L'Italiano Contemporaneo_Paolo D'Achille

August 22, 2017 | Author: mari8517 | Category: Italian Language, Dialect, Italy, Latin, Tuscany
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PAOLO D'ACHILLE L'italiano contemporaneo Indice: Premessa. - I. La lingua italiana oggi. - II. Onomastica. - I...

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Questa serie, dedicata alla Lingua italiana,è curata da Francesco Bruni e comprende i seguenti volumi:

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Marcello Aprile Da lle pa role ai dizionari

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Francesco Bruni L'ita liano letterario nella storia

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Paolo D'Achille L'italiano contemporaneo

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PAOLO D'ACHILLE

L'italiano contemporaneo

Mari D'Agostino Sociolinguistica dell'Italia contemporanea

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Nunzio La Fauci Compendio di sintassi italiana

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Carla Marcato Dialetto, dialetti e italiano

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Carla Marcato Nomi di persona, nomi di luogo. Introduzione all'onomastica italiana

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Giuseppe Patota Nuovi lineamenti di grammatica storica dell'italiano

..,.. Luca Serianni Italiani scritti in preparazione: ~

Nicola De Blasi L'italiano regionale

il Mulino

Indice

9

Premessa

l.

I lettori che desiderano informarsi sui libri e sull'insieme delle attività della Società editrice il Mulino possono consultare il sito Internet:

www.mulino.it

ISBN 978-88-15-13833 -0

Copyright © 2003 by Società editrice il Mulino, Bologna. Terza edizione 2010. Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere fotocopiata, riprodotta, archiviata, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma o mezzo - elettronico, meccanico, reprografico, digitale - se non nei termini previsti dalla legge che tutela il Diritto d'Autore. Per altre informazioni si veda il sito www.mulino.it/edizioni!fotocopie

Finito di stampare nel mese di settembre 2011, presso Litosei, via Rossini 10, Rastignano, Bologna

La lingua italiana oggi

l. L'italiano e la sua diffusione 2. n tipo linguistico italiano 3. Caratteri dell'italiano 4. L'italiano standard 5. Le varietà dell'italiano contemporaneo 6. Un nuovo italiano? Esercizi

13 13 21 23 28 31 36 37

-Il.

Onomastica

l. 2. 3. 4.

L' onomastica italiana I toponimi I nomi di persona Ipocoristici, soprannomi e pseudonimi 5. I cognomi 6. Marchionimi e nomi di esercizi 7. La deonomastica Esercizi

41 41 43 45 49 52 55 57 58

6

INDICE

111.

Lessico

INDICE

l. II1111H IliO d1 it-s~ il'O l . lll1 '~ 1m 11 :diano ~ . 1.1· 1Ollll>~I!IÌv•I ( H 1 IIHII Gtre in musica un tempo piuttosto rapi(,HiiiH' '""'i ""'u d.1due aggettivi, che indica il noto strumento 1111 l• l,, 11 /rt'lm, tecnica pittorica realizzata con colori applicati i!lll!!lll•i.li n ""' ' 11 11 f11 sw); di maccheroni (voce di etimo incerto, usata già dal l Ili!! ·.~ l \' 1" 1 ll ll ll \, 11'\: la pastasciutta in generale o di un particolare tipo) ; di l11/ 1 , 1,, t1 /IO I1 C diffusa col film di Federico Fellini del1960, che indica un 111111 11111,11 1" 111odo di vivere e, nella moda, una maglietta a collo alto. Ormai usato i11 11111 .1/ IOIWimcnte è anche il saluto amichevole ciao, di origine veneta (deriva da \l hiavo !', nel senso di 'sono schiavo tuo', 'ai tuoi comandi'). IH

La diffusione dell'italiano nel mondo, sebbene abbia registrato negli ultimi decenni una costante crescita, non è comunque paragonabile a quella dell'inglese, del francese o dello spagnolo, lingue che, soprattutto in seguito al colonialismo, sono parlate anche in continenti diversi dall'Europa o usate ufficialmente nelle comunicazioni internazionali. È vero che, soprattutto in seguito al fenomeno dell'emigrazione, non mancano affatto nuclei di italòfoni (cioè di persone che parlano italiano) sparsi per il mondo (in particolare in America latina e in Australia), e neppure zone in cui l'italiano (molto semplificato) costituisce una sorta di «lingua franca» usata tra lavoratori appartenenti a gruppi etnici diversi; una certa conoscenza dell'italiano sopravvive poi nelle ex colonie africane (in particolare in Eritrea e in Somalia) e, più di recente, il successo della televisione italiana, sia pubblica sia privata, ha contribuito a diffondere (o a rilanciare) la nostra lingua nel bacino del Mediterraneo, specie a Malta o in Albania. Ancora più significativo è il fatto che negli ultimi decenni, da quando cioè l'Italia è diventata non più paese di emigranti ma anche meta di immigrati, e non solo di turisti, l'italiano è stato acquisito, e per via diretta (cioè, secondo la terminologia della glottodidattica, come L2), da molti lavoratori stranieri, di diversissima origine (dai paesi ex comunisti dell'Est europeo al Pakistan e alle Filippine, dall'Africa settentrionale all'America meridionale) , venuti a lavorare, per periodi di tempo anche piuttosto lunghi, nel nostro paese. Nella maggioranza dei casi, però, l'italiano è usato da coloro che sono nati e risiedono nella penisola italiana e nelle isole

a essa geograficamente pertinenti, che appartengono politicamente allo stato italiano. A parte il caso delle piccole enclaves costituite dalla Repubblica di San Marino e dalla Città del Vaticano, c'è da registrare solo qualche rara espansione al di fuori dei confini statali: il Canton Ticino, in Svizzera (dove si parla un dialetto lombardo e l'italiano è una delle lingue ufficiali della Confederazione Elvetica), la Corsica (dove si parlano dialetti di tipo centromeridionale, ma la lingua della cultura e dell'amministrazione è ormai da oltre due secoli il francese), qualche località costiera dell'Istria e della Dalmazia (regioni legate in passato politicamente e culturalmente a Venezia e all'Italia, nelle quali sopravvivono ancora piccole minoranze di italiani). Ma neppure in Italia tutti gli italiani (che sono circa 60 milioni) usano sempre e solo l'italiano: un po' in tutta la penisola, infatti, l'italiano convive da secoli con i dialetti locali, tuttora usati, e non solamente dalle fasce più anziane della popolazione, sia nel parlato, specie con i familiari e con gli amici (in particolare in certe zone, come il Veneto o la Sicilia, dove la vitalità del dialetto è più accentuata) , sia anche nello scritto (soprattutto in poesia, ma pure nei testi teatrali) . Anzi, la ricchezza e la varietà dei dialetti, che è una conseguenza della frammentazione romanza, in Italia particolarmente accentuata, succeduta all'unità linguistica latina e, più alla lontana, della differenziazione etnica propria della nostra penisola prima della sua unificazione a opera dei Romani, è una caratteristica per molti aspetti esclusiva della realtà linguistica italiana, legata a peculiarità geografiche (facilità di approdi via mare; valicabilità della catena delle Alpi e, viceversa, relativo isolamento delle diverse zone appenniniche) e a particolari vicende storiche da esse dipendenti (frequenza delle invasioni, accentuazione dei particolarismi locali anche sul piano politico, ecc.) . Deve dunque essere chiaro che i dialetti italiani (vedi quadro 1.1) non rappresentano varietà locali della lingua nazionale, né tanto meno deformazioni o corruzioni di questa, ma, proprio come l'italiano letterario- costituitosi anch'esso sulla base di un dialetto (il fiorentino trecentesco)- e come le altre lingue e dialetti romanzi, derivano dal latino volgare e hanno dunque, dal punto di vista storico-linguistico, la stessa dignità della lingua. Oggi, peraltro, molti italiani alternano lingua e dialetto in un rapporto che viene detto non tanto di bilinguismo, quanto di diglossia, cioè scelgono l'uno o l'altro codice a seconda della situazione comunicativa.

16

CAPITOLO 1

CARTA LINGUISTICA D'ITALIA

QUADRO 1.1.

(aree dialettali italiane e aree alloglotte)

I dialetti italiani Non è nostro compito tracciare qui un profilo approfondito dei dialetti italiani. Il problema delle suddivisioni dialettali del nostro paese è del resto molto complesso e le classificazioni dei dialetti italiani sono state spesso assai diverse tra loro. Una delle più fortunate è la Carta dei dialetti italiani, approntata da Giovan Battista Pellegrini nel1977 soprattutto sulla base dei dati raccolti, tra il1919 e il1928, nell'Atlante !taio-Svizzero (a questa carta si ispira, con alcune significative innovazioni, quella tracciata da Francesco Sabatini nel1997, riprodotta, con qualche ulteriore modifica, nella fig. 1). Pellegrini ha elaborato anche il concetto di itaio-romanzo, con riferimento al complesso delle parlate dialettali della nostra penisola e delle isole a essa adiacenti che riconoscono come lingua di cultura (lingua guida o lingua tetto) l'italiano. Sul piano dialettologico la prima fondamentale distinzione è quella tra i dia· letti settentrionali, parlati nelle zone a nord di quella che viene definita come linea La Spezia-Rimini, che corre grosso modo dal Tirreno all'Adriatico lw1go l'Appennino tosco-emiliano, e i dialetti centromeridionali, parlati a sud di questa linea. Tra i dialetti settentrionali possiamo poi ulteriormente distinguere: i dialetti gallo-italici, parlati nelle zone anticamente abitate da popolazioni celtiche, e cioè in gran parte del Piemonte, in Liguria, in Lombardia e in Emilia-Romagna, oltre che, in seguito ad antichi fenomeni migratori, in alcune «isole linguistiche» della Basilicata e della Sicilia (un dialetto ligure è usato anche in due centri della Sardegna sudoccidentale, Carloforte e Calasetta), e i dialetti veneti, parlati nelle zone anticamente abitate dai Veneti, e cioè nel Veneto, nel Trentino e nella Venezia Giulia; nei dialetti settentrionali rientrerebbero anche quelli parlati in !stria, al di fuori dei confini nazionali e dunque ormai esterni al territorio italo-romanzo. All'insieme dei dialetti centromeridionali appartengono invece: i dialetti toscani, parlati appunto in questa regione; i dialetti còrsi, parlati nella Corsica, politicamente francese (e che pertanto Pellegrini esclude dal dominio italo-romanzo); i dialetti mediani, parlati nelle altre regioni dell'Italia centrale (in particolare a sud della linea Roma-Ancona e cioè nelle Marche centrali, nell'Umbria e nel Lazio a est del Tevere e nell'Abruzzo aquilano; quelli a nord della linea Roma-Ancona, detti
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