivo e il sistema sotripresi, operando di fatto una selezione. Inoltre, in trattivo. fase di post produzione può intervenire sulle tonali- Il sistema additivo, quello utilizzato per la formaziotà generali di una foto, decidendo magari di satura- ne dei colori su monitor, pellicole a colori e sensori re l'intera scena, o solo una parte di essa, oppure digitali, è basato sulla mescolanza di tre luci diretsolo un colore: tutte scelte che condizioneranno 103

te, rispettivamente di colore Rosso (Red), Verde (Green) e Blu (Blue), esso viene chiamato quindi anche sistema RGB. Il sistema sottrattivo è invece quello che si genera quando si mescolano i pigmenti (come inchiostri o tinture). Il sistema sottrattivo più comune oggi è il CMYK (basato sulla mescolanza di Ciano, Magenta, Giallo, più la Key, cioè il nero, necessario per ottenere il nero profondo), usato per la stampa tipografica.

Il sistema additivo RGB. 104

Il sistema sottrattivo CMYK.

Però nella tradizionale teoria del colore, quella usata per esempio in pittura, sono sempre stati considerati colori primari, utilizzati per creare tutti gli altri, Rosso, Giallo e Blu (RYB) secondo il sistema sottrattivo. Per semplificare il discorso, prenderemo in considerazione solo quest'ultimo sistema. L'immagine in alto mostra come, mescolando i primari, si ottengono i colori secondari. L'unione di blu e rosso genera il viola, l’unione di rosso e giallo genera l’arancione, l’unione di giallo e blu genera il verde. Viola, arancione e verde sono colori secondari. La ruota dei colori mostra quindi i sei colori dello spettro. Tutti gli altri colori non sono altro che variazioni di tonalità di questi. L'immagine in basso mostra la cosiddetta “ruota dei colori”, cioè una rappresentazione grafica semplificata di quanto appena detto: la “P” indica i colori primari e la “S” i colori secondari secondo il metodo sottrattivo RYB. Osservate la ruota dei colori: i due colori che si trovano in opposizione tra loro sono definiti colori complementari. Sono complementari tra loro, quindi, le coppie rosso-verde, blu-arancio, viola-giallo. Ogni coppia di colori complementari pertanto è composta da un colore primario e dal colore secondario ottenuto mescolando gli al-

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In alto: Il sistema sottrattivo RYB. In basso: La ruota dei colori secondo il sistema sottrattivo RYB.

tri due primari (ad esempio la coppia di complementari rosso-verde è composta da un primario, il rosso, e da un secondario ottenuto dagli altri due colori primari, il verde formato dal giallo e dal blu). Dal punto di vista della composizione fotografica è importante sapere che quando si accostano i due colori complementari si ottiene un forte effetto di contrasto.

Tre coppie di colori complementari: giallo-viola, rosso-verde, blu-arancione.

Analizziamo adesso più nel dettaglio quali sono le associazioni mentali ispirate generalmente dai diversi colori, considerando però che le sensazioni legate ai colori sono influenzate da una molteplicità di fattori, in parte culturali, in parte psicologici e 106

legati all'esperienza dell'individuo, e che, pertanto, esse variano da persona a persona. Innanzitutto, i colori dal punto di vista emotivo sono suddivisi in caldi e freddi a seconda delle sensazioni che suscitano. Rosso, arancione e giallo sono considerati colori caldi, mentre blu e verde sono considerati colori freddi (pensate che se invece ragioniamo in termini puramente tecnici, arancione, rosso, e giallo, hanno una temperatura di colore, misurata in Kelvin, bassa, mentre azzurro e violetto hanno una temperatura alta...). I colori caldi, contrapposti a quelli freddi, tendono a risultare vincenti nella composizione fotografica, nel senso che catturano con più facilità l'attenzione dell'osservatore.

Il rosso è il colore del fuoco e del sangue, due elementi fortemente simbolici. Il fuoco è la fonte di calore per eccellenza, ma è anche estremamente pericoloso. La mente umana è sempre vigile al cospetto della fiamma. Nella maggior parte delle culture il rosso rappresenta l’amore, l’energia vitale, la sessualità e la passione. Nella tonalità porpora, per via di una tradizione plurimillenaria, rappresenta il potere. Sicuramente il rosso è il colore che, a livello percettivo, ha la valenza psicologica più forte. Attira immediatamente l’attenzione. Non a caso i segnali stradali di pericolo e di divieto hanno questo colore. In una fotografia un particolare rosso, anche se molto piccolo, catturerà immediatamente l'attenzione dell'osservatore della foto.

In questa fotografia l'attenzione dell'osservatore è immediatamente catturata dal becco rosso di questo pulcinella di mare. Il rosso è un colore molto forte che attira sempre lo sguardo. Teniamone conto nella composizione delle nostre foto.

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Anche il giallo è un colore caldo, ma la sua particolarità è quella di essere estremamente luminoso. A parte il bianco, il giallo è il colore più luminoso. Esistono infinite sfumature di blu, di verde, di rosso, ma il giallo, non appena diventa più scuro si trasforma in un’altra cosa: un arancione, un giallo-verde. Kandinsky, profondo conoscitore dei colori, ha scritto che “il giallo ha una tale tendenza al chiaro che non può esservi un giallo molto scuro” (Cfr. Jean Chevalier – Alain Gheerbrant, Dizionario dei simboli, Rizzoli, 2001, volume I, p. 499). Per questo motivo il giallo è associato alla luce. I bambini scelgono il giallo per disegnare il sole. Inoltre, il giallo è il colore di molti fiori e del grano quando è pronto per la mietitura, ed è quindi associato alla primavera e, per estensione, alla rinascita. È un colore che suscita emozioni positive: si dice che scelgano abiti ed accessori gialli le persone che hanno una forte personalità, che stanno bene con se stesse, estroverse, sicure di sé. Il giallo non passa inosservato, infatti è, dopo il rosso, uno dei colori più scelti per le auto e le moto sportive. Anche il giallo, colore caldo e luminoso, attira immediatamente l'occhio dell'osservatore. 108

Certo, il giallo è meno “forte” del rosso, ma in una fotografia un particolare giallo, specie se associato a colori meno vivaci (come il verde o il marrone) attirerà irresistibilmente l'occhio dell’osservatore. Anche l'arancione appartiene alla famiglia dei colori caldi e, in quanto tale, tende a dare alle fotografie una notevole componente emozionale. Formato unendo il giallo e il rosso, si presenta con una vasta gamma di tonalità intermedie tra i due primari che lo compongono. Solitamente l'arancione è associato a stati d'animo positivi e gioiosi. In natura lo troviamo in alcuni fiori e frutti. Molte foglie autunnali diventano arancioni e perciò questo colore risulta spesso dominante nelle fotografie ai boschi in questa stagione. Un momento molto fotografato, il tramonto, è spesso caratterizzato da molteplici sfumature di arancione. Per l'arancione valgono molte delle considerazioni fatte per i primari di cui è figlio: come gli altri colori caldi, un particolare arancione in una foto tende a catturare immediatamente l'attenzione. L'arancione è il colore dominante al tramonto: ma in qualsiasi situazione fotografica elementi di questo colore possiederanno una notevole forza attrattiva e doneranno all'immagine una forte componente emozionale. 109

Passiamo ai colori freddi. Il blu è il colore del cielo sereno. Forse per questo motivo quasi universalmente al blu sono associate sensazioni di tranquillità, sicurezza, calma e serenità. Non a caso è il colore dei moduli da compilare più scelto da banche ed agenzie assicurative. Il blu è usato anche per rappresentare la purezza e la spiritualità. Il blu, nelle sue diverse tonalità, è ovviamente molto presente nelle fotografie, specie quelle di paesaggio, in quanto è il colore del cielo e del mare. Quando il blu è dominante in un’immagine, gli stati d’animo associati a questo colore, serenità e tranquillità, si trasmettono all’osservatore della fotografia. Anche il verde, altro colore freddo, trasmette sensazioni di pace e di tranquillità. Il verde è il colore della vegetazione, quindi è comunissimo in natura e, di conseguenza, nella fotografia di paesaggio. Nei climi temperati il verde è associato allo sciogliersi della neve e al ritorno della primavera, nei climi mediterranei alla natura rigogliosa e alle stagioni piovose, nei paesi aridi alle oasi e alla presenza Blu e verde sono colori molto comuni nella fotografia di paesaggio. Trasmettono calma e serenità. Spesso però è necessario spezzare la monotonia inserendo elementi dalla colorazione più vivace oppure, come in questo caso, giocando con i grafismi (le curve delle colline e il casolare). 110

di acqua: sempre quindi ad un principio vitale e ad un momento di esplosione di vita. Per tale motivo forse il verde è universalmente il colore dell’armonia, della vita che scorre senza intoppi, della tranquillità e della sicurezza, anche economica (si pensi al colore proverbiale del denaro), del “via libera” (come nel caso del semaforo). Di conseguenza nella fotografia, specie quella di paesaggio, il verde trasmette sensazioni di quiete e pace, anche se in genere conviene spezzare il verde includendo nell’immagine particolari di altri colori – magari vivaci – oppure giocando con grafismi e variazioni di tonalità, al fine di evitare una eccessiva monotonia. Proprio per la sua caratteristica di essere gradevole e poco invasivo spesso i fotografi assegnano al verde il solo ruolo di “sfondo” rispetto al vero soggetto della foto. Anche se è un colore caldo (ottenibile con la combinazione di giallo e rosso, con l'aggiunta di nero o di blu, oppure semplicemente mescolando due colori complementari tra loro) il marrone è assimilabile al verde in quanto molto diffuso in natura e, per sua caratteristica, visivamente poco invasivo. Come il verde, il marrone è un colore molto presente in natura. Si tratta di un colore riposante e tranquillizzante che non calamita l'attenzione dell'osservatore. 111

Sono tantissime le tonalità possibili di marrone, da quelle chiare, vicine al giallo, a quelle scure, vicine al nero: di conseguenza gli stati emotivi associabili a questo colore cambiano. Poiché è il colore del terreno, molti trovano il marrone riposante e tranquillizzante, ma le tonalità più scure tendono a risultare malinconiche. Dal punto di vista della composizione fotografica, il marrone richiama poco l'attenzione dell'osservatore, quindi, come il verde, è adatto a fungere da sfondo e ad essere valorizzato attraverso la contrapposizione con colori più vivaci o con elementi grafici. Considerazioni simili si possono fare per il grigio, anch'esso un colore piuttosto diffuso (si pensi alle nuvole, o alle strutture architettoniche), che risulta perdente se accostato a colori più vivaci. Il viola invece è un colore piuttosto particolare. Formato da blu e rosso, assume molte delle caratteristiche di un colore freddo se predomina il blu, mentre viene percepito come un colore caldo se è dominante il rosso. Laddove è “composto in egual proporzione di rosso e di azzurro” il viola è il colore della temperanza, “di lucidità e di azione riflessa, di equilibrio tra terra e cielo, i sensi e lo 112

Il viola non è molto comune in natura. Talvolta lo si può immortalare dopo il tramonto.

spirito, la passione e l’intelligenza, l’amore e la saggezza”. (Jean Chevalier – Alain Gheerbrant, Dizionario dei simboli, Rizzoli, 2001, volume II, p. 560). Nella simbologia al viola sono associate la solennità, la mistica, la modestia, la timidezza, il crepuscolo, la morte intesa come passaggio ad altra vita. In genere il viola è percepito dai più come un colore piacevole e riposante. Bisogna però tener conto del fatto che, se nelle tonalità più brillanti è associato all’allegria, nelle tonalità più scure, con una forte presenza di blu, può essere percepito da alcuni come un colore molto triste, inquietante e deprimente. Si pensi all’uso del viola che fa Edvard Munch nel celebre “Sera sul viale Karl Johan”, per non parlare de “L’urlo”. In natura il viola non è molto comune: lo si ritrova in alcuni fiori e nella colorazione assunta dal cielo per alcuni minuti prima dell'alba e dopo il tramonto.

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Per questo motivo non capita spesso di fotografarlo. Ad ogni modo il viola, nella percezione dell'osservatore, risulterà in genere vincente se contrapposto a verde e marrone, mentre risulterà perdente rispetto a rosso e arancione, molto dipende però dalla sua tonalità. Per quanto riguarda l'accostamento dei colori tra loro possiamo indicare alcuni principi guida:

I COLORI SI INFLUENZANO TRA DI LORO L'effetto di ciascun colore dipende da quelli che gli stanno intorno. Osservate l'immagine che segue. Il quadratino interno è sempre della medesima tonalità di grigio medio, ma a seconda del colore dello sfondo sembra assumere tonalità diverse, ora più chiare, ora più scure.

Il quadratino interno è sempre della medesima tonalità di grigio, ma a seconda del colore dello sfondo appare di volta in volta più chiaro o più scuro.

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COLORI COMPLEMENTARI Se in una fotografia sono presenti due colori complementari, quelli cioè disposti ai lati opposti della ruota dei colori (rosso-verde, blu-arancione, giallo-viola), si accentua notevolmente il senso di contrasto. Nell'accostamento tra colori complementari vince, nel senso che attira maggiormente l'occhio, il colore più caldo. Osservate la foto che segue. Il martin pescatore ha un piumaggio blu e arancione che lo fa risaltare immediatamente sullo sfondo verde. Ma sebbene il blu sia piuttosto intenso, probabilmente la vostra attenzione viene immediatamente catturata dall'arancione. In genere le foto giocate sul contrasto tra colori complementari risultano piuttosto gradevoli: appaiono vivaci e cariche di energia. In questa fotografia il martin pescatore spicca immediatamente sullo sfondo verde grazie alla sua colorazione vivace. Sebbene la tonalità di blu (colore freddo) sia molto brillante, probabilmente il vostro occhio è stato immediatamente attratto dalla macchia arancione (colore caldo), prima ancora di delineare i contorni del soggetto. 115

COLORI CONTIGUI Quando una fotografia è basata sull'accostamento di colori contigui si ottiene in genere un effetto armonico e riposante. Molte foto di paesaggio scattate di giorno possono contare sul senso di serenità ingenerato dall'accostamento del verde della vegetazione al blu del cielo. La foto che segue, che ritrae un'auto in un paesaggio rurale, dal punto di vista cromatico è incentrata sulla contiguità dei colori giallo, verde e azzurro. Il risultato è un'immagine ben bilanciata ed equilibrata. Notate come, al solito, il colore caldo, il giallo, risulti comunque vincente sugli altri, ma siccome il giallo è contiguo al verde che gli fa da sfondo, l'effetto di contrasto è ben lontano da quello ottenuto nella foto del martin pescatore riportata sopra. Se mai sono i due puntini rossi degli “stop” a calamitare lo sguardo, nonostante siano così piccoli rispetto alla superficie della fotografia. Una ulteriore prova del peso specifico del colore rosso in un'immagine. In questa immagine l'accostamento di colori contigui come il giallo, il verde e l'azzurro genera un effetto armonico e privo di contrasti. 116

PRIMO PIANO E SFONDO Se in una fotografia un particolare di piccole dimensioni si contrappone ad una vasta superficie di un colore diverso, agli occhi dell'osservatore l'area di maggiori dimensioni tende ad essere percepita come sfondo, mentre quella di minori dimensioni tende ad essere individuata come soggetto. Questo effetto è accentuato se l'elemento più piccolo è di un colore chiaro. Infatti, superfici di colore più chiaro tendono ad essere percepite dalla nostra mente come più vicine, mentre le aree scure sembrano più arretrate. Possiamo utilizzare questa caratteristica della nostra percezione dei colori per aumentare il senso di profondità, come accade nella foto dell'auto della pagina precedente, dove il giallo - colore chiaro - in primo piano, contrapposto al verde - più scuro - (insieme ad altri accorgimenti, come il sentiero che si allontana prospetticamente), contribuisce a dare profondità alla scena. Quanto appena detto risulta chiaro dall'osservazione della foto che segue. Lo sfondo in questo caso è giallo, e l'occhio solo con una certa difficoltà riesce ad individuare il soggetto in primo piano, il coloratissimo gruccione. Tale difficoltà in parte è dovuta al fatto che una parte del piumaggio dell'uccello è giallo e tende quindi a confondersi con lo sfondo, ma è soprattutto causata dal fatto che la mente tende ad associare il chiaro al primo piano e quindi fatica a riconoscere il soggetto, quando esso è più scuro dello sfondo. Una analoga difficoltà la riscontrerete nell'identificazione delle silhouette, cioè di figure completamente nere su sfondo più luminoso, come nel caso delle fotografie della torretta eolica e del vogatore al tramonto riportate nelle pagine precedenti. 117

In una immagine come questa, dato che lo sfondo è di un colore chiaro, la mente fatica ad individuare il soggetto della foto, nonostante sia un coloratissimo gruccione.

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LA FOTO MONOCROMATICA Le fotografie monocromatiche sono quelle nelle quali è presente un solo colore, magari con sfumature di tonalità. Le potenzialità delle foto monocromatiche sono notevoli, dato che in genere risultano equilibrate e armoniose, ma il rischio è che esse risultino troppo monotone. Tuttavia tale rischio può essere scongiurato giocando con le geometrie e con le texture, come accade nella foto seguente, che ritrae l'interno di un fiore.

Una foto monocromatica deve esaltare texture e geometrie.

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IL PUNTO DI COLORE Molte fotografie accattivanti sono basate sul cosiddetto accento o punto di colore, cioè sulla presenza, nella foto, di un elemento dal colore molto vivace che occupa una superficie piccola del fotogramma, contrapposto al resto dell'immagine dal colore neutro o comunque poco brillante. Spesso per esaltare questo accento di colore lo si colloca in un punto forte del fotogramma basandosi sulla regola dei terzi. La foto che segue rappresenta un buon esempio di ciò.

L'accento o punto di colore: un elemento dal colore forte, come il giallo di quest'auto, contrapposto ad una grande area dal colore neutro.

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COLORE FORTE O COLORE DEBOLE? Molte fotografie risultano affascinanti perché basate sulla brillantezza dei colori. Non è certo una novità: ai tempi della pellicola i fotografi spesso sceglievano diapositive progettate proprio per esaltare i colori. Oggi l’intervento sul colore è ancora più semplice ed è alla portata di tutti grazie al digitale. Tuttavia, cercate di non esagerate con la saturazione: oramai sul web si vedono uccelli, tramonti ed altri soggetti in cui i colori sono così saturati da aver perso qualsiasi collegamento con la realtà. Cercate di rimanere nell’ambito del realistico e del buon gusto. D'altra parte si può anche scegliere di parlare un linguaggio fotografico diverso, basato di più su tonalità tenui e sbiadite. Si tratta sicuramente di una fotografia meno “facile”, meno d’effetto, forse più ragionata, che può portare a risultati molto gradevoli.

Moltissime immagini valide sono basate su cromatismi poco esasperati, su tonalità pastello, come la foto a fianco. 121

In alto: Cosa vi attira di questo pulcinella di mare? Non c'è dubbio che gran parte del fascino di questa immagine risieda nel “colore forte”.

LA LUCE La resa dei toni e dei colori è profondamente influenzata dal tipo di luce che illumina la nostra scena. Il fotografo che opera in studio dovrà quindi curare particolarmente la disposizione delle fonti di luce, mentre il fotografo che opera all'aperto dovrà valutare in quali modi la luce disponibile condizionerà la resa cromatica e il contrasto della foto che si accinge a scattare, determinando se sia il caso di tornare magari in un'ora del giorno o con una situazione atmosferica più adatta a conseguire il risultato voluto. I due elementi fondamentali della luce sono la direzione da cui proviene (dall'alto, di fronte, da dietro, di lato) e la sua qualità, cioè la sua morbidezza o durezza. Per darvi un'idea di come la natura e la direzione della luce possono modificare in maniera determinante l'estetica di una fotografia vi presentiamo cinque esempi di illuminazione differente applicata ad un soggetto molto semplice: un'arancia su un tavolo bianco. La scelta di una immagine tanto semplice è funzionale alla comprensione di come il colore vivace e la superficie ruvida di questo frutto vengano riprodotti in maniera profondamente diversa a seconda della direzione e del tipo di luce. Osservate anche la resa dell'ombra sul piano di appoggio. L'analisi attenta di queste foto potrà guidarvi nella scelta del tipo di illuminazione più adatta al vostro soggetto e a ciò che volete trasmettere.

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LUCE DALL'ALTO DURA

LUCE DALL'ALTO DIFFUSA

Si tratta di un tipo di luce che appiattisce il soggetto e causa ombre molto dure. È la luce che troviamo nelle ore centrali della giornata ed è poco adatta sia ai ritratti che ai paesaggi, a meno che non desideriamo sfruttare i forti contrasti che essa produce per motivi espressivi, magari nella fotografia in bianco e nero.

Si tratta della luce che troviamo quando il cielo è coperto, o che possiamo ottenere facendo rimbalzare la luce del flash sul soffitto, o utilizzando un softbox o un ombrellino. La luce è morbida e produce ombre tenui e sfumate. Questo tipo di illuminazione è adatto quando vogliamo una fotografia poco contrastata, e quando desideriamo mostrare tut-

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ti i dettagli di un soggetto senza enfatizzarne la texture della superficie (si confronti questa fotografia con quella precedente e con quella successiva: la rugosità della buccia del frutto è molto meno marcata): quindi ritrattistica, specie di soggetti femminili, natura, paesaggio, animali... È, in genere, il tipo di luce più semplice da gestire.

LUCE LATERALE Questo tipo di luce produce ombre forti sul lato opposto alla direzione da cui proviene e tende a donare l'impressione di tridimensionalità agli oggetti, evidenziandone la struttura e le caratteristiche della superficie. Naturalmente a seconda della sua durezza o morbidezza l'effetto sarà maggiore o minore. Si tratta della luce che troviamo in natura nelle prime ore del mattino e nelle ultime ore della sera. È molto amata dai paesaggisti ed è adatta a quasi tutti i tipi di fotografia. Nella ritrattistica la luce late-

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rale, a meno che non si vogliano evidenziare le rughe e creare un'immagine fortemente contrastata tra le due metà del viso, dovrà comunque essere attenuata con un diffusore, e compensata da una fonte di luce secondaria o da un pannello riflettente sul lato opposto.

LUCE FRONTALE

CONTROLUCE

La luce frontale tende ad appiattire i volumi, cancellando le ombre, e quindi a creare immagini prive di tridimensionalità e dettaglio (si confronti la foto con quella precedente), ma è adatta a riprodurre i colori, a meno che non sia troppo intensa. Anche in questo caso l'effetto può essere calibrato gestendo la qualità della luce, cioè la sua durezza o morbidezza.

Abbiamo il controluce quando la fonte di illuminazione è posta dietro al soggetto.

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Si tratta di un tipo di illuminazione che genera forte contrasto tra soggetto e sfondo ed è di difficile gestione, ma può offrire grandi opportunità al fotografo che sa farlo.

Le due immagini che seguono vi mostrano in che modo, variando l'esposizione, con la medesima illuminazione della foto di sopra, si possono ottenere immagini molto diverse e, di conseguenza, quanto il controluce possa essere sfruttato creativamente.

Speriamo, con questi esempi, di avervi mostrato quanto sia importante l'illuminazione per determinare l'effetto finale di una fotografia. Tenetene conto nello scegliere l'ora e le condizioni atmosferiche dello scatto, o nel disporre le luci artificiali. 126

CONCLUSIONE

Cosa distingue una bella fotografia da una brutta fotografia? Se il soggetto è interessante e l'esposizione è corretta, possiamo dire che la riuscita di una foto dipende essenzialmente dalla composizione: cioè, in definitiva, da cosa si è scelto di includere nel fotogramma e da come lo si è disposto al suo interno. Gli errori più comuni che si riscontrano nelle fotografie dilettantesche sono la mancanza di un punto d'interesse, uno sfondo invasivo che sporca l'immagine e distrae, una disposizione raffazzonata dei diversi elementi presenti nella scena. Nel valutare una fotografia che abbiamo scattato dovremmo farci domande come: è facilmente individuabile il soggetto? c'è qualcosa che crea disordine o confusione? i diversi elementi della scena ripresa in che rapporto sono tra loro e con l'area del fotogramma? In altre parole: la fotografia appare ordinata, armoniosa, bilanciata e di semplice lettura? In effetti comporre significa selezionare cosa includere nel fotogramma, scegliere il punto di ripresa e ordinare gli elementi presenti sulla scena. Lo sforzo richiesto al fotografo, in questo senso, è enorme, dato il mondo che abbiamo davanti difficilmente è ordinato. A meno che non fotografiamo in studio c'è sempre qualcosa che stona, un particolare che non va, un elemento indesiderato che entra nell'inquadratura per rovinarcela. Quindi il fotografo deve riuscire ad eliminare gli elementi indesiderati, e lo può fare principalmente cambiando l'inquadratura, oppure sfocando uno sfondo invasivo, o scegliendo un diverso punto di ripresa. Con queste decisioni però facciamo molto di più che nascondere o eliminare elementi indesiderati dall'immagine: stabiliamo anche in che modo ciò che includiamo nella fotografia interagisce con gli altri elementi presenti nella scena e con la superficie del fotogramma. 127

In questo libro abbiamo cercato di evidenziare i fattori principali che entrano in gioco quando si compone l'immagine, gli elementi ai quali prestare attenzione per ottenere fotografie pulite e formalmente corrette. In questo modo pensiamo di avervi fornito gli strumenti per operare le vostre scelte. Naturalmente per utilizzare al meglio questi strumenti occorre talento, ma anche esperienza ed applicazione. Se vi allenerete a cercare in ogni scena le potenzialità fotografiche, pian piano diventerà automatico individuare relazioni tra gli elementi, geometrie, accostamenti cromatici che sfuggono agli occhi dei più e che si traducono in fotografie affascinanti. Ma, dopo aver visto quali sono i principi basilari della composizione fotografica, chiediamoci: è proprio necessario attenersi a tali direttive? L'artista, in fondo, non è colui che rompe le regole? La risposta è ambivalente. Da un lato è vero: l'artista spesso rompe le regole, e questo vale anche per molti grandi fotografi che, in tante fotografie famose, hanno calpestato i principi della composizione. Tuttavia vanno fatte due considerazioni: in primo luogo sono infinitamente di più le grandi fotografie della storia che invece sono state scattate attenendosi rigidamente alle regole classiche della composizione. In secondo luogo, per violare le regole consapevolmente, cioè con un deliberato e motivato atto di ribellione creativa, è importantissimo prima conoscerle profondamente. In definitiva il modo migliore di procedere è quello di assimilare e cercare di applicare i principi basilari della composizione alle nostre fotografie, in modo da acquisire quella consapevolezza che ci permetterà in seguito di esplorare nuove strade che passano eventualmente anche attraverso la creativa rottura delle regole della composizione.

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LUIGI CALABRESE Insegnante, appassionato di fotografia da molti anni, è uno dei fondatori e dei curatori del corso di fotografia on-line www.phototutorial.net. Si occupa principalmente di fotografia naturalistica. Le sue foto hanno ricevuto diversi riconoscimenti in concorsi internazionali e sono state pubblicate su molti libri e riviste specializzate.

CANIO COLANGELO Oltre che di fotografia si occupa di informatica, grafica, creazione di siti web, SEO. È uno dei fondatori e dei curatori di Phototutorial.net

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LA COMPOSIZIONE FOTOGRAFICA Ogni volta che il fotografo porta il mirino della fotocamera all'occhio, prima di premere il pulsante di scatto, deve decidere qual è il punto di interesse della fotografia e come valorizzarlo, cosa includere nell'inquadratura e cosa invece escludere, stabilire un rapporto tra gli elementi presenti nell'immagine e la superficie del fotogramma, prendere in considerazione fattori come le differenze di tonalità e i cromatismi presenti sulla scena... In altre parole deve comporre l'immagine. Dalle decisioni che prende al momento dello scatto dipenderà in gran parte l'efficacia e la bellezza della fotografia. Questo e-book spiega quali sono i principi guida della composizione fotografica e come applicarli in modo da ottenere sempre immagini valide e gradevoli.

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