Il Signore Del Tempo - Nikola Tesla

April 5, 2017 | Author: RuomaRa | Category: N/A
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STOJKOVIC SLADJANA

IL SIGNORE DEL TEMPO - NIKOLA TESLA OGGI VS DOMANI

SE TU TROVI NELLA VITA UMANA UN BENE SUPERIORE ALLA GIUSTIZIA, ALLA SINCERITA', ALLA TEMPERANZA, AL CORAGGIO, IN UNA PAROLA, AL BENE DI UN INTELLETTO CHE SIA SODDISFATTO DI SE STESSO, IN QUANTO RENDE LA TUA CONDOTTA CONFORME ALLA RETTA RAGIONE, E SODDISFATTO DEL SUO DESTINO CONSIDERATO NELL'ORDINE DELLE COSE INDIPENDENTI DEL NOSTRO VALORE E GUIDATE DALLA SORTE; SE, DICO, TU TROVI UN BENE SUPERIORE A QUESTO, VOLGITI PURE DAL SUO LATO CON TUTTA L'ANIMA E GODI DI QUESTO BENE SUPREMO CHE HAI SCOPERTO.

MA, SE NON TI APPARE NULLA DI SUPERIORE ALLA DIVINITA' CHE HA POSTO IN TE LA SUA DIMORA, CHE DOMINA GLI ISTINTI NATURALI, CHE CONTROLLA I PENSIERI, CHE SI E' LIBERATO - COME DICEVA SOCRATE DALLE PASSIONI SENSUALI, CHE SI SOTTOMETTA AGLI DEI E SI PREOCCUPA DI BENEFICARE GLI UOMINI; SE TU, IN SUO CONFRONTO, TROVI TUTTO MISERO E SENZA VALORE, NON LASCIAR CHE NESSUN'ALTRA CURA PRENDE PIEDE IN TE, POICHE' UNA VOLTA CHE TI SARAI LASCIATO ATTIRARE E SEDURRE DA LEI, NON POTRAI PIU' STIMARE, SE NON CON SFORZO VIOLENTO, QUESTO BENE CHE TI E' PROPRIO, CHE E' TUO, AL DI SOPRA DI TUTTI GLI ALTRI.

MARCO AURELIO, Pensieri

Capitolo I

Philadelphia, l'esperimento del 1943

In merito alle attività svolte per decenni da Tesla, esiste un alone di mistero circa la scomparsa dei suoi manoscritti e brevetti più importanti, così come pure l'ipotesi circa il suo assassinio; all'epoca, secondo i metodi di lavoro del tempo delle agenzie governative di sicurezza degli Stati Uniti d'America, da sempre, Tesla era stato considerato una persona non partecipativa. D'altronde Tesla, spesso, faceva notare la pericolosità intrinseca di alcuni dei suoi progetti; infatti, ai suoi amici confidava le sue paure per i nefasti effetti, che avrebbero potuto causare le sue invenzioni in mani poco attente od equivoche. Durante il 1943, la Marina U.S.A. stava sviluppando un progetto "top secret", che molti anni dopo fu reso noto solo a poche persone. Anche chi aveva preso parte alle varie fasi della sperimentazione non ebbero la cognizione di cosa realmente avevano realizzato. Da quando Stephen Hawking, aveva rivelato che il viaggio nel tempo era teoricamente possibile, gli scienziati e gli ufologi iniziarono a mostrare interesse circa questa ipotesi. I giornalisti, gli autori delle rubriche lettere ai lettori, e quasi tutti coloro che sapevano scrivere o tenere una matita in mano, iniziarono febbrilmente a cercare nei vecchi archivi, per trovare qualche indizio che poteva portarli a prove "inconfutabili", che l'affermazione dell'astro nascente della Fisica Teorica aveva fondamento, perché riconducibile alle teorie dei suoi grandi predecessori. Ebbero fortuna coloro che si ricordarono di consultare, ancora 3

una volta, la leggendaria rivista tecnica "Philadelphia sperimento", perché in essa trovarono l'ultimo tassello del mosaico. Fino ad allora, evidentemente, non esistevano prove del viaggio nel tempo, per cui serviva qualcosa che si avvicinasse di più alla prova: solo il nome e l'opera di un'autorità intoccabile. Nel caso della sfortunata nave USS "Eldridge" si era giunti ad entrambi. All'esperimento fu dato lo stesso nome della nave, forse perché l'esperimento fu condotto dalla Marina U.S.A nel porto di Philadelphia, nel corso dell'anno 1943, utilizzando il suddetto cacciatorpediniere. La prima idea era stata quella di creare un campo magnetico pulsante per ottenere una sfera di protezione elettromagnetica, affinché la nave fosse invisibile ai rilevamenti effettuati con radar. Invece di diventare una nave invisibile ai radar, si dice che divenne "otticamente" invisibile, per poi rimaterializzarsi successivamente. Quando infine, il generatore, che consentiva di ottenere i campi magnetici, smise di funzionare, la nave riapparve. Alcuni membri dell'equipaggio erano scomparsi, altri furono trovati che vagavano a bordo senza meta, ignari di dove si trovassero e che cosa gli era accaduto. Altri inoltre, furono trovati fusi da fili invisibili alla struttura in acciaio della nave stessa. In seguito, poiché l'equipaggio era composto da persone che non erano mai state esposte a così forti influenza dei campi elettromagnetici; tutti ebbero gravi problemi di salute, o comunque, trovarono prematuramente la morte. Nikola Tesla, che all'epoca e fino al 1942, fu responsabile del macro progetto denominato: " Progetto Arcobaleno ", deliberatamente iniziò a frapporre ostacoli e ad effettuare sabotaggi allo sviluppo del progetto; infine si ritirò del tutto quando intuì 4

che la Marina Militare avrebbe utilizzato le persone appartenenti all'equipaggio della nave quali cavie. Pochi mesi dopo, Tesla fu rinvenuto esanime nella sua stanza d'albergo. Si raccontano versioni diverse circa la sua morte, tra cui quella che fosse stato investito da un'autovettura, oppure, strangolato per mano di un agente dei servizi segreti. Alla sua morte, subito, gli agenti della CIA entrarono nella sua stanza e portarono via tutti i documenti e i brevetti che vi trovarono. Da allora, l'umanità ha solo potuto intuire i segreti della natura già noti al genio serbo e che portò con sé, nell'aldilà. Molti si sono chiesti: Lui, chi era veramente? Un suo amico disse: un fenomeno cosmico. Uno scienziato ha affermato: il massimo della compitezza di un essere umano. I poeti l'hanno definito: creatura celeste. Chiamava i fulmini per nome e quando ritornavano, ovunque si trovasse, li riconosceva. Una cosa è certa, se il suo nome non fosse stato messo in ombra e le sue invenzioni verosimilmente non fossero state nascoste, di sicuro, ora il nostro attuale mondo sarebbe molto, anzi notevolmente, più evoluto nel bene. Lui, un uomo incomparabile, che non era ossessionato né dalla gloria né dal vile denaro, si crucciava solo su come poter rendere felice questo mondo. Il suo più grande sogno era: "Volevo illuminare tutta la terra. In lei c'è cosi tanta elettricità da diventare un secondo sole; la luce brillerebbe intorno all'equatore, come un anello intorno a Saturno". Provate a immaginare! Ancora oggi, troppe persone credono che un sogno del genere sia impossibile da realizzarsi. 5

Sarà vero? Mark Twain, ripeteva sempre: "Io dico, che i posteri menzioneranno queste mie parole, la tempesta è emozionante e T'impressiona, ma il fulmine è quello che fa tutto ciò che serve". Ora, il fulmine sta per arrivare. Inizia lo spettacolo. Ecco come sarebbe stato il mondo di Tesla.

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New York 1 gennaio 00:00

Sul tavolo erano poggiati una bottiglia di champagne, due bicchieri e una torta cremosa al cioccolato. Vesna e Mark si erano appena sposati. I due giovani, pazientemente attesero la mezzanotte, sorridendo e contando alla rovescia, gli ultimi sessanta secondi dell'anno. Entrambi erano molto desiderosi di brindare all'inizio dell'anno successivo e per la nuova vita da vivere insieme. Lei indossava soltanto le bianche guepiere di una famosa casa di abbigliamento e le scarpe a tacco alto; invece, lui indossava solo una giacca da camera sbottonata. A mezzanotte Mark tolse il tappo, lo champagne fuoriuscì dalla bottiglia, e da vero gentiluomo, riempì i bicchieri. Vesna, bevve in un solo fiato l'intero contenuto del bicchiere, lasciandolo poi, cadere sul parquet. Il calice di cristallo si capovolse, senza rompersi. Subito, iniziò con le labbra a sfiorare le dita delle sue mani, per pulirle, poiché si erano intrise di champagne. Il voluttuoso sguardo di Vesna magnetizzò Mark, che nell'attimo successivo, si trovò, poggiato vicino al tavolo, avvinghiato al corpo di lei. La riempiva di baci sul lungo collo, mentre lei lo spogliava della camicia. La bottiglia ribaltò sul tavolo, parte del contenuto si versò sullo stesso, e poi scorse, terminando sul parquet. Le gocce di vino colavano da tutte le parti del tavolo, ed attinsero sia i loro corpi sia le parti intime di Vesna. Lei distese la parte superiore del corpo sulla tovaglia intrisa di champagne e Mark gli s'inginocchiò davanti, lambendo le sue lunghe cosce. Entrambi giocavano, trastullandosi briosamente. 7

Le intime labbra di Vesna, lo invitavano a baciarle, e Mark assecondava la dolce tentazione. Vivevano profonde emozioni, e si elevavano sempre di più nel tentativo di toccare il cielo. Vesna con voce timida e suadente gli disse: "Mark ti prego entra in me". Lui la spogliò della guepiere, e fu così che Vesna si ritrovò completamente nuda. Mark si rialzò, restando solo con il sedere poggiato all'angolo del tavolo. Il suo membro s'insinuò tra le labbra intime di lei. Ora, le loro anime erano diventate una cosa sola; e la potevano sentire così com'era, mentre all'unisono erano coinvolti interamente in un tripudio interminabile. Non si udivano rumori esterni e sembrava che stessero in fondo al mare, dove si ode solo un lento e silenzioso sussurro dell'acqua. I loro corpi si stringevano, congiungendosi sempre di più, nel tentativo di emergere da quelle profondità. Più si stringevano, più emergevano. Alle sensazioni seguivano respiri molto profondi, come quando si corre molto veloce, e alla fine della corsa, ansimando, fai un lungo e profondo respiro. Avevano trovato l'anima e l'avevano toccata.

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00:00 1 gennaio 2036 New York Times

LA RIVOLUZIONE SULLA TERRA. L'ENERGIA SENZA FILI

"Volevo illuminare la terra, dentro di lei c'è cosi tanta elettricità da poter diventare un secondo sole, la luce brillerebbe intorno all'equatore come uno degli anelli siti intorno a Saturno", affermava Nikola Tesla. Tesla, già sapeva che l'utilizzo della nuova energia sarebbe stato inevitabile, e che quindi la terra stava per illuminarsi e ora si sta per realizzare il grande sogno. Nell'anno nuovo entreremo con l'utilizzo dell'energia senza fili. Dopo tante battaglie, sacrifici, promesse, finalmente daremo inizio a una nuova era. Siamo tutti emozionati e attendiamo con entusiasmo questo magico momento. Questo momento, uno dei pochi, che sarà ricordato nella storia delle scienze. Ora, tutto il mondo è in piedi, sta contando gli ultimi secondi dell'anno, aspettando con gioia il grande avvenimento, e tra sessanta secondi, invece dei fuochi di artificio, ci sarà un originale avvenimento, qualcosa che non si è mai visto prima, qualcosa che si poteva solo sognare, qualcosa realmente emozionante. Sicuramente, ognuno di noi aveva immaginato questo momento in modo esclusivo. Sto cercando di trovare le parole, per meglio descrivere lo storico attimo. Le mani mi tremano per l'emozione e mi sforzo di utilizzare al massimo tutte le mie capacità di esporre i fatti. Ora, tutti chiudiamo gli occhi per qualche secondo. E poi li apriamo. Ed ecco la magia del 2036! Siamo in paradiso. 9

Sì. Il vero Paradiso. Ora siamo in grado d'irrigare i deserti, creare laghi e fiumi per ottenere attraverso l'acqua, un'illimitata quantità di energia. Questo per l'uomo è il modo più appropriato di utilizzo del sole. Questo evento, conferma la nostra capacità di sviluppare energia elettrica, utilizzando le risorse che la natura stessa, rende disponibili, e dimostra che niente è impossibile. Non mi resta altro che augurarvi: Buon anno! Mentre a Tesla: Grazie. Questa magica notte ora è tua. ***************** Vesna era nata in un paese che ora non esiste più, in una piccola cittadina marinaia della Bosnia. La Jugoslavia, in altre parole la Terra degli Slavi del Sud. Era il cuore dell'Europa, con il suo pluralismo etnico, culturale e geografico. Un paese che tutti avevano ammirato e disprezzato. Amato e odiato. E di cui ci accompagnano i ricordi, sia belli sia brutti. Era considerata una terra maledetta, per aver coinvolto tanti patrioti a combattere per essa. Per aver fatto credere, che essa gli apparteneva, e perciò facevano una cosa giusta. Alla fine: "Tanto frastuono per nulla". Quel cuore si era fermato, perché il suo battito dipendeva da tutte le repubbliche che costituivano la Repubblica Socialista Federativa Jugoslavia. 10

Lei era come un corpo umano nelle cui arterie circolava sangue. Aveva sei vene e aveva bisogno di tutte e sei per vivere. Così, la Jugoslavia morì dopo dieci anni di atroci sofferenze, lacrime e distruzioni, dovute alle illusioni create da tutti quelli che vivevano in essa. I genitori di Vesna avevano la passione per le regate, e spesso viaggiavano, utilizzando la barca a vela. La madre aveva l'abitudine di scrivere il diario delle loro avventure marinerie, che Vesna aveva letto e riletto tantissime volte. Diario che considerava un prezioso ricordo, e gelosamente, lo custodiva in un cassetto chiuso a chiave. Ogni volta che lo consultava, si soffermava sempre sulla stessa pagina:

Settembre 19th

Eravamo in dieci a bordo dell'imbarcazione, e ci siamo spinti molto al largo nel mare aperto. Sembrava una notte tranquilla ed il mare era calmo, appiattito. Ci siamo fermati, lontani dalla riva, circondati dall'acqua, in un magnifico scenario illuminato dagli astri infiniti, dalle stelle e dalla luna. Eravamo fermi e la corrente ci trascinava senza che ce ne rendessimo conto, sempre più lontano in una direzione ignota. Le stelle si univano tra loro, sembravano dei ponti incrociati ed erano ovunque intorno a noi, ci seguivano incessantemente. In quei momenti, tutti abbiamo voluto credere che quelle creature brillanti stavano di proposito intorno a noi. Quella luna piena, che avevo fotografato con i miei occhi, e dipinto con le mie parole. Quella luna era la regina di quella notte, e tutti i nostri occhi erano fissati su di essa. 11

Il mare continuava ad essere calmo e anche il vento si era fermato. La bellezza del satellite ha stupito tutti noi, e non facevamo altro che osservarla pieni di meraviglia. Tutti, insieme sulla barca, ascoltavamo della musica, lasciandoci cullare dall'emozione di quella magica romantica cornice generata dal mare, dalle stelle e dalla luna. Insieme volevamo aspettare il sorgere del sole ma, all'improvviso, fummo sorpresi da un temporale. Il forte vento scuoteva la barca e le onde del mare la facevano sobbalzare. Tuoni e rumori che provenivano dal cielo, rimbalzavano nelle nostre orecchie, quasi assordandoci. Sembrava di stare accanto ad un campanello che emetteva un suono molto fastidioso. Quel suono pervadeva interamente i nostri corpi, dalla testa ai piedi. Si udivano parole, esclamazioni rivolte al cielo: "Basta, basta, fermati non c'è la facciamo più"! Indossammo i giubbotti salvagente e chiudemmo gli occhi. Non c'era niente da fare, solo aspettare, che la burrasca cessasse. Le bottiglie di vetro finite sul pagliolato, si muovevano da una parte all'altra della cabina. Tentammo tutti di stare calmi e di tenerci stretti uno accanto all'altro. Il temporale durò un'ora ma sembrò un'eternità. Un'ora di paure, angosce, preghiere e speranze. Immaginavamo tutti la fine, ma per fortuna il Signore ci custodì. Io e Zoran, riuscimmo a portare i nostri amici a riva, sani e salvi. Ma la notte, per noi due, non era ancora finita. 12

Zoran sembrava stravolto e cominciò a svestirmi con impeto. Mi sbrindellò le mutandine. Il mutamento da uomo dolce a un uomo sfrenato, mi eccitò, a tal punto che diventai anch'io aggressiva. Eravamo in cabina, e m'incurvò, fino a farmi poggiare con la schiena sul tavolo. Cominciammo a graffiarci come due fiere, accusavamo del dolore, ma nessuno dei due si lamentò. I nostri cuori battevano forte e all'unisono, ascoltavamo ogni loro battito. Ci sembrava di correre, in una enorme foresta, e correvamo prima piano e poi sempre più velocemente. In quel momento Zoran non mi sembrava la persona, che io ben conoscevo. *********************

Lo stile romantico della madre, che raccontava quelle vicende, faceva fantasticare Vesna, e spesso, la conduceva fuori dalla realtà. Vesna, era piacevolmente sorpresa, quando lesse che, la fecondazione dei due gameti avvenne proprio quella sera sulla barca. Così che i suoi genitori prefiguravano che da grande sarebbe stata un'eccellente marinaia. Purtroppo le cose non andarono come sognarono. La Jugoslavia, fu sopraffatta dallo scoppio della guerra, e quando Vesna era appena una quindicenne, i suoi genitori furono uccisi. Aveva assistito alla terribile morte dei genitori, che ora aveva sempre davanti ai suoi occhi. Il diario di sua madre era l'unica cosa che era riuscita a salva13

re. Per molto tempo lo custodì, gelosamente, in un cassetto, avendo paura di aprirlo. E quando quella paura sparì, scrisse lei l'ultima pagina del diario: E' vero. Le case stanno bruciando. Il fumo sale in volute ignare del loro destino. E' tutto così vero. I bambini gridano verso i genitori, che non si voltano verso di loro: sanguinano e ormai hanno perso il respiro, sono morti. E' tutto così maledettamente vero. Da soli, di corsa, corrono da una parte all'altra della strada, senza un'apparente direzione. Gli spari si odono lontani, improvvisi colpi singoli, al massimo due in sequenza sempre in lontananza. Perché, è così vero? Ma quello non è il sole, lo stesso sole che avvolge gli altri mondi paralleli della stessa luce intensa e calda? E quello non è lo stesso cielo che ascolta le nostre e le loro preghiere? E' solo quella la via che ognuno di loro deve percorrere sperando di arrivare, sperando di dare un senso a un giorno che non ne ha. E' vero, com'è vero, che quel volto è il volto di una giovane donna, che quegli occhi sono occhi pieni del sangue e della violenza. Si ferma. E' la guerra. Resta immobile, al centro della strada. Fa per voltarsi. E' vero, tutto orribilmente vero. Una voce alle sue spalle, all'improvviso: "Non voltarti, non voltarti Vesna!" Queste furono le ultime parole di mia madre. La zia di Vesna, che già viveva a New York da dieci anni, era 14

l'unica sua parente, che l'aveva adottata e portata con sé, appena apprese la terribile notizia. Fino ad allora, nonostante, il suo grande desiderio di avere dei figli, non era diventata mamma. Vesna era stata un grandioso regalo ricevuto in questa sua vita. Spesso, la zia accusava un senso di colpa, pensando di aver ucciso la sorella con la sua goliardica invidia, che talvolta, in passato, aveva provato verso lei. Era certamente più bella, divertente, intelligente, e tutti restavano affascinati, sia gli uomini sia le donne. Possedeva qualcosa di veramente speciale. Questo era uno dei principali motivi per cui la zia di Vesna si era allontanata dal paese natio. Aveva scelto di risiedere a New York perché era abbastanza lontano dalla Bosnia, e non si era mai pentita di averla lasciata. La zia, solo dopo aver condotto a casa la piccola Vesna, finalmente aveva compreso quanto era stata stupida la sua gelosia verso la sorella. Vesna divenne quello che, sicuramente, i suoi genitori non avrebbero mai voluto: una pittrice. I suoi quadri erano particolari, ma come di solito succede agli artisti: spesso, non riusciva a vendere le sue opere d'arte. Così, al suo trentesimo compleanno, iniziò a percepire un messaggio, ma che non era in grado di decifrare. Era cosciente che era giunto il momento di cambiare qualcosa nella sua vita. Durante le lunghe insonni notti, continuamente si ripeteva: "Che cosa cambiare!" Che cosa avrebbe potuto modificare? Desiderava spostarsi in altri paesi, lontani dalla sua dura realtà quotidiana? Immaginava di vivere all'altro capo del mondo, molto lontano 15

dalla sua città. Iniziò a riflettere: Mi restano pochi soldi, che mi consentirebbero di sopravvivere autonomamente solo tre mesi, se fossi lontana dalla casa di mia zia. L'atroce dubbio che nutriva e l'ossessionava era: e se non trovassi un lavoro, assolutamente dovrei ritornare a vivere dalla zia. Questa considerazione, probabilmente, era dettata dalla poca stima che riponeva in se stessa, dalla mancanza di fiducia nelle sue risorse. Le sue coetanee, a New York, sono indipendenti. Invece, lei non aveva né un lavoro né un fidanzato; ma possedeva solo dei quadri che, tra l'altro, non riusciva a vendere. Allora, il rinnovamento doveva avvenire in quella stessa città. Pensò d'iniziare con un lavoro qualsiasi. Benché fosse una neo-laureata in giornalismo, non aveva le giuste conoscenze per entrare a far parte di quel mondo. Non si era mai interessata di politica, e quindi, anche ciò le impediva di trovare uno sbocco nel mondo della comunicazione. Vesna, fin da bambina, aveva sempre immaginato che, un giorno, sarebbe diventata un'affermata giornalista. Immaginava di scrivere sui più famosi quotidiani americani. Ma dopo aver compiuti gli studi, si rese subito conto della crudele realtà, ed era giunta alla conclusione che, al momento, non avrebbe svolto quella professione. Cosa altro poteva fare? L'altra cosa che sapeva fare, era dipingere… Coerentemente con la possibilità di cambiare modo di vivere, decise d'iniziare dalla trasformazione della sua stessa immagine. Cambiare look! Tingersi i capelli! Possibilmente trovarsi anche un compagno! 16

00:00 17 febbraio 2036 New York Times

WIRELESS, LA MACCHINA DI TESLA VA A RUBA

E' terminata l'"Era dei petrolieri". Nonostante le più grandi aziende petrolifere abbiano abbassato notevolmente il prezzo del carburante, le autovetture a benzina non sono più di moda. Il mondo intero è alla ricerca della "wireless macchina" di Tesla. Quell'autovettura è davvero magica, non ha bisogno di acqua, olio, benzina; deve essere solo guidata. Quindi, è ampiamente comprensibile il perché gli uomini ne studiano il suo perfezionamento. Il sole emette i raggi elettromagnetici, che sulla terra, si presentano sotto forma di neutroni. Questo tipo di radiazione è nota, nel campo della scienza, come l'energia cosmica. Nikola Tesla fece molte ricerche su di essa e sostenne sempre, che la si poteva convertire in "energia elettrica". Tesla sottolineava che il suo motore era elettrico, e, infatti, usava energia del cosmo. Il suo segreto sta nell'antenna. Essa è il vettore utilizzato per il trasporto dell'energia del cosmo, ed è capace di spostare tutta l'energia necessaria a farci muovere, fino a raggiungere una velocità di 200 km l'ora. Non è incredibile? Questa è Utopia. Avreste mai pensato che l'umanità sarebbe giunta a questo? Io no, e ora mi sembra di sognare.

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Capitolo II

L' INCONTRO FATALE

Nonostante fosse considerata da tutti, una donna interessante, anche Vesna, come molte altre donne, non riusciva a instaurare un legame affettivo con un partner, che durasse più di una settimana. Ora, poiché aveva intrapreso la via della trasformazione estetica, anche sul fronte affettivo doveva cercare un cambiamento. Il suo obiettivo era imperativo, non voleva più essere single. Con fervore, desiderava essere travolta dalla passione, assaporare l'amore carnale di un uomo. Condizione imprescindibile era dover conoscere, in breve tempo, un uomo, e quindi, dare maggior senso alla sua vita privata. Trascorsero pochi mesi dal suo trentesimo compleanno, e la sua vita iniziò a prendere un'altra strada. Una fredda sera di Dicembre, in un locale del centro della città, Vesna trascorreva una piacevole serata con i suoi amici sorseggiando un aperitivo e ascoltando musica. Il locale era grande, ed essi stavano seduti in fondo alla sala, occupando due tavoli; le luci, soffuse, ombreggiavano i loro volti. Si viveva una gradevole surreale atmosfera e si ascoltava una piacevole musica, a basso volume, che consentiva loro di conversare. Era divenuta una consuetudine, tra amici, incontrarsi il venerdì a tarda sera, per scambiarsi idee e pareri. Vesna rassomigliava molto a sua madre, era anch'essa una bellissima ragazza, molto corteggiata dagli uomini. Quella sera un uomo la riconobbe, e quando Vesna stava per 18

uscire dal locale, gli si avvicinò, la fermò, prendendola sotto braccio. Quell'uomo era Mark, in passato avevano frequentato la stessa Università. Spesso si erano incontrati per le scale dell'ateneo, lungo le quali si scambiavano sguardi, e infine, accennavano un saluto. Mark non aveva mai trovato il coraggio di avvicinarla, fino a quella sera. "Ti piacerebbe uscire con me una di queste sere?", gli disse ponendogli la domanda in modo diretto. Vesna, sorpresa e titubante, rimase in silenzio, non sapendo cosa rispondere. All'improvviso, i suoi dolci occhi divennero lucidi e Mark capì. Lei era interessata. Solo alcuni giorni prima Vesna aveva trascorso una serata con un uomo molto affascinante, con cui era intenzionata ad intraprendere una relazione stabile. E prima di rientrare a casa cominciò a pensare: Che fare adesso? Potrei uscire anche con Mark? Forse non sarò cosi interessata a lui! Se, per caso, dovessero piacermi entrambi come faccio a decidere? Si pose molte domande e, era in cerca di risposte; chiese consiglio a Sabrina, la sua migliore amica. Con Sabrina, si conoscevano da circa dieci anni ed era diventata una sua consigliera. La prima volta, dieci anni fa, si conobbero su un aereo, mentre Vesna cercava di sedersi al posto assegnatole, lato corridoio. Con gentilezza Sabrina le aveva chiesto: "Mi scusi, possiamo scambiare i posti? Odio il finestrino! Vesna Le rispose: "Sì, certo". 19

Infatti, non le dispiaceva per niente, poiché il suo posto preferito era proprio quello accanto al finestrino. Soltanto quando partirono, capì il motivo; Sabrina aveva molta paura di volare. Il loro volo era diretto a Roma, appena l'aereo iniziò le manovre per il decollo, Sabrina cominciò a manifestare la sua paura. Teneva gli occhi chiusi, le labbra serrate e le mani stringevano i braccioli; si era ancorata alla poltroncina. Il suo corpo tremava tutto, come una foglia al vento, ed era evidente che provava molto freddo. Il suo viso era diventato completamente di colore bianco latteo, aveva perso il bel colore roseo che aveva prima della partenza. La sua ansia si manifestava, con un movimento del capo, che fletteva compiendo un movimento rotatorio aritmico, simile a un esercizio che si fa per attenuare i dolori causati dalla cervicale. Il timore, di non sopravvivere al volo, le aveva fatto aggrottare le sopracciglia, come quando una persona è incollerita, a dimostrazione della grande sofferenza sofferta, provata durante il viaggio. Ripetutamente pronunciava la frase: ho paura, ho paura! Vesna le disse: "Dammi la mano". Sulle mani sono tracciate le linee che trasmettono i nostri pensieri, i sentimenti e le emozioni. Proseguendo il discorso, Vesna disse: una di queste linee esprime la lunghezza della vita. Lei non riusciva ancora a rilassarsi e a porgerle la mano, con la quale continuava a stringere il bracciolo del sedile. Quando Vesna, finalmente, prese la sua mano, si mise a scrutarla interpretandole i suoi simboli. Con dolcezza, Vesna disse: "Guarda, la linea della tua vita è lunga e se apri gli occhi, te ne accorgerai da sola!" 20

Vesna non era una credente, ma riteneva che l'analisi delle mani sveli la nostra personalità. Sabrina possedeva delle belle mani affusolate, e secondo Vesna stavano a indicare che si trovava di fronte ad una persona straordinaria. Negli anni successivi, il tempo le diede ragione. Non si era sbagliata. Infatti, durante gli anni della loro amicizia, Vesna aveva compreso che Sabrina era la sua vera amica. Erano andate a Roma, per lo stesso motivo, per apprendere la lingua italiana; ma, dopo solo pochi giorni, si resero conto che il loro budget, non era sufficiente per condurre una vita dignitosa, ma bastava solo per coprire le spese per la frequenza del corso, quindi, per le altre necessità, si sarebbero dovute destreggiare. Imperativo, era necessario procurarsi un lavoro. Da subito, offrirono la loro disponibilità, come baby-sitter, presso famiglie di madrelingua inglese. Il primo giorno di lavoro, pur se accolte con benevolenza, ovviamente, le famiglie sottolinearono, con dovizia di particolari, i loro doveri e di essere, comunque, sempre gentile. Durante questo primo soggiorno, tra loro, si creò un profondo e importante legame. Al loro rientro in patria, continuarono a frequentarsi. Molti erano i particolari e le circostanze che le univano: dal condividere gli stessi interessi all'elemento non trascurabile, erano entrambe figlie adottive. Quando Vesna le raccontò il suo dilemma, Sabrina si ricordò di un articolo che aveva letto di recente su una rivista, che tirò fuori dal cassetto e porgendola all'amica, le disse: "Leggi, è l'articolo per te". Vesna lesse l'articolo ad alta voce: 21

"M'incontro con tre persone. Una è molto più grande di me e ci vado a teatro, ristoranti di lusso ecc.. Il secondo è sposato, ma mi soddisfa sessualmente. Il terzo è il mio fidanzato, un bravo ragazzo. Personalmente sto bene con tutti tre. Non vorrei lasciare nessuno dei tre, ma ora il mio fidanzato insiste e vorrebbe che andassimo a vivere insieme. Tutto ciò è normale? Dovrei sceglierne uno solo, che non potrà regalarmi le emozioni che mi procurano tutti e tre insieme".

"Complimenti Signora! Continui cosi….", era la risposta dello psicanalista. La ragazza non parlava dei sentimenti, né dell'amore, ma cercava di soddisfare tutte le sue esigenze, che molto probabilmente, con un solo uomo, non le era possibile. Vesna non era come quella ragazza, desiderava un uomo solo, anche se l'idea di relazioni multiple l'intrigava. Sabrina, anche se sua coetanea, era molto più matura di lei, e pronunciò una frase saggia: "Sarà difficile che i due ti piacciono allo stesso modo. Le tue preoccupazioni sono inutili, perché quando conoscerai entrambi, capirai da sola, chi dei due è l'uomo giusto per te". La sua amica aveva ragione. Il suo incontro con Mark è paragonabile a una scossa elettrica, che determina la perdita della conoscenza e poi ci si risveglia con una vita nuova. Era tutto cambiato. Mark era diventato un affermato giornalista, aveva acquisito un'ottima cultura e mostrava una gentilezza che gli proveniva dal suo splendente animo. Già al primo appuntamento, Vesna voleva essere se stessa. Voleva vestirsi come tutti gli altri giorni, senza trucco, con i 22

cappelli in disordine, e presentarsi come una ragazza semplice e modesta. Voleva che lui si rendesse conto, sin dall'inizio, che tipo di ragazza fosse e accettarla per quello che era veramente. Trascorsero una bellissima serata, lui era molto comunicativo e raccontò tante cose di se. Si mostrò molto interessato ad incontrarla di nuovo. Quella sera, Vesna entrò in casa verso la mezzanotte e si sdraiò subito sul letto. I suoi pensieri erano rivolti tutti a Mark. Rivedeva il suo sguardo molto discreto, i suoi gesti romantici, il dolce sorriso, il fascino attraente, le sue educate maniere, la sua vasta conoscenza e le sue belle mani. Rivedeva l'uomo con il quale aveva trascorso cinque ore, senza accorgersene. Non gli voleva aprire la sua mente, la sua anima e il suo cuore. Voleva restare misteriosa. E pensava: "Lui è un uomo molto curioso, e questa sua curiosità lo coinvolgerà fin al punto di cercare di scoprirmi. E invece, io sarò sempre misteriosa". Mark viaggiava spesso per lavoro. Le sue chiamate e gli inviti la sorprendevano sempre. Non sapeva mai quando poteva vederlo o sentirlo. Una sera, all'improvviso, mentre Vesna stava osservando le gocce della pioggia che scivolavano sulla finestra, come se aspettasse di sentire qualcosa. Inaspettatamente, qualcuno suonò alla porta. Era Mark. Tutto bagnato dalla pioggia. Senza entrare, le disse di indossare il soprabito e di andare con lui. Mark aveva un appuntamento con una persona molto influente. 23

Era in cerca d'informazioni riservate, per continuare a scrivere un suo articolo sul quale lavorava già da un anno. Mark rischiava la vita per pubblicare la notizia e voleva essere compreso dalla persona che intendeva sposare. L'incontro doveva avvenire alle ore 22.00. Vesna, senza indugio, accettò di seguirlo e nonostante la sua grande curiosità non pose domande. Aveva compreso immediatamente il messaggio di Mark. Quando giunsero nelle vicinanze del luogo dell'appuntamento, Mark posteggiò la sua auto e prima di uscirne fissò Vesna e le disse: aspettami qui in macchina, dovrei ritornare tra mezz'ora, se non mi vedi arrivare te ne vai. Non mi devi aspettare. Sono stato chiaro? Vesna si sentì confusa e spaventata, voleva porgli delle domande, ma lui la fermò facendole cenno con un dito: non doveva sapere nulla. Ti dirò dopo, disse Mark e uscì dalla macchina. Era buio ed Vesna vedeva solo le luci dei fari delle autovetture che apparivano da lontano, di volta in volta, e si sentiva abbagliata da esse. Tuttavia, non erano le luci che la irritavano, ma qualcosa dentro di lei che le provocava un cattivo stato d'animo. Si rammentò di un insegnamento di sua zia che quando la vedeva molto pensierosa, senza farle domande, le diceva: "Non ti pentire mai di quello che hai fatto giusto o sbagliato! Gli errori fanno parte della vita, accettali e cerca di imparare da loro!" Ora, non credeva di fare qualcosa di sbagliato, per la prima volta nella vita, sentiva di fare una cosa giusta, una cosa che voleva veramente. Era felice e aveva paura allo stesso tempo. In quei momenti, la felicità e la paura convivevano. Vesna uscì dalla macchina perché si sentiva di soffocare. 24

All'improvviso qualcuno da dietro le poggiò una la mano sulla spalla sinistra. Lei non si girò rimase immobile e lui si avvicinò al suo orecchio e le disse: "In questo momento tu sei felice e lo sarai ancora per un po' di tempo, ma un giorno tutto cambierà ma devi vivere. Non ti girare, non chiedermi delle spiegazioni ma ricordati delle mie parole, tu devi vivere". Quella voce era dura e violenta. Poi l'uomo se ne andò, ma lei continuò a pensare a quelle parole e rimase lì immobile per almeno cinque minuti. Si domandava: ma chi era quell'uomo? Che cosa mi voleva dire? Ricordava solo le ultime parole: "tu devi vivere". Poi, si ricordò di quando, una volta, aveva incontrato un ragazzo in possesso di doti paranormali. Il ragazzo, le raccontò di lui, che quando passava davanti alle persone vedeva un tunnel dove, a forte velocità, passavano delle immagini che riguardavano la vita di quelle persone, dalla nascita sino alla morte. Ripensando a quelle parole, per un attimo, ebbe paura; sapeva benissimo che non poteva mutare il destino, ma soltanto vivere i momenti di felicità e superare i momenti di tristezza. Vesna sempre immobile, davanti alla macchina, attese il ritorno di Mark. Gli occhi di Mark la scrutarono e con le dita le accarezzò dolcemente il viso. Mark era l'uomo che aveva fatto vedere a Vesna la vita sotto un altro aspetto, con altri occhi, con altri colori e allo stesso tempo le aveva fatto provare sensazioni ed emozioni che l'avevano svegliata e cambiata. In simbiosi, Mark ed Vesna, avevano creato un loro mondo, dove il mare non era cosi profondo, le montagne non erano cosi alte e la luna non era cosi lontana. 25

Tutto era raggiungibile. Quando s'incontravano entravano in questo fantastico mondo, perché solo lì dentro non esisteva egoismo, ma sensibilità, intraprendenza, sincerità e lealtà. Si abbracciarono forte e intuirono che la loro vita si era legata ancora più fortemente, diventando una sola persona.

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New York 20 aprile 2036

LA MIRACOLOSA PIASTRA VIOLA DI TESLA IN VENDITA ANCHE NEI SUPERMARKET

L'evento soprannaturale che era stato già intuito dai suoi coetanei: l'elisir della vita. Linda Goodman, una moderna astrologa, usò la piastra per circa dieci anni. Sulla base della sua esperienza e quella dei suoi amici, scrisse un testo che allegò nel suo libro: "Segni zodiacali". Esistono differenti modi con i quali un comune mortale può unirsi all'armonia dell'universo. Uno di questi è stato suggerito dall'invenzione di Tesla: "La piastra viola". Ideata dalla "esperienza cosmica e dalla conoscenza" di un uomo, che aveva ben appreso e studiato a fondo il lavoro prodotto, Tesla. Supponiamo, ad esempio, un bambino, una persona cara, un amico che si comporta in modo sgradevole, come tutti di tanto in tanto: il loro comportamento con l'aiuto della piastra può trasformarsi in positivo, non in modo permanente. Per determinare un effetto maggiore, chi riceve l'azione della piastra, non lo dovrebbe sapere. La foto della persona interessata, se si è sicuri che ci sia il negativo, è impostata su una piccola piastra viola, rivolta verso il basso. Può essere lasciata esposta fino a un'ora (alcuni sono sensibili ai programmi energetici, e le dosi eccessive possono causare ansia o tensione). Di solito, dopo 15-20 minuti, l'uomo che sino allora dava l'impressione di essere un egoista, testardo, sempre arrabbiato e odioso, diviene allegro, affascinante e amichevole. 27

Quando ciò vi accade, le prime volte, rimarrete scioccati da quest'evento soprannaturale. Fino ad allora, sono certa che non crederete una sola parola di tutto ciò. Nel decorso post-operatorio, contribuisce alla guarigione accelerando il processo di rimarginazione delle ferite. La piastra è in grado di stimolare il processo di rigenerazione delle cellule. Con l'aiuto della piastra, si crea un equilibrio nelle lesioni dei tessuti molli. E ' stato constatato che questa riduce in modo efficace gli effetti dello stress. Alle donne in gravidanza, durante il mattino, la piastra elimina la nausea. Essa ha un effetto specifico sul cibo e l'acqua. Se la stessa è posta nella zona del diaframma, influenza direttamente la riduzione della tensione nervosa.

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Febbraio

I fiocchi di neve scendevano sulla città ed anche sul viso e sui capelli di Vesna. Lei attraversava, a piedi, il pittoresco quartiere e camminando lentamente, lungo la strada, si avviava verso la galleria d'arte, dove lavorava. Nella sua mente ritornava in continuazione la frase che quella mattina gli aveva pronunciato Mark: "Domani mattina partirò per la Russia. Devo fare un servizio. Non so per quanto tempo mi fermerò". Vesna dopo aver sentito quella frase, senza replicare, subito se ne andò nel bagno ed iniziò a piangere. Mark capì che non era il caso di consolarla, uscì fuori di casa in silenzio e si avviò verso la redazione del giornale. Mark si era servito di tutte le sue amicizie per trovare l'occupazione adatta a Vesna. Infatti ora, lei lavorava in una prestigiosa "Galleria d'arte", dove finalmente aveva trovato la propria dimensione. Vesna era la curatrice delle mostre-eventi che vi si tenevano e curava i rapporti con i più importanti artisti newyorkesi. Il mondo degli artisti la rendeva immensamente felice, fino a quel mattino. In un attimo la gioia svanì, come non fosse mai esistita. Vesna divenne malinconica e il suo affascinante sorriso scomparve dal viso. Anche i quadri presenti in galleria non le procuravano allegria. Ella li osservava con uno sguardo completamente assente. Non le trasmettevano più nulla. Nonostante, il dolore che sentiva dentro, voleva che quella sera, prima della partenza, per Mark fosse davvero particolare ed indimenticabile, come se fosse l'ultima. Doveva preparargli una sorpresa. 29

Gli stava preparando una sorpresa. Tornata a casa, dietro i vetri della finestra, attendeva l'arrivo di Mark. Le gocce di pioggia scivolavano sui vetri. Finalmente, Mark rientrò a casa. Vesna si era chiusa nella sala da pranzo. Aveva indossato il reggicalze color pelle, gli slip dello stesso colore e degli stivali color rosso acceso con tacco a spillo. Mark entrò silenziosamente, come se avesse intuito tutto…. Aprì la porta della stanza e si trovò la sua donna, quasi nuda, davanti agli occhi. Non c'era bisogno di dire niente. Tra loro, era tutto trasparente. Subito iniziarono a baciarsi, prima dolcemente e, dopo qualche minuto, con violenza. Il desiderio di unirsi, di sentirsi una cosa sola era talmente grande che univano dolcezza e violenza contemporaneamente. Avvinghiati, nuotavano in un fiume di emozioni, invisibili ma risonanti. Si udivano i loro cuori battere sotto l'epidermide. Mark con le sue dita iniziò a sfiorare il corpo di Vesna, come se fosse la tastiera di un pianoforte. Conosceva perfettamente ogni tasto e le di lei parti erotiche erano le sue note. Lui componeva la musica. L'adagiò su quel tavolo di cristallo nero e le strappò gli slip. Iniziò a baciare il suo piccolo ma sodo seno e con la lingua scendeva verso la sua parte più erotica. Mark l'aveva trascinata e travolta con la sua melodia. Lei con la schiena premeva amabilmente quel vetro scuro nutrendosi di quelle vibrazioni forti che attraversavano il suo corpo, dalla testa ai piedi. Il suo membro era duro, più che mai, e desiderava soltanto 30

entrare dentro di lei. Vesna era una donna incredibilmente sensuale; sensualità che manifestava, in modo particolare, quando faceva l'amore con Mark. Anche se Mark, la desiderava immensamente, voleva ascoltare la sua voce roca ed erotica, che lo implorava di unirsi a lei. Mark aveva bisogno di possederla completamente. Finalmente, con un fil di voce, Vesna sussurrò quelle parole, che per lui erano magiche: "Ti prego entra in me con tutto te stesso". Il suo superbo membro la penetrava piano, per farle percepire in assoluto ogni suo movimento. Erano immersi nel più intenso erotismo possibile. Lei sussurrava dolci parole, mentre Mark accarezzava la sua morbida pelle e, con delicatezza, la cullava. Smarriti nei loro corpi, tentavano con tutte le loro forze di ritrovarsi. Lei cercava lui e lui cercava lei. Inconsapevoli che erano già avviluppati. Vesna disse: sono pazza di te e di lui, continua ancora e ancora e più forte. Poi, di nuovo quasi urlando, disse: divento pazza quando sei dentro di me. Mark era consapevole di possederla e quella consapevolezza lo eccitava ancora di più. Poiché gli piaceva sentire la sua voce, tanto erotica, Mark disse: dimmi, dove ti trovi? Parlami. E Lei: sono in alto, molto in alto. E iniziò a ridere. Mark l'adagiò sul divano rosso e le baciava il fondoschiena, mentre la prendeva da didietro. All'improvviso lei esclamò: Ora fermati, voglio farti una sorpresa. Mark, molto incuriosito, si fermò ed Vesna si allontanò. Dopo qualche istante ritornò portando una torta cremosa al 31

cioccolato. Lui non ebbe bisogno di spiegazioni, comprendeva ogni sua mossa. Vesna intendeva mischiare il sapore della pelle con quello della cioccolata; con una mano, spalmò la torta sul membro e allungò le sue dite unte verso le labbra di Mark. Mark leccò quelle dita insaporite di cioccolata. Ad Vesna piaceva quel dolce tanto quanto il suo pene e quella volta volle divorarli in un modo diverso. Lo toccava delicatamente con i denti e lo assaporava con la lingua, insieme alla torta. Era completamente suo. Sembrava che gli parlasse; lei sapeva, perfettamente, quello che lui voleva da lei. Mark e Vesna erano due persone che si conoscevano e molto bene. Mark osservava la scena: le labbra di lei erano ricoperte di cioccolata come il suo pene. Lei disse: prendimi di nuovo. Lo voleva ancora tra le labbra, ma tra quelle che si aprono soltanto a lui. I due corpi, si univano su quel divano, immersi in uno spaziotempo, riservato soltanto a loro. La mattina dopo, quando Vesna aprì gli occhi, sul tavolo trovò una rosa rossa e una lettera. Sulla busta c'era scritto solo una frase: "Apri questa lettera solo in caso non dovessi ritornare vivo". Ti amo. Mark. Vesna rispettò il desiderio del marito e conservò la busta insieme al suo diario, sperando di non doverla mai aprire, ma non fu così. Come se Mark avesse avuto il presentimento della sua morte, solo una settimana più tardi, perse la vita. Vesna apprese la notizia della morte del marito dalla redazione del giornale. 32

Fu lo stesso direttore del giornale, a comunicarle che si era verificato un terribile incidente. Le sue emozioni si mischiarono e non capì più niente. Proprio in quel preciso momento, la sua amica bussò alla porta. Sabrina aveva appreso la notizia da un Tg speciale, e all'istante, si era avviata verso l'abitazione di Vesna. Lei non volle aprirle, ma Sabrina continuò a insistere. Vesna cominciò a urlare dicendo: Vattene! Voglio farla finita! All'improvviso sentì un forte dolore allo stomaco, ebbe un'emorragia e perse conoscenza. In quel momento il suo destino non fu quello di morire, ma di vivere e combattere. Sabrina chiamò subito le forze dell'ordine, che sfondarono la porta e la fecero trasportare all'ospedale.

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L' OSPEDALE

Nella stanza, freddamente illuminata da un neon, s'introdusse un'infermiera, che si avvicinò al letto tentando di spiegarle l'accaduto. La flebile voce dell'infermiera la infastidiva, e con un gesto violento della mano le impedì di parlarle e disse: "Vattene non voglio sentirti! Sei una bugiarda, tutto quello che dici, non è vero!" Nonostante, l'angosciante atteggiamento di Vesna, l'infermiera non volle andarsene; non volle lasciarla soffrire in silenzio, rimase accanto a lei cercando di calmarla. Si fermò poi nella stanza, restando nelle adiacenze del letto; nel frattempo, Vesna si pose degli interrogativi: forse è una brava infermiera, con un'animo sensibile? Intravede in me sua figlia? Chissà perché quest'infermiera, insiste a rimanere nella stanza? Nonostante la sua instabilità psicofisica intuì, che la donna si fidava di lei, la stava slegando. Oramai era libera. Non aveva più le mani e le gambe legate, avrebbe potuto aggredirla, ma non lo fece. Con molta pazienza, l'infermiera le fece capire, che era lì, per aiutarla. Lo sguardo di Vesna si posò su un piccolo tavolo bianco posto vicino al suo letto. Sopra quel tavolo c'era una lettera. Vesna chiese alla donna con il camice bianco: di chi è quella lettera? L'infermiera la osservò, nel tentativo di dirle qualcosa, la sua bocca rimase semiaperta facendo capire di non esserne a conoscenza, e non pronunciò una sola parola. La busta era semichiusa, le mani le tremavano fino a tal punto 34

che aveva difficoltà a estrarre lo scritto. Lesse solo le iniziali di un nome che associò alla sua carissima amica; La sua amica era l'unica persona cara che le era rimasta.

Cara Vesna, quando sono arrivata, tu dormivi. Ho atteso per ore il tuo risveglio. Alla fine ho deciso di lasciarti una lettera d'incoraggiamento. Volevo scriverti qualcosa di saggio, le mie parole recitano: devi essere a conoscenza di tutti fatti, riflettere su ogni cosa e cominciare la tua battaglia. Ricordati che devi chiudere con il passato perché, niente sarà come prima. Sicuramente, ti chiederai: Che cosa devo fare? Ed io ti rispondo: Chiudi gli occhi, concentrati sul terzo occhio, rilassati, abbandona tutti tuoi pensieri, fai un respiro forte, trattienilo e inizia a ispirare lentamente. Chiama la tua energia, lasciala circolare nel tuo corpo e quando apri gli occhi consumala nel migliore dei modi. Non bloccarla. Non peggiorare le cose. Vai piano e sicura di te. Prendi una decisione e seguila. Ti conosco come una ragazza forte, adesso devi usare quella forza e superare questo brutto momento. Potrei rimanere qui seduta per ore a scriverti, ricordandoti di tutte le situazioni nelle quali ci siamo trovate, invece a te ora non servono i ricordi, ma la forza di ricominciare una nuova vita. Vorrei rimanerti accanto, però, ho paura di vederti piangere, di stare male, di soffrire. Perdonami, se non ho avuto il coraggio di aspettare il tuo 35

risveglio per comunicartelo di persona. Preferisco scriverti. La vita è una, usala nel migliore dei modi. Ti voglio bene. La tua migliore amica. Sabrina

Vesna ripose la lettera sul tavolo e, fissando un punto bianco sul freddo muro dell'ospedale immaginò di camminare da sola impaurita su un filo sospeso a mezz'aria. Non doveva cadere perché si sarebbe fatta del male, tuttavia, anche piangendo, lottava per percorrere tutta la lunghezza del filo, senza precipitare. Era consapevole che doveva combattere, fino alla fine. Doveva vincere la paura, trovare il coraggio di ricordare ed accettare la verità. Tra sé pensava: "Forse solo così riuscirò a trovare la via che mi porterà verso l'uscita. Sarà molto faticoso, ma non ci sono alternative". Mark era ancora presente nella sua mente, come una fiamma che non si vuole spegnere e continuava a splendere. Chiuse gli occhi. Voleva ricordarsi qualcosa di particolare. Nuotò in un fiume d'immagini. Si ricordò del suo ultimo viaggio con Mark. Erano andati in Camerun, alla ricerca di un villaggio e di un popolo, che viveva in capanne fatte di legno, con tetti molto spioventi, costruiti con rami e foglie, una struttura primitiva. Era un popolo molto creativo, e la grande varietà di maschere attrasse la loro attenzione. Erano maschere religiose che il popolo utilizzava nelle cerimonie rituali. Attraverso le maschere questi comunicavano con le anime 36

degli spiriti. Una donna del luogo spiegò a Vesna che quando ci sono queste cerimonie si riunisce l'intero villaggio e ognuno indossa la sua maschera. La maschera copre soltanto il viso e deve somigliare allo spirito che si vuole contattare. Durante la cerimonia, gli uomini e le donne ballano, parlano e quando assumono strani atteggiamenti, diversi da quelli consueti, significa che sono entrati in contatto con l'anima dello spirito desiderato. Vesna aveva ascoltato quella donna, con molta attenzione, e intuì che, per quel popolo, il tempo si era fermato. Questo popolo si trovava lontano dai paesi sviluppati, dalla tecnologia, dalla medicina, dalle armi e fuori da tutto quello che lei conosceva. Tuttavia, tutti i componenti erano molto uniti e si aiutavano tra loro. Non conoscevano l'invidia, la gelosia, il potere, il denaro, si poteva affermare che avevano fermato le lancette dell'orologio e non contavano più i secondi, i minuti, le ore, i giorni e gli anni. Gli uomini praticavano la caccia, mentre le donne si occupavano dell'agricoltura. In quel villaggio Vesna aveva scoperto un'Africa diversa, un'Africa che avrebbe portato, per sempre, nel suo cuore. Prima di partire le furono regalate due maschere e le dissero: "Se un giorno vi dovesse capitare di perdere una persona molto cara e vi voleste mettere in contatto con il suo spirito, indossate questa maschera senza paura!" Le maschere avevano un aspetto quasi comune, con disegnati i tratti di un uomo e di una donna, che come per magia, sembravano che volessero comunicare qualcosa. Quel Popolo era primitivo, ma carico di una forte energia e doti 37

soprannaturali. Vesna si accorse di quest'energia quando toccò la sua maschera, sentì una scossa elettrica chele attraversò tutto il corpo. Si sentì più forte e più sicura di se. "Forse dovrei toccare quella maschera di nuovo." Pensò Vesna. Vesna tentò di comunicare con Dio, pronunciando dentro di lei, le parole d'aiuto. Avrebbe voluto sentire la sua voce, ma non avvertì niente, solo silenzio. Forse era presente ma invisibile, intoccabile, irraggiungibile o irriconoscibile.

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New York Times 2036

Ora è possibile fare la doccia con l'energia elettrica.

E' stato realizzato il box doccia con l'elettroterapia. Ora l'energia elettrica si può usare sulla superficie della pelle, ed evitare di fare il bagno nel mondo classico, il corpo potrà pulirsi in batter d'occhio, da una fonte di energia elettrica, a frequenze molto alte. Questo bagno asciutto, oltre a essere perfetto e breve, avrà anche benefici effetti terapeutici. Sono in corso di perfezionamento nuove invenzioni elettriche per i sordi e i ciechi, che saranno una mano santa per i diversamente abili.

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Capitolo III Vesna, aveva avallato l'autorizzazione per essere dimessa dall'ospedale. Ora era seduta su una panchina, nel corridoio dell'ospedale. Era dispiaciuta di non aver fatto niente per fermare suo marito. "Forse lui ora sta vicino a me, invisibile ma presente", disse Vesna tra se. Le passavano vicino infermieri, dottori e pazienti. Aveva l'impressione di guidare un'autovettura su una lunga autostrada, senza uscite, ma forse c'era un'uscita, e lei non la trovava. All'autovettura stava per finire il carburante, e vicino non c'era nessun distributore, stava per fermarsi. Che cosa devo fare? S'interrogava Vesna. Forse dovrò andare a piedi, trovare l'uscita? Sarà molto faticoso, ma non c'è alternativa. Aveva terminato il suo ragionamento. Qualcuno come se avesse letto nei suoi pensieri, si era avvicinato alla panca. Era un medico molto giovane e gentile. "Hai bisogno di aiuto, ti vedo presa dai tuoi pensieri!" Chiese gentilmente a Vesna. "Forse avrei bisogno di aiuto, ma non credo che lei possa aiutarmi!" "Forse sbagli, sono uno psicanalista e ho aiutato tante persone!" "No, io non sono mai andata da uno psicanalista e non credo nella terapia, credo solo in me stessa, comunque, grazie per l'interessamento!" "Come vuoi, però ti lascio il numero di telefono, se cambi idea!" 40

Vesna aveva preso il suo numero per non essere scortese, dopodiché si erano salutati e allontanati, ognuno per la propria strada. Qual è la mia strada ora? S'interrogava di nuovo Sabrina. Non lo so! Vado, dove mi porta la strada; aveva finito di nuovo il suo ragionamento. Erano le sei del pomeriggio. Nelle mani teneva una valigia e si diresse verso la stazione ferroviaria. Era molto spaventata. Non aveva più nessuno. Guardava confusa lo schermo che indicava le partenze dei treni. Sarebbe voluta andare in un posto molto lontano. Questa idea sulla partenza non la convinceva molto, e si mise seduta su una panchina a riflettere. Le si avvicinò un signore distinto che le disse: "Stia attenta, ci sono ragazzi cattivi che la stanno osservando. "Dove sono?" gli aveva chiesto stupita. Il signore, con il solo sguardo, le fece notare la loro presenza con lo sguardo. I quattro ragazzi, comunque, si avvicinarono a Vesna, ma subito intervennero le guardie e lei si poté allontanare, insieme all'uomo distinto. L'uomo voleva essere gentile, così aveva preso la sua valigia per portargliela. "Dove è diretta?" Non lo so. Rispose Vesna. Allora, abbiamo lo stesso problema, riprese l'uomo, anch'io non so dove andare. E continuò, proponendole di andare a prendere un caffè. Vesna non riusciva a capire. Tra se si chiedeva: ma chi è quest'uomo? - Cosa vuole da me? 41

Allora, Vesna gli chiese: E lei è qui tutte le sere? Sì, rispose l'uomo; e mi pongo sempre la stessa domanda: dove andare? Alla fine resto sempre qui, a guardare i treni che partono e arrivano. Vesna continuò chiedendogli, come mai fosse cosi confuso. L'uomo rispose: è una lunga storia. E' accaduto tutto dopo il mio totale fallimento nella vita, e replicò dicendole: e tu, invece, perché sei qui con la valigia e non sai dove andare? Devi aver subito una grossa delusione? Vesna: sì, infatti, ma non voglio finire come te. L'uomo distinto continuò, con curiosità, chiedendole dove abitava. Abito vicino, rispose Vesna, evitando di dire la zona della sua abitazione sita a Manhattan. Entrati al bar, Vesna volle offrire qualcosa per ricambiare la sua gentilezza. L'uomo accettò, chiedendo al barista, un caffè espresso lungo. In quell'istante, entrambi avevano qualcosa in comune: una grande confusione nella mente. Poi, fecero ritorno di nuovo alla panchina, ove sedettero e continuarono a conversare. Quell'uomo le rammentava suo nonno. A casa del nonno, nella sua stanza vi era una porta. Era una porta scura, vecchia, malandata, sempre chiusa, con una chiave molto grande; comunque, era la "porta del nonno". Vesna curiosa com'era, fin da piccolissima, si chiedeva cosa si nascondesse dietro quelle mura. "E' l'entrata dei sogni", così, le raccontava il nonno. "Tutti i sogni che scriverai, e metterai sotto quella porta, un giorno si realizzeranno". La piccola Vesna tentava d'immaginare, quali mondi fantastici, potesse celare quell'ingresso così misterioso. 42

E ogni mattina, appena alzata, di corsa, prendeva un foglietto, che compilava con il sogno della notte, appena trascorsa. Possedeva una incredibile capacità nel ricordare, anche i più piccoli dettagli che, con dovizia, trascriveva sul pezzetto di carta e, sorridendo, lo infilava sotto quell'uscio oscuro. Lo considerava un suo compito del mattino, il più importante di tutto e di tutti. Era certa che una volta al sicuro dietro la "porta dei sogni", ogni evento immaginato, si sarebbe potuto avverare. "Vesna svegliati, devi andare a scuola", erano le parole che, come se fosse ora, le sembrava di udire. Ed era solo quella voce, quella di nonno Stojan, che ogni mattina riusciva a scuoterla e a farla decidere, seppure, sempre con riluttanza, d'abbandonare i suoi fantastici pensieri, per uscire, con la mamma, per recarsi a scuola. Che cosa avrebbe potuto scrivere ora? Quale sogno? Solo in quell'attimo scomparve la sua ira e comparve, per pochi secondi, un sorriso. Un sorriso dolce e tenue, uguale a quelle espressioni di contentezza infantile, come quando inseriva quel suo bigliettino, sotto la "porta del nonno". L'uomo distinto, le piaceva perché riusciva a capire, perfettamente, il suo stato d'animo. Era una persona molto sensibile e profonda. Caratterialmente le somigliava molto. Gli parlava dei suoi sentimenti, dell'amore, della paura, del vuoto che portava dentro di se. L'uomo distinto, in quel momento era la sua terapia, la comprendeva, perciò gli raccontò che sentiva qualcosa o qualcuno, che stava seguendo ogni suo passo, e quel qualcuno non voleva lasciarla in pace; percepiva che avrebbe voluto distruggerla, ma non ci riusciva. E, in quel momento, Vesna voleva scoprire chi fosse, cosa 43

voleva da lei, perché aveva scelto lei e gli chiedeva, con rabbia, di manifestarsi, farsi vedere. Ma, questo qualcosa o qualcuno non veniva fuori e non si faceva vedere. L'uomo distinto la osservava con tanta tenerezza. Avrebbe voluto fare qualcosa, ma cosa? Visto che non riusciva ad aiutare nemmeno se stesso, rimase in silenzio e ascoltò con attenzione ogni parola dei racconti di Vesna. Le loro vite in quel momento erano identiche. Quando ebbe finito di raccontare, Vesna si alzò, salutò cordialmente l'uomo distinto e si allontanò da quel luogo. L'uomo distinto la lasciò andare, senza repliche, ma decise, comunque, di seguirla. Si sentiva responsabile. Vesna viveva la città di New York profondamente. Adorava andare fuori quando tirava vento, e scelto un posto all'aperto, in quei momenti chiudeva gli occhi e si lasciava cullare dalle correnti d'aria. Così, anche in quel momento, Vesna si andò a sedere su una panchina vicino alla spiaggia dell'oceano. Alzò la testa verso il cielo, e riconobbe subito la Stella Polare. Brillava forte. Si sdraiò su quella panchina e continuò a fissare la stella finché i suoi occhi non sentirono la stanchezza. Si chiudevano e lei li apriva, si chiudevano di nuovo e li apriva di nuovo…Non voleva addormentarsi, ma la sua mente aveva bisogno di riposarsi. Stava sognando, che le onde del mare la trasportavano nell'oscurità in mezzo ai pesci; pesci, che avevano le sembianze di persone umane. I pesci affermavano di essere sirene, e che ogni notte ballavano e cantavano per il loro padrone, il mare. 44

L'uomo distinto cercò, con dolcezza, di svegliarla. Poi, le disse: "Dormivi, cosi dolcemente, che quasi mi dispiaceva svegliarti. Come mai dormi qui? Non hai una casa?" Vesna non rispose alla domanda, ma si allontanò dalla panchina e dall'uomo distinto. Fece ritorno a casa sua, dove si sdraiò sul divano. Non riusciva a dormire e non faceva altro che pensare alle parole che le aveva detto quello sconosciuto: "Tu devi vivere". Iniziò a credere a quelle parole e si sentiva come terrorizzata, a tal punto, che le sembrava di udire i passi di un uomo. I suoi occhi cominciarono ad accusare la stanchezza; così, si addormentò sul divano. L'uomo distinto si era fermato fuori di casa, a fissare quel palazzo, dov'era entrata Vesna. Voleva assicurarsi che fosse al sicuro. E dopo un po', anche lui, si mise camminare verso una direzione ignota. Forse, finalmente, anche l'uomo aveva trovato la sua strada. Svegliati Vesna, svegliati! Vesna stava udendo di nuovo una voce, ma questa volta era la suoneria della sua sveglia. Aprì subito gli occhi e si alzò dal letto, velocemente, come se fosse stata colpita da una scossa elettrica. Andò nella stanza da letto e aprì il primo cassetto, dove aveva riposto la lettera di Mark, che gli aveva lasciato prima di partire per Russia. Nella busta trovò solo una cartolina illustrata del Monastero Studenica, il capolavoro dell'arte bizantina ubicato in Serbia. Vesna comprese subito il messaggio.

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Capitolo IV

Serbia, Monastero di Studenica

Vesna quando entrò nel monastero restò sbalordita nel vedere Mark che stava ammirando un'icona. Lui era vivo. La luce del sole non entrava nel monastero, e solo le candele illuminavano l'ambiente. L'angolo dove si misero seduti era buio e il viso di Mark era soltanto un'ombra. Si fissarono. Rimasero ipnotizzati dai loro sguardi e dalle loro menti. Erano di nuovo loro due. E lui voleva baciarla. E lei voleva essere solo baciata. Stavano in silenzio. Potevano finalmente seguire il loro desiderio. Lasciare che la loro mente si avventurasse nei percorsi più arditi, più sensuali, che la loro storia aveva lasciato in sospeso. Iniziò a baciarla. Ma fù un bacio violento, che non lasciava scampo. I due corpi contro il muro. Le sue mani iniziarono a scivolare sul suo corpo, tentando di farsi strada tra i suoi abiti. Vesna s'irrigidì. Sentiva nuovamente il sangue sul suo corpo. "Non voltarti Vesna". No, non poteva più farlo. Non ora, non adesso, non in quel luogo, non con lui. E quella violenza d'improvviso si trasformò in una profonda dolcezza, inconsueta e inarrestabile. 46

La sua rabbia in quel momento sparì, si lasciò trascinare dalle magiche doti di quell'uomo. E furono schiavi del loro desiderio. Si eclissarono in un posto sicuro dove nessuno poteva trovarli. Avevano desiderio di fare l'amore, davanti agli occhi di Dio, senza un minimo di pudore. Mark le sbottonò la camicia ed iniziò a baciare il suo seno, soffermandosi sui capezzoli, con una tenerezza, che stupì Vesna. La sua mano, con delicatezza, scese verso la parte più erotica del suo corpo. La voleva sfiorare. Gli piaceva sentire il suo calore. Aveva voglia di averla completamente. Ma Vesna, lo fermò. Perché l'hai fatto? Dimmi solo perché. Disse con uno sguardo disarmante, che implorava una risposta. Mark non rispose. Continuò a fissarla con quel suo sguardo, sempre tenero. Mark era consapevole che non aveva nessun diritto di chiederle il perdono. Non riusciva a trovare attenuanti per quel suo comportamento, anche se non aveva scelta. Non esistevano scuse per la sua fuga, per il suo abbandono. Credeva fosse meglio non parlarne. Ma lei stringendolo più forte, insisteva: sono venuta fin qui, per avere quella risposta. Non me ne andrò, finché non avrò quella vera. Ma poi, avvicinò il suo viso a quello di lui e gli sussurrò: voglio fare l'amore con te. Le loro braccia si strinsero ancora di più, intorno ai corpi, in un profondo abbraccio, che fece loro ascoltare l'ansante respiro e 47

il battito sempre più veloce del loro cuore. Mark sentiva il seno sodo e i turgidi capezzoli di lei, che premevano sul suo petto, e lo invitavano a entrare in lei. Baciava il suo lungo collo, respirando il profumo della sua pelle, mentre lei dolcemente lo accarezzava. Il suo odore lo penetrava, diffondendosi sotto la sua stessa pelle. E la sua mano si aprì, lasciando che le dita scorressero tra i suoi capelli, raccogliendo, ad ogni istante, tutta l'energia che la loro sinuosità trasmetteva al tatto. E scese lungo le sue spalle, ora nude, e sempre più giù esplorando, con le dita, ogni centimetro della sua pelle, che rispondeva, sempre più consapevolmente, alle sue silenziose richieste. Non avevano la consapevolezza di trovarsi in un monastero, in quella piccola stanza ma su quel prato verde, soffice, rifugio dei loro sogni. Lontani dal male. I loro corpi seguivano il misterioso e armonico suono della natura. Il loro cuore aumentava il battito, come durante una corsa a piedi nudi. E quell'erba, cosi sottile, che dava la sensazione del correre su un tappeto. Le gambe non accusavano stanchezza, ma soltanto la voglia di raggiungere quello stato d'animo indecifrabile. Il calore forte sulla pelle, era quell'energia che finalmente si liberava. Si trovavano in quella stanza, in quel monastero davanti agli occhi di Dio. Rimasero abbracciati. In silenzio e in quel preciso momento, solo per quella notte, avrebbero voluto fermare il tempo, la rotazione del pianeta ed il sorgere del sole. 48

Si strinsero viso su viso, corpo su corpo, e mani nelle mani. Anche il suo desiderio di avere una risposta svanì completamente.

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NEW YORK TIMES OGGI PASSARE DA 5 MILIARDI A 500 MILIONI DI ABITANTI SULLA PIANETA

E’ DIFFICILE USARE QUALSIASI PAROLA, IN QUESTO MOMENTO, PER RENDERE MENO DOLOROSA QUESTA NOTIZIA. HAARP (HIGH – FREQUENCY ACTIVE AURORAL RESEARCH PROGRAM) E’ UN SISTEMA DI ANTENNE PER ALTE FRQUENZE, POSIZIONATO PER ESPLORARE I FENOMENI ATMOSFERICI.

DOVEVA SERVIRE PER IL BENESSERE DEL MONDO, CREARE ARTIFICIALMENTE LE PIOGGIE IN AFRICA E FAVORIRE L’AGRICULTURA PER FAR DIMENTICARE LA PAROLA FAME, MA PUTROPPO I PERVERSI SIGNORI DELLA NOSTRA SOCIETA’ ORA LA STANNO UTILIZZANDO PER SCOPI NON PACIFICI, GIUNGENDO AD USARLA CONTRO L’INTERA UMANITA’. DICONO CHE, SU QUESTO PIANETA, SIAMO TROPPI, E PERTANTO, IL NUMERO DI ABITANTI DEVE ESSERE RIDOTTO DA 5 MILIARDI A 500 MILIONI.

NEI PROSSIMI ANNI PROVOCHERANNO I TSUNAMI, I TERREMOTTI; RIATTIVERANNO I VULCANI, PRENDERANNO IL CONTROLLO DELLE NOSTRE MENTI E GODRANNO DELLA NOSTRA MORTE. CI ATTENDONO MOMENTI MOLTO DURI. SOLO I PIU’ FORTI SOPRAVVIVERANNO E TRAMADERANNO, DI GENERAZIONI IN GENERAZIONI, LA NOSTRA LEGGENDA. QUEI POCHI UOMINI DI BUONA VOLONTA’ RIMASTI, CERCHERANNO D’INSEGNARE AL PROSSIMO IL RISPETTO DEGLI APPARTENENTI AL GENERE UMANO; PER ORA NON CI RESTA ALTRO CHE PREGARE FORTE, PIU’ CHE MAI. MARK

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NEW YORK TIMES 2036 IL BOOM DELLA VENDITA DEI ROBOT

I robot vanno di moda. C'è sempre più interesse per questa macchina straordinaria. Mi ricordo di un graffito, che avevo letto un po' di tempo fa: "Cosa farai quando il robot ti ruberà il lavoro? Lo sposerò". E' proprio così, tutti ci sposiamo con un robot. Ora possiamo anche mandare i robot in guerra e vivere in pace. Potremo pensare di più a noi stessi. A vivere senza stress, e pensare solo a come migliorare le nostre condizione di vita e fare del bene. Che mondo fantastico è questo? Ora, anch'io vado a sposarmi un robot.

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Ora sicuramente tutti ci poniamo la stessa domanda: tutto questo e' davvero possibile? Nel 1919 Nikola Tesla disse: "La scienza non è altro che perversione tranne quando l’obiettivo è sincero, volto al progresso del genere umano ". Solo con la diffusione della cultura possiamo raggiungere la verità'. Se decidi di premiare il nostro portale di cultura allora torna su www.gongoff.com e, nel menu superiore, troverai la voce PREMIAMI. Grazie di cuore SLADJANA

©2013 SLADJANA STOJKOVIC

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