Il Metodo Silva Mind Control ITA
April 20, 2017 | Author: pbianchi | Category: N/A
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JOSE’ SILVA e PHILIP MIELE
IL METODO SILVA MIND CONTROL Manuale operativo per lo sviluppo della mente intuitiva.
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Il Metodo Silva Mind Control Josè Silva Philip Miele
INDICE
INTRODUZIONE ............................................................................................................... 4
1. IMPARATE AD UTILIZZARE LA VOSTRA MENTE IN MODO SPECIALE ................ 7 2. CHI È JOSÈ ................................................................................................................... 10 3. LA MEDITAZIONE ........................................................................................................ 14 4. LA MEDITAZIONE DINAMICA ................................................................................... 18 5. MIGLIORARE LA MEMORIA ...................................................................................... 22 6. LO STUDIO ACCELERATO .......................................................................................... 26 7. IL SOGNO CREATIVO .................................................................................................. 29 8. LE VOSTRE PAROLE HANNO UN GRANDE POTERE ............................................. 34 9. IL POTERE DELL'IMMAGINAZIONE ......................................................................... 39 10. USATE LA MENTE PER MIGLIORARE LA SALUTE ............................................... 44 11. UN ESERCIZIO INTIMO PER GLI INNAMORATI .................................................... 50 12. TUTTI POSSIAMO PRATICARE L’ESP ...................................................................... 54 13. FORMATE UN VOSTRO GRUPPO PER LA PRATICA .............................................. 63 14. COME AIUTARE GLI ALTRI MEDIANTE IL MIND CONTROL .............................. 66 15. ALCUNE CONSIDERAZIONI ...................................................................................... 71 16. INDICE DELLE TECNICHE ........................................................................................ 75 17. UNO PSICHIATRA CURA I PROPRI PAZIENTI CON IL MIND CONTROL ............ 76 18. CRESCE LA STIMA IN VOI STESSI ........................................................................... 85 19. IL MIND CONTROL ED IL MONDO DEGLI AFFARI ............................................... 95 20. DOVE PORTA QUESTA STRADA? .......................................................................... 100
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INTRODUZIONE
State ora per cominciare una delle avventure che più di ogni altra produrrà grandi cambiamenti nella vostra vita. Ogni risultato che raggiungerete sarà un passo ulteriore che muterà in voi il modo di concepire voi stessi ed il mondo che vi circonda. Unitamente ai vostri nuovi poteri avvertirete un senso crescente di responsabilità, che vi consentirà di impiegarli soltanto “per migliorare il genere umano”, (per usare un’espressione del Mind Control); né potreste usarla diversamente, come state per apprendere. Il capo di uno studio di progettazione urbanistica di una città del West si richiuse nel suo studio privato lasciando la segretaria sola e agitata al suo scrittoio: erano andati smarriti importanti progetti per un centro commerciale di cui sarebbe stata richiesta licenza di costruzione; ed entro la settimana si sarebbe dovuta tenere la riunione definitiva con i funzionari comunali. In altre occasioni erano saltati posti importanti per molto meno... ma il capo sembrava quasi indifferente di fronte ad una situazione che avrebbe indotto chiunque altro a scenate furiose. Invece, egli sedette al proprio tavolo. Dopo un po’ chiuse gli occhi, e restò immobile e tranquillo: chiunque lo avesse visto avrebbe pensato che si stava preparando a far fronte al disastro. Trascorsi una decina di minuti, aprì gli occhi, si alzò in piedi con calma, uscì dalla stanza e disse tranquillo alla segretaria: “Credo di averli trovati. Mi cerchi la nota spese di giovedì scorso, quando sono stato ad Hartford. In quale ristorante ho pranzato?”. Telefonò al ristorante; i piani erano là! Quel capo ufficio aveva imparato l’addestramento del Metodo Silva per il Controllo Mentale, per risvegliare quelli che per la maggior parte di noi sono talenti inutilizzati. Uno di questi è il recupero di ricordi smarriti che una mente non preparata non riuscirà mai a ritrovare. Queste facoltà risvegliate stanno facendo fare cose incredibili a più di mezzo milione di persone che hanno imparato a utilizzarle dopo aver seguito il corso di Mind Control. Che cosa fece esattamente quell’urbanista durante quei dieci minuti di quiete?. Lo possiamo dedurre con precisione dalla relazione di un altro diplomato del Corso Silva: “Ieri alle Bermude ho vissuto un’esperienza incredibile. Entro due ore dovevo trovarmi all’aereoporto e prendere l’aereo per New York, e non mi riusciva di trovare il biglietto. Lo cercammo in tre per più di un’ora rovistando ogni angolo della camera: sotto i tappeti, dietro il frigorifero. . . ovunque, in ogni angolo, anche il più impensato; disfeci e rifeci per tre volte la valigia, ma il biglietto non saltò fuori. Infine mi decisi a cercare un angolo tranquillo ed entrai al livello. Non appena vi fui dentro, cercai di “vedere” il biglietto con chiarezza, come se l’avessi avuto davanti agli occhi; e lo vidi (con la vista che creo “a livello”) in fondo ad un armadio, in mezzo ad alcuni libri; lo si distingueva a stento. Corsi all’armadio e trovai il biglietto, proprio come l’avevo immaginato!
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Per quelli di voi che non hanno esperienza del Mind Control tutto ciò apparirà come qualcosa d’incredibile; poi, quando leggerete i capitoli scritti dall’ideatore del Mind Control, vedrete di quali e quanti poteri, ancora più stupefacenti, è capace la vostra mente. Forse ciò che più vi stupirà è la semplicità degli esercizi e la brevità del tempo necessario per sviluppare queste capacità. Josè Silva ha dedicato la maggior parte della sua vita adulta alla ricerca di come può essere educata la nostra mente e di ciò che riesce a fare. Ha messo a punto un corso della durata di 40-48 ore, che mette in grado chiunque di ricordare cose dimenticate, di controllare il dolore, affrettare la guarigione, di abbandonare abitudini indesiderate, di accendere l’intuizione così da permettere al “sesto senso” di convertirsi in una facoltà creativa, preposta alla soluzione dei problemi della nostra vita quotidiana. Inoltre, con questa pratica ci si sente pervasi da una pace interiore carica di gioia, da un tranquillo ottimismo che si fonda sulla prova concreta che possiamo controllare la nostra vita, e possiamo controllarla molto di più di quanto non abbiamo mai immaginato. Oggi, e per la prima volta, la parola stampata vi può insegnare a mettere in pratica gran parte di ciò che insegna il corso di Mind Control. Josè Silva, per il suo Metodo, ha attinto liberamente tanto dalle dottrine Orientali quanto da quelle Occidentali, anche se poi il prodotto finale è essenzialmente americano. Il corso, come lo è nel suo carattere anche l’ideatore, è prevalentemente pratico; tutto ciò che insegna è mirato ad aiutare la gente a vivere più felicemente e più intensamente, ora e subito. Nei vari capitoli scritti da Silva non farete altro, passando da un esercizio all’altro, che accumulare una serie di successi, di modo che la fiducia in voi stessi si rinforzerà, tanto da aprirvi a sempre nuove conquiste, che oggi, se non conoscete ancora il Mind Control, giudichereste assolutamente impossibili. Esiste la prova scientifica che la mente umana è veramente in grado di fare “miracoli”; per di più, possiamo rifarci alle esperienze di oltre mezzo milione di persone alle quali il Mind Control ha trasformato la vita. Immaginate, per esempio, di volervi servire della mente per migliorare la vostra vista. “Mentre seguivo il mio primo corso del Metodo Silva, mi accorsi che ai miei occhi stava accadendo qualcosa di positivo: stavano diventando più forti. Fino a quel momento avevo portato gli occhiali e li portavo da ben dieci anni; li avevo messi da piccolo e continuai a portarli fino a che mi diplomai; poi, dopo una lunga pausa, li ho rimessi intorno ai 38 anni: ogni volta che andavo dall’oculista, questi mi diceva che l’occhio sinistro era tre volte più debole dell’altro. I miei primi occhiali, nel 1945, li portavo per leggere, poi, nel ’48 o ‘49, dovetti passare ai bifocali, che ogni volta dovevo cambiare con altri più forti. Dopo il corso mi accorsi che i miei occhi erano diventati molto più forti, anche se non potevo ancora fare a meno degli occhiali per leggere; dato che miglioravano rapidamente, aspettai il più possibile prima di fare un nuovo controllo dall’oculista. Intanto, tornai ai miei occhiali dei vent’anni. Quando l’ottico mi misurò la vista, mi confermò che quei vecchi occhiali andavano certamente meglio, e che potevo portarli fino a quando non fossero arrivate le lenti nuove”. Tutto ciò vi potrà sembrare sicuramente molto strano adesso, ma una volta
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letto il capitolo 10, allora sì che vedrete con esattezza come sia normale, per coloro che hanno seguito il corso, e quanto sia facile, mettere la mente al servizio del corpo per accelerarne la guarigione naturale. Le tecniche, come testimonia la lettera di questa donna che è dimagrita di 12 chili in quattro mesi, sono di una semplicità sorprendente. Questa è la lettera. “Per prima cosa visualizzai una cornice blu e vi inquadrai un tavolo coperto di gelati alla crema, di torte al cioccolato e cose simili: tutte cose notoriamente ingrassanti. Poi tracciai una grossa X nera su quel tavolo, e visualizzai me stessa in uno specchio, che mi rifletteva molto più grossa di quanto fossi in realtà. Subito dopo visualizzai un tavolo incorniciato da una luce dorata, carico di cibi proteici come pesce, carni bianche, e altro, e vi tracciai su un bel segno di approvazione, e mi ripetei mentalmente che non desideravo mangiare altro che quei cibi; inoltre udii i miei amici che mi dicevano: “Che linea fantastica hai acquistato!”. Mi ero data anche una scadenza precisa (il che è molto importante perché ci si prefigge un traguardo). E ci riuscii: avevo provato tante diete, in passato, ma questo è stato l’unico metodo che abbia funzionato”. Il Mind Control è questo: andare ad un profondo livello di meditazione, in cui possiate addestrare la mente a lavorare attraverso il linguaggio delle immagini, che è quello proprio della mente, rinforzato dalle parole; ed è così che si raggiungono risultati sempre più stupefacenti, senza che se ne veda mai la fine; questo è quanto accade a coloro che si mantengono in continuo esercizio. Come potete vedere, questo non è un libro dei soliti. Questo è un libro che vi porterà passo passo, e facilissimamente, anzitutto alla meditazione; poi ai molti modi di farne uso, fino a quando, raggiunto l’ultimo gradino, sarete in grado, nel modo più normale, di fare ciò che la stragrande maggioranza delle persone ritiene assolutamente impossibile. Questo libro è composto da due libri, uno dentro l’altro. Il libro esterno (cap. 1 e 2, ed i capitoli che vanno dal 17 al 20, scritti da Philip Miele) descrive la crescita quasi esplosiva del Mind Control, ed il bene che ha fatto alle molte persone che lo hanno appreso. Il libro interno, il cuore del libro, è la parte in cui Josè Silva parla delle molte tecniche così come vengono insegnate ai corsi di Mind Control. Poiché le lezioni sono esperienze di gruppo guidate da istruttori esperti, i loro risultati sono più rapidi e spettacolari di quelli che avreste lavorando da soli. Se però osserverete scrupolosamente le direttive di Silva e praticherete gli esercizi, allora la vostra vita si trasformerà: non altrettanto in fretta, ma cambierà in meglio. Questo libro va letto in modo speciale: prima, come qualunque altro libro, va letto dal principio alla fine, ma senza iniziare a praticare nessuno degli esercizi descritti; poi si rileggano i capitoli dal 3 al 14 per avere un quadro più chiaro della strada che state per percorrere; poi tornerete al capitolo 3 e ne praticherete gli esercizi (ma solo quelli) per qualche settimana. Quando sentirete di essere pronti, passate al capitolo 4, e così via. Giunti al capitolo 14, sarete già esperti di tutto quello che viene insegnato al corso. Per arricchire ancor più la vostra esperienza, potreste formare un piccolo gruppo di amici che abbiano praticato i vostri stessi esercizi. Il capitolo 13 vi insegna come potrete farlo.
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CAPITOLO 1 IMPARARE AD UTILIZZARE LA VOSTRA MENTE SPECIALE.
IN MODO
Immaginatevi di entrare in contatto diretto, operativo, con una Intelligenza Superiore, onnipresente, e poi, con immensa gioia e stupore, di scoprire che questa Intelligenza Superiore resterà accanto a voi per sempre. Immaginate anche che il primo approccio con questa Intelligenza sia stato un approccio così semplice che per il resto della vostra vita non avrete più da temere di dovervene privare: finalmente quel qualcosa di cui da sempre avevate percepito la presenza, pur non essendo mai stato possibile raggiungere, ora è lì, ed è lì per voi: è una Sapienza costantemente presente, è un lampo di illuminazione nel momento di bisogno, è una presenza affettuosa e piena d’amore che opera per voi. Cosa ne pensate? Non sarebbe un’esperienza eccezionale, un’esperienza pressappoco simile all’estasi? Dopo quattro giorni di addestramento al Metodo ci si sente esattamente cosi. Finora questa esperienza è conosciuta da oltre mezzo milione di persone, le quali hanno vissuto tutto questo; sanno che le tecniche procurano una profonda sensazione di benessere, e poi, con la pratica, ci si abitua gradualmente ad avere piena fiducia in questi poteri ed in queste nuove energie, ed è così che si conquista una vita più ricca, più libera dai soliti piccoli e grandi problemi. Ora, Josè vi spiegherà alcuni di questi metodi, in modo che possiate cominciare ad impiegarli voi stessi. Ma prima di tutto cominciamo a vedere cosa accade in una lezione di Mind Control. Si inizia con una conferenza che dura mediamente un’ora e mezza. L’Istruttore dà la definizione di Mind Control e parla dei due decenni di ricerche che hanno portato alla sua creazione. Poi descrive in breve i modi coi quali gli allievi potranno applicare le tecniche apprese durante il corso per migliorare la salute, risolvere i problemi quotidiani, apprendere con maggiore facilità nello studio, e approfondire la consapevolezza della propria interiorità. Poi segue un intervallo di circa 20 minuti. Durante la pausa per il caffè, gli allievi fanno conoscenza tra di loro. La casistica tipica dei nostri corsi ci dice che gli allievi appartengono agli strati sociali tra i più diversi: vi sono medici, segretarie d’azienda, insegnanti, autisti di taxi, casalinghe, studenti di scuola superiore o universitari, psichiatri, preti, pensionati. Questa è una tipica composizione della classe. Dopo l’intervallo si prosegue con un’altra lezione di un’ora e venti minuti, che comincia con una serie di domande e risposte, e poi si entra in argomento col primo esercizio, che consiste nel portare lentamente l’allievo a livello mentale di meditazione. L’istruttore spiega cosa sia uno stato di rilassamento profondo, il quale, anche se è più profondo del sonno, è caratterizzato da una particolare consapevolezza: si tratta infatti di uno stato di consapevolezza speciale, uno stato che si realizza praticamente in ogni disciplina meditativa, e anche in caso di profondo raccoglimento in preghiera. Qui non si fa uso né di droghe né di
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strumenti di “biofeedback”, ed il livello di rilassamento a cui si giunge viene chiamato “livello Alfa”, ed il realizzarlo viene detto dagli istruttori “andare a livello”. Durante l’esercizio l’allievo viene, con grande dolcezza, condotto “a livello” guidato da un linguaggio estremamente semplice: la semplicità del linguaggio è una caratteristica del Mind Control; durante le lezioni non si fa uso né di un gergo scientifico né di parole del lontano Oriente. Forse, alcune persone prima di arrivare al Mind Control avranno imparato e praticato la tecnica della meditazione mediante esercizi lunghi e faticosi, e magari si meraviglieranno nel constatare che un esercizio tanto semplice e breve (della durata di soli trenta minuti) possa condurre allo stesso risultato per il quale erano state necessarie settimane o mesi di faticoso esercizio. Una delle prime cose che l’allievo si sente ripetere è: “Tu stai imparando ad usare una maggiore parte della tua mente, e ad usarla in un modo speciale”. E’ una frase semplice, che gli allievi imparano ad interiorizzare sin dal principio. Il suo pieno significato è assolutamente stupefacente. Ognuno di noi, senza alcuna eccezione, possiede una mente che può essere educata con facilità ad esercitare poteri che ogni principiante dichiara apertamente di non avere. Comincerà a crederci solo dopo le prime esperienze. Un’altra frase che viene spesso ripetuta agli allievi è: “Proiettatevi mentalmente nel vostro luogo ideale di rilassamento”: esercizio, questo, piacevole, rilassante, notevolmente vivido, che ad un tempo rinforza l’immaginazione e conduce ad un rilassamento più profondo. Voglio dedicare qualche parola a riguardo della “meditazione”. Nel linguaggio corrente “meditare” significa “pensarci su”. Se per un momento mettete da parte questo libro e vi mettete a pensare a ciò che mangerete domani, quello che state facendo è meditazione. Invece nelle varie discipline meditative questo termine ha un significato più specifico: significa raggiungere un determinato livello mentale. In alcune discipline giungere a questo livello è fine a sé stesso: eliminare dalla mente ogni pensiero conscio. E questo, come dimostrano svariati studi eseguiti sull’argomento, produce una piacevole calma e giova molto a prevenire o alleviare i disturbi causati dalla tensione. Questa è meditazione, ma meditazione passiva. Il Mind Control, invece, va molto più in là, in quanto insegna ad impiegare questo particolare livello della mente per la soluzione di ogni problema, dal più piccolo al più grande e più gravoso: questa è la Meditazione Dinamica, ed il suo potere è veramente spettacolare. Vediamo ora cosa si intende per livello Alfa. È una gamma di frequenze delle onde cerebrali, una specie di energia elettrica prodotta dal cervello, che può essere misurata con l’Elettroencefalografo (EEG). Le frequenze vengono misurate in cicli per minuto secondo (CPS). Le frequenze da 14 CPS in su sono chiamate onde Beta; da 7 a 14 CPS onde Alfa; da 4 a 7 onde Theta; e da 4 in giù sono dette onde Delta. Quando si è ben svegli, occupati in attività quotidiane quali il lavoro o i rapporti sociali, si è a “livello Beta”: quello della coscienza esteriore, secondo la terminologia del Mind Control. Quando si sonnecchia, o si sogna ad occhi aperti, o ci si sta per addormentare, ma ancora non si dorme, in questi casi si è in Alfa. Con i termini del Mind Control si è a livello di “coscienza interiore”. Quando si dorme si è in Alfa, Theta o Delta, e non solamente in Alfa come molti credono.
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Chi conosce il Mind Control sa entrare al livello Alfa a suo piacimento, pur restando pienamente cosciente. Come ci si sente a questi vari livelli mentali? L’essere in Beta, cioè nello stato di completa coscienza, non produce alcuna sensazione particolare: ci si può sentire fiduciosi o spaventati, affaccendati o in ozio, interessati o annoiati; sono queste alcune delle numerosissime sensazioni che è possibile vivere allo stato Beta. Riguardo i livelli inferiori, per la stragrande maggioranza delle persone le possibilità sono molto limitate, perchè la vita ci ha insegnato a “funzionare in Beta”: non in Alfa, non in Theta. A questi livelli più profondi ci limitiamo a fantasticare, a sonnecchiare o ad addormentarci del tutto; invece con l’addestramento del Mind Control è proprio a queste basse frequenze che le possibilità più interessanti cominciano a moltiplicarsi oltre ogni limite. Come scriveva Harry McKnight, Direttore associato del Silva Mind Control: “La dimensione Alfa contiene in sé un insieme completo di facoltà percettive, del tutto simili a quelle che si possiedono in Beta”. Questo è uno dei concetti chiave del Mind Control. Quando si saranno conosciute queste facoltà percettive e si sarà appreso come impiegarle, allora si comincerà a far uso di una maggior parte della propria mente ed in modo del tutto speciale: allora veramente si comincerà ad operare psichicamente, comunque si vorrà, attingendo le energie dall’Intelligenza Superiore. Molti cercano nel Mind Control un modo per rilassarsi, per eliminare l’insonnia e combattere il mal di testa, per studiare con profitto ed imparare a fare quelle cose che richiedono una grande forza di volontà, quali smettere di fumare, dimagrire, ecc. Molti vengono per questo, poi imparano molto, molto più di questo. Imparano che i cinque sensi (vista, udito, odorato, gusto e tatto) di cui madre natura ci ha corredati, sono solo una parte di quelli che possediamo realmente; gli altri (sensi o poteri che dir si voglia) un tempo erano patrimonio solo di pochi privilegiati o di mistici che li avevano acquisiti in anni di meditazione trascorsi isolati dal mondo. La missione del Mind Control è quella di darci gli strumenti per risvegliare tali poteri, al fine di vivere meglio ed in piena armonia la nostra vita. Ciò che può significare questo risveglio, è detto con molta chiarezza da Nadine Bertin, nel numero di Marzo 1972 della rivista “Madamoiselle”, quando dichiara: “La civiltà della chimica, per la valorizzazione ed espansione della mente umana ci mette a disposizione pillole, iniezioni, polverine; io invece prendo la mia “medicina”: il Mind Control che espande la mente e ci insegna ad espanderla sempre di più”. La denominazione “Mind Control” è giusta perché, a differenza di droghe o pratiche ipnotiche che gestiscono la vostra vita, qui siete voi a controllare e dirigere la vostra mente: l’espansione della mente, l’approfondimento della conoscenza di sé stessi e l’aiuto che può essere dato al prossimo mediante il Mind Control, hanno soltanto il limite delle nostre limitazioni. TUTTO è possibile!. Una persona ascolta ciò che è accaduto ad altri e all’improvviso, realizza che sta accadendo anche per lui!
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CAPITOLO 2 CHI È JOSÈ
Josè Silva, nato a Laredo, nel Texas, l’11 Agosto del 1914, rimase orfano del padre all’età di quattro anni; sua madre si risposò e Josè, con la sorella maggiore ed un fratello più piccolo di lui, andarono a vivere dalla nonna. Due anni più tardi manteneva lui tutta la famiglia facendo vari lavori tra cui il lustrascarpe, il giornalaio, ed altro ancora. Alla sera aiutava sua sorella ed il fratellino nei compiti di scuola, mentre loro gli insegnavano a leggere e scrivere. Josè non andò mai a scuola salvo che per insegnare; tutte le sue conoscenze le ha fatte da autodidatta. L’occasione per emergere dalla miseria la trovò un giorno mentre aspettava il suo turno dal barbiere: cercava qualcosa da leggere e trovò le dispense di un corso per corrispondenza per radio-riparatori. Josè chiese la dispensa in prestito, ma il barbiere volle solo cederla in affitto, e per di più alla condizione che Josè sostenesse gli esami a nome dell’altro. Così ogni settimana Josè pagava un dollaro di affitto, studiava la lezione e svolgeva il compito per conto del barbiere. Dopo poco tempo il barbiere appese il suo diploma alla parete della bottega e continuò a fare il barbiere; invece Josè, allora quindicenne, dall’altra parte della città, iniziava a riparare radio. Col passare degli anni la sua attività di radiotecnico divenne la più importante della zona, e fruttò il denaro necessario per gli studi del fratello e della sorella, l’occorrente per sposarsi, e gli consentì anche di finanziare con circa mezzo milione di dollari quelle ricerche, durate venti anni, che lo hanno poi condotto al Mind Control. Un altro uomo in possesso di diplomi, guadagnati più onestamente che non il barbiere, fece accendere in Josè, inavvertitamente, la scintilla che diede poi il via alle successive ricerche. Quest’uomo era uno psicologo, che aveva il compito di esaminare gli uomini destinati al “Signal Corp” durante la seconda guerra mondiale. “Lei orina a letto?” - chiese a Josè, che rimase allibito. “Le piacciono le donne?” . . . chiese a lui, che aveva tre figli, ed in futuro ne avrebbe avuti dieci, lasciandolo costernato. Certamente quell’uomo ne sapeva sulla mente umana più di quanto il barbiere ne sapesse sulla radio. Allora perché quelle domande cretine? Furono quegli interrogativi ad accendere l’interesse in Josè ed a lanciarlo in un’odissea di ricerche scientifiche, le quali poi faranno di lui, privo di qualsiasi diploma o attestato, uno degli studiosi più creativi del suo tempo. Freud, Adler e Jung divennero, attraverso i loro scritti, i suoi primi maestri. Quelle “domande cretine” assunsero un significato più profondo, e ben presto Josè fu in grado di formulare a sé stesso una domanda precisa: “É possibile migliorare la capacità di apprendimento di una persona, ossia il suo I.Q. (il Quoziente di Intelligenza), tramite ipnosi, o qualche altro metodo?”. Allora si credeva che l’I.Q. fosse una dote innata; ma Josè non ne era molto convinto. La sua domanda non riuscì ad avere una risposta immediata, anche perché Josè era impegnato nello studio dell’Elettronica avanzata per poter diventare
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istruttore nel Signal Corp. Quando venne congedato, sfumati i risparmi e con 200 dollari in tasca, ricominciò a rimettere in piedi il suo lavoro; entrò nello Junior College di Laredo come insegnate part-time e coordinatore di altri tre insegnanti, e si occupava dell’organizzazione del laboratorio di elettronica del College. Cinque anni dopo, con la comparsa della televisione, il suo laboratorio di riparazioni ebbe un tale impulso che Josè dovette dimettersi dall’insegnamento; il suo laboratorio era tornato ad essere il più grande della città, tanto che il suo orario di lavoro finiva alle nove di sera; poi tornava a casa, cenava, metteva a letto i piccoli, e quando tutto era immerso nel silenzio, si dedicava per circa tre ore allo studio. I suoi studi lo portarono ad una profonda conoscenza dell’ipnosi. Ciò che apprese sull’ipnosi, ciò che sapeva di elettronica, ed alcuni brutti voti sulle pagelle dei figli, lo riportarono a quella stessa domanda che si era posto tempo addietro: “E' possibile migliorare l’intelligenza, e la capacità di apprendimento, mediante un qualche particolare addestramento della mente?”. Josè già sapeva che il cervello genera elettricità; aveva letto di esperimenti fatti all’inizio del secolo che avevano rivelato il ritmo Alfa; la sua elettronica gli insegnava che il circuito ideale è quello che presenta resistenza ed impedenza minime, giacché utilizza al massimo l’energia elettrica. Se l’impedenza del cervello venisse ridotta, questo non potrebbe lavorare meglio? Ed è possibile ridurre tale impedenza? Cominciò ad usare l’ipnosi per acquietare la mente dei figli, ed è così che scoprì ciò che a molti potrebbe sembrare un paradosso: che il cervello possiede tanta più energia quanto più viene ridotta la sua attività: più si abbassano le frequenze del cervello, più aumentano le sue capacità di immagazzinare informazioni; ma il problema cruciale che si poneva era di mantenere sveglia la mente a frequenze così basse; frequenze associate piuttosto al dormiveglia ed alla fantasticheria che non all’attività pratica. L’ipnosi consentiva quella recettività che Josè andava cercando, però non permetteva quel tipo di pensiero indipendente, che conduce al ragionare delle cose ed al comprenderle. Non è sufficiente avere la mente piena di ricordi; sono necessari anche il discernimento e la comprensione. Josè abbandonò ben presto l’ipnosi e cominciò a sperimentare esercizi mentali capaci di calmare il cervello e nello stesso tempo di tenerlo più sveglio e indipendente che con l’ipnosi: in queste condizioni, abbinando miglioramento della memoria e migliori capacità di comprensione, si sarebbero migliorati di molto anche i valori dell’I.Q. Gli esercizi dai quali si sviluppò il Mind Control richiedevano una concentrazione rilassata ed una visualizzazione mentale vivace, come mezzi per raggiungere livelli più profondi. Tali livelli, una volta raggiunti, rivelarono la loro grande efficacia per l’apprendimento, assai superiore a quello possibile a livello Beta. Josè ne ebbe la prova dal rendimento scolastico dei figli, che migliorò progressivamente ed ininterrottamente nei tre anni in cui egli andò mettendo a punto e migliorando sempre più le sue tecniche. Josè aveva tracciato un punto molto importante, poi confermato da ricerche successive e specialmente dal Biofeedback: egli fu il primo a dimostrare che possiamo imparare a funzionare alle frequenze cerebrali Alfa e Theta in piena coscienza. Ma doveva ancora venire un altro passo incredibilmente sorprendente.
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Una sera, la figlia di Josè era andata “a livello” (per dirla con l’attuale terminologia del Mind Control) e Josè la interrogava sui suoi studi. Mentre ella rispondeva, il padre, come soleva fare di solito, formulava mentalmente la domanda successiva... Ma improvvisamente, in tutta tranquillità, la routine subì un cambiamento stupefacente: la bambina rispose ad una domanda che il padre non le aveva ancora rivolto; poi rispose ad una seconda, poi ad un’altra ancora... Gli stava leggendo il pensiero! Questo accadde nel 1953, quando l’ESP (Extra Sensorial Perception) stava diventando un campo di studio rispettabile e passibile di investigazione scientifica, soprattutto per merito delle pubblicazioni del dott. Rhine della Duke University. Josè gli scrisse e gli comunicò che aveva addestrato sua figlia all’ESP. Ma la risposta fu deludente. Il dott. Rhine insinuò, tanto per cominciare, che la bambina doveva essere una psichica; e che se non era stata sottoposta ad un esame anteriore all’esperimento, questo non poteva essere preso in considerazione. Nel frattempo i vicini dei Silva notarono che i voti di scuola dei figli di Josè erano sensibilmente migliorati. Sul principio degli esperimenti si erano mostrati sospettosi verso i tentativi di Josè di scandagliare l’ignoto, un ignoto forse protetto da forze che era meglio non stuzzicare; tuttavia non si potevano ignorare i successi di un uomo che operava sui suoi figli. Sarebbe stato disposto Josè ad occuparsi anche dei loro figli? Dopo la lettera di risposta del dott. Rhine, ciò era proprio quello che occorreva a Josè. Se fosse riuscito ad ottenere anche da altri quanto aveva ottenuto da una bambina, avrebbe potuto registrare la ripetitività dell’esperimento, metodologia questa che è alla base di ogni sperimentazione scientifica. Nei dieci anni che seguirono addestrò 39 ragazzi di Laredo, con risultati sempre migliori, giacché con ogni soggetto migliorava ulteriormente la tecnica. Fu così conquistato un altro primato: aveva creato un metodo, primo nella storia, con il quale chiunque può essere addestrato all’ESP: e l’esattezza di tale tesi era dimostrata dai 39 esperimenti, suscettibili di essere ripetuti a riprova. Occorreva però migliorare ulteriormente il metodo. A capo di altri tre anni, Josè mise a punto il corso che è oggi la base del metodo. L’insegnamento richiede solamente un periodo di tempo che va dalle 40 alle 48 ore, ed è efficace sia con gli adulti che con i bambini. Finora il metodo è stato convalidato da circa 500 mila “esperimenti”: e questa misura della ripetibilità è tale che nessun studioso della mente la può ignorare. Quei lunghi anni di ricerche sono stati finanziati dalla fiorente attività di Josè nel campo dell’elettronica; non ci fu nessuna disponibilità di sovvenzioni da parte di Università, o Fondazioni, né tanto meno da parte del Governo, per un così insolito campo di ricerca. L’organizzazione del “Mind Control” è una fiorente attività su base familiare i cui proventi vengono reinvestiti nel proseguimento della ricerca scientifica ed a sostegno della crescita dell’organizzazione. Oggi ci sono istruttori e centri di Mind Control in tutti i 50 Stati americani ed in ben 29 nazioni estere. Malgrado questo successo, Josè non è una celebrità, non è un guru né un maestro spirituale con seguaci e discepoli. Josè è un uomo semplice, di modi garbati, che parla con l’accento morbido, quasi spaesato, del Messicano Nordamericano; è un uomo robusto, col viso gentile facile a corrugarsi in un
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sorriso. A chi gli chiede che cosa abbia significato per lui il successo, Josè risponde con un fiume di storie di successi, di cui riportiamo qui qualche esempio: una donna scrisse all’ “Herald American” di Boston implorando qualche aiuto per il marito tormentato dall’emicrania. Oltre a questa lettera, il giornale ne pubblicò un’altra il giorno dopo, di un’altra persona: chiedeva anch’essa cosa poteva fare per vincere queste frequenti emicranie. Una dottoressa rispose alle lettere dicendo di aver sofferto anche lei di emicranie per gran parte della vita finché, dopo aver appreso il Mind Control, le emicranie sparirono e non ne soffrì più. “Il giorno seguente tenemmo una conferenza introduttiva, e ci credereste che era assolutamente stipata?”. Un altro medico, eminente psichiatra, consiglia a tutti i suoi pazienti, sistematicamente, di imparare il Mind Control, perché il metodo stimola nel paziente l’intuizione necessaria per risolvere i suoi problemi, che diversamente richiederebbero un paio d’anni di terapie tradizionali. Un gruppo di diplomati del Mind Control fondò una cooperativa di marketing, la cui attività si svolgeva applicando le tecniche del Metodo Silva per inventare nuovi prodotti e studiare i modi per immetterli proficuamente nel mercato. Dopo tre anni la cooperativa disponeva già di ben 18 nuovi prodotti. Un agente pubblicitario che, come solitamente avviene in questo campo, aveva bisogno di un periodo di due mesi per lanciare una campagna pubblicitaria, dopo aver appreso il Mind Control riusciva a trovare le idee necessarie al lancio del prodotto in soli 20 minuti, e per svolgere il restante lavoro non gli occorrevano più di due settimane. Quattordici giocatori del Chicago White Sox dopo il corso di Silva migliorarono tutti la loro media, e taluni in modo sorprendente. Il marito di una donna afflitta da obesità, dopo che la moglie aveva tentato con scarso successo ogni tipo di dieta, le suggerì di tentare con il Mind Control; ella accettò a condizione che ci venisse anche lui. In sole sei settimane dimagrì di 9 chili, ed il marito smise di fumare. Un professore di una scuola di farmacologia insegna ai suoi alunni tecniche del Mind Control; dichiara: “I loro voti migliorano in ogni materia, anche se di fatto studiano di meno e sono tutti molto più rilassati... Ora hanno tutti imparato ad usare l’immaginazione ed io li incoraggio in questo. Dimostro loro che l’immaginazione è valida e che in essa è contenuta una certa forma di realtà, che può essere utilizzata”. Anche se Josè è una persona facile al sorriso, quando si sente dire “Josè, tu mi hai cambiato la vita!”, il suo sorriso svanisce un po’, e risponde: “No, il miracolo non l’ho fatto io: tu lo hai fatto, la tua mente lo ha fatto”. Nel prossimo capitolo sarà lo stesso Josè ad insegnarvi come utilizzare la vostra mente per modificare la vostra vita.
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CAPITOLO 3 LA MEDITAZIONE
(Nota: I capitoli che vanno da questo al 16 compreso sono stati scritti da Josè Silva; potrebbero far parte degli scritti più importanti che abbiate mai letto. Josè vi insegnerà gli elementi fondamentali del suo corso: per ottenere il massimo dei benefici dati dal suo corso è necessario che seguiate con la massima attenzione i consigli riportati nell’Introduzione.)
Vi aiuterò ad apprendere la meditazione. Quando avrete imparato ad entrare in meditazione, allora sarete ad un livello mentale in cui potrete risolvere ogni tipo di problema. Per ora, ci occuperemo soltanto della meditazione; più tardi affronteremo il modo per passare alla soluzione di problemi. Poiché dovrete imparare senza l’aiuto di una guida qualificata, userò un metodo leggermente diverso ed anche più lento del metodo che usualmente viene seguito nei corsi; così non avrete alcuna difficoltà. Anche se imparerete a meditare solamente, e vi fermerete a quel punto, alcuni dei vostri problemi li avrete già risolti. Nella meditazione accade qualcosa di molto bello: questa bellezza è la calma infinita da cui verrete pervasi, e più approfondirete la meditazione e scenderete nel vostro profondo, più diventerete padroni della vostra pace interiore, così forte che nulla la potrà frantumare. Anche il vostro corpo ne trarrà beneficio. Troverete subito che tutte le preoccupazioni ed i sensi di colpa sono assenti, quando meditate. Uno dei pregi della meditazione al livello Alfa è che “non potete” portate con voi i vostri sensi di colpa, né le vostre rabbie. Se tali sentimenti dovessero intrufolarsi mentre siete a livello, essi non faranno altro che farvi subito risalire fuori dal livello di meditazione. Poi, col passare del tempo, si allontaneranno sempre di più, finché un bel giorno scompariranno del tutto. Ciò significa che le attività della mente che provocano malattie fisiche sono state neutralizzate. Il corpo è progettato per essere sano; ha in sé i propri meccanismi risanatori. Tali meccanismi vengono bloccati dalle menti incapaci di controllare sé stesse. La meditazione è il primo gradino del Mind Control; già da sola contribuirà in buona misura a liberare quei poteri di guarigione presenti nel corpo, ed a restituirgli l’energia che le tensioni gli avevano in precedenza logorato. Ecco qui tutto quello che vi serve per raggiungere il livello Alfa, o livello meditativo della mente: quando al mattino vi svegliate, andate in bagno se necessario, e poi tornate a letto. Mettete la sveglia regolata per quindici minuti più tardi, nel caso doveste ricadere nel sonno durante l’esercizio. Chiudete gli occhi e guardate all’insù, dietro le palpebre, ad un angolo di circa 20 gradi (per ragioni non ancora ben note, basta questa posizione degli occhi per indurre il cervello a produrre onde Alfa). 14
Ora, piano piano, ad intervalli di circa due secondi, contate alla rovescia da 100 a 1. Nel farlo, tenete la mente fissa su questo, e andrete in Alfa già alla prima prova. Nelle lezioni di Mind Control gli allievi mostrano una gran varietà di reazioni a questa prima esperienza; spaziano tra “come è stato bello!” e “non ho sentito assolutamente nulla”. La differenza non è tanto in ciò che è accaduto a ciascuno di loro, quanto nella familiarità che già avevano in precedenza nei confronti di questo livello. Questo livello, chi più e chi meno, lo conosciamo tutti. Il motivo è che al mattino, quando ci svegliamo, rimaniamo spesso per un pò di tempo in Alfa. Per passare dal Theta, livello del sonno, al Beta, livello della veglia, è necessario passare per l’Alfa; e spesso indugiamo a quel livello durante l’abituale routine dell’alzarsi dal letto al mattino. Se avete l’impressione che nel primo esercizio non vi sia accaduto nulla di particolare, semplicemente ciò significa che siete stati in Alfa molte altre volte in precedenza, senza che lo sapeste. In tal caso perciò rilassatevi e basta, non mettete in dubbio l’esercizio, e proseguite. Anche se, concentrandovi, già andate in Alfa fin dal primo tentativo, vi occorreranno tuttavia settimane di pratica per entrare nei livelli più profondi dell’Alfa, e passare poi nel Theta. Praticate il conteggio da 100 a 1 per dieci mattine. Poi contate solamente da 50 a 1, quindi da 25 a 1, poi da 10 a 1, e finalmente da 5 a 1, sempre per 10 mattine ogni volta. Fin dalla prima volta che andate in Alfa, usate un solo metodo per uscirne: questo vi darà un maggior grado di controllo per evitare di uscirne involontariamente. Il metodo che usiamo nel Mind Control consiste nel ripetere mentalmente: “Verrò fuori lentamente mentre conto da 1 a 5, e mi sentirò completamente sveglio e meglio di prima. Uno... due... tra poco aprirò gli occhi... tre... quattro... cinque.., occhi aperti, sono completamente sveglio, mi sento bene, mi sento meglio di prima”. Fisserete dunque due routine: una per entrare a livello, l’altra per uscirne. Se modificaste i percorsi, dovrete ripetere l’intero allenamento per imparare la nuova versione, e questo è tutto lavoro inutile. Quando avete imparato ad entrare nel vostro livello con il metodo del conteggio da 5 a 1 al mattino, allora sarete in grado di andare a livello in qualsiasi momento della giornata, quando lo volete. L’unica cosa che occorre è avere dieci o quindici minuti liberi. Vi occorrerà solamente un po’ di addestramento aggiuntivo, per il fatto che scenderete nel vostro livello partendo dal livello Beta, anziché da un leggero Alfa, in cui ci si ritrova al momento del risveglio. Sedetevi su una sedia o poltrona comoda, o su un letto, con i piedi ben poggiati sul pavimento; se lo preferite, sedete a gambe incrociate, all’orientale, nella posizione detta del loto. Abbandonate le mani in grembo, tenete la testa ben diritta (equilibrata, e non ciondolante); concentratevi ora su una parte del corpo, poi su un’altra, e rilassate così tutto il corpo. Cominciate dal piede sinistro, poi passate alla gamba sinistra, poi al piede destro, e così via, fino ad arrivare alla gola, al viso, agli occhi, e finalmente al cuoio capelluto. La prima volta che farete questo vi accorgerete di quanta tensione avevate accumulato nel corpo. Ora scegliete un punto del muro di fronte a voi, o del soffitto, localizzato in modo che
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fissandolo i vostri occhi si sollevino ad un angolo di circa 45 gradi; fissate lo sguardo su quel punto, e tenetelo fisso finché sentite le palpebre pesanti e vi viene voglia di chiuderle; a questo punto lasciate che cadano, stanche, sugli occhi. Ora cominciate il vostro conto alla rovescia da 50 a 1. Fatelo per dieci giorni, poi contate da 10 a 1 per altri dieci giorni; da allora in poi adotterete la vostra normale routine del conto da 5 a 1. Poiché, per fare questo esercizio, non siete vincolati al mattino, stabilite un orario per farlo regolarmente due o tre volte al giorno circa alla stessa ora, e dedicate mediamente 15 minuti ad ogni seduta. Una volta che avete raggiunto il vostro livello, qual’è il passo successivo? Fin dalla prima volta, non appena avrete raggiunto il vostro livello meditativo, dovete praticare la visualizzazione. Questo è della massima importanza nel Mind Control; quanto meglio imparerete a visualizzare, tanto più forte sarà la vostra capacità di “Controllare la vostra Mente”. Il primo passo consiste nel creare una base per la visualizzazione, uno schermo mentale. Dovrebbe essere come uno schermo da cinema, di grosse dimensioni; però non conviene che occupi l’intero campo della visione mentale. Questo schermo, non immaginatelo subito dietro le palpebre, bensì distaccato da voi, ad una distanza di circa due metri. Sopra questo schermo proietterete tutto ciò su cui vorrete concentrarvi. Più avanti lo impiegherete per altre cose. Una volta costruito il vostro schermo mentale, proiettatevi sopra qualcosa di semplice e familiare, come un’arancia, o un mela. Ogni volta che andate al vostro livello, è bene che produciate una sola immagine: potrete cambiarla nella seduta successiva. Concentratevi su quest’immagine per renderla ogni volta più reale, a tre dimensioni, in tutti i suoi colori, in ogni dettaglio. Non pensate ad altro. Si è detto che il cervello è come una scimmia ubriaca che salta da una cosa all’altra senza alcuna ragione. E' sorprendente osservare quanto poco sappiamo comandare a questo nostro cervello, nonostante spesso lui riesca a fare per noi cose tanto belle. Altre volte, invece, lavora addirittura alle nostre spalle, contro di noi, per procurarci un mal di testa, o un’orticaria, o persino un ulcera! Questo nostro cervello è uno strumento molto potente, troppo potente perché lo si possa lasciare libero, senza controllo. Ma una volta che avremo imparato a servirci della nostra mente per addestrarlo, farà per noi cose strabilianti, come vedremo tra non molto. Per il momento, portate pazienza con quell'esercizio semplice. Servendovi della mente, addestrate il cervello ad entrare tranquillamente nel livello Alfa e a concentrarsi esclusivamente su un immagine semplice, ogni volta in forma più vivida. Se le prime volte altri pensieri verranno ad interferire, mostratevi indulgenti; però fate in modo che a poco a poco, con dolcezza, se ne vadano, e tornate all’oggetto prescelto, l’unico che deve interessarvi. Irritarsi o lasciarsi prendere dal nervoso vi manda fuori dal livello Alfa. Questa è la meditazione come la si pratica generalmente in tutto il mondo. Se farete questo e null’altro, proverete anche voi ciò che William Wordsworth chiamava “Una felice tranquillità della mente”, ed una pace interiore ogni volta più profonda e duratura. La vivrete come un’esperienza eccitante, a mano a mano che raggiungete livelli più profondi; poi però vi ci abituerete, ed il senso di emozione sparirà. Quando accade ciò alcuni mollano tutto. Dimenticano che
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questo non è un “trip” (la ricerca di sensazioni insolite), ma è bensì il primo passo di quello che può ben essere il più importante viaggio della vostra vita.
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CAPITOLO 4 LA MEDITAZIONE DINAMICA
La meditazione passiva, della quale abbiamo dianzi parlato, (e che spero stiate per mettere in pratica) può essere realizzata in altri modi: anziché concentrarci su una immagine visiva, ci si può concentrare su un suono (del tipo Om o Aum o Amen) pronunciato ad alta voce o mentalmente, oppure sul ritmo del nostro respiro. Possiamo concentrarci su un punto di energia del corpo, o su un ritmo monotono quale il rullare di un tamburo, o nell’ascolto di un solenne canto gregoriano mentre contempliamo la rappresentazione maestosa di un rito religioso. Tutti questi metodi, o una loro combinazione, hanno tutti la capacità di portarvi a livelli mentali di profonda calma meditativa. Però io, personalmente, preferisco portarvi a questi livelli con un conto alla rovescia perché all’inizio occorre un po’ di concentrazione, e la concentrazione è la chiave del successo. Quando avrete raggiunto il vostro livello diverse volte con questo metodo, tale metodo resterà associato nella vostra mente con il risultato positivo ed il processo si convertirà in qualcosa di automatico. Nel Mind Control ogni successo diventa ciò che chiamiamo “un punto di riferimento”: basta evocare l’esperienza precedente in modo cosciente o anche solo inconscio, la riviviamo, e proseguiamo in avanti partendo da quel punto. Però, una volta che avete raggiunto il livello meditativo, non basta che vi limitiate a restare in attesa che succeda qualcosa. E' bello, è tranquillizzante, e contribuisce molto alla salute, ma questi sono risultati modesti in confronto a tutto quello che è possibile fare. Dovete andare oltre questa meditazione passiva, allenare la vostra mente ad attività dinamiche e organizzate (ed io sono convinto che essa sia stata creata proprio per questo); i risultati vi stupiranno. Sto dando molta importanza a questo punto perché ora è il momento di andare oltre la tecnica della meditazione passiva di cui avete appena letto, ed impariamo ad usare la meditazione in forma dinamica per risolvere problemi. Adesso potrete rendervi conto perché è tanto importante quel semplice esercizio di visualizzare una mela o qualunque altro oggetto voi scegliate. Ora, prima di andare al vostro livello, pensate a qualcosa di gradevole che vi è accaduto ieri o oggi stesso, anche se è qualcosa di banale. Ripassate brevemente il fatto con la mente, poi entrate totalmente nel vostro livello e proiettate tutto l’episodio sul vostro schermo mentale. Com’era la scena? Quali suoni, quali odori, quali sensazioni provaste in quei momenti? rivivete ogni dettaglio; vi sorprenderete e resterete stupiti nel constatare la differenza che esiste nel vostro ricordo in Beta rispetto la memoria Alfa: è quasi la stessa differenza che corre tra la parola “nuoto” e l’andare veramente a nuotare. Che valore ha tutto questo? Anzitutto, è il gradino di una scala che conduce verso qualcosa di più grande; secondo, possiede una sua propria utilità. Ecco
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come lo potete usare: supponete di dover cercare qualcosa di vostro che non avete veramente smarrito, ma soltanto occorrono un po’ di ricerche per poterlo ritrovare. Per esempio, qualche volta succede con le chiavi dell’auto: le avete lasciate sul comodino da notte, o nella borsetta, oppure sono rimaste nel cruscotto? Se non siete sicuri di dove siano, andate al vostro livello, tornate indietro nel tempo fino all’ultimo istante in cui le avevate ancora, e rivivete quel momento. Poi andate avanti nel tempo, e se sono rimaste dove le avete lasciate, le ritroverete (se invece qualcuno nel frattempo le avesse prese, il problema da risolvere è di un altro tipo, e richiede tecniche molto più avanzate). Immaginate uno studente che ricorda di aver sentito dal professore che l’esame sarà mercoledì... ma quale mercoledì? Questo mercoledì, oppure il prossimo? Lo potrà chiarire da solo, al livello Alfa. Questi sono tipici esempi di piccoli problemi che possiamo risolvere con questa semplice tecnica meditativa. Ora andiamo a fare un gigantesco salto in avanti. Andiamo a collegare un avvenimento reale con un altro immaginario, che vi piacerebbe accadesse, e vediamo come si fa per collegare la realtà con l’immaginazione. Se seguirete alcune semplici regole, l’avvenimento immaginario si trasformerà in realtà. PRIMA LEGGE: Dovete “desiderare” fermamente che l’avvenimento accada realmente. “La prima persona che vedrò domani per strada si starà soffiando il naso”: un progetto del genere sarebbe talmente insulso ed inutile che la vostra mente lo rifiuterà, ed è probabile che non funzioni. Però, che il “capo ufficio” sia più gentile, che un certo cliente sia più disponibile verso quello che intendete vendergli, o che un lavoro sgradevole riusciate a farlo in modo soddisfacente... queste sono prospettive che possono effettivamente stimolare il nostro desiderio. SECONDA LEGGE: Dovete “credere” che il fatto si avvererà. Se il cliente è soprasaturo del prodotto che gli volete vendere, non potrete ragionevolmente credere che sarà ansioso di comprare. Se non riuscite a credere, entro limiti ragionevoli, che il fatto possa accadere, la vostra mente lavorerà in senso contrario, al negativo. TERZA LEGGE: Dovete “aspettarvi” che il fatto avvenga. Questa è una legge molto sottile. Le prime due sono semplici e passive; questa invece introduce una certa dinamica. È possibile desiderare un avvenimento, credere che possa succedere, e tuttavia non aspettarci che avvenga veramente. Volete che il capo ufficio domani sia più gentile? Sapete che potrebbe esserlo.., ma potreste ancora sentirvi lontani dall’aspettarvelo. A questo punto subentra il Mind Control e la visualizzazione efficace. Lo vedremo tra poco. QUARTA LEGGE: Non “potete” creare un problema. Qui non parliamo del fatto che non lo “dovete” fare, ma del fatto che non lo “potete” causare. Questa è una legge fondamentale che controlla tutto. “Che bello sarebbe se avessi il potere di far sì che il capo commetta un errore tanto madornale da farlo licenziare, e che dessero a me il suo posto”. Quando si lavora in modo dinamico a livello Alfa siamo in contatto con l’Intelligenza Suprema, e dal suo punto di vista non sarebbe per niente “bello” desiderare questo per il capo ufficio. Potete fare in modo che peschino in fallo il capo ufficio e lo licenzino, ma questo lo fate esclusivamente di vostra iniziativa..,
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ed in Beta. In Alfa semplicemente non funziona. Se cercaste di sintonizzarvi, a livello meditativo, con qualche tipo di intelligenza che sia disposta ad aiutarvi in un vostro disegno malvagio, questo vostro tentativo non sortirebbe alcun risultato: è come se cercaste di sintonizzarvi con una stazione radio che non esiste. Alcuni mi accusano di essere una persona ingenua e ottimista riguardo questo argomento. Migliaia di persone hanno fatto dei sorrisetti di compassione mentre io parlavo della assoluta impossibilità di fare del male a chicchessia stando in Alfa... finché non lo scoprono di persona. C’è già bastante male su questo pianeta, e noi esseri umani ne abbiamo perpetrato ben più della nostra parte; però questo lo si fa in Beta, e non in Alfa, e nemmeno in Theta, e probabilmebnte neppure in Delta. Le mie ricerche lo hanno confermato. Io non suggerisco mai di sciupare del tempo, però se proprio ci tenete che vi dimostri quello che ho detto pocanzi... provate a entrare a livello e di provocare un bel mal di testa a qualcuno. Se visualizzerete questo “accadimento” con la vividezza necessaria, affinché accada qualcosa... qualcosa accadrà, certamente... ma a voi. Una delle due cose, o tutte e due: voi, e non la vostra vittima, vi procurerete il mal di capo; oppure uscirete immediatamente dal livello Alfa. Detto questo, non ho certo risposto a tutte le domande che potreste pormi riguardo il potenziale di bontà e di malvagità della mente. Avremo altro da dire più avanti. Per adesso, scegliete un avvenimento che costituisca una soluzione per un dato problema, qualcosa che desiderate, che siete convinti che possa accadere; con l’esercizio che seguirà imparerete ad aspettarvi che si avveri. Ecco ciò che dovete fare: Scegliete un problema reale. Per fare un esempio, diciamo che il vostro “capo ufficio” negli ultimi tempi sia stato di malumore. Una volta arrivati a livello, dovrete fare tre passaggi: 1° passo: Tornate a rivivere sul vostro schermo mentale, in ogni dettaglio, un episodio in cui si manifestò il vostro problema. 2° passo: Spingete con dolcezza quella scena fuori dal vostro schermo mentale, verso il lato destro. Fate comparire al suo posto, sullo schermo, un’altra scena, che accadrà domani. In quest’altra scena tutti sono attorno al capo, sono allegri, ed il capo sta ricevendo delle buone notizie. E' evidente che adesso è di umore migliore. Se voi sapete specificamente qual’è la causa del problema, visualizzate la soluzione come già avvenuta. Visualizzatela con la stessa chiarezza con la quale avete immaginato il problema. 3° passo: Ora spingete la scena fuori, sempre verso la destra del vostro schermo mentale, e sostituitela con un’altra che farete entrare dalla sinistra; il capo ufficio è felice, gioviale come voi sapete che può veramente esserlo. Vivete questa scena vividamente, come se stesse accadendo davvero. Restate in questa situazione per un po’ di tempo, come se stesse accadendo davvero, e traetene un’impressione completa. Poi, venite fuori dal livello contando da uno a cinque, aprite gli occhi, sarete
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ben svegli sentendovi meglio di prima. Potete essere certi di aver messo in moto delle forze che lavoreranno per voi, indirizzate a produrre l’avvenimento che avete progettato. E questo funzionerà sempre, invariabilmente, senza eccezioni? No. Comunque, se continuate a provare, questo è ciò che vi succederà: una delle vostre prime sedute di meditazione per risolvere problemi avrà successo. Quando succede, chi può dire che non si trattò di una coincidenza? In fin dei conti, l’avvenimento che avevate scelto per provare doveva essere sufficientemente probabile, se dovevate essere convinti che potesse realizzarsi. Poi però funzionerà una seconda volta, poi una terza... Le “coincidenze” si andranno ad accumulare l’una sull’altra. Smettete di praticare il Mind Control e vedrete diminuire le “coincidenze”. Riprendete a praticare e le coincidenze torneranno. Per di più, man mano che la vostra abilità crescerà, noterete che siete ogni volta più disposto a credere ed aspettarvi eventi sempre meno probabili. Con il tempo e con la pratica otterrete risultati sempre più sorprendenti. Quando vi mettete a lavorare ad un problema, iniziate con il tornare a rivivere brevemente la vostra migliore esperienza avuta in precedenza. Quando si produrrà una esperienza ancor più riuscita, lasciate la precedente ed utilizzate quest’ultima come punto di riferimento. In questo modo andrete “di bene in meglio”, per dirlo con una frase che è ricca di un significato speciale per tutti noi del Mind Control. Tim Masters, studente universitario e tassista a Fort Lee, nel New Jersey, mentre aspetta tra un cliente e l’altro impiega quel tempo per meditare. Quando il lavoro è fiacco, proietta sul suo schermo mentale una soluzione: una persona carica di valigie che vuole andare all’aereoporto Kennedy. “Le prime volte che provai, non accadde nulla. Poi, finalmente, accadde: un uomo carico di valigie che voleva andare al Kennedy. La volta successiva, collocai quell’uomo sul mio schermo mentale, e provai quella sensazione che si prova quando le cose stanno dando risultato, ed ecco apparire un altro cliente che si recava al Kennedy: funziona davvero! È come una raffica di buone occasioni che non smette più”. Prima di proseguire con altri esercizi ed altre tecniche, mi permetto di sottolineare una cosa che sicuramente vi state chiedendo: perché spostiamo le scene da sinistra a destra sul nostro schermo mentale? A questa domanda risponderò più avanti con maggiori dettagli. Per adesso vi dico che i miei esperimenti hanno dimostrato che i livelli più profondi della mente vivono il tempo come un fluire che si muove da sinistra verso destra; in altre parole, il futuro viene percepito sulla sinistra, ed il passato sulla destra. Siamo tentati a dire di più su questo argomento, ma prima di approfondire questo tema abbiamo altre cose da fare.
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CAPITOLO 5 MIGLIORARE LA MEMORIA
Le tecniche per migliorare la memoria che vengono insegnate nel Mind Control possono contribuire a ridurre l’uso che facciamo solitamente della guida telefonica e, perché no, fare una grossa impressione sui nostri amici. Io però, personalmente, se voglio sapere un numero di telefono, lo vado a cercare sulla guida. Talvolta qualcuno dei diplomati del Mind Control usa davvero le sue nuove capacità per ricordare numeri di telefono; però, come ho detto nel capitolo precedente, per ottenere dei risultati ci deve essere il desiderio, ed il mio desiderio di ricordare dei numeri di telefono è assai scarso. Indubbiamente, se mi toccasse di attraversare l’intera città ogni qualvolta mi servisse un numero telefonico, il mio desiderio sarebbe vivissimo. E' un errore sostanziale applicare le tecniche del Mind Control per cose futili, proprio per quella triade indispensabile per farle funzionare: desiderio, credenza, aspettativa. Però, quanti di noi possono dire di avere una memoria buona come si vorrebbe che fosse? Può darsi che la vostra stia già migliorando, ed in misura insperata, se sapete già padroneggiare le tecniche descritte nei due capitoli precedenti. La vostra nuova capacità di visualizzare e rivivere avvenimenti del passato mentre siete a livello Alfa, si riverbera fino al Beta, di modo che è possibile che la vostra mente stia lavorando per schemi del tutto nuovi. E senza sforzi speciali. E ancora c’è posto per ulteriori miglioramenti. Nelle lezioni di Mind Control facciamo un esercizio speciale di visualizzazione: l’istruttore scrive i numeri da i a 30 su una lavagna, poi gli allievi assegnano a ciascun numero il nome di un oggetto, (una palla di neve, dei pattini a rotelle, degli occhiali, ecc.); l’istruttore ne scrive il nome accanto a ciascun numero, poi volta le spalle alla lavagna, e li recita in ordine; gli allievi possono menzionare qualsiasi parola della lista, e l’istruttore dice a che numero corrisponde. Questo non è un gioco di prestigio da salotto; bensì una lezione di visualizzazione. L’istruttore ha in precedenza memorizzato una parola “chiave” per ogni numero: in tal modo ogni numero evoca l’immagine visiva corrispondente alla parola-chiave. Chiamiamo tali immagini “ganci per la memoria”. Quando un allievo nomina una parola, l’istruttore la combina in qualche modo fantasioso o associativo con l’immagine corrispondente al numero voluto. Facciamo un esempio: sappiamo che al numero 4 corrisponde la parolachiave “RE”; se l’allievo propone per il numero 4 dell’elenco la parola “palla di neve”, l’immagine che potrei creare sarebbe quella di una palla di neve tirata sulla corona del Re. Risulta facile creare in tal modo delle immagini combinando insieme l’immagine corrispondente alla parola-chiave e quella proposta nella dimostrazione. Se l’alunno chiama il numero “quattro”, l’istruttore non fa alcuna fatica a vedere il Re colpito dalla palla di neve, ed immediatamente può mostrare di ricordare che al numero 4 corrisponde la palla di neve. Gli allievi cominciano ad imparare i “Ganci per la memoria” entrando a livello, mentre l’istruttore li nomina lentamente. Così, quando in seguito faranno lo sforzo di impararli a
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memoria a livello Beta, risulterà loro più facile perché le parole sembrano già familiari. Mi è impossibile inserire i “ganci per la memoria” in questo libro per ragioni di spazio, e perché vi occorrerebbe troppo tempo per mandarli a memoria. Avete già una potente tecnica per migliorare sia la vostra visualizzazione che la vostra memoria: lo schermo mentale. Qualsiasi cosa voi credete di aver dimenticato, di fatto è sempre associata con un evento. Se si tratta di un nome, l’evento corrispondente sarà il momento in cui lo avete udito o letto; tutto quello che dovete fare, sempre che abbiate già imparato a lavorare con lo schermo mentale, è visualizzare l’evento passato collegato con ciò che credete di aver dimenticato, ed ecco che questo riaffiorerà. Parlo di qualcosa che “credete” di aver dimenticato, mentre in realtà non l’avete dimenticato in senso assoluto. Semplicemente non riuscite a ricordarlo: sussiste una differenza significativa. Il mondo della pubblicità ci offre un esempio a tutti familiare sulla differenza tra memoria e ricordo. Tutti noi vediamo la pubblicità in televisione; ce n’è una tale quantità, e sono talmente brevi che se ci chiedessero di compilare una lista di cinque o dieci che ci sono passati sotto gli occhi nella settimana scorsa, a stento riusciremmo a ricordarne tre o quattro, a dir tanto. Uno degli strumenti più importanti di cui si serve la pubblicità per produrre vendite sta nel far sì che noi “ricordiamo” il prodotto inconsciamente. E' dubbio che noi veramente dimentichiamo qualche cosa. Il nostro cervello conserva celate immagini collegate con tutti i fatti, anche i più banali. E quanto più l’immagine è vivida, ed il fatto importante per noi, tanto più facilmente la ricordiamo. Un elettrodo che tocchi delicatamente il cervello, come si è provato nel corso di interventi chirurgici a cervello scoperto, fa scattare nei minimi dettagli il ricordo di una evento “dimenticato” da molto tempo, ed in un modo così vivido da ricordare persino i suoni e gli odori. Questo accade perché si tocca il cervello, non la mente; per quanto reali possano apparire le immagini che il cervello presenta alla coscienza del paziente, questi sa (qualcosa glielo dice... ) che in realtà non le sta di fatto rivivendo. Qui è la Mente che lavora, quella che sovrintende, che interpreta; e nessun elettrodo l’ha mai potuta toccare. Quella mente che, a differenza della punta del nostro naso, non la si trova in un luogo specifico. Torniamo alla memoria. A qualche migliaio di chilometri dal luogo in cui vi trovate, sta cadendo una foglia da un albero. Voi non ricorderete questo avvenimento perché non lo avete vissuto, né ha per voi alcuna importanza. Tuttavia, il nostro cervello registra molti più fatti di quanti ce ne possiamo rendere conto. Mentre ve ne state seduti a leggere questo libro, siete attraversati da migliaia di esperienze di cui non siete consci. E quanto più siamo concentrati nelle lettura, tanto meno ne siamo coscienti. Sono suoni e odori, immagini percepite con la coda dell’occhio, forse la leggera molestia di una scarpa stretta, il contatto con la sedia, la temperatura della stanza... se ne può fare un elenco senza fine. Noi siamo consapevoli di queste sensazioni, però non ci accorgiamo di averne coscienza; sembra una contraddizione, ma il concetto ci sarà chiaro quando
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avremo analizzato il seguente caso di una donna sottoposta ad anestesia generale. Durante il periodo della gravidanza la donna aveva stabilito un ottimo rapporto con il suo ginecologo: fra loro c’era amicizia e confidenza. Al momento del parto, la donna viene sottoposta ad anestesia totale (è questa la prassi normale) e dà alla luce un bambino sano e robusto. Più tardi, quando l’ostetrico va a farle visita nella sua camera d’ospedale, la trova stranamente distaccata, quasi ostile. Né lei né il medico riescono a capire la ragione di questo nuovo atteggiamento, ed entrambi vogliono capire cosa ne è la causa. D’accordo decidono di scoprire, attraverso l’ipnosi, se c’è qualche ricordo nascosto che possa spiegare il cambiamento improvviso. Viene così sottoposta ad ipnosi e fatta regredire, a partire dalla ultima esperienza avuta con il medico, fino ai tempi anteriori. Non dovettero andare molto lontano: in trance profonda, invece di saltare il periodo in cui era "incosciente" nella sala parto, riferì per filo e per segno tutto quello che il medico e le infermiere si érano detto. Davanti alla paziente anestetizzata, i loro discorsi spaziarono tra osservazioni cliniche, commenti scherzosi, e altri seccati per la lentezza del parto. In quella circostanza ella era un oggetto, non una persona; i suoi sentimenti non avevano importanza: dopo tutto, era incosciente. O no?! Io metto in dubbio che in qualche momento si possa essere del tutto incoscienti. Possiamo o no ricordare quello che sperimentiamo, però stiamo sempre comunque sperimentando, e le esperienze lasciano una traccia indelebile nel cervello. E questo significa forse che imparando le tecniche per la memoria potrete ricordare il numero di questa pagina tra dieci anni? Che lo abbiate guardato o no, il numero esiste, e lo avete visto, magari solo con la coda dell’occhio. Però non è importante per voi, e probabilmente non lo sarà mai. Però il nome di quella simpatica persona che avete conosciuto ad una cena la settimana scorsa, siete in grado di ricordarlo? La prima volta che udiste il suo nome, fu un fatto importante; sarà sufficiente che ricreiate l'avvenimento relativo alla presentazione e ascolto del nome sul vostro Schermo Mentale (come vi ho spiegato in precedenza), e tornerete ad udire il suo nome. Rilassatevi, andate a livello, create lo schermo, e rivivete l’episodio. Vi occorreranno 15 o 20 minuti. Ma abbiamo anche un altro metodo, una specie di sistema d’emergenza, che vi porta immediatamente al livello mentale in cui richiamerete più facilmente l’informazione. Questo metodo implica un semplice meccanismo di scatto che, quando ve ne sarete veramente impadroniti, aumenterà di efficacia ogni volta che lo userete; per farlo vostro occorreranno parecchie sedute di meditazione al fine di interiorizzare compiutamente il procedimento. Ecco quant’è semplice: basterà unire la punta del pollice e delle prime due dita della mano (pollice con indice e medio di una qualunque delle due mani) e la vostra mente si sintonizzerà all’istante ad un livello più profondo. Se ci provate adesso, non succederà nulla: non è ancora diventato un meccanismo attivatore. Affinché lo diventi, andate al vostro livello e dite a voi stessi (in silenzio o ad alta voce): “Ogni volta che
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congiungerò le dita in questo modo - (e unite ora le dita) - per uno scopo importante, andrò immediatamente al livello mentale adatto per compiere la cosa che io desidero”. Fate questo ogni giorno per una settimana almeno, usando sempre le stesse parole. Ben presto nella vostra mente si formerà una stretta associazione tra l’unione delle tre dita ed il raggiungimento di un efficace livello di meditazione. Poi un giorno, in seguito, vi capiterà di cercare di ricordare qualcosa (come il nome di una persona); il nome non salta fuori.., e più vi sforzate di ricordarlo, più si ostinerà a non saltare fuori. Qui la volontà non è solo inutile, è addirittura un ostacolo. Allora rilassatevi, prendete coscienza che quel nome esiste nella vostra memoria, e che disponete di un mezzo per attivare il ricordo. Un insegnante elementare di Denver usa normalmente lo Schermo Mentale e la Tecnica delle Tre Dita per insegnare l’ortografia. Insegna in media venti parole alla settimana. Per mettere gli alunni alla prova, anziché passare da una parola all’altra e verificare come la scrivono, chiede loro di scrivere tutte le parole che hanno studiato nella settimana; essi ricordano perfettamente le parole e come si scrivono.., con le loro tre dita unite, vedendole sul loro Schermo Mentale. “I più lenti - dice l’insegnante - finiscono la prova entro 15 minuti”. Con la stessa tecnica insegna loro la tavola pitagorica fino al 12; entro due mesi imparano ciò che mediamente richiede un intero anno scolastico. Tim Masters, lo studente universitario-taxista di cui abbiamo parlato nel capitolo precedente, trasporta spesso clienti che devono andare ad indirizzi di località vicine, che egli non conosce molto bene, e della cui toponomastica ha solo una vaga conoscenza. Ben pochi dei suoi frettolosi passeggeri sarebbero disposti ad aspettare pazientemente mentre egli si mette a meditare prima di partire; invece, con le tre dita unite, egli torna “a rivivere” l’ultima volta che si è recato in quella località. Prima di frequentare il corso di Mind Control, i voti di Tim al Tecnology Institute di New York erano tutti mediocri (classificazione “B”) ed uno solo buono (classificazione “A”). “Ora sono forte... un B e tutti gli altri A” - ci informa. Usa lo “Studio Accelerato” (che tratteremo nel prossimo capitolo) e sostiene gli esami con la tecnica delle Tre Dita. Questa tecnica delle tre dita ha anche altri impieghi, di cui parleremo in seguito; la usiamo in diversi modi alquanto insoliti. E' una tecnica che da secoli fa parte di altre discipline meditative. La prossima volta che osserverete una pittura o scultura del Lontano Oriente (uno Yoghi, con le gambe incrociate, in meditazione), fate caso alle sue dita delle mani e vedrete che sono unite in modi analoghi.
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CAPITOLO 6 LO STUDIO ACCELERATO
Quando abbiate assimilato le tecniche per la memoria del capitolo precedente, sarete sulla buona strada e pronti per affontare la tappa successiva: l’Apprendimento Accelerato. In breve, il modo con cui procederete sarà il seguente: comincerete con l’imparare ad entrare nel livello meditativo; poi, quando ci sarete arrivati, a creare uno schermo mentale, che vi servirà per svariati scopi, uno dei quali è il richiamo di informazioni. In seguito, quando vi capiterà di avere fretta, potrete usare la tecnica delle tre dita per ottenere, tra le altre cose, anche il ricordo istantaneo. Una volta imparato questo, sarete pronti per apprendere nuove tecniche per ottenere informazioni, cosa che faciliterà ancora più il ricordo. Altra cosa altrettanto importante, questi nuovi modi di studiare faciliteranno non solo il ricordo, bensì contribuiranno nello stesso tempo ad accelerare e approfondire la comprensione di quanto state imparando. Esistono due tecniche per studiare. Cominciamo dalla più semplice, anche se non è detto che sia anche la più facile. Quando siete in grado di padroneggiare la tecnica delle tre dita in modo così perfetto da consentirvi di raggiungere il vostro livello all’istante, ed operare in piena coscienza, allora potete impiegarla nell’ascolto di una conferenza o nella lettura di un libro. Questo migliorerà al massimo valore la concentrazione, e l’informazione si imprime allora nella memoria con più forza. Più avanti non troverete problemi a richiamarla sia a livello Beta, sia, ancor più vividamente, a livello Alfa. Uno studente che sostiene un esame con la tecnica delle tre dita ha quasi l’impressione di vedere il libro su cui ha studiato, e praticamente ascolta la voce dell’insegnante che spiegava la lezione in aula. L’altra tecnica non è altrettanto semplice, ma sarete già pronti per essa fin dalle prime prove di pratica del Mind Control. Possiede tutta l’efficacia dell’apprendimento a livello Alfa, con in più il rinforzo aggiuntivo dello studio in Beta. Vi occorrerà un registratore a cassette. Supponiamo che dobbiate imparare un capitolo complicato di un libro di testo; s’intende che non dovrete solo ricordarlo, ma anche capirlo. Come primo passo, non andate in Alfa; restate al livello di coscienza esterno, in Beta. Leggete il testo ad alta voce e registratelo. Poi entrate a livello, ascoltate la registrazione e concentratevi sulla vostra voce che recita l’argomento. Durante i vostri primi esercizi di Mind Control, specialmente se non avete dimestichezza con il registratore, può succedere che torniate di colpo al livello Beta quando premete il tasto di riproduzione, oppure che il suono della vostra voce vi renda difficile il ritorno in Alfa, di modo che, quando siete riusciti a ritornare a livello, avete perso parte della lezione, o tutta intera. Con la pratica avrete sempre meno probalilità che vi succeda. Eccovi comunque alcuni suggerimenti:
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Andate a livello già con le dita piazzate sul tasto di riproduzione (vi eviterà di dover aprire gli occhi per cercarlo). Incaricate un’altra persona di premere il tasto ad un vostro segnale. Usate la tecnica delle tre dita per affrettare il vostro ingresso in Alfa. Il problema può sembrare più serio di quanto lo sia. Effettivamente, può essere un reale segnale dei vostri progressi. Quanto più avrete fatto progressi, tanto più il livello Alfa comincerà ad apparirvi differente... sarà sempre più simile al Beta: e questo perché avrete imparato ad impiegarlo in forma cosciente. Essere ben svegli ed in piena efficienza mentale quando si è in Alfa è una speciale caratteristica del Mind Control. Quando andate avanti nei vostri progressi e ritrovate la vecchia sensazione di sentirvi in Alfa, vuol dire che in realtà state scendendo in un livello più profondo, forse il Theta. Nelle lezioni del Mind Control ho visto spesso allievi operare con successo a livello profondo, con gli occhi aperti, del tutto svegli come lo siete voi in questo istante; e parlare con chiarezza, ponendo e rispondendo a domande, o dicendo facezie. Torniamo al registratore: per riconfermare quanto si è imparato, lasciate passare qualche tempo, se possibile alcuni giorni, poi ritornate a leggere il materiale a livello Beta e riascoltatelo al livello Alfa. A questo punto l’informazione sarà definitivamente vostra. Se state lavorando assieme ad altri per imparare insieme il Mind Control attraverso questo libro, potete scambiarvi i nastri in una sorta di divisione dei compiti onde risparmiare tempo: ciò funziona benissimo, anche se c’è un qualche vantaggio nell’ascoltare la propria voce. Lo Studio Accelerato e la Tecnica delle Tre Dita si sono dimostrati, per i Diplomati di Mind Control, utili mezzi per risparmiare tempo in molti campi: nelle vendite (specialmente nel campo delle assicurazioni), negli studi accademici, nell’insegnamento, nel diritto, nel teatro, per dirne solo alcuni. Un assicuratore canadese di successo non annoia più i clienti sfogliando gli appunti della sua agenda per rispondere alle domande riguardo i complessi problemi fiscali e immobiliari. Ha già pronta sulla punta della lingua l’enorme serie di notizie che gli servono grazie allo studio accelerato ed alla tecnica delle tre dita. Un avvocato penalista di Detroit si è “liberato” dagli appunti quando riassume un caso complicato davanti alla giuria. Registra il suo intervento e lo riascolta a livello Alfa la sera precedente. Poi lo riascolta al mattino presto. Più tardi, quando si presenta sicuro di sé davanti ai membri della giuria, mantiene con essi il contatto visuale e mantiene la costante comunicazione con essi. Come risultato, parla con più persuasività che se stesse consultando appunti, e nessuno fa caso a quello che lui fa con le dita della sua mano sinistra. Un cabarettista di New York fa spettacolo commentando le notizie del giorno, e cambia perciò ogni giorno il testo; un’ora prima dello spettacolo ascolta il nastro che si è preparato e poi si presenta pronto per venti minuti di buon umorismo “spontaneo”. “Prima ero solito incrociare le dita e sperare per il meglio; adesso unisco le tre dita e so già cosa succedera... un sacco di risate”.
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E' ovvio che lo Studio Accelerato e la Tecnica delle Tre Dita sono strumenti ideali soprattutto per gli studenti: ed è per questo che il Mind Control è stato insegnato, a tutt’oggi, in 24 Colleges, 16 di livello universitario e 8 di livello preliminare. Grazie a tali tecniche, migliaia di studenti studiano di meno e imparano di più.
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CAPITOLO 7 IL SOGNO CREATIVO
Quanto siamo liberi quando sognamo! Le barriere del tempo, le limitazioni dello spazio, le leggi della logica, le repressioni della coscienza, tutto questo sparisce, e siamo gli dei delle nostre creazioni fugaci. Freud attribuì un’importanza capitale ai nostri sogni, giacché ciò che noi creiamo in essi appartiene solo a noi. Gli si attribuisce il detto: “Se capirete i sogni di un uomo, allora comprenderete quell’uomo”. Anche noi, nel Mind Control, prendiamo sul serio i sogni, però in modo diverso, poiché impariamo ad impiegare la mente in un modo diverso. Freud si occupava dei sogni che ci arrivano in forma spontanea. Non è questo il caso del Mind Control. Concentriamo il nostro interesse a creare deliberatamente sogni che servano a risolvere problemi specifici. Poiché programmiamo in anticipo il tema, lo interpretiamo in modo differente... con risultati sorprendenti. Anche se in questo modo limitiamo la spontaneità delle nostre esperienze, otteniamo però con i sogni una importante funzione: un maggior controllo sulla nostra vita. Quando interpretiamo un sogno che abbiamo programmato con debito anticipo, oltre ad acquisire una visione della patologia della nostra psiche, troviamo anche la soluzione a problemi quotidiani. Per il Controllo dei Sogni, sono tre i passi che insegnamo, e ad ognuno corrisponde un livello meditativo della mente. Il primo consiste nel ricordare i nostri sogni. Molta gente dice: “Io non sogno proprio mai”; questo non è mai la verità. Forse non ce lo ricordiamo, ma tutti noi facciamo dei sogni. Se si impedisce ad una persona di sognare, entro pochi giorni insorgono disturbi mentali ed emotivi. Quando cominciai ad indagare circa la possibile utilità dei sogni per risolvere problemi, si era circa nel 1949, non ero affatto certo di quanto avrei scoperto. Avevo sentito parlare, come sarà certamente capitato anche a voi, di una quantità di storie collegate a sogni premonitori; conosciamo tutti l’episodio di Cesare avvertito di guardarsi dalle “Idi di Marzo”, giorno in cui venne assassinato. Pure Abramo Lincoln ebbe un sogno premonitore del suo assassinio. Se questi sogni, e tanti altri, fossero casi accidentali non suscettibili di ripetersi, avrei sprecato il mio tempo. Ci fu un momento in cui mi sentii proprio convinto che stavo effettivamente sprecando il mio tempo. Per circa quattro anni mi ero dedicato allo studio della psicologia (Freud, Adler, Jung) e cominciavo a convincermi che più studiavo, meno ne sapevo. Erano circa le due di notte; posai il libro che leggevo e me ne andai a dormire, deciso a non perdere altro tempo in progetti inutili come lo studio di quei giganti della scienza che non andavano nemmeno d’accordo tra di loro. Avevo deciso che a partire da quel momento il mio unico lavoro sarebbe stato l’elettronica, e nient’altro. Stavo trascurando troppo il mio lavoro, tant’è
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vero che ero a corto di soldi. All’incirca due ore più tardi mi risvegliai a causa di un sogno. Non si trattava di una serie di scene, come di solito capita nei sogni: era semplicemente una luce. La visuale del mio sogno era abbagliata dalla luce accecante del sole a mezzogiorno, uno splendore dorato, brillante. Aprii gli occhi e mi ritrovai nell’oscurità della mia camera. Richiusi gli occhi e vidi di nuovo quella luce. Rifeci varie volte la prova, ed ogni volta la stessa cosa: occhi aperti, buio; occhi chiusi, luce. Poi, alla terza o quarta volta che chiusi gli occhi, vidi tre numeri: 3-4-3. Poi un’altra terna di numeri: 3-7-3. La volta successiva ricomparvero i primi tre numeri, e la volta dopo i secondi tre. Ero meno interessato ai sei numeri che non alla luce, che a poco a poco cominciò ad affievolirsi. Fui preso da un pensiero: che forse la vita arriva alla sua fine come un fuoco, con un ultimo repentino guizzo di fiamma. Quando mi resi conto che non ero in punto di morte, desiderai rivedere nuovamente la luce per cercare di studiarla; cambiai la respirazione, la posizione nel letto, il mio livello mentale... ma senza alcun risultato. La luce continuò ad affievolirsi, fino a svanire; il tutto nel giro di circa cinque minuti. Chissà se quei numeri avevano un significato; rimasi sveglio per il resto della notte sforzandomi a ricordare numeri telefonici, indirizzi, numeri di patenti: qualsiasi cosa che potesse dare un significato a quei numeri. Oggi è diverso, io oggi possiedo un metodo più efficace per analizzare il significato dei sogni; allora però ero solamente alle prime fasi della mia ricerca. Il giorno seguente, stanco per avere dormito soltanto due ore, continuai nel tentativo di collegare quei numeri a qualcosa. Vi racconto adesso una serie di fatti non importanti, che mi condussero a decifrare il mistero, e, di lì, ad un importante settore del corso di Mind Control. Ero nel mio laboratorio di elettronica, e quindici minuti prima di chiudere venne un amico ad invitarmi a prendere un caffè. Mentre mi stava aspettando, venne mia moglie e mi disse: “Di già che vai a prendere un caffè, perché non passi per il quartiere messicano e mi compri un po’ di alcool per frizioni?”. Vicino al ponte c’è proprio un negozio dove quel tipo di alcool è più a buon prezzo. Durante il cammino raccontai il sogno al mio amico, e mentre glielo andavo raccontando mi venne un’idea: forse i numeri che avevo sognato erano della lotteria messicana! Passammo davanti alla ricevitoria principale della lotteria, ma le persiane erano abbassate perché era fuori orario di apertura: pazienza, forse era solo un’idea assurda, e proseguimmo un isolato oltre per comprare l’alcool che serviva a mia moglie. Mentre il commesso mi incartava la bottiglia dell’alcool, il mio amico dall’altro lato del negozio mi chiese: - “Qual’era il numero che cercavi?” - “Tre-quattro-tre, tre-sette-tre” gli risposi. - “Vieni a vedere!”. C’era la metà di un biglietto con il numero 3-4-3!. Ognuna delle centomila ricevitorie sparse in tutto il Messico riceve ogni mese una serie di biglietti con gli stessi primi tre numeri. Questo negozietto era l’unico in tutto il Messico che vendesse la serie 3-4-3. La serie 3-7-3 la si vendeva in Città del Messico.
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Poche settimane dopo seppi che il mio biglietto, il primo biglietto di lotteria che avessi comprato in tutta la mia vita, aveva vinto 10.000 dollari, proprio la somma di cui avevo tanto bisogno con urgenza. Benché esultante, disobbedii al famoso proverbio “A caval donato non si guarda in bocca”, e analizzai con la massima attenzione questo “cavallo” che avevo ricevuto in dono, e quello che scoprii mi risultò di un valore di gran lunga maggiore del dono stesso. Il messaggio che mi era giunto da questa vincita confermava la convinzione che mi si era andata consolidando, che i miei studi erano validi. In qualche modo ero riuscito a entrare in contatto con l’Intelligenza Suprema. Forse avevo stabilito questo contatto molte altre volte prima d’ora, ma senza saperlo.., questa volta, invece, lo sapevo. Pensiamo a quante “coincidenze” apparentemente casuali mi avevano guidato al risultato. In un momento di scoraggiamento sognai un numero in un modo così particolare (con quella luce... ): dovevo per forza ricordarlo. Poi arriva un amico ad invitarmi a prendere un caffè, e benché tanto stanco, accetto. Viene mia moglie a chiedermi di comprarle l’alcool per frizioni, e questo mi conduce all’unico posto in tutto il Messico dove era in vendita quel particolare biglietto. Chiunque pensi che tutto questo non è altro che coincidenze, avrebbe dei problemi a spiegare un fatto sorprendente, ma perfettamente controllabile: quattro diplomati del Mind Control, negli Stati Uniti, hanno anch’essi vinto ad una lotteria, usando tecniche diverse, che ho messo a punto più tardi. Essi sono: Regina M. Fornecker, di Rockford, Illinois, e David Sikich, di Chicago, che vinsero 300.000 dollari ciascuno; Frances Morroni, (Chicago), e John Fleming (Buffalo-New York), che vinsero entrambi 50.000 dollari. Non abbiamo nessuna obiezione da fare verso la parola “coincidenza”, nel Mind Control; però gli attribuiamo un significato particolare. Quando una serie di eventi non facili da spiegare conduce ad un risultato positivo, li si chiama “coincidenze”. Ma se coincidenze di questo tipo portano ad un risultato negativo vengono definite “accidenti”. Nel Mind Control impariamo a provocare “coincidenze”. “Una pura coincidenza” è una definizione che non conosciamo. Il sogno che mi portò a vincere alla lotteria mi convinse anche dell’esistenza dell’Intelligenza Suprema e della possibilità che abbiamo di comunicare con essa. Il fatto che sia successo mentre dormivo ed ero in preda ad una seria preoccupazione riguardo il mio lavoro, non mi risulta determinante in assoluto. Migliaia di persone hanno ricevuto messaggi in un certo modo paranormali attraverso sogni in momenti di disperazione, o di incombente pericolo, a qualche svolta della loro vita. La stessa Bibbia narra svariati sogni di questo tipo. Senza dubbio, tuttavia, in quel momento il fatto che succedesse proprio a me non mi sembrò meno di un miracolo. Mi ricordavo dalle mie letture che Freud affermava che il sonno crea le condizioni favorevoli alla telepatia. Per poter dare una spiegazione al mio sogno dovevo andare ancora oltre, e supporre che il sonno crea le condizioni favorevoli per ricevere informazioni dall’Intelligenza Suprema. Poi feci un passo ancora più in avanti e mi chiesi se così facendo non ci mettevamo nelle condizioni di una persona che si metta passivamente ad attendere che il telefono squilli. Non potremmo comporre noi stessi il numero per metterci in contatto, di nostra
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propria iniziativa, con l’Intelligenza Suprema? Io, che sono una persona religiosa, mi chiesi: se possiamo arrivare fino a Dio attraverso la preghiera, possiamo certamente trovare il mezzo per raggiungere l’Intelligenza Suprema (più avanti, al capitolo 15, dove parlo di Dio e dell’ Intelligenza Suprema, vedrete che sono due cose ben distinte). Sì, i miei esperimenti dimostravano che possiamo entrare in contatto con l’Intelligenza Suprema attraverso vari modi. Uno di questi è il Controllo dei Sogni; tecnica molto semplice e facile da apprendere. Non potrete contare su una luce brillante che vi aiuti a ricordare i vostri sogni, però potrete contare sull’effetto cumulativo del programmarvi voi stessi, mentre siete a livello, a ricordarli. Entrate in meditazione poco prima di addormentarvi, e ditevi: “Voglio ricordare un sogno. Ricorderò un sogno”. Poi addormentatevi con un taccuino e una matita a portata di mano. Quando vi svegliate, al mattino o nel cuore della notte, annotate ciò che ricordate del sogno. Continuate a farlo ogni notte, ed il ricordo dei sogni diventerà via via più chiaro e più completo. Quando sarete soddisfatti di come avete sviluppato la vostra abilità, siete pronti per il secondo passo. Durante la meditazione, prima di addormentarvi, prendete in esame un vostro problema che potrebbe risolversi attraverso un informazione o un consiglio. Dovete essere certi che veramente vi interessa risolverlo, giacché domande oziose provocano solamente risposte stupide. Poi programmatevi con queste parole: “Voglio fare un sogno che contenga le informazioni necessarie per risolvere il problema che ho in mente. Avrò questo sogno, lo ricorderò e lo comprenderò”. Quando vi risveglierete, durante la notte o al mattino, rivedete il sogno che ricordate con maggior chiarezza e cercate di comprenderne il significato. Come ho già detto, il metodo per interpretare i sogni non è lo stesso della tradizione freudiana: i sogni infatti ce li creiamo noi stessi deliberatamente. Perciò, se avete domestichezza con la simbologia freudiana per l’interpretazione dei sogni, scordatevela, se seguite gli obiettivi del Mind Control. Provate ad immaginare come avrebbe interpretato Freud il seguente sogno: un uomo si trova in una giungla, circondato da selvaggi che lo incalzano minacciosi, armati di lance; le alzano e le abbassano, ed ogni lancia ha la punta fatta come una cruna d’ago. Quando l’uomo si sveglia capisce che il sogno è la risposta ad un problema che lo sta ossessionando: come progettare una macchina per cucire. Poteve essere fatta in modo che l’ago salisse e scendesse, però non cuciva.., finché il sogno non gli disse che la cruna dell’ago doveva stare sulla punta. L’uomo era Elias Howe, l’inventore della macchina per cucire. Un diplomato del Mind Control attribuisce al Controllo dei Sogni il merito di avergli salvato la vita. Alla vigilia di un viaggio di sette giorni da fare in motocicletta, si era programmato un sogno che lo preavvertisse di ogni pericolo che avrebbe potuto incontrare. La maggior parte dei lunghi viaggi che aveva compiuto in precedenza erano stati caratterizzati da piccole disavventure: una volta una gomma a terra, un’altra l’ingorgo del tubo di alimentazione; nell’ultimo viaggio, un’improvvisa nevicata. Ebbe un sogno: era in casa di un suo amico. Servivano cena, e a lui toccò un piatto di fagioli crudi, mentre tutti gli altri mangiavano deliziose bisteccone. Qual’era il significato? Doveva forse astenersi dal mangiare fagioli durante il
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viaggio? Non c’era alcun pericolo che questo succedesse, dal momento che i fagioli non gli erano mai piaciuti, tanto meno crudi. Oppure che non era il benvenuto in casa di quel suo amico? Certamente no, era sicuro di quell’amicizia; inoltre, questo non aveva nulla a che fare con il suo viaggio in motocicletta. Due giorni dopo viaggiava a tutta velocità su una superstrada di New York, all’alba. Era un bel mattino, la strada in ottime condizioni, niente traffico, salvo un camioncino più avanti. Quando si avvicinò al camioncino, vide che era carico di fagioli; ricordò il sogno e ridusse la velocità da 65 a 25 miglia all’ora; poi, in curva, ridusse ancora la velocità fino a 15 miglia; a questo punto la ruota posteriore slittò un po’ nella curva.., stavano cadendo fagioli dal camion! Ad una velocità più elevata lo sbandamento sarebbe stato un incidente disastroso, forse mortale. Ecco perché solamente voi potete interpretare i sogni che siete voi stessi a programmare. Con un’auto-programmazione anticipata e finalizzata all’interpretazione del sogno, avrete già una “sensazione” circa il suo significato. Quel tipo di sensazione spesso è il mezzo con cui il nostro subcosciente silenziosamente comunica con noi. Con la pratica acquisterete sempre più fiducia verso queste sensazioni programmate. Le parole che vi ho suggerito di usare per l’auto-programmazione sono le stesse che utilizziamo nelle lezioni di Mind Control. Potrebbero funzionare bene anche altre parole, però nel caso che decidiate di frequentare il corso di Mind Control, sarete già condizionati a queste, e ne avrete un’esperienza più ricca, se avete già pronte le parole esatte al livello Alfa. Se sarete perseveranti e pazienti nel praticare il Controllo dei Sogni, scoprirete una delle risorse mentali più preziose. Non mettetevi razionalmente a sperare di diventare un vincitore di lotterie; fa parte integrante del meccanismo delle lotterie la premessa che siano pochi a vincere. Però fa parte del meccanismo della vita il fatto che ognuno di noi può guadagnare molto più di quanto offrono le lotterie.
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CAPITOLO 8 LE VOSTRE PAROLE HANNO UN GRANDE POTERE
Nell’introduzione abbiamo suggerito di non praticare nessun esercizio alla prima lettura; quello che segue però è un’eccezione: provateci adesso. Metteteci tutta la vostra immaginazione. E vediamo che cosa implica. Immaginatevi in piedi, in mezzo alla cucina di casa vostra, e che tenete in mano un limone appena tolto dal frigorifero. Sentite il freddo nella mano. Studiate il suo aspetto esterno, la buccia giallognola. E' di un giallo ceroso, ai due estremi la buccia termina in protuberanze verdognole. Schiacciatelo un po’ e sentitene la consistenza ed il peso. Ora sollevatelo fino all’altezza del naso e respiratene l’odore. Non c e nient’altro che abbia lo stesso odore del limone, non è vero? Ora tagliate a metà il limone e odoratelo di nuovo. Il profumo si fa più forte... Ora mordetelo, e lasciate che il succo vi coli nella bocca... Non c’è nulla che abbia lo stesso sapore del limone, non è vero? A questo punto, se avete usato bene la vostra immaginazione, avrete l’acquolina in bocca. Andiamo ad analizzare che cosa implica tutto questo. Parole, “semplici parole”, hanno stimolato le vostre ghiandole salivari; parole che neppure riflettevano una realtà, ma solo qualcosa che vi eravate immaginato. Quando leggeste le parole riferite al limone stavate dicendo al vostro cervello che avevate tra le mani un limone, anche se in realtà non stavate parlando sul serio. Il vostro cervello invece vi prese in parola e disse alle ghiandole salivari: - “Costui sta mordendo un limone; presto, lavate via il succo”. E le ghiandole obbedirono. La maggior parte di noi è convinta che le parole che adoperiamo riflettono dei significati precisi, e che tale significato può essere buono o cattivo, vero o falso, forte o debole. Questo è vero, però non è tutto; le parole non solo riflettono la realtà, ma anche creano una realtà, quale il flusso di saliva. Il cervello non è un interprete perspicace delle nostre intenzioni; riceve informazioni e le registra, e poiché è incaricato di occuparsi del nostro corpo, se gli diciamo qualcosa come “adesso mi mangio un limone”, lui subito mette in azione le reazioni del caso. È venuto il momento per quello che nel Mind Control chiamiamo “Ripulire la Mente”. Non esiste alcun specifico esercizio per fare questo; semplicemente decidere di fare molta attenzione alle parole che usiamo per attivare il nostro cervello. L’esercizio con il limone, che abbiamo appena fatto, è di tipo neutro; fisicamente non ci ha fatto né male né bene. Invece le parole che usiamo durante la giornata possono causarci indistintamente danno o beneficio. Quasi tutti i bambini hanno fatto qualche volta questo giochetto all’ora di
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pranzo: descrivere il cibo che stanno inghiottendo nei termini più nauseabondi che riescono ad immaginare: il burro diventa purea di scarafaggi schiacciati, tanto per dare uno degli esempi più pittoreschi che mi tornano in mente. Il meccanismo del gioco consiste nel fingere di non provare alcuna nausea di fronte a tali nuove prospettive riguardo i cibi, e spingere gli altri al di là del limite che riescono a sopportare. Spesso il giochetto si conclude con qualcuno dei partecipanti che perde l’appetito. Anche da adulti spesso ci abbandoniamo a giochi del genere. Spegnamo il nostro appetito per la vita con parole negative, e le parole, acquistando via via più potenza con la ripetizione, a loro volta creano una vita negativa. - “Come stai?” - “Boh, non mi posso lamentare”, oppure - “Non vale la pena di prendersela” - “Non troppo male” Come può reagire il cervello di fronte ad atteggiamenti così deprimenti? Quando “E' un gran rompicapo verificare i resoconti di banca”, oppure “Questo tempo mi distrugge”, penso proprio che gli psicanalisti traggano gran parte dei loro guadagni dalle parole che usiamo. Ricordatevi che il cervello interpreta alla lettera. Esso dice: “Costui desidera un bel mal di testa. Molto bene, accontentiamolo”. Ovviamente, non è che ogni volta che noi diciamo che qualcosa ci fa male, immediatamente arriva il dolore. Lo stato naturale del corpo è la salute, e tutti i processi vitali sono indirizzati verso la salute. Tuttavia, se continuiamo a maltrattare le difese naturali con continue stilettate verbali, arriveremo al punto di produrre davvero i malanni che chiediamo. Esistono due fattori che aggiungono forza alle parole che adoperiamo: il nostro livello mentale ed il grado di partecipazione emotiva con cui le pronunciamo. Se diciamo: “Dio mio, che male!” con convinzione, offriamo una calorosa ospitalità al dolore; se diciamo: “Adesso non riesco a combinare nulla!” con veemenza, la frase si tramuta in una realtà, che aggiunge l’effetto pratico al nostro stato d’animo. Il Mind Control ci offre una difesa efficace contro le nostre cattive abitudini. In Alfa ed in Theta le nostre parole accrescono la loro potenza in un modo incredibile. Nei precedenti capitoli avete visto come sia possibile programmare i sogni servendoci di parole semplici, oppure trasferire la stessa potenza delle parole in un gesto come le tre dita per portarci in Alfa. Non ho mai riso di Emile Couè, anche se oggi, in questi tempi così sofisticati, molta gente lo fa. È famoso per una frase, che oggi può forse far sorridere come se fosse una battuta umoristica: “Ogni giorno, in ogni modo, io sto meglio, meglio, meglio”. Eppure queste parole hanno curato migliaia di persone, con malattie veramente gravi! Esse non sono una battuta comica; io le rispetto e guardo al Dott. Couè con grande considerazione, perché ho appreso cose di valore inestimabile dal suo libro “Il dominio di sé stessi attraverso l’autosuggestione” (New York: Samuel Weiser, 1974). Il Dott. Couè praticò la professione di chimico per circa trent’anni a Troyes, in
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Francia, sua città natale. Dopo aver studiato l’ipnosi, e fatto esperienza con essa, elaborò una sua psicoterapia basata sull’autosuggestione. Nel 1910 aprì una clinica privata a Nancy, dove trattò con successo migliaia di pazienti, affetti da reumatismi, gravi cefalee, asma, paralisi agli arti, balbuzie, malattie tubercolari, fibromi, ulcere... una sorprendente varietà di malattie. Sosteneva di non essere mai stato l’artefice delle guarigioni: ma che in realtà insegnava ai pazienti l’autoguarigione. Non esiste il minimo dubbio che le guarigioni siano avvenute realmente (sono perfettamente documentate). Ciononostante il metodo Couè è sparito praticamente del tutto dopo la morte di Couè, avvenuta nel 1926. Se il suo fosse stato un metodo complicato, che solo pochi specialisti avessero potuto imparare a praticarlo, forse oggi sarebbe famoso e diffuso. Invece è un metodo semplice. Chiunque è in grado di impararlo. E la sua essenza e incorporata nel Mind Control. I due principi fondamentali sono: 1. Possiamo pensare soltanto ad una cosa per volta. 2. Quando ci concentriamo su di un pensiero, esso si trasforma in una realtà, perché il nostro corpo lo converte in azione. Pertanto, se volete attivare i processi auto-risanatori del corpo, quegli stessi che potrebbero forse essere bloccati da pensieri negativi (consci o inconsci), semplicemente ripetete per venti volte di seguito: “Ogni giorno, in ogni modo, io sto meglio, meglio, meglio”. Fate questo due volte al giorno e starete praticando il metodo Couè. Poiché la mia ricerca ha dimostrato che il potere delle parole si intensifica enormemente ai livelli meditativi, ho apportato alcuni adattamenti a tale metodo. Ai livelli Alfa o Theta diciamo: “Ogni giorno, in ogni modo, io sto meglio, meglio, meglio”; lo diciamo una sola volta durante la seduta di meditazione. Diciamo anche (sempre seguendo i principi di Couè): “Pensieri e suggerimenti negativi non avranno alcuna influenza su di me, a nessun livello della mente”. Queste due affermazioni, da sole, hanno prodotto un numero impressionante di risultati concreti. Di particolare interesse è l’esperienza di un soldato che improvvisamente venne spedito in Vietnam senza che potesse frequentare oltre il primo giorno il corso di Mind Control, che aveva appena iniziato. Però ricordava il modo di meditare, e le due affermazioni. Fu assegnato al reparto di un sergente alcolizzato, che scelse nel nuovo arrivato la vittima su cui riversare le sue prepotenze. Di lì a poche settimane il malcapitato cominciò ad essere svegliato di notte da forti crisi di tosse e poi di asma, di cui non aveva mai sofferto prima. Un accurato esame medico accertò che il suo stato di salute era ottimo; non si capiva quindi perché si sentisse sempre più stanco, tanto da non riuscire più a compiere in modo soddisfacente il suo lavoro, ed attirarsi così su di sé vessazioni sempre più pesanti da parte del sergente. Altri soldati del suo reparto si erano dati alla droga; egli invece si rifugiò nel Mind Control ed in quelle due affermazioni. Per sua fortuna gli era possibile meditare tre volte al giorno, ed oggi racconta: “Dopo tre giorni ero completamente immune dal sergente. Eseguivo i suoi ordini, però nulla di quello
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che mi diceva mi poteva toccare; in una sola settimana smisi di tossire e l’asma se ne andò”. Se tutto questo me lo avesse raccontato un allievo che aveva terminato normalmente il corso, ne sarei stato compiaciuto, come sempre mi sento quando mi vengono riferite storie di successi; però, in questo caso, il fatto che questo mi venisse raccontato da un allievo che aveva frequentato soltanto il primo giorno, mi colpì profondamente. Disponiamo di alcune tecniche ben più potenti per l’autoguarigione, che vi insegnerò nei prossimi capitoli. Quello che rende particolarmente interessante il caso di questo soldato è che egli non sapeva nulla di queste tecniche, ma solamente le due affermazioni che aveva imparato il primo giorno. Le parole possiedono una sorprendente potenza anche ai livelli mentali ancor più profondi di quelli che utilizziamo nel Mind Control. La signora Jean Mabrey, infermiera anestesista (e anche istruttrice del Mind Control), dell’Oklahoma, applica queste conoscenze per aiutare i suoi pazienti. Non appena questi sono in anestesia profonda, ella sussurra al loro orecchio istruzioni che possono accelerare il recupero, ed in alcuni casi anche salvare loro la vita. Durante un’operazione, quando di solito ci si attendeva una abbondante emorragia, il chirurgo si mostrò sorpreso: si aveva appena un filo di sangue. La Mabrey aveva sussurrato al paziente, poco prima dell’incisione: “Dì al tuo corpo di non sanguinare”; ed aveva poi ripetuto la stessa frase ogni dieci minuti circa durante l’intervento. Nel corso di un altro intervento, aveva sussurrato al paziente: “Quando ti sveglierai, sentirai che tutti coloro che fanno parte della tua vita ti vogliono bene, e che anche tu ti vuoi bene”. La paziente era una donna tesa, che si lagnava continuamente, che sentiva anche il più piccolo fastidio come una cosa tremenda: tale atteggiamento avrebbe potuto compromettere la sua guarigione. Più tardi, quando si riprese dagli effetti dell’anestesia, le era comparsa sul volto una espressione nuova; tre mesi più tardi il chirurgo confidò alla signora Mabrey che quella paziente, una volta tanto ansiosa, era “trasformata”: era diventata una persona rilassata, ottimista, che si riprese rapidamente dopo l’operazione. L’opera della signora Mabrey illustra tre delle cose che insegnamo nel Mind Control: primo, che le parole acquistano un potere speciale ai livelli mentali profondi; secondo, che la mente esercita sul corpo un dominio molto più forte di quanto si creda; terzo, che noi siamo sempre coscienti, in ogni momento (come detto al capitolo 5). Quanti sono i genitori che entrano di fretta nella cameretta del figlioletto che dorme, danno una veloce sistematina alla coperta, e se ne escono, mentre invece alcune parole positive ed affettuose sussurrate al bambino lo aiuterebbero a sentirsi più sicuro e sereno per tutto il giorno seguente? Sono talmente numerosi gli allievi del Mind Control che dichiarano di avere riportato miglioramenti alla salute, talvolta ancor prima di aver terminato il corso, che una volta mi accorsi che stavo pericolosamente vicino ad avere dei guai con la classe medica della mia città natale. Alcuni allievi raccontavano al loro medico che certi problemi di salute glieli avevamo risolti noi del Mind Control, ed i medici presentarono un esposto al Procuratore Distrettuale.
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Questi svolse un’indagine, e accertò che non praticavamo medicina, come temevano i medici. Per nostra fortuna non risulta illegale che il Mind Control faccia bene alla salute; diversamente, oggigiorno non esisterebbe l’organizzazione del Mind Control.
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CAPITOLO 9 IL POTERE DELL’IMMAGINAZIONE
La forza della volontà, prima di raggiungere l’obiettivo, deve vincere un nemico. Si prova a fare la prepotente, oppure, come fanno i ruffiani, cerca un accordo se le cose si fanno difficili. Esiste però un metodo un modo più dolce e più semplice per scuotersi di dosso le cattive abitudini: l’immaginazione. L’immaginazione punta direttamente sull’obiettivo e consegue il risultato voluto. È per questo motivo che nei capitoli precedenti diedi tanta importanza alla necessità che impariate la visualizzazione piena di realismo, praticata ai livelli profondi della mente. Se stimolate l’immaginazione con gli strumenti della fiducia, desiderio e aspettativa, e se la addestrate a visualizzare il suo obiettivo fino al punto che lo vedete, sentite, udite, potete assaporarlo e toccarlo, allora otterrete ciò che desiderate. “Quando la volontà e l’immaginazione entrano in conflitto, vince sempre l’immaginazione”, scrisse una volta Emile Couè. Se pensate che avete il desiderio di smettere un’abitudine nociva, è probabile che stiate mentendo a voi stessi. Se veramente voleste abbandonare quell’abitudine, essa scomparirebbe da sola. Quello che voi dovete in realtà desiderare, più che proprio perdere l’abitudine di per sé, è i benefici che otterrete nel perderla. Una volta che avrete imparato a desiderare quei benefici, vi troverete liberati dall’abitudine non più voluta. Il pensare ad un’abitudine, e decidere razionalmente di abbandonarla, può finire col legarvi ancor più strettamente ad essa. È un po’ la situazione di chi si propone di addormentarsi: la stessa fermezza della decisione finisce col tenerlo sveglio. Vediamo ora qual’è il sistema affinché tutto questo lavori in vostro favore. Come esempio, prenderemo le due abitudini che gli allievi del Mind Control riescono a vincere meglio: il mangiare troppo ed il fumare. Se volete perdere peso, il primo passo consiste nell’analizzare il problema a livello esteriore. Il vostro problema ha le radici nel mangiare troppo, oppure nel non fare esercizio fisico, oppure in tutte e due le cose insieme? Può anche darsi che il problema non sia il mangiare troppo, ma una scelta errata dei cibi. La risposta può essere semplicemente una dieta meglio adatta alle vostre particolari esigenze. Il vostro medico può consigliarvi in proposito. Perché desiderate dimagrire? Siete tanto grassi da compromettere la salute, o semplicemente vi pare che se foste più snelli sareste più attraenti? Entrambi i motivi costituiscono una buona ragione per desiderare di dimagrire; comunque è necessario che sappiate in anticipo qual’è il beneficio che vi aspettate di ottenere dalla riduzione di peso. Se già mangiate i cibi adeguati in modica quantità, se fate quel tanto di esercizio fisico che riuscite a fare entro limiti ragionevoli, e siete solo un po’ sovrappeso, il mio consiglio sarebbe (salvo diverso parere del medico) di restare
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come siete. Infatti, l’alternativa sarebbe, tutto sommato, un trascurabile cambiamento ottenuto a prezzo eccessivo. Inoltre, avete probabilmente nella vostra vita problemi più importanti e migliori occasioni per mettere in pratica il Mind Control. Se invece siete certi di voler veramente perdere peso, e ne avete validi motivi, allora il primo passo consisterà nell’analizzare tutti i vantaggi che ne verranno; non però benefici generici, del tipo “avrò un aspetto migliore”, ma vantaggi veri, in grado di coinvolgere, se possibilie, tutti i sensi. Ad esempio: Vista: Tirate fuori una vostra fotografia di quando eravate magro come vorreste esserlo ora. Tatto: Immaginate la piacevole sensazione di toccarvi le braccia, sentire i muscoli lisci, e la pancia nuovamente magra. Gusto: Immaginatevi il sapore degli alimenti che saranno la base della vostra nuova dieta. Olfatto: Immaginatevi il profumo di quei nuovi cibi. Udito: Immaginatevi cosa diranno le persone che sono importanti per voi, nel vedervi ritornati in perfetta forma! I cinque sensi sono importanti, ma non sono tutto, per una visualizzazione perfetta: anche le emozioni sono importanti. Immaginatevi anche come vi sentirete euforico e sicuro di voi quando avrete raggiunto il peso desiderato. Ora, quando tutto questo l’avrete ben chiaro in mente, andate a livello. Create lo schermo mentale e proiettatevi sopra la vostra immagine, così come siete ora. Poi fatela sparire e fate comparire dalla sinistra (dal futuro) una vostra immagine (potrebbe essere quella della vostra vecchia fotografia) di come volete essere, e di come sarete dopo la dieta. Mentre mentalmente contemplate quella nuova figura, immaginate, con tutti i possibili dettagli, ciò che proverete quando sarete magro così. Come sarà quando vi chinerete ad allacciarvi le scarpe? Come vi sentirete nel salire le scale? E quando potrete di nuovo indossare abiti che avete dovuto mettere via perché troppo stretti? Come starete in costume da bagno? Prendete tutto il tempo che vi serve per visualizzare e vivere tutte queste sensazioni. Fate ricorso a tutti e cinque i sensi, ad uno ad uno, come vi ho suggerito prima. Quale effetto produrrete su voi stesso con l’avere realizzato il vostro obiettivo? Ora rivedete mentalmente la vostra dieta, non solo quello che mangerete, ma anche la quantità; scegliete degli spuntini da fare tra un pasto e l’altro, tipo carota cruda, o mela, o simili; dite a voi stesso che questi sono gli unici cibi di cui il vostro corpo ha necessità, e che pertanto non vi trasmetterà stimoli di fame per ottenere altro. Qui finisce la vostra sedutà di meditazione. Ripetetela due volte al giorno.
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Notate bene che nella vostra meditazione non compare una sola immagine o pensiero in merito ai cibi che non dovete mangiare. Infatti ne mangiate troppi perché vi piacciono; ed il solo fatto di farveli venire in mente guiderebbe la vostra immaginazione verso direzioni proibite... Il giornale “Mercury News” di San Josè, in un articolo apparso il 13 Ottobre 1974, riporta le parole di Alexis Smith, attrice di Hollywood: “Il pensiero positivo funziona a meraviglia per ridurre il peso. Non bisogna pensare mai, neppure una sola volta, a ciò che si lascia; concentratevi invece su quello che state ottenendo”. Spesso ella si sente dire che sembra più bella adesso di come appariva nei suoi vecchi film della Warner Brothers, che vengono ora trasmessi per televisione. Ed attribuisce gran parte del merito al Mind Control. “La grande differenza tra ieri ed oggi - riferisce il giornale - è che oggi sono più equilibrata e posseggo maggior controllo su me stessa". Nel vostro programma per calare di peso, assicuratevi di scegliere un obiettivo ragionevole quando stabilite il peso da raggiungere; altrimenti distruggerete la credibilità del vostro progetto. Se pesate 25 chili di troppo, non potrete pretendere di diventare una Audrey Hepburn o un Mark Spitz nell’arco di una settimana. Una visualizzazione del genere vi porterebbe ben pochi benefici. È possibile che nei primi giorni vi arrivino antichi messaggi corporei, tipo il sapore delizioso di un pasticcino. In tal caso, quando, dati i vostri impegni giornalieri, non vi è probabilmente possibile entrare in meditazione, respirate profondamente, unite le tre dita, e ricordatevi mentalmente, con le stesse parole che adoperate durante la meditazione, che nella dieta c’è tutto quello che necessita al vostro corpo, e che non avvertirete alcuno stimolo di fame. Una fugace occhiata ad una vostra vecchia fotografia che vi ritrae con l’aspetto che vorreste riavere, vi sarà d’aiuto. Man mano che progredite nel vostro Controllo della Mente, in questo campo ed in altri, tutto il vostro stato mentale ne trarrà giovamento, e questo a sua volta contribuirà a far funzionare in modo più appropriato il corpo; aggiungendo un piccolo aiuto mentale, il corpo cercherà con maggior piacere il suo giusto peso. Esistono numerose varianti che potete applicare a questa tecnica, e vi potranno venire in mente durante la meditazione. Un operaio di Omaha, durante una seduta di meditazione, si disse: “Sentirò il desiderio di mangiare solamente i cibi giusti per il mio corpo”, e spontaneamente si accorse di desiderare solamente insalate e succhi di vegetali, mentre perdeva interesse verso i cibi ricchi di calorie. Risultato: perse 20 chili in quattro mesi. Una donna di Ames (Jowa) impiegò la stessa tecnica. Qualche giorno dopo andò a comperare delle ciambelle: tre per i figli e tre per i loro amichetti. “Mi scordai assolutamente di comperarne anche una per me. Quasi mi misi a piangere: Il Mind Control stava funzionando!”. Un contadino di Mason City (Jowa) comprò un vestito da 150 dollari che gli stava malissimo perché di taglia troppo piccola. Non riusciva a chiudere i pantaloni, né ad abbottonarsi la giacca. “Il commesso pensò che fossi scemo - disse - invece con la tecnica dello Schermo Mentale persi 23 chili in quattro mesi. Adesso il vestito sembra fatto su misura per me".
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Non tutti i risultati sono così spettacolari. Ed è ovvio che non tutti possano esserlo. Tuttavia, Caroline De Sandre, di Denver, e Jim Williams, che dirige l’attività del Mind Control nella zona del Colorado, avviarono un programma sperimentale per dimostrare l’efficacia delle tecniche del Mind Control per chi realmente desidera dimagrire. Caroline organizzò un gruppo sperimentale di 25 diplomati del Mind Control, che si sarebbero riuniti una volta alla settimana per tutto un mese. Fra i 15 che assistettero regolarmente a tutte le riunioni, la perdita media di peso fu un po’ più di due chili e mezzo. Tutti calarono di peso! Un mese dopo, Caroline intervistò nuovamente quei 15 del gruppo, e verificò che 7 avevano continuato a perdere peso, mentre gli altri 8 avevano conservato il peso raggiunto prima. Però nessuno era aumentato di peso! Non solo risultò un’esperienza priva di sacrifici, ma addirittura gradevole; calarono di peso senza morsi di fame o altri disagi, ed in più rinforzarono le tecniche di Mind Control che avevano acquisito. La diminuzione di peso fu pressapoco la stessa che avrebbero potuto ottenere seguendo qualcune delle diete considerate le più efficaci. La stessa Caroline aveva lavorato come istruttrice in uno di quei corsi per circa un anno e mezzo, ed era anche Direttrice aggiunta nel settore dietetico dello Swedish Medical Center di Denver, come esperta in nutrizione e controllo del peso. Ella prevede di proseguire con quel progetto di lavoro di gruppo, ed anche di organizzare analoghi gruppi per fumatori. Il fumo è un vizio talmente nocivo che, se siete un fumatore, questo preciso momento è il più opportuno perché cominciate a trasformarvi in un ex-fumatore. Così come abbiamo fatto per dimagrire, cominceremo a piccoli passi per dare al corpo il tempo necessario perché riceva dalla mente istruzioni completamente nuove. Non occorre ripassare a livello esteriore i motivi per cui vi conviene smettere di fumare: quei lugubri motivi vi sono sufficientemente noti. Quello che vi serve è un elenco di benefici che ben presto vi diventerà chiaro e tangibile al punto da stimolare il desiderio di smettere il vizio. Avrete più vitalità; i sensi fisici saranno più acuti, assaporerete la vita con più gusto. I benefici che otterrete li conoscete meglio voi di me, che non ho mai fumato. Andate a livello, e vedetevi sullo schermo mentale nel momento in cui accendete la prima sigaretta della giornata. Visualizzate voi stesso, con calma, da quel momento fino al termine di un’ora più tardi, mentre fate tutto quello che fate normalmente, eccetto il fumare. Se, per esempio, l’ora è dalle 7.30 alle 8.30 del mattino, ripetete a voi stessi: “Adesso sono, e continuerà ad esserlo, un ex-fumatore tra le 7.30 e le 8.30 del mattino. Approfitto per essere un non-fumatore per quest’ora. E' facile, e mi ci sto abituando”. Continuate con quest’esercizio finché vi sentite realmente a vostro agio, a livello esterno, con la vostra prima ora di libertà dalla schiavitù della sigaretta. A questo punto procedete con l’ora successiva, poi con una terza, e così via. Fatelo senza fretta, dato che il procedere con velocità eccessiva può condurvi a vivere tutto questo come una punizione del corpo: e questo non è giusto, perché è stata
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la mente, e non il corpo, ad iniziare l’abitudine. Deve pertanto essere la mente a portarvene fuori servendosi dell’immaginazione. Elenchiamo alcuni consigli per accelerare il giorno della liberazione definitiva: Cambiate spesso marca di sigaretta. Durante le ore in cui non siete ancora un ex-fumatore, chiedete a voi stesso, ogni volta che state per accendervi una sigaretta: “La desidero realmente questa sigaretta?”. Vi sorprenderete per quante volte la risposta risulta negativa. Aspettate finché il desiderio non sia reale. Se, durante le ore liberate dal vizio, il vostro corpo interviene con un apparente “necessità” di fumare, respirate profondamente, unite le tre dita, e, usando le stesse parole impiegate nella meditazione, ricordate a voi stessi che continuerete ad essere un ex-fumatore per tutta quell’ora. Potete aggiungere altre tecniche a questo metodo di base per smettere di fumare. Un uomo di Omaha, che si fumava un pacchetto e mezzo al giorno da otto anni, visualizzò in Alfa tutte le sigarette che si era fumato nella sua vita (un mucchio gigantesco!). Poi lo pose in un inceneritore e lo bruciò. Poi immaginò tutto il mucchio di sigarette che avrebbe fumato in futuro se non avesse smesso (un altro gigantesco mucchio), e pieno di allegria andò a bruciare anche questo nell’inceneritore. Dopo che per tante volte, in passato, aveva smesso di fumare, per poi ricominciare, questa volta smise di fumare per sempre dopo una sola seduta di meditazione. Non soffrì di voglie, non si mise a mangiare troppo, non ebbe disturbi collaterali. Purtroppo non posso dire di avere registrato altrettanti successi con il fumo come con la riduzione di peso. Tuttavia, mi risulta che il numero degli allievi che hanno smesso di fumare, o che hanno ridotto il numero di sigarette fumate, è abbastanza per esortare qualunque fumatore a mettere in azione il Mind Control per vincere l’abitudine.
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CAPITOLO 10 USATE LA MENTE PER MIGLIORARE LA SALUTE
Io trascorro circa la metà del mio tempo viaggiando da un paese all’altro per incontrarmi con gruppi di diplomati del Mind Control e tenere conferenze. Nell’arco di un anno incontro non dico centinaia, ma parecchie migliaia di persone che mi informano di autoguarigioni veramente meravigliose. Per questo ormai sono per me cosa normale. Mi stupisco per un altro motivo, mi stupisco per il fatto che non tutti si siano resi conto dell’immenso potere che la mente esercita sul corpo. Sono molti quelli che pensano che la guarigione psichica sia una cosa strana ed esoterica; invece, cosa ci potrebbe essere di più strano ed esoterico delle potenti sostanze chimiche che si ingeriscono dietro prescrizione medica, e che con i loro effetti collaterali spesso rappresentano una minaccia per la salute? Nell’arco di tutta la mia esperienza di guarigioni psichiche, mai ho visto o sentito dire di un qualche effetto collaterale dannoso. La ricerca medica sta mettendo in luce, in maniera sempre più inquietante, quanto sia profondamente radicato il rapporto tra la mente ed il corpo. Fra tutti gli svariati tentativi di ricerca, diversi tra di loro ed apparentemente non collegati tra di loro, emerge con forza un’affascinante coerenza nelle scoperte. La mente risulta svolgere un ruolo misteriosamente potente. Se il Mind Control fosse perfetto (ancora non lo è: continuiamo ad imparare) io credo che noi tutti possederemmo sempre, in ogni momento della nostra vita, un corpo perfetto. Tuttavia, è indiscutibile il fatto che se ne sappia già abbastanza per poter rinforzare con la nostra mente le forze riparatrici del corpo, con l’obiettivo di poter combattere con maggior successo le malattie. Già i metodi semplici di Emile Couè furono efficaci; le tecniche del Mind Control, che includono anche quelle di Couè, agiscono con efficacia ancor maggiore. Ovviamente, quanto più riusciremo ad acquisire capacità di autoguarigione, tanto meno avremo bisogno di cure mediche. Tuttavia, al punto in cui siamo nello sviluppo del Mind Control, ed al grado raggiunto di dominio delle tecniche, è ancora presto per poter mandare in pensione la classe medica. Quello che voi “dovete” fare è consultarli, come fareste normalmente, e seguire le loro prescrizioni. Quello che invece “potete” fare è stupirli con la velocità con cui vi ristabilite. A lungo andare, non vedendovi più nei loro studi, si chiederanno che ne è stato di voi. Molti nostri diplomati ci informano che si servono del Mind Control in casi di emergenza per ridurre le emorragie ed il dolore fisico. Un esempio: la moglie del signor Donald Wildowsky era in viaggio nel Texas, per accompagnare il marito ad un congresso. Secondo quanto riportò il giornale “Bulletin”, di Norwick, Connecticut, ella cadde in una piscina provocandosi la rottura di un timpano. “Eravamo a chilometri di distanza dalla città, e non volevo che mio marito fosse costretto a partire nel mezzo del còngresso, a cui teneva tanto” - ella dichiarò, secondo quanto riferisce il giornale - “Perciò andai a livello, misi la mano sull’orecchio, mi concentrai sulla parte dolorante e dissi: Passato, andato
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via, sparito!”. “L’emorragia si fermò di colpo ed il dolore cessò. Quando finalmente potei farmi vedere da un medico, questi rimase senza parole per lo stupore”. Per l’autoguarigione, occorre seguire sei passaggi abbastanza facili. Il primo passo consiste nell’incominciare, a livello Beta, a sentire che ci si sta trasformando in una persona capace di amore (e che pertanto sa anche perdonare), ed a considerare l’amore come un fine a sé stesso. Questo probabilmente richiederà una buona purificazione mentale (vedasi il capitolo 8). Secondo, andate a livello. Questo fatto, da solo, costituisce un passo fondamentale verso l’autoguarigione, in virtù del fatto che, come già accennai in precedenza, a questo livello si neutralizza il lavoro negativo della mente (tutti i suoi sensi di colpa e le arrabbiature), ed il corpo è lasciato libero di fare ciò per cui la natura l’ha concepito: risanarsi da solo. Potete, è ovvio, avere dentro di voi sentimenti di colpa, o di rabbia, però abbiamo scoperto in modo inconfutabile che tali sensazioni si provano solamente in Beta, e che tendono a scomparire man mano che praticate il Mind Control. Terzo, parlate mentalmente con voi stessi riguardo il primo passo; esprimete il vostro desiderio di riuscire a realizzare una perfetta limpidezza mentale... a far uso di parole positive, a pensare in modo positivo, a diventare una persona che ama e perdona. Quarto, analizzate mentalmente la malattia che vi turba. Usate lo schermo mentale e vedete, e sentite, la malattia. Questo passaggio deve essere breve; lo scopo è unicamente quello di concentrare l’energia curativa nell’esatto punto ove serve. Quinto, cancellate rapidamente quell’immagine della malattia e vivete la sensazione che siete completamente guarito. Sentite la libertà e l’allegria che vi procura il fatto di essere in perfetta salute. Trattenete quest’immagine, soffermatevi ad osservarla, sfruttatela a fondo, create la sensazione che ve la meritate, che in questo stato di perfetta salute vi trovate in completa armonia con il volere della natura nei vostri confronti. Sesto, rafforzate la vostra purificazione mentale ancora una volta, e terminate dicendo a voi stesso: “Ogni giorno, in ogni modo, io sto meglio, meglio, meglio!”. La mia esperienza mi dice che quindici minuti sono il tempo giusto. Ripetete l’esercizio ogni volta che vi è possibile, non meno di una volta al giorno. In questo non esiste un “troppo”. Consentitemi una breve digressione. E' possibile che abbiate sentito dire che la meditazione è un ottima cosa, ma che bisogna stare attenti a non restarne affascinati fino al punto di esagerare nel praticarla. Questo, dicono, può condurre ad isolarsi dal mondo e ad un insano accentramento della vostra attenzione su voi stessi. Io non so se questo sia vero oppure no: si dice questo in relazione ad altre discipline meditative, ma non per il Mind Control. Noi mettiamo in risalto la nostra partecipazione al mondo, e non l’isolarsi da esso; non miriamo al trascendere i problemi pratici, né ad ignorarli, ma piuttosto ad affrontarli a testa alta per risolverli. E non è possibile esagerare in questo.
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Ritorniamo all’autoguarigione: il primo passo non avrà mai un punto finale. Mettetelo in pratica in Beta, in Alfa, in Theta. Vivetelo. Se sentite che durante la giornata vi sfugge, unite per un momento le tre dita e rinforzate l’idea in forma istantanea. Molti nostri centri del Mind Control pubblicano dei bollettini informativi per i loro diplomati. Essi contengono testimonianze di allievi su quanto ha fatto per loro il Mind Control. Sono innumerevoli le narrazioni di come hanno controllato emicranie, asma, stanchezza e ipertensione arteriosa. Ne riporto una, che ho scelto perché l’autore è un medico. “Sin da quando avevo circa undici anni ho sofferto di emicranie. Sulle prime si trattava di crisi saltuarie, ed ero in grado di controllarle; ma con la crescita la situazione peggiorò, ed alla fine cominciai a soffrire di “emicranie a grappolo” che duravano tre o quattro giorni, con solo un paio di giorni di intervallo tra un attacco e l’altro. Un’emicrania veramente intensa è devastante... di solito prende un lato del viso e la testa. Ci si sente come se gli occhi venissero cacciati fuori dalle orbite. E' come essere stretti da una morsa, e lo stomaco si torce. Talora gli attacchi vengono alleviati con farmaci speciali, a base di vasocostrittori, che si devono prendere all’inizio della crisi, quando il dolore è ancora tollerabile. Se il dolore invece è già cresciuto oltre misura, non c’è più nulla che lo allevia; non c’è altro da fare che aspettare che passi. Io ero giunto al punto di dover prendere la medicina ogni quattro ore, ed anche così il sollievo era solo parziale. Andai da uno specialista che mi fece un esame completo per accertare che non avessi qualche anormalità fisica o neurologica. Mi prescrisse un trattamento che già stavo praticando; i dolori continuarono. Una delle mie pazienti era diplomata del Mind Control, e per circa un anno continuò a suggerirmi di frequentare il corso con lei. La mia risposta era sempre stata che non credevo a quelle stupidaggini. Alla fine, venne l’occasione in cui la visitai mentre ero al quarto giorno di una mia crisi di emicrania, e dovevo avere un colorito verdognolo; tanto che ella mi disse: “Non crede sia l’ora di fare il corso di Mind Control? La prossima settimana comincia un nuovo corso.., perché non ci viene con me?”. Mi iscrissi al corso, frequentai coscienziosamente tutte le sere, e con successo, perché non ebbi un solo mal di testa per tutta la settimana. La settimana dopo aver frequentato il corso, invece, mi svegliai con un terribile mal di testa: era l’occasione per verificare se la mia programmazione dava risultati. Feci un ciclo di rilassamento e venni fuori.., il mal di testa era scomparso... mi sentivo benone. Era un miracolo! Cinque minuti dopo mi ritornò il mal di testa, ancora più intenso. Non mi diedi per vinto: feci un altro ciclo, ed il dolore scomparve momentaneamente, per tornare poco dopo. Dovetti fare dieci cicli, ma non mi diedi per vinto e non presi la medicina. Mi dissi che ci sarei riuscito, e finalmente l’emicrania spari. Per un certo periodo non ebbi più mal di testa, poi riapparve sporadicamente dopo circa tre mesi, ma non ebbi bisogno di prendere neppure un’ aspirina. Da quando ho fatto il corso di Mind Control non più preso una sola aspirina. Funziona davvero!”.
Riportiamo un altro caso, una suora di Detroit (Michigan), Barbara Burns. Ho scelto questo caso perché Suor Barbara ha fatto un uso veramente ingegnoso del suo meccanismo attivatore. Aveva portato gli occhiali per ventisette anni a causa di una miopia con astigmatismo. Man mano che la miopia peggiorava, doveva ricorrere a lenti sempre più forti, e questo le riduceva l’acutezza visiva a distanza. Ad un certo punto dovette passare agli occhiali bifocali. Infine, nel Luglio 1974, 46
decise di ricorrere al Mind Control. In meditazione profonda diceva a sé stessa: “Ogni volta che sbatterò le palpebre, gli occhi si metteranno a fuoco, come l’obiettivo di una macchina fotografica”. Se lo ripeteva in ogni sessione di meditazione, e dopo un paio di settimane poteva vedere senza occhiali; doveva ancora usarli solo per leggere. Andò per un controllo dal Dott. Richard Wlodyga, oculista (ed anche diplomato del Mind Control), che le diagnosticò una leggera deformazione della cornea. Suor Barbara incluse nella sua meditazione anche la correzione della cornea; due settimane dopo tornò dal Dott. Wlodyga per un altro esame. Proseguiamo il racconto del caso con il testo della dichiarazione trasmessaci dal Dott. Wlodyga, su richiesta di Suor Barbara. “Ho esaminato per la prima volta Suor Barbara il 20 Agosto 1974... La visitai ancora il 26 Agosto 1975. Non aveva portato occhiali per un anno... La paziente presenta una riduzione di miopia manifesta al punto da non necessitare più l’uso degli occhiali”.
E' chiaro che sia il Medico con l’emicrania, sia la Suora con la miopia non soffrivano di quelle “malattie tremende” che siamo abituati a temere. Può il Mind Control esserci di aiuto, se ci colpisse una di quelle malattie, oppure non resta altro da fare che sottoporci alle cure del caso e aspettare che passi il tempo? Proviamo a prendere in esame quella che è probabilmente la malattia più temibile di tutte: il cancro. Forse avete letto qualcosa sul lavoro svolto dal Dott. Carl Simonton, specialista oncologo. Marilyn Ferguson descrive parte del suo lavoro nel suo recente libro dal titolo “The Brain Revolution”, e, nel numero di Gennaio 1976 della rivista “Prevention Magazine”, se ne parla nell’articolo intitolato “Mind over Cancer”, scritto da Grace Halsell. Il Dott. Simonton, che si addestrò nelle tecniche del Mind Control, ne ha efficacemente adattate alcune per il trattamento dei suoi pazienti. Quando dirigeva il reparto radioterapico della Base Travis dell’Air Force, vicino a San Francisco, il Dott. Simonton studiò un fenomeno strano, anche se noto a tutti: il caso di persone che, senza motivi apparenti dal punto di vista medico, guariscono dal cancro. Quei casi vengono definiti “remissioni spontanee”, e sono in percentuale bassissima nelle statistiche sul cancro. Il ragionamento del Dott. Simonton fu che, se si fosse potuto scoprire la causa ditali remissioni, allora si sarebbe anche potuto studiare come provocare tale remissione. Scoperse che quei pazienti avevano in comune qualcosa di importantissimo: molti di loro erano persone positive, ottimiste, e decise. In un intervento che tenne alla Convenzione del Mind Control organizzata a Boston nel 1974, disse: “Il fattore emotivo più importante individuato dai ricercatori circa lo sviluppo del cancro in generale, è una perdita grave verificatasi tra i sei ed i diciotto mesi prima che il male venga diagnosticato. Lo dimostrano svariati studi condotti a lungo termine da parte di ricercatori tra loro indipendenti, su gruppi sperimentali... Osserviamo che non è solo la perdita in sé che costituisce un fattore significativo, bensì il modo con cui il soggetto reagisce a detta
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perdita. La perdita deve essere talmente grave da provocare nel paziente un senso di abbandono e sconforto persistente. Si direbbe che in tal modo la sua resistenza di fondo si indebolisce, e questo consente al male di svilupparsi clinicamente”.
In un altro studio realizzato alla Travis Air Force Base, riportato dalla rivista “Journal of Transpersonal Psychology” (vol.7, num. 1, 1975) il Dott Simonton classificò le attitudini di 152 ammalati di cancro suddividendoli in cinque categorie, che andavano da fortemente negativo a intensamente positivo. Poi classificò le reazioni alla terapia da eccellente fino a insufficiente. Per 20 pazienti i risultati del trattamento risultarono eccellenti, benché per 14 di essi le condizioni fossero tanto gravi da prevedere meno del 50 per cento di possibilità di sopravvivere per altri 5 anni. Quello che ribaltò la bilancia a loro favore fu l’attitudine positiva. All’altro estremo della classifica, per i 22 che ebbero scarsi risultati dalla terapia, nessuno di essi mostrò segni di attitudine positiva. Ciononostante, alcuni dei pazienti più positivi, quando furono dimessi e tornarono alla loro casa, ebbero un cambio di attitudine; “E constatammo che la malattia si aggravò in proporzione”. Divenne chiaro che il ruolo predominante, più che la gravità del male, l’aveva l’attitudine. L'Editore della rivista Journal cita le seguenti parole del Dott. Elmer Green, della Fondazione Menninger: “Carl e Stephanie Simonton... stanno ottenendo risultati notevoli nel controllo del cancro mediante l’accoppiamento della visualizzazione guidata alla regolazione della fisiologia, con la radiologia tradizionale”. Nel suo discorso che pronunciò a Boston il Dott. Simonton citò le parole pronunciate nel 1959 dal Dott. Eugene Pendergrass, Presidente dell’American Cancer Society: “Esistono alcune prove che il progredire della malattia in generale viene influenzato da tensioni emotive; nutro la sincera speranza che possiamo estendere il campo delle nostre ricerche fino ad includere la ben fondata ipotesi che dentro la nostra mente esiste un potere capace di esercitare forze in grado di accelerare o inibire il progresso di questa malattia”. Oggi il Dott Simonton è Direttore Medico del Cancer Counseling and Research Center di Forth Worth, dove assieme alla collega Stephanie Mathews-Simonton insegna ai suoi pazienti come partecipare mentalmente alla terapia. “Vedete, ho iniziato questo lavoro basandomi sull’idea che l’attitudine del paziente aveva un ruolo importante nella risposta a qualsiasi forma di terapia, e poteva influire sul decorso della malattia. Esplorando tale intuizione, mi resi conto che i concetti del Mind Control (biofeedback e meditazione) mi fornivano gli strumenti adatti per insegnare ai pazienti ad interagire e partecipare al proprio processo curativo. Posso dichiarare che questo, senza alcun dubbio, è lo strumento più potente che esista in grado di fornire l’aiuto emotivo che serve al paziente”. Uno dei primi passi che il Dott. Simonton compie nell’istruire i suoi pazienti consiste nello scacciare la paura. Quando inizia l’istruzione “Ci rendiamo conto che il cancro è un normale processo che ha luogo in tutti noi; che dentro ognuno di noi esistono cellule cancerose che danno luogo a degenerazioni maligne. Però il corpo le riconosce e le distrugge, al pari di qualsiasi altra proteina estranea... Non si tratta solo di eliminare le cellule estranee, dato che sviluppiamo quel tipo di
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cellule continuamente. Si tratta di fare in modo che il corpo continui a vincere la sua eterna battaglia ed abbia il controllo dei suoi processi naturali”. La Dottoressa Simonton disse in un suo discorso: “La maggior parte della gente immagina il cancro come una cosa orrida, maligna, traditrice, che si insinua di soppiatto, possiede una forza tremenda, ed una volta che si è messo in moto non c’è più nulla che lo ferma. In realtà invece la cellula cancerosa non è altro che una cellula normale che è impazzita... è una cellula estremamente torpida: si riproduce con tale rapidità che spesso esaurisce le proprie risorse e si consuma. E' debole; se la si taglia, o le si sparano radiazioni, o la si tratta con chemioterapia, si ammala e non riesce a riprendersi. Muore. Confrontatela ora con una cellula sana. Sappiamo che se il tessuto è sano potete tagliarvi un dito, ed anche se non fate altro che bendarlo, il dito guarirà da solo. Sappiamo che i tessuti sani guariscono da soli.., non divorano le proprie risorse. Così stando le cose, fate caso alle immagini mentali che abbiamo in proposito. Risulta evidente la forza che trasmettiamO alla malattia attraverso le nostre paure e le immagini mentali caricate con il nostro terrore”.
Riguardo le tecniche di rilassamento e visualizzazione che essi impiegano associate con la cobaltoterapia, la Dott.ssa Simonton disse: “E' probabile che lo strumento più potente che possediamo sia la tecnica delle immagini mentali. Ai pazienti che iniziano la terapia chiediamo tre cose fondamentali. Chiediamo loro di visualizzare la malattia, di visualizzare la cura, e di visualizzare il meccanismo immunitario del loro corpo. Nelle nostre riunioni di gruppo parliamo di immaginare ciò che desideriamo che avvenga, prima di essere convinti che succederà. Sembra sia importante immaginare in questo modo. Una delle cose essenziali, di cui parliamo, è la meditazione. Con quale frequenza medidate? Cosa fate durante la vostra meditazione?”.
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CAPITOLO 11 UN ESERCIZIO INTIMO PER GLI INNAMORATI
Nella sua esposizione al congresso del Mind Control la Dottoressa Simonton parlò delle tante tensioni che accumuliamo nel corso della vita, e che, se non le affrontiamo adeguatamente, possono portare ad ammalarci. “E' assai raro che i nostri pazienti abbiano un matrimono felice - disse quando un nostro paziente ha la fortuna di un buon matrimonio, questo costituisce uno strumento meraviglioso con cui lavorare, ed una delle ragioni più importanti per tenere viva la loro voglia di vivere". Cos’è che rende felice un matrimonio? Non possiedo tutte le risposte su quest’argomento; il mio matrimonio con mia moglie Paula è straordinariamente buono... è stato ricco e interessante per trentasei anni, tuttavia non conosco esattamente il motivo che lo ha reso ben riuscito. Chissà che il fatto stesso di non saperne dare una motivazione razionale, non sia parte dei motivi che lo rendono solido. Vi dico questo perché sia chiaro che non possiedo esperienza diretta e personale di matrimoni infelici; di conseguenza non mi considero un esperto su come si fa a rattoppare un matrimonio (e se sia il caso o meno di rattopparlo) qualora sopravvenissero serie difficoltà. Tuttavia conosco alcuni metodi per arricchire e rendere migliore un matrimonio, quando sia il marito che la moglie lo desiderano. Ora magari vi aspettate che cominci a parlare di sesso, dato che molti sono convinti che esso sia la base di un buon matrimonio. Io invece credo che un buon rapporto sessuale sia piuttosto la conseguenza di un buon matrimonio; ma di questo parlerò più avanti. Credo invece che la miglior base per un matrimonio sia l’intimità; ma non un intimità che invada lo spazio strettamente personale del partner; piuttosto quella che nasce dalla comprensione ed accettazione profonda dell’altro. Sono sul punto di suggerirvi qualcosa di piuttosto strano; pertanto è opportuno che prima vi spieghi alcuni antefatti. Abbiamo già accennato all’atmosfera di armonia gioiosa che si avverte nel finale del corso di Mind Control. Ma accade anche qualcos’altro. È qualcosa di più sottile, ma lo si avverte chiaramente. Gli allievi che stanno per diplomarsi provano la sensazione di essere profondamente legati l’uno all’altro. Vennero al corso come degli estranei i cui cammini non si sarebbero probabilmente mai incrociati, e presto si separeranno di nuovo e se ne andranno ognuno per la propria strada. Tuttavia questa sensazione di intesa reciproca resterà, e si risveglierà facilmente nel caso dovessero incontrarsi di nuovo. Si ritiene che questo provenga dal fatto di aver vissuto insieme un’esperienza profonda, di quelle che si vivono una sola volta nella vita. E' la stessa sensazione che provano i soldati dopo che hanno vissuto insieme una intensa esperienza di guerra. Potrebbe anche sentirla un gruppo di persone che siano rimaste per un intero pomeriggio intrappolate in un ascensore guasto. Questa è solo una parte della spiegazione, e forse neppure la più importante.
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E' la spiegazione che di solito si dà perché è la più ovvia. Succede anche qualcos’altro, che cercherò di spiegare. Durante la meditazione di gruppo, intensa e prolungata, si stabiliscono dei contatti; le menti diventano sensibili e ricettive, aperte al soave contatto di altre menti attraverso canali che in circostanze normali si formano solamente tra persone che hanno trascorso insieme tutta una vita. La maggior parte delle intimità fugaci sono superficiali e false, e ci lasciano una sensazione quasi di disagio. Il ricordo dell’esperienza è di breve durata. Ciò non succede nel caso di questa esperienza, poiché avviene ad un livello psichico profondo, ove permane nel tempo. Poiché non è una sensazione netta, bensì piuttosto sottile e confusa, non sorprendetevi se non ne sentite parlare da qualcuno di vostra conoscenza che abbia frequentato il corso; se provate a farne cenno, è probabile che vi risponda: “Ah, sì: l’abbiamo sentito tutti. E' stato bellissimo!”. Questo possiamo chiamarlo un sottoprodotto del Mind Control. Infatti il corso non è stato strutturato per produrre queste sensazioni. Tuttavia (e questo è la cosa strana di cui ho accennato prima), se siete una coppia, potete utilizzare quello che già sapete a questo punto del Mind Control per creare, in modo deliberato, una bella intimità, che in altre circostanze potreste provare solo dopo molti anni di vita in comune. Il risultato sarà ben più intenso e profondo di quello che provano gli allievi durante il corso. Ecco quello che si deve fare: 1 - Scegliete mentalmente un luogo ove entrambi i partners si sentono ben a loro agio e rilassati. Potrebbe essere una località dove avete trascorso insieme delle vacanze, qualsiasi posto che evochi il ricordo di momenti particolarmente piacevoli condivisi da entrambi. Può anche essere un posto dove nessuno dei due è mai stato... lo potete creare insieme. Mai scegliere un posto dove ci sia stato uno solo dei due: ne sarebbe turbata la simmetria dell’esperienza e diminuita la sensazione di comunione. 2 - Sedetevi ben comodi, vicini, uno di fronte all’altro. Rilassatevi e chiudete gli occhi. 3 - Uno dei due dirà all’altro qualcosa come: “Conterò da dieci a uno; ad ogni numero sentirai che entri sempre più profondamente in un piacevole livello meditativo. Dieci... Nove.., vai più profondo... Otto... Sette... Sei... più e più profondo... Cinque... Quattro... sempre più profondo... Tre... Due... Uno. Ora sei rilassato, in un livello mentale gradevole e profondo. Con il tuo aiuto, ti incontrerò a quel livello”. 4 - L’altra persona dirà: “Conterò da dieci a uno: ad ogni numero andremo insieme in un livello mentale più profondo. Dieci... Nove.., sentiti entrare ancor più profondo insieme a me... Otto... Sette... Sei... insieme, più e più profondo... Cinque... Quattro... ancor più profondo, e più vicini... Tre... Due... Uno. Ora siamo entrambi rilassati, ad un piacevole livello della mente. Andiamo insieme ancora più profondo”. 5 - La prima persona dirà: “Molto bene, ora andiamo più profondo, insieme. Andiamo a trasferirci
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insieme nel nostro luogo di rilassamento. Più lo riviviamo, più andiamo profondo. Osserva il cielo...”. 6 - “Sì... è sereno, con qualche nuvola alla deriva...(ognuno di voi descriverà, con calma e spontaneamente, la scena come gli si presenta alla mente, e che stanno vivendo insieme: la temperatura, i colori, i suoni, ogni particolare piacevole). 7 - Quando avrete tutti e due raggiunto un livello mentale ben profondo (non abbiate fretta), e starete vivendo appieno il vostro luogo di rilassamento, uno dei due dirà all’altro: “Ciò che io desidero di più nella vita è farti felice, e solo così potrò essere felice insieme a te”. 8 - L’altro dirà: “Ciò che anch’io più desidero è farti felice, e solo dopo aver ottenuto questo penserò alla mia felicità”. 9 - Lasciate passare del tempo (lungo quanto volete) di comunione silenziosa, e poi risvegliatevi. Per alcuni l’esperienza risulta ancor più intensa se si guardano negli occhi, tenendo la vista sfocata. Chi è esperto in meditazione può stare in Alfa, o in Theta, con gli occhi aperti non a fuoco. Se però non vi sentite a vostro agio, non sforzatevi a farlo. Questo risulterà un’esperienza molto più intensa di quanto vi possiate immaginare nel leggerlo solamente. E ve ne convincerete la prima volta che provate a metterla in pratica; con qualche variante che potrete inventare voi stessi, è probabile che questa esperienza diventi parte permanente della vostra vita di coppia. Alcune parole di prudenza: la bellezza di quest’esperienza andrà del tutto persa se non la si usa nel giusto modo. Se una delle due persone non ne comprende lo scopo, oppure non è del tutto d’accordo sui suoi enunciati, la comunione intima che viene da tutto questo potrebbe risultare quasi sgradevole. Raccomando questa esperienza solamente a coppie che sono alla ricerca di una relazione più profonda, piena e duratura. Ognuno di noi possiede un’aura, che alcune persone sono in grado di percepire come un campo di energia vagamente visibile che avvolge il corpo. Possiamo imparare a percepire quest’aura. Molti diplomati, tra le facoltà che acquisiscono in seguito al corso, ci informano di essere in grado di percepire l’aura di altre persone. E che ognuna è personalizzata, come le impronte digitali.Quando due persone entrano in contatto fisico, i loro campi di energia si sovrappongono. Forma, intensità, colore e vibrazioni risultano modificati. Questo succede nei teatri e negli autobus affollati, ed anche nei letti dove dormono due persone. Più il contatto è frequente, più resta permanente la modificazione dell’aura. Nel caso di marito e moglie, questa modificazione è buona, poiché tendono a diventare complementari. Una separazione fisica prolungata inverte il processo, e questo, è inutile dirlo, non giova a rafforzare il vincolo del matrimonio. La vicinanza fisica è essenziale. Io raccomando il letto matrimoniale. Ora invece parliamo di sesso: il sesso non è un’esperienza: è una gamma completa di possibilità. Non sto parlando di tecniche o di posizioni; mi riferisco ad esperienze: qualità di esperienze a diverse profondità e intensità. Esiste una
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gamma di possibilità tanto vasta, come quella che esiste tra l’ebbrezza e la gioia duratura. Parecchie coppie consultano manuali di sesso, con ogni tipo di istruzione; e, migliorando la tecnica di accoppiamento, sono convinti di vivere una buona relazione di coppia. Il decidere lucidamente ogni singolo passo, che conduce al passo successivo, tiene viva quella che potremmo definire una esperienza intensa, al livello superficiale e cosciente del Beta. Invece è più importante lasciarsi andare durante l’esperienza, con la mente rilassata, fino ad un livello meditativo. Trasformarsi in una persona psichicamente sensitiva può arricchire immensamente un matrimonio. Anche senza uno specifico addestramento, i matrimoni felici e duraturi possono portare al risultato di una profonda comprensione psichica tra la coppia. Perché aspettare?
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CAPITOLO 12 TUTTI POSSIAMO PRATICARE L’ESP
E' una cosa reale l’ESP? Al giorno d’oggi tutta la gente informata concorda nell’ammetterlo. E' stato ampiamente dimostrato, con dovizia di prove, che ci è possibile percepire informazioni per mezzo di qualcosa di diverso dai cinque sensi fisici. Informazioni che riguardano il passato, il presente, o il futuro; che possono provenire da vicino o da lontano. Né il tempo, né lo spazio, né la gabbia di Faraday, costituiscono una barriera per qualsiasi facoltà “extrasensoriale” che operi nell’ESP. La sigla ESP rappresenta le iniziali delle parole Extra Sensory Perception = Percezione Extra Sensoriale. A me tale definizione non piace. Extrasensoriale significa qualcosa di esterno, al di fuori dell’apparato sensoriale. E questo sembra voler negare che esista un altro apparato sensoriale in aggiunta ai cinque sensi fisici; invece è ovvio che ne esiste un altro, dal momento che percepiamo informazioni senza servirci dei sensi che ben conosciamo. Non vi è dunque nulla di Extrasensoriale nell’ESP. Veniamo alla parola “Percezione”. Tale definizione è appropriata per il tipo di esperimenti condotti dal Prof. J.B. Rhine alla Duke University, dove i soggetti percettori individuavano quale carta, delle speciali carte usate (le carte “Zener”), era stata sorteggiata, con una frequenza di risposte esatte talmente alta da eliminare pressoché del tutto la possibilità che si trattasse di una coincidenza. Però, nel Mind Control, non ci limitiamo a percepire; addirittura “proiettiamo” la nostra coscienza là dove si trova l’informazione cercata. La parola Percezione risulta un termine troppo passivo per quello che facciamo. Di conseguenza, nel Mind Control parliamo di “Proiezione Effettiva Sensoriale”. Le iniziali sono le stesse, e questo sta bene, dal momento che includiamo tutto quello che generalmente si intende con ESP, ed altro in più. Per sperimentare l’ESP gli allievi del Mind Control non si sottopongono agli esperimenti di individuare la carta esatta. Tali prove servono a scoprire se una persona è uno psichico. Noi già sappiamo che tutti lo sono, perciò ci proponiamo un obiettivo più grandioso: addestrarli ad operare a livello psichico nella vita di tutti i giorni, ed in modi talmente eccitanti da vivere una specie di “esaltazione” spirituale, intensa al punto che la loro vita non è più quella di prima. E questo è il risultato che si conquista al termine di una quarantina di ore di lezioni ed esercizi. Addestriamo le persone in modo ormai sistematico, e con risultato garantito, a funzionare psichicamente, e lo abbiamo già fatto alla data odierna con più di mezzo milione di allievi. Quando sarete padroni di tutte le tecniche che vi abbiamo finora presentato in questo libro, sarete già molto vicini al praticare l’ESP. Sarete capaci di entrare in livelli mentali profondi e rimanervi del tutto coscienti, e potrete visualizzare cose e avvenimenti quasi con la stessa pienezza della realtà che ci viene trasmessa dai cinque sensi fisici. Nel corso di Mind Control gli allievi sono vicini a funzionare psichicamente
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verso la fine del secondo giorno; al terzo giorno operano a questo livello senza problemi, per proiettare la loro coscienza oltre il corpo fisico. Cominciano con un semplice esercizio di immaginazione visiva. In uno stato di profonda meditazione si proiettano di fronte alla loro casa “immaginando” di essere lì. Annotano accuratamente, tutto ciò che vedono prima di entrare dalla porta principale, ed andarsi a piazzare al centro della stanza di soggiorno rivolti verso la parete sud. Osservano l’abitazione di notte, con le luci accese, poi alla luce del giorno, con i raggi del sole che entrano dalle finestre, e studiano tutti i dettagli che riescono a ricordare. Poi toccano la parete sud, ed entrano dentro la parete stessa. Questo può sembrare strampalato, invece risulta perfettamente naturale per quelli che hanno praticato un allenamento intensivo nel campo della visualizzazione. All’interno della parete vengono a trovarsi in una situazione in cui non sono mai stati prima, cosicché "esaminano" quel loro nuovo ambiente studiandone la luce, gli odori, la temperatura, e ne provano la solidità bussando alla parete. Quando sono nuovamente fuori dalla parete, piazzati di fronte ad essa, ne cambiano il colore: nera, rossa, verde, blu, viola, poi la fanno ritornare al colore originale. Poi sollevano una sedia (che alla dimensione di immaginazione non pesa affatto), e la studiano in contrasto con la parete, cambiandone ancora il colore. Ripetono lo stesso procedimento con un’anguria, un limone, un’arancia, tre banane, tre carote, ed un cespo di lattuga. Quando questa fase è completata, è stato compiuto il primo importante passo per spingere in secondo piano la mente logica e trasferire al primo posto la mente immaginativa, nella quale stanno le leve di comando. Nel genere di esercizio che vi sto descrivendo, la mente logica dice all’allievo: “No, non dirmi che stai davvero dentro una parete, o in qualche altro posto assurdo. Tu “sai” che questo non è possibile; sei seduto qui!”. Invece la mente immaginativa, resa forte da una serie di esercizi di visualizzazione, ormai è in grado di ignorare quella protesta. A mano a mano che l’immaginazione si fa più forte, succede la medesima cosa ai nostri poteri psichici. Infatti è la mente immaginativa quella che li contiene. Nel corso della lezione successiva gli allievi si proiettano mentalmente nell’interno di cubi o cilindri di metallo (acciaio, rame, ottone, e piombo), dove, come fecero nel muro, esaminano la luce, l’odore, il colore, la temperatura e la solidità, il tutto ad un ritmo abbastanza accelerato da evitare che la logica abbia il tempo di interferire. Gli allievi avanzano gradualmente da situazioni semplici a strutture più complesse della materia, e cominciano le loro proiezioni all’interno della materia animata, iniziando con un albero da frutta. Esaminano l’albero sul loro schermo mentale nello scorrere delle quattro stagioni, sullo sfondo di una sequenza di colori; poi si proiettano all’interno delle foglie e dei frutti. Ora siamo ad un gigantesco passo in avanti: la proiezione all’interno di un animale domestico. Gli allievi hanno avuto un tale successo nelle prove precedenti, che a pochissimi viene in mente la domanda: “Ma questo, posso farlo veramente?”. Del tutto sicuri di sé, studiano l’animale dal punto di vista esterno, proiettandolo sullo sfondo del loro schermo mentale, mentre cambiano il colore
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dello sfondo; poi, con la stessa sicurezza, entrano mentalmente nel cranio e nel vivo cervello. Dopo un certo tempo per abituarsi a trovarsi all’interno del cranio dell’animale, riemergono per esaminarlo nuovamente dall’esterno. Poi si concentrano sul torace; vi penetrano dentro, ad esaminare la cassa toracica, la spina dorsale, il cuore, i polmoni, il fegato; poi di nuovo fuori, provvisti ormai di punti di riferimento che saranno utili per il giorno che probabilmente sarà il più sorprendente della loro vita: il quarto giorno, quando opereranno su persone umane. Prima però sono ancora necessari alcuni passi preparatori. Ad un livello meditativo particolarmente profondo, talora ben addentro nel Theta, Gli allievi del Mind Control (che ora possiedono l’immaginazione ben addestrata) si costruiscono un laboratorio, di dimensioni, forma, colori a loro gusto. Questo laboratorio conterrà un tavolo da lavoro, una sedia, un orologio, un calendario che può indicare qualsiasi data, passata, presente, o futura, ed anche alcuni archivi di informazioni. Finora non c’è nulla di insolito. Per poter comprendere meglio il passo successivo, è necessario mettere in evidenza quanto siano distanti tra di loro il nostro apparato psichico del linguaggio e della logica, e l’altro, che pure possediamo, delle immagini e dei simboli. Sottolineo questo aspetto perché il passo successivo consiste nell’equipaggiare il laboratorio con “strumenti” per correggere alla dimensione psichica le anomalie che verranno percepite negli esseri umani esaminati il giorno successivo. Molti di questi strumenti non assomigliano affatto a quelli che vi è forse capitato di notare in un laboratorio reale. Si tratta di simboli altamente strumentali... o, se lo preferite, di strumenti simbolici. Immaginate un setaccio per filtrare le impurità del sangue; una delicata spazzola per spazzolare via una polvere bianca (che rappresenta le incrostazioni depositate nelle giunture in caso di artrite); lozioni o sciroppi per guarigioni veloci; docce per lavare sentimenti di colpa; un impianto hi-fi con speciali musiche per calmare crisi di ansia, ecc. Ogni allievo si costruisce il suo proprio armamentario: mai che ce ne siano due uguali. Provengono dal luogo ove tutto è possibile, quello dei livelli mentali profondi; ed un gran numero di diplomati arriverà a rendersi conto che il lavoro che compie con quegli strumenti ha una conseguenza in quello che chiamiamo il mondo oggettivo. Mentre l’allievo opera con quegli strumenti, può venirsi a trovare ad avere bisogno di qualche consiglio che lo aiuti in momenti di confusione... gli servirebbe una “dolce vocina interiore” che lo guidi. Però per l’alunno del Mind Control non si tratta di una vocina, ma di una voce forte e decisa, e non una sola, addirittura due. Evoca nel suo laboratorio due consiglieri, uno maschile ed uno femminile. Prima di iniziare la seduta di meditazione gli si dirà di farlo, ed egli, come la maggior parte degli allievi, si sarà già fatto in anticipo un’idea abbastanza precisa di chi sono le persone che desidera avere come consiglieri. Invece ben di rado il suo desiderio si realizza; non per questo ne rimane però deluso. Un allievo aveva desiderato intensamente di potersi trovare come consigliere Albert Einstein; invece si ritrovò un ornino con la faccia dipinta da pagliaccio, con una pallina da ping-pong rosa al posto del naso, ed il colletto a padella tutto pieghettato. Eppure l’ornino si rivelò una fonte di ottimi consigli pratici. Un altro studente, Sam Merril, scrisse un articolo dedicato al Mind Control sul
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New Times (pubblicato nell’edizione del 2 Maggio 1975); egli evocò due persone fin troppo reali come consiglieri; anche se il loro comportamento si rivelò ben diverso dalla loro vera personalità. Nel suo laboratorio, che era il sommergibile atomico Nautilus, scrive Merril, “Dalla camera di decompressione venne fuori un omino con pantaloni a sbuffo e camicia di seta. Era snello, calvo, gentile, con occhi dolci nelle occhiaie incavate. Il mio consigliere era William Shakespeare. “Hallo” - gli dissi - ma non mi rispose. …Una voce metallica annunciò che stavamo per giungere a terra; William ed io saltammo da una passerella su una spiaggia deserta... Sulla spiaggia incontrai il mio secondo consigliere: era Sophia Loren. Era appena tornata da una nuotata e la sua maglietta di cotone aderiva voluttuosamente alle bellezze del corpo. Anche lei sulle prime mi ignorò, ma si dimostrò invece assai felice di incontrare Shakespeare. I due si strinsero la mano, poi si lasciarono cadere sulla spiaggia, e cominciarono ad agitarsi, a sussultare, emettere gemiti, gridolini...”. Il giorno dopo, quando venne il momento di lavorare seriamente su persone malate, “l’orientologo” del sig. Merril gli diede il nome di una donna di 62 anni, residente in Florida. I due consiglieri sembrarono più interessati l’uno dell’altro che della donna; la osservarono divertiti e si allontanarono per dedicarsi a tutt’altre cose. I due consiglieri se n’erano andati senza dare alcun aiuto? No:…“L’addome della donna era come scomparso; al suo posto c'era un intestino percorso da trame rosee, che lampeggiava vivido come una lampada al neon”. L’orientologo gli rivelò poi che la donna era ricoverata in ospedale con una grave infiammazione intestinale: diverticolite. I consiglieri possono diventare ben reali per i diplomati del Mind Control. Ma chi sono? Non lo sappiamo con certezza. Forse una manifestazione dell’immaginazione archetipa, forse la personificazione di una voce interiore, talvolta qualcosa di più. Ciò che sappiamo è che una volta incontrati i nostri consiglieri, quando avremo imparato ad operare assieme a loro, si crea un magico legame e la collaborazione diventa un valore inestimabile. Oltre quattro secoli prima di Cristo il filosofo greco Socrate aveva un consigliere, il quale, a differenza dei nostri consiglieri del Mind Control, invece di consigli si limitava a dargli degli avvertimenti. Come narra Platone, Socrate dichiarò: “Fin dall’infanzia sono stato assistito da un personaggio semidivino, la cui voce, di tanto in tanto, mi dissuadeva da qualche azione; però non mi ha mai detto quello che dovevo fare”. Un altro scrittore, Senofonte, attribuisce a Socrate le seguenti parole: “E finora non ha mai sbagliato”. Come vedrete tra poco, il diplomato del Mind Control, che si trasferisce mentalmente nel suo laboratorio, e si affida fiducioso alla guida dei consiglieri, è una persona che dispone di un potere immenso per fare del bene a sé e ad altre persone. In questa fase dell’ addestramento del Mind Control questo lo si comprende, tuttavia non lo si è ancora sperimentato. Il giorno dopo l’aria quasi vibra per ciò che ci si aspetta. Lo avvertono anche coloro che ripetono il corso per un ripasso delle tecniche.
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Fino a quel momento, tutto quello che l’allievo ha sperimentato lo ha vissuto solo lui, nell’intimità della sua mente. Ora invece è giunto il momento in cui lo metterà in pratica, in un modo che tutti gli altri potranno constatare. Prima di questo, è ancora necessario completare due esercizi: sono entrambi esami mentali del corpo di una persona amica, secondo una procedura molto simile a quella usata per l’esame del corpo di un animale domestico; questa volta però con un obiettivo molto più pratico. Una volta terminato anche questo studio, gli allievi si combinano a due a due. Della coppia, uno riceve il nome di “psicorientologo”, e l’altro “operatore psichico” (“Psicorientologo” deriva da “Psicorientologia”, parola che io stesso ho coniato per definire tutto quello che facciamo nel Mind Control: significa semplicemente orientare la mente). Lo psicorientologo scrive su un foglio il nome di una persona che conosce, l’età, l’indirizzo, e la descrizione di qualche serio problema di salute che affligge quella persona. L’operatore psichico, assistito dall’orientologo, entra a livello, forse per la prima volta alquanto dubbioso (ma che sarà anche l’ultima), su quello che dovrà fare. Quando è pronto (a livello, nel suo laboratorio, con i consiglieri accanto a lui), fa un segnale e lo psicorientologo gli dice nome, età, sesso ed indirizzo della persone il cui nome è scritto sul biglietto. Il lavoro dell’operatore psichico consiste nello scoprire ciò che affligge quella persona, che egli non ha mai conosciuto, né mai sentito nominare prima. Esamina il corpo di quella persona, dentro e fuori, in modo sistematico, come la sua immaginazione è stata addestrata a fare, consultando i consiglieri se gli sembra il caso, e magari “parlando” alla persona stessa che esamina. Lo psicorientologo lo assiste, lo sollecita ad andare avanti nell’esame, lo invita a seguitare a parlare, “come se stesse inventando”. Chi assistesse ad uno di quegli esperimenti, udrebbe cose di questo tipo (quanto segue è la descrizione di un caso reale): Psicorientologo: “Il nome della persona è John Summers. Ha quarant’anni, e vive ad Elkhart, Indiana. Uno... due... tre... John Summers, di Elkhart, Indiana, è ora sul tuo schermo mentale. Percepiscilo, sentilo, visualizzalo, immaginalo, crealo; tu sai che è davanti a te, è un dato di fatto che lo hai di fronte. Osserva il suo corpo con la tua intelligenza, dal punto dove sai che c’è la sua testa, fino al punto dove sai che ci sono i piedi, dall’alto in basso, su e giù, alla velocità di una volta al secondo. Mentre osservi in questo modo il suo corpo, lascia che la tua immaginazione selezioni le zone che ti attraggono di più, man mano che ti vengono in mente. Ti sembrerà che te lo stia inventando, comunque dimmi tutto quello che ti viene in mente”. Operatore psichico: “Ha la spalla destra un po’ più bassa dell’altra, un po’ spostata in avanti... Tutto il resto mi sembra a posto, eccetto forse la caviglia sinistra... Provo a guardare dentro il torace... E tutto molto caldo... un po’ più freddo verso destra... più freddo e più scuro... gli manca il polmone destro... Ora torno alla caviglia... Sembra a posto, ma c’è una piccola linea bianca, a zig-zag... gli fa male quando il clima è umido... se la deve essere rotta tempo fa... credo sia tutto... aspetta, la mia consigliera lo sta facendo girare perché lo osservi di dietro,
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mi indica un punto dietro le orecchie... sì ci sono delle cicatrici molto profonde... ha avuto una operazione alla regione mastoidea, molto profonda... Basta, è tutto”. Psicorientologo: “Molto bene. Gli manca il polmone destro ed ha una cicatrice profonda dietro le orecchie. Non ho informazioni circa la caviglia. Adesso rivivi le sensazioni che provasti quando parlavi del polmone destro e della cicatrice dietro le orecchie. Ripassa quelle sensazioni e tienile come punto di riferimento per la prossima volta che lavorerai ad un altro caso”. Dopo un po’ lo psichico ritorna in Beta, sorride, e dice: “Hai! E' stato fantastico!”. Sì, è proprio fantastico. Vìola tutto quello che abbiamo finora sperimentato in questo mondo sensato. Tuttavia scene come quella che abbiamo appena descritto diventano cosa normale. Alcuni fanno degli errori al loro primo caso, altri sbagliano del tutto il primo, il secondo, il terzo caso; tuttavia, prima che finisca la serata, pressoché tutti hanno centrato un numero abbastanza alto di casi, per essere sicuri che non si tratta di “una semplice coincidenza”.., qui c’è in gioco qualcosa di terribilmente reale. Troppo spesso pensiamo che l’immaginazione sia una irresponsabile fabbrica di sciocchezze. E spesso lo è. Però le opere d’arte sono il frutto di immaginazioni addestrate; ed anche i fenomeni psichici sono il risultato di una immaginazione addestrata in modo molto speciale. L’allievo del Mind Control, quando opera psichicamente per la prima volta, prova la sensazione di “stare semplicemente immaginando” quello che vede. Se smettesse di parlare la sua mente logica potrebbe indurlo alla tentazione di ragionare su quello che sta facendo, e così facendo comincerebbe a reprimere i suoi poteri psichici: è esattamente quello che succede nella vita di ogni giorno. Dopo il suo primo successo, l’allievo del Mind Control si convince che non sta “semplicemente immaginando”. Sta immaginando ed imparando a fidarsi della prima sensazione che gli viene in mente. E' il dono psichico che sta arrivando. Quelle che operano in questa dimensione sono leggi perfettamente naturali. La nostra mente non è limitata alla nostra testa: spazia ben oltre. Però, per farlo in modo efficace, è indispensabile che sia motivata dal desiderio, stimolata dalla fede, animata dall’aspettativa. Al suo primo esperimento, lo studente medio non ha una forte aspettativa. Se per caso è informato sull’argomento ed è di vedute aperte, sa perfettamente che esiste qualcosa chiamato ESP, ma la sua intera vita gli ha “dimostrato” che l’ESP è un potere che appartiene ad altri, non a lui. Quando scopre il contrario, quando ottiene il suo primo successo, la sua aspettativa esplode, e si mette in moto. Qualche ora dopo, con otto o nove casi centrati nel carniere, sarà diventato un diplomato del Mind Control. “Più e più volte ho visto gli allievi diagnosticare esattamente delle malattie...”, scrisse Bud Thomas, editore della rivista Midnight, in un articolo intitolato “i corsi di Mind Control POSSONO migliorare i vostri poteri mentali” (19 Novembre 1973). E descrive un caso a cui assistette, che riteneva particolarmente difficile perché nessuno sapeva di quale malattia si trattasse. Quello stesso giorno era andato a fare visita a suo figlio, ricoverato in ospedale. Nella stanza del ragazzo c’era anche un altro paziente, di cui Thomas non
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conosceva nulla, se non il nome. Ed ecco cosa scoprì l’operatore psichico: la gamba destra era come “paralizzata”, braccia e spalle rigide, ed alcune vertebre erano saldate insieme a causa di una malattia. Oltre a quello, l’uomo aveva la gola irritata e l’intestino infiammato. Era alto circa m. 1.70, e pesava una cinquantina di chili. Tornato all’ospedale, Thomas potè verificare che il paziente, da ragazzo, era stato colpito da poliomielite. Era caduto dalla sedia a rotelle e si era rotto l’anca destra, e tutte le altre cose che aveva detto l’allievo del Mind Control erano esatte, ad eccezione della gola irritata e dell’intestino infiammato. Quelli erano i sintomi di suo figlio. Può capitare che quello che sembra un errore, come in questo caso, sia invece il giusto centro nel bersaglio sbagliato. Con la pratica la mira migliora, e lo psichico arriva anche a collegarsi con le cose, allo stesso modo che con le persone. Dick Mazza, cantante e attore di New York, arrotonda i suoi introiti trascrivendo a macchina manoscritti per autori ed editori. Un giorno perse un manoscritto; disperato, chiamò un suo amico, diplomato del Mind Control, perché lo aiutasse a ritrovarlo. L’ultima volta che si ricordava di averlo con sé era stato quando era entrato nel piccolo auditonium di una chiesa per provare uno spettacolo. In quel momento stava uscendo dalla chiesa un gruppo di giovani aspiranti necrofori, che avevano celebrato una cerimonia di abilitazione alla professione. Il manoscritto in questione era in una busta bianca, con sopra scritto nome ed indirizzo di Dick, e la dicitura “urgente”. Il diplomato del Mind Control ha come consigliera una anziana donna muta, il cui aiuto consiste unicamente in cenni affermativi o di diniego fatti con la testa, ed una specie di linguaggio fatto di cenni. L’altro consigliere invece è un uomo, che le fa da interprete e talvolta gli dà anche qualche suo consiglio. Il diplomato visualizzò il manoscritto, in base alla descrizione di Dick. Lo vide in mezzo ad un mucchio di carte, sopra una enorme scrivania in pieno disordine. “Il manoscritto è al sicuro in quel posto?”, chiese alla consigliera; Ella fece un cenno affermativo con la testa. “Ce l’ha qualcuno dei necrofori?”. “NO”. “E' sulla scrivania della chiesa?”. “NO”. “Me lo restituiranno presto?”. “SI” “Chi ce l’ha?”. La consigliera indicò lui. “Ce l’ho io?”, chiese. A quel punto venne in suo soccorso il consigliere. “Lei vuol dire che ce l’ha qualcuno della tua età. Costui ha chiesto ad una ragazza di portargli le sue carte in ufficio perché voleva uscire con i suoi allievi necrofori. Ora sono sulla sua scrivania. Non è il caso di preoccuparsi: quando le vedrà, le rimanderà a Dick”. Due giorni dopo il direttore della scuola per necrofori chiamò Dick per
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telefono, spiegandogli che nel riordinare un mucchio di documenti portati dalla chiesa alla sua scuola, vi aveva trovato la busta di Dick, finita non si sa come in mezzo alle sue carte. Molti ci hanno mosso l’obiezione che i nostri esperimenti di diagnosi non sono altro che trasmissione di pensiero (nient’altro che ...: com'è esigente certa gente!). Il primo caso che ho narrato come esempio, è un caso reale. Ricorderete che sembrava esserci un'esattezza: la caviglia fratturata. L’orientologo aveva potuto confermare la cicatrice nella regione mastoide e la mancanza di un polmone (li aveva annotati in precedenza sul suo biglietto). Invece non poteva dire nulla riguardo la caviglia fratturata; l’unica cosa che potè dire fu: “Non possiedo informazioni su questo”. Più tardi, la persona in questione confermò di essersi fratturata la caviglia anni prima, e che quando il clima era umido le dava fastidio. Trasmissione di pensiero? Non certo come lo intendiamo normalmente; il pensiero non c'era nella mente dell’orientologo, giacché non sapeva nulla della caviglia fratturata. E quasi sicuramente in quel momento neanche il padrone della caviglia stava pensando a quello. Un altro caso: un allievo durante una diagnosi psichica disse che la donna su cui stava investigando aveva una cicatrice all’altezza del gomito, residuo di una frattura. L’orientologo non aveva informazioni su quel particolare, e più tardi volle verificare la notizia presso la donna; quella rispose che non aveva mai avuto lesioni al gomito. Invece, qualche giorno dopo la donna accennò quel fatto a sua madre: venne a sapere che da bambina, all’età di tre anni, si era davvero fratturata il gomito! Anche questa è trasmissione di pensiero? L’energia psichica che le persone emanano è molto più potente quando c’è di mezzo la sopravvivenza. Questo spiega perché è tanto elevato il numero di ESP spontanea in casi che implicano sciagure e morti improvvise. Questa è la ragione per cui l’esercizio finale del nostro corso consiste nel lavorare su persone con malattie gravi. Il diplomato che pratica coscienziosamente lo studio della diagnosi a distanza ed invio di energia curativa impara a percepire segnali psichici via via più sottili, finché sarà in grado di collegarsi psichicamente con qualsiasi persona, sia che questa si trovi in gravi difficoltà o meno. Con la pratica si diventa sempre più sensitivi. Fin dai primi esperimenti scopersi che i bambini manifestano abilità psichiche con maggior facilità che gli adulti. Sono molto meno condizionati dalla prospettiva del livello Beta riguardo ciò che è possibile e ciò che non lo è, ed il loro senso della realtà non si è sviluppato fino al punto da avere il coraggio di dire solamente cose che sembrano logiche. Mentre stavamo ancora mettendo a punto le basi del corso di Mind Control, avevamo progettato un esperimento per elaborare le strutture delle sedute di diagnostica. Come noterete, la mia prima tecnica era alquanto diversa da quella attuale. Avevamo insegnato gli elementi del corso a due ragazzini, Timmy e Jimmy. Li separai mettendoli in due stanze diverse, ciascuno assistito da un ricercatore,
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quasi precursori dello psicorientologo di oggi. Venne chiesto ad uno dei ragazzini, Jimmy, di entrare a livello e di creare qualcosa, qualsiasi cosa, con l’immaginazione. Nel frattempo Tommy, nell’altra stanza, entrò anch’egli a livello e gli si chiese cosa stesse facendo Jimmy in quel momento. Jimmy aveva detto al suo sperimentatore: “Sto costruendo un camioncino. E' verde con le ruote rosse”. Lo sperimentatore di Tommy gli chiese: “Cosa sta facendo Timmy in questo momento?”. “Sta costruendo un camioncino”. “Bene, descrivilo”. “È verde con le ruote rosse”. Questo è un lavoro psichico ad un livello più sottile di quello che otteniamo con gli adulti dei nostri corsi. Ci vuole molta pratica per “diventare come un fanciullo”.
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CAPITOLO 13 FORMATE UN VOSTRO GRUPPO PER LA PRATICA
Il mio desiderio è che mediante la lettura di questo libro voi possiate avvicinarvi il più possibile a sviluppare le vostre abilità mentali come si fa nei corsi del Mind Control. Questo richiederà un’applicazione lunga, costante, ma piacevole. Per quanto riguarda gli esercizi che vi ho descritto finora, potete esercitarvi a farli da soli. Di qui ad uno o due mesi, quando sarete diventati esperti, sarete pronti per il làvoro di diagnosi e cura che abbiamo appena descritto. A quel punto sarà però necessario l’aiuto di un’altra persona, per essere guidati in un modo ben preciso. Ecco cosa dovete fare: ancor prima di iniziare il primo esercizio descritto in questo libro, formate un gruppo di almeno sei persone affiatate tra di loro, che intendano tutte imparare a praticare gli esercizi. Mantenetevi in contatto mentre andate avanti nella pratica, e quando tutti sarete pronti (ossia quando tutti saprete veramente padroneggiare le tecniche), riunitevi per cominciare le prove di diagnostica. Alla prima seduta dovrete dedicare l’intera giornata. Ogni persona porterà almeno quattro schede di persone malate, contenenti nome e cognome, età, ed indirizzo, di una persona affetta da qualche grave malattia; sull’altro lato della scheda sarà scritta la descrizione della malattia, con più dettagli possibile: questi risulteranno utili quando verrà il momento di verificare i risultati. Cominciate con la proiezione all’interno dei metalli. Siccome non disponete dei cilindretti metallici che adoperiamo nelle nostre lezioni, potete utilizzare monete d’argento o di rame, un anello d’oro, pezzetti di acciaio. Dovrete prima esaminare con molta attenzione ciascuno di questi oggetti; poi, una volta entrati nel livello, rivedeteli con l’immaginazione uno alla volta, piazzandoli mentalmente ad una certa distanza di fronte a voi, al di sopra del livello degli occhi. Immaginate l’oggetto che ingrandisce sempre più, fino a diventare grande come tutta la stanza; poi entrate dentro l’oggetto, e fate i vari esami. Fate lo stesso con frutta e vegetali, e per ultimo con qualche animale domestico. Potrete considerare l’esercizio riuscito quando ognuno di voi avrà provato una sensazione diversa a seconda che l’esame sia stato fatto in un oggetto oppure in un altro. Può succedere che le impressioni che voi avete provato siano del tutto diverse da quelle sentite dagli altri. Questo non ha importanza, ciò che conta è la sensazione che voi provate: essa costituirà il vostro punto di riferimento. Non sono ancora riuscito ad elaborare un metodo per aiutarvi ad evocare i consiglieri servendomi della parola scritta. Se in qualche modo riusciste a farlo da soli, questo sarebbe magnifico; comunque, potete benissimo andare avanti senza di loro, anche se il vostro progresso sarà più lento. Per le prove di diagnosi, lavorerete in coppia, esattamente come facciamo nelle lezioni di Mind Control. Nel Capitolo 12 troverete le parole esatte che l’orientologo dice allo psichico per presentargli il caso. Sono esattamente le
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parole che adoperiamo nelle lezioni, e vi suggerisco di usare anche nel vostro gruppo quelle stesse parole. Vi ho accennato prima che dovrete operare in condizioni accuratamente controllate. Ecco cosa voglio dire con questo: 1 - Scegliete un posto tranquillo dove non si corra il rischio di essere interrotti o disturbati. 2 - Assicuratevi che ogni membro del gruppo conosca bene gli esercizi contenuti in questo libro, nel giusto ordine, e che abbia imparato a farli con buoni risultati. 3 - Mettete bene in chiaro fin dal principio che non dovranno esserci gesti di vanteria. È probabile che qualcuno del gruppo otterrà risultati più spettacolari degli altri.., sulle prime. Questo non significa che è “il migliore”, o che è superiore in qualche senso; semplicemente è stato il primo ad avere successo. È però possibile che qualcuno non ottenga alcun risultato prima della quinta o sesta riunione; spesso però i più lenti all’inizio risultano poi essere gli psichici più bravi. 4 - Se conoscete qualche diplomato del Mind Control, chiedetegli di unirsi al vostro gruppo. Se ha continuato ad esercitare il suo Mind Control, vi sarà di enorme aiuto; se ha già dimenticato qualcosa, un breve ripasso con questo libro oppure la ripetizione del corso (che può ripetere gratuitamente quante volte desidera), lo riporterà in forma. 5 - Quando toccherà a voi fare lo psichico, mettete da parte ogni dubbio e gettatevi a capofitto nell’impresa. Seguite le sensazioni che vi vengono dal cuore... tirate ad indovinare.., e sopratutto, non cercate di ragionare su quello che sentite di aver trovato. Non dite mai “No, questo non può essere”, restando in attesa di qualche altra impressione. Quello che vi viene in mente di getto, è quasi sempre più esatto dell’impressione che tirate fuori con un successivo ripensamento. Parlate in continuazione! Esaminate il corpo dalla testa ai piedi e desciverete quello che vedete. 6 - Quando invece tocca a voi fare l’orientologo, non suggerite. Voi desiderate che lo psichico abbia successo, però non servirà a nulla dirgli cose come: “Ritorna al torace. Sei proprio sicuro che non abbia nulla di ammalato in quella zona?”. Se lo psichico dice cosa inesatte, non ditegli che ciò che ha percepito è sbagliato. Nei primi tentativi, quando è probabile che si verifichino numerosi sbagli, quello che in realtà sta succedendo è che lo psichico si sintonizzi su altri casi, invece di percepire quelli su cui viene indirizzato. Tale errore è relativamente poco importante, dato che può essere corretto con un po’ di altra pratica. Invece parole scoraggianti dette dallo psicorientologo possono bloccare il progresso. perciò limitatevi a dire: “Non ho informazioni su questo”. 7 - Abbiate pazienza. Se oltre mezzo milione di persone come voi ci sono riuscite, è assolutamente sicuro che anche voi si riuscirete. E' probabile che vi ci vorrà più tempo, dal momento che lavorate da soli e con un gruppo informale; ma in fin dei conti, che fretta c’è? 8 - Quando tutto il gruppo sarà riuscito ad avere successo nella diagnostica, mantenete unito il gruppo, continuate a riunirvi, andate avanti insieme negli esperimenti di diagnosi. Ogni giorno diventerete più bravi, finché sarete in grado
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di fare diagnosi lavorando da soli: diventerete ogni giorno più sensitivi verso i sottili messaggi che si intrecciano nella vita di ogni giorno, anziché solo verso quelli più potenti delle malattie gravi. 9 - Non servitevi mai di una persona presente come soggetto da investigare. Oltre ad essere molto più difficile, esiste una precisa distinzione legale tra fare diagnosi ad una persona presente, ed il farla ad una persona lontana. Nel primo caso si tratta di pratica medica, e la legge proibisce di praticarla se non si è legalmente autorizzati; nel secondo caso si tratta di percezione psichica, e non presenta alcun problema legale. 10 - Qualora scoprite qualche cosa di anormale durante una vostra proiezione psichica, non precipitatevi ad avvertire l’interessato. Questo è compito del medico. Il vostro compito è quello di sviluppare le vostre potenzialità psichiche per poter aiutare il prossimo a livello psichico... e nella legalità. Limitatevi a correggere a livello psichico le anomalie che percepite. Voi state diagnosticando mentalmente, ed allo stesso livello dovete guarire. All’inizio di questo capitolo vi ho avvertito di non dare molta importanza al fatto che una persona abbia successo prima, ed altri dopo. Ho imparato questa lezione in una forma clamorosa nel 1967, quando tenni uno dei miei primi corsi. C’era un allievo, Jim Needham, di professione istruttore di volo. Tutto procedette bene, per lui e per gli altri allievi, fino all’ultimo giorno del corso. Tutti i casi che provò a risolvere furono clamorosi insuccessi. Nessuno del gruppo di trentadue allievi andò male come lui. Jim vedeva gli altri riuscire: un successo dopo l’altro. Se ci riuscivano gli altri, doveva per forza farcela anche lui; allora architettò un piano per poter fare pratica a casa, con sua moglie, che aveva anch’essa frequentato il corso, assieme a lui. La moglie ritagliava dai giornali articoli che parlavano di persone vittime di incidenti, ed egli ogni sera andava a livello e studiava quei casi; la moglie gli diceva nome, cognome ed indirizzo, ed egli descriveva le lesioni. Oltre a questo la moglie gli leggeva nomi tratti dalle pagine gialle del telefono, ed egli cercava di indovinare la professione. Passarono sei mesi di errori continui; poi venne un successo pieno. Poi un altro, ed un altro ancora. Adesso Jim è in grado di operare psichicamente senza entrare a livello, con la massima naturalezza, in qualsiasi momento della vita quotidiana. Una sera Jim era a livello Beta, come chiamiamo il livello di coscienza esteriore, ed aiutava una classe di allievi del Mind Control nell’esercizio di evocare i consiglieri. Gli parve di vedere un negro gigantesco, vestito di broccato e con grossi braccialetti, che si avvicinava ad un allievo. L’allievo lo respinse, allora si avvicinò ad un altro, e svanì nella sua aura. Quando l’esercizio terminò, il primo allievo, una donna, disse che aveva trovato un solo consigliere. Gliene erano comparsi due, e quello maschile era Otello; però le incuteva timore. Il secondo allievo esclamò: “Ce l’ho io Otello! non arrivò subito, è comparso solo verso la fine dell’esercizio”. E' probabile che non avrete bisogno di insistere tanto a lungo come accadde a Jim Needham (che è un caso molto raro); però, se il successo tarda a venire, non vuoi dire che non possedete il dono dello psichismo. Non significa nient’altro se non che il successo sta arrivando con un certo ritardo.
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CAPITOLO 14 COME AIUTARE GLI ALTRI CON IL MIND CONTROL
Scoprire le malattie di persone che non avete mai visto né conosciuto è certamente sorprendente; però noi non ci fermiamo a quel punto. Nel corpo in cui noi possiamo proiettare la nostra coscienza, possiamo anche proiettare la cura. E' ovvio che esista una energia che interviene nella proiezione mentale, una energia guidata dalle intenzioni della nostra mente. Se modifichiamo le nostre intenzioni, da raccolta di informazione ad azione curativa, modificheremo anche l’azione di quell’energia. In quale modo vincoliamo la nostra intenzione con quell’energia, in modo tale che essa realizzi il nostro volere?. L’intenzione, nella sua forma pura, è molto vicina alla volontà. Come ho detto nel capitolo dedicato al controllo delle abitudini, la volontà da sola non è di molta utilità. Nello stesso modo in cui scopriamo anomalie per mezzo della visualizzazione, subito dopo visualizziamo le condizioni che desideriamo stabilire, libere da anomalie. Questa è la cura psichica. Proprio così semplice. Per la gran parte delle guarigioni che otterrete, non sarà indispensabile che siate padroni della tecnica diagnostica. Potete diventare un guaritore ugualmente efficace semplicemente mediante lo schermo mentale, usato come si fa per risolvere problemi. Anche se siete solo alle prime tappe della meditazione e visualizzazione, potete tuttavia già ottenere buoni risultati. Molte possibilità che la vita ci offre si presentano spesso in un equilibrio molto delicato.Con una leggera spinta potete fare in modo che la bilancia penda a vostro favore. Talvolta, indubbiamente, la bilancia è già inclinata da una parte, e ci vorrà uno psichico più valido per raddrizzarla (valido come lo diventerete anche voi). Tuttavia, se aspettate di diventare efficace come vorreste prima di cominciare a realizzare guarigioni psichiche, sciupereste occasioni preziose per aiutare persone in crisi. Personalmente, io ho iniziato la mia attività di guaritore molto prima di avere messo a punto il Mind Control, ed anche molto prima di avere sviluppato un metodo ben organizzato per la guarigione. Provai un metodo dopo l’altro, con risultati variabili; ciò che conta è che non rimasi ad aspettare: mi cimentai nelle guarigioni ogni volta che mi si presentò l’occasione, ed ottenni un discreto numero di successi... abbastanza, in effetti, da guadagnarmi una notevole fama di guaritore nella zona in cui vivo, vicino alla frontiera con il Messico. Molti erano convinti che io possedessi doni speciali, o poteri poco comuni; io invece avevo semplicemente letto molto, e sperimentato, finché trovai il bandolo della matassa. Una delle mie prime guarigioni dimostra quanto erano differenti i metodi che
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usavo allora. Nel 1959 seppi del parroco di una chiesa vicina a Laredo, che da quindici anni soffriva di dolorosi gonfiori alle ginocchia. Spesso doveva restare a letto; ed il dolore e l’essere costretto a letto non erano l’unica afflizione del sacerdote: gli era impossibile inginocchiarsi al momento dell’elevazione, come prescrive il rituale della Santa Messa. L’arcivescovo gli aveva mandato una speciale dispensa: però non possedeva dispense che liberassero il pover uomo dalla preoccupazione di non rispettare il rituale della cerimonia sacra. Andai a fargli visita. “Penso di poterla aiutare - gli dissi - non sono medico, però da dodici anni mi occupo di parapsicologia ed ho ottenuto risultati molto simili alla cura attraverso la fede, che lei ben conosce". Non appena pronunciai le parole “risultati molto simili alla cura attraverso la fede”, il sacerdote assunse un’aria preoccupata, ma più per me che per lui. Parapsicologia? “Non ho mai sentito parlare di questa scienza. Spero che lei non si metta in qualcosa che la Santa Chiesa disapproverebbe”. Gli spiegai, al meglio che mi fu possibile, alcune nozioni di parapsicologia, ed i metodi per attivare la guarigione. Nulla di quanto dicevo sembrava andare d’accordo con la teologia di quell’uomo. Mi promise che ci avrebbe pensato su, e che mi avrebbe chiamato presto. Però l’aria di compassione che aveva sul volto, ed il tono incredulo della voce, mi facevano pensare che non lo avrei più rivisto. Ero sicuro che si sarebbe messo a pregare per la mia anima, perché fossi protetto da pericoli tanto gravi da far passare in secondo piano anche i suoi problemi personali. Cercai comunque di avere ancora notizie del sacerdote, ed un mese più tardi mi ritrovai seduto a lato del suo letto. “Josè, lei saprà che il Signore ci guida per sentieri ben strani. Qualche giorno dopo la sua visita ricevetti una circolare che conteneva la recensione di un libro scritto da un nostro confratello. Vi trovai un intero capitolo che parlava di quella... parapsicologia... di cui mi ha parlato. Adesso la comprendo un po’ meglio, e sono disposto a consentirle di provare a lavorare su di me”. Stetti con lui un’ora buona, gli parlai delle mie letture e di parte del lavoro a cui mi stavo dedicando. Più stavo con lui, più quell’uomo mi piaceva. Poi, quando si dichiarò stanco, mi accomiatai. “Benissimo - mi disse - allora, quando cominciamo?”. “Padre, il trattamento è già iniziato”. “Non capisco”. “Questa è una cosa del tutto mentale, Padre, e mentre chiacchieravamo ho già fatto il lavoro iniziale”. Il resto del lavoro lo feci a casa, quella stessa notte. Il mattino dopo il sacerdote mi chiamò per telefono e con voce sorpresa e piena di gioia mi informò che quella notte aveva avuto un grosso miglioramento. Tre giorni dopo la mia visita poteva camminare ed inginocchiarsi, e da allora non ha mai più avuto problemi alle ginocchia. Un miracolo?. No, un fenomeno puramente naturale. Ora vi spiego come l’ho fatto. Dopo un’ora di conversazione, entrambi eravamo ad un tempo attenti e
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rilassati, due condizioni favorevoli per la guarigione. Gli argomenti di cui parlammo aumentarono la sua fiducia nella parapsicologia. Nel lavoro psichico la fiducia è importante, come lo è la fede nella religione. Nel frattempo io cominciai a visualizzarlo che migliorava, ed imparai ad apprezzarlo sempre più; anche questo è altrettanto importante. L’amore è una forza tremenda; ed io speravo che anche questo sentimento positivo fosse presente. Feci anche un’altra cosa, per preparare il lavoro che avrei fatto più tardi, nella notte. Per facilitare il visualizzarlo in seguito, mentre parlavo con il sacerdote lo studiai attentamente: il volto, l’impressione lasciata dalla sua stretta di mano, il tono della sua voce, la sensazione generale che provavo nello stare alla sua presenza. Questo fu il “lavoro preparatorio”. Alcune ore dopo, quando il sacerdote stava dormendo, ed io ero ritornato a casa mia, portai a termine il resto del lavoro. Lo feci in un modo che risulta completamente diverso da come opero adesso. Avevo imparato che le energie psichiche si trasmettono meglio quando è in gioco la sopravvivenza fisica, come già vi ho accennato nel capitolo precedente. Invece di andare a livello, come farei oggi, trattenni il respiro mentre immaginavo il sacerdote in ottima salute. Trascorse un bel po’ di tempo, finché il mio corpo invocò aria da respirare. Continuai imperterrito a restare aggrappato all’immagine del sacerdote in perfetta salute. Ad un certo punto il mio cervello, in una specie di urlo psichico, proiettò di colpo la sua energia, guidata dall’immagine disperatamente trattenuta, esattamente nel punto in cui veniva indirizzata. Finalmente respirai, convinto che il lavoro era fatto, e così fu. Il metodo che impiego adesso è molto differente, molto più semplice per l’operatore, ed altrettanto efficace. Dovete semplicemente imparare ad impiegare lo schermo mentale con immagini vive, e con fiducia. Ora descriverò per voi lo schema del procedimento, passo dopo passo. 1. E' di grande aiuto, anche se non indispensabile, che conosciate le condizioni della persona che vi accingete a curare. Potete informarvi a livello psichico, oppure oggettivamente; la cosa non ha importanza. 2. Andate a livello meditativo, e proiettate sul vostro schermo mentale la persona in questione così com’è: con tutti i suoi disturbi che l’affliggono. Collocate sulla sinistra dello schermo un’altra immagine, dove state facendo qualcosa per rimuovere il problema. Se non conoscete la persona, e non siete ancora pronti per la diagnosi psichica, fate in modo di raccogliere informazioni sul suo aspetto fisico per poterla visualizzare in modo il più possibile vicino alla realtà. 3. Adesso proiettate sullo schermo, ancora più a sinistra, la chiara immagine della persona perfettamente guarita, piena di energia e di ottimismo. Durante lo stato di meditazione profonda si è estremamente ricettivi verso quello che si dice a sé stessi. Questo particolare momento è di fondamentale importanza per imprimere la convinzione che l’immagine felice è la reale condizione della persona... Non che sta diventando reale, neppure che diventerà reale: ma che “è” reale. Questo lo si spiega con il fatto che al livello meditativo, in Alfa o in Theta, la mente è collegata alle “cause”; in Beta invece è più associata con gli “effetti”.
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Visualizzando con vera convinzione a livello Alfa e Theta state “causando”. Quello che apparentemente state facendo al tempo, sostituendo “è” con “sarà”, non ha importanza. Il tempo assume una diversa dimensione quando si è a livello. Visualizzate i risultati desiderati come se già si fossero realizzati. Tra le leggi dell’Universo sembra esistere una specie di legge cosmica che garantisce ad ognuno di noi, non importa quanto siamo illustri o meno, brillanti o maldestri, il potere di intervenire positivamente a realizzare le nostre legittime aspirazioni per mezzo della fermezza del nostro desiderio, la nostra fede e l’aspettativa. Questa stessa cosa già fu detta, ed in forma più appropriata, quasi duemila anni fa, come narra San Marco nel suo Vangelo: “...Tutto ciò che chiedi con la preghiera, se crederai di averlo già ottenuto, lo otterrai”. Mentre visualizzate quella persona in perfetta salute, verrà un momento, un istante molto particolare ed esaltante, in cui sentirete di aver operato quanto basta. E' esaltante, perché si tratta di una sensazione di riuscita. Allora contate da uno a cinque per il ritorno dal livello al Beta, “sentendovi completamente sveglio, e meglio di prima". Quanto più metterete in pratica questa tecnica, maggiore sarà il numero di felici coincidenze che si verificheranno; a sua volta ciò rafforzerà la vostra fiducia, e verranno così ancor più fantastiche coincidenze. Non appena sarete in grado di utilizzare lo schermo mentale, potrete già cominciare ad attivare questa reazione a catena. Anche se le tecniche di tanti guaritori, spirituali o psichici, sono tanto diverse l’una dall’altra, credo tuttavia che i principi in base ai quali agiscono, (ed i risultati), siano i medesimi. I rituali di cura attraverso le fede sono diversi da una cultura all’altra, però tendono tutti a creare lo stesso effetto: indurre un livello mentale profondo, e rafforzare la fede e l’aspettativa. Molti terapeuti usano metodi che li lasciano esausti. Esauriscono la loro energia e talvolta calano di peso nel corso della seduta. Tutto questo non è necessario. Anzi, i metodi del Mind Control hanno l’effetto contrario. Quando arriviamo a provare la sensazione di avere raggiunto la realizzazione del proposito, sperimentiamo una sensazione di esaltazione: e non è una sensazione sottile, ma qualcosa di veramente intenso, che fa sì che usciamo dal livello “sentendoci meglio di prima”. Abbiamo scoperto che curare gli altri fa bene anche al guaritore. Molti guaritori sono convinti di non poter curare sé stessi. Alcuni sentono che se ci provassero perderebbero i loro “poteri”. Noi abbiamo dimostrato, tantissime volte, che questo è falso. Così pure, molti credono che la persona da curare deve essere presente, per la “imposizione delle mani”. Per quelli che, come noi, non sono medici, o sacerdoti di una chiesa riconosciuta, tale pratica è illegale. E, cosa non trascurabile, a parte la legalità della cosa, non è indispensabile. La guarigione a distanza è efficace. Quando analizziamo questo punto nelle lezioni di Mind Control, ci capita talvolta di citare il passo del Vangelo relativo al servo del Centurione, che Gesù guarì a distanza. Cristo non vide il servo, ma solo il Centurione che lo supplicò di intervenire. “Ed in quello stesso istante, il servo fu guarito”. Un breve commento: fate caso come nel nostro folklore, quando esprimiamo
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un desideriò, sia quando spezziamo l’osso dello sterno del pollo, oppure vediamo una stella cadente, oppure spegnamo le candeline della torta, ci si raccomanda di non svelare il nostro desiderio. Forse tale segretezza è qualcosa di più che uno scherzo infantile; sono convinto che ci sia della saggezza dietro a questo. Il conservare segreto dentro di noi il nostro desiderio, in questo caso la visualizzazione della guarigione, sembra sia un mezzo per evitare che l’energia si disperda, anzichè l’energia si rinforzi. E' per questa ragione che io, e come me molti dei nostri istruttori, consigliamo ai nostri allievi di tenere per sé, nascosto nel profondo del loro intimo, il loro lavoro di guaritori. Quando Gesù disse, dopo una guarigione miracolosa, “Bada che nessuno lo sappia”, non chiedeva di tenerla nascosta: aveva dei significati ben più profondi.
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CAPITOLO 15 ALCUNE CONSIDERAZIONI
I capitoli dal 3 al 15, quello che siete sul punto di leggere, sono strutturati per imparare ad usare di più la mente, ed usarla in modo speciale, allo scopo di aiutarvi a risolvere il genere di problemi che ci rende difficile la vita. Quello che avete letto è il risultato di oltre trent’anni di studio e sperimentazioni. Come potrete constatare, ho mantenuto la mia opera il più possibile pratica, forse perché io sono nato povero, e la vita fin dal pricipio mi ha costretto a confrontarmi con problemi pratici. Tuttavia, lungo il mio cammino mi è venuto spontaneo proporre alcune riflessioni riguardo le molte scoperte che man mano andavo facendo, e mi lasciavano stupefatto. Dal momento che sono stato influenzato dalle molte letture fatte, dalle persone erudite che hanno collaborato con me, e senza dubbio anche dalla ricca tradizione del cristianesimo, posso vantare ben poca originalità in questi miei pensieri. Una delle cose che più mi hanno sorpreso fu il fatto che nulla di quanto scopersi, di veramente efficace, sia in contrasto con le mie convinzioni religiose. Durante molti, tragici secoli, c’è stato un difficile rapporto tra scienza e religione; io però non ho mai avuto occasione di vivere qualche esperienza negativa a questo proposito. Mi stupì ancor di più il constatare che le mie scoperte non erano in conflitto con qualsiasi altra religione, e neppure con alcuna disciplina etica. Tra i nostri entusiasti diplomati annoveriamo atei, protestanti di ogni confessione, cattolici, ebrei, mussulmani, buddisti, indù, assieme a uomini di scienza, ed eruditi di un’ampia gamma di discipline. E questo, significa forse che non esistono valori propri del Mind Control? Forse le tecniche che ho elaborato non sono né buone né cattive, come la tavola pitagorica? Ho preannunciato che questo capitolo tratterà di riflessioni morali: ed a questo proposito io ho alcune ferme convinzioni, che credo di poter dimostrare anche con la logica. Permettetemi di esprimerle in forma di una specie di catechismo: 1. L’Universo, possiede leggi sue proprie? Certamente, e la scienza le va scoprendo una alla volta. 2. Possiamo infrangere queste leggi? No. Possiamo saltare da una finestra e morire, o ferirci gravemente, però non si sfugge alla legge di gravità. Siamo noi a spezzarci, non certo la legge!. 3. Può l’Universo avere coscienza di sé? Sappiamo con certezza che almeno una sua parte può avere questa consapevolezza: noi stessi. Non è forse ragionevole allora pensare che tutto quanto possieda tale consapevolezza? 4. L’Universo è forse indifferente della nostra sorte? Come potrebbe mai esserlo? Siamo parte dell’Universo, ed esso reagisce assieme a noi. 5. Noi siamo fondamentalmente buoni o cattivi? Quando siamo in profondo
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contatto con noi stessi, nella meditazione, non siamo capaci di fare del male; possiamo invece operare a procurare grandi benefici. I miei esperimenti hanno dimostrato il punto 5: altrimenti la mia visione della realtà sarebbe certamente diversa. La migliore definizione che ho ascoltato riguardo la realtà, è che si tratta di un sogno collettivo, che noi sognamo tutti insieme. Possiamo percepire solamente sottilissimi indizi su qual’è la vera essenza della realtà. Ciò che noi percepiamo, ed il modo in cui vediamo le cose, si dispone nelle parvenze che più ci sono convenienti. Le cose osservate a distanza non sono realmente più piccole, e gli oggetti solidi in realtà non sono affatto solidi. Tutto è energia. La differenza tra un colore ed un suono, tra un raggio cosmico ed una immagine televisiva, consiste unicamente in un diverso valore di frequenza; oppure in quello che l’energia sta facendo e la velocità con cui lo fa. Anche la materia è energia, in base alla famosa formula E = MC2; è energia impegnata in qualcosa di diverso, e situata ad un altro livello. Un punto interessante riguardo l’energia: in un mondo di opposti, dove troviamo il sopra ed il sotto, il nero ed il bianco, il veloce ed il lento, non esiste invece nessun opposto riguardo l’energia. Ciò è dovuto al fatto che non esiste nulla al di fuori dell’energia, compreso voi ed io, compresi anche i nostri pensieri. L’atto del pensare consuma e genera energia, o, per essere più precisi, trasforma energia. Potete ora rendervi conto sul perché scorgo una differenza minima tra un pensiero ed una cosa. Possono i pensieri influenzare la materia? Certo: l’energia può farlo. Ed il tempo, è energia? Su tale quesito possiedo soltanto alcune considerazioni in forma di ipotesi, poiché il tempo presenta una molteplicità di aspetti tanto diversi. Se lo osserviamo sotto un certo aspetto ci sembra tutto chiaro; considerato da un altro punto di vista appare completamente differente. Per allacciarmi una scarpa, o per attraversare una strada, conviene pensare che il tempo scorre in linea retta, dal passato al futuro, passando attraverso il presente. Dobbiamo pensarlo così, se dobbiamo muoverci nelle nostre attività quotidiane; allo stesso modo continiamo a pensare che il sole sorge e tramonta, come se ormai da secoli la teoria copernicana non avesse mai dimostrato che in realtà avviene il contrario. Da tale prospettiva possiamo ricordare il passato, vivere il presente, ed intravedere qualcosa in modo indistinto, se vi guardiamo, verso il futuro. Invece, in un’altra prospettiva, le cose non stanno così. In Alfa e Theta possiamo vedere sia il passato che il futuro. Gli avvenimenti che stanno per accadere proiettano verso di noi una sorta di ombra, che possiamo imparare a riconoscere. Tale facoltà è nota sotto il nome di “precognizione”: termine ambiguo fino a non molto tempo fa. Se ai livelli Alfa e Theta possiamo scorgere il futuro in anticipo, ciò significa che esso deve inviare in avanti un certo tipo di energia, con cui noi possiamo sintonizzarci; e se il tempo emette qualche energia verso qualche direzione, questo implica che esso stesso sia energia.
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Parecchi anni fa, quando ero impegnato in esperimenti di ipnosi, scopersi qualcosa di molto strano in merito al modo con cui percepiamo il tempo. Quando sottoposi due dei miei figli a regressione nel tempo, se il cambio di scena dal presente al passato avveniva in modo troppo rapido, dondolavano verso destra (mentre erano orientati con la faccia rivolta a Sud), allo stesso modo in cui, stando su un autobus che bruscamente si mette in moto in direzione Oriente, dondoliamo verso destra (verso Ponente). I ragazzi provavano l’impressione che, spostandosi indietro nel tempo, si muovevano verso la loro destra (Ponente). Quando li proiettavo verso il futuro succedeva il contrario: dondolavano verso sinistra (Oriente). Molti altri esperimenti che condussi successivamente con altri soggetti confermarono questo fenomeno. Più tardi, quando abbandonai l’ipnosi per la meditazione controllata, cercai il metodo per muovermi avanti e indietro nel tempo in forma soggettiva. Guardavo in direzione Est perché le discipline orientali raccomandano specificamente di stare rivolti verso quella direzione, ed a me tale direzione sembrava buona come qualunque altra. Successivamente mi dissi che avrei forse potuto muovermi più liberamente nel tempo collocando il futuro alla mia sinistra ed il passato alla destra, tenendo conto del suggerimento che mi era venuto dagli esperimenti con l’ipnosi. Sul nostro pianeta il sole porta il nuovo giorno dall’Oriente e lo conclude a Ponente. Se guardavo verso Sud durante la meditazione, avrei avuto l’Oriente alla mia sinistra ed il Ponente alla destra; in tal modo sarei stato orientato in armonia con il flusso planetario del tempo. Io non so se davvero ho scoperto la direzione in cui fluisce il tempo; quello che so è che da quando cominciai a stare rivolto verso il Sud mi sono sentito meglio orientato rispetto al tempo, e mi ci potei spostare con più facilità. Occupiamoci ora di una questione più importante. Negli ultimi capitoli ho spesso menzionato l’Intelligenza Suprema. Non sarà forse un modo evasivo per riferirmi a Dio? Francamente non posso provare quanto sto per dire: parlo come mi detta la fede. La mia risposta è no: quando parlo di Intelligenza Suprema non sto parlando di Dio. Uso la maiuscola per tale definizione, perché provo un grande rispetto nei suoi confronti; tuttavia non di tratta di Dio. L’universo mostra di operare con grande efficienza, senza il benché minimo spreco. Quando nel camminare metto un piede innanzi all’altro, non posso credere che una delle preoccupazioni di Dio sia il fare attenzione perché io non inciampi, né posso pensare che questo sia compito dell’Intelligenza Suprema: sono fatti miei. Io venni programmato geneticamente perché fossi in grado di camminare: questo fu opera di Dio. Adesso che ho imparato, dei passi successivi sono responsabile io. Tuttavia, ci sono passi nella vita che non sono ordinaria amministrazione, può darsi che mi sia indispensabile disporre di informazioni che non possono essere recepite con i normali cinque sensi, per poter prendere la decisione giusta. In tale frangente ricorro all’Intelligenza Suprema. Altre volte ho bisogno di un consiglio per cose di importanza trascendente. Per questo ricorro allora a Dio: recito una preghiera. I vari livelli di intelligenza io li vedo come una gamma continua, che va dalla
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materia inanimata alla vita vegetale, poi alla vita animale, poi al genere umano, poi ancora più su all’Intelligenza Suprema; per ultimo a Dio. Sono convinto di aver trovato il metodo scientifico per comunicare con ciascun livello, dall’inanimato all’Intelligenza Suprema. Ho eseguito esperimenti in condizioni controllate, ho comprovato i risultati mediante la ripetizione, e qualsiasi persona che segua le istruzioni contenute in questo libro, o che frequenti il corso Mind Control, può a sua volta riprodurli. Quasto è ciò che intendo quando dico “scientifico”. Molto del resto è illazione o atto di fede: ma non questo. Voglio esporvi ancora un’altra delle mie speculazioni: in tutto l’arco della nostra storia, noi umani abbiamo recentemente concluso una tappa evolutiva. Essa è consistita nell’evoluzione del cervello. Questa è ormai una fase conclusa: disponiamo di tutte le cellule cerebrali che dobbiamo possedere. La fase seguente sta già cominciando: lo sviluppo della nostra mente. Ben presto, quelle che sono ora considerate capacità psichiche eccezionali saranno patrimonio comune di noi tutti, come già lo sono adesso per tutti i diplomati del Mind Control, e come sarà per i lettori che seguano passo passo le istruzioni contenute in questo libro. Nel leggere queste mie speculazioni potete rendervi conto che io ho una particolare visione del mondo e di ciò che costituisce la realtà. E' allora legittimo che vi chiediate: “Ma allora i diplomati del Mind Control vengono fuori da tale esperienza con punti di vista simili a questo?”. La risposta è no; anzi, ben lungi. Permettetemi di farvi un esempio. Tra coloro che seguono i miei corsi, e praticano scrupolosamente gli esercizi del Mind Control, un numero sorprendente di essi diventa vegetariano. Harry McKnight, il mio più stretto collaboratore, lo è diventato recentemente. Io invece apprezzo una buona bistecca.
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CAPITOLO 16 INDICE DELLE TECNICHE
Quando avrete imparato bene tutte le tecniche che vi ho descritto, se siete come la maggior parte dei nostri diplomati del Mind Control, potrà succedere che ne utilizziate alcune che vi hanno dato migliori risultati, e che vi dimentichiate le altre. Potrete facilmente recuperare quelle che avete eventualmente dimenticato scorrendo questo elenco. Per farvi risparmiare tempo nella ricerca delle tecniche, eccovi l’elenco di quelle descritte tra il Capitolo 3 ed il Capitolo 11: 1. Come imparare a meditare al mattino ………………………………………..….. 14 2. Come uscire dal livello di meditazione ……………………………………..……. 15 3. Come meditare in qualsiasi ora del giorno ………………………………..…… 15 4. Il primo passo verso la visualizzazione: lo schermo mentale ………..…... 16 5. Il primo passo verso la meditazione dinamica ……………………………..….. 18 6. Come risolvere problemi mediante la meditazione ………………………..... 19 7. Come servirsi della Tecnica delle Tre Dita per il ricordo immediato ..... 24 8. I passi per il ricordo immediato …………………………………………………..... 26 9. Come ricordare i sogni ……………………………………………………..………..…. 32 10. Come sognare la soluzione di problemi ………………..………………….……. 32 11. Come liberarsi da abitudini indesiderate: - mangiare troppo ..…………………………………………………………………….……. 39 - fumare ……..……………………………………………………………………….………….. 39 12. Come operare psichicamente ………..………………………………….………….. 40 13. Come ottenere guarigioni con gli strumenti della psiche ..…….…………. 44 14. Come guarire se stessi ……..……………………………………………….…………. 45 15. Come migliorare il proprio rapporto di coppia ..………………….………….. 50
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CAPITOLO 17 UNO PSICHIATRA CURA I PROPRI PAZIENTI CON IL MIND CONTROL
Nei capitoli precedenti Josè ha spiegato in che cosa consiste il Mind Control, ed ha fornito dettagliate istruzioni sul modo di impiegare gran parte di questo metodo. Avete visto come nel Mind Control intervengano livelli di coscienza molto profondi, e potreste chiedervi, come altri già hanno fatto, se non vi sia qualche pericolo nell’esplorare, magari per la prima volta nella vita, le possenti profondità della mente. Josè ed il suo staff della Direzione dell’Organizzazione del Mind Control assicurano che l’esperienza raccolta fino a questo momento dimostra che i benefici dell’addestramento non si scontrano neppure minimamente con qualsiasi tipo di ‘effetto collaterale negativo’. Per dirlo in altro modo, nessuna delle persone che hanno frequentato il corso ha risentito di qualche disturbo. Uno dei diplomati del Mind Control, di professione medico, ha sottoposto a severe prove la innocuità del Mind Control. Si tratta del Dott. Clancy D. McKenzie, eminente psichiatra e psicanalista di Filadelfia, Direttore del ‘Philadelphia Psychiatric Consultation Service’, membro dell’Amministrazione del ‘Philadelphia Psychiatric Center’, ed anche noto professionista. Ha pure studiato a fondo, per molto tempo, Yoga ed altre discipline nel campo della meditazione,il Bio-feedback, e Parapsicologia. Per approfondire le sue conoscenze in questo campo, nel 1970 si iscrisse al corso di Mind Control. ‘Intendevo verificare se stavano realmente insegnando la chiaroveggenza, come mi riferivano svariati miei pazienti che avevano seguito il corso e ne avevano avuto dei benefici. Mi convinsi che stava realmente succedendo qualcosa di psichico, e da allora ho dedicato gran parte del mio tempo e dei miei studi ad approfondire le ricerche sull’argomento’. Due altre cose stimolarono il suo interesse per il Mind Control: un commento che Sigmund Freud fece verso la fine della sua attività di psicologo, e qualcosa che successe durante il corso di Mind Control. Freud aveva affermato che l’indirizzo più promettente per la psicoterapia del futuro avrebbe potuto essere la mobilitazione delle energie del paziente. Ed il Dott. McKenzie vedeva chiaramente che le persone che assistevano alle lezioni del Mind Control usavano energie che non si erano mai rese conto di possedere. Il Dott McKenzie notò però anche qualcos’altro durante quelle lezioni: ‘Tre persone tra le trenta che partecipavano al corso erano emotivamente turbate, e per una quarta la stabilità era dubbia. Qual’era la ragione? Era il corso che precipitava la loro emotività, oppure erano già in crisi prima del corso? Ed i miei pazienti che avevano tratto benefici dal corso, erano solo delle coincidenze fortunate?’. Decise che il modo più pratico per verificarlo fosse quello di sottoporre a prove i pazienti prima e dopo il corso. La prova più efficace era quella di controllare e seguire con la massima attenzione i soggetti più vulnerabili sotto il punto di vista
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psicologico. Insieme con il suo collega, il Dott. Lance S. Wright, Professore di Psichiatria presso l’Universtà della Pensilvania, dette avvio ad un esperimento controllato: per i successivi quattro anni e mezzo, 189 pazienti psichiatrici si offrirono volontari a ricevere l’addestramento del Mind Control. Per rendere la ricerca ancor più rigorosa, misero a fuoco uno studio più particolareggiato sui soggetti che, nel gruppo, erano affetti da psicosi, oppure erano guariti da una psicosi. Ce n’erano 75 casi. In base alle osservazioni fatte sugli effetti benefici del corso nelle persone sane, i risultati della prova non furono una sorpresa per il Dott. McKenzie ed il Dott. Wright. Si ebbe un miglioramento generale della salute mentale in tutti i loro pazienti. Per coloro che fossero interessati nelle statistiche e nei controlli rigorosi che guidano gli studi scientifici, ecco alcuni dettagli: delle 75 persone con problemi, 66 erano pazienti del Dott. McKenzie; erano il cento per cento dei suoi pazienti psicopatici che si mostrarono disposti a seguire il corso. All’inizio dello studio, i pazienti furono mandati al corso uno alla volta, onde poter controllare da vicino se vi fossero effetti dannosi per sè stessi o per gli altri partecipanti. Vennero anche mandati al corso nei periodi che il Dott. McKenzie chiamava ‘Momenti di maggiore stabilità’. In seguito scoprì che poteva mandare i pazienti anche nei loro periodi di minore stabilità; quattro di essi fecero il corso mentre pativano crisi allucinatorie. Più tardi ancora mandò tranquillamente i suoi pazienti mentre erano in crisi, a gruppi di sei o più. In base al programma del suo studio, sottopose i suoi pazienti a controlli prima e dopo il corso, per verificare quali cambiamenti si potevano produrre. L’esame, che viene chiamato ‘Experiential World Inventory’, consiste in 400 domande formulate per misurare quale percezione della realtà abbia il paziente; assomiglia in qualche modo al famoso test delle macchie di Rorschach, però in forma scritta. Le differenze riscontrate prima e dopo il corso furono impressionanti: 36 pazienti mostrarono un miglioramento sorprendente riguardo la loro percezione della realtà, 21 rimasero praticamente come prima, ed uno diede qualche segno di peggioramento. La persona che sembrò peggiorare era un paziente catatonico schizofrenico di 29 anni, che per la prima volta nella sua vita provò a smettere di prendere medicine e cominciò a frequentare ragazze. ‘Sotto il profilo clinico - osservò il Dott. McKenzie - dopo il trattamento aveva più energie emotive e dei punti di vista più ottimisti. Tuttavia, il fatto di cominciare ad uscire con delle ragazze gli provocò un conflitto, e due settimane dopo il corso tornò a dar segni di alterazioni. Tuttavia non fu necessario ricoverarlo’. Tutti questi pazienti erano stati sottoposti a psicoterapia, alcuni per un anno o più, e questo diede al Dott. McKenzie una eccellente opportunità per verificare quali cambiamenti clinici effettivi avvenivano dopo il corso. Ecco alcune delle sue osservazioni: Un paziente di 30 anni, schizofrenico, era ossessionato dall’idea di aver ricevuto telepaticamente l’ordine, molti anni prima, di assassinare qualcuno. Per fortuna, non aveva mai trovato la vittima predestinata. Durante le sedute di terapia che seguirono il corso fu in grado per la prima volta di auto-analizzare le proprie allucinazioni. La sua energia emotiva migliorò notevolmente, e ne ebbe una visione più ottimista della vita. Poco tempo dopo fu
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in grado di ritornare a scuola, e laurearsi. ‘Se fu in grado di fare tutto ciò, lo deve unicamente al corso’ - fu la spiegazione del Dott. McKenzie. Su 28 pazienti che soffrivano di varie forme di depressione (involutiva, psicotica, schizo-affettiva, e maniaco-depressiva), 26 trassero utili miglioramenti dal corso. Gli altri due, che avevano dichiarato di sentirsi più depressi di prima, mostrarono però migliori risultati con il questionario, e furono in grado, per la prima volta, di affrontare problemi che non erano mai stati in grado di risolvere. Una ragazza di 21 anni era decisa a volersi suicidare, e si trovava al primo stadio di una psicosi acuta. Dichiarò al Dott. McKenzie che nulla di quanto avesse fatto avrebbe potuto aiutarla: si sarebbe comunque suicidata. Egli le raccomandò di seguire il corso. A metà del corso era sbalordito: la ragazza ebbe una reazione migliore di tutte quelle che aveva fino allora registrato; fu una delle remissioni più incredibili che avesse mai osservato. Ella scoprì una nuova tranquillità, diventò più ragionevole, i suoi pensieri smisero di galoppare freneticamente nelle più svariate direzioni. Un’altra cosa importante: si liberò della sua carica di pessimismo. In un loro rapporto clinico i Dottori McKenzie e Wright riferiscono: ‘Un ricovero in ospedale e forti dosi di medicinali non avrebbero potuto tranquillizzarla altrettanto. La giovane ripetè il corso due settimane dopo e migliorò ancora. I cambiamenti furono incredibili: per i sei mesi successivi si dimostrò in grado di cooperare meglio nella terapia’. Un anno più tardi il Dott. McKenzie la dichiarò clinicamente guarita dalla sua seria malattia. Come è noto, le psicosi sono disturbi mentali assai seri. Le neurosi sono molto meno gravi. Dei 189 pazienti che seguirono il corso di Mind Control, 114 soffrivano solo di neurosi. Tutti ne ebbero dei miglioramenti.Per riassumere le loro osservazioni cliniche sullo studio che abbiamo descritto, gli psichiatri scrissero: ‘Quelli che, dopo avere frequentati il corso, proseguirono a praticare le tecniche, furono meglio in grado di modificare la loro vita; ma anche quelli che non si esercitavano si trovarono ad applicarlo nei momenti di crisi, quando dovevano affrontare stati di tensione o prendere decisioni importanti. Per tutti sembrò un’esperienza di espansione mentale, la rivelazione che potevano servirsi della mente in altri modi. L’entusiasmo del gruppo crebbe verso la fine del corso, e la maggior parte delle persone sperimentò un’energia mentale più intensa. Anche il gruppo di pazienti in crisi manifestò un cambiamento impressionante sotto il profilo clinico. Soltanto il caso citato prima (il giovane di 29 anni che cominciò ad uscire con ragazze), divenne più irrequieto, mentre tutti gli altri trassero svariati benefici dal corso. Molte persone abuliche (risposte emozionali scarse o nulle), per la prima volta mostrarono entusiasmo verso qualcosa. L’effetto del corso sembrò manifestarsi come cambiamento dell’energia emozionale, ed un miglioramento negli affetti. Possedevano una migliore prospettiva circa il loro futuro, ed alcuni cominciarono a comprendere meglio i propri processi psicotici. I pazienti affetti da allucinazioni mostrarono una chiara riduzione dei sintomi dopo l’addestramento. Si produsse un maggior rilassamento ed una diminuzione dell’ansia. I pazienti impararono a fare ricorso alle proprie risorse per comprendere, affrontare, e risolvere i loro problemi, ed il fatto di riuscire a fare questo diede loro più fiducia’.
La conclusione a cui giunge il Dott. McKenzie è ‘che si tratta di qualcosa che è 78
benefico e senza rischi, dal momento che tutti i 189 pazienti, meno uno, ottennero benefici dal corso. Esso può risultare immensamente utile come parte integrante della psicoterapia’. Oggi egli fa in modo che tutti i suoi pazienti frequentino il corso. Alcuni di essi abbreviano la durata della terapia entro i due anni servendosi delle tecniche imparate nel Mind Control. Sostiene che una delle tecniche, il ‘Controllo dei Sogni’, può ‘... rappresentare un importante progresso nella psicoterapia. Costituisce un metodo rapido ed efficace per comprendere e risolvere problemi’ Il Dott McKenzie è un esperto in analisi Freudiana, e non vede alcun conflitto tra il modo in cui i freudiani interpretano i sogni spontanei, e come i diplomati del Mind Control interpretano i loro sogni programmati: ‘Il desiderio che manifestiamo con il sogno freudiano si trasforma in desiderio di trovare la risposta’, spiega; ed avverte: ‘Occorre accertarsi che il desiderio di avere un sogno inconscio non vada a sostituire il desiderio conscio di trovare la risposta’. Una paziente che il Dott. McKenzie stava curando da lungo tempo lo chiamò per informarlo che stava per entrare in ospedale a causa di forti dolori allo stomaco ed all’addome. Egli le consigliò di farsi visitare in un ospedale psichiatrico invece che in uno generico. Infatti la chiamata della paziente non l’aveva affatto colto di sorpresa: era da parecchio tempo che vedeva avvicinarsi qualche crisi, e se l’aspettava. Infatti le condizioni mentali della paziente stavano nettamente peggiorando. Nell’ospedale psichiatrico il Dott. McKenzie le disse di programmarsi un sogno che le desse le risposte a quattro domande: 1) Qual’è il problema?. 2) Dove è localizzato?. 3) Cosa lo ha provocato?. 4) Come posso risolverlo?. Ed ecco il sogno che la donna fece: Ella, il marito, ed i suoi tre figli, stavano viaggiando in auto lungo una strada piena di curve. Cominciò a nevicare, e l’auto uscì di strada. Non passò molto tempo che l’auto era ricoperta di neve. Il marito le disse di spegnere il motore; poco dopo otto o dieci persone giunte dalla città più vicina si diedero da fare per tirarli fuori. Quando uscirono dall’auto, i tre figli erano scomparsi. Poco più avanti da dove si trovavano, la strada terminava. C’era però un altro sentiero che andava verso destra, ed incontrava ad angolo retto un’altra strada, che, ancora ad angolo retto, andava a collegarsi con una superstrada. Man mano che la donna gli raccontava il sogno, al Dott. McKenzie venne il sospetto che ella stesse descrivendo il sistema intestinale; le chiese di disegnare la mappa di ‘quella strada tutta a curve’. Il disegno che la donna tracciò corrispondeva effettivamente ad un intestino umano, con la più assoluta precisione anche nelle proporzioni. L’esame medico fatto successivamente mise in evidenza un’ostruzione intestinale esattamente nel punto corrispondente a dove l’auto era uscita di strada; ed era il punto dove l’intestino tenue incontra l’intestino crasso. In altre parole, il sogno di quella donna (che non sapeva quasi nulla di anatomia), indicava il punto in cui si trovava l’ostruzione con l’approssimazione di un paio di centimetri rispetto al percorso dell’intestino, che complessivamente è lungo 6-7 metri. E ancora: la neve, nel simbolismo del sogno, rappresentava una sostanza lattea che aveva provocato l’affezione intestinale, e che in qualche modo aveva attivato
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il formarsi dell’ostruzione. Il suggerimento del marito, di spegnere il motore, era anch’esso, in forma simbolica, il miglior consiglio che le si potesse dare: significava ‘smetti di fornire combustibile al corpo: smetti di mangiare’. Le otto o dieci persone che la tirarono fuori dalla neve potevano essere, nel linguaggio dei sogni, le dita delle mani. Questo può significare una cura, o per imposizione delle mani nella ‘pranoterapia’, o come intervento chirurgico. La scomparsa improvvisa dei bambini poteva rappresentare il realizzarsi di un suo desiderio: il loro allontanamento affinchè il marito dedicasse soltanto a lei le sue attenzioni. Il Dott. McKenzie la fece trasferire al reparto di chirurgia, dato che, normalmente, un’ostruzione intestinale richiede un immediato intervento chirurgico. Tuttavia, confortata dalla interpretazione del sogno, e forte della consapevolezza, acquisita con il corso di Mind Control, riguardo i poteri che la mente possiede sul corpo, ed anche di fronte all’alternativa di un intervento chirurgico, ella cominciò a concentrarsi ad eliminare l’ostruzione. Un’ora dopo che l’ospedale aveva confermato la presenza dell’ostruzione, la donna si era a tal punto liberata dell’ostruzione, che non fu più necessario operarla. Il chirurgo rimase sbalordito.In seguito il Dott. McKenzie venne a sapere che la donna, negli ultimi venti anni, era già stata operata ben quattro volte di ostruzione intestinale, che si verificava sempre nello stesso punto. Apparentemente ella aveva imparato a provocarsi quel disturbo ogni volta che si creava una necessità psicologica. Più avanti nel tempo si presentò dal Dott. McKenzie la figlia diciottenne di quella donna, ad esporgli il suo problema: era incinta e non era sposata.’Dio mio, cosa devo fare?’ chiese la ragazza. Ancora una volta, egli le suggerì di cercare la risposta con il Controllo dei Sogni. Nel sogno le apparve un uomo, che le disse: ‘Ti consiglio di tenere il bambino, di aspettare tre anni, sposare il tuo uomo ed andare a vivere in un altro Stato’. Il commento del Dott. McKenzie fu: ‘Non avrei potuto darle un consiglio migliore’. Le statistiche di divorzio negli adolescenti è dell’ottanta per cento, perciò un’attesa di tre anni era molto giusta. L’uomo a cui la ragazza era legata era la persona giusta per lei, ma perchè il matrimonio riuscisse , era necessario che si allontanasse dai genitori (‘vai in un altro Stato...’). In un altro caso, il Controllo dei Sogni suggerì una terapia del tutto nuova, che fece risparmiare anni di terapia. Il problema di questa paziente era la sua nevrosi ansiosa: ogni volta che il marito tardava anche solo dieci minuti dal tornare a casa, lei si tagliava le vene dei polsi. Per mesi il Dott. McKenzie si era sforzato a spiegarle che, anche se era convinta di reagire ai ritardi del marito, in realtà stava rivivendo un sentimento molto anteriore, risalente alla sua infanzia, quando suo padre,alcolizzato, tornava a casa. Una volta che si fosse convinta di questo, avrebbe smesso di tagliarsi le vene. Però il Dott. McKenzie non riusciva a farglielo capire. A giudicare da come procedevano le cose, per la donna si prospettavano almeno due anni di terapia, con due seduta alla settimana. Il Dott. McKenzie le suggerì di programmare un sogno. Il sogno si rivelò sorprendentemente creativo, e le risolse il problema tra la notte e il mattino. Sognò che il Dott. McKenzie registrava alcune affermazioni che la
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disturbavano particolarmente. Ella poi riascoltava il nastro a casa sua, e registrava su un secondo nastro le sue reazioni. In seguito faceva ascoltare quel secondo nastro al Dott. McKenzie, affinchè lo commentasse. Ad ogni sua interpretazione ella esclamava: ‘Ahi, che stupidaggine da parte mia!’. Le interpretazioni del medico concludevano che ella stava confondendo due realtà diverse, quella passata e quella presente. Il sogno glielo fece comprendere per la prima volta. Non si tagliò mai più le vene dei polsi. ‘Questo notevole sogno programmato guarì completamente la paziente. Un esame di controllo fatto tre anni dopo confermò la completa guarigione’ riferisce il Dott. McKenzie. Un altro paziente soffriva di claustrofobia, e per oltre un anno lottò per trovare la causa del disturbo. Questa risultò assai interessante. In un sogno programmato, egli ed altre tre persone stavano in un rettangolo delimitato da da una corda stesa al suolo. Fuori dal rettangolo, in un cantone, ce n’era un’altro più piccolo, anch’esso delineato da una corda. Tutti quelli che stavano nel rettangolo grande cercavano di uscirne passando attraverso quello più piccolo. Il significato di questo sogno diventa chiaro se si considera l’area grande come l’utero, e quella più piccola la cervice dell’utero. Attorno c’erano verdi pascoli con mucche (i sogni). Uno dei compagni nel rettangolo corse verso il rettangolo piccolo, ma venne trattenuto da una barriera invisibile (le pareti dell’utero). Attaccata alla cintura aveva una catena fatta con barattoli di latta (il cordone ombelicale). Il paziente sapeva che in un modo o nell’altro avrebbe dovuto andarsene da lì, però decise di lasciare andare gli altri per primi. Il cercare di uscire gli provocava una sensazione di nervosismo, come ci si sente quando si deve pronunciare un discorso; era qualcosa che sapeva di dover fare, anche se gli provocava tensione e ansietà (il trauma della nascita); ma che una volta fatto gli avrebbe dato sollievo. Le altre tre persone nel rettangolo erano i suoi fratelli e la sorella. Questo sogno da solo gli diede la consapevolezza necessaria per capire la sua claustrofobia. Quello che rende questo sogno particolarmente interessante non è solo il fatto che conduca una persona fino ad un periodo anteriore alla nascita (questo è relativamente frequente), bensì il riferimento alla ‘barriera invisibile’. Il Dott. McKenzie si domanda: ‘Potrebbe suggerire la possibilità di una forma di chiaroveggenza prima della nascita?’. Il Dott. McKenzie non si limita a consigliare ai suoi pazienti l’impiego del Controllo dei Sogni; egli stesso se ne serve per aiutarli. ‘Alcune delle più stupefacenti rivelazioni mi vengono da quando metto in pratica il Mind Control’. Una notte si programmò un sogno riguardo un suo paziente in psicoanalisi, un giovane di ventisette anni che da due anni non usciva più con ragazze. Non piaceva alle ragazze, diceva, ‘e tanto, non ne vale la pena’. Nel sogno, il Dott. McKenzie sentiva sè stesso dire al paziente: ‘Se non vuoi avere rapporti eterosessuali, per me sta bene anche così’. In seguito, alla prima occasione in cui il paziente si lamentò delle donne, il Dott. McKenzie gli disse esattamente così. Funzionò! Il paziente rimase attonito. L’evitare le donne era il suo modo di resistere al trattamento. E così non funzionava più. Inoltre, il pensiero di non avere mai più un rapporto normale con una donna lo gettava nel panico.
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Quella stessa notte andò con una donna. Il Dott. McKenzie, che è diventato consulente del Silva Mind Control, prosegue le sue ricerche di nuovi modi per applicare il Mind Control nel migliorare e accelerare la terapia psichiatrica. Nello stesso tempo sta cercando forme di utilizzazione del Mind Control in campi ben più vasti della pratica medica: la diagnosi delle malattie. Il primo passo di questa ricerca consiste nel trovare il modo per misurare l’affidabilità della tecnica impiegata nel Mind Control per studiare casi di riabilitazione. Dopo tre anni di ricerca, è sicuro di essere ad un passo da quello che chiama ‘Progetto di ricerca assoluta’: che elimina tutte le variabili e misura solo quello che intendiamo valutare. Il suo obiettivo è trovare modi di applicare le tecniche di guarigione nella medicina. La diagnosi medica richiede talvolta interventi chirurgici a scopo esplorativo, o l’impiego di sostanze che possono risultare dannose o pericolose per il paziente; inoltre nessuna diagnosi è certa in assoluto. La diagnosi psichica invece non implica nessun rischio per il paziente, ammesso però che si possa dimostrarne l’affidabilità. E’ appunto questo ciò che il Dott. McKenzie sta ricercando. La prima volta che mise in pratica il suo nuovo progetto di ricerca fu con un gruppo di 30 diplomati del Mind Control. La precisione dei risultati fu maggiore in rapporto di 200 a 1 di quella che avrebbe potuto produrre il puro caso. Fu molto incoraggiato da quel risultato, però intendeva perfezionare ancora il suo metodo e trovare il sistema per elaborare i risultati con il computer. Verificò i suoi piani al Dipartimento di Statistica dell’Università della Pensilvania, e gli fu confermato che aveva realmente eliminato i fattori variabili che inficiano la ricerca psichica, e che le sue misurazioni sarebbero risultate precise. Il bollettino del Mind Control pubblicò la figura di due corpi umani (pag. 84) con dei circoletti che i lettori dovevano segnare. Ai lettori venne dato, come si fa nelle diagnosi dei corsi Mind Control, nome, età, e indirizzo delle persone ammalate. La natura della malattia invece non venne rivelata a nessuno, nemmeno al Dott. McKenzie. Il medico della Florida che fornì i casi avrebbe rivelato quei dati solamente dopo che fossero giunti i risultati. Il fatto di studiare due casi invece di uno risulta un fattore essenziale perchè elimina ogni caso di coincidenza. Per esempio, se il caso A aveva qualche lesione alla caviglia sinistra, ed il caso B no, qualsiasi segno nel cerchio corrispondente alla caviglia sinistra di B sarebbe una coincidenza. Se 5 lettori supponevano che ci fosse una lesione alla caviglia sinistra di B, era ragionevole supporre che altrettanti lettori avrebbero supposto lo stesso per A. Supponiamo ora che 50 lettori abbiano segnato la caviglia sinistra di A: il Dott. McKenzie conterebbe che 5 sono delle coincidenze e 45 sono delle diagnosi psichiche. Dopo di che il computer avrebbe calcolato l’importanza statistica dei risultati. Affinchè il sistema funzionasse era indispensabile che i due casi fossero diversi. Se entrambi avessero avuto un guaio alla caviglia, non si sarebbe potuto utilizzare questo metodo per eliminare le risposte che non erano psichiche. Il medico della Florida commise un errore: fornì due casi che, come risultò in seguito, avevano delle lesioni nella stessa parte del corpo. Il Dott.McKenzie dovette modificare i suoi piani e studiare i risultati con un altro sistema. Invece di confrontare il caso A con il caso B, confrontò il numero di risposte esatte con il
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numero più alto che lo seguiva. Benchè il computer gli dicesse che i risultati avrebbero potuto prodursi per caso solamente una volta su mille milioni di volte, anche così non considera l’esperimento come decisivo, dato che non ha potuto seguire alla lettera il suo piano di ricerca. Questo progetto ha anche molti altri aspetti, che qui non stiamo a descrivere; inoltre ha realizzato molti altri esperimenti che gli hanno dato quelli che egli chiama ‘risultati statisticamente significativi’. Il suo progetto ha una tale importanza che sentiremo certamente parlare della sua ricerca quando avrà ulteriormente raffinato le tecniche. Invece di limitarsi a chiedere ai lettori di segnare i cerchietti per indicare dov’è localizzata la malattia, fornirà ai diplomati Mind Control un elenco di malattie, in modo che possano indicare specifiche malattie. Questi studi preliminari, dice il Dott. McKenzie, mirano ad alti livelli di valore statistico. ‘Tuttavia, non sono ancora pronto a trarre conclusioni. Occorre ancora altro lavoro molto più accurato. Se gli ulteriori studi risulteranno altrettanto incoraggianti, allora potremo trovare il modo affinchè coloro che lavorano a livello psichico possano affiancarsi ai medici per aiutarli a fare delle diagnosi ancor più accurate di quelle che si fanno ora. Ciò potrebbe trasformarsi in una scoperta della medicina; è troppo presto per affermarlo con certezza, ma questo è l’obiettivo’. Il Direttore delle Ricerche del Mind Control, Wilfrid Hahn, Biochimico, exPresidente della Mind Science Foundation, condivide le speranze del Dott. McKenzie. Egli dice: ‘Fin dal secolo XIX, quando si cominciò ad applicare metodi scientifici nello studio dei fenomeni psichici, le variabili che sfuggivano al controllo (spesso neanche conosciute) lasciarono molti interrogativi senza risposta attorno a quanto si scoprì. Come dice il Dott. McKenzie, non si può ancora dire se si arriverà ad una reale scoperta nel campo della medicina. Però sono sicuro che egli abbia già ottenuto un notevole progresso nel metodo di investigazione. Assumendo come base tutti i dati che raccoglie, potrà concentrarsi sulle risposte psichiche, eliminare tutto il ciarpame, e lasciare solo ciò che si vuole studiare: come il chimico che se vuole studiare un unico elemento contenuto nell’acqua, elimina tutta l’acqua e gli altri elementi, meno quello che intende studiare’.
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CAPITOLO 18 CRESCE LA STIMA DI VOI STESSI
“Sprechiamo troppo tempo a sminuirci. Se dedicassimo la metà di quel tempo a cercare dentro di noi il modo migliore per affrontare la vita, scopriremmo che siamo molto più forti di quanto pensiamo”. Questo è quanto disse l’attricecantante Carol Lawrence sul Chicago Tribune del 14 Novembre 1975. Ella diventò diplomata del Mind Control su consiglio di un’altra diplomata, la cantante Marguerite Piazza. E' vero, molti di noi vivono imprigionati in una visione limitata di quello che sono la nostra identità, le nostre capacità, ed il nostro reale valore. Presto proverete l’esultanza che si vive quando si spezzano tali limitazioni, e scoprirete nuove libertà oltre quei limiti. Quando vedrete quello di cui siete capaci, il concetto che avete di voi stessi si alzerà a livelli insospettati. Sono stati fatti svariati studi su questa sensazione, e tutti i risultati coincidono. Si riferiscono a gruppi numerosi, di persone senza speciali problemi, e ad altri gruppi con un concetto di sé stessi chiaramente deteriorato:un alto numero di studenti, alcolizzati, drogati, carcerati, gente povera che vive di carità pubblica. Prendiamo in considerazione per primi gli studenti. Il Mind Control è stato insegnato, come materia scolastica equiparata in tutto alle altre materie, in ventiquattro Colleges e Università, sedici scuole superiori e otto elementari. Forse penserete che lo stesso corso, impartito in modo diverso, in scuole differenti, ad alunni di diverse età, estrazione sociale, culturale ed economica, deve dare risultati diversi. Invece non è così. I risultati sono stati talmente simili che oggi si può tranquillamente prevedere in anticipo come saranno. Quando si inizia a dar corsi in una scuola i risultati saranno che gli studenti acquisteranno una maggiore fiducia in sé stessi, una più solida capacità di gestire la propria vita, e le proprie decisioni saranno meglio mirate: in altre parole, una maggior forza dell”’ego”. Questo è stato misurato in forma scientifica dal Dott. George De Sau, Direttore delle Ricerche Scientifiche del Silva Mind Control, e Direttore del Servizio di Consulenza e Indirizzo dell’Area Community College di Williamsport (Pensilvania). Il primo “test” si svolse nel 1972 presso la scuola Hallahan High School di Filadelfia, dove 2000 studenti seguirono il corso. Una settimana prima, ed una settimana dopo, a 220 studenti scelti per sorteggio venne fatto compilare l”’High Scool Personality Questionnaire”, che consiste in circa 140 domande che mettono a fuoco l’immagine che la persona ha di sé stessa. L’immagine di sé stesso può essere così tracciata come un ritratto composto da 14 caratteristiche: audacia, entusiasmo, sicurezza di sé, e così via. Tale test viene correntemente utilizzato nelle ricerche di consulenza per dare agli studenti l’indirizzo che meglio si confà a ciascuno. Questi ritratti dell’immagine caratteristica dei 220 studenti vennero combinati in un’unico profilo di gruppo; quindi vennero comparati i dati registrati prima e dopo il corso. I risultati furono: spostamento generale verso una maggior forza
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dell’ego, maggior fiducia in sé stessi e serenità; riduzione dell’impazienza, dell’insicurezza, e della tendenza ad isolarsi. Per alcuni valori gli studenti non manifestarono alcun cambiamento; per esempio l’equilibrio tra predominio e sottomissione, idealismo e realismo. Tutto questo significava che gli studenti, pur senza cambiare le caratteristiche di fondo del loro carattere, dopo aver fatto il corso Mind Control diventarono più sicuri e con una maggior stima di sé stessi. Com’è naturale, il modo che abbiamo di vedere noi stessi cambia quasi ogni giorno, come cambiano i modelli che ci guidano nella vita. Se sottoponessimo al test un gruppo di persone scelte a caso, e lo ripetessimo tre settimane più tardi, troveremmo qualche cambiamento. Si è anche tenuto conto di questo fattore nell’elaborare lo studio. I cambiamenti che si producono per loro conto sono perfettamente prevedibili, la loro proporzione venne calcolata e se ne tenne conto. I risultati segnalarono che una crescita spontanea della forza dell’ego e della fiducia in sé stesso pari a quella registrata si sarebbe potuta produrre spontaneamente una volta su mille; per il cambiamento dell’autocontrollo oltre una volta su diecimila. Il cambiamento non era dunque avvenuto per una coincidenza, ma solo per il corso Mind Control. Mentre si stava svolgendo il corso, un reporter del “Philadelphia Daily News”, Joe Clark, intervistò alcuni studenti durante l’intervallo del pranzo. In un articolo pubblicato il 27 Settembre 1972, egli riportò le parole di Kathy Brady, una tredicenne che aveva il vizio di mangiarsi le unghie: “Me le rosicchiavo ogni volta che ero nervosa”. “Stamane in aula mi è venuta voglia di farlo, ma non l’ho fatto. Semplicemente mi sono detta che non dovevo mangiarmi le unghie, ho chiuso gli occhi e mi sono rilassata”. Pat Esienlohr raccontò di essere riuscita ad evitare un litigio con il fratello più piccolo, con il quale si azzuffava continuamente. “Mi sono detta: Non è il caso di arrabbiarsi: perché litigare? E non l’ho fatto. Sono anche riuscita a farmi passare un mal di testa, semplicemente dicendomi che dovevo farlo sparire. Sembra impossibile, invece funziona”. Ora confrontiamo i risultati ottenuti con gli studenti di questa scuola e quelli relativi ad altre due scuole: la Scuola Superiore Cattolica Lawrenceville, di Pittsburg, per ragazzi e ragazze, e l’Istituto St. Fidelis, per soli ragazzi aspiranti al Seminario. A Lawrenceville ed a St. Fidelis, come ad Hallahan, il cambiamento maggiore venne riscontrato nella forza dell’ego. E la cosa più importante fu che il cambiamento risultò uniforme: in ogni scuola il profilo del gruppo migliorò in una misura che si sarebbe potuta verificare casualmente una volta su un miliardo. Stesso valore riguardo la tranquillità nelle scuole Hallahan e Lawrencevilee, un po’ meno al St. Fidelis. Nelle tre scuole si ebbero valori diversi nei cambiamenti della fiducia in sé stessi, comunque tutti positivi. Tuttavia i risultati non soddisfacevano del tutto il Dott. De Sau. Benché fosse lieto dei risultati positivi e tranquillizzato dall’uniformità dei valori nelle varie scuole, mancava ancora qualcosa. I test fatti prima del corso, e due settimane più tardi, non bastavano per concludere che i benefici avrebbero durato nel tempo; questo l’avrebbe detto il test fatto quattro mesi dopo il corso.
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Il Dott. De Sau fece quel controllo nelle scuole Lawrenceville e St. Fidelis ed ebbe alcune sorprese. In tutte le caratteristiche menzionate prima (forza dell’ego, fiducia in sé stessi, tranquillità), dopo quattro mesi gli studenti erano migliorati molto di più di quanto lo fossero dopo due settimane! Nella sua relazione egli conclude: “Forse i cambiamenti registrati con gli studenti indipendentemente dai diversi ambienti culturali possono essere meglio valutati dal punto di vista sostenuto da John Holt, noto insegnante e scrittore. Holt difende in principio che il processo educativo è spesso ottuso, e contribuisce ad aumentare l’ansia, i sensi di colpa, e quasi sempre un complesso di dipendenza dall’ambiente con una continua ricerca di approvazione o disapprovazione. Queste sono tutte condizioni che possono produrre comportamenti conformisti o nevrotici, ed invece fanno ben poco per migliorare l’educazione ed il progresso dell’uomo. E ci sono ragionevoli motivi per credere che anche le altre istituzioni sociali siano nelle stesse condizioni. I dati desunti dalla summenzionata ricerca indicano, per lo meno dal punto di vista educativo, che esiste un’alternativa incoraggiante e fattibile. Un fattore di cambiamento che permane persistente e vigoroso dopo l’insegnamento del Mind Control è il forte impulso ad attingere energie dalle proprie risorse interiori; l’individuo prende coscienza del proprio valore, e si volge ad esercitare un miglior autocontrollo, invece di riferirsi ai modelli di controllo esercitati su di lui dall’esterno.
Nella maggior parte delle scuole dove si insegna il Mind Control, anche gli insegnanti vengono sollecitati a frequentare il corso. I motivi (tutti, eccetto uno), sono abbastanza ovvi, se teniamo presenti i benefici che ne vengono. Gli insegnanti diventano meno irritabili, più pazienti, e per gli studenti diventa più facile passare il tempo delle lezioni con loro. E' anche risaputo che l’insegnante, quanto meno si aspetta dagli allievi, tanto meno riceve da essi, e quello che si aspetta molto, ottiene molto. L’insegnante che ha frequentato il corso ha vissuto personalmente l’esperienza di quello che Josè nel capitolo 14 chiama “Legge Cosmica’’, che vale per tutta l’umanità. Non esiste un maestro che dopo aver ricevuto l’insegnamento di Silva non provi rispetto per il potenziale mentale di qualunque allievo: conosce troppo bene la vastità della mente umana. Il risultato è che sarà un maestro migliore, anche se i suoi allievi non avessero mai sentito parlare del Mind Control. Senza dubbio, quando sia gli allievi che l’insegnante sono diplomati del Mind Control, nell’aula succedono cose straordinarie. Una maestra di Buffalo insegna ai ragazzi a “sintonizzarsi” con George Washington ed altri personaggi storici per aiutarsi a studiare storia; in questo modo “vivono” la storia. Per aiutarli meglio, quando svolgono il loro compito in classe, essi si sintonizzano con lei per captare la conferma che le loro risposte sono esatte. Un’altra insegnante, in questo caso di livello universitario, guida gli allievi a sintonizzarsi con i filosofi perché si facciano spiegare i punti più controversi del loro pensiero. “E funziona!” ella asserisce. La signora Joe Lytle, conferenziera del Mind Control a Virginia Beach, trova
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particolarmente piacevole insegnare il corso a ragazzi tra i sette ed i diciassette anni. Nel giornale “Ledger-Star” di Norfolk (il 16 Giugno 1975), venne pubblicato un articolo circa alcune sue esperienze, con il titolo “Gli studenti eccellono dopo il corso Silva Mind Control”. Un allievo era in cura perché soffriva di ipercinesia (troppo agitato). L’articolo riporta le parole della madre del ragazzo: “Dopo il corso i cambiamenti furono assolutamente sorprendenti. Mio figlio potè smettere di prendere medicine ed i suoi voti migliorarono sensibilmente. Il Mind Control gli ha dato la certezza che era in grado di cambiare. Ragazzi che ottenevano solo voti mediocri, dopo il corso ebbero notevoli miglioramenti. Ci fu il caso di un ragazzo che aveva pessimi voti di ortografia. Dopo il corso cominciò a migliorare i voti, ed alla fine dell’anno era passato dal quattro al nove. Non ci fu modo di confrontare quelli che avevano frequentato il corso con quelli che non lo fecero, né di misurare le differenze tra i due gruppi in tempi successivi, anche perché nelle tre scuole dove il Dott. De Sau preparò i test comparativi prima e dopo il corso, quasi tutti gli allievi si iscrissero al Mind Control. Tuttavia, tale opportunità si presentò presso l’Università di Scranton, Pensilvania. Il Prof. Donald L. Angeli, del Dipartimento di Risorse Umane organizzò il corso per gli allievi diplomati del “Rehabilitation Counseling”. Il numero degli studenti che preferì non seguire il corso fu abbastanza elevato da consentire di verificare le differenze. Vennero costituiti due gruppi di 35 studenti ciascuno, e si utilizzò lo stesso test applicato agli adulti. Prima ancora che iniziasse il corso emersero già differenze tra i due gruppi. Dai risultati dei test apparve chiaro che i ragazzi che optarono di frequentare il corso erano più disponibili a nuove esperienze e meglio dotati di idee proprie. Quelli che non frequentarono il corso si dimostrarono più tradizionalisti, più conformi alle regole, più conservatori. Un mese dopo il corso vennero rifatti i test, e si ritrovarono le differenze iniziali, con l’aggiunta di nuove differenze: il gruppo che aveva seguito il corso era più stabile e maturo dal punto di vista emotivo; dopo aver imparato il Mind Control erano più sicuri di sé stessi e più rilassati. In breve: questo studio ha accertato che le persone che decidono di seguire il corso Mind Control sono diverse da quelle che preferiscono non farlo, e dopo averlo fatto ne hanno dei benefici. Se uno stimolo che smuova il concetto di sé stessi è importante per ognuno di noi, per il tossicodipendente che lotta per liberarsi dalla droga è di importanza vitale. Paul Grivas, co-direttore del centro Mind Control di Manhattan, volle sperimentare l’efficacia del Mind Control per i drogati. Si offrì volontario per cominciare con quattro tossicodipendenti, due in cura col metadone, e due dipendenti da eroina. I due soggetti dipendenti dal metadone ebbero dei benefici dal corso, però non si liberarono dal metadone. Il metadone porta facilmente una grave dipendenza, e lo si impiega in un gran numero di programmi per disintossicare dall’eroina. L’astinenza dal metadone procura forti dolori fisici, e tali dolori, dissero i due soggetti, erano tanto forti da non consentire di concentrarsi negli esercizi di Mind Control.
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Uno degli eroinomani si trovò nel mezzo di una crisi familiare proprio il primo giorno del corso, e si ritirò. L’altro invece seguì tutto il corso, riuscì a disintossicarsi, e per svariati mesi rimase libero dalla droga. Tempo dopo telefonò a Grivas per comunicargli che era ricaduto nell’assunzione di eroina; Grivas gli suggerì di ripetere il corso, e trascorse un intero giorno con lui per rafforzare le sue difese sviluppate con il Mind Control. Il giovane riuscì così a liberarsi nuovamente dal vizio, e per mesi non ricadde. In seguito si trasferì in un’altra città, e Grivas non ebbe più sue notizie. Un secondo tentativo per aiutare i drogati mediante il Mind Control venne organizzato nell’ambito di una iniziativa municipale del quartiere del Bronx; parteciparono diciotto tossieodipendenti, alcuni dei quali erano dipendenti comunali facenti parte degli organizzatori dell’iniziativa stessa. Dopo aver partecipato al corso dichiararono di sentirsi capaci come non mai di autocontrollo, e alcuni mesi più tardi molti di essi comunicarono di essere anche riusciti a trasmettere ai loro familiari parte di quanto avevano appreso. Non fu possibile realizzare controlli attendibili prima e dopo il corso poiché solo tre mesi dopo il corso molti dei diciotto partecipanti si erano trasferiti altrove. Si è appreso qualcosa da queste esperienze? Sì, dice Paul Grivas. Benché non si disponga di prove confortate da valori statistici, l’esperienza ci dice tre cose: Primo: il Mind Control non deve entrare nella vita di un drogato per sole quarantotto ore, e poi lasciare a lui solo il resto del lavoro. Per la maggior parte di noi il corso costituisce un’esperienza che ci trasforma in modo permanente; invece per il drogato, che deve superare anni, se non la intera vita, di intenso condizionamento negativo, ed in più anche una dipendenza mentale e fisica, è necessario un lungo periodo di ulteriore assistenza. “Se organizzassero un programma di disintossicazione che mi consenta questo, - dice Grivas - otterrei buoni risultati”. Secondo: anche se è difficile vincere la droga, tuttavia il drogato assimila più facilmente degli altri le tecniche del Mind Control. Secondo Paul Grivas questo viene dal fatto che il Mind Control implica uno stato di coscienza diverso da quello normale, e la maggior parte della gente non ha mai provato ad entrare in stati di coscienza alterati; invece il drogato lo ha fatto spesso. Quello che il drogato non aveva mai fatto prima era il portarsi ad un livello mentale dove non perde la coscienza, anzi ne acquista ancora di più. Sotto questo aspetto il Mind Control risulta per lui molto invitante. Benché gli studi finora fatti in questo campo non siano abbastanza estesi, tuttavia quanto ci riferiscono con molta frequenza i nostri diplomati ci rende convinti che le speranze di Paul Grivas siano ben fondate. Ciò che riportiamo qui di seguito è la storia di un drogato che si liberò dalla sua dipendenza neI 1971. Oggi è ancora “pulito”. Sapevo di avere un problema grave: la dipendenza dall’eroina. Allora non ero in grado di comprendere in quale modo avrebbe potuto aiutarmi un corso detto Mind Control, che dichiarava di poter aiutare la gente ad eliminare abitudini indesiderate, quando io avevo già provato quasi tutti i metodi per il recupero dei drogati. Anche se ormai ero
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alquanto scettico, dopo aver incontrato psichiatri e psicoterapeuti, aver provato terapie al metadone, essere ricoverato in clinica, tuttavia, al punto in cui stavo, ero disposto a provare qualsiasi cosa! Ero convinto che non sarei vissuto per altri tre anni, fino ad arrivare a compiere trent’anni, se non avessi smesso con l’eroina e con un modo di vivere che mi costringeva a procurarmi non meno di 200 dollari al giorno per la droga. “Un’abitudine non è altro che stimoli sulle cellule del cervello rinforzati dalla ripetizione continuata.” - diceva l’istruttore del Mind Control - “Cambiate la programmazione al livello della causa (la mente subcosciente), ed avrete cambiato il modello di comportamento a livello di effetto (la coscienza esterna)”. Dal punto di vista logico mi stava bene, però i miei livelli emotivi mi dicevano che avevo bisogno di droga per rendermi insensibile alla vita ed ai sentimenti negativi che provavo verso me stesso. Allora l’istruttore mi fornì una tecnica per modificare l’immagine di noi stessi come persone deboli, con poca forza di volontà, inefficienti, e sostituirla con l’immagine di un essere umano sicuro di sé, con un concetto sano di sé stesso. Tuttora scettico, però con un barlume di speranza, cominciai a cambiarmi con l’immaginazione a livello “alfa”. Mi programmavo tre volte al giorno, mattino, pomeriggio, e sera, e mi dicevo che il 20 luglio, trenta giorni dopo la prima programmazione, sarebbe scomparso per sempre il mio bisogno di drogarmi. Per i trenta giorni che seguirono continuai a prendere droga, diminuendo però progressivamente le dosi, e programmai in modo da smettere del tutto alla data che avevo stabilito. Quel grandioso giorno di luglio cessai con la droga e da allora non l’ho mai più presa. L’impressione che provai quella volta fu completamente diversa da quella provata altre volte in precedenza, quando smettevo di drogarmi e dopo qualche giorno, o al massimo qualche settimana, ricominciavo. Questa volta una sensazione profonda mi diceva che veramente non avevo più voglia di drogarmi. Non ebbi bisogno di forza di volontà, né di qualcosa di sostitutivo, né di reprimere desideri e bisogni. Aveva funzionato! Alla fine ero libero!
L’alcolismo, che è anch’esso una tossico-dipendenza, è molto più diffuso della droga, ed ottenebra molte più vite.., milioni nei soli Stati Uniti. Anche le sue vittime hanno il disperato bisogno di vincere la tentazione di lasciarsi andare, di vivere sensi di colpa e di autodistruzione, per ritrovare invece la fiducia in sé stesso e la serenità che facilitino il ritorno alla salute. A questo bisogno si provvide quando quindici alcolisti frequentarono il corso Mind Control nel 1973, nell’ambito di un programma sperimentale organizzato in un ritiro in campagna. I risultati vennero valutati dal Dott. De Sau, che applicò gli stessi test della personalità adottati in precedenza con gli allievi dell’Università di Scranton; come per la precedente ricerca, applicò i test subito prima del corso, ed un mese dopo. La differenza più forte nei risultati per queste quindici persone si manifestò nell’atteggiamento di manipolare le situazioni (ingl. “Manipulative behaviour”. Nel nostro caso, significa la tendenza del bevitore a fingere un comportamento regolare, e bere invece di nascosto n.d.t.). Nel profilo complessivo del gruppo si constatò un cambiamento: da atteggiamenti di simulazione furbesca nel comportamento, ad una maggiore sincerità nelle proprie azioni. L’entità del cambiamento si sarebbe potuta verificare casualmente solo con probabilità uno su cento. Gli altri cambiamenti che vennero registrati seguirono più o meno il modello già riscontrato con gli studenti delle scuole superiori di cui abbiamo parlato in precedenza. Acquistarono una maggior forza dell’ego, maggior fiducia
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in sé stessi, divennero più calmi e meglio disponibili per nuove esperienze; tutte qualità di valore inestimabile per una persona che lotta per liberarsi dall’alcolismo. Uno dei cambiamenti più significativi fu una riduzione della “sensazione di minaccia”, ovvero l’ansia. Il Dott. De Sau scrisse: “Per capire il comportamento dell’alcolista, può essere molto importante studiare l’area interessata dalla sensibilità alla minaccia, con l’intensa tensione e ipereccitabilità che essa provoca. E' assai verosimile che l’alcoolista ricorra al bere per equilibrare mente e corpo e procurarsi sollievo all’ansia di fronte a sensazioni di minaccia. Sembrerebbe che il miglioramento del concetto di sé e la capacità di controllare l’ansia costituiscano un valido sostituto dell’alcol. Il Direttore dell’Istituto di riabilitazione presentò una memoria sui progressi dei quindici diplomati sei mesi dopo il corso. Per proteggere l’anonimato si usa la parola “soggetto” (o la lettera S) invece di chiamare per nome le persone in esame. Soggetto 1: nessuna ricaduta dopo il programma di riabilitazione di 90 giorni. Dopo aver frequenttato il corso Mind Control, S ha fatto progressi e da individuo passivo e poco socievole si è trasformato in persona cordiale, affabile, e ricca di humor. Soggetto 2: da quando ha fatto il corso Mind Control, non ha avuto ricadute ed ha lasciato il centro di recupero. Dà segni di recupero della sensazione di benessere e fiducia in sé stesso. Soggetto 3: non ha avuto ricadute dopo il corso Mind Control, ed ha fatto decisi progressi nel programma dell’Anonimo Alcolico. Soggetto 4: non ha avuto ricadute da quando fu ricoverato in clinica prima di fare il corso Mind Control. Ha definitivamente consolidato il suo recupero portando a termine il trattamento terapeutico. Soggetto 5: nessuna ricaduta dopo che venne dimesso dalla clinica. Soggetto 6: nessuna ricaduta. Sta migliorando in modo permanente la sua sensazione di benessere. Il miglioramento si riflette su tutta la famiglia. Sono anche migliorati i suoi voti all’università. Soggetto 7: fino ad oggi non ha avuto ricadute. Dopo il corso ha abbandonato il programma Anonimo Alcolico, però continua a seguirne lo spirito. Sembra che anche i rapporti con la famiglia stiano migliorando. Soggetto 8: nessuna ricaduta dopo il corso. Anche i rapporti in famiglia hanno avuto un notevole miglioramento. Da un atteggiamento caustico e iroso, è passato ad un carattere affabile, tipo “ama il tuo prossimo". Soggetto 9: si tratta di una donna, che non ha avuto ricadute ed ha trovato un impiego. Soggetto 10: nessuna ricaduta. Attualmente è orientato a realizzare le proprie aspirazioni, ha superato le limitazioni che si era auto-imposto ed è alla ricerca di possibilità per ottenere risultati più importanti. Soggetto 11: dopo il corso Mind Control afferma che la sua vita è in continuo miglioramento, come appare chiaramente anche dall’atmosfera serena che denota la sua famiglia, e dalle referenze sul lavoro. Soggetto 12: seguiva da 12 anni il programma dell’Anonimo Alcolico. Dopo il
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corso ha sofferto una breve ricaduta durata meno di un’ora. Poi non ha più avuto ricadute. Soggetto 13: nessuna ricaduta dopo il corso. Ora sta riorganizzando la sua vita: sono stati riscontrati miglioramenti nel lavoro, nella famiglia, ecc. Soggetto 14: dopo il corso ha avuto varie ricadute, ma si è sempre ripreso da solo. Non è stato necessario ricoverarlo in clinica, come succedeva prima del corso. Soggetto 15: Per otto anni si è sottoposto periodicamente al programma Anonimo Alcolico. Prima del corso è stato ricoverato in clinica quattro volte. Ogni volta aveva della ricadute. Dopo il corso ha avuto quattro ricadute, e per due volte è stato necessario un ricovero in clinica. Come vediamo, per queste quindici persone, ad eccezione dell’ultima, il corso ha rappresentato un poderoso stimolo nella lotta contro l’alcol. Questo modesto studio ovviamente non è sufficiente per dimostrare che il Mind Control dovrebbe essere adottato come parte integrante dei programmi di recupero degli alcolisti. Tuttavia, il miglioramento e la sensazione di benessere che è stato registrato regolarmente nei controlli fatti prima e dopo il corso sia nei corsi di studenti, come in quelli dei pazienti in cura psichiatrica, indica chiaramente che coloro che sono alla ricerca di metodi più efficaci per aiutare gli alcolisti dovrebbero provare con il Mind Control. Esiste un’altra condizione che distrugge la stima di sé stessi: una condizione che non ci si è procurata da soli, come nel caso della dipendenza da alcol o droghe, ma che è comunque molto diffusa: la povertà. Da quando esistono le società umane si è discusso sulle cause della povertà, e sui rimedi. Il Mind Control non entra in merito a questa discussione, però può risultare di grande aiuto per stimolare il povero a chiamare a raccolta le sue forze e aiutare sé stesso. A qualcuno potrà sembrare che dicendo questo siamo già entrati anche noi nella discussione: che convincere i poveri ad aiutare sé stessi lasci intendere che essi hanno una parte di responsabilità nell’essere poveri. Questo ovviamente non è vero, ma è pur vero che ogni povero può aiutare sé stesso quando scopra nel Mind Control quello che tutti vi trovano: una maggior capacità di controllare la propria vita. Un primo serio sforzo per verificare quanto potrebbe essere utile il Mind Control come parte integrante di un programma di assistenza sociale, fu uno studio con 41 persone che vivevano della sussistenza pubblica. E' ben noto che una persona che si ritrovi senza lavoro soffre di una profonda ferita nell’amor proprio. Questo rende ancor più difficile per lui pensare e darsi da fare efficacemente per risolvere il suo problema. Una persona che si candidi per un impiego e nei colloqui per l’assunzione mostri un atteggiamento disfattista e sfiduciato, non fa certamente una bella impressione. Così il suo periodo di disoccupazione si fa lungo, il suo amor proprio ne risente ancor di più, si forma un circolo vizioso, che alla fine può portare la persona a rassegnarsi a vivere dei sussidi di disoccupazione. Se intervenisse qualcosa a rompere questa spirale discendente, introducendo un elemento che porti uno stimolo realistico all’amor proprio, la persona si troverà in una posizione ben migliore per aiutare sé stessa.
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Grosso modo, questo è stato il ragionamento fatto da Larry Hildore, direttore del Dipartimento del Servizio Sociale di Ottawa County, nel Michigan. Egli stesso aveva seguito il corso e sapeva quali benefici poteva procurare. L’unico suo dubbio riguardava la possibilità di quantificare i risultati, e come misurarli. Per elaborare un progetto di ricerca, ed applicare i test, egli ed il Dott. De Sau si rivolsero al Dott. James Motiff, del Dipartimento di psicologia del Hope College, in Holland, Michigan. Scelsero come test il “Tennessee Self-Concept Test”, questionario di largo impiego, composto da sei pagine con cento domande. Questo test esamina cinque aspetti dell’opinione che l’individuo ha di sé stesso: quello fisico, quello morale/etico, quello personale, quello famigliare, e quello sociale. Il test venne fatto due volte, una prima del corso, ed una dopo. Questo fatto potrebbe indurre qualcuno a vedere i risultati come un semplice “Effetto Hawthorne”. (Intorno alla metà degli anni ‘20, e nei primi anni ‘30, la Compagnia Western Electric, nella sua sede Hawthorne di Chicago, avviò un piano di ricerca in larga scala per studiare i mutamenti nelle condizioni di lavoro che potessero migliorare il morale dei dipendenti. Lo stato d’animo dei dipendenti cominciò a migliorare, qualunque cosa facesse la Ditta. Introducevano una innovazione, ed il morale saliva; la eliminavano, ed il morale saliva ancora di più. Conclusero che la gente era soddisfatta perché ci si interessava ad essa, ed il morale migliorava anche solo per questo). Per misurare il possibile “effetto Hawthorne”, il Dott. Motiff mise sotto controllo anche un altro gruppo di persone che vivevano dell’assistenza pubblica e che non frequentò il corso Mind Control. Anch’essi vennero sottoposti a due test, però tra un test e l’altro non fecero nulla di speciale, a differenza dell’altro gruppo che nell’intervallo seguì il corso. Non si registrò alcun “effetto Hawthorne”. Coloro che seguirono il corso Mind Control ne uscirono con un’opinione di sé stessi radicalmente diversa da prima; cambiamenti che oltrepassavano la casualità in proporzione di un milione contro uno. I cambiamenti furono straordinari sotto ogni aspetto: i neo-diplomati scoprirono di essere persone migliori di quanto credessero, e provarono una nuova fiducia nella loro capacità di risolvere i loro problemi. L’entità del cambiamento fece esclamare al Dott. Motiff che i valori registrati erano i più significativi che avesse mai accertato. La relazione redatta su questo studio diceva: All’inizio era sorto qualche dubbio su come avrebbe reagito una madre di famiglia, che vive della carità pubblica, in profonda miseria, all’impatto con il Mind Control e la sua filosofia ottimistica, che parla di "stare meglio, sempre meglio”. Tali dubbi sparirono rapidamente... alla seconda settimana. Il cento per cento delle persone che avevano cominciato il corso si ripresentarono alla seconda settimana, ed il timido silenzio delle prime lezioni venne sostituito da animate conversazioni, che rischiarono di trasformare il corso in una rumorosa assemblea. Quasi tutti avevano qualcosa di costruttivo di cui parlare.., un rapporto più affettuoso con i figli.., la scomparsa di un mal di testa cronico...la diminuzione di frustrazioni... e perdite di sovrappeso! Una giovane madre con espressione radiosa usò la tecnica dello Specchio della Mente per risolvere un problema di impiego, e vide solo una mano che
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porgeva un assegno. Il giorno dopo ottenne il posto di lavoro che desiderava da tempo.
Ciò che spinge un individuo a finire in prigione, che lo renderà definitivamente una persona dura e cinica, è generalmente uno stato mentale che ha deteriorato il concetto di sé stesso. Ed è ancora uno stato mentale ciò che spinge nuovamente in carcere quella stessa persona dopo che è ritornata “libera”. Il tipo di libertà che il Mind Control può dare ad un delinquente è la stessa libertà che offre ad ognuno di noi: la liberazione assoluta dalle costrizioni mentali che in molti di noi, che ce ne andiamo in giro “liberi”, si manifestano come emicranie, ulcere, insonnia, angustie e fallimenti nella vita, e che equivalgono ai muri e sbarre per chi è in prigione. La pur esigua esperienza che il Mind Control ha nell’ambiente carcerario indica che il carcerato percepisce l’ambiente in cui vive come meno brutale. Il periodo di condanna non è più fatto di lunghe ore vuote che la Legge strappa alla vita di una persona, bensì una parte ricca di quella stessa vita...ore di crescita, e di scoperta interiore. Non diciamo che il Mind Control trasforma la prigione in un gioioso romitaggio, però può trasformarla in un ambiente più umano dove l’individuo può migliorare. Benché non si disponga di studi statistici, le esperienze personali dei carcerati e dei loro istruttori sono più che eloquenti. Lee Lozowick, durante il suo incarico di Istruttore del Mind Control dell’area del New Jersey (si è dimesso nel 1976 per fondare la Comunità spirituale di Hohm), impartì sette volte il corso nella prigione Rahway State: quattro volte a complessivamente circa sessanta carcerati, e tre volte al personale del carcere. “Non vi è alcun dubbio - dichiarò - circa i benefici che i carcerati ed il personale ebbero dal corso: glielo si legge in faccia”. I funzionari furono talmente impressionati dal Mind Control, che iscrissero di ufficio i detenuti che stavano studiando per ottenere un diploma. Ronald Gorayeb, che successe a Lozowick nell’incarico di Istruttore, impartì il corso a dieci detenuti del carcere “Passaic County Jail” di New Jersey. Un detenuto dovette interrompere il corso perché venne rilasciato: chiese di restare finché avesse finito il corso, ma la Direzione non potè accontentarlo. Un altro chiese di essere messo in isolamento per poter meditare meglio. Questo glielo si potè concedere. Un altro si programmò di trovare un lavoro fuori dal carcere, impiegando la tecnica dello Schermo Mentale. Trovò il lavoro, e questo era l’ultimo ostacolo da superare per ottenere la libertà vigilata.
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CAPITOLO 19 IL MIND CONTROL E IL MONDO DEGLI AFFARI
Supponiamo per un momento che voi crediate nella legge di Murphy: “Se qualcosa può andar male, andrà male, e nel momento peggiore”; e che di colpo scoprite che tale legge non esiste, e che esista invece la Legge Cosmica di cui vi ha parlato Josè, che sostiene: “voi vi sentite più fortunati perché siete più fortunati”. Molti diplomati del Mind Control affermano che ciò succede davvero nel loro lavoro. Il venditore incontra i clienti, e questi si mostrano ben disposti verso di lui; lo scienziato trova risposte improvvise ai suoi problemi più difficili; l’atleta professionista migliora le sue prestazioni; gente disoccupata trova lavoro; quello che il lavoro già ce l’ha ne trae maggiori soddisfazioni. “Quando mi incontro con persone della Ditta che conoscono il Mind Control dice Michael Higgins, quarantaquattro anni, Direttore del Personale nella sede di Nutley, New Jersey, della Compagnia Hoffmann - La Roche, Inc., - trovo in esse un atteggamento positivo ed una allegria che traspare dal loro volto; sensazione che anch’io provo in modo permanente”. Hoffmann - La Roche è una delle più gigantesche Case Farmaceutiche del mondo. “Questo vi potrà sorprendere, detto da un fabbricante di tranquillanti diceva Higgins - ma noi siamo aperti a tutti i mezzi alternativi per ottenere una salute mentale perfetta; e questo fu uno dei motivi che ci spinsero nel 1975 ad esplorare il Mind Control”. Un altro motivo che spinse Higgins a voler sapere di più riguardo il corso derivava dal fatto che ben pochi, tra i dipendenti di qualsiasi Ditta, sono efficienti sul lavoro quanto veramente potrebbero esserlo. Quello che egli scoprì nel Mind Control lo portò ad organizzare un piano pilota che portasse ad un progetto più vasto pianificato dalla Ditta; l’entusiasmo fu tale che il progetto si avviò da solo. Quando rese pubblico il piano, dalla sera alla mattina si erano già iscritte cinquanta persone; si rivolse al reverendo Albert Gurayeb, parroco di una chiesa della vicina città di Paterson, che era anche uno dei più carismatici Istruttori del Mind Control. Il piano ebbe successo. Oggi, tre anni più tardi, nella Ditta ci sono già più di trecento diplomati: alti dirigenti, ricercatori, segretarie, ingegneri, assistenti di laboratorio, direttori del personale. Alcuni fecero il corso finanziati dalla Ditta, molti per conto proprio. “Più di tutti mi affascinarono i ricercatori. In principio erano i più scettici e la mettevano in burla, alla fine erano i più entusiasti”, raccontò Higgins. Quelli che riportiamo sono alcuni commenti dei diplomati del Mind Control della Hoffmann - La Roche, pubblicati sul notiziario della Compagnia, “Inside Roche”: Un direttore commerciale dice: “Mi ha dato un nuovo senso di consapevolezza di me stesso, e mi ha chiarito l’importanza di interagire e collaborare con i colleghi. Ora sto applicando quanto ho appreso e voglio arrivare ad essere capace
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di canalizzare i miei interessi e le mie realizzazioni in modo da disperdere meno tempo ed energie”. Un assistente biochimico dichiara: “Tutto il mio atteggiamento mentale è cambiato; adesso sono convinto che le cose buone succedono davvero quando si ha un attitudine positiva verso la vita. È sorprendente la cordialità che nasce tra le persone quando si è reciprocamente tolleranti e cordiali”. Dice un Dirigente del Personale: “E stata una delle più belle esperienze che abbia avuto, e ritengo un privilegio l’aver potuto partecipare. Il corso mette in risalto l’importanza del pensare in forma positiva, mi ha aiutato ad acquistare pace interiore e fiducia in me stesso”. Un supervisore dei servizi della Ditta afferma: “Mi sento meglio mentalmente... . Non sono più apprensivo, e non affronto più i problemi come se fossero sempre delle emergenze; ho imparato a rilassarmi ed a controllare le mie emicranie. La chiave del successo sta nell’esserne convinti”. Ecco l’opinione di un analista di sistemi: “I risultati del corso sono stati per me una maggiore sicurezza ed una sensazione generale di benessere; inoltre ci insegna a riconoscere lati della nostra natura che in genere ignoriamo. Per esempio, il corso intensifica la nostra sensibilità verso il prossimo, e ci rende più consapevoli delle esperienze intuitive, che la nostra mente razionale tende a negare”. Esiste una Ditta fondata applicando fin dell’inizio le tecniche del Mind Control: è la “Idea Banque, Inc”., con sede a Chicago. Si tratta di un‘iniziativa in forma di cooperativa creata da persone che hanno frequentato il Mind Control e si propone di commercializzare invenzioni. Essa ebbe inizio quando Richard Herro, incaricato delle attività del Mind Control nell’area di Chicago, avviò un complesso problema di marketing per verificare se l’intuizione stimolata ai livelli Alfa e Theta avrebbe potuto condurre a risposte pratiche. Mr. Herro, con alle spalle dieci anni di esperienza come consulente di marketing, disponeva già della risposta esatta... ma ci aveva messo dieci anni ad elaborarla. I diplomati del Mind Control trovarono risposte altrettanto buone... in dieci minuti. “Speravo che succedesse qualcosa di quel genere, ma non ero preparato a vedere persone che, pur non avendo alcuna nozione tecnica, si destreggiavano a risolvere problemi tecnici molto meglio degli esperti. Non sono rinchiusi entro schemi logici, perciò possono esplorare molte più possibilità”. “Dovetti concludere - disse - che l’intelligenza combinata di venti persone, che sono entrate a livello ed attingono alla loro intelligenza creativa, è circa mille volte più efficace dell’intelligenza di venti persone che cercano la soluzione a livello razionale”. Egli stesso ha utilizzato le medesime tecniche per risolvere problemi, ed ha inventato e brevettato un nuovo metodo per confezionare il cemento armato precompresso. In seguito i diplomati del Mind Control cominciarono ad avere idee proprie, però avevano bisogno di competenze nel campo del marketing. “Così nacque la Idea Banque”, egli spiegò. Complessivamente la Idea Banque, che adesso compie due anni, possiede diciotto brevetti, ed una ventina in corso di autorizzazione. Uno di questi è un “divoratore di foglie”, una appendice per la tosa-erba, che trasforma le foglie in
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terriccio: una ditta che fa vendite per televisione ne ha comprato due milioni e mezzo di esemplari. Un’altra invenzione è un rappezzo adesivo per buchi nelle tende: invece di essere invisibile è in bella vista, a forma di insetto colorato. I soci si riuniscono una volta al mese per risolvere i problemi attraverso la meditazione. Fanno parte dell’associazione persone che producono idee che possono portare ad un profitto. Sottoscrivono una quota iniziale, poi una piccola quota mensile ed hanno diritto alla partecipazione agli utili. Un’altra Società fondata da diplomati del Mind Control nella zona di Chicago è un’associazione di consulenti finanziari. Un agente di Borsa pensò che la possibilità di spostarsi avanti o indietro nel tempo avrebbe potuto essere impiegata per la scelta dei titoli azionari. Se, durante una seduta di meditazione, vedete un titolo salire nel futuro, allora compratelo, e lo rivenderete in seguito. L’idea piacque a Mr. Herro, che costituì l’associazione. Egli, l’agente di Borsa, ed altri membri, ne furono entusiasti, ma non erano del tutto sicuri. Il Mind Control aveva risolto una vastissima gamma di problemi, ma, per quanto se ne sapesse, non aveva mai risolto il problema di prevedere con esattezza gli alti e bassi di Wall Street. Con sano scetticismo, i soci si tennero ben stretti i loro soldi per i primi sei mesi. Ogni settimana l’agente di Borsa proponeva dieci titoli. I soci, a livello Alfa, li visualizzavano trenta giorni dopo. Si visualizzavano nell’ufficio dell’agente di Borsa, oppure che leggevano un giornale finanziario, verificando come erano cambiati i valori dei titoli. Quando tornavano al livello Beta, confrontavano le loro impressioni. Se le previsioni concordavano in rapporto di almeno 1, 5 a 1 a favore dell’acquisto di certe azioni, allora si decideva l’acquisto... in teoria. All’inizio nacque un problema. I soci dovettero rendersi conto che la tendenza all’allegro ottimismo, tipico dei diplomati del Mind Control, spesso è una guida ingannatrice se applicata alle previsioni di Borsa. All’inizio vedevano tutte le azioni, indistintamente, salire. In breve furono però in grado di distinguere quelle di cui erano “sicuri”. Il “portafoglio” del gruppo cominciò ad ottenere rendimenti superiori alla media del mercato. Si presentò un altro problema. Sempre più entusiasti, gli azionisti psichici cominciarono a leggere, a cercare informazioni, documentarsi sulle azioni che avevano scelto. In tal modo trasferivano quelle informazioni obiettive nelle loro sedute di meditazione, ed i guadagni teorici calavano. Il rimedio consistette nel dare un numero di codice ad ogni azione, affinché nessuno sapesse durante la meditazione su quale titolo si stesse concentrando. I risultati migliorarono, di nuovo ben sopra la media del mercato. Dopo sei mesi di prove che dimostravano che psichici allenati erano in grado di superare gli aumenti medi della Borsa, era giunto il momento di investire denaro vero. Il passaggio dalla fase di sperimentazione agli investimenti veri e propri andò bene, senza problemi. I soci realizzarono guadagni reali. Quando il mercato tendeva al ribasso, anche le loro azioni scendevano, ma meno della media; quando c’era rialzo, anch’esse salivano, più della media. Tuttavia, dopo un anno circa, sorse un problema: la Borsa cominciò un ribasso generale. Anche il loro
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portafoglio si trovò in perdita, anche se ridotta. La soddisfazione per essere in condizioni migliori rispetto la media era perciò appannato dal fatto che ci rimettevano. Qualunque azionista esperto vi può insegnare che si può guadagnare anche sui ribassi; basta vendere a riporto: vendete oggi un’azione che non possedete, e la comprate domani, quando costa di meno, ricavandone la differenza. Questa manovra è perfettamente legale, però significa approfittare della perdita di altri, ovvero, per dirla in altre parole, concentrare il proprio interesse su cattive notizie, e questo non va d’accordo con lo spirito del Mind Control: il Club sospese le riunioni. Al momento di scrivere questo libro la Borsa è in rialzo, e Mr. Herro mi informa che è probabile che il gruppo riprenda le attività. L’interesse di Mr. Herro per l’applicazione del Mind Control negli affari si estende anche al mondo dello sport, che secondo lui è anch’esso commerciale, come la pubblicità e il gioco in Borsa. Forse qualcuno di voi avrà saputo che parecchi giocatori della squadra di baseball White Sox di Chicago ha fatto il corso Mind Control. Ne hanno parlato moltissimo nell’estate 1975, nel programma “60 minuti” della catena televisiva CBS, e nel programma “Today” della catena NBC. Tutte queste iniziative furono possibili grazie all’entusiasmo di Mr. Herro. Alla fine del campionato di baseball, vennero confrontate le prestazioni individuali dei giocatori prima di aver frequentato il corso Mind Control (1974), e dopo (1975). Tutti migliorarono, alcuni in modo eccezionale. Tra i diplomati del Mind Control la categoria più entusiasta è quella dei venditori. “Entro a livello e visualizzo una visita che si conclude con un contratto. I risultati sono sorprendenti. Ogni mese mi dico che voglio guadagnare X dollari, e mi pongo obiettivi sempre più ambiziosi, e regolarmente ci riesco”. Questo lo ha dichiarato un venditore di una delle ditte più importanti di Wall Street. Il vicepresidente di una piccola ditta metallurgica ci raccontò come impiegava le sue tecniche: “Dico a me stesso: vado a vendere la mia merce a quella determinata persona; e l’affare si conclude. Adesso raccomando il Mind Control ai miei venditori, ai miei soci, ed anche ai miei figli. Sono convinto che tutti ne possono avere dei benefici, non solo negli affari, ma anche nella vita privata”. In termini di quantità di segnalazioni da parte dei diplomati, i risultati più impressionanti vengono registrati per quanto riguarda il trovare un impiego. La serena fiducia in sé stesso che viene dall’addestramento del Mind Control porta la sicurezza nell’affrontare il colloquio di assunzione; tale fattore è già sufficiente per cambiare la carriera di una persona. Un fotografo con moglie e due figli si trovò di colpo senza lavoro; scrisse al suo Istruttore: “Se mi fosse successo cinque anni fa mi sarei precipitato in un bar con tutte le giustificazioni per prendermi una sbronza.. .e piangere nella birra dell’altro disoccupato di fianco a me al banco del bar. Adesso invece, col Mind Control... che mi ha fornito la capacità di far aprire le nuvole quando mi serviva fare fotografie aeree senza ombre sul suolo; di far cicatrizzare rapidamente le decine di tagli e graffiature che mi procuro continuamente, ritrovare
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decine di articoli che avevo smarrito, solo concentrandomi sullo schermo mentale, non mi sono minimamente preoccupato per il dover trovare un altro lavoro. L’unica cosa che ho fatto è stato entrare a livello, e mi vidi che frequentavo l’università; la cosa mi è sembrata alquanto ridicola, dal momento che ho già la laurea... Tuttavia, informandomi meglio venni a sapere che mi potevo iscrivere come veterano dell’esercito, e guadagnare 400 dollari solo per quello sforzo; aggiunti ai 300 dollari di indennità per disoccupazione facevano 700 dollari, e questo significava 200 dollari in più di quello che guadagnavo quando avevo un lavoro. In più faccio dei servizi fotografici per le riviste”.
Un’altra persona che si riprese bene da un improvviso licenziamento fu un brillante diplomato di New York. Telefonò furioso a Josè per dirgli: “E adesso parlami un po’ del Mind Control!”. Con calma, Josè gli consigliò di lavorare con lo schermo mentale e le altre tecniche. Tre giorni dopo ritelefonò a Josè con un tono del tutto diverso. Era riuscito a trovare un altro lavoro dove lo pagavano tre volte di più di quanto guadagnava prima. Una delle esperienze più pittoresche del Mind Control applicato al mondo degli affari è forse quella di una coppia di coniugi, che si occupano di aprire la cassaforte altrui. Ecco come lo fanno: uno dei due si porta psichicamente nel suo laboratorio, evoca la chiara immagine della cassaforte con accanto il proprietario, poi manda indietro l’orologio ed osserva attentamente il proprietario che apre la cassaforte. L’altro, che funge da orientologo, annota diligentemente i numeri che gli vengono detti. Poi, a livello Beta, lo psichico si reca dove c’è la cassaforte e la apre sotto gli occhi stupefatti e riconoscenti del proprietario. Lo psichico è un fabbro autorizzato della regione Nord-Est degli Stati Uniti, e spesso lo chiamano ad aprire la cassaforte di persone che hanno dimenticato la combinazione.
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CAPITOLO 20 DOVE PORTA QUESTA STRADA?
A partire dal momento in cui conseguite il vostro primo successo con il Mind Control, vi troverete lanciati in un’odissea alla scoperta di voi stessi. E quello che scoprirete riguardo la vostra persona sarà favorevole. E alla fine, quando sarete riusciti a far funzionare tutto secondo le istruzioni che vi ha dato Josè, davanti a voi si apriranno varie strade, che conducono a nuovi sviluppi nel futuro. Attraverso libri, amici, o altri corsi, potrete conoscere e provare altre tecniche, e aggiungere altri strumenti mentali a quelli che già possedete. D’altro lato, può succedere che anche un miracolo, quando si avvera regolarmente, diventa per voi una cosa ordinaria; allora vi passa l’entusiasmo necessario per fare altri progressi, e vi può capitare di afflosciare il passo e ritrovarvi al punto da cui eravate partiti. Oppure, scoprire che una tecnica funziona meglio di tutte le altre; allora vi specializzate con quella, e la trasformate in parte integrante della vostra vita. Però nessuna di queste strade è la migliore per voi. Se cominciate una ricerca di altre tecniche, potrete scoprirne molte che funzionano. Però è probabile che quello che trovate sia stato a suo tempo investigato anche da Josè, che poi l’ha eliminato in favore di quelle che trovate inserite nel corso. Quelli che si trasformano in collezionisti di tecniche sciupano il loro tempo, invece di utilizzarlo per impratichirsi in alcune che gli servono, fino a padroneggiarle perfettamente. Torneremo più avanti su questo argomento. Se vi capita di perdere entusiasmo e tralasciare le tecniche del Mind Control, non sarete lasciati soli. Quello che è il più importante, è che la vostra esperienza non andrà mai perduta del tutto. Josè ha osservato che, una volta acquisito, l’addestramento del Mind Control non lo si perde mai completamente, ed in momenti di emergenza lo si può ricordare e mettere in pratica. Ciò che fanno molti di coloro che praticano regolarmente il Mind Control è specializzarsi con una sola tecnica, quella che gli funziona meglio. Senza dubbio esiste una quarta strada, che è meglio di tutte le altre. Il Mind Control è una antologia di tecniche accuratamente selezionate, che si rinforzano a vicenda. Ignorare una di queste tecniche perché non porta risultati altrettanto validi rispetto le altre significa rinunciare all’opportunità di uno sviluppo completo. Il Controllo dei Sogni, per esempio, rafforza la vostra abilità nell’uso dello Schermo Mentale; lo Schermo Mentale rende più affidabile e vivido il Controllo dei Sogni. Il corso, ed i capitoli di questo libro scritti da Josè, fanno parte di un unico disegno, in cui l’intero è molto più grande della somma delle sue parti. Inoltre, potrete chiedervi dove vi porta tutto questo, una volta imparato tutto e constatato che funziona. Non basta raggiungere il punto in cui ottenete i risultati: Ci sono sempre nuovi livelli di efficacia, nuovi traguardi da raggiungere. Una volta un allievo chiese a Josè: “Qual’è il punto in cui una persona ha la
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certezza di aver ottenuto dal Mind Control tutti i vantaggi che esso può dargli?”. “Quando sarai capace di trasformare ogni problema in un progetto, e fare in modo che il progetto si realizzi nel modo desiderato”, egli rispose. Poi fece una pausa e disse: “Anzi, no... va ancora al di là di questo. Quando ti renderai conto degli enormi poteri di cui ognuno di noi dispone fin dalla nascita, quando vedrai con la tua stessa esperienza che tali poteri li puoi usare solamente in modo costruttivo, e comprenderai che dietro la nostra presenza su questo pianeta c’è una dignità ed uno scopo. Sono convinto che lo scopo a cui ognuno di noi deve tendere è la propria evoluzione, e che questa nostra individuale evoluzione ricade nella nostra responsabilità personale. Penso anche che la maggior parte della gente abbia una consapevolezza molto tenue di questo principio. Quanto più praticherai il Mind Control, tanto più si farà sentire questo sentimento, fino a diventare una sicura certezza”. Questa è l’intensità dell’esperienza che ti attende... la “sicura certezza” che dietro ogni cosa c’è un proposito benevolo. Nel Mind Control questo non vi arriva come una illuminazione mistica dopo anni di meditazione, che esiga di rinunciare alla vita; nasce invece subito, con l'esperienza quotidiana del vivere con maggior pienezza, con i dettagli della vita quotidiana, i piccoli e grandi successi che forgiano il nostro destino. Proviamo a considerare un incidente insignificante, come lo potrebbe sperimentare un diplomato del Mind Control, e vedremo come si tramuti in un passo verso quella “sicura certezza”. Il nostro personaggio (fresco di diploma), quando ritornò dalle vacanze, per prima cosa tolse dalla macchina fotografica il rullino, e cercò l’altro che aveva già impressionato in precedenza. Non riuscì a trovarlo. La perdita del rullino non era una tragedia, però lo disturbava: era il ricordo della prima settimana di vacanza. Andò a livello per rivivere il momento in cui aveva inserito l’ultimo rullino nella macchina; ma l’unica cosa che gli riuscì di vedere fu la macchina fotografica su un tavolino da tè, ma quello era il posto dove aveva inserito il primo rullino, e non il secondo. Rimase a livello e provò a ripassare ciascun momento in cui aveva scattato una foto, ma alla fine continuava a non comparirgli la scena in cui ricaricava la macchina. Continuava a comparirgli con insistenza il tavolino da tè. Convinto che lo schermo mentale questa volta non avesse funzionato, mandò a sviluppare l’unico rullino che gli era rimasto. Quando andò a ritirarlo si accorse che conteneva tutte le fotografie scattate durante le vacanze, compresa la prima settimana. Non era mai esistito un secondo rullino. Anche se si era trattato di un episodio insignificante, tuttavia esso gli fornì la prima occasione, dopo che aveva fatto il corso, per avere più fiducia nella propria mente. Con un pò di incidenti trascurabili come questo, e con altri episodi più importanti, dove potete aiutare voi stessi o qualcun altro, risulterà trasformato il punto di vista di voi stessi, e del mondo che vi sta attorno. La vostra vita cambierà perché siete sulla soglia di quella sicura certezza. Lungo il cammino della vostra vita può capitare qualche caso come quello che ora vi narriamo. Un diplomato, che praticava il Mind Control da alcuni mesi, aveva una figlia allergica al pelo dei gatti. Avevano in casa due gatti, ed ogni volta che la bimba giocava con essi le veniva una crisi d’asma ed il corpo le si ricopriva di sfoghi. Egli pose il problema sullo schermo mentale, poi visualizzò la soluzione
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che immaginava, ed andò avanti per circa una settimana. La soluzione che immaginò era la figlia che giocava con i suoi gatti, respirava bene e non aveva eruzioni cutanee. Un bel giorno vide realizzarsi nella vita reale ciò che viveva con l’immaginazione. La figlia non era più allergica ai gatti. In questi due casi venne usato solamente lo Schermo Mentale. Entrambi diedero buon esito, perciò potreste chiedervi: perché allora darsi pena con altre tecniche? Nel primo caso, se l’allievo avesse imparato solo l’uso dello Schermo Mentale e null’altro, potrebbe aver ottenuto lo stesso risultato se supponiamo che semplicemente abbia attivato il ricordo di un fatto “dimenticato”, e che non intervenne l’intelligenza Suprema; e questo è ben lontano dalla realtà. Invece il secondo caso implicò l’impiego di una vasta gamma delle tecniche che costituiscono l’addestramento del Mind Control:l’andare a livello, la Effettiva Proiezione Sensoriale per la trasmissione telepatica della terapia, il Controllo dei Sogni, diagnostica, ed il creare un altissimo livello di aspettativa verso il desiderio e la fiducia. Con la molta pratica, la mente comincia a prendere delle scorciatoie. Diventerà sensibile ai segnali impercettibili che accompagnano situazioni serie, e ve li trasmetterà senza che dobbiate sforzarvi a cercarli. Una diplomata del Mind Control ha probabilmente avuto salva la vita da questo. Un mattino era in meditazione, proprio prima di andare al lavoro; stava usando lo Schermo Mentale per risolvere un piccolo problema d’ufficio, quando comparve una enorme X nera a bloccare le immagini che stava creando. E continuò a bloccare tutte le scene collegate con l’ufficio. Un acuto presentimento le disse di non andare in ufficio quel giorno, ed ella se ne rimase allegramente a casa. Più tardi seppe che se quel giorno fosse andata in ufficio sarebbe incappata in una rapina a mano armata che si risolse con il ferimento di alcune persone. Di solito questo tipo di segnali ci arrivano con il Controllo dei Sogni; ella però stava usando lo Schermo Mentale, e l’informazione le giunse attraverso quel canale. Ecco un altro caso: la persona in questione aveva la mente talmente addestrata che in una seria emergenza riuscì a controllarla senza neanche darsi tempo per andare a livello Alfa. Molti dei fatti descritti dalla seguente relazione scritta sono ratificati da nove testimoni. “Il mercoledì tornai a casa dopo aver fatto la spesa, con le braccia cariche di pacchi. Aprii la porta a rete, ma questa si richiuse di scatto prima che avessi fatto in tempo ad aprire la porta interna. Le diedi un forte colpo con stizza, e con orrore la vidi richiudersi di nuovo con forza, e la maniglia puntuta mi si conficcò nel braccio, proprio sotto il gomito. Lasciai cadere i pacchi e con cautela estrassi la maniglia dal braccio. Attraverso la profonda ferita potevo vedere i diversi tessuti del braccio. Cominciò a sgorgare sangue, e non ebbi il tempo di svenire: invece di accasciarmi mi concentrai intensamente per fermare l’emorragia. Quando vidi l’emorragia bloccarsi, fui pervasa da un’ondata di gioia immensa: stentavo a credere quello che stavo vedendo! Cominciai a sentire i primi dolori quando mi lavavo e pulivo la ferita. Mi sedetti e andai a livello: volevo capire se dovevo annullare il viaggio a Boston dove parlava il Maggiore Thompson ad una riunione del Mind Control, ed andare invece dal medico. Provai invece un forte impulso a recarmi a Boston, ed a mettere alla prova la mia capacità di controllare il dolore.
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Durante tutto il viaggio a Boston lavorai senza posa a controllare il dolore. Però durante la conferenza avevo le dita intorpidite, ed il dolore si fece talmente intenso che non riuscivo a sopportarlo, neanche a livello. Mi sentii in colpa di non poter prestare attenzione alla conferenza... anche se il giorno dopo constatai che avrei potuto ripeterla quasi parola per parola. Mentre il dolore era così forte, chiesi psichicamente aiuto, più e più volte. Martha deve aver captato la mia invocazione, perché alla fine della conferenza, mentre la folla si spostava verso il bar, ella volle vedere il mio taglio. Quando tolsi la benda, la ferita era ancora completamente aperta. Mentre estraevo la maniglia dalla ferita dovevo aver strappato un pezzo di carne, e la pelle tutt’attorno era di colore rosso violaceo. Martha andò a cercare aiuto, per informarsi dove fosse l’ospedale più vicino e tornò con Dennis Storin. Dissi che non volevo andare in ospedale; preferivo piuttosto che Dennis mi curasse la ferita. Ci ritirammo in un angolo tranquillo, e Dennis andò a livello. Appena cominciò a lavorare alla ferita il dolore divenne talmente intenso che dovetti andare a livello anch’io per collaborare. Quando cominciò a rimettere insieme i tessuti lacerati pezzo per pezzo, sembrava che le sue dita tirassero fuori dal taglio fiotti di dolore; la ferita divenne tanto sensibile che a stento resistevo dal gridare. Cercai di concentrarmi per far diminuire il dolore ed aiutare Dennis e me stessa. Diverse volte dovetti combattere l’impulso (senza dubbio concepito a livello Beta) di dirgli di smettere e portarmi al pronto soccorso. Volevo farcela ad ogni costo. Dopo minuti che sembrarono ore, cominciai a sentire che il dolore diminuiva. Dapprima mi sembrava un dolore ridotto di circa il dieci per cento, poi del quindici. Quando Dennis mi chiese come mi sentivo, era sparito circa un quarto del dolore. Proseguimmo con il riparare i tessuti interni; il dolore si fece di nuovo intenso. Nonostante fossi concentrata a curarmi, ero vagamente cosciente della gente che si muoveva attorno a me, specialmente di qualcuno alle mie spalle che mi toglieva un pò di dolore quando si faceva troppo forte. Mi sentii estremamente grata. Poi vennero altre ondate di dolore, e dovetti concentrarmi al massimo per sopportano. Poi lavorammo a riparare la parte più profonda della ferita. Sentii che la gente formava un cerchio attorno a noi per trasmetterci energia. La sentivo attraversarmi, mi sembrava che quasi mi sollevasse dalla sedia. Anche Dennis la poteva percepire, e con l’aiuto degli altri la cura si fece più rapida. Alcune persone che facevano parte del cerchio mi dissero più tardi che potevano vedere come la ferita si chiudeva, il gonfiore diminuiva, il colore della pelle passava dal viola al porpora, poi al rosso, infine al rosa, e come infine i lembi della pelle si richiusero come pezzi di un mosaico. Quando tornammo dove avevo posteggiato l’auto, gli amici volevano accompagnarmi a Warwick, poiche temevano che usando il cambio potessi riaprire la ferita. Rifiutai. Sapevo di poter tornare a casa sana e salva. E così fu, senza che provassi il minimo dolore! Il mattino seguente mi svegliai che stavo benissimo. Il braccio mi dava la sensazione di aver fatto una battaglia. Non ho mai fatto a botte, ma penso che ci si debba sentire così. Però non provavo dolore, il braccio era in ottime condizioni. Mi misi seduta nel letto e stetti ad ammirare questo nostro meraviglioso mondo inondato dalla luce del sole. Mi sentii come se fossi nata un’altra volta!”.
Come potete vedere, se proseguirete nell’esplorare i potenziali della mente otterrete benefici incalcolabili. A questo proposito, dice il Dott. Wilfrid Hahn, Direttore delle Ricerche del Mind Control, ogni diplomato diventa egli stesso un ricercatore. “In quale altro settore di ricerca i costosi strumenti e laboratori sono 103
altrettanto inutili?”. Lo strumento di ricerca più complicato che sia mai stato ideato, tanto perfetto che mi sento intimidito ogni volta che ci penso, è a nostra disposizione ventiquattr’ore su ventiquattro: la nostra mente. Perciò ognuno di noi dispone del proprio laboratorio per organizzare le sue ricerche. Un importante vantaggio su cui possiamo contare oggi è che, per la prima volta nella storia della scienza moderna, la ricerca psichica sta diventando qualcosa di rispettabile. Si è ridotto moltissimo il pericolo, per il ricercatore, di essere considerato un pazzo irresponsabile, come successe a Josè nei primi tempi. Tuttavia quel pericolo non è ancora scomparso del tutto. Esistono medici che stanno imparando a servirsi del Mind Control con i loro clienti, ricercatori dell’industria che utilizzano il Controllo dei Sogni per trovare nuove direzioni di ricerca, uomini e donne di tutte le categorie (alcuni menzionati in questo libro), che mi dicono: “Non fare il mio nome. Gli amici penserebbero che sono pazzo”. Però questo succede sempre più di rado. Centinaia di migliaia di diplomati del Mind Control parlano con orgoglio dei risultati che stanno ottenendo con le tecniche. Riviste mediche prestigiose pubblicano articoli su studi clinici e scientifici riguardo la cura psichica e le interazioni mente-corpo. Uomini e donne famosi, come la squadra di baseball White Sox di Chicago e attori e attrici come Carol Lawrence e Marguerite Piazza (che abbiamo citato in precedenza), Larry Blyden, Celeste Holm, Loretta Swit, Alexis Smith, Wicky Carr, hanno tutti parlato pubblicamente della loro esperienza con il Mind Control. E dal punto in cui ci troviamo adesso, dove andremo? Percorreremo un lungo sentiero di emozionanti scoperte di noi stessi. Ad ogni nuova scoperta sarete più vicini all’obiettivo della ricerca finale, come ce l’ha descritta William Blake: Vedere il mondo in un granello di sabbia Ed il paradiso in un fiore di selva, Stringere l’infinito nel palmo della mano E l’eternità in un’ora.
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