Il Neomodalismo
July 3, 2022 | Author: Anonymous | Category: N/A
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NEOMODALISMO L'influenza dell'armonia, divenuta preponderante nel XVI secolo, aveva portato al predominio delle scale maggiori e minori, derivati dal modo ionico ed eolico; i modi vennero pertanto completamente abbandonati (essi hanno infatti un significato melodico, mentre le tonalità hanno un significato armonico), e così al posto della modalità subentrò la tonalità. Nel XIX‐XX secolo le progressioni modali riacquistarono spazio nella composizione classica, in opposizione alle tonalità maggiori e minori, e più tardi sia nel jazz jazz che nella musica rock. Nel jazz sono tornati attuali con l'avvento del jazz modale, vale a dire dopo il 1959, anno in cui furono pubblicati Kind Of Blue di Miles Davis, opera‐manifesto in cui sono rivisitate le forme classiche della canzone e del blues attraverso la tecnica dell'improvvisazione modale e sono tentate nuove forme che detta tecnica permette, e il testo The Lydian Chromatic Concept of Tonal Organization for Improvisation di George Russell, che propone un uso di tipo tonale della modalità lidia.)
Il modalismo, come altri, fu perciò un mezzo impiegato dai compositori dopo la seconda metà dell'Ottocento e fino ai primi decenni del Novecento per sospendere i nessi tonali e come mezzo di superamento della tonalità”. 1 Sull’uso delle scale modali o almeno di alcune delle loro caratteristiche, Walter Piston parla di una tendenza che, pur manifestatasi saltuariamente, attraversa tutto il periodo dell’armonia tonale e “sembra riflettere il desiderio dei compositori di incrementare le possibilità armoniche e di ricreare stilisticamente una certa atmosfera arcaica, soprattutto nella musica religiosa”. A questo proposito, più che di una vera e propria ripresa della modalità, va collegato l'esempio forse più famoso nel periodo dell'armonia tonale, la “Canzona del ringraziamento” nel III tempo del Quartetto op.132 di Beethoven (1824‐25), in modo lidio. Nel riemergere della modalità nell'Ottocento e Novecento, altri vedono l'esplicarsi in musica dell'amore prettamente romantico per il Medio Evo e l'antichità classica. Infine, si parla di utilizzo del sistema modale semplicemente quando le regole del sistema tonale non sono in grado di spiegare coerentemente quanto avviene nel discorso musicale. A quest'ultimo caso è legato l'esempio tratto dalla Mazurka op. 24 n.2 di Chopin: qui “le funzioni tonali sono oscure: è difficile dire dove sia la tonica e, anche quando sono presenti, questi rapporti sono disturbati da un'enfatizzazione di triadi in stato fondamentale sui gradi deboli, senza che queste ultime siano precedute da dominanti secondarie. L'effetto modale è rafforzato dalla mancanza della sensibile nella dominante di LA minore, poiché tale nota comporterebbe la comparsa di un'alterazione. L'esempio è tratto dall'inizio dalla parte iniziale del brano, in cui si susseguono cinquantasei battute consecutive senza una sola alterazione” (Walter Piston: Armonia Armonia, EDT‐Torino 1989) Verso la metà dell’Ottocento, il modalismo si arricchisce: accanto ai tradizionali modi vengono pian piano ad inserirsi scale modali di derivazione etnica, che costituiscono un nuovo materiale espressivo per i compositori. Un esempio dell’utilizzo di queste è presente nella Sonata in SI minore di Liszt (1852‐53); fin dal suo inizio vengono citate 1
L. Azzaroni: Canone infinito, CLUEB‐Bologna 1997, p. 279
scale di derivazione liturgica sia da melodie di estrazione popolare ungherese e tzigana: esse costituiscono l’ossatura di tutta la composizione. Il significato del termine modalità si è talmente esteso che oggi generalmente si qualifica come modale, con maggiore o minore proprietà buona parte di ciò che non rientra nell’ambito del nostro sistema tonale1
[…]La maggior parte dei nomi ai modi attualmente in uso presso i compositori è stata data nel Medioevo. Dobbiamo rilevare in proposito che l'unica somiglianza tra i "modi medioevali" e i "modi del ventesimo secolo" è nella struttura, non certo nell'uso di essi. Il modo ionico rappresenta oggi la nostra scala maggiore e l'eolio la scala minore naturale; il modo locrio (raramente usato) è caratterizzato dalla triade diminuita di tonica. Dei quattro modi rimanenti due hanno la triade maggiore di tonica e due quella minore. Il modo lidio corrisponde a una scala maggiore con il quarto grado innalzato; il modo misolidio a una scala maggiore con la sensibile abbassata; quello dorico a una scala minore naturale con il sesto grado innalzato e quello frigio frigio a una scala minore con il secondo grado abbassato. Il sapore tipico di questi ultimi quattro modi viene evidenziato dalle progressioni [concatenazioni, n.d.c.] armoniche che contengono il grado caratteristico della scala. E' proprio la nota su questo grado che impedisce al modo di trasformarsi nella scala maggiore o nella minore naturale. Per esempio, un passaggio in re lidio dovrebbe avere numerosi accordi che comprendono sol diesis (il quarto grado innalzato), altrimenti si perderà il tipico sapore lidio. A ciascun modo corrispondono accordi specifici. Come accade nel modo maggiore o minore, c'è una chiara relazione tra accordi principali e secondari. Gli accordi principali di ogni modo sono tre quello di tonica e due che equivalgono a quello di dominante. Questa coppia di accordi "dominanti" è costituita da triadi maggiori o minori che incorporano nella loro struttura quel grado caratteristico che dà il sapore del modo. In ciascun modo si nasconde una triade diminuita; questo è un accordo insidioso perché incorpora una quinta diminuita che tende a suggerire l'accordo di settima di dominante della tonalità maggiore che ha lo stesso numero di diesis o di bemolli del modo considerato. Nei modi, gli accordi costruiti per terze che non siano le triadi [cioè le tetradi o accordi di settime e le pentadi o accordi di nona, n.d.c.], hanno bisogno di una attenzione particolare perché il tritono, presente in molti accordi di settima e di nona suggerisce l'accordo di settima di dominante della scala maggiore; l'accordo può allora perdere facilmente il suo riferimento tonale e scivolare nella scala maggiore. Nei modi (a eccezione dello ionico) gli accordi di settima e nona vantaggiosi sono quelli che non contengono il tritono. 2 v. Modalità in DEUMM. Torino ‐ UTET 1983 ‐ vol. III p. 156
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Armonia del XX XX secolo. Guerini‐Milano, 2012, pp. 28‐30 Vincent Persichetti: Armonia
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