Il Libro Rosso Di Jung PDF

February 15, 2023 | Author: Anonymous | Category: N/A
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IL LIBRO ROSSO DI JUNG

Può la psicologia incarnare lo spirito del tempo ed essere strumento di liberazione per l’umanità? Sfogliando il Libro il Libro Rosso Rosso si  si sarebbe tentati di rispondere di sì. Ma subito si è costretti ad ammettere che qui Jung non ha esposto i principi di una psicologia, intesa come scienza positiva, ma ha  piuttosto espresso una sua filosofia seguendo il solco tracciato da Nietzsche con Così parlò  Zarathustra.. In effetti il Libro  Zarathustra il  Libro Rosso Rosso può  può essere per molti versi considerato una coraggiosa risposta alla morte di Dio e la sua pubblicazione giunge in un momento quanto mai opportuno, in cui, con la diffusione della consulenza filosofica, si stanno riscoprendo i profondi legami che uniscono la  psicologia alla filosofia. Infatti il Libro il  Libro Rosso Rosso non  non è “solo” un testo fondante della psicologia analitica, ma anche un’opera filosofica a tutti gli effetti, che esprime una visione completa dell’anima e del mondo. Di fronte al tramonto inarrestabile dei valori proclamato da Nietsche, Jung si prende il rischio estremo di scavare in fondo alla propria anima in cerca del nuovo:  Liber Novus è Novus è infatti il titolo voluto dal padre della psicologia analitica per il suo Libro Rosso, ed il primo capitolo è “la via di quel che ha da venire”. E qui per nuovo non dobbiamo intendere ciò che non è mai stato, perché anzi Jung attinge a piene mani a una saggezza antica, ma piuttosto il nuovo ha il senso di un rinnovamento, di una rigenerazione. E il nuovo ha anche il senso dell’avvenire, del futuro a cui Jung rivolge lo sguardo. Occorre allora a llora chiedersi: quanto è nuovo questo nuovo? Rimando al contributo del nostro Presidente Giorgio Antonelli per far luce sulla questione. Qui mi limiterò ad osservare chesia alcune riprese ed alcuni nel  Libro–Rosso nel Libro Ro sso sembrerebbero  sembrerebbero suggerire che Jung nel suo percorso portato a riscoprire le passi due tradizioni religiosa e politica – che maggiormente hanno segnato la storia del nostro Occidente. il cristianesimo ed il marxismo. Con ciò non voglio certo negare l’influsso di altre e diverse tradizioni, sostenendo una posizione riduttiva che sarebbe certamente ridicola: dalle Upanishad alle leggende nordiche, dal libro tibetano dei morti ai miti  babilonesi, il repertorio cui attinge Jung è, come come al solito, vastissimo e sembrerebbe voler coprire tutti i popoli e tutte le epoche. Inoltre il padre della psicologia analitica non fa mai riferimento al marxismo e, con Nietzsche, riconosce la necessità di superare il cristianesimo. Non c’è nulla di più distante dagli intenti del Liber del  Liber Novus di Novus di una riproposizione dei valori tradizionali ed eurocentrici del  passato. Ma proprio perché il Libro il Libro Rosso Rosso si  si colloca in un’ottica così visibilmente allargata, e  proprio perché si propone di andare andare oltre i valori costituiti, verso il nuovo, mi sembra interessante rintracciare le matrici di una così vasta impresa nell’ambito del nostro orizzonte culturale. Cercherò di argomentare la tesi di un’eco, nel Liber nel  Liber Novus, Novus, delle principali tradizioni occidentali. Il messaggio ebraico-cristiano e il messaggio di liberazione sociale contenuto nel marxismo appaiono, nel Libro Rosso, svincolati da ogni apparato ideologico e dottrinale, e ripres ripresii con un atteggiamento tipicamente post-nicciano. In questo modo Jung costruisce una sua filosofia radicalmente imperniata sulla prassi. Il riferimento alla Bibbia e ai V Vangeli angeli è costante lungo tutto il percorso del  Liber Novus, Novus, ma diventa  più stringente in alcuni punti, per per esempio all’inizio, laddove l’affermazione “in no noii è la via, la verità e la vita”, fa eco ai versetti di Giovanni: «Gesù gli disse: “Io sono la Via, la Verità Verità e la Vita.  Nessuno può venire al Padre se non attraverso di me”» me”» (14.6). La Via, Via, la Verità Verità e l Vita Vita in Jung si rifanno all’esempio di Cristo ma, a differenza del cristianesimo tradizionale, non ammettono mediazioni e anziché declinarsi alla prima persona singolare si declinano al plurale. Laddove nei versetti di Giovanni la vita e la verità sono alienate in un Altro, in un Dio trascendente e inarrivabile se non per intercessione di Cristo, Jung compie un atto di riappropriazione e rimette all’uomo i valori più elevati. La divinità, per l’autore del Liber del  Liber Novus, Novus, abita in ciò che è relativo e 1

quotidiano, e va perde riscoperta nei più semplici gesti e neiassumere più semplici atti, perufficiali esempioe nella risata . La divinità, inoltre, quell’univocità che sembrava nei vangeli diventa 1

 Jung , Il linro Rosso, Rosso, Bollati Boringhieri, Torino 2010, p. 230

 

costituzionalmente ambigua. “L’univocità “L’univocità è unilateralità e conduce alla morte. L’ambiguità, L’ambiguità, invece, 2 è la via della vita”  La pluralità dei significati si condensa nel simbolo, che diviene il nuovo mediatore dell’esperienza religiosa. Tuttavia il simbolo non è staccato dall’uomo: al contrario, l’uomo vi partecipa e vi è sottomesso in quanto è già da sempre abitato dalle forze dell’inconscio collettivo. Attraverso il simbolo, quindi, l’uomo partecipa direttamente del divino. Cristo non è più un mediatore, ma piuttosto un esempio da imitare. Tuttavia il ruolo di esempio assunto dal Cristo non è privo di problematicità. Jung, infatti, rinnega la validità di un modello da seguire. “Guai a coloro che vivono seguendo dei modelli! La vita non è con loro. Se voi vivete seguendo un modello, allora vivrete la vita del modello, ma chi dovrebbe vivere la vostra vita, se non voi stessi? Dunque vivete voi stessi”3. Cristo, quindi, non può rappresentare un modello se non in un senso molto particolare, ovvero perché ha vissuto a pieno la sua propria vita e ha percorso fino in fondo la sua propria via, senza cercare modelli, e compiendo interamente il processo d’individuazione. Anche Cristo, infatti, come ogni uomo, è dovuto passare per il sentiero dell’individuazione, che lo ha messo di fronte alla necessità di integrare i contenuti dell’inconscio collettivo. Tale integrazione sarebbe rappresentata dalla discesa di Cristo nell’inferno, un tema che compare in molti vangeli apocrifi e nei testi alchemici, e che Jung riprende nel capitolo intitolato “Il concepimento di Dio”4Cristo è dunque per Jung, una figura profondamente umana, soggetta alle stesse contraddizioni e agli stessi patimenti che affliggono l’uomo contemporaneo. Se il suo esempio resta valido, il cristianesimo come religione storica, invece, come già annunciato da Nietzsche, deve essere superato. A differenza differenza del filosofo, però, il padre della psicologia psic ologia analitica non pensa che Dio sia morto, ma che sia soltanto malato. Inoltre, Dio può e deve essere guarito. Senza Dio, infatti, l’uomo non sarebbe completo e avrebbe perso la metà di se stesso. Il Dio rinnovato di Jungdinon abita isolato, a supreme altezze, ma alberga accanto all’uomo e dentro di lui, tra gli eventi tutti i 5 giorni, ed abbraccia con un unico sguardo le cose vili e le cose preziose . Sa accoglierlo chi impara ad apprezzare le cose più piccole e a convivere con i propri limiti. Sa accoglierlo chi, niccianamente, non prende la vita con gravità ma la attraversa danzando, grato al miracolo perpetuo della trasformazione. Il Liber  Il Liber  Novus,  Novus, però, non è semplicemente un inno alla leggerezza, ed il  pensiero di Jung si discosta dalla filosofia di Nietzsche perché accoglie la profondità. “Profondità e superficie devono mescolarsi, al fine di generare nuova vita 6”. Ciò che è divino, dice Jung, non si trova né nello spirito del tempo né nello spirito del profondo, ma in un equilibrio tra i due 7. Per  Nietzsche non esiste né divinità né profondità, e tutto tutto ciò che punta nella direzione dell’una o dell’altra non è altro che retromondo, vuota ipostasi della ragione. Per Jung, invece, la profondità è il correlato necessario della superficie, e non si da l’una senza l’altra. La profondità, infatti, non è altro rispetto alla superficie, ma è semplicemente il suo lato immaginifico che non ha meno realtà di ciò che affiora in superficie. Le immagini, ci dice Jung, sono l’altra metà del mondo 8. Ecco un  punto sul quale il padre della psicologia psicologia analitica sembra prendere le distanze dal cristianesimo ufficiale, che aveva temuto le immagini e i sogni e li aveva respinti come inganni del demonio. Per l’autore del Liber del Liber Novus, Novus, infatti, le immagini ed i sogni sono dotati di un’autonoma validità oggettiva e sono di guida all’uomo nel suo cammino. In realtà anche su questo, come su altri punti, Jung sembra rifarsi al messaggio biblico originario a discapito della tradizione dottrinale. Non  bisogna dimenticare che secondo la Bibbia l’uomo l’uomo fu creato ad immagine di Dio Dio.. Il padre della  psicologia analitica riprende questo punto, ricordando che “la creatura umana è il volto della divinità”9 L’immagine è quindi ciò che di più divino si trova nell’uomo. Anche Anche qui l’autore del  Liber Novus si Novus si trova quindi in piena consonanza con la religione ebraico-cristiana delle origini, ed 2

 Ivi, p. 245.  Ivi, p. 231 4  Ivi, p. 244. 5  Ivi, p. 247 3

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 Jung, op.cit ., ., p. 239  Ivi. 8  Ivi, p. 232 9  Ivi, p. 281.

 

invece in conflitto con l’interpretazione ortodossa e moderna del cristianesimo. Jung rimprovera allo spirito del tempo di non aver preso in debita considerazione la realtà delle immagini. Il ritorno dell’autore del Liber del  Liber Novus alle Novus alle immagini è un ritorno ai sogni. “Noi viviamo anche nei nostri sogni, non viviamo soltanto durante il giorno. T Talvolta alvolta compiamo in sogno le nostre maggiori 10 imprese” ”Il sogno ha un ruolo centrale nel Liber nel  Liber Novus. Novus. L’intera L’intera opera, in effetti, non è altro che la trascrizione dei sogni e delle fantasie di Jung, o meglio, un esercizio d’immaginazione attiva sui sogni e sulle fantasie fantasi e del suo autore. L’immaginazione L’immaginazione onirica, ci dice Jung, può tornare oggi a svolgere quel ruolo che aveva avuto in età ellenistica e agli albori del cristianesimo, prima che divenisse oggetto di una radicale censura da parte della chiesa ufficiale, ossia il ruolo di stabilire un contatto diretto tra uomo e Dio. Per dirla con Mauro Mancia, il sogno assurge, nel Liber nel  Liber Novus, Novus, a 11 nuova religione della mente . Il padre della psicologia analitica considera infatti i sogni il linguaggio dell’anima, e raccomanda di “serbarli nel cuore e rigirarli nella mente, come le parole della persona più cara” 12. Se il sogno è il linguaggio dell’anima, però, non sempre l’uomo è in grado di comprenderlo. Non a caso secondo Jung nessuno è all’altezza dei propri sogni. Lungi dall’essere mero soddisfacimento di desiderio il sogno diventa, per il padre della psicologia analitica, rivelazione della trascendenza. Proprio nell’epoca in cui scriveva il  Liber Nouvs, Nouvs, Jung stava riflettendo sulla proposta di Alphonse Maeder di attribuire ai a i sogni una funzione compensatoria o di  bilanciamento, e quindi di vederli vederli orientati non solo retrospettivamente al passato ma anche,  prospetticamente, al futuro. In effetti dal Libro dal Libro Rosso Rosso emerge  emerge una funzione profetica del sogno, che viene ad assumere un ruolo di determinante della vita umana. Anche Anche il nostro agire, sottolinea Jung, dipende dai sogni. Al sogno siamo sottomessi come a una forza che incombe su di noi. Non sono i sogni ad appartenere noi ma siamo ad appartenere ai sogni, poiché sono la manifestazione della presenza di Dio anell’uomo. Allo Allonoi stesso modo “i pensieri sono eventiessi naturali che tu non 13  possiedi e del cui significato hai solo una conoscenza conoscenza imperfetta”  I sogni, i pensieri e tutti gli altri accadimenti psichici dicono la nostra dipendenza da ciò che è altro da noi e che pure è in noi. Espressione del mistero, ciò che accade nella nostra mente reca in sé il marchio del divino. . Ecco perché non tutti gli eventi psichici sono trasparenti a se stessi. Il divino, infatti, non alberga soltanto nei pensieri razionali, ma soprattutto nei sogni, nelle fantasie e nei fenomeni devianti della coscienza. Uno dei limiti che Jung rimprovera al cristianesimo è di aver rinunciato alla follia, e chi rinuncia alla follia rinuncia anche alla vita divina 14. Associando la follia al divino, il padre della psicologia analitica riprende un tema che ha attraversato tutta la filosofia occidentale, da Platone a Erasmo da Rotterdam, da Schelling a Nietzsche stesso. Il padre della psicologia analitica lo sviluppa in modo originale nel Liber nel Liber Secundus, Secundus, dove ci accorgiamo con sorpresa che la follia divina coincide con la vera imitazione di Cristo, ovvero un’imitazione senza imitazioni. Ancora una volta, quindi, l’autore del Liber del  Liber Novus fa Novus fa emergere una contrapposizione tra due diverse forme del cristianesimo: un cristianesimo storico, ufficiale, che rifiuta la follia e che deve essere superato, e un cristianesimo che riconosce in Cristo la follia divina e che potrebbe essere la religione del futuro. Duellando con  Nietzsche, Jung sostiene infatti che il cristianesimo non ha affatto perso il suo significato e che è ancora vivo dentro di noi. “Tu puoi abbandonare Cristo, ma lui non ti abbandonerà. Il tuo volerti liberare di lui è illusione. Cristo è la Via” 15. Sulla religione il padre della psicologia analitica non si fa illusioni: l’uomo occidentale non solo è vincolato al cristianesimo, ma è anche vincolato a viverlo secondo lo spirito del proprio tempo. Ma è proprio rispetto allo spirito del proprio tempo che Jung si propone, con il Liber il Liber Novus, Novus, di compiere un passo ulteriore, innescando quel superamento che  Nietzsche aveva dichiarato impellente. E mentre l’autore dello Zarathustra Zarathustra aveva immaginato un futuro senza cristianesimo e senza Dio, l’autore del  Liber Novus . Novus . sogna un avvenire in cui 10

 Ivi, p. 242  Mauro Mancia, Il Mancia,  Il sogno come religione della della mente mente,, Laterza 1987.

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12 13

 Jung, Op. cit p. cit p. 233.  Ivi, p. 251 14 Ivi , p.  , p. 238. 15  Ivi, p. 293

 

l’umanità possa rendersi protagonista dell’esempio di Cristo. Il Dio dei cristiani, secondo Jung, non è affatto morto, è soltanto ammalato e si può curare, e se anche fosse morto, può rinascere. Il Il Liber  Liber Novus ci Novus ci indica la via per questa cura e per questa rinascita. Innanzitutto se Dio è morto come padre, può rinascere come figlio. Fuori di metafora, Dio può rinascere come prodotto della creatività umana. Non diversamente, il Dio malato può essere salvato se viene considerato una fantasia. Occorre qui mettere l’accento sul fatto che per Jung la fantasia non è la facoltà idiosincratica, bizzarra ed arbitraria con cui troppo spesso siamo portati ad identificarla, ma un’entità reale, concreta, che attraversa la vita dell’uomo e ne rivela l’intima trascendenza. E’ quindi  possibile recuperare Dio trasponendolo sul piano dell’immaginazione, dell’immaginazione, ma è necessario ancora prima riscattare l’immaginazione dal suo rango di non verità e riafferrare quella metà del mondo che dimora nelle immagini. E’ lì, infatti, che Dio può trovare la sua salvezza. Tutto questo si trova espresso nell’avventura di Izdubar, l’eroe babilonese che può guarire soltanto a patto di accettare di essere una fantasia 16.

L’impatto del cristianesimo sul Libro sul  Libro Rosso Rosso è  è evidente, lo si può constatare praticamente ad ogni  pagina. Meno scontato è invece il rapporto rapporto di Jung cono gli ideali di liberazione sociale, e in  particolare con quelli che trovano espressione nel marxismo. Nondimeno, Nondimeno, esso traspare in alcune affermazioni di Jung, prima tra tutte quella secondo cui la nuova religione “si esprime soltanto nella trasformazione delle relazioni umane, le quali non possono essere sostituite nemmeno dalle più  profonde conoscenze”17. Come il marxismo, anche la nuova via dell’anima tracciata da Jung si  propone di dell’esistenza esercitare un impatto realtà concreta,di stabilendo ule n più “nuovo ordinamento dellenon 18 condizioni umana”sulla  Nell’affermazione Jung che un profonde profonde conoscenze  possono sostituire le relazioni umane possiamo inoltre leggere leggere il riconoscimento di una realtà strutturale che, stante il loro rapporto dialettico, precede e fonda le sovrastrutture della conoscenza. Il padre della psicologia analitica, infatti, si riferisce spesso al Sotto al Sopra, secondo una poetica della verticalità che ricorda la Divina la  Divina Commedia ma Commedia ma che trova maggiore rispondenza nella dialettica marxista. Sotto e Sopra, infatti, non corrispondono, come in Dante ai due poli della morale, ma,  piuttosto, come in Marx ed Engels Engels della Dialettica della  Dialettica della natura, natura, a due dimensioni dell’essere umano. Jung arriva dopo di Nietzsche e nel segno di Nietzsche: la sua visione è al di là del bene e del male. male. La morale, per Jung J ung come per Marx, arriva dopo, non è un a priori della natura umana. Ad una concezione morale, basata sull’antitesi statica tra bene e male, l’autore del  Liber Novus oppone Novus oppone un’ottica dinamica e direzionale, fondata sulla crescita dal basso verso l’alto. “Fa parte della tua redenzione disimparare ogni forma di distinzione tranne quella relativa alla direzione. In tal modo ti liberi dall’antica maledizione della conoscenza del bene e del male. Poiché hai separato il bene dal male in base alla tua migliore capacità di discernimento e hai aspirato soltanto al bene rinnegando il male che nondimeno continuavi a commettere e non l’hai preso su di te, le tue radici non assorbivano più l’oscuro nutrimento del profondo, e il tuo albero s’è ammalato ed è avvizzito” 19  Come già Marx ed Engels, Jung riscopre l’uomo come essere naturale e lo iscrive in una  progettualità che tiene conto anche dei suoi istinti e della sua animalità. Il non aver riconosciuto l’essere animale dell’uomo è del resto uno dei rimproveri che il padre della psicologia analitica muove al cristianesimo. Anche su questo punto possiamo riscontrare una discrepanza tra il cristianesimo oggetto di critica e lo spirito dei Vangeli, Vangeli, in cui non sono infrequenti le similitudini tra uomo ed animale. Jung stesso ricorda il versetto di Matteo in cui Cristo dice: “Ecco vi mando come  pecore in mezzo ai lupi, siate dunque prudenti prudenti come serpenti e semplici come colombe” 20. A differenza degli altri animali, però, per Jung, come per Marx ed Engels, e ancora prima per Hegel, l’uomo ha una natura intimamente conflittuale. “Nessuno deve meravigliarsi che gli uomini siano 16

 Ivi, p. 282

17 18

 Shamadasani S., Introduzione a Jung , Il linro Rosso, Rosso, Bollati Boringhieri, Torino 2010, p.212.  Ivi. 19  Ivi, p. 301 20  Ivi, p. 300

 

talmente distanti tra loro da non capirsi, da farsi guerra e uccidersi a vicenda. Ci si deve invece meravigliare assai di più che gli uomini credano di essere vicini l’uni all’altro, di capirsi e di amarsi”21. Mentre però per i filosofi il conflitto di accende tra uomo e uomo, , per il padre della  psicologia analitica ciò che accade all’esterno è sempre anche una trasposizione di una lotta lotta interiore. Alla dialettica tra servo e padrone di Hegel, a quella tra capitalista e lavoratore dipendente di Marx ed Engels, Jung aggiunge la dialettica tra l’Uno e l’Altro che si gioca sul teatro interiore. Anche nel suo caso la posta in gioco è il riconoscimento così essenziale per l’identità. Si potrebbe pensare che lo spostamento d’interesse dal livello esteriore a livello interiore del conflitto abbia distolto il padre della psicologia analitica dal concreto essere al mondo dell’uomo, ovvero dal suo essere inserito già da sempre in un contesto di relazioni, come il marxismo aveva  ben messo in luce. In realtà l’impegno di Jung a scavare nei più profondi meandri dell’anima non lo devia mai dall’attenzione per il mondo esteriore. “Se non ti capita nessuna avventura all’esterno non te ne capitano neppure nel tuo mondo interiore”. Interiorità ed esteriorità non si oppongono come due contrari ma si integrano reciprocamente, sono l’una il risvolto dell’altra. La novità di Jung sta  proprio nell’aver restituito concretezza alla dimensione interiore, tornando a considerare, come gli antichi greci, i sogni, i pensieri, le fantasie e gli altri prodotti della psiche entità oggettive, reali, al  punto da annetterle al mondo esteriore “Il mondo spirituale è in quanto dimo dimora ra degli spiriti, anche 22 un mondo esterno” . Anche qui, però, non ci troviamo di fronte a una novità assoluta. In effetti la dialettica marxiana se correttamente intesa non implica un potere deterministico della struttura sulla sovrastruttura ma, al contrario, riconosce il potere reale delle ideologie, il loro peso concreto e il loro impatto sulla storia. Quindi l’idea che i prodotti dello spirito siano presenti e tangibili nel mondo esteriore si era già affacciata nella nostra cultura. Certo però le ideologie di Marx ed Engels non possiedono tutta l’autonoma consistenza oggettiva che hanno invece per Jung i sogni, le fantasie ed i pensieri. Per il padre della psicologia analitica il cambiamento deve partire proprio da qui, dalla sfera dell’immaginario che deve esser riannessa al reale. Anche la trasformazione delle relazioni umane da lui auspicata passa attraverso il riscatto della dimensione interiore, la sua inclusione nei rapporti reali dell’esistenza. La libertà, per Jung, è innanzitutto una conquista interiore. “La nostra libertà non sta fuori di noi, ma in noi. Si può essere vincolati all’esterno e tuttavia sentirsi liberi, perché ci si è liberati dalle catene interiori” 23. Su questo fronte l’autore del  Liber Novus si Novus si distacca decisamente dalla tradizione marxista per ricollegarsi a un’idea stoica e cristiana di libertà come possesso interiore. Alla lotta sociale come strumento di emancipazione Jung contrappone il simbolo. “Si può forse guadagnare la libertà esteriore mediante un’azione energica, ma la libertà interiore si crea solo mediante il simbolo” 24. Il simbolo è infatti li punto di contatto della coscienza con gli strati della psiche più profondi, quelli dell’inconscio collettivo. E’ attraverso il simbolo che l’uomo partecipa a ciò che lo trascende e ha accesso all’energia psichica  primordiale. Esso può manifestarsi nel sogno, che che diventa quindi una fonte di di liberazione. In virtù della sua portata simbolica l’esperienza immaginativa acquista una funzione di emancipazione, Ecco allora che Jung sviluppa la tecnica dell’immaginazione attiva per evocare e  potenziare le fantasie di veglia. L’esperienza simbolica porta l’individuo l’ individuo al di là di se stesso e lo redime dalla sua solitudine, elevandolo a livello della psiche collettiva. Per mezzo del simbolo, però, l’uomo non si confonde con gli altri uomini, non sfugge al compito dell’individuazione, ma al contrario, perviene ad essere  pienamente se stesso. E’ soltanto inglobando le ener energie gie provenienti dall’inconscio collettivo, in infatti, fatti, che dall’Io si può passare al Sé. Il processo di liberazione che interessa Jung, infatti, non è tanto quello dell’uomo dall’altro uomo, quanto piuttosto quello del Sé dall’Io. Resta il fatto che se per Jung gli avvenimenti interiori hanno sempre un nesso con ciò che avviene all’esterno, il percorso 21 22

 Ivi, p. 289  Ivi, p. 288 23  Ivi, p .311 24  Ivi

 

che dall’Io porta al Sé sarà anche un processo di trasformazione delle relazioni che legano l’individuo al suo mondo, e quindi, in ultima istanza, di emancipazione sociale. Il rinnovamento e la trasformazione di cui Jung si fa portavoce con il  Liber Novus, Novus, quindi, non riguardano esclusivamente la sfera psichica, le profondità dell’anima, ma coinvolgono l’uomo nella sua totalità esistenziale ed esistensiva. Il riscatto personale dell’uomo è sempre, anche, un riscatto sociale. Del resto la creazione di valori socialmente utilizzabili è, secondo Jung, il portato necessario del processo d’individuazione. Diventare se stessi significa infatti uscire dall’unanimità e commettere quindi una colpa tragica la cui necessaria espiazione è la costruzione di valori nuovi, che siano condivisibili a livello collettivo. Jung stesso sentì su di sé questa necessità di cui il  Liber  Novus deve  Novus  deve essere considerato il risultato: doveva scrivere, e rendere trasmissibili i valori che scaturivano dal suo percorso d’individuazione. Solo scrivendo e trasmettendo avrebbe raggiunto la sua completezza d’individuo. Fu proprio il senso della necessità di un impegno sociale quale correlato ineludibile della persona a distanziare Jung dalle avanguardie artistiche del suo tempo, e, in primo luogo, dall’anarchismo dadaista. L’isolamento dell’artista non era per lui pensabile. Per il  padre della psicologia analitica, infatti, l’uomo, che che è sempre anche portatore di un inconscio collettivo, è un essere intimamente sociale, che nella relazione con gli altri trova la propria realizzazione. Un altro aspetto che avvicina il Liber il  Liber Novus al Novus al messaggio di liberazione del marxismo e che lo allontana invece dai credo più tradizionali ma anche dallo Zarathustra è l’accento non profetico che doveva assumere nelle intenzioni del suo autore. Se ancora all’epoca dei  Ricordi  Ricordi   Jung appariva riluttante a pubblicare il Libro Rosso era perché il tono gli appariva ancora troppo profetico, contrariamente a quanto egli avrebbe voluto. Il nuovo che vi si aannunciava, nnunciava, infatti, non doveva essere considerato come il prodotto di una volontà intenzionale, ma come un semplice effetto del divenire. Analogamente, Analogamente, nel socialismo scientifico di Marx ed Engels la rivoluzione sociale non può essere il risultato del velleitarismo dei popoli ma può essere soltanto la conseguenza di una precisa necessità storica. La volontà e le intenzioni, da sole, non sono sufficienti a innescare il processo di liberazione. Così anche gli ideali di emancipazione non devono essere costruzioni astratte ed arbitrarie ma hanno peso e valore solo se sono radicati nella realtà e capaci di trasformarla. Ecco che cosa annotava Cary Baynes a proposito di una conversazione avuta con Jung: “..il Libro rosso  parla di un conflitto tra il mondo della realtà e il mondo dello spirito. Lei ha detto che in quel conflitto è stato quasi sul punto di andare in pezzi, ma che è riuscito a tenere i piedi ben piantati a terra e a incidere sulla realtà. Ha detto che per lei questo conflitto era il banco di prova di qualsiasi idea, e di non avere rispetto per quelle che, sia pure alate, sono però destinate a rimanere fuori nello spazio, incapaci di condizionare la realtà” 25. Infine, è proprio perché il contenuto del Liber del  Liber Novus  Novus  trovò la sua strada verso la realtà che Jung smise di lavorarci. Nell’epilogo aggiunto nel 1959, infatti, il padre della psicologia analitica spiega così i motivi che lo hanno indotto ad abbandonarne la redazione: “Me ne ha distolto il mio incontro con l’alchimia nel 1930. L L’inizio ’inizio della fine sopraggiunse nel 1928, quando Wilhelm Wilhelm mi spedì il testo di un trattato alchemico, Il fiore d’oro. A quel punto il contenuto di questo libro trovò la sua strada verso la realtà e non potei più continuare a lavorarci”26Al periodo del “confronto con l’inconscio” ne seguì un altro di “confronto con il mondo”, in cui il padre della psicologia analitica si dedicò intensamente ad un’attività di relatore e conferenziere. Oltre a rappresentare una compensazione per il tempo trascorso solo con sé stesso, il lavoro di divulgazione era per Jung parte integrante della sua filosofia, una filosofia radicalmente imperniata sulla prassi e volta a produrre una trasformazione reale nella società. Come conclusione provvisoria a queste mie note di riflessione sul rapporto del Liber del  Liber Novus con Novus con le tradizioni di liberazione religiosa e sociale vorrei sottolineare che per il padre della psicologia analitica ognuno di noi si porta dentro l’eredità di tutte le epoche che lo hanno preceduto, e che creare il nuovo non significa tanto dar vita all’inedito, quanto piuttosto tradurre per il tempo

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 Shamadasani S., Introduzione a Jung , Il libro Rosso, Rosso, Bollati Boringhieri, Torino 2010, p.213-214  Ivi, p. 218

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 presente ciò che era già stato scoperto nel passato. “Dar vita a cose antichissime in un’epoca nuova nuova 27 significa creare. E’ la creazione del nuovo, ed essa es sa mi redime”.  

Luisa de Paula Luisa Paula è socia socia del Centro Centro Studi Studi Psicol Psicologi ogiaa e Letter Letteratur atura. a. Filoso Filosofa, fa, consulente e giornalista pubblicista, lavora a un dottorato di ricerca sull’intenzionalità nel sogno sotto la supervisione di Laura Piccioni e Claude Debru.

27

 Jung , op. cit ., ., p. 311

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