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July 28, 2017 | Author: Andrea Bono | Category: Plastic, Composite Material, Steel, Glasses, Wood
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Inserto ampliato in italiano

‡ GFK, PU, PET & Co. ‡ Schäume, Membranen, Beschichtungen ‡ Bio-Kunststoffe: von Algen bis Zellulose



traduzione più ampia e approfondita dei testi e delle legende in internet versione in italiano di www.detail.de

Zeitschrift für Architektur + Baudetail · Review of Architecture · Revue d’Architecture Serie 2008 · 5 · Kunststoffe · Plastics · Plastiques · Plastica · Полимеры

Pannelli traslucidi o membrane tese su ampie luci, cuscini pneumatici in pellicola plastica o in forme curve organiche: oggi, in architettura, le plastiche stanno vivendo una rapida diffusione, resa possibile dai recenti sviluppi della tecnica e promossa da una nuova consapevolezza del materiale, tesa soprattutto a migliorarne le prestazioni. Per lungo tempo le plastiche sono state impiegate al posto dei materiali tradizionali come il vetro, rappresentandone l’alternativa più economica. Oggi la loro diffusione in edilizia è motivata anche dalle proprietà intrinseche, dalla particolarità di texture dei pannelli nervati o delle lastre fibrorinforzate ed ondulate, dalla traslucenza e dalla resistenza, oltre che ­dalle atmosfere luminose o gli effetti cromatici mutevoli di cui sono capaci. Attualmente stiamo assistendo all’affermarsi di una nuova generazione di bioplastiche ecologiche ­formata da schiume derivate da olii vegetali o fibre naturali e da materiali termoplastici derivati dall’amido delle patate o dai batteri.  Christian Schittich

Rivista di Architettura 5  · Materiali plastici   2 Progetti di materiali plastici e membrane in Italia Sony_PSP Pavillon & Cinema – Infopoint a Roma, ma0/emmeazero ­studio di architettura

  4 L’opinione Aldo Capasso

  5 Prodotti ATS isolanti, General Membrane, Barrisol-Normalu, Dörken Dall’Agnese, Mondo, Fibre Net, Trocellen Italia

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Traduzioni in italiano di testi e legende Discussione Documentazione Tecnologia

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Materiali plastici e membrane in Italia

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Materiali plastici e membrane in Italia Sony_ PSP (Playstation Portable) Pavillon & Cinema - Infopoint, Roma Progettisti: ma0/emmeazero studio di architettura - Ketty Di Tardo, Alberto Iacovoni e Luca La Torre Collaboratori: Giacomo Pietrapiana, Marina Pia Scialla

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Pianta  scala  1:250

In occasione della prima edizione di “Cinema Festa Internazionale di Roma”, Sony PSP, sponsor della manifestazione, ci chiede di progettare a Via Veneto, utilizzando una struttura commerciale da poco in disuso, un padiglione per ospitare sia le consolles che l’info point dell’imminente festival del cinema. Decidiamo subito di eliminare dalla vista, e per quanto possibile anche dal ricordo, il vecchio padiglione che doveva evidentemente adeguarsi ad una normativa che disciplina il decoro e l’arredo urbano di un luogo così sensibile come Via Veneto. Non è possibile però realizzare nessuna modifica, al termine della manifestazione il manufatto e l’intorno andranno restituiti alla proprietà e alla città nelle stesse condizioni in cui ci sono stati consegnati. Il nuovo progetto ha in programma di essere un elemento urbano con grande visibilità e attrattività, dovrà ospitare in un piccolo spazio condiviso due entità diverse, con obbiettivi e brand image differenti. L’info-point dovrà essere un luogo accogliente e opportunamente attrezzato sia per i visitatori

che per gli addetti che ci lavoreranno per tutto il giorno e buona parte della sera, il colore rosso è quello che, ricordando il “red carpet”, identifica la festa internazionale del cinema. Il settore contiguo, dedicato alla PSP, dovrà invece essere una piccola esperienza spaziale immersiva e interattiva, nella quale i visitatori potranno giocare con le consoles, ma anche con il progetto stesso. L’immagine, la luminosità e la sensibilità al tatto di uno schermo lcd sono il nostro riferimento cromatico e materico per questa parte dell’allestimento. La temporaneità del progetto, il budget, la sicurezza, l’accessibilità e il comfort sono le altre condizioni che definiscono le prestazioni generali dell’intervento. Due membrane nascondono totalmente il padiglione esistente sia dall’esterno che dall’interno, rendendone invisibili forma, struttura e dimensioni. L’esterno, alla scala della strada, è un fuso nero di pvc per retroproiezioni stampato. Un grande volume nervato che orienta la prua nel flusso generato dalla strada, la pelle tesa sullo scheletro strutturale, la luce interna che

durante la notte traspare attraverso una sequenza di punti luminosi che sottolineando le linee della sagoma ne enfatizzano il profilo sfuggente. Una volta trovato l’ingresso, il nuovo spazio interno è più raccolto, tra i due piani neri del soffitto e del pavimento la parete è il supporto fisico, l’interfaccia sulla quale si materializzano i contenuti del progetto. Qui si gioca, non si guarda soltanto. Anche con lo spazio. Si sceglie la console, e ci si lascia andare al comodo abbraccio delle pareti. Si scopre che il confine che cinge lo spazio nella sua soffice e diafana astrazione si modifica diventando un confine elastico capace di adattarsi al corpo, di diventare per il tempo che si vuole una comoda ed avvolgente seduta e di ritornare successivamente alla propria indeterminazione di partenza. Un muro che si deforma sotto il peso, che genera un’aureola di luce intorno al corpo e che riprende la propria forma e intensità luminosa quando ci si alza, un piccolo esempio di azione e reazione, di interazione a basso contenuto tecnologico tra un abitante e il proprio spazio.

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Materiali plastici e membrane in Italia

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Anche l’illuminazione dell’info-point è realizzata utilizzando le proprietà elastiche e luminose della membrana in tessuto di lycra bianco, una sequenza di semplici lampadine a bulbo, del tipo fluorescente a basso consumo e quindi a bassa emissione di calore, è posta sotto il telo in tensione. La membrana esterna e la relativa struttura sono state montate in un giorno, tutto l’interno in due.

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Sezione, scala 1:20 1 Rivestimento esterno: Telo in trevira 680 gr. stampato in digitale Montanti e traversi in acciaio Ø 40 mm 2 Struttura preesistente: Infisso in alluminio 60/90 mm Tubo in ferro Ø 140 mm 3 Rivestimento interno: Elemento di fissaggio in nylon 100/2 mm Montanti e traversi in legno 50/100 mm Pannello in legno multistrato verniciato di bianco 18 mm Seduta in legno verni-

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ciato di bianco 18 mm  elo in lycra bianco teT so con graffette metalliche 1,3 mm Copertura preesistente in ferro e metacrilato Controsoffitto in legno compensato verniciato di nero 18 mm Tubo fluorescente Ø 16 mm Pavimentazione esistnte in laminato rivestita di feltro 20 mm Tubo in acciaio | 40 mm Massetto in c.a. 100 mm Magrone in cemento 100 mm

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L’opinione

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L’opinione di Aldo Capasso Le membrane plastiche nell’architettura

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Leggere l’architettura attraverso l’impiego della tecnica costruttiva o dell’uso dei materiali consente di cogliere lo stimolante ruolo delle scelte costruttive nella formulazione architettonica. In tal senso la tecnologia può contribuire significativamente alla ricerca della qualità, rappresentando, come osserva Eduardo Vittoria, “…una delle componenti inventive del pensiero progettuale” 1. La storia dell’architettura ci ha insegnato, infatti, che i materiali e le tecniche costruttive non sono stati indifferenti alla significatività dell’opera e a caratterizzare il segno del tempo. Lo studio e la manipolazione dei mezzi costruttivi ed esecutivi sono pertanto fondamentali, non solo per la realizzazione dell’architettura ma, anche e soprattutto, per la ricerca dell’innovazione2. Citare sostanzialmente queste mie riflessioni riportate nel testo sull’ Architettura delle Vele rappresenta, di fatto, la mia “opinione” sull’uso “dei materiali plastici e delle membrane” nell’elaborazione di un’opera di architettura. In tal senso i materiali plastici, e in particolare modo le membrane tessili, rientrano in questa logica con qualche riflessione in più da rilevare a proposito delle loro specifiche caratteristiche tecnologiche. La membrana, al di là della più generale definizione di “pelle che copre le membra”3, spazia dall’anatomia (il timpano per la trasmissione dell’udito) alla zoologia (la cute alare che unisce le dita degli uccelli acquatici), dalla pelle animale trattata un tempo come scrittoio (pergamene, cartapecora) o per strumenti a percussione (membranafoni), alla tecnica, dove in ambiti diversi è definita lamina con proprietà elastiche. La scienza delle costruzioni, infatti, considera la membrana, nel suo riferimento locale, come una struttura a due dimensioni, in cui le tensioni si riducono alla sola trazione e/o compressione semplice sviluppandosi all’interno dello spessore strutturale. Questo stato tensionale, denominato regime membranale ha permesso l’uso strutturale del materiale tessile. Non a caso la pelle e i tessuti in genere nella storia delle costruzioni sono stati impiegati come coperture sorrette

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da pali e tiranti (tende, capanne)4. La questione del rendere autoportante la membrana tessile è stata risolta attraverso il connubio natura-scienza (cfr. gli studi di F. Otto)5; infatti, la sua configurazione a paraboloideiperbolico e lo stato di pre-tensione hanno garantito quell’equilibrio richiesto per l’autonomia strutturale. L’importanza di questa “scoperta” tecnica risiede nell’aver ridotto al minimo il materiale della struttura portante. Una condizione di leggerezza strutturale che, nella storia dell’architettura, ha portato al massimo il capovolgimento del rapporto peso proprio/peso portante delle coperture, cioè dal peso della struttura di gran lunga maggiore rispetto al carico da sopportare (neve, pioggia, ecc.) al peso di gran lunga inferiore della struttura stessa. Tuttavia questo nuovo archetipo strutturale è stato possibile realizzarlo grazie all’impiego dei materiali plastici di alta tecnologia; infatti, alcune membrane sono realizzate in fibre di poliestere rivestite in PVC – cloruro di polivinile, oppure in fibre di vetro rivestite in Teflon PTFE – politetrafluorocarbonio. Questi nuovi materiali non solo hanno ridotto il peso delle coperture al disotto di un chilo a metro quadro di superficie, ma per la loro modellabilità, manovrabilità e luminosità hanno consentito il loro impiego non solo nelle coperture ma anche per l’involucro. I requisiti delle membrane plastiche e in particolare la leggerezza, hanno consentito, non solo l’adattamento alle nuove richieste funzionali ed ambientali, per es. delle coperture temporanee, a protezione di preesistenze storiche, per controllo ambientale o per allestimenti d’interni, ma anche a più varie e diversificate risposte architettoniche in quanto in grado di modellarle nella rigorosa logica strutturale connessa alla geometria spaziale a doppia curvatura negativa (come ad esempio il paraboloide iperbolico). La membrana, inoltre, per le sue proprietà ottiche, consentendo il passaggio della luce, smaterializza ulteriormente l’impatto visivo dell’edificio, non solo di giorno ma anche di notte. In tal senso la frase di Le Corbusier “l’architettura è un gioco sapiente di volumi

sotto la luce”, nelle architetture a membrana, assume un’ulteriore valenza, poichè le caratteristiche di diffusione, trasmissione e riflessione della luce, evidenziate da strutture necessariamente “curve”, consentono di offrire “giochi sapienti” anche di notte, sia illuminate dall’interno che dall’esterno. In conclusione il ruolo innovativo ed espressivo delle membrane, e in generale dei materiali plastici nel fare architettura, conferma, come sempre, che l’apporto della tecnologia non è indifferente né alle soluzioni funzionali né alla qualità dell’opera. Note: 1 E. Vittoria, Argomenti per un corso di Tecnologia dell’Architettura, Roma, 1975. 2 A. Capasso M. Majowiechi, L’architettura delle vele, in corso di stampa. 3 Voce Membrana, Vocabolario Treccani, Roma, 1989. 4 E.M Hatton, The Tent Book, Houghton, M. Company, Boston, 1979. 5 Tra i tanti testi sull’argomento si segnala: F. Otto, L’architettura della natura, il Saggiatore, Milano, 1984. Aldo Capasso, nato nel 1938, è Professore Ordinario di Tecnologia dell’Architettura presso l’Università di Napoli Federico II. Il suo lavoro di ricerca e di sperimentazione affronta la problematica della riqualificazione ambientale attraverso due percorsi tra loro connessi: quella che coinvolge le tecnologie leggere e quella che implica gli interventi nel contesto urbano. Nel campo delle tecnologie leggere pone una particolare attenzione sulle tensostrutture a membrane per le loro ampie possibilità d’impiego nell’architettura. Una scelta tecnologica e ambientale che, riducendo al minimo il peso del materiale, realizza non solo la leggerezza strutturale, ma anche organiche soluzioni funzionali e formali in grado di favorirne l’impiego nel contesto urbano, storico e contemporaneo. Sull’argomento ha pubblicato uno dei primi testi sulle membrane pretese: Le tensostrutture a membrane per l’architettura, prefazione di Frei Otto, Maggioli editore, Rimini, 1993. Illustrazioni: disegni dell’autore. A La membrana nelle coperture rimovibili. Membrana di copertura come protezione dell’ingresso alla Fiera di Milano, Milano, progetto di Massimo Majowiecki, 1985. B La membrana nella continuità copertura-chiusura. Laboratorio M&G Ricerche, Venafro, Italia, progetto di Samyn et Associes, 1991. C La membrana negli allestimenti d’interni. Vesuviolibri, libreria a Napoli, progetto di Aldo ­Capasso, 2002.

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Prodotti

Prodotti Airsilent, ATS isolanti

Ogami, Dall’Agnese

Airsilent è una schiuma poliuretanica a base di poliestere flessibile a cellule aperte utilizzata per l’assorbimento acustico. Per le caratteristiche, può essere tagliato a forma bugnata o piramidale conferendo al prodotto un buon effetto estetico se applicato a vista. La particolare formulazione della schiuma a base di poliestere consente di superare il test di comportamento al fuoco, possiede buona resistenza alla trazione e all’invecchiamento.

La sedia Ogami è una sedia di design studiata per ambienti residenziali e d’ufficio. La sua particolarità è di avere una scocca di seduta in metacrilato trasparente disponibile in trasparente chiaro o in trasparente fumè. E’ particolarmente leggera ed ergonomica. La scocca poggia su una struttura in acciaio cromato che slancia la forma accogliente della seduta.

ATS isolanti S.r.l. Via dei Rovedi 29, Pregnana Milanese www.atsisolanti.com [email protected]

Dall’Agnese S.p.A. Via mazzini 3, Maron di Brugnera www.dallagnese.it [email protected]

SOLAR PV, General Membrane

Pixel, Mondo

Il primo sistema fotovoltaico che da un lato assicura la perfetta tenuta idraulica del tetto (utilizzando membrane bitume polimero Phoenix Solar di elevatissima qualità) e dall’altro produce energia ­elettrica. General SOLAR PV è parte ­integrante della copertura, di facile applicazione, di elevata resa energetica (utilizza la tecnologia del futuro delle celle solari in silicio amorfo), pesa meno di 7,5 kg/mq, è infrangibile e flessibile.

La nuova linea Pixel è una pavimentazione vinilica eterogenea, calandrata e pressata per assicurare alta resistenza ed elevata stabilità dimensionale, con disegni puntinati e tono su tono innovativi con finitura poliuretanica di protezione; il prodotto è stato realizzato in collaborazione con l’Osservatorio del Colore. La linea pixel è stata utilizzata dall’autorevole designer Mendini. Il telo ha uno spessore di 2 mm.

General Membrane S.p.A. Via Venezia 28, Ceggia www.generalmembrane.it [email protected]

Mondo S.p.A. Piazzale Edmondo Stroppiana 1, Gallo d’Alba www.mondoworldwilde.com [email protected]

Telo Barrisol, Barrisol-Normalu Il telo Barrisol è il materiale ideale per rinnovare, decorare e isolare, creare soffitti e pareti retroilluminate. Di classe 1, il telo può essere installato in qualsiasi locale pubblico e sugli impianti navali. L’ermeticità lo rende idoneo ad essere installato negli ospedali, nelle camere operatorie e nelle camere di terapia intensiva. Stabile resistente ed elastico, ha funzione di barriera al vapore. Di rapido e facile montaggio.

Consolidamenti in F.R.P., Fibre Net Il sistema è un innovativo prodotto per il consolidamento di calcestruzzo. La rete verde è composta di fili in F.R.P. o polimeri a fibra rinforzata che realizzano un tessuto a maglie rade di elevata resistenza meccanica, assenza di ossidazione, facilità di trasporto e posa in opera. A differenza delle reti elettrosaldate di convenzionale uso Fibre Net è completamente amagnetica oltre che flessibile e di spessore ridotto.

Hartmann Consulting Via Como 44, Lomazzo www.hartmannconsulting.it [email protected]

Fibre Net S.r.l. Via Zanussi 311, Udine www.fibrenet.info [email protected]

Delta® Maxx Titan, Dörken

Trosil tech®, Trocellen Italia

Il prodotto in tessuto non tessuto di poliestere unisce due elevate prestazioni: quella di riflessione del calore e quella di traspirazione. Grazie all’alta permeabilità al vapore acqueo, il telo da tetto offre una sicurezza speciale per l’evacuazione dell’umidità dagli spazi abitati. Garantisce la pedonabilità sui listelli sottotegola e può essere impiegato anche come telo per facciate. Barriera al vento e al vapore a risparmio energetico a 4 strati.

Flessibile ed elastico, leggero e impermeabile, Trosil Tech è un isolante acustico di nuova generazione per i rumori da impatto di elevata resistenza meccanica; resiste a muffe ed insetti, è imputrescibile, di facile posa ed esente da CFC. Costituito da polimeri poliolefinici morbidi reticolati espansi, accoppiati a tessuto non tessuto in fibra di poliestere con eccellenti valori di rigidità dinamica. Lo spessore totale è di 10 mm.

Dörken Italia S.r.I. Via Betty Ambiveri 25, Bergamo www.doerken.it [email protected]

TROCELLEN Italia S.p.A. Via Dante, 3, Caponago (MI) www.trocellen.com [email protected]

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Traduzioni in italiano

Pagina 436 Materiali plastici Pannelli traslucidi o membrane tese su ­ampie luci, cuscini pneumatici in pellicola plastica o in forme curve organiche: oggi, in architettura, le plastiche stanno vivendo una rapida diffusione, resa possibile dai ­recenti sviluppi della tecnica e promossa da una nuova consapevolezza del materiale, ­tesa soprattutto a migliorarne le prestazioni. Per lungo tempo le plastiche sono state impiegate al posto dei materiali tradizionali come il vetro, rappresentandone l’alternativa più economica. Oggi la loro diffusione in edilizia è motivata anche dalle proprietà intrinseche, dalla particolarità di texture dei pannelli nervati o delle lastre fibrorinforzate ed ondulate, dalla traslucenza e dalla resistenza, oltre che dalle atmosfere luminose o gli effetti cromatici mutevoli di cui sono capaci. Quando parliamo di plastica pensiamo sempre ai prodotti della lavorazione petrolchimica, tuttavia, come Nicola Stattmann riporta nel suo saggio, oggi possiamo assistere all’affermazione di una nuova generazione di bioplastiche ecologiche formata da schiume derivate da olii vegetali o fibre naturali e da materiali termoplastici derivati dall’amido delle patate o dai batteri.  Christian Schittich

Discussione Pagina 438 Plastiche: tra spirito e trash Simone Jeska Risolvere il processo forma-materiale ha significato conferire alle plastiche un ruolo nel campo sperimentale dell’avanguardia architettonica contemporanea. Forme generate dall’universo digitale da un lato, e dal feticismo materico dall’altro, favoriscono l’introduzione di materiali plastici trasparenti che si distinguono in particolare per l’evanescenza e la creatività. La possibilità di assumere la forma desiderata e la mutevolezza mettono in stretta relazione il materiale plastico con la forma architettonica generata dall’animazione digitale. La plastica, per la sua flessibilità, l’efficienza e la capacità di adattarsi è predestinata ai concetti bionici e ad un’architettura che ruota intorno al metaforico, al sensuale, all’atmosferico, all’irritante e alla dissoluzione dei “limiti”, alla dissolvenza tra interno ed esterno, tra corpo e spazio, tra struttura ed involucro, tra bidimensionale e tridimensionale, tra statica e dinamica, ma anche dissolvenza dei confini dello spazio nel tempo. La plastica è spirito e forma L’architettura disegnata a forme libere digitali e le plastiche trasparenti determinano

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sotto diversi aspetti una simbiosi congeniale. In analogia con l’immaterialità delle forme ­digitali, le plastiche rappresentano il ­controllo della materia. Un materiale trasparente e privo di peso, sembra essere più prossimo allo spirito che alle cose del mondo. Colato in forme a bolla o sotto forma di cuscini pneumatici assume dimensioni sferiche. I contenuti più spirituali, in quanto carattere principale delle plastiche, hanno rappresentato un argomento di grande interesse negli scritti di artisti e intellettuali elaborati nel corso del XX secolo. Roland Barthes, ad esempio, descrive il nuovo materiale come “Spectaculum dei propri risultati finali” e definisce il contenuto spirituale della plastica sulla base della sua totale capacità di mutamento. “La plastica è meno sostanza e più idea di infinita mutazione...” La capacità di mutamento sia chimica che apparente e le soluzioni formali applicabili che ne derivano, e che portano ad escogitare le forme, sono al contempo il segno di forme scaturite dal digitale e dai materiali artificiali (imm. 1). Robert E. Somol fornisce alcune indicazioni sulla relazione tra le forme digitali e i materiali plastici. L’architettura generata in un sistema digitale e presentata in maniera impeccabile con superfici patinate e forme fluide, trova adeguata materializzazione nel mondo privo di pesantezza delle plastiche. Tale associazione è avvalorata dall’indagine formale estranea all’architettura dell’architettura morfogenetica. Architettura dalla stampante tridimensionale Al di là del metaforico, le nuove tecniche di produzione mettono in relazione la ­materia plastica all’opulento mondo delle forme digitali. Nei processi produttivi additivi come il 3D-printing, la sinterizzazione laser e la stereolitografia, i prodotti e i loro componenti sono generati per mezzo di stratificazione, con un processo che ­vanifica l’uso di tutte le matrici o gli stampi in negativo, per la realizzazione di forme ed oggetti curvi. Questi metodi di produzione funzionano solo con materiali fluidi o in polvere, come possono essere le plastiche o i metalli. La leggerezza e la possibilità di sviluppare materiali compositi in abbinamento con metalli o materiali organici, ­distingue le plastiche dai metalli rendendole tuttora concorrenziali in diverse applicazioni non proprio convenzionali adottate dall’industria aerospaziale, navale e automobilistica. L’architettura è impegnata nella sperimentazione di nuovi metodi produttivi fino ad oggi impensabili per l’industria edilizia; i procedimenti sono caratterizzati da una continuità digitale che lega ogni fase progettuale, dall’ideazione alla produzione. Ancora non siamo in grado di sapere se l’architettura del futuro sarà composta veramente di plastiche o di compositi con requisiti fisici ottimizzati.

Plastiche e bionica Un probabile metodo di progettazione di massima e di ricerca della forma in grado di “autogenerare” forme digitali consiste nell’imitazione dei processi biologici che sono alla base di fenomeni e strutture. Il trasferimento all’architettura di strutture complesse e geometrie naturali richiede un materiale da costruzione formabile a piacere, estremamente versatile e resistente dal punto di vista statico oltre che in grado di esprimere una variegata complessità di caratteri. Le plastiche inoltre, sono anche più adatte delle cosiddette sostanze biogene ad essere composte con i materiali naturali, a causa soprattutto della loro “programmabilità”, intesa come possibilità di libera composizione chimica. La gamma delle caratteristiche materiche ottenibili, sia attraverso la produzione dei compositi che prevedendo implementazioni di vario genere, si può dire quasi inesauribile. Inoltre, l’ottimo rapporto tra peso e stabilità le avvicina alle strutture ottimizzate reperibili in natura. Dal momento che le plastiche di nuova generazione e le tecniche di produzione digitale non hanno ancora raggiunto il massimo sviluppo, i materiali plastici non possono essere usati per le strutture portanti tridimensionali o per i gusci strutturali con l’intento di soddisfare anche i delicati requisiti costruttivi derivanti, per esempio, dalla prevenzione incendi. Tuttavia in architettura sono spesso impiegati per realizzare le complesse geometrie delle membrane estremamente sottili. Apparentemente di facile realizzazione, ricordano i principi costruttivi delle ali degli insetti, le bolle di sapone o le tele tessute dagli aracnidi. La costruzione ottimizzata Giovani architetti come raumlabor_berlin riprendono l’idea della struttura pneumatica minimale con il loro “Küchenmomument” per dare una nuova definizione al rapporto fra pubblico e privato (imm. 2–4). In occasione del Festival della cultura “Akzente” che si è svolto a Duisburg e a Mülheim nel 2006, gli architetti hanno realizzato un progetto tra la performance e l’esperimento, creando uno spazio in pellicola trasparente che fuoriesce a seconda del bisogno da una scultura metallica – come una bolla di sapone. L’involucro trasparente assume forme diverse in base al contesto. Lo spazio effimero può essere adibito a sala di somministrazione o da ballo, trasformandosi in un luogo dove privato e pubblico di confondono. Con il Progetto Eden, una serie di cupole combinate tra loro e composte da cuscini pneumatici trasparenti, liberamente adagiate nel paesaggio naturale, Nicolas Grimshaw si ispira alle cupole geodetiche di Richard Buckminster Fuller; in analogia con la struttura a nido d’ape delle schiume, lo studio PTW Architekten ha progettato per l’impianto natatorio di Pechino un involucro di mem-

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brana a doppia pelle formato da tanti favi esagonali (vd. Detail 12/2007). Lo studio di architettura spagnolo MO Studio, nel Curved Building, un centro per sport estremi, applica il principio costruttivo della spugna. (imm. 5–7). Il progetto, che si avvicina ad una spugna sovradimensionata è composto da una struttura tridimensionale spaziale gremita di cavità a doppia curvatura. La volumetria interna è dominata da una superficie continua ed infinita e da una complessità di relazioni spaziali, accentuate dall’inserimento delle plastiche trasparenti. MO Studio sfrutta le forme ottimizzate disponibili in natura per generare una struttura complessa e spettacolare che devo molto allo spirito del tempo e ad una società orientata prevalentemente all’entertainment. Architettura, un organismo vivente Oltre all’ispirazione formale-costruttiva che guarda alla natura, aumentano anche i tentativi di trasferire in architettura la complessità dei sistemi biologici. Le parole chiave sono date dai cosiddetti sistemi di facciata e strutturali “intelligenti”. Dal punto di vista della sostenibilità, l’architettura “reagible” di Thomas Herzog trae ispirazione dall’adattabilità dei sistemi biologici al proprio mondo. Un involucro capace di adattarsi dovrebbe adeguarsi alle mutazioni climatiche in maniera del tutto simile alla pelle umana. Oltre a possedere la convenzionale funzione di proteggere e di agire come involucro di chiusura dello spazio, la pelle dell’edificio deve lasciar passare luce ed aria e regolare il bilancio energetico tramite l’accumulo, l’assorbimento e la riflessione delle radiazioni solari. La facciata diventa un vettore di informazioni e un fornitore di energia, assumendo in questo modo funzioni diverse da quelle puramente edilizie e trasformandosi in un “meccanismo” molto complesso. Le strutture d’involucro stratificate e regolabili, dove ogni strato ha una specifica funzione, trasformano la facciata in una pelle capace di adattamento. La cosiddetta architettura eco-intelligente assomiglia ad un organismo vivente. Esperimenti come “Cocoon Paul” o “SmartWrap™” sfruttano le enormi potenzialità delle plastiche mettendo radicalmente in dubbio i metodi costruttivi tradizionali e le convenzionali strutture murarie (imm. 8–10, 15). SmartWrap™ è un composito intelligente sviluppato da Kieran Timberlake Associates che per la prima volta è stato sperimentato in occasione della mostra SOLOS di New York. Il materiale plastico in PET trasparente funge da supporto per diversi strati funzionali ed evidenzia le potenzialità ­dell’involucro architettonico elettronico. Le pellicole sottilissime di rivestimento possono fungere da cella fotovoltaica, da batteria estremamente sottile, da diodo luminoso organico e da protezione solare elettrocromica. Sono in grado di produrre, immagazzinare, distribuire energia, oltre a funzionare

Traduzioni in italiano

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come sensore, fonte di luce e schermo di proiezione. La “medienfassade” costruita come un involucro stratificato è in grado di cambiare aspetto in funzione della radiazione solare e, oltre a fornire energia, dispone anche di caratteristiche isolanti e di accumulo equivalenti a quelle di una parete in muratura. Uno strato di plastica “intelligente” protegge dagli agenti atmosferici, uno strato ermetico d’aria fornisce l’isolamento e uno strato interno in tasche di aerogel trapuntate con PCM (phase change material) provvede ad un ulteriore isolamento e all’accumulo del calore latente. Simili valori di accumulo e di isolamento sono propri anche della membrana multistrato, spessa pochi millimetri, sviluppata presso l’ILEK dell’Università di Stoccarda. La sovrapposizione di diversi strati di PTFE genera un sistema multilayer di fogli a funzione specializzata che dall’esterno verso l’interno sono: protezione dagli agenti atmosferici, strato luminoso, isolamento e massa d’accumulo. Ogni singolo strato può prevedere l’inserimento di fibre ottiche per l’alterazione cromatica o PCM e ceramiche isolanti. Oltre che per la leggerezza e lo spessore ridotto si distingue dalle pareti convenzionali anche per la traslucenza.

zog e de Meuron trattano forma, materia e struttura come variabili di un unico sistema sviluppandole, però, in maniera reciprocamente indipendente. L’aspetto decisivo nella loro architettura è dato dalla capacità di trasmette materialità e da un certo interesse per la superficie. Donald Judd nel 1968 scriveva: “Forme e materiali non dovrebbero cambiare per il contesto in cui si collocano: la soluzione definitiva del contesto è enfatizzata dall’impiego di materiali non tradizionali quali plastica, cromo e luce elettrica che hanno una relazione con il passato ma che guardano anche al futuro”. Gli involucri stampati o trattati scenograficamente con la luce non solo hanno qualità sensuali, ma si espandono per regalare all’architettura un livello significante aggiuntivo (imm.14). La relazione materiale-forma risolve la relazione forma-funzione spostando l’architettura ad un passo dall’arte e dal design. Come gli artisti e gli scultori, infatti, anche gli architetti sono alla ricerca di nuovi materiali adeguati ad escogitare una forma e viceversa. Non è allora una riflessione legata all’edilizia costruttiva o un contesto culturale ad avere potere decisionale sulla selezione di un materiale, ma sarà la coerenza di forma e materiale.

Architetture dinamiche

L’architettura come collage di materiali

I TechnoClouds di f-u-r sono super-organismi mobili e artificiali (imm.11–12) ideati per concerti o eventi simili. L’involucro tridimensionale concepito come una struttura pneumatica, si compone di diversi nastri gonfiati disposti parallelamente che si articolano in maniera simile ad una collana in segmenti longitudinali e trasversali collegati ad un computer tramite sensori. La gestione informatica consente che i segmenti si muovano singolarmente per consentire che ogni nastro assuma le più diverse forme influenzando anche la forma dei nastri adiacenti. In relazione al tipo di manifestazione si possono realizzare molteplici layout di pianta. TechnoClouds rappresenta il punto di convergenza tra biologia e architettura, oltre a concretizzare le potenzialità dei materiali sintetici in architettura.

Alcuni architetti usano consapevolmente oltre all’aspetto sensuale anche l’immagine più economica della plastica. Progetti di Ash Sakula, Rem Koohlaas o di Lacaton & Vassal dimostrano di usare i materiali plastici in maniera insolita e raffinata in soluzioni economiche e di grande effetto. (imm.13, 16 –17). Lacaton & Vassal utilizzano prodotti industriali economici, non trattati né lavorati. Le plastiche trasparenti consentono di realizzare spazi di grande ampiezza a costi contenuti e contemporaneamente sviluppano aree intermedie che a piacere separano interno da esterno oppure creano un passaggio senza soluzione di continuità. Nella Kunsthalle di Rotterdam, Rem Koolhaas usa il carattere impassibile ed ambiguo dei pannelli di materiali plastici traslucidi e trasparenti per inscenare la successione di spazi e per sfidare il visitatore con nuove relazioni spaziali e visive. Il percorso museale mira alla teatralità dove la successione di stanze è letta come successione di scene. Materiali diversi e contrastanti si incontrano, stanze e pareti assomigliano a collage materici; prodotti industriali standard contrastano con la magnificenza di solito presente in un museo. Scioccare, provocare, meravigliare: si riesce usando materiali plastici, adeguati ad una società in cui l’attenzione è catturata solo dagli stimoli estremi. Da tempo il Trash fa parte della cultura. La plastica coltiva il “bad taste”, un metodo che da anni si applica all’arte. In questo senso, l’architettura in plastica si avvicina all’arte applicata, è collage materico ed esperimento architettonico.

Plastica un materiale sensuale Gli architetti utilizzano la plastica in architettura per giocare con le trasparenze, mirata regia di luce e relazioni visive, dissoluzione del confine fra interno ed esterno. Alla maniera di Peter Sloterdijk si avvalgono della leggerezza, della mobilità e della complessità della plastica per definire la relazione fra gli uomini e il mondo. Materiale come veicolo informativo Le nuove soluzioni offerte dai materiali plastici vanno di pari passo con le più recenti tendenze dell’architettura contemporanea. Her-

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Traduzioni in italiano

Inserto ampliato in italiano 2008 ¥ 5   ∂

Documentazioni Pagina 466 Scultura “Aqua-Scape” in Giappone

Il Echigo-Tsunami Exchange Center è un centro congressi e per il commercio che si trova nella regione di Tokamachi. Sebbene in questa area l’inverno sia rigido e nevoso, lo spazio centrale è scoperto con al centro uno specchio d’acqua; ogni settimana vi si svolgono mercati e ogni tre anni la triennale d’arte. L’architetto ha sviluppato il progetto di un’architettura fluttuante sull’acqua che associa l’antica tecnica giapponese dell’origami a nuovi materiali. Il volume è composto di lastre in materiale sintetico di 1x4 metri di dimensione e di una tensostruttura disposte a balze. I tiranti che mantengono in forma il volume sono in poliestere. Sul lato posteriore, lo spazio lungo sette metri da attraversare a piedi solo entrando nell’acqua sino alle ginocchia è in lastre nervate di policarbonato. Tra le fibre dell’involucro del bozzolo alloggiano delle luci a LED blu. Planimetria generale  Scala 1:1250 Sezione  Scala 1:100   1 Aqua-scape   2 Specchio d’acqua   3 Echigo-Tsunami Exchange Center   4 Sala colonnato Sezioni  Scala 1:20   5 Pannelli 1 ≈ 4 metri in polietilene tensostruttura 2 ≈ 20 mm   6 Fune di poliestere   7 Piatto di resina acrilica 5 mm   8 Nervatura in policarbonato 32 mm   9 Tensostruttura in polietilene 20 mm, con LED bianchi e blu intermedi 10 Profilo di plastica fibrorinforzata 75/75/4 mm

Pagina 468 Casa a Yamanashi

La casa di forme astratte composta di nastri bianchi che sembrano fluttuare crea un in-

tenso contrasto con il paesaggio circostante. Il terreno, collocato in prossimità del Monte Fuji, offriva al committente occasione di godere di ampi scorci sulle montagne vicine. D’altro canto, la giovane famiglia desiderava isolarsi dall’adiacente strada panoramica frequentata dai turisti e dalle abitazioni vicine. Il muro di cinta intorno al giardino al piano terra e il parapetto sulla terrazza proteggono da sguardi indesiderati le aree all’aperto e quelle di residenza. In posizione intermedia, due nastri trasparenti senza soluzione di continuità in vetro acrilico spessi 20 mm costituiscono una leggera pelle climatica d’involucro. Le lastre di grande dimensione, posizionate in facciata prive di montanti verticali enfatizzano la barriera fra interno ed esterno. Le superfici residenziali si sviluppano intorno al nucleo dell’edificio. Da ogni ambiente una porta a vetri si apre verso l’esterno. Dietro i nastri bianchi si cela una struttura in acciaio con pannelli di compensato rivestito in plastica rinforzata con fibra di vetro e tinteggiata bianca. Planimetria generale  Scala 1:2000 Piante · Sezione  Scala 1:200   1 Giardino   2 Ingresso   3 Soggiorno   4 Pranzo   5 Cucina   6 Camera   7 Terrazza   8 Camera bambini   9 Letto a castello 10 Deposito Sezione verticale  Sezione orizzontale Scala 1:20   1 Impermeabilizzazione in plastica rinforzata in fibra di vetro verniciato bianca pannello di compensato 12+12 mm listellatura in pendenza pannello di compensato 24 mm barra di acciaio 75/1,2 mm   2 Profilo di acciaio 300/90 mm   3 Pannello di cartongesso verniciato 9,5 mm Isolamento termico in lana di vetro 60 mm   4 Impermeabilizzazione in plastica rinforzata in fibra di vetro verniciata bianco pannello di compensato 12+12 mm tubolare di acciaio orizzontale 75/57 mm tubolare di acciaio verticale 75/40 mm isolamento termico in lana di vetro 100 mm pannello di cartongesso verniciato 12,5 mm   5 Porta scorrevole, telaio in legno di abete vetro di sicurezza 5 + intercapedine 12 + vetro di sicurezza 5 mm   6 Moquette 7 mm pannello di compensato 12 mm riscaldamento a pavimento/isolamento listellatura 45/45 mm pannello di compensato 24 mm isolamento termico/listellatura 50 mm c.a. 200 mm   7 Impermeabilizzazione in plastica rinforzata in fibra di vetro verniciata bianca pannello di compensato 12+12 mm listelli in pendenza travi in legno squadrato 120/60 mm   8 Profilo di acciaio 200/90 mm   9 Profilo di acciaio 200/100 mm 10 Vetro acrilico 20 mm elementi di grande dimensione 7020/1900 mm

in telaio di profili di acciaio e legno di abete 11 Protezione acqua di condensa 12 Moquette 7 mm, pannello di compensato 12 mm legno squadrato 100/40 mm legno squadrato 150/60 mm 13 Profilo di acciaio 300/150 mm

Pagina 473 Padiglione fieristico a Parigi

Il nuovo impianto fieristico di Parigi, situato nella zona a nord della capitale, costituisce la prima fase di un’espansione di 300.000 mq. Dato che le strutture di grande dimensioni sono occupate solo occasionalmente, i nuovi fabbricati fieristici dovevano poter essere utilizzati anche per altre manifestazioni oltre che avere un carattere sostenibile. Per eventi particolari, il padiglione completamente libero di pilastri può trasformarsi in un auditorium con capienza di 800 fino a 2000 persone. Lo ­spazio è circondato sul perimetro da una facciata a doppia pelle in pannelli ondulati di policarbonato disposti su una struttura in acciaio inossidabile: nell’intercapedine di 2 metri di larghezza si arrampicano su una struttura in acciaio piante le cui foglie durante l’estate provvedono all’ombreggiamento. Questa “serra” è un’intercapedine cuscinetto che può essere separata o in connessione con l’interno e l’esterno tramite ante di ventilazione. L’irrigazione delle piante, la pompa di calore e l’illuminazione possiedono una regolazione centralizzata completamente automatica. Sezioni · Pianta  Scala 1:1500   1 Ingresso   2 Spazio espositivo   3 Parete divisoria mobile   4 Impianti   5 Deposito auditorio   6 Deposito   7 Accumulo sprinkler   8 Reception espositori   9 Catering 10 Vano tecnico   1 Impermeabilizzazione di copertura a doppia pelle isolamento termico 120 mm lamiera profilata in acciaio traforata 40 mm   2 Trave reticolare in acciaio zincato traverso superiore Å 250 mm profilo diagonale in profilo di acciaio } 120 mm traverso inferiore in profilo di acciaio Å 240/240 mm   3 Lamiera ondulata di alluminio 18 mm isolamento termico 90 mm struttura non a vista in lamiera di acciaio piegata 500/90 mm   4 Pilastro in profilo di acciaio zincato Å 300 mm   5 Anta di ventilazione in

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telaio di tubolare di acciaio | 100/100 mm motore di azionamento Pannello ondulato di policarbonato trasparente 50 mm su struttura non a vista di profili di acciaio piegati 140/60 mm Montante di profili di acciaio zincati Å 120 mm Tubolare di acciaio zincato ¡ 60/30 mm Tubolare di acciaio zincato Ø 100 mm Contenitore piante in polietilene Tubi di riscaldamento con temperatura min. 10 °C Grata di acciaio zincata 25 mm su struttura non a vista in profili di acciaio Å 160 mm Impermeabilizzazione a doppio strato isolamento termico 40 mm lamiera ondulata 18 mm Vetrata fissa in telaio di alluminio vetro di sicurezza 4 + intercapedine 6 + vetro di sicurezza 4 mm C.a. fibrorinforzato 220 mm

Schema di climatizzazione estate • inverno  Scala 1:100 Sezione verticale  Scala 1:50   1 Impermeabilizzazione di copertura a doppio ­strato isolamento termico 120 mm lamiera di acciaio traforata 40 mm   2 Trave reticolare in acciaio zincato traverso superiore Å 250 mm profilo diagonale in profilo di acciaio } 120 mm traverso inferiore in profilo di acciaio Å 240/240 mm   3 Pannello ondulato di policarbonato trasparente 50 mm su struttura non a vista di profili di acciaio piegati zincati 170/55 mm profilo in acciaio Å 160 mm   4 Anta di ventilazione in telaio di tubolare di acciaio zincato | 100/100 mm motore di azionamento   5 Profilo in acciaio zincato Å 115 mm   6 Montante in profilo di acciaio zincato Å 580 mm   7 Pannello ondulato di policarbonato trasparente 50 mm su struttura non a vista di profili di acciaio piegati 140/60 mm montante in profilo di acciaio Å 150 mm   8 Tubi di riscaldamento con temperatura min. 10°C   9 Contenitore piante in polietilene 10 Grata di acciaio zincata 25 mm su struttura non a vista in profili di acciaio Å 160 mm 11 Impermeabilizzazione a doppio strato isolamento termico 40 mm lamiera ondulata 18 mm 12 Lamiera ondulata di alluminio 18 mm isolamento termico 90 mm isolamento termico 90 mm listellatura | 50/50 mm rivestimento in pino 20 mm 13 C.a. fibrorinforzato 220 mm

Traduzioni in italiano

terno ed esterno. La zonizzazione soddisfa i requisiti climatici, statici e funzionali e contribuisce ad un’intelligente progressione gerarchica di questo progetto low-budget. Quattro diversi strati che non corrispondono alla geometria bensì al concetto climatico: un nucleo parallelepipedo in calcestruzzo è il primo elemento del sistema climatico e statico. Le pareti in calcestruzzo armato insieme al pavimento assolvono la funzione di riscaldamento radiante, sistema che durante l’estate si converte generando raffrescamento passivo tramite una pompa di calore. La massività del nucleo in calcestruzzo offre privacy per le attività domestiche quotidiane più private. Lo strato successivo appare trasparente: due fasce di scaffali sovrapposti in parte aperti in parte chiusi costituiscono la trave principale del fabbricato. Sono sfalsati in modo tale che il nastro superiore aggetti fino a 5,20 metri d’altezza. Per contenere i costi, gli scaffali sono stati realizzati in multistrato, in tavolati per casseforme e compensato. Il terzo strato, l’involucro climatico trasparente è composto di lastre in policarbonato posato su una struttura non a vista formata di semplici profili standard zincati usati di solito nelle costruzioni a secco. Porte scorrevoli vetrate ampliano gli interni verso lo spazio esterno. Infine, si sovrappone una pelle disposta come una tenda in tessuto di poliammide che di solito trova applicazione nelle serre da giardinaggio. Può riflettere fino al 70% di energia solare proteggendo da insetti. Piante  Scala 1:250 1 Ingresso 2 Cottura/pranzo 3 Soggiorno 4 Studio/ospiti 5 Scaffali a giorno 6 Zona notte 7 Loft 8 Biblioteca Sezione  Scala 1:250 Sezione  Scala 1:20

Pagina 478 Casa a Santiago de Chile Sebbene il terreno di proprietà si collochi ai margini della capitale, le incerte vie punteggiate di alte siepi che seguono il perimetro di quasi ogni parcella, suggeriscono un carattere rurale. Gli architetti interpretano le siepi come confine esterno della casa progettando un edificio che diventa gradualmente compatto dissolvendo i confini tra in-

  1 Tessuto polimerico con nastri di alluminio   2 Tenditore a vite   3 Tirante Ø 19 mm   4 Asta filettata Ø 25 mm   5 Profilo in alluminio con guarnizione in gomma   6 Profilo di copertura zincato 5 mm   7 Pannello nervato di policarbonato 40 mm   8 Profilo in alluminio di sezione quadra 40/40/5 mm   9 Ancoraggio sottovuoto in acciaio inox 10 Lamellare 115/135 mm 11 Struttura scaffali in pannelli

di compensato di legno 18 mm 12 Pavimento: pannello di compensato 18 mm materassino fonoassorbente 20 mm pannello di compensato 18 mm 13 Trave di lamellare 50/185 mm 14 Trave perimetrale in lamellare 115/185 mm 15 Pannello di cartongesso 12,5 mm 16 Profilo di legno doppio 40/90 mm 17 Anta in alluminio con vetro isolante 18 Piano cucina in c.a. 19 Calcestruzzo stuccato 10 mm massetto con pavimento radiante 50 mm strato di separazione in pellicola di alluminio isolamento termico 40 mm impermeabilizzazione in pellicola di PE pannello pavimento in c.a. 150 mm impermeabilizzazione in pellicola di PE strato di separazione Sezione  Scala 1:20   1 Tessuto polimerico con inserti di nastri di alluminio   2 Fune di acciaio Ø 3 mm   3 Asta filettata Ø 19 mm in tubolare di acciaio Ø 25 mm   4 Profilo di alluminio con guarnizione in gomma   5 Pannello nervato di policarbonato 40 mm   6 Profilo in alluminio di sezione quadra 40/40/5 mm   7 Ancoraggio sottovuoto in acciaio inox   8 Lamellare 115/135 mm   9 Struttura scaffali in pannelli di compensato di legno 18 mm 10 Vetrata isolante in telaio di alluminio 11 Lamellare 115/115 mm 12 Piastra di acciaio zincata 13 Pannello di compensato 18 mm materassino fonoassorbente 20 mm pannello di compensato 18 mm 14 Trave in lamellare 115/185 mm 15 Trave in massello di legno 50/185 mm 16 Pannello in cartongesso 12,5 mm 17 Calcestruzzo impermeabile 10 mm massetto con pavimento radiante 50 mm strato di separazione in pellicola di alluminio isolamento termico 40 mm impermeabilizzazione in pellicola di PE pannello pavimento in c.a. 150 mm impermeabilizzazione in pellicola di PE strato di separazione 18 Porta scorrevole vetrata isolante in telaio di alluminio

Pagina 484 Edificio espositivo a Busan

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Traduzioni in italiano

In un quartiere alla periferia di Busan, una delle due maggiori città della Corea, l’edificio espositivo sede di un’impresa edile catalizza l’attenzione. Sopra il basamento completamente inverdito, aggetta un corpo di fabbrica di forma irregolare la cui facciata composta di cuscini disposti in verticale genera un elemento leggiadro di enormi dimensioni. La membrana traslucida in ETFE, stampata con il logo dell’impresa a creare una texture, di sera viene illuminata dall’interno emanando mutevoli cromie. L’edificio mette in relazione uno showroom immobiliare per residenze con offerte culturali per gli abitanti del quartiere. La sua disposizione interna esprime razionalità: nel basamento si integrano le superfici a parcheggio e le aree tecniche. I due livelli che vi si sovrappongono con programma culturale e comunitario si accavallano in una complessità tridimensionale. In un aperto paesaggio di pareti qua e là inverdite attraversato da scalinate e percorsi si inseriscono gli spazi espositivi come volumi chiusi. In contrasto alla dinamica successione di spazi, il terzo livello si presenta come uno spazio di carattere neutro di 3000 mq. dove l’impresa presenta 7 case tipo. Pensato e realizzato in 10 mesi, il progetto spicca sia per la composizione spaziale che per il concetto formale di particolare intensità. Planimetria generale  scala 1:3000 Piante e sezioni  scala 1:1000 1 Spazio espositivo 2 Seminari 3 Corsi di cucina 4 Spazio manifestazioni 5 Yoga 6 Area gioco 7 Area eventi pubblici 8 Spazio espositivo case tipo 9 Caffè

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tervento di ristrutturazione strutturale. La copertura in aggetto riposa senza l’inserto di ulteriori travi o pilastri direttamente sulla facciata in vetro portante e sembra fluttuare sul volume vitreo. La copertura è leggera, monolitica realizzata in schiuma poliuretanica e plastica rinforzata con fibre di vetro, con funzione portante e di pelle termica. La copertura, un elemento di 400 mq di superficie e 28 tonnellate di peso è suddiviso come una scacchiera in blocchi in PU di 90 cm di dimensione; è fissata alla facciata in vetro tramite cuscinetti a strisciamento e nastri di acciaio. La facciata in vetro isolante è irrigidita in lame strutturali di vetro perpendicolari incollate con silicone. Le lastre di vetro sono fissate al piede, mentre le lame vitree superiormente con un binario di acciaio inox. Durante la notte, i cavidotti illuminati lungo la facciata fanno sembrare la copertura un elemento in fluttuazione. Pianta · sezione  Scala 1:250 1 Ingresso principale 2 Reception 3 Ingresso personale 4 Ingresso al garage sotterraneo 5 Ingresso al campus

Particolare di facciata  scala 1:50

Planimetria generale  Scala 1:10.000 6 Fabbricato d’ingresso 7 Campus Novartis

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Sezione verticale  Scala 1:20 Sezione orizzontale della facciata Particolare appoggio copertura  Scala 1:5

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Lamiera di alluminio coibentata 3 mm Tubolare in acciaio quadro 30/30 mm Dispositivo di fissaggio in alluminio Profilo in acciaio 100/60/6 mm Listello di copertura 65 mm in alluminio Pellicola in ETFE 250 μm a doppio strato pellicola esterna trasparente stampata pellicola interna traslucida Tubolare in acciaio 200/150/4 mm Pannello di compensato verniciato bianco 12+12 mm Lampada fluorescente Estrazione aria Pannello di cartongesso verniciato bianco 9 mm Profilo di acciaio I 440/440/11/18 mm Passerella manutenzione in lamiera stirata Pannello in fibra di cemento verniciato bianco 9 mm

Pagina 488 Padiglione d’ingresso a Basilea In seguito alla ristrutturazione dell’area di lavoro della sede centrale della Novartis di Basilea, è stato rimodernato anche l’ingresso. Lo spazio reception è un padiglione in vetro con copertura inclinata di forme rigorose, materiali selezionati e un impegnativo in-

  1 Blocco in PU 70–600 laminato di rivestimento plastica fibrorinforzata in fibra di vetro 6–10 mm rivestimento superficiale in coat di poliestere stabile ai raggi UV autoestinguente   2 Doppia nervatura fibrorinforzata in fibra di vetro plastica 12+12 mm da 2 a 18 mm schiuma rigida intermedia 15 mm   3 Copertura asportabile in plastica fibrorinforzata in fibra di vetro   4 Facciata di vetro portante: vetrata isolante in vetro di sicurezza 8 + intercapedine 16 + stratificato di sicurezza composto di 12+12 mm temperato con pellicola PVB 1,52   5 Lama di vetro: stratificato di sicurezza 8+8+8 mm temperato con doppia pellicola di PVB   6 Asfalto 65 mm   7 Pietra naturale giallo Siena 25 mm massetto radiante 7+28 mm calcestruzzo 70 mm pellicola PE 0,2 mm

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isolamento termico 60 mm solaio di c.a. 250 mm Soffitto acustico Perno per la produzione a controllo CNC Gocciolatoio elemento in plastica fibrorinforzato con fibra di vetro Pilastro d’angolo: vetrata isolante stratificato di sicurezza 6 + intercapedine 12 + stratificato temperato composto di temperato 12+15+12 mm Fascia perimetrale smaltata grigia Fissaggio a colla siliconica Tirante asta di acciaio Ø 12 mm rivestita con manicotto in vetro acrilico Profilo di acciaio inox 45/170/10 mm Barra di acciaio 120/8 mm Iniezione di resina sintetica compensativa Profilo di acciaio inox 5 mm

Pagina 492 Centro interventi e manutenzione a ­Frutigen Il nuovo tunnel del Lötschberg lungo 36 km collega Frutigen nell’Oberland bernese a Raron nel Wallis. In prossimità della stazione ferroviaria è stato costruito un centro infrastrutturale a supporto del funzionamento e della logistica del tunnel, oltre a costituire un punto di appoggio per i vigili del fuoco. Per un anno i padiglioni sono stati utilizzati dal cantiere del tunnel. I due fabbricati, simili ma di diversa lunghezza, sono collocati lungo i binari uniti da un basamento. Le pensiline che si sviluppano lungo il lato principale ne sottolineano la linearità. Entrambi i volumi, nonostante le dimensioni si integrano nel circostante con una pelle in lastre di policarbonato ad altezza della facciata di colore verde. Durante il giorno, la struttura portante di legno non è ben visibile, mentre di notte risalta nella traslucenza della facciata illuminata. Planimetria generale  scala 1:7500 Piante · Sezioni  scala 1:750  1  2  3  4  5  6  7  8  9 10 11

Officina Vigili del Fuoco Rimessa Binario Deposito Hangar treni Manutenzione Officina Spogliatoio Vuoto Galleria

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Tecnologia 12 13 14 15

Computer Mensa Ufficio Formazione

Sezione verticale  Sezione orizzontale  scala 1:20   1 Inverdimento estensivo 150/300 mm telo filtrante, drenaggio 20 mm guaina impermeabilizzante isolamento termico 80 mm barriera al vapore, casseforme in multistrato 28 mm trave in lamellare 100/360 mm   2 Profilo in alluminio anodizzato 80 mm   3 Policarbonato a 4 nervature traslucido 500/9180/40 mm   4 Ancoraggio piano sottovuoto   5 Traversa facciata in lamellare 80/280 mm   6 Asta tirante in acciaio Ø 20 mm   7 Telaio in lamellare trave doppia 220/1400 mm montante doppio 220/500 –1200 mm   8 Canale di scolo in plastica Ø 100 mm   9 Base pilastro in acciaio 10 Intonaco cementizio verniciato 10 mm tessuto in fibra di vetro isolamento EPS 30SE 80 mm basamento c.a. 500 mm 11 Calcestruzzo rigido 30–80 mm c.a. 300 mm, binari 700 mm 12 Lamiera di acciaio 0,5 mm su struttura non a vista profilo di acciaio a doppia zeta 35 mm listelli 35/35 mm con lana minerale 35 mm isolamento minerale 100/500 mm 13 Portone in lamiera di acciaio isolata 14 Tubolare rettangolare in acciaio 250/150/18 mm Sezione verticale pensilina  scala 1:20   1 Pannello in policarbonato nervato traslucido 500/9180/40 mm   2 Tubi fluorescenti   3 Lamiera in acciaio 0,5 mm su struttura non a vista Profilo in acciaio a doppia Z 35 mm Listelli di legno 35/35 mm Lana minerale intermedia 35 mm Lana minerale, lamiera di acciaio 100/500   4 Portone in profilo di acciaio isolato

Pagina 498 Flagsship store e quartier generale a ­Londra

emerge per un concetto di grande originalità: raduna diverse funzioni in uno spazio chiuso da un velo opaco in lastre di vetro acrilico disposte verticalmente. In relazione alla visuale del passante e all’incidenza della luce, il giunto verticale dei pannelli a diversa larghezza e spessore conferisce a questa quinta-filtro il carattere puramente tecnologico di un codice a barre o lo scintillio di una seta plissettata. Maggior effetto si ha di notte quando le barre di led a regolazione singola disposte dietro ogni pannello e l’elevata resa luminosa del materiale trasformano la facciata in un quinta di luce semitrasparente. Sezione Piante terzo piano, piano terra scala 1:500 1 Vendita 2 Reception uffici 3 Ufficio / studio di design 4 Appartamento 5 Penthouse Planimetria generale scala 1:2000 Sezione verticale Sezione orizzontale scala 1:20   1 Pannello in vetro acrilico 50–30 mm   2 Copertura del fissaggio LED, ∑ 42/42 mm spazzolato   3 Cavidotto in profilo di acciaio fi 40/70 mm, coperto   4 Profilo facciata verticale in piatti d’acciaio ¡ 30/80 mm verniciato a polvere   5 Distanziatore in barre di acciaio ¡ 30/80 mm, ­verniciato a polvere   6 Trave portante a sbalzo in barre di acciaio ¡ 30/170 mm   7 Passerella manutenzione in graticcio 40 mm verniciato a polvere   8 Copertina perimetro tetto, lamiera di alluminio   9 Chiusura laterale intercapedine di facciata in vetro temperato 10 Porta ingresso, vetro di sicurezza 8+8, telaio in acciaio 11 Facciata negozio in vetrata di sicurezza 11+11 mm, temperato 12 Trave di bordo in acciaio ¡ 200/400/5 13 Facciata uffici, vetrata isolante 6+6 mm vetro di sicurezza + intercapedine 16 + vetro di sicurezza 6 mm 14 Montante in acciaio ¡ 200/80 mm (solo per porte) 15 Asta di fissaggio laterale in acciaio inox Ø 7 mm fissata alla struttura di facciata Sezione verticale Sezione orizzontale scala 1:5

La nuova sede centrale del marchio di moda Reiss sorta recentemente a Londra concentra diversificate funzioni in un unico volume: ai primi tre livelli si distribuiscono gli spazi del Flagship store, cui si sovrappongono le aree per lo sviluppo e la progettazione, gli spazi per il taglio, l’amministrazione generale e un attico. Il concorso, indetto per inviti a quattro architetti britannici, mirava a trovare per il marchio un’immagine di grande effetto. Lo studio londinese Squire and Partner

 1 P  annello di vetro acrilico 30–50 mm con differenti superfici e diversi spessori di materiale   2 Asta di fissaggio laterale, acciaio inox Ø 7 mm   3 Fissaggio asta   4 Copertura del fissaggio LED, L 42/42 mm spazzolato   5 Elemento LED   6 Copertura LED, vetro   7 Mensola in acciaio a supporto vetro acrilico   8 Fissaggio a viti in acciaio inox   9 Profilo di facciata verticale 10 Distanziatore orizzontale 11 Cavidotto in profilo di acciaio 40/70 mm 12 Copertura cavidotto 60/5 mm 13 Passerella manutenzione in graticcio 40 mm verniciato a polvere

Pagina 508 La ristrutturazione della copertura sospesa dell’impianto natatorio olimpico di ­Monaco

L’impianto è parte integrante dello Stadio edificato in occasione delle Olimpiadi del 1972. Dopo trent’anni, la resistenza ai carichi della membrana della copertura sospesa si era gradualmente logorata a causa dell’invecchiamento del materiale e dell’effetto degli agenti esterni. Il saggio a seguire descrive i requisiti architettonici, statici e fisico tecnici posseduti dalla struttura al termine della realizzazione e l’iter progettuale e realizzativo della copertura sospesa a breve terminata. Storia delle costruzioni dell’impianto olimpico. La copertura dell’impianto olimpico di Monaco di Baviera da 36 anni rappresenta un efficace modello di architettura moderna realizzata in struttura leggera. Del progetto era stato incaricato il gruppo Olympia composto dagli architetti Behnisch+Partner e da Frei Otto oltre agli ingegneri Leonhard+Andrä. La copertura è composta da diverse strutture: la copertura dello stadio, la palestra e la piscina. Dal punto di vista architettonico, la copertura dello stadio olimpico assume l’aspetto di un paesaggio di tetti. Durante la posa in opera della copertura in vetro acrilico di recente sviluppo era stata preventivata una durata di circa 12 anni. Nel 1997 è stata sostituita completamente la superficie di 80.000 mq di copertura, operazione che si è perpetrata per due anni. La copertura dell’impianto natatorio e sportivo assume la funzione di spazio di separazione termica, funzione in contrasto con la destinazione d’uso insediata nello stadio e quindi integrata con particolari requisiti circa l’isolamento della copertura sospesa coibentata. Storia dell’impianto natatorio Al termine dei lavori di costruzione dell’impianto natatorio nel 1972, ai visitatori si presentava una struttura con copertura traslucida pervasa da luce. L’intradosso in tessuto di poliestere rivestito di PVC era sospeso ad una funicolare esterna. Per adempiere ai requisiti dello spazio interno sulla membrana erano adagiate a partire dal basso verso l’al-

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Traduzioni in italiano

to: una barriera al vapore, un isolamento termico trasparente di circa 14 cm a strati incrociati di pellicole plissettate in PVC e un’impermeabilizzazione in tessuto di poliestere rivestita in PVC. Tra la membrana di copertura sospesa e lo strato esterno in pannelli acrilici il riscaldamento solare arrivava a sviluppare inaspettatamente temperature fino a 100 °C; i materiali isolanti scelti non riuscivano a controllare temperature così elevate. All’inaugurazione, emergevano i primi punti scuri sulla superficie della membrana indicando il surriscaldamento del materiale. Dal momento che il degrado del materiale isolante progrediva rapidamente, nel 1974 fu disposto un intervento di risanamento e trasformazione. A discapito della traslucenza della copertura, si procedette nella posa di un ulteriore strato isolante disposto sull’originaria membrana stratificata. Allo strato termoisolante di 8 cm di spessore si sovrapponeva un ulteriore tessuto di poliestere rivestito in PVC. A distanza di trenta anni, la resistenza statica della membrana risulta compromessa dall’invecchiamento e dagli altri agenti esterni quali l’umidità e il cloro contenuto nell’aria interna. Nel 2003 è stato incaricato del rinnovamento lo studio di ingegneria Schlaich Bergermann e Partner di Stoccarda insieme agli architetti Auer+Weber di Monaco di Baviera. Struttura della copertura esistente La membrana di 8250 mq di superficie della copertura sospesa in origine era composta di 17 elementi di circa 80–950 mq connessi con giunti legati a corda. 218 “quadrifogli” di 4 aste a sezione tonda a molla di diametro 1,2 metri compongono la funicolare per la sospensione della membrana. Uno dei due apici è stato sospeso ad un pilone interno supportato a sua volta da un pilone esterno. All’apice, la membrana è fissata tramite lacci alla trave anulare composta di tubolari di ­acciaio di 4–5 metri di diametro. Il fissaggio alla struttura di facciata dei due punti più bassi a forma di imbuto è simile a quello adottato agli apici. Per l’illuminazione dell’impianto natatorio sono state disposte sette traverse a circa 16 metri d’altezza di 24 metri di lunghezza e un corpo illuminante disposto longitudinalmente di 90 metri attraverso più di un centinaio di sospensioni sospese direttamente alla rete di funi. I punti di attraversamento costituiscono punti particolarmente deboli dal punto di vista fisico tecnico. La connessione alla facciata di vetro autoportante senza soluzione di continuità aveva la funzione di assorbire le intense deformazioni verticali della funicolare dell’intradosso. A tal uopo alla membrana è stato sospeso un “grembiule” in vetro acrilico. (imm. C) La nuova copertura sospesa L’immagine della nuova copertura sospesa avrebbe dovuto avvicinarsi a quella esistente. L’obbiettivo di ricreare la traslucenza ori-

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ginaria, è stato perfezionato riducendo il numero di sospensioni necessarie. Da un lato, sono stati presi in considerazione i requisiti ottimizzati dei materiali di composizione della membrana, dall’altro era necessario minimizzare le problematiche fisico tecniche legate alla sospensione e alle dispersioni termiche. Le prestazioni di illuminazione durante il funzionamento giornaliero sono però limitate rispetto ai Giochi Olimpici. Era necessario che la struttura di sospensione del sistema di illuminazione si adattasse al carico minimo per ridurre il numero delle perforazioni sulla membrana. Progetto Il progetto della nuova copertura enfatizza nel taglio il mutevole andamento curvo dei differenti settori: intorno agli apici e ai punti più profondi il taglio è radiale mentre le superfici intermedie sono composte di nastri paralleli alla disposizione trasversale dell’impianto natatorio. (imm. D) Il soddisfacimento dei requisiti prestazionali a livello strutturale e fisico tecnico della costruzione di copertura ha richiesto molta fatica. Stabilito che il mercato non offriva soluzioni che combinassero in un unico materiale requisiti quali la tenuta al vapore, la traslucenza, la flessibilità e l’agibilità, si è proceduto a disporre una struttura di copertura composta come segue, dall’interno verso l’esterno: membrana portante in tessuto di poliestere rivestita di PVC, isolamento spessore 7 cm in guaina di poliestere, impermeabilizzazione in pellicola di ETFE trasparente. Su iniziativa del produttore al posto di una barriera al vapore disposta all’intradosso della membrana portante è stata predisposto un sistema di aerazione capace di adattarsi all’isolamento. La traslucenza stimabile di circa 1,5 % della copertura completa presenta a parità di requisiti la soluzione migliore. (imm. E) Il nuovo sistema di illuminazione è conforme sia nelle dimensioni geometriche che nelle potenzialità d’impianto ai più attuali requisiti prestazionali. Per riuscire ad utilizzare la scala che accede al sistema di ventilazione nei punti più alti, il sistema d’illuminazione si sviluppa alla stessa altezza e nella stessa posizione delle passerelle longitudinali della struttura esistente. Requisiti della nuova copertura Si richiedeva la realizzazione di una copertura completamente trasparente. L’ingresso, a seguire il progetto architettonico iniziale, avrebbe dovuto offrirsi al visitatore in tutta la sua trasparenza e ariosità. Sotto l’aspetto fisico tecnico si è tentato in primo luogo di isolare bene lo spazio della piscina. Per impedire la caduta di acqua di condensa, si è provveduto a conferire tenuta al vapore allo strato inferiore, conferendo caratteristiche di potere diffusivo all’impermeabilizzazione superiore. In aggiunta alla stabilità ai raggi UV richiesta, era inoltre necessario garantire una resistenza a temperature fino a 100 °C

raggiungibili nelle intercapedini della struttura, mantenendo inalterata la classe di resistenza al fuoco B1 dell’intero pacchetto – senza gocciolamento di materiale incandescente. I requisiti funzionali facevano soprattutto capo a geometria, montaggio e manutenzione: era fondamentale garantire la modellazione dell’isolamento seguendo la doppia curvatura delle membrane. Contemporaneamente era indispensabile che i materiali di ogni strato consentissero un montaggio semplice e veloce dato che in alcuni punti lo spazio disponibile tra gli strati della struttura era molto ridotto: definendo così la grande importanza del requisito di saldabilità dei fogli posti in opera. Infine era importante garantire la praticabilità dell’intero pacchetto, senza il rischio di danneggiamenti permanenti dovuti al montaggio e alla manutenzione per tutta la durata della copertura. Membrana portante: tessuto di fibra di vetro o di poliestere? Per la membrana portante l’alternativa era tra i tessuti di fibra di vetro rivestiti in PTFE e i tessuti di poliestere rivestiti in PVC. Il PTFE/ vetro dal punto di vista materico e visivo costituiva la soluzione di miglior effetto. Anche il comportamento al deposito della sporcizia rispetto alla soluzione PVC/PES era di gran lunga migliore. I punti a sfavore erano rappresentati dalla maggiore sensibilità al deterioramento meccanico, specialmente durante la posa in opera, e lo sbiancamento del materiale della membrana dovuto all’esposizione ai raggi UV. La diversità di intensità di irradiazione dovuta ad una variabile esposizione delle superfici di copertura avrebbe sbiancato la copertura in maniera non uniforme. Dato che la possibilità di concretizzare uno sbiancamento artificiale prima della posa in opera avrebbe comportato un calo dei requisiti di resistenza del tessuto fino al 30%, non è stata presa in considerazione la variante PTFE/vetro. La soluzione realizzata in PVC/PES non è soggetta a sbiancamento. Il montaggio è stato reso più difficile dal comportamento alle sollecitazioni di piegatura e plissettatura del materiale posato durante i mesi invernali di gennaio e febbraio. Ventilazione o barriera al vapore? Per garantire i requisiti di trasparenza e di saldabilità l’intera superficie della membrana portante doveva essere rivestita con una barriera al vapore in polietilene (guaina in PE). Un’alternativa realizzata con guaine in ETFE o PTFE non è stata presa in considerazione per i costi, oltre al fatto che la pellicola in PTFE si sarebbe rivelata alquanto laboriosa da saldare. Una seconda probabile soluzione era di affidare la funzione della barriera al vapore agli strati della membrana portante. La soluzione adottata, proposta dall’azienda incaricata della realizzazione, rinuncia alla messa in opera della barriera al vapore inferiore sostituendola con un sistema di ventilazione attivo che estrae l’umidità

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dall’isolante ed è controllato da un rilevatore di umidità, reagendo adattivamente alla formazione di condensa nell’isolamento. Isolamento traslucido: nido d’ape o materassino Come isolamento alternativo è stato preso in considerazione un materiale trasparente in acetato di cellulosa con struttura a nido d’ape verticale. Rispetto al vantaggio di un’elevata trasparenza, numerosi erano i punti a sfavore: • La disposizione di una struttura a nido d’ape verticale conferisce una rigidezza contraria alla flessibilità richiesta per la realizzazione dei campi a doppia curvatura • L’isolamento non è immune da danneggiamenti. La concentrazione del carico comprime la struttura a nido d’ape al punto da richiedere ulteriori accorgimenti per la ripartizione dei carichi. • Il materiale non è stabile all’acqua. Per la realizzazione, l’isolante avrebbe dovuto essere insacchettato in cuscini saldati a tenuta d’acqua la cui produzione e adattamento ai particolari costruttivi avrebbero richiesto un onere in più. A causa degli svantaggi presentati, è stato selezionato un isolamento in materassino di poliestere impregnato che soddisfa tutti i requisiti anche se purtroppo a discapito della traslucenza: • resistente al surriscaldamento sino a temperature superiori a 100°C • nessun assorbimento di acqua delle fibre impregnate • flessibilità, quindi nessun problema nel rivestire i settori a doppia curvatura • elasticità, qundi scarsa sensibilità nei confronti di carichi temporanei concentrati Impermeabilizzazione: ETFE o PTFE? In considerazione dei requisiti funzionali menzionati, la necessaria resistenza al surriscaldamento e la limitata resistenza alla diffusione di vapore acqueo hanno imposto la scelta tra una pellicola in ETFE o in PTFE. La seconda è decaduta in particolare a causa della difficoltà di saldatura delle pellicole. Costruzione della struttura portante della membrana di copertura La membrana del settore tipo a taglio parallelo è composta da un tessuto di poliestere TIPO II rivestito in PVC con una resistenza alla rottura di 84 kN/m sull’ordito, la membrana dei settori radiali è in tessuto di poliestere TIPO IV rivestita di PVC e possiede una resistenza a strappo di 150 kN/m sull’ordito. A differenza della realizzazione esistente dove la membrana era caratterizzata da diversi giunti di saldatura, vengono stesi due grandi teli connessi da un giunto a piastra. La chiusura perimetrale dei bordi è stata, invece, realizzata come nel primo progetto, senza soluzione di continuità tramite aste di 1,50 metri di lunghezza in tasche di membrana ancorate sul lato posteriore a funi spiralate

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aperte di 10 mm di diametro nel reticolato funicolare. Il pretensionamento della membrana viene assorbito tramite gli ancoraggi posteriori con tenditori a vite. La distanza costante dal reticolo funicolare è garantita tramite una struttura composta di aste di sezione agganciate con l’ausilio di traverse sulla tensostruttura. (imm. 5) All’apice, la membrana è assicurata tramite piastre di fissaggio in alluminio Ø 273 mm di diametro variabile da 4 a 5 metri. Le travi anulari sono sospese con funi spiroidali di 22 mm di diametro. Il sistema viene stabilizzato orizzontalmente da funi di ancoraggio inclinate e dalla membrana perimetrale. (imm. Q) Il raccordo con le depressioni della membrana è stato realizzato con piastre di fissaggio di alluminio alla struttura di facciata dei due punti più bassi di 5-7 metri di diametro. I carichi sono ancorati nelle fondamenta esistenti per carichi pesanti e nella struttura delle tribune. Per evitare picchi di tensione nella membrana, le sospensioni dovevano essere il più possibile flessibili. Per garantire la necessaria elasticità e la relativa stabilità sono state introdotte staffe filettate di 25 mm di diametro. I requisiti strutturali rispetto alle perforazioni della struttura di sospensione dei corpi illuminanti erano molteplici: il particolare costruttivo avrebbe dovuto garantire una connessione tridimensionale fra spazio interno e intercapedine della copertura. In più bisognava assorbire le deformazioni per differenza fino ad 1 metro tra la tensostruttura e la membrana ma anche le tolleranze costruttive. La giunzione avviene tramite un fodero flessibile di un materiale a membrana accoppiato da un anello di fissaggio alla membrana. Le deformazioni determinate dal fissaggio sono realizzate tramite un tubo di PVC mobile (imm. F, P). L’isolamento termico traslucido in materassino di poliestere è separato tramite nervature saldate sulla membrana dal materiale a membrana in singole camere separate. Sulle nervature, l’impermeabilizzazione in pellicola di ETFE è ancorata tramite profili di fissaggio di alluminio. Costruzione del traliccio d’illuminazione. La struttura di acciaio del traliccio d’illuminazione è composto di travi longitudinali IPE 220 integrate da traverse portanti IPE 100 e da montanti composti di profili T50. Sul lato esterno delle travi longitudinali alcuni elementi connettono i componenti d’illuminazione. I segmenti lunghi circa 11,25 metri sono connessi con articolazione e sospesi alla tensostruttura da funi a spirale Ø 10 mm. La connessione alla tensostruttura avviene tramite elementi trasversali. Smontaggio della struttura esistente La prima operazione è stata rimuovere la struttura di copertura all’estradosso della membrana portante. Dato che l’impianto ­natatorio doveva funzionare durante l’intero periodo di ristrutturazione, la piscina da 50

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metri è stata ricoperta da una struttura temporanea agibile rivestita di lamiera grecata che aveva anche la funzione di piattaforma di montaggio per la membrana. La vasca dei tuffi è stata completamente svuotata e sono stati montati ponteggi portanti sino al pavimento del padiglione. Successivamente, la struttura di acciaio esistente del traliccio d’illuminazione è stata calata, e le piastre di fissaggio e la membrana portante di grande formato è stata smontata. Infine, si è proceduto a smontare i connettori della facciata e i tenditori perimetrali. In seguito è stata installata la nuova copertura e un sistema attivo di aerazione. In seguito alla fine delle opere di montaggio del soffitto sospeso, sono state create connessioni pneumatiche di facciata lunghe circa 400 metri. Messa in opera del nuovo traliccio d’illuminazione Dopo la posa in opera della membrana, il nuovo traliccio d’illuminazione è stato collocato in posizione nominale orizzontale sulla piattaforma di montaggio. Dopo la posa delle sospensioni e dell’impermeabilizzazione, ogni segmento verticale è stato elevato e portato nella posizione definitiva. Il fissaggio longitudinale o trasversale è stato allacciato lungo il pilone principale. Conclusione La progettazione e la realizzazione dell’intervento di rinnovamento della copertura dell’impianto natatorio olimpionico di Monaco è stato portato a compimento tra il giugno 2003 e l’aprile 2006. Dopo aver edificato l’area d’ingresso e il settore delle casse, l’impianto natatorio è stato completamente inaugurato nel febbraio 2007. La copertura con la nuova struttura sembra fluttuante. Durante le giornate di sole la struttura primaria della tensostruttura somiglia a un disegno di ombre sulla membrana. (imm. S) Sezione, scala 1:10   1 Fissaggio a punti vetro acrilico Ø 78 mm   2 Fune di acciaio, sicurezza fissaggio a punti Ø 3 mm   3 Lastre in vetro acrilico B1 trasparente 10 mm   4 Nastro per fuga in cloroprene larghezza 140 mm   5 Tensostruttura portante composta di funi spiralate di acciaio doppie Ø 10 mm   6 Dispositivo di serraggio fune mobile su traversa   7 Traversa in tubolare di acciaio, sezione rettangolare 100/50/6,3 mm   8 Tenditore a vite 10 mm   9 Asta Ø 40 mm 10 Profilo perimetrale Ø 65 mm, lunghezza 1500 mm 11 Copertura in membrana interna sospesa strato portante in tessuto di poliestere PVC rivestito traslucido 12 Materassino isolante in poliestere traslucido 35+35 mm con giunti contrapposti 13 Impermeabilizzazione in pellicola di ETFE trasparente 14 Rete antipassero in nylon, dimensione maglia 30X30 mm 15 Pneumatico in ETFE a doppia pelle con altezza variabile 16 Facciata di acciaio IPE 200

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Traduzioni in italiano

17 Vetrata isolante 45 mm 18 Ventilazione in sostituzione della barriera al vapore foro Ø 1 mm ogni 2 metri aria precondizionata calda a circa 2–3 bar 19 Nervatura in PVC 20 Profilo di fissaggio incollato pellicola ETFE 21 Ugelli di ventilazione in polipropilene Ø 12 mm 22 Piatto di fissaggio a quadrifoglio 300 mm 23 Fissaggio a quadrifoglio della membrana, molla d’acciaio Ø 25 mm formato a caldo 24 Sospensione traliccio d’illuminazione in funi di ­acciaio 10 mm 25 Anello di fissaggio di alluminio 8 mm Ø 220 mm 26 Guarnizione ad imbuto in PVC con membrana portante saldata 27 Trave ad anello Ø 4000 mm tubo di acciaio Ø 273 mm/8 mm 28 Sospensione del pilone, fune di acciaio Ø 22 mm

Pagina 516 Bioplastiche Nicola Stattmann Dalle nuove materie prime e dalle batterie sono derivate le nuove plastiche tecniche. Nel frattempo, le tematiche ecologiche assumono sempre più importanza anche nello sviluppo di prodotti tecnologici, mentre nella ricerca di nuovi materiali ha un ruolo crescente la sostenibilità. Da quando dalla metà sino alla fine degli anni ’80 il bio e l’eco sono diventati tematiche sociali, si moltiplicano i designer e gli architetti che prendono in considerazione i prodotti ecologici. Spesso i risultati erano improvvisati per il fatto che gli eco materiali non corrispondevano ancora ai requisiti tecnici. Dal momento in cui sono state prodotte le prime bioplastiche sono stati fatti enormi progressi e diverse ricerche. Oggi esistono biomateriali con gli stessi requisiti tecnici e meccanici delle plastiche di origine petrolchimica. Sono resistenti a rottura, all’abrasione, possiedono elevata trasparenza, sono colorabili in pasta ecc. e al contempo possono essere lavorati dalle stesse macchine. Dal punto di vista tecnico, oggigiorno non sarebbe un problema sostituire le plastiche tradizionali con le bioplastiche. La cosa più interessante è che non sono solo le medie aziende e gli istituti di ricerca ad interessarsi alle bioplastiche ma anche grandi produttori come Bayer, BASF, Dupont o DOW Chemicals producono plastiche basate su materie prime rinnovabili; in altri termini, l’interesse di grandi aziende è sintomatico del fatto che il mercato sembrerebbe essere vasto. Sulla base di materie prime rinnovabili esistono granulati plastici, plastiche irrigidite da fibra naturale, compositi in fibra naturale, a partire dai quali oggi sono sul mercato i primi prodotti dai requisiti complessi. Nello sviluppo dei materiali si prova a manipolare un materiale mutando i requisiti della materia. Per lo sviluppo di eco plastiche e di eco materiali è particolarmente importante la lavorazione con tecnologie a vasta scala: estrudere, calandrare, ecc. sono processi produttivi con i quali in pochi secondi è possibile produrre un oggetto. Attualmente vengono pro-

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dotti materiali lavorati ecologici o derivati da materie rinnovabili adatti ai processi produttivi tradizionali plastici. Solo in questo modo è possibile sostituire considerevoli quantità di materiale con i suoi equivalenti ecologici. Le plastiche derivate da materia prima rinnovabile troveranno vasta applicazione ad ampio raggio solo quando la loro applicazione non sarà più soggetta a pregiudizio circa la lavorabilità, la formatura, la qualità. Le batterie acquisiscono materia prima dagli scarti dell’industria alimentare ricavandone alcune plastiche. In altri termini, si passa da un up-Cycling di scarti di NawaRo ad un materiale di pregio. Un ulteriore passo nello sviluppo delle bioplastiche sta nell’acquisizione di materia non lavorata a ciclo chiuso. Le batterie acquisiscono materie prime esclusivamente dall’energia del sole o della terra. Le nuove teorie e i nuovi criteri si pongono in estrema contrapposizione con i temi degli eco materiali e dell’ecobilancio. Costruzioni leggere, integrazione di funzioni, strutture monomateriche, miniaturizzazione, riduzione di componenti, produzione a basso uso di energia…sono solo alcuni di questi criteri che permettono di considerare come ecologici anche polimeri a funzione complessa per specifiche applicazioni. La carrellata di “eco-plastiche” presentata nelle pagine seguenti mette in rilievo le profonde differenze tra le caratteristiche dei materiali. L’unico svantaggio di queste numerose eco plastiche è il prezzo elevato e la scarsa disponibilità di fronte ad un’ampia richiesta. Alcune eco plastiche stanno ancora seguendo un processo di sviluppo. (lo sistemo poi io l’ordine) Plastiche rinforzate con fibra di carota Se miscelate con fibre di carota, le fibre di plastica diventano più stabili e possono essere lavorate in spessori minimi. Solitamente vengono utilizzate fibre di vetro, di aramide o di carbonio che però dal punto di vista ecologico sono problematiche in quanto non riciclabili. Per irrigidire plastiche in maniera “rinnovabile”, da anni si impiegano nel settore delle fibre lunghe fibre di lino, di canapa e di sisal o tessuti che però non si ritengono adatte ad esempio alla realizzazione di getti a spruzzo complessi e nel caso di componenti edili di piccola dimensione. L’estrazione durante un particolare processo di nano fibre delle carote consente l’applicazione di materia prima sostenibile e la combinazione di resine high-tech. Da questo composito plastico con fibra di carota si possono derivare componenti edilizi di elevata stabilità alla flessione e di limitato peso. In futuro, la fibra di carota potrà sostituire la fibra di vetro e di carbonio. Plastiche ad elevata prestazione a base di farina di mais L’elemento chiave di due nuove plastiche della Dupont è “Bio-PDO” ingrediente pro-

dotto dalla farina di mais tramite un nuovo processo di fermentazione brevettato. Dal “Bio-PDO” viene prodotto un poliolo ingrediente base per due plastiche Sorona® e Hytrel®. Plastica-legno estruso L’ingrediente principale è costituito dai rifiuti delle lavorazioni del legno nell’industria dei mobili come segatura e farine di legno che costituiscono la “parte fibrosa” responsabile di una buona stabilità del materiale. Come legante si usano di solito mais o resine ­naturali o plastiche degradabili. La composizione viene lavorata sotto forma di un granulato plastico che può essere usato per i profili delle finestre sia con getto a spruzzo che estruso. Fasalex può essere trattato come un tradizionale manufatto ligneo, cioè carteggiato, segato, fresato, laccato, ecc. In origine sono state utilizzati scarti dall’industria forestale e del legno. Nel frattempo, il concetto di Fasalex è stato ampliato: nelle diverse zone climatiche e vegetative del mondo potrebbero essere utilizzati i resti locali della produzione agricola come componente fibra. Il componente è stato sviluppato ulteriormente al punto di consentire l’impiego di glumelle di rivestimento del chicco di riso (in Asia), fibra di cocco, bambù e altre essenze lignee tipiche regionali. Mais e patate possono essere sostituite da riso, soja e canna da zucchero. Biocomposito Si tratta di un composito con buona stabilità alla flessione, alla rottura e alla forma a parità delle plastiche rinforzate con fibre di vetro (non riciclabili). E’ composto di lino e olio di lino. Le carrozzerie delle auto di concezione bio sono prodotte in un acrilato di olio di lino di cui è imbevuto un tessuto di cotone e lino durante un processo di iniezione resinosa. Mentre le fibre piane provvedono alla stabilità, il cotone per la sua elevata estendibilità può assorbire meglio gli urti. Espanso a base di olio di girasole Prodotto da olio di girasole, possiede una struttura a poro aperto e al pari di altri espansi e può essere prodotto in differenti rigidità e porosità. Come nei tradizionali espansi, il prodotto finale è disponibile ­come forme o tagli o in blocco. In origine il materiale veniva ricavato dall’olio di girasole, ma attualmente è possibile produrlo anche da altri tipi di olio. Per la sua eccellente resistenza strutturale, l’elasticità e il suo comportamento al ripristino della forma iniziale è utilizzato negli espansi per materassi di pregio. Espanso derivato da legno Residui delle lavorazioni dall’economia forestale e dall’industria del mobile vengono macinati finemente e mescolati con acqua. Il fluido viene mescolato con un saccaromicete che gonfiano e espandono la miscela di

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legno poi informate e “cotte” su piastre fino ad assumere la consistenza di una “fetta biscottata”. Ne risulta un pannello di particelle leggero senza additivi che si dissolve nuovamente in acqua e può essere nuovamente riutilizzato senza perdere le caratteristiche. Fibre naturali di latex “espanso” come rivestimento di imbottiti da automobile Nel processo Dual Faser Tec® sviluppato dalla Johnson Control sono state combinate diverse miscele di fibre e latex: ad esempio fibre di cocco con latex che elevano la resistenza del componente edilizio rendendo possibile la riduzione dello spessore del materiale. L’espanso ecologico è stato introdotto da metà 2007 nel segmento dei beni di lusso di un produttore di automobili tedesco e in futuro potrebbe sostituire le schiume poliuretaniche. Espanso di carta derivata da carta ­riciclata Il materiale viene prodotto da una sospensione viscosa espansa a base di amido, cellulosa di carta di riciclo e acqua. Attraverso una temperatura di stampo di 200 °C l’amido si articola e l’acqua evapora. In questa fase la sospensione si espande e riempie la forma. Come veicolo propellente si usa l’acqua. Dopo circa 40 secondi, quando l’acqua è evaporata, il prodotto ha raggiunto una stabilità di forma. Espanso da alghe Dato che le alghe crescono rapidamente e si trovano in tutto il mondo, costituiscono una risorsa inesauribile che fino ad ora è stata poco utilizzata. Sono una materia prima naturale, si autogenerano e addirittura esistono tipi che crescono fino ad un metro al giorno. Nella produzione di espanso ­proveniente da alghe non si impiegano sostanze nocive ma viene utilizzata solo aria. Il prodotto finito dopo l’uso può essere compostato o riciclato come carta. Inizialmente, l’espanso è stato sviluppato nel settore dell’imballaggio ma non era adatto all’impiego nell’edilizia a causa dell’insolubilità in acqua e della sua infiammabilità. Termoplastica in farina di patate La plastica è al 100% vegetale e “commestibile”, solubile in acqua e completamente biodegradabile. Bioplast TPS® si distingue per i particolari requisiti come la buona permeabilità al vapore acqueo e contemporaneamente di barriera agli acidi e all’ossido di carbonio. Lastre isolanti a base di cellulosa La lastra trasparente leggera Moniflex® consiste in una pellicola di acetato e cellulosa piegata incrociata. Si distingue per un peso estremamente limitato e contemporaneamente per l’elevata stabilità di forma e la stabilità all’acqua, per la durata e per la possibilità di essere tagliata senza problemi. E’ un materiale organico. Spesso è utilizzato per

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l’isolamento di mezzi di trasporto come aerei, navi o treni. Poliammide a base di olio di ricino Ultramid Balance® è un poliammide composto per il 60 % di acido sebacato tratto dall’olio di ricino ricavato da un albero, il Rizinus Communis. Il componente si distingue per una densità relativamente ridotta in combinazione con una buona stampabilità a freddo. E’ stato sviluppato 50 anni fa da ­BASF, messo in produzione e sul mercato. Con l’enorme incremento di domanda di materiali plastici ecologici è stato reintrodotto sul mercato e sta attualmente vivendo un rinascimento. Ralstonia eutropha Si tratta di un batterio che produce poliidrossibutirrato. Dal PHB vengono sviluppate plastiche che assomigliano al polipropilene. E’ una termoplastica, lattiginosa, non velenosa. Il punto di fusione si colloca intorno ai 130°. Il granulato potrebbe essere prodotto da tutte le macchine di lavorazione della plastica come tutti i materiali tradizionali a base di olio. Produzione di materiali tramite alghe verdi ed energia solare I microscopici organismi vegetali che esistono nel terreno e nello stagno del giardino possono a certe condizioni utilizzare l’energia della luce del sole per rilasciare all’acqua un gas carico di energia. Attualmente è in corso una ricerca scientifica intensa circa questo tipo di produzione di energia. Plastiche dai residui biologici Nei bioreattori, durante un naturale processo fermentativo di biomassa da rifiuti della produzione alimentare, come ad esempio il siero del latte della produzione casearia, si possono ricavare materie prime per la produzione di plastiche. Questa materia prima si chiama PLA oliacido e serve da base per la produzione di poliestere. Rispetto ad altre materie prime non solo hanno un ecobilancio migliore, ma sono concorrenziali nel prezzo. Energia solare da materiali sintetici Nelle celle solari organiche la luce del sole viene trasformata in energia con l’ausilio di coloranti. Il procedimento è realizzabile tramite l’impiego di plastiche conduttrici di energia. Vengono disposte in strati estremamente sottili su una superficie trasparente e flessibile come una pellicola. Le celle solari organiche sono trasparenti, sottili e realizzabili in diversi colori. Un vantaggio delle celle solari organiche è il materiale di partenza estremamente economico, un impiego di materia prima relativamente limitato e un peso contenuto ma anche un procedimento produttivo relativamente semplice. La trasparenza e il colore delle celle solari consentono nuovi luoghi d’impiego e soluzioni formali per designer e architetti.

∂ - Inserto in italiano Zeitschrift für Architektur Rivista di Architettura 48° Serie 2008 · 5 Materiali plastici L’Impressum completo contenete i recapiti per la distribuzione, gli abbonamenti e le inserzioni pubblicitarie è contenuto nella rivista principale a pag. 575

Redazione Inserto in italiano: Frank Kaltenbach George Frazzica ­Rossella Mombelli Monica Rossi e-mail: [email protected] telefono: 0049/(0)89/381620-0

Traduzioni: Rossella Mombelli

Partner italiano e commerciale: Reed Businness Information V.le G. Richard 1/a 20143 Milano, Italia [email protected] [email protected]

Fonti delle illustrazioni: pag. 2 basso destra: Alberto Iacovoni, Roma pag. 2 basso sinistra: Davide Franceshini, Roma pag. 3: Alberto Iacovoni, Roma pag. 8 medio: Philippe Ruault, Nantes pag. 8 basso: Sergio Pirrone, Tokio pag. 9 alto: Christobal Palma, Londra / Santiago de Chile pag. 9 basso: Kim Yong Kwan/www.archilife.com pag. 10 alto: Lukas Roth, Colonia pag. 10 basso: Dominique Marc Wehrli, ­CH-Unterengstringen pag. 11 sinistra: Will Pryce, Londra pag.11 destra: Michael Zimmermann/sbp, ­Stoccarda

Piano editoriale anno 2008: ∂ 2008 1/2 Costruire con il Cemento ∂ 2008 3

Detail Conzept: Asili

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Luce e interni

∂ 2008 5 Materiali plastici ∂ 2008 6 Costruire semplice ∂ 2008 7/8 Grandi strutture portanti ∂ 2008 9

Detail Conzept: abitare

∂ 2008 10 Facciate ∂ 2008 11 Costruire con il Legno ∂ 2008 12 Tema particolare

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• Luce – naturale e artificiale Materia luce • Intonaci – stucchi e pitture Le facciate intonacate e poi -pittura, tinta o rivestimento? •T  rasparenze – vetri plastiche e metalli Materiali trasparenti, traslucidi, perforati Lo stato dell’arte dei materiali da costruzione diafani Il materiale traslucido offre al progettista un’ampia libertà creativa, impensabile con il vetro, che consente un rapporto sensoriale con la luce e stimola l’avvincente alternanza di interni ed esterni. Attraverso l’impiego di nuovi vetri speciali, lastre di materiale sintetico, membrane e metalli perforati è possibile ottenere una nuova interpretazione delle atmosfere create dagli antichi finestroni colorati delle chiese, dalle sottili lastre di alabastro e dai riquadri di carta intelaiata dei tempi passati. Frank Kaltenbach, 2003 108 pagine con numerose ­illustrazioni e fotografie. Formato 21× 29,7 cm

Gli intonaci, le tinteggiature e i rivestimenti determinano l’aspetto delle superfici, creano effetti spaziali, giocano con la luce. Il loro impiego è determinante per la caratterizzazione formale dell’edificio e per la qualità dello strato protettivo. Il nuovo volume di DETAIL Praxis “Intonaci, colori, rivestimenti” presenta convincenti soluzioni, sia tradizionali che innovative. Gli autori descrivono e definiscono i fondamenti della materia, indicano gli aspetti problematici e offrono utili suggerimenti per la pratica dell’edilizia. Utilizzando i particolari di due costruzioni esemplari, gli esperti documentano in scala 1:10 la realizzazione di tutti i giunti più importanti di un edificio. Alexander Reichel, Anette Hochberg, Christine Köpke 2004. 112 pagine con numerose ­illustrazioni e fotografie. Formato 21×29,7 cm

La luce, più di qualsiasi altro materiale, determina gli effetti volumetrici dello spazio, crea l’atmosfera e mette in scena l’architettura. Negli spazi ben illuminati ci sentiamo bene e siamo produttivi; la luce migliora la salute. Inoltre, un’accurata progettazione illuminotecnica in grado di coordinare le fonti naturali diurne con quelle artificiali conduce invariabilmente a grandi risparmi energetici, soprattutto negli ambienti destinati ad ospitare uffici. Il nuovo volume della collana DETAIL Praxis approfondisce i fondamenti della progettazione illuminotecnica sia nel campo della luce diurna che artificiale avvalendosi del contributo dei migliori specialisti in questo campo. Accanto alle semplici regole di buona progettazione che coinvolgono il disegno planimetrico, l’orientamento dell’edificio e l’articolazione della facciata, il manuale offre un’ampia visione d’insieme dei più attuali sistemi d’illuminazione naturale e artificiale, valutandone l’efficacia nel contesto di alcuni progetti esemplari. Ulrike Brandi Licht, 2005 102 pagine con numerose ­illustrazioni e fotografie. Formato 21×29,7 cm

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