Jeremias Joachim - Gli Anagrapha Di Gesu (Apocrifos)

November 26, 2022 | Author: Anonymous | Category: N/A
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BIBLIOTECA DI CULTURA RELIGIOSA 2

 

Dello stesso autore presso l'editrice Paideia:  Abba  Le parole dell'ultima cena  Le parabole di Gesù  Il discorso della montagna  Il problema del Gesù storico  Il significato teologico dei reperti del Mar Morto  Il messaggio centrale del Nuovo Testamento Teologia del Nuovo Testamento

 

JOACHIM JERE JEREMIAS MIAS

GLI AGRAPHA DI GESÙ Traduzione di Omero Soffritti

PAIDEIA EDITRICE BRESCIA

 

Titolo originale dell'opera: Joachim Jeremias Unbekannte Jesusworte Dritte, unter Mitwirkung von Otfried Hofius vollig neue bearbeitete Auflage Traduzione italiana di Omero Soffritti ©Giitersloher Verlagshaus Gerd Mohn, 1963 ©  Paideia Editrice, Brescia 1965, '1975

 

PREMESSE

 

DALLA PREMESSA ALLA PRIMA EDIZIONE

 In questi ultimi anni ho avuto occasione di parlare degli '  agrapha   agrapha '  di Gesù in varie località della Germania e della

Svizzera, e ogni volta sono rimasto profondamente impressio nato al constatare quanto interesse 'suscitasse l'argomento in tutti ascoltatori, senzaVangeli distinzione di così cultura. Le parole di Gesù gli riportate nei nostri ci sono familiari fin dalla giovinezza che corriamo il rischio di non cogliere più il loro vero valore. Ma di fronte a queste parole ' non conosciute ' di Gesù l'uditore provava sempre l'impressione di avvertire qualcosa di ciò che provarono gli uomini quando le udirono la prima volta dalla bocca stessa del Maestro. Così ho condi sceso volentieri alla preghiera di darle alla stampa...  Nutro la speranza che il lavoro, pur nei suoi modesti limiti,  possa colmare veramente una lacuna anche nel campo della ricerca scientifica. Nessuno che sia esperto dell'argomento ne gherà che l'indagine sugli agrapha si sia arrestata al problema della loro autenticità e che ormai sia giunto il tempo di pro cedere oltre e di tentarne una interpretazione.  Mi auguro che molti di noi siano indotti a riavvicinarsi a Gesù dalle Sue parole e dai brani narrativi che lo riguardano e che formano oggetto di discussione in questo libretto.

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PREMESSA ALLA TERZA EDIZIONE

 La terza edizione (ia  ed. 1948, 2" ed. 1951) doveva rispon dere a due esigenze. Occorreva anzitutto utilizzare il materiale nuovo: il  Vangelo di Tommaso  ed alcune tradizioni siriache  finora trascurate trascurate.. A questo scopo venne rifatta complet completamente amente

la prima parte, che ora può offrire un prospetto completo degli agrapha. In secondo luogo, si doveva riesaminare criticamente la scelta dei logia interpretati nella seconda parte. Qui si giun se a restringere il criterio di scelta. Le prime due edizioni rap  presentavano  presenta vano un tentativ tentativoo di interpreta interpretare re quegli agrapha che •per la storia della tradizione, per contenuto e per forma, po tevano esser posti sullo stesso pianò'dei nostri quattro Vangeli.  La terza edizione invece si limita a quegli agraph agraphaa di cui si  può seriamen seriamente te discutere l'autenticità. l'autent icità. Il loro numero si riduce così da ventuno a sedici, elevandosi tuttavia a diciotto per l'ag giunta di due, scoperti recentemente. In appendice vengono di scussi due agrapha, spesso citati, che non rientrano più nel pia no del nostro lavoro. Vote inoltre essere meglio chiarita la sto ria della tradizione di alcuni dei logia discussi. Questo lavoro è stato compiuto in collaborazione con Otfried  Hofius, il quale, essendo impegn impegnato ato a fondo nello studio del Vangelo di Tommaso,  possedeva un'ottima preparazione per attendere a questa edizione. L'esegesi dell'agraphon che si leg ge a p. 108-113 è quasi tutta opera sua.

Góttingen, agosto 1962. JOACHIM JEREMIAS

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PARTE

PRIMA

Stato dell'indagine Questo libro tratta delle parole « disperse » del Signore, det te, con termine greco, '  agrapha '   ' ( = lett. « parole che non si trovano scritte »). Con  agraphon  s'intende un detto  (logion)

di Gesù che non si trova nei quattro Vangeli. Possediamo in effetti un numero notevole di tali detti  (logia),  che ci sono stati tramandati al di fuori dei Vangeli canonici. Prima di intrapren derne lo studio occorre dire qualcosa sullo stato presente del l'indagine e definire esattamente i compiti che ci siamo proposti.

1

  Gli agrapha noti e tramandati in forma autonoma fino al 1911 furono raccolti da E Klostermann,  Apocrypba  III, 2 a  ediz.,  Agrapha, slavische  Josephusstiicke. Oxyrhynchos-Vragment,  1911, KIT 11, Bonn e Berlin, 1911. Gli agrapha contenuti in Vangeli extracanonici e in papiri si tro vano in E. Klostermann,  Apocrypha  II, 3 a  ediz.,  Evangelien.  KIT 8, Berlin, 1929. H. B. Swete,   Zwei neue Evangelienfragmente,  KIT 31, Bonn, 1908, 1924. H. I. Bell e T. C. Skeat,   Fragments of an Unknown Gospel,  London, 1935. Il testo copto del   Vangelo di Tommaso  rinve nuto a Nag Hamadi è citato secondo l'ediz.  Evangelium nach Thomas, Koptiscber Text hg. und ùbersetzt von A. Guìllaumont, H.-Ch. Puech. G. Quìspel, W. Till und Yassah 'Abd al Masih,  Leiden, 1959. Vengono costantemente confrontate le precedenti raccolte di A. Resch,  Agrapha, 21  ediz.,  Aussercanonische Schriftfragmente gesammelt und untersucht, T U N . F. 15, 15,3-4 3-4,, Leipzig, 1906 (citato  Resch),  e J. H. Ropes,   Die Spriiche Jesu, die in den kanonischen Evangelien nicht uberliefert sind. Eine krìtische Bearbeitung des von D. Alfred Resch gesammelten Materials, TU 14,2, Leipzig, 1896 (citato  Ropes).  La bibliografia viene data a suo luogo. Abbiamo intenzionalmente rinunciato a dare un'indicazione bi bliografica completa perché, data la natura dell'argomento, sono state scritte (fino ai tempi più recenti) anche opere prive di valore scientifico. II

 

CAPITOLO I

L'ORIGINE DELLA TRADIZIONE EXTRA-EVANGELICA DEI LOGIA DI GESÙ

La questione che si pone è anzitutto anzitu tto questa: questa : è possibile possibile ch chee esistano detti  (logia)  di Gesù, che non si trovano nei Vangeli? Perché questi detti non hanno trovato posto nei Vangeli? Come si giunse alla coesistenza di una tradizione evangelica e di una tradizione extra-evangelica dei logia di Gesù?

Per rispondere a queste domande occorre ricordarsi di due fatti che riguardano gli inizi della tradizione evangelica. Primo: per lungo tempo si ebbe soltanto una tradizione orale su Gesù, sulle sue parole, sulle sue opere, sulla sua vita, sulla sua mor te, sulla sua risurrezione. In quei decenni decisivi nei quali la nuova fede si diffuse nella Siria, nell'Asia Minore, in Grecia e in Italia, l'evangelo, per quanto ci risulta, esistette esclusi vamente in forma orale. Così andarono le cose per circa tren tacinque anni! Un primo mutamento si ebbe (ripetiamo: per quanto ci risulta!) con la persecuzione neroniana. Quando i membri della comunità romana che erano riusciti a sfuggire alle stragi della persecuzione nell'autunno del 64, si raccolsero di nuovo, dovettero piangere la perdita di tanti fratelli e, prima di tutti, di Pietro, che era stato crocifisso nei giardini vaticani. Essi pensarono alle ore indimenticabili nelle quali Pie tro, attingendo ai propri ricordi, aveva loro parlato della vita terrena di Gesù: Gesù : dell'in dell'invito, vito, che Gesù Gesù gli aveva aveva rivolto, a seguirlo, della sua professione di fede presso Cesarea di Filip po, del Getsemani, della notte precedente il venerdì santo, quando aveva rinnegato il Maestro. Pensarono allora di rivol13

 

gersi a Giovanni, soprannominato Marco, collaboratore di Pie tro, che era sopravvissuto alla persecuzione, per pregarlo di annotaredell'apostolo. per loro tutto ciò cheli siaccontentò rammentava 2 mento E Marco . Ledell'insegna sue note, molto semplici, costituiscono la prima tradizione scritta sulla vita di Gesù di cui si abbia notizia certa \ Secondo: ques questa ta relazione, che Marco fe fece, ce, delle parol parolee e delle opere di Gesù deve aver prodotto una sensazione inat tesa. Il suo esempio infatti entusiasmò. Un campo era maturo per la messe. Si vide che il  Vangelo di Marco  (naturalmente!) non comprendeva tutto ciò che di Gesù si conosceva anche da altre tradizioni. Così anche in altri luoghi ebbe inizio la rac colta delle notizie trasmesse da queste tradizioni. Nei succes sivi decenni si ebbero un po' dovunque composizioni del ge nere, in parte ad imitazione, in parte con utilizzazione (come i  Vangeli di Matteo e di Luca)  del   Vangelo di Marco.  Ben presto ogni regione ecclesiastica ebbe il suo Vangelo. Verso

la metà del sec. II la Chiesa si trovò così di fronte ad una realtà: realt à: l'esis l'esistenza tenza di un gra grann numero di Vange Vangelili di genere disparato. Quanto vario fosse il quadro si comprende meglio se si tien presente che anche la gnosi - quella multiforme cor rente religiosa che in un'ampia concezione sincretistica fuse 3

  La più antica notizia della composizione del   Vangelo di Marco,  la noti zia fornitaci da Papia (Eusebio,  Hist. eccl.  Ili, 39,15), presuppone che il Vangelo di Marco  sia stato scritto dopo la morte di Pietro, se Papia aveva saputo dal « Presbitero » che « Marco, l'interprete di Pietro, aveva annotato diligentemente tutto ciò che ricordava ». 3   Tutte le affermazioni fatte sull'esistenza di presunte annotazioni scritte anteriori al  Vangelo di Marco  sono ipotesi indimostrabili. Non è proba bile che alla base del  Vangelo di Marco  stiano fonti scritte; la cosidetta ' Logienquelle ' (fonte di logia) è, a nostro avviso, un prodotto della Van fantasia, e niente che 1'del'  Ur-Lukas ' (laMarco. fonte  particolare del   nem gelo di Luca)   sia prova più antico Vangelo di Non ci si può meno appellare al ' molti ' di   Le.  I,I per dimostrare la probabilità dell'e sistenza di annotazioni anteriori a Marco.  Come ha dimostrato H. J. Cadbury in: F. Jackson Jackson and K. Lake,  The Beginnings of Christianity  I, 2, London, 1922, pp. 492 s., ciò significa fare della retorica e tener presenti esclusivamente il  Vangelo di Marco  e la fonte specifica di Luca.

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idee giudaiche, orientali e greche con elementi cristiani — pro dusse tutta una serie di Vangeli. I primi cenni di una tendenza   Vangelo di  Pietro; gnostica trovano nel   gnostici furono poi, degli Egiziani, di Tommaso, ad es., ilsi  Vangelo il  Vangelo   il Vangelo di Filippo4. Questi Vangeli gnostici contenevano solo in piccola parte antiche tradizioni di detti e opere di Gesù; prevalentemente essi presentavano dottrine gnostiche, talora astruse, poste dagli gnostici in bocca a Gesù — per lo più ri sorto - per conferire alle stesse dottrine un'autorità maggiore. In questa situazione intollerabile la Chiesa trovò una soluzione geniale nella enunciazione del canone dei quattro Vangeli. Tut ti gli altri a poco a poco cedettero il campo e vennero infine considerati apocrifi. Nel periodo successivo essi andarono in gran parte perduti. In particolare, dei Vangeli giudeo-cristiani - d'una importanza singolare - son giunti a noi soltanto frammenti. Qui si trova la risposta alla questione che ci siamo posti: come si spieghi l'esistenza di una tradizione extra-evangelica di

parole di Gesù. Il numero delle tradizioni di parole e opere di Gesù circolanti nel vasto mondo della Chiesa era tale che i nostri quattro Vangeli non le poterono contenere. Inoltre, tanto nel mondo della Chiesa quanto in quello della gnosi l'ambito della tradizione si ampliò sempre più con l'inserimento di quei logia che venivano ricollegati a rivelazioni dirette del Risorto. Così si spiega come, fin dall'inizio, accanto ai nostri quattro Vangeli sia esistita una multiforme tradizione extra evangelica riguardante Gesù.

Si noti che molti testi provenienti da Nag Hamadi (v. pp. 23 ss.), come, ad es., il  Vangelo di Tommaso,  il  Vangelo di Filippo  e il  Vangelo degli Egiziani,  non sono identici a quelli che finora andavano sotto lo stesso nome e di cui si conoscevano soltanto frammenti. L'indagine sui rapporti esistenti fra gli excerpta tramandati dai Padri della Chiesa e i testi copti integrali è appena agli inizi. 15

 

CAPITOLO

II

STORIA DELLE RICERCHE E DELLE SCOPERTE

La ricerca degli agrapha nei tempi moderni risale all'anno 1889. In quest'anno - quindi prima dell'epoca del ritrovamen to dei papiri — il materiale venne per la prima volta presentato in formal'opera scientificamente Alfredo Resch, conti nuando di altri che utilizzabile. l'avevano preceduto, pubblicò al lora la raccolta che rimane ancora fondamentale, intitolata  Agrapha. Aussercanonìsche Evangelienfragmente. Evangelienfra gmente.  La seconda edizione (1906) porta un titolo leggermente diverso:  Agrapha.  Aussercanonìsche Schriftfragmente. Schriftfragmente .  Leggendo il libro si nota ancora la gioia della scoperta che deve aver provato il Resch quando potè, qua e là e spesso in luoghi lontanissimi, sottrarre

all'oblio un detto di Gesù fino allora dimenticato. Ma il Resch propugnò la teoria, parecchio fantastica, di un Vangelo primi tivo  {Urevangelium)  e credette ciecamente di poter ravvisare ovunque, negli agrapha del Signore, frammenti dell'Urevangelium da lui immaginato. Per conseguenza con lui la critica del materiale raccolto fece pochi passi (anche se non manca del tutto). La reazione non poteva mancare: mancar e: nel 1896 18 96 - quindi quind i prima ancora dell'epoca dei papiri — sette anni dopo la prima edizione del libro del Resch, apparve l'opera di uno studioso americano, James Hardy Ropes, intitolata  Die Sprilche Jesu, die in den kanonischen Evangelien nicht uberliefert sind. Eine kritische  Bearbeitung des von D. Alfred Resch gesammelten Materials. Se al Resch siamo debitori di una raccolta di materiale che ancor oggi resta fondamentale, al Ropes dobbiamo un esem plare esame critico di questo materiale stesso. Ecco i risultati 2

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della sua indagine inda gine:: vengo vengono no anzitut anzi tut to elim eliminat inatii 84 logia che o dalla tradizione non erano affatto ritenuti del Signore (73), o erano stati da essa erroneamente citati come logia di Ge sù ( I I ) . Il restante materiale materiale vie viene ne chiaramente distinto in: 5 a)   44 agrapha spurii ,  b)   13 incerti,  e)   14 probabilmente au tentici. Nei suoi giudizi il Ropes in genere è piuttosto cauto, sicché in diversi casi la critica deve procedere oltre i suoi ri sultati  6 . Negli anni successivi l'esame critico è stato continuato soprattutto da Walter Bauer  7 . Il Resch per la prima edizione della sua raccolta aveva at tinto il materiale essenzialmente dai cosidetti apocrifi del Nuo vo Testamento, (v. pp. 33 ss.), dai Padri della Chiesa (v. pp. 36 ss.), da liturgie litu rgie e costitu co stituzioni zioni eccles ecclesiastich iastichee (pp ( pp . 39 ss.). A queste fonti dalla fine del secolo scorso se ne aggiunge un'al tra: i papiri. FFra ra i numer numerosi osi papiri rinvenut rinv enut i in Egi tto , accan accanto to a frammenti canonici si trovano logia di Gesù fino allora com pletamente sconosciuti. In questo modo veniva offerto all'in dagine un materiale quanto mai appetitoso, come è dimostrato 5

 =Nr. 85-127 + 98 «in appendice. ° Così pensiamo rii dover scartare 7 dei 14 agrapha probabilmente autenti  v

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ci per il Ropes  (nn. 141 154). Per il nr. 141   {Ad. 20,35)   P 5 Non c è la minima ragione di vedere nel nr. 145  (Apoc.  16,15)  un  logion del Signore ' terreno '. Per quanto riguarda il nr. 147 (Girolamo,   In Ezech. 18,7 18 ,7 [MPL 25, 1845, 174 B ] : « In quel Vange Vangelo lo degli Ebrei, che i Na Na zareni usano leggere, viene considerata massima colpa ' se uno turba lo spirito del proprio fratello ' »), bisogna chiedersi se qui si tratti vera mente di un logion autonomo del Signore o semplicemente di una va riante di  Mt.  18,6: « chi dà scan scandalo dalo a uno di questi pic piccol colii ». Pe Perr il nr. 149 (2 Clem.  5,2-4) v. pp. 57 s.; per il nr. 151 (Eusebio,  Theophania syr.  4,12 [E. Nestle,  Novi Testamenti Graeci Supplementum,  Leipzig, 1896,, p. 92 1896 9 2 ] : « Io mi sce scelg lgoo i più degni; i più degni sono coloro che che il Padre in cielo mi concede », è difficile decidere, ma con ogni proba bilità si tratta di un logion postgiovanneo; per il nr. 152  (b. 'A. Z. i6b/iya)  v. pp. pp . 47 ss.; per il 15 1533 (cod. D a  Mt.  20,28) v. p. 58. In  Dictionary of the Bible, Extra volume,  probabilmente p. 343 ss., lo autentici stesso Ropes 1904 ha ridotto il numero degli agrapha da 14nela io, eliminando i numeri 145, 149, 150 (Orig.  In Mt. tom.  XV, 14 [v. pp. 65 ss.]) 65 ss.])   e  151. 7

  W. Bauer,  Das Leben Jesu im Zeitalter der neutestamentlichen Apokrypben,  Tùbingen, 1909, pp. 377-415. 18  

dall'abbondanza delle opere proocate da questi frammenti pa piracei. Occorre ora chiarire meglio le caratteristiche dei quat tro più antichi frammenti rinvenuti in Egitto, che sono i papiri di Ossirinco 1,654,655 (recentemente ridivenuti oggetto d'in dagine scientifica) e il papiro di Ossirinco 840 (per l'impor tanza del suo contenuto). Successivamente daremo un breve cenno degli altri papiri che interessano l'indagine degli agrapha. Nel 1897 due studiosi inglesi, B.P. Grenfell e A.S. Hunt, durante certi scavi a Behnesa (medio Egitto), località posta dove un tempo sorgeva Ossirinco, scopersero il famoso  papiro di Ossirinco  1, un foglio papiraceo scritto su entrambe le fac ciate, cia te, delle dim dimensi ensioni oni di cm. 15 x 9, che che,, in base alla scrit tura, si può far risalire al 200 o agli anni immediatamente suc cessivi  8 . Poiché sul  verso  si legge un numero di pagina, si deduce che il foglio faceva parte di un libro, non di un rotolo di papiro. Sul foglio si trovarono otto logia, di cui sei pote rono essere decifrati con una certa sicurezza  9 . E questa fu la grande sorpresa: tu tt i i log logia ia erano int ro rodo dott tt i con le parol parolee « dice Ges Gesùù ». Si t ratt ra ttav avaa qqui uindi ndi di una racc raccolta olta di logia di Gesù! Essa aveva un duplice aspetto. Del primo logion era conserva cons ervata ta sol soltan tanto to la pa part rtee finale finale:: « ... ... e allora ved vedrai rai come

poter togliere la trave che è nell'occhio del tuo fratello ». Si trattava esattamente di  Le.  6,42, con una trasposizione di ter mini. mi ni. Il sesto logion « Dic Dicee Gesù : ' No n è accetto un prof profeta eta nella sua patria, né un medico compie guarigioni su coloro che lo conoscono ' » risultò un'amplificazione di  Le.  4,24. Il setti mo infine era una variante ampliata di  Mi.  5,14  b:   « Dice Ge Ge sù: ' Una citt cittàà cos costru truita ita sulla cima di un alt altoo mo nt e e solid solida a mente fondata, non può esser fatta cadere né restare nascosta '». Dunque questi tre logia presentavano parole di Gesù già note, ' B. P. Grenfell e A. S. Hunt,  Logia Jesou. Sayings of Our Lord from an Early Greek Papyrus,  2* ediz., Oxford, 1897, p. 5. 9   Testo con tentativi di integrazione in E. Klostermann,  Apocrypha  II, 3a  ediz., KIT 8, 1929, p. 19; traduzione in J. Jeremias, Oxyrbynchos-Pa pyrus 1.  In  Henneckeì   I, pp. 66-70. 19  

in redazioni alquanto divergenti. Ma lo stupore maggiore fu provocato dal fatto che fra queste parole note di Gesù si tro varono, al secondo, terzo e quinto posto, tre logia di Gesù 10

completamente nuovi. Di uno di essi sipoi, discuterà appendice Nel 1903 i due studiosi trovarono tra le in rovine dell'an. tica Ossirinco, altri due papiri recanti logia di Gesù. L'uno -  il papiro di Ossirinco  654 - era gravemente danneggiato: del testo erano conservate soltanto mezze righe, sicché fu, in parte, impossibile darne integrazioni sicure  u. Si^poterono di stinguere sei logia di Gesù e, in due luoghi, ancora l'introdu zione « Dice G Gesù esù ». A quant qu antoo si po potè tè vedere, ved ere, questi logia logia recavano un'impronta decisamente gnostica12 . L'altro papiro rinvenuto nel 1903 -  il papiro di Ossirinco 655  — consisteva consisteva di vari frammenti: i due mag maggiori giori erano in 13 parte leggibili   e riportavano vari logia. Si poterono indivi duare una combinazione di  Le.  11,52 e  Mt.  10,16, un parallelo al logion dei gigli del campo  (Mt. 6,25.28.27; Le.  12,22.27.25) e una conversazione di Gesù coi discepoli, di carattere gnostico. Un agraphon di questo papiro verrà discusso a pp. 127 s. I tre papiri di Ossirinco 1,654,655 provocarono tosto nume rosi tentativi di integrazione  I4  e una ricca bibliografia  15. Ma quando si scoperse il  Vangelo copto di Tommaso  l6   si vide con

stupore che in esso erano contenuti, in lingua copta, i logia dei 10  V. 11

pp. 137 ss.  Testo con tentativi di integrazione in E. Klostermann,  Apocrypha II, 3" ediz., pp. 20-22; traduzione in W. Schneemelcher,  Oxyrhynchos-Papyrus 654, in  Hennecke1  I, pp. 61-66. "   Come esempio cfr. l'esame del logion 1 (= prologo e logion 1 del Vangelo copto di Tommaso), p. 50. "   Testo e tentativi di integrazioni in E. Klostermann,   Apocrypha  II, 3* ediz., pp. 23 s.; traduzione in W. Schneemelcher,  Oxyrhyncos-Papyrus 655, in  Hennecke1  I, pp. 70-72. 14

  La Oxyrhynchus, miglior rassegna si trova in1920. H. G. E. White,   The SayingS of Jesus  from   Cambridge, 15  Un'ampia bibli bibliogra ografia fia relativa ai tre tr e pap papiri iri è stata racco raccolta lta da J. A. Fitzmyer in ThSt 1959, pp. 556-560. " Sul  Vangelo copto di Tommaso  v. pp. 25 s. 20

 

tre papiri. Il papiro di Ossirinco 654 corrisponde all'inizio del Vangelo copto di Tommaso,  cioè al prologo e ai logia 1-7   ",  il papiro 1 ai logia 26-33 e 77  b,  mentre i frammenti del papi ro 655 hanno i loro paralleli nei logia copti 36-39   18. I tre papiri di Ossirinco sono dunque i resti di una redazione greca del  Vangelo di Tommaso.  I logia copti permettono ora di integrare con relativa sicurezza le lacune del testo greco dei papiri  w. J. A. Fitzmyer  x  e O. Hofius21  hanno diligentemente confrontato la redazione greca con quella copta e proposto ten tativi di integrazione del testo greco  22, ambedue partendo dal presupposto che il testo copto sia una traduzione di un origi nale greco. Invece G. Garitte a   ha tentato di dimostrare che i logia greci sono (retro)versioni dal copto. Questo tentativo però era destinato a fallire, nonostante l'acutezza delle singole os servazioni fatte dal Garitte  24. Anche se vari passi dei papiri greci non si possono ancora integrare con assoluta esattezza, si 17

  La numerazione dei logia del  Vangelo di Tommaso,  nelle edizioni che se ne hanno, non è, purtroppo, unitaria. Noi seguiamo l'ediz. di Leiden (v. n. 1). " R. Kasser, in  Les manuscrits de Nag Hammadi,  RThPh 1959, p. 367, n. 1, è riuscito a ricostruire il frammento   d   del papiro 655, rimasto finora indecifrabile, e a ritrovarlo nel logion 24 del testo copto. 19  Nei logia copti le parole non corrispondono sempre esattamente a quel le greche. Da ciò si deduce che il testo deve aver avuto una sua storia

e una sua evoluzione tra i due momenti rappresentati dai papiri e dal Vangelo di Tommaso. 20   J. A. Fitzmyer,  The Oxyrhynchus Logoi of Jesus and the Coptic Gospel according to Thomas,  ThSt 1959, pp. 505-560. 21   O. Hofius,   Das koptische Thomasevangelium und die Oxyrhynchus Papyri Nr. 1, 654 und 655,  EvTh i960, pp. 21-42; 182-192. 22   Per la ricostruzione del papiro di Ossirinco 655 cfr. ora anche R. A. Kraft,  Òxyrhynchus-Papyrus 655 Reconsidered,  HThR 1961, pp. 253-262. 23   G. Garitte,  Les ' Logoi ' d'Oxyrhynque et l'apocryphe copte dit   «  Évangile de Thomas  », Muséon i9 60, 60 , pp. pp . 151-172. 151-172. Cfr. J. B. Bauer,  Das Thomas-Evangelium in der neuesten Forschung, in R. M. Grant e D. N. Freedman,   Geheime Worte Jesu. Das ThomasEvangelium,  Frankfu Fran kfurt rt am Main, Main , i960 i9 60,, pp. 182-205, 182-205, ivi pp. 185 185 ss. A. Guillaumont,  Les Logia d'Oxyrhynques, sont-ils traduits du copte?, Muséon i960, pp. 325-333. - E. Haenchen,   Literatur zum Thomasevan gelium,  ThR 1961, pp. 147-178, ivi pp. 157-160. 21

 

può tuttavia stabilire con sicurezza il contenuto e il senso dei logia. Il  Vangelo di Tommaso  a proposito dei frammenti greci conferma il giudizio che abb abbiamo iamo già da to to:: in massima pa rt e i logia risultano formazioni secondarie o forme divergenti di logia sinottici già noti. Il ritrovamento di gran lunga più importante è costituito dall  papiro di Ossirinco  84 da 8400 25 . Anche di questo testo siamo de bitori agli studiosi Grenfell e Hunt, che nel dicembre del 1905, tra le rovine dell'antica Ossirinco, rinvennero un foglio ingial lito, foracchiato da vermi, della grandezza di cm. 8,5 x 7, che proveniva da un libro in pergamena. Sul   retto  e sul  verso  c'era no 45 righe in lettere greche. La scrittura, microscopicamente piccola ma perfettamente leggibile, risale al 400 circa, ma il testo è molto più antico. Anche per quei tempi un libretto di cm. 8,5 8,5 x 7 nnon on era di t ut ti i giorni. Com e si po tè giungere gi ungere a comporre libri tanto piccoli? L'enigma fu risolto da E. Preuschen  26, che rimandò a un passo di una omelia tenuta da Gio vanni Crisostomo in Antiochia l'anno 387, quindi circa al tem po in cui fu scritt scrittoo il no nost st ro libr li bret etto to . Ivi si legge: « No n vedi come le donne e i bambini si legano al collo, in luogo di un grande amuleto, dei libri contenenti i Vangeli, e li portano seco dovunque vadano?  27   ». Possiamo quindi immaginare che le cose si siano svolte cos così: ì: circa l'a l'anno nno 40 0 una donn donnaa cri stiana di una piccola città del medio Egitto acquista al mercato un libretto in pergamena perché protegga il suo bambino o lei

stessa dagli spiriti cattivi, e dopo più di mille e cinquecento anni alcuni scavatori rinvengono proprio una pagina di questo libretto. La si decifra e si trova che essa contiene una storia 25

  Testo in H. B. Swete,   Zwei neue Evangelienfragmente,  KIT 31, 1908, 15,24, pp. 3-9. V. bibliografia relativa al papiro a pp. 68 s. 26   E. Preuschen,  Das neue Evangelienfragment von Oxyrhynchos,  ZNW 27 1908,

i-n.   Giov.pp. Crisostomo,   Homilia de statuis XIX, 4 ad pop. Ant.  (MPG 49 [1862], 196). Altre testimonianze in E. Nestle,   Evangelien ah Amulet am Halse und atn Sofà,  ZNW 1906, p. 96. 22

 

di Gesù del tutto sconosciuta, straordinariamente interessante  2S. In seguito vennero alla luce alcuni altri papiri con parole di Gesù.. Nel 1935 H. I. Bell e T. C. Skeat pubblic Gesù pu bblicarono arono fr fram am menti di un Vangelo sconosciuto presentanti influssi giovan  29

nei:   2 a ,cui in dobbiamo cui si trovano duediagrapha di Gesù  il30 . papiro GrenfellEgerton e Hunt, i papiri Ossirinco 1,654,655 e 840, pubblicarono anche i resti di un libro in papiro papi ro risalente agli agli inizi inizi del sec sec.. IV: I V: il  papiro di Ossirinco 1224 31. È di questo papiro Pagraphon che esaminiamo a pp. 125 ss. Anche  il papiro di Ossirinco  1081  32 ,  che contiene un brano dell'opera gnostica  Sophia lesu Christi33  e il  Frammento di Vangelo del cosidetto papiro copto di Strasburgo  M  conten gono degli agrapha 35. Il ritrovamento di questi pochi frammenti poteva già dirsi un avvenimento sensazionale, ma tanto più sensazionale fu la scoperta, avvenuta nell'anno 1945 (o 1946) nell'alto Egitto, di una intera  biblioteca di manoscritti copti36. Ivi sul fianco orien28

  Cfr. questo racconto e un altro agraphon a pp. 69 ss. e pp. 134 s.   H. I. Bell e T. C. Skeat,  Fragments of an Unknown Gospel,  London, 1935. Vedi anche G. Mayeda,  Das Leben-Jesu-Fragment Papyrus Egerton 2 una seine Stellung in der urchristlichen Literaturgeschichte,  Bern, 1946. - J. Jeremias,  Unbekanntes Evangelium tnit johanneischen Einschlàgen (Pap. Egerton 2),  in  Hennecke'   I, pp. 58-60. 30   Per la valutazione v. pp. 58 ss. 31   Testo in E. Klostermann,  Apocrypha  II, KIT 8, 3° ediz., 1929, p. 26; traduzione di W, Schneemelcher in  Hennecke'   I, pp. 72 s.

29

32

  Testo in E. Klostermann,   Apocrypha  II, p. 25.   H.-Ch. Puech, Puec h,  Les nouveaux écrits gnostiques découverts en HauteÉgypte,  in  Coptìc Studies in Honour of W. E. Crum,   Bulletin of the Byzantine Institute II, Boston, 1950, pp. 91-154, ivi p. 98, n. 2. Sulla Sophia lesu Christi  v. H.-Ch. Puech, in  Hennecke'   I, pp. 168-173. Cfr. W. Schneemelcher,  Evangelienfragment des Strassburger koptischen Papyrus  in   Hennecke',  I, pp. 155-157. 33

  Frammento agraphon è contenuto cosidettosecondaria Me. Fajjum, cheNessun rappresenta evidentemente unanelredazione di   di 14,27. 29S., e nel  Papyrus Cairensis  io 735, che contiene l'annuncio della nascita di Gesù e la fuga in Egitto, ma nessuna parola di Gesù. Cfr. l'esame dei due frammenti fatto da W. Schneemelcher in  Hennecke'   I, pp. 73 s. La bibliografia relativa a questa scoperta, come quella relativa ai testi 23

 

tale del Nilo, dirimpetto al villaggio di Nag Hamadi, nella re gione dell'antica Chenoboskion, furono trovati, entro una broc ca, tredici codici in papiro, contenenti quarantaquattro scritti gnostici, dei quali alcuni in varie copie 37 . Questi scritti, in gran apocrificompletamente del Nuovo Testamento, fatte pocheparte eccezioni, sconosciuti.erano Moltifinora, di quelli pubblicati (e anche, a quanto si può dedurre dai titoli, alcuni degli inediti) contengono agrapha. Ma il cosidetto   Vangelo del la Verità,  pubblicato per primo nel 1956, ha deluso le aspet tative. Si constatò che la designazione dello scritto - giunto a noi senza titolo - è equivoca, giacché non si tratta di un van gelo  38, ma di una omelia in cui s'intende rivelare perfettamente la verità dell'evangelo39 . Così gli scritti intitolati  L'essenza de gli Arconti  e  Origine del mondo  (titolo secondo lo Schenke) so no semplicemente testi di dottrine gnostiche che non contengo no agrapha né sono posti in bocca al Cristo glorioso. Invece  l'a  pocrifo di Giovanni,  nella sua parte essenziale, si presenta come la stilizzazione di un discorso apocalittico del Risorto 40 . Il Vangelo di Filippo,  che non s'identifica con lo scritto citato da Epifanio portante lo stesso titolo 41, rappresenta « una specie di florilegio di sentenze e pensieri gnostici » 42 , i quali però, in di Qumran, s'avvia a divenire immensa. Citiamo quindi soltanto un'opera che fornisce buone informazioni sulla storia della scoperta, sul suo ca rattere ratt ere e su alcuni scritti: W. C. van Unnik Un nik,,  Evangelien aus dem Nilsand, Frankfurt am Main, i960. Altra bibliografia raccolta da van Unnik e da H.-Ch. Puech in  Hennecke1  I, pp. 161 s.

37

  Contando separatamente anche le varie copie degli stessi scritti si ha un totale di 49 testi. 38   Lo scritto sc ritto è chiamato chiama to  Vangelo della verità  dagli editori per erronea deduzione dalle parole iniziali dell'opera, che appare senza titolo. 39   II primo ad esaminare l'opera è stato W. C. van Unnik in   Het kortgeleden ondekte  «  Evangelie der Waarheid   »  en het Nieuwe Testament, Amsterdam, 1954, pp. 86 s. 40   Ciò vale anche per la   Sophia Iesu Còristi,  ancora inedita, ma già nota 2

dal papiro di Berlinohaer. 8502 (v. H.-Ch.(p.Puech in   Hennecke   I, pp.25]). 168-173).   Panar, " Epifanio,   26,13,25. 292,1333. Holl [GCS 42   H.-M. Schenke,  Das Evangelium nach Philippus  in J. Leipoldt e H.-M, Schenke,  Koptisch-gnostische Schriften aus den Papyrus-Codices von Nag24

 

massima parte, non sono presentati come parole del Risorto. Alcuni nuovi agrapha si trovano tuttavia nei logia, 18, 26, 34, 54, 55, 57,  69 e 97  43. I testo più importante per lo studio degli agrapha è rappre 44

sentato dal  Vangelo di Tommaso . Si tratta non di un vangelo di carattere narrativo, ma di una raccolta di logia di Gesù (114, secondo la numerazione di Leiden; 112 o 113, secondo la nu merazione del Leipoldt), la più ricca fra le extracanoniche. Ol tre un abbondante materiale comune ai Sinottici, spesso ripro dotto molto liberamente, vi si trova anche il testo dei papiri 1, 654 e 655 di Ossirinco. Inoltre il logion discusso a pp. 89 ss., del quale precedentemente il testimone più antico era Origene, è ora attestato anche dal  Vangelo di Tommaso.  Vi si trovano poi diversi agrapha finora sconosciuti che abbisognano di una cernita critica. Un tal lavoro fu avviato da J. B. Bau Hamadi,  ThF 20, Hamburg-Bergstedt, i960, p. 33. *3  Numerazione dello Schenke. Senza dubbio alcuni di questi logia sono intesi come parole del Gesù ' terreno ' (ad es., nei logia 26,34,54 e 55). Probabilmente gli agrapha del  Vangelo di Filippo  risalgono a un Van gelo apocrifo. 44  Fotocopia del manoscritto copto in Pahor Labib,  Coptic Gnostic Papyri in the Coptic Museum at Old Cairo,   voi. I, Cairo, 1956, 80 r. 10-99 r. 28. Edizione del testo copto:  Evangelium nach Thomas, hg. und iibers. von A. Guillaumont, H.-Ch.Traduzioni Puech, G. tedesche: Quispel, W. Till und  Yassah 'Abd al Masih, Leiden, 1959. J. Leipoldt, Eine neues Evangelium? Das koptische Thomasevangelium ùbersetzt und besprochen, ThLZ 1958, col. 481-496;  Das Thomas-Evangelium,  in J. Leipoldt e H.-M. Schenke, Koptiscb-gnostische Schriften, pp. 7-30. W. Till nella suc citata edizione di Leiden. H. Quecke,  Das Thomas-Evangelium, in W. C.

van Unnik,  Evangelien aus dem Nilsand,  Frankfurt am Main, i960, pp. 161-173,  e  m  R- M. Grant e D. N. Freedman,  Geheime Worte Jesu. Das Thomas-Evangelium,  Frankfurt am Main, i960, pp. 206-222; E. Haenchen,  Die Botschajt des Thomas-Evange Thomas-Evangeliums, liums, ThBT 6 Berlin, 1961, pp. 14-33. Dalla bibliografia riguardante il  Vangelo di Tommaso  citiamo: H.-Ch. Puech,  Das Thomas-Evangelium,  in Hennecke1 I, pp. 199-223. W. C. van Unnik,  Das Thomas-Evangelium  in Evangelien aus dem Nilsand, pp. 5769. R. M. Grant e D. N. Freedman,  Geheime Worte jesu. Das ThomasEvangelium,  Frankfurt am Main, i960. E. Haenchen,  Literatur zum Thomasevangelium,   ThR, ThR , 19 1961 61 pp. p p. 14 1477 -1 -178 78 e la succitata opera dello stesso autore. 25  

er * e C. • H. Hunzinger  46. C. - H. Hunzinger ha tentato di dimostrare autentiche due parabole di Gesù: quella dell'atte dell'atten n tatore (logion 98) e quella del pesce grande (logion 8). J. B. Bauer nei suoi scritti esamina alcuni logia e giunge alla con clusione che ve ne sono che possono, « sia pur con caute la, ess esser er47 presi in considerazione come genuinament genui namentee ' jesu jesuaanisch ' » . Quantunque il Bauer, nello stabilire come possibile l'autenticità di alcuni logia, proceda con molta cautela e misu rando bene le parole, la cernita dei logia in lingua copta deve essere condotta ancora più criticamente48 . Così non ci siamo potuti convincere che, oltre la parabola del pesce grande e oltre il logion discusso a pp. 89 ss., si potesse aggiungere al gruppo i) (pp. 61 s.) un altro degli agrapha contenuti nel   Vangelo copto di Tommaso.  Quindi, nonostante l'abbondanza degli agrapha in esso contenuti, suo contributo materiale autentico relativamente scarso.il Resta da vedere di quanto potranno giovareè all'indagine sugli agrapha i testi di Nag Hamadi non ancora 45

  J. B. Bauer Bauer,,  De agraphis genuinis Evangelii sec. Thomam coptici,  VD 959> PP- 129-146;  Echte Jesusworle?,  in W. C. van v an U Unnik nnik,,  Evangelien am dem Ntlsand,  pp.108-150. 46   C.-H. Hunzinger,  Unbekannte Gleichnisse Jesu aus dem Thomas-Evangeliutn,  in  Judentum Urchrìstentum Kirche. Festschrifl ftir J. Jeremias, BZNW 26, Berlin, i960, pp. 209-220. 47   J. B. Bauer,  Echte Jesusworte?,  p. 122. " Così, ad es., il logion 51, discusso dal Bauer a p. 127 s. (« I suoi disce poli gli gli diss dissero: ero: ' In qual giorno giorn o avverrà il rip riposo oso dei morti, mort i, e in qual giorno verrà ver rà il nuo nuovo vo mo mondo ndo?? '. Egl Eglii disse lor loro: o: ' Il (ripos (riposo), o), che voi aspettate, aspet tate, è (già (già)) venuto, venu to, ma voi nnon on lo conoscete ' ») ha un carattere caratt ere inequivocabilmente gnostico. Esso attribuisce a Gesù la concezione, va riamente attestata nella gnosi, che il riposo (àvrimaucrn;) viene già al J

presente comunicato all'uomo che ha ricevuto la conoscenza   {yvC^uic,). È anche difficile vedere, col Bauer, una genuina sentenza di Gesù nel logion 58 (« Gesù Ge sù disse: dis se: ' Beato è l'uo l 'uomo mo che ha sofferto; egli ha tro vato la vita ' »), nonostante la sua affinità con  Iac,  1,12 e  1 Petr.  3,14, e ciò perché non è possibile proporre un termine aramaico equivalente né per ^OJT), usato in senso assoluto, né per   •KÒ.ajziv,  usato come verbo indicante  Leipzig, il soffrire1922, per pp. effetto Dalman,  Jescbua, . 117 s.di (per (ppersecuzione. er 7iàuxei.v);Cfr.   Die G.Worte Jesu   JvsusI, 2a ediz., Leipzig, 1930, pp. 129 ss. (per ^wr)). 26

 

pubblicati. Le prime provvisorie informazioni sull'apocrifo'di Giacomo che sta al principio del codice Jung permettono di dedurre che in questo scritto, che contiene un colloquio del Ri sorto con Giacomo e Pietro, si trovano alcuni agrapha degni d'attenzione  49.

W. C. van Unnik,  Bvangelien aus dem Nìlsand,  pp. 93-101. H.-Ch. Puech in  Hennecke1  I, pp. 245-249. 27

 

CAPITOLO

III

RASSEGNA DELLE FONTI

In questa rassegna delle fonti considereremo anche quegli agrapha che presentano, stilizzate, parole del Signore risorto. Infatti i testi nei quali troviamo i logia extra-evangelici di Gesù spesso non si curano affatto di distinguere le parole pronun ciate da Gesù prima da quelle pronunciate dopo la risurrezione.

a)  Nuovo Testamento

La fonte più antica che ci fa conoscere parole di Gesù non contenute nei quattro Vangeli canonici è il Nuovo Testamento stesso. Nel discorso di addio, che, secondo gli  Atti degli Apo stoli,  Paolo rivolge agli anziani di Efeso, l'apostolo cita, a conclusione, un detto di Gesù che non si trova nei Vangeli (20,35)50 . È indiscutibile e indiscusso che in questo passo ab biamo un agraphon. In altri luoghi però le cose non sono al trettanto chiare. Nelle sue lettere Paolo si richiama quattro o Rom. cinque volte s.; a  unlThess. detto 4,16 di Gesù:   14,14della (?)   11 Cor. 9,14;; 11,24 9,14 s.  I   tre luoghi Cor.  7,10;   tro vano rispondenza nei Vangeli:  Me.  10,11 s. par.;  Mt.  10,10 par.;  Me.  14,22-24 par.; quindi non sono agrapha. È invece difficile giudicare  Rom.  14,14: 14, 14: « Io so e sono con vinto nel Signore Gesù che niente è in sé impuro; solo chi

considera qualcosa impuro, è impuro ». Con ogni probabilità, anche se non con assoluta certezza, si può dire che la locuzione « io so e sono convinto nel Signore » attesta che Paolo cita un detto del Signore. Se così è (e lo comprova, tra l'altro, il Per la valutazione v. p. 52. 29  

fatto che Paolo fa spesso riferimento a parole di Gesù pur sen za un esplicito rimando), Paolo si richiama evidentemente al logion riferito da  Me.  7,15 pa par. r.:: « No Nonn ciò che en entr traa ne nell' ll' uom o dall'esterno può renderlo impuro, ma ciò che esce dall'uomo, questo lo rende impuro » 5 1 . In Paolo però il concetto è molto diverso: in  Me.  7,15 è detto che non il nutrimento impuro, ma la parola impura rende impuro l'uomo, in Paolo invece leg giamo che l'impurità non risiede nelle cose, ma nella valuta zione dell'uomo. Sarebbe quindi difficilmente giustificabile l'am missione in  Rom.  14,14 di un logion autonomo. Potrebbe trat tarsi invece di un tentativo di formulare, nel suo significato fondamentale, la prima parte (negativa) dell'enunciato di Gesù (Me.  7,15  a). Un diverso giudizio si deve dare di  1 Thess.  4,16 s. Que  sto passo inrivela contattis., con parusia che abbiamo   Mt.  24,30 ma la condescrizione differenze della così rilevanti che in   1 Thess. 4,16   s. ddobb obbiam iamoo vede vedere re un logion au auton ton om omoo di Gesù, quindi un agraphon  52. Nel Nuovo Testamento, accanto a parole pronunciate dal Signore prima della risurrezione, se ne trovano altre pronun ciate dopo. Il primo a darci notizia di un logion del Signore glorioso è Paolo, a cui il Signore si rivolse rispondendo a una sua preghiera  (2 Cor.  12,9  5 3 ). Poi sono da ricordare le istru zioni extra-evangeliche che, negli  Atti degli Apostoli,  il Ri sorto impartisce ai suoi discepoli  {Act.  1,4 s. 7 s.) e le parole che il Signore glorioso, nel racconto della conversione di Paolo, rivolge al futuro apostolo e ad Anania   {Act.  9,4-6.10-12.15 s.; 22,7 s. io; 26,14-18). Anche in seguito gli  Atti  danno notizia di parole che il Signore glorioso rivolge a Paolo in visioni 51

  Così anche C. H. Dodd,   Gospel and Law,  Cambridge, 1951, p. 49; ENNOMOZ XPILTOY,  in Studia Paulina in honorem J. de Zwaan, Haarlem, 1953, p. 106.

52

53 V.   Supposto l'esame che a pp.in105 questo ss.

Gesù e non di Dio.

passo si parli, come è probabile, del Kyrios

30

 

(Act.  18,9 s.; 22,18.21; 23,11). Infine bisogna registrare anche le parole che il Figlio dell'uomo rivolge a Giovanni  nell'Apo calisse (Apoc.  1,11.17-20; 16 16,1 ,15; 5; 22,1 22,10-16 0-16.18.18-20) 20) e le sette lettere da lui dettate a Giovanni per le comunità dell'Asia Mi nore  (Apoc.  2 e 3).

b)  Integrazioni e varianti nei manoscritti dei Vangeli Tra le fonti degli agrapha bisogna annoverare gli antichi manoscritti del Nuovo Testamento. In alcuni di essi si trovano talvolta parole di Gesù che mancano nella maggioranza dei codici. Ricordiamo anzitutto un episodio del  Vangelo di Giovanni e due logia del  Vangelo di Luca,  che non appartengono origi nariamente ai rispettivi Vangeli, ma hanno avuto tale diffusione in manoscritti antichi e in traduzioni antiche e moderne da divenire parti integranti dei rispettivi Vangeli. Si tratta del brano dell'adultera  (Joh.  7,53-8,11  54) e della preghiera di  Le. 23,3 23 ,341 4122 (Ma Ges Gesùù disse: « P a d r e , per perdon donaa loro perc perché hé non sanno quello che fanno »), che manca in una parte notevole di codici 5 5  e che quindi sembra essere una integrazione basata su un'antica tradizione. Si tratta infine dell'aggiunta che parecchi codici 5 6  inserisc inse riscono ono ddopo opo Le. 9,55  a  come v. 55  b e 56   a:   « ( 5 5 : Ma egli si volse verso5 7di lor loroo e li sgridò) e disse: diss e: 'non sapete di quale spirito siete?   56 a: Inf att i 5 8  il Figlio dell'uomo non è venuto per dannare le anime degli uomini 5 9 , ma per salvarle! ' » 6 0 . Anche la chiusa più lunga (e non auV. a questo proposito l'excursus sulla storia del testo di  loh. 7,538,11 in W. Bauer,  Das ]ohannesevangelium,  HNT 6, 3° ediz. ediz.,, Tùbin Tùbin-gen 1933, pp. 115-117. 55

 B D W 0 a sy sin sa. koiné  Questa   ©proposizione lat sy-cur, e sianche trovaMarcione. anche in D. « Infatti » manca in © e in molti codici recenziori. « Degli uomini » manca in lat sy-cur. Per la valutazione dell'aggiunta v. p. 61.

31  

tentica) del  Vangelo di Marco {Me.  16,9-20) rientra in que sto gruppo. Ma oltre a questi testi, nei manoscritti dei Vangeli si trovano certe aggiunte che non sono accolte nelle nostre traduzioni della Bibbia. Citiamo alcuni esempi. Il codex Bezae Cantabrigiensis (D) al posto di  Le. 6,5  riporta un breve episodio riguardante Gesù, di cui ci occuperemo nella seconda parte del nostro la voro (v. pp. 83 ss.). A  Le.  10,16: « Chi ascolta voi, ascolta me, e chi respinge voi, respinge me; ma chi respinge me, respinge colui che mi ha mandato » alcuni codici61  aggiungono come quarto stico la frase con clusiva : « e chi ascolta me, ascolta colui che mi ha mandato »   a. Similmente l'antico codice siro del Sinai (sy-sin) in   Ioh. 12,44  r e c a  un'aggiunta alle parole di Gesù riportate dagli altri codici: « (Ma (Ma Gesù gridò e disse: ) ' Chi non som somigli igliaa a me, non somiglia a colui che mi ha mandato, e (chi crede in me, non crede in me, ma in colui che mi ha mandato) ' »   a. Per conclude concludere, re, citiamo ancor ancoraa una fra frase se di Gesù riso risort rto: o: il cosidetto  Logion Freer.  Si tratta di un brano inserito nella suc citata chiusa non autentica del  Vangelo di Marco {Me.  16, 9-20; ivi dopo il v. 14), brano che è attestato soltanto dal codice di Freer (sec. IV-V). In esso i discepoli attribuiscono amonianza Satana lariguardante responsabilità della loro di mancata nella iltesti la risurrezione Gesù efede pregano Ri sorto di manifestare immediatamente la sua giustizia. Cristo re plica che il regno di Satana è giunto alla fine, ma che prima che avvenga la parusia devono ancora compiersi segni terribili, 61   tp it sy-sin sy-sin sy-cur. 62   Per la valutazione v. 63

In D la frase sta al post po stoo del de l terzo terzo sti stico. co. p. 55.  A. Smith Lewis, The Old Syriac Gospels or Evangelio» da-Mepharreshé,

London, 1910, p. 249. L'aggiunta non è registrata in F. C. Burkitt,   Evangelion da-Mepharreshe.,   voi. I, Cambridge, 1904. Per la valutazione del l'aggiunta v. p. 5^. 32

 

ed aggiunge l'invito alla penitenza

c) Vangeli e scritti apocrifi Vangeli apocrifi.  Come abbiamo detto, accanto ai Vangeli canonici sorse tutta una serie di altri Vangeli, che furono poi

dalla Chiesaletterario dichiaraticheapocrifi. di essisinottici. appartengono un genere s'accostaAlcuni ai Vangeli Da talia scritti provengono i frammenti dei papiri di Ossirinco 840 (v. p. 22) e 1224 (v. p. 23) e del pa papi piro ro Ege rt on 2 (v. p. 223) 3),, che non possono essere attribuiti ad alcuno dei Vangeli oggi conosciuti. Ma in questo gruppo rientrano anzitutto due Vange li giudeo-cristiani, e precisamente il  Vangelo dei Nazarei  e il Vangelo degli Ebioniti65  nei quali appunto, per quanto riguar da i logia di Gesù, è entrato un materiale extracanonico discre   66

tamente . Il terzo Vangelo ricostruibile giudeo-cristiano, il  Van gelo degliabbondante Ebrei,  è così difficilmente che non si può classificare67 . Anche il  Vangelo di Pietro  s'accosta ai Vangeli sinottici per quanto riguarda il genere letterario, ma se ne allontana decisa mente per il suo contenuto tutto rivolto a una massiva dimo strazione apologetica della risurrezione di Gesù6 S . Nel fram mento a noi giunto Gesù parla brevemente soltanto due volte (vv. 19 e 42). Notevole è la trasformazione subita dal suo grido sulla6 9 croce: « Mia forza, mia for forza, za, mi hai aabb bb an do na nato to » (v. 1 9 ) . Il   Vangelo copto di Tommaso  nella sua struttura di rac64

 Per il logion Freer  v.  v. J. Jeremias in Hennecke'  I,   I, pp. 125 s. - E. Helzle,  Der Schluss des Markusevangeliums Markusev angeliums {Mk. 16,0-20) und das Freer-Log Freer-Logion ion {Mk. 16,14 W), ihre Tendenzen Tenden zen und ihr ggegenseìtiges egenseìtiges Verhàltnis. Eine wortexegetische Untersucbung.  Phil. Diss., Tiibingen, 1959, (v. ThLZ i960, coli. 470-472). Cfr. Ph. Vielhauer,  Judenchristlicbe Evangelien,  in  Hennecke1  I, pp. 75-108, ivi pp. 75-104.

V. 47; 57; 67 ss.;Ebrei 123  ss. Perpp. il  Vangelo degli v. Vielhauer,  ibid.,  pp. 104-108. Cfr. Chr. Maurer, Petrusevangelium,  in Hennecke*  I, pp. 118-124. 65   Cfr. p. 50. 3

33

 

colta di logia richiama soltanto lontanamente, da un punto di vista formale, i Sinottici, ma si accosta ad essi più di tutti gli altri Vangeli apocrifi che conosciamo per il fatto che ha comune con essi molto materiale, sia pure con interpretazioni diverse e palesi alterazioni70 . Gli scarsi frammenti del  Vangelo degli Egiziani  non permettono di caratterizzarlo con esattezza 71 ; i suoi logia extracanonici hanno una chiara tendenza gnosticoascetica.  7 1 La maggior parte dei  Vangeli di carattere gnostico 71   non ha, per quanto concerne il genere letterario, quasi nulla a che ve dere coi Vangeli canonici. Si chiamano Vangeli soltanto perché intendono presentare come « buona novella » una verità rive lata, posta di solito in bocca al Signore risorto, che la spiega in lunghi discorsi. Li ricordiamo qui unicamente a cagione del loro titolo di « Vangeli »; per la sostanza essi rientrano nel sesto gruppo (f) delle fonti che consideriamo 73 . Uno di questi testi è il  Vangelo copto di Filippo,  del quale abbiamo fatto menzione sopra trattando della ricerca delle fonti (v. pp. 24 s.). Rientrano inoltre in questo gruppo i  Vangeli di Maria  e  di  Mani.  A proposito di quest'ultimo è particolarmente difEcile stabilire quali agrapha provengano proprio dal  Vangelo di Mani, quali da altri scritti manichei (v. p. 40) e quali dai Vangeli da lui accettati. Molti Vangeli apocrifi hanno in comune con quelli gnostici questa caratteristica: integrano determinati determ inati periodi della della storia di Gesù e, in parte, li svolgono diffusamente. Nei Vangeli gno stici si tratta del periodo che va dalla risurrezione all'ascensio ne, in quelli apocrifi per lo più   dell'infanzia  o della  passione  di Gesù. Le molte parole che qui Gesù pronuncia non hanno un carattere gnostico e tanto meno sinottico, ma dimostrano, in70  Per 71

la valutazione del  Vangelo di Tommaso v. pp. 25 s.  Cfr. W. Schneemelcher, Aegypterevangelium,  in Hennecke? I, p. 109109-117. 117. " H.-Ch. Puech,  Gnostìsche Evangelien und verwandte Dokumente,  in  Hennecké* I, pp. 158-271. 73

  V. pp. 55 s. 34

 

sieme col materiale narrativo, che abbiamo a che fare con un altro genere di scritti, e precisamente con leggende di edifica zione. Citiamo, per questo tipo di narrazioni, il  Racconto del l'infanzia di, Tommaso,  il  Protovangelo di Giacomo,  il  Vangelo arabo dell'infanzia,  il  Vangelo dello Pseudo Matteo,  il  Vangelo di Nicodemo  e gli scritti riguardanti  Pilato  e infine, gli scritti 74

che vanno sotto il nome di Bartolomeo .  Altri scritti apocrifi.  Accanto ai Vangeli apocrifi, di cui ab biamo trattato, stanno alcuni altri scritti apocrifi che conten gonoo agraph gon agr apha: a: ad es., la  Leggenda di Abgar,  in cui si ripor tano le lettere scambiate tra Gesù e il re Abgar di Edessa 7 5 , e  l'Epistola Apostolorum,  che contiene una conversazione tenu ta da Gesù coi suoi discepoli dopo la risurrezione 7 766. Inoltre, si trovano agrapha nella  Lettera di Tito  apocrifa 7 7 , di cui riman 78

degli Apostoli gono alcuni  Atti apocrifi  e, come, soltanto ad es., frammenti; negli  Atti diin Filippo, di Tommaso, di  Giovanni di Pietro79, nella  Vita di Giovanni il Battista secondo Sera pione93 , nell'Apocalisse di Pietro  apocrifa  81. In questo gruppo, infine, va collocata la  Storia di Giuseppe il falegname,  un rac conto, che si presume Gesù faccia ai suoi apostoli, della vita e della morte di Giuseppe suo padre, quando, sul Monte degli Ulivi, raccontò loro la propria vita  82.

'* C£r., a questo riguardo, quanto è detto in  Hennecke1  I, specialmente il cap. Vili « Vangeli dell'infanzia » e il cap. X « Attività e Passione di Gesù ». 75  Cfr. W. Bauer,  Abgarsage,  in Hennecke* I, pp. 325-329. 76   Cfr. H. Duensing,  Epistula Apostolorum,  in  Hennecke3  I, pp. 126-155. 77   V. W. Schneemelcher,  ibid.,  pp. 115 s. 71   Testi in  Ada apostolorum apocrypha, edd. R. A. Lipsius et M. Bonnet, Leipzig, 1891-1903, ristampa Darmstadt, 1959. 75   Un agraphon degli  Actus Petri cum Simone {Ada apostolorum apocry  pha  I, pp, 45-103) viene discusso a p. 117 ss. ,0   V. O. Culmann in  Hennecke*  I, pp. 304.310 s. 81  H. Weinel,  Offenbarung des Petrus,  in Hennecke2  pp. 314-327. " S. Morenz, Die Geschichte von Joseph dem Zimmermann, TU 56, Berlin

e Leipzig, 1951.

35  

d)  Padri della Chiesa {fino al 500) Una fonte assai ricca di agrapha sono i primi scrittori cri stiani. In genere, quanto più uno scrittore visse prossimo al tempo di Gesù, tanto maggiore sarà l'attendibilità della tradi zione da lui attestata; tuttavia proprio l'esempio del più antico testimone, cioè di Papia (v. pp. 52 s.) dimostra che questo prin cipio non della va applicato indiscriminatamente. Nel degli dare agrapha l'elenco dei Padri Chiesa che ci hanno tramandato ci limiteremo al periodo cche he arriva fino al 500: 500 : a questo punto pun to gli agrapha di questo gruppo, derivati, come si può dimostrare, da Vangeli apocrifi, non sono presi in considerazione. Gli autori cristiani dei primi tempi presso i quali si rinven gono degli agrapha sono i seguenti s3   (gli agrapha non registrati dal Resch e dal Ropes sono contrassegnati in nota da un asterisco): Papia (intorno al 130) 84 . 2 Clem.  (prima del 150) 8 5 Giustino (morto intorno al 165) 86 Ireneo (morto intorno al 200) 8 ? Clemente Alessandrino (morto prima del 215) 8S "   Nelle pagine che seguono esamineremo criticamente il materiale tratto dagli scritti patristici che si trova in   Resch,  tenendo conto dell'esame che dei passi ha fatto il  Ropes.  Sono stati accolti nella nostra lista soltanto gli agrapha che i Padri della Chiesa designano come parole del Signore o ritengono tali. 84

  In Hippolyt. Ireneo,   Adv.haer. Harvey Cambridge mbridge 1857] V, 33,3 s. (cfr. In Dan'.   (ed. IV, Har 60).vey [2 voli. Ca 15   2 Clem.  5,2. 86   Dialogus cum Tryphone  (ed. Goodspeed  [Die àltesten Apologeten,  Gottingen, tin gen, • 1914] 191 4] 35,3 (cfr (cfr..  Pseudoclem. Hom.  XVI, 21,4; Lattanzio,  Div.  Inst.  IV, 30,2); 38,2; 47,5; 51,2. -   De resurrectione  (ed. von Otto  [Cor  pus Apologetarum Christianorum  III, 3 a  ediz., Jena, 1879] 9. - In   Apol. I, 15,8 15,8 non c'è alcun agraphon agra phon:: v. la dimostrazione dimostraz ione di E. Kloster Klostermann mann in a ZNW 1905, p. 105 s.; cfr.   Apocrypha  III, 2   ediz., 1911, p. 6, n. 87   Adversus haereses  (ed. Harvey) V, 36,2. 88   Stronzata  (ed. Stahlin [GCS15]) I, XXIV, 158,2 (cfr. Origene,   Sei. in Psalm.4^;  Eusebio, in  Psalm.16,2);  III, XV, 97,4; V, X, 63,7 (cfr.   Pseudo clem. Hom.  XIX, 20,1). In Teodoreto,  In Psalm.  65,16 [MPG 80 (1864),

36  

Tertulliano (circa 160-220)89 Ippolito (morto nel 235) *° Origene (morto nel 253/254) 9 1 Trattato pseudociprianeo  De duobus montibus  (prima del 240)  H Trattato pseudociprianeo De  aleatoribus  (intorno al 300) 9 3 Lattanzio (intorno al 300) 9 4 Alessandro di Alessandria (313-345) 95 Eusebio di Cesarea (morto nel 339) % Afraate (scrisse nel 337-345) 97 Efrem (circa 306-373)98 1369 C] il logion non è presentato come parola del Signore, come è dimo strato dalle argomentazioni relative a  Ps.  24,14 [MPG ibid. 1041 B]) VI, VI, 44,3. -  Quis dives salvetur   (ed. Stahlin [GCS 17]) 37,4. - Per  Pae89 dagogus 

III, XII, v. p. [CChr 52, n. 1,1]) 148. XX,2. -  De idololatria  (ed. Reif  De baptismo   (ed.91,3 Borleffs ferscheid-Wissowa [CChr, 11,11]) XXIII, 3. - Non è certo se il logion che si trova in  De oratione  (ed. Diercks [CChr 1,1]) XXVI,1 sia inteso come parola del Signore; nel passo parallelo di Clemente Alessandrino,  Strom. I, XIX, 94,5 e II, XV, 70,5 non è presentato come agraphon. 90   In Danietem Comm.  (ed. Bonwetsch [GCS 1,1]) IV, 60 (cfr. Papia in Ireneo,  Adv. baer.  V, 33,3 s.). 91   In lobannem lobannem Comm.  (ed. Preuschen Pre uschen [GCS [G CS i o ] ) XIX,7 XIX,7 (cfr. (cfr.  Pseudoclem. Hom.  II, 51,1; Girolamo,  Epist.  CXIX, 11,2; Socrate,  Hist. eccl.  III, 16;   Vita S. Syncl.  100). -  Selecta in Psalm.  4,4 (MPG 12 [1862], 1141 C; cfr. Clemente Aless.,  Strom.  I, XXIV, 158,2 par.). De duobus montibus  o  De montibus Sina et Sion   (ed. Hartel [CSEL 3.3]) 13. 93   De aleatoribus  (ed. Hartel [CSEL 3,3]) 3. 94   Divinae instìtutiones  (ed. Brandt [CSEL 19]) IV 30,2 cfr. Giust.,  Dial. 35,3 par.). 95   * In Teodoreto di Ciro (morto intorno al 466),  Hist. eccl.  (ed. Parmentier-Scheidwe tier-Sc heidweiler iler [GCS [G CS 44]) 44 ]) I, 4,45. Cfr. Cfr. U. U . Holzmeister,  Unbeachtete Patristiscbe Agrapha,  ZKTh ZK Th 1914, pp. 113-143, 113-143, ivi, pp. 134 s. 96   In Psalm. Comm.  16,2 16,2 (MP ( MP G 23 [1 85 7] , 160 160 C; cfr. cfr. Clem. Aless., Strom.  I, XXIV, 158, 2 par.). 97   Demonstrationes  (ed. Parisot Paris ot [PS [ PS 1,1]) 1,1 ]) 1,17 (col. 41,16 41,16 ss.); IV, IV ,  16

92 

91 (col.

173,26); XVI, 8 (col. 784,10).   Opera   ed. Assemani I, 30 E  (Resch,  n. 169); I, 140 D  (Resch,  170); II, 232  (Resch.  171); III, 93 E  [Resch,  172; = Ediz. Oxf., p. 179,1). -  Ev. Concordantis explanatio  (ed. Leloir [CSCO 137]) XIV, 24; XVII, 1.

37  

 Liber Graduum  (pr im a m e tà del sec. IV ) "  Diaiogus de recta fide   (sec.  W*  m Omelie pseudoclementine  ( tr a il 32 5 e il 38 1) 1 0 1 Simeone di Mesopotamia (fine del sec. IV) I 0 2 Epifanio di Salamina (circa 315-403) l 0 3 G ir o lam o ( cir ca 3 4 7 - 4 2 0 ) 1 0 4 Didimo Cieco di Alessandria (morto intorno al 398) 1 0 5

Socrate (storico della Chiesa, morto dopo il 439)   m L a p s eu d o atan as ian a  Vita S. Syncleticae  (fine del sec. V) I 0 7 . " * Il « Li Libro bro dei de i gradi » siriaco  (Liber Graduum,  ed. Kmosko [PS I, 3]) contiene un gran numero di agrapha, che abbisognano ancora d'una cer nita e d'un esame approfonditi. Nell'ambito di questo lavoro non è pos sibile una presentazione di tut tutto to il materi materiale: ale: si richiederebbe richiedere bbe una ccer er nita preventiva delle citazioni evangeliche ed extra-evangeliche del  Liber Tu ttavia via in certi casi casi l'abbiamo l'abbiam o utili utilizzat zzato: o: v. ad es.,  Serm.  Ili Graduum.  Tutta 3 =XV, 4 (pp. 108 ss.); X, 5 (p. 54); XVI, 12 (p. 53); XXIX, 8 (p. 57). 100   Diaiogus de recta fide  (ed. van de Sande Bakhuyzen [GCS4]) I, 13 (cfr.  Vita S. Syncl.  63). ""  Pseudoklementinische Homilien  (ed. Rehm [G C S4 2 ]) I I , 17, 17,44 s. ((fo for r se citazione libera); II, 51,1 (= III, 50,2; XVIII, 20,4; cfr. Origene,  In  Ioh.XIX,  7 parr.); Ili *50,2; 52,2; 53,3; 55,2; XI, 26,2; XII, 29,1 (cfr. la formula di citazione nell'epitome greca!); XVI, 21,4 cfr. Giust.,   Dial. 35,3 par.); XIX, 2,4; 20,1 (cfr. Clem. Aless.,   Strom.  V, X, 63,7). ""• Homilia  XII, 17 (MPG 34 [1903], 568 D); XXXVII, 1  (ibid.  749 D); non è certo se in  Hom.  XIV, 1  (ibid.,  569 D) sia inteso come logion del Signore. Un altro '''agraphon in H. Dorries,  Symeon von Mesopotamien, TU 55,1, Leipzig, 1941, p. 224, n. 3. 103 Hol l [GC S 25.31.37]) 23, 23,5,5 5,5 (= 4 I , 3 > 2 ; 66,   Panarion haeresium  (ed. Holl 42,8;  Ancor.  53,4 53,4); ); 69,44,1 (= ( =  Ancor.  21,2; cfr cfr.. Di Didim dimo, o,  De Trin.  I li, 22); 69,53,2; 80,5,4 (non è certo se sia inteso come logion del Signore). Per 34,18,13 = Ireneo,  Adv. haer.  1,20,2 cfr. ora il logion 38 del   Vangelo copto di Tommaso. m   Epistula CXIX ad Minervium et Alexandrum  (ed. Hilberg [CSEL  ^^~]) 11,2 (cfr. Origene,  In Ioh.  XIX, 7 parr.). 105

  De Trinitate  III, 22 (MPG 39 [1863], 917 C; cfr. Epifanio,   Panar. 69, 44,i par.). ,os   Hist. eccl.  III, 16 (MPG  67   [1864], 421 C; cfr. Origene,  In Ioh.  XIX, 7 parr.). 107 MP G 28 [1 88 7] , 15 1525 25 A; cfr cfr..  Dial, de recta   Vita S. Syncleticae  63 ( MPG  fide  I, 13); 100 (MPG  ibid.,  1549 B; cfr. Origene,  In Ioh.  XIX, 7 parr.).

38

 

e) Liturgie e Costituzioni ecclesiastiche Alcuni pochi agrapha si trovano in liturgie e costituzioni del la Chiesa antica. Segnaliamo anzitutto due ampliamenti del Pater noster   e, precisamente, un'aggiunta alla sesta domanda nella  Liturgia di Alessandria  (« ... e non ci indurre in tentazione a cui non possiamo resistere ») I 0 8  e la dossologia in due parti 109

Didachè che sisitrova in  poi   8,2 (anteriore 100 d. C.)siriaca . Singoli logia trovano in Didachè   1,5, nellaal Didascalia  (sec. Ili), che in V, 14,15 ss. riporta anche un immaginario discorso del Signore  n o , e nella cosidetta  Disciplina ecclesiastica aposto lica  (inizio del sec. IV)  u l .

f ) Apocalissi ed inni gnostici Oltre agli scritti gnostici di cui abbiamo fatto menzione (de nominati espressamente « Vangeli »), esistono numerosi altri documenti di gnosi cristiana, che pongono in bocca al Cristo glorioso concezioni gnostiche e logia apocalittici. Le affinità coi sinottici consistono solo nel fatto che ivi sono reinterpretati logia evangelici. Per il resto, gli agrapha che ne risultano sono indipendenti dalla tradizione canonica. Scritti gnostici di questo genere sono  VApocrifo di Giovanni,12, la  Sophia Iesu Christi, m

  Resch,  p. 85, (nr. 62). 109   Per la dossologia cfr. p. 61. 110 

L'indicazione d£i passi è fatta secondo la numerazione di F. X. Funk,  Didascalia et Constitutiones Apostolorum  I, Paderborn, 1905; poniamo in parentesi quadre il numero delle pagine (e delle righe) dell'edizione siriaca curata da M. D. Gibson  {The didascalia Apostolorum in Syriac.  Horae Semiticae  I, London 1903):  Didascalia syr.  II, 3,3 (p. 34,14 s. Funk IP- 35,19 s. Gibson]); V, 14,15-24 (p. 276,16 ss. [p. 163 ss.]); V, 14,22 (ur'autocitazione del finto discorso; p. 280,r3 s. [p. 164]); VI, 5,2 (p. 310, 4 [p . 178]) 17 8]);; V I, T44 (p. ( p. 342,5 s. [p . 190]); 190 ]); V I, 18,15 18,15 (p. 362,17 362,17 s. [p . 2 01 ]).

"' XXVI, 2 (Th. Schermann,  Die allgemeine Kirchenordnung, jriihchrìstliche Liturgien und kirchliche Vjberlielerung,  in  Studien zur Gescbichte und Kultur des Altertums,  3. Erganzungsband, 1. Teil, Paderborn, 1914, p. 32,8 s). 112   No Nonn si può pu ò ancora dire con sicurez sicurezza za se  VApocrifo di Giacomo  rin-

39

 

il  Dialogo del Redentore,  il  Libro di Tommaso l'atleta,  la  Pistis Sophia,  i due  Libri di ]eù,  la  Memoria Apostolorum, ì frammenti di un  Dialogo di Giovanni con Gesù   e le  Domande di Maria  I1I133. A questi trattati, esaminati da H.-Chr. Puech, si devono ag giungere: gli  Excerpta  tratti da Teodoto, gnostico valentiniano  114, lo  Scritto di Baruch gnostico  115  e, degli scritti ma   116

ni

nichei, 118i.  Kephalaia , il  Libro dei salmi   e il  Libro dei misteri Un agraphon particolarmente interessante, nell'ambito della gnosi, è costituito dalle parole che Gesù pronuncia in quell'J«no dei Naasseni  che si trova nella cosidetta  Predica dei Naasseni  tramandata da Ippolito  1W. Notevole è il fatto che qui non abbiamo, come di solito nei testi gnostici, un logion del Cristo glorioso, ma parole che il Cristo preesistente rivolge al Padre. L'inno descrive anzitutto il destino dell'anima che è immersa nella materia e che, inseguita dalla morte, cerca invano una via d'uscita dal labirinto. Poi continua: « Allora Gesù disse: venuto a Nag Hamadi (v. p. 27) sia da collocare nel gruppo degli scritti apocalittici gnostici (cfr. W. C. van Unnik,  Evangelten aus dem Nilsand, i960, pp. 93-101 e H.-Ch. Puech in Hennecke1 I, pp. 245-249). I pochi resti del frammento di Vangelo del papiro copto di Strasburgo (v. p. 23) non consentono di precisarne meglio le caratteristiche. 113   Per quanto riguarda questi scritti v. presentazione e bibliografia in H.Ch. Puech, Gnostische Evangelten und verwandte Dokumente,  in Henne 1

cke 114   I, pp. 158-271.   O. Stahlin,  Excerpta ex Theodoto,  GCS 17, Leipzig, 1909. - R. P. Casey, The Excerpta ex Theodoto of Clement of Alexandria, StDi, London, 1934. - F. Sagnard,  Clement d'Alexandrie, Extraits de Théodote. Texte grec, introduction, traduction et notes, SC 23, Paris, 1948. 115   W. Vòlker, Quetten zur Geschichte der christlichen Gnosis,  SQS N.F. 5. Tubingen, 1932, pp. 27-33. 116   H. J. Polotsky, A. Bòhlig e H. Ibscher,  Kephalaia  I, Stuttgart, 1940. '" C. R. C. Allberry e H. Ibscher,  A Manichaean Psalm-Book   II, Stutt gart, 1938. Cfr. A. Adam, Texte zum Manichàismus, KIT 175, Berlin, 1954, pp. 8-10 8-10.. '"   Cfr. "' Hippol.,  Refutatio  V, 10,2 (pp. 102-104 Wendland [GCS 26]). 40

 

' Guarda, o Padre, questo essere sventurato, come lungi dal tuo alito erra infelice sulla terra, vuole sfuggire all'amaro Chaos, ma non sa dove (sia) l'ascesa. In suo aiuto invia, o Padre, me, che laggiù scenda, coi sigilli nelle mani, attraversi tutti gli Eoni, riveli tutti i misteri, discopra a lui l'essenze divine e il mistero della santa via 1200 — gnosi chiamo io ciò — a lui annunci ' »12 . Qui viene posta in bocca al Cristo preesistente la dottrina gnostica redenzione dell dell'an 'anima: ima: medi ante e la larisalire conoscen conoscenza za della sua della origine l'anima smarrita trova mediant la via per dalla sfera della morte al mondo celeste. Infine, tra gli inni gnostici nei quali parla lo stesso Reden tore sono da citare, accanto  all'Inno dei Naasseni,  le  Odi di Salomone  m ,  molte delle quali contengono parole del Cristo glorioso (ad es.,  Ode 31,6 ss.).

g)  Il Talmud Negli scritti rabbinici si parla assai di rado di Gesù, secondo la consuetudine, assai in voga nell'antichità, di condurre le po lemiche col metodo del silenzio. Soltanto in due luoghi della vasta letteratura talmudica sono riportate parole di Gesù. Si tratta precisamente di due brani che parlano del cristianesimo con disprezzo. Ciò non toglie che uno dei due passi sia molto importante, perché probabilmente ci ha conservato il testo ara120

  La corrispondente traduzione tedesca è di A. Harnack,  Lehrbuch der  Dogmengeschichte   I, 4a  ediz., Tiibingen, 1909, p. 257, n. 2. 121   W. Bauer,  Die Oden Salomos, KIT 64, Berlin, 1933.

41  

maico di  Mt. 5,17   UI .  Il secondo logion di Gesù contenuto nel Talmud viene discusso a pp. 47 ss.

h)  Autori maomettani Un gran numero di logia extra-evangelici di Gesù si rinviene negli Autori maomettani e in particolare nel più grande teolo go dell'Islam: Al-Ghazali (1059-1111). Già nel   Corano  si tro vano apocrife sisusviluppò Gesù. Inoltre, primo secolo suc cessivonotizie a Maometto presso inelprimi asceti islamici una vasta tradizione riguardante la vita e la predicazione di Gesù  m. Avvenne così che certi elementi della tradizione evan gelica canonica ed apocrifa, che i Maomettani potevano aver attinti o dalla tradizione orale o dagli scritti di monaci cri stiani, si fusero con la raffigurazione mistico-ascetica di Gesù data dagli asceti islamici124. Conseguentemente gli agrapha maomettani presentano un carattere vario. In parte si tratta di rielaborazioni o trasformazioni di logia canonici di Gesù, in parte di leggende di edificazione, in parte ancora di logia che sono stati attribuiti a Gesù a motivo della stima che egli godeva nell'Islam. Per quest'ultimo gruppo ecco un esempio '"   B.Shab. 116 ab.  Qui, in un aneddoto in cui si deridono i cristiani,  Mt.  5,17 viene citato citat o in questa ques ta forma: « Io , l'evan l'evangelo gelo  ('awon gillajon — '   orlo di peccato ', cacofemismo) non sono venuto per togliere   (miphhat) dalla Torà di Mosè, ma (così ed. Mon.; ed. B, ' e non ') per aggiungere (osophe)  alla Torà di Mosè sono venuto ». Non c'è dubbio che lo schema narrativo è stato fissato appunto in età amorea (K. G. Kuhn,   Giljonim und sifre minìm,  in  ]udentum Urchristentum Kìrche,  BZNW, 26, Berlin, i960, pp. 24-61, ivi p. 5^), e   Mt. 5,17   è stato erroneamente inteso come autoenunciazione dell'evangelo. Ma ciò non esclude affatto la possibilità che la relazione che  b. Shab.  116 ci offre di  Mt.  5,17 abbia conservato l'equivalente aramaico di xaTaXuom e -rtVripóJam. Supposto che itXTjpwow renda  osophe  ( =  aggiungere, completare),  il senso originario sarebbe questo: quest o: Gesù accamp accampaa il diritto dirit to di portare porta re a compimento la riv rivelazion elazionee di Dio. 123   Cfr. il cap.  Der Islam und das Christentum   in T. Andrae,  Islamische  Mystiker,   Urban-Biicher 46, Stuttgart, i960, pp. 13-43; m   Cfr. Andrae,  o. e,  pp. 22 ss. L'Andrae adduce qui alcuni esempi tipici della tradizione islamica su Gesù. 42

 

in cui Gesù predica la vir virtù tù ddell ell'um 'umilt iltà: à: « Egli disse ai figli

d'Israele: 'Dove cresce la semente?' - 'Nella polvere'. - In ve rità io vi dico: la sapienza sapienza può crescere soltanto soltant o in un cuore che sia diventato come polvere ' »  125. Una raccolta di agrapha maomettani, ampia e per comple tezza ancora insuperata, è stata pubblicata da M. Asin y Palacios. Essa contiene 225 logia di Gesù tramandati in lingua ara ba, a cui s'aggiungono otto agrapha trasmessi solo in latino o in francese  126. Tra i logia del Signore tramandati dall'Islam si trova anche l'agraphon del ponte, che esamineremo in ap pendice {pp. 143 ss.).

125

  Abù Tàlib al-Makki, Qùt al-qulùb... II, 74, citato in T. Andrae,   o. e,

p. 25. 126

  Logia et agrapha Domini Domi ni ]esu apud Moslemicos scriptores, asceticos  praesertìm, usitata,  PO 13,3, Paris, 1919, pp. 327-431; 19,4, 1926, pp. 529624. Però il numero degli agrapha presentati dall'Asin y Palacios dimi nuisce alquanto, perché bisogna escludere alcuni logia che sono attribuiti a Giovanni il Battista, a suo padre Zaccaria e alla Vergine Maria. Il va lore di questa singolare raccolta non è pregiudicato dal fatto che l'Autore, nel discutere la questione dell'autenticità, decide con scarso senso critico. Raccolte Racc olte precedenti di agrapha agrapha maomettani: maomett ani: D. S. Margoliouth,  Christ in  Islam. Sayings attributed to Christ by Mohammedan 'Writers,   ET 1893/94, pp. 59,107,177 s.; 503 s., 561. - E. Sell and D. S. Margoliouth,   Christ in  Mohammedan Lìterature,   in  A Dictionary of Christ and the Gospel   II, 4a  ediz., Edinburgh, 1924, pp. 882-886. - J. H. Ropes,  Agrapha,  in   Dic tionary of the Bible. Extra volume,   Edinburgh and New York, 1904, PP- 350-352. 43

 

CAPITOLO IV

CLASSIFICAZIONE DEL MATERIALE

I numerosi agrapha di cui abbiamo conosciuto le fonti hanno un valore assa assaii dispa disparato rato:: pula e grano, moltissima pula e po chissimo grano. Occorre vagliare. Questo lavoro di critica, che abbiamo già preparato con qualche accenno durante la pre sentazione delle fonti, non mi propongo qui di condurlo in mo do particolareggiato; mi limiterò soltanto ad illustrarlo nei suoi aspetti fondamentali e con alcuni esempi. È naturale che, nel far ciò, i vari logia vengano riuniti in gruppi. La no stra classificazione ne comprende nove, disposti, in certo modo, in cerchi cerchi concentrici: a mano a ma mano no che procederemo verso ildifficile centro sarà il vasto materiale ridurrà sempre più,o enon sempre più decidere se unsiagraphon contenga contenga una tradizione antica. Cominciamo con un gruppo sul quale il giudizio è assolutamente univoco.

a)  Agrapha tendenziosamente inventati In questo gruppo rientra in massima parte la tradizione extra-evangelica su Gesù, quindi anzitutto il gran numero di vangeli e trattati gnostici che pretendono di trasmettere ve rità mediante rivelazioni fatte dal Cristo glorioso o ' terreno '. Qui l'intenzione di legittimare particolari concezioni ha offerto il pretesto per inventare parole del Signore. Diamo alcuni esem pi per illustrare questo genere di agrapha. Nel   Vangelo greco scr itto: o: « Il Si Sidi Filippo  ul ,  menzionato da Epifanio, stava scritt 127

  Questo Vangelo non è identico a quello che è stato trovato a NagHamadi e che porta lo stesso titolo; cfr. H.-Ch. Puech in   Hennecke1  I, pp.. 194 ss. pp 45  

gnore mi ha rivelato che cosa deve dire l'anima quando sale al cielo, e che cosa deve rispondere a ciascuna delle Potenze

superiori, e precisam precisamente ente:: Io mi sono conosciut conosciutaa e mi sono raccolta da ogni parte e non ho procreato figli all'Arconte, ma ho estirpato le sue radici e raccolto le membra disperse; e io so chi tu sei, perché io sono di coloro che sono dall'alto ' »   128. Questo è il linguaggio della gnosi! Gli gnostici s'affannano a ricercare che cosa debba dire l'anima alle Potenze cosmiche che tentano di impedirle il cammino quando, dopo la morte, essa sale al cielo. Per conferire autorità alla parola d'ordine segreta da usarsi dalle anime nel loro viaggio celeste, la si pre senta come parola di Gesù. Il logion 50 del  Vangelo copto di Tommaso  fa esprimere a Gesù un concetto che è caratteristico della gnosi, cioè che l' i o  dello gnostico proviene dal mondo celeste cele ste de della lla luce come da ssua ua vera patria. Iv Ivii si legge: « G e sù disse: ' Se la gente vi chiede: ' Donde Don de siete siet e venu ve nutiti?? ', rispon dete loro: l oro: ' Sia Siamo mo venuti dalla luce, dal luogo in cui la lluce uce 1299 è sorta da se stessa ' »   12 . Un altro motivo che diede luogo all'invenzione tendenziosa di parole del Signore fu il desiderio di far risalire a Gesù esi genze ascetiche allo scopo di legittimarle. A questo proposito si può citare, ad es., il seguente agraphon del   Vangelo greco degli Egiziani:  « Io sono venuto a distruggere le opere di ciò che è femminile »  13°, che è un rifacimento di 1  loh.  3,8 e pro pugna l'ascesi sessuale. La stessa tendenza ascetica tradisce un altro logion, tratto anch'esso dal  Vangelo greco degli Egiziani e presumibilmente rivolto a Salome, « che la morte sarà finché le donne partoriranno  »  m. Fra i motivi che spinsero all'invenzione di agrapha bisogna 128   Epifanio,  Panar, 129

haer.  26,13,2 (p. 292,14-20 Holl [CGS25]).   Come esempio di tendenziosa invenzione gnostica cfr. anche il logion del Cristo preesistente tratto  dall'Inno dei Noasseni (citato a p. 40 s.). 150   Clem. Aless.,  Strom.  Ili, IX, 63,2 (p. 225,4 s. Stahlin [GCS 15]). 131   Clem. Aless.,  Strom.  Ili, VI, 45,3 (p. 217,8 s.); Ili, IX, 64,1 (p. 225, 20);  Exc. ex Theod.  67,2 (p. 190 Sagnard [SC23]).

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ricordare l'apologetica. Per esempio, ii  Vangelo dei Nazaret presenta Gesù che sulle prime si rifiuta di accedere al batte simo di Giovan Giovanni ni dic dicendo endo:: « Qual Qualee peccato ho io commesso perché vada da lui e mi faccia battezzare? »  132. Questa frase

vuol mettere in evidenza l'assenza di peccato in Gesù, per to gliere lo scandalo implìcito nella notizia che Gesù si sottopose al battesimo di Giovanni per la remissione dei peccati  {Mt.  3,6;  Me.  1,4;  Le.  3,3). la polemica inventato parole diUn Gesù, cometeologo risulta dalAnche seguente raccontohatratto dal Talmud. insigne giudeo, R. Eliezer ben Hyrkanos, fiorito intorno al 90 d. C. e noto come rappresentante irremovibile dell'antica tradizione, riferisce che un giorno, nella cittadina galilea di Sefforis, e precisamente nel mercato superiore, fu interpellato da un cri stiano di nome Giacomo, del villaggio di Kephar - Sekhanj Sekhanja. a. Questo Giacomo gli avrebbe proposto la seguente questione: « Nell Nellaa vostra legg leggee sta scri scritto: tto: ' Non por porter terai ai (nella ccasa asa di (Deut. Die) il salariosi dipuòunafarprostituta   23,19). allora:sacer con quel (danaro) costruire  un cesso per il Esommo dote? ' »  )3)333. E lui, Eliezer, sul momento non avrebbe saputo cosa rispondere. Allora quel tal Giacomo gli avrebbe detto: « Così Così mi ha insegnato Jesh Jeshua ua di Naz Nazare areth: th: ' Da salario di pro stituta è stato raccolto, in salario di prostituta ritornerà  [Mich. 1,7); da lordura provenne, in lordura ritornerà'» 1 3 4 . Non è facile decidere il valore di questo logion. Noi presentiamo il prò e il contro.

Anzitu itutto pr prò: ò: cri non v'è dubb dubbio io chedi Rabbi Eliezer Elieze r si ssia ia incAnz incont ontrat rato ottoconil quel cristi stiano: ano: Giacomo Kephar-S Kephar-Sekhanja ekhanja ri 1355 sulta discepolo di Gesù anche da altre fonti 13 ; merita inoltre 132   Girolamo,  Adv.Pelag.  Ili, 135

2 (MPL 23 [1845], 570 s.).   II sommo sacerdote, nella settimana precedente il giorno dell'espiazio ne, doveva passare la notte nel tempio:   Joma 1,1; /. ]oma 1,39 a, 22 ss. ™ b. 'A.Z. i6b/ija.  Il parallelo in  Midr. Eccl.  1,8 con la sua mag giore prolissità si dimostra più recente. 135   Cfr.  Tos. Hul.  2,22 s. (ed. Zuckermandel, p. 503,13 ss.), dove però è chiamato Giuseppe di Kephar-Sama, e paralleli. 47

 

fede la precisa indicazione del luogo dell'incontro. Il racconto della fine di Giuda  (Mt.  27,6 s.) comprova che ai tempi di Gesù era vivo il problema: che cosa dovessero fare i tesorieri del tempio con quel danaro al quale fosse notoriamente colle

gato il peccato. E che Gesù non rifuggisse da espressioni dra stiche risulta da  Me.  7,19 e dal papiro di Ossirinco 840 di scusso a p. 69 ss.. Né si può obiettare che la frase attribuita a Gesù è del tutto priva di un significato profondo; che certo il problema dell' uso del danaro impuro procacciato per il tem pio non lo ha interessato; o anche che Gesù volesse « far ri spettare la santità della casa di Dio »  136  non è detto nel testo. Piuttosto, il significato profondo del logion di Gesù in questo caso è la superiorità del Profeta rispetto alla Torà, affermata con l'ausilio di un esempio drastico. Il genere dell'argomenta zione (passo scritturistico contro passo scritturistico), sotto il riguardo tecnico, ha una analogia in  Me.  10,2 ss.. Chi, sulla ba se di queste considerazioni, propende per l'autenticità del lo gion, vedrà in esso il frammento di un discorso. Gesù avrà affer mato la superiorità dei Profeti non senza scopo; purtroppo non siamo informati delle conseguenze che egli ne traeva. In ogni caso, il nostro passo sarebbe un'altra prova dell'ampia libertà con la quale Gesù si contrappose alla legge mosaica. Ma vi sono anche gravi argomenti in contrario. Consideriamo la tradizione trad izione evangelic evangelicaa e diciamo: è mai possibile che Gesù (anche a scopi più seri) abbia affrontato nel suo insegnamento il problema se potesse essere accettato, come contributo per la costruzione del tempio, il danaro che le prostitute ricavavano dallaa loro professione? E ancora: è mai dall mai possibile possibile che Gesù si sia dichiarato per una attenuazione della rigida proibizione della Torà a questo riguardo  (Deut.  23,19) ed abbia ammesso che il provento delle prostitute potesse essere impiegato almeno per costruire luoghi di decenza nel tempio? Chi conosce il ma teriale della polemica anticristiana negli scritti talmudici pri136

  Ropes,  p. 151.

48  

mitivi non esiterà a pensare che tale polemica, in questo caso, abbia posto in bocca a Gesù una frase che doveva screditarlo. Chi osserva la storia della tradizione troverà una valida con ferma a questa ipotesi. Abbiamo tre redazioni del racconto 137 dell'incontro di R. Eliezer col cristiano chiamato Giacomo  137 . La redazione più antica dà notizia, senza più precise indica

zioni, di « una parola eretica » pronunc pro nunciata iata da Giacomo di Kephar-Sikhnin in nome di Jeshua' ben Pantere ( = Gesù) 1 M ; 9 la redazione riferita) pretende di conoscere questa parola;successiva la terza  13(da   la noi precisa ancora meglio. Evidente mente già la tradizione più antica ignorava quale fosse la pa rola di Gesù che aveva fatto colpo su Eliezer  140. Si può quindi concludere che questo logion non ci tramanda una tradizione antica141, ma è stato inventato per screditare Gesù.

b)  Logia tendenziosamente falsificati Quando si è voluto fare appello a Gesù non sempre si è fatto ricorso alla libera invenzione di logia; un mezzo molto più semplice è consistito nel falsificare quelli tramandati. Così in certi ambienti di rigido ascetismo si è attribuita a Gesù stes so l'esigenza della rinuncia a possedere portando la frase con la quale egli invia i suoi messaggeri   {Mt.  10,9: «Non procacciatevi né oro, né argento, né bronzo ») alla generalizza zione: « Non procacciatevi nulla sulla sulla ter terra ra »  142. Il prologo 137

Billerbeck I, pp.(ed.36-38.    Tos. Hul.  2,24 Zuckermandel, p. 503,26 s.). 139   Mìdr. Eccl.  i,8. 1.0 1.0   Così anche A. Schlatter,   Die Kirche Jerusalems vom Jahre 70-130, BFChTh 2,3, Gutersloh, 1898, p. 14;  Geschichte Israels von Alexander dem Grossen bis Hadrian,  3" ediz., Stuttgart, 1925, p. 449, n. 360. - H. L. Strack,  Jesus, die Hàretiker und die Christen,  Leipzig, 1910, p. 23*, n. 7. 1.1   Contro  B.opes,  pp. 149-151. 142   Efrem,  Testamentum (Opp. Graece  ed.   Assemani  II, 232), cfr.  Ropes. pp. 102 s.;  Resch,  pp. 198 s.; una citazione simile, ma senza l'indicazio ne della provenienza, in  Liber Graduum,  Serm. XIX, 19 (col. 481,6, Kmosko Kmos ko [PS [P S 1,3 ]) ])::  noli possidere quidquam in terra. ns

4

 

de l  Vangelo copto di Tommaso  (« Qu es del este te son sonoo le par parole ole se grete che Gesù vivente disse e che Didimo Giuda Tommaso anno an no tò ») è se segui guito to da dall log logion ion:: « Chi tr trov over eràà il signi significato ficato di ques te parol parolee no n gusterà la mo rt e » 1 4 3 . Qui abbiamo senza alcun dubbio una alterazione gnostica di   loh.  8,52: 8,5 2: « Se qualcu qualcu no custodirà la mia parola, non gusterà la morte in eterno ».

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Mentre nel logion di Giovanni la disposizione necessaria alla preservazione dalla morte eterna è l'ubbidienza nella fede, nel pensiero gnostico tale preservazione è garantita dalla conoscen za del significato segreto delle parole di Gesù: in altri termini, dalla conoscenza della stessa dottrina gnostica. In questi due casi l'alterazione delle parole canoniche di Gesù è dipesa dal l'intenzione di conferire autorità alle proprie opinioni. Diverso è il motivo che troviamo nel   Vangelo di Pietro.  Se qui il grido di Gesù Ges ù sulla croce èè:: « Mia forza, mia forz forza, a, tu mi hai ab bandonato » (v. 19), ciò dipende dal fatto che in questo modo l'autore ha voluto togliere lo scandalo provocato dal grido col quale, secondo i Vangeli di Matteo e di Marco, Gesù lamentava l'abbandono da parte di Dio.

c)  Invenzioni leggendarie Numerosi sono gli agrapha che, pur non tradendo alcuna opinione eretica che possa aver dato adito alla loro forma zione, risultano leggendari o dal contesto o dal contenuto. Si tratta di invenzioni prodotte dalla fervida fantasia di qualche scrittore cristiano dei primi tempi. A questo gruppo appar tengono in primo luogo tutti quei logia che si trovano nei Vangeli dell'infanzia passione pp. 33 di ss.)questo e in altri racconti della vita dio della Gesù  144 . Come(v.esempio ge1,11 1,

  Logion i, secondo la numerazione di Leiden. - J. Leipoldt (v. p. 25, n. 44) vuol vedere nel logion un'affermazione di Tommaso;   conlra  O. Hofius,  Vas koptische Thomasevangelium uni die Oxyrhynchus-Papyri  Nr. 1,654 uni 655,  EvTh i960, pp. 21-42; 182-192, ivi p.  26. 144   Cfr., ad es., gli  Atti di Giovanni  88-102  (Acta apostolorum apocrypha IT, 1, ed. M. Bonnet, Leipzig, 1898, ristampa Darmstadt, 1959, pp. 194

5°  

nere di agrapha riportiamo un breve brano del  Vangelo cop to di Filippo,  Ivi, Iv i, nel logion 54, 54 , si le legg-ge: « Il Signo Signore re ent entrò rò nella tintoria di Levi, prese settantadue colori e li mise nel la bacinella. Poi li trasse fuori (di nuovo) ed erano tutti bian chi. Ed egl eglii disse: ' Allo stesso stesso modo [ i l ] Figl Figlio io dell'uomo è venuto [per togliere] i peccati ' »  14~. In questo racconto, che risulta senza dubbio inventato, si trova un agraphon che spie ga il miracolo dei colori come una allegoria della missione di

Gesù. Questo agraphon echeggia  Le.  19,10, ma a confronto conNelquesto passo un'espressione sbiadita. gruppo dellerisulta invenzioni leggendarie rientrano, ad es., anche la  Lettera di Gesù ad Abgar dì Edessa  (v. p. 35), i racconti che lo riguardano nella  Storia di Giuseppe il falegna me  (v. p. 35) e quei discorsi del Cristo glorioso che sono di genere convenzionale e non apocalittici. Possiamo aggiun gere che la formazione leggendaria di logia di Gesù non è mai cessata. Così i colloqui edificanti del Signore risorto con santi padri, quali vengono riferiti specialmente negli scritti del mona   146

chesimo ascetico , da sonoautori invenzioni di pie fantasie,o come le frasi tramandate e codici medievali, come pure nu merosi agrapha maomettani 147 . Essi si trovano sullo stesso piano delle leggende su Gesù create nei tempi moderni e come queste non hanno, dal punto di vista storico, alcun valore.

d)  Attribuzioni errate In molti casi si sono formati nuovi agrapha perché a Gesù è stata attrib attr ibui uita ta qualche espressione non sua: la frase frase d'u d'unn ss.), dove però intervengono anche concezioni docetiche. 143   Numerazione e traduzione secondo H.-M. Schenke,   Das Evangelium nach Philippus,  in J. Leipoldt und H.-M. Schenke,  Koptisch - gnostische Schriften aus den Papyrus-Codices von Nag Hamadi,  i960, p. 47. 116   Come esempio citiamo gli  Atti dei Martiri  in lingua copta:  Acta Martyrum,  edd. I. Balestri et H. Hyvernat, CSCO 43 in copto, 44 traduz. lat., Louvain, Louv ain, 1955. Cfr. ivi, ad es., pp. p p. 12,30 ss.; 18,20 ss.; 45,9 ss. della traduzione. I4 ' Sugli agrapha maomettani v. anche a p. 42 s.; 143 ss. 51  

apostolo, il detto di un profeta, il versetto di un salmo, un motto apocalittico, una massima sapienziale, una norma etica, una formula liturgica, un proverbio. Per es., nella   Didascalia siriaca  la frase di i  Petr,  4,8 « L'amore copre una moltitudine di peccati » è riferita erroneamente come sentenza di Gesù  148. Anche l'agraphon citato in  Act.  20,35 è probabilmente un pro verbio derivato dal mondo greco-romano e attribuito a Gesù   W9. Certamente il vescovo Papia di Gerapoli è incorso in un errore

quando ha citato una descrizione dell'era futura come logion di Gesù.informa Papia fu primo raccoglitore di agrapha del Signore. Ireneo cheil egli avrebbe conosciuto personalmente, in Asia Minore, Giovanni figlio di Zebedeo  15°. Questo anziano, che con tanto zelo raccolse materiale per la sua opera in cinque libri intitolata  Esegesi delle parole del Signore,  non era, a 1511 giudizio di Eusebio, un genio  15 , e quindi accettava indiscrimi natamente tutto ciò che gli veniva offerto, come, ad es., un presunto logion di Gesù, che si trova nel seguente contesto tramandatoci tramandato ci da Irene Ir eneo: o: « Così i presbite presbiteri ri che av aveva evano no visto Giovanni, il discepolo del Signore, ricordano d'aver udito da lui come il Signore, a proposito di quei tempi, aveva insegnato e det d etto to:: ' Verran Verranno no giorni in cui cresceranno cresceranno viti, cias ciascu cuna na delle quali avrà 10.000 polloni, e ciascun pollone 10.000 rami, e ciascun ramo 10.000 viticci, e ciascun viticcio 10.000 grap poli, e ciascun grappolo 10.000 granelli d'uva, e ciascun gra nello, spremuto, darà 10.000 litri di vino. E se uno dei santi porràà mano a un grappolo, un altr porr a ltroo grappolo grappolo griderà: grid erà: ' Io sono un grappolo migliore; prendi me, loda il Signore per mez1,s

  Didascalia sir.  II, 3,3 (p. 34,14 s. Funk; 35,19 s. Gibson). Cfr. Clem. Aless.,  Paedag.  Ili, XII, 91,3 (p. 286,14 Stahlin [GCS12]), dove però non è del tutto chiaro se il passo di 1 Petr. 4,8 sia citato come parola del Signore. "' E. Haenchen,  Die Apostelgeschichte,  i 3 a  ediz., Meyer K., Gdttingen, 1961, pp. 526 s., specialmente n. 5. 159   Ireneo, Adv. haer. V, 33,3s. (parte II, pp. 417S. Harvey); cfr. Eusebio,  Hist.eccl.   Ili,  39,1 (p. 284,24 ss. Schwartz [GCS9,i]). 151   Eusebio,  Hist.eccl.  Ili, 39,13 (p- 290,11 ss. ed. Schwartz).

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zo di mespighe, '. Alloe stesso granello frumentoe metterà 10.000 ciascunamodo spigaunavrà 10.000di chicchi, ciascun chicco darà 5 chilogrammi di fior di farina bianca e pura; ed anche gli altri frutti (produrranno corrispondentemente) semi e steli in maniera loro appropriata; e tutti gli animali si nu triranno dei cibi offerti dalla terra, vivranno in pace e in con cordia tra di loro, sottomessi all'uomo in perfetta obbedienza '. Questo attesta Papia, discepolo di Giovanni e compagno di Policarpo, un anziano, per iscritto nei quarto dei suoi libri.

Tutta la sua opera comprende esattamente cinque libri. Ed eglii (Gesù? Papia? egl Pap ia?)) aggiunse: ' Queste Ques te cose cose sono sono credibili ai credenti '. E quando Giuda, il traditore, così egli informa, non volle crederci e chiese: ' Come farà farà il Signore a produ pro durr rree que sta crescita? ', il Signor Signoree avrebbe detto det to:: ' Lo vedranno color coloroo !=2 che entreranno in esse ' »  !=2 . Quii non è il caso di spendere molte parol Qu pa role: e: questa sfrenata sfrenata descrizione fantastica della fertilità della natura rinnovata non ha certamente nulla a che vedere con Gesù. Si trovano anche paralleli... non nei Vangeli, ma nell'apocalittica tardo-giudaica153.

e)  Attribuzioni motivate Ma non in tutti i casi le attribuzioni sono avvenute per errore. Così, per es., il versetto citato da Paolo in   1 Cor.  2,9, tratto da una fonte che non conosciamo, verrà in seguito at tribuito a Gesù proprio perché non se ne conosceva la fonte. 154 Sono molti i luoghi in cui esso viene citato come agraphon   154 . con qualche lieve variante dei testo. Testimonianza antichis sima è il logion 17 del  Vangelo copto di Tommaso:  « Gesù 152   Ireneo, Adv. haer. V, 33,3 s. 153   II testo più vicino al frammento 154

di Papia è   Bar.  («>.) 29.  Vangelo copio di Tommaso logion 17; Martyrium Vetri X = Actus Vetri cum Simone  XXXIX  (Acta aposlolorum apocrypha  I, ed. R. A. Lipsius, Leipzig, 1891, rist. Darmstadt, 1959, pp. 98,7ss., 99,9ss.);  Liber Graduum, Serm. XVI, 12 (col. 412,19 ss. Kmosko [PS I, 3]);   frammento di Turfàn M 789  (v.Hennecke3  I, p. 217).

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disse: ' Io vi darò ciò che nessun oocchio cchio ha ved veduto uto e nessun orecchio ha udito e nessuna mano ha toccato e non è entrato nel cuore dell'uomo ' ». In molti casi furono concezioni cristologiche che indussero ad attribuire a Gesù parole d'altra provenienza. Ciò vale an zitutto per l'attribuzione di certe massime veterotestamentarie provocata dalla convinzione che per bocca dei profeti o del sal mista abbia parlato il  Cristo preesistente.  La Chiesa antica, che si serviva dell'Antico Testamento greco, nel  mpioc,  (ebraico « Jahvè ») ha visto spesso il Cristo preesistente e, per conse

guenza, gli ha attribuito anche espressioni che l'Antico Testa mento attribuiva a Dio. Questo processo ha inizio già nel Nuo vo Testamento  15 \ In modo analogo, parole degli Apostoli furono intese come parole del  Cristo glorioso:  lo dimostra molto bene un passo del  Liber Graduum  siriaco (prima metà del sec. IV). Ivi, in Semi.  X, 5, una frase dell'apostolo Paolo  (Rom.  14,21) è in trod tr odot otta ta media mediante nte la locuzione: « Così Così prescrive il Signore... per bocca di Paolo »  156. Questo passo spiega come mai nel  Liber Graduum  parole di Paolo siano spesso citate come pa  157 role del Signore . Questa locuzione mostra parimenti come nella Chiesa antica si giustificasse l'autorità delle parole di Paolo. Un tal modo d'intendere queste parole era già stato avviato dall'Apostolo stesso in  1 Tbess.  2,13. Per la nostra questione questa osservazione è importante perché ci prova che l'attribuzione di versetti dell'Antico e del Nuovo Testamen to a Gesù non è stata determinata soltanto, come si è pensato finora, da errore o da arbitrio, ma anche da motivi teologici: nelle parole dei testimoni dell'antica e della nuova Alleanza la 155

  Cfr., ad es.,  Hebr.  2,11-13; i°>5-9" 6   Col. 257,21 ss. Kmosko  (hakana paqed enun maran... kad amar be fad Paulos).   Cfr. la citazione, del tutto analoga, di parole veterotestamentarie nella  Didascalia siriaca,  ad es., in V, 15,2:  sicut dixit Dominus et salvator noster per lesaìam prophetam  (282,2 s. Funk). 157   Ad es., Serm. II, III (col. 29,175.   [Rom.  12,21]; col. 324  [Rotn.  12, 14]); XII,6 (col. 300,22 s.  [Col.  3,1]).

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Chiesa percepiva la voce del suo Signore preesistente e glorioso.

f )  Alterazioni di logia evangelici Ad una attenta considerazione risulta che un numero con siderevole di agrapha non sono in realtà nient'altro che altera zioni di logia dei Vangeli. Si tratta per lo più di ampliamenti (o abbreviazioni), di elaborazioni retoriche, abbellimenti, illu strazioni, spiegazioni, miglioramenti (ad es., di espressioni rozze), talora di citazioni inesatte, armonizzazioni di paralleli sinottici, mescolanza di logia disparati o trasformazioni di pa role di Gesù determinate dalla mutata situazione della Chiesa.

Con particolare predilezione si ricorre all'ampliamento secondo le leggi del  parallelismus rnembrorum.  Un esempio istruttivo a questo riguardo l'abbiamo nell'ampliamento a  Le.  10,16, che si trova in alcuni alcuni manos manoscrit critti: ti: « e ch chii ascolta me aascol scolta ta co colui lui che mi ha mandato » (v. p. 32). Il fatto stesso che questa chiusa sia scarsamente attestata rende assai improbabile che essa « possa essere inclusa con sicurezza tra le parole originali   15 1588

di Gesù »del .brano Se si(parallelismo osserva inoltre che questae toglie frase spezza la struttura progressivo) al logion la gradazione, l'incisività, la forza consistente nel fatto che il logion si chiude col rifiuto di Dio, si giunge alla sicura conclu sione che in essa abbiamo una integrazione pedantesca rispon dente alle esigenze del  parallelismus rnembrorum.  Non diver samente dev'essere giudicato l'ampliamento di  loh.  12,44 che si trova nel cod. siro - sinaitico (v. p. 32). Anche il   Vangelo copto di Tommaso  presenta in alcuni dei suoi logia elaborazioni secondarie di questo es.,patria nel logion 31 il viene detto che il profeta non è genere; accetto così, nellaadsua   (Le.  4,24) ampliato ampli ato mediante il membro pa parallel rallelo: o: « Nessun medic medicoo gua gua risce coloro che lo conoscono » (= papiro di Ossirinco 1,6, v. p. 19). Altrettanto si dica del logion 100, dove Gesù alla

155

  Resch,  p. 49.

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domanda riguardante la moneta del tributo risponde: « Date, ciò che è di Cesare, a Cesare; date, ciò che è di Dio, a Dio; e ciò che è mio, datelo a me ». Il noto not o logi logion on dei Sinottici (Mt.  22,21;  Me.  12,17;  Le.  20,25) è ampliato mediante un terzo stico parallelo che include Gesù stesso nel contenuto dell'asserzione. Anche il magnifico agraphon contenuto nel logion 25: « Ama il tuo fratello come la tua anima  159, custodiscilo come la pupilla dei tuoi occhi! » non si deve considerare conside rare auton autonomo omo:: nel primo prim o stico stico esso risulta una libera riproduzione del precetto dell'amore  (Lev.  19,18

=  Mt.  19,19  b;  22,39 par.;  Me.  12,31 e  Le.  10,27), ampliata nel secondo stico mediante una espressione sinonimica (certa mente derivata da influssi di passi quali Deut. 32,10^;  Ps.  17,8; Prov.  7,2). I passi che abbiamo citati rappresentano alterazioni di logia canonici di Gesù, eseguite secondo le leggi del  parallelismus membrorum.  Ora consideriamo un altro logion del  Vangelo copto di Tommaso  che ci può chiarire come siano avvenute queste libere alterazioni dei logia di Gesù. Il logion 48 dice: « Gesù di disse: sse: - Se due fanno la pace fra fra di loro in una stes stessa sa casa,, allora dira casa diranno nno al mo mont nte: e: ' Levati di qua! qua ! ' ed esso esso si le le verà ». Una espressione energica! A due uomini che, dopo es sere stati nemici, fanno la pace, vien fatta una grande promes sa: l'impossibile diventa possibile, possibile , l'impensabile diventa real tà  m.  La frase non scandalizzerebbe in bocca a Gesù; tuttavia è da vedere in essa una formazione secondaria che ha trasferito

alla pacificazione, cioè all'amore, il tema dello spostamento dei monti, che in  Mt.  17,20; 21,21 par.;  Me.  11,23 viene applicato alla fede (cfr.  1 Cor.  13,2).

Cioè: come te stesso. Per la locuzione « trasportare le montagne » cfr. Billerbeck I, p. 759.

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evangelici in logia di: Gesù g) Racconti Alcuni agrapha si sono trasformati formati in quest questo o modo modo: un brano bra no narrativo, o anche una notizia dei Vangeli canonici fu trasfor mata in discorso e posta in bocca a Gesù. Ad es., in Afraate, padre della Chiesa siriaco, come agraphon di Gesù si trova questa frase: « Pre Pregat gatee e non stancatevi »  16!. Qui probabil mente non si ha una diretta attribuzione a Gesù della frase di Paolo  (1 Thess.  5,17): « Pregate ininterrottamente ininterrottame nte », ma un agraphon formato per reminiscenza di  Le.  18,1  I62, dove si legge: « Diceva loro una parabola per fa farr capire loro che dovevano sempre pregare e non stancarsi mai ». Un altro esem pio per questo gruppo di agrapha è offerto dal   Vangelo degli

Ebionìti,  nel quale la chiamata dei dodici Apostoli viene nar 1633 rata da Gesù stesso  16 , con inserimenti, nel racconto, di ele menti tratti da tutti e tre i Sinottici.

h)  Agrapha come strumenti tecnici di composizione Il materiale è ora notevolmente scemato. Consideriamo un ottavo quale quanto mai diffìcile deci dere. Sigruppo, tratta diriguardo agraphaalche moltiè studiosi hanno considerato come provenienti da tradizioni antiche, anzi come autentiche parole di Gesù, ma che, nel contesto, si rivelano creazioni li bere, destinate a servire alla struttura della composizione come elementi di trapasso o di conclusione. Elemento di trapasso deve essere considerata, a nostro av viso, la seguente frase della  2 Clem.:  « Infatti dice il Signore: ' Voi sarete come agnelli in mezzo ai lupi '   (Mi.  10,16;  Le.  io, -**1" Aphraates,  Demonstrationes  IV, IV , 16 (col. 173,26 173,26 Parisot Par isot [P S I, 1] 1]); ); cfr.  Liber Graduum,  Serm. XXIX, 8 (col. 832,15 Kmosko [PSI.3]), dove come agraphon, sono citate queste parole: paro le: « Siate instancabili nella nella pre ghiera ». "" Così anche  Ropes,  pp. 76 s. -  Rescb,  pp. 138 s., ritiene l'agraphon una genuina espressione del Signore, volta da  Luca  in discorso indiretto. ,6 ,6!!   Epifanio,  Panar, haer.  30,13,25. (p. 349,1 ss. Holl [GCS25]). Cfr. la traduzione in  Hennecke1  I, p. 102. 57

 

3). Pietro Pie tro gli gli rispose: rispos e: ' E se i lupi sbraneranno sbra neranno gli agnelli? agnelli? ' Gesù disse a Pietro: '  Gli agnelli non devono temere ì lupi oltre la loro morte.  Voi pure non dovete temere coloro che vi uccidono e null'altro possono farvi, ma temete colui che dopo la vostra morte ha potere sull'anima e sul corpo di get tarli nella gehenna del fuoco '  »  164  (Mt.  10,28;  Le.  12,4 s). Già il contenuto, per nulla geniale, rende difficile scorgere nelle parole poste in corsivo un agraphon del Signore  165. In verità tutto il brano risulta un agglomerato piuttosto maldestro di lo gia, ottenuto mediante l'inserimento di un membro inventato 166. giudizio dopo possiamo dare dell'aggiunta si Non trova,piùin benevolo certi manoscritti, la quale noncheè   Mt.  20,28, che una variante secondaria di  Le.  14, 14,88 - i o , con in più una proposizione che, a prima vista, sembra priva di senso,

ma in realtà è una maldestra espressione introduttiva. Infatti il verbo « cercate » che in essa si trova (« Ma voi cercate di crescere dal piccolo, e di divenire più piccoli dal grande ») ha senso esortativo e tutta la frase vuole evidentemente dire: « Siate modesti per essere onorati; se vi vien fatto onore, ri nunciate volontariamente ad esso! ». Un tentativo secondario e, a causa della sua oscurità, fallito, di riassumere il significato del brano simbolico che tratta dei posti a tavola. La frase intro duttiva costituisce l'elemento di passaggio da  Mt.  20,25-28 al logion riguardante i posti a tavola. Evidentemente la sua for mazione è dovuta alla tecnica della composizione  167. Più difficile è dare un giudizio sui due seguenti agrapha del papiro Egerton 2 (v. p. 23) segnati in corsivo. Il frammento 1  verso  dice: dice: « [Ges [G esùù disse a]gli a]g li scribi! :  'Punite  (?) (? )  chiunìque trasgredii sce la le gì gè, ma non me!  [...] che cosa fa e come 164

  2 Clem.  5,2-4.   Così  Ropes,  pp. 146 s., con cui concorda E. Klostermann,  Apocrypha III, KIT 11, 2* ediz., 1911, p. 3., e, dubitativamente, R. Seeberg,   Worle  Jesu,  in   Christoterpe  1904, p. 31 dell'estratto. 164   W. Bauer,  Das Leben ]esu im Zeitalter der neutestamentlichen Apokryphen,  Tùbingen, 1909, p. 131 s. 167   Contra, Resch,  pp. 39 s., e  Ropes,  pp. 151 s. 16!

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lo fa '. E rivolto riv olto ai ccapi api del popolo disse queste pa parol role: e: ' Voi indagate le scritture, nelle quali pensate di avere vita. Sono esse che testimoniano di me. Non pensate che io sia venuto per accusarvi presso mio padre; c'è uno qui, che vi accusa, Mosè, nel quale avete posto le vostre speranze '. Essi dissero: ' Noi sappiamo bene che a Mosè parlò Iddio; di te non sap piamo nulla, donde tu sia venuto '. Gesù rispose e disse loro: 'Ora (già) viene levata accusa contro [la vostra t]ncreduli[ta]'. t]ncreduli[ta]'. Abbiamo qui una disputa disput a di tipo giovanneo: si trat tratta ta proba bilmente di un interrogatorio ufficiale, al quale Gesù viene sot toposto, dal momento che i « capi del popolo » a cui egli si rivolge vogliono arrestarlo immediatamente. Infatti il fram mento i  recto  conti continua: nua: « [[...... raccolsero] ppietre ietre per lapidarlo e i capi posero le mani su di lui per catturarlo e consegnarlo alla folla. Ma non poterono prenderlo perché l'ora della sua

consegna non era ancora venuta ». Nel frammento i la situazione è descritta in modo da pro vocare immediatamente obiezioni di rilievo. Non è degna di fede la comparizione dei « scribi » e dei « capi del popolo » come due gruppi distinti, né che « i capi » volessero catturare Gesù per consegnarlo alla folla. L'esortazione al lebbroso, che segue poche righe dopo, di presentarsi ai sacerdoti (plurale) dimostra che l'autore non sapeva come stessero le cose in Palestina. Ignoriamo quale fosse il motivo dell'interrogatorio, ma il fatto che siano riportate parole di Gesù da   loh.  5 fa pre sumere con molta probabilità che tale motivo fosse una infra zione del sabato da parte di Gesù  168. Comunque, il senso della prima delle due proposizioni poste in corsivo non può essere dubbio, anche se all'inizio di essa sono possibili varie inte grazi azioni oni:: « p u»n(Dibelius) i t e » (Bel (Bellt),, ocaso «i «inc ncri mina nate te»» (Dodd), I69 I6l-Sk 9Skea ogr « giudicate . Ineat) ogni il rimi senso dell'agraphon '" Cosi anche M.-J. Lagrange, Critique textuelle II, Paris, 1935, p. 634 (=RB 1935, P- 48).

'" Cfr. l'apparato in G. Mayeda, Das Leben-Jesu-Fragment Papyrus Egerton 2,  Bern, 1946, p. 7.

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è che Gesù protesta perché i suoi accusatori teologi lo tratta no delinquente si rivolge ai capi del come popolouncon parole delcomune.   VangeloPoidi Gesù Giovanni,   facendo loro osservare, con  loh.  5,39, che essi esaminano le Scritture e che quindi dovrebbero conoscere la testimonianza che esse danno di lui; e, con  loh.  5,45, dice loro minacciosamente che lo stesso Mosè, nel quale ripongono la loro speranza, li accuserà. Quan do, con  loh.  9,29, essi obiettano che considerano Mosè inviato da Dio, mentre non sanno donde venga Gesù, questi risponde col secondo agraphon del nostro papiro, usando la frase conci sa, severa, singolarmente solenne: so lenne: « Ormai Orm ai viene levata aacc ccus usaa contro la vostra incredulità ». L'ora del rifiuto di Gesù (e non un futuro giorno del giudizio) è l'ora dell'accusa davanti a Dio! La valutazione di questi due logia di Gesù dipende dal giudizio che si dà dell'intero papiro Egerton 2, e soprattutto da ciò che si pensa dei rapporti intercorrenti tra questo stesso

papiro e il  Vangelo di Giovanni.  Chi ritiene che il papiro abbia attinto a una fonte comune anche al  Vangelo di Giovan 170 ni  170 , ammette senza difficoltà che i due logia siano attribui bili alla tradizione. Chi invece, con la maggioranza degli stu diosi, ritiene che l'autore del nostro frammento attinga ai nostri quattro Vangeli, dovrà prendere in seria considerazione la pos sibilità che i due logia posti in corsivo siano formazioni dello stesso autore. Noi siamo di quest'ultima opinione, perché rite niamo che la compresenza di materiale giovanneo e sinottico, la fusione di terminologia giovannea e contenuto sinottico (e vi ceversa), come pure le correlazioni dei termini, dimostrino de cisamente una utilizzazione mnemonica di tutti e quattro i Vangeli  m.  Dobbiamo quindi vedere nei due logia del papiro Egerton 2 formazioni secondarie con funzione di trapasso.

™ Mayeda, p. 75. '" J. Jeremias und K. F. W. Schmidt, Ein bisher unbekanntes Evange-

lienfragment,  ThBl 1936, coli. 34-45. - H. I. Bell,   Recent Discoveries oj  Biblical Papyri,  Oxford, 1937, pp. 17 ss., e molti altri.

60  

Negli agrapha di questo gruppo fin qui trattati abbiamo visto formule di trapasso inventate per motivi di tecnica com positiva. Si trovano esempi di logia conclusivi, in una serie di varianti delperaltro testo neotestamentario, il cui contenuto, in sé e per sé, non dà adito a dubbi, ma che sono insufficien temente attestati. Ciò vale, ad es., per la dossologia del   Pater noster (Alt.  6,13  b)  m ,  per le parole di Gesù in   Le.  9,55  b  e 56 a173  e per l'aggiunta del  Diatessaron  a  Alt.  17,26: «Disse Simone: ' Sì '. Dice Ges Gesù: ù: ' Dà, dunque dun que,, anche tu come se fossi un estraneo per essi ' ».

i)  I rimanenti agrapha

Dopo questa cernita rimane un gruppo di agrapha di Gesù ai quali non si possono opporre obiezioni rilevanti né per quanto riguarda il contenuto, né per quanto riguarda la sto ria della tradizione. Anzi essi si adattano al quadro della tra dizione offerta dai Vangeli sinottici, sicché può essere seria

mente presa in considerazione la loro autenticità. Tuttavia, sia ben chiaro, in vari casi ci si può non trovare d'accordo sulla limitazione. L'interesse del presente lavoro è rivolto esclusi vamente agli agrapha di questo gruppo. Essi si trovano nella 1 Thess.,  nel Codex Bezae Cantabrigiensis, nei papiri di Ossirinco  655,  840 e 1224, nel  Vangelo copto di Tommaso,  nel Vangelo dei Nazaret,  nel  Vangelo degli Ebrei,  in Giustino martire, in Apelle discepolo di Marcione, nello gnostico egi ziano Teodoto, in Tertulliano, in Clemente Alessandrino e nei cosidetti  Atti di Pietro.  Se esaminiamo la storia della tra dizione di questi logia, ci risulta che in parte essi provengono sicuramente da Vangeli apocrifi  (Vangelo copto di Tommaso, 1,2 1,2

  Vogliamo però sottolineare decisamente che il carattere secondario del la dossologia del  Pater nosler   non autorizza affatto a rigettarla. Infatti ogni analogia con preghiere contemporanee accerta che nell'intenzione di Gesù il  Pater noster   doveva terminare con una dossologia; solo che, origi nariamente, era concèsso all'orante di formularla liberamente. 171   V. P. 31. 61  

Vangelo dei Nazaret, Vangelo degli Ebrei).  Anche il logion spesso citato dei cambiavalute (v. pp. 130 ss.) fu trovato da  m

; poiché Teodoro conobbe e utilizzò Apelle nel suo il  Vangelo degliVangelo Egiziani,   epuò darsi che l'agraphon da lui tra mandato (v. pp. 102 ss.) provenga da questo Vangelo. Gli agrapha del papiro di Ossirinco  655  appartengono ad una redazione greca del  Vangelo di Tommaso,  e anche gli altri agrapha tra mandati su papiro, che saranno discussi nella seconda parte del nostro lavoro, provengono probabilmente tutti da fonti scritte. Anche per l'agraphon tramandato da Tertulliano (v. 97 ss.) oc corre in definitiva presupporre una fonte scritta. Rimane in certa k provenienza del breve racconto tramandato dal Codice D (v. pp. 83 ss.), degli agrapha trasmessi da Clemente Alessandri no e da Giustino e del logion degli  Atti di Pietro  (v. pp. 117 ss.). Ma anche per gli ultimi tre si può supporre che derivino da un Vangelo. Direttamente alla tradizione orale risale con sicu rezza Soltanto l'agraphon della  1 Thess.  Siamo così pervenuti a questo questo importante important e risultato: risulta to: gli agrapha agrapha dell'ultimo dell'ul timo gruppo derivano quasi esclusivamente da Vangeli apocrifi.

174

  Apelle in Epiph.,  Panar, haer. 44,2,6   (p. 19 192,1 2,166 s. Hol l [G C S 31 ] )

62

 

PARTE SECONDA

Gli agrapha di Gesù  Nella  Prima parte  lo studio preparatorio degli agrapha era rivolto esclusivamente al problema della loro autenticità. Nes suno ancora ha affrontato l'esegesi di quegli agrapha che, nella nostra cernita critica, abbiamo inclusi nell'ultimo gruppo (i). E questo è proprio il compito che ci proponiamo di assolvere in questa  Seconda parte:  commenteremo gli agrapha agrapha che per contenuto, forma e storia della tradizione possono essere posti accanto ai logia di Gesù contenuti nei Vangeli sinottici: di que gli agrapha, cioè, dei quali si può seriamente prendere in con siderazione l'autenticità.

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CAPITOLO I

TRE RACCONTI

i.  La storta del giovane ricco Nel  Vangelo dei Nazarei  la storia del giovane ricco è pre sentata in forma diversa da quella che ha nei primi tre Van geli  (Me.  10,17 ss.;  Mt.  19,16 ss.;  Le.  18,18 ss.). All'inizio ab biamo str etta a rispondenza co coll ricchi: racconto' Maes evangelico: Si rivolse una a lui strett l'al l'altro tro dei due uomini Maestro tro,, che «co cosa sa debbo fare di buono, affinché io viva? '. Egli rispose a lui: ' Uomo, fa ciò che sta scritto nella Legge e nei Profeti '. Colui glii rispose: ' Questo l'ho fatto '. Egli disse,a gl disse ,a lui: ' Allo Allora ra va, vendi tutto ciò che hai e distribuiscilo ai poveri, poi vieni e seguimi! ' ». Fin qui il racconto ci è familiare. Ma a questo punto nel Vangelo dei Nazarei  si legge: « Allo Allora ra il ricco ccominciò ominciò a

grattarsi la testa, e ciò non gli piaceva affatto. E il Signore gli disse:  'Come puoi dire: — Ho fatto ciò che sta [scritto) nella  Legge e nei Profeti, se nella Legge sta scritto ' Amerai il pros simo tuo come te stesso '? Ed ecco: molti dei tuoi fratelli, figli di Abramo, vanno coperti di luridi cenci, muoiono di fame e la tua casa è piena di molti beni, e nulla, proprio nulla ne esce  per loro1. ' ». La conclusione del brano ci riporta ancora alla narrazione evangelica: « Ed eg eglili si rivol rivolse se al suo discepolo Simo Simone, ne, che sedeva sede va accanto a lui lui,, e disse: ' Simone, figli figlioo di Jo Jona na,, è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli ' ». Coepit autem dives scalpere caput suum et non placuit ei. Et dixit ad eum Dominus: Quomodo dicis, legem feci et 5

 

 prophetas? Quoniam scriptum est in lege: Diliges proximum tuum sicut te ipsum; et ecce multi fratres tui filii Abrahae atnicti sunt stercore, morientes prae fame, et dotnus tua piena est multìs bonis, et non egreditur omnino aliquid ex ea ad eos?   l Nella valutazione di questo brano l'opinione prevalente è che in esso si abbia un ampliamento secondario della redazione che del racconto del giovane ricco ci dà Matteo 2 : avrem mo qui, aggiunti, vari elementi adatti ad illustrare  Mt.  19,19  b (« Am Amaa il p ros rossim simoo ttuo uo come te stesso »), m en tr e sa sarebb rebbee elimin eli minata ata la fr frase ase « Di o solo è bu on onoo »  {Mt.  19,17 19,17)) per ché considerata scandalosa  3 . In realtà alcuni concreti elementi plastici pot potre rebbe bbe ro esser esseree amplia ampliamenti menti novellistici: ad es., la descrizione del disagio del ricco, manifestato col grattarsi la

testa, o l'osservazione che Gesù sta seduto accanto a Pietro. Anche la menzione di un secondo ricco potrebbe essere una duplicazione secondaria, quale quella che sicuramente si trova i n  Mt.  8,28; 20,30, anche se nel nostro brano le cose non sono cosi semplici, perché, mentre nei due passi di  Mt.  la duplica zione serve ad ingrandire il miracolo, qui un motivo del genere manca. Piuttosto la menzione dei due ricchi al principio del brano mostra che prima si era data notizia del loro incontro con Gesù. Comunque, anche se si considera la nostra reda

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zione come un ampliamento della tradizione, bisogna ammet te tere re che es essa sa pre senta sen ta una col colori oritura tura palest palestinese inese:: la locuzione « figli d'Abramo », l'animazione di cose inanimate nella frase ' Origene,  In Mt. tom.  XV, 14 (soltanto nel testo latino, pp. 389 s. Klostermann [GCS 40] ). 2   La redazione del Vangelo dei Nazaret  s'accosta   s'accosta moltissimo, com'è logico, a quella di  Mt. : a) la domanda  quid bonunt faciens vivant   ha rispondenza soltanto in  Mt   19,16 (in  Me.  e  Le.  la parola «buono» è attratta nell'apostrofe!); b) soltanto  Mt.  19,17 presenta una rispondenza a  leges fac; e) 3 soltanto Afa. (19,196) ricorda il precetto dell'amore del prossimo.   Resch, pp. 216-218. - J. Wellhausen, Einleitung in die drei ersten Evangelien, 1* ediz., Berlin, 1911, pp. 114 s. - Ph. Vielhauer in  Hennecke1  I, p. 93. - Il  Ropes  dapprima ne difese l'antichità (pp. 147 s.); in seguito mutò opinione (v. p. 18, n. 6).

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« niente  esce  di casa per i poveri » e il fatto che chi insegna sta seduto. Inoltre c'è tutta una serie di considerazioni da fare, che impediscono di negare in blocco ogni valore alla nostra redazione. i. Nella tradizione evangelica il termine ' fratello ' ha subito una restrizione di significato. Si può cioè dimostrare che nella più antica tradizione il termine è usato, con assoluta preva lenza, nel significato veterotestamentario di ' connazionale ', ma che assai presto, secondo un uso dei primi cristiani variamente documentato, il termine venne ridotto al significato di ' fratel lo cristiano '. Così di regola in Matteo  4 . Nel nostro testo il ter mine ' fratello ' viene usato nel senso lato di ' connazionale ' e ciò è segno della sua antichità. 2. Confrontato con le redazioni dei Vangeli canonici il testo del  Vangelo dei Nazaret   non risulta affatto una semplice ela borazione, anzi rivela una compresenza notevole di nette ab breviazioni e, nel contempo, di ampliamenti 5 ; tuttavia non dà l'impressione di un'opera composta a forza di rappezzature, ma risulta avere in sé una solida compattezza e coerenza; anzi è più unitario della redazione di Matteo (nella quale si riconosce una elaborazione della redazione di Marco 6 ). Ciò esclude che ci troviamo di fronte ad una elaborazione letteraria della re dazione di Matteo.

3. Le frasi nuove che abbiamo nella nostra redazione corri spondono al carat carattere tere di Gesù: al precetto dell'amore del pros simo  {Lev.  19,18) Gesù ha conferito un valore fondamentale {Mt.  22,39  s- P a r -); la  descrizione della miseria dei poveri tro va corrispondenza in  Le.  16,20 s. e la sua drasticità, nel papiro di Ossirinco 840 (v. p. 78); il carattere di «figli di Abramo» vie ne anche altrove da Gesù indicato come motivo della necessità 4

 Cfr. J. Jeremias,  Die Gleicbnisse Jesu, j3  ediz., Gottingen, 1965, p. 108,

n. 2. 5

  Cfr.  Ropes,  p. 147.   J. Wellhausen,  Einleitung in die dreì ersten Evangelien, 2"   ediz. p. 115.

6

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di soccorrere bisogni spirituali e corporali  {Le.  13,16; 19,9). Ancor più efficacemente che in queste particolarità, il carat tere di Gesù si esprime nella peculiare severità che ghermisce la coscienza.chePrese insiemedei queste tre   osservazioni concludere il  Vangelo Nazaret  ha conservatoportano una rea dazione antica della storia del giovane ricco, che circolava indipendentemente, accanto alla redazione utilizzata da  Me. In questa variante della storia del giovane ricco davanti a Gesù sta il Fariseo, l'uomo pio che pensa troppo bene di se stesso. Egli è persuaso d'aver adempito tutta la legge, è con vinto di non aver commesso peccati, d'aver fatto tutto ciò che si può pu ò esigere esigere da un galantuo galantuomo. mo. Gesù fa la pro prova va:: il Salv Salva a tore dei poveri richiama l'attenzione sulla miseria dei poveri, e già di fronte al più semplice dei doveri verso i fratelli l'uomo fallisce completamente. Allora Gesù si fa severissimo. Questo è infatti il Gesù che conosciamo: le sue parole assumono un tono di massima severità quando tratta non con pubblici pec catori, ma con uomini che si ritengono pii, giusti, onesti, ese cutori della volontà di Dio. Allora la sua requisitoria si fa aspra: « Come puoi dire: ' Ho fatto la volon volontà tà di Dio, ho compiuto il mio dovere, sono un galantuomo! ', mentre molti tuoi fratelli, partecipi della promessa del popolo di Dio, sono amicti stercore, morìentes prae fame:  coperti di cenci, mori bondi di fame, e la tua casa è piena di ogni bene? Come puoi

tu dire: dire :

Ho fatto la volontà di Dio ? ».

scontro ontro di Gesù col sacerdote-c sacerdote-capo apo faris fariseo eo 2.  Lo sc nell'atrio del tempio A p. 22 abbiamo fatto menzione del foglio pergamenaceo facente parte di un vangelo usato come amuleto: il papiro di Ossirinco 840 7 , rinvenuto nel 1905. Nelle righe 1-7 di questo 7

  B. P. Grenfell e A. C. Hunt,   Oxyrbynchus Papyri,  voi. V, London, 1908, nr. 840;  Fragment of an XJncanonical Gospel,   Oxford, 1908. A. Biichlet, The New «  Fragment of an XJncanonical Gospel », JQR 1907/08,

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foglio abbiamo la chiusa di un discorso tenuto da Gesù a Ge rusalemme (cfr. pp. 134 ss.) e il seguente racconto precedente mente ignoto: 7 Ed egli li 8  prese e li introdusse nel settore stesso della purità 9   e s'aggirava nel tempio. E fattosi io avanti un fariseo sacerdote-capo, Levi di nome, s'imbatte in loro e disse al Salvatore: Salva tore: « Chi ti ha conc concesso esso di calpestare questo settore della purità e di guardare que ste sacre suppellettili, senza aver fatto il bagno e 15 senz senzaa che i tuoi discepoli si siano lavati (anche solo) i piedi? Ma imbrattato hai messo piede in questo tempio, luogo puro, che nessun altro che non si sia (prima) lavato e mutato 20 d'abito calpesta, né osa guardare queste pp. 330-346. E. J. Goodspeed,   The New Gospel Fragment front Oxyrhyn chus,  Biblical World 1908, pp. 142-146. E. Preuschen,  Das neue Evange lienjragment von Oxyrhynchus,  Biblical World 1908, pp. 142-146. E. Preu schen,  Das neue Evangelienjragment von Oxyrhynchos,   ZNW 1908, pp. I-II. A. Harnack,  Ein neues Evangelienbruchstiick. Aus Wissenschaft und  Leben  II, Giessen,i91 i,pp. 237-250. E.Schùrer,  Fragment of an uncanonical gospel  (recensione all'opera di Grenfell-Hunt), ThLZ 1908, coli. 170-172. H. B. Swete,  Zwei neue Evangelienfragmente,  KIT 31, 1908, pp. 3-9. A. Sulzbach,   Zum Oxyrhynchus-Fragment,  ZNW 1908, p. 175 s. L. Blau,   Das neue Evangelienfragment von Oxyrhynchus buch- una zaubergeschichtlich

betrachtet,   ZNW 1908, pp. 204-215. A.Marmorstein,  Einige Bemerkungen  zum Evangelienfrag Evangelienfragment ment in Oxyrhynchus Papyri, voi. V, n. 840,  ZNW 1914, pp. 336-338. H. Waitz in  Hennecke2 ,  p. 18 s. E. Riggenbach,   Das Wort ]esu ìm Gespràch mit àem pharisàischen Hohenpriester nach dem Oxyrhynchus-Fragment V, Nr. 840,  ZNW 1926, pp. 140-144. J. Jeremias,  Der Zusammentoss Jesu mit dem pharisàischen Oberpriester auf dem Tempelplatz,   CN XI in honorem A. Fridrichsen, Lund-Kopenhamn, 1947, pp. 97-108; Id. in  Hennecke*  I, p. 57 s. 5



I discepoli.   'AyvEUTTipiov. Questo termine, non attestato negli scritti giudeo-greci, indica con ogni probabilità l'atrio interno, o, più esattamente, l'atrio de gli Ebrei. Ciò risulta dalle prescrizioni (ricordate nelle righe 12 ss.) rela tive all'ingresso nello hagneuterion (v. pp. 73 s.).

69  

sacre suppellettili! ». E tosto fermatosi il Salvatore coi suoi discepoli rispose: «  Tu dunque, che {pure) stai nel tempio, sei puro?  ». Quello disse a lui: lui : « Sono Sono puro pu ro:: mi soso25 no infatti lavatoscala, nellaperpiscina sceso per una l'altra di Davide ed essendo sono risalito e vesti bianche e pure ho indossato e (solo) allora sono venuto e ho guardato queste sacre 30 suppellettili ». Allora il Salvatore gli rispose: «  Guai a voi, ciechi che non vedete! Tu ti sei lavato in queste acque versate, nelle quali cani e porci stanno immersi notte e giorno, e ti sei lavaesterna,, che 35  to e ti sei asterso la pelle esterna anche le prostitute e le suonatrici di flauto un gono e lavano e astergono e imbellettano per (eccitare) le voglie degli uomini, ma dentro esse 40  sono piene di scorpioni e  \_di ogni malvagità. Io invece e i  \_miei discepoli^], che tu dici non la rvati, ci siamo im\mersi in acque vi genti e pure  (?)]  provenienti da\Y\ 45  [Padre in cielo  (?).  M~\a guai a coloro... 7 Kocì, rcapaXafkbv aùxoùc aùxoùc;;

EÌOT)Yay£v  zie,  GCÙTÒ T TÒ Ò àyvEUTT)piov x a l Tt£pr. Tt£ pr.£7t £7tàT£ àT£l,l, £V TU LEptp Eptp.. K a ì "rcp oaE [X- ]

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