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April 13, 2017 | Author: pierpric | Category: N/A
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COLIN C. TIPPING

PERDONO ASSOLUTO PERDONARE PER CRESCERE

Colin C. Tipping

IL PERDONO ASSOLUTO // più esaltante libro sul perdono in cui mi sia imbattuto. Non avevo mai visto niente di così ben scritto, così chiaramente articolato, così straordinariamente coerente ed esplicito. Lo raccomando a tutti quanti! Neale Donald Walsch, autore di Conversazioni con Dio

Una lettura che ha cambiato la vita a un'infinità di persone. Un autentico bestseller negli Stati Uniti e in molti altri paesi. Il suo messaggio è chiaro e il metodo descritto è alla portata di tutti. Accogli anche TU il miracolo del Perdono Assoluto. Cos'è il Perdono Assoluto? Qualcosa di completamente diverso da quello che viene normalmente chiamato perdono. Ciò che lo rende assoluto è la sua semplicità, la sua piena accessibilità e immediatezza. Ecco perché è diverso dal perdono tradizionale che, come tutti sappiamo, richiede una lunga applicazione e anche un certo eroismo. Chi ha bisogno del Perdono Assoluto? In verità tutti ne abbiamo bisogno. Per chi lo sperimenta e ne fa un'abitudine, il Perdono Assoluto si trasforma in uno stile di vita, che regala ogni giorno felicità, armonia e pace. Perché perdonare? Si dice che la vendetta sia dolce. Ma continuare a interpretare il ruolo di vittima significa pagare un prezzo altissimo. Il Perdono Assoluto regala padronanza e migliore controllo della propria vita, più energia, salute e relazioni più sincere. Ipnoterapeuta clinico, nel 1992 Colin C. Tipping ha iniziato a organizzare, insieme alla moglie, una serie di ritiri di guarigione rivolti ai malati di cancro. Avendo riconosciuto che la mancanza di perdono era una delle principali cause del male, Colin e la moglie hanno messo a punto una nuova forma di perdono, il Perdono Assoluto, descritto in questo bestseller e diffuso da molti anni tramite conferenze e seminari. Oggi gli Istituti per il Perdono Assoluto sono presenti negli Stati Uniti, in Australia, Polonia e Germania.

I S B N : 88-9553-120-5

ESSERE FELICI è un marchio del

9 " 7 8 8 8 9 5 " 5 3 1 205'

GRUPPO EDITORIALE NACRO 1987-2012:

25

anni

€ 16,00

Altri libri pubblicai

Essere Felici Colin C. Tipping

Claudia Casanovas e Felisa Chalcoff, CONOSCERE L'ARTE DI AIUTARE E FARSI AIUTARE. Come alleviare le sofferenze degli altri e le proprie Kay Pollak. NESSUN INCONTRO È UN CASO Jhonny Mariotto, VIVI LA TUA PASSIONE. E scopri la tua vera essenza - "Il futuro che cerchi è a pochi passi da te" Laurei Mellin, VIVERE SENZA S T R E S S . Impara la tecnica per allenare il tuo cervello a conquistare la gioia Barbel Wardetzki, A ME NON MI OFFENDE NESSUNO. Come uscire dal circolo ferita-depressione-aggressività Chuck Spezzano, SE TI FERISCE NON È AMORE e altri 365 Princìpi per Guarire e Trasformare le vostre Relazioni Sabine Asgodom, VIVI LIBERA E SENZA FRENI. Dieci affermazioni di libertà per donne che vogliono di più dalla vita Jaime Jaramillo, TI AMO... MA SONO FELICE ANCHE SENZA DI TE Ronald Richardson, DIMMI IN CHE ORDINE SEI NATO E TI DIRÒ CHI SEI Tiberio Faraci, CREDI IN TE. Ritrova la fiducia e realizza i tuoi desideri Tiberio Faraci, NON TI SCORDAR DI TE. La strada per ritrovare se stessi Tiberio Faraci, INNAMORATI DI TE. Una Guida all'Auto-Realizzazione Tiberio Faraci, RICOMINCIA D A T E . Il Perdono è la Chiave della Felicità Tiberio Faraci, UN CAMMINO PER DIVENTARE ANGELI. Un Corso per Diventare Te stesso Ora e Incontrare il Meglio di Te Tiberio Faraci, Dominique Hort, COME TE NON C ' È NESSUNO. Come illuminare le tue relazioni e migliorare la tua vita da subito

IL PERDONO ASSOLUTO

Barbara Berger, LA FELICITÀ QUI E ORA. 10 consigli per una vita davvero felice Gerald Jampolsky, AMARE È LASCIARE ANDARE LA PAURA Gerald Jampolsky, AMARE SIGNIFICA GUARIRE. I sette principi della guarigione degli atteggiamenti mentali Gerald Jampolsky, ADDIO SENSI DI COLPA Gerald Jampolsky e Diane Cirincione, TROVARE LA VIA DI CASA. Storie vere che scaldano il cuore A cura di Gabriella Turci, Annamaria Guerra, LUCE. Apri e otterrai un messaggio di chiarezza in un momento di bisogno Gabriella K. Turci, Kristofer Twofeathers, LUCE COLORATA Omar Falworth, PENSIERI PER VIVERE MEGLIO. Edizione Pocket Omar Falworth, L'ARTE DI... VIVERE BENE CON GLI ALTRI. Edizione Pocket Omar Falworth, L'ARTE DI... AMARE E FARSI AMARE. Edizione Pocket Omar Falworth, CONOSCERSI, ACCETTARSI, MIGLIORARSI. L'Arte di Vivere Felici. Edizione Pocket David Olivieri, CONOSCERE LA PSICOLOGIA. Manuale di psicologia alla portata di tutti. Edizione Pocket

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Essere Telici

IL PERDONO ASSOLUTO

mii

Dedicato alla memoria di Diana, Principessa del Galles, che con la sua dimostrazione del potere di trasformazione dell'amore ha aperto il chakra del cuore della Gran Bretagna e di gran parte degli abitanti della Terra.

Il Gruppo Editoriale Macro mantiene e sviluppa la sua attenzione verso l'ambiente e lo fa con modalità sempre più concrete, coerenti e sostenibili. Stampiamo i nostri libri, dvd, riviste, cataloghi e depliant in Italia su carta riciclata, utilizzando inchiostri ecologici. Acquistando uno dei nostri prodotti contribuirai a sostenere il progetto dell'Associazione Scuola di Ecologia Applicata di Cesena, che ha già messo a dimora migliaia di alberi ed è impegnata nella piantumazione di decine di migliaia di nuovi alberi per favorire la biodiversità e per compensare e ridurre l'impatto ambientale della stampa di questo libro.

Prefazione

Per maggiori informazioni su questo autore e sulla stessa collana visitate il nostro sito: www.macroedizioni.it

Titolo orìg.: Radicai Forgiveness. Making R o o m for the Miracle © 2 0 0 2 Colin C. T i p p i n g pubblicato da GLOBAL 13 PUBLICATIONS, Inc. 26 Briar Gate Lane, M a n e t t a GA 3 0 0 6 6 , USA [email protected] 1 l'ordinamento editoriale traduzione revisione editing 1 opertina stampa

Sara Broccoli Sergio Orrao Mario Manzana Claudio Corvino, Valentina Pieri Matteo Venturi Tipografia Lineagrafica, Città di Castello (PG)

I edizione aprile 2 0 1 0 I ristampa febbraio 2011 II ristampa ottobre 2011 III ristampa luglio 2 0 1 2

© 2 0 1 0 edizioni ESSERE FELICI un marchio del GRUPPO EDITORIALE MACRO

Via Bachelet 65 4 7 5 2 2 Cesena (FC) e-mail: [email protected] sito internet: www.macroedizioni.it ISBN 978-88-9553-120-5

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La Cellulosa utilizzata per la produzione beila carta su cui sono stati stampati gli interni di questo libro è il sema mitizzo di cloro (ECO, Questa carta è riadattile.

Glitnchlonri utitezall per stampare questo Itero non contengono composti organici volatili, sono esenti da oli minerali e sorte ambientalmente compatibile.

Quando ero studente all'Università di Londra, ebbi la rara opportunità di partecipare a una lezione tenuta da un professore di grande levatura, i cui scritti in tema di filosofia dell'educazione erano considerati straordinari. Al termine della lezione, uno studente si alzò e provò a metterlo in difficoltà, sottolineando come quanto aveva appena affermato contraddicesse ciò che diceva in uno dei suoi libri. La risposta del professore fu fulminante: «Ah sì, certo, ho detto proprio così in quel libro. Ma poi ho cambiato idea, e non mi riconosco più in quelle parole». Ci rimasi di stucco anch'io. In quel momento mi resi conto che, fino ad allora, avevo sempre pensato che tutto quanto veniva stampato fosse, se non sacrosanta verità, almeno corrispondente all'immutabile e definitiva opinione dell'autore. Il fatto che quell'autentica personalità avesse appena contraddetto un suo stesso scritto fu nel contempo sconvolgente e rivelatore. Mi trovo in una posizione più vantaggiosa di quelle dell'emerito professore: giacché pubblico i miei scritti, posso tenermi sempre al passo, intervenendo su ogni nuova edizione con le modifiche eventualmente necessarie. Ma a tale proposito vorrei subito rassicurare i lettori: posso garantire che riguardo al Perdono Assoluto non ho mai cambiato idea! Sebbene la maggior parte del pubblico non se ne sia accorta, ho continuato a migliorare questa mia opera una edizione dopo l'altra. Infine, nel 2002, i cambiamenti e le modifiche intervenute sono risultati sufficienti a giustificare la comparsa di una seconda edizione ufficiale.

Prefazione - 7

6 - II Perdono Assoluto

Nel 2003 ho apportato un solo cambiamento significativo, sostituendo il capitolo 30, che era intitolato // Risveglio del Fanciullo Interiore con un capitolo sul L'Auto-Perdono Assoluto. L'epilogo sull'll settembre, che costituiva una dimostrazione di come sia possibile utilizzare il processo dei Quattro Passi del Perdono Assoluto in circostanze così tragiche, è archiviato sul nostro sito web e può essere scaricato liberamente: è sufficiente accedere al settore download direttamente dalla nostra home page. Come per questa prefazione, anche la postfazione si occupa di "cambiamenti" (si veda la pagina 301). Tuttavia, mentre in queste righe tratteggio il punto in cui siamo arrivati, nella postfazione delineo il punto a cui intendo arrivare con il Perdono Assoluto. E ne parlo soltanto alla fine perché avrà molto più senso accennarne dopo che avrete letto tutto il resto e praticato gli esercizi proposti nei fogli di lavoro. (Attenzione: leggere questo libro senza fare gli esercizi proposti sarebbe tempo perso! Per poter essere pienamente compreso, il Perdono Assoluto dev'essere praticato, sperimentato personalmente, ed è proprio questo lo scopo dei fogli di lavoro. Quindi, non cadete nell'autoinganno che vi porterebbe unicamente a rinforzare alcune delle abitudini che bloccano le vostre energie, e cercate di portare a termine almeno un paio di fogli di lavoro. La vostra vita ne trarrà giovamento e potrebbe persino manifestarsi qualche immediato miracolo. Ve lo meritate di certo!). Bene, penso che per quanto concerne gli ultimi aggiornamenti non ci sia altro da aggiungere. Non vi resta che leggere e godervi questo libro, portare a termine alcuni dei fogli di lavoro e quindi tornare a discuterne nella postfazione, per un approfondimento sui passi successivi. Nel frattempo, potre-

ste aver infine intrapreso un viaggio unico e straordinario! Lo spero davvero, perché non posso riuscirci da solo. Ho bisogno di tutte le persone capaci di trasformare finalmente questo mondo in una realtà di guarigione assoluta. Namaste Luglio 2007

Introduzione

Ovunque rivolgiamo lo sguardo - sui giornali, alla TV e persino nella nostra vita personale troviamo esempi di vittime di scioccanti violenze. Si constata, per esempio, che oggi almeno un americano adulto su cinque ha subito qualche genere di violenza, fisica o sessuale, quando era bambino. Dal canto loro, i telegiornali descrivono una realtà sociale fatta di strupri e omicidi, e riferiscono che i crimini contro le persone e la proprietà sono in continua crescita. Assistiamo un po' in tutto il mondo, su vasta scala, a torture, repressione, incarcerazioni, genocidi e vere e proprie guerre. Nel corso degli ultimi dieci anni, e cioè da quando ho cominciato a tenere seminari, ritiri per malati di cancro e corsi di formazione aziendale, ho incontrato moltissime persone comuni colpite da eventi orribili, al punto da convincermi che non ci sia un solo essere umano al mondo che, a un certo punto, non sia stato almeno una volta vittima di qualche grave violenza; peraltro, gli episodi minori di violenza nel vissuto di ogni individuo devono essere così numerosi da non poterli neppure ricordare tutti. Chi di noi può dire di non aver mai dovuto incolpare nessuno della propria infelicità? Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta semplicemente della realtà quotidiana. In realtà, l'archetipo della vittima è profondamente radicato in ognuno di noi, ed esercita il suo grande potere sulla coscienza collettiva. Abbiamo interpretato il ruolo della vittima in ogni aspetto della nostra esistenza, per interi eoni, fino a convincerci che la forma mentis della vittima rappresenti un aspetto fondamentale della condizione umana. È venuto il

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momento di porci questa precisa domanda: in che modo possiamo cessare di crearci una esistenza del genere e smettere di ispirarci all'archetipo della vittima? Per riuscire a spezzare le catene di questo attanagliante archetipo, dobbiamo sostituirlo con qualcosa di assolutamente diverso, qualcosa di talmente irrinunciabile e spiritualmente liberatorio da magnetizzarci e svincolarci dall'archetipo della vittima e dalla relativa realtà illusoria. Abbiamo bisogno di qualcosa che ci faccia trascendere il dramma della nostra esistenza, così da poter percepire le cose in una prospettiva molto più ampia, e cogliere quella verità che attualmente si nasconde ai nostri occhi. Quando ci risvegliamo a tale verità, comprendiamo l'autentico significato della nostra sofferenza e siamo in grado di trasformarla immediatamente. Siamo entrati nel nuovo millennio e nella nostra evoluzione spirituale ci accingiamo a compiere un grande balzo in avanti. E quindi essenziale che adottiamo uno stile di vita basato sul vero perdono, sull'amore incondizionato e sulla pace, anziché sulla paura, sul controllo e l'abuso di potere. È ciò che intendo con l'aggettivo assoluto: qualcosa che ci porti a un cambiamento radicale, e ci permetta di compiere la trasformazione che ci aspetta. E proprio ciò di cui voglio parlarvi in queste pagine. Per poter operare una qualsiasi trasformazione, è necessaria una esperienza completa e piena, il che significa che per trasformare l'archetipo della vittima dobbiamo sperimentare appieno tale ruolo. Non ci sono scorciatoie! Di conseguenza, nella nostra vita abbiamo bisogno di situazioni in cui ci sentiamo vittimizzati, così da poter trasformare l'energia grazie al Perdono Assoluto. E per poter trasformare uno schema energetico talmente basilare come quello dell'archetipo della vittima, molte, moltissime anime devono accettarlo come loro missione spirituale. Si tratta di anime che possiedono la saggezza e l'amore necessari per assolvere un compito talmente immenso. Con ogni proba-

Introduzione

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bilità molte delle persone che stanno leggendo queste pagine si sono offerte volontariamente per tale missione. Ebbene, queste libro si rivolge proprio a loro. Gesù ci ha offerto una straordinaria dimostrazione di cosa significhi trasformare l'archetipo della vittima, e penso che adesso aspetti pazientemente e con grande amorevolezza che seguiamo il suo esempio. Ma fino a oggi non siamo riusciti a imparare la sua lezione, e ciò proprio perché l'archetipo della vittima imprigiona la nostra psiche nella sua morsa. Abbiamo finora ignorato la lezione di perdono genuino insegnataci da Gesù - cioè che non ci sono vittime. Ci manteniamo invece in una posizione equivoca, tentando di perdonare da un lato e restando ben saldi nel ruolo di vittima dall'altro. Abbiamo persino trasformato Gesù in una vittima assoluta. Ciò, però, non ci consente di avanzare nella nostra evoluzione spirituale. Il vero perdono deve includere la completa rinuncia alla forma mentale della vittima. In effetti, nello scrivere questo libro, mi sono proposto soprattutto di chiarire quale sia la differenza tra il perdono che ci trattiene nel ruolo delle vittime e il Perdono Assoluto che invece ce ne libera. Il Perdono Assoluto è una sfida, un invito a trasformare radicalmente la nostra percezione del mondo e la nostra interpretazione di quanto ci succede nella vita, di modo che possiamo smettere di fare le vittime. Il mio unico scopo è quello di aiutarvi in questo cambiamento. Mi rendo perfettamente conto che per qualcuno le idee proposte in queste pagine potranno risultare quasi inaccettabili, soprattutto per chi ha subito grandi violenze e si sente ancora pieno di dolore. Vorrei che, qualunque sia la vostra condizione personale, provaste a leggerlo con mente aperta, disposti a verificare se il suo contenuto vi aiuta a sentirvi meglio. Ho affrontato la stesura di questa seconda edizione forte del feedback straordinariamente positivo dei miei lettori, nonché

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di quello delle persone che hanno partecipato ai miei seminari. Persino quelli che si sono trovati per lungo tempo in uno stato emotivo particolarmente doloroso hanno testimoniato il potere liberatorio e terapeutico di questo libro e il potenziale di trasformazione dei miei seminari. La cosa che mi è sempre sembrata più sorprendente e gratificante è la misura in cui il primo capitolo, "La Storia di Jill", ha prodotto in un gran numero di persone una guarigione istantanea. Originariamente pensavo di scriverlo quale utile introduzione ai concetti e alle idee relative al Perdono Assoluto, ma adesso mi rendo conto che lo Spirito la sapeva più lunga e mi avrebbe guidato, tenendomi per mano, fino ad arrivare dove sono ora. Ricevo molte telefonate da persone che, spesso con la voce rotta dal pianto, mi raccontano di avere appena letto la storia e mi spiegano di riconoscersi in essa e di sentire che, al solo leggerla, è cominciata anche la loro guarigione. Moltissimi si sono sentiti di dover condividere la loro esperienza con gli altri spedendo una e-mail con la storia di Jill direttamente dal mio sito web (www.radicalforgiveness.com) ai loro amici, parenti e colleghi - dando vita così a una straordinaria reazione a catena! Sarò per sempre grato a mia sorella e a mio cognato per avermi concesso di raccontare la loro storia, e per avere così fatto un grande regalo al mondo intero. L'incredibile risposta dei lettori mi fa sentire ancor di più un piccolo strumento nelle mani di qualcosa di grande; non c'è voluto molto prima che mi rendessi conto di essere usato dallo Spirito per far circolare questo messaggio, di modo che potessimo tutti quanti guarire, innalzare la nostra vibrazione e tornare alla nostra vera dimora. Sono grato di aver potuto rendere un tale servizio. Namaste

Parte Prima

Guarigione Assoluta

Nota

dell'Autore

Affinché i miei lettori possano comprendere cosa significhi "Perdono Assoluto", ecco la storia vera di come tale processo abbia salvato il matrimonio di mia sorella e cambiato la sua vita. È passato tanto tempo ormai, e il Perdono Assoluto ha avuto un impatto positivo sulla vita di moltissime altre persone giacché, non molto tempo dopo questo episodio, mi sono reso conto che lo stesso processo poteva essere usato sotto forma di sostegno del tutto differente da una psicoterapia tradizionale o dalla consulenza di coppia. Oggi offro a chi si rivolge a me ciò che definisco "Coaching di Perdono Assoluto", sia in forma privata sia in seminari pubblici, e ho raramente bisogno di fare ricorso alla terapia tradizionale di cui mi servivo in precedenza. Ciò è dovuto al fatto che i problemi finiscono per scomparire completamente, o quasi, soltanto grazie al Perdono Assoluto. C.T.

Colin Tippin

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La storia di Jill

Appena la vidi arrivare nel corridoio dell'aeroporto internazionale Hartsfield di Atlanta, mi resi conto che mia sorella Jill aveva qualche problema. Non era mai stata capace di nascondere bene le sue emozioni, e quel giorno stava chiaramente soffrendo. Jill era arrivata dall'Inghilterra negli Stati Uniti con mio fratello John, che non vedevo da 16 anni. John era emigrato dall'Inghilterra all'Australia nel 1972, mentre io mi ero trasferito in America nel 1984; di conseguenza, Jill era, ed è tuttora, la sola della mia famiglia a vivere in Inghilterra. John aveva fatto un salto a casa, e quel viaggio ad Atlanta rappresentava l'ultimo segmento che precedeva il suo ritorno in Australia. Jill lo aveva accompagnato ad Atlanta così da potermi fare visita e restare con me e mia moglie JoAnna per un paio di settimane, giusto il tempo che restava a John prima di riprendere l'aereo. Dopo esserci abbracciati e baciati, non senza un certo impaccio, ci dirigemmo all'albergo. Avevo prenotato per loro una camera per quella notte, di modo che JoAnna e io potessimo portarli a visitare Atlanta il giorno seguente, prima di spostarci più a nord, a casa nostra. Non appena trovammo un momento per parlare seriamente, Jill mi disse: «Colin, a casa le cose non vanno affatto bene. Jeff e io potremmo separarci». Malgrado mi fossi già perfettamente reso conto che c'era qualcosa che non andava in mia sorella, a quella notizia ci restai

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di sasso. Avevo sempre pensato che, nel corso dei loro sei anni di matrimonio, Jill e suo marito Jeff fossero stati felici. Erano entrambi reduci da un altro matrimonio, ma quella loro relazione sembrava forte. Dalla sua ex moglie Jeff aveva avuto tre figli, mentre nel suo precedente matrimonio Jill ne aveva avuti quattro. Paul, il minore, era l'unico che viveva ancora con lei. «Ma che succede?», le chiesi. «Be', è tutto così confuso che non saprei proprio da che parte cominciare», rispose Jill. «Jeff si comporta in modo davvero strano, e non ne posso più. Siamo arrivati al punto che non riusciamo nemmeno a parlarci. Questa situazione mi sta soffocando. Non mi dedica più alcuna attenzione e dice che è tutta colpa mia». «Spiegami meglio», le dissi, lanciando un'occhiata a John, che rispose sollevando gli occhi al cielo. Prima del suo arrivo ad Atlanta era rimasto a casa loro per una settimana, e dal suo atteggiamento potevo dedurre che di quella faccenda ne avesse già fin sopra i capelli. «Ti ricordi di Lorraine, la figlia maggiore di Jeff?», mi chiese Jill. Sì, me ne ricordavo. «Be', suo marito è morto in un incidente d'auto circa un anno fa. Da quel momento in poi lei e Jeff hanno sviluppato un rapporto veramente bizzarro. Ogni volta che lei lo chiama, lui le fa un sacco di salamelecchi, la chiama "amore" e passa delle ore a parlarle sottovoce. Non si direbbe che sono padre e figlia, sembrano due amanti! Se lei chiama mentre lui sta facendo qualcosa, lascia perdere tutto quanto e comincia a parlarle. E se per caso viene a casa nostra, lui si comporta nello stesso modo, se non addirittura peggio. Si stringono l'uno all'altro in una conversazione intima che esclude ogni altra cosa, me compresa. Non riesco più a sopportarlo. Mi sembra che lei sia diventata il centro della sua vita, mentre io non so più bene che ruolo ho. Mi sento completamente esclusa e ignorata». Jill proseguì con tutta una serie di dettagli sulla strana dinamica familiare che si era sviluppata. JoAnna e io l'ascoltavamo

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con grande attenzione. Dopo esserci esplicitamente chiesti quali potessero essere le cause del comportamento di Jeff, le manifestammo la nostra più grande comprensione e le suggerimmo di provare a parlare con lui del suo comportamento e di cercare un modo per sistemare le cose. Era proprio ciò che un fratello e una cognata erano tenuti a fare. Anche John fece del suo meglio, offrendo la sua interpretazione della situazione. Ciò che mi sembrava strano era la natura atipica del comportamento di Jeff. 11 Jeff che conoscevo era estremamente affettuoso con le sue figlie, e sicuramente abbastanza co-dipendente da aver bisogno della loro approvazione e del loro amore, ma non l'avevo mai visto comportarsi nel modo in cui Jill aveva descritto. Nei confronti di Jill era sempre stato estremamente attento e amorevole. Mi sembrava impossibile che la trattasse in modo così crudele. Era assolutamente ovvio che Jill ne fosse sconvolta e infelice, mentre il fatto che Jeff insistesse sul fatto che lei si stava immaginando tutto quanto, in una sorta di paranoia, non faceva che peggiorare le cose. Continuammo a parlarne per tutto il giorno seguente. Cominciai ad avere un'idea di ciò che poteva essere accaduto tra Jill e Jeff, interpretandolo secondo la prospettiva del Perdono Assoluto, ma decisi di non farne cenno, almeno non subito. Era troppo presa da quella situazione drammatica, e non sarebbe stata capace di ascoltare e capire ciò che volevo dirle. Il Perdono Assoluto si basa su una prospettiva spirituale estremamente ampia, e ciò non corrispondeva affatto alla realtà che condividevamo quando vivevamo ancora in Inghilterra. Sapevo per certo che sia lei sia John erano all'oscuro delle mie convinzioni circa il Perdono Assoluto, e sentii che non era ancora arrivato il momento di presentargli una visione così radicalmente innovativa. Non potevo ancora dirgli: ciò che sta accadendo è assolutamente perfetto, è soltanto una opportunità di guarigione.

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Tuttavia, dopo aver girato attorno al problema per un altro giorno, decisi che era il momento giusto per cercare di offrirle l'approccio del Perdono Assoluto. Ciò implicava che mia sorella avrebbe dovuto accettare l'idea che stesse accadendo qualcosa di tutt'altro che ovvio, qualcosa ispirato dal divino, e che era rivolto unicamente al suo benessere assoluto. Ma Jill dimostrava di essere talmente votata al ruolo di vittima della situazione che temevo di non riuscire a proporle una interpretazione del comportamento di Jeff capace di disincagliarla da quel ruolo. Tuttavia, non appena Jill cominciò a ripetere per l'ennesima volta ciò che aveva già detto il giorno precedente, decisi di intervenire. Tanto per cominciare le proposi: «Jill, perché non cerchi di analizzare la situazione da una prospettiva differente? Ti va? Non vorresti provare a offrirti una interpretazione assolutamente diversa di ciò che sta accadendo?». Mi guardò stupita, quasi si stesse chiedendo: «Come può esserci un'altra interpretazione della realtà? Le cose stanno andando proprio così!». Peraltro, l'avevo già aiutata in precedenza a risolvere alcuni problemi di coppia, cosicché mi concesse la fiducia sufficiente per dirmi: «Be', potrei provarci. Che cosa ti passa per la mente?». Finalmente si apriva il varco che stavo aspettando. «Quello che sto per dirti potrà sembrare strano, ma ti pregherei di astenerti da qualsiasi giudizio finché non avrò finito. Mantieniti semplicemente aperta alla eventualità che ciò che sto dicendo possa essere vero, poi cerca di capire se possa avere un qualche senso e fare al caso tuo». Fino a quel momento John aveva fatto del suo meglio per prestare attenzione alle lamentele di Jill, ma tutto quel parlare di Jeff e della situazione che si era creata aveva finito per annoiarlo terribilmente. A un certo punto, aveva semplicemente smesso di darle retta. Peraltro, mi resi conto che quel

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mio intervento aveva risvegliato la sua attenzione, cosicché anche John era tutt'orecchie. «Cara Jill, quello che ci hai raccontato rappresenta sicuramente la verità, almeno per come la vedi tu», cominciai con la massima delicatezza. «Non dubito affatto che le cose stiano andando come ci ha spiegato tu. Inoltre, John che è rimasto con te nelle ultime tre settimane, ha potuto rendersi conto della situazione e può confermarla, nevvero, John?» Dal momento che mi ero rivolto direttamente a lui, John rispose: «Assolutamente! Mi sono reso conto di quel che sta accadendo, ed è proprio come dice Jill. L'ho trovato molto strano, e a dire il vero la situazione mi ha messo in notevole imbarazzo». «Non mi sorprende affatto» risposi. «Comunque sia, Jill, voglio che tu sappia che con ciò che sto per dire non intendo affatto negare quanto mi hai detto né smentire in qualsiasi modo la tua versione delle cose. Sono convinto che stia accadendo proprio ciò che hai spiegato. Ma permettimi di darti un'idea di ciò che potrebbe esserci dietro tutto ciò». «Cosa intendi dire con dietro tutto ciò?», mi chiese Jill guardandomi sospettosa. «Pensare che tutto ciò che c'è là fuori corrisponda integralmente alla realtà è perfettamente naturale», le spiegai. «Ma forse, sotto il velo di quella realtà, stanno accadendo molte altre cose. Non riusciamo a percepire tutta la realtà nel suo complesso perché i nostri cinque sensi non sono in grado di assolvere un compito del genere. Il fatto che i sensi non riescano a coglierlo non significa però che non ci sia nient'altro. Analizziamo il tuo problema. Tu e John state affrontando questa situazione complicata. Su questo non c'è dubbio. Ma non potrebbe essere che, al di là di questo dramma, stia accadendo qualcosa di natura più spirituale - qualcosa che riguarda le stesse persone e gli stessi eventi ma che ha un significato completamente diverso? Non potrebbe essere che le vostre due anime

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stiano ancora danzando la stessa danza, anche se si trovano su armonie completamente diverse? E se fosse la tua danza di guarigione? Che accadrebbe se riuscissi a interpretarla come una occasione per crescere e guarire? Significherebbe accedere a un punto di vista completamente diverso, non ti pare?». Sia Jill sia John mi lanciarono un'occhiata interdetta, quasi stessi parlando una lingua aliena. Decisi allora di lasciar perdere qualsiasi tentativo di spiegazione teorica e di occuparmi direttamente dell'esperienza che Jill stava vivendo. «Jill, ritornando con la mente alla tua esperienza degli ultimi tre mesi, che cosa hai provato, soprattutto, osservando Jeff nel suo comportamento così dolce verso sua figlia Lorraine?». «Soprattutto rabbia», rispose Jill, cominciando a rifletterci. Poi aggiunse: «Ma anche frustrazione». E dopo una lunga pausa fece: «E tristezza. Mi sono sentita veramente triste». A quel punto aveva le lacrime agli occhi: «Mi sono sentita così sola, non amata». Cominciò a singhiozzare sommessamente: «Non ci sarei stata così male, se mi fossi resa conto che Jeff infine non è in grado di manifestare amore, ma invece può amare, e lo esprime, ma con lei, non con me!». Pronunciò quelle ultime parole con veemenza e rabbia, quindi scoppiò in un pianto incontrollato come non era mai successo dal suo arrivo. Aveva versato qualche lacrima in precedenza, ma non si era mai lasciata veramente andare. A quel punto, finalmente, la diga si era spezzata. Il fatto che Jill fosse riuscita a entrare in contatto con le sue emozioni così rapidamente era un'ottima cosa. Ci volle una buona decina di minuti prima che si calmasse e che fosse di nuovo in grado di parlare. A quel punto le chiesi: «Jill, riesci a ricordare se ti sei mai sentita nello stesso modo quando eri una bambina?». «Certo che sì!», rispose senza la minima esitazione. Non riusciva a ricordarsi le circostanze precise, ma insistetti affinché me le spiegasse. Le ci volle un po' prima che riuscisse a rispondere.

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«Nemmeno mio padre mi voleva bene!», sbottò infine prima di ricominciare a singhiozzare. «Avrei voluto che mi amasse, ma non l'ha mai fatto. Ero convinta che non fosse capace di amare nessuno! Poi, Colin, è arrivata tua figlia, e lui l'ha amata subito. Ma allora perché diavolo non ha mai saputo volermi bene?». Mentre urlava quelle parole e si lasciava andare a lacrime disperate, batté il pugno sul tavolo. Jill si riferiva a mia figlia maggiore, Lorraine. Per pura coincidenza, o forse solo per sincronicità, portava lo stesso nome della figlia maggiore di Jeff. Quelle lacrime fecero davvero bene a Jill. Le servirono a ripulirsi l'animo e a segnare un possibile punto di svolta. A quel punto mi resi conto che la trasformazione era a portata di mano. Dovevo semplicemente continuare a stimolarla. E allora le chiesi: «Raccontami qualcosa di più della faccenda di mia figlia Lorraine e di papà». «Be'» rispose Jill, cercando di darsi un contegno, «non mi sono mai sentita amata da papà, e avevo veramente bisogno del suo amore. Non mi ha mai tenuto per mano, né mi ha mai presa in braccio. Ho sempre temuto che in me ci fosse qualcosa che non andava. Una volta, quando ero più grande, la mamma mi ha detto che non pensava che papà fosse in grado di amare chicchessia, neppure lei. Allora giunsi alla conclusione che se davvero non era capace di amare nessuno, non potevo considerarmi responsabile della sua freddezza nei miei confronti. Non amava proprio nessuno! Non aveva mai dedicato nessuna particolare attenzione nemmeno ai miei figli, i suoi nipoti, niente di più di quanto concedesse a chi non faceva parte della sua famiglia. Non era un cattivo padre, era semplicemente incapace di amare. E ciò mi addolorava immensamente». Jill pianse ancora un po', senza trattenersi. Capivo bene che cosa volesse dire circa nostro padre. Era un uomo gentile e tranquillo, ma molto freddo e distaccato. Nella maggior parte

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delle situazioni si dimostrava emotivamente non partecipe, e manteneva lo stesso atteggiamento verso tutti quanti. Non appena Jill recuperò una certa padronanza di sé, continuò: «Mi ricordo di un giorno preciso, a casa tua. Tua figlia Lorraine doveva avere quattro o cinque anni. I nostri genitori erano venuti a farci visita da Leicester e avevamo deciso di riunirci tutti da te. A un certo punto Lorraine ha preso papà per mano e gli ha detto: "Dai nonno, fammi vedere il giardino e tutti i miei fiori". Lui si è lasciato portare in giro da lei, come un cagnolino, e non ha smesso un secondo di parlarle e di mostrarle tutti i fiori. Lo aveva incantato. Ho continuato a osservarli dalla finestra per tutto quel tempo. Quando sono tornati in casa, l'ha presa in braccio e ha cominciato a giocare con lei, felice come non l'avevo mai visto. Quella rivelazione mi ha distrutto: "Ma allora è capace di voler bene a qualcuno^, ho pensato. Se può voler bene a Lorraine, perché non ha mai voluto bene a me?». Le sue ultime parole le uscirono di bocca tutte d'un fiato, seguite da copiose lacrime piene di dolore e tristezza, lacrime che aveva trattenuto per tutti quegli anni. Pensai che per quel momento potesse bastare e proposi di farci un bel tè {Be', dopotutto siamo ancora inglesi, dobbiamo prendere il tè, comunque vada!). Interpretando la storia di Jill secondo la prospettiva del Perdono Assoluto, potei facilmente constatare come il comportamento di Jeff, in apparenza bizzarro, forse inconsciamente volto ad aiutare Jill affinché potesse guarire la sua relazione con nostro padre, un conto che era rimasto in sospeso per tutti quegli anni. Se fosse riuscita a rendersene conto, e a riconoscere la perfezione del comportamento di Jeff, il suo dolore sarebbe guarito e, con ogni probabilità, Jeff avrebbe smesso di comportarsi in quel modo. Peraltro, non ero sicuro di poter spiegare tutto ciò a Jill, di modo che potesse comprenderlo immediatamente. Ma fortunatamente non dovetti nemmeno provarci: arrivò alla conclusione più ovvia da sola.

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Più tardi, nel corso di quella stessa giornata, mi disse: «Colin, non trovi strano che la figlia di Jeff e tua figlia abbiano lo stesso nome? A ben pensarci, sono tutte e due primogenite e bionde. Che strana coincidenza! Non pensi che ci sia una connessione?». Le sorrisi e risposi: «Ma certo! È proprio questa la chiave per comprendere l'intera situazione». Mi guardò per qualche lungo istante, intensamente, poi chiese: «Cosa intendi dire?». «Prova ad arrivarci da sola», le consigliai. «Quali altre analogie riesci a cogliere tra il rapporto di papà con mia figlia Lorraine e la tua situazione attuale?». «Be', vediamo», fece Jill. «Le due ragazze portano lo stesso nome. Entrambe sembrano riuscire a ottenere ciò che io non ho potuto avere dagli uomini della mia vita». «È cioè?», le chiesi. «Amore...», mormorò. «Vai avanti», la incitai con la massima gentilezza. «Sembrerebbe proprio che la tua Lorraine sia riuscita a ottenere da suo nonno, nostro padre, quell'amore a cui io aspiravo tanto. E la figlia di Jeff, anche lei Lorraine, ottiene da suo padre tutto l'amore che vuole, ma a spese mie. Oh, mio Dio!», esclamò. Stava davvero cominciando a capire. Jill continuò la sua analisi. «Ma perché? Non capisco perché! La cosa è un po' inquietante! Che cosa diavolo sta succedendo?», chiese, improvvisamente in preda al panico. Era giunto il momento che l'aiutassi a completare il puzzle. «Vedi Jill», la interruppi, «lascia che ti spieghi come funziona. In realtà questo è un perfetto esempio di ciò di cui ti stavo parlando in precedenza, quando dicevo che, oltre il dramma che chiamiamo vita, si nasconde una realtà del tutto diversa. Ma credimi, non c'è nulla di spaventoso! Quando comprendi quali sono i meccanismi, hai più fiducia, ti senti più sicura, sperimenti

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una pace di gran lunga maggiore di quella che avresti potuto immaginare. Ti rendi conto che l'universo, o se vuoi puoi chiamarlo Dio, ti offre tutto il suo sostegno in qualsiasi giorno della tua vita, indipendentemente dal fatto che la situazione in cui ti trovi possa sembrarti veramente brutta», le dissi cercando di rassicurarla come meglio potevo. «Se osserviamo la situazione da un punto di vista spirituale, il nostro disagio in una qualsiasi situazione problematica è una sorta di segnale con il quale veniamo informati che siamo disarmonici rispetto alle leggi spirituali, e che ci viene offerta una opportunità per guarire qualche aspetto del nostro essere. Può trattarsi di un dolore personale, o forse di una credenza che ci intossica e ci impedisce di trasformarci nel nostro vero sé. Purtroppo, spesso, non riusciamo a vederla secondo questa prospettiva, e analizziamo maldestramente la situazione incolpando gli altri di ciò che ci sta accadendo, il che ci impedisce di ricevere il messaggio o di comprendere la lezione. Ovviamente in questo modo non possiamo guarire. Peraltro, se non ci prendiamo cura di ciò che deve essere guarito, dovremo procurarci un disagio maggiore, fino al punto in cui saremo letteralmente costretti a chiederci: "Ma che cosa sta succedendo nella mia vitaV. Talvolta, per riuscire a farsi sentire, il messaggio ce lo devono strillare nelle orecchie, il dolore deve farsi estremamente intenso. Per esempio, una malattia che mette a repentaglio la nostra vita rappresenta un messaggio estremamente forte. Eppure, persino di fronte alla morte, alcune persone non riescono a cogliere il rapporto tra ciò che sta accadendo loro e l'opportunità di guarigione che rappresenta. Nel tuo caso, ciò che emerge in questa particolare occasione e che deve essere guarito, è proprio il tuo vecchio dolore in rapporto a tuo padre e al fatto che non ti abbia mai dimostrato il suo amore. Tutto il dolore che stai sperimentando, tutto questo disagio, ti riporta esattamente a quel nodo irrisolto. È un dolore che precedente-

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mente si è già manifestato molte volte, in occasioni differenti, ma dal momento che non sei riuscita a cogliere l'occasione, non l'hai mai guarito. Ecco perché dovresti considerare questa ennesima opportunità di toccare quel dolore e guarirlo come un dono prezioso!». «Un dono?», fece Jill incuriosita. «Intendi dire che è un dono perché in tutto ciò c'è un messaggio per me? Un messaggio che avrei già potuto cogliere molto tempo fa, se solo fossi riuscita a vederlo?» «Sì. Se te ne fòssi già accorta, il tuo disagio si sarebbe attenuato e non avresti dovuto vivere questa esperienza. Ma non fa nulla! Va benissimo anche co^ì! E tutto perfètto così com'è, e non avrai bisogno di ammalati gravemente per avere un'altra occasione di capirlo, come invece accade a molte persone. Ci stai arrivando fin da ora: stai cominciando a capire e a guarire. Permettimi di spiegarti nei dettagli che cosa è successo e in che modo tutto ciò ha influenzato la tua vita fino a ora», le dissi cercando di renderla pienamente consapevole delle dinamiche della sua problematica attuale. «Quando eri bambina, ti sei sentita abbandonata, non amata da tuo padre. Per una bambina ciò è assolutamente devastante. Per poter crescere psicologicamente sana, una bambina deve sentirsi amata da suo padre. Dal momento che non hai sperimentato quell'amore, sei giunta alla conclusione che in te ci fosse qualcosa che non andava: hai cominciato a convincerti di non essere sufficientemente brava o degna di quell'amore di cui avevi così bisogno. Questa credenza si è profondamente radicata nel tuo subconscio e ha assunto un ruolo dominante in tutte le relazioni della tua vita. Per dirla altrimenti, affinché tu potessi rispecchiare la tua credenza inconscia di non essere degna di essere amata, nella tua vita ti sei ripetutamente trovata ad affrontare situazioni che ti dimostravano che davvero non meritavi l'amore che cercavi. La tua vita ha continuato a confermarti la correttezza della tua credenza.

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Da bambina, il dolore che ti procurava non ricevere l'amore di papà era più forte di quanto potessi sopportare, di conseguenza ne hai soffocato una parte e represso tutto quel che avanzava. Quando soffochi un'emozione sai che è presente, ma te la tieni sullo stomaco. Per contro, una emozione repressa viene sepolta talmente in profondità nella mente inconscia, che non puoi più esserne consapevole. Successivamente, quando hai cominciato a renderti conto che tuo padre non era un uomo spontaneamente amorevole, e che probabilmente non era in grado di amare nessuno, hai cominciato in qualche modo a riabilitarti o a guarirti dagli effetti di quella mancanza di amore. Probabilmente sei riuscita a liberare una parte del dolore che avevi soffocato, e forse, almeno in parte, hai rinunciato all'idea di non essere degna di essere amata. Dopotutto, se tuo padre non era capace di amare nessuno, perché mai doveva essere colpa tua se non ti amava? Ma poi è scoppiata la bomba che ti ha riportata dritta filata al punto di partenza. Quando ti sei resa conto che papà era perfettamente in grado di amare Lorraine, sei tornata a credere che fosse tutta colpa tua. Ti sei detta qualcosa del genere: "Ecco qui: mio padre è capace di amare qualcuno, ma non ama me. Deve essere necessariamente colpa mia. Non ho le qualità per meritarmi l'amore di mio padre, quindi non avrò mai le qualità per meritarmi l'amore di nessuno". E da quel momento in poi hai preso a creare delle situazioni che ti permettessero di continuare a credere di non essere degna di essere amata». «Ma come posso aver fatto qualcosa del genere?», m'interruppe Jill. «Non vedo proprio come potrei aver creato da sola questa immagine distorta di me stessa...». «Be', per esempio, com'era il rapporto con Henry, il tuo primo marito?» le chiesi per farle approfondire ulteriormente l'analisi. Jill era stata sposata con Henry, padre dei suoi quattro figli, per una quindicina di anni.

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«Per certi versi non era male, ma era assolutamente infedele: era sempre alla ricerca di nuove occasioni per fare sesso con altre donne, e questo non riuscivo a sopportarlo». «Vedi? In quella situazione lui assumeva il ruolo del mascalzone e tu della vittima. Ma la verità è che l'hai attratto nella tua vita proprio perché, a qualche livello, sapevi che ti avrebbe dimostrato ancora una volta che non eri affatto degna di essere amata. Con la sua infedeltà avrebbe confermato le tue credenze su te stessa». «Non verrai a dirmi che mi stava facendo un favore? Sono disposta a bermele tutte, ma non questa!», disse con una ri- ' sata nervosa che palesava una certa rabbia. «Be', ti ha comunque aiutata a mantenere la tua convinzione, non ti sembra? Tu non eri abbastanza, e non lo eri al punto che lui era costretto a cercarsi sempre altre donne per avere qualcosa di più. Se si fosse comportato nel modo opposto e ti avesse immancabilmente trattata come se fossi totalmente degna della più assoluta fedeltà, avresti provocato qualche altro dramma nella tua vita, così da poter comunque dimostrare ciò di cui eri convinta. Sono state proprio le tue credenze su te stessa, per quanto completamente false, a renderti impossibile di meritarti l'amore di qualcuno. Per lo stesso motivo, se tu fossi riuscita a guarire il tuo dolore originario, quello derivato dal rapporto tra te e papà, ne fossi uscita e avessi cominciato a credere di meritare di essere amata, Henry avrebbe immediatamente smesso di cercare di portarsi a letto le tue amiche. E se non avessi smesso, non avrestd^avuto nessun problema nel lasciarlo e trovarti qualcun altro, capace di trattarti con tutto l'amore che sentivi di meritare. Non facciamo altro che creare la nostra realtà in accordo con le nostre credenze. E se vuoi sapere quali sono le tue credenze, non devi fare altro che analizzare di che cosa è fatta la tua vita. La vita riflette sempre le nostre credenze».

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Jill sembrava alquanto perplessa, quindi decisi di ritornare su alcuni dei punti di cui avevamo appena discusso: «Ogni volta che Henry ti tradiva, ti offriva una opportunità di guarire il tuo dolore originario, l'amore che non avevi ricevuto da papà. Henry non stava facendo altro che dimostrare e interpretare per te la tua convinzione di non essere abbastanza per qualsiasi uomo. Le prime volte che è successo, con ogni probabilità ti sei sentita talmente male, talmente arrabbiata, da essere a un passo dal rientrare in contatto con il dolore originario e renderti conto del tuo sistema di credenze su te stessa. In pratica, quei suoi primi tradimenti hanno rappresentato la tua prima occasione di praticare il Perdono Assoluto e di guarire il tuo dolore originario. Ma non hai saputo coglierla. Ti sei limitata a trasformarlo nel colpevole della tua infelicità e a sistemarti nel ruolo della vittima, il che ha reso impossibile la guarigione». «Ma che cosa intendi per perdono?», mi chiese Jill, che continuava a sembrare turbata. «Vuol forse dire che avrei dovuto perdonarlo per aver sedotto la mia migliore amica o chiunque altra gli fosse capitata sotto mano?» «Sto dicendo che, in quella circostanza, Jeff ti ha fornito una occasione per entrare in contatto con il tuo dolore originario e per acquisire consapevolezza di come alcune credenze su te stessa stessero dominando la tua esistenza. Così facendo ti ha messo nella condizione di capire e cambiare quelle tue credenze e di guarire il tuo dolore originario. È ciò che intendo per perdono. Adesso capisci perché merita di essere perdonato, Jill?» «Sì, penso di sì», rispose Jill. «Non era che il riflesso delle mie convinzioni, quelle che mi ero creata perché mi mancava così tanto l'amore di papà. Volevo continuare a credere di non essere degna di essere amata, e lui mi aiutava in quel senso, nevvero?» «Esatto, e nella misura in cui ti ha concesso quella occasione, merita rispetto, in realtà molto più di quello che sei pronta a concedergli ora. Non possiamo sapere se avrebbe smesso di comportarsi

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in quel modo qualora tu avessi sciolto quel tuo nodo con papà, o se magari l'avresti lasciato. Comunque sia, ti ha reso un gran servizio. E quindi, in tal senso, merita non solo il tuo perdono, ma anche una profonda gratitudine. E sai che ti dico? In fondo non è colpa sua se tu non hai capito il messaggio concreto che si nascondeva nel suo comportamento. Mi rendo ben conto che possa risultarti assai difficile accettare che stava semplicemente cercando di farti un regalo. Non è proprio ciò che ci hanno insegnato a pensare! Nessuno ci insegna mai a guardare la realtà nella sua natura più profonda e a dire: "Guarda un po' che cosa ho creato nella mia vita. Interessante!". No, ci insegnano a giudicare, ad accusare, a dare la colpa agli altri, a fare le vittime e a cercare di vendicarci. E non ci viene neppure spiegato che le nostre vite sono dirette da ben altre forze, ben più potenti della nostra mente cosciente. In sostanza, era Yanima di Henry che stava cercando di aiutarti a guarire. A livello superficiale, Henry non faceva che manifestare la sua dipendenza dal sesso, ma la sua anima, che lavorava con la tua, aveva scelto di servirsi di quella dipendenza per stimolare la tua crescita spirituale. Il Perdono Assoluto consiste semplicemente nel riconoscimento di questa verità. Con il Perdono Assoluto diventi pienamente consapevole della verità al di là delle circostanze apparenti di una situazione, e riconosci l'amore che è sempre pienamente presente». Sentii che parlare della sua situazione attuale avrebbe aiutato Jill a comprendere appieno i principi che le avevo descritto. Quindi aggiunsi: «Cerchiamo di dare un'altra occhiata a tuo marito Jeff, questa volta sotto una prospettiva differente, per cercare di capire se per caso questi stessi principi stiano operando anche nella tua attuale relazione. All'inizio, Jeff manifestava un grandissimo amore. Era davvero innamorato, sempre estremamente affettuoso nei tuoi confronti. Faceva un sacco di cose per te, comunicava con te. Almeno a livello superficiale, la tua vita con Jeff sembrava perfetta.

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Ma vedi, ciò non corrispondeva alla tua immagine di te stessa, alle tue convinzioni su te stessa. Secondo tali convinzioni, non avresti dovuto avere un uomo che ti dimostrava un amore del genere. In fin dei conti, tu hai sempre pensato di non esserne degna, ricordi?». Jill fece un cenno di approvazione, ma sembrava poco convinta e piuttosto perplessa. «La tua anima sa che deve guarire da quel genere di convinzione, quindi ha sempre collaborato con l'anima di Jeff affinché, in qualche modo, ne acquisisse consapevolezza. A livello superficiale potrai aver avuto l'impressione che Jeff abbia cominciato a comportarsi in modo strano, totalmente innaturale. Ma in realtà, dedicando tutto il suo amore a un'altra Lorraine, così da mettere in scena la stessa situazione che avevi vissuto con papà molti anni fa, stava soltanto cercando di provocare la tua reazione. So che ti sarà sembrato che ti stesse atrocemente torturando, e che ti sei sentita impotente e vittima delle circostanze. Ma non è proprio questa, più o meno, la tua attuale situazione?» «Credo di sì» disse Jill quietamente. Aggrottò le sopracciglia, quasi stesse cercando di afferrare il nuovo quadro della situazione che le si stava gradualmente dipingendo nella mente. «Ebbene Jill, a questo punto ti ritrovi a poter fare una scelta. Devi scegliere se guarire e crescere, o mantenerti dalla parte del "giusto"», le dissi sorridendole. «Se la tua scelta sarà quella che fanno normalmente tutti quanti, continuerai semplicemente a considerarti una vittima delle circostanze e a ritenerne responsabile Jeff, il che, ovviamente, ti permetterà di restare dalla parte della ragione. Dopotutto, questo suo comportamento potrebbe ben essere definito assolutamente crudele e irragionevole, e non ho alcun dubbio che ci siano molte donne che al tuo posto reagirebbero prendendo qualche decisione drastica. La maggior parte delle tue amiche non ti ha forse detto di lasciarlo?»

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«Sì», rispose Jill. «Quello che mi dicono tutti quanti è che se non cambia farei meglio a divorziare. In realtà, pensavo che tu mi dicessi la stessa cosa», disse con un pizzico di disappunto. «Se fosse successo qualche anno fa, probabilmente l'avrei fatto!», le risposi facendomi una franca risata. «Ma dopo aver lavorato su questi principi spirituali, le mie prospettive riguardo situazioni del genere sono completamente cambiate, come avrai potuto constatare», dissi lanciando un'occhiata di sbieco a John, che mi rispose con un sorriso, senza dire nulla. Continuai: «Jill, come forse avrai già capito, l'altra scelta consiste nel riconoscere che, al di là di quanto sembra accadere superficialmente, in questa situazione problematica c'è qualcosa di molto più significativo e di potenzialmente molto salutare. L'altra scelta consiste semplicemente nell'accettare che il comportamento di Jeff possa includere un altro messaggio, un altro significato, un'altra intenzione, e che in sostanza quanto sta succedendo rappresenti un dono che ti viene offerto». Jill rifletté per qualche istante poi disse: «Il comportamento di Jeff è talmente strano e incomprensibile che per trovargli una qualche buona ragione bisognerebbe davvero mettersi di buzzo buono. Ma forse sta davvero accadendo qualcos'altro, qualcosa che non vedo. Suppongo che ci siano delle analogie con il comportamento del mio ex marito Henry, ma per me è difficile riportare tutto quanto accaduto in precedenza a Jeff, perché adesso mi sento totalmente confusa. Non riesco a vedere al di là della realtà che ho sotto gli occhi». «Va benissimo», le dissi per rassicurarla. «Guarda che non c'è nessun bisogno che tu cerchi di fartene una ragione. Devi semplicemente essere disposta a coltivare l'idea che forse sta succedendo qualcos'altro, e avrai già fatto un gigantesco passo avanti. In realtà, la chiave per la tua guarigione è la volontà di analizzare la situazione sotto un diverso punto di vista. La guarigione avviene, per il novanta percento, semplicemente perché accettiamo l'idea

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cile la nostra anima abbia amorevolmente predisposto condizioni del genere per il nostro bene. Nell'essere disposta a guardare le cose in modo diverso, abbandoni ogni tentativo di controllare la situazione e ti arrendi a Dio. Sarà lui a occuparsi del rimanente dieci percento! Se riesci ad arrivare a un livello di comprensione profonda e ad accettare l'idea che Dio possa aiutarti a sistemare le cose, ti aprirai alla sua volontà e non avrai bisogno di fare proprio un bel niente. La situazione cambierà automaticamente e la tua guarigione avverrà spontaneamente. Ma prima di arrivare a ciò, devi compiere un passo perfettamente razionale che ti consenta di cominciare subito a vedere le cose in modo diverso. E ciò implica separare la realtà dalla fantasia. Significa riconoscere che le tue credenze non si basano su nessun dato di fatto concreto: sono soltanto storie che ti stai raccontando, basate su alcuni elementi a cui hai aggiunto un bel po' di interpretazione personale. Sai, è una cosa che facciamo tutti quanti, continuamente: viviamo qualcosa e subito lo interpretiamo. Poi facciamo combaciare la realtà e l'interpretazione e così ci creiamo una storia, per molti versi falsa, per giustificare quanto ci è appena successo. Quella storia diventa però ciò in cui crediamo, ciò che difendiamo ritenendolo verità assoluta. Ma non è mai verità assoluta, questo è certo! Nel tuo caso, i fatti che hai interpretato sono che papà non ti manifestava amore, non passava del tempo a giocare con te, non ti coccolava, non ti prendeva mai in braccio. In pratica, non ha mai soddisfatto il tuo bisogno di affetto. Sono questi i fatti su cui ti sei basata, e su tale base sei giunta a una conclusione di importanza cruciale: "Papà non mi ama". Non è forse vero?» Jill fece cenno di sì con la testa. «Tuttavia, il fatto che non soddisfacesse i tuoi bisogni affettivi non significa che non ti amasse. Quella è soltanto la tua interpretazione. In realtà, papà era soltanto un uomo sessualmente

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represso, e l'intimità lo spaventava; lo sappiamo bene. Quindi, non è vero che non ti amasse, soltanto non sapeva come esprimere il suo amore nel modo in cui tu avresti voluto riceverlo. Ti ricordi che una volta, per Natale, ti fece una stupenda casa per le bambole? Mi ricordo che ci aveva passato intere serate, mentre tu eri già a letto. Forse quello era l'unico modo che conosceva per esprimere l'affetto che nutriva per te. Non sto cercando di scusarlo, né voglio che tu pensi che ciò che hai detto o sentito sia sbagliato. Sto soltanto cercando di farti notare che cadiamo tutti quanti nella stessa trappola: pensiamo che la nostra interpretazione corrisponda necessariamente alla realtà delle cose. La seconda grande credenza che ti sei costruita», continuai a spiegarle, «si è basata sulla realtà fattuale e sulla tua prima interpretazione, quel "Papà non mi ama". Da ciò sei giunta alla conclusione seguente: "Dev'essere tutta colpa mia. In me deve esserci qualcosa di sbagliato". Questa è una fandonia ancora più grande della precedente, non ti sembra?». Anche in questo caso, Jill fece cenno di sì con la testa. «Non è affatto sorprendente che tu sia giunta a quella conclusione, perché rappresenta il tipico modo di pensare dei bambini. Giacché i bambini percepiscono il mondo come qualcosa di cui sono il centro, pensano sempre che quando le cose non vanno per il verso giusto, dev'essere colpa loro. La prima volta che un bambino elabora una cosa del genere, associa a quel pensiero un grande dolore. Per ridurre il dolore al minimo, il bambino non può fare altro che reprimerlo, ma ciò rende ancor più difficile sbarazzarsene. Ecco perché l'idea che sia tutta colpa nostra e in noi ci sia qualcosa di sbagliato permane anche da adulti. Ogni qualvolta una delle situazioni della nostra vita attiva il ricordo di quel dolore, o le idee che lo accompagnano, dal punto di vista emotivo compiamo una regressione. Cioè torniamo a sentirci e a comportarci come quel bambino nella sua prima esperienza del dolore. In realtà, è esattamente ciò che ti è suc-

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cesso quando hai visto che papà riusciva a manifestare affetto per mia figlia Lorraine. A quell'epoca avevi 27 anni, ma a quella vista sei tornata alla Jill di due anni che non si sentiva amata, quella che avrebbe successivamente condizionato tutta la povertà affettiva della tua infanzia. Ed è qualcosa che continui a ripetere, solo che questa volta lo fai con tuo marito. L'idea su cui basi tutte le tue relazioni rispecchia l'interpretazione erronea compiuta da una bambina di due anni, e non ha assolutamente basi fattuali», conclusi guardandola negli occhi. «Te ne rendi conto, Jill?», le chiesi. «Sì, capisco», rispose lei. «Ho fatto alcune scelte decisamente sciocche basandomi su questo presupposto inconscio, non è così?» «Sì, è andata così, ma quando ti è successo soffrivi, ed eri troppo piccola per poter fare meglio. Malgrado tu abbia represso quel dolore per sbarazzartene, la credenza che ne è derivata ha continuato a lavorare a livello inconscio per tutta la tua vita. Ed è stato soltanto quando la tua anima ha deciso di produrre qualche situazione drammatica nella tua esistenza, così da riportare quel nodo alla tua attenzione, che ti è stata concessa un'altra opportunità di guarire. Hai attratto nella tua vita persone che ti avrebbero messo faccia a faccia con il tuo dolore e ti avrebbero permesso di rivivere la tua esperienza originaria di sofferenza», continuai. «E proprio ciò che Jeff sta facendo in questo preciso momento nella tua vita. Ovviamente non voglio dire che lo stia facendo consciamente. Non è affatto così. Probabilmente il suo comportamento lo lascia perplesso almeno tanto quanto stupisce te. Ricordati che si tratta di un'operazione da anima ad anima. La sua anima sa del tuo dolore originario ed è consapevole del fatto che non riuscirai a guarirlo senza riviverlo un'altra volta». «Accidenti!», esclamò Jill, prendendo un profondo respiro. Per la prima volta da quando avevamo cominciato a parlare dei suoi problemi si rilassò fisicamente. Poi disse: «Si tratta sicuramente di un modo completamente diverso di analizza-

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re la situazione, ma sai cosa? Mi sento più leggera. È come se, parlando con te, mi fossi tolta un peso di dosso». «Ciò succede perché c'è stata una trasformazione della tua energia», le risposi. «Immagina quanta della tua energia vitale è stata spesa per continuare a tenere in piedi la storia di papà e Lorraine. A questo aggiungici la quantità di energia richiesta per soffocare le emozioni di dolore e risentimento che si accompagnavano a quella storia le lacrime che hai versato prima, che hanno permesso di lasciar andare un bel po' di quella tensione. E adesso ti sei finalmente resa conto che era soltanto una storia che stavi raccontando, ed è ovvio che sia un gran sollievo. Inoltre, buona parte della tua energia era bloccata su Jeff, sul metterlo in cattiva luce, sul farti sentire colpevole, una vittima, eccetera. E bastata la semplice disposizione d'animo a osservare la situazione in modo completamente diverso perché tu rilasciassi tutta quella energia e le permettessi nuovamente di circolare. Non mi stupisco affatto che tu ti senta più leggera!», le dissi sorridendo. «Cosa sarebbe successo se, invece di rendermi conto delle vere radici del mio problema con Jeff, l'avessi semplicemente lasciato?», mi chiese Jill. «Be', la tua anima avrebbe portato qualcun altro nella tua vita, qualcuno che potesse aiutarti a guarire», le risposi immediatamente. «Ma tu non l'hai lasciato, nevvero? Anzi, sei venuta qui. Devi capire che questo viaggio non è casuale. In questo sistema di cose non ci sono eventi casuali. Sei stata tu, o meglio, la tua anima, a concederti l'occasione di questo viaggio, così da capire le dinamiche della tua crisi con Jeff. La tua anima ti ha condotta fin qui! L'anima di John ha posto le condizioni per il viaggio in questo particolare momento della tua vita, così che fosse possibile che tu lo accompagnassi». «E che dire allora delle due Lorraine?», si chiese Jill. «Com'è potuta accadere una cosa del genere? Non si tratta sicuramente di una coincidenza!».

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«Certo che no! In questo sistema non ci sono coincidenze. Sappi semplicemente che le vostre anime, e le anime di altre persone ancora, hanno collaborato in modo da creare queste premesse, e se analizzi bene la situazione, ti renderai conto che è perfetto che sia stata una persona di nome Lorraine a essere implicata sia nell'evento originale che in quest'ultima occasione. Non ci sarebbe potuto essere un indizio migliore! Difficile immaginare che non sia stato in qualche modo predisposto, non ti sembra?», le chiesi. «E adesso di tutto questo che me ne faccio?», mi chiese Jill. «È vero, mi sento più leggera, ma che cosa combino quando torno a casa da Jeff?» «Da parte tua c'è ben poco che devi fare», le risposi. «Da questo momento in poi ciò che conta è soprattutto come ti senti dentro. Ti rendi conto che non sei più una vittima? Capisci che Jeff non è più la persona che ti sta perseguitando? Hai capito fino in fondo che questa è proprio la situazione di cui avevi bisogno, che volevi? Ti rendi conto in che misura questo uomo ti ami, intendo dire a livello dell'anima?» «Che cosa intendi?», fece Jill. «Jeff si è reso disponibile a fare qualsiasi cosa fosse necessaria per portarti al punto in cui tu fossi nuovamente in grado di concentrare la tua attenzione sulle tue credenze riguardo te stessa, e renderti conto della loro falsità. Non puoi neppure immaginare quale disagio sia stato disposto a sopportare per aiutarti... Non è un uomo crudele per sua natura, quindi per lui dev'essere stato davvero difficile. Sono pochi gli uomini che avrebbero fatto la stessa cosa, spingendosi fino al punto di rischiare di perderti. Jeff, o meglio, l'anima di Jeff, per te è stata davvero un angelo! Quando te ne sarai resa pienamente conto, proverai persino gratitudine nei suoi confronti! E in più, smetterai di mandare in onda il tuo messaggio abituale, quello di non essere degna di essere amata. Forse, per la prima volta nella tua

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vita, sarai in grado di accettare l'amore che ti viene offerto. A quel punto avrai perdonato Jeff, perché ti sarà chiaro che doveva andare proprio così. È stato tutto perfetto, in ogni senso. E ti garantisco una cosa», proseguii. «Proprio mentre stiamo parlando, Jeff sta già cambiando, sta già abbandonando quel suo comportamento bizzarro. La sua anima ha già colto il tuo perdono e la guarigione della tua percezione errata di te stessa. Al cambiare della tua energia, cambia anche la sua: energeticamente siete interconnessi. Le distanze fisiche sono irrilevanti». Tanto per tornare alla sua domanda, le dissi: «Quindi, non c'è niente di particolare che devi fare una volta tornata a casa. Anzi, voglio che tu mi prometta che non farai proprio niente di speciale. In particolare, non dovrai in nessun caso condividere subito con Jeff questo tuo nuovo modo di vedere le cose. Voglio che tu ti renda conto e osservi attentamente come tutto quanto si trasformerà automaticamente, semplicemente in virtù del tuo cambiamento di percezione. Tu stessa ti sentirai già cambiata», aggiunsi. «Scoprirai di sentirti molto più in pace, molto più equilibrata e rilassata. Comprenderai anche che tutti questi cambiamenti, almeno per qualche tempo, lasceranno Jeff interdetto. Ci vorrà del tempo perché nella vostra relazione intervengano gli aggiustamenti necessari, e per un po', forse, sarà ancora difficile, ma il nodo l'abbiamo già sciolto, proprio adesso!», conclusi con grande convinzione. Prima che Jill facesse ritorno in Inghilterra, tornammo diverse volte ad analizzare le sue nuove prospettive sulla situazione. Quando ci si trova nel bel mezzo di una crisi emotiva, è sempre difficile consolidarsi nella prospettiva del Perdono Assoluto. In realtà, per arrivare al punto in cui il Perdono Assoluto può realmente concretizzarsi, ci vuole un bel po' di integrazione e di rinforzo ripetitivo. Per aiutare mia sorella, le insegnai alcune tecniche di respirazione che consentono di lasciar andare le emozioni e di integrare nuove modalità di essere, e le chiesi di

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completare un foglio di lavoro di Perdono Assoluto. (Si veda la sezione quarta, Strumenti per il Perdono Assoluto). Il giorno della partenza Jill era ovviamente nervosa: avrebbe dovuto tornare a confrontarsi con la situazione che si era lasciata alle spalle. Mentre saliva la scaletta del suo aereo, si voltò a guardarmi e mi fece un cenno di saluto con la mano, cercando di sembrare fiduciosa, ma sapevo bene quanto fosse spaventata, quanto temesse di perdere quella sua nuova comprensione delle cose e di ricadere nel suo dramma. Per quanto ne so, il suo primo incontro con Jeff andò bene. Jill gli chiese di non farle domande su quanto era accaduto in quel suo viaggio, almeno non subito. Inoltre, gli chiese di lasciarla tranquilla per qualche giorno, così che potesse riprendere gradualmente i suoi ritmi. Peraltro, Jill notò subito una differenza: Jeff era gentile, attento e amorevole, e assomigliava molto di più al Jeff che aveva conosciuto prima dell'inizio della crisi. Nel corso dei giorni immediatamente seguenti Jill disse a Jeff che non ce l'aveva più con lui e che non gli avrebbe più chiesto di cambiare. Gli spiegò che aveva capito di doversi assumere la piena responsabilità delle sue emozioni, e che avrebbe affrontato i suoi problemi, quali che fossero, senza più attribuirne a lui la colpa. Ma non entrò nei particolari e non cercò di spiegarsi. Dopo il suo ritorno a casa, per qualche giorno le cose andarono bene e il comportamento di Jeff con sua figlia Lorraine mutò drasticamente. In pratica, tutto sembrò tornare alla normalità, almeno per quanto riguardava la loro relazione, anche se l'atmosfera restava tesa e la loro comunicazione era assai limitata. Un paio di settimane dopo giunsero a una svolta. Jill fissò Jeff e gli disse con voce calma e tranquilla: «Mi sento come se avessi perso il mio migliore amico». «Anch'io», fece lui. Per la prima volta da mesi e mesi a quella parte stabilirono una connessione. Si abbracciarono e cominciarono a piangere.

1. La storia di Jill - 39

«Parliamo un po'...», propose Jill. «Vorrei raccontarti che cosa ho imparato da Colin, in America. Potrà sembrarti un po' strano, almeno inizialmente, ma voglio condividerlo con te. Non devi credere a tutto quello che ti dico: mi basta che mi ascolti. Ti va?» «Sono pronto a fare il necessario», rispose Jeff. «So che laggiù ti è successo qualcosa d'importante. Vorrei sapere di che cosa si tratta. Sei cambiata, e mi piace ciò che vedo. Non sei più la stessa persona, non sei più quella che è salita sull'aeroplano con John. Allora, per favore, spiegami cos'è successo». Jill parlò a lungo. Spiegò a Jeff, meglio che poteva, le dinamiche del Perdono Assoluto, di modo che potesse capire. Si sentiva forte, potente, sicura di sé e della sua comprensione, solida e con la mente chiara. Jeff, che era un uomo concreto, sempre scettico verso qualsiasi cosa che non può essere spiegata razionalmente, quella volta non oppose resistenza, e anzi si dimostrò assai ricettivo rispetto alle idee che Jill gli chiedeva di prendere in considerazione. Manifestò apertura e accettò che potesse esserci una realtà spirituale al di là di quella quotidiana che era sotto i loro occhi, e in tal senso trovò nel concetto di Perdono Assoluto una certa logica. Non l'accettò in tutto e per tutto, ma restò comunque disponibile ad ascoltare, a esaminare la situazione e a osservare come quella comprensione avesse cambiato Jill. Dopo quella discussione sentirono entrambi riaccendersi il loro amore, e capirono che la loro relazione aveva buone possibilità di sopravvivere. Tuttavia, non si fecero promesse, e acconsentirono di continuare a parlare e considerare come progrediva il loro rapporto. E alla luce dei fatti progredì assai bene! Per certi versi Jeff continuava a stracoccolare sua figlia Lorraine, ma non come in precedenza. Jill, dal canto suo, potè constatare che a quel punto la cosa non la infastidiva praticamente più. Di certo non faceva scattare in lei la solita regressione emotiva e tutte le reazioni derivanti dalle vecchie percezioni di se stessa.

1. La storia di Jill - 41

40 - II Perdono Assoluto

Nel giro di un mese dalla loro prima conversazione sul Perdono Assoluto il comportamento di Jeff nei confronti di Lorraine si normalizzò completamente. E a sua volta Lorraine smise di chiamare o di farsi vedere così spesso, e prese a dedicarsi alla sua vita. Lentamente tutto tornò alla normalità, ma la relazione tra Jill e Jeff si trasformò e divenne ancor più solida e amorevole di prima. Jeff tornò a essere l'uomo gentile e sensibile che era per natura, mentre Jill si trasformò in una persona meno bisognosa di affetto e Lorraine prese a vivere una esistenza molto più felice. Riandando al passato, se l'anima di Jill non l'avesse portata qui ad Atlanta, così che avessimo una occasione per discutere a fondo dei suoi problemi, sono certo che lei e Jeff si sarebbero separati. E ciò sarebbe rientrato comunque nel grande disegno delle cose. Jill avrebbe semplicemente trovato qualcun altro con cui rimettere in scena il suo dramma personale, così da avere una ennesima opportunità di guarigione. E invece Jill era riuscita a cogliere al volo quell'occasione e a preservare il suo rapporto con Jeff. Nel momento in cui scrivo questa seconda edizione, molti anni dopo quella crisi, Jeff e Jill sono ancora insieme, felicemente sposati. Come in ogni altra coppia, di tanto in tanto inscenano ancora qualche situazione drammatica, ma ormai sanno come sfruttarla per ciò che è: una occasione per guarire e passare oltre rapidamente e con grazia. Post scriptum: il diagramma della pagina seguente illustra graficamente il percorso di Jill. Mia sorella l'ha trovato molto utile, perché le ha permesso di constatare come il dolore originario del non sentirsi amata da suo padre l'avesse indotta a credere di non essere degna del suo amore, credenza che avrebbe successivamente preso a dominare e plasmare la sua vita. Ognuno dei lettori potrà cercare di tracciare qualcosa di analogo, soprattutto se pensa di sperimentare una storia del genere nella propria esistenza.

SEQUENZA TEMPORALE

1

DOLORE ORIGINARIO

<

«Papà non mi ama!» CREDENZA FONDAMENTALE

« N o n merito di essere amata!»

Razionalizzazione «Papà non può amare nessuno!». INCIDENTE C O N LORRAINE ALL'ETÀ DI VENTISETTE A N N I HENRY METTE IN A T T O IL S U O C O M P O R T A M E N T O 1° episodio di infedeltà, che rinforza l'idea «Non sono degna di essere amata!». 2° episodio di infedeltà, che dimostra ancora una volta che «Non son degna di essere amata!». 3° episodio di infedeltà, devastante, che porta alla credenza «Non sarò MAI degna di essere amata!».

«Oh, ma allora era vero! Non mi merito davvero il suo amore!». «Eccomi nuovamente vittima delle circostanze».

«Henry ha distrutto la mia vita, devo lasciarlo».

|

Di

<

A u i

«Perché mi devono sempreI succedere cose del genere?».

M I N A C C I A DI U N A SEPARAZIONE DEFINITIVA C O N JEFF. Viaggio negli Stati Uniti.

\ I /

ESPERIENZA DI PERDONO ASSOLUTO Figura

A s i o e* o —I I o • l Z A UQJ I LU I o

«Henry mi tradisce!».

PRIMO I DIVORZIO

M A T R I M O N I O C O N JEFF: qualche anno dopo, Jeff mette in atto il suo comportamento con sua figlia Lorraine.

I 2 l % I |

1 - Il percorso di guarigione di Jill.

I _ J

Parte

seconda

Conversazioni sul Perdono Assoluto

2

I presupposti fondamentali

Poiché non c'è teoria che non si basi su alcuni presupposti, è importante avere subito ben chiari quali siano i presupposti spirituali alla base della teoria e della pratica del Perdono Assoluto. Ma prima di analizzarli nei dettagli, sarà il caso di notare che persino le teorie più ampiamente accettate si basano su presupposti sostenuti da ben poche prove concrete. Per esempio, lo sapevate che a sostegno della teoria dell'evoluzione di Darwin non c'è neppure uno straccio di prova? Storicamente tale teoria può essere probabilmente definita come una delle più grandi ipotesi che siano mai state formulate. Funge da presupposto fondamentale di tutta la scienza biologica, e rappresenta inoltre la base di gran parte delle nostre verità scientifiche comunemente accettate. Peraltro, il fatto che non ci siano prove che la dimostrano non significa che questa teoria non sia valida o utile. Lo stesso discorso vale per tutti gli assunti fondamentali su Dio, la natura umana e le dimensioni spirituali, che ci sono stati trasmessi passando da un'epoca all'altra. Sebbene ci siano pochissime prove scientifiche che ne confermino la validità, tali assunti sono stati tramandati per secoli quali verità o principi universali, e hanno costituito le fondamenta di molte delle grandi tradizioni spirituali di tutto il mondo. E di certo hanno un ruolo essenziale anche nel Perdono Assoluto. Per molti di questi presupposti la scienza moderna sta trovando conferme sperimentali.

46 - Il Perdono Assoluto

Ho realizzato una lista di questi miei presupposti nella speranza che possano aiutarvi a seguire la logica del Perdono Assoluto. Ognuno di questi presupposti verrà analizzato nei dettagli in diverse altre porzioni del libro. Non intendo presentarli ai lettori quali verità o credenze, ma semplici ipotesi che, nella mia visione, forniscono qualche base alla tecnologia del Perdono Assoluto. Ecco i presupposti del Perdono Assoluto: • II nostro corpo muore, ma c'è un'anima immortale che trascende la morte (di conseguenza, la morte è una illusione). • Sebbene il nostro corpo e i nostri sensi continuino a dirci che siamo individui separati, in realtà c'è un unico e solo essere. • Non siamo esseri umani che di tanto in tanto hanno qualche esperienza spirituale; siamo piuttosto esseri spirituali che stanno sperimentando una esistenza umana. • Dal punto di vista delle vibrazioni, viviamo simultaneamente in due dimensioni: 1. la dimensione della Verità Divina (lo Spirito); 2. la dimensione dell'Umanità. • Abbiamo scelto di sperimentare pienamente l'energia della dimensione dell'Umanità al fine di esaltare, moltiplicandola ripetutamente, la nostra comprensione della bellezza dell'essere parte ddVUno fatto di Luce e Amore. E ciò scegliendo di sperimentare i suoi diretti opposti (paura, separazione, oscurità) in questa nostra dimensione fisica. Questo mondo rappresenta quindi una sorta di scuola spirituale in cui la vita è il curriculum. L'obiettivo è quello di risvegliarci alla verità di ciò che siamo e di fare ritorno a casa. • Quando abbiamo deciso di imparare e crescere incarnandoci nella dimensione dell'Umanità, Dio ci ha dato un assoluto libero arbitrio, così che potessimo sperimentare qualsiasi cosa e scoprire il nostro modo personale di fare ritorno alla nostra vera dimora.

2.

I presupposti fondamentali- 47

• Nella vita non c'è niente di casuale. La vita, nel suo dispiegarsi, ci offre ciò di cui abbiamo bisogno nel nostro piano divino, comprese le opportunità di scegliere e decidere quale strada prendere in qualsiasi momento. • Un altro presupposto del tutto diverso dai precedenti, e sicuramente meno attraente, è che quando facevamo parte integrante di Tutto-Ciò-Che-È, ci siamo imbattuti nel pensiero che fosse possibile una qualche forma di separazione. E questo il peccato originale! Abbiamo quindi proiettato quel pensiero che si è trasformato nella nostra (falsa) realtà, ovvero questo mondo, e così è nato l'Io, ovvero la nostra credenza nella separazione da Dio. Quell'io ora si assicura la sua sopravvivenza "proteggendoci" dal nostro insopportabile senso di colpa, nonché dalla nostra paura della collera divina, attraverso i meccanismi della rimozione e della proiezione. (Si veda il capitolo 7). • Abbiamo creato la nostra realtà in virtù della legge di causa ed effetto. I pensieri sono le cause che si manifestano nel nostro mondo sotto forma di effetti fisici. La realtà non è che una messinscena della nostra coscienza. Il nostro mondo, così come lo sperimentiamo, rispecchia le nostre stesse credenze. (Si veda il capitolo 9). • Tutti noi, a livello dell'anima, riceviamo esattamente ciò di cui abbiamo bisogno nella nostra vita per poter crescere spiritualmente. Il modo in cui valutiamo ciò che otteniamo determina la nostra esperienza della vita sotto forma di dolore o di gioia. • Cresciamo e impariamo attraverso le relazioni. Ed è attraverso le relazioni che possiamo guarire e fare ritorno alla pienezza e alla verità. Abbiamo bisogno degli altri, che fungono da specchio delle nostre percezioni errate, delle nostre proiezioni, e ci aiutano a riportare alla luce della coscienza il materiale represso di cui abbiamo bisogno per guarire. • In virtù della legge della risonanza, attraiamo nella nostra vita persone che corrispondono alle nostre problematiche,

48 - II Perdono Assoluto

di modo che possiamo guarirle. Se, per esempio, il nostro problema fondamentale è l'abbandono, finiremo per attrarre persone che ci abbandoneranno. In tal senso fungeranno da maestri. (Si veda il capitolo 8). • Giungiamo a questa dimensione dell'esistenza fisica con una precisa missione: sperimentare pienamente un particolare schema energetico, di modo che possiamo vivere profondamente le sensazioni associate a quello schema e trasformare la relativa energia attraverso l'amore. (Si veda il capitolo 11). • La realtà fisica è una illusione creata dai nostri cinque sensi. La materia è fatta di campi energetici interconnessi che vibrano a frequenze differenti. (Si veda il capitolo 13). Se qualcuno di questi presupposti vi sembra inaccettabile, siete liberissimi di rifiutarlo. Non interferirà in alcun modo con l'efficacia della tecnologia del Perdono Assoluto.

Mondi separati

Quale insegnamento possiamo trarre dalla storia di Jill? Innanzitutto, che le cose non sono sempre come sembrano essere. Forse c'è qualcuno che sembra comportarsi in modo crudele e cattivo nei nostri confronti, e invece è proprio ciò di cui abbiamo bisogno e che abbiamo in qualche modo suscitato. A volte ci sembra di essere nella peggiore delle situazioni, e invece sono proprio le circostanze di cui abbiamo bisogno per guarire qualcosa di profondo che ci impedisce di essere felici e di crescere. Di conseguenza le persone che sembrano causarci i più grandi problemi, e che potremmo quasi definire dei nemici, potrebbero, in realtà, essere i nostri più grandi maestri. Se questa mia ipotesi fosse corretta, ne conseguirebbe che qualsiasi cosa sembra accaderci è in realtà di natura assai diversa rispetto alla percezione che ne abbiamo. Al di là delle circostanze apparenti in cui ci imbattiamo nella nostra vita, c'è una realtà completamente diversa - un mondo del tutto differente di cui ignoriamo l'esistenza, a parte, forse, qualche lampo occasionale. La storia di Jill dimostra magnificamente tale fatto. Superficialmente c'era la situazione drammatica, ciò che sembrava accadere tra lei, suo marito Jeff e sua figlia Lorraine. Non era affatto piacevole! Sembrava proprio che Jeff si stesse comportando in modo crudele e insensibile. Era del tutto ovvio identificare Jill come la vittima della situazione e Jeff come il mascalzone del caso. Ma c'erano anche sufficienti indizi che

50 - II Perdono Assoluto

portavano dritti filati all'eventualità che stesse accadendo qualcosa di diverso, molto più simile all'amore, e tutto ciò fosse stato orchestrato a livello spirituale. Via via che la situazione si dispiegava, è chiaramente emerso che l'anima di Jill stava danzando con l'anima di Jeff e quella di Lorraine, e che la situazione che si era instaurata era unicamente volta alla sua guarigione. Inoltre, lungi dall'essere un mascalzone, Jeff era in realtà l'eroe della situazione e, da un punto di vista spirituale, non aveva fatto nulla di sbagliato. Si era semplicemente reso disponibile a svolgere la sua parte, sostenendo la guarigione di Jill a livello dell'anima. Quando passiamo ad analizzare gli eventi da un punto di vista completamente diverso e ci apriamo a tale possibilità, comprendiamo che in quanto ci sta accadendo non c'è nulla di sbagliato, e che in realtà non c'era nulla da perdonare. E proprio questo il concetto che definisce meglio il Perdono Assoluto. Ed è anche quello che lo rende veramente ASSOLUTO. Se avessimo chiesto a Jill di seguire la procedura classica del processo del perdono, non avremmo preso neppure in considerazione l'eventualità della "realtà alternativa" che si nasconde dietro le apparenze. Ci saremmo basati unicamente sui dati ottenuti attraverso i nostri cinque sensi ed elaborati dall'intelletto, fino a giungere alla conclusione che Jeff la stava ingannando e maltrattando, e che se lei lo avesse perdonato, avrebbe significato semplicemente accettare ciò che le stava facendo e fare del suo meglio per lasciar perdere, ovvero che avrebbe dovuto "metterci una pietra sopra". Possiamo quindi comprendere come il Perdono Tradizionale si basi sul presupposto che stia accadendo qualcosa di sbagliato. D'altro canto, il Perdono Assoluto prende spunto dall'idea che in quanto sta accadendo non c'è NULLA di sbagliato, e che quindi non c'è niente da perdonare.

3- Mondi separati - 51

Potremmo metterla in questi termini: Con il Perdono Tradizionale è presente la volontà di perdonare, ma anche un bisogno residuo di giudicare e condannare. Di conseguenza, il ruolo della vittima viene mantenuto e in sostanza non cambia nulla. Con il PERDONO ASSOLUTO la volontà di perdonare è presente SENZA fare ricorso al bisogno di giudicare e condannare. La supposta vittima rinuncia quindi a quel suo ruolo, a quella che definisco "coscienza della vittima", e la situazione può cambiare ed evolvere.

(Per "coscienza della vittima" intendo la convinzione che qualcun altro ci abbia fatto qualcosa di male e che, per tutta conseguenza, la mancanza di pace e di felicità nella nostra vita sia esclusivamente colpa sua).

Mondi diversi -

Prospettive

differenti

Con ciò non intendo dire che il Perdono Tradizionale debba essere considerato inferiore al Perdono Assoluto. E semplicemente diverso. Allorché viene impiegato nel contesto di un certo insieme di credenze - credenze che sono rigidamente radicate nel mondo fisico e nella realtà umana di tutti i giorni, il Perdono Tradizionale è l'unica forma di perdono possibile, e in tal senso ha un grandissimo valore. Evoca le migliori qualità e caratteristiche dell'animo umano, come la compassione, la misericordia, la tolleranza, l'umiltà e la gentilezza. Come ha detto Joan Borysenko, il perdono è "l'esercizio della compassione" . Il Perdono Assoluto differisce dal Perdono Tradizionale essendo radicato nella realtà metafisica del mondo dello Spirito - quello che amo definire il Mondo della Verità Divina. 1

52 - II Perdono Assoluto

3. Mondi separati - 53

È proprio tale aspetto a rendere ben chiara la differenza tra il Perdono Assoluto e quello tradizionale, giacché in tal modo possiamo capire come si tratti di un'analisi della realtà fdtrata da due lenti completamente diverse. È proprio la lente di cui ci serviamo per analizzare una certa situazione che determina quale genere di perdono stiamo impiegando. Ognuna delle due lenti mette a nostra disposizione un punto di vista completamente diverso.

Il Mondo dell'Umanità e il Mondo della Verità Divina rappresentano i due punti estremi di una scala di vibrazioni. Quando vibriamo a una frequenza bassa, il corpo si condensa ed esistiamo soltanto nel Mondo dell'Umanità. Quando vibriamo a una frequenza superiore, così da rendere più leggero il nostro corpo, esistiamo anche nel Mondo della Verità Divina. A seconda del livello della vibrazione che sperimentiamo in ogni preciso istante della nostra vita, ci muoviamo in su o in giù lungo la scala, più orientati verso uno o verso l'altro dei due mondi.

Vibrazione superiore

Mondo della Verità Divina ANIMA

Perdono Assoluto

(Realtà spirituale multisensoriale)

Spiritualità Figura 2 - Prospettive su due mondi diversi.

Personalità

Dovremmo tuttavia evitare di cadere nell'estremo tipo "o l'uno o l'altro". In realtà, questa situazione è caratterizzata dal "sia l'uno sia l'altro". Ciò è dovuto al fatto che viviamo con un piede in ognuno dei due mondi (come già detto, siamo esseri spirituali che stanno vivendo un'esperienza umana). Ne consegue che possiamo riferirci alle diverse situazioni della nostra vita attraverso la prospettiva che ci viene offerta da una delle due lenti o da entrambe nello stesso tempo. Pur essendo protòndamente radicati nella dimensione Umana, attraverso l'anima restiamo in connessione con la dimensione della Verità Divina. Giacché la distinzione tra questi due mondi o dimensioni deve essere ben chiara, è sicuramente opportuno descriverli nei dettagli.

Perdono Tradizionale Vibrazione inferiore Figura

3

- La

catena

esistenziale

dell'essere.

Il Mondo dell'Umanità è costituito dalla realtà oggettiva che percepiamo all'esterno del nostro essere. In quanto mondo della forma, ci offre il contesto in cui possiamo sperimentare la nostra vita quotidiana di esseri umani, nonché la realtà che percepiamo con i nostri cinque sensi. È caratterizzato dagli schemi energetici della morte, del cambiamento, della paura, della limitatezza e

54

II Perdono Assoluto

della dualità. Questo mondo ci garantisce l'ambiente in cui noi, in quanto esseri spirituali, possiamo sperimentare cosa significhi essere umani. Ciò implica avere un corpo fisico, nonché lavorare con gli specifici schemi energetici (e possibilmente trascenderli) associati al Mondo dell'Umanità che abbiamo specificamente "prescelto" per la nostra evoluzione. Il Mondo della Verità Divina, d'altro canto, non ha una forma fisica, e dispone per sua stessa natura degli schemi energetici della vita eterna, dell'immutabilità, dell'abbondanza infinita, dell'amore e dell'unione con Dio. Sebbene tale mondo non possa essere percepito dai nostri cinque sensi, e difficilmente giungiamo ad avere la capacità mentale indispensabile per poterlo comprendere, riusciamo a percepirlo quanto basta per essere certi che esiste realmente. Attività come la preghiera, la meditazione e il Perdono Assoluto, che innalzano tutte quante la nostra vibrazione, ci consentono di accedere al Mondo della Verità Divina. Queste dimensioni esistenziali non differiscono in termini di luogo e tempo, ma solamente a livello di frequenza energetica. Lo studio della fisica quantistica ha dimostrato che tutta la nostra realtà è fatta di schemi energetici, e che tali schemi energetici trovano sostegno nella nostra coscienza. Quindi, il mondo della forma esiste in quanto concentrazione densificata di energia che vibra alle stesse frequenze che possiamo sperimentare attraverso i nostri cinque sensi. D'altro canto, il Mondo della Verità Divina può essere sperimentato attraverso la conoscenza interiore e la consapevolezza extrasensoriale. Giacché questi due mondi coesistono nello stesso continuum, non sarebbe corretto dire che viviamo talvolta in uno e talvolta nell'altro. Viviamo contemporaneamente in entrambi i mondi. Tuttavia, il mondo che sperimentiamo in ogni preciso istante dipende dalla consapevolezza che ne abbiamo. Ovviamente, in quanto esseri umani, la nostra coscienza si

3. Mondi separati - 55

trova più facilmente in risonanza con il Mondo dell'Umanità. I nostri sensi ci portano spontaneamente a contatto con quella dimensione, convincendoci della sua realtà. Sebbene alcune persone siano meno radicate nel mondo della realtà oggettiva rispetto ad altre, gli esseri umani, nel loro complesso, sono fondamentalmente collocati in questa porzione del continuum, ed è proprio così che deve essere. Abbiamo una consapevolezza limitata del Mondo della Verità Divina, e anche tale caratteristica ha un suo preciso motivo: la nostra anima penetra in questo mondo per sperimentare la dimensione umana, di conseguenza l'eventuale ricordo e/o consapevolezza del Mondo della Verità Divina deve essere ridotto al minimo, così da consentire la piena esperienza della dimensione umana. Se fossimo consapevoli della natura illusoria della nostra esistenza, non potremmo accogliere pienamente le energie del cambiamento, della paura, della morte, della limitatezza e della dualità. Se ci incarnassimo mantenendo tale memoria, ci negheremmo automaticamente qualsiasi opportunità di trascendere tali stati e di scoprire ciò che sono realmente, ovvero una semplice illusione. Nel prendere questo corpo fisico dimentichiamo ciò che siamo realmente, e così ci concediamo un'opportunità di ricordare che siamo esseri spirituali che stanno sperimentando un'esistenza fisica. Durante un incontro tenutosi ad Atlanta nel 1990 ho assistito all'intervento di Gerald Jampolsky, celebre scrittore e autentica autorità del Corso in Miracoli che ha raccontato la storia vera di una coppia che torna a casa dall'ospedale dopo la nascita del secondo figlio. È una storia che ben illustra il fatto che disponiamo di una vera conoscenza della nostra connessione con Dio e della nostra stessa anima, ma ce ne dimentichiamo assai rapidamente dopo aver preso un corpo. La coppia di cui narrava Jampolsky era consapevole del bisogno di fare partecipe la

56 - II Perdono Assoluto

loro figlia di tre anni della celebrazione della nascita del fratellino. Ma quando questa cominciò a insistere sul fatto che voleva poter rimanere da sola nella camera con il neonato, si sentirono un po' a disagio. Vollero comunque accontentarla, ma per mantenere il controllo della situazione, si misero all'ascolto del baby monitor, in modo da poter almeno avere un'idea di cosa stava succedendo. Ciò che sentirono li lasciò di stucco: la bambina si avvicinò alla culla, osservò il neonato attraverso le sbarre e poi gli disse: «Piccolino, parlami di Dio. Io sto cominciando a dimenticare». Normalmente l'anima non sperimenta alcun limite. Peraltro, quando s'incarna, genera una personalità, o io, in cui sono contenute le particolari caratteristiche di cui ha bisogno nel suo percorso di guarigione, e sceglie di dimenticare la sua connessione con il Mondo della Verità Divina. Malgrado il velo che lasciamo cadere su qualsiasi ricordo della nostra unità con Dio (e che l'episodio appena raccontato lascia ipotizzare sia pienamente in funzione soltanto verso l'età di tre anni), noi umani manteniamo una connessione con il Mondo della Verità Divina. La nostra anima è caratterizzata da una vibrazione che risuona con il Mondo della Verità Divina e si mantiene in contatto con esso. Possiamo contribuire a questa connessione attraverso pratiche come la meditazione, la preghiera, lo yoga, il lavoro sul respiro, la danza e il canto. Grazie a queste pratiche innalziamo la nostra vibrazione quel tanto che basta perché possa risuonare con le vibrazioni che caratterizzano il Mondo della Verità Divina. Ma ci sono anche prove che tale processo stia cambiando rapidamente. Ovunque io vada pongo la stessa domanda ai partecipanti ai miei seminari: «Quanti di voi si sono già resi conto che la nostra evoluzione spirituale sta accelerando, procedendo più speditamente - e che lo Spirito ci sta chiedendo di avanzare ancor più rapidamente, così da imparare tutto ciò che

3. Mondi separati - 57

dobbiamo imparare e prepararci a un profondo cambiamento di qualche genere?». Ebbene, quasi sempre ne sono tutti quanti consapevoli. C'è un numero crescente di persone che non ha problemi nel parlare liberamente del suo contatto con la propria guida e del fatto che è ben disposto ad affidarvisi ogni giorno di più. Il velo che separa i due mondi si sta davvero assottigliando. Il processo del Perdono Assoluto contribuisce a tale crescita, sia a livello individuale, sia a livello di consapevolezza collettiva. Nonostante ciò, i due diversi tipi di perdono restano completamente diversi. Ognuno di essi richiede un modo differente di analizzare il mondo e l'esistenza. Chiaramente, il Perdono Tradizionale si presenta come uno strumento per vivere nel mondo, mentre il Perdono Assoluto è semplicemente un sentiero spirituale. Per quanto concerne la nostra capacità di guarire ed evolvere spiritualmente, il Perdono Assoluto conferisce uno straordinario potenziale di trasformazione della coscienza, e tale potenziale supera di gran lunga quello del Perdono Tradizionale. Malgrado ciò, non dobbiamo dimenticare che continuiamo a vivere nel Mondo dell'Umanità, e che in certe occasioni non abbiamo a disposizione quelli che potremmo definire ideali spirituali. Per esempio, quando siamo sommersi dal dolore, è praticamente impossibile accedere al Perdono Assoluto. Immediatamente dopo aver subito una violenza, come per esempio uno stupro, lì per lì ci è impossibile accettare che quella esperienza sia qualcosa di voluto e che rappresenti il dispiegamento di un piano divino. In quelle circostanze non disponiamo della ricettività necessaria per poter coltivare una ipotesi del genere. Ci riusciremo solo più tardi, in un momento di calma riflessione, ma di certo non nel fuoco della rabbia o nel periodo immediatamente successivo a un evento traumatico. Nonostante ciò, dobbiamo continuamente ricordare a noi stessi che ciò che abbiamo creato ha un proposito spirituale;

58 - II Perdono Assoluto

e cioè che abbiamo creato le circostanze della nostra vita affinché ci consentano di crescere e imparare. Dobbiamo continuamente ricordarci che sono queste le lezioni di cui avevamo bisogno, lezioni contenute nelle situazioni della nostra vita, e che il solo modo per crescere grazie a queste esperienze è sperimentarle pienamente. In effetti, non abbiamo molte possibilità di scelta circa il fare o non fare una certa esperienza (lo Spirito decide ciò per noi), ma possiamo decidere per quanto tempo vogliamo dimorare nella coscienza della vittima a seguito di quanto abbiamo vissuto. Se vogliamo scegliere di rinunciare rapidamente alla condizione della vittima, potrà esserci di conforto sapere che disponiamo di una tecnologia per riuscirci, subito! Per contro, a tale proposito il Perdono Tradizionale ha ben poco da offrire.

3. Mondi separati - 59

Riepilogo: • Il Perdono Tradizionale è rigidamente radicato nel Mondo dell'Umanità. Proprio come il Mondo dell'Umanità è caratterizzato dall'energia della dualità, il Perdono Tradizionale implica una polarizzazione e un giudizio in termini di buono o cattivo, giusto o sbagliato. Il Perdono Assoluto prende spunto dall'idea che non ci sia niente di giusto o sbagliato, né di buono o cattivo. E solo il nostro pensiero a renderlo tale. • Il Perdono Tradizionale trae sempre spunto dal presupposto che ciò che ci è accaduto sia sbagliato, e che qualcuno "abbia fatto qualcosa" contro qualcun altro. L'archetipo della vittima continua a operare. Il Perdono Assoluto trae spunto dall'idea che in ciò che è accaduto non ci sia niente di sbagliato e che non ci siano vittime in alcuna situazione problematica. • Il Perdono Tradizionale è efficace nella misura in cui suscita le più elevate virtù umane, come la compassione, la tolleranza, la gentilezza, la misericordia e l'umiltà. Tali qualità mirano proprio al perdono e hanno un potenziale terapeutico. Tuttavia, non sono di per se stesse "perdono". Il Perdono Assoluto a tale proposito non è affatto diverso, giacché anch'esso trae spunto dalle stesse virtù che sono presenti nel suo processo. • Il Perdono Tradizionale dipende interamente dalla nostra capacità di esprimere compassione quindi, in tal senso, è limitato. Indipendentemente dalla compassione o dalla tolleranza che possiamo nutrire per qualcuno come Hitler, e indipendentemente dalla misura in cui possiamo provare empatia per il dolore sperimentato nel corso della sua infanzia, nel Perdono Tradizionale non c'è nulla che ci consenta di perdonarlo realmente per l'omicidio di massa di 6 milioni di Ebrei.

60 - Il Perdono Assoluto

Il Perdono Assoluto non incontra limiti del genere ed è sempre assolutamente incondizionato: se con il Perdono Assoluto non potessimo perdonare Hitler, non potremmo perdonare nessun altro. Come nel caso dell'amore incondizionato, il Perdono Assoluto è "tutto o niente". • Con il Perdono Tradizionale sono l'io e il sé/persona a trarre le conclusioni. Di conseguenza, il problema sembra sempre essere esterno, dipendente da qualcun altro. Nel Perdono Assoluto riconosciamo l'illusione, ci rendiamo conto che quanto accaduto è soltanto una storia che ci siamo raccontati, e reagiamo arrendendoci alla perfezione della situazione. • Il Perdono Tradizionale non prende in considerazione il concetto di missione spirituale e si mantiene radicato nella credenza e nella paura della morte. Il Perdono Assoluto riconosce che la morte è un'illusione e parte dal presupposto che la nostra vita sia eterna. • Nel Perdono Tradizionale la vita è concepita come un problema che deve essere risolto o una punizione che deve essere evitata. La vita viene sperimentata con una serie di circostanze casuali di cui siamo vittime senza alcun motivo, da cui l'origine dell'espressione popolare: «È la vita, succede!». Secondo la prospettiva del Perdono Assoluto nella nostra vita non c'è nulla che non abbia uno scopo e che non sia motivato dall'amore. • Il Perdono Tradizionale riconosce l'imperfezione inerente la natura umana, ma non riesce a cogliere la perfezione di tale imperfezione. In sostanza, non riesce a risolvere il paradosso. Il Perdono Assoluto è l'esemplificazione di tale paradosso. • Il Perdono Tradizionale può essere caratterizzato da vibrazioni elevate, simili a quelle del Perdono Assoluto, quando fa appello ad alcune delle più grandi virtù umane,

3. Mondi separati - 61

come la gentilezza, l'umiltà, la compassione, la pazienza e la tolleranza. Cominciamo il nostro percorso di crescita e cominciamo a innalzare la nostra vibrazione per connetterci con il Mondo della Verità Divina e sperimentare il Perdono Assoluto attraverso l'apertura del cuore. • Il Perdono Tradizionale, se caratterizzato da una vibrazione assai elevata, riconosce la profondità di questa verità spirituale: siamo tutti quanti imperfetti, e l'imperfezione caratterizza la natura dell'umanità. Quando guardiamo a un malfattore alla luce di tale consapevolezza, possiamo dire in tutta umiltà e con grande tolleranza e compassione: «Anche io sono questo». Riconosciamo, cioè, che anche noi siamo completamente capaci di qualsiasi atto di cui sia stata accusata quella persona. Avendo assunto consapevolezza del nostro lato ombra, sapremo che tutti gli esseri umani hanno il potenziale di nuocere agli altri, di uccidere, stuprare, violentare bambini o annientare 6 milioni di persone. Tale conoscenza ci permette di attingere alla nostra umiltà, e ci rende gentili e misericordiosi non solo verso l'accusato, ma anche verso noi stessi, giacché nell'accusato riconosciamo la nostra inerente imperfezione, la nostra ombra. Tale riconoscimento ci porta molto vicini al rinunciare a ciò che abbiamo voluto proiettare - il che corrisponde al primo passo fondamentale del Perdono Assoluto. Anche nel Perdono Assoluto contempliamo con amorevolezza l'inerente imperfezione della natura umana, ma cogliamo altresì la perfezione nell'imperfezione. • Il Perdono Assoluto riconosce che il perdono non è questione di imposizioni o di concessioni. Dobbiamo essere disposti a perdonare e poi affidare l'intera situazione al nostro Potere Superiore. Il perdono, di qualsiasi genere, non scaturisce dallo sforzo, ma dall'apertura, dalla disponibilità a sperimentarlo.

62 - II Perdono Assoluto

PERDONO

TRADIZIONALE

3- Mondi separati - 63 PERDONO

ASSOLUTO

Mondo dell'Umanità (Io)

Mondo della Verità Divina (Spirito)

Vibrazione bassa

Vibrazione elevata

È accaduto qualcosa di negativo

È tutto perfetto così

Basato sul giudizio

Nessun giudizio, nessuna colpa

Orientato sul passato

Orientato sul presente

Necessità di capire tutto quanto

Arrendersi a ciò che è, così com'è

Coscienza della vittima

Coscienza della grazia

Giudizio dell'imperfezione umana

Accettazione dell'imperfezione umana

Realtà apparente (vero)

Significato assoluto (verità)

Soltanto realtà fisica

Realtà metafisiche

Il problema è ancora "là fuori"

Il problema è in me (mio errore)

Lasciar andare il risentimento

Abbracciare il risentimento

Tu e io come entità separate

TU e io siamo UNO

Sono cose che capitano

Niente capita per caso

La vita è casuale

La vita ha uno scopo

Controllo della personalità (io)

L'anima segue il piano divino

La realtà è ciò che mi accade

La realtà è ciò che creo

La morte è concreta

La morte è illusoria

Per ulteriori spiegazioni su queste differenze, si veda il capitolo 15:

Professione di Fede

Figura 4-Le differenze tra il Perdono Tradizionale e il Perdono Assoluto.

Che cosa NON è perdono Nel cercare di definire il perdono, dobbiamo chiarire bene che cosa NON è perdono. Molto di quello che passa per perdono è soltanto ciò che definisco pseudo-perdono. Mancando di autenticità, lo pseudo-perdono spesso non è nient'altro che una miscela di giudizio elegantemente impacchettato e di risentimento malcelato, è soltanto la maschera del perdono. Nello pseudo-perdono non c'è vera volontà di perdonare, e lungi dalla ridurre la coscienza della vittima, non fa che incrementarla. Tuttavia, non è facile determinare la linea di confine tra il pseudo-perdono e il perdono comune.

Esempi

di pseudo-perdono

Gli esempi che seguono sono elencati in ordine di chiarezza decrescente, cominciando da quelli che sono chiaramente false forme di perdono fino a concludere con quelli che si avvicinano di più al Perdono Tradizionale. • Perdonare perché ci si sente obbligati. Si tratta di un perdono totalmente privo di autenticità, eppure è un comune punto di partenza. Molti sentono di dover perdonare perché è la cosa giusta da fare, o addirittura perché ritengono che sia spirituale esercitare il perdono. Comunque sia, si parte dal presupposto di dover perdonare. • Perdonare in virtù della propria rettitudine. Questa è la vera antitesi del perdono. Se perdoniamo gli altri perché pensiamo di essere retti e saggi, mentre gli altri sono degli sciocchi, dei miserabili di cui abbiamo pietà, non è perdono ma pura arroganza. • Concedere il perdono, ovvero condonare. Si tratta di autentica auto-illusione. Non possediamo il potere di concedere

64 - II Perdono Assoluto

il perdono a nessuno. Quando concediamo il nostro perdono, ci atteggiamo a Dio. Il perdono non è qualcosa che possiamo controllare: accade quando siamo disponibili e aperti. • Fare finta di perdonare. Fare finta di non essere arrabbiati per qualcosa per cui in realtà ci sentiamo ancora arrabbiati, non rappresenta tanto una opportunità di perdonare ma di negare la propria rabbia. Ciò costituisce una forma di autonegazione. Quando facciamo qualcosa del genere, lasciamo che gli altri ci trattino come il proverbiale zerbino. Un comportamento del genere scaturisce di solito dalla paura del non saper perdonare, dell'essere abbandonati, o dalla credenza che l'espressione della rabbia sia inaccettabile. • Perdonare e dimenticare. In tal modo creiamo soltanto negazione. Perdonare non significa semplicemente cancellare quanto accaduto. Le persone sagge perdonano, ma non dimenticano. Si sforzano di riconoscere il dono presente in una certa situazione e di ricordare la lezione che gli è stata trasmessa. • Scusare. Quando perdoniamo, spesso lo facciamo con tutta una serie di spiegazioni o di scusanti per la persona che perdoniamo. Per esempio, a proposito dei nostri genitori potremmo dire: «Mio padre ha abusato di me perché i suoi genitori hanno fatto lo stesso con lui. Non poteva fare di meglio!». In realtà, il perdono deve includere il lasciar andare il passato e rifiutare di essere controllati da esso. Se c'è una spiegazione che ci aiuta concretamente a lasciar andare, potrà esserci utile in tal senso, ma dobbiamo tenere presente che una spiegazione non rimuove l'idea che sia successo qualcosa di sbagliato. Quindi, nella migliore delle ipotesi, si tratterà soltanto di Perdono Tradizionale. Inoltre, implica una certa rettitudine morale, un atteggiamento giudicante dietro il quale potrebbe nascondersi la rabbia. D'altro canto, capire i motivi per cui una certa persona si è comportata così e sviluppare empatia nei suoi confronti, ci riconnette alle nostre stesse imperfezioni e apre le porte alla compassione

3. Mondi sepurati - 65

e alla misericordia, inducendo la vibrazione superiore del Perdono Tradizionale, ma non riuscendo ad abbracciare tutto il potenziale del Perdono Assoluto. • Perdonare la persona ma non il suo comportamento. Si tratta di un approccio soprattutto intellettuale che potrà anche essere descritto in termini di perdono, ma resta comunque carico di giudizio e di un senso di probità. Inoltre, comporta problemi pratici e semantici. Come possiamo separare un omicida dall'atto dell'omicidio? Quest'ultimo esempio solleva la questione della responsabilità e del rispondere dei propri gesti, che rappresenta per l'appunto il tema del prossimo capitolo.

66 - II Perdono Assoluto Note

1 Joan Borysenko, Vivere senza colpa, come guarire e nutrire il tuo bambino interiore, Gruppo Editoriale Futura, Breno, 1998.

4

Responsabilità

È indispensabile fare la massima chiarezza su questo punto: il Perdono Assoluto non ci esenta dalle nostre responsabilità nei confronti di questo mondo. Siamo esseri spirituali che stanno facendo un'esperienza umana, in un mondo governato da specifiche leggi, sia fisiche, sia formulate dalla società, quindi nel nostro agire in questa dimensione dobbiamo necessariamente tenerne conto. Si tratta di una componente irrinunciabile della nostra esperienza umana e non possiamo trascurarla. Per dirla altrimenti, quando creiamo circostanze in virtù delle quali danneggiamo il nostro prossimo, dobbiamo accettare che nel Mondo dell'Umanità tali azioni abbiano specifiche conseguenze. Sebbene dal punto di vista del Perdono Assoluto l'interpretazione è che tutte le parti implicate nella situazione stanno ricevendo ciò di cui hanno bisogno, è anche vero che sperimentarne le conseguenze, come finire in prigione, essere multati, dovercene vergognare ed esserne considerati responsabili, fa parte della lezione che stiamo imparando e, dal punto di vista spirituale, è anche questo perfetto. Mi viene spesso chiesto se, in una circostanza in cui qualcuno ci ha arrecato danno, e la reazione abituale sarebbe di citarlo in giudizio per essere risarciti, dato il punto di vista del Perdono Assoluto dovremmo comunque intraprendere tale procedura. La risposta è: «Sì!». Viviamo nel Mondo dell'Umanità, che opera in base ai parametri della legge di causa ed effetto. Ciò significa che per ogni azione c'è una reazione

68 - II Perdono Assoluto

precisa che le corrisponde. All'inizio di questo nostro percorso abbiamo già visto come tutte le nostre azioni comportino delle conseguenze. Se non fossimo considerati responsabili per le nostre azioni, il perdono non avrebbe alcun significato, né alcun valore. Se sulle nostre spalle non pesasse alcuna responsabilità, qualsiasi cosa facciamo sembrerebbe priva di valore e di peso. Per esempio, quando i genitori impongono una disciplina corretta ai loro figli, questi la interpretano come cura e amore, sempre che sia applicata nei giusti termini. Per contro, quando i genitori li lasciano fare quello che vogliono, i figli hanno la netta impressione che non gli vogliano bene. I bambini sono ben consapevoli di come va il mondo! Tuttavia, la misura in cui reagiamo alle azioni negative degli altri con un senso di orgogliosa indignazione, dolore, vendetta e risentimento, invece che con il desiderio genuino di equilibrare la nostra valutazione sulla base dei principi dell'equità, della libertà e del rispetto degli altri, finisce per determinare il nostro livello di perdono. La tipica indignazione del giusto rispetto a chi gli ha fatto un torto, o la volontà di vendetta, per quanto ci sembrino giustificate, riducono la frequenza della nostra vibrazione. Per contro, difendere i principi fondamentali e agire con integrità innalza la nostra vibrazione. E più alta è la nostra vibrazione, più ci avviciniamo al Mondo della Verità Divina, e quindi siamo capaci di esercitare il Perdono Assoluto. Il celebre scrittore Alan Cohen ha raccontato una storia che ben illustra questo punto. Una volta un suo amico fu implicato in circostanze che portarono alla morte di una ragazza. A causa della sua responsabilità rimase in prigione per molti anni. Accettò quella punizione e, durante la sua detenzione, si comportò in tutto e per tutto come un prigioniero modello. Tuttavia, il padre della ragazza, uomo ricco e influente con amici in alto loco, aveva giurato che lo avrebbe fatto rimanere in prigione il più a lungo possibile. Quindi, ogni qualvolta l'amico di Alan aveva una possibilità

4. Responsabilità - 69

di essere liberato su cauzione, il padre della ragazza interveniva dedicando tutto il suo tempo e il suo denaro, e facendo leva su tutti gli appoggi di cui godeva, perché la libertà condizionata gli fosse negata. Dopo tutta una serie di tentativi infruttuosi, Alan chiese a quel suo amico come si sentisse a fronte del comportamento del padre della ragazza. Ebbene, il suo amico rispose che lo perdonava, ogni giorno della sua vita, e pregava per lui, perché era ben consapevole del fatto che era il padre della ragazza a trovarsi in una prigione ancor più dolorosa. In effetti, quel padre che non era capace di superare la sua rabbia, la sua tristezza e il suo dolore, era totalmente preda del suo bisogno di vendicarsi. Non riusciva a sfuggire alla prigione della sua coscienza di vittima. Persino il Perdono Tradizionale gli era inaccessibile. D'altro canto, l'amico di Alan aveva rifiutato il ruolo della vittima e abbracciato l'amore come unica possibilità. La sua vibrazione superiore gli consentiva di praticare il Perdono Assoluto. Tornando alla questione se sia più o meno giusto fare appello in tribunale quando qualcuno ci arreca danno, dovremo senz'altro cercare di fare in modo che gli altri siano resi responsabili delle loro azioni. Ma attenzione, anche dopo aver deciso di fare causa a qualcuno, dobbiamo, come si dice fra gli alcolisti anonimi, «pregare sia per quel figlio di...» sia per noi stessi. (Tra l'altro, occorre notare che non c'è bisogno che qualcuno ci piaccia per poterlo perdonare!). In altri termini, affidiamo tutto quanto al nostro Potere Superiore. Riconosciamo che l'Amore Divino opera nel contesto di qualsiasi situazione, e che ogni persona riceve esattamente ciò che vuole. Ciò significa che riconosciamo che ogni situazione è perfetta così com'è, anche se in certi frangenti è assai difficile riconoscerlo. Ho avuto un'occasione di farne esperienza io stesso, proprio appena completata la stesura di questo libro, nel momento in cui stavo cercando qualcuno per aiutarmi a metterlo sul mercato. Un mio amico mi aveva raccomandato una certa persona,

70 - II Perdono Assoluto

così mia moglie JoAnna e io andammo a incontrarla. Sembrava perfetta e non avevo motivo di dubitare delle sue capacità o della sua onestà. Peraltro - è buffo come funzioni l'universo - la scadenza per far rientrare il mio libro nella lista dei "volumi in corso di stampa" era il giorno seguente. Si trattava di un riferimento importante per gli ordini delle librerie, quindi era una scadenza che non andava superata, perché ciò significava perdere un anno intero. Ma ciò significava anche che mi ritrovavo costretto a firmare un contratto con quella donna. Come se ciò non bastasse, ciò implicava anche un esborso di 4000 dollari, che mi furono chiesti tutti e subito, nonché la cessione del 15% dei ricavi delle vendite. Non avevamo 4000 dollari, ma JoAnna riuscì in qualche modo a racimolarne 2900. Il resto l'avremmo pagato a rate mensili. E così firmammo. Sebbene si fosse trattato di una scelta precipitosa, ero contento di essere riuscito a delegare a qualcun altro una parte del mio progetto. E poi, una volta uscito il libro, mi resi conto gradualmente che, un mese dopo l'altro, continuavo a dovermi occupare di un sacco di cose, che in realtà avrebbe dovuto fare lei, così come stabilito dal nostro contratto. Per esempio, ero io a gestire le vendite, l'invio delle copie per le recensioni, eccetera. In sostanza, non c'era alcun segno del risultato dei suoi sforzi. Cercai di capirci qualcosa, e dopo poco arrivammo a un faccia a faccia. Scoprii che in pratica non aveva fatto niente. Ovviamente negò e si difese, ma quando le chiesi di vedere le lettere e le prove che dimostravano che aveva rispettato gli impegni, non potè mostrarmi nulla. La licenziai, invalidai il contratto per inadempienza e chiesi di essere rimborsato. Ovviamente rifiutò. Così cominciai una procedura legale per recuperare i miei soldi. Come potrete immaginare, ero davvero infuriato. Ero finito anch'io nella dimensione in cui finiscono inevitabilmente per ritrovarsi tutte le persone che si immaginano di essere vittime delle circostanze! Si potrebbe chiamarla "la terra

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desolata delle vittime"! E non ne ero affatto consapevole: avevo il mio copione di vittima bello e pronto, e non perdevo occasione per condividerlo con chiunque fosse pronto ad ascoltarmi. La mia visione personale delle cose era che quella donna mi aveva derubato dei miei soldi e dovevo essere risarcito. C'ero davvero caduto dentro fino in fondo, e rimasi in quello stato per diverse settimane... e dire che si supponeva che io fossi il signor Perdono in persona! Fortunatamente, una sera venne a cena un'amica che, molti anni prima, aveva partecipato al mio primo seminario. Quando le raccontai tutto quanto, la sua risposta fu: «Ebbene, hai riempito il tuo foglio di lavoro per elaborare tutto ciò alla luce del Perdono Assoluto?». Ovviamente non l'avevo fatto. Anzi, non mi era neppure passato per la mente. «No, non ho fatto nessun foglio di lavoro», le risposi, ancor più seccato. «E non pensi che dovresti farlo?», mi chiese la mia amica Lucie. «No, non voglio fare nessun dannato foglio di lavoro!», strillai. A quel punto intervenne anche mia moglie: «Be', ma sarebbe il tuo foglio di lavoro personale. Dovresti mettere in pratica quello che insegni!». A quel punto non potevo più obiettare, ero alle corde. Sempre arrabbiato, salii al piano di sopra per prendere un foglio. Ero ben consapevole di farlo perché mi ci avevano costretto, e lo sapevano anche mia moglie e la nostra amica. Per essere precisi, era l'ultima cosa al mondo che avrei voluto fare, ma fortunatamente non mi fu concessa alcuna possibilità di scampo. Passai da un punto all'altro del foglio in tutta furia, con ben poca dedizione. E poi, quando ero arrivato quasi a metà, mi imbattei nella frase: «Rilascio il mio bisogno di incolpare gli altri e di mettermi dalla parte del giusto». Colpito e affondato: il bisogno di aver ragione! Improvvisamente mi fu evidente in che cosa avevo sempre voluto aver ragione: la mia credenza originaria era che in realtà avrei dovuto fare tutto da solo! Quell'incidente era semplicemente una manifestazione esterna di quella credenza. Tutte

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le altre volte in cui avevo inconsciamente messo le premesse per incappare in delusioni analoghe mi sfilarono immediatamente davanti agli occhi. A quel punto vidi, e compresi pienamente, che quella donna mi stava aiutando ad acquisire consapevolezza di quella mia credenza tossica, di modo che potessi lasciarla andare e aprirmi all'abbondanza dell'esistenza. La mia rabbia evaporò tutta quanta, all'istante, e compresi in che modo mi ero tagliato fuori da quella stessa comprensione profonda in cui credevo e che andavano insegnando in giro. Arrossii di vergogna, ma almeno ero di nuovo consapevole. Ero finalmente in grado di percepire quella donna come "un angelo di guarigione", e dalla rabbia e il risentimento passai a una sensazione di profonda gratitudine e di amore nei suoi confronti. Oltre ad aver ottenuto quella magnifica guarigione, mi era stata anche impartita una profonda lezione di umiltà su quanto fosse facile dimenticare la dimensione spirituale e lasciarsi risucchiare nel dramma dell'io, per poi restarci invischiato a lungo. Si trattava di una spaventosa dimostrazione del potere del mio io, che era pur sempre capace di alienarmi dalla mia Fonte e da qualsiasi cosa in cui credevo profondamente. E fu anche una potente dimostrazione del perché abbiamo tutti quanti bisogno di amici spirituali che ci sostengano senza abboccare quando "vogliamo fare la vittima", e che siano pronti a metterci alla prova. Peraltro, immagino che i lettori a questo punto si chiederanno se, dopo aver compreso che quella donna rappresentava un angelo di guarigione, rinunciai alla procedura giudiziaria nei suoi confronti. Ebbene, posso assicurarvi che ho a lungo esitato di fronte a questo interrogativo. Alla fine ho riconosciuto che, sebbene fossi ormai in grado di percepire la verità secondo la prospettiva del Mondo della Verità Divina, quella situazione era profondamente radicata nel Mondo dell'Umanità. Quindi, le offrii due volte una mediazione e ottenni due secchi rifiuti.

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A quel punto andai avanti con la procedura, concludendo che la sua anima aveva bisogno di sperimentare proprio quello, altrimenti si sarebbe tratta d'impaccio nel momento stesso in cui le avevo offerto un accordo. E così affrontai la situazione mantenendo il cuore aperto, sicuro che ne sarebbe scaturito il risultato ideale. La corte decise a mio favore ordinando il rimborso di quasi tutta la somma. Quel denaro non lo vidi mai più, ma non importa. Fatto sta che ci eravamo affidati a quella procedura e in quel frangente avevamo fatto tutto ciò che sembrava necessario. Comunque sia, la verità è che se anche avessi deciso diversamente, non avrebbe avuto alcuna importanza: lo Spirito avrebbe trovato qualche altra soluzione, e in definitiva tutto sarebbe andato per il meglio, come sempre accade. L'idea che siano le nostre decisioni a influenzare l'andamento generale delle cose non è che un puerile tentativo dell'io, che continua a fare del suo meglio per alimentare la percezione di una individualità speciale e separata dagli altri. Ma non è così: l'universo finirà per sistemare tutto quanto, qualsiasi cosa decidiamo. Peraltro, il modo in cui compiamo quelle stesse decisioni - sulla base di amore o di paura, di avidità o di generosità, di falso orgoglio o di umiltà, di disonestà o integrità - ha un significato per noi stessi, giacché ogni decisione compiuta influenza la nostra vibrazione. Un'altra situazione rispetto cui mi viene sempre chiesto un parere è quella che vede i bambini vittime di qualche violenza. La domanda che mi sento immancabilmente rivolgere è la seguente: se ipotizziamo che la crescita spirituale del bambino in questione tragga alimento da quell'esperienza, dovremmo intervenire oppure no, visto e considerato che interferire significherebbe negare all'anima di quel bambino la sua esperienza di crescita? La mia risposta è sempre che, in quanto esseri umani, dobbiamo fare ciò che riteniamo giusto in accordo con la nostra attuale consapevolezza della giustizia, così come definita dalle leggi umane. Quindi agiamo di conseguenza, mantenendo la

74 - li Perdono Assoluto

consapevolezza che, a livello spirituale, non sta accadendo niente di sbagliato. Ma ovviamente dobbiamo intervenire. In quanto esseri umani, non possiamo fare altrimenti. Il nostro intervento, però, non è né giusto né sbagliato, giacché comunque sia lo Spirito avrebbe risolto la faccenda. La mia teoria è che, se per l'anima del bambino in questione è meglio che nessuno intervenga, lo Spirito sistemerà le cose in modo da evitare che qualcuno possa interferire. Per dirla altrimenti, se è meglio che non interveniamo, lo Spirito farà in modo che non ci rendiamo neppure conto della situazione. Per contro, se lo Spirito ci ha resi consapevoli della situazione, probabilmente il nostro intervento non implica alcun problema. Alla fine, non si tratta neppure di una decisione veramente nostra! Peraltro, allorché interveniamo, lo facciamo senza lasciarci condizionare dalla mente giudicante, o dalla necessità di dare la colpa a qualcuno. Lo facciamo e basta, ben consapevoli che l'universo ha messo in scena quella situazione per uno specifico motivo, e che ogni cosa è, a suo modo, sempre perfetta.

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La terapia del Perdono Assoluto

Nella storia di Jill non c'è niente di insolito. In realtà, potrebbe trattarsi della storia di chiunque altro. È proprio per questo motivo che, sin dalla prima edizione di questo libro, che risale al 1997, a oggi ho ricevuto migliaia di lettere, e-mail e telefonate, tutte di persone che mi dicevano di essersi profondamente immedesimate in quella storia e di averla sentita come se fosse la loro. Per molte delle persone che l'hanno letta, tale storia commovente ha rappresentato l'inizio della guarigione, proprio come accadde a Jill. Nella misura in cui la storia di Jill esemplifica molti dei problemi relazionali apparenti, fornisce anche un ottimo esempio di come il Perdono Assoluto possa essere applicato ai più comuni problemi del nostro quotidiano, e dimostra la sua validità quale alternativa radicale al counseling e alla psicoterapia tradizionale. Ormai è nota come RFT (Radicai Forgiveness Therapy), ovvero "Terapia del Perdono Assoluto". La cosa è un po' ironica, giacché uno dei principi del Perdono Assoluto è che, malgrado tutto sembri dimostrare il contrario, in quanto sta accadendo non c'è nulla di sbagliato e non c'è nulla da cambiare. Come può quindi trattarsi di una terapia? Dopotutto, il principio fondamentale alla base del Perdono Assoluto è che, senza alcuna eccezione, qualsiasi cosa ci accada è guidata dal divino, ha un suo scopo e in definitiva è volta al

76 - II Perdono Assoluto

nostro bene. Peraltro, il concetto stesso di terapia implica che ci sia qualcosa che non è andato per il verso giusto, e che deve essere cambiato. Quando andiamo da un terapista, ci aspettiamo che si ponga questi interrogativi essenziali: 1. Che cosa non va in questa persona o nelle circostanze che si trova a vivere? 2. Che cosa l'ha portato a trovarsi in una situazione del genere? 3. Come posso risolvere il suo problema? Dal momento che nel Perdono Assoluto non possiamo servirci di nessuna di queste domande, com'è possibile che si tratti pur sempre di una modalità terapeutica? La risposta la troviamo proprio nel modo in cui ha funzionato per Jill. Come ricorderete, all'inizio della sua storia sono intervenuto sulla base del comune riconoscimento implicito che lei si trovasse ad affrontare un problema, che Jeff ne fosse la causa fondamentale e che il solo modo di reagire fosse cercare una soluzione. Per un certo tempo ho percorso al suo fianco questo cammino tradizionale. È stato soltanto quando ho sentito che era arrivato il momento giusto che le ho proposto un approccio completamente diverso: quello del Perdono Assoluto. A quel punto ho dovuto spiegarle che la conversazione avrebbe preso una piega completamente diversa e che mi sarei servito di una serie di presupposti alternativi. In particolare, stavo passando a una nuova serie di domande, che erano per l'esattezza: 1. Che cosa c'è di perfetto in ciò che le sta accadendo? 2. Come si rivela tale perfezione? 3. Come posso cambiare le sue prospettive di modo che possa accettare che nella sua situazione ci sia un certo grado di perfezione?

5. La terapia del Perdono Assoluto - 77

Posso assicurare i lettori che nella percezione originaria che Jill aveva del suo problema con Jeff, come del resto riguardo tutte le precedenti esperienze col suo ex marito, non c'era la benché minima traccia dell'idea che ci fosse qualcosa di perfetto. Anzi, Jill sentiva chiaramente che in tutto quanto le stava accadendo c'era manifestamente qualcosa di negativo o di sbagliato. E la maggior parte dei testimoni sarebbe stata d'accordo con lei. Tuttavia, come abbiamo visto, la sua guarigione è potuta accadere soltanto quando ha compreso che, in realtà, in nessuna delle sue esperienze c'era qualcosa di sbagliato, inoltre non era proprio la vittima di nessuno. Lungi dall'essere suo nemico, Jeff era in realtà il suo angelo di guarigione. Lentamente, Jill ha potuto rendersi conto che in ogni momento della sua vita c'era una guida divina che la stava aiutando a guarire la sua precedente interpretazione errata, e il relativo sistema di false credenze che per anni le aveva impedito di manifestare il suo vero sé. Alla luce di tutto ciò, ogni situazione in cui si era trovata, compreso ciò che le stava accadendo con Jeff, rappresentava un dono della grazia. In sostanza, potremmo definire la terapia del Perdono Assoluto un processo di educazione, anziché un processo terapeutico. Il terapista, o coach, come preferisco chiamarlo, non si propone di aggiustare le cose per la persona che si trova di fronte, ma di aiutarla illuminandone la visione. Quella del Perdono Assoluto è una filosofia spirituale che trova applicazioni pratiche nella vita delle persone nella misura in cui fornisce una prospettiva spirituale che possono utilizzare, sotto forma di self-help, in qualsiasi problema o difficoltà si trovino ad affrontare. Il piano divino non è fisso. In qualsiasi punto del suo dispiegarsi, c'è sempre una possibilità di scelta. Il Perdono Assoluto consente di assumere una prospettiva diversa e di intraprendere nuove direzioni, basate su tale comprensione profonda. La storia di Jill dimostra quanto possa essere difficile effettuare un tale cambiamento di prospettiva. Malgrado gli indizi

78 - // Perdono Assoluto

fossero chiaramente manifesti, è stato necessario parlarne a lungo e elaborare il suo dolore emotivo, prima che Jill si aprisse a una interpretazione differente e a una nuova comprensione della sua esistenza. Ciò è particolarmente vero riguardo ai presupposti tradimenti del suo ex marito. Potete ben immaginare quanto possa essere difficile far accettare l'idea del Perdono Assoluto a una vittima dell'Olocausto, o a qualcuno che è appena stato stuprato, o che ha comunque subito qualche altra grave violenza. In effetti, buona parte del lavoro preliminare nella terapia del Perdono Assoluto implica la creazione dei presupposti necessari affinché ci sia la disponibilità a cogliere Yeventuale perfezione di tutto ciò che è accaduto. E anche quando risulta possibile, a seconda delle circostanze lo sviluppo di una tale ricettività può richiedere molto tempo, e quasi sempre necessita di un notevole lavoro preliminare di rilascio emotivo. Resta comunque assolutamente possibile. Posso dirlo perché sono stato testimone della guarigione di persone che avevano vissuto esperienze orribili e che sono riuscite a trasformare la loro visione in un brevissimo periodo di tempo. Comunque sia, resta il fatto che alcune persone potrebbero non giungere mai al livello di ricettività necessaria per aprirsi al Perdono Assoluto. In sostanza, non riusciranno mai ad abbandonare quel loro sentirsi vittime delle circostanze. D'altro canto, quelli che riescono a cogliere, anche per un solo istante, la perfezione della loro situazione, ottengono automaticamente la capacità di abbandonare le loro emozioni di vittime e di liberarsene. Jill è stata una di queste persone. Lei e Jeff sono rimasti insieme e sono tuttora felicemente sposati. È proprio questo il punto di forza di questo metodo, giacché, come vedremo nei successivi capitoli, rinunciare alla condizione di vittima costituisce la chiave per la guarigione, per la conquista del potere personale e dell'evoluzione spirituale. Abbiamo sviluppato, da eoni, un'incredibile dipendenza dall'archetipo della

5. La terapia del Perdono Assoluto - 79

vittima, e oggi, all'ingresso nell'età dell'Acquario (i prossimi 2000 anni di evoluzione spirituale), dobbiamo rispondere alla chiamata, lasciar andare il passato, rilasciare l'archetipo della vittima ed essere più consapevoli della vita in questo preciso istante. Per riuscirci, ci sono tuttavia alcuni prerequisiti fondamentali. Innanzitutto, la ricettività da cui in definitiva dipende tutto il processo del Perdono Assoluto richiede la nostra apertura a percepire le cose da un punto di vista spirituale. Non c'è un particolare riferimento a una specifica religione, e non ne è esclusa nessuna, ma bisogna perlomeno credere in un Potere o in una Intelligenza Superiore, nonché nell'esistenza di una realtà spirituale che è al di là del nostro mondo fisico. Un punto di vista strettamente ateo non può consentirci di accedere al Perdono Assoluto, né può fare in modo che la terapia del Perdono Assoluto possa funzionare. Come vedremo, per ottenere il Perdono Assoluto in una realtà della nostra vita, dobbiamo essere perfettamente capaci di comprendere che possiamo esistere in entrambe le dimensioni simultaneamente. Detto ciò, il Perdono Assoluto può essere spiegato in termini assolutamente rispettosi e compatibili con qualsiasi credenza e fede religiosa. Può essere illustrato in modo da accordarsi con i sistemi di credenze esistenti, così da permetterne l'ascolto nella massima serenità. Comunque sia, una porzione considerevole della terapia del Perdono Assoluto non ha bisogno di essere convalidata da idee esoteriche o forme di misticismo. Rimozione, negazione e proiezione sono concetti fermamente radicati nella teoria psicologica più moderna. Ecco perché i meccanismi del Perdono Assoluto possono essere pienamente spiegati anche in termini scientifici. Una cosa è certa: miscelare la terapia tradizionale con la terapia del Perdono Assoluto non può funzionare. Non mi stancherò mai di ripeterlo. Gli interrogativi e i presupposti alla base delle due forme sono semplicemente troppo diversi. Qualsiasi

80 - II Perdono Assoluto

5. La terapia del Perdono Assoluto - 81

terapista che aggiunga la terapia del Perdono Assoluto al suo sistema dovrà per prima cosa assumere piena consapevolezza delle differenze tra la terapia del Perdono Assoluto e quella tradizionale, essere pienamente in grado di chiarirle a un paziente e preoccuparsi di mantenerle completamente distinte. In linea di massima, la terapia del Perdono Assoluto è utile alle persone che non si trovano in uno stato di patologia mentale, ma che hanno semplicemente bisogno di aiuto nell'affrontare le situazioni che si trovano a vivere. Tuttavia, nel caso di un soggetto con gravi problematiche, profondo dolore represso e complessi meccanismi di difesa, sarà opportuno fare ricorso all'intervento di uno psicoterapeuta qualificato, capace anche di servirsi della terapia del Perdono Assoluto. La tecnologia del Perdono Assoluto è estremamente semplice, al punto da poter trarre in inganno, eppure è sorprendentemente efficace in quanto terapia per l'anima che si rivolge sia ai singoli individui, sia ai gruppi etnici, alle razze e persino ai paesi. Per esempio, ho tenuto seminari per ebrei e altri gruppi di persone storicamente perseguitate, che avevano immagazzinato dolore nella loro identità di gruppo o di razza, e ho potuto assistere a straordinari cambiamenti nella loro coscienza. Sono riusciti a lasciar andare un dolore collettivo, e così facendo, ne sono convinto, hanno contribuito a guarire la coscienza collettiva del loro gruppo di appartenenza per molte generazioni a ritroso. Nel 2001, ho applicato tale modalità per contribuire alla guarigione di un conflitto vecchio di 200 anni, che cominciò quando i primi carcerati inglesi giunsero in Australia e cominciarono a decimare sistematicamente la popolazione aborigena. Oggi come oggi nella popolazione australiana bianca c'è un grande desiderio di dire: «Ci dispiace profondamente!», così come da parte degli Aborigeni c'è bisogno di perdonare, di modo che entrambe le popolazioni possano passare ad altro e cominciare a lavorare come una unica Australia. Nel mio volume Reconciliation Through Radicai Forgiveness, 1

pubblicato solo in Australia, sostengo che soltanto una tecnologia spirituale come quella del Perdono Assoluto possa favorire la riconciliazione, e ho fornito a queste persone gli strumenti perché questa diventi realtà. Porterò quegli stessi strumenti in altri posti del mondo, ovunque ci siano divisioni razziali, compresi gli Stati Uniti, e metterò in atto lo stesso processo di guarigione. E possibile ottenere un addestramento e un certificato di coach e terapista di Perdono Assoluto attraverso YInstitute for Radicai Forgiveness Therapy and Coaching Inc., con sede ad Atlanta, in Georgia. Tale certificazione è disponibile sia per i professionisti abilitati che desiderano aggiungere al loro curriculum questo metodo terapeutico, sia per i non professionisti che desiderano semplicemente aiutare gli altri ad applicare il Perdono Assoluto ai problemi quotidiani. Il Perdono Assoluto risulta valido ed estremamente potente anche nel mondo degli affari, dove si dimostra essere una tecnologia capace di identificare i blocchi energetici nel contesto della società e delle istituzioni, per poi procedere al loro rilascio. Gli effetti sui profitti possono essere straordinari, e proprio per tale motivo che un notevole numero di consulenti d'affari ha già intrapreso l'addestramento necessario.

82 - II Perdono Assoluto Note 1 Letteralmente, «Riconciliazione attraverso il Perdono Assoluto»;

NAT.

6 I meccanismi dell'io

In materia di natura spirituale, di solito non ci vuole molto prima che la conversazione affronti le tematiche dell'io. Il Perdono Assoluto non fa eccezione, giacché l'io sembra assumere un ruolo centrale. Di che cosa è fatto l'io, e qual è il suo ruolo nel Perdono Assoluto? Ritengo che si possa rispondere in almeno due modi diversi. In una prima versione delle cose, l'io viene tratteggiato come un nemico, in una seconda lo consideriamo invece un amico. Secondo il punto di vista dell''io-come-nemico, il responsabile della nostra condizione di separazione dalla Fonte è l'io stesso, preoccupato unicamente della propria sopravvivenza. Sulla base di un presupposto del genere, prendiamo a considerarlo come un nemico spirituale, e iniziamo una guerra nei suoi confronti. Sono molte le discipline spirituali che traggono spunto da questo presupposto fondamentale e che chiedono che l'io venga abbandonato o trasceso, condizione sine qua non per la crescita spirituale. Nel modello dell'iocome-amico, l'io viene invece considerato parte integrante dell'anima, incaricato di agire come guida amorevole per la nostra esperienza umana. Preferisco pensare che ci sia del vero in entrambe queste versioni sebbene, a prima vista, sembrino incompatibili. Consentitemi di spiegarle una alla volta, così come sono giunto a capirle io stesso, di modo che possiate poi farvene un'idea personale.

84 -Il Perdono Assoluto

6. / meccanismi dell'io - 85

1. Lio come Nemico In questo modello l'io viene considerato esistere sotto forma di una serie di credenze profondamente radicate, relative a ciò che siamo in relazione allo Spirito, credenze che si sono formate quando abbiamo sperimentato la nostra separazione dalla fonte divina. In pratica, si potrebbe dire che l'io sia la credenza stessa della realtà di tale separazione. Ci viene spiegato che al momento della separazione l'io ci avrebbe spinto a credere che Dio fosse molto irritato per quel nostro esperimento. Ciò avrebbe immediatamente alimentato in noi un enorme senso di colpa. L'io avrebbe successivamente ricamato su tale versione dei fatti, inducendoci a credere che Dio ci avrebbe dato quel che meritiamo, punendoci severamente per quel grande peccato. A seguito della nostra credenza in tale storia, il senso di colpa e il terrore hanno raggiunto proporzioni tali che non abbiamo avuto altra scelta che reprimerle nel più profondo dell'inconscio. In tal modo ci siamo risparmiati l'esserne continuamente consapevoli. E una tattica che ha funzionato egregiamente, ma in realtà abbiamo continuato a temere che quelle sensazioni potessero emergere nuovamente. Per porre rimedio a questo ulteriore problema, l'io ha sviluppato una nuova credenza: la colpa non è nostra, ma di qualcun altro. Per dirla altrimenti, abbiamo cominciato a proiettare il nostro senso di colpa sugli altri, in modo da potercene sbarazzare completamente. Ci siamo dotati di un capro espiatorio. Poi, per assicurarci che la colpa restasse fermamente radicata negli altri, li abbiamo fatti oggetto della nostra ira, trattandoli con ostilità forsennata. (Per ulteriori e più dettagliate informazioni sulla negazione e la proiezione, si veda il capitolo 7). E questa l'origine dell'archetipo della vittima, ed è anche il motivo per cui la specie umana continua a sentirsi obbligata ad attaccare e a difendersi dal proprio prossimo. Dopo aver ag-

LA STRUTTURA DELL'IO

Figura 5 -La struttura

dell'io

(visione

I).

86 - Il Perdono Assoluto

gredito le persone su cui proiettiamo il nostro senso di colpa, temiamo che possano a loro volta colpirci. Di conseguenza, creiamo forti apparati di difesa con cui difenderci e proteggere ciò che vediamo come la nostra completa innocenza. In qualche misura sappiamo di essere colpevoli, quindi più ci difendiamo dall'attacco dei nemici, più rinforziamo il nostro senso di colpa. Ecco perché dobbiamo continuamente trovare qualcuno da odiare, da criticare, da giudicare, da attaccare, da mettere dalla parte del torto, per il semplice motivo che così potremo avere una opinione migliore di noi stessi. Tale dinamica rinforza continuamente il sistema di credenza dell'io, ed è proprio così che l'io si assicura la propria sopravvivenza. Basandoci su questo schema comportamentale di riferimento, possiamo comprendere perché, nel corso di tutta la storia, gli esseri umani abbiano sempre alimentato strenuamente la loro rabbia, e abbiano avuto un forte bisogno di dividere l'umanità intera in vittime e persecutori, farabutti ed eroi, vincitori e vinti, vincenti e sconfitti. Inoltre, la nostra percezione del rapporto noi/altri riflette la separazione interiore tra l'io da un lato - con la sua credenza nella separazione, nella paura, nella punizione e nella morte e lo Spirito dall'altro - caratterizzato da conoscenza dell'amore e della vita eterna. Proiettiamo tale divisione sul mondo fisico in modo da riuscire sempre a percepire il nemico come qualcosa di esterno, anziché ritrovarlo nel nostro intimo. Sebbene tutti i sistemi di credenze diventino rapidamente resistenti al cambiamento, il sistema di credenze dell'io non segue la stessa dinamica: anzi, è estremamente resistente al cambiamento! Mantiene un potere enorme sulla nostra mente inconscia e, nel momento in cui si tratta di decidere che cosa siamo, ha inevitabilmente la meglio. È un sistema di credenze talmente potente che sembra avere una identità propria, identità che abbiamo appunto chiamato "io".

6. / meccanismi dell'io - 87

Siamo talmente intrappolati nella credenza in una tale separazione che l'abbiamo trasformata nella nostra realtà. Abbiamo continuato a vivere il mito della separazione da Dio per interi eoni, trasformando in realtà l'idea che abbiamo scelto noi di separarcene, compiendo ciò che è stato definito "peccato originale". In verità tale separazione non ha mai avuto luogo. Continuiamo a essere parte di Dio, siamo sempre rimasti nell'Uno. Come ricorderete, siamo esseri spirituali che stanno facendo la loro esperienza umana. Di conseguenza, non c'è nulla che possa essere definito peccato originale. Tutto ciò ci è stato rivelato da Gesù stesso (mi riferisco alla verità sulla nostra illusione) in uno scritto in tre volumi intitolato Un corso in miracoli, opera di Gesù e canalizzato attraverso una donna chiamata Helen Schucman proprio allo scopo di dimostrarci l'errore della credenza nell'io, e insegnarci la via del ritorno a Dio attraverso il perdono. (È interessante notare come Helen fosse estremamente riluttante a canalizzare quei messaggi e non abbia mai creduto a una sola parola di ciò che ha canalizzato). Contrariamente alla teologia cristiana predominante, molti studiosi ritrovano queste stesse idee espresse nella Bibbia. Tuttavia, contrariamente a quanto l'io vorrebbe farci credere, la verità è che siamo giunti su questo piano fisico con la benedizione divina e il suo amore incondizionato. Dio non ha mai voluto privarci del nostro libero arbitrio e della nostra capacità di scegliere, e non ci sarà alcun intervento da parte sua, a meno che non sia richiesto. Fortunatamente, il Perdono Assoluto ci fornisce uno strumento ideale per chiedere un ausilio del genere giacché, nel corso del processo, dimostriamo concretamente a Dio di aver squarciato il velo dell'io e di aver capito che solo l'amore è verità e siamo una unica cosa con Dio, nonché con quelli che inizialmente ci sembravano essere i nostri nemici.

6. I meccanismi dell'io - 89

88 - Il Perdono Assoluto

2. L'io come Guida Amorevole Ed ecco l'altro e più amichevole modo di considerare l'io ripeto un'altra volta che li considero ugualmente validi. Secondo quest'altra interpretazione, lungi dall'essere il nostro nemico, l'io è parte della nostra anima: una parte che si mostra separata solo per avere un ruolo guida nel Mondo dell'Umanità, fungendo da contraltare al Sé Superiore, appositamente e in modo assolutamente perfetto. Il suo ruolo è quello di ancorarci nel Mondo dell'Umanità, così da svolgere appieno la nostra missione di esseri spirituali che stanno sperimentando un'autentica esperienza umana. L'unico significato dell'esperienza umana è proprio quello di sperimentare ciò che ci fornisce l'io: credenza nella dualità, separazione e paura. Inoltre, dobbiamo sperimentare tali sensazioni pienamente, a livello emotivo, così da risvegliarci e ricordare che la verità sta dall'altra parte. Secondo questa interpretazione, l'io è una guida che ci accompagna nel nostro viaggio attraverso l'illusione e ci rifornisce di molte false idee che ci manterranno intrappolati in essa. Ma non lo fa per malizia o per garantirsi la sopravvivenza. Lo fa perché ci ama e sa che dobbiamo sperimentare tutto ciò per la nostra crescita spirituale. Nel svolgere il suo compito, l'io non è solo: c'è al suo fianco il Sé Superiore, che rappresenta la nostra seconda guida e che aspetta pazientemente per tutto il corso del nostro viaggio nell'illusione dell'io, finché non siamo pronti ad ascoltare la verità. È attraverso il gentile sussurrare del Sé Superiore che ci svegliamo, un passo dopo l'altro, fino a ricordarci infine ciò che siamo realmente e a tornare alla nostra vera dimora. È questa la trasformazione e l'illuminazione! È questo il viaggio dell'anùria mentre ci troviamo nella dimensione fisica. E non esistono scorciatoie. Se sia l'io che il Sé Superiore non operassero la loro magia, non saremmo mai arrivati qui.

Controllo Illuminazione

Figura

6-11

viaggio

dell'anima.

Invito i lettori a prendere per vere entrambe le versioni contemporaneamente. La mia percezione è che la prima sia vera in termini di spiegazione della nostra iniziale discesa nella forma fisica, e di come siamo poi giunti a percepire tale evento (erroneamente), mentre la seconda è radicata in una verità più profonda, ovvero il fatto che non esiste in noi alcuna separazione di nessun genere. Forse sono due interpretazioni diverse, forse no. Non lo so, e dopotutto non importa. Ognuna di queste due defini-

90-11 Perdono Asso Luto

zioni mi aiuta a dare un senso a questa esperienza umana in termini di verità spirituale, e sono sicuro che lo stesso varrà anche per voi.

7 Scappatoie e capri espiatori

Se vogliamo guarire le nostre relazioni nel contesto del Perdono Assoluto, è assolutamente essenziale comprendere appieno il ruolo del duplice meccanismo psicologico di autodifesa dell'io, basato su rimozione e proiezione. Operando sinergicamente,' repressione e proiezione causano immani devastazioni sia nelle nostre relazioni che nella nostra vita. Il loro operare congiunto produce e mantiene l'archetipo della vittima. Comprenderne il funzionamento permette di rispondere adeguatamente al modo in cui l'io se ne serve per mantenerci separati non solo gli uni dagli altri, ma anche da Dio.

/.

Rimozione

Operando come un normale meccanismo psicologico di difesa, la rimozione entra in gioco allorché emozioni come il terrore, il senso di colpa o la rabbia assumono proporzioni tali da far scattare un blocco mentale, così da escluderle completamente dalla nostra consapevolezza. In tal senso la rimozione è un dispositivo mentale di sicurezza estremamente potente, perché in assenza di un meccanismo del genere potremmo facilmente impazzire. Funziona così bene che talvolta non c'è più nessun ricordo delle nostre sensazioni ed emozioni, né degli eventi che le hanno scatenate. Tutto ciò resta escluso dalla nostra coscienza per giorni, mesi o addirittura anni... talvolta persino per il resto della nostra vita!

92 - II Perdono Assoluto

7. Scappatoie e capri espiatori - 93

Repressione

Come la vergogna blocca l'energia

La rimozione non dovrebbe essere confusa con questo altro meccanismo di difesa, simile ma meno potente. La repressione ha luogo allorché rifiutiamo coscientemente di riconoscere emozioni che non vogliamo sperimentare o esprimere. Sebbene siamo consapevoli della loro presenza, cerchiamo di spingerle giù, di schiacciarle, proprio perché vogliamo a tutti i costi evitarle, non doverci avere a che fare. Peraltro, la loro continua negazione per un lungo periodo di tempo, potrà portare una sorta di insensibilità, un risultato in pratica equivalente alla loro rimozione.

Ai bambini capita spesso di provare vergogna, per esempio quando si fanno la pipì addosso, quando hanno un'erezione, quando manifestano rabbia, sono vittime della timidezza, eccetera. Sebbene si tratti di situazioni del tutto naturali, i bambini sperimentano comunque vergogna, e l'effetto cumulativo di tali emozioni può risultare intollerabile. Di conseguenza, la vergogna viene rimossa, ma continua a dimorare nell'inconscio, così come nel corpo. Viene imprigionata nel sistema psicofisico a livello cellulare, fino a creare un blocco energetico. Se trascurato per lungo tempo, quel blocco finisce per produrre tutta una serie di problemi mentali ed emotivi, oppure fisici, o entrambi. Oggi molti ricercatori riconoscono che la rimozione delle emozioni è una delle principali cause del cancro.

Vergogna e rimozione del senso di colpa Il senso di colpa è un'esperienza umana universale. Nel profondo della nostra mente inconscia c'è un enorme senso di colpa, una sorta di vergogna primordiale che deriva dal pensiero (peraltro errato) di esserci separati da Dio (il cosiddetto "peccato originale"). E qualcosa di talmente forte che non possiamo fare a meno di rimuoverlo. Non abbiamo nessun altro strumento per gestire emozioni di quel genere. Attenzione però! Senso di colpa e vergogna non sono la stessa cosa. Ci sentiamo in colpa quando abbiamo fatto qualcosa di sbagliato. La vergogna ci porta a un senso di colpa che ci fa credere che in noi ci sia qualcosa di fondamentalmente sbagliato. Facendo leva sulla vergogna, l'io ci porta a una percezione distorta, per cui ci sentiamo intrinsecamente colpevoli e cattivi nel più profondo del nostro cuore. Non c'è vergogna né senso di colpa che sia così profondamente radicato come la vergogna del peccato originale, asse portante (benché assolutamente falso) del sistema di credenze dell'io.

Emozioni rimosse Per un bambino, un trauma pesante come la morte di un genitore può risultare talmente intollerabile che le relative emozioni vengono rimosse. Analogamente, eventi apparentemente insignificanti, come una critica priva di valore a cui invece attribuiamo un'importanza esagerata, fino a giungere alla conclusione che sia colpa nostra, possono anch'essi causare la rimozione di un'emozione. Per esempio, spesso i bambini finiscono per pensare che il divorzio dei genitori sia colpa loro. Alcune ricerche lasciano ipotizzare che i bambini ricordino le conversazioni dei loro genitori, avvenute allorché si trovavano nell'utero materno. Una lite circa una gravidanza non voluta, registrata dal bambino prima della sua nascita, può farlo sentire indesiderato e fargli temere di essere abbandonato. Emozioni del genere possono essere rimosse persino in una fase estremamente precoce dell'esistenza del bambino.

7. Scappatoie e capri espiatori - 95

94 - II Perdono Assoluto

Senso di colpa generazionale I gruppi, e persino le nazioni, sono soliti rimuovere i sensi di colpa accumulati nel corso di un'intera generazione. Ciò è senza ombra di dubbio accaduto in America, tra neri e bianchi, a causa della schiavitù. I problemi razziali che sperimentiamo tuttora negli Stati Uniti, scaturiscono dal senso di colpa rimosso e non risolto nell'animo dei bianchi, e dalla rabbia rimossa e non risolta dei neri.

Il lato oscuro Sperimentiamo, inoltre, una profonda vergogna per tutti quegli aspetti di noi stessi che non ci piacciono, e che quindi disconosciamo. Cari Jung, celebre psichiatra svizzero, l'ha definita la nostra ombra, giacché rappresenta il lato oscuro di ognuno di noi, la parte di noi stessi che non vogliamo vedere, o che non vorremmo aver mai visto. È la parte di noi che potrebbe uccidere un altro essere umano; che sa che potremmo aver preso parte allo sterminio di sei milioni di ebrei, se solo fossimo stati tedeschi in quel periodo; che sa che se fossimo nati prima della Guerra civile americana, nel sud degli Stati Uniti, avremmo probabilmente posseduto e maltrattato schiavi neri; e sa che potremmo ferire o stuprare, essere avidi o avari, rabbiosi o vendicativi, o in qualsiasi altro modo pervertiti e/o responsabili di comportamenti "inaccettabili". Qualsiasi nostra caratteristica, o contesto della nostra vita, che comporti sensazione di vergogna, viene classificata come ombra e automaticamente rimossa.

Seduti in cima a un vulcano! Avere questo genere di energia repressa è un po' come starsene seduti in cima a un vulcano: non possiamo sapere quando

esploderà, così da permettere infine alla lava (la nostra ombra) di schizzar fuori e causare un'ennesima catastrofe nel nostro mondo. E per tale motivo che sentiamo il bisogno di fare ricorso a un capro espiatorio su cui possiamo proiettare tutta quella vergogna. Solo così riusciamo a sbarazzarcene, almeno temporaneamente.

2.

Proiezione

Pur avendo rimosso le emozioni e/o i ricordi associati a determinati eventi della nostra vita, a livello inconscio riconosciamo bene di essere comunque intrisi di vergogna, senso di colpa o di un atteggiamento mentale autocritico. Ecco perché cerchiamo di sbarazzarci di quel dolore esprimendolo e trasferendolo all'esterno, su qualcun altro o su qualcos'altro - è sufficiente che sia diverso da ciò che siamo. Tale processo di proiezione ci permette persino di dimenticare di aver mai sperimentato emozioni del genere. Quando proiettiamo ciò che non possiamo riconoscere come "nostro" su qualcun altro, crediamo che quelle qualità sgradevoli siano esclusivamente "sue". In pratica, il senso di colpa rimosso viene successivamente proiettato sulla persona che identifichiamo come "negativa". Se abbiamo rimosso la nostra rabbia, nel momento in cui la proiettiamo vedremo l'altro come "irascibile". Così facendo, possiamo accusare il nostro prossimo di tutte le cose di cui temiamo di poter essere accusati noi stessi. Non c'è quindi da stupirsi che la proiezione ci faccia sentire così sollevati! In tal modo, infatti, riusciamo a rendere il nostro prossimo responsabile di qualsiasi cosa terribile ci sia mai accaduta. A quel punto possiamo chiedere che sia punito, così da sentirci ancora di più dalla parte del giusto e al sicuro da ogni possibile attacco. Ciò spiega anche perché ci piace così tanto guardare il telegiornale. Tutte quelle notizie ci forniscono un'occasione di prò-

7. Scappatoie e capri espiatori - 97

96 - 11 Perdono Assoluto

iettare il nostro senso di colpa e la nostra vergogna su omicidi, stupratori, politici corrotti e tutte quelle altre persone odiose che fanno la loro comparsa sullo schermo. Alla fine ce ne andiamo a letto tranquilli, sentendoci perfettamente dalla parte del giusto. I telegiornali, così come tutti gli altri programmi televisivi che mettono in scena situazioni e personaggi negativi, non fanno altro che fornirci infiniti e comodi capri espiatori su cui proiettare tutto ciò di cui non vogliamo sentirci responsabili.

riflesso della parte di noi che abbiamo rifiutato e negato (la nostra ombra) preferendo proiettarla all'esterno. Se così non fosse, non ne deriverebbe una tale irritazione. Tale concetto - ciò che attacchiamo e giudichiamo negli altri è in realtà ciò che disapproviamo in noi stessi è l'idea fondamentale alla base del Perdono Assoluto, nonché la chiave per accedere alla guarigione a livello dell'anima. Risonanza Se ci sentiamo vittime di qualcun altro, è proprio perché costui risuona con la nostra rabbia, con la nostra paura, con la nostra ira e con il nostro senso di colpa. (Si veda il capitolo seguente). La nostra sensazione è che ci stiano facendo qualcosa che ci fa profondamente arrabbiare. Quando riconosciamo che quelle particolari emozioni iniziano dentro di noi e non nell'altro, possiamo rinunciare al bisogno di identificarci nel ruolo di vittima. Il ciclo di attacco e difesa

Figura

7 -

Proiezione

della

vergogna

rimossa.

C o m e riconoscere le nostre proiezioni Non appena ci ritroviamo a giudicare qualcun altro, possiamo essere certi del fatto che stiamo proiettando. La rabbia funge da costante compagno della proiezione, giacché nel suo tentativo di giustificare la proiezione del senso di colpa, l'io si serve proprio di tale emozione. Quando troviamo qualcosa di assolutamente inaccettabile nella persona che ci sta di fronte, quello è semplicemente un

Sebbene la rimozione e proiezione siano intesi come valvole di sfogo temporanee per la psiche, l'io le ha cooptate di modo che fungano al suo mantenimento. Ricordate l'io è semplicemente un insieme di credenze, tra cui quella fondamentale è di essere separati da Dio. È sulla base di tale credenza che siamo giunti a credere che Dio ce l'abbia con noi e che quando finalmente deciderà di regolare i conti, ci punirà severamente, come meritiamo. L'io si serve delle dinamiche della rimozione e della proiezione per renderci inconsapevoli di tali credenze, così come del senso di colpa e della paura che le accompagnano. Ecco perché rimozione e proiezione entrano permanentemente a far parte del nostro essere. Tutta la nostra vita è in definitiva imperniata sul continuo proces-

98 - II Perdono Assoluto

so di rimozione, negazione e proiezione, che sono all'opera perpetuamente attraverso interminabili cicli di paura/attacco e difesa/attacco. È la ricetta perfetta per alimentare un conflitto interiore senza fine. La pulsione verso l'interezza Fortunatamente, malgrado la straordinaria efficacia della rimozione e della proiezione, la spinta innata verso l'interezza che emana dalla nostra anima è molto più potente dell'io. Tale pulsione origina da quella parte di noi che conosce la verità e che non trova alcuna soddisfazione nel negarla e nel proiettarla. Tale porzione dell'essere, la nostra anima, aspira disperatamente al ritorno all'amore e veicola la stessa energia che produce le occasioni per imparare e per guarire - l'energia del Perdono Assoluto. Paura dell'intimità Qualsiasi persona in cui ci imbattiamo ci offre una occasione di scegliere tra proiezione e perdono, unione e separazione. Peraltro, maggiore è l'intimità con cui ci stringiamo a una certa persona, e più questa si avvicina al nostro vero sé, più è probabile che debba fare i conti con la dura realtà del senso di colpa che sperimentiamo nei nostri stessi confronti. La possibilità di essere scoperti è fonte di grande paura, e la tentazione di proiettare tale paura diventa pressoché irresistibile. E a quel punto, la luna di miele è finita! La paura dell'intimità diventa talmente intensa che la relazione, con ogni probabilità, finisce per cedere sotto il suo peso. O almeno, così succede nella maggior parte dei casi.

7. Scappatoie e capri espiatori - 99

Tutte le relazioni contribuiscono alla nostra guarigione Per andare oltre e riuscire dobbiamo comprendere tale fenomeno, e servirci del Perdono Assoluto per salvaguardare la nostra relazione e portare a termine il suo vero scopo spirituale, che è quello di guarire le persone implicate. Come abbiamo visto nella storia di Jill, una cosa è certa: il Perdono Assoluto può consentirci di salvare un matrimonio! Tuttavia, il suo fine non è necessariamente quello. Se lo scopo di una certa relazione è già stato realizzato, vale a dire che le persone sono guarite, quella relazione potrebbe semplicemente doversi dissolvere naturalmente e pacificamente.

Attrazione e risonanza

Come abbiamo visto nel capitolo precedente, proiettiamo il nostro senso di colpa e la nostra rabbia sugli altri in virtù della loro capacità di entrare in risonanza con le nostre emozioni; grazie alla risonanza, queste persone potranno facilmente trasformarsi in comodi capri espiatori. Proprio come accade nelle emittenti radiofoniche, che trasmettono i loro programmi su una certa banda, le nostre emozioni (energia in movimento) vibrano a determinate frequenze. Le persone capaci di risuonare con le nostre sensazioni vibrano a una frequenza analoga, e con ogni probabilità hanno schemi emotivi simili al nostro - eguali oppure opposti - che comunque sia riflettono specularmente il nostro sentire. Anche le nostre credenze fondamentali sono caratterizzate da una certa frequenza. Quando le esprimiamo ad alta voce, gli attribuiamo ancor più energia, così che assumono una capacità causale a livello universale. Ciò significa che dall'espressione delle nostre credenze derivano effetti nel mondo intero. Come se ciò non bastasse, altre persone risuonano con la stessa frequenza energetica di quella credenza. Ciò equivale a dire che vibrano armonicamente, allo stesso modo. Ecco perché sono attratte nella nostra vita, dove finiscono per riflettere le nostre stesse credenze - così facendo ci offrono un'opportunità di osservare, e se necessario cambiare, le nostre opinioni in proposito. Non ci vengono rispecchiate soltanto le nostre credenze negative. Se, per esempio, siamo amorevoli e affidabili, fini-

102-11 Perdono Assoluto

remo per attrarre nella nostra vita persone che sono parimenti degne di fiducia e fonte di crescita. Come abbiamo visto nella prima parte, mia sorella Jill era convinta di non meritare l'amore di nessun uomo. Tale credenza era entrata in risonanza con un uomo caratterizzato da una spiccata dipendenza dal sesso. Costui rappresentava il partner ideale per Jill poiché con la sua continua infedeltà alimentava la sua credenza, dimostrandole proprio ciò in cui lei credeva: Jill non era abbastanza per lui, e non lo sarebbe mai stata per nessun altro altro uomo. Peraltro Jill non era riuscita a cogliere quel nesso, e di conseguenza non aveva guarito il dolore che aveva originato e alimentato la sua credenza. Ha avuto bisogno di un'altra relazione, di un altro uomo (Jeff) che potesse anch'egli entrare in risonanza con quelle sue intime convinzioni. Jeff le ha fatto da specchio in modo diverso, servendosi del suo problema di co-dipendenza dalla figlia Lorraine, l'elemento catalizzatore della situazione, un nuovo problema critico in cui finalmente Jill è riuscita a vedere chiaro, comprendendo che suo marito stava semplicemente mostrandole fino a che punto si fosse convinta di non essere degna di essere amata. E così sono guariti entrambi! Se vogliamo sapere quali sono gli aspetti di noi stessi che non ci piacciono, e che abbiamo in qualche modo ripudiato, non dobbiamo far altro che osservare le cose che più ci infastidiscono nelle persone che entrano nella nostra vita. Trasformiamole nel nostro specchio. Se ci sembra che nella nostra vita ci siano fin troppe persone arrabbiate, con ogni probabilità non abbiamo ancora risolto la nostra rabbia interiore. Se la gente sembra non volerci amare, con ogni probabilità c'è una parte di noi che non è disposta ad amare gli altri. Se la gente sembra essere sempre pronta a derubarci, con ogni probabilità ci comportiamo in maniera disonesta, o almeno ci sentiamo disonesti. Se la gente ci tradisce, forse è perché in passato abbiamo tradito qualcun altro.

8. Attrazione e risonanza - 103

Analogamente, dovremo prestare grande attenzione alle problematiche che più ci turbano. Se una questione come quella dell'aborto ci fa letteralmente uscire dai gangheri, forse è perché una parte di noi ha mostrato poco rispetto per la vita in altri modi, o perché sappiamo che potremmo essere violenti verso un bambino. Se siamo appassionatamente contrari all'omosessualità, forse è perché non possiamo accettare quella parte di noi che invece si sente incline all'omosessualità.

La sala degli specchi Il riflesso non appare sempre immediatamente, né è facilmente distinguibile. Per esempio, talvolta non ci identifichiamo tanto con lo specifico comportamento, quanto piuttosto col significato fondamentale che quel comportamento assume per noi. Un uomo che si arrabbia con la consorte perché mangia troppo ed è obesa, potrebbe non risuonare affatto con una tendenza personale ad abbuffarsi; al contrario, potrebbe risuonare con il suo impiego del cibo per evitare di affrontare problemi emotivi, giacché ciò rispecchia proprio una tendenza a sfuggire ai propri problemi emotivi. Chiaramente, mettersi a osservare ciò che gli altri rispecchiano di noi potrà assomigliare allo strano spettacolo delle migliaia di immagini distorte nella sala degli specchi di un qualsiasi luna park.

Inversione

automatica

della

proiezione

La bellezza del Perdono Assoluto sta nel fatto che non richiede affatto che riconosciamo i contenuti delle nostre proiezioni. Ci limitiamo semplicemente a perdonare una certa persona per ciò che sta accadendo in un certo istante della

104 - li Perdono Assoluto

nostra vita. Così facendo annulliamo automaticamente la proiezione, indipendentemente dalle complicanze sorte in quella situazione. Il motivo è semplice: tanto per cominciare quella persona rappresenta semplicemente il dolore originario che ci ha indotti a proiettare. Nel perdonarla, ci purifichiamo da quel dolore originario. Inoltre, indipendentemente dal modo in cui percepiamo i nostri problemi, a livello fondamentale ne abbiamo soltanto uno: il nostro senso di colpa per esserci separati da Dio. Tutti gli altri problemi sono diramazioni di questo dilemma originario. Per colmo d'ironia, le persone che sembrano infastidirci di più sono anche quelle che, a livello dell'anima, ci offrono il maggior sostegno e amore. Quasi sempre, e spesso pagandolo a caro prezzo in termini di disagio personale, questi individui cercano di insegnarci qualcosa su noi stessi spingendoci in direzione della guarigione. Come abbiamo visto, non si tratta di uno scambio che ha luogo da personalità a personalità. Anzi, è del tutto probabile che le personalità in questione si scontrino fragorosamente. Ma a livello dell'anima, ognuno dei due contribuisce allo scenario, nella speranza che l'altro possa infine comprendere l'origine del problema e guarire.

8. Attrazione e risonanza - 105

per la mente che, almeno a livello dell'anima, potremmo aver attratto quella persona e/o quella situazione specifica per un particolare motivo, e che, se non si fosse trattato di quella persona, ce ne sarebbe stata semplicemente un'altra. Anzi, immaginiamo (erroneamente) che, se non fosse stato per quella precisa persona, non avremmo mai sperimentato un affanno del genere. In altri termini, attribuiamo il problema che stiamo vivendo interamente all'altra persona, e a quel punto ci sentiamo assolutamente autorizzati a odiarla e a detestarla per averci causato così tanto dolore e infelicità.

Le colpe dei genitori Spesso, quando la gente parla dei propri genitori, si esprime con commenti del genere: «Se avessi avuto degli altri genitori, oggi sarei una persona integra, completa». Sbagliato! Se da un lato è vero che avremmo potuto sceglierci altri genitori, costoro ci avrebbero offerto esattamente la stessa esperienza, perché è proprio ciò che la nostra anima voleva.

Schemi Perché prendere la vita così sul personale? In realtà, non importa chi interviene nella nostra vita per aiutarci a realizzarne lo scopo. Se non ci riuscirà quella particolare persona, lo farà qualcun altro. La tragedia è che, quando ci identifichiamo nel ruolo di vittima, è ben raro che comprendiamo quanto sta accadendo. Immaginiamo di esserci malauguratamente ritrovati a subire il comportamento negativo di una certa persona. Mentre viviamo quel problema, non ci passa nemmeno

relazionali

ripetitivi

Finché ci manteniamo nel ruolo della vittima, non abbiamo in mente che una sola cosa: far fuori il messaggero. E così ci perdiamo il messaggio. Ciò spiega perché oggi la gente passa da un matrimonio all'altro, finendo per ricreare ogni volta le stesse dinamiche. Non riuscendo a cogliere il messaggio che viene offerto loro dal primo partner, se ne cercano un altro, che peraltro continuerà a proporre lo stesso messaggio che il precedente partner aveva cercato di far giungere a destinazione!

106 - Il Perdono Assoluto

Co-dipendenza

e

proiezione

reciproca

Spesso ci imbattiamo anche in persone su cui proiettiamo il nostro odio per noi stessi, che non solo lo accettano, ma a loro volta rispondono proiettando su di noi il loro. Questa sorta di accordo reciproco prende il nome di co-dipendenza, o relazione dipendente. La persona implicata in tale particolare relazione compensa ciò di cui ci sentiamo manchevoli, giacché prende a ripeterci che andiamo benissimo così e in tal modo ci evita di doverci vergognare per ciò che siamo. Lo ricambiamo con lo stesso servizio, e così impariamo entrambi a manipolarci reciprocamente sulla base di un amore estremamente condizionato, basato su un fondamentale senso di colpa. (Lo stereotipo della "madre ebrea" è un esempio meraviglioso di questo archetipo). Nel momento stesso in cui l'altra persona ci priva della sua approvazione, siamo costretti per l'ennesima volta a fare i conti col nostro senso di colpa e con l'odio che nutriamo per noi stessi, e crolla subito tutto quanto. L'amore si trasforma immediatamente in odio, e ognuno dei due partner prende ad attaccare l'altro. Ciò spiega perché assistiamo alla trasformazione sconcertante di un gran numero di relazioni che solo poco prima sembravano caratterizzate dal sostegno e dall'amore reciproci, e che improvvisamente diventano teatro di grandi manifestazioni di odio.

9

Causa ed effetto

L'ipotesi che la realtà che viviamo sia una nostra creazione si basa sulla legge di causa ed effetto, secondo la quale a ogni azione corrisponde una reazione dello stesso genere. Di conseguenza, ogni causa deve avere un effetto, e ogni effetto deve avere una causa. Dal momento che i pensieri sono per loro stessa natura causali, ogni pensiero produce un suo effetto sul mondo. Per dirla altrimenti, noi umani creiamo il nostro mondo, la dimensione dell'Umanità, attraverso i nostri pensieri - benché nella maggior parte dei casi non ne siamo consapevoli. Quando vibriamo a frequenze elevate, come per esempio nella preghiera, nella meditazione o nella contemplazione, possiamo creare coscientemente e intenzionalmente attraverso il pensiero. Tuttavia, nella maggior parte delle occasioni è qualcosa che facciamo del tutto inconsciamente. I pensieri casuali individuali non dispongono di molta energia, quindi producono effetti relativamente piccoli. Tuttavia, i pensieri a cui si accompagna un gran quantitativo di energia, in particolar modo l'energia creativa o emotiva, hanno sul mondo un effetto assai più vasto. Di conseguenza, contribuiscono in modo determinante alla creazione della nostra realtà. Quando un pensiero raccoglie energie sufficienti per trasformarsi in credenza, il suo impatto sul mondo è ancora maggiore. In pratica assume il ruolo di un principio, che oltre a operare continuativamente nella nostra vita, ci induce a creare effetti - circostanze, situazioni e persino eventi fisici

9. Causa ed effetto - 109

108 - Il Perdono Assoluto

che confermano la verità della credenza che ne è all'origine. Il nostro modo di vedere il mondo determina immancabilmente ciò che il mondo sarà per noi. L'accettazione del principio appena descritto, e cioè che il pensiero ha un concreto potenziale creativo, è fondamentale per la comprensione del Perdono Assoluto, giacché ci porta a capire che tutto ciò che si manifesta nella nostra vita ce lo siamo creato con i nostri pensieri e con le nostre credenze. Giungiamo così a un'intuizione illuminante: stiamo semplicemente proiettando tutti i nostri pensieri e credenze sulla realtà delle cose, sovrapponendoli al mondo e deformandone la visione.

La

proiezione

dell'illusione

Metaforicamente parlando, facciamo girare la bobina di un film, intitolato realtà, attraverso la nostra mente (il proiettore), e lo proiettiamo là fuori. Non appena comprendiamo che ciò che definiamo realtà è soltanto la somma delle nostre proiezioni, invece di prendercela con gli altri e dar loro la colpa del nostro dolore, comincia-

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Figura 8 -

Come proiettiamo

la

nostra

realtà.

mo ad assumerci la responsabilità per ciò che abbiamo creato con i nostri stessi pensieri. A quel punto la nostra percezione delle cose cambia e rinunciamo all'attaccamento alla nostra credenza fondamentale secondo la quale tutto ciò che appare su quello schermo è la nostra realtà. Solo allora possiamo sperimentare il Perdono Assoluto.

È la coscienza a determinare il corso degli eventi Osservare il modo in cui il principio di causa-effetto opera nella nostra vita potrà sembrare difficile, ma è sufficiente riesaminare il corso degli eventi per coglierne via via la presenza. In altre parole, se vogliamo riconoscere le nostre credenze, non dobbiamo fare altro che analizzare ciò che ci sta accadendo e quindi osservare quale realtà stiamo proiettando. Per esempio, se ci sentiamo continuamente sotto tiro, o se passiamo da una disastro all'altro, con ogni probabilità siamo convinti che il mondo sia fondamentalmente insicuro e pericoloso. Ci stiamo procurando quel genere di eventi per dimostrarci che abbiamo ragione, e il nostro prossimo ci aiuta in tal senso manifestandosi e comportandosi in modo minaccioso e pericoloso. Ecco un esempio: una coppia di miei amici tempo fa ha fondato un centro di incontri e ritiri spirituali sulle montagne della Carolina del Nord. Prima di iniziare le attività, Werner, prudente per natura, aveva pensato che lui e la moglie Jean dovessero assolutamente assicurarsi contro gli incendi e i danni provocati dalle tempeste e dai tornado che colpiscono regolarmente quella regione. Jean, peraltro, non era affatto di quell'idea: sentiva che avere un'assicurazione del genere avrebbe chiaramente indicato all'Universo la loro scarsa fiducia nella loro stessa sicurezza. Io non ero intervenuto in nessun modo, lasciando che decidessero da soli, e alla fine avevano scelto di non assicurarsi.

110 - // Perdono Assoluto

Un anno dopo una immane tempesta ha colpito proprio quelle montagne e devastato l'intera regione. Migliaia di alberi sono stati sradicati e gettati a terra. Quando io e mia moglie li abbiamo raggiunti per far loro visita, due settimane dopo quel disastro, non potevamo credere ai nostri occhi: sembrava di essere in una zona di guerra. Per riaprire la strada che portava al centro era stato necessario aprirsi un varco tra quei detriti. La tempesta si era scatenata mentre il centro ospitava 36 persone, che partecipavano a una conferenza e che erano rimaste bloccate là per due interi giorni. Tuttavia, malgrado gli alberi e quant'altro fossero stati scaraventati un po' dappertutto, non c'erano stati danni né alle auto né agli edifici, che pur si trovavano nel bel mezzo della foresta. Gli alberi erano caduti a pochi centimetri dalle strutture, o dalle auto, e quasi per miracolo non c'erano stati danni. Per i miei amici si è trattato di una grande conferma della loro fede e della loro capacità di affidarsi all'universo. Osservando questo episodio alla luce della legge di causa ed effetto, possiamo dire che Jean aveva intuito che sottoscrivere un'assicurazione avrebbe rinforzato una credenza nel potere delle avversità (la causa), ponendo le basi energetiche perché accadesse qualcosa di negativo (l'effetto). Ecco perché ha preferito scegliere un pensiero (una causa) di questo genere: «Qui stiamo operando, la volontà divina e siamo assolutamente al sicuro». L'effetto, così come si è manifestato a livello fisico, è stato che, malgrado tutto quel caos, non gli è accaduto nulla di male. Come ho detto, se vogliamo conoscere quali sono le nostre credenze, non dobbiamo fare altro che osservare i fatti della nostra vita, oppure ciò che nella nostra vita non siamo riusciti a realizzare. Se, per esempio, nella nostra vita non c'è amore, e non siamo apparentemente capaci di creare una relazione amorevole, dovremo esaminare le nostre credenze circa ciò che crediamo di meritare, oppure riguardo alla sicurezza nei rapporti con il sesso

9. Causa ed effetto - 111

opposto. Ovviamente questo potrà non essere così facile come sembra, perché molte delle credenze a cui ci afferriamo potrebbero essere profondamente sepolte del nostro inconscio.

Non hai bisogno di sapere perché La buona novella è che non abbiamo bisogno di sapere perché abbiamo creato la situazione in cui ci ritroviamo, né dobbiamo scoprire quali siano le credenze che ci hanno portato alla sua creazione. E sufficiente considerare la situazione come un'occasione che ci viene data affinché valutiamo in modo differente le circostanze della nostra vita - aprendoci alla percezione della sua perfezione. Ciò basterà per suscitare una trasformazione della nostra percezione e la guarigione automatica del dolore originario. In pratica, trovandoci nel Mondo dell'Umanità, non possiamo conoscere i perché di una certa circostanza. La risposta che cerchiamo si trova infatti nel Mondo della Verità Divina e, fintantoché ci troviamo in forma umana, di quel mondo sappiamo poco o nulla. La sola cosa che possiamo fare è arrenderci alla situazione.

Semplicemente

arrendersi

Se per ottenere il cambiamento auspicato sono necessarie nuove intuizioni, connessioni, vecchi ricordi, moti emotivi e altri eventi psichici ancora, questi accadranno automaticamente e indipendentemente dal nostro controllo cosciente. Quando ci sforziamo di capire e manipolare il processo che si sta dispiegando, generiamo soltanto la resistenza e finiamo per bloccarlo, il che ci riporta dritti filati in balia dell'io.

112-11 Perdono Assoluto

Come svincolarsi dalla legge di causa ed effetto È quindi importante comprendere come la legge di causa ed effetto si applichi soltanto nel Mondo dell'Umanità. Non è una legge spirituale ma una legge fisica. Trovare un parcheggio per l'auto o produrre qualsiasi altra circostanza fisica voluta, e creare qualcosa con la mente, sono due aspetti della stessa volontà di manipolare l'illusione. Tutto ciò ha ben poco a che. vedere con la nostra natura spirituale. In realtà, immaginiamo di essere speciali per via del modo straordinariamente efficace con cui possiamo manifestarci nel mondo, ma ciò non fa che aumentare la nostra sensazione di separazione e rafforzare l'io. Per contro, riusciamo a trascendere completamente la legge di causa ed effetto solo quando rinunciamo completamente al bisogno di sapere il come e il perché di ogni cosa, e lasciamo andare il disperato bisogno di controllare il mondo arrendendoci semplicemente a ciò che è così com'è, sapendo che l'amore di Dio è presente in ogni cosa. A quel punto comprendiamo che il karma non è che un'altra storia che esiste soltanto nella nostra mente, nel Mondo dell'Umanità, mentre nel Mondo della Verità Divina non c'è niente che possiamo definire karma o causa ed effetto. C'è soltanto la causa originaria, Dio. Malgrado ciò, se intraprendiamo attività e modi di essere coerenti, tali da originare un innalzamento della nostra vibrazione (per esempio, attraverso l'impiego continuo e sostenuto del Perdono Assoluto per un lungo periodo di tempo), potremo assumere il ruolo di "causa prima". E una condizione che sicuramente non combacia affatto con quella della stragrande maggioranza degli esseri umani della nostra epoca, che nel contesto del mondo della causa ed effetto si trovano quasi sempre nel ruolo dell'effetto - e cioè costretti a reagire a quanto sembra accadere "là fuori".

9. Causa ed effetto - 113

Forse, in un futuro non troppo distante, quando il livello della nostra vibrazione si sarà sufficientemente innalzato, cosicché sapremo rivolgere tutta la nostra energia e consapevolezza al momento presente - anziché mantenerci legati al passato o al futuro ci ritroveremo a "trasformarci" nella sincronicità stessa, anziché esserne semplici testimoni passivi.

Missione Perdono

Nessuno di noi potrà mai sentire di aver portato a termine il percorso della propria anima finché (collettivamente, e cioè come intera specie umana) non avremo completato la missione che noi stessi ci siamo dati, e che consiste niente meno che nel trasformare le energie della paura, della morte e della dualità, così da comprendere profondamente che non siamo separati da Dio e che tutte queste manifestazioni energetiche sono soltanto un'illusione. E questa la nostra missione collettiva! Ognuno di noi rappresenta l'espressione individuale di quella missione, e la vita che ci siamo creati da vivere qui, nel Mondo dell'Umanità, serve soltanto a tale scopo. Non ci sono eccezioni. Che ne siamo consapevoli o meno, che lo sappiamo o meno, stiamo tutti percorrendo un sentiero spirituale.

La nostra missione individuale La decisione su quali energie ci troviamo a lavorare non viene presa da noi, a livello umano. Tale decisione è precedente alla nostra incarnazione ed è compiuta dall'anima di gruppo, un gruppo a cui apparteniamo composto di anime che si incarnano attraverso di noi, o che fungono da guide spirituali nel corso della nostra incarnazione. Una volta deciso con quali energie dovremo lavorare, ci scegliamo attentamente quei genitori che potranno garantirci le

10. Missione Perdono -117

116 - II Perdono Assoluto

esperienze di cui avremo bisogno da bambini e organizziamo le cose di modo che altri ancora possano intervenire al momento più opportuno e svolgere un ruolo specifico, in relazione alle esperienze di cui abbiamo bisogno per portare a termine la nostra missione. Ecco perché, nel corso della nostra esistenza fisica, creiamo situazioni drammatiche che ci consentono di sperimentare le sensazioni o le energie più appropriate alla nostra missione. Tali situazioni drammatiche rappresentano inoltre una occasione per squarciare il velo dell'illusione, perdonare, guarire e, così facendo, ricordare ciò che siamo.

Missione

amnesia

Se analizzata dal Mondo della Verità Divina, ovvero prima dell'incarnazione vera e propria, la missione non sembra così complicata. Tuttavia, non appena ci incarniamo passiamo a un altro livello di difficoltà. Ciò non è dovuto soltanto alla maggiore densità dell'energia che caratterizza il Mondo dell'Umanità, ma anche al fatto che la nostra missione deve essere intrapresa senza che siamo in alcun modo consapevoli del fatto che l'abbiamo scelta. Se sapessimo (o meglio, se ricordassimo) la vera natura del nostro scopo, quest'esperienza non avrebbe più alcun senso. Come potremmo mai ricordare ciò che siamo, se prima non l'avessimo dimenticato? Ecco perché lo Spirito predispone l'esperienza umana in modo che quando nasciamo, nel nostro corpo, dimentichiamo completamente qualsiasi dettaglio della nostra missione, nonché qualsiasi intuizione che la vita, sul piano fisico, in realtà è soltanto una messa in scena. Per portare a termine la nostra missione (vale a dire per trasformare le nostre energie) dobbiamo poterle sperimentare pienamente. Per esempio, per poter trasformare l'energia della vittima, dobbiamo interamente assumere il ruolo della

vittima. Per trasformare l'energia dell'odio, dobbiamo essere letteralmente consumati dall'odio. In altri termini, dobbiamo sperimentare fino in fondo cosa significhi essere umani. Giungeremo alla capacità di manifestare il Perdono Assoluto nei confronti di queste energie soltanto quando avremo pienamente vissuto le emozioni relative. E sarà proprio nel perdonare tutto quanto che ricorderemo ciò che siamo! Alla luce di questi presupposti, dobbiamo dedurre che non ci troviamo mai nella posizione giusta per poter giudicare qualcun altro. Una persona che ci sembra odiosa potrebbe semplicemente aver scelto di trasformare quella energia nella sua missione su questa terra. Quindi, sebbene col suo comportamento pieno di odio sembri danneggiare gli altri (altri che, ricordiamolo, potrebbero a loro volta essersi offèrti volontari, e cioè aver assunto la missione di accogliere quell'odio), in realtà non possiamo definire una tale persona né giusta né sbagliata. Il suo comportamento è semplicemente la concretizzazione di ciò che deve accadere perché possa trasformare l'energia dell'odio. Tutto qui! L'energia dell'odio viene trasformata quando qualcuno, venendo odiato, riconosce l'amore che si cela dietro l'odio e perdona chi lo sta investendo con quella energia. In quel momento il cuore si apre e tra le due persone fluisce l'amore. E così che l'odio si trasforma in amore.

La storia di Janet Janet aveva deciso di partecipare a uno dei miei primi ritiri per malati di cancro. Tuttavia, quella malattia non era la sola cosa che la stava consumando. C'era anche la rabbia che provava nei confronti di Melanie, la figlia ventitreenne. A detta di tutti Melanie aveva sempre manifestato un atteggiamento fortemente ribelle. Era solita investire Janet e Jim (il

118 - II Perdono Assoluto

nuovo marito di Janet) con un mare di male parole, e come se ciò non bastasse, si era legata a un uomo disgustoso. «La detesto al punto che vorrei vendicarmi», mi aveva spiegato Janet. «Il suo comportamento verso di me e verso Jim è semplicemente abominevole e non posso più sopportarlo. La odio davvero». Avevamo scavato un po' più profondamente nella storia personale di Janet e avevamo scoperto che tra lei e sua madre c'era stato un rapporto dello stesso genere. Non era altrettanto evidente e drammatico, ma le dinamiche erano simili. Janet aveva sofferto enormemente per il modo in cui sua madre l'aveva controllata, cercando di rovinarle la vita. Però Janet, contrariamente a Melanie, non si era ribellata, limitandosi semplicemente a chiudersi in sé e manifestando nei confronti della madre la massima freddezza. A quel punto provai a incoraggiarla a esplorare in che modo le dinamiche con Melanie riflettessero la volontà della sua anima, che voleva aiutarla a guarire quel vecchio nodo relazionale con la madre, ma Janet non ne volle sapere. Era semplicemente troppo arrabbiata per poter prestare ascolto a tutto ciò che non confermava le sue emozioni. Allora le chiesi di penetrare più a fondo nella sua rabbia, di sentirla ed esprimerla picchiando sui cuscini con una racchetta da tennis e urlando a più non posso. (La rabbia viene rilasciata con grande efficacia attraverso una combinazione di gesti fisici e di uso della voce). Sebbene in quel modo riuscisse a liberarsi dell'odio nei confronti della madre, Janet continuava a provare una gran rabbia verso Melanie.

// satori di Janet

La sessione serale del ritiro era riservata alla respirazionesatori. Per sperimentare la respirazione-satori e servirsene a scopo terapeutico, ogni membro del gruppo doveva coricarsi

10. Missione Perdono -119

a terra e respirare consapevolmente e vigorosamente per circa un'ora, ascoltando musica ad alto volume (si veda la parte quarta, capitolo 27). Per quanto possa sembrare bizzarro, respirare in questo modo spesso procura un rilascio emotivo, introspezione e integrazione del cambiamento a livello cellulare. Ebbene, quella sera Janet ebbe il suo satori: il suo risveglio personale. Dopo quella sessione di respirazione, i partecipanti cominciarono a condividere le loro esperienze e a raccontare quanto era successo nel corso dell'esercizio. Non appena Janet prese la parola, ci rendemmo tutti quanti conto che era successo qualcosa di importante. La sua voce era diventata gentile e tenera, mentre prima risuonava pesante e rauca. La sua postura era rilassata e aperta, mentre in precedenza era rigida e contratta. Non c'era più nessuna traccia di rabbia, quella rabbia che riempiva tutto il suo essere e che tutti sentivano emanare da lei nei giorni precedenti. Era calma e sicuramente in pace. A dire il vero, non sembrava più la stessa. «Non ho nessuna idea di cosa significhi tutto ciò», attaccò Janet. «Posso soltanto dire che mentre stavo respirando, ho visto qualcosa che mi è sembrato più vero di quanto riesca a descriverlo. Dopo l'inizio della sessione di respirazione, per qualche tempo non è successo proprio niente», ha continuato Janet, «poi, all'improvviso, mi sono sentita galleggiare nello spazio, là fuori, nell'etere. Non ero in un corpo, e sapevo con certezza che stavo nuovamente sperimentando un momento già vissuto prima di entrare in questa vita. Ero puro spirito. Non mi sono mai sentita così calma e in pace. Poi mi sono resa conto che c'era anche Melante, anche lei in forma di spirito. Si è avvicinata e abbiamo cominciato a danzare insieme, semplicemente danzare in uno spazio senza limite». «E poi abbiamo preso a parlare di cosa avremmo fatto nella prossima vita insieme», ha spiegato Janet. «Ma sapevo che si trattava proprio di questa vita! La faccenda da decidere era chi

10. Missione Perdono - 121

120 - Il Perdono Assoluto

avrebbe avuto il ruolo della madre e chi invece avrebbe dovuto essere la figlia. Non aveva molta importanza, perché qualsiasi cosa avessimo scelto, si sarebbe trattato di un compito difficile per tutte e due. Avremmo messo molto duramente alla prova il nostro amore. Comunque sia, una decisione andava presa. E così che ho accettato di essere la madre mentre lei sarebbe stata la figlia, e ho saputo che ci saremmo incarnate subito dopo. .. Proprio così!», disse Janet, prima di concludere: «A prima vista si potrebbe pensare che durante questo esercizio non sia successo niente. E invece è accaduta questa cosa straordinaria che non riesco nemmeno a descrivere a parole. Sì, non riesco a spiegare la profondità e il significato completo di quanto ho appena sperimentato».

Trasformare le energie Discutemmo del suo percorso, analizzando soprattutto il concetto di missione, così come suggerito dalla visione di Janet. Molte altre persone del gruppo furono fortemente impressionate dalla sua esperienza, e vi ritrovarono aspetti della loro vita. Suggerii a Janet di non raccontare nulla di quell'esperienza, e di limitarsi ad aspettare. Una volta tornata a casa, qualche giorno dopo aver concluso il ritiro, Janet ricevette una chiamata da Melanie, che le chiese di farle visita e di chiacchierare un po'. Janet acconsentì e, sebbene quel primo incontro fu caratterizzato da un certo impaccio, in seguito il loro rapporto mutò radicalmente. Janet smise di comportarsi così ostilmente, lasciò quel tipaccio del suo fidanzato, e tornò a casa, con l'intento di restare vicina a sua madre e prendersene cura durante la malattia. In pratica, divennero finalmente intime amiche, inseparabili. Oltre a ciò, anche la madre di Janet prese a chiamare più spesso, e gradualmente anche quel rapporto cominciò a dar segni di miglioramento.

In quest'esempio, la trasformazione delle energie ha avuto luogo in modo tortuoso. Inizialmente, Janet aveva manifestato una notevole resistenza e non era disposta a perdonare Melanie, Ma la sua anima l'aveva condotta al ritiro, di modo che intraprendesse il processo grazie a cui si sarebbe ricordata di come lei e la figlia avevano definito la loro missione. Fu così che Janet riuscì infine a cogliere la perfezione della sua situazione. Perdonando Melanie, trasformò l'odio che si era via via accumulato, e in tal modo guarì il dolore originario e il rapporto con la sua stessa madre.

Missione guarigione

collettiva

Sebbene veniamo tutti quanti al mondo per guarire alcuni aspetti della nostra anima o della nostra anima di gruppo, talvolta ci sono esseri che si incarnano con un ruolo molto più importante. Per esempio manifestando energie particolari che vengono interpretate a livello sociale/politico/nazionale e internazionale, offrendo così un'opportunità di guarigione a un numero assai più grande di persone. Ovviamente, come nel caso di tutte le missioni, tali manifestazioni potrebbero non sembrare affatto occasioni di guarigione. Per esempio, potrebbero assumere la forma di una guerra, di una carestia o forse di un disastro naturale. Tuttavia, se ci apriamo alla possibilità che ci venga offerta una sorta di guarigione collettiva, e che tutto ciò sia orchestrato dallo Spirito per il sommo bene di tutte le anime implicate, cominciamo a percepire le cose in modo completamente diverso. Permettetemi di fare qualche esempio che potrà sembrarvi scandaloso. 1. Immaginiamo che l'anima che si è incarnata come Adolf Hitler l'abbia fatto con la missione di trasformare la co-

122 - Il Perdono Assoluto

scienza di vittima della razza ebraica e la coscienza di superiorità della razza germanica. 2. Supponiamo che Saddam Hussein si sia manifestato per aiutare la coscienza americana a trasformare il suo senso di colpa per la schiavitù e per le terribili violenze perpetrate nei confronti della sua stessa gente. 3. Immaginiamo che Slobodan Milosevic si sia manifestato per permettere all'America di proiettare su di lui il disprezzo di se stessa per la pulizia etnica perpetrata ai danni dei Nativi Americani. 4. Non potrebbe essere che il governo cinese abbia dovuto invadere il Tibet così da costringere il Dalai Lama a viaggiare nel mondo intero e diffondere il suo meraviglioso messaggio oltre i confini della sua nazione? 5. E se l'anima che si è incarnata nella forma della principessa Diana avesse scelto di morire proprio in quel modo, e in quel momento, al fine di aprire il chakra del cuore dell'Inghilterra? [Nella prima edizione di questo libro, la storia della principessa Diana compare nell'epilogo. Ciò è dovuto al fatto che la sua morte avvenne qualche giorno prima che il volume andasse in stampa, e quindi potei inserirla solo in quella forma. Peraltro, in questa nuova edizione la includo in questo capitolo giacché è assolutamente pertinente alla disamina della missione dell'incarnazione. Nel momento in cui scrissi della sua morte, quell'evento era ancora fresco nella mia memoria. C'era appena stato il funerale e l'ondata emotiva era in piena espansione. Anch'io mi sentivo assolutamente coinvolto, come penso traspaia dalle righe seguenti. Ed è proprio per tale motivo che ho deciso di non cambiare niente della versione originale, di modo che possiate sperimentare anche voi quel "satori", sebbene di seconda mano!].

10. Missione Perdono - 123

Arrivederci

Rosa

d'Inghilterra

Ho cominciato questo libro con la storia di mia sorella Jill. Con essa mi proponevo di illustrare in che modo una situazione apparentemente disperata può essere trasformata se solo la affrontiamo secondo la prospettiva del Perdono Assoluto. Soltanto alcuni giorni prima di andare in stampa con questo libro, il destino mi ha offerto una opportunità di concluderlo con una storia altrettanto istruttiva e che si apre all'interpretazione del Perdono Assoluto. A differenza della storia di Jill, questa riguarda un personaggio pubblico molto conosciuto, è la storia di una personalità che ci ha profondamente toccato dal punto di vista emotivo. Mi riferisco ovviamente alla storia della principessa Diana, improvvisamente passata oltre questa vita nelle prime ore di domenica 31 agosto 1997. Il dramma è cominciato così: Peter Jollyman, un amico di vecchissima data, mi ha risvegliato con una telefonata dall'Inghilterra. Per lui era all'incirca mezzogiorno, ma per me, ad Atlanta, era ancora molto presto e non avevo ancora visto i giornali né ascoltato la radio. «Ma hai sentito dell'incidente?», mi ha chiesto Peter. «Quale incidente?» gli ho risposto, ancora stupito ma ormai consapevole del fatto che se mi aveva chiamato in quel modo, doveva trattarsi dì qualcosa di serio. «Lady D è morta l'altra notte in un incidente d'auto a Parigi. Era seguita da paparazzi. L'autista ha perso il controllo dell'auto che si è schiantata contro un palo di cemento. Sono morti entrambi, sia lei sia Dodi». Mentre ascoltavo i dettagli di quel tragico evento, così come Peter riusciva a spiegarmeli in quei momenti, ho percepito in me un breve e superficiale dolore, una sorta di rimorso, che è durato soltanto pochi secondi. Ho cercato di sembrare sufficientemente scioccato, ma in realtà le mie sensazioni erano assai ambivalenti.

124 - Il Perdono Assoluto

«Nelle ultime ventiquattr'ore sono morte un sacco di persone...», ho pensato tra me e me dopo aver riagganciato. Perché mai la morte di Lady Diana avrebbe dovuto essere più o meno tragica di quella di qualcun altro? Era venuto il suo momento e non c'era nient'altro da aggiungere. Ovviamente ero triste per i suoi due figli... Subito dopo sono sceso al piano di sotto per farmi un tè e prepararmi la colazione. Solo allora ho acceso la televisione, e da quel momento in poi sono stato gradualmente attratto e coinvolto in quello che si sarebbe rivelato essere un uragano di emozioni, culminante con il suo funerale il sabato mattina seguente. Col passare dei giorni mi sono reso conto che stava accadendo qualcosa di assolutamente straordinario. Le reazioni alla morte della principessa Diana, non solo in Inghilterra ma nel mondo intero, erano assolutamente fenomenali. A vedere i miei compatrioti manifestare apertamente in televisione il loro dolore e piangerla in pubblico - una cosa che non era certo comune per degli inglesi - mi sono ritrovato a sperimentare le stesse emozioni e a piangere con loro. Rendermi conto di quanto quell'evento facesse male anche a me mi ha profondamente sorpreso. In qualche modo quella donna, che non avevo mai incontrato e a cui non avevo mai pensato molto (soprattutto nei 13 anni in cui avevo vissuto negli Stati Uniti), era riuscita a toccarmi profondamente. Ho percepito un grande senso di perdita che mi ha davvero lasciato di stucco. E allora ho veramente cominciato a prestare attenzione e a chiedermi di che cosa diavolo si trattasse. Stava accadendo qualcosa di straordinariamente e profondamente significativo, tale da indurmi a cominciare una ricerca interiore volta a scoprire il messaggio e il significato che si nascondeva in tutto ciò. Sì, la morte di Diana doveva avere un significato che andava al di là delle circostanze apparenti in cui era avvenuta, per quanto drammatiche sembrassero essere.

IO. Missione Perdono - 125

Sono giunto alla conclusione che quanto stava accadendo avesse uno scopo superiore. E poi, il mercoledì seguente, ho finalmente capito. Mentre osservavo le immagini che venivano dall'Inghilterra e sperimentavo il grande trasporto emozionale della gente, di un popolo che non era certo il più rinomato per la capacità di esprimere le proprie emozioni - specialmente in pubblico - ho improvvisamente compreso quale fosse stata la missione spirituale di Diana. Lo scopo ultimo della sua incarnazione era stato quello di aprire il chakra del cuore della Gran Bretagna e, così facendo, di accelerare enormemente l'evoluzione spirituale del popolo inglese. Qualcosa dì straordinario! E non avevo nessun motivo di dubitare che ci fosse riuscita pienamente! Nessuna delle persone che hanno assistito agli eventi di quella settimana potrà mai mettere in discussione che Diana sia riuscita, da sola, a trasformare il Paese - e in realtà anche parte del pianeta - al livello del cuore. In tutta la storia dell'umanità posso ricordare solo poche persone che siano riuscite a sortire un effetto del genere puramente tramite l'espressione dell'energia dell'amore: forse Gandhi, Martin Luther King e Nelson Mandela; sicuramente madre Teresa e Gesù Cristo. (Non c'è quindi da meravigliarsi che la regina d'Inghilterra abbia chinato il capo davanti alla bara di Diana - qualcosa che non era mai successo prima). Sebbene in termini di realizzazione umana e di esempio spirituale in vita qualsiasi confronto con madre Teresa sia fuori luogo, è comunque interessante notare che la morte di madre Teresa, la cui vita, il cui lavoro, secondo l'opinione più comune, l'hanno portata vicina alla santità nella sua stessa esistenza, non abbia sollevato un clamore pari a quello suscitato dalla morte di Diana. Queste due donne, la cui vita ha lasciato un segno così profondo sul mondo intero, attraverso l'espressione dell'amore più autentico sono scomparse a

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pochi giorni di distanza l'una dall'altra, e ciò ha un enorme significato spirituale. Nel corso dell'ultimo secolo il popolo britannico ha dovuto sperimentare due guerre, e soffrire e addolorarsi a causa di enormi perdite, ma se l'è sempre cavata con il suo proverbiale senso dell'umorismo e con la caratteristica impassibilità, anche se non penso che si possa dire che in tal modo abbia aperto il suo cuore. E così ha dovuto aspettare, non solo la venuta di questa principessa del popolo, ma anche la sua morte, che sebbene facesse parte del piano divino, è stata vissuta come prematura e tragica. Da quell'evento in poi molti hanno cercato invano di spiegare il suo effetto a livello globale in termini di fissazione collettiva e di volontà di trasformare in una sorta di divinità le celebrità che ci vengono propinate dai media. Jonathan Alter, scrivendo su Newsweek, c'è forse arrivato più vicino di molti altri, facendo riferimento a quella che Richard Sennett, nel suo II declino dell'uomo pubblico, ha definito "culto dell'intimità", attraverso il quale «cerchiamo di trovare un significato personale in situazioni impersonali». È vero che l'opinione pubblica non poteva conoscere Diana personalmente, e che quindi, per molti versi, era una situazione impersonale. Eppure la sua persona ha saputo trascendere i limiti imposti dal tempo e dallo spazio, giungendo in qualche modo a toccare il cuore di tutti in una maniera talmente profonda che non è possibile spiegarla con interpretazioni semplicistiche. La chiave della comprensione della sua manifestazione umana sta nell'archetipo del guaritore ferito, che ci insegna che il nostro potere è nelle nostre ferite - nel senso che è la ferita in noi a invocare il guaritore che sta nella persona che abbiamo di fronte, ed è la ferita nel nostro prossimo a evocare il guaritore che è in noi. Siamo tutti guaritori feriti, semplicemente non lo sappiamo! Quando manteniamo celate le nostre ferite, nascoste dietro un muro di riservatezza, ci separiamo e neghiamo la guarigione non solo a noi stessi ma a infinite altre

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persone. Mantenere un atteggiamento stoico e impassibile è un modo terribile per negare e rifiutare l'amore. Atrofizza il cuore e storpia l'anima. Attraverso la sua volontà di condividere le sue più profonde ferite con il mondo intero, la principessa Diana ha evocato il guaritore che è in ognuno di noi, aprendo il nostro cuore e guarendo la nostra anima spezzata. Il mondo intero ha assistito a quello spettacolo incredibile: una marea di persone che ha seguito l'esempio di Diana e ha voluto aprirsi, condividendo il dolore e le ferite proprio come aveva fatto lei. In pratica, Diana ha regalato al suo popolo il linguaggio dell'intimità con cui finalmente esprimere autenticamente e apertamente le emozioni. Non ricordo di aver mai visto una tale manifestazione di emozioni e sentimenti così profondamente autentica, e alla televisione dei giorni nostri, e ciò è assolutamente inconsueto. Nel momento in cui siamo infine emersi dalla coltre di dolore e da quel senso di perdita, nonché dal cordoglio, dalla rabbia e dalla proiezione del senso dì colpa che pesava su di noi per l'insaziabile appetito che abbiamo sempre nutrito nei confronti dell'immagine di Diana (e che ci ha spinti a curiosare nella sua vita - la stampa e i paparazzi erano soltanto una proiezione di ciò che siamo), abbiamo cominciato a intravedere, attraverso la nebbia e il velo della confusione, la divina perfezione di tutto ciò. Oggi, più contempliamo la missione che Diana ha accettato, e la misura in cui l'ha portata a termine con successo, più ci arrendiamo a tale perfezione. E finalmente ci ritroviamo a sperimentare un nuovo genere di pace: è sufficiente che trascendiamo le emozioni e i pensieri che in precedenza ci legavano per sempre al Mondo dell'Umanità, trattenendoci in ostaggio dell'archetipo della vittima. La pace nasce subito: basta che ci disponiamo ad accettare che tutto ciò doveva andare esattamente in quel modo. La sua missione richiedeva proprio quel tipo di

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educazione, quel matrimonio così terribilmente sbagliato, il rifiuto di cui ha sofferto in balìa dell'establishment della monarchia britannica, le critiche della stampa, le persecuzioni dei paparazzi, la morte violenta e drammatica: tutto quanto perfetto, fino al più piccolo dettaglio dettaglio! E vìa via che il futuro sì dispiegherà sotto i nostri occhi, potremo renderci conto che Diana è finalmente tornata "a casa", dopo aver felicemente completato la sua missione, e che le energie che reggevano tutte quelle dinamiche prenderanno a disperdersi. Diana non sarà la sola a essere finalmente libera da quelle dinamiche, lo stesso accadrà a tutte le altre persone implicate in quel dramma, che ormai sappiamo essere soltanto un'illusione. Il principe Carlo è ormai libero di esprimersi in modo più caloroso, di essere un padre meno distante e più amorevole nei confronti dei suoi due figli, e sicuramente lo farà. (Gli organi di stampa spiegheranno che è cambiato a causa di ciò che è successo, ma noi che abbiamo capito, conosciamo la verità più profonda). La regina d'Inghilterra sarà probabilmente meno chiusa e antiquata, e nel suo aprirsi assumerà un ruolo più rilevante. La monarchia stessa trascenderà il culto della personalità, si trasformerà in un'istituzione più forte e più significativa, non solo per reazione diretta all'accaduto, ma a seguito della trasmutazione dell'energia avvenuta alla conclusione della missione dì Diana, in corrispondenza del completamento della trasformazione a cui era preposta. Tuttavia, il semplice fatto che qualcuno apra il proprio chakra del cuore non rappresenta una garanzia che resterà aperto per sempre. Si tratta pur sempre di una questione di scelta, un momento dopo l'altro. Lo stesso vale per la collettività. Il popolo britannico, così come altri in tutto il mondo, potrà mantenersi nella vibrazione dell'amore in cui Diana è riuscita a catapultarlo con la sua morte, e potrà servirsi di

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quell'energia per trasformare se stesso, oppure potrà concentrarsi sugli aspetti illusori di quanto successo, attribuirne la responsabilità al principe Carlo, alla famiglia reale in generale, al conducente dell'auto, alla stampa e ad altri ancora. Se proprenderà per quest'ultima opzione, si tratterà semplicemente dell'esercizio del libero arbitrio, e sarà a suo modo altrettanto perfetto, sebbene ciò implicherà una nuova chiusura del chakra del cuore collettivo. Forse anche questo libro ha un suo ruolo da svolgere nel tentativo di mantenere aperto il chakra del cuore collettivo. Forse la comprensione profonda che i lettori potranno aver raggiunto leggendolo, permetterà loro di mantenersi consapevoli non solo degli aspetti illusori di quanto successo quella notte, a Parigi, in un tunnel, ma della vera natura della storia della principessa Diana, dall'inizio alla fine, e della missione che le ha dato significato e importanza. A allora è ipotizzabile che chiunque legga questo libro riuscirà a riconoscere pienamente e ad accettare che, proprio come Jeff ha dovuto interpretare la sua parte della storia di Jill (descritta all'inizio), il principe Carlo ha dovuto interpretare magnificamente la sua parte per Diana - e lo stesso hanno fatto Camilla Parker-Bowles e la regina d'Inghilterra. Auspico che chiunque legga questo libro comprenderà il dramma di cui c'è stato bisogno affinché queste anime amorevoli e coraggiose potessero intervenire nella storia dell'umanità proprio nel modo in cui hanno fatto e, occorre precisarlo, pagando personalmente un caro prezzo. (Il sacrificio a cui Carlo si è prestato affinché il chakra del cuore della Gran Bretagna potesse aprirsi non è assolutamente inferiore a quello di Diana - in realtà, in termini umani ordinari è stato probabilmente superiore. Avrebbe addirittura potuto costargli la corona!). E forse apparirà ancora più ovvio che era stato concordato tutto quanto in anticipo, prima ancora che ognuna delle ani-

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me in questione si incarnasse in questo mondo, e che a loro volta anche i paparazzi intervenissero per svolgere il loro ruolo fondamentale e pieno di amore in questa vicenda, così come hanno fatto le redazioni dei giornali che hanno pagato per tutte quelle intrusioni nella vita privata di Diana. Chiunque riuscirà a rielaborare questi eventi sulla base del Perdono Assoluto, fino a riconoscere che non c'è stata nessuna vittima, si trasformerà in un grande faro luminoso per tutti quelli che altrimenti avrebbero scelto di concentrarsi sulla loro illusione, chiudendo il loro cuore e alienandosi dalla vibrazione dell'amore. Mi auguro che tutti i lettori che saranno trasformati da queste pagine diventino una luminosa stella di amore, continuando l'opera laddove Diana l'ha portata, aiutando gli esseri umani a mantenersi in questa nuova vibrazione superiore, alimentata dal suo così perfetto e tempestivo passaggio oltre questa vita. E mi sembra che tu abbia vissuto la tua vita come una candela nel vento che non si è mai spenta nel tramonto quando cominciava a piovere. E i tuoi passi si poseranno sempre qui, sulle colline più verdi d'Inghilterra; la tua candela si è consumata molto prima di quanto farà mai la tua leggenda. Tratto da Canale in the Wind, © Polygram Int., Inc. Scritta ed eseguita da Elton John alla Westminster Abbey in occasione del funerale di Diana, Principessa di Galles, il 6 settembre 1997.

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Trasformare l'archetipo della vittima

Come abbiamo visto nell'ultimo capitolo, la nostra missione fondamentale è quella di trasformare l'archetipo della vittima e innalzare il livello di coscienza del pianeta. Ma che cosa significa esattamente trasformare, e in che modo possiamo innalzare il livello di coscienza? La prima cosa che dobbiamo capire è che possiamo trasformare qualcosa solo quando scegliamo che ciò rappresenti la nostra missione spirituale. E la decisione circa la nostra missione non viene presa in questo mondo, ma nel Mondo della Verità Divina, prima della nostra incarnazione. La seconda cosa che dobbiamo comprendere è che trasformare qualcosa non significa affatto cambiarlo. In realtà: trasformare qualcosa significa sperimentarlo pienamente e amarlo così com'è. Per esempio, potrebbe essere che la mia missione individuale implichi essere nato in una famiglia violenta, così da sperimentare le violenze in prima persona, facendone esperienza sia come vittima sia come carnefice. Come abbiamo visto in precedenza, non appena ci incarniamo perdiamo qualsiasi cognizione della missione che abbiamo progettato di compiere. Se ce ne ricordassimo, non potremmo sperimentare altrettanto pienamente l'energia e le sensazioni che caratterizzano la condizione di vittima. Soltanto sperimentando genuinamente tale condizione possiamo capire

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infine ciò che si nasconde al di là della illusione della coscienza di vittima: la proiezione del nostro senso di colpa. Se riusciamo ad andare oltre l'illusione del carnefice e riconoscere che il suo agire è soltanto una chiamata all'amore, reagiamo con amore e piena accettazione, lo stato energetico di vittima viene trasformato e la coscienza di tutte le persone implicate passa un livello superiore. Inoltre, l'energia che alimenta lo schema della violenza si dissolve, e il comportamento abusivo si arresta immediatamente. Ecco cosa vuol dire trasformazione! D'altro canto, se non riconosciamo la reale natura della situazione, o non sappiamo andare oltre l'illusione, e cerchiamo semplicemente di trasformare le circostanze fisiche, blocchiamo l'energia che mantiene lo schema di violenza, che resta operativo, e non cambia proprio nulla!

Solo Vamore trasforma Solo l'amore ha la capacità di trasformare le energie, come quelle che si manifestano sotto forma di abusi nei confronti dei minori, estrema avidità delle società multinazionale, omicidi e tutto ciò che nel mondo viene definito "il male". Non c'è nient'altro che possa ottenere lo stesso effetto. Qualsiasi altra azione intrapresa per cambiare queste situazioni, come per esempio allontanare un bambino da un ambiente abusivo, sebbene di per se stesse siano manifestazione della buona volontà umana, non possono operare alcuna trasformazione definitiva. E il motivo è semplice: tanto per cominciare, queste azioni scaturiscono dalla paura, non dall'amore. Secondariamente, il nostro intervento e il nostro giudizio contribuiscono a conservare lo schema di violenza e a renderlo ancora più rigido e immutabile. Ciò spiega perché la decisione di trasformare qualcosa possa essere compiuta solo sul piano del Mondo della Verità Divina.

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Noi umani siamo talmente bloccati nelle nostre credenze sul dolore e la sofferenza, la paura e la morte, che sebbene possiamo concepire che l'anima di un certo bambino sia venuta a questo mondo per sperimentare violenza, che abbia in realtà voluto trovarsi in quella condizione, non possiamo semplicemente starcene a guardare e restare impassibili. Dal punto di vista del Mondo della Verità Divina sembra una missione semplice, ma non appena ci ritroviamo sul piano fisico, la faccenda si dimostra assai diversa. Se c'è un bambino che vive un'esperienza di abusi familiari, come possiamo abbandonarlo al suo destino? Non possiamo non intervenire! Siamo umani! Come abbiamo visto in un capitolo precedente, dobbiamo arrenderci all'idea che lo Spirito sia perfettamente cosciente di ciò che sta facendo. Se non fosse nell'interesse superiore e più elevato del bambino molestato in questione, non ce ne accorgeremmo neppure, e non potremmo intervenire a suo favore; se così dovesse essere, lo Spirito avrebbe predisposto tutto quanto di modo che nessuno veda e senta. Se invece lo Spirito ritiene che un intervento umano vada in direzione dello sviluppo dell'anima, farà in modo che qualcuno presti aiuto. Tuttavia, non siamo noi a decidere: dobbiamo semplicemente intervenire nel modo che ci sembra il più possibile umano, premuroso e compassionevole, senza perdere la cognizione che l'amore è presente in qualsiasi situazione.

// Perdono Assoluto trasforma In quanto umani, non siamo comunque completamente impotenti di fronte al "male", perché possiamo trasformare l'energia di qualcosa di negativo, come per esempio le molestie a un bambino, servendoci della tecnica del Perdono Assoluto. Se perdoniamo veramente, radicalmente, tutte le persone implicate in questa

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situazione terribile, avremo sicuramente un impatto sullo schema energetico. In definitiva, toccherà al bambino stesso perdonare, così da trasformare definitivamente lo schema, ma ogni volta che ognuno di noi, in qualsiasi situazione, indipendentemente dal fatto che sia più o meno personalmente implicato, sceglie comunque di percepire la perfezione della situazione stessa, contribuisce al cambiamento dell'energia, che ha luogo all'istante. Una volta mi chiesero di parlare all'incontro annuale della National Society of Mediators. Avevo a disposizione soltanto 45 minuti e, mentre parlavo, gli altri pranzavano! Avevo fatto in modo di essere là fin dall'inizio dei lavori, così da poter ascoltare le loro discussioni e avere un'idea del loro modo di pensare. Mi ero così reso conto che, in termini di background, circa il 50% dei partecipanti era formato da avvocati, e l'altro 50% da consulenti, e che il loro impegno rispetto alla mediazione li aveva mantenuti piuttosto flessibili e aperti nel loro approccio alla soluzione dei problemi. Per i primi 20 minuti, o giù di lì, feci del mio meglio per spiegare i concetti e i presupposti alla base del Perdono Assoluto. Poi tracciai il diagramma della pagina seguente, con cui intendevo illustrare la relazione energetica tra quei consulenti e i loro clienti. Cercai poi di fargli comprendere che la loro percezione della situazione in cui di solito intervenivano come mediatori, nella migliore delle ipotesi partiva dal presupposto che quanto stava accadendo ai clienti A e B fosse deprecabile, se non addirittura una tragedia. Inoltre, nel loro ruolo di mediatori, erano chiamati a risolvere alla meglio qualcosa che era andato storto, aggiustando le cose di modo che le parti più o meno direttamente implicate ne fossero danneggiate il meno possibile. Il mio pubblico convenne che si trattava di un'interpretazione sufficientemente corretta, e che per i loro clienti il campo energetico della situazione era caratterizzato da un'atmosfera di ostilità e sfiducia. Se fosse stato altrimenti, non avrebbero avuto bisogno di un mediatore.

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A quel punto li spinsi a considerare l'intervento della loro energia in quel contesto. Volevo si rendessero conto che il loro campo energetico era normalmente caratterizzato da pensieri e sensazioni basate sulla percezione che quella fosse una situazione "cattiva". Gli chiesi anche di ponderare che, sebbene stessero cercando di rimediare e di aiutare entrambi i clienti, quella loro percezione della situazione come "cattiva" filtrava nel campo energetico dei clienti stessi, rinforzando la loro coscienza di vittima. Quindi feci una proposta: «Invece di percepire queste situazioni come tragiche e sgradevoli, provate a prendere in considerazione l'ipotesi che si tratti di un piano divino che si sta rivelando proprio com'è giusto che sia, e che ognuna delle parti, comprese le persone meno direttamente implicate, stia in realtà ottenendo ciò che desiderava a livello più profondo, e cioè al

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livello dell'anima. Provate inoltre pensare che, comunque vada a finire, si tratterà sicuramente della soluzione migliore. Non pensate che un approccio del genere porterebbe a risultati completamente diversi? Invece di essere intriso di pensieri ed emozioni radicate nella paura, il vostro campo energetico sarebbe pieno di amore. Non pensate che ciò potrebbe avere un effetto concreto sul modo in cui si potrebbe infine giungere a una soluzione?». Incredibile ma vero, mi capirono al volo. Ci arrivarono persino gli avvocati! L'idea che il modo in cui affrontavano la situazione, e cioè il loro schema energetico mentale, potesse rappresentare un fattore determinante rispetto all'esito, venne ampiamente accettata. Ciò non implicava affatto che si dovesse cambiare qualcosa nella loro procedura e seguire un metodo diverso dal solito. Sarebbe stato sufficiente affrontare la questione sulla base di un nuovo presupposto - "È tutto perfetto" per permettere all'energia di muoversi senza incontrare troppa resistenza, e farla scorrere in qualsiasi direzione dovesse andare. È questa, a mio parere, la vera trasformazione dell'energia!

Risonanza morfica Quanto ho appena spiegato si ispira alla teoria dei campi mortici e della risonanza morfica descritta da Rupert Sheldrake. Sheldrake è un biologo inglese che ha ipotizzato l'esistenza in natura di campi che si auto-organizzano e si auto-regolano, comportando così la strutturazione e il supporto agli schemi di attività vibratoria o ritmica. Determinati elementi si attraggono reciprocamente in virtù della risonanza morfica, così da creare questi campi, che sono in continua evoluzione, in continuo cambiamento. Quando muta uno degli elementi del campo, ciò influenza il campo intero. Il concetto sembra essere applicabile a ogni livello, dai fenomeni quantistici ai comportamenti sociali di gruppo.

Trasformare l'archetipo della vittima -137

In ambito umano, i campi morfici legano i singoli individui attraverso forme di risonanza extrasensoriale ed energetica (coscienza) secondo un processo indipendente rispetto al tempo e allo spazio. Ecco perché quando qualcuno perdona, l'effetto viene immediatamente percepito dalla persona che viene perdonata, anche se questa non è in contatto e si trova molto lontano. Tornando alla faccenda dei mediatori, possiamo pensare che le situazioni che si trovano immancabilmente ad affrontare siano un campo morfico in cui gli individui sono attratti gli uni agli altri, attraverso la risonanza morfica, sulla base della coscienza di vittima. Non appena uno dei membri (il mediatore) dirige la sua coscienza in direzione dell'amore e dell'accettazione delle cose così come sono, il campo subisce immediatamente una trasformazione ed evolve in direzione di una nuova armonia e vibrazione di ordine superiore. In virtù della risonanza morfica, gli altri membri dello stesso gruppo godono così di un'opportunità di riallinearsi nello stesso modo, permettendo alla situazione di evolvere su una falsariga completamente diversa rispetto a quanto sarebbe accaduto se la loro coscienza non avesse subito una tale trasformazione. Ho voluto accennare a questa particolare ricerca per dimostrare che il modo in cui affrontiamo le tematiche dell'energia e della coscienza trova valide fondamenta nel settore della teoria e della ricerca scientifica moderna.

Nelson Mandela ce l'ha dimostrato con i fatti Il modo in cui Nelson Mandela gestì la crisi sudafricana, giungendo infine a una soluzione del problema dell'apartheid (si era all'inizio degli anni '90), costituisce una lezione concreta cura il modo in cui il Perdono Assoluto può trasformare l'energia. L'apartheid, caratterizzato dal sistema di dominio politico dei bianchi, eie-

11. Tra sformare l'archetipo della vittima - 139

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mento portante della società sudafricana per tre quarti di un secolo, aveva mantenuto una rigida separazione tra i neri e i bianchi: i bianchi vivevano nel lusso, i neri della povertà più assoluta. Mandela stesso fu imprigionato per 26 anni. Dopo la sua liberazione diventò Presidente del suo paese. A quel punto, in Sudafrica c'erano tutti presupposti per lo scatenarsi di vendette e ripicche di ogni genere: ne sarebbe potuto scaturire un bagno di sangue. E invece Mandela seppe mettere in atto una transizione incredibilmente pacifica, il cui segno distintivo non è stata la vendetta ma il perdono. Ciò che impedì il degenerare della situazione, ciò che evitò il massacro, non fu tanto ciò che Mandela fece, ma il modo in cui gestì l'energia. Rifiutando qualsiasi proposito di vendetta, egli trascese l'archetipo della vittima, rendendo così un grande servizio a tutto il suo popolo. Ciò fece a sua volta crollare lo schema energetico della potenziale violenza, che aveva covato nel corso degli anni e che non aspettava altro che un fattore scatenante. In Sudafrica la transizione post-apatheid è ancora in corso, e sicuramente non senza problemi, ma sta accadendo secondo modalità che soltanto qualche decennio fa non avremmo neppure potuto sognare. Nella nostra missione collettiva volta a trasformare l'archetipo della vittima, non dobbiamo fare altro che seguire l'esempio di Mandela e trascendere l'esperienza della condizione di vittima. In caso contrario, resteremo abbandonati al nostro destino di individui feriti e bloccati nell'archetipo della vittima.

Le spinte dello spirito Nel profondo della nostra mente inconscia siamo tuttora in contatto con la nostra missione. Lo Spirito continua a offrirci opportunità di trasformazione dell'energia della vittima, portando in superficie le sue espressioni, come l'incesto, le molestie ai minori, le violenze sessuali e l'odio razziale. Ognuno di

noi può accogliere tale missione praticando il Perdono Assoluto in tutte queste circostanze. Se il numero di esseri umani che abbraccerà il Perdono Assoluto sarà sufficiente, avverrà una trasformazione nella nostra percezione della realtà e cogliere la perfezione della nostra realtà cambierà le cose al punto che non ci sarà più bisogno dei vecchi schemi energetici che si dissolveranno spontaneamente. Un

esercizio

di trasformazione

Per trasformare l'archetipo della vittima, provate a mettere in pratica quanto segue: ogni volta che guardate il telegiornale, cambiate la vostra percezione e passate da un atteggiamento giudicante a una coscienza in cui percepite la perfezione dello stato delle cose. Per esempio, invece di ricorrere all'interpretazione abituale di un episodio di pregiudizio razziale, provate a contribuire alla trasformazione dell'energia della disarmonia razziale. Per farlo, non dovrete fare altro che osservare la persona o la situazione verso la quale, normalmente, esprimereste un giudizio o una censura, e provate a penetrare in uno spazio di accettazione amorevole. Riconoscete che le persone implicate in quell'evento stanno semplicemente svolgendo il loro compito nel piano divino. Non affibbiate a nessuno l'etichetta di vittima, né quella di delinquente. Le persone stanno semplicemente inscenando il dramma che si rende necessario affinché la guarigione possa aver luogo. E ricordate, Dio non fa errori!

Quando l'io passa al contrattacco

Inducendoci a ricordare che siamo esseri spirituali che vivono una esistenza umana, il Perdono Assoluto innalza la nostra vibrazione e ci spinge in direzione dell'evoluzione spirituale. Una tale crescita rappresenta un'autentica minaccia per l'io (che come abbiamo visto può essere definito un sistema di credenze, complesso e profondamente radicato, in base al quale riteniamo di essere separati da Dio, che un giorno ci punirà per averlo abbandonato). In cosa consiste la minaccia? In pratica, maggiore è il grado di evoluzione spirituale a cui giungiamo, maggiori sono le possibilità che ricordiamo ciò che siamo realmente - e cioè che siamo una sola cosa con Dio. Non appena giungiamo a questa comprensione profonda, l'io deve morire. Ebbene, una cosa è certa: qualsiasi sistema di credenze, quale che sia la forma che ha preso, resisterà sempre a qualsiasi tentativo di farlo cadere, e l'io non fa sicuramente eccezione. (Ecco perché dimostriamo immancabilmente che preferiamo essere nel giusto che essere felici). Di conseguenza, più facciamo ricorso al Perdono Assoluto, più l'io controbatte e cerca di indurci in ogni modo a mantenere la nostra dipendenza dall'archetipo della vittima. E uno degli strumenti di cui si serve per giungere a tale scopo è proprio la nostra stessa crescita spirituale. Uno degli esempi migliori è il modo in cui l'io si serve del lavoro sul bambino interiore per giungere ai suoi fini.

142 - Il Perdono Assoluto

Il lavoro sul bambino interiore offre un modo per guardare in noi e guarire le ferite dell'infanzia che ci trasciniamo dietro da adulti, e che continuano a influenzare il nostro presente. Peraltro, allorché ci focalizziamo sulle ferite che abbiamo ricevuto, l'io cerca di approfittarne per garantirsi la sopravvivenza. Sfrutta proprio quel genere di lavoro in cui il bambino interiore diventa una metafora della nostra menomazione per rafforzare il nostro attaccamento all'archetipo della vittima. Il comportamento che ne deriva è caratterizzato da una costante rielaborazione delle nostre ferite, che acquisiscono un grandissimo potere perché non facciamo altro che parlarne, proiettandole sul cosiddetto "bambino interiore" e servendocene per giungere a qualche forma di intimità.

Le colpe dei genitori Buona parte del lavoro sul bambino interiore, così come venne concepito negli anni '80, si concentrava pesantemente sull'attribuzione ai genitori, o a qualcun altro, della responsabilità di ogni infelicità personale. Il mantra associato a quel genere di lavoro psicologico era: «Se non fosse per i miei genitori, oggi sarei una persona felice». E un modo come un altro per indurci a sentire che costoro ci hanno fatto del male, una percezione con cui è molto più semplice vivere, in particolar modo rispetto al credere di avere in qualche modo chiesto di essere trattati così. Una tale concezione dell'esistenza fa felice anche l'io, perché ci induce automaticamente a riprodurre la coscienza e la condizione di vittima. Finché continueremo a dare la colpa ai nostri genitori per tutti i problemi di cui facciamo esperienza, qualsiasi generazione a venire continuerà ad affidarsi a quel sistema di credenze.

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Purificare le tossine emotive Un chiarimento necessario: con ciò non intendo affatto dire che entrare in contatto con la rabbia e il dolore repressi nell'infanzia, e trovare un modo per rilasciarli, sia necessariamente negativo. Al contrario, è un processo fondamentale. Prima di poter passare al perdono dobbiamo compiere questa opera di purificazione, perché se siamo pieni di rabbia, non possiamo perdonare. Tuttavia, ci sono fin troppi seminari e terapie che si concentrano unicamente sulla rabbia, senza contribuire in alcun modo alla nostra trasformazione attraverso una forma di perdono. Quando uniamo il lavoro sulla rabbia alle tecniche del Perdono Assoluto, tutte le tossine emotive e mentali che abbiamo finora represso vengono purificate e ci ritroviamo nella condizione ideale per sbarazzarci definitivamente della rabbia. In tal modo rinunciamo a tutte le nostre ferite e trascendiamo la coscienza di vittima.

II rituale di perdono dei Navaho I nativi della nazione Navaho si servono di un rituale volto a impedire che si instauri qualche forma di dipendenza dalle proprie menomazioni. Ne ho sentito parlare una volta da Carolin Myss, che l'ha così descritto: sebbene i Navaho riconoscano indubbiamente la necessità di raccontare le proprie ferite, e di trarre profitto dalla testimonianza del gruppo tribale, comprendono anche che parlare delle proprie ferite attribuisce a esse potere, specialmente quando si eccede. Quindi, se una persona ha una certa ferita o un particolare dolore da condividere, la tribù si riunisce e la persona può esprimerlo in un cerchio di testimonianza. Le viene concesso di esprimere il dolore tre volte, e tutti ascoltano con simpatia e compassione. Ma non appena

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inizia la quarta espressione del dolore, quando la persona fa nuovamente la sua comparsa all'interno del cerchio, tutti gli altri le voltano la schiena. «Basta così! Ti abbiamo ascoltato mentre ci spiegavi la tua pena per ben tre volte. L'abbiamo accolta. Adesso lascia andare. Non ti presteremo più ascolto!». Ciò rappresenta un potentissimo rituale con il quale si aiuta la persona ferita a rilasciare il dolore del passato. Possiamo immaginare di offrire il nostro aiuto agli amici nello stesso modo? Cosa accadrebbe se, dopo che si sono lamentati delle loro ferite e delle persecuzioni subite per tre volte, gli dicessimo: «Senti, a tale riguardo ti ho già prestato sufficiente attenzione. Adesso è ora che lasci andare. Non permetterò più che le tue ferite acquisiscano potere su di te, non ti lascerò più rimuginare all'infinito. Ti voglio troppo bene». Sono sicuro che se ci comportassimo in questo modo, molti dei nostri amici ci considererebbero dei traditori. Con ogni probabilità penserebbero che con il nostro comportamento vogliamo semplicemente voltar loro le spalle, anziché mostrare loro tutto il nostro più profondo amore, e forse ci aggredirebbero all'istante con qualche mala parola!

Cos'è un vero amico Se vogliamo realmente sostenerci l'un l'altro nel viaggio dell'evoluzione spirituale, credo che non abbiamo altra scelta che correre il rischio, tracciare una linea di demarcazione così da aiutare le persone che amiamo, gentilmente, a superare la loro dipendenza dalle loro stesse ferite. Un gesto del genere adempirebbe la nostra missione collettiva di trasformare l'archetipo della vittima e di ricordare ciò che siamo realmente.

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Tempo, medicina e perdono

L'evoluzione spirituale comporta un rinnovato apprezzamento e una più profonda conoscenza del nostro corpo fisico, e del modo migliore per prendersene cura. Il paradigma medico a cui ci siamo affidati negli ultimi 300 anni - ovvero fin dal momento in cui il filosofo francese Cartesio ha definito il corpo come una macchina - sta radicalmente cambiando in direzione di un approccio olistico che prende in considerazione le relazioni tra corpo e mente. Ci siamo abituati a considerare la salute in termini di assenza di malattia. Oggi consideriamo la salute in termini di miglior flusso della forza-vitale (quella che a seconda delle tradizioni viene chiamata chi,prana, eccetera) attraverso il nostro corpo. Per poter godere di una salute ottimale, tale forza vitale deve fluire liberamente. Non possiamo considerarci in salute se il nostro corpo è intossicato dall'energia del risentimento, della rabbia, della tristezza, del senso di colpa o del dolore. In questo contesto, quando parliamo di "corpo", intendiamo non solo il corpo fisico, che è anche un corpo di energia, ma prendiamo in considerazione anche i diversi corpi sottili che lo circondano. Per essere più precisi, questi vengono definiti corpo eterico, corpo emozionale, corpo mentale e corpo causale. Ognuno di essi ha una frequenza differente. Se in passato eravamo soliti definire il corpo fisico in termini di sostanze chimiche

146 - Il Perdono Assoluto

13. Tempo, medicina e perdono - 147

e molecole, i fisici moderni ci hanno insegnato a percepire tutti e cinque questi corpi, compreso quello fisico, quali condensazioni dense di schemi energetici interagenti. Canale centrale (Chi, Prana, Energia eristica)

I corpi sottili risuonano armonicamente con gli schemi di vibrazione del corpo fisico, permettendo alla coscienza (o mente) di interagire con il corpo. È ciò che s'intende quando si parla di continuum fisico-mentale, in cui la mente esiste sia internamente sia esternamente al corpo fisico. (Per una descrizione più dettagliata delle caratteristiche e degli scopi di ognuno di questi corpi sottili, si veda la Parte Terza, capitolo 15).

Corpo Causale (Anima, Sé Superiore, Connessione Divina)

Corpo Mentale /' ;

(Intuizioni, Idee, ' Credenze) • ;

\

Corpo Fisico

(in continua morte e • 1rigenerazione)

Corpo Eterico (La matrice)

/' Corpo Emotivo •— (Registra la carica emotiva dei pensieri)

Figura

IO - I corpi di Energia Sottile.

Questi strati sottili avvolgono il corpo sotto forma di rivestimenti di energia in vibrazione, vibrazione che è via via di una ottava superiore. Tuttavia, non si tratta di stratificazioni dai confini nitidi, come illustra la figura 10. Per molti versi potrebbero invece essere descritti come campi diffusi nello stesso spazio, quasi facessero parte di un oceano di energia che circonda il corpo fisico. I corpi sottili non sono definiti tanto dalla loro posizione nello spazio, quanto dalle diverse frequenze con cui vibrano.

Quando i filtri intasati mettono sotto pressione la camera di combustione... Volendo fare un'analogia pratica, così da rendere più comprensibile il concetto, potremmo paragonare questi corpi ai filtri che vengono comunemente piazzati negli impianti di riscaldamento - mi riferisco a quei filtri a cui dobbiamo dare una ripulita, di tanto in tanto, per assicurarci che la combustione avvenga efficacemente. Ebbene, i diversi corpi di cui ci componiamo sono stati congegnati proprio come quei filtri, devono permettere il fluire indisturbato dell'aria, che per quanto riguarda gli esseri umani trova corrispondenza nella forza vitale, che deve poter scorrere attraverso il corpo fisico e i corpi sottili. Ogni qualvolta giudichiamo, facciamo qualcosa di sbagliato, critichiamo, proiettiamo, reprimiamo la rabbia, ci rinchiudiamo nel risentimento, eccetera, produciamo un blocco energetico che influisce su uno o più corpi. Ogni qualvolta ci comportiamo in questo modo, il nostro sistema di filtraggio viene in qualche misura otturato e c'è meno energia a disposizione per la nostra camera di combustione. Presto o tardi quel filtro non è più in grado di operare, e mancando dell'ossigeno, fondamentale per la combustione, la nostra fiamma si spegne. In parole povere, quando il nostro corpo fisico e i corpi sottili sono troppo intasati perché la forza vitale possa

148 - Il Perdono Assoluto

fluire liberamente, il corpo comincia a soffrirne. In molti casi ciò si manifesta inizialmente sotto forma di depressione. Alla fine conduce alla malattia, e se i blocchi non vengono rimossi, possiamo anche morirne. I lettori ricorderanno come mia sorella Jill abbia sperimentato un grande rilascio di energia non appena attivate le modalità del Perdono Assoluto. Il filtro della sua energia vitale era intasato a causa del suo sistema tossico di credenze, che la spingeva a sentirsi indegna di amore, per non parlare poi del risentimento che sgorgava dalle sue memorie, e della rabbia, della tristezza, della frustrazione che scaturivano dalla sua situazione attuale. Non appena è riuscita a rilasciare tutto quel materiale, i blocchi energetici sono stati spazzati via, e ciò le ha permesso di elevarsi a un altro stato emotivo. Quando il nostro perdono è davvero assoluto, liberiamo una enorme quantitativo di forza o energia vitale, di cui possiamo quindi disporre per guarire, creare ed esprimere il nostro vero scopo in questa vita.

La strana influenza di Farra II mio grande amico Farra Alien, co-fondatore dell'Atlanta School of Massage, nonché esperto in counseling psico-fisico, una volta si è preso una forma particolarmente virulenta di influenza, del genere di quella che ti costringe a letto per almeno una decina di giorni. Stava davvero male, ma invece di concedere tutto il suo potere al virus, ha deciso di occuparsene con una sorta di lavoro interiore, tale da provocare una mutazione nello schema energetico che aveva permesso al virus di insediarsi. Servendosi di un processo noto come immaginazione attiva, che implica semplicemente buttar giù i propri pensieri, scrivendoli così come emergono nel flusso di coscienza, si

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è finalmente imbattuto in un nodo emotivo irrisolto di cui fino a quel momento non si era reso conto. Si è poi servito del Perdono Assoluto per purificare quel nodo energetico, e come tutta conseguenza l'influenza è sparita quasi all'istante. Nel giro di due giorni dall'insorgere della malattia aveva già ripreso a lavorare a tempo pieno e si sentiva in gran forma. Ecco una straordinaria dimostrazione del potere terapeutico del Perdono Assoluto.

Si può guarire anche il cancro? Immaginiamo che la malattia in questione non sia una semplice influenza ma un tumore. Si potrebbe pensare che anche questa malattia scaturisca da un'emozione profondamente repressa. Pensando, quindi, che la cura possa consistere nel rilasciare il blocco energetico, potremmo ritenere che la soluzione consista semplicemente nell'entrare in contatto con le emozioni represse, percepirle appieno e quindi lasciarle andare. Tuttavia, a differenza dell'attacco influenzale di Farra, che era probabilmente passato dal corpo sottile al corpo fisico nel giro di pochi giorni, lo schema energetico relativo al cancro potrebbe aver impiegato molti anni per compiere lo stesso percorso e, con l'andare del tempo, manifestarsi come malattia. Ne consegue che l'angosciosa domanda che dobbiamo porci è: «Quanto tempo ci vorrà perché il processo della malattia cambi completamente direzione sulla sola base del lavoro sulle emozioni?». È ipotizzabile che possa volerci lo stesso numero di anni di cui c'è stato bisogno perché la malattia si manifestasse - e ciò non è particolarmente pratico, se si soffre di cancro o di qualche altra malattia in cui il tempo è un fattore essenziale - o almeno, così sembrerebbe essere.

150 - II Perdono Assoluto

13. Tempo, medicina e perdono - 151

II fattore del tempo nella guarigione Abbiamo sempre pensato che il tempo fosse qualcosa di fisso e lineare, finché Einstein non ha dimostrato che il tempo è in realtà relativo, e che la coscienza è uno dei fattori dell'equazione. Più elevata è la nostra coscienza, più rapidamente evolviamo, e più velocemente sembrano accadere tutte le trasformazioni fisiche, ovunque rivolgiamo il nostro sguardo. Proviamo a pensare alla coscienza in termini di frequenza vibratoria. Probabilmente, se siamo caratterizzati da una frequenza vibratoria molto bassa, ci vorrà troppo tempo per invertire energeticamente il processo di una malattia grave come un tumore. E tale livello di vibrazione si abbasserà automaticamente in caso di paura, rabbia o risentimento, dovuti proprio alla malattia, come anche se ci sentiamo vittima delle circostanze e/o la nostra energia resta bloccata in qualche evento passato. Nella maggior parte dei casi è proprio questa la condizione della nostra coscienza. Quindi, sono pochi quelli che dispongono del potere di guarire una malattia come il cancro con rapidità sufficiente, affidandosi unicamente al rilascio delle cause emotive della malattia - ma ovviamente la cosa può prendere un'altra piega se troviamo modo di innalzare la nostra frequenza vibratoria.

(

ERD0N0

[ TEMPO 1 1

V 1 1 ASSOLUTO 1

(

]

COSCIENZA

NUCLEO DEL POTENZIALE DI G U A R I G I O N E

Figura 11 - Tempo e guarigione.

Se riusciamo ad abbandonare l'archetipo della vittima e a riportare la nostra energia nel momento presente attraverso il processo del Perdono Assoluto, innalziamo la nostra frequenza di vibrazione quel tanto che basta per produrre almeno un'inversione più rapida del processo della malattia, se non addirittura immediata. Per migliorare le possibilità di riuscita, è altresì utile incorporare anche altri mezzi per innalzare la vibrazione, come per esempio la preghiera e la meditazione. Esempio: una signora che partecipava a uno dei nostri ritiri aveva già subito diversi interventi chirurgici per un cancro alle ovaie, e i dottori le davano al massimo tre mesi di vita. Era depressa e disponeva di ben poca forza vitale. Ci spiegò che era venuta al ritiro soltanto perché i membri della sua Chiesa avevano raccolto il denaro necessario, cosicché si era sentita in dovere di accontentarli. Lavorammo con lei, e il terzo giorno ci fu uno straordinario cambiamento, si aprì una breccia che la fece entrare in contatto con un evento accaduto quando aveva soltanto due anni e mezzo, e che l'aveva spinta a credere di essere indegna di essere amata. Grazie a quella scoperta, liberò un mare di emozioni, non solo relative a quell'episodio, ma alle infinite volte in cui, nel resto della sua vita, aveva creato tutti presupposti necessari per continuare a dimostrare la sua assoluta mancanza di qualità. Subito dopo la sua energia vitale crebbe notevolmente. Nel tempo restante si decise a cercare un programma alternativo, col quale era determinata a vincere il cancro e la prognosi infausta dei medici. Era persino disposta a viaggiare fuori dagli Stati Uniti, se il metodo scelto si fosse rivelato illegale nel suo paese (ci sono molti trattamenti alternativi che non sono legali negli Stati Uniti). Dopo circa due settimane, durante le quali si dedicò alla febbrile ricerca di una cura che le sembrasse più adatta al suo caso, comprese improvvisamente che la sua guarigione sarebbe maturata attraverso la preghiera. Si recò nella parte settentrionale dello stato

152 - Il Perdono Assoluto

di New York e lavorò con una coppia che offriva settimane di preghiera. Non fece altro che pregare per una settimana intera. Appena tornata a casa, andò dal suo oncologo che la visitò e le disse: «Signora, non so proprio come spiegarlo, ma non c'è più nessuna traccia di cancro nel suo corpo. Si potrebbe anche definirla una remissione spontanea, ma dal momento che credo in Dio, penso sia più giusto parlare di miracolo». Il caso di questa donna rappresenta un esempio straordinario di come innalzare la propria vibrazione attraverso la preghiera possa trasformare le condizioni fisiche nel giro di pochi giorni, anziché in anni. Ritengo che il Perdono Assoluto possa produrre risultati analoghi.

Uno studio universitario sul perdono L'università di Seattle ha compiuto una ricerca estremamente interessante sul perdono e il tempo, ricerca che peraltro non è stata ancora pubblicata. La ricerca in questione si è imperniata su una serie di interviste a soggetti che, secondo loro stessa ammissione, erano stati vittima di qualche forma di violenza o abuso. I ricercatori intendevano esaminare in che modo quella percezione potesse cambiare nel corso del tempo. I primi risultati ottenuti hanno dimostrato che la serenità d'animo, descritta in termini di «assoluta scomparsa di ogni forma di risentimento», non scaturiva da un atto formale di perdono, ma dall'improvvisa scoperta di aver perdonato. Tutti quanti i soggetti hanno riferito che, più si sforzavano di perdonare, più gli risultava difficile, mentre il risentimento si faceva più intenso. A un certo punto hanno smesso di cercare di provare a perdonare e hanno semplicemente lasciato andare. Dopo un intervallo di tempo che è risultato variabile da un caso all'altro, i soggetti sono giunti alla stupefacente constatazione che

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nel loro cuore non c'era più risentimento e che in sostanza avevano perdonato. Una scoperta successiva, ancora più interessante, e sempre nell'ambito della stessa ricerca, è stata che chi constatava di aver perdonato, poco prima era stato a sua volta perdonato, (da chi e per che cosa non è sembrato aver alcuna importanza). Comunque sia, tutto ciò dimostra certamente che il perdono comporta una trasmutazione di energia. Avendo sperimentato cosa significasse essere perdonati - il rilascio di energia bloccata - quei soggetti erano a loro volta in grado di liberare l'energia bloccata nel rapporto con gli altri. Questa ricerca non solo rinforza ciò che abbiamo finora sostenuto, e cioè che il perdono non può derivare da un atto di volontà, ma dimostra altresì che il vero perdono è di fatto una trasformazione interiore che ha luogo attraverso la rinuncia al proprio attaccamento al risentimento e l'accettazione del perdono per se stessi. Come se ciò non bastasse, questa ricerca sottolinea anche il valore del Nono Passo del processo in 12 Passi utilizzato con grande profitto da milioni di alcolisti anonimi, e presente in varie forme in programmi analoghi. Con il Nono Passo chiediamo di fare ammenda nei confronti delle persone che abbiamo danneggiato, impegnandoci a chiedere perdono. Quando, infine, scopriamo che siamo stati realmente perdonati, ciò libera la nostra energia e possiamo perdonare non solo gli altri ma anche noi stessi.

// tempo guarisce - lentamente o velocemente Qualcuno potrebbe osservare che la ricerca dell'Università di Seattle dimostri unicamente la lentezza con cui opera il processo del perdono, e quindi sia una chiara dimostrazione che tale metodo è assai inefficace quando si tratta di curare malattie

154-11 Perdono Assoluto

come il cancro. In effetti, per scoprire che avevano perdonato in molti casi le persone hanno avuto bisogno di qualche decennio. Dobbiamo però fare un'importante distinzione: in questa ricerca non si fa nessuna differenza tra il Perdono Assoluto e il Perdono Tradizionale. E quello che viene descritto è sicuramente Perdono Tradizionale. Mi sarebbe piaciuto poter sperimentare ulteriormente, e dividere il gruppo di studio in due, con una metà istruita secondo la tecnologia del Perdono Assoluto, e l'altra con a disposizione soltanto il Perdono Tradizionale. Sono pronto a scommettere che il gruppo formato con le tecniche del Perdono Assoluto avrebbe raggiunto una condizione di serenità molto più rapidamente del secondo. Con ciò non voglio peraltro affermare che il Perdono Assoluto operi in modo assolutamente istantaneo (sebbene abbia assistito con i miei occhi a numerosissimi casi di pace istantanea). Non mi sento neppure di poter dire che possa rappresentare una terapia definitiva per il cancro. Tuttavia, dovrebbe sicuramente entrare a far parte di qualsiasi protocollo terapeutico. Talvolta i malati rinviano qualsiasi cura medica, onde verificare se il Perdono Assoluto possa risultare sufficientemente efficace da rendere inutili forme d'intervento più drastiche. Nel caso del Perdono Tradizionale ciò sarebbe inimmaginabile.

La storia di Mary La mia amica Mary Pratt, che aveva partecipato in qualità di co-facilitatore a molti dei miei ritiri, per molti mesi non volle rendersi conto che le sue condizioni di salute non erano affatto buone. Quando infine non potè più ignorare l'ovvio, andò dal medico, che le diagnosticò un tumore al colon in fase 3. Mary gli chiese un altro po' di tempo, 30 giorni, e il suo medico, per quanto riluttante, acconsentì. Mary se ne andò in una casupola in montagna e vi

13. Tempo, medicina e perdono - 155

rimase per una settimana, meditando e lavorando sul perdono nei confronti di tutte le persone della sua vita, compresa se stessa, sulla base del Perdono Assoluto. Digiunò, pregò, pianse e attraversò concretamente quella che viene definita la notte oscura dell'anima. Poi tornò a casa e prese a lavorare con diversi praticanti, così da purificare il corpo e rafforzare il sistema immunitario. Al termine di quel mese subì l'intervento chirurgico. Subito dopo il dottore le chiese che cosa diavolo avesse fatto, perché il tumore era quasi completamente scomparso, e invece dell'intervento radicale che pensavano di dover compiere, era bastato un piccolo intervento di pulizia.

Guadagnare

tempo

Nei casi in cui la malattia è talmente avanzata o aggressiva da richiedere un intervento medico immediato, la chirurgia e le terapie ci permettono di guadagnare tempo, e in tal senso tali trattamenti sono non solo utili ma talvolta assolutamente necessari. Sarà comunque opportuno ricordare che non c'è una vera "cura" per il cancro. Di conseguenza, quale che sia il trattamento, i medici partono dal presupposto che prima o poi la malattia si ripresenterà, è solo questione di tempo - anche se ovviamente non è quello che dicono ai pazienti. Preferisco affidarmi alla terapia, ipotizzando che se il paziente sopravviverà, avrà guadagnato il tempo necessario per dedicarsi al Perdono Assoluto, con il quale potrà evitare qualsiasi recrudescenza della malattia.

Medicina

preventiva

Il Perdono Assoluto costituisce una delle migliori misure preventive disponibili.

156 - II Perdono Assoluto

Con il Perdono Assoluto purifichiamo le energie dei corpi sottili molto prima che si trasformino in un blocco nel corpo fisico. Quando aiuto i miei pazienti a risolvere i nodi irrisolti servendomi della terapia del Perdono Assoluto, come per esempio ho fatto con mia sorella Jill, sono convinto che in tal modo sto contribuendo non solo a guarire le ferite del corpo sottile, ma anche a prevenire le malattie che potrebbero derivarne a livello del corpo fisico. E mia convinzione che se manteniamo il flusso dell'energia nel corpo così come previsto dalle leggi di natura, non ci ammaleremo mai. Sebbene non mi dedichi più alla conduzione di ritiri di terapia del cancro di cinque giorni, potrei definire i seminari di Perdono Assoluto, su cui si impernia attualmente il mio lavoro in tutto il mondo, in termini di "seminari di prevenzione del cancro". Ovviamente un esercizio fisico adeguato, una buona dieta e altri accorgimenti del genere contribuiscono anch'essi alla prevenzione del cancro. Tuttavia, per mantenersi in buona salute, così come per guarire, è fondamentale curare i corpi energetici, tenendoli puliti e liberi da qualsiasi forma di rifiuti e tossine. Sfortunatamente, questo aspetto della guarigione sfugge alla maggior parte dei media, malgrado il fatto che, nei soli Stati Uniti, circa una persona su cinque assuma antidepressivi come il Prozac. Se si tiene a mente che la depressione precede sempre il cancro, c'è da chiedersi se il fatto che un americano su cinque muoia di cancro non sia qualcosa di più di una semplice coincidenza.

Perdono e cancro Mi viene spesso chiesto perché io mi sia inizialmente dedicato ai malati di cancro. All'inizio degli anni '90, quando ho cominciato a tenere dei ritiri di cinque giorni per la guarigione emotiva e spirituale dei malati di cancro, non avevo mai avuto

13. Tempo, medicina e perdono - 157

nessuna esperienza personale con questa malattia e non ne sapevo molto neppure dal punto di vista medico. Soltanto dopo essermi dedicato a questi particolari soggetti per qualche tempo, ho finalmente capito perché ero attratto da quel lavoro. In effetti, era profondamente legato al mio interesse per il perdono. E me ne sono reso conto quando ho scoperto che quasi tutti i pazienti di cancro, oltre ad avere un'abitudine inveterata alla rimozione e alla repressione delle emozioni, sono anche tipicamente incapaci di perdonare. Oggi come oggi sono giunto alla conclusione che la mancanza di perdono non solo contribuisca, ma possa essere anche la causa principale della maggior parte dei tumori. Di conseguenza, il mio lavoro di guarigione con i pazienti di cancro, nonché con le persone che vogliono prevenire l'insorgere o il risvegliarsi della malattia nel loro corpo, ormai si basa quasi completamente sulla terapia del Perdono Assoluto.

La storia di Jane Jane venne a uno dei ritiri di cinque giorni sui monti della Georgia settentrionale. Aveva subito una mastectomia ed era in attesa di un trapianto di midollo. Dopo il ritiro, continuò a vedermi una volta alla settimana, per seguire una ipnoterapia e un coaching individuale. Si presentò al nostro secondo incontro molto scossa perché la risonanza magnetica a cui si sottoponeva abitualmente aveva rilevato minuscole tracce di cancro nel suo cervello. Oltre a essere di per sé abbastanza preoccupante, l'insorgere di quella nuova forma tumorale le avrebbe probabilmente impedito di poter procedere con il trapianto. I medici avevano previsto di sottoporla a chemioterapia, nel tentativo di cercare di arrestare l'avanzare del tumore. Peraltro, manifestarono una certa sorpresa, perché di solito il tumore

158 - Il Perdono Assoluto

ai seno passa per metastasi prima al fegato e poi al cervello. È molto raro che colpisca direttamente il cervello. Mi sembrò che la cosa richiedesse un'attenta analisi. Jane, una donna attraente che aveva da poco superato i quarant'anni, non era stata coinvolta in una relazione sentimentale da circa sette anni. Aveva una specie di fidanzato, ma descriveva quella sua relazione come poco più di un'amicizia intima. In pratica, per lei quello era soprattutto il suo amico, anche se di tanto in tanto avevano rapporti sessuali. Scandagliando un po' più in profondità nel suo passato sentimentale, riuscii a farla entrare in contatto con un dolore estremamente profondo per una relazione conclusasi molti anni fa che ancora le faceva molto male. Era stata una storia durata otto anni, estremamente appassionata e intensa, e chiaramente Jane adorava quell'uomo. Dopo i primi quattro anni, quando ormai credeva che ben presto si sarebbero sposati, Jane scoprì che l'uomo era già sposato e aveva dei bambini. Non aveva nessuna intenzione di lasciare sua moglie. Jane, per quanto distrutta, non potè smettere di vederlo. Le ci vollero altri quattro anni estremamente dolorosi per uscirne definitivamente. Mi sembrò evidente che, a seguito di quella relazione fallimentare, Jane aveva completamente bloccato le sue emozioni e non voleva più lasciarsi andare e sentirsi implicata così profondamente in un rapporto di coppia. Non fui stupito neppure dal fatto che avesse avuto il cuore infranto: molte delle donne che si ammalano di tumore al seno, in qualche momento della loro vita hanno sperimentato qualcosa del genere (il seno è un organo di nutrimento, ed è prossimo e in rapporto con il cuore). Conclusa la nostra prima sessione, avviandosi alla porta, Jane mi bisbigliò: «L'ho messo in soffitta». Mi fermai di colpo e le chiesi: «Cosa intende dire?». «Be', tutte le cose che ho accumulato nel corso degli anni e che sono in rapporto con quell'uomo, o che me lo ricordano,

13. Tempo, medicina e perdono - 159

sono chiuse in una scatola, che poi ho messo in soffitta. Sono ancora là: non le ho più toccate!». Le dissi di sedersi e di ripetermelo. Le feci ripetere quelle stesse parole per tre volte. All'improvviso, colse l'analogia tra la scatola in soffitta, che rappresentava la storia d'amore andata male, e il suo tumore al cervello. «Oh mio Dio! È lui nella mia testa, vero? L'ho davvero messo in soffitta!». Le chiesi di tornare a casa, salire in soffitta e prendere quella scatola. In occasione della sua successiva seduta avrebbe dovuto portarla con sé, e l'avremmo ispezionata pezzo per pezzo. Programmammo di descrivere nei dettagli la storia di ognuno di quegli oggetti, così da esorcizzare l'energia che lei gli aveva attribuito e rilasciare il dolore represso. Jane comprese che avrebbe potuto trattarsi della chiave per la sua guarigione, ed era molto eccitata. Tragicamente, il giorno seguente ebbe un attacco apoplettico e fu portata di nuovo in ospedale. Morì un mese dopo, senza aver potuto mettere mano a quella scatola. Forse esaminarne il contenuto, e sperimentare il dolore di quell'amore perso, sarebbe stato troppo per lei, e penso che, in qualche modo, possa aver deciso di rinunciare alla vita piuttosto che affrontare quel dolore.

Le origini della malattia I blocchi energetici hanno sempre inizio nei corpi sottili. Se non vengono rilasciati a quel livello, si trasmettono al corpo fisico, fino a manifestarsi sotto forma di malattie come il cancro, la sclerosi multipla, il diabete, eccetera. Quindi possiamo dire che la malattia comincia sempre nei corpi sottili per poi procedere dall'esterno all'interno. Ci hanno abituato a pensare che il miglior modo per prevenire le malattie sia consultare regolarmente un medico per un check-

160 - Il Perdono Assoluto

up. Oggi sappiamo che possiamo scoprire molto di più consultando qualcuno che sappia leggere la nostra aura - e cioè che sappia sintonizzarsi con sistemi energetici dei nostri corpi sottili, in particolare con il corpo eterico. Terapeuti di questo genere possono vedere la costruzione dei blocchi energetici molto prima che si manifestino a livello del corpo tìsico. Anche il personale medico dotato di un certo intuito può riuscire a fare qualcosa del genere. E inoltre disponiamo ormai di sofisticate tecnologie diagnostiche, come per esempio l'esame elettrodermico, di cui sono soliti servirsi i naturopati, gli omeopati, gli osteopati e i chiropratici. Questi congegni si servono dei punti indicati nell'agopuntura (che sono nel corpo eterico) per leggere i valori relativi a ogni sistema e organo del corpo, così da registrare la malattia a livello subclinico. Tali esami si sono dimostrati assai accurati, sebbene finora la maggior parte dei medici si sia rifiutata di riconoscerne il valore. Guarire un sistema energetico malsano a livello del corpo sottile è molto più semplice che aspettare che si condensi nella materia fisica, perché una volta giunto a tale livello, la sua resistenza al cambiamento è superiore.

Spazzatura

emotiva

I fisici quantistici hanno concretamente dimostrato che le emozioni si condensano in particelle energetiche che, se non vengono espresse sotto forma di emozioni, si insediano negli spazi tra atomi e molecole. Ecco perché a lungo andare i filtri sono letteralmente ostruiti. Quando l'emozione si trasforma in particella, rilasciarla è molto più difficile, e quindi problematico: per rilasciare un blocco al livello del corpo fisico ci vuole molto più tempo e fatica di quella che sarebbe servita per sbarazzarcene quando era ancora in forma puramente energetica, al livello del corpo sottile, nella fattispecie di quello emotivo.

13.

Tempo, medicina e perdono -161

Tuttavia, liberarci di queste particelle prima che facciano qualche danno è pur sempre possibile e, per quanto ne so, la miglior tecnica è una combinazione di Perdono Assoluto e lavoro sul respiro, la cosiddetta "respirazione-satori" (si veda la parte quarta, capitolo 27). Se invece permettiamo che queste particelle si accumulino e coagulino fino a formare la massa che un giorno diventerà un cancro, le cose si complicano notevolmente, e la nostra stessa vita corre gravi rischi.

Perché non riusciamo a guarire È chiaro: tempo e guarigione sono direttamente correlati. Perché possiamo evolvere fino al punto da saper guarire noi stessi, la maggior parte della nostra consapevolezza deve essere rivolta al presente, non persa nel passato o nel futuro, ma ben radicata nel qui e ora. Nella sua serie di video intitolati Why People Don't Heal, Carolin Myss spiega che i soggetti in cui oltre il 60% dell'energia è dirottata verso il passato non sono in condizioni di guarirsi energeticamente. Di conseguenza, la loro guarigione dipende totalmente dai medicinali. La Myss ipotizza che per poter gestire le esperienze negative dell'infanzia, dell'adolescenza, dei primi anni dell'età adulta, nonché per tenersi aggrappati alle perdite, alle delusioni e ai risentimenti del passato, ci voglia all'incirca il 60-70 percento della preziosa energia vitale dell'individuo; un altro 10% viene poi destinato alle preoccupazioni, ai progetti e tentativi di controllare il futuro, cosicché per il momento presente, o per la guarigione, resta ben poca energia! (Occorre ricordare che trattenere ricordi positivi, o persino negativi - sempre che siano stati adeguatamente elaborati e perdonati non ci priva di energia vitale). La vita ha un modo tutto suo per riportarci (e riportare la nostra energia) al momento presente. Spesso si serve di traumi:

762 - // Perdono Assoluto

13. Energia Vitale

Passato

Futuro

Storie

Preoccupazioni

(Bagaglio Emotivo)

Figura

12 - Perché non riusciamo a guarire.

quando ci ritroviamo nel bel mezzo di un disastro, abbiamo un incidente o scopriamo improvvisamente che la nostra vita è in pericolo, dobbiamo necessariamente concentrarci sul presente. Istintivamente tutta la nostra attenzione è riportata al qui e ora. All'improvviso né il passato né il futuro hanno più alcuna importanza. Esiste solo il momento presente. Il potere dell'energia focalizzata completamente sul presente è dimostrato dal modo in cui una madre, vedendo il proprio figlio intrappolato sotto un'auto, trova improvvisamente la forza di sollevarla da terra in modo da poterlo tirare fuori. Quando l'energia si concentra pienamente sul presente, ne scaturiscono anche gesti di incredibile audacia e coraggio, giacché la paura è presente soltanto quando portiamo il passato nel futuro. Se siamo assolutamente

Tempo, medicina e perdono -163

nel presente, non sperimentiamo nessuna paura, perché non c'è consapevolezza né del passato né del futuro. Il Perdono Assoluto ci aiuta a restare nel momento presente, giacché non possiamo perdonare in modo assoluto se continuiamo a tornare al passato. Nel Perdono Assoluto perdoniamo la persona che rispecchia le nostre proiezioni proprio qui, nel presente. È questa la bellezza del Perdono Assoluto! È anche vero che talvolta le connessioni con il passato sono talmente evidenti (come nel caso di Jill) da fare piena luce sulla situazione attuale. Tuttavia, il fulcro della nostra attenzione resta pur sempre la perfezione di quanto sta accadendo nel presente. Possiamo scegliere se lasciar andare l'archetipo della vittima e riportare tutta la nostra energia nel qui e ora servendoci del Perdono Assoluto, o attendere che un trauma significativo ci costringa comunque a farlo. Per dirla altrimenti, ci viene data la possibilità di trasformare la nostra coscienza di nostra iniziativa, oppure di attendere che un disastro o una malattia mortale ci obblighi a farlo.

14

Come in alto, così in basso

L'umanità, nel suo complesso, dovrà ben presto affrontare 10 stesso problema che ci riguarda in quanto individui. Come sottolineato nel capitolo precedente, la scelta è guarire avendolo scelto o guarire a seguito di un trauma.

Guarire per scelta o per trauma Molti veggenti affermano che tutti i segni presenti dimostrano che l'umanità riceverà ben presto una straordinaria dimostrazione del principio della guarigione per scelta o per trauma, e ciò accadrà nel futuro più immediato. La Terra ha un cancro, e questo cancro è chiamato "razza umana". Questo pianeta vivente, cosciente, capace di respirare secondo 11 suo ritmo, è rimasto in perfetto equilibrio per tutta la sua storia, nel corso della quale ogni benché minima componente ha contribuito all'equilibrio del sistema, proprio come fanno le singole cellule di un organismo umano sano. Per migliaia di anni l'umanità ha fatto parte di questo sistema auto-bilanciato. Ma nel corso delle ultime centinaia di anni ci siamo rivoltati contro l'ordine naturale, maturando la convinzione insensata di poter dominare e controllare l'intero sistema. Proprio come le cellule cancerose, che si moltiplicano senza controllo, proliferando attraverso le metastasi in tutto il sistema, fino a distruggere il loro stesso ospite, noi

166 ~ II Perdono Assoluto

14. Come in alto, così in basso -167

umani continuiamo a moltiplicarci in modo esponenziale in tutto il pianeta e ad attingere sfrenatamente alle sue risorse naturali, come se l'unica cosa che conta fosse la soddisfazione della nostra più gretta avidità. Noi umani stiamo stringendo in una morsa mortale la nostra stessa fonte di vita, devastando le foreste, inquinando la stessa aria che respiriamo e riempiendo l'ambiente di veleni, comportandoci come un tumore che stringe un organo vitale in una morsa letale. Gli scienziati dicono che, a meno che non intervengano drastici cambiamenti, rischiamo di distruggere la vita nel giro dei prossimi 40-50 anni. La cosa di cui abbiamo assolutamente bisogno è un cambiamento a livello di coscienza. Deve accadere collettivamente: la coscienza dell'umanità, la sua coscienza di massa, dovrà cambiare, oppure finirà per affrontare un evento traumatico senza precedenti, di tale portata da spazzar via tutte le strutture che stanno attualmente mantenendo il nostro attuale stile di vita.

Cambiamenti sulla

Terra

e stravolgimenti politici

Dai tempi più antichi fino all'epoca recente, non sono mai mancate profezie relative a cambiamenti straordinari e disastrosi, come quelli che dovrebbero attenderci all'inizio di questo nuovo millennio. Tra gli eventi previsti abbiamo alterazioni del polo terrestre, terremoti di portata immane, cambiamenti climatici insostenibili, eruzioni vulcaniche e un significativo innalzamento del livello del mare, dovuto allo sciogliersi della calotta polare. A seguito di tali eventi, la cartografia del pianeta cambierà completamente, e buona parte delle terre emerse su cui viviamo oggi finirà sott'acqua, mentre dal fondo degli oceani emergeranno nuovi continenti. Ovviamente il caos e le trasformazioni radicali che ne

deriveranno provocheranno conseguenze estremamente nefaste, compresa la morte di milioni di persone. Assisteremo, inoltre, a tutta una serie di stravolgimenti politici, guerre di religione e catastrofi ecologiche. Molte di queste previsioni furono codificate da Nostradamus, celebre veggente del XVI secolo. In questo secolo abbiamo invece avuto Edagr Cayce, il cosiddetto "profeta dormiente", che nel corso degli anni 40 ci ha donato previsioni molto precise. Analoghe profezie compaiono anche i molti scritti religiosi, tra cui il libro dell'Apocalisse della Bibbia, i testi sacri dei Maya, degli indiani Hopi e di molti altri popoli nativi. Com'è evidente, molti dei cambiamenti annunciati sono già in corso. Ignorare gli effetti del riscaldamento globale non è più possibile, e la comunità scientifica è ormai giunta a compiere previsioni basate su dati di fatto secondo le quali in tutto il mondo avremo un aumento di inondazioni, siccità, uragani, tornado ed eruzioni vulcaniche — traendo conclusioni che assomigliano straordinariamente alle profezie di Cayce e altri. Negli ultimi tempi si è segnalata anche una notevole instabilità politica e, anche a livello di conflitti, quanto sta accadendo è sfortunatamente compatibile con le profezie di veggenti e testi sacri.

Quando incide la coscienza Gli scienziati non insistono troppo sugli effetti della nostra coscienza sul pianeta, preferendo invece concentrarsi sulle azioni che dovremmo intraprendere per scongiurare la catastrofe imminente. Tuttavia, le profezie di carattere più spiccatamente spirituale ci hanno sempre presentato un ammonimento del genere: la gravità dei cambiamenti a livello geoclimatico e politico potrà essere di minore intensità nella misura in cui gli esseri umani sapranno essere più ragionevoli

168 - Il Perdono Assoluto

e innalzare la coscienza a un livello superiore. Per dirla altrimenti, sebbene la nostra coscienza, radicata nel meccanismo di paura/avidità, abbia già ferito il corpo eterico del pianeta, al punto da rendere inevitabile una violenta manifestazione eruttiva a livello della sua forma fisica, possiamo ancora fare qualcosa per attenuarne gli effetti cambiando il nostro livello di coscienza. Come abbiamo visto in precedenza, uno schema patologico nel corpo eterico di un essere umano può essere guarito attraverso mezzi non-fisici (preghiera, reiki, visualizzazione attiva, imposizione delle mani, Perdono Assoluto, eccetera). Analogamente, lo schema di sommovimenti e cambiamenti violenti già in atto nel corpo eterico della Terra può essere dissipato prima che si manifesti a livello fisico. Ecco perché, per quanto possa sembrare inconcepibile, la vera risposta sta nella preghiera.

// potere della preghiera Nel corso degli ultimi anni la scienza ha dedicato grande attenzione alla preghiera, e nell'ambito della comunità scientifica c'è un crescente consenso circa la sua concreta efficacia. Possiamo realmente creare una realtà diversa attraverso le nostre preghiere. Ma devo affrettarmi a sottolineare che non si tratta del genere di preghiera con cui imploriamo Dio chiedendogli che ci dia questo o quello, o faccia accadere una certa cosa anziché un'altra. In sostanza, non è quel genere di preghiera con cui spieghiamo a Dio cosa dovrebbe fare! Niente di tutto ciò: l'essenza della preghiera creativa non ha niente a che vedere con parole o pensieri. Si tratta, in realtà, di un sentire. La preghiera manifesterà ciò che vogliamo soltanto quando ci troveremo pienamente in armonia con la sensazione di possedere già quel qualcosa, con il sapere che è già qui, o che

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ci è già stato donato. Probabilmente, la descrizione più prossima che se ne può dare è una sensazione di profonda gratitudine. Tuttavia, persino questo genere di preghiera sarebbe rivolta all'ottenimento di un particolare risultato, e con ogni probabilità non innalzerebbe la coscienza di quel tanto che basta per portare l'energia al livello richiesto. La più pura forma di preghiera a cui possiamo dedicarci è la percezione di una profonda pace: quel genere di pace che scaturisce quando ci arrendiamo totalmente allo stato delle cose così come sono, traendo conforto dal sapere che lo Spirito ha gestito tutto quanto, e che tutto andrà per il meglio, se soltanto rinunceremo a ostacolarlo. Abbiamo accesso alle energie necessarie per i cambiamenti da compiere soltanto quando ci arrendiamo pienamente alla situazione che stiamo vivendo; quali siano questi cambiamenti, solo il cielo lo sa! Non dobbiamo pregare per la pace. Preghiamo piuttosto per sperimentare profondamente la pace. E questa la preghiera creativa più profonda cui possiamo dedicarci. La pace è il più grande potere sulla Terra, e di certo è la cosa di cui abbiamo più bisogno in un'epoca come questa. Quando riusciremo a sentire la pace nel nostro cuore, conosceremo l'amore, e il nostro pianeta lo rifletterà. Ciò significa che ci troviamo di fronte a una scelta: ognuno di noi può scegliere se restare in uno stato mentale ed emotivo caratterizzato dalla paura, dall'insoddisfazione, dalla sfiducia, dall'avidità e dal senso di colpa, oppure rilasciare queste emozioni e dimorare semplicemente nella pace. Niente di così complicato! La pace/amore è il solo antidoto alla coscienza basata sulla paura, lo stato di coscienza in cui ci troviamo oggi e che continuiamo ad alimentare: non dobbiamo fare altro che scegliere la pace! Abbiamo la tecnologia per farlo: possiamo servirci del Perdono Assoluto su base quotidiana, così da rendere tale scelta qualcosa di concreto e reale - e ne constateremo da soli le conseguenze!

14. Come in alto, cosi in basso - 171

170 - Il Perdono Assoluto

Guarire la crisi Potremmo interpretare i fenomeni a cui stiamo assistendo oggi - sia a livello planetario che di umanità - come una crisi terapeutica - una crisi che forse dovrà diventare ancora più profonda prima che le cose possano cominciare a migliorare. (Una crisi terapeutica ha luogo quando un organismo attraversa quello che sembra essere un drammatico peggioramento delle sue condizioni, per esempio con la febbre alta ed eruzioni cutanee, per poi cominciare una fase di miglioramento. Tale peggioramento momentaneao delle sue condizioni è in realtà un processo di purificazione e smaltimento delle tossine).

Tutto rientra

nell'ordine divino

Per quanto le cose possano volgere al peggio, dobbiamo continuare a credere che tutto sia perfetto così, e che persino questo genere di situazioni rientri nel disegno divino. Dopotutto, chi mai avrebbe potuto ricorrere a un metodo talmente impressionante, affinché lo Spirito finisca per riflettere amorevolmente la nostra brama di controllo e la nostra avidità? Chi mai avrebbe potuto aiutarci meglio a percepire il nostro bisogno di creare separazione tra le persone? Se restiamo aggrappati a questo genere di energie, non potremmo mai evolvere, e se per potercene finalmente distaccare si renderanno necessari cataclismi globali, così sia. Nel corso di tale processo il pianeta troverà la sua guarigione, e noi con esso.

Concentrarsi

sulla

perfezione

Per porre l'intera faccenda nella giusta prospettiva, dobbiamo anche tenere a mente che, poiché il mondo fisico è in

realtà una illusione, ciò che sperimenteremo come "cambiamenti epocali" su questa Terra sarà altrettanto illusorio. Così si spiega anche come la situazione possa essere trasformata all'istante a seguito di un cambiamento della coscienza umana. Il modo in cui sperimentiamo i cambiamenti sulla Terra dipende dalla nostra percezione di quanto sta accadendo. Se li interpretiamo come una purificazione della coscienza e una crisi terapeutica da cui scaturirà una trasformazione spirituale, la nostra esperienza sarà nettamente diversa da quella che avremmo vissuto se ci fossimo invece risistemati nel ruolo della vittima e avessimo ritenuto tale crisi assolutamente reale, qualcosa da temere, una sorta di punizione divina per la nostra assoluta stupidità. La prospettiva del Perdono Assoluto ci permette di mantenerci concentrati sulla perfezione delle cose proprio come sono in questo preciso istante, così da vivere la relativa esperienza col cuore pieno di pace e gioia.

// dono Il motto così in alto, così in basso è significativo anche in relazione al modo in cui reagiamo sia al cancro nel nostro corpo che a quello del pianeta. Intraprendere una guerra contro il cancro, con medicinali tossici e altre terapie d'urto, non potrà mai rappresentare una vera e propria cura. E lo stesso vale per qualsiasi soluzione violenta, high-tech o basata su ragioni politiche che s'intenda applicare per risolvere i problemi della Terra. L'unica cosa che può funzionare in entrambi i casi è l'amore. Una volta compreso ciò avremo in mano il dono della guarigione della Terra e del cancro. Non c'è lezione che sia più importante di questa. Le persone ammalate di cancro sono anime coraggiose che sono discese sul piano fisico con la missione di dimostrare quanto

172 - II Perdono Assoluto

sia futile proiettare rabbia e guerra sul corpo e su noi stessi. La loro missione è quella di aiutarci a comprendere che la risposta a qualsiasi situazione è sempre e soltanto l'amore. Possiamo ringraziarle prestando ascolto con tutto il cuore al loro messaggio amorevole.

Visioni di gioia, armonia e pace Forse riusciremo a innalzare la nostra vibrazione quel tanto che basta per impedire il trauma ed entrare di nostra volontà in amorevole risonanza con ogni forma di vita... O forse no! Il risultato sarà in definitiva lo stesso. Tutte le profezie e le previsioni in relazione ai cambiamenti sulla Terra parlano di un importante passo avanti della nostra coscienza dovuto al processo di auto-purificazione del pianeta, che riequilibrerà il karma che abbiamo creato. Dopo i cambiamenti che avranno luogo, giungeremo a una percezione della vita straordinariamente armoniosa, pacifica e idilliaca, assolutamente diversa da quella odierna. È un tema comune di moltissime profezie. Come in tutte le opportunità di guarigione, abbiamo la possibilità di guarire il dolore della nostra anima ai primi segni di emozioni represse o rimosse, oppure possiamo aspettare che a risvegliarci sia un disastro! Indipendentemente dall'entità dei cambiamenti che avranno luogo sulla Terra e a livello di distruzione implicato dal karma planetario, tale trasformazione costituirà la crisi terapeutica definitiva per il pianeta e per tutti i suoi abitanti. E sicuramente rientrerà nel disegno divino. Se vogliamo innalzare la nostra vibrazione quel tanto che basta per evitare che le profezie si avverino, dobbiamo assolutamente cominciare a vivere la nostra esistenza sulla base dell'amore e dell'accettazione compassionevole di noi stessi e degli altri, perdonandoci per aver fatto violenza a questo pianeta,

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e unendoci nella preghiera per la pace con il maggior numero di persone possibile, in tutto il mondo, dedite al Perdono Assoluto e determinate a farne uno stile di vita permanente. Post-scriptum: se siete interessati a questo argomento e intendete partecipare concretamente al cambiamento di paradigma servendovi della tecnologia del Perdono Assoluto insieme a migliaia di altre persone, vi suggerisco di visitare il mio sito Internet e di cliccare su 'America's Healing". Guarire l'anima dell'America potrebbe rappresentare il primo passo per il risveglio dell'umanità. C.T. - luglio 2003

Parte

I

Terza

I presupposti nei dettagli

15

Articoli di fede

I presupposti elencati nel capitolo 2 sono stati illustrati in modo sintetico per dare ai lettori la base minima necessaria per la comprensione della teoria del Perdono Assoluto. È venuto il momento di discutere più approfonditamente tutto ciò che rappresenta le fondamenta del Perdono Assoluto e che ancora non è stato debitamente analizzato. Spero che ciò vi aiuterà a entrare meglio in contatto con tali presupposti, anche quelli che non potete accettare completamente. Come già detto, non c'è teoria che non si basi su alcuni presupposti, la cui validità, d'altro canto, non sempre è dimostrata scientificamente. Ciò è particolarmente vero per tutte quelle teorie e presupposti che riguardano la natura della realtà e le questioni spirituali. È interessante notare come scienza e misticismo siano giunti a un nuovo livello d'intesa circa la natura della realtà e le altre questioni spirituali che in precedenza sembravano al di là della portata della scienza. Per secoli e secoli i mistici induisti hanno affermato di possedere una conoscenza diretta di tali verità universali, che a loro dire sarebbero scaturite da quarant'anni di meditazioni ininterrotte nelle grotte dell'Himalaya. Di recente, servendosi di rigorosi metodi scientifici e di strutture teoriche, gli scienziati sono arrivati ad analoghe verità - o forse sarebbe meglio dire che sono giunti a presupposti simili. Possiamo tranquillamente affermare che la fisica quantistica abbia ormai dimostrato la verità di ciò che quei mistici sapevano già da secoli.

15. Articoli di fede -179

178 - // Perdono Assoluto

È davvero eccitante assistere al congiungersi di due metodologie tanto diverse che giungono infine alle stesse conclusioni. Finalmente scienza e spiritualità hanno trovato un punto d'incontro, e gli scienziati si sono trasformati nei mistici dell'epoca moderna! Eppure, malgrado tutti i progressi che abbiamo compiuto, in tutta umiltà dobbiamo continuare a tenere a mente che questi presupposti, per loro stessa natura, non rappresentano l'intera verità. Il grande mistero dell'operato dell'universo e dello scopo assoluto dell'esistenza umana sembra essere tuttora al di là delle possibilità di comprensione dei comuni mortali, e i presupposti a cui ci affidiamo non sono che semplici approssimazioni di quella che potrebbe essere la verità. E su tale base che dobbiamo affrontare quelle che considero le fondamenta del Perdono Assoluto. Presupposto: contrariamente a quanto affermato dalla maggior parte delle tradizioni religiose occidentali, non siamo esseri umani che di tanto in tanto hanno qualche esperienza spirituale. Al contrario, siamo esseri spirituali che stanno sperimentando l'esistenza umana. Non è un semplice gioco di parole! Anzi, si tratta di un cambiamento radicale del nostro pensiero e della nostra concezione di ciò che siamo e di come ci riportiamo a Dio. Invece di pensare agli umani come esseri precipitati in disgrazia e separati da Dio, l'asserzione lascia intendere che siamo ancora assolutamente in connessione con Tutto-Ciò-Che-È, e che la vita del corpo fisico è soltanto un passaggio temporaneo, assunto allo scopo di imparare e riequilibrare l'energia. Inoltre, tale presupposto ci fa capire che Dio vive in ognuno di noi, anziché lassù da qualche parte, e sottolinea ulteriormente la nostra natura duale umana/divina. Ernst Becker, vincitore del premio Pulitzer, l'ha illustrato vividamente in questi termini: «L'uomo è un Dio che si racconta balle». 1

L'idea che siamo esseri spirituali che stanno sperimentando unesistenza umana racchiude un potenziale fenomenale. Rappresenta una minaccia diretta all'io, che invece è costituito da un insieme di credenze che ci inducono a pensare di essere separati da Dio, soggetti alla sua collera in quanto responsabili del peccato originale della separazione. In verità, nel momento in cui non siamo più separati, ma completamente connessi a Dio, l'io cessa di esistere. Presupposto: abbiamo un corpo fisico che muore, ma siamo immortali. I filosofi hanno discusso per secoli sulla composizione della cosiddetta "anima". È un dibattito che precede persino Platone e Socrate, ognuno dei quali ha fatto un gran parlare dell'anima, continuando peraltro, fare a pugni con quel concetto. Il dibattito continua tuttora, senza che, riguardo le componenti dell'anima, si sia giunti a un accordo di massima. Nell'ambito di questa nostra discussione, l'anima viene peraltro considerata come la parte di noi che è pura coscienza, connessa al vasto oceano di coscienza che forma Tutto-Ciò-Che-È. Nel momento in cui ha luogo l'incarnazione, l'anima assume caratteristiche individuali, prendendo la forma che potrebbe essere paragonata a una singola goccia di acqua dello stesso oceano, o a una minuscola goccia della vasta bontà universale. Giacché facciamo parte dell'oceano di Tutto-Ciò-Che-È, la nostra anima è sempre esistita. L'anima non ha né inizio né fine, esiste esternamente sia al tempo sia allo spazio, ed è immortale. Nel corso della nostra incarnazione, è l'anima a mantenerci in connessione con il Mondo della Verità Divina e con Tutto-Ciò-Che-E, ed è sempre l'anima la responsabile della nostra evoluzione virtuale. Quando l'anima s'incarna, si attacca sia a un corpo sia a una personalità, che insieme costituiscono la persona, o identità. E

180 - Il Perdono Assoluto

ciò che creiamo da soli, basandoci sulla nostra concezione di noi stessi, e che poi offriamo diffusamente al mondo. Ne consegue che la nostra anima è soggetta agli stress dell'esistenza umana e può persino ammalarsi. Un gran numero di malattie della nostra epoca, come per esempio il cancro, ha origine da un profondo malessere dell'anima. Gli sciamani parlano per l'appunto di un'anima fratturata e frammentata, le cui parti vengono smarrite e incastrate in eventi del passato, soprattutto quelli traumatici. Gran parte del lavoro di guarigione degli sciamani ruota attorno all'idea del recupero dell'anima. Se l'anima s'incarni una volta soltanto o se lo faccia ripetutamente, è una questione che viene dibattuta da secoli e secoli, e sono molte le chiese e le tradizioni religiose che non sono ancora pronte ad accettare tale idea. Peraltro, le religioni orientali hanno sempre incluso la reincarnazione tra le loro credenze spirituali fondamentali. Non considero la reincarnazione un presupposto fondamentale del Perdono Assoluto, e il fatto che vogliate crederci o meno non ha alcuna influenza sulla sua tecnologia: l'efficacia del Perdono Assoluto è semplicemente una questione di scelta personale. Se l'idea della reincarnazione vi sembra oltraggiosa, limitatevi a saltare le prossime due pagine. Per quanto riguarda la mia posizione personale, non sono attaccato all'idea della reincarnazione, sebbene sembrino esserci prove che la avvalorino, specialmente nel campo degli abbondanti scritti che riguardano le esperienze di pre-morte. Tali resoconti si dimostrano talmente simili per contenuti e qualità che mi sembra impossibile rifiutarli. Sono migliaia le persone ad aver vissuto lo stesso genere di esperienze e ad aver manifestato la stessa convinzione circa la realtà di ciò che hanno vissuto. Inoltre, anche gli effetti che le esperienze di pre-morte hanno avuto su queste persone sono più o meno identici. Sulla base di queste stesse fonti, sembrerebbe che non solo la nostra anima s'incarni numerose volte, ma che non speri-

15. Articoli di fede - 181

menti questa vita fisica in completa solitudine. Le ricerche sulle vite passate lasciano ipotizzare che le nostre anime tornino ripetutamente in coordinazione, formando gruppi di anime destinati a risolvere specifici squilibri karmici. Nel nostro viaggio verso la pienezza creiamo squilibri energetici che devono essere risolti. Tali squilibri vengono generalmente definiti "karma". Per esempio, se ci approfittiamo degli altri e li inganniamo, a un certo punto dovremo sperimentare l'essere ingannati, così da equilibrare l'energia. Non si tratta di una questione morale: non ha nulla a che vedere con il giusto o lo sbagliato. Come abbiamo già sottolineato, l'Universo è neutrale. Tutto ciò accade semplicemente nel processo di riequilibrio dell'energia, dettato dalla legge di causa ed effetto che stabilisce che a ogni azione corrisponde una reazione uguale (si veda il capitolo 9). Gli individui con cui interagiamo, e tutto ciò che insceniamo con loro, sono collegati a noi da questo processo di riequilibrio dell'energia. La nostra anima guarisce e torna alla totalità ogniqualvolta riequilibriamo le energie karmiche. E questo il meccanismo con cui l'incarnazione contribuisce alla guarigione dell'anima. Tra l'altro, dal momento che nel Mondo della Verità Divina il tempo non esiste, tutte le nostre incarnazioni hanno luogo simultaneamente. Nel momento in cui guariamo nel corso di una certa esistenza, sono guarite contemporaneamente tutte le altre incarnazioni. Se ci serviamo del Perdono Assoluto in una certa esistenza, attribuiamo all'anima un valore straordinario, giacché nel momento stesso in cui il Perdono Assoluto guarisce l'attuale incarnazione, interviene anche a guarire tutte le altre. Possiamo quindi immaginare quale sia stato il karma collettivo riequilibrato da Nelson Mandela, allorché perdonò una intera generazione di bianchi sudafricani per il modo in cui avevano trattato i neri. Analogamente, possiamo ben immaginare il

182 - Il Perdono Assoluto

karma collettivo creato con la schiavitù e la strage dei Nativi Americani, che ancora deve essere controbilanciato. La nostra anima procede sempre in direzione della guarigione e continua a creare situazioni che ci offrono l'opportunità di riequilibrare l'energia karmica. Tuttavia, se tale guarigione non viene ottenuta al livello della Verità Divina, tendiamo a ricreare lo squilibrio, sia con il risentimento che con il ciclo della vendetta, nonché con il mantenimento della coscienza di vittima. Sono queste le energie che continuano a far girare la ruota del karma all'infinito. Il Perdono Assoluto rappresenta uno dei metodi migliori per arrestare la produzione del karma, giacché spezza il suo ciclo. Detto ciò, se il concetto di reincarnazione rappresenta per voi un problema, non dovete fare altro che ignorarlo. Non fa alcuna differenza. Presupposto: sebbene il nostro corpo e i nostri sensi ci dicano che siamo individui separati, in realtà siamo una unica cosa. Vibriamo tutti quanti individualmente quali parti di un tutto unico. Noi non siamo il nostro corpo. E non siamo neppure il nostro io. Non siamo quel sé che viene espresso dalla nostra personalità o dal ruolo con cui ci manifestiamo nella nostra vita quotidiana, tutti i giorni. Credere di essere tutto ciò non fa che rafforzare la nostra credenza nella separazione. E più ci afferriamo a tale credenza, più ci è impossibile ricordare ciò che siamo realmente: anime individuali create quali parti di Dio ed esistenti in completa unione con Dio. Presupposto: quando tutte le nostre anime erano un'unica cosa con Dio, abbiamo formulato il pensiero che la separazione da Dio fosse possibile. Siamo rimasti intrappolati

15. Articoli di fede - 183

in quella forma pensiero che si è trasformata nell'illusione o nel sogno che viviamo oggi. Possiamo definirla "sogno" perché quella separazione in realtà non ha mai avuto luogo. Pensiamo che sia accaduto, e l'idea che sia accaduto, ha dato origine al sistema di credenze che chiamiamo "io". Una volta eravamo completamente immersi in Tutto-CiòChe-È: Dio. Eravamo senza forma, immutabili, immortali, e conoscevamo soltanto l'amore. Poi c'è stato quel pensiero. Ci siamo chiesti come sarebbe stato se fossimo discesi nella realtà fisica e avessimo sperimentato le energie opposte che la contraddistinguono: forma, cambiamento, separazione, paura, morte, limitatezza e dualità. Ci siamo trastullati per un po' con quell'idea, continuando a pensare che, anche se avessimo concretamente espresso quell'aspirazione, avremmo pur sempre potuto fare marcia indietro e annullare l'esperimento in qualsiasi momento lo avessimo desiderato. Sembrava non esserci alcun pericolo. E così abbiamo deciso: abbiamo attenuato la nostra vibrazione energetica, condensando la nostra energia in forma fisica. Così facendo ci siamo dimenticati della nostra connessione con Dio e anzi abbiamo immaginato di esserci concretamente separati in modo così radicale da renderci impossibile tornare indietro, all'unità con Tutto-Ciò-Che-E. Quel sogno si è trasformato in qualcosa di assolutamente solido e reale, e a quel punto abbiamo cominciato a sentirci profondamente in colpa per aver commesso un peccato (originale) tanto grave: aver addirittura abbandonato Dio! Abbiamo cominciato a temere che Dio scatenasse la sua collera su di noi per punirci. Tale potente credenza nel peccato, nella colpa e nella paura ha preso la forma dell'io e si è trasformata in una forza di tale intensità da assumere il controllo della nostra vita, creando nella nostra mente un mondo dominato dalla paura. Ecco perché il nostro mondo è tuttora dominato dalla paura, anziché dall'amore.

184 - II Perdono Assoluto

Sebbene tendiamo a personificarlo, l'io non è una entità di per se stessa, né rappresenta la nostra personalità. L'io non è altro che un insieme di credenze profondamente radicate, in virtù delle quali siamo totalmente convinti di esserci separati da Dio. L'estrema potenza esercitata da queste credenze subconsce attraverso le dinamiche della colpa, della paura, della rimozione e della proiezione ci induce a credere che l'io viva concretamente in ognuno di noi. È l'io a tenerci intrappolati nel Mondo dell'Umanità, addormentati e inconsapevoli, affascinati dal sogno di esserci separati da Dio. Presupposto: quando abbiamo deciso di sperimentare l'incarnazione fisica, Dio ci ha concesso un'assoluta libertà di scelta, offrendoci di sperimentarla in qualsiasi modo lo desideriamo e di ritrovare la nostra personale via del ritorno a Tutto-Ciò-Che-È. Il libero arbitrio è stato perfettamente onorato, al massimo livello. Contrariamente a quanto vorrebbe farci credere l'io, Dio non si è affatto infuriato all'idea che volessimo sperimentare l'esperienza della separazione. Dio ci ha sempre dato qualsiasi cosa vogliamo, qualsiasi cosa scegliamo, senza giudicarci. Ogni qualvolta chiediamo aiuto attraverso la preghiera e il Perdono Assoluto, il nostro appello trova sempre risposta. Presupposto: la vita non è una serie di eventi casuali. Ha un suo scopo e rappresenta il dispiegarsi di un piano divino nel quale, in ogni circostanza, ci ritroviamo liberi di fare delle scelte e prendere delle decisioni. Se analizziamo le cose secondo la prospettiva del Mondo dell'Umanità, potremmo pensare di essere giunti su questo pianeta per una sorta di incidente biologico. L'unica cosa certa

15. Artìcoli di fede - 185

e significativa sembrerebbe essere il fatto che i nostri genitori hanno avuto un rapporto sessuale e avviato una catena di eventi biologici, fino alla gravidanza e alla nostra successiva nascita. Molti di noi pensano che l'unico modo di assumere il controllo della nostra esistenza e delle relative esperienze consista nell'imparare il più possibile sul funzionamento del mondo e sviluppare quelle qualità che ci permetteranno di controllare il maggior numero possibile di circostanze apparentemente casuali che dovremo affrontare. In pratica, siamo indotti a pensare che se riuscissimo a sviluppare al meglio la nostra capacità di controllo sulle circostanze fisiche della nostra vita, la nostra esistenza ne trarrebbe grande beneficio. Vista secondo la prospettiva del Mondo della Verità Divina, la nostra esistenza assume un significato opposto: il nostro arrivo su questo pianeta ha costituito una scelta consapevole, deliberata e pianificata. Il piano ha incluso anche la scelta delle persone destinate a farci da genitori. Inoltre, gli eventi apparentemente caotici e assolutamente fortuiti di cui abbiamo fatto esperienza, dipendono direttamente dal dispiegarsi del piano divino deciso a priori e perfettamente adattato alle necessità della nostra crescita spirituale. Più ci arrendiamo a tale dispiegarsi del piano divino senza cercare di controllarlo, più ci sentiamo in pace. Di primo acchito potrebbe sembrare una approccio fatalista. Ma qui non si tratta di fato o destino. In realtà, il piano divino è assai elastico, e ci consente un alto grado di creatività e flessibilità, sempre in accordo al principio del libero arbitrio. Continuiamo a co-creare le circostanze della nostra vita in collaborazione con lo Spirito, e senza alcuna eccezione otteniamo precisamente ciò che vogliamo. La misura in cui resistiamo (giudichiamo) a ciò che ci viene dato determina se sperimenteremo la vita come dolorosa o giocosa.

186 - Il Perdono Assoluto

15. Articoli di fede - 187

Il vero controllo delle esperienze della nostra vita consiste quindi nell'abbracciarla completamente, con la massima fiducia nel fatto che otteniamo sempre il massimo sostegno possibile, e che c'è chi si prende continuamente cura di noi, indipendentemente dalle nostre scelte. Il Perdono Assoluto ci fa evolvere proprio in tale direzione. Presupposto: la realtà fisica è una illusione creata dai nostri cinque sensi. La materia non è nient'altro che i campi energetici interconnessi che vibrano a frequenze differenti. La maggior parte delle persone non riesce facilmente ad accettare l'idea che la nostra realtà fisica sia l'illusione creata dai sensi. Ken Carey ha scritto un libro nel quale entra nei dettagli di tale difficoltà. Si tratta di un'opera canalizzata in cui le anime che si esprimono attraverso di lui compiono un'analisi assai interessante. In pratica, le anime penetrate nel corpo di Carey, e quindi in grado di sperimentare i suoi sensi, sono assolutamente stupefatte. Solo allora riescono a capire perché gli esseri umani ritengano che il mondo fisico sia assolutamente reale. I nostri sensi costruiscono l'illusione in modo talmente convincente che persino le anime disincarnate si rendono conto della difficoltà insita nell'andare oltre tale apparenza. In effetti, ricordare che il mondo fisico è semplicemente una illusione è davvero difficile. Tuttavia, stiamo cominciando a progredire in una direzione che ci permetterà di favorire tale ricordo. Di recente gli scienziati hanno cominciato a parlare del corpo umano in termini di continuum mente/corpo. Con tale termine ci si vuole far capire che i nostri corpi sono in realtà molto più che cellule, molecole e atomi. La scienza dell'energia ci dice che in realtà il nostro corpo è formato da condensazioni dense di campi energetici interconnessi e che, proprio come un ologramma, nel suo complesso la materia non è nient'altro che energia che vibra 2

sulla base di determinati schemi. Gli ologrammi sono immagini tridimensionali, create da fasci di raggi laser, dall'apparenza straordinariamente reale. I fisici quantistici hanno ipotizzato che l'intero universo sia un ologramma e che tutto ciò che vi si trova, compreso ognuno di noi, sia a sua volta un ologramma. Alcuni campi energetici vibrano a frequenze che ci permettono di osservarli e misurarli. Gli possiamo quindi attribuire qualità fisiche come il peso, il volume, la densità e la fluidità. A tali schemi energetici attribuiamo poi certe denominazioni, come legno, acciaio, cuoio o whisky. Qualsiasi oggetto fisico è una semplice rappresentazione dell'energia che vibra a una frequenza tale da permetterci di individuarla con i nostri cinque sensi. Ma è una interpretazione che fatichiamo ad accettare concretamente. Abbiamo sviluppato una tale cieca fiducia nei nostri cinque sensi, e nella loro capacità di individuare il mondo fisico tutto intorno a noi, che ci risulta assai diffìcile immaginare che il nostro corpo sia fatto di qualcosa di più di ciò che possiamo percepire e sentire. Eppure, in termini molto tangibili, il mondo fisico non è nient'altro che una illusione creata dai nostri sensi. Prendiamo per esempio in esame le travi di acciaio che sostengono gli edifici. Sembrano assolutamente solide, e i sensi del tatto e della vista ci ribadiscono proprio che si tratta di materiale resistente, forte e pesante. Peraltro, sappiamo anche che ognuna di quelle travi si compone interamente di atomi, e che a sua volta ogni atomo è fatto di un nucleo di protoni e neutroni, attorno al quale orbitano, a velocità inimmaginabili, uno o più elettroni. Per avere un'idea della relazione spaziale tra il nucleo e l'elettrone, immaginiamo una palla da basket sistemata nel mezzo di uno stadio da football. E ora immaginiamo che un oggetto delle dimensioni di una palla da golf si trovi in orbita e viaggi intorno alla palla da basket a una velocità di varie migliaia di chilometri l'ora, descrivendo un cerchio del diametro pari a quello dello stadio. Ciò ci dà approssimativamente

188 - // Perdono Assoluto

l'idea delle differenze di dimensioni tra il nucleo, gli elettroni e l'immenso spazio vuoto che li distanzia. Per tale motivo si può legittimamente affermare che un atomo sia composto per il 99,99% di semplice spazio vuoto. Dal momento che la materia si compone interamente di atomi, anche la materia deve essere fatta per il 99,99% di spazio vuoto. E lo stesso vale per la trave di acciaio di cui abbiamo parlato sopra, e per il nostro stesso corpo! Se la trave ci sembra densa e solida c'è un motivo: lo stesso motivo per cui sembrano solide anche le pale di un ventilatore elettrico acceso. Quando il ventilatore è spento, possiamo osservare lo spazio tra le pale e addirittura infilarci una mano. Ma quando le pale ruotano velocemente, non possiamo più percepire gli spazi. Inoltre, se dovessimo mettere una mano tra le pale, ci sembrerebbe di cozzare contro un muro impenetrabile. Ebbene, proprio come le pale del ventilatore, qualsiasi oggetto fisico è fatto di un gran numero di elettroni che ruotano così rapidamente da avere un'apparenza solida, almeno per i nostri sensi. Se gli elettroni che compongono le travi di acciaio che sostengono l'edificio dovessero smettere di ruotare, le travi scomparirebbero all'istante. E se ciò accadesse a tutti gli altri elettroni che compongono quella struttura, scomparirebbe l'edificio stesso: non resterebbero né detriti né polvere, un bel niente! Un osservatore avrebbe l'impressione che l'edificio sia semplicemente evaporato, scomparso nel nulla. La materia non è che vibrazione, niente di più, niente di meno. I nostri sensi sono sintonizzati con tale vibrazione, che poi la nostra mente converte in materia. So benissimo che sembra pazzesco, ma è così. Presupposto: oltre al corpo fisico, abbiamo anche corpi sottili. Il corpo fisico vibra alla frequenza della materia (il Mondo dell'Umanità), mentre i due più elevati tra i

15. Articoli di fede - 189

cinque corpi sottili vibrano a frequenze prossime a quelle dell'anima (il Mondo della Verità Divina). Al di là della carne e delle ossa di cui è fatto il nostro corpo, siamo composti anche di schemi energetici che non possiamo né vedere né misurare, definiti corpi sottili, o anche campi sottili. Tali corpi vibrano a frequenze superiori di una ottava o due a quelle del corpo condensato in materia, e non sono alla portata dei nostri sensi, né identificabili dalla maggior parte degli strumenti tecnologici. Eccone una descrizione dettagliata.

// corpo eterico Il corpo eterico trasmette il modello energetico del corpo. Assicura la continuità degli schemi, delle armonie e delle disarmonie in seno al corpo fisico, mentre questo è in continuo rinnovamento. Il nostro corpo non è lo stesso rispetto a un anno fa, giacché nel nostro corpo non c'è neppure una cellula che abbia più di un anno di età. Il corpo eterico interagisce con il codice genetico e trasmette la matrice, memoria di ciò che siamo, la forma del nostro naso, l'altezza, i pregiudizi a cui ci atteniamo, le cose che amiamo mangiare, i nostri punti forti e deboli, gli schemi che caratterizzano le malattie a cui siamo soggetti, eccetera.

// corpo emotivo Il corpo emotivo vibra una ottava al di sopra del campo eterico. Viene anche definito corpo astrale e impregna il campo eterico e i campi energetici del corpo fisico, manifestandosi nel corpo sotto forma di sensazioni.

190 - II Perdono Assoluto

Una emozione è costituita da un pensiero collegato a una sensazione, che di norma dà origine a una reazione o risposta fisica. Quando l'energia fluisce liberamente dal campo emotivo attraverso il campo eterico e il corpo fisico, tutto funziona alla meraviglia, in piena armonia. Ma quando riduciamo la nostra energia emotiva attraverso la rimozione o la repressione, creiamo blocchi energetici sia nel campo eterico sia in quello emotivo, e ovviamente anche nel corpo fisico. Se il corpo emotivo è inquinato da rabbia e risentimento, il cambiamento percettivo richiesto dal perdono non può aver luogo. Occorre prima di tutto purificare qualsiasi energia bloccata nel corpo emotivo.

// corpo mentale Questo campo governa il nostro sistema intellettuale ed è responsabile della memoria, del pensiero razionale, logico, eccetera. Ovviamente ci sono scienziati che continuano a credere che il pensiero e gli altri processi mentali possano essere spiegati soltanto in termini di biochimica cerebrale. Da parte mia, voglio solo menzionare che gli scienziati che seguono la logica della fisica quantistica ritengono che la mente vada oltre il cervello, persino oltre il corpo. Credono, cioè, che il cervello e la mente interagiscano olograficamente, e che ogni cellula contenga un modello completo del tutto. Molti ricercatori sono convinti che la memoria risieda in forma olografica in un campo energetico che va al di là del corpo. Le prove di quanto ho appena affermato continuano a manifestarsi sotto forma di effetti collaterali della chirurgia dei trapianti. C'è una storia molto nota di una persona che ha ricevuto un trapianto di fegato. Alcuni mesi dopo l'operazione

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ha cominciato a fare un sogno ricorrente, apparentemente privo di senso. Dopo qualche ricerca ha scoperto che la persona da cui aveva ricevuto il fegato aveva fatto quello stesso sogno per molti anni. A quanto pare, il ricordo di quel sogno si era radicato nella struttura cellulare del fegato.

// corpo causale o campo intuitivo A una ottava superiore troviamo il corpo che potremmo definire anche in termini di anima, o Sé Superiore, ovvero la nostra connessione con il Mondo della Verità Divina. Viene anche chiamato corpo causale, e costituisce il nostro ponte verso il reame spirituale. Mentre i campi mentali hanno a che vedere con le idee e le forme pensiero a livello concreto, questo campo si rapporta con esse a livello concettuale, astratto, iconico e simbolico. In sostanza, riguarda l'essenza, l'intuizione e la conoscenza diretta. Il corpo causale si estende oltre i limiti dell'individuo e penetra la mente collettiva - ovvero ciò che Jung definiva inconscio collettivo, la singola mente con cui siamo tutti connessi e a cui abbiamo tutti accesso. La teoria dei corpi sottili, e della loro relazione armonica, non è niente di nuovo: è racchiusa in molte grandi tradizioni spirituali di tutto il mondo, specialmente dell'Oriente. Presupposto: l'energia universale sotto forma di forza vitale e coscienza giunge al nostro corpo attraverso il sistema dei chakra. I primi tre chakra sono allineati con il Mondo dell'Umanità, mentre i chakra dal quarto all'ottavo sono più strettamente allineati con il Mondo della Verità Divina. Oltre l'oceano di energia in cui sono contenuti i nostri corpi sottili, che vibrano con frequenze diverse, noi umani pos-

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sediamo anche un sistema di centri energetici che si allinea verticalmente nel nostro corpo. Sono chiamati chakra, che in sanscrito significa ruota o cerchio di energia, e ciò per via del loro aspetto di vortici di energia in rotazione. I chakra sono come delle centrali di trasformazione: assumono l'energia della forza vitale (prana, chi o energia eristica) attingendola dall'Universo, per poi degradarla a frequenze che possono essere utilizzate dai processi biomolecolari e cellulari del corpo fisico. I chakra rappresentano anche i punti in cui ognuno dei corpi sottili si collega al corpo fisico, apportando così diversi livelli di coscienza al nostro essere. Attraverso i chakra vengono elaborate le nostre esperienze, i nostri pensieri, le nostre sensazioni quotidiane, e sono anche trasmessi i dati relativi alle relazioni a lungo termine nella nostra storia personale e tribale, gli schemi di pensiero atavici e gli archetipi. I primi tre chakra sono caratterizzati da livelli di coscienza che vibrano alle frequenze inferiori della catena esistenziale, e sono radicati nel Mondo dell'Umanità. Sono questi chakra a trasmettere l'energia dell'archetipo della vittima. Nel contesto della coscienza di questi tre primi chakra è possibile accedere soltanto al Perdono Tradizionale. La coscienza che scaturisce dagli ultimi quattro chakra (dall'ottavo) è molto più facilmente allineata con il Mondo della Verità Divina, mentre il quarto chakra, quello del cuore, funge da tramite tra il Mondo dell'Umanità e il Mondo della Verità Divina. Inoltre, ogni chakra è associato a una ghiandola endocrina e trova corrispondenza con le particolari connessioni nervose della sua stessa zona. Ogni chakra è collegato a uno specifico suono e colore, e nutre una certa parte del corpo. I chakra fungono altresì da centrali di raccolta e di elaborazione dei dati associati alle parti del corpo a cui sono collegati e alle funzioni a cui sono deputati.

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• Il primo chakra (radice) trasmette i dati relativi al nostro legame con la Madre Terra e agli aspetti della fiducia, della sicurezza e della volontà di vivere, a livello fondamentale. Questo chakra è collegato alla coscienza tribale/sociale. • Il secondo chakra (sacrale) trasmette i dati relativi alla creatività, all'energia sessuale, al denaro e al senso di colpa. Come il primo, anche questo chakra è collegato alla coscienza tribale/sociale. • Il terzo chakra (plesso solare) trasmette i dati relativi al potere e al controllo, alle relazioni sociali e familiari, al tradimento e alla rabbia. Anche questo chakra è alimentato dalla coscienza tribale/sociale.

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• Il quarto chakra (cuore) trasmette i dati relativi agli affetti, alle relazioni, all'amore, al nutrimento reciproco e alla compassione. È il primo chakra a dare energia all'individualità e all'autodeterminazione, indipendentemente dalla coscienza sociale di gruppo. • Il quinto chakra (gola) trasmette i dati relativi a tutto ciò che viene espresso o trattenuto in tema di potere personale, volontà individuale ed espressione creativa. È di carattere strettamente individuale e si contrappone alla coscienza di gruppo. • Il sesto chakra (terzo occhio) trasmette i dati relativi alla conoscenza intuitiva, alla chiaroveggenza e alla volontà di conoscere la verità. Nella fattispecie, per verità s'intende il sapere che non è determinato dalla coscienza di gruppo, ma direttamente dall'esperienza individuale della coscienza cosmica. • Il settimo chakra (corona) trasmette i dati relativi alla consapevolezza spirituale e alla connessione con la Fonte. • L'ottavo chakra, che è posto al di sopra del capo, rappresenta il nostro contratto o accordo riguardo l'incarnazione e contiene la missione in questa vita. Sebbene la teoria dei chakra abbia un ruolo fondamentale nelle tradizioni mediche dell'Oriente, la scienza medica occidentale non la degna della benché minima attenzione. In generale, in Occidente c'è ben poca comprensione della sua importanza straordinaria per tutto ciò che concerne la nostra salute, il benessere spirituale e la frequenza vibratoria. In definitiva, i chakra svolgono un ruolo cruciale. Quando questi centri energetici sono squilibrati - come per esempio accade in caso di turbamento emotivo o trauma - prendono a ruotare in senso opposto, a operare in modo irregolare e talvolta finiscono per chiudersi completamente. Rabbia, risentimento e sentirsi feriti provocano la chiusura del chakra del cuore e di quello della gola; il senso di colpa e la mancanza di fiducia indeboliscono il chakra

15. Articoli di fede - 195

sacrale, eccetera. Gli effetti di tali squilibri energetici si manifestano sotto forma di letargie, malessere generalizzato, scarse pulsioni sessuali, incapacità di esprimersi autenticamente e tutta una serie di sintomi per cui non può essere trovata una causa medica. Se i chakra restano a lungo in una condizione di squilibrio, inevitabilmente, prima o poi, ne deriverà una malattia a livello fisico. Come già sottolineato a proposito dei corpi sottili, le malattie hanno quasi sempre origine nei campi energetici - che comprendono i chakra - per poi passare al corpo fisico, manifestandosi infine come malattia o esaurimento psicofisico. Fortunatamente riportare i chakra in equilibrio è piuttosto semplice. Ci sono terapisti che sono sufficientemente sensibili da percepire l'energia di ogni singolo chakra, e che possono poi servirsi delle tecniche necessarie per ristabilire le condizioni ottimali. La maggior parte delle medicine energetiche, come l'agopuntura, l'omeopatia, l'aromaterapia e molte altre ancora, agiscono direttamente sui chakra restaurandone l'equilibrio. {Per un'analisi accurata del modo in cui la nostra evoluzione possa essere spiegata con riferimento ai chakra, si veda il volume Anatomia dello Spirito: i sette livelli del potere personale, Mondadori, Milano, 1999).

75*6^ - // Perdono Assoluto Note 1. E. Becker, // Rifiuto delia Morte, Edizioni Paoline, Roma, 1982. 2. Ken Carey, Trasmissioni stellari: un messaggio per il pianeta terra, Crisalide, 1992.

Parte

Quarta

Gli Strumenti del Perdono Assolut

76 Una tecnologia spirituale

Nello scrivere la prima edizione di quest'opera, avevo in mente due obiettivi. Innanzitutto volevo spiegare il concetto di Perdono Assoluto nel modo più semplice possibile, così da renderlo accessibile a un grande numero di persone. Secondariamente volevo che fosse assolutamente pratico, di modo che i lettori potessero servirsene nella loro vita quotidiana. Ciò significava offrire strumenti che fossero non solo efficaci, ma di impiego rapido e semplice. In questa seconda edizione devo confessare che gli strumenti offerti in quest'opera si sono dimostrati straordinariamente efficaci, molto più di quanto osassi pensare. Mi sono ritrovato a contemplare, meravigliato, il loro straordinario potere, l'incredibile efficacia con cui hanno aiutato un gran numero di persone a guarire la loro vita. Sono inoltre giunto alla conclusione che il modo in cui operano non è diverso dal funzionamento dei rimedi omeopatici. Con ciò intendo dire che questi strumenti operano olo-energeticamente (e cioè servendosi dell'energia complessiva). Dal momento che ogni più piccola parte dell'universo fa parte dell'universo olografico, non solo è connessa energeticamente all'intero, ma lo contiene. Quindi, secondo una prospettiva energetica, non è possibile cambiare una parte senza intervenire sull'intero. L'omeopatia si serve di questo principio elaborando rimedi che influiscono sul sistema energetico dell'organismo in

200 - II Perdono Assoluto

modo analogo. Una porzione infinitesimale di un ingrediente attivo viene dissolta in acqua e quindi diluita varie migliaia di volte, fino al punto in cui non ne resta più alcuna traccia fisica. Resta peraltro l'impronta energetica della sostanza, ed è proprio in tale impronta che è racchiuso il potere terapeutico. Quando una persona assume un certo rimedio, il corpo sottile registra l'impronta e viene stimolato a mettere in moto l'energia, in qualsiasi modo si renda necessario, per suscitare una guarigione a ogni livello. Gli strumenti del Perdono Assoluto funzionano proprio nello stesso modo. Qualcuno, analizzando un rimedio omeopatico e trovandovi solo acqua, potrebbe avere grandi difficoltà nell'immaginare che ci sia comunque un potere terapeutico. Analogamente, leggendo un foglio di lavoro del Perdono Assoluto (tanto per fare un esempio) si potrebbe dubitare fortemente della sua capacità di cambiare la vita di chi se ne serve. Eppure funziona. Ci sono migliaia di persone che si sono servite di questo foglio di lavoro, o che hanno ascoltato il CD dei 13 passi, o ancora che hanno partecipato al cerchio della cerimonia del Perdono Assoluto, e successivamente hanno sperimentato il dispiegarsi di autentici miracoli nella loro vita. Questi strumenti funzionano perché ognuno di essi non è nient'altro che il sistema di distribuzione dell'ingrediente segreto: l'impronta energetica del Perdono Assoluto, vale a dire la disponibilità ad aprirsi all'idea che non c'è nulla da perdonare. È un processo estremamente sottile. Nel Perdono Assoluto, tecniche come il controllo mentale, il produrre fenomeni a livello grossolano attraverso le affermazioni, la visualizzazione o l'ipnosi hanno ben poca importanza. E non è neppure richiesto un livello elevato di fede o fiducia, né si deve entrare in qualche stato alterato di coscienza o di meditazione profonda. In sostanza si deve soltanto utilizzare un semplice strumento che richiede il minimo sforzo sia in termini di

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intelligenza, di disciplina o di abilità. L'unica cosa veramente indispensabile è esprimere la minima quantità richiesta di disponibilità, di volontà. È tutto! In questa seconda edizione del libro ho persino semplificato il foglio di lavoro, di modo che in alcuni punti basta semplicemente fare una croce su alcune delle risposte. Funziona anche così! Dal momento che il perdono è sempre all'insegna del "fai finta che funzioni finché non funziona davvero", il fatto che richieda soltanto uno sforzo minimo è davvero un colpo di fortuna. Se per aprirci alla eventualità che tutto sia perfetto così com'è dovessimo raggiungere un livello di disponibilità/ volontà pari al 100%, non cominceremmo mai! Quella che segue è una storia che esemplifica in che modo la trasformazione possa concretizzarsi all'istante sulla base di uno solo degli strumenti del Perdono Assoluto. La cosa più interessante è che nella fattispecie si tratta proprio del più rapido e semplice di tutti: i 13 passi del Perdono Assoluto.

Debi e i 13 passi Debi era una cantante che lavorava nel campo della pubblicità, dei jingle radiofonici, eccetera. Era considerata una delle migliori nel suo campo. Nel 1999 venne a studiare con me perché voleva diventare coach di Perdono Assoluto. A un certo punto, nel corso dell'addestramento, volli insegnarle come facilitare i 13 passi del Perdono Assoluto. Ci vogliono soltanto 7 minuti nel corso dei quali si deve rispondere affermativamente a 13 semplicissime domande. Tutte e 13 le domande sono in rapporto alla propria disponibilità (l'ingrediente segreto) a cogliere la perfezione di ogni situazione, che la si comprenda o no. La risposta a ognuna di queste domande è inevitabilmente "sì".

202 - II Perdono Assoluto

Chiesi a Debi se avesse qualche circostanza della sua vita su cui lavorare. Dopo aver riflettuto un istante, mi disse: «Certo, c'è qualcosa che mi turba da un bel po'. L'avevo quasi dimenticato. Circa 13 anni fa stavo lavorando in uno studio di registrazione quando arrivò un tipo che conoscevo abbastanza bene, anche se non eravamo particolarmente intimi. Chiacchierammo un po' e alla fine tirò fuori ciò che aveva realmente in mente. Mi disse: "Debi, ho questo grande prodotto, che è assolutamente perfetto per la commercializzazione vìa radio, e ho bisogno che tu mi faccia la pubblicità. Il problema è che ora come ora non ho i soldi, me lo faresti come favore?". Alla fine ci lavorai e mi accordai per un compenso di 75 dollari, una somma ridicola rispetto a quanto chiedevo normalmente per un impegno del genere. Gli realizzai quella pubblicità, e indovina un po', grazie a quel jingle divenne multi-milionario nel giro di brevissimo tempo. Qualche tempo dopo lo incontrai per caso, e gli dissi che avrebbe potuto ripagarmi in qualche modo, giusto in segno di ringraziamento per quello che avevo fatto per lui. La sua risposta fu: "Ma Debi, io faccio affari, non sono solito regalare soldi in giro!"». Era perfetto! Ovviamente se l'era legata al dito, anche se erano passati 13 anni! E ciò dopotutto era comprensibile, visto che in quei 13 anni, ogni volta che accendeva la radio, s'imbatteva in quella pubblicità! Come potete ben capire, c'erano tutti gli ingredienti per la tipica vicenda della vittima: tradimento, affronto, manipolazione, rifiuto, ingratitudine e via dicendo. Passai immediatamente al processo attraverso il quale la guidai nel corso dei 7 minuti necessari. Poi, come sempre, passammo ad altro, senza discuterne ulteriormente (ritornarci immediatamente sopra avrebbe distrutto il campo energetico creato nel corso del processo). Quella sera Debi uscì e tornò al suo albergo verso le 11 di sera. Alle 11 e cinque mi chiamò in preda a uno stato di grande

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eccitazione. Ecco cos'era successo: aveva appena controllato la sua segreteria telefonica e c'era un messaggio di quel produttore che lei aveva aiutato nell'occasione sopra menzionata. Il messaggio diceva qualcosa del genere: «Debi, quella pubblicità che avevi registrato per il signor X è di nuovo richiesta, e deve essere registrata nuovamente. Peraltro, i diritti d'autore sono scaduti, quindi questa volta avresti pieno diritto alla tua parte. Sei interessata?». Come potrete immaginare, stava saltellando su e giù per la sua stanza dicendosi: «Ehi! Ma questa roba funziona davvero!». Poi Debi mi spiegò: «Sai, c'è qualcosa di più: quando abbiamo fatto i 13 passi, ho dato un'occhiata all'orologio sulla parete, e non so perché l'ora mi è rimasta bene impressa in mente. Erano le tre e 1 minuto del pomeriggio. Il messaggio è arrivato alle tre e 2 minuti! Vale a dire 1 minuto dopo, ed erano mesi e mesi che non parlavo con quel tipo!». Debi era rimasta intrappolata in quel suo ruolo di vittima per 13 anni. Per 13 anni si era sentita usata, imbrogliata, disonorata, insulta e rifiutata. Così l'energia era rimasta bloccata fino al momento in cui era stata invitata a esprimere una minima disponibilità a riconoscere di aver creato quella situazione in virtù della sua stessa percezione. Nel corso dei 13 passi aveva riformulato la sua interpretazione dei fatti in modo da rispecchiarne la vita spirituale, e quel campo energetico era crollato. Non avevamo affatto "lavorato" su quella sua vicenda. Se l'avessimo fatto, le avremmo soltanto dato più potere, rinforzandola: c'eravamo serviti soltanto della tecnologia olo-energetica del Perdono Assoluto, così da trasformarne l'energia. E interessante analizzare cos'altro sarebbe potuto succedere, le eventuali alternative. La maggior parte della gente si sarebbe trovato d'accordo con Debi e le avrebbe confermato che con quel suo comportamento egoista quell'uomo l'aveva tradita, insultata e disonorata. E invece, il fatto stesso che aves-

204 - II Perdono Assoluto

se manifestato quel particolare comportamento era un indizio che, al di là delle apparenze, stava succedendo qualcos'altro. Nel momento in cui tutto ciò ebbe luogo, l'autostima di Debi era molto bassa. Sebbene tutti le avessero da sempre ripetuto che era un'ottima cantante, non era mai riuscita ad accettarlo realmente. Anzi, aveva continuato a sminuirsi in virtù di una credenza inconscia che la spingeva a ritenersi inadeguata e indegna di una giusta retribuzione per il suo talento. Uno dei principi del Perdono Assoluto è che se siamo preda di una credenza limitante, che ci impedisce di tornare all'interezza o di giungere al nostro vero scopo, il nostro Sé Superiore troverà il modo di farci prendere coscienza di quella menomazione, di modo che potremmo guarirla. Ovviamente non può intervenire direttamente, perché altrimenti violerebbe il nostro libero arbitrio. Ma, attraverso la legge dell'attrazione, può far intervenire nella nostra vita qualcuno che agirà in modo da interpretare proprio quella credenza, così da mostrarcela per ciò che è e offrirci una opportunità di scegliere di lasciarla andare. Quell'uomo era entrato in risonanza con le credenze limitanti di Debi, ovvero con la sua convinzione inconscia di non essere abbastanza brava, meritevole e degna di ricompensa, e aveva risposto alla sua chiamata. Il Sé Superiore del produttore aveva collaborato con il Sé Superiore di Debi, così da mettere in scena quel nodo, farle percepire il dolore che ne derivava, aprirle gli occhi e permetterle di scegliere ancora una volta. Lungi dall'essere un mascalzone, in realtà quell'uomo era stato l'angelo di guarigione di Debi: aveva accettato il ruolo disagevole di approfittatore meschino, pagandone lui stesso il prezzo, pur di poter intervenire per mostrare a Debi quale fosse la credenza di cui era prigioniera. Sfortunatamente, nel corso di quel loro primo incontro, Debi non era riuscita ad approfittare della lezione, e l'aveva semplicemente utilizzata per ribadire la sua credenza e rinforzare la sua scarsa autostima.

16.

Una tecnologia spirituale - 205

Ma poi, 13 anni dopo, Debi si imbatté in questo semplicissimo, piccolo processo chiamato i 13 passi. E subito dopo giunse alla verità: l'uomo le stava fornendo una opportunità di guarigione, e in realtà era il suo guaritore. L'energia riprese a scorrere all'istante, e il denaro fluì subito nella sua direzione (il denaro non è nient'altro che energia). Qualche giorno dopo aver concluso l'addestramento ed essere tornata a casa, Debi incontrò il produttore. Costui si sentì in dovere di parlarle a tu per tu: «Sai Debi, non ti ho mai ringraziato per quello che hai fatto per me tanti anni fa, all'epoca di quella tua prima pubblicità. Mi hai concesso una occasione e ha funzionato. Te ne sono davvero grato. Grazie infinite!». Non le offrì una ricompensa economica, ma ormai non aveva più importanza: Debi aveva ottenuto da quell'uomo il riconoscimento che in precedenza non era stata in grado di accettare. Era finalmente arrivata alla conclusione del processo di guarigione. Da quel momento in poi Debi ha preso in mano la situazione, sfruttando appieno le sue qualità. Fino a quel momento non aveva approfittato del suo talento e si era dedicata soltanto a un lavoro anonimo di registrazioni pubblicitarie. Oggi tiene concerti e registra i suoi CD. Ha persino creato un suo studio di produzione. La sua credenza, "non sono abbastanza brava", si è completamente dissolta, e Debi è finalmente una donna realizzata. Sono solito raccontare la storia di Debi per convincere il mio pubblico del potere incredibile di questi strumenti apparentemente semplici e incoraggiarlo a farne uso. Sono quindi grato a Debi che mi ha permesso di servirmene.

T7 Le cinque fasi del Perdono Assoluto

Indipendentemente dalla forma assunta dalla tecnologia del Perdono Assoluto, che potrà presentarsi di volta in volta sotto forma di seminario dei 13 passi, di foglio di lavoro o di cerimonia, si tratta pur sempre di un processo che si svolge sulla base di cinque fasi distinte, che sono:

7. Raccontare la propria storia In questa prima fase c'è qualcuno che si predispone compassionevolmente ad ascoltare la nostra storia, onorandola per quello che è, ovvero in quanto verità di quel preciso istante (se ci stiamo dedicando al foglio di lavoro, il nostro ascoltatore compassionevole siamo noi!). Il fatto che ci sia qualcuno che ascolta e testimonia la nostra storia rappresenta un primo passo vitale. Il primo passo che ci porta a lasciar andare e abbandonare infine il ruolo di vittima consiste nell'interpretarlo pienamente. Analogamente, dobbiamo cominciare con l'entrare appieno nella nostra storia secondo il punto di vista della vittima, evitando, almeno in questa prima fase, qualsiasi interpretazione spirituale (che interverrà successivamente, nella fase quattro). Cominciamo semplicemente da ciò che siamo (o da ciò che eravamo, nel caso in cui stiamo ritornando al passato per gua-

208 - Il Perdono Assoluto

rire qualcosa), in modo da poter innanzitutto percepire, almeno in parte, il dolore che ha causato quel blocco energetico.

2. Entrare in contatto con le emozioni Si tratta di una tappa fondamentale che molte persone che si autodefiniscono spirituali vorrebbero tralasciare, giacché ritengono di non dover sperimentare niente di "negativo". In realtà questa è negazione bella e buona, a causa della quale trascuriamo un punto cruciale: il vero potere risiede proprio nella nostra capacità di entrare profondamente in contatto con tutte le nostre sensazioni ed emozioni, così da manifestare un essere umano completo. La guarigione ha inizio soltanto quando ci concediamo il permesso di accedere al nostro dolore. Il percorso di guarigione è fondamentalmente un percorso emozionale. Peraltro, non deve essere caratterizzato unicamente dal dolore: è sorprendente come, penetrando nei diversi livelli di emozioni e concedendoci di sperimentare il dolore più autentico, ce li ritroviamo rapidamente trasformati in pace, gioia e gratitudine.

3. Far collassare la storia In questa fase analizziamo il modo in cui è cominciata la nostra storia e come la nostra interpretazione degli eventi ci abbia portato a formulare alcune (false) credenze, relative a ciò che pensiamo di noi stessi e al modo in cui abbiamo vissuto la nostra vita. Quando giungiamo infine a vedere che queste storie sono per la maggior parte non vere, e servono soltanto a mantenerci bloccati nell'archetipo della vittima, siamo finalmente liberi di scegliere, e per l'esattezza possiamo scegliere di smettere di sperperare la nostra energia vitale. Non appena decidiamo di recuperare l'energia che avevamo concesso alla

17. Le cinque fasi del Perdono Assoluto - 209

coscienza di vittima, ci re-impossessiamo del nostro potere personale e quelle storie avvizziscono e muoiono. Sempre in questa fase possiamo esercitare un alto grado di compassione per le persone che stiamo perdonando, facendo perno su una chiara e quanto più possibile onesta comprensione della realtà della nostra esistenza, sul fatto che siamo tutti semplicemente imperfetti e che stiamo facendo del nostro meglio sulla base degli strumenti di cui disponiamo. Buona parte di questo lavoro potrebbe essere definito Perdono Tradizionale, tuttavia è un primo fondamentale passo con cui prendiamo contatto con la realtà delle cose. Dopotutto, buona parte di queste nostre storie di vittimizzazione vedono la loro genesi nella prima infanzia, quando eravamo soliti immaginare che il mondo ruotasse intorno a noi e che qualsiasi problema fosse soltanto colpa nostra. Quindi, in questo contesto, cominciamo a rinunciare a parte delle ferite che abbiamo registrato grazie alla nostra visione del mondo infantile, servendoci invece di una prospettiva adulta con cui testimoniamo l'accaduto; ci confrontiamo con il bambino interiore offrendogli la nuda verità, ciò che è o non è realmente accaduto, distinguendola bene dalla nostra interpretazione su ciò che pensiamo sia accaduto. È incredibile quante di queste storie risultino semplicemente ridicole non appena lasciamo che siano illuminate dalla nostra consapevolezza. Peraltro, il vero valore di questa fase consiste nel rinunciare al nostro attaccamento alla storia personale, in modo da poter più facilmente cominciare la transizione richiesta dal passo seguente.

4. Rielaborare la storia A questo punto acconsentiamo a compiere un cambiamento di percezione in virtù del quale, invece di continuare a considerare la situazione attuale come una vera e propria

210-11 Perdono

Assoluto

tragedia, ci predisponiamo a vedere che si tratta proprio di ciò che volevamo sperimentare, qualcosa di assolutamente essenziale per la nostra crescita. Talvolta riusciamo a cogliere la perfezione subito, quindi impariamo la relativa lezione all'istante. Ma nella maggior parte dei casi è tutta questione di rinunciare al bisogno di analizzare e capire, e di arrendersi semplicemente all'idea che in questa situazione è contenuto un dono, che lo comprendiamo o no. È nel nostro arrenderci che impariamo la vera lezione dell'amore e riceviamo il dono. Si tratta anche di una fase di trasformazione, poiché le storie in cui eravamo la vittima, e che avevano fino a quel punto alimentato rabbia, amarezza e risentimento, si trasformano in apprezzamento, gratitudine e accettazione amorevole: perché ciò accada, dobbiamo soltanto aprirci alla percezione della perfezione divina che caratterizza il nostro vissuto.

5.

Integrazione

Dopo aver acconsentito a vedere la perfezione della situazione in cui ci troviamo e aver trasformato le nostre storie in manifestazioni di gratitudine, è necessario integrare tale cambiamento a livello cellulare. Ciò significa integrarlo nei diversi corpi, fisico, mentale, emotivo e spirituale, di modo che entri a far parte integrante del nostro essere. È un po' come salvare il documento che abbiamo appena compilato al computer sul suo disco rigido. Solo a quel punto diventerà permanente. Ritengo che il lavoro sul respiro, o respirazione-satori, sia un ottimo modo per integrare il cambiamento, sia che venga esercitato nel corso del seminario, che subito dopo. È una tecnica che consiste nel coricarsi a terra e respirare consapevolmente secondo un ritmo circolare, ascoltando musica ad alto volume (si veda il capitolo 27).

17. Le cinque fasi del Perdono Assoluto - 211

Se ci serviamo del foglio di lavoro, l'integrazione avviene attraverso la scrittura e la lettura ad alta voce delle dichiarazioni ivi contenute. Nel contesto dei 13 passi, consiste nel compiere le affermazioni verbali con cui si percepisce la perfezione. In seno alla cerimonia del perdono, consiste nel camminare in cerchio e dire qualcosa di natura affermativa alla persona che incontriamo, mentre la incrociamo nel suo percorso in senso opposto. Rituale, cerimonia e naturalmente musica sono anch'essi impiegati per integrare il cambiamento di percezione che costituisce il nocciolo del Perdono Assoluto. Queste cinque fasi non devono necessariamente seguire l'ordine appena descritto. Molto spesso le attraversiamo simultaneamente, in tutto o in parte, oppure andiamo avanti e indietro da una fase all'altra, secondo un percorso circolare o a spirale.

18 Fai finta che funzioni finché non funziona davvero

Quello del perdono è un percorso che comincia sempre da una condizione di non-perdono. Per arrivare alla meta possono volerci anni, o minuti... Comunque sia, adesso sappiamo che tutto dipende da ciò che scegliamo. Nel Perdono Tradizionale ci vuole molto tempo, ma grazie alla tecnologia del Perdono Assoluto, e in particolare esprimendo semplicemente la nostra disponibilità a cogliere la perfezione, può essere questione di pochi istanti. Ogni volta che ci dedichiamo al Perdono Assoluto, in realtà stiamo compiendo un atto di fede, una preghiera, un'offerta, un'umile richiesta di assistenza divina. Lo facciamo nei momenti in cui ci sentiamo incapaci di perdonare, e in un certo senso cominciamo proprio col fare finta che funzioni, finché non funziona davvero.

Arrendersi Cosa vuol dire "fare finta che funzioni finché non funziona davvero"? Significa arrendersi a un processo nel corso del quale non compiamo nessuno sforzo, né cerchiamo di controllare il risultato. Come abbiamo visto nella ricerca di Seattle (si veda il capitolo 13), più i partecipanti si sforzano di perdonare, più trovano difficile lasciar andare ferite e rabbia. Quando invece smettono di cercare di perdonare e di controllare il processo, a un certo punto si accorgono che il perdono è cosa fatta.

214 - il Perdono Assoluto

Il cambiamento energetico, il passaggio dalla rabbia e dal senso di colpa al perdono e alla responsabilità, avviene davvero molto più rapidamente quando ci serviamo del Perdono Assoluto, perché impiegando gli strumenti che sono descritti in queste pagine, abbandoniamo la nostra coscienza di vittima. Come abbiamo visto nel capitolo 13, la coscienza cambia il tempo. Peraltro, persino quando ci affidiamo al Perdono Assoluto, ci dedichiamo al processo senza nutrire alcuna aspettativa circa il momento in cui tale cambiamento di energia avrà luogo, questo ben sapendo che potrebbe accadere all'istante. Il momento esatto in cui i risultati cominciano a manifestarsi può dipendere da cose di cui sappiamo ben poco. Forse, prima che possiamo realmente percepire un'accettazione incondizionata verso la persona implicata nella nostra storia, e ritrovarci assolutamente in pace rispetto tutto ciò che ci è accaduto, ci vorrà un bel po' di tempo. Tanto per fare un esempio, forse per arrivarci ci vorranno molti fogli di lavoro, ma comunque sia, non appena compiuta la trasformazione, sarà sotto i nostri occhi, incontrovertibile. Attenzione! Non è necessario che le persone che perdoniamo ci piacciano (per molti dei lettori ciò sarà fonte di sollievo). Né dobbiamo stare in loro compagnia, se la loro personalità e/o il loro comportamento ci risulta tossico. Il Perdono Assoluto è un'interazione anima/anima e non richiede altro che una connessione a livello dell'anima. Quando sperimentiamo un amore incondizionato per l'anima di queste persone, le incontriamo a tale livello, fino a essere una sola cosa.

Cogliere

l'opportunità

Ogni volta che qualcuno ci fa arrabbiare dovremmo considerarla un'occasione per perdonare. Se la persona che è

18. Fai finta che funzioni finché non funziona davvero - 215

all'origine della nostra irritazione è entrata in risonanza con qualcosa in noi che abbiamo bisogno di guarire, ci sta in realtà offrendo un dono. Dobbiamo soltanto scegliere di vederla in questi termini, ovvero cambiare la nostra percezione. Tale situazione potrebbe anche essere l'ennesima ripetizione di eventi già vissuti, circostanze nelle quali qualcuno ci ha già provocato un dolore del genere. In tal caso la persona che ci troviamo di fronte rappresenta tutti quelli che ci hanno già arrecato lo stesso male in passato. Perdonandola per ciò che ci sta facendo vivere adesso, perdoniamo tutti gli altri che si sono comportati analogamente, e perdoniamo anche noi stessi per ciò che potremmo aver proiettato su di loro. Tutto ciò è esemplificato dal diagramma 1 di pagina 41, in cui la storia di Jill è rappresentata su una linea temporale che descrive tutte le opportunità di guarigione del suo dolore originario che le sono state offerte affinché potesse correggere la sua percezione errata, che la portava a ritenersi indegna di essere amata. Quando Jill si è infine resa conto della realtà profonda della sua crisi con Jeff e lo ha perdonato (guarito), ha automaticamente perdonato, ovvero guarite, tutte le precedenti situazioni problematiche, compresa quella con suo padre, da cui aveva avuto origine tutto quanto. Non appena illuminata dalla luce del perdono, la sua storia di vittima è collassata all'istante nel suo complesso, compresa la relazione con il precedente marito. Ecco perché il Perdono Assoluto non richiede alcuna terapia, o cose del genere. Non solo perdonare nel presente guarisce tutte le altre occasioni in cui si è manifestato lo stesso dolore, compresa la sua causa prima, ma non è nemmeno necessario che riconosciamo con precisione quale sia stata la situazione problematica da cui ha avuto origine tutto quanto. Ciò significa che non dobbiamo metterci a scavare nel passato per cercare di capire quale sia stato il punto di partenza. Quale che fosse, è guarito, quindi, perché preoccuparsene?

216 - Il Perdono Assoluto

Un

cambiamento

di percezione

I capitoli seguenti contengono procedure per trasformare l'energia e offrono l'opportunità di mutare la nostra percezione, così da scoprire ciò che probabilmente si nasconde dietro al problema che stiamo sperimentando. Tale cambiamento di percezione rappresenta l'essenza del Perdono Assoluto. Tutti questi processi ci riportano al momento presente, aiutandoci a recuperare l'energia dal dolore passato e ritraendola dalla nostra ansia per il futuro processi entrambi necessari perché il cambiamento possa aver luogo. Quando dimoriamo nel momento presente, non possiamo più provare risentimento, perché il risentimento esiste solo nel passato. E non possiamo neppure avere paura, perché la paura è soltanto in rapporto con il futuro. È così che ci ritroviamo a poter cogliere l'occasione del momento presente in una dimensione fatta di amore, accettazione e Perdono Assoluto.

Perdono Assoluto: strumenti di pronto soccorso Alcuni degli strumenti inclusi in questa sezione dovrebbero essere utilizzati nel momento stesso in cui si manifesta una situazione problematica che richiede il perdono. Tali strumenti ci scuotono, così da portarci all'istante alla consapevolezza degli aspetti contenuti nel problema, prima che ci lasciamo catturare dalla sua energia e quella drammaticità ci catapulti nella dimensione della vittima. Quando qualcuno ci tocca nel vivo, attiviamo quasi automaticamente la modalità difesa/attacco. Peraltro, se impariamo a servirci di questi strumenti, eviteremo di dover sperimentare lo stesso ciclo per l'ennesima volta. 14 passi per il Perdono Assoluto sono proprio uno di questi strumenti di pronto soccorso: è facile ricordarsene e possiamo ripeterceli mentre stiamo vivendo il nostro dramma personale.

18. Fai finta che funzioni finché non funziona davvero - 217

Gli altri strumenti descritti nei capitoli seguenti dovrebbero invece essere usati in una condizione di calma e solitudine, dopo che siamo riusciti a sfogare o manifestare rabbia e frustrazione. Il foglio di lavoro del Perdono Assoluto è uno di questi strumenti e funziona a meraviglia! All'inizio servirsi di questi strumenti è davvero un atto di fede. Ma, col passar del tempo, ne scaturiscono doni incredibili. Far continuamente ricorso a tali strumenti permette di trovare una pace di cui ignoravamo l'esistenza, e che non avremmo mai pensato fosse possibile.

19

Toccare il dolore

Entrare in contatto con le nostre sensazioni ed emozioni costituisce la seconda fase del processo del perdono, e di solito segue il racconto della nostra storia. In tale fase dobbiamo concederci il permesso di sperimentare e toccare le sensazioni e le emozioni che derivano da una certa situazione problematica fino a sentirle pienamente. Se cerchiamo di perdonare sulla base di un processo puramente mentale, e cioè negando la nostra rabbia, la nostra tristezza o la nostra depressione (tanto per fare un esempio delle emozioni più comuni), non accadrà un bel niente. Ho incontrato molte persone, soprattutto quelle che si ritengono particolarmente "spirituali", che credono che tali emozioni debbano essere negate e "consegnate" allo Spirito. È ciò che viene definito "bypass spirituale". Nel 1994 tenni un seminario in Inghilterra. Erano passati 10 anni da quando ero emigrato negli Stati Uniti e avevo completamente dimenticato fino a che punto gli Inglesi rifiutassero di entrare in contatto con le loro sensazioni ed emozioni. Il seminario ebbe luogo in un monastero, da qualche parte nell'Inghilterra occidentale, e la maggior parte degli iscritti, come avrei poi scoperto, erano guaritori spirituali. Quando arrivammo al monastero, in giro non c'era anima viva, cosicché decidemmo di entrare, sistemammo le nostre cose alla meglio e cominciammo il seminario. Iniziai con lo spiegare che la vita è fondamentalmente un'esperienza emotiva il cui scopo è la nostra crescita spirituale, e che quel seminario era volto

220 - Il Perdono Assoluto

ad aiutarci a entrare in contatto con le emozioni che avevamo sepolto nel nostro inconscio. Ebbene, dalla reazione dei partecipanti al seminario si sarebbe detto che avessi chiesto loro di danzare nudi attorno al fuoco, o qualcosa del genere! Ecco quale fu la loro risposta: «Oh, no! Siamo spirituali. Abbiamo trasceso le nostre emozioni. Non prestiamo più nessuna fede a esse. Se siamo in preda a un 'emozione, chiediamo semplicemente allo Spirito di portarla via e passiamo semplicemente e direttamente alla pace. Non crediamo in questo genere di lavoro». Il seminario era cominciato soltanto da un'ora e mi rendevo conto che si sarebbe rivelato un disastro. Era come cercare di nuotare nella melassa! Non riuscivo a trovare un varco, e non c'era modo di indurli a compiere quel lavoro. A ogni minuto che passava mi sentivo sempre peggio, e in me si rafforzava la convinzione che quel seminario fosse un assoluto fallimento. A quel punto intervenne lo Spirito! Un giovane monaco che portava la tonaca fece irruzione nella stanza chiedendo chi fosse il responsabile del seminario. Quando gli spiegai che ero io, mi chiese di uscire assieme a lui. Voleva "parlare" con me, ma si vedeva chiaramente che stava ribollendo di rabbia. Era rosso in viso e aveva un atteggiamento altezzoso. Gli spiegai che stavo conducendo un seminario e che avrei soddisfatto la sua richiesta non appena finito. Se ne andò estremamente seccato, per tornare alla carica subito dopo, chiaramente infuriato. Mi puntò un dito, poi lo curvò a mo' di uncino, come se volesse tirarmi a sé, e infine strillò: «Voglio parlarle, subitol». Quel suo gesto fece scattare qualcosa. Tutta la frustrazione e la tensione di quelle ore esplosero all'improvviso. Mi voltai verso quel mio gruppo di studenti e con tono minaccioso dissi: «Adesso guardate bene!». Raggiunsi a grandi passi quel borioso monaco, sempre più rosso in viso, e puntandogli il mio

19. Toccare il dolore - 221

dito a pochi centimetri dal volto, gli dissi in termini assolutamente espliciti: «Non mi interessano le vesti che porta e cosa rappresenti la sua tonaca, lei non può fare irruzione nel mio seminario e cercare di tirarmi fuori come se fossi uno scolaretto che le ha mancato di rispetto. Uscirò e parlerò con lei soltanto quando sarò pronto a farlo. In pratica, avrò finito a mezzogiorno in punto. Se avrà ancora qualcosa da dirmi, non dovrà fare altro che aspettarmi fuori, nell'atrio, e potremo parlare. E adesso, per favore, ci lasci lavorare.'». Poi feci prontamente ritorno ai miei studenti, che erano rimasti là, a bocca aperta, pallidi come morti (non ci si può rivolgere in quel modo a dei religiosi!). «Benel», feci indicandoli uno a uno, «Vorrei sapere come vi sentite ora, in questo preciso momento, e non ricominciate a raccontarmi stupidaggini del genere che avete affidato le vostre emozioni alla fiamma dello spirito e che adesso vi sentite in pace, perché è chiaro che non lo siete. Cosa provate? Siate sinceri!». Come i lettori potranno ben immaginare, le emozioni dei partecipanti al seminario erano state ben sollecitate, e cominciammo a discuterne. Grazie all'intervento di quel monaco, ero riuscito a fare breccia nel muro con cui resistevano alla più banale verità: tutti gli esseri umani sperimentano emozioni e sensazioni, e va benissimo così. Avevo fatto crollare quella loro falsa spiritualità, che altro non era che un bypass spirituale di cui avevo dimostrato loro l'esistenza. A mezzogiorno, conclusa la sessione, raggiunsi l'atrio. Il monaco era là, in mia attesa. Lo raggiunsi subito e con sua grande sorpresa e costernazione lo abbracciai: «Grazie infinite! Lei oggi è stato il mio angelo di guarigione. Ha incarnato il mio seminario. Ha salvato il mio lavoro!». Rimase letteralmente senza parole. Non credo abbia veramente capito, neppure quando provai a spiegarglielo. Ma ormai si era calmato, e venne fuori che si era arrabbiato così tanto perché

19. Toccare il dolore - 223

222 - II Perdono Assoluto

non avevo suonato il campanello per fargli sapere che eravamo arrivati. Era rimasto seduto nella sua stanza aspettando quella scampanellata, senza pensare che avremmo potuto semplicemente spingere la porta ed entrare. Come ci si può arrabbiare così per una cosa talmente piccola? Non viene forse da pensare che anche lui avesse nel suo passato qualche storia di abbandono o del genere "non sono abbastanza bravo" che ancora covava? Quel ritiro di sette giorni si trasformò in uno dei migliori seminari che io abbia mai portato a termine. Ed ebbe successo perché i partecipanti affrontarono la realtà e divennero autentici. Li guidai attraverso il loro dolore, che in certi casi risaliva a eventi drammatici del tempo di guerra che non avevano mai condiviso prima di allora. Quelle persone poterono così comprendere che le emozioni custodiscono il potere della guarigione, che non può essere invece trovato nelle chiacchiere o nei ragionamenti, né tantomeno nelle affermazioni o nella meditazione, se quest'ultima include l'esclusione di ogni nostra emozione. C'è poi un altro mito da sfatare: che ci siano emozioni di due tipi, positive e negative, e che quelle negative debbano essere evitate. In verità non esiste nulla del genere. Le emozioni diventano dannose e hanno un effetto negativo su di noi soltanto quando vengono represse, rimosse o non espresse. Il pensiero positivo è soltanto un'altra forma di negazione.

Noi

vogliamo

esperienze

emozionali

Per noi esseri umani la capacità di sperimentare emozioni è un dono. In effetti, c'è chi dice che l'unico motivo per cui abbiamo scelto questa esperienza umana scaturisce dal fatto che questo è il solo pianeta in cui troviamo la vibrazione dell'energia emotiva, e siamo venuti qui proprio con l'intento di sperimentarla. Di conseguenza, quando non ci apriamo alla piena esperienza

di tutte le emozioni possibili, e al contrario le reprimiamo, la nostra anima crea situazioni in cui siamo letteralmente costretti a sperimentarle. (Non avete mai notato che spesso ci vengono offerte occasioni di sperimentare emozioni intense subito dopo aver pregato per la nostra crescita spirituale?) Ciò significa che qualsiasi forma di litigio potrebbe avere come unico scopo il desiderio della nostra anima di concederci una occasione per sperimentare un'emozione repressa. Se ci rendiamo conto che le cose stanno proprio così, non dobbiamo fare altro che lasciarci andare all'esperienza di quella emozione, il che permetterà il passaggio dell'energia attraverso di noi, così da far sparire all'istante il cosiddetto "problema". Peraltro, non tutte le problematiche si dissolvono così facilmente. Quando cerchiamo di risolvere questioni di vecchia data o il ricordo di quella che ci sembra un'ingiustizia inaccettabile, come una violenza sessuale o un abuso fisico, ci vuole molto di più della semplice esperienza delle emozioni per giungere al punto in cui proviamo amore incondizionato per l'altro. Percepire pienamente l'emozione è soltanto il primo passo nel processo che ho inizialmente definito "fai finta che funzioni finché non funziona", ed è un passo a cui non possiamo rinunciare. Con ciò non intendo peraltro dire che il lavoro sulle emozioni non possa trarre beneficio dall'introspezione ottenuta attraverso un cambiamento di percezione, che può benissimo aver luogo prima ancora che le emozioni siano sentite ed espresse. È senz'altro possibile. Tuttavia, non è possibile il percorso contrario: il cambiamento di percezione richiesto nel Perdono Assoluto non potrà aver luogo se per prima cosa non vengono rilasciate le emozioni sottostanti, quelle che fino a quel punto sono state represse. Ogni qualvolta proviamo il desiderio di perdonare qualcuno o qualcosa, inevitabilmente dobbiamo per prima cosa provare rabbia nei suoi confronti. In realtà, la rabbia è un'emozione secondaria. Sotto la rabbia c'è un dolore motivo primario, che può

224 - II Perdono Assoluto

essere l'orgoglio ferito, vergogna, frustazione, tristezza, terrore o paura. La rabbia rappresenta Yenergia in movimento che si emana dalla repressione di quel dolore: non permettere alla rabbia di fluire potrebbe essere paragonato a cercare di mettere un tappo su un vulcano. Un giorno o l'altro esploderà! Nella prima e nella seconda fase del processo del Perdono Assoluto ci viene chiesto di entrare in contatto non solo con la rabbia, ma anche con le emozioni sottostanti. Ciò significa sentirle concretamente: non si tratta di parlarne, di analizzarle o di dar loro un nome, ma di sperimentarle!

Ama la tua rabbia Troppo spesso, quando parliamo di lasciar andare la rabbia, ovvero rilasciare la rabbia, intendiamo in realtà cercare a ogni costo di sbarazzarcene. La rabbia che sperimentiamo ci sembra qualcosa di sbagliato, di sgradito, persino di spaventoso. Non vogliamo toccarla davvero, quindi cerchiamo di parlarne e di elaborarla intellettualmente, ma non può funzionare. Cercare di elaborare un'emozione attraverso l'espressione verbale è semplicemente un altro modo per resistere alla sua vera esperienza. È per questo motivo che la maggior parte delle terapie basate sulla conversazione non hanno effetti concreti. Ciò a cui resistiamo, persiste. Dal momento che la rabbia non è nient'altro che energia in movimento, resisterle non fa che bloccarla in noi, finché il vulcano inevitabilmente erutta. Rilasciare la rabbia significa liberare l'energia bloccata delle emozioni represse, concedendole di scorrere liberamente attraverso il corpo sotto forma di sensazione. Fare qualche tipo di lavoro sulla rabbia ci consente di sperimentare questa emozione con un preciso scopo e in un contesto in cui continuiamo ad avere il controllo della situazione.

19. Toccare il dolore - 225

II lavoro sulla rabbia fa circolare l'energia Quello che definiamo lavoro sulla rabbia, in realtà non riguarda veramente la rabbia. Si tratta semplicemente del rimettere in circolazione nel corpo l'energia che è stata bloccata. Quindi potrebbe essere più appropriato definirlo "lavoro di rilascio dell'energia". Comunque vogliamo chiamarlo, è un processo assolutamente semplice che può implicare di urlare affondando la testa in un cuscino (così da non allarmare il vicinato), di lasciarsi andare alle grida in macchina, picchiare i cuscini, tagliar legna o fare qualche altra attività fisica esplosiva. La combinazione di attività fisica e dell'uso della voce sembra rappresentare la chiave per un lavoro di rilascio dell'energia veramente efficace. Capita fin troppo spesso che blocchiamo l'energia delle emozioni al livello della gola, sia che si tratti di rabbia, tristezza, senso di colpa o quant'altro, quindi un'espressione vocale dovrebbe sempre far parte del processo. Dovremmo dedicarci a tale lavoro con l'intenzione di percepire l'intensità di quell'energia nel suo muoversi attraverso il corpo, senza giudicarla; non si tratta affatto di cercare di sbarazzarcene. Se possiamo veramente arrenderci alle emozioni, ci sentiremo vivi come non mai e alla fine scopriremo che quell'energia si è dissolta.

Quando la rabbia fa paura In certi casi l'idea di far emergere la rabbia, soprattutto quando sotto la rabbia cova il terrore, potrebbe essere troppo spaventosa, talmente terrificante da non prenderla neppure in considerazione. Chi ci ha fatto tutte quelle cose terribili potrebbe ancora esercitare un forte influsso sul nostro inconscio. In circostanze del genere non è consigliabile effettuare il lavoro sulla rabbia da soli. Molto meglio rivolgersi a qualcuno che saprà come sostenerci nel

226 - II Perdono Assoluto

momento in cui sperimenteremo sia rabbia che terrore - dovrà trattarsi di qualcuno di cui abbiamo la massima fiducia e che ha già acquisito una certa esperienza nell'aiutare le persone ad attraversare emozioni talmente intense. Per esempio, potrebbe essere un'ottima scelta rivolgersi a un counselor o a uno psicoterapeuta. Raccomando inoltre la respirazione-satori (si veda il capitolo 27) in compagnia di un praticante esperto. Anche questo è un ottimo metodo per rilasciare un'emozione.

Attenzione alla dipendenza dalla rabbia È opportuno che a questo punto avvisi i lettori circa un rischio assai comune: acquisire dipendenza dalla rabbia, trappola in cui è fin troppo facile cadere. La rabbia si autoalimenta e si trasforma facilmente in risentimento. Il risentimento consiste nel provare piacere a ripercorrere all'infinito le vecchie ferite, rivisitando sistematicamente il dolore associato per poi dare sfogo alla rabbia che ne deriva in una delle tante forme possibili. Può diventare una dipendenza estremamente forte di per se stessa. Dovremmo comprendere che la rabbia persistente non ha alcuno scopo pratico. Di conseguenza, dopo aver permesso all'energia della rabbia di fluire liberamente sotto forma di sensazione, dovremmo servircene per creare un esito positivo. Forse sarà opportuno stabilire una linea di demarcazione, o una qualche condizione, circa le future interazioni con la persona che è all'origine della nostra rabbia. Forse sarà opportuno decidere un certo atteggiamento, come la volontà di provare compassione nei suoi confronti o di perdonarla. La rabbia non si trasforma in dipendenza soltanto quando la utilizziamo come catalizzatore per un cambiamento positivo, per l'autopotenziamento o per il perdono.

20

Fare posto al miracolo

Il foglio di lavoro del Perdono Assoluto ha letteralmente cambiato la vita di migliaia di persone. Spiegare come e perché comporti risultati talmente straordinari non è affatto facile; tutto ciò che posso dire è che consente una trasformazione energetica. In pratica, si potrebbe dire che fare il fòglio di lavoro costituisca, di per sé, un'esperienza energetica. E un po' la stessa cosa che accade con i rimedi omeopatici, con l'eccezione che in questo contesto l'ingrediente segreto è la disponibilità a perdonare, anche quando riteniamo di non essere pronti. Il foglio di lavoro è semplicemente un modo di esprimere tale disponibilità. A quanto pare ciò permette di rilasciare l'energia bloccata nella situazione problematica che stiamo affrontando, che di conseguenza sembra risolversi spontaneamente. A questo punto i lettori avranno già compreso che, ogniqualvolta qualcuno provoca la nostra collera o suscita emozioni negative, è un'opportunità per guarire. In precedenza ci saremmo lasciati risucchiare dagli aspetti drammatici della faccenda... Oggi invece possiamo prendere un foglio di lavoro e cominciare il processo del perdono. Dovremmo continuare a riempire fogli di lavoro finché l'energia relativa a quella certa problematica, persona o inconveniente, non si è completamente dissolta. Potrebbero volerci giorni, se non mesi, o forse anche un solo foglio di lavoro! Tutto dipende dagli elementi con cui entriamo in risonanza e dall'emozione implicata.

20. Far posto al miracolo - 229

228 - // Perdono Assoluto

DATA:

FARE SPAZIO AL M I R A C O L O FOGLIO DI LAVORO PER IL PERDONO ASSOLUTO FOGLIO DI LAVORO # OGGETTO: (X) CIÒ CHE MI CAUSA TURBAMENTO:

C

Sono arrabbiato c o n te perché:

3. Riconosco a m o r e v o l mente e accetto le mie e m o z i o n i e n o n le giudico più:

Disposti) Incerto

featfco

Non disposto

Si .'tifi,

Non disposto

15. B e n e d i c o (X) per essersi reso d i s p o n i b i l e a prendere parte alla mia guarigione, e rendo o m a g g i o a me stesso/o per aver v o l u t o partecipare alla sua guarigione.

Disposto Incerto

Scettico

Non disposto

Scettico

Non disposto

SPAZIO PER ULTERIORI COMMENTI

r

SPAZIO F'RR ULTERIORI COMMENTI

4. Sono responsabile del Disposi») Incerto Scettico Non le mie e m o z i o n i . Nessuno dispi Hb p u ò (armi provare alcunché. Le m i e e m o z i o n i sono un riflesso di c o m e io percepisco il problema. 5. A n c h e se non so c o m e Dtspnsio Incerto o perché, ora sono c o sciente che la mia a n i m a mi ha messo in questa situazione per farmi imparare e crescere.

Disposto Incerto

i o . Rilascio qualsiasi sensazione di (elencare di s e g u i t o ^ con riferimento al riquadro 2b) possa ancora albergare ] nella mia coscienza:

/ I b i A causa di ciò che hai tatto (fai) MI SENTO: f ( Indentifìco qui le mie emozioni)

2a) FACCIA A FACCIA C O N X:

! 4 . Sebbene io possa n o n sapere cosa, perché o c o m e , ora c o m p r e n d o c h e tu e io a b b i a m o ricevuto esattamente c i ò che a v e v a m o scelto inconsciam e n t e e c h e stiamo r e a l i z z a n d o una danza di guarigione r e c i p r o c a .

17. A p p r e z z o la d i s p o n i b i l i t à di (X) a rispecchiare le m i e p e r c e z i o n i errate e lo b e n e d i c o per avermi o f f e r t o una o p p o r t u n i t à di praticare il Perdono Assoluto e l ' A u t o - A c c e t t a z i o n e .

Dispositi Incerto

^18. F i n a l m e n t e c a p i s c o c h e q u a n t o stavo s p e r i m e n t a n d o (la m i a storia di v i t t i m a ) era il r i s u l t a t o d e l m i o m o d o CÌÌ^ i n q u a d r a r e (interpretare) i l p r o b l e m a . O r a s o c h e p o s s o c a m b i a r e tale "realtà" s e m p l i c e m e n t e r i f o r m u l a n d o l a ì n t e r m i n i s p i r i t u a l i e a c c e t t a n d o di c o g l i e r n e la p e r f e z i o n e . Per e s e m p i o ... (Ecco un t e n t a t i v o di r i f o r m u l a z i o n e v o l t a al P e r d o n o A s s o l u t o - c h e p u ò s e m p l i c e m e n t e c o n s i s t e r e in una d i c h i a r a z i o n e g e n e r i c a CON r u i a f f e r m o c h e so c h e t u t t o q u a n t o è p e r f e t t o così c o m ' è , o c h e s p e c i f i c a m e n t e r i g u a r d o a q u e s t o p r o b l e m a r i e s c o a c a p i r e c h e si tratta di

Saltilo

Non disposto

un d o n o . Attenzione: n o n sempre è possibile).

S'b. Sto r a c c o g l i e n d o alcuni indizi circa la m i a vita, c o m e il presentarsi di s c h e m i ripetitivi, o altre caratteristiche c h e [

i n d i c a n o c h e ho già a v u t o m o l t e altre o p p o r t u n i t à d e l genere in p a s s a l a ma in q u e i contesti n o n le ho riconosciute

I

c o m e tali,

ftr

esempio:

V

.

7 S o n o p r o n t o a ricono- Disposili Incerto Scettico s c e r e la mia missione, Ò "contratto dell'anima", c h e include sperimentare prob l e m a t i c h e del Renere, q u a l e c h e sia il m o t i v o .

•*

Non disposto

8. Il m i o d i s a g i o è un c h i a r o s e g n o c h e n o n s t o d o n a n d o l ' a m o r e necessario né a me stesso/a né a (X), g i u d i c a n d o , c o l t i v a n d o a s p e t t a t i v e , v o l e n d o c h e (X) c a m b i e p e r c e p e n d o (X) t u n ' a l t r o c h e p e r f e t t o . (Elenco dì seguilo i giudizi,

19. P e r d o n o c o m p l e t a m e n t e m e s t e s s o / a , . n i e l l o 'li ermi persona amorevole ge nerosa e creativa. Rilascio qualsiasi bisogno di afferrarmi a emozioni e idee correlate al passato che mi d i p i n g o n o c o m e incapace e limitato/a. Recupero l'energia che disperdevo nel passato e rilascio ogni barriera si frapponga tra me e l'abbondanza di cui so di disporre in questo preciso istante. Sono io che creo la mia vita e ho di nuovo tutta l'energia necessaria per essere pienamente me stesso/a, per amarmi e sostenermi incondizionatamente, cosi c o m e sono in possesso di tutto il m i o potere e la mio magnificenza.

ni omisi

ionie

20. Mi ARRENDO, ora, al Potere Superiore che penso prenda la forma di e ho piena fiducia nel riconoscere che questa situazione continuerà a dispiegarsi perfettamente e in accordo con la guida Divina e le leggi spirituali. Riconosco la mia appartenenza all'Uno e mi sento perfettamenle riconnesso con la mìa Fonie. Sono restituito alla mia vera natura, che è AMORE, e ora rinnovo l'amore per (X). Chiudo gli occhi e sperimento l'AMORE che fluisce nella mia vita, godendomi la gioia che deriva dall'espressione e dall'esperienza dell'amore stesso.

le aspettative e i comportamenti che indicano come vorrei che (x) cambiasse).

9. Mi rendo ora conto che Disposto Incerto Scettico mi arrabbio solo quando qualcuno risuona con quelle parli del m i o essere che ho ripudiato, negato, represso e proiettato sugli altri.

Non disposici

10. (X) sta riflettendo ciò che d e v o amare e accettare in me stesso/a.

Non disposto

Disposto Incerto

Scenico

11. (X) sta rifletDisposto Incerto tendo la mia percezione errata di me stesso/a. Perd o n a n d o (X) guarisco me stesso/a e r i f o r m u l o la mia realtà.

Scettico

12. O r a capisco che non Disposili Incerto c'è nulla che (X), o c h i u n que altro, abbia fatto che possa essere giudicato giusto o sbagliato. Rinuncio a ogni giudizio.

Scettico

SPAZIO PER ULTERIORI COMMENTI

2 1 . Una nota per te (X)_

C a r o / a (X)

A v e n d o c o m p l e t a t o questo foglio di lavoro, io .

t i p e r d o n o c o m p l e t a m e n t e p e r c h é h o f i n a l m e n t e c o m p r e s o c h e n o n hai f a t t o nulla d i

sbagliato, e c h e t u t t o rientra n e l l ' o r d i n e D i v i n o . T i r i c o n o s c o , t i a c c e t t o e t i a m o i n c o n d i z i o n a t a m e n t e , così c o m e sei. (Nota: ciò non significa che ti esonero dalle responsabilità per il tuo comportamento, o che non posso definire una linea di demarcazione tra me e te: facciamo pur sempre i conti con il Mondo dell'Umanità).

13. Rilascio il m i o bisogno Dispi Ma Incerto Scettico di incolpare gli altri e di mettermi dalla parte del giusto, e V O G L I O cogliere la perfezione di questa situazione cosi c o m ' è .

Non disposto

Non disposto

22. U n a n o t a p e r me stesso/a

R i c o n o s c o la m i a natura di essere s p i r i t u a l e c h e sta s p e r i m e n t a n d o un'esistenza u m a n a , e mi a m o e mi o f f r o t u t t o il sostegno possibile in ogni aspetto della mia u m a n i t à

Non disposili

Tratto d a l v o l u m e Perdono Assoluto, d i C o l i n T i p p i n g . R i n g r a z i a m e n t i : D r . M i c h a e l Ryce, A r n o l d M . Patent C o p y r i g h t C. T i p p i n g 2001. Da n o n utilizzare in altre p u b b l i c a z i o n i . Q u e s t o f o g l i o di lavoro p u ò s o l t a n t o essere f o t o c o p i a t o e c o n d i v i s o c o n a l t r i . Per ulteriori i n f o r m a z i o n i o m o d e l l i o r i g i n a l i d e l f o g l i o di lavoro, si v e d a w w w . radicalforgiveness.com

^

i

230 - Il Perdono Assoluto

Il foglio di lavoro delle due pagine precedenti può essere ingrandito e fotocopiato. Per completare il foglio di lavoro è necessario aver maturato una comprensione ragionevole dei principi sottostanti al Perdono Assoluto. Le note che seguono consentiranno di ripercorrerli a mo' di esempio. Le parti concernenti il foglio di lavoro stesso sono messe in rilievo e completate, a titolo di esempio, come se Jill avesse fatto il suo foglio di lavoro nel momento in cui stava rielaborando il suo problema con Jeff, così come descritto ne La storia di Jill {Parte prima). Quando cominciamo a praticare il Perdono Assoluto, normalmente ci precipitiamo sui fogli di lavoro e vogliamo farne fin troppi, relativamente a un gran numero di persone, così da sbrogliare immediatamente i principali nodi del nostro passato. Tuttavia, una delle migliori caratteristiche del Perdono Assoluto consiste nel fatto che non dobbiamo metterci a scavare nel passato per guarirlo. Chiunque sia all'origine del nostro dolore in questo preciso istante rappresenta TUTTE le altre persone che ci hanno procurato problemi in passato per un motivo analogo. Sarà quindi opportuno lavorare innanzitutto con quella persona, anche se pensiamo che non rappresenti una questione fondamentale: se ci sta creando problemi, deve essere necessariamente qualcosa d'importante. Potrebbe facilmente condurci al nocciolo della faccenda. Inoltre, sarà forse opportuno cominciare con problematiche di minore rilievo: qualcosa di semplice, che non comporti un grande carico emotivo. Sono i piccoli problemi che, se trascurati, si trasformano in grosse grane, ragion per cui sarà opportuno mettersi al lavoro persino sulle situazioni apparentemente più banali. Inoltre, è molto più semplice imparare a produrre il necessario cambiamento di percezione in situazioni relativamente semplici e meno traumatiche. Delle questioni più grosse potremo occuparcene dopo!

20. Far posto al miracolo - 231

Sarà opportuno datare e numerare i fogli di lavoro e poi archiviarli, così da poterli riesaminare di tanto in tanto e valutare la misura in cui siamo riusciti a produrre un concreto cambiamento di coscienza. Alternativamente, si potrà anche includere nel processo una sorta di rituale, nel corso del quale, dopo aver completato un foglio di lavoro, lo bruceremo (si veda il capitolo 25).

Ringraziamenti

particolari

Il foglio di lavoro, nella sua forma attuale, trae spunto da quello creato alcuni anni fa dal dottor Michael Ryce, un pioniere di questo settore che ha dedicato la sua vita a diffondere il messaggio del perdono in tutto il pianeta. Sono inoltre debitore verso Arnold M. Patent, che con il suo lavoro è stato il primo a introdurmi a questi principi spirituali, ispirando così molti dei punti del foglio di lavoro. Sono profondamente grato per il contributo che queste due persone hanno apportato alla mia comprensione e a questo libro.

FARE SPAZIO AL MIRACOLO FOGLIO DI LAVORO PER IL PERDONO ASSOLUTO Data: 7 luglio ìqqi Foglio di lavoro # 3 Oggetto: ( X ) Ciò che mi causa turbamento: Jeff

Cominciamo con l'identificazione della persona, della problematica o dell'oggetto che è all'origine della nostra sofferenza, qui contrassegnato con una "X". In alcune circostanze potrebbe trattarsi di noi stessi, ma in tal caso, soprattutto per i principianti, potrebbero nascondersi grosse insidie. Ciò è dovuto al fatto che alla radice di ogni sensazione di separazione c'è il senso di colpa, ragion per cui siamo fin troppo inclini a cospargerci il capo di cenere non appena se ne presenta l'occasione. Nei miei seminari consiglio sempre di non dedicare

232 - 11 Perdono Assoluto

il foglio di lavoro a se stessi. In definitiva, qualsiasi forma di perdono è rivolta anche a se stessi, ma il modo migliore per arrivarci è, a mio parere, perdonare ed estendere l'amore verso gli altri. Secondo le leggi universali tale energia ci verrà sempre restituita, cosicché scopriremo di essere stati perdonati. Dovremmo sempre scrivere dell'oggetto o della persona che è all'origine della nostra sofferenza in terza persona. In altre parole, non facciamo altro che raccontare la nostra storia come se ci trovassimo di fronte a un confidente che ci ascolta. E serviamoci dei nomi propri. 1. ta situazione che mi causa disagio, per come la percepisco ora, è:

Jeff mi sta abbandonando e sta rivolgendo tutta la sua attenzione e il suo amore a sua figlia Lorraine - ha preso a ignorarmi completamente. Mi fa sentire in colpa e mi accusa di essere mentalmente squilibrata. Mi fa sentire inutile e stupida. Il nostro matrimonio è finito, ed è tutta colpa sua. Mi sta costringendo a lasciarlo.

1. In questa parte del foglio di lavoro ci viene chiesto di raccontare quale sia l'origine del nostro disagio. Dovremmo definire la situazione nei dettagli, senza tralasciare nulla. In particolare, dovremmo descrivere le esatte sensazioni che proviamo nel preciso istante in cui scriviamo. Non cerchiamo di lavorarci di fino, o di sovrapporre un'interpretazione spirituale o psicologica. Dobbiamo onorare la dimensione in cui ci troviamo ora, anche se sappiamo bene che si tratta del Mondo dell'Umanità, della dimensione dell'io e dell'illusione. Sapere che stiamo sperimentando un'illusione, e che abbiamo bisogno di sperimentarla, costituisce il primo passo per sbarazzarcene. Potremmo anche aver già innalzato considerevolmente la nostra vibrazione e dedicato una certa porzione della nostra vita al Mondo della Verità Divina; nonostante ciò, perdere l'equilibrio è estrema-

20. Far posto al miracolo - 233

mente semplice e, come tutta conseguenza, ci ritroviamo sprofondati nella dimensione dell'io, avvinghiati alla condizione di vittima, con tutto quel che ne segue. È un'esperienza di cui gli esseri umani hanno bisogno: non possiamo essere sempre colmi di gioia e pace, e cogliere la perfezione in tutte le situazioni, nessuna esclusa. 2 a) FACCIA A FACCIA C O N X: sono arrabbiato con te perché:

Hai distrutto il nostro matrimonio. Mi hai ferita e respinta. Il tuo comportamento è orribile e sono determinata a lasciarti perché sei un bastardo!

2 a. Dovremmo sentirci impegnati in un duro faccia a faccia con la persona o l'oggetto X, e descrivere con precisione di che cosa lo accusiamo. In questa parte non c'è molto spazio, quindi serviamoci delle parole che meglio descrivono la nostra rabbia in ogni suo aspetto. Se l'oggetto o il problema in questione non ha un nome, diamogliene uno, o almeno descriviamolo come se si trattasse di una persona. Se quella persona è morta, parliamole proprio come se si trovasse di fronte a noi. E se vogliamo entrare più nei dettagli, scriviamole una lettera (si veda il capitolo 24). In tal modo riusciremo a rivolgerci direttamente alla persona implicata. Ma teniamo comunque a mente un principio fondamentale: nella lettera, così come del foglio di lavoro, non discutiamo di altre faccende. Per raggiungere l'obiettivo voluto - ovvero il Perdono Assoluto - dobbiamo essere estremamente precisi e chiari e rivolgere la nostra attenzione unicamente a ciò che ci fa star male in questo preciso istante.

2 b) A causa di ciò che hai fatto (stai facendo) MI S E N T O : (identificate qui le vostre vere emozioni)

Profondamente ferita, abbandonata, tradita. Mi sento molto sola e triste. Provo anche una grande rabbia.

20. Far posto al miracolo - 235

234 - Il Perdono Assoluto

2 b. È estremamente importante che ci lasciamo andare a una piena esperienza delle nostre emozioni e sensazioni. Non cerchiamo di sottoporle a censura o di paralizzarle in qualche modo. Non dobbiamo dimenticare che siamo discesi in questo regno fisico per sperimentare le emozioni, tratto essenziale degli esseri umani. Tutte le emozioni sono perfette, a condizione che non le reprimiamo. Se le cacciamo a forza in qualche remoto angolo della nostra coscienza, creano, nei nostri diversi corpi, blocchi energetici potenzialmente pericolosi. Dovremmo quindi essere certi che le emozioni identificate siano proprio quelle che stiamo sperimentando, e non semplicemente pensieri relativi a ciò che stiamo sentendo. Ci sentiamo infuriati, felici, tristi o spaventati? Se non riusciamo a descriverlo nei dettagli, va benissimo lo stesso. Alcune persone trovano impossibile differenziare un'emozione dall'altra. Se è proprio il nostro caso, non dobbiamo fare altro che prendere atto della natura emotiva di ciò che sperimentiamo circa un certo problema. Se, peraltro, intendiamo giungere a una percezione più precisa o intensa delle emozioni che stiamo sperimentando, non dobbiamo fare altro che prendere una racchetta da tennis, o una mazza da baseball, e darle libero sfogo su dei cuscini o guanciali. Dovremmo servirci di qualcosa che, nel momento dell'urto con il cuscino, generi un rumore. Se sperimentare la rabbia ci spaventa, possiamo chiedere a qualcuno di esserci vicino mentre facciamo l'esercizio. Quella persona dovrebbe incoraggiarci e sostenerci, aiutandoci a sperimentare la nostra rabbia (o qualsiasi altra emozione) e facendoci sentire assolutamente al sicuro. Anche affondare la testa in un cuscino e urlare a più non posso contribuisce a rilasciare le emozioni. Come già sottolineato molte volte, più acconsentiamo a sperimentare pienamente le ferite, la tristezza o la paura che è alla base della nostra rabbia, meglio è.

3. Riconosco amorevolmente e accetto le mie emozioni e non le giudico più. (Fare una croce sulla casella appropriata). Disposto

Incerto

Scettico

Non disposto

3. Questa fase particolarmente importante ci permette di accedere a una certa libertà rispetto alla credenza che emozioni come la rabbia, il desiderio di vendetta, la gelosia, l'invidia e persino la tristezza siano assolutamente negative e in quanto tali debbano essere rifiutate. Indipendentemente dalla loro natura, dobbiamo assolutamente sperimentare tali emozioni per quello che sono, così come le percepiamo, giacché sono un'espressione del nostro vero sé. E la nostra anima a chiederci di sperimentarle pienamente. Dobbiamo riconoscere la loro perfezione e smettere di giudicarci per il semplice fatto che sono in noi. Per integrare e accettare le nostre emozioni possiamo provare il seguente processo in tre parti: 1. Percepiamo pienamente ciò che stiamo sperimentando e identifichiamo tale emozione come rabbia furiosa, gioia, tristezza o paura. 2. Abbracciamo ciò che sentiamo nel nostro cuore così com'è. Amiamolo. Accettiamolo. Amiamo qualsiasi nostra sensazione in quanto parte di noi stessi. Acconsentiamo alla sua perfezione. Non possiamo accedere alla vibrazione della gioia se prima non abbiamo accettato le nostre emozioni e ci siamo riappacificati con esse. Pronunciamo questa affermazione: «Chiedo aiuto affinché io possa provare amore per qualsiasi emozione stia sperimentando, così com'è, e possa abbracciarla nel mio cuore e accettarla amorevolmente come parte di me». 3. E ora rivolgiamo amore a noi stessi proprio in virtù di tali emozioni, e riconosciamo che le abbiamo scelte così

20. Far posto al miracolo - 237

236 - II Perdono Assoluto

da poterle sperimentare quale strumento per rivolgere le nostre energie alla guarigione. 4. Sono il solo responsabile delle mie emozioni. Nessun altro può farmi provare alcunché. Le mie emozioni sono un riflesso di come io percepisco il problema. Disposto

Incerto

Scettico

Non disposto

4. Con questa affermazione ci ricordiamo che nessuno può costringerci a sperimentare alcunché: le nostre emozioni sono soltanto nostre. Non appena le sperimentiamo, le riconosciamo, le accettiamo e le amiamo incondizionatamente qual parti di noi, acquisiamo la piena padronanza di lasciarle andare o di aggrapparci a esse. Tale comprensione ci conferisce particolare potere giacché ci consente di capire che i problemi non sono là fuori, ma qui dentro, in noi. Grazie a tale intuizione compiamo il nostro primo passo avanti, allontanandoci dalla vibrazione dell'archetipo della vittima. Quando pensiamo che siano gli altri, o persino le situazioni in cui ci troviamo, a renderci folli di rabbia, felici, tristi o spaventati, ci consegniamo nelle loro mani, rinunciando a tutto il nostro potere. 5. Sebbene non sappia come o perché, ora sono cosciente che la mia anima mi ha messo in questa situazione di modo che io possa imparare e crescere. Disposto

Incerto

Scettico

Non disposto

5. È probabilmente questa la più importante di tutte le affermazioni del foglio di lavoro. Rinforza la concezione che pensieri, emozioni e credenze sono all'origine delle nostre esperienze e, che come se ciò non bastasse, comandiamo la nostra realtà in modo che sostenga la nostra crescita spirituale. Quando ci apriamo a tale verità, i problemi scompaiono quasi

sempre. E ciò è dovuto al fatto che in realtà non ci sono problemi, ma solo percezioni errate. Con questa affermazione ci predisponiamo ad accettare anche che il problema che stiamo affrontando attualmente, e su cui stiamo lavorando con il foglio di lavoro, possa avere un suo scopo; rinunciamo, peraltro, al bisogno di venire a capo di tutti i come e perché. È a tale proposito che le persone con maggiore inclinazione intellettuale si ritrovano ad affrontare le più grandi difficoltà. Prima di credere in qualcosa, vogliono delle "prove". Di conseguenza, affinché possano accettare che il problema costituisca una opportunità di guarigione, devono prima sapere esattamente "perché". Così facendo, però, ci si caccia in un vicolo cieco, poiché chiedere i come e i perché delle situazioni che stiamo vivendo è un po' come chiedere di conoscere la mente di Dio. Nella fase di crescita spirituale in cui ci troviamo, non possiamo pretendere di arrivare a qualcosa del genere. Dobbiamo quindi rinunciare al nostro bisogno di sapere perché (che è comunque una tipica domanda da vittima), e arrenderci all'idea che Dio non fa errori e che quindi tutto quanto rientra perfettamente nell'ordine divino. L'importanza di questa fase sta nel suo potenziale di aiutarci a penetrare in una dimensione diversa da quella della vittima, così da intuire che la persona, l'oggetto o la problematica con cui ci troviamo in difficoltà riflette precisamente quella parte di noi che abbiamo rifiutato e che implora di essere accettata. Significa riconoscere che l'essenza divina interiore, la parte di noi che dispone della conoscenza profonda, la nostra anima, o comunque si voglia chiamarla, ha predisposto le cose di modo che potessimo imparare, crescere e guarire le nostre percezione errate o le nostre false credenze. In questa fase realizziamo anche un autopotenziamento, giacché non appena intuito che siamo i creatori dei nostri stes-

238 - II Perdono Assoluto

si problemi, acquisiamo il potere di cambiare le cose. Possiamo scegliere di continuare a percepirci come una vittima delle circostanze oppure possiamo vedere tali circostanze come una preziosa opportunità di imparare, crescere e trasformare la nostra esistenza a nostro piacimento. Dobbiamo assolutamente evitare di giudicarci per aver creato una certa situazione problematica. E opportuno invece che rammentiamo che è stata la nostra parte Divina a crearla: giudicare la parte Divina del nostro essere equivale a giudicare Dio. Non dobbiamo fare altro che riconoscere la nostra natura meravigliosa, divina e creativa, nonché il nostro potenziale di predisporre le lezioni di cui abbiamo bisogno sul nostro sentiero spirituale, lezioni grazie alle quali potremo finalmente tornare a casa. Non appena riusciamo ad avanzare in tal senso, possiamo finalmente arrenderci alla nostra stessa essenza Divina e avere fiducia in essa, cosicché possa portare a termine il suo scopo. 6. Sto raccogliendo alcuni indizi circa la mia vita, come il presentarsi di schemi ripetitivi e altre coincidenze che ho già avuto molte altre opportunità del genere in passato ma "coincidenze" che indicano non le ho riconosciute come tali. Per esempio:

6. In questa fase riconosciamo che, in quanto esseri umani, siamo naturalmente curiosi e abbiamo un bisogno insaziabile di sapere perché le cose vanno proprio in un certo modo. Quindi, dopo aver detto che dobbiamo rinunciare al bisogno di conoscere, ci concediamo comunque una opportunità di divertirci un po' con alcuni dei più ovvi indizi disseminati nella nostra vita, che ci dimostreranno che i problemi che abbiamo sperimentato erano assolutamente perfetti, anche se è difficile spiegare esattamente perché. Dal momento che non attribuiamo particolare importanza a queste "prove", e che comunque sia abbracciamo la nostra vita così com'è, tale indagine non ci

20. Far posto al miracolo - 239

arrecherà alcun danno anzi, ne potrà derivare qualche profonda intuizione. Non dobbiamo comunque dimenticare che forse non troveremo nulla di così evidente da poter essere definito "prova". Se non ci imbattiamo in nulla del genere, nessun problema: limitiamoci a lasciare vuoto questo riquadro e passiamo al punto successivo del foglio di lavoro. Ciò NON significa che questa affermazione non sia comunque valida. Ecco in quale genere di indizi potremmo imbatterci. 1. Schemi ripetitivi: si tratta di uno degli indizi più ovvi. Per esempio, uno degli esempi più lampanti è continuare a sposare lo stesso genere di persona. Un altro è scegliersi partner che sono l'esatta copia di nostro padre o di nostra madre. Anche il ripetersi all'infinito di determinati eventi costituisce un segnale nitido. Il fatto che gli altri continuino a farci lo stesso genere di cose, come per esempio abbandonarci o non darci retta, costituisce un altro indizio che in quello specifico settore della nostra esistenza c'è qualcosa da guarire. 2. Schemi numerici: non solo finiamo per ritrovarci immancabilmente nelle medesime situazioni, ma lo facciamo anche con particolari sequenze numeriche o matematiche. Per esempio, ci ritroviamo a perdere il lavoro ogni due anni, a rompere una relazione importante ogni nove, ad ammalarci alla stessa età in cui si ammalarono i nostri genitori, a capitare sullo stesso numero in qualsiasi cosa facciamo, e via dicendo. Costruire un diagramma simile a quello della sequenza temporale di Jill (si veda pagàia 41) ci aiuterà a riconoscere questi schemi: sarà sufficiente annotare con cura le date ed esaminare gli intervalli di tempo che intercorrono tra eventi analoghi. Ne potrebbe derivare un ulteriore strumento per comprendere 0 significato temporale di ciò che ci sta accadendo. 3. Gli indizi dettati dal corpo: anche il nostro corpo ci offre continuamente indizi di ogni tipo. Se ci ritroviamo ad avere

20. Far posto al miracolo - 241

240 - II Perdono Assoluto

problemi su un certo lato del corpo, o in zone correlate a certi chakra e alle problematiche relative alle loro energie, dobbiamo senz'altro prenderne nota. I libri di Caroline Myss, Louise Hay e altri ancora potranno aiutarci a trovare il significato nascosto di ciò che accade al nostro corpo e quale sia il suo messaggio di guarigione. Per esempio, nel mio lavoro con i pazienti di cancro, la malattia si è sempre rivelata essere un amorevole invito a cambiare o ad accettare di percepire e guarire il dolore emotivo represso. 4. Coincidenze e altre stranezze: anche questo è un campo estremamente ricco di indizi. Ogni volta che ci imbattiamo in qualcosa che ci colpisce per la sua bizzarria o inconsuetudine, che si rivela essere del tutto diverso da ciò che ci attendevamo o in qualche modo assai improbabile, dovremmo aprire bene gli occhi, perché facilmente significa qualcosa. Per esempio, nella storia di Jill c'erano molte di queste stranezze: le ragazze che avevano ottenuto l'amore che Jill si sentiva negato si chiamavano tutte e due Lorraine, nome assai poco comune in Inghilterra; erano entrambe bionde, con gli occhi blu e primogenite di tre figli. Anche il comportamento di Jeff era assolutamente fuori dal comune: lungi dall'essere un uomo crudele e insensibile, Jeff era sempre stato molto sensibile, incredibilmente gentile e premuroso. Non riuscivo neppure a immaginare che un uomo del genere potesse manifestare qualche crudeltà. Quel suo comportamento verso Jill era sicuramente la componente più bizzarra di tutta la storia. Forse, in passato, abbiamo pensato che fossero circostanze comunque casuali, semplici coincidenze. Ora ci disponiamo invece a riconoscerle quali segnali dello Spirito, che manifesta tali forme di sincronia per il nostro più grande bene. Si tratta di sincronicità completamente integrate nella nostra storia e, una volta che ne riconosciamo la natura, acquisiamo la libertà di cogliere la verità di quest'affermazione: «La mia

anima ha creato questo problema affinché io potessi imparare e crescere». 7. Sono pronto a riconoscere e accettare la mia missione, o "contratto dell'anima", che include sperimentare problematiche del genere - quale che sia il motivo. Disposto

Incerto

Scettico

Non disposto

7. Con quest'affermazione intendiamo semplicemente ricordarci di uno dei presupposti fondamentali del Perdono Assoluto: abbiamo voluto quest'esperienza per compiere una particolare missione, oppure abbiamo stretto un particolare accordo con lo Spirito, accettando di fare certe cose, di essere in un certo modo o di trasformare certe energie. Quale che sia (o che sia stata) la nostra missione, dobbiamo semplicemente riconoscere che tutte le relative esperienze fanno parte integrante del ruolo che siamo chiamati a svolgere. La storia della principessa Diana ne è un grandissimo esempio. Sarà opportuno notare che in virtù dell'ultima parte di questa affermazione non è necessario che conosciamo quale sia la missione che ci siamo preposti. 8. Il mio disagio è un chiaro segno che non sto donando l'amore necessario né a me stesso/a né a (X), giudicando, coltivando aspettative, volendo che (X) cambi e percependo (X) tutt'altro che perfetto. (Elenco di seguito i giudizi, le aspettative e i comportamenti che indicano come vorrei che [xl cambiasse).

Mi rendo conto che mi sono comportata in modo da mettere Jeff dalla parte del torto, e da attribuirgli ogni responsabilità per il mio disagio - mentre in realtà ne sono stata responsabile fin dall'inizio. Ho continuato a giudicarlo e a considerarlo responsabile della mia felicità, chiedendogli di essere diverso da quel che era. Semplicemente non stavo riconoscendo la verità: Jeff mi ha sempre amata.

242 - Il Perdono Assoluto

8. Quando ci sentiamo in qualche modo disconnessi da qualcuno, non possiamo amarlo. Quando giudichiamo una persona (o noi stessi) dandole la colpa della nostra sofferenza, le neghiamo l'amore. E continuiamo a negarglielo anche quando la consideriamo nel giusto, perché il nostro amore è condizionato dal fatto che quel suo essere integra e corretta sia il prerequisito irrinunciabile del nostro amore. Qualsiasi tentativo di cambiare gli altri interrompe il flusso dell'amore perché, nel momento stesso in cui vogliamo che cambino, li stiamo giudicando, stiamo dicendo loro che così non va bene e che devono trasformarsi in qualcos'altro. Inoltre, se dovessimo spingerli a cambiare, potremmo persino danneggiarli perché, per quanto possiamo essere animati dalle migliori intenzioni, ciò potrebbe interferire con la loro lezione, missione e progresso spirituale. È una faccenda un po' più complessa di quel che siamo soliti pensare. Per esempio, se inviamo energia di guarigione a qualcuno senza che ci sia stato chiesto, per il semplice fatto che è malato, in pratica stiamo emettendo un giudizio: così non va bene, costui o costei non dovrebbe essere malato. Ma chi siamo per poter decidere una cosa del genere? Ammalarsi potrebbe essere proprio l'esperienza di cui il soggetto in questione ha bisogno per la sua crescita spirituale. Naturalmente, se chiede di guarire, la faccenda si trasforma completamente e faremo del nostro meglio per aiutarlo in tal senso. Nondimeno, meglio continuare a pensare che la sua condizione rifletta la perfezione. Ecco perché in questo riquadro dovremmo prender nota di tutti i modi in cui abbiamo esercitato pressioni perché volevamo che la persona che stiamo perdonando si trasformasse. Quali sono le forme di giudizio più sottili che manifestano la nostra incapacità di accettare l'altro così com'è? Quale comportamento abbiamo esibito così da mostrare tutte le nostre

20. Far posto al miracolo - 243

critiche? Alla fine, con nostra grande sorpresa, scopriremo che tutti i nostri desideri benintenzionati, la nostra motivazione a cambiare l'altro "per il suo stesso bene" altro non era che una forma di giudizio. A dire il vero, è proprio il nostro giudizio a creare la sua resistenza al cambiamento. Non appena smettiamo di giudicare l'altro, con ogni probabilità constateremo un suo cambiamento. Ironico, non è vero? 9. Mi rendo infine conto che mi arrabbio solo quando qualcuno risuona con quelle parti del mio essere che ho ripudiato, negato, represso e proiettato sugli altri. Disposto

10. (X) stesso/a. Disposto

Incerto

Scettico

Non disposto

sta riflettendo ciò che devo amare e accettare in me

Incerto

Scettico

Non disposto

9 e 10. Con queste affermazioni riconosciamo che quando ce l'abbiamo con qualcuno, quella persona sta immancabilmente mostrandoci, come in uno specchio, le parti di noi che più disprezziamo e che abbiamo voluto proiettarle addosso. Apriamoci quel tanto che basta, accettiamo che quella persona ci sta soltanto offrendo una opportunità di accogliere e amare una parte di noi che finora abbiamo sempre rifiutato, e che quindi, in tal senso, costui o costei rappresenta un angelo di guarigione e la sua missione sarà compiuta. Come già detto precedentemente, non è necessario che quella persona ci piaccia: dobbiamo semplicemente riconoscerle che ci fa da specchio, ringraziare la sua anima attraverso il nostro foglio di lavoro e andare oltre.

244 - II Perdono Assoluto

20. Far posto al miracolo - 245

Non è nemmeno necessario che cerchiamo di capire quali siano le parti del nostro essere che troviamo rispecchiate nell'altro. Di solito è fin troppo complicato per le nostre possibilità. E sufficiente così, senza approfondire l'analisi, che potrebbe trasformarsi in un gorgo in cui ci perdiamo nuovamente. Funzionerà perfettamente senza alcuna elaborazione. 11. (X) sta riflettendo la mia percezione errata di me stesso/a. Perdonando (X) guarisco me stesso/a e riformulo la mia realtà. Disposto

Incerto

Scettico

punto di vista più vasto della spiritualità, ossia secondo la prospettiva del Mondo della Verità Divina, non c'è niente di giusto o sbagliato, buono o cattivo. Grazie a tale prospettiva possiamo trascendere le informazioni che ci giungono dai sensi e dalla mente, e cogliere in ogni cosa un significato e uno scopo divini. Non appena riusciamo a percepire questa nuova dimensione, sappiamo che non c'è niente di giusto o sbagliato e che la realtà è semplicemente così com'è.

Non disposto 13. Rilascio il mio bisogno di incolpare gli altri e di mettermi dalla parte del giusto, e V O C t I O cogliere la perfezione di questa situazione così com'è.

11. Con quest'affermazione ci ricordiamo che è proprio attraverso le nostre storie, sempre piene di percezioni errate, che creiamo la nostra realtà e la nostra vita. Ciò finirà sempre per attrarre nella nostra esistenza persone che rispecchiano le nostre percezioni errate e ci offrono opportunità di guarire, correggere l'errore e proseguire in direzione della verità. 12. Ora capisco che non c'è nulla che (X), o chiunque altro, abbia fatto che possa essere giudicato giusto o sbagliato. Rinuncio a ogni giudizio. Disposto

Incerto

Scettico

Non disposto

12. A questo punto ci distacchiamo completamente da ciò che ci è stato insegnato fin da piccoli, così che potessimo distinguere tra giusto e sbagliato, buono e cattivo. Dopotutto, il mondo intero viene diviso in due sulla base di queste categorie. Certo, siamo ben consapevoli che il Mondo dell'Umanità è semplicemente una illusione, ma comunque sia, nelle nostre esperienze umane, nel nostro quotidiano, siamo obbligati a tener conto di tutto ciò. Dove ci porta quest'affermazione? Qui stiamo semplicemente riconoscendo che quando analizziamo le cose dal

Disposto

Incerto

Scettico

Non disposto

13. In questo passo del foglio di lavoro affrontiamo la perfezione della situazione problematica e mettiamo alla prova la nostra disponibilità ad accettarla per ciò che è. Sebbene non potrà mai essere facile vedere la perfezione o la bontà di eventi come una violenza su un bambino, possiamo comunque dichiararci disposti a riconoscere la perfezione della situazione che stiamo vivendo, disposti a rinunciare a ogni giudizio e disposti ad abbandonare il nostro bisogno di essere nel giusto. E sempre difficile riconoscere che quelli che normalmente definiamo come vittima e oppressore hanno entrambi contribuito, in qualche modo, a creare quel dramma per imparare una lezione a livello dell'anima, e che la loro missione era trasformare la situazione in modo da portare beneficio a tutte le persone colpite da violenze del genere, ma possiamo comunque manifestare la nostra buona volontà a coltivare una percezione di questo tipo. Ovviamente, se siamo coinvolti personalmente nella situazione, ci sarà difficile coglierne la perfezione, ma riconoscere la perfezione non sempre significa comprenderla. Non possia-

246 - Il Perdono Assoluto

20. Far posto al miracolo - 247

mo sapere le ragioni per cui le cose vanno in un certo modo; dobbiamo semplicemente aver fede nel fatto che sono state create perfette e per il massimo bene di tutti. Analizziamo il nostro estremo bisogno di essere nel giusto. Abbiamo sempre enormemente investito in tale direzione, e fin da piccoli abbiamo imparato a lottare per dimostrare che la ragione è dalla nostra parte, il che, di solito, implica mettere l'altro dalla parte del torto. Arriviamo persino a misurare il nostro valore personale in base al numero di volte in cui ci ritroviamo dalla parte della ragione; ne consegue che non c'è affatto da meravigliarsi se troviamo così difficile accettare che una certa condizione sia semplicemente così com'è, ovvero che sia intrinsecamente né giusta né sbagliata. Se, giunti questo punto, non riusciamo comunque a rinunciare al giudizio su ciò che ci sembra assolutamente orrendo, limitiamoci a riconnetterci con quelle emozioni (si veda il punto 3), a percepirle pienamente e a riconoscere che non siamo ancora pronti per andare oltre. Manteniamo comunque la nostra disponibilità a rinunciare al giudizio. È proprio questa apertura mentale, questo predisporsi al cambiamento, a rappresentare la chiave e a produrre l'impronta energetica del Perdono Assoluto. Con la trasmutazione dell'energia tutto il resto accade automaticamente. 14. Sebbene io possa non sapere cosa, perché o come, ora comprendo che tu e io abbiamo ricevuto esattamente ciò che avevamo scelto inconsciamente, e che stiamo realizzando una danza di guarigione reciproca. Disposto

Incerto

Scettico

Non disposto

abbiamo scelto problematiche ed esperienze, e le nostre scelte non sono sbagliate. Ciò vale per tutte le parti implicate nella faccenda. Sarà opportuno ricordarlo ancora una volta: non ci sono vittime e malfattori, ma soltanto anime che interpretano il loro ruolo. Ogni persona ricava da un certo problema proprio ciò che intendeva ottenere: tutti i partecipanti eseguono semplicemente una danza di guarigione. 15. Benedico (X) per essersi reso disponibile a prendere parte alla mia guarigione, e rendo omaggio a me stesso/o per aver voluto partecipare alla sua guarigione. Disposto

Incerto

Scettico

Non disposto

15. È assolutamente opportuno che benediciamo la persona o la situazione (X) per aver contribuito alla creazione della problematica in cui ci troviamo e su cui costruiamo la nostra vita. La persona o la situazione (X) merita la nostra gratitudine e le nostre benedizioni, giacché partecipando alla creazione del problema, e alle intuizioni che ne derivano, ci offre un'occasione di riconoscere le nostre credenze, capacità grazie alla quale riusciamo infine a lasciarle andare. Così facendo possiamo immediatamente compiere un'altra scelta, riformulare le nostre credenze e ciò che vogliamo creare nella nostra vita. La persona (X) è a sua volta legittimata a provare la stessa gratitudine per gli stessi motivi. 16. Rilascio qualsiasi sensazione possa ancora albergare nella mia coscienza (elencare di seguito, con riferimento al riquadro 2 b) :

14. Anche quest'affermazione ribadisce che possiamo acquisire un'istantanea consapevolezza delle nostre credenze inconsce semplicemente osservando ciò che si manifesta al livello della nostra esistenza. Ciò che otteniamo in un certo particolare momento è esattamente ciò che volevamo. A livello dell'anima

Dolore, abbandono, tradimento, solitudine, tristezza e rabbia.

16. Con questa affermazione rilasciamo le emozioni che avevamo annotato nel riquadro 2 b. Fintanto che emozioni e pensieri

20. Far posto al miracolo - 249

248 - II Perdono Assoluto

del genere restano bloccati nella nostra coscienza, bloccano qualsiasi comprensione delle percezioni errate che ci stanno causando disagio. Se ci sentiamo ancora fortemente implicati nella problematica e nella morsa delle relative emozioni, significa che stiamo ancora investendo energia nelle nostre credenze, interpretazioni e giudizi che ci portano completamente fuori pista. Non cerchiamo di giudicare queste nostre emozioni, né di dirottare l'energia altrove: prendiamone semplicemente atto. Le emozioni che scaturiscono dalla problematica che stiamo vivendo continueranno a emergere, di tanto in tanto... Va benissimo così! Dobbiamo semplicemente mantenere un atteggiamento di apertura e disponibilità, accogliere le emozioni pienamente e quindi rilasciarle, almeno per un po', di modo che la luce della consapevolezza possa illuminare il nostro essere e consentirci di identificare le percezioni errate. A quel punto potremo nuovamente scegliere di vedere le cose in modo diverso. Rilasciare le emozioni e i pensieri correlati costituisce una fase fondamentale del processo del perdono. Finché tali pensieri restano operativi, continuano ad alimentare i vecchi sistemi di credenze, quelli che creano la realtà che stiamo provando a trasformare. Con la nostra affermazione lasciamo andare tutto quanto, pensieri ed emozioni, e accediamo concretamente al processo di guarigione. 17. Apprezzo la disponibilità di (X) J e f f a rispecchiare le mie percezioni errate e lo benedico per avermi offerto un'opportunità di praticare il Perdono Assoluto e l'AutoAccettazione.

17. Si tratta dell'ennesima opportunità di provare gratitudine per (X), di ringraziarlo/a per essere entrato/a nella nostra vita e aver voluto danzare la guarigione con noi.

18. Finalmente capisco che quanto stavo sperimentando (la mia storia di vittima) era il risultato del mio modo di inquadrare (interpretare) il problema. Ora so che posso cambiare tale "realtà" semplicemente riformulandola in termini spirituali e accettando di coglierne la perfezione. Per esempio... (Ecco un tentativo di riformulazione volta al Perdono Assoluto - che può semplicemente consistere in una dichiarazione generica, con cui affermo che so che tutto quanto è perfetto così com'è, o che specificamente a questo problema riesco a capire che si tratta di un dono. Attenzione: non sempre è possibile).

Adesso comprendo che Jeff stava semplicemente riflettendo la mia falsa credenza di non essere meritevole di amore e mi stava offrendo ii dono della guarigione. Jeff mi ama moltissimo, ha saputo affrontare un grande disagio, ha accettato di svolgere quel ruolo. Ho finalmente capito che si trattava semplicemente di quello che volevo per la mia guarigione, e che Jeff stava ottenendo ciò che voleva per la sua. In tal senso le difficoltà che abbiamo affrontato erano perfette, ed è chiaro che lo Spirito sta operando nella mia vita e che ricevo continuamente amore. V

J

18. Se non siamo ancora in grado di giungere a una nuova interpretazione della situazione problematica su cui stiamo lavorando, non c'è problema: la riformulazione tramite il Perdono Assoluto potrà essere semplicemente espressa in termini generici, per esempio come segue: «Quanto è accaduto era soltanto una manifestazione del dispiegarsi del piano Divino. È stata richiesta e voluta dal mio Sé Superiore per la mia crescita spirituale e perché le persone implicate potessero unirsi a me in una danza di guarigione. Quindi, in sostanza, in tutto quello che ho vissuto non c'è nulla di sbagliato». Scrivere qualcosa del genere andrà comunque benissimo, anche in assenza di una intuizione diretta. D'altro canto, se siamo giunti a una profonda intuizione sulla perfezione delle nostre esperienze, è proprio qui che dobbiamo prenderne nota.

250 - II Perdono Assoluto

Ciò che risulta invece INUTILE è prendere nota della nostra interpretazione sulla base dei presupposti radicati nel Mondo dell'Umanità, come per esempio fornire giustificazioni e/o scuse. Potremmo facilmente ritrovarci con una nuova fesseria al posto della precedente, senza aver fatto nessun concreto passo avanti, o magari cadere nell'inganno del fintoperdono. Un'autentica, nuova interpretazione della situazione sarà invece caratterizzata dalla percezione della sua perfezione dal punto di vista spirituale, con cui ci apriamo ai doni che ne scaturiscono. La nostra riformulazione dovrebbe offrirci una prospettiva attraverso cui cogliere il modo in cui Dio, o l'Intelligenza Divina, sta operando per noi mostrandoci tutto il suo amore. Nota: potrà rendersi necessario completare un bel po' di fogli di lavoro prima di riuscire a cogliere la perfezione della nostra realtà. Ciò che conta è mantenere un atteggiamento onesto e aperto, e lavorare sempre sulla base delle emozioni e delle sensazioni. In questo contesto non ci sono risposte giuste, obiettivi, voti o risultati finali: tutto sta nel processo, nel dedicarsi a questo lavoro interiore. Qualsiasi cosa ne scaturisca, consideriamola perfetta, e resistiamo all'impulso di correggere e valutare ciò che stiamo scrivendo. Impossibile sbagliare! 19. Perdono completamente me stessa, Jill e accetto di riconoscermi come persona amorevole, generosa e creativa. Rilascio qualsiasi bisogno di afferrarmi a emozioni e idee correlate al passato che mi dipingono come incapace e limitata. Recupero l'energia che dedicavo al passato e rilascio ogni barriera si frapponga tra me e l'abbondanza di cui so di disporre in questo preciso istante. Sono io che creo la mia vita, e ho di nuovo tutta l'energia necessaria per essere pienamente me stessa, per amarmi e sostenermi incondizionatamente così come sono, in tutto il mio potere e magnificenza.

20. Far posto al miracolo - 251

19. Non mi stancherò mai di sottolineare la straordinaria importanza di questa affermazione, che dev'essere letta ad alta voce e fatta risuonare nel profondo del nostro essere, parola per parola. Il giudizio a cui ci sottoponiamo continuamente è alla radice di ogni nostro problema, qualcosa a cui non riusciamo a rinunciare, neppure quando abbiamo finalmente smesso di giudicare gli altri. Talvolta ci giudichiamo severamente persino per questa nostra incapacità di smettere di giudicarci! Le difficoltà con cui dobbiamo fare i conti nel tentativo di spezzare questo circolo vizioso derivano dal fatto che la sopravvivenza dell'io dipende dal sentirci in colpa per ciò che siamo. Più riusciamo a perdonare gli altri, più l'io cerca di compensare facendoci sentire in colpa per qualsiasi nostra caratteristica. Ecco perché nell'affrontare il processo del perdono sbattiamo inevitabilmente contro un muro di resistenza. L'io si sente continuamente minacciato, e quindi vuole instaurare un conflitto. Ne possiamo osservare le conseguenze quando non riusciamo a completare un foglio di lavoro, quando ci procuriamo ulteriori motivi per continuare a proiettare sulla persona X e a immedesimarci nel ruolo della vittima, quando non troviamo il tempo per meditare o quando dimentichiamo di fare altre cose che potrebbero aiutarci a scoprire ciò che siamo realmente. Più ci avviciniamo a mollare la presa su qualcosa che suscita il nostro senso di colpa, più l'io strilla e scalcia nel tentativo di compromettere il processo del perdono. Come uscirne? Sappiamo che dall'altra parte ci aspettano pace e gioia, ragion per cui continuiamo a renderci disponibili al perdono con decisione, malgrado le resistenze. Continuiamo inoltre a mantenerci aperti a qualsiasi esperienza di dolore, depressione, caos e confusione ci tocchi affrontare nel corso del processo.

20. Far posto al miracolo - 253

252 - Il Perdono Assoluto

20. Mi ARRENDO, ora, al Potere Superiore che penso prenda la forma di Db e ho piena fiducia nel riconoscere che questa situazione continuerà a dispiegarsi perfettamente e in accordo con la guida Divina e le leggi spirituali. Riconosco la mia appartenenza all'Uno e mi sento perfettamente riconnesso con la mia Fonte. Sono restituito alla mia vera natura, che è AMORE, e ora rinnovo l'amore per (X). Chiudo gli occhi e sperimento IAMORE che fluisce nella mia vita, godendomi la gioia che deriva dall'espressione e dall'esperienza dell'amore stesso. V

J

20. È questo il passo conclusivo del processo del perdono. Peraltro, non tocca realmente a noi! Qui affermiamo semplicemente di essere desiderosi di sperimentarlo e affidiamo la parte restante del processo al Potere Superiore. Chiediamo che la grazia Divina completi il processo di guarigione, di modo che noi e X possiamo ritornare alla nostra vera natura, ossia l'amore, e riconnetterci con la nostra Fonte, che è anch'essa Amore. Quest'ultima fase ci consente di rinunciare a ogni sua espressione filtrata da parole, pensieri e concezioni, fino a sentire concretamente l'amore. Quando arriviamo in fondo al processo, c'è soltanto amore. Se possiamo davvero attingere a questo amore, siamo a cavallo. Non c'è bisogno di altro! Prendiamoci quindi alcuni minuti per meditare su questa affermazione e apriamoci all'esperienza dell'amore. Prima di riuscirci, potrà essere necessario ripetere l'esercizio varie volte, ma un bel giorno, quando meno ce lo aspettiamo, ci sentiremo completamente avvolti da un'onda di amore e gioia. 21. Una nota per te (X) Jeff «Avendo completato questo foglio di lavoro, io

Mi rendo conto di quanto sia stata fortunata a incontrarti in questa mia vita. Sapevo che doveva esserci un motivo per cui dovevamo stare insieme, e adesso io riconosco. lo ti perdono completamente (X) perché ho finalmente compreso che non hai fatto nulla di sbagliato, e che tutto rientra nell'ordine Divino. Ti riconosco, ti accetto e ti amo incondizionatamente, così come sei.

21. Abbiamo cominciato il foglio di lavoro del Perdono Assoluto affrontando direttamente (X). L'energia ha cominciato a mutare, probabilmente fin dall'inizio, anche se percepiamo la trasformazione solo da qualche istante. Come ci sentiamo nei confronti di (X), adesso? Che cosa vorremo dirgli/le? Lasciamoci andare, scriviamo senza pensarci, se possibile, e soprattutto senza giudicare le nostre parole. Lasciamo che ci sorprendano! In tal modo accogliamo, accettiamo e amiamo (X) incondizionatamente per ciò che è, riconosciamo e perdoniamo le proiezioni che ce l'avevano fatto percepire tutt'altro che perfetto. Ora possiamo amare (X) senza giudicarlo/a, perché ci rendiamo conto che è questo il solo modo per amare qualcuno. Adesso possiamo amare (X) perché sappiamo che il modo in cui ci si presenta in questo mondo è l'unico di cui dispone. È così che lo Spirito ha voluto che fosse, proprio per noi. f 22. Una nota per me stessa.

"Rendo omaggio a me stessa per aver avuto il coraggio di affrontare tutto ciò e per essere stata capace di rinunciare alla mia condizione di vittima. Sono finalmente LIBERA! Riconosco la mia natura di essere spirituale che sta sperimentando una esistenza umana, e mi amo e mi offro tutto il sostegno possibile in ogni aspetto della mia umanità.

22. Lo abbiamo già sottolineato, cominciamo il processo del perdono raccontandoci una bugia: cominciamo, cioè, senza che nel nostro cuore ci sia traccia di perdono, e continuiamo a far finta che ci sia finché non c'è per davvero. E quindi giusto che ci diamo una bella pacca sulla spalla per averci provato, mantenendo un atteggiamento compassionevole verso noi stessi, concedendo al processo del perdono tutto il tempo necessario perché potesse infine compiersi. Occorre pazienza! E giusto

254 - il Perdono Assoluto

render merito al coraggio che abbiamo manifestato nel completare il foglio di lavoro del Perdono Assoluto, perché è un processo attraverso il quale ci ritroviamo faccia a faccia con i nostri demoni. È un compito che richiede un grande coraggio, una grande volontà e una grande fede.

21

Far collassare la storia

La nostra storia è là dove dimora il dolore. La ritroviamo in ciò che scriviamo nel riquadro #1 del foglio di lavoro, quando completiamo la frase: "La situazione che mi causa disagio, per come la percepisco ora, è...". Dal momento che sembra essere all'origine di tutto il nostro dolore e il nostro disagio, è veramente il caso di rivolgere i riflettori sulla nostra storia di vittima, così da verificare in quale misura sia vera e quanto sia giustificato afferrarsi a quel dolore. Potremmo scoprire che, alla fin fine, di vero c'è ben poco! Forse constateremo che è soltanto una storia che ci siamo creati per continuare a intrappolarci nella separazione, così da rinforzare la nostra credenza di non essere parte integrante dell'Uno. Inoltre, la nostra storia potrebbe essere stata forgiata appositamente per fornirci preziosi indizi su ciò che dovremmo guarire (perdonare) in noi stessi, così da giungere alla comprensione della nostra effettiva appartenenza all'Uno. Ovviamente, col Perdono Assoluto rivolgiamo la nostra attenzione proprio a quest'ultima eventualità, giacché riteniamo che questa nostra vicenda (e con essa tutti i suoi interpreti) abbia come scopo di illuminare e portare consapevolezza laddove c'è bisogno di guarigione. Smantellando questa nostra creazione scopriamo quale sia l'opportunità di guarigione che vi si nasconde, ossia ciò che possiamo imparare sulla verità assoluta, per poi ricordare ciò che siamo realmente.

21. Far collassare la storia - 257

256 - Il Perdono Assoluto

Ripercorrendo tutti gli elementi che hanno contribuito alla creazione della nostra storia, di norma possiamo constatare come tutto abbia preso spunto da una falsa credenza originaria e negativa, che prima è stata prodotta, poi repressa, e successivamente attivata a livello dell'inconscio di modo che continuasse a creare le circostanze necessarie al suo rinforzo. E proprio ciò che è successo a Jill (si veda il capitolo 1). La sua credenza inconscia di base era: «Non sarò mai abbastanza, per nessun uomo», credenza falsa da cui si è prodotto tutto il suo vissuto. Non appena io e lei abbiamo fatto collassare quella storia, e Jill ha potuto constatarne la falsità, ha guarito quella credenza di fondo e tutto ha preso la piega giusta. Solitamente queste credenze di fondo si formano in giovanissima età. Qualsiasi cosa ci accada in quella fase della nostra vita, la interpretiamo e le attribuiamo un significato personale. Successivamente confondiamo ciò che è realmente accaduto con la nostra interpretazione di ciò che è accaduto. La storia che costruiamo si basa su una miscela di fantasia e realtà, che si trasforma nella nostra verità e in principio operativo della nostra esistenza. Per esempio, supponiamo che nostro padre abbia abbandonato la famiglia quando avevamo cinque anni. Si tratta ovviamente di un evento traumatico e doloroso, tuttavia nella nostra mente quello è soltanto l'inizio della storia. A quell'età pensiamo di essere al centro del mondo e che tutto ci giri intomo: la nostra unica prospettiva è assolutamente egocentrica. Ma è su tale prospettiva che costruiamo la nostra interpretazione degli eventi. E quella nostra interpretazione è: «Mio padre MI ha abbandonato!». Da quella prima conclusione ne scaturiscono molte altre, in una sorta di spirale egocentrica. Per esempio: «Dev'essere tutta colpa mia. Devo aver fatto qualcosa che lo ha allontanato. Non mi ama più. Forse non mi ha mai amato. Devo essere una persona assolutamente indegna di essere amata se mio padre ha finito col lasciarmi. Se lui non può prendersi cura di me, e non lo farà più, chi mai porrà amarmi al suo

posto? Se mio padre non mi ama, nessun altro potrà mai amarmi, e se anche qualcuno lo farà, sicuramente dopo cinque anni mi lascerà, perché è così che vanno le cose quando qualcuno ti dice di amarti. Non puoi avere fiducia in qualcuno che dice di amarti perché sicuramente nel giro di cinque anni ti abbandonerà. Infondo, non merito di essere amato. Nessuna delle mie relazioni potrà mai durare più di cinque anni. Se non andavo abbastanza bene per mio padre, non andrò mai abbastanza bene per nessuno!». Com'è accaduto a una persona che ha recentemente partecipato a un mio seminario, e che ha vissuto una storia del genere, le donne giungono spesso alla conclusione che il loro uomo verrà sicuramente "rubato" da un'altra e creano inconsciamente delle situazioni in cui ciò accade realmente - tornando all'esempio di cui sopra, magari lo fanno esattamente cinque anni dopo l'inizio della relazione.

(mio padre se n'è andato) Figura

(quando mio padre se n'è andato)

14 - Come si alimenta una (falsa) storia.

258 -Il Perdono Assoluto

Storie di questo genere cominciano come una sorta di giroscopio interiore, che in base alle frequenze che lo contraddistinguono, prende ad attrarre eventi e persone adatti allo scopo, e cioè in grado di corrispondere e interpretare alla perfezione le credenze di base. Tuttavia, come abbiamo visto, la sola porzione autentica della storia è l'evento originario. Nella fattispecie il padre che se n'è andato. Potrebbe trattarsi soltanto del 5% dell'intera faccenda... Tutto il resto è soltanto la nostra interpretazione: ipotesi formulate da una mente ancora molto immatura e in preda alla paura. Ecco perché la parte restante della storia, il 95%, sono soltanto balle, ossia le cose a cui vogliamo continuare a credere. Peraltro, il nostro Sé Superiore sa bene che oltre a essere false, queste idee sono anche estremamente tossiche, quindi, sebbene non possa intervenire direttamente (dopotutto lo Spirito ci ha dato il libero arbitrio), porta nella nostra esistenza persone che "interpreteranno" amorevolmente il ruolo richiesto tutte le volte che sarà necessario, finché non ci renderemo conto che quella nostra storia non è affatto vera. Si tratta esattamente di ciò che è accaduto a mia sorella Jill. Quando nostro padre ha manifestato quel particolare tenerissimo amore per mia figlia Lorraine, quello stesso amore che Jill aveva così tanto desiderato senza mai ottenerlo, Jill l'ha interpretato subito in questi termini: «Sono intrinsecamente indegna di essere amata». È stata questa la storia a cui ha continuato a credere finché non ha attratto nella sua vita qualcuno (Jeff) che fosse in grado di farle scoprire la vera natura di quella credenza, ovvero di constatarne la falsità. Scoprire qual è la nostra storia corrisponde soltanto a metà dell'impresa. Talvolta ne siamo consapevoli, talaltra no. Ecco un altro esempio: Glenda era una donna sofisticata, intelligente, attraente e realizzata, ormai sulla cinquantina. Non si era mai sposata. In realtà, non aveva mai vissuto una storia d'amore che fòsse durata più di due o tre anni. Sembrava proprio non potesse

21. Far collassare la storia - 259

assolutamente incontrare "l'uomo giusto". Ogniqualvolta conosceva qualcuno sufficientemente a fondo, scopriva aspetti che la infastidivano o che la rendevano insoddisfatta di quella relazione, a cui decideva di porre termine. Le era già successo un bel po' di volte, ma non l'aveva mai considerato un problema. Era una donna in carriera, e a suo dire il lavoro le dava un sacco di soddisfazioni. Ma non poteva nemmeno negare di essere sola. Un giorno un amico intimo la stuzzicò: «Ti sei mai chiesta perché non riesci mai a far durare le tue storie d'amore? Non hai mai pensato che forse non è quel qualcosa che pensi di vedere nelle persone che incontri a infastidirti o dispiacerti, ma che possa invece essere qualcosa in te che non hai ancora risolto e che non ti permette di avere una relazione decente con un uomo?». Lì per lì Glenda si limitò a rispondere con una scrollata di spalle, ma in seguito cominciò a riflettere sulle parole del suo amico. Decise di cominciare a vedere un terapista per scoprire cosa ci fosse alle spalle del suo schema relazionale. Il terapista la ipnotizzò e la fece regredire fino all'età di otto anni. Sotto ipnosi Glenda ricordò che, a quell'età, ogni giorno tornava a casa da scuola per giocare con il suo migliore amico, Mark. Erano stati amici fin dalla più tenera infanzia, e a quell'epoca erano praticamente inseparabili. Poi si ricordò di un particolare episodio: un giorno, come al solito, si era cambiata di abito e si era precipitata a casa di Mark. Aveva bussato alla porta, ma nessuno aveva risposto. Allora aveva sbirciato dalla finestra per dare un'occhiata dentro. Il suo cuore aveva sussultato: l'appartamento era completamente vuoto. Dove erano finiti tutti quanti? Dov'erano i mobili? E soprattutto, dov'era Mark? Non riusciva a capire. Ma quando si era voltata per lasciare la veranda, aveva visto un piccolo annuncio, posato per terra, sull'erba. Recitava: «VENDUTO». A poco a poco Glenda si era dovuta rendere conto che i genitori di Mark avevano venduto la casa e se n'erano andati,

267? - // Perdono Assoluto portandosi via il suo amico - sparito senza neppure dire una parola, senza neppure un arrivederci, senza spiegazioni. Mark non aveva mai fatto cenno a una possibilità del genere! Ferita e confusa, Glenda se n'era restata sulla veranda per qualche ora, prima di riuscire finalmente a percorrere il breve tragitto che la separava da casa. In quel mentre aveva preso due decisioni: tanto per cominciare, non avrebbe detto nulla ai suoi genitori. Se avessero accennato alla partenza di Mark, avrebbe fatto finta di disinteressarsene. Punto secondo: non si sarebbe mai più fidata di un ragazzo (uomo). Apparentemente Glenda aveva dimenticato quell'episodio traumatico, ma al suo riapparire durante la sessione con il terapista, ne fu sconvolta. Tutti quegli anni di dolore represso, il dolore provocato dall'abbandono di quel suo carissimo amico, saltarono fuori rabbiosamente: si rese infine conto di quanto si era sentita tradita. Dopo la sessione andò dalla madre. Le parlò di Mark e le chiese che ne fosse stato di lui e della sua famiglia. «Ah! Suo padre fu trasferito», le spiegò la madre. «Accadde tutto molto in fretta, ma la cosa che ci sorprese di più fu il tuo silenzio. Pensavamo che ti saresti davvero arrabbiata, e invece sembrasti prendere la cosa con gran calma. In realtà, prima che partissero ne avevamo parlato con i genitori di Mark, perché eravamo tutti molto preoccupati per il dolore che sarebbe scaturito da quella separazione. Avevamo infine concluso che, a ben guardare, sarebbe stato meglio se non vi dicessimo nulla fino al giorno della partenza. I suoi non esposero neppure il cartello "in vendita" davanti a casa... Fu soltanto quando Mark salì in macchina, per il viaggio che li avrebbe portati alla loro nuova casa, che gli spiegarono tutto quanto». Glenda era stupefatta. Se Mark non ne era al corrente, significava che non l'aveva affatto tradita. In quel preciso momento - a più di trent'anni di distanza dall'episodio completamente sepolto

21. Far collassare la storia - 261

nel suo subconscio e che aveva dominato la sua vita, privandola di qualsiasi relazione romantica avesse provato ad avviare - la rivelazione la colpì come un fulmine: era dovuto tutto quanto a una sua deduzione completamente campata in aria. Non appena un uomo si avvicinava sufficientemente per esserle amico e amante, Glenda portava a termine la relazione. Era inconsciamente convinta che se avesse lasciato che un uomo le si avvicinasse troppo, come nel caso di Mark, questi l'avrebbe poi abbandonata e tradita nello stesso modo. Ecco perché aveva deciso di non rischiare più una cosa del genere: era troppo doloroso, nessun uomo ne valeva la pena. E così si era chiusa in sé e aveva represso le sue emozioni, dovute al presunto abbandono e tradimento di Mark, sin dal giorno in cui aveva scoperto che la sua famiglia si era trasferita. Successivamente aveva intrapreso una carriera impegnativa grazie alla quale avrebbe evitato altre emozioni del genere. L'amico che l'aveva sfidata a scavare sotto quel suo schema autodistruttivo aveva saputo vedere oltre la sua storia, e si era accorto che c'era qualcosa che non quadrava. Fino a quel giorno Glenda aveva creato molte opportunità di guarigione, ma la aveva mancate tutte quante. In seguito, Glenda ha partecipato a un seminario di Perdono Assoluto, ha perdonato l'uomo da cui si era appena separata e, di conseguenza, ha perdonato anche tutti gli altri che aveva parimenti giudicato "non meritevoli della mia fiducia". Ciò ha automaticamente neutralizzato la credenza originaria, secondo la quale non avrebbe mai più potuto fidarsi di un uomo, e le ha regalato la libertà di coltivare la relazione che voleva realmente. A differenza di Glenda, Jesse, conosciuta anch'essa a uno dei miei seminari, sembrava pienamente consapevole della sua storia, sebbene non riuscisse a trovarne la falla. E ciò malgrado il fatto che fosse giunta a un notevole livello di consapevolezza spirituale. Fu appunto nel corso di uno dei miei seminari che raccontò di

21. Far colLissare la storia - 263 262 - 11 Perdono Assoluto

essere appena stata licenziata dal suo lavoro. «Non c'è problema», commentò, «per l'ennesima volta si tratta della mia manifestazione della sindrome dell'abbandono. Vengo licenziata, o chiudo una relazione, una volta ogni due anni circa. Tutto perché sono stata abbandonata quando ero molto piccola». Sospettando che si trattasse di qualcosa di non troppo autentico, cominciai a investigare su quella storia di abbandono. Ben presto scoprii che suo padre era morto poco prima che lei nascesse, e che sua madre si era ammalata quando Jesse aveva circa due anni, così gravemente da non potersene più occupare. Di conseguenza, Jesse era stata cresciuta dai nonni, almeno per un certo tempo. Sebbene quella forzata separazione dalla madre l'avesse indubbiamente traumatizzata, in realtà i suoi genitori non l'avevano mai realmente abbandonata. Non avevano potuto starle vicino, ma di certo non per colpa loro, non perché avevano voluto trascurarla. Abbandonare qualcuno significa compiere una scelta consapevole e calcolata, in base alla quale lo si abbandona al suo destino. È un atto deliberato. La semplice assenza non costituisce un abbandono. Peraltro, prendere un'assenza per un abbandono è la tipica interpretazione di un bambino molto piccolo, e l'importanza di tale interpretazione va ben oltre la semantica. Interpretare l'assenza dei genitori come un abbandono comporta automaticamente l'elaborazione di tutta una serie di percezioni errate, del genere: «Se i miei genitori mi hanno abbandonato, vuol dire che sono una persona che nessuno può amare. Nessuno starà mai con me più di un paio di anni, perché se mia madre mi ha abbandonato dopo quel perìodo, vuol dire che gli altri faranno esattamente la stessa cosa: a un certo punto non ne vorranno più sapere di me. Si renderanno conto che sono una persona ignobile e mi lasceranno. È così che va la vita». Jesse aveva continuato a interpretare quella particolare storia per tutti i 52 anni della sua vita, ignorando che si basava

su un'interpretazione assolutamente scorretta del suo vissuto. Una volta compreso il suo errore, fu in grado di lasciar andare e fu quindi libera dal bisogno di creare i presupposti per un abbandono ogni due anni. Sebbene avesse maturato una certa consapevolezza spirituale, non era mai riuscita a capire che nel fornirle le condizioni per un abbandono ogni due anni lo Spirito le stava in realtà offrendo una opportunità di risvegliarsi e guarire quella storia tossica, che stava limitando la sua vita e ferendo la sua anima. Dopo qualche foglio di lavoro indirizzato alla persona che l'aveva recentemente licenziata, Jesse riuscì a rilasciare tutte le altre volte che era stata "abbandonata" nel corso dei 52 anni precedenti, neutralizzando così il potere della storia originaria del suo abbandono.

La centrifuga del perdono Se si fossero servite dello strumento che mi accingo a descrivere, Jill, Jesse e Glenda si sarebbero risparmiate molti anni di tentativi faticosi e dolorosi. La centrifuga del perdono ci permette di separare ciò che è realmente accaduto in una certa situazione problematica del nostro passato, dalla nostra interpretazione dell'accaduto. Funziona sulla base dello stesso principio che ci permette di ricavare puro succo di carote, ben separato dalle fibre, con un normale robot da cucina. Le centrifughe vengono utilizzate anche per separare il plasma dal sangue, la crema dal latte, e via dicendo. Nella lavatrice, la fase della centrifuga permette di asciugare al massimo la biancheria, eliminando l'acqua in eccesso. Una centrifuga del perdono non fa altro che invertire il processo in virtù del quale abbiamo creato delle storie più o meno fantasiose sulla base di ciò che ci è realmente successo.

264 - II Perdono Assoluto

21. Far collassare la storia - 265

# Dati oggettivi sull'accaduto

L'INTERPRETAZIONE ESCE DA QUI

Figura

15 - Separare

la

realtà dalla finzione.

Per servircene dobbiamo per prima cosa identificare la storia che stiamo vivendo proprio ora, quella che ci provoca disagio. Non dimentichiamo che, con ogni probabilità, si tratterà di un groviglio di dati di fatto (ciò che è realmente accaduto) e di interpretazioni (tutti i nostri pensieri, giudizi, valutazioni, ipotesi e credenze in merito all'accaduto). Non dobbiamo far altro che inserire la storia nello sportello superiore di questa centrifuga immaginaria, proprio come faremmo con delle carote, e poi osservare mentalmente il meccanismo con cui si separano i fatti dall'interpretazione dei fatti. A quel punto, come farebbe qualsiasi buon scienziato, per prima cosa stiliamo una lista dei fatti, così come emergono, mantenendoci il più possibile obiettivi. Successivamente compiliamo la lista delle interpretazioni a cui ci siamo lasciati andare.

Dopo aver scritto i risultati, valutiamo i dati oggettivi e accettiamoli pienamente. Dobbiamo assolutamente comprendere che solo i dati oggettivi ci dicono cos'è realmente accaduto, e che niente e nessuno potrà mai cambiarlo. Non abbiamo altra scelta: accettare quelle esperienze per ciò che sono, mantenendoci ben consapevoli delle eventuali tentazioni di giustificare in qualche modo l'accaduto. Ciò, infatti, finirebbe per sovrapporre all'accaduto una nuova interpretazione. Restiamo semplicemente in compagnia di quella verità. Poi passiamo a esaminare ogni pensiero, credenza, razionalizzazione, idea o predisposizione sviluppata sulla base di ciò che è accaduto, e dichiariamone l'assoluta falsità. Affermiamo che nessuna di queste costruzioni mentali è valida: ripetiamoci che si tratta semplicemente del prodotto del chiacchiericcio mentale.

21. Far collassare la storia - 267 266' - // Perdono Assoluto

#

Le mie interpretazioni dell'accaduto

Trattarsi con gentilezza

Poi, riconosciamo qual è l'importanza che abbiamo attribuito a quelle idee, credenze e disposizioni d'animo. In particolare, osserviamo il nostro attaccamento nei confronti di ognuna di esse, e decidiamo quali siamo disposti a lasciar andare e quali no. Interpretazioni

% di attaccamento

Anche se ci sentiamo attaccati a queste interpretazioni, al punto da non essere disposti a lasciarle andare, evitiamo qualsiasi critica e giudizio. Dopotutto si tratta di materiale che ci portiamo appresso da molto tempo. In realtà, potrebbe persino definire ciò che siamo attualmente. Per esempio, se abbiamo vissuto una storia di incesto, o abbiamo avuto dei genitori alcolisti, tali etichette, che rappresentano la nostra idea o credenza su noi stessi, potrebbero pur sempre costituire un punto di riferimento, indicandoci chi siamo. Lasciando andare tutte le idee associate a quelle etichette, potremmo smarrire la nostra identità. Quindi, pur essendo assolutamente determinati a separare la realtà dalla fantasia che ci siamo costruiti, manifestiamo la massima gentilezza nei nostri confronti, e concediamoci il tempo necessario per rilasciare tali credenze. Nel processo del Perdono Assoluto il passo successivo consiste nel rimettere tutto quanto al posto che gli compete realmente, ossia realizzare che la storia era perfetta proprio così com'è andata, e doveva essere interpretata in quel modo. Nel momento in cui scopriamo di aver basato la nostra vita su una serie di

268 - Il Perdono Assoluto

credenze tossiche e di interpretazioni errate, potremmo sperimentare un autentico bombardamento di sensi di colpa, rabbia, depressione e autocritica. Dobbiamo assolutamente fare attenzione: è qualcosa da evitare a ogni costo. Cerchiamo invece di rammentare che tutto ha uno scopo e che Dio non sbaglia mai. Serviamoci invece di uno o più strumenti del Perdono Assoluto, così da perdonare noi stessi e cogliere la perfezione dei problemi che abbiamo sperimentato. Se i dati di fatto che abbiamo raccolto dimostrano che è davvero accaduto qualcosa di negativo - per esempio, un omicidio resta un omicidio, quale che sia l'interpretazione che ne abbiamo dato, il foglio di lavoro del Perdono Assoluto rappresenta il miglior strumento per aiutarci a trasformare l'energia prodotta da quell'evento.

22 I Quattro Passi del Perdono

Quello che vi propongo è un adattamento del processo in tre passi insegnato da Arnold Patent . Con questo strumento ci rammentiamo del nostro potere di attrarre gli eventi e le persone di cui abbiamo bisogno per sperimentare le emozioni relative a particolari aspetti della nostra esistenza. È un processo che richiede soltanto qualche istante, ma è di straordinaria importanza perché può letteralmente salvarci dallo sprofondare nell'ennesimo dramma quotidiano, con il risultato di ritrovarci nuovamente confinati alla nostra coscienza di vittima, e chissà per quanto tempo! Quando incontriamo una difficoltà, qualcosa che suscita la nostra rabbia, finiamo facilmente per dimenticare tutto ciò che sappiamo del Perdono Assoluto. Finché i principi del Perdono Assoluto non sono fermamente radicati nella nostra mente, non appena ci troviamo a confrontarci con qualche problematica capace di suscitare turbamento emotivo passiamo quasi automaticamente alla coscienza di vittima. Il problema è che, una volta caduti nella trappola, ci restiamo per molto tempo. Senza la prospettiva del Perdono Assoluto, con ogni probabilità prima che riusciamo a liberarcene passeranno degli anni - e come si può facilmente constatare, è proprio ciò che accade alla maggior parte delle persone (si veda il diagramma della pagina seguente). Se però abbiamo un amico che ha familiarità con il Perdono Assoluto, e riconosce i nostri sintomi, ci chiederà subito di fare un foglio di lavoro così da riconquistare la pace. Come possia1

270 - II Perdono Assoluto

22. I Quattro Passi del Perdono - 271

mo constatare dal diagramma seguente, ogni volta che ci accade qualcosa torniamo automaticamente all'abituale coscienza di vittima, in cui restiamo confinati per un lunghissimo periodo di tempo. Ma poi ci viene ricordato che forse è tutto perfetto così com'è, e allora ci serviamo della tecnologia del Perdono Assoluto, esprimendo la nostra disponibilità a cogliere la perfezione della nostra condizione per tornare, infine, alla pace del cuore. Si tratta pur sempre di un percorso faticoso, e tutto dipende dall'avere a portata di mano qualcuno che può tirarci fuori dal pantano. Il modo ideale per evitarci questo andirivieni è ricorrere subito al processo in quattro passi, prima di esserci scomodamente risistemati nella condizione di vittima! Nel diagramma l'impiego del processo in quattro passi è rappresentato dalla curva che si arresta prima del punto in cui normalmente diventiamo inconsapevoli. Se impariamo a servirci dei quattro passi spontaneamente, senza neppure pensarci, trasformiamo il Perdono Assoluto nel nostro standard di vita, di certo la vita diventa più semplice!

nn

condizioni; di vittima

Quindi, non appena ci accorgiamo che ci stiamo arrabbiando, o semplicemente ci scopriamo intenti a sparare sentenze, a gongolare della nostra rettitudine o a voler cambiare qualcosa nei problemi che stiamo sperimentando, possiamo servirci di questo processo per riportare la nostra coscienza al Perdono Assoluto, riarmonizzandola con i suoi principi. Primo Passo: «Guarda un po' cosa ho creato!». Questo primo passo ci ricorda che siamo i creatori della nostra realtà. Peraltro, per essere più precisi, creiamo le circostanze necessarie alla nostra guarigione, quindi non dovremmo considerarci colpevoli per ciò che ci accade. Dal momento che la mente giudicante è sempre pronta a intervenire, spesso finiamo erroneamente per interpretare questo passo come una sorta di auto-fustigazione. Ci diciamo: «Guarda un po' cosa ho creato!», ma poi aggiungiamo: «Oh, è davvero terribile! Sono davvero senza speranza, un autentico fallimento spirituale!». Cerchiamo di evitare di cadere in questa trappola, perché se lo facciamo, precipitiamo nuovamente nell'illusione. Secondo Passo: «Riconosco i miei giudizi e amo me stesso per averli espressi».

Spiritualmente Spiritualmenteinconsapevole consapevole Perdono Assoluto Diviene la risposla standard

n

CURVA DI APPRENDIMENTO DEL PERDONO ASSOLUTO

Accade qualcosa di negativo

Esistenza relativamente pacifica (ideale)

TEMPO Figura

16 - Dalla coscienza di vittima alla pace, come sull'otto volante!

Con questo passo riconosciamo che, in quanto umani, siamo soliti corredare automaticamente le nostre esperienze con tutta una serie di giudizi, interpretazioni, interrogativi e credenze. Tra i nostri compiti c'è anche quello di accettare l'imperfezione della nostra umanità e di amarci proprio per aver espresso tali giudizi, compreso quando ci diciamo che, vista la realtà in cui ci ritroviamo, dobbiamo essere davvero degli zombi spirituali. I nostri giudizi sono parte di noi, quindi dobbiamo amarli come amiamo noi stessi. Così facendo entriamo in connessione con

272 - Il Perdono Assoluto

ciò che sta realmente accadendo nel nostro corpo e nella nostra mente e, grazie alle nostre stesse emozioni, torniamo al presente. A quel punto la nostra energia muta rapidamente, consentendoci di passare al terzo e quarto passo del processo. Terzo passo: «Eccomi pronto a cogliere la perfezione della situazione che sto vivendo». Nel processo del Perdono Assoluto la nostra disponibilità costituisce un elemento fondamentale. Equivale a una devota e immediata resa al piano Divino e all'apertura necessaria per amare noi stessi malgrado non siamo in grado di percepire tale piano direttamente. Quarto passo: «Scelgo l'energia della pace». Il quarto passo è la naturale conseguenza di tutti i precedenti. Accettando che la situazione problematica che stiamo vivendo è in funzione al piano Divino, e riconoscendo che ciò che sembra accadere potrebbe essere del tutto illusorio, scegliamo di sperimentare la pace e di servirci dell'energia della pace in qualsiasi azione dovremo intraprendere. Troviamo l'energia della pace quando siamo completamente immersi nel momento presente, così da agire con chiarezza e concentrarci su qualsiasi azione possa rendersi necessaria, in piena consapevolezza delle nostre emozioni. Dovremo praticare questo processo in quattro passi il più spesso possibile, così da integrarlo nella nostra consapevolezza. Ci consentirà, infine, di dimorare nel momento presente tutta la giornata. Un consiglio pratico per non dimenticare di praticare: copiate questi quattro passi su un cartoncino, stile biglietto da visita, da portare sempre con voi, nella borsa o nel porta-

22. I Quattro Passi del Perdono - 273

foglio; oppure ricopiateli su una cartolina da tenere bene in vista, per esempio sul frigorifero. Nota: nella versione precedente di questo libro era incluso un capitolo intitolato Epilogo sull'I 1 settembre, con cui si dimostrava la praticità del processo in quattro passi in situazioni di quel genere. Lo si può ancora trovare sul nostro sito Web, è sufficiente accedere alla home page e cliccare su "downloads" (solo in lingua inglese).

274 - 11 Perdono Assoluto Note

1. Patent, A.M., Puoi avere tutto, CDE, Milano, 1997; Death Taxes and Other lllusions, Celebration Publishing, 1989.

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Percepire il Cristo nell'altro

Se riconosciamo che il problema che stiamo vivendo con qualcun altro rappresenta un'opportunità di guarire qualcosa in noi stessi, possiamo produrre l'esperienza della guarigione mantenendoci completamente nel momento presente. Uno dei modi per riportare l'energia al momento presente (invece di lasciar vagare la mente nel passato o nel futuro) consiste nel contemplare la persona con cui ci troviamo in conflitto, e percepire il Cristo in lei. In questo contesto il termine Cristo fa riferimento alla parte dell'altro che è Divina e che quindi è una unica cosa con noi stessi e con Dio. Così facendo non percepiamo più nessuna separazione, e in quello stesso istante riconosciamo anche il Cristo in noi. Se disponiamo della presenza mentale necessaria per dedicarci a questa tecnica, la situazione viene trasformata all'istante. Quando giungiamo a una vera e profonda comunione con un'altra persona, fondendoci nell'Uno, trascendiamo l'io. L'intera esistenza dell'io si basa sulla separazione. Se non c'è più separazione, non abbiamo nessun bisogno di attaccare e difendere - quindi, nel momento in cui pratichiamo tale unione innalziamo la nostra vibrazione, rinunciamo a tutti i nostri meccanismi di difesa e ci trasformiamo nel nostro vero sé. Nel contempo abbandoniamo tutte le nostre proiezioni e contempliamo la persona che abbiamo di fronte come figlio di Dio, perfetto in ogni suo aspetto. È questa l'essenza del Perdono Assoluto.

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Riconoscere il Cristo in noi È importante riconoscere che il meccanismo di proiezione non si applica soltanto al nostro lato ombra. Proiettiamo sugli altri anche gli aspetti di noi stessi che più ci piacciono, sebbene ci risulti assai difficile rendercene conto. Quindi, ciò che vediamo in quelle persone è la nostra bellezza interiore, il nostro talento creativo, la nostra intelligenza, eccetera.

Esercizio di riflessione positiva Questo esercizio è stato insegnato originariamente da Arnold Patent. Ha un potente effetto su chiunque Io applichi, perché richiede che, innanzitutto, identifichiamo qualcosa di meraviglioso nell'altro, per poi reclamarlo come nostra personale qualità. In tal modo rientriamo in contatto con la nostra essenza, con il Cristo in noi, così da vedere realmente ciò che siamo. L'esercizio viene normalmente praticato in sessioni di gruppo, ma può anche aver luogo tra due sole persone. E analogo al vedere il Cristo nell'altro, solo che invece di farlo in silenzio, viene espresso verbalmente e mantenendo un contatto visivo. La persona A, dal profondo del cuore, si esprime nei confronti della persona B in questi termini: «Le qualità assolutamente meravigliose che vedo in te, e che tu rifletti in me, sono...». A quel punto la persona A dichiara alla persona B quali qualità vede in lei. La persona B non deve fare altro che ascoltare e rispondere «Grazie». Poi si invertono le parti e si ripete l'esercizio.

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Il perdono in tre lettere

Questo strumento implica semplicemente la stesura di tre lettere, indirizzate alla persona che riteniamo ci abbia ferito o danneggiato in qualche modo. Funziona a meraviglia quando siamo ancora in preda alla rabbia per ciò che ci è appena accaduto, ma può essere utile anche per cose che abbiamo vissuto molto tempo fa. Nella prima lettera dobbiamo dare libero sfogo a tutta la nostra rabbia e amarezza. Non tratteniamo niente! Se ci fa sentire bene, possiamo persino lasciarci andare alle più vili minacce di vendetta. Continuiamo a scrivere finché non ci resta più nulla da dire. Mentre scriviamo questa prima lettera, forse sperimenteremo ulteriore pena e piangeremo lacrime di rabbia, tristezza, risentimento e dolore. Teniamoci i fazzolettini pronti, e lasciamo andare tutte quelle lacrime. Se siamo arrabbiati, sfoghiamoci urlando in un cuscino, oppure praticando qualche attività fisica che ci aiuti a esprimere tutta la nostra ira. Attenzione: questa lettera non va spedita in nessun caso! Il giorno seguente scriviamo la seconda lettera. Questa volta rabbia e desiderio di vendetta saranno più sfumate, sebbene non siamo ancora intenzionati a rinunciare alla nostra rabbia nei confronti della persona che riteniamo responsabile del nostro dolore. Dovremmo tuttavia fare uno sforzo per introdurre anche compassione, comprensione e generosità, nonché prendere in considerazione l'eventualità di una forma di perdono.Attenzione: anche questa lettera non va spedita in nessun caso!

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Lasciamo passare ancora un giorno e infine scriviamo la terza lettera. In quest'ultima cerchiamo di esprimere una nuova interpretazione del problema che abbiamo vissuto, basandoci sui principi del Perdono Assoluto. Giacché si tratta di un processo analogo al foglio di lavoro sul perdono, possiamo fare riferimento a quanto abbiamo già scritto in merito (sempre che ci siamo già serviti del foglio di lavoro, com'è auspicabile), cercando peraltro di esprimerci nel modo più personale possibile (si veda il capitolo 20). Inizialmente potremmo incontrare qualche difficoltà, ma cerchiamo di perseverare. Non dobbiamo dimenticare che, come in precedenza, tutto sta nel fare finta che funzioni finché non funziona realmente. Nessuna di queste lettere verrà mai spedita. Non è necessario né auspicabile. Servono soltanto a produrre un cambiamento nella nostra energia, non nell'energia del destinatario. L'obiettivo è quello di esprimere le nostre emozioni, anziché proiettarle per l'ennesima volta sulla persona che consideriamo colpevole. Se dovessimo spedire la prima lettera, non servirebbe assolutamente a niente: l'unico risultato che otterremmo sarebbe quello di perpetuare il ciclo di attacco-difesa, e di lasciarci trascinare ancora più in profondità nel gorgo del nostro dramma. Come abbiamo già visto, non appena trasformiamo la nostra energia in direzione del Perdono Assoluto, cambia automaticamente anche l'energia dell'altro. Cosa fare dunque di queste lettere? Possiamo tenerle quale riferimento futuro o utilizzarle in un rituale di perdono. Personalmente, per trasformarle in altra energia, preferisco servirmene in un rituale con il fuoco: quando vediamo le nostre parole trasformarsi in cenere e salire al cielo in una colonna di fumo, succede qualcosa di estremamente potente.

Rituali di Perdono

Nella società contemporanea il potere dei rituali è assai sottovalutato. Quando ritualizziamo una certa procedura, la rendiamo sacra; il rituale comunica direttamente con la nostra anima. Sebbene i rituali possano essere di varia natura, molto semplici o estremamente complessi, tale complessità conta meno del rispetto che mostriamo per il rituale. Il rituale è un invito al Divino affinché partecipi alle faccende umane, e in quanto tale costituisce un altro modo di pregare. I rituali assumono un potere ancora maggiore quando li elaboriamo personalmente. Nel creare i nostri rituali, dovremmo servirci di tutta la creatività di cui disponiamo. Quelle che seguono sono semplici linee guida, idee che potranno essere d'aiuto nella concezione del proprio rituale personale.

Rituali con il Fuoco II Fuoco è sempre stato un elemento alchemico, un fattore di trasformazione. Ogni qualvolta offriamo qualcosa dandolo alle fiamme, attingiamo alle credenze primordiali nel potere alchemico del fuoco. È proprio per tale motivo che il rituale in cui bruciamo un foglio di lavoro, una lettera di liberazione e rilascio (si veda il Capitolo 28) o le tre lettere del capitolo precedente, ci conferisce una sensazione di compimento e metamorfosi. Dovremmo fare in modo che quella del fuoco

280 - // Perdono Assoluto

sia una cerimonia che compiamo con un senso di profondo rispetto. Mentre l'oggetto che offriamo viene distrutto dalle fiamme, recitiamo una preghiera. Bruciare legno aromatico, foglie di salvia o incenso renderà il rituale ancora più intenso, attribuendo un significato speciale alla cerimonia del perdono. Il fumo della salvia e dell'erba sacra usata dai Nativi Americani ripulisce l'aura, liberandola da quelle energie che potrebbero inquinare il nostro campo energetico.

Rituali con

l'Acqua

L'Acqua possiede qualità terapeutiche e purificatrici, e gli umani attribuiscono a tale elemento il potere di consacrare. Abluzioni, immersioni e bagni possono essere utilizzati in forme rituali di grande efficacia. Per esempio, invece di bruciare una lettera di liberazione e rilascio, possiamo piegarla fino a ricavarne una barchetta, quindi affidarla alla corrente di un ruscello o di un fiume. Come già detto, nella creazione dei propri rituali la creatività è un fattore da sfruttare al meglio. In precedenza ho raccontato la storia di Jane, la donna che aveva un tumore al cervello e che aveva messo in soffitta una scatola contenente tutte le cose che la associavano all'uomo che le aveva spezzato il cuore. Le avevo chiesto di andarla a prendere e di portarla alla nostra successiva seduta di terapia. Se non avesse avuto un colpo apoplettico, da cui non si è più ripresa fino alla morte, avremmo potuto tirar fuori quegli oggetti a uno a uno, analizzandone il significato. Poi, uno per volta, ce ne saremmo serviti eseguendo un rituale che potesse significare la sua liberazione da quel dolore, in modo da rilasciare molta dell'energia repressa.

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Il perdono attraverso l'espressione artistica

Nel contesto del perdono e del rilascio delle emozioni, l'arte rappresenta uno strumento molto potente. Una delle più straordinarie forme di guarigione attraverso l'arte a cui io abbia avuto il privilegio di assistere e/o partecipare ebbe luogo nel corso di un ritiro da me condotto in Inghilterra. Uno dei partecipanti era una giovane donna malata di sclerosi multipla. Il suo corpo era debole, devastato dalla malattia; la sua voce si sentiva a malapena. Il suo chakra della gola era praticamente chiuso. Aveva un marito e due figli, ma il suo matrimonio era inesistente e si sentiva in trappola, impotente e senza speranza. A un certo punto, durante la sessione di terapia artistica di gruppo, cominciò a disegnare in un modo particolare, assolutamente unico. Non riusciva a parlare, continuò semplicemente a disegnare per lungo tempo. Non si riusciva a capire bene che cosa stesse disegnando, ma dopo un po' fu chiaro che si serviva di quel mezzo di espressione per operare una sorta di regressione e rilasciare il dolore che si portava dietro fin dall'infanzia. Mia moglie e io le restammo accanto, seduti, mentre lei continuava a disegnare, e le forme che tracciava assumevano caratteristiche via via più infantili. Oltre ai disegni, ogni tanto la donna tracciava qualche breve frase, del tipo "bambina cattiva" o "Dio non mi ama", e altre parole ancora che indicavano profondi sensi di colpa, vergogna e paura. Infine produsse un disegno a matita

282 - II Perdono Assoluto

che, come riconobbe successivamente, rappresentava lo stupro subito da uno zio. Fu una catarsi emotiva con cui potè esprimere con il disegno ciò che non era mai riuscita a esprimere con le parole e i suoni. Il suo chakra della gola si era chiuso a causa di ciò che era stata costretta a fare con la sua bocca (suo zio l'aveva obbligata a fargli del sesso orale). All'improvviso aveva trovato nell'espressione artistica una sorta di condotto di uscita tramite cui liberare emozioni e ricordi che aveva continuato a reprimere per lunghissimo tempo. All'origine della sua malattia c'erano proprio quei ricordi e quelle emozioni. Per favorire il suo processo catartico, mia moglie si diresse al fondo della grande sala in cui tenevamo il seminario. Poi chiedemmo alla donna di servirsi della sua voce e di ripetere a mia moglie che era una brava persona e che Dio l'amava sicuramente. Glielo facemmo ripetere sempre più forte, finché non lo urlò a pieni polmoni. Dopo aver strillato almeno una ventina di volte "Dio mi ama", si fermò, si voltò verso di me e mi chiese: «Mi ama davvero, è così?». Fu un momento di guarigione che non avrei mai più dimenticato. Tre mesi dopo il nostro ritorno negli Stati Uniti ricevemmo una lettera con cui ci annunciava che aveva lasciato il marito, cambiato casa e trovato un nuovo lavoro. Ormai era di nuovo padrona della sua voce e se ne serviva per chiedere ciò che voleva. Aveva così scoperto che non solo disponeva del potere di chiedere, ma anche di quello di ricevere. Aveva persino avviato un gruppo di sostegno per persone malate di sclerosi multipla, e praticava con loro la terapia artistica. Stava recuperando le forze, giorno dopo giorno. Abbiamo continuato a ricevere sue notizie, e non possiamo che meravigliarci per il suo processo di guarigione, che continua tuttora. Se non abbiamo una particolare inclinazione per le parole e non ci sentiamo a nostro agio con la scrittura, possiamo provare il disegno. Quando si apre questo canale di comuni-

26. Il perdono attraverso l'espressione artistica- 283

cazione, succedono cose sorprendenti. È sufficiente munirsi di qualche foglio da disegno di dimensioni sufficientemente grandi, nonché di qualche pastello, gessetto e matita colorata. (Sulla carta nera i pastelli hanno una resa eccellente). Attenzione: non è richiesto alcun particolare talento artistico! Qui non si tratta di dipingere qualcosa di bello. In realtà, tutto ciò che vogliamo è trovare il modo di esprimere le emozioni, e nel caso fossimo pieni di rabbia, probabilmente ciò che disegneremmo non sarà poi così bello. Comunque sia, non dobbiamo fare altro che consentire alle emozioni e ai pensieri di prendere forma sulla carta da disegno. Cominciamo a disegnare senza alcuna aspettativa o idea preconcetta. Se vogliamo, possiamo chiedere a Dio, o ai nostri spiriti guida, di aiutarci nel processo di rilascio delle emozioni attraverso il disegno e i colori, cosicché possiamo esprimere tutto ciò che dev'essere rilasciato e infine cominciare semplicemente a disegnare. Qualsiasi cosa emerga, lasciamola uscire. Asteniamoci dal giudizio. Entriamo nel flusso. Non è diverso dalla meditazione. Se vogliamo raccontare una storia, facciamolo. Se vogliamo soltanto usare i colori, va benissimo. Non ci sono regole da seguire! Nel nostro servirci della terapia artistica quale strumento di perdono, l'approccio dovrebbe essere simile a quello della trilogia di lettere. Realizziamo una serie di disegni con cui esprimiamo ciò che sentiamo nei confronti di una certa persona per ciò che ci ha fatto; con questi disegni potremmo esprimere per esempio, rabbia, paura, dolore, tristezza, eccetera. Poi passiamo a una forma mentale più compassionevole e comprensiva, e realizziamo una serie di disegni che riflettano tale atteggiamento. Infine, nella terza e ultima serie di disegni, esprimiamo le sensazioni del Perdono Assoluto. Forse, tra una serie di disegni e l'altra, potrà essere necessario far passare un certo periodo di tempo, ma se ce la sentiamo, anche un'unica seduta andrà bene.

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Evitiamo, peraltro, di interrompere la terapia artistica una volta iniziata: anche se alla fine avremo soltanto tre disegni, uno per serie, è indispensabile che passiamo per tutte e tre le fasi. Se per esempio dovessimo completare soltanto la prima, potremmo ritrovarci intrappolati nella rabbia. Quando sentiamo di aver finito con un certo disegno, appendiamolo al muro. Manteniamo le nostre opere nello stesso ordine con cui le abbiamo realizzate, così da creare una serie verticale od orizzontale sulla parete. Se le disponiamo in verticale, facciamo in modo che l'ultima opera in basso sia quella in cui esprimiamo le emozioni come la rabbia, mentre la prima in alto sarà quella con cui abbiamo rappresentato il Perdono Assoluto. Contemplando il nostro lavoro in questo modo, in progressione, potremmo cogliere appieno le caratteristiche dell'energia espressa da ogni disegno e i cambiamenti descritti dalla sequenza. Sarà sicuramente una bella e sorprendente esperienza! Ogni nostro disegno deve ricevere un titolo, ed è importante annotare anche la data di realizzazione. Sarà opportuno passare un po' di tempo in compagnia di questi nostri disegni, così da consentire loro di "parlarci". Mentre realizzavamo ognuna delle nostre opere, nella nostra mente c'erano pensieri particolari. Osservando il risultato un po' più tardi, dovremmo cercare di sbarazzarci di quei pensieri e di cercare cos'altro possa nascondersi là dentro. Forse potremo anche chiedere l'aiuto e l'interpretazione di persone di nostra fiducia, che magari vedranno cose che ci sono sfuggite o che non siamo in grado di vedere. Chiediamogli semplicemente: «Se questo disegno fòsse tuo, cosa ci vedresti?». Se le osservazioni dei nostri amici ci sembrano pertinenti, bene. Se invece le sentiamo incongruenti, va bene lo stesso. I nostri amici possono interpretare quelle nostre opere solo sulla base del loro subconscio, ma potremmo comunque trarre spunto dai loro commenti per elaborare un modo assolutamente nuovo di analizzare quel nostro lavoro, così da trarne nuove intuizioni.

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La respirazione-satori

Come abbiamo visto in precedenza, le emozioni rimosse o represse hanno un effetto tossico, sia a livello di salute mentale che sul corpo fisico. Il rilascio di queste emozioni costituisce il primo passo del processo del perdono. Il modo più rapido ed efficace per rilasciare le emozioni trattenute per lungo tempo è una procedura di lavoro sul respiro che ho chiamato "respirazione-satori". (Safari è una parola giapponese che significa comprensione intuitiva o risveglio). La postura con cui normalmente si procede alla respirazione-satori è coricati a terra, sulla schiena, mentre la respirazione, compiuta in piena consapevolezza, deve seguire uno schema circolare. Per dirla altrimenti, occorre respirare mantenendo l'attenzione sul respiro di modo che tra l'inspirazione e l'espirazione non ci sia nessuna pausa. Nel fare ciò si ascolta una musica appositamente scelta, a volume piuttosto alto. Il soggetto che esegue la respirazione-satori deve respirare da 40 a 60 minuti, a bocca aperta, alternando lunghe e profonde respirazioni addominali a respirazioni della parte superiore del petto, più brevi e molto meno profonde. In tal modo il corpo viene ossigenato al punto che le emozioni represse, cristallizzatesi in particelle di energia a livello cellulare, vengono liberate. Nel corso del rilascio di tali particelle di energia spesso si acquisisce piena consapevolezza di vecchie sensazioni ed emozioni, che riemergono nel presente.

2 5 6 ' - Il Perdono Assoluto

Potrà trattarsi di emozioni allo stato puro, come per esempio tristezza, rabbia o disperazione completamente svincolate da qualsiasi ricordo di eventi passati. Ma potrà anche accadere che riemerga, con precisione assoluta e fin nei minimi dettagli, il ricordo di un episodio, idea, associazione o percezione errata, ovvero ciò che è all'origine dell'emozione originale - quella che è stata poi rimossa o repressa. Potrebbe persino affiorare in modo simbolico o in forma metaforica. Talvolta capita anche che non ci sia nessun genere di ricordo consapevole. Ogni sessione di respirazione-satori è diversa dall'altra, così come sono diverse le persone che la praticano, ragion per cui c'è una grande varietà di esperienze ed è difficile prevederne gli effetti. Via via che le emozioni emergono, dobbiamo continuare a respirarle, ossia a farle fluire attraverso la nostra respirazione in modo da percepirle pienamente e nel contempo rilasciarle. Spesso, al fine di trattenere le nostre emozioni, smettiamo addirittura di respirare; respirare mantenendo l'esperienza dell'emozione ci permette invece di riconoscerne la natura e di rilasciarle. In qualche caso, nel corso della respirazione, il soggetto le esprime verbalmente e cinesteticamente. Indipendentemente dal modo in cui queste emozioni vengono rilasciate, dal processo deriva quasi immancabilmente una sensazione di profonda calma e pace. E una tecnica semplice ma dagli effetti terapeutici impressionanti e duraturi. Raccomando senza esitazione questo lavoro a chiunque voglia dare una bella ripulita al proprio bagaglio emotivo. Gli effetti della respirazione-satori sono profondi perché hanno luogo interiormente, senza alcuna intromissione, guida, manovra o manipolazione esterna, e cioè senza che nessun facilitatore intervenga per stimolare il rilascio delle emozione. In pratica, l'unico ruolo del facilitatore, se presente, è garantire la sensazione di sicurezza in quello spazio e offrire sostegno al praticante nel corso del suo sperimentare le emozioni per

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poi rilasciarle (anziché reprimerle nuovamente), processo che talvolta può essere piuttosto inquietante. E proprio per tale motivo che consiglio sempre di non eseguire la respirazionesatori in completa solitudine. Questo genere di respirazione consapevole e continuativa viene anche chiamata rebirthing, perché i ricercatori hanno scoperto che il lavoro sul respiro ci permette di accedere a ricordi ed emozioni che si sono depositati a livello cellulare fin dai primi istanti della nostra esistenza, quando eravamo ancora nell'utero, nel corso della nostra nascita e immediatamente dopo. La nascita costituisce il primo trauma di una certa importanza e, in quest'esperienza traumatica, ci formiamo profonde idee a proposito del lottare, dell'abbandonarsi, della nostra sicurezza e dell'accettazione. Tali idee spesso si trasformano in credenze che assumono poi un ruolo dominante in tutta la nostra vita. Tornando a sperimentare la nascita, e rilasciando i traumi e le credenze che si sono formate in quegli istanti, possiamo trasformare completamente la nostra esistenza. Un altro grande beneficio della respirazione-satori deriva dal fatto che in tal modo integriamo nuovi schemi energetici nei campi energetici preesistenti, cosicché i corpi sottili vengono ristrutturati di conseguenza. Ciò significa che contemporaneamente al mutare della nostra percezione, al sorgere al rilascio di vecchi schemi emotivi, grazie al lavoro sul respiro integriamo nel nostro corpo tutti i dati e le informazioni relative. Volendo fare un'analogia con il computer, è come se con la respirazionesatori scaricassimo dei dati, trasferendoli dalla memoria ram (quella a breve termine) al disco rigido, di modo che vengano memorizzati permanentemente. L'importanza della respirazione-satori nel processo del Perdono Assoluto è quindi evidente. Con il lavoro sul respiro otteniamo i risultati voluti non solo all'inizio del processo, quando lavoriamo per rilasciare le emozioni, ma anche in seguito, quando il nostro sistema di credenze si trasforma e i cambiamenti

288 - II Perdono Assoluto

che ne derivano a livello di campo energetico devono essere integrati. Con il processo di integrazione i cambiamenti vengono radicati nel corpo, di modo che non sia più possibile tornare alle percezioni ormai superate. Consiglierei ai lettori di dedicarsi ad almeno 10-20 sessioni di respirazione-satori, in presenza di un facilitatore, e nel corso di un certo periodo di tempo - potrebbe volerci per esempio un anno. Dopo aver acquisito tale esperienza, con ogni probabilità potrete cominciare a praticarla da soli.

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La lettera di rilascio-liberazione

Ho sviluppato questa lettera adattando un documento analogo che mi è stato dato dalla dottoressa Sharon Forrest, ipnoterapeuta e terapista del corpo/mente della Forrest Foundation (un'associazione che non ha scopo di lucro, con base in Messico, e rivolta allo sviluppo di terapie alternative olistiche). Con questa lettera di rilascio-liberazione proclamiamo al cospetto del nostro Sé Superiore, e a ogni parte del nostro essere, che concediamo la nostra più totale e assoluta autorizzazione affinché tutti gli aspetti di non-perdono che ancora albergano in seno a qualsiasi situazione problematica stiamo vivendo o abbiamo vissuto, possano essere amorevolmente rilasciati. La lettera rappresenta inoltre uno strumento di auto-perdono, giacché riconosce che abbiamo creato ogni nostra esperienza per trarne gli insegnamenti di cui avevamo bisogno e crescere. La lettera riprodotta nella pagina seguente potrà essere fotocopiata e ingrandita fino alle dimensioni più appropriate. Per servirsene non bisogna fare altro che riempire gli spazi vuoti, fare in modo che qualcuno ne sia testimone, per poi bruciarla in forma rituale.

290 - II Perdono Assoluto

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Lettera di rilascio-liberazione Data:

La Rosa del Perdono

Nome:

Mio caro Sé Superiore, , con questa mia lettera accordo a te, mio'sT^upe^ore, alla mia Anima, alla mia Mente Super-Cosciente, al mio DNA, alla mia memoria cellulare, nonché a tutte le parti del mio essere che potrebbero voler ancora trattenere elementi di non-perdono per qualsiasi motivo, il permesso di rilasciare tutte le percezioni errate, le credenze infondate, le interpretazioni errate e le emozioni fuorviami, ovunque possano dimorare, siano esse nel mio corpo, nella mia mente inconscia, nel mio DNA, nella mia mente consapevole, nel subconscio, nell'inconscio, nei miei chakra e persino nella mia Anima, e chiedo a tutte le persone che non vogliono altro che il mio bene di assistermi in questo processo di liberazione. Io

j , ti ringrazio, mia cara Anima, per aver creato le esperienze da cui deriva questo residuo di non-perdono, e comprendo che per molti versi esse hanno rappresentato tutte quante un insegnamento, offrendomi infinite occasioni di imparare e crescere. Accetto tali esperienze senza giudicarle, e in tal modo le consegno al nulla da cui sono venute. , con questa mia lettera voglio quindi 0

Io

L i b e r 0

e r s o n a

a f f i n c n é

perdonarTZZI • 1 P faccia ritorno al suo più alto bene. La benedico per aver voluto essere il mio insegnante. Interrompo qualsiasi attaccamento malsano nei suoi confronti e le invio amore incondizionato e tutto il sostegno e l'energia di cui ha bisogno. , con questa mia lettera voglio inoltre perdonare me stesso, e accettarmi per ciò che sono, amarmi incondizionatamente proprio così come sono, in tutto il mio potere e magnificenza. T , con questa mia lettera m i riconsegno al mio più aito bene, e rivendico la mia libertà, la soddisfazione dei miei sogni, desideri e obiettivi, concedendomi chiarezza, amore, piena espressione, creatività, salute e prosperità. Io

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Firma: Testimoniato da:

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Data:

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Quando apriamo il nostro cuore agli altri, diventiamo vulnerabili e affrontiamo il pericolo di trasformarci nel bersaglio delle loro proiezioni. La loro energia psichica può miscelarsi con la nostra, così da impoverirla fino all'esaurimento. Più organizzo e dirigo seminari, più mi rendo conto che in molti casi i problemi che le persone sembrano incontrare con qualcuno in particolare scaturiscono dal fatto che quest'ultimo è in grado di penetrare il loro campo energetico e manipolarlo a piacimento. Quasi invariabilmente le persone che partecipano ai miei seminari hanno dei problemi con personalità che sembrano penetrare il loro terzo chakra, che è proprio quello depositario delle tematiche del potere e del controllo. Una volta assunto quel genere di controllo energetico, gli è poi facile attingere all'energia della persona controllata, oppure riversare su di essa qualsiasi forma di energia indesiderata. Ovviamente tutto ciò viene fatto a livello subconscio, senza alcuna consapevolezza, si spera, senza cattiveria. Resta il fatto che per la persona che viene manipolata si tratta di una condizione debilitante, che sottopone la relazione a una grande tensione. Tipicamente, la persona che più spesso ci invade e assume il controllo della nostra energia è nostra madre; probabilmente ciò non sorprenderà affatto i lettori, e devo aggiungere che spesso la madre riesce a esercitare quel controllo persino dalla tomba. Ma potrebbe anche trattarsi del padre, del marito o della moglie, o di qualsiasi altra persona che abbia assunto un

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certo controllo sulla nostra energia. Tuttavia, si tratta quasi sempre della madre. Il modo più semplice per porre fine a tale fenomeno, o per impedire che si manifesti con le persone con cui entriamo in contatto, consiste semplicemente nel porre una rosa immaginaria, visualizzata, tra noi e l'altro. È uno strumento di protezione sorprendentemente potente.

Figura 17: La Rosa del Perdono.

In moltissimi scritti esoterici la rosa è un simbolo di protezione psichica. Per qualche misterioso motivo possiede un enorme potenziale protettivo, probabilmente perché è un simbolo universale dell'amore. Visualizzare una rosa si trasforma in una protezione dalle proiezioni altrui e rappresenta un modo per bloccare l'energia negativa senza per questo chiudere il nostro cuore alle persone che ci stanno di fronte. Non saprei spiegare perché visualizzare una rosa funzioni così bene; in realtà, possiamo creare una protezione psichica con qualsiasi altro genere di visualizzazione, perché alla fin fine il semplice farlo produce l'intenzione di auto-proteggersi. Tuttavia, la rosa è stata usata per secoli a tale scopo, e sembra funzionare meglio della maggior parte degli altri simboli. Quindi, d'ora in poi, in qualsiasi occasione ci troviamo a incontrare una persona con cui non desideriamo mescolare la no-

29. Li Rosa del Perdono - 293

stra energia, visualizziamo una rosa posizionata al limitare della nostra aura, o a metà strada tra noi e l'altro. Poi cerchiamo di valutare se, grazie a questa visualizzazione, il rapporto prende una piega diversa. Dovremmo poter percepire una sensazione molto più intensa del nostro spazio psichico e della nostra identità, mantenendoci nel contempo completamente presenti e a disposizione dell'altro. Non è necessario che la persona in grado di esercitare il suo controllo sia fisicamente presente; quindi, per proteggere la nostra energia, sarà opportuno servirsi della visualizzazione della rosa anche quando le si parla al telefono.

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Auto-Verdono

Assoluto

Spero che ormai i lettori abbiano compreso che, qualsiasi cosa percepiamo là fuori, altro non è che una proiezione di ciò che abbiamo qui dentro; in pratica, ciò che vediamo negli altri è soltanto un riflesso della nostra coscienza. Tanto per fare un esempio, se in una sala ci sono 2000 persone stipate, in realtà ce n'è una sola, e quella siamo noi. Tutto il resto non è che il riflesso della nostra mente, e la relativa percezione è semplicemente quanto abbiamo elaborato a proposito degli altri. Ci guardiamo continuamente allo specchio, e qualsiasi cosa vediamo in esso, in definitiva siamo noi. Ecco perché si può ben dire che qualsiasi forma di perdono è in sostanza auto-perdono. È un aspetto del perdono su cui insisto da molto in tempo. Il perdono di se stessi ha luogo automaticamente, è sufficiente che ci rendiamo conto che tutto ciò che vediamo là fuori siamo noi (si veda il foglio di lavoro, passi da 9 a 12). Non appena cogliamo la verità in qualcuno, la facciamo automaticamente nostra. Ho sempre avuto l'impressione che perdonare tutto ciò che succede là fuori ci risulti molto più semplice che perdonare noi stessi perché siamo abituati a operare nel mondo come soggetti o come oggetti, ma mai le due cose nello stesso tempo (il che corrisponde alla modalità dell'auto-perdono). In sostanza, a chi facciamo appello quando ci chiediamo di perdonare? Chi sta perdonando chi? Non è quindi il caso di stupirsi se l'auto-perdono è così difficile: stiamo cercando di essere nel contempo giudice, giuria,

296 - // Perdono Assoluto

avvocato difensore e testimone! Ecco perché è meglio (forse) concentrarci sul Perdono Assoluto degli altri, giacché così facendo, per interposta persona, otterremmo automaticamente e contemporaneamente il Perdono Assoluto di noi stessi. Tutto ciò è ancor più vero nella misura in cui siamo assolutamente inconsapevoli degli aspetti di noi stessi che non ci piacciono e che odiamo. Come possiamo perdonare quegli aspetti di noi stessi che non conosciamo neppure lontanamente? Fortunatamente, come abbiamo già visto, la legge dell'attrazione ci viene in soccorso portando nella nostra vita persone che, entrando in risonanza con quelle questioni insolute, le rispecchiano portandole alla nostra attenzione. Ovviamente, almeno inizialmente, la cosa risulta assai irritante, ma via via che passiamo da un foglio di lavoro all'altro e perdoniamo (ovvero riconosciamo la verità), finiamo automaticamente per perdonare noi stessi. Ecco perché ci è lecito affermare che le persone che siamo soliti giudicare e che meno ci piacciono sono in realtà i nostri più grandi insegnanti e guaritori. Un altro motivo per cui non ho mai insistito sull'auto-per¬ dono, e sul relativo lavoro, è che mi sono accorto che molte delle persone che manifestano il desiderio di operare in tale direzione palesano immancabilmente una dipendenza psicologica verso la recriminazione e l'assunzione indiscriminata di ogni responsabilità per qualsiasi cosa. In sostanza, soggetti del genere non aspettano altro che potersi servire dell'autoperdono per continuare il loro processo di auto-fustigazione. Insistendo sul fatto che si deve cominciare col perdonare gli altri, li costringo a rinunciare al loro deciso negare di avere problemi con gli altri (ovviamente, è tutt'altro che così), consentendo loro di accedere a un auto-perdono genuino, e cioè al normale processo del Perdono Assoluto. Detto ciò, riconosco che c'è pur sempre la necessità di fornire il contesto e lo spazio necessario per entrare in contatto ed

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estendere misericordia e perdono a quelle parti di noi stessi che si sono assunte il peso e la colpa di ciò che hanno vissuto in passato, e/o provano vergogna per ciò che ritengono di essere. Nel corso degli ultimi anni ho sperimentato un seminario di perdono di se stessi che ho chiamato Emergerne', che si è infine dimostrato un'esperienza di guarigione tanto bella quanto profonda. È comunque opportuno sottolineare che il contesto di questo lavoro di auto-perdono è esattamente lo stesso del Perdono Assoluto - vale a dire che, dal punto di vista spirituale, le basi sono identiche: non c'è giusto o sbagliato, non ci sono vittime e persecutori quindi, in definitiva, non c'è nulla da perdonare. Ecco perché il rilascio energetico ottenuto da quasi tutti i partecipanti al seminario è risultato essere concreto e significativo. Una parte considerevole dell'auto-perdono che sto offrendo attualmente in forma più avanzata affonda le sue radici in una disciplina terapeutica di orientamento spirituale conosciuta col nome di "psicosintesi". La psicosintesi fu ideata e sviluppata all'inizio del 1900 dallo psichiatra italiano Roberto Assagioli. Costui era sicuramente un pioniere, e benché all'epoca il suo lavoro non sia stato debitamente riconosciuto, oggi trova vaste conferme e seguito. Studiandolo mi sono reso conto che i suoi principi sono assolutamente coerenti con quelli del Perdono Assoluto. Con il suo lavoro Assagioli ha dimostrato che non c'è soltanto un singolo bambino interiore, come comunemente descritto, ma tutta una serie di sub-personalità. Molte di queste sub-personalità sono state create per gestire o sopravvivere alle nostre ferite primordiali, o ancora per compensare le carenze che percepiamo - ossia le basi della nostra percezione del sé ferito. [È il caso di aggiungere che persino le persone cresciute in famiglie apparentemente sane possono aver ricevuto le loro belle ferite. Spesso si tratta di ferite assai difficili da riconoscere, e che possono persino essere dovute a percezioni errate. Ci sono poi le ferite spirituali, che possono derivare

298 - 11 Perdono Assoluto

dalla presenza di genitori affettuosi ma in realtà non connessi con lo Spirito, o in grado di presentare Dio soltanto come entità esterna e separata - condizione che impedisce loro di trasmettere un senso di connessione spirituale]. Assagioli ha scoperto che per poter superare tali ferite ed espanderci fino a realizzare la pienezza del nostro potenziale, dobbiamo necessariamente costruire una connessione empatica con ognuna delle nostre sub-personalità, di modo che possano manifestarsi, essere comprese e perdonate - ovviamente perdonate sulla base dei principi analoghi a quelli del Perdono Assoluto (Caroline Myss si serve abitualmente di un approccio simile, basato sulla teoria degli archetipi, e lo stesso fanno Hai Stone, con la sua tecnica di dialogo vocale, e David Quigley, con la sua ipnoterapia alchemica). Qualche tempo fa avevo in mente di scrivere un altro libro, mirato proprio all'analisi dell'auto-perdono, ma una volta cominciato a scriverlo, mi sono reso conto che, al di là dei suoi contenuti accademici, non avrebbe detto nulla di diverso da quello che trovate già in queste pagine. Il motivo è che, fondamentalmente, si sarebbe semplicemente trattato di sostituire il termine "oppressore" al termine "vittima": per il resto, non sarebbe cambiato nulla. Ovviamente avrei potuto aggiungere anche altri aspetti come, per esempio, l'affrontare e guarire il proprio lato ombra (argomento che è già stato trattato mirabilmente da Debbie Ford), ma per quanto riguarda il Perdono Assoluto, non avrei fatto altro che ripetermi. Dopo aver portato a termine diversi seminari Emergence e aver approfondito il lavoro di Assagioli, ho capito che era necessario creare, oltre al seminario stesso, un Programma di Auto-Perdono Assoluto on-line, e cioè disponibile su Internet, di modo che chi lo desiderava potesse portarlo a termine a casa propria, ottenendo lo stesso tipo di risultato. E così ho fatto! (Si veda il sito internet www.radicalempowerment.com, solo in lingua inglese).

30. Auto-perdono Assoluto - 299

In precedenza ho sollevato questo interrogativo: «Chi sta perdonando chi?». Ebbene, si può rispondere in due modi diversi. Nel caso del Perdono Tradizionale, è l'io a fare appello all'io stesso, ovvero al sé umano. Com'è evidente, in una condizione del genere stiamo davvero cercando di ricoprire contemporaneamente il ruolo di giudice, giuria, avvocato difensore e testimone. Ecco perché non ha mai successo: la corte di giustizia nella nostra testa resta in preda al caos più assoluto e in una situazione di stallo. Sono certo che i lettori avranno capito di cosa sto parlando per loro esperienza personale! Nel Perdono Assoluto le cose vanno in modo assolutamente diverso. Infatti, in tale contesto facciamo appello non al nostro sé umano, ma al nostro Sé Superiore, ossia la nostra coscienza dell'/o Sono. È questa la parte trascendente di noi stessi, che non è mai separata da Tutto-Ciò-Che-È, che è sempre con noi nel cuore del nostro essere, e che, per così dire, ci contempla dall'alto. Si tratta dello stesso genere di coscienza che sa bene che non c'è né giusto né sbagliato, né buono né cattivo, e che non si identifica affatto con i contenuti o i processi della nostra esistenza. Si limita a osservare! Per quel che sono riuscito a capire, così come tradotto nei nostri seminari e nel programma disponibile on-line, il processo dell'Auto-Perdono Assoluto si pone molteplici obiettivi. Tanto per cominciare, il suo scopo è quello di aiutarci a comprendere la natura del sé, nonché la nostra relazione con tutti i diversi aspetti di noi stessi che costituiscono ciò che siamo. Dobbiamo innanzitutto riuscire a identificarli, per poi trovare il modo di entrare in contatto empatico con le diverse parti di noi stessi che costituiscono ciò che siamo, in particolar modo quelle che hanno sperimentato un deficit di attenzione e amore nel corso degli anni della nostra formazione. Dopo aver identificato le sub-personalità ferite e aver compreso il loro bisogno di esistere in quanto sub-personalità di

300 - Il Perdono Assoluto

sopravvivenza, o di compensazione delle deficienze, così come le percepiscono, è necessario che le aiutiamo a passare oltre le ferite subite e a comprendere la perfezione delle circostanze che hanno causato il loro dolore originario. A quel punto saremo liberi di trasformarci in ciò che saremmo dovuti essere, e giungere alla piena realizzazione di ciò che siamo realmente. Solo allora potremmo alimentare amore incondizionato e piena accettazione di noi stessi. Così facendo ci saremmo pienamente allineati con il nostro sé trascendente, che da un lato conosce la nostra pura perfezione, il nostro IO SONO, e dall'altro riconosce l'assoluta perfezione della nostra stessa imperfezione. E in quel preciso momento che possiamo dire, con piena cognizione di causa: «Io non sono ok; tu non sei ok - ma è tutto ok!».

Note 1. Letteralmente manifestazione, emergenza; N.d.T.

Postfazione

Malgrado tra la prefazione e questa postfazione ci siano circa 300 pagine, i lettori si saranno resi conto che abbiamo continuato a trattare lo stesso tema abbordato all'inizio, e cioè il cambiamento. Nella prefazione ho descritto i cambiamenti intercorsi fino al momento della stesura di questo libro. In questa postfazione voglio concentrarmi soprattutto su ciò che verrà dopo, visto e considerato che ho finalmente compreso che tutto questo mio lavoro sul Perdono Assoluto riguarda molto di più che il semplice processo del perdono, ed è in realtà molto più vasto di quanto avessi immaginato. Sapevo fin dall'inizio che il Perdono Assoluto non concerneva soltanto il perdono in sé e per sé - almeno non come inteso tradizionalmente. Né si trattava di una semplice alternativa al Perdono Tradizionale, più rapida e più efficace di qualsiasi altra forma di perdono. Sebbene includa tutto ciò, il Perdono Assoluto è anche qualcosa di infinitamente più grande, onnicomprensivo e assolutamente rivoluzionario. Potrei descriverlo in termini di una concezione scioccante, capace di scuotere alle fondamenta le nostre attuali idee sulla realtà e di mettere in discussione la nostra stessa percezione del mondo. Il Perdono Assoluto ci invita a intraprendere un processo radicato in una realtà tetradimensionale, che ancora non comprendiamo pienamente. Non disponiamo neppure di prove definitive sulla sua efficacia, se si esclude la nostra stessa consapevolezza dei cambiamenti significativi che ne derivano non appena

302 - II Perdono Assoluto

intrapreso il suo sentiero. {Chiunque abbia fatto un foglio di lavoro sa di cosa sto parlando!). Nel Perdono Assoluto dobbiamo rinunciare al nostro abituale modo di concepire noi stessi e il mondo in generale per aprirci a una possibilità inaudita: cominciare a operare sulla base di una nuova realtà (prima ancora di sapere realmente di che cosa si tratti o come funzioni), in virtù della nostra semplice volontà o disponibilità. Tuttavia, il dono assolutamente sorprendente che il Perdono Assoluto offre all'umanità consiste nella sua capacità di fungere da ponte, un ponte che ci permette di spaziare liberamente e facilmente, senza neppure rendercene conto, tra la realtà tridimensionale e quella tetradimensione. È un ponte che ci consente di cominciare a operare sulla base della vibrazione di amore della realtà a quattro dimensioni pur trovandoci ancora nella realtà tridimensionale fisica.

Un ponte del genere si rende necessario giacché, sebbene nel profondo del nostro essere sappiamo già della presenza di una realtà a quattro dimensioni basata sull'amore, la pace, l'interezza e la gioia - e vorremmo disperatamente dimorarvi - all'idea di

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lasciar andare tutta la nostra realtà, che ci è così familiare, siamo letteralmente terrorizzati. E ciò nonostante l'attuale realtà, quella in cui siamo bloccati, si basi invece sulla paura, la separazione e il dolore. È un dubbio concreto e profondamente radicato: cosa succederà se salterò nel vuoto e solo allora scoprirò che la realtà che avevo sognato non esiste affatto? Quindi, malgrado la tecnologia del Perdono Assoluto sembri essere soprattutto uno strumento con cui riuscire finalmente a perdonare noi stessi e gli altri, il suo vero scopo è offrirci una possibilità di praticare concretamente il dimorare nella realtà dell'amore, pur essendo beatamente ignoranti della nostra reale presenza in essa. Quando pratichiamo il Perdono Assoluto, siamo indotti a pensare che si tratti semplicemente di completare un foglio di lavoro, o di servirci di uno degli altri processi, mentre in realtà, senza neppure rendercene conto, stiamo oltrepassando l'abisso che ci separa dalla realtà a quattro dimensioni, per poi cominciare a operare direttamente su quella base. Grazie a un semplice gioco di prestigio, e alla benedizione dell'ignoranza, nel corso di questo processo il nostro io finisce tranquillamente per estinguersi. Come in ogni altra circostanza della vita, più pratichiamo qualcosa, meno ne abbiamo paura. E quando arriverà finalmente il momento del cambiamento - che ritengo imminente - ci saremo talmente abituati alla dimensione della vibrazione dell'amore (sperimentata attraverso il Perdono Assoluto) che ogni residua paura circa il balzo finale sarà completamente svanita. Ciò mi riconduce a una domanda che mi sento spesso rivolgere subito dopo aver completato uno dei miei seminari: «Come posso rimanere nella vibrazione del Perdono Assoluto ed evitare che la realtà circostante mi catapulti nuovamente nella coscienza di vittima?». La risposta è semplice: è sufficiente continuare a usare gli strumenti qui descritti. Ogni qualvolta ce ne serviamo, ci anco-

Postfazione - 305

304 - II Perdono Assoluto

riamo ulteriormente nella realtà tetradimensionale del Perdono Assoluto, quindi è sempre meno probabile che scegliamo di ritornare nella realtà tridimensionale. Alla fine, la vibrazione dell'amore diventerà la nostra modalità esistenziale standard e ci ritroveremo perfettamente stabilizzati nella sua dimensione. Peraltro c'è un aspetto molto più profondo della faccenda che merita la nostra completa attenzione. Per poter continuare a usare gli strumenti così da continuare a dimorare nella realtà tetradimensionale e innalzare la nostra vibrazione, dobbiamo rimanere SVEGLI. Facendo riferimento alla figura 16 del capitolo 22 (pagina 270), possiamo constatare che, nel momento in cui ci lasciamo cogliere dall'emozione della rabbia fino al punto di oltrepassare la linea di demarcazione che segna la perdita della consapevolezza spirituale e la ricaduta nella coscienza di vittima, siamo nuovamente nei guai. Ne deriva, infatti, una cospicua riduzione del nostro livello vibratorio e la perdita della consapevolezza della realtà che avevamo appena scoperto. Ci ritroviamo così scaraventati nel mondo della separazione, nella realtà caratterizzata dalla paura da cui trae alimento la morsa dell'io. A quel punto, non ci passa nemmeno per la testa di fare un foglio di lavoro. Per farla breve, siamo nuovamente persi! Sono giunto alla conclusione che tale fenomeno non rappresenti soltanto un passo indietro, a seguito del quale perdiamo tutto ciò che avevamo ottenuto attraverso l'esperienza del Perdono Assoluto, ma che costituisca altresì il più probabile ostacolo al conseguimento della missione di creare un mondo caratterizzato dal perdono entro il 2012. Com'è noto, perché ci siano i presupposti per il Risveglio, è necessaria una certa massa critica di persone, con una coscienza innalzata di quel tanto che basta per controbilanciare la maggioranza, la cui frequenza vibratoria resta bassa. E quindi di importanza fondamentale che tutte le persone che

hanno innalzato la loro vibrazione (per esempio leggendo questo libro) restino ben sveglie e continuino ad applicarsi nel processo stesso che permette di attraversare il ponte precedentemente descritto. Sino a oggi, nel servirmi del Perdono Assoluto, ho tenuto a mente l'obiettivo primario di guarire le nostre ferite e rilasciare i blocchi energetici, così da migliorare la nostra esistenza. Con ciò non intendo dire che mi sono limitato a lavorare con i singoli individui, giacché ho scoperto che la tecnologia del Perdono Assoluto si rivela essere in ogni suo aspetto altrettanto potente nella guarigione delle comunità. Lavorare in Australia ha rappresentato un'occasione per cercare di applicare tale tecnologia nel contesto del movimento di riconciliazione che coinvolge i bianchi di origine europea e gli Aborigeni australiani, nel tentativo di guarire le tragiche vicende del loro passato. Proprio in Australia ho scritto e pubblicato un libro intitolato Reconciliation Through Radicai Forgiveness - A Spiritual Technology for Healing Communities\ Con questo libro ho voluto offrire la tecnologia spirituale del Perdono Assoluto a chiunque volesse operare per la riconciliazione in quel paese, a livello familiare, scolastico e comunitario.

// lavoro del perdono nelle aziende Sto facendo esattamente la stessa cosa nelle aziende che richiedono il mio intervento. Ho semplicemente preso il Perdono Assoluto e l'ho plasmato in una tecnologia volta a sollevare il morale, aumentare la produttività e prevenire i conflitti sul posto di lavoro. Tale format ha preso il nome di Quantum Energy Management System. Le società values-based sono particolarmente interessate a questi seminari, e la domanda sta crescendo in modo esponenziale.

306 - Il Perdono Assolino

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II Programma di Autopotenziamento Assoluto Stiamo altresì concentrandoci su metodi tali da permettere non solo di mantenere la frequenza vibratoria elevata ottenuta attraverso l'esperienza del Perdono Assoluto, ma anche di incrementarla continuativamente sino al più alto livello possibile, così da renderla definitiva. A tal fine abbiamo approntato un Programma di Auto-Potenziamento Assoluto, grazie al quale possiamo facilmente giungere a una frequenza più elevata del normale. Quindi, invece di trovarci sempre a incarnare Xeffetto in un mondo di causa ed effetto, ci trasformiamo nella causa della nostra stessa vita. Si tratta di una tecnologia semplice eppure potente, una combinazione di Perdono Assoluto (per guarire il passato) e di Auto-Potenziamento Assoluto (per creare il futuro) dagli effetti assolutamente straordinari. Una volta sviluppato tale potere attraverso il programma (che dovrebbe essere osservato per 12 mesi), la nostra vibrazione dovrebbe essersi innalzata notevolmente, cosicché potremmo manitestare ciò che desideriamo facilmente e rapidamente (per ulteriori informazioni si veda il sito www.radicalempowerment.com). Una delle chiavi per realizzare tutto il proprio potenziale spirituale nonché un fattore fondamentale per mantenere la connessione con la vibrazione del Perdono Assoluto, consiste nello sviluppo sistematico di quella porzione della nostra coscienza definita l'Osservatore. Si tratta della parte auto-consapevole del nostro essere, capace di testimoniare, ossia osservare, l'intera comunità dei nostri sé interiori. Traendo vantaggio dalla sua posizione esterna, distanziata da ciò che siamo, l'osservatore, se adeguatamente addestrato, può rendersi conto del momento in cui perdiamo consapevolezza. A quel punto farà il necessario per riportarci indietro - per esempio ricordandoci di fare ricorso al processo in 4 fasi o all'ascolto dei 13 passi. Un osservatore ben addestrato ci terrà sempre alla larga dalla

Postfazione - 307

coscienza di vittima, liberi e pienamente capaci di fruire del nostro libero arbitrio. Un'altra domanda a cui mi trovo immancabilmente a dover rispondere è: «In che modo posso applicare con successo la tecnologia del Perdono Assoluto in ogni area della mia vita?». Anche questa domanda trova risposta nel Programma di Autopotenziamento Assoluto, con cui otteniamo tutti gli strumenti necessari per creare qualsiasi situazione desideriamo. Come già detto, tale programma ci insegna a servirci della nostra intelligenza spirituale, così da innalzare la vibrazione, creare la realtà e accelerare le crescita spirituale (altre informazioni presso l'indirizzo web sopra citato). Dopo aver integrato al livello della nostra coscienza il modello del Perdono Assoluto, e aver sviluppato l'osservatore quel tanto che basta, il Perdono Assoluto entrerà automaticamente in funzione in ogni aspetto della nostra esistenza e sarà pressoché impossibile tenerlo fuori! Chiunque desideri dedicarsi a questo programma incontrerà il nostro massimo supporto. Per esempio, mettiamo a disposizione tutta una serie di strumenti relativi alla gestione dei problemi con i figli, alla perdita di peso, alla prosperità economica, alla cura delle relazioni e della salute. E ne arriveranno altri ancora: sarà sufficiente tener sempre il sito web a portata di clic! C'è una terza domanda che salta immancabilmente fuori non appena chi pratica il Perdono Assoluto si rende conto spontaneamente che, tanto per cominciare, questo lavoro può avere un notevole impatto sull'intero pianeta, e che, secondariamente, costituisce un'opportunità di rendere un servizio spirituale significativo e gratificante. La domanda è: «Come posso condividere con gli altri tutto ciò che ho imparato, di modo che possano servirsi di questi strumenti potenti e ricevere benefici analoghi ai miei?». La risposta è il programma di certificazione professionale, che abbiamo recentemente messo in funzione, attraverso il quale si può ottenere la qualifica di "Coach di Perdono Assolu-

308 - II Perdono Assoluto

to". Si tratta fondamentalmente di un programma da svolgere a casa, quindi è estremamente accessibile e non ci sono particolari prerequisiti. I lettori potranno trovare ulteriori dettagli nell'appendice, nonché sul nostro sito web. Una risposta alternativa alla domanda di cui sopra è che il Perdono Assoluto si sta diffondendo a macchia d'olio grazie ai resoconti di chi ne legge e ne fa esperienza. Quando pubblicai la prima edizione, nel 1997, ricevetti una lettera da uno dei proprietari di una delle più grandi librerie indipendenti di Atlanta. Mi spiegò che c'erano persone che compravano una copia del mio libro e poi tornavano una settimana dopo, o poco più, per comprarne diverse altre per i loro amici. Mi disse: «È una cosa che ho visto accadere solo in due altri casi: per il libro La Profezia di Celestino e per Conversazioni con Dio, diventati entrambi dei bestseller!». Non sto dicendo che sia necessario che ognuno dei lettori vada a comprare altre sei copie del libro per regalarle in giro, ma se voleste parlare agli amici del giovamento che avete tratto dal Perdono Assoluto, sarebbe già una gran cosa. Probabilmente, oggi come oggi, il metodo migliore consiste nell'inviare una e-mail a tutti gli indirizzi della vostra rubrica spiegando che si tratta davvero di un libro interessante... Vi ringrazio anticipatamente! E così adesso è vostro: il Perdono Assoluto è finalmente uscito allo scoperto. E sempre stato là, nascosto da qualche parte, come semplice strumento per guarire la vostra vita {e, ovviamente, è proprio così!), ma ormai si è "rivelato", dimostrandosi una tecnologia potente che, oltre ad aiutarvi a guarire la vostra vita e a sradicare i blocchi energetici, innalzerà considerevolmente la vostra vibrazione, risvegliandovi pienamente e consentendovi di trasformarvi in un essere spirituale pienamente realizzato, capace di passare agevolmente dalla terza alla quarta, e persino alla quinta dimensione della realtà. Si tratta, inoltre, di un modo per contribuire significativamente a cambiare il mondo, sia individualmente sia colletti-

Postfazione

309

vamente. Con l'innalzarsi della nostra frequenza vibratoria ci ritroveremo a rispondere alla chiamata, a fare sempre più per gli altri e a prepararci per il grande Risveglio. Vi ringrazio di cuore per aver voluto compiere questo percorso in mia compagnia. Ci sono molte cose meravigliose da assaporare, conquiste assolutamente eccitanti, e vi sono grato per essere entrati nella mia vita. Namaste Colin Tipping

L u g ] i o

2 0

06

Note 1. Letteralmente "Riconciliazione attraverso il Perdono Assoluto Una tecnologia spirituale per guarire le comunità".

Ringraziamenti

Voglio innanzitutto esprimere la mia gratitudine e il mio amore a mia moglie JoAnna, che ha sempre creduto in me e mi ha offerto tutto il suo sostegno nel corso della stesura di questo libro, anche quando le cose andavano tutt'altro che bene. Ho un particolare debito di gratitudine anche nei confronti di mia sorella Jill e di mio cognato Jeff, che mi hanno permesso di pubblicare la loro storia personale, senza la quale queste pagine non avrebbero sicuramente tutto il loro peso. Grazie, per lo stesso motivo, anche a mia figlia Lorraine, e alla Lorraine figlia di Jeff, nonché a tutti i membri della famiglia di Jill e Jeff, che hanno voluto leggermi e cogliere il meglio in ognuna della persone che ha avuto un ruolo nella storia di Jill. Grazie a mio fratello John, che ha testimoniato il dispiegarsi di quegli eventi, per la sua pazienza e il suo sostegno. Come dimenticare poi Michael Ryce, a cui sono grato per l'ispirazione che mi ha concesso in merito al foglio di lavoro, e ad Arnold Patent, che mi ha introdotto alle leggi spirituali. Ci sono moltissime altre persone che hanno contribuito in modo rilevante alla realizzazione di questo volume, e più in generale alla diffusione del messaggio del Perdono Assoluto: li ringrazio tutti quanti, ogni giorno che passa. Un caloroso grazie anche a tutti i miei studenti presso Mnstitute of Radicai Forgiveness, che interpretano appieno il messaggio del perdono come praticanti e insegnanti. Un particolare grazie a Debi Lee, che mi ha concesso di raccontare la sua storia, e a Karen Taylor-Good, le cui canzoni e composizioni attribuiscono una melodia particolare a ogni mio seminario, specialmente quando è presente di persona. Voglio citare e ringraziare anche

312 - II Perdono Assoluto

i miei collaboratori e colleghi presso Ylnstitute for Radicai Forgiveness: Pamela Black, Patrick O'Rourke, Neil Wheatley e Sandra Richmond. Grazie a Elizabeth Grobes, che ha curato la revisione finale, e a Diana Urbas e Beth Phillips, che hanno corretto le bozze. Brian Copping mi ha notevolmente aiutato nell'ampliare e raffinare il mio pensiero; con lui ho appena iniziato una nuova e proficua collaborazione... Grazie! E grazie anche a Karen Bates, che di recente è entrata a far parte della nostra squadra. I miei ringraziamenti vanno anche a C.J. Ryce e Ryan Makham, che hanno creato un sito web fantastico e interattivo, e a Deborah Hill, per tutta la sua competenza grafica e il suo aiuto. E infine, tutto il mio amore e la mia gratitudine a mia madre e mio padre, che hanno scelto di avere un figlio accettando la mia richiesta di incarnarmi attraverso di loro.

Alcuni commenti a questo libro

«Adoro questo libro! Non si potrà mai sottolineare a sufficienza l'importanza del perdono. E nessuno sforzo per cercare di realizzare questo arduo compito potrà mai considerarsi sprecato». Dottoressa Caroline M. Myss, autrice di Anatomia dello spirito e di Why People Don't Heal and How They Can.

«Si tratta del più esaltante libro sul perdono in cui mi sia imbattuto da molto tempo a questa parte. Non avevo mai letto niente di così ben scritto, così chiaramente articolato, così straordinariamente coerente ed esplicito. Lo raccomando a tutti quanti! È un libro che può cambiare e salvare la vita delle persone. Per qualcuno potrà rappresentare il dono di una nuova vita». Neale Donald Walsch, autore della serie Conversazioni con Dio

«Lavorare sulla rabbia senza giungere al perdono può trasformarsi in un'altra forma di dipendenza. Questo superbo libro fornisce gli strumenti indispensabili per giungere a un autentico perdono, così da poter andare oltre il dolore e guarire la nostra vita». John Bradshaw, giornalista della PBS, conferenziere e autore di Healing the Shame that Binds You, Homecoming, Creating Love e Family Secrets.

«La guarigione di cui c'è così bisogno nel mondo non si limita ai singoli individui, ma si estende a nazioni, imprese e istituzioni. Si sente però la mancanza di strumenti idonei a scusarsi, scusare e perdonare. Colin Tipping è un brillante pioniere di questo settore in rapido sviluppo, e ci regala con questa sua opera proprio il genere di tecniche di trasformazione di cui abbiamo bisogno per poter lasciare ai nostri figli un mondo più pacifico e armonioso». Jeff Gates, autore di The Ownership Solution e consulente del governo statunitense e di altri governi di tutto il mondo.

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«Perdono Assoluto! Che concezione straordinariamente innovativa e utile!».

VAutore

Dottor C. Norman Shealy, co-autore (con Caroline Myss) di The Creation of Health.

«È un libro magnifico, e sono orgoglioso di poterlo consigliare ai lettori. Perdono Assoluto offre un metodo straordinariamente ben delineato per sbarazzarci di tutto ciò che ci causa dolore nella nostra vita. Le mie più sentite congratulazioni a Colin Tipping per averci messo la mente e il cuore, così da illuminare un'area di tale importanza. Mettete in pratica questi principi dinamici e la vostra vita ne uscirà rinnovata!». Alan Cohen, autore del bestseller The Dragon Doesn't Live Here any More e di / Had It Ali the Time.

«Mi giungono così tante richieste di recensioni che ho preso sistematicamente a negarmi a tale pratica. Ma di questo libro sul perdono c'era un tale bisogno, che per una volta ho fatto una eccezione. Sono i miei stessi lettori a scrivermi per raccontarmi le più straordinarie esperienze scaturite proprio dal l'aver praticato quotidianamente il miracoloso potere del perdono. Dedicatevi al perdono regolarmente, fatene un'abitudine mentale, e scoprirete l'energia del sollievo, quanto sia meraviglioso lasciar andare ogni doloroso fardello. A quel punto nella vostra vita ci sarà spazio per qualsiasi miracolo! Come riuscirci? E spiegato in questo libro!» Catherine Ponder, della Unity Chiirch Worldwide. Autrice di The Dynamic Laws of Prosperity e di

The Dynamic Laws ofHealing.

«Colin spiega e insegna l'unico metodo veramente spontaneo per giungere al perdono che io abbia mai sperimentato. Mi piace questo libro, così come mi piacciono i seminari e i metodi con cui è possibile elaborare un autentico perdono senza dover passare per conflitti, dolore, risentimento o resistenza». Mark Victor Hanson, autore di Brodo Caldo per l'Anima e di molti altri volumi (Mark e la moglie hanno partecipato al seminario "Cerchio di Perdono" tenutosi a Costa Mesa, California, il 30 giugno 2002).

Colin è nato in Inghilterra nel 1941 da una famiglia di operai, ed è cresciuto durante la Seconda Guerra Mondiale e nell'immediato dopoguerra. Ha un fratello maggiore e una sorella minore, di cui si parla proprio nel primo capitolo. Come egli stesso racconta, i suoi genitori erano brava gente, gentili e grandi lavoratori, tant'è che si sempre considerato fortunato per aver potuto godere di una infanzia stabile e gioiosa, malgrado le difficoltà sociali di quegli anni. Già da ragazzo Colin riusciva in qualche modo a ispirare fiducia alle persone che lo avvicinavano per parlare di come si sentivano: sapeva ascoltare astenendosi dal giudicare. Dopo 4 anni di servizio presso la Royal Air Force, Colin è diventato insegnante, prima alle superiori e poi al college, e anche in quel suo ruolo si è spesso ritrovato a fare del counselling. Dal suo primo matrimonio,conclusosi con un divorzio dopo 7 anni, ha avuto 3 figli. Il secondo matrimonio è durato solo 4 anni, ma ha mantenuto ottimi rapporti con entrambe le ex-mogli. Nel 1984 si è trasferito negli Stati Uniti e poco tempo dopo ha ottenuto la qualifica di ipnoteraupeuta clinico. L'ipnosi gli piaceva

316 - Il Perdono Assoluto perché, come aveva potuto constatare dopo diversi anni di pratica, accelerava la terapia riducendone mediamente la durata a un terzo. Non era religioso prima e si sente ancora "libero" da ogni dogma religioso organizzato. Si affida a una spiritualità concreta e semplice, aperta e non-dogmatica. Nel 1992, assieme alla moglie JoAna, incontrata e sposata ad Atlanta due anni prima, ha cominciato a organizzare nella Georgia settentrionale una serie di ritiri di guarigione rivolti ai malati di cancro. Avendo riconosciuto che la mancanza di perdono era una delle cause fondamentali del male, Colin e la moglie hanno messo a punto una nuova forma di perdono che in seguito avrebbero chiamato "Perdono Assoluto". A differenza del Perdono Tradizionale, che richiede molti anni e che, com'è risaputo, è cosa tutt'altro che semplice Colin voleva qualcosa di rapido, accessibile, semplice e che non richiedesse una terapia. Nel 1997 Colin ha pubblicato la prima edizione di questa opera e nel gennaio del 1998 ha cominciato a tenere seminari. Oggi i suoi "Istituti per il Perdono Assoluto" sono presenti negli Stati Uniti, in Australia, Polonia e Germania. E non ha nessuna intenzione di andare in pensione! Per ulteriori informazioni si veda il sito all'indirizzo www.colintipping.net.

Indice

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Prefazione Introduzione

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PARTE PRIMA GUARIGIONE ASSOLUTA

1. La storia di Jill

"

PARTE SECONDA CONVERSAZIONI SUL PERDONO ASSOLUTO

2 . 1 presupposti fondamentali 3. Mondi separati 4. Responsabilità 5. La terapia del Perdono Assoluto 6.1 meccanismi dell'io 7. Scappatoie e capri espiatori 8. Attrazione e risonanza 9. Causa ed effetto 10. Missione Perdono 11. Trasformare l'archetipo della vittima 12. Quando l'io passa al contrattacco 13. Tempo, medicina e perdono 14. Come in alto, così in basso

45 49 67 75 83 91 101 1 0 7

115 131 141 145 165

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