Il Gesù che non fu mai
Short Description
Un'introduzione al mito di Gesù autore: Giuseppe Ferri http://mitodicristo.blogspot.it/...
Description
IL GES U CHE NON FU MAI
Un'Introduzione al Mito di Gesù
Giuseppe Ferri
Un uomo lascia sempre tracce. Né sarebbe un uomo se non avesse neppure un'ombra... Si dimentica ciò che si vuole ricordare e si pensa a ciò che si preferirebbe dimenticare...
Grati sui muri di New York
Indice 1 2
3
4
5
Introduzione
1
Teologi e apologeti travestiti da storici
5
2.1 L'errata equazione dell'apologeta John P. Meier . . . . . . . . . . . . . 2.2 Criteri di autenticità o autentici criteri di confusione? . . . . . . . . . 2.3 Il principio di contaminazione del dubbio . . . . . . . . . . . . . . . .
13 23 33
Fonti limitate, oscure, ambigue e di seconda mano
39
3.1 Un profondo silenzio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.2 Le fonti che abbiamo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.2.1 Le fonti primarie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.2.2 Le epistole paoline e l'epistola agli Ebrei . . . . . . . . . 3.2.3 I quattro vangeli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.3 Il resto del Nuovo Testamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.4 Flavio Giuseppe . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.5 Tacito . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.6 Tallo & Flegone . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.7 Plinio, Svetonio, Mara bar Serapion e il Talmud . . . . . . . . . 3.8 Vangeli gnostici, scritti dei Padri della Chiesa e fonti ipotetiche 3.9 L'enorme fardello di Marco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.10 La natura dei vangeli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.11 Il fallimento di Marco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.12 Conclusione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il `Cristo Cosmico' non letterale delle fonti più antiche
4.1 4.2 4.3 4.4 4.5 4.6
Le fonti del più antico testimone . . Il Cristo cosmico di Paolo . . . . . . L'evoluzione di Gesù . . . . . . . . . Fondatori ttizi . . . . . . . . . . . . Il Gesù docetico . . . . . . . . . . . . Perchè propendo per l'ipotesi mitica
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`Gesù', un clone letterario di personaggi precedenti?
5.1 5.2 5.3 5.4
Paralleli con gure contemporanee . . . . . . . . Giudeo con i giudei, greco con i greci . . . . . . . Il Gesù celeste precristiano e prepaolino di Filone Un cantico per Gesù . . . . . . . . . . . . . . . .
A Il Teorema di Bayes è più forte di Gesù
v
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. 39 . 48 . 49 . 50 . 54 . 59 . 60 . 70 . 72 . 73 . 75 . 77 . 78 . 88 . 114
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119
121 133 144 152 154 157
165
166 172 199 203
205
Capitolo 1
Introduzione o scopo principale di questa breve introduzione al Gesù
L mitico
è di diondere tra i lettori la consapevolezza del fat-
to che un dibattito sulla reale esistenza di Gesù di Nazaret esiste ed è tuttora in corso, che la prova di un Gesù storico è insuciente per provare la sua storicità all'origine del cristianesimo, e che è possibile tentare una dimostrazione abbastanza persuasiva in favore di un personaggio mitologico e letterario che fu preso erroneamente per storico dai più tardi cristiani. Per quell'obiettivo, inizio innanzitutto a riconsiderare lo stato dell'evidenza attuale nel dibattito. Solo dopo aver considerato le reali proporzioni della controversia recente sul Gesù Storico, muovo a considerare la prevalente ipotesi alternativa del mito di Gesù.
L'approccio più comune, condiviso da studiosi cristiani e non cristiani, è sempre stato di insistere che Gesù fu un reale personaggio storico intorno al quale il mito è stato costruito senza posa dai suoi ferventi seguaci. Spero di dimostrare che si tratta di una ipotesi poco probabile, o quantomeno di insinuare il dubbio nella granitica certezza della storicità di Gesù. Allo stesso tempo, so bene che l'idea di un Gesù Storico ha così profondamente inquinato alla radice la coscienza comune che è dicile sollevare un'ipotesi alternativa, un'ipotesi che non prevede l'esistenza storica di Gesù all'origine del culto cristiano.
1
In gran parte questa
2
CAPITOLO 1.
INTRODUZIONE
riluttanza naturale è dovuta al fallimento degli studi storici attuali su Gesù, culminati nella realizzazione che ogni ricercatore proietta ineluttabilmente il suo ritratto su Gesù, creando un Gesù Storico a propria immagine e somiglianza. Sfortunatamente, questa percezione distorta dell'immaterialità del passato reale, nel caso di Gesù, è servita solamente al tentativo apologetico di salvaguardare la sua realtà storica dalle voraci critiche del razionalismo. La sua storicità non può essere intaccata in alcun modo esattamente perchè è la stessa fede cristiana a fondarsi su di essa: Gesù, vero Dio e vero uomo, è morto sulla croce per i nostri peccati ed è risorto.
Ma come non sono interessato a trarre conseguenze per la fede (al di là del ritenerla a priori pericolosa o meno) così non sono affatto interessato ad ogni tentativo di recuperare una qualche gura storica che non si chiamava Gesù ma qualcun altro, e che non fece più o meno le cose narrate nei vangeli ma potrebbe in qualche modo ancora essere vagamente collegato alla tradizione che divenne più tardi il nucleo del messaggio cristiano.
Invece guarderò al
personaggio di Gesù che conosciamo dai vangeli, chiedendomi se almeno gli atti e gli episodi più umili (e meno miracolosi) a lui attribuiti sono accaduti veramente e permettono di distinguere Gesù da altri personaggi precedenti e/o mitici, pena altrimenti la completa dissoluzione della sua originalità.
La risposta nale a
quest'ultimo, inquietante interrogativo non si troverà in questo libro, il quale si preoccuperà allora solo di assicurare ben salda la legittimità della domanda, così da non permettere più di eluderla vigliaccamente, ma di averla chiaramente di fronte a sé:
dai
vangeli può emergere l'originalità di una gura in grado di fugare ogni dubbio su di essa veicolato in primo luogo dalle lettere del più grande, colossale Apostolo che abbia mai predicato il vangelo alle genti?
Sono dunque sempre aperto a cambiare in futuro le mie opi-
3 nioni. Al momento attuale, anche se ancora non posso rispondere con un sì o con un no alla domanda di cui sopra, sono propenso a rispondere: no. Comunque mi disturba profondamente ogni pericoloso tentativo apologetico di diamare un'ipotesi senza portare argomenti contro o a favore. Assumere a priori che l'ipotesi del Mito di Cristo è falsa, perchè non è apparsa aatto convincente la prima volta che è stata esposta (foss'anche tale nella mia introduzione), e che ogni presentazione successiva della medesima teoria è parimenti sbagliata in virtù del fallimento della precedente, è indice di un'avversione alla verità che non si può non avversare a propria volta con estremo disprezzo.
Oggi, giovedì 27 febbraio 2014, da qualche parte in Italia, Giuseppe Ferri
Capitolo 2
Teologi e apologeti travestiti da storici n libro recente di Bart Ehrman, Did Jesus Exist?,1 è col-
U mo
di disprezzo verso la tesi del Mito di Gesù. Un ex fon-
damentalista divenuto agnostico con propensioni atee , Ehrman pretende di non avere nessun legittimo interesse nel difendere la storicità di Gesù, perchè lui non è cristiano. Critica i miticisti in quanto anti-cristiani, un'accusa spesso scagliata contro lo stesso Ehrman, e da lui puntualmente smentita. Dice soltanto di opporsi ad una comprensione evangelica fondamentalista e conservatrice del cristianesimo .
Non ha mancato di denunciare il contenuto
pressochè totalmente apologetico dei libri di Ratzinger su Gesù di Nazaret.
Se non è un protestante liberale, è almeno un simpa-
tizzante. In tale ruolo, ha bisogno che un Gesù storico si presti adeguatamente, come immagine di facciata, al proprio modello di studioso cosiddetto liberale (in contrapposizione a conservatore ). Inoltre, Ehrman ha scritto un libro su come Gesù divenne Dio .
Ovviamente, dev'esserci stato un Gesù allo scopo per lui
di diventare tale. Bart Ehrman è autore di altri parecchi libri divulgativi su Gesù piuttosto popolari, se sono riusciti, nonostante l'ostentato spirito critico del loro autore, a venire stampati perno in Italia. Ehrman, dunque, come altri studiosi del Nuovo Testamento, ha un legittimo interesse, nel credere in un Gesù storico, 1 Gesù è davvero esistito? Un'inchiesta storica,
5
Mondadori 2013.
6
CAPITOLO 2.
TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI
che è sia professionale che personale. Questo fatto solleva un implicito problema nel ricercare l'esistenza storica di Gesù. La professione degli studi del Nuovo Testamento è dominata da cosa si potrebbe chiamare il Sindacato di Gesù, i cui membri hanno tutti quanti costruito le loro carriere sullo studio del Gesù storico. Sono comprensibilmente riluttanti a intrattenere anche solo per un attimo l'idea paradossale che non ci potrebbe essere stato nessun Gesù storico da studiare. Come Ehrman stesso ammette, lui fu sorpreso di scoprire un intero corpo di letteratura dedicata alla questione se ci fu o no un uomo reale, Gesù . Questo è tipico. La gran parte degli studiosi del Nuovo Testamento non hanno mai neppure studiato la storicità di Gesù. Con quale diritto, di grazia, possono pretendere di possedere esperienza su quella materia? Se i Sindacalisti di Gesù non hanno mai esaminato la questione ma hanno semplicemente assunto nora la teoria che Gesù è esistito e poi hanno continuato a dedicare le loro vite professionali allo studio di quella gura, c'è davvero poca ragione di accondiscendere al loro consensus su quella materia. Sembra essere piuttosto alla moda disprezzare chi fa libera indagine sotto la Tesi del Mito di Cristo e squalicarli come dilettanti allo sbaraglio. Numerosi di quei cosiddetti miticisti, comunque, sono specializzati nei campi appropriati. Robert Price è stato un membro del Jesus Seminar. Harpur è un ex prete anglicano e professore di Nuovo Testamento all'università di Toronto.
Thompson
è un professore di studi biblici all'università di Copenhagen, e un'autorità nel campo dell'Antico Testamento. Due altri qualicati miticisti sono Richard Carrier ed Hermann Detering. Thomas Brodie è anche lui addirittura il fondatore di un prestigioso istituto accademico degli studi biblici, nonchè prete cattolico.
Per
non parlare di altri studiosi che non si vergognano di fare onesta professione di Jesus Agnosticism. E di altri ancora che non intendono, ancora per il momento, fare coming out in tale direzione scettico-minimalista.
7 Lo snobbismo intellettuale non è la soluzione.
L'idea che Gesù di Nazaret era veramente esistito è stata negata non solo dai critici moderni, ma anche da comunità cristiane (oramai considerate eretiche) risalenti ai primordi del movimento cristiano. San Ignazio, per esempio, presunto martire cristiano vissuto agli inizi del secondo secolo, contrastò l'eresia del docetismo, rea di negare la realtà dell'incarnazione di Gesù.
I doceti cre-
devano che Gesù era venuto solo nelle sembianze di un essere
2
umano, ma in realtà privo di un corpo materiale . Contro di loro, Ignazio ribadì con tutte le forze di cui era capace la sua verità su
3 ha descritto vividamente lo spirito
Gesù di Nazaret. T. R. Glover che lo animava:
Uomini intorno a lui hanno parlato di un fantasma crocisso da soldati illusi tra ebrei illusi. - No! urla Ignazio, ancora e ancora, egli veramente risorse, veramente mangiò e bevve, e non era un demone senza corpo niente di tutto ciò è apparente, è tutto vero, vero, vero. Egli è stato chiamato isterico - la morte davanti a lui, la realtà del suo Signore negata, e solo il tempo per una parola Veramente.
4 come si spiega che gli eretici così
A parte lo zelo di Ignazio,
presto negavano la realtà dell'Incarnazione? Infatti il docetismo non era una tarda eresia come le altre: già l'epistola di Giovanni testimonia la sua minaccia: Carissimi, non prestate fede ad ogni spirito, ma mettete alla prova gli spiriti, per saggiare se provengono veramente da Dio, perché
molti falsi profeti sono venuti
nel mondo. In questo potete riconoscere lo Spirito di 2 dunque una specie di ologramma. 3 T. R. Glover, Conict of Religions in the Early Roman Empire
(Boston: Beacon, 1960), pag.
146, mia libera traduzione.
4e
la strana enfasi riposta in un fatto che sarebbe dovuto essere quantomeno ovvio se un Gesù
fosse esistito.
8
CAPITOLO 2.
TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI
Dio: ogni spirito che riconosce Gesù Cristo venuto nella carne, è da Dio;
ogni spirito che non riconosce
Gesù, non è da Dio. Questo è lo spirito dell'anticristo che, come avete udito, viene, anzi è già nel mondo. (1 Giovanni 4:1-3, mia enfasi) Questo è un primo indizio che dovrebbe sorprenderci. Gesù rappresentò una novità incredibile.
I suoi miracoli, la sua
morte e la sua risurrezione avrebbero dovuto turbare e intimorire. Anche la sua umiltà e il suo messaggio morale sembravano qualcosa di nuovo.
Ma forse, in realtà, come ricorda Celso,
5 non
esisteva nulla della nuova dottrina che fosse davvero sorprendente per i suoi contemporanei. L'obiettivo di questo capitolo è di rivelare che l'attuale consensus accademico secondo il quale all'origine del cristianesimo risiede un Gesù storico non è che il mero prodotto di una tendenza particolare della ricerca scientica, più che una conclusione razionale (e dimostrata esser tale). Voglio dimostrare che esiste davvero una controversia moderna sulla storicità di Gesù e che il verdetto nale non è ancora stato pronunciato. Voglio convincere il lettore che l'ipotesi di un Gesù storico all'origine del cristianesimo non è la sola possibilità logica, perchè esistono altre teorie almeno altrettanto plausibili che spiegano altrettanto validamente le origini della religione cristiana.
Innanzitutto, occorre serenamente riconoscere un puro e semplice fatto: che gli studiosi del Nuovo Testamento sono in mag5 così
scriveva Celso nel II secolo:
Poichè in quel corpo c'era uno spirito divino, esso avrebbe dovuto comunque distinguersi da tutti gli altri corpi o per grandezza o per bellezza o per vigore o per tono di voce o per maestosità o per capacità di persuadere. È infatti impossibile che un corpo che aveva in sé una parte divina in misura maggiore degli altri non si distinguesse in nulla da un altro. Ma questo corpo di Gesù non si dieriva in nulla da quello di un altro, anzi, come dicono, era piccolo, brutto e volgare. (Celso, Contro i Cristiani, Edizione speciale su licenza per Corriere della Sera, pag. 177-179, mia enfasi).
9 gioranza cristiani. Per chi non è cristiano, questo costituisce certamente un problema, dal momento che gli accademici cristiani hanno ogni motivo di promuovere l'autenticità del Gesù dei vangeli. E perno studiosi non cristiani potrebbero avere dei legittimi motivi per simpatizzare con l'agenda chiaramente apologetica dei loro colleghi cristiani, data la loro posizione nel campo, e considerata la fonte del loro nanziamento.
Come disse qualcuno:
è dicile spingere un uomo a comprendere una cosa, quando il suo salario dipende esattamente dal suo non comprendere quel-
6 E tuttavia, nonostante la quasi unanime difesa di un
la cosa! .
Gesù storico nell'ambito accademico, questo non ha impedito agli stessi accademici di far proliferare esponenzialmente il numero di Gesù storici recuperati dietro la nebbia del Mito.
In merito a quest'ultimo aspetto, è singolare che l'accademico J. D. Crossan, un ex religioso (e in quanto tale, come Ehrman, sospettabile di non essersi ancora del tutto liberato dall'appartenenza a quel mondo lì) abbia sottolineato: Ma quell'assordante diversità è un imbarazzo accademico. È impossibile evitare il sospetto che la ricerca del Gesù storico sia un posto davvero sicuro per fare teologia e chiamarla storia, per fare autobiograa e chiamarla
7
biograa.
Si riferisce non solo alla malcelata agenda apologetica alle spalle dei suoi colleghi accademici, ma anche al vizio piuttosto frequente di rispecchiare il proprio sé nel Gesù Storico di turno recuperato. Eppure le fonti che gli studiosi usano sono, gira e rigira, sempre le stesse. Quindi dev'esserci qualcosa di strano con i loro metodi, con i loro strumenti usati, o con l'uso erroneo di quelli strumenti, se gli ouptut sono costantemente diversi a fronte degli stessi in6 frase
tratta da un commento sul blog Vridar, a questo indirizzo:
23/scholars-shooting-their-own-side/#comment-11723 7 la
http://vridar.org/2011/10/
citazione di Crossan (da me liberamente tradotta) è riportata da Dave Fitzgerald all'indirizzo
http://www.patheos.com/blogs/wwjtd/2012/01/will-the-real-jesus-please-stand-up/.
10
CAPITOLO 2.
TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI
put, al variare dello studioso in esame.
Esistono dunque vari metodi, e non tutti gli storici concordano sul loro uso. Alcuni metodi usati dagli studiosi potrebbero rivelarsi esempi di fallacie logiche, e questi devono essere denunciati come tali. Adarsi oltre il dovuto sulle opinioni degli accademici, invece che su un diretto esame di tutte le tracce disponibili, signica commettere la fallacia di appellarsi all'autorità. Una conclusione che non segue logicamente dalle premesse presentate è invece un esempio di non-sequitur. La tesi del mito di Gesù è considerata marginale nella ricerca accademica. Basarsi su questa aermazione signica commettere la fallacia logica di appellarsi alla maggioranza, e dunque non può valere aatto come prova contro il miticismo.
Le nostre fonti da interrogare si classicano in e
fonti primarie
fonti secondarie. Le fonti primarie sarebbero in generale resti
sici (ad esempio artefatti) o testimonianze (documenti scritti) create da testimoni oculari (o dallo stesso oggetto di investigazione), contemporanei agli eventi in questione.
Tutti gli storici
riconoscono l'importanza delle fonti primarie rispetto alle fonti secondarie in virtù del loro essere fonti dirette degli eventi desiderati. Mentre in generale le fonti primarie sono generalmente superiori e preferibili alle fonti secondarie, questo non impedisce che anche le fonti primarie siano aette da concezioni errate e inaccuratezze di vario tipo. Lo storico Richard Carrier si esprime così sul perchè il dubbio è un prerequisito nella ricerca storica: L'apologeta evangelico Craig Blomberg pensa che ci si dovrebbe avvicinare a tutti i testi con completa ducia a meno che non avete una particolare ragione per dubitare di cosa dicono (The Historical Reliability of the Gospels, 1987, pag. 240-54). Nessun vero storico è così naive (si veda la Bibliograa).
Non sono a conoscenza
11 di nessuna opera antica che sia considerata completamente adabile. Esiste sempre una ragione per dubitare di ogni pretesa storica. Gli storici iniziano con sospetto non importa quali testi stanno consultando, e migliorano il grado iniziale del dubbio secondo numerosi fattori, compreso il genere, i meriti confermati dell'autore, la prova di un'onesta e adabile metodologia, il pregiudizio, la natura della pretesa (se è un evento, un dettaglio comune
8
o insolito, ecc.) e così via.
Vale dunque la pena rammentare il monito di Cartesio,
De Omnibus Dubitandum occorre dubitare di tutto .
Sebbene sono propenso a credere che la storia, per tutti gli obiettivi pratici, sia solo una una favola raccontata da un idiota, piena di rumore e di furore, che non signica nulla ,
9 tuttavia
la ritengo utile nella misura in cui permette di determinare cosa probabilmente è accaduto nel lontano passato, perchè conoscere cosa realmente è accaduto è impossibile.
È fondamentale che il lettore comprenda la dierenza tra la storia e il passato. I due termini sono usati come sinonimi, ma in realtà descrivono cose diverse.
Individui reali sono esistiti in un reale passato. Fecero cose reali. Vissero in luoghi reali, ebbero amici reali, sovrani reali, eserciti reali. Ma è tutto svanito.
La storia è creata nell'attimo presente. L'enfasi è sulla parola creata . Contrariamente al dogma popolare, le tracce, anche se 8 Richard
Carrier, Did Jesus Exist?
disponibile all'indirizzo
Earl Doherty and the Argument to Ahistoricity (2002),
http://infidels.org/library/modern/richard_carrier/jesuspuzzle.html
mia libera traduzione.
9 William
Shakespeare, Macbeth, atto V, scena V.
12
CAPITOLO 2.
TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI
rimangono, non parlano mai per sé stesse. Hanno sempre bisogno di qualcuno che le interpreti.
E ogni storia è una costante
creazione, da ripetere ogni secondo, quasi come un eterno atto di volontà, e di continua scoperta.
Lo scopo dello storico è di creare una storia che approssimi, per quanto gli riesca possibile, il passato reale. La comprensione del passato è solo nella sua approssimazione, e tutte le conclusioni sono provvisorie. Anchè il mio discorso abbia senso, sono necessarie delle regole.
Regole pratiche.
E certamente, come
spiegherò più avanti, quelle regole sono grottescamente (o dovrei dire apologeticamente ?) mancanti negli studi su Gesù. Se esiste una convinzione che mi rende dogmatico (non me ne vorrà il lettore) è che procedere in tale maniera è inaccettabile, e chiunque la pensa diversamente non ha nessun interesse nella storia.
Così, con questa distinzione ben chiara in mente, esistono due domande da porre obbligatoriamente sulla storicità di Gesù: 1. La genesi del cristianesimo (il passato reale) richiede un Gesù alla sua origine? 2. Le nostre fonti richiedono una gura storica dietro di loro (storia)? L'ideale sarebbe aspettarsi una intersezione abbastanza grande tra quelle due domande.
Un'intersezione tra il passato reale e
le nostre fonti storiche che sia possibilmente diversa dall'insieme vuoto.
Perchè altrimenti meno sovrapposizione esiste tra ciò che recuperiamo e ciò che accadde davvero, meno tracce reali si possono ancorare nella nostra attuale conoscenza della realtà, e dunque meno signicato hanno quelle due domande.
2.1.
L'ERRATA EQUAZIONE DELL'APOLOGETA JOHN P. MEIER
13
Possiamo solo interrogare cosa è sopravvissuto possiamo solo interrogare le nostre fonti.
Se non si sovrappongono alla realtà
conosciuta, allora ogni nostro interrogativo è svuotato di senso e signicato, se mai ne avesse qualcuno. Senza tale legame tra storia e passato reale, i monumenti sono solo sassi, i testi solo storie.
Con questa distinzione in mente, vediamo allora un piccolo ma istruttivo esempio di quanto lontano nora si sono spinti gli accademici nel cercare di approssimare il passato.
2.1 L'errata equazione dell'apologeta John P. Meier Lo storico, secondo l'accademico e prete cattolico John P. Meier, aronta, essenzialmente, due dicoltà: determinare cosa è reale , e cosa è storico . La conoscenza della storia non è la stessa cosa della conoscenza del reale, poichè la storia è solo una ricostruzione teorica e articiale ltrata dai documenti disponibili. Il reale invece è ciò che veramente è accaduto nel passato. La storia è tanto più vera e certa , quanto più interseca il dominio del reale, anche se la piena identicazione tra la storia (fenomenica) e il reale non si raggiungerà mai. Perchè è il reale ad essere in ultima istanza irraggiungibile, una specie di noumeno kantiano. Come omaggio al relativismo post-moderno, non è male.
14
CAPITOLO 2.
TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI
Ne consegue che lo storico, per Meier, ha lo stesso problema nel conoscere qualcosa sul Gesù reale e nel riconoscere qualcosa sul reale Reagan. E ha lo stesso problema nel conoscere qualcosa sul Gesù storico e nel riconoscere qualcosa del Talete storico o dell'Apollonio di Tiana storico . D'altra parte, possiamo avvicinarci di più al Reagan reale di quanto possiamo fare rispetto al Talete reale , perchè abbiamo una gran quantità di materiale disponibile su Reagan, i suoi scritti autentici, i suoi discorsi registrati, le sue interviste rilasciate, i resoconti contemporanei, le notizie, i memoriali, le dicerie dell'epoca, gli archivi, e così via, laddove invece tutto ciò che sappiamo di Talete viene da riferimenti a lui e alle sue idee recuperati in pochissime opere antiche da parte di altri autori, come Aristotele e Diogene Laerzio. Ma il Reagan reale ancora si nasconde alla nostra vista, e cosa abbiamo tra le mani sono solo vari Reagan storici , tanti quante sono le interpretazioni dei vari storici.
Così gli atei possono gurarsi il Gesù reale secondo i loro gusti: un ridicolo e allucinato predicatore apocalittico fallito delirante e schizofrenico.
E parimenti gli apologeti possono essere
liberi di immaginare nella ghiandola pineale di cartesiana memoria del Gesù reale il link diretto nientemeno che alla Seconda Persona della Trinità, o qualcosa del genere. L'ascia di guerra tra cristiani e non cristiani è seppellita, apparentemente.
Eppure, scrive il Meier: la dicoltà di conoscere qualcosa su Gesù deve essere situata nel più grande contesto della dicoltà di conoscere qualcosa circa Talete, Apollonio di Tiana, o qualsiasi altro personaggio dell'Antichità.
10
Siamo evidentemente meno capaci di costruirci un Talete storico 10 John
P. Meier, A Marginal Jew: Rethinking the Historical Jesus, volume 1, NY/London, 1991,
pag. 24, mia libera traduzione.
2.1.
L'ERRATA EQUAZIONE DELL'APOLOGETA JOHN P. MEIER
15
o un Gesù storico , perchè i materiali su entrambi, come per la maggior parte delle gure antiche, sono scarsi e limitati.
Si presti la dovuta attenzione a come opera l'argomento del Meier.
Passo 1:
il reale è più dicile da recuperare rispetto al-
lo storico ed è essenzialmente inconoscibile, una sorta di noumeno kantiano: come con Gesù, così con Reagan.
Passo
2: lo storico diventa più dicile da valutare nel-
la misura in cui il soggetto in questione è assai remoto nel tempo: come con Gesù, così con Talete. Una conseguenza esiste da questo doppio confronto, ed è che Gesù è tanto reale quanto Reagan ed è tanto storico quanto Talete, ma il punto esplicito è che ci sono meno dati di realtà su Gesù che su Reagan, ed egualmente meno dati storici su Gesù che su Talete.
E allora scopro che la prima questione da esaminare
da ogni libro che nora parla del Gesù Storico la questione se Gesù è esistito o non è esistito deve essere sbrigativamente e puntualmente elusa ridicolizzandola a dovere. E perchè? Perchè, mi viene risposto, la realtà è impossibile da recuperare, ed è possibile ma dicilissima la ricostruzione della storia , così dobbiamo assumerle entrambe per Gesù, come facciamo con Reagan e con Talete.
Ma vado ad esaminare più in profondità l'implicazione che Gesù è tanto storico quanto Talete, e che i dati storici disponibili su entrambi sono in egual misura assai scarsi. In generale, mi sembra pacico che tutte le gure antiche siano dicili da documentare, e occupano uno status storico relativamente più dicile da immaginare rispetto a gure storiche più recenti. Ma l'equazione tra il Gesù storico e il Talete storico è ad un tempo imprecisa ed errata, poichè trascura una dierenza fondamentale tra le due gure.
16
CAPITOLO 2.
TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI
L'equazione è imprecisa perchè
il tipo di letteratura che
abbiamo riguardo Gesù è qualitativamente diverso dal tipo di letteratura che abbiamo circa Talete. E l'equazione è errata perchè colloca Gesù sullo stesso livello di storicità occupato da Talete, quando un esame obiettivo e imparziale dello stato dell'evidenza, che tenga conto debitamente delle reali dierenze nella qualità della letteratura su ciascuna delle due gure,
non va aatto a collocare Gesù e Talete sullo
stesso livello di storicità vericabile da occhi moderni. I critici letterari sono soliti confrontare opere letterarie tra di loro per meglio distinguerli e spiegare le loro dierenze. Se si ap-
11 e alla biograa
plica un confronto serrato del genere ai vangeli
di Talete scritta da Diogene Laerzio (la principale informazione su Talete disponibile), arrivo a comprendere che quelle opere
non
sono neppure lontanamente simili nella loro natura letteraria e nel loro obiettivo. Ovviamente,
i vangeli sono pieni zeppi di miracoli, of-
ferti al lettore per persuaderlo a credere più volentieri. La trasformazione dell'acqua in vino, calmare la tempesta, camminare sulle acque, la trasgurazione, i miracoli, le resurrezioni, gli zombi, le ascensioni al cielo, ecc., ecc. Tutte storie conosciute ai cristiani, mentre quasi nessuno legge Diogene Laerzio. Ma al di là dell'accuratezza di Diogene Laerzio, balza subito all'occhio che i suoi fatti sono ovviamente di una natura dierente dai fatti del vangelo, e sono presentati in uno spirito del tutto diverso.
Non ci sono miracoli in Diogene Laerzio.
11 (la
dente,
principale informazione, per Meier, su Gesù di Nazaret, e io aggiungerei
l'unica indipen-
poichè il Testimonium Flavianum e il Testimonium Taciteum sono tutte probabilmente
interpolazioni cristiane, se non dipendenti su fonti cristiane.
2.1.
L'ERRATA EQUAZIONE DELL'APOLOGETA JOHN P. MEIER
17
Invece dei miracoli, veniamo a sapere i nomi dei genitori di Talete, il suo probabile luogo d'origine, i nomi dei suoi trattati sull'astronomia, le sue dottrine losoche basilari, le sue scoperte e i suoi esperimenti (come la misurazione dell'altezza delle piramidi), e robe del genere.
E mentre procede, Diogene Laerzio
non fa altro che rivelare le fonti della sua informazione su Talete: Platone, Aristotele, Ippia, Pamla, Callimaco, Apollodoro, Eforo, Ermippo, e tanti altri. Mentre è vero che quelle fonti non possono essere vericate perchè tutte desolatamente perdute, la pratica di attribuire ciascuna informazione alla fonte corrispondente è osservata costantemente in maniera non dissimile da un articolo accademico scientico dei giorni nostri. E la stessa calma che rassicura il lettore di quest'ultimo quando ad esempio si accorge chi viene citato in bibliograa a supporto di cosa vien dato per scontato senza dimostrazione, si ritrova leggendo Diogene Laerzio. L'accademico e lo scienziato che scrivono articoli da sottoporre alla peer-review non richiedono aatto dai lettori una cieca fede in quello che scrivono, e nè necessitano di re-inventare la ruota, e pertanto indicano adeguatamente opportuni puntatori al lettore desideroso di vericare o vagliare personalmente la sua verica personale. Solamente Luca tra gli evangelisti adopera un linguaggio vagamente rassomigliante all'abitudine dell'attribuzione, e lo fa solo all'esordio del suo vangelo: Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari n da principio e divennero ministri della Parola, ... (Luca 1:1-2) Anche in Luca il linguaggio della narrazione è assai più simile al linguaggio tipicamente associato ai raccontastorie: Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccaria,... (Luca 1:5)
18
CAPITOLO 2.
TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI
E i testimoni di Luca sembrano essere testimoni di qualcosa che potrebbe o non potrebbe riferirsi ad eventi reali: quindi testimoni e ministri
della Parola .
Il critico letterario di oggi riconoscerebbe all'istante e troverebbe signicativo il fatto che i vangeli da una parte, e la biograa di Talete a cura di Diogene Laerzio dall'altra, sono due tipi di libri totalmente diversi, la cui natura conduce a diverse conclusioni sulla adabilità dei fatti presentati da ciascuna. È sicuramente ironico e paradossale che John P. Meier presenti un nto ossequio a questo importante principio del criticismo letterario, senza applicarlo veramente ai vangeli nel loro complesso, quando scrive: Il criticismo letterario contemporaneo fornisce un salutare monito rammentandoci di interrogare cos'è la funzione letteraria di un verso o di una pericope nell'opera più grande prima di dichiararla frettolosamente una fonte
12
adabile di informazione storica.
Meier quindi intende limitare il ruolo del critico letterario all'analisi delle parti all'interno di interi (libri), riutandosi di commentare debitamente le dierenze tra interi, eppure ha appena concesso che la percezione della funzione ha un legame stretto con la considerazione di cosa va inteso fatto storico. E tuttavia sfortunatamente lo stesso John P. Meier rinnega quella cortesia intellettuale appena ostentata con quelle parole, dichiarando dogmaticamente che il riconoscimento della natura letteraria di un testo non ha assolutamente nulla da dire nella determinazione di cosa è o non è Fatto storico.
Poichè John P. Meier non è un critico letterario, i suoi lettori potranno perdonarlo.
12 A Marginal Jew,
pag. 12, mia libera traduzione.
2.1.
L'ERRATA EQUAZIONE DELL'APOLOGETA JOHN P. MEIER
19
Ma i lettori onesti non potranno mai perdonarlo quando scoprono che il suo ridimensionare il criticismo letterario, unito alla sua errata equazione di Reagan/Talete/Gesù, è meramente parte di una ben nota politica apologetica già ampiamente collaudata nella ricerca del Gesù storico, dove una metodologia pseudostorica si pone sfacciatamente al servizio della teologia e della fede religiosa.
Questa politica parte in pompa magna con la sottolineatura della povertà relativa delle fonti storiche a disposizione i limiti di Tacito, la problematicità del Testimonium Flavianum, la fantomatica fonte Q e l'ancor più fantomatica tradizione orale, i vangeli apocri (soprattutto quelli) per poi concludere, inevitabilmente e puntualmente: I quattro vangeli canonici risultano essere i soli grandi documenti contenenti blocchi signicativi di materiale adeguato ad una ricerca del Gesù storico. Questa sarà sempre la conclusione di coloro che nascondono un interesse nella storicità di Gesù, ma il cui interesse è di fatto tutto teologico e apologetico.
E perchè, di grazia, il Gesù storico si deve pescare dai quattro vangeli canonici e non dai vangeli apocri? Quanto a questi ultimi, la prevedibile obiezione va a puntare il dito inquisitorio sui loro innumerevoli episodi dove il Gesù bambino crea con la creta 12 uccelli, per farli volare cinguettando al solo batter le mani, oppure dove il falegname Giuseppe sta allestendo una bara per un uomo ricco, e avendo solo due travi troppo corte, se li vede allungare magicamente della lunghezza esatta grazie al pronto intervento del bambin Gesù. L'apologeta cristiano per una volta ci vede giusto, quando riconosce che materiale del genere è ovviamente solo il prodotto della fervida immaginazione di un pio e devoto cristiano, e quin-
20
CAPITOLO 2.
TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI
di può essere riutato come una fonte valida di informazione sul Gesù storico. Dicilmente c'è bisogno di far notare che
i vangeli canoni-
ci contengono racconti non meno miracolosi, e che la descrizione appena data calza loro a pennello, di essere cioè
so-
lo il prodotto della fervida immaginazione di un pio e devoto cristiano , e tuttavia non sono aatto, a dire il vero, riutati come una fonte valida di informazione sul Gesù storico dall'apologeta.
In questo caso, l'errore non è quello di un John P. Meier o di un Mauro Pesce, cioè l'incapacità di distinguere tra due diversi tipi di libri, bensì consiste nel creare una falsa dicotomia tra due tipi di libri (i vangeli canonici e i vangeli apocri) che sono ovviamente (e signicativamente) simili. Senza dubbio si possono evidenziare delle dierenze tra i vangeli canonici e i vangeli apocri (i secondi sono lontani cronologicamente dagli ipotetici eventi descritti dai primi), ma di certo quella distinzione non può essere sottolineata denunciando solamente la presenza di un episodio miracoloso. Perchè, se eventi del genere smentiscono l'adabilità di un vangelo apocrifo, devono
parimenti smentire l'adabilità di un van-
gelo canonico.
Un testo con un esordio del genere: Al tempo di Re-tal-dei-tali, c'era una volta un sacerdote chiamato Tal-dei-Tali è subito riconoscibile come mera istanza di quella che si potrebbe benissimo chiamare tradizione del C'era una volta . C'è sempre la possibilità che un libro di Storia inizi in questo modo, e tuttavia rimane il tipico esordio anche, e soprattutto, di abe e romanzi fantastici. Eccone alcuni esempi, tratti dalle abe dei fratelli Grimm:
2.1.
L'ERRATA EQUAZIONE DELL'APOLOGETA JOHN P. MEIER
21
C'era una volta un re che aveva un parco nel quale si trovava un albero che aveva delle mele d'oro. (L'uccello d'oro
13 )
C'era una volta in Svizzera un vecchio conte che aveva un unico glio. (I tre linguaggi
14 )
C'era una volta una principessa superba che non sapeva più cosa inventare per appagare la sua alterigia. (L'indovinello
15 )
Così Luca: Al tempo di Erode, re della Giudea, c'era un sacerdote di nome Zaccaria,... (Luca 1:5) E così il mito: E nacque dunque il Càos primissimo; e dopo, la Terra dall'ampio seno, sede perenne, sicura di tutti gli Déi... (Esiodo, Teogonia II:116
16 )
Agli inizi del mondo c'era solo acqua. Whee-me-meowan, il Grande Capo Lassù, viveva su nel cielo tutto solo. Quando decise di fare il mondo, venne giù in luoghi dove l'acqua è poco profonda e cominciò a tirar su grandi manciate di fango, che divennero la terraferma. (Mito degli Indiani Yakima 13 l'esempio
è preso da questo indirizzo:
14 l'esempio
è preso da questo indirizzo:
oro
linguaggi
15 l'esempio
indovinello
è
preso
da
questo
17 )
http://www.grimmstories.com/it/grimm_fiabe/uccello_ http://www.grimmstories.com/it/grimm_fiabe/i_tre_
indirizzo:
http://www.grimmstories.com/it/grimm_fiabe/
16 l'esempio è preso da questo indirizzo: http://digilander.libero.it/ilcrepuscolodeglidei/ testi/greci/Esiodo%20-%20Teogonia.pdf%20 17 l'esempio è preso da questo indirizzo: http://www.croponline.org/indianidamerica.htm#MITO% 20DELLA%20CREAZIONE
22
CAPITOLO 2.
TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI
In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. (Genesi 1:1-2) Questo è il racconto di come tutto era sospeso, tutto calmo, in silenzio; tutto immobile, tranquillo, e la distesa del cielo era vuota. (Popol Vuh
18 )
E, naturalmente, Giovanni: In principio era il Logos, il Logos era presso Dio, e il Logos era Dio. (Giovanni 1:1) Per contrasto, del tutto priva di ogni funzione mitica fondativa, la vita di Talete narrata da Diogene Laerzio inizia così: Erodoto, Duride, e Democrito aermano che Talete ebbe come padre Essamias, come madre Cleobulina, della famiglia dei Telidi che sono Fenici ed i più nobili discendenti di Cadmo ed Agenore. Fu anche uno dei sette sapienti come attesta anche Platone. Fu il primo ad essere chiamato sapiente sotto l'arconte Damasias in Atene, sotto il quale furono denominati sapienti anche i Sette, come dice Demetrio Falereo nella Lista degli arconti.
19
Si potrebbe forse pensare che l'informazione sui genitori in Diogene Laerzio sia più adatta da confrontare con le genealogie presenti in Matteo o Luca, ma Luca fa risalire la genealogia a Dio, ed entrambi, Matteo e Luca, stanno preservando una tradizione dell'ascendenza davidica del Salvatore, laddove nessun principio teologico del genere informa l'informazione di Diogene Laerzio sui genitori e sulla città-natale di Talete. Che Talete sia il glio di 18 l'esempio è preso da questo indirizzo: http://it.wikipedia.org/wiki/Popol_Vuh 19 Diogene Laerzio, Vita dei loso, Capitolo I, 22, editori Laterza, Bari 1962, pag. 11.
2.2.
23
CRITERI DI AUTENTICITÀ O AUTENTICI CRITERI DI CONFUSIONE?
Essamias e Cleobulina non giova ad alcun interesse teologico di Diogene Laerzio, perchè a priori costui è privo di interessi teologici: non è membro di una chiesa e come tale non vuole cooptarne altri.
Questi soli minuscoli esempi sono più che sucienti a fare il mio punto: ovvero, che io ho il diritto di confrontare tra loro interi testi (e non solo le loro minuscole parti) prima di decidere sulla storicità dei loro contenuti, un'operazione che John P. Meier e altri accademici trascurano spesso e volentieri di riconoscere, per il timore che in questo modo venga messa in discussione la storicità degli eventi descritti nei vangeli, se non la stessa storicità di Gesù.
C'è dunque una dierenza tra un racconto la cui natura letteraria è puramente inventata, perchè magari è un mito fondativo, e una biograa.
2.2 Criteri di autenticità o autentici criteri di confusione? Fondamentale agli storicisti che non vogliono essere apologeti (gli unici cioè degni di confrontare con i migliori scenari miticisti) e pur tuttavia vogliono gettare almeno un ebile spiraglio di luce su Gesù è qualche tecnica razionale che permetta di ltrare i fatti dalla nzione, la Storia dalla storiella.
Il loro obiettivo è di
trovare un'intersezione tra il Gesù dei vangeli e il passato reale che permetta di recuperare un ritratto plausibile del Gesù Storico , un'intersezione possibilmente non nulla.
Per trovare quell'intersezione, i ricercatori del Gesù perduto, del passato e del presente, utilizzano che cosa sono oramai noti al grande pubblico come i
criteri di autenticità, usati per testare
24
CAPITOLO 2.
TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI
ogni elemento dei vangeli. L'insistenza sui criteri di autenticità ha contribuito certamente a conferire una parvenza dignitosa a chi non vuole essere e/o non vuole apparire un banale apologeta, una parvenza di obiettività il cui sforzo è, in linea di principio, apprezzabile. Tuttavia cosa non si deve assolutamente mai trascurare è la semplice realtà che quei criteri non sono stati vericati empiricamente. Naturalmente, la verica sarebbe impossibile con solo i vangeli alla mano, perchè ovviamente non posso accedere alla cosiddetta tradizione orale no al momento della sua stesura nei vangeli, abbandonato all'eterno dubbio di cosa risale eettivamente a Gesù, sia pure vagamente. Potrei però applicare quei criteri ad altri casi di cui so già a priori la risposta, per vericare che funzionano dappertutto, ossia se mi permettono di separare con successo il fatto dalla fantasia. E invece no. Questo non è permesso. Coloro che usano i criteri di autenticità ci chiedono di accettare senza atare l'utilizzo di quei criteri solo perchè *sembrano* intuitivamente validi. I criteri, purtroppo, spesso appaiono del tutto contro-intuitivi e perciò non ispirano aatto ducia nel risultato, perno quando applicati con successo , ci viene assicurato contemporaneamente. Esaminiamoli uno per uno.
Multipla attestazione: nella misura in cui abbiamo più riferimenti indipendenti ad un evento, più probabile è la storicità di quell'evento.
In generale suona ragionevole come criterio, però nel caso di Gesù a renderlo non valido è la scarsità delle fonti su di lui in nostro possesso, e ancor più scarse sono le fonti attestate da più parti, e perno in quel caso stabilirne l'eettiva indipendenza è incredibilmente dicile.
I vangeli si basano l'uno sull'altro (in
2.2.
25
CRITERI DI AUTENTICITÀ O AUTENTICI CRITERI DI CONFUSIONE?
particolare su Marco) così esiste il concreto rischio che non sono veramente il riesso di tradizioni indipedenti, e mi riferisco anche a ipotetiche fonti non-esistenti come Q, M e L. Su queste premesse così insicure sdo chiunque a determinare qualcosa di autentico con certezza. Gli scritti dell'apostolo Paolo menzionano pochissimo della vita di Gesù (e possono indicare un Gesù di tutt'altra natura), mentre i riferimenti extrabiblici, oltre a risultare posteriori, sono eterno oggetto di dibattito, e né si può escludere la possibilità che anche loro siano inuenzati da Marco e dagli altri vangeli (che si basano su Marco). Per giunta, il fatto che un detto o un aneddoto venga ripetuto spesso, o molteplicemente attestato , potrebbe stare a signicare niente più del puro e semplice fatto che gli scrittori, al pari dei loro lettori, gradivano sentirlo ripetere. Più che criterio di multipla attestazione, cosa ci impedisce di chiamarlo invece
criterio
di popolarità? Un detto o un episodio non sono necessariamente veri solo perchè sono popolari presso chi scrive e presso i loro lettori. Tutto ciò che abbiamo sono acritici testi devozionali o agiograci riempiti di dubbie dichiarazioni scritte decenni dopo il fatto da autori che non ci rivelano mai i loro metodi o le loro fonti. La Multipla Attestazione non può mai guadagnare terreno su un tale orrido corpo di evidenza.
20
Imbarazzo/dissimilarità: insieme al criterio di dissimilarità, il criterio di imbarazzo dice che se un detto o un evento presente nei vangeli è imbarazzante per gli ebrei e/o per i primi cristiani (compresi gli stessi autori dei vangeli), allora è probabilmente vero. L'idea sembra sensata dal momento che nessuno, ipoteticamente sottoposto ad un processo, farebbe mai un'aermazione contro il proprio interesse, se non vi fosse costretto da condizioni esterne 20 Richard
Carrier, Proving History:
Bayes's Theorem and the Quest for the Historical Jesus
(Amherst, NY: Prometheus Books, 2012), pag. 172-175, mia libera traduzione.
26
CAPITOLO 2.
TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI
impellenti.
E tuttavia andrebbe legittimamente applicato solo quando non si vedono all'orizzonte altre (anche solo) plausibili ragioni (per non dire più probabili ) della presenza di motivi imbarazzanti nei vangeli, ad esempio per veicolare una certa idea su una certa virtù di Gesù (la sua umiltà e sottomissione ai piani divini per esempio), per fornire una nota di realismo e credibilità nella narrazione, evitando il sospetto su un giudizio sempre positivo. In altre parole, un miscuglio di verità e bugie è spesso più credibile rispetto alle sole bugie. Inoltre c'è un altro problema latente.
Se si ritiene di applicare
con successo il criterio di imbarazzo, si deve ovviamente presupporre l'esistenza di una tradizione orale su Gesù conuita almeno parzialmente nei vangeli. Ma tale tradizione deve essere stata tramandata da diverse comunità cristiane della prima ora, e lo stato dei fatti dimostra che il cristianesimo primitivo era diviso in innumerevoli fazioni (come pure lo erano le sette ebraiche marginali del tempo, si pensi agli esseni). Dunque l'imbarazzo relativo ad un detto o ad un evento del Gesù dei vangeli potrebbe essere in realtà l'imbarazzo di un detto o di un evento che
qualcun altro,
in passato, ha voluto attribuire a Gesù per raorzare la propria autorità. Quel detto o quell'evento allora potrebbe essere nito nei vangeli non perchè risale a Gesù, ma come frutto di compromesso con tradizioni rivali.
Quando un puro mito viene creato,
la causa potrebbe essere a volte la necessità di conciliare diversi interessi in conitto tra loro avanzati da diversi gruppi, ciascuno contendendosi il risultato nale.
Il quale risultato potrebbe
essere quasi sempre il frutto mal riuscito della tentata (forzata) armonizzazione di interessi contrastanti all'interno di una singola narrazione mitica.
Il losofo Stephen Law si riuta di applicare i criteri di autenti-
2.2.
27
CRITERI DI AUTENTICITÀ O AUTENTICI CRITERI DI CONFUSIONE?
cità ai vangeli, notando che quei criteri non si possono usare per stabilire la verità dei dettagli su Gesù o la sua stessa esistenza, e possono essere d'aiuto solamente a condizione di sapere già dell'esistenza di Gesù (da fonti extrabibliche). Riguardo al criterio di imbarazzo, Law menziona giustamente che non è insolito da parte di una nuova religione pretendere la piena ducia nella presunta realtà di fatti imbarazzanti e troppo radicali per il senso comune,
21 il fondatore di Scientology, L. Ron Hub22 la conoscenza di bard, il quale riservò per i suoi migliori iniziati
portando come esempio
cosa avvenne circa 75 milioni di anni fa, ossia che Xenu, il feroce governatore supremo della Confederazione Galattica, portò sulla Terra diversi miliardi di alieni facendoli viaggiare su velivoli simili ai nostri DC-8 e uccidendoli all'interno di diversi vulcani usando delle bombe ad idrogeno.
Al momento in cui scrivo, pare che
Scientology abbia in tutto il mondo 240000 seguaci.
Inne, in certi casi non è neppure identicabile se una frase del vangelo è davvero foriera di imbarazzo, almeno per i primi cristiani, e questo a causa della nostra frustrante ignoranza, dovuta alla scarsità delle fonti, del pensiero dell'antica chiesa.
Inoltre, come nota acutamente Carrier
23 , proprio l'esistenza di
un vangelo dimostra che l'eventuale imbarazzo di un detto o di un episodio è superato dalla sua sola presenza in quel vangelo : è illogica la prospettiva che qualche cristiano della prima ora (e ciascun evangelista lo era), scrivendo in piena autonomia, vada a scrivere delle storie che contraddicono la sua fede, storie che mirano precisamente a fondare quella fede! Carrier nota che ogni (ipotetica) ragione di preservare una frase in apparenza imbarazzante e tuttavia credibile è compensata se non addirittura superata da 21 Stephen 28,
n.2
Law,
(2011),
Evidence, disponibile
Miracles a
questo
and
the
indirizzo:
published-in-faith-and-philosophy-2011.html
Existence
of
Jesus,
Faith
and
Philosophy
http://stephenlaw.blogspot.com/2012/04/
22 l'apostolo Paolo gli avrebbe chiamati i perfetti tra voi , 1 Corinzi 2:6. 23 Richard Carrier, Proving History: Bayes's Theorem and the Quest for the Historical Jesus
(Amherst, NY: Prometheus Books, 2012), pag.124.
28
CAPITOLO 2.
TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI
un altrettanto numero di ragioni per inventare quella frase: il fatto che storie apparentemente imbarazzanti si incastrino così bene nello schema letterario, per servire a qualche obiettivo dei primi cristiani, potrebbe essere paradossalmente un indizio a favore della loro pura invenzione, non della loro storicità. Ad esempio, gli apologeti cristiani, e perno il pontece ad ogni Pasqua, amano ripetere il ritornello della testimonianza della risurrezione di Gesù da parte delle donne come prova dell'intrinseca novità portata dal cristianesimo, a dispetto del (e quindi dissimile dal) duro trattamento e scarsa considerazione riservati alle donne (e non solo) nell'Antichità.
Dimenticandosi troppo facil-
mente che, nello stesso vangelo, a Gesù viene fatto dire che gli ultimi saranno i primi e i primi saranno gli ultimi , quindi non meraviglia che il privilegio di assistere per prima al Risorto venga dato alle donne
24 .
Il criterio di imbarazzo andrebbe chiamato
criterio di ironia
perchè trascura del tutto il ruolo importante che gioca quell'eetto deliberato di drammatica ironia nel raccontare le storielle. La sprezzante ironia di Pilato, chi volete che vi liberi, Barabba o Gesù cosiddetto Cristo ? (Matteo 27:17), verso il sedicente messia di turno è superata dall'ironia drammatica di vedere quel disprezzo rivolto proprio alla gura di Gesù 24 come
IL Cristo25 .
non meraviglia che a nire alla destra e alla sinistra di Gesù, nella sua gloria , siano
due ladroni (si veda Marco 15:27-28) e non i due fedelissimi discepoli Giacomo e Giovanni che ne hanno fatto precipua richiesta: Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i gli di Zebedeo, dicendogli: Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo.
Egli disse loro: Che cosa
volete che io faccia per voi?. Gli risposero: Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra.
Gesù disse loro: Voi non sapete quello che
chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?. Gli risposero: Lo possiamo. E Gesù disse loro: Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati.
Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è
per coloro per i quali è stato preparato. Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti. (Marco 10:35-45).
25 cioè,
IL Messia.
2.2.
29
CRITERI DI AUTENTICITÀ O AUTENTICI CRITERI DI CONFUSIONE?
Cosa il critico moderno trova imbarazzante, gli antichi potrebbero aver trovato invece fonte di ispirazione e di intrattenimento.
Coerenza: questo criterio chiama autentico un detto o un aneddoto se è coerente , cioè se si adatta perfettamente, con un insieme di altri detti o episodi ritenuti già autentici di per sè. Suona simile al certo, quindi è certo, per induzione.
Natural-
mente così si presuppone gratis di avere già tra le mani il certo a cui poter l'indomani ricondurre l'incerto. Ma cosa garantisce che il materiale a cui viene comparato un dato elemento sia stato già correttamente identicato a sua volta come autentico? In caso di errore nel caso base (quel detto o episodio già ritenuto erroneamente autentico), l'errore si ripercuote ricorsivamente nel passo induttivo (nella valutazione cioè degli altri detti o episodi). Il criterio di coerenza rischia di trasformarsi in un
criterio di
circolarità, perchè non fa altro che confermare circoli viziosi e non prova nulla, basandosi totalmente su delle ipotesi astratte. Inoltre non impressiona per nulla che delle fonti copiate da altre e nel frattempo evolutesi per loro conto debbano mostrare segni di coerenza , specie quando le fonti in questione sono separate nel tempo, spesso da interi decenni. Per di più, con quale pretesa si può decidere se un detto è coerente con un altro detto?
Vividezza della narrazione: i vividi dettagli di una storia confermano la sua natura di autentico rapporto verace da parte di veri testimoni oculari, o almeno questo è ciò che amano credere gli apologeti.
Ma cosa impedisce ad un resoconto di un fatto
reale di essere al contrario corto, conciso, raccontato in prima persona? Viceversa, una pura invenzione letteraria può essere eccessivamente dettagliata. Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George R. Martin sono straordinariamente vivide e dettagliate, ma questo non prova che Westeros o la Barriera esistano, o che certi detti risalgano per
30
CAPITOLO 2.
TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI
davvero a Mance Raider, Tyrion Lannister, Eddard Stark, o Jon Snow. Anche da un'opera fantasy, anzi soprattutto da un'opera fantasy, è attesa vivacità dell'esposizione. O devo concludere che poichè ho un intenso ritratto della personalità di Harry Potter mentre vive tristemente a Londra in mezzo ai babbani allora è un personaggio davvero esistito? Per giunta, questo criterio contrasta totalmente con il criterio di
minima originalità (least
distinctiveness ), che dice esattamente l'opposto. con criteri del genere si può dimostrare
È chiaro che
tutto e il contrario
di tutto, ivi compresa l'autenticità di pressochè tutto il vangelo come pure del Signore degli Anelli.
Il
criterio della crocissione assume del tutto gratuita-
mente che Gesù fu crocisso, perciò che fu esistito per poter nire sulla croce, ridicolizzando la questione. tosto idioti sono il
Altri criteri piut-
criterio del contesto greco e il criterio
del contesto aramaico: perchè credere che un grecismo o un aramaismo attribuito a Gesù risale ipso facto a Gesù e non ad un evangelista che parla greco o aramaico, o addirittura ad una fonte pre-cristiana? Gesù non era la sola persona del tempo che parlava aramaico, diamine!
Usati insieme, quei criteri possono
confermare assurdamente l'autenticità di ogni detto della Bibbia ebraica e della sua versione greca, la Septuaginta, per non dire altri testi sacri di altre religioni.
Inne, i
criteri di plausibilità storica, plausibilità con-
testuale e probabilità naturale, per quanto corretti, sembrano esprimere confusamente il dovere di ogni storico di determinare cosa è maggiormente plausibile, e per quel ne è suciente ricorrere al calcolo bayesiano (si veda l'Appendice A) il quale raggiunge lo stesso scopo senza pagare in termini di fumosità ma al contrario guadagnando in chiarezza.
2.2.
31
CRITERI DI AUTENTICITÀ O AUTENTICI CRITERI DI CONFUSIONE?
È strano davvero che i criteri di autenticità lavorino solo in una precisa direzione: autenticare solo e soltanto i detti dei vangeli. Mentre non esistono criteri di in-autenticità (quasi a dare un implicito motivo al cristiano di credere, se se la sente, a tutto quanto si propina nel vangelo, senza distinzioni di sorta tra parti fantasiose e non).
Inoltre è ridicolo provare l'esistenza di Gesù autenticando cosa disse, perchè in questo modo, ad essere pignoli ma rigorosi sul piano logico, già si assume a priori la sua storicità.
E meno male che il mero fatto che si parli di criteri di autenticità, almeno in principio, rivela la possibilità che non tutto della Bibbia sia autentico: è ironico che gli apologeti travestiti da storici usino i criteri per provare l'esistenza del Gesù dei vangeli (che per denizione è associato al dogma dell'infallibilità dei vangeli), dal momento che proprio il loro utilizzo marcia contro l'esatta ragione della loro esistenza.
Se infatti già si assume a priori l'esi-
stenza di Gesù, a che serve usare i criteri per provare la sua esistenza? I criteri di autenticità sono dunque inutili per provare la storicità di Gesù.
Ma ammesso e non concesso che i criteri vengano utilizzati in maniera decisamente più laica, per non autenticare i detti del vangelo, come fa lo studioso Gerd Lüdemann, per il quale ben il 95% dei detti gesuani non risalgono veramente a Gesù: questo è motivo suciente per ritenere l'irrisorio rimanente 5% dei detti autentico ? Al contrario, quei detti rimanenti potrebbero ancora essere spuri. Se, come ipotizza Robert Price
26 , si applicassero i
criteri di autenticità ai milioni e milioni di Hadith, i detti attribuiti 26 Robert
M. Price, The Christ-Myth Theory and Its Problems (Cranford, NJ: American Atheist
Press, 2011), pag. 327-328.
32
CAPITOLO 2.
TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI
al profeta Maometto e accumulatisi nella tradizione islamica in tutta la storia dell'Islam, verrebbe fuori che il rimanente milione di detti che riesce a superare indenne ogni test dei criteri ancora avremmo legittimo motivo di attribuirlo a Maometto, al quale, poverino, non sarebbe bastata una vita per pronunciarli tutti quanti!
Che una storia sia imbarazzante, descritta vivacemente, o che sia ripetuta più di una volta non prova aatto che gli eventi ivi rappresentati sono veramente accaduti.
Quei criteri si possono
applicare ad ogni opera di fantasia o di mitologia per recuperare detti e atti autentici . Carrier dimostra che impiegando il criterio di imbarazzo, gli studiosi possono confermare l'esistenza storica di gure mitologiche come gli déi che muoiono e risorgono Attis (castrato), Inanna (denudata e stuprata) e Romolo (macchiatosi del sangue di suo fratello Remo ). Se si applica il criterio di imbarazzo ai vangeli dell'Infanzia (ad esempio il vangelo di Tommaso ), ne verrebbe fuori la conclusione che, poichè è imbarazzante sapere che Gesù da piccolo uccise un suo coetaneo per un colpetto sulle spalle, allora deve essere autentico.
Non voglio citare, a questo punto, le parole di disincanto a cui è arrivato lo storicista di turno in merito ai criteri. Forse il più severo atto di accusa contro i criteri di autenticità e il loro uso scorretto da parte di teologi sotto mentite spoglie, è rappresentato dalla enorme disparità di teorie spesso contrastanti tra loro, quella sì imbarazzante, sull'identità di Gesù, su cosa disse, su cosa fece, e sulla sua stessa esistenza.
E questo sarebbe il
fantomatico consensus al quale bisogna sottomettersi ?
2.3.
33
IL PRINCIPIO DI CONTAMINAZIONE DEL DUBBIO
2.3 Il principio di contaminazione del dubbio È interessante considerare cosa dà agli accademici non-credenti (in opposizione ai credenti) così tanta ducia nel rigettare così gran parte dei vangeli (come gli eventi soprannaturali, ma pure il 95% dei detti gesuani, vedi Lüdemann) e tuttavia abbracciare duciosamente la storicità delle parti che restano.
Abbiamo intuito, smontando uno ad uno i criteri di autenticità e smascherandoli per quello che sono (ovvero
autentici criteri
di confusione), come l'intersezione non nulla ricercata tra il passato reale e il Gesù dei vangeli (= l'insieme dei detti autentici) tenda a ridursi ad un unico punto di intersezione, ovvero la sola fede nella storicità di Gesù (e al più di qualche detto) svincolato
27
del tutto dal contesto e dunque astratto, privo di signicato.
Ma perchè mantenere ancora una tale ducia nell'esistenza di così pochi punti di intersezione? Se si prova che un testo è inventato in larga parte,
perchè non gettare il dubbio sulla parte
restante invece di proclamarne dogmaticamente l'assoluta autenticità ? Il losofo Stephen Law ha pubbiclato un saggio davvero profondo e convincente,
28 , la cui lettura la consiglio caldamente al lettore,
dove illustra quello che chiama il
principio di contamina-
27 Ad esempio, dire che di Gesù sappiamo solo per certo che morì sulla croce signica non dire nulla. 28 Stephen Law, Evidence, Miracles and the Existence of Jesus, Faith and Philosophy 28,
n.2
(2011),
disponibile
a
questo
indirizzo:
published-in-faith-and-philosophy-2011.html
http://stephenlaw.blogspot.com/2012/04/
34
CAPITOLO 2.
TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI
zione dimostrando che esistono molte, troppe pretese di eventi soprannaturali intorno al Gesù dei vangeli (in misura decisamente maggiore rispetto al numero di pretese simili fatte circa Alessandro Magno, per intenderci), molte delle quali sono cruciali alla storia (come la nascita verginale o la risurrezione), pretese che dovrebbero incoraggiare anche una posizione scettica sulle dichiarazioni più banali e apparentemente non in conitto con le leggi naturali.
Dunque in presenza di documenti con una preoccupante quantità elevata di rivendicazioni incredibili non abbiamo alcun motivo di serbare ducia
anche alle aermazioni più banali che vengono
fatte in quei documenti, senza alcuna conferma esterna adabile: il materiale falso di quei documenti quindi contamina il materiale restante di un accresciuto (e soprattutto giusticato ) sospetto. Law espone tutte le obiezioni ragionevoli e fornisce alcuni esempi che provano la sua tesi.
Law quindi critica gli accademici che ritengono irragionevoli i miticisti, e denuncia il goo tentativo di parentesizzare le porzioni soprannaturali dei vangeli al ne di ricavare, per contrasto, la verità delle pretese più umili e mondane (come la mera esistenza del Gesù storico), alcuni apologeti spingendosi addirittura ad utilizzare poi quelli stessi fatti fermamente stabiliti per
29 , la verità delle porzioni mira-
inferire , ancor più goamente
colose in precedenza omesse. Raphael Lataster paragona questa deduzione al caso di Harry Potter :
È ovvio che le battaglie di magia, i mangiatori di morte, Lord Voldemort e i centauri sono non-storici, ma il materiale intorno ad Harry Potter che vive a Londra 29 trovo
particolarmente oensivo, al riguardo, che lo stesso John P. Meier, a pag. 631 del suo A
Marginal Jew: Rethinking the Historical Jesus (New York: Doubleday, 1994), si azzardi ad insinuare che il criterio di multipla attestazione e il criterio di coerenza potrebbero confermare addirittura i miracoli di Gesù! Come prova che un mostro sacro degli studi biblici sia in realtà un mero apologeta cristiano è più che suciente!
2.3.
35
IL PRINCIPIO DI CONTAMINAZIONE DEL DUBBIO
con lo zio e il cugino adottivi è possibile, così deve essere
30
vero!
Lavoro ben fatto! Benvenuti nell'accademia degli studi biblici del Nuovo Testamento!
L'esempio proposto da Stephen Law è un curioso esperimento mentale. Invito il lettore a porsi i medesimi, profondi interrogativi nali sul Gesù dei vangeli:
Il caso del sesto isolano31 Si supponga che cinque persone sono recuperate da una vasta isola altrimenti disabitata su cui erano naufragati dieci anni prima. Il gruppo dei naufraghi sapeva che se fossero riusciti a sopravvivere sarebbero stati inne recuperati, infatti sapevano che l'isola era una riserva naturale visitata da ecologisti ogni dieci anni.
Man mano che gli isolani raccontano le loro storie, parlano di racconti impressionanti a proposito di un sesto isolano naufragato insieme a loro. Questa persona, aermano, presto si dierenziò dagli altri eseguendo miracoli straordinari - camminando sul mare, curando miracolosamente uno degli isolani che era morto a causa di un morso di serpente, materializzando grandi quantità di cibo da chissà dove, e così via. Il misterioso sesto isolano aveva anche originali vedute etiche che, sia pure non ortodosse, 30 Raphael
Lataster, There was no Jesus, there is no God, 2013, pag.29.
In una nota lo stesso
Lataster scrive: Potremo anche usare il criterio di imbarazzo.
La saga di Harry Potter tende a de-
scrivere i babbani (esseri umani non magici) negativamente, come possiamo vedere dalle storie della sua vita precedente a Londra con i suoi parenti adottivi.
Dato che anche
l'autrice delle storie è a sua volta un babbano, lei senza alcun dubbio troverebbe questo fatto imbarazzante, così dev'essere tutto vero...
31 Stephen
Law, mia libera traduzione da Evidence, Miracles and the Existence of Jesus, Faith and
Philosophy 28, n.2 (2011), disponibile a questo indirizzo:
04/published-in-faith-and-philosophy-2011.html
http://stephenlaw.blogspot.com/2012/
36
CAPITOLO 2.
TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI
vennero inne entusiasticamente abbracciate dagli altri isolani.
Inne, numerosi anni fa, il sesto isolano morì,
ma ritornò in vita tre giorni più tardi, dopodiché ascese al cielo. Fu anche visto nuovamente parecchie volte dopo.
Inserisci alcuni ulteriori dettagli in questo ipotetico scenario.
Si supponga che i cinque isolani comunicano
pressochè la stessa storia circa il riverito sesto isolano del loro gruppo.
Mentre si dierenziano nello stile, i loro
resoconti sono estesamente coerenti.
In verità, un ri-
tratto vivido ed energico del sesto isolano emerge dalla loro testimonianza collettiva, contenente tanti parecchi dettagli quanti, diciamo, ne contengono i racconti evangelici riguardo a Gesù.
Ancor più interessante, le storie circa il sesto isolano comprendono anche un numero di dettagli che sono inopportuni e imbarazzanti per gli isolani rimasti. In verità, tutti loro concordano che due degli isolani sopravvissuti in realtà tradirono e uccisero il sesto isolano. Inoltre, alcuni degli atti in apparenza eseguiti dal sesto isolano sono chiaramente in contrasto con cosa i reduci credevano sul suo conto (per esempio, nonostante ritengano il sesto isolano del tutto privo di malvagità, gli attribuiscono azioni che sono apparse deliberatamente crudeli, azioni che loro, successivamente, hanno dicoltà a spiegare).
Sembra che poteva dicilmente essere nei loro
interessi inventare quei dettagli.
Tale è la loro ammirazione per il loro sesto compagno e le sue non ortodosse vedute etiche che i reduci cercano ostinatamente in tutti i modi di convincerci che ogni cosa che aermano sia vera, e che è importante che anche noi
2.3.
37
IL PRINCIPIO DI CONTAMINAZIONE DEL DUBBIO
veniamo ad abbracciare il suo insegnamento.
In verità,
per il partito dei naufraghi recuperati, il sesto isolano è una riverita gura di culto, una gura che loro desiderano che riveriamo anche noi.
Ora si supponga che non abbiamo ancora tuttavia nessuna buona prova indipendente dell'esistenza del sesto isolano, tanto meno che egli eseguì i miracoli a lui attribuiti. Cosa dovrebbe essere la nostra attitudine verso quelle varie aermazioni?
Chiaramente, dovremmo giustamente essere scettici circa le parti miracolose della testimonianza riguardante il sesto isolano.
La loro testimonianza collettiva non è
aatto una prova abbastanza buona della realtà di tali eventi. Ma cosa dire dell'esistenza del sesto isolano? È ragionevole credere, solamente sulla base di questa testimonianza, che almeno il sesto isolano fu una persona reale, piuttosto che una delusione, un'invenzione deliberatamente inventata, o qualsiasi altra cosa?
Si noti che l'evidenza presentata dai cinque isolani soddisfa i tre criteri discussi in precedenza.
In primo luogo, abbiamo multipla attestazione: non uno, ma cinque individui aermano che il sesto isolano è esistito (inoltre, si noti che stiamo avendo a che fare con i presunti testimoni oculari stessi, piuttosto che con rapporti di seconda o terza mano, così non c'è nessuna possibilità dell'altrui alterazione della storia originale, come esiste nel caso della testimonianza del Nuovo Testamento).
38
CAPITOLO 2.
TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI
In secondo luogo, i loro rapporti contengono dettagli che sono chiaramente altamente imbarazzanti per (in verità, che seriamente incriminano) i narratori. Questo solleva la domanda: perchè gli isolani includerebbero deliberatamente tali dettagli in una storia fabbricata - una storia che ad esempio è chiaramente in tensione con cosa credevano circa il loro eroe, e che, invero, descrive anche loro come traditori assassini?
In terzo luogo, perchè essi attribuirebbero al sesto isolano vedute etiche non ortodosse e altre vedute davvero molto discontinue con il sapere comune? Se, per esempio, il sesto isolano fosse un'invenzione designata a elevarli in qualità di principali guru di un nuovo culto, essi attribuirebbero al loro leader mitico vedute troppo improbabili per essere facilmente accettate da altri?
C'è poco dubbio che ci possa essere stato un sesto isolano che disse e fece alcune delle cose a lui attribuite. Ma domanda a te stesso: la testimonianza collettiva del partito dei reduci pone l'esistenza del sesto isolano al di là di ogni ragionevole dubbio?
Se non al di là di ogni
ragionevole dubbio, è almeno la sua esistenza qualcosa che sarebbe ragionevole da parte nostra accettare?
O
sarebbe più saggio per noi, a questo punto, trattenere il giudizio e adottare un'istanza scettica?
Una volta denunciati i dubbi metodi usati da parecchi studiosi biblici e messo in discussione le loro ragioni, è il momento di esaminare le fonti utilizzare per stabilire i fatti circa Gesù.
Capitolo 3
Fonti limitate, oscure, ambigue e di seconda mano n questo capitolo, numerosi interrogativi che insinueran-
I no
il dubbio sui dettagli della vita di Gesù saranno discussi,
come il silenzio che circonda la sua gura, e l'inadeguatezza delle fonti storiche esistenti. Da ultimo, analizzeremo il genere dei vangeli, per mostrare come sono tutt'altro che obiettive e accurate biograe.
3.1 Un profondo silenzio Uno dei problemi più curiosi che lo storico aronta quando si accinge a ricercare Gesù non è creato dalle fonti, ma dall'assenza di fonti.
Non esiste nessun riferimento extrabiblico a Gesù che
è contemporaneo e da parte di testimoni oculari. Assolutamente nessuno.
E anche quando si entra nel Nuovo Testamento, non
esistono fonti primarie di alcuna specie a testimoniare la vita di Gesù. Quei libri furono scritti decenni dopo la morte di Gesù, e non ci orono dirette testimonianze oculari. Ricordiamoci che i vangeli sono scritti da autori anonimi. Bart Ehrman ad esempio, ha riconosciuto il relativo silenzio storico su Gesù: Che sorta di cose gli autori pagani del tempo di Gesù hanno da dire intorno a lui? Nulla. Tanto strano quanto
39
40CAPITOLO 3.
FONTI LIMITATE, OSCURE, AMBIGUE E DI SECONDA MANO
potrebbe sembrare, non esiste alcuna menzione di Gesù da nessuno dei suoi contemporanei pagani.
Non esiste
nessun ricordo della nascita, nessuna trascrizione del processo, nessun certicato della morte; non esiste nessun' espressione di interesse, nessun'odiosa calunnia, nessun riferimento di passaggio niente. In realtà, se estendiamo il nostro campo di interesse agli anni dopo la sua morte ance se includiamo l'intero primo secolo dell'Era Comune non esiste neanche un solitario riferimento a Gesù in una qualunque fonte non-cristiana, non-ebraica di qualsiasi tipo. Io dovrei sottolineare che abbiamo un vasto numero di documenti del tempo gli scritti di poeti, loso, storici, scienziati, e uciali governativi, per esempio, per non menzionare la vasta collezione di iscrizioni sulla pietra e di lettere private e documenti legali di papiro. In nessuno di quest'ampia la di scritti sopravvissuti
1
il nome di Gesù viene mai menzionato.
Stranamente, lo stesso Ehrman più tardi avrebbe rilasciato la seguente dichiarazione: Rispetto a Gesù, abbiamo numerose testimonianze indipendenti della sua vita nelle fonti che si nascondono dietro i vangeli (e gli scritti di Paolo) fonti che si originarono in aramaico, la lingua nativa di Gesù e che si possono datare entro un anno o due della sua esistenza (prima che la religione si spostò a convertire i pagani in massa). Le fonti storiche come quelle sono abbastanza
2
impressionanti per una gura antica di qualsiasi tipo.
Questa aermazione allude alle fonti ipotetiche che Ehrman crede siano esistite, come egli spiega nel suo Did Jesus Exist?, e quindi 1 Bart
D. Ehrman, Jesus: Apocalyptic Prophet of the New Millennium (Oxford: Oxford University
Press, 1999), pag. 56-57, mia libera traduzione.
2 The
Hungton
Post
Did
Jesus
did-jesus-exist_b_1349544.html
Exist?,
http://www.uffingtonpost.com/bart-d-ehrman/
mia libera traduzione.
3.1.
41
UN PROFONDO SILENZIO
non è per nulla convincente.
3
Per di più, perno quelle fonti non-esistenti non sono contemporanee, ma verrebbero subito dopo la morte di Gesù. Quelle fonti non-esistenti dovrebbero essere per noi altrettanto non convincenti come le fonti non-esistenti che provano che Ercole era esistito e aveva compiuto tante grandi imprese. Gli studiosi moderni e gli storici non hanno accesso a quelle ipotetiche fonti dietro i vangeli (o gli scritti di Paolo). Non sono riusciti, a dire il vero, neppure a datare quelle fonti non-esistenti. Ovviamente quelle fonti non possono essere datate. Nessuno studioso serio considererebbe impressionanti le numerosi fonti non-esistenti di Ehrman. Possiamo speculare tutto il tempo per gurarci perchè rispettati studiosi biblici come Ehrman sentirebbero il bisogno di fabbricare delle prove che non esistono, perchè i dettagli della vita di Gesù non possono venire ragionevolmente messi in discussione, sulla base delle tracce disponibili. In altre parole, se la prova dell'esistenza di Gesù fosse così inattaccabile, non ci sarebbe aatto necessità di basarsi su quelle fonti immaginarie.
La discussione del Gesù storico è limitata generalmente a documenti scritti da altri individui, molto tempo dopo gli eventi della sua esistenza, in quanto è tutto ciò di cui disponiamo. La certezza non si può ottenere mediante documenti ipotetici, e non esistono artefatti disponibili come per esempio la sua tomba, una scultura
4
o un dipinto che lo ragurano, o uno scritto di suo pugno.
Le fonti su Gesù sono, nel caso migliore, fonti secondarie. Punto. I più antichi riferimenti extra-biblici (ovvero alcuni passaggi delle opere di Flavio Giuseppe e di Tacito) compaiono decenni dopo i supposti eventi. 3 Bart
I libri del Nuovo Testamento vengono
D. Ehrman, Did Jesus Exist?: The Historical Argument for Jesus of Nazareth (New York:
HarperOne, 2012), pag. 77-82.
4 Bart
D. Ehrman, Did Jesus Exist?: The Historical Argument for Jesus of Nazareth (New York:
HarperOne, 2012), pag. 42-46.
42CAPITOLO 3.
FONTI LIMITATE, OSCURE, AMBIGUE E DI SECONDA MANO
dopo alcuni decenni, o perno dopo quasi un secolo, dai presunti eventi della vita di Gesù.
5 Nessuna di quelle fonti è contempo-
ranea, e nè si può ritenere il suo autore un testimone oculare di cosa scrive.
È davvero improbabile, infatti, che una qualunque delle fonti su Gesù sia stata scritta da testimoni oculari. Poichè Flavio Giuseppe e Tacito erano entrambi nati dopo la presunta morte di Gesù (intorno al 30 EC), Paolo non aerma mai di essere un testimone oculare (anzi pretende che le sue fonti sono puramente sopran-
6
naturali ), i vangeli canonici sono scritti da autori anonimi, e nemmeno loro aermano di essere testimoni oculari, non esiste nessuna ragione per credere di avere accesso a qualche racconto di un testimone oculare. Alcuni apologeti pretendono che gli autori dei vangeli attinsero su vasta scala al ricordo di testimoni oculari (qualcosa di cui non esiste nessuna prova), scordandosi chiaramente che questo a sua volta sta a signicare, ancora una volta, che i vangeli stessi non sono scritti da testimoni oculari, e dunque sono fonti secondarie, nel caso migliore.
Hector Avalos sottolinea che le fonti greco-romane usate come una conferma indipendente della storicità di Gesù dipendono tutti su manoscritti datati al Medioevo, orendo una ghiotta oc-
7 E
casione alla manipolazione creativa dell'interpolatore di turno.
lo stesso accade per i libri del Nuovo Testamento: le copie a cui abbiamo accesso sono assai posteriori cronologicamente rispetto alle presunte date della stesura dei corrispondenti originali. Esiste una totale assenza di fonti primarie quando si passa a considera5 Bart
D. Ehrman, Did Jesus Exist?: The Historical Argument for Jesus of Nazareth (New York:
HarperOne, 2012), pag. 48.
6
Vi dichiaro, fratelli, che il Vangelo da me annunciato non segue un modello umano; infatti io non l'ho ricevuto né l'ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo. (Galati 1:11-12)
7 Hector
Havalos, Why biblical studies must die, in The End of Christianity, di John W. Loftus,
Amherst, NY: Prometheus Books, 2011, pag. 74.
3.1.
43
UN PROFONDO SILENZIO
re Gesù. Questo fatto è riconosciuto generalmente dagli studiosi critici.
Cosa invece è oggetto di forte dibattito è
quanto si-
gnicativo, quanto profondo, quanto inatteso si deve considerare questo silenzio su Gesù. Il solito ritornello del tipo esiste più prova di Gesù di quanta esiste per ogni altra gura della storia è completamente falso (Giulio Cesare, ad esempio, è testimoniato da numerose fonti primarie), oltre che irrilevante (la traccia storica lasciata da Socrate non è così buona come quella di Cesare, ma miliardi di individui non proclamano aatto la sua divinità). A gettare il dubbio sono solo le fonti disponibili su Gesù, il loro eettivo grado di adabilità, quanta ducia meritano veramente, e in che misura.
Dunque ogni argomento che trascura l'importanza delle fonti primarie riguardo a Gesù deve essere rigettato perchè del tutto falso. Un argomento del genere può essere considerato ragionevole solo da folli apologeti cristiani, ovvero gente che ha riconosciuto implicitamente la totale mancanza di fonti primarie e ne è ovviamente disturbata nei propri interessi. Secondo i migliori storici, le fonti primarie sono della più fontamentale importanza. Il semplice buon senso indica chiaramente che i documenti contemporanei, scritti da testimoni oculari (meglio se disinteressati), sarebbero in generale più degni di ducia di resoconti interessati da parte di testimoni non del fatto, ma che scrivono anzi decenni dopo il fatto. E se le fonti primarie sono di così vitale importanza per ogni antica questione storica, a maggior ragione vedrebbero aumentata a dismisura la loro importanza quando ci domandiamo cosa c'è di storico riguardo ad un Figlio di Dio che morì per i nostri peccati e pretende la nostra conversione all'unico, vero Dio!
Ora, quando si perviene a Gesù, i vari interrogativi che ci si pone a proposito delle fonti primarie si possono applicare solo a ciò che abbiamo, ovvero solamente a delle fonti secondarie.
E
44CAPITOLO 3.
FONTI LIMITATE, OSCURE, AMBIGUE E DI SECONDA MANO
questi interrogativi da fare alle nostre fonti secondarie non sempre hanno una risposta, in virtù del fatto che richiedono un confronto continuo con le fonti primarie non in più in nostro possesso, e forse nemmeno esistite.
Considerando tutte queste dicoltà,
questo sta a signicare che la perdita di fonti primarie implica che
ogni cosa che si dica di Gesù non si può dirlo aatto con certezza, senza far torto alla propria intelligenza. Considerandola da una prospettiva critica, questa situazione da sola giustica i nostri più reconditi dubbi intorno al racconto della presunta esistenza di Gesù, sempre se Gesù avesse mai veramente avuto un'esistenza storica.
Un'ipotesi che potrebbe alleviare in parte questo problema teorizza l'esistenza di un'adabile tradizione orale che si origina durante e subito dopo l'esistenza terrena di Gesù, e in ultima istanza depositatasi nei vangeli.
Tali tradizioni orali sono solamente
ipotetiche, non possono essere esaminate criticamente, e quindi neppure possono venir prese seriamente, in confronto alla prova portata da una fonte primaria. Non bisogna aatto condividere la fede ingiusticata degli studiosi nell'adabilità di una tradizione orale.
Il fatto che siamo limitati ai testi scritti signica che non possiamo mai ricostruirre le modiche che accaddero durante la trasmissione orale: perciò non bisogna derivare le proprie conclusioni su ipotesi infondate e ingannevoli che ruotano attorno alla tradizione orale.
Gli studiosi non hanno mai provato che il cristianesimo antico orì le condizioni sociali o istituzionali che avrebbero permesso un'accurata memorizzazione del materiale orale. E senza una forte prova del contrario, qualunque teoria di una presunta tradizione orale rimarrà altamente dubbia. Ehrman stesso ha anche criticato
3.1.
45
UN PROFONDO SILENZIO
gli studiosi che si adano sulla tradizione orale, notando che le storie sono plasmate in relazione all'epoca e alle circostanze nelle
8
quali vengono raccontate .
Un'altra difesa popolare contro un così soverchiante silenzio intorno al Gesù storico potrebbe essere la negazione del nostro diritto di aspettarci fonti primarie. Vari studiosi riutano questa pretesa, asserendo che se Gesù fu una gura storicamente rilevante, qualcuno avrebbe scritto su di lui, in un'epoca quando esistevano molti storici e autori (come Filone di Alessandria), e specialmente considerando le aermazioni evangeliche della notevole fama di Gesù, le controversie in cui era coinvolto, i miracoli che compiva e le altre grandi imprese. Avere o no il diritto di aspettarsi una prova diretta di Gesù non è nemmeno il punto più importante. Il fatto è che, per dirla tutta:
nessuna prova è nessuna prova.
Possono esistere innumerevoli spiegazioni del perchè non abbiamo fonti primarie della vita di Gesù. Alcune di quelle spiegazioni possono perno essere valide. Ma la loro eventuale validità non risolve il problema. Esiste ancora un'assenza
totale di fonti pri-
marie, e gli studiosi devono accettare i limiti naturali implicati da una situazione del genere: nulla si può sapere di Gesù con certezza.
Hector Avalos concorda, e va così lontano da ritenere futile ogni ulteriore progresso nella ricerca del Gesù storico perchè sem-
nessun racconto preservato di Gesù dal 9 suo proprio tempo o da qualche provato testimone oculare .
plicemente non abbiamo
I miticisti possono far pressione sull'argomento del silenzio in maniera più esigente, ovvero convincendoci della quasi dogmatica legittimità del nostro Diritto ad aspettarci i resti di autentiche 8 Bart
D. Ehrman, The Lost Gospel of Judas Iscariot : A New Look at Betrayer and Betrayed: A
New Look at Betrayer and Betrayed, Oxford University Press, 2011, pag. 36, mia libera traduzione.
9 Hector
Havalos, Why biblical studies must die, in The End of Christianity, di John W. Loftus,
Amherst, NY: Prometheus Books, 2011, pag. 79, mia libera traduzione.
46CAPITOLO 3.
FONTI LIMITATE, OSCURE, AMBIGUE E DI SECONDA MANO
tracce lasciate da un Gesù storico
10 e lo possono fare sottolineando
senza posa i soverchianti silenzi e i sospettosi buchi nei documenti degli autori antichi che scrivono intorno ad eventi accaduti durante la presunta esistenza terrena di Gesù. Filone di Alessandria ad esempio, non fa alcuna menzione di Gesù o dei suoi seguaci. E neppure la fa Seneca, un contemporaneo di Gesù, che pure si dilunga un pò a parlare di crocissione, tuttavia trascura di parlare dell'evento che sarebbe divenuto il più famoso esempio di quella feroce pena capitale (Lettere a Lucilio, Libri XVII-XVIII, 101).
Lo giudicherei spregevolissimo, se volesse vivere no al supplizio della croce: tu, egli dice, storpiami pure, purchè la vita rimanga in un corpo disfatto ed inetto; deformami pure, purchè ad un essere mostruoso e sgurato si conceda un pò più di tempo da vivere; appendimi pure e mettimi sopra una croce appuntita perchè io mi posi sopra: val la pena di fasciare la propria ferita e di penzolare disteso sul patibolo, pur di rinviare ciò che nelle disgrazie è la cosa migliore, la ne della soerenza? val la pena di vivere soltanto per morire? Che cosa potresti augurare a costui, se non che gli déi gli siano condiscendenti?
11
È interessante dare un'occhiata a quali eventi uno come Seneca considerava signcativi sul piano storico, per le future generazioni (Lettere a Lucilio, Libro VIII, 70):
12
...uomini di umilissima condizione con uno slancio pieno di ardimento si misero al sicuro, e non avendo potuto morire a piacere né scegliere secondo il loro desiderio 10 perchè,
come recita la citazione iniziale di questo scritto:
un uomo lascia sempre tracce, e né sarebbe un uomo, se non avesse neppure un'ombra .
11 Lucio
Anneo Seneca, Lettere a Lucilio, a cura di Umberto Boella (Unione Tipograco-Editrice
Torinese, 1998), pag. 807.
12 Lucio
Anneo Seneca, Lettere a Lucilio, a cura di Umberto Boella (Unione Tipograco-Editrice
Torinese, 1998), pag. 413.
3.1.
UN PROFONDO SILENZIO
47
gli strumenti della morte, aerrarono tutto ciò che loro capitava fra le mani e colla loro forza fecero sì che divenissero armi oggetti per natura inoensivi. Poco fa in una scuola di gladiatori, destinati a lottare colle belve, un Germano, mentre si allenava per lo spettacolo del mattino, si ritirò per scaricare il corpo: per nessun'altra ragione gli era concesso di appartarsi senza che qualcuno lo tenesse d'occhio: ebbene, lì, si cacciò tutto intero in gola il pezzo di legno munito di spugna, destinato a ripulire le parti meno nobili del corpo; ed essendosi chiusa con tutta la sua forza la strozza fece uscire l'anima. Tale atto fu un oltraggio alla morte. Precisamente: egli non si curò troppo della nettezza e della convenienza: ma c'è cosa più stolta che essere schiltosi al momento della morte? Oh uomo gagliardo, veramente degno che gli venisse concessa la scelta del suo destino! con quanto coraggio egli si sarebbe servito della spada, con che intrepidezza si sarebbe gettato negli abissi del mare o in un precipizio! Da ogni parte abbandonato capì come egli fosse debitore a sé stesso della morte e dell'arma, cosicchè puoi essere convinto che solo la volontà può farti indugiare a morire. Ciascuno pronunci il giudizio che vuole su quel erissimo uomo, purchè risulti ben chiaro che si deve preferire la morte più disgustosa alla schiavitù più allettante. Seneca ovviamente considera bizzarri e disgustosi alcuni modi di morire, e nonostante questo preferisce citarli. E tuttavia, neppure un singolo contemporaneo di Gesù, compresi coloro che ne subirono profondamente l'impatto storico, dei suoi insegnamenti e dei suoi miracoli, ebbene, neppure loro furono indotti a parlare della sua orribile ne. Siamo quasi costretti a credere che in realtà non ne erano aatto disturbati. Eppure fu in apparenza vitale per gli storici antichi e Seneca non ne è né il primo né l'ultimo esempio documentare tutte le più strane, assurde e fantasiose
48CAPITOLO 3.
FONTI LIMITATE, OSCURE, AMBIGUE E DI SECONDA MANO
forme di tortura più stomachevoli del passato, con tanto di esempi drammaticamente reali.
Considerando il genere di testimonianza in nostro possesso per ogni altro individuo, assai meno signicativo e marginale rispetto a Gesù di Nazaret , non è assolutamente scusabile che il Re dei Re, che ha operato così numerosi miracoli, che è morto per i nostri peccati, e la cui fama si è diusa in tutta la regione, manca totalmente di produrre anche soltanto uno spicchio di singola fonte primaria. I principali silenzi sono esplorati ulteriormente tra breve (con particolare attenzione a Tacito).
L'argomento del silenzio
applicato minuziosamente su ciascun caso procura di certo un danno considerevole ad ogni pretesa avanzata su Gesù. Ora che abbiamo realizzato le reali proporzioni di ciò che non abbiamo su Gesù, è giunto il momento di esaminare quel poco che invece abbiamo su di lui.
3.2 Le fonti che abbiamo È il momento di esaminare le fonti in nostro possesso. Le fonti disponibili sono inadabili e non dobbiamo prestare loro la ducia che riserviamo di solito a informazione storica oggettiva. Le tracce sopravvissute sono davvero problematiche. Esistono seri motivi per essere scettici su ogni pretesa avanzata dalle nostre fonti. Ma prima di esaminarle, discuteremo in breve alcuni limiti che quelle fonti hanno in comune. Come ho detto prima, con nessuna fonte primaria da confrontare, gli storici non possono determinare pienamente l'adabilità di quelle fonti secondarie. Per giunta, non esiste nessun accesso agli originali delle copie in nostro possesso, e quindi non si può escludere a priori eventuali modiche apportate sugli originali, e neppure si può stabilire con assoluta certezza la
13 Dovrei fermarmi qui, se non fossi
loro data di composizione. 13 Hector
Havalos, Why biblical studies must die, in The End of Christianity, di John W. Loftus,
Amherst, NY: Prometheus Books, 2011, pag. 74.
3.2.
49
LE FONTI CHE ABBIAMO
animato dal desiderio naturale di ricercare comunque lo scenario più probabile che si possa inferire dalle nostre fonti secondarie.
Quindi l'attenzione si sposta ora sulle fonti che risalgono a meno di un centinaio d'anni dalla morte di Gesù (se si suppone la nascita di Gesù intorno al 4 AEC, allora la sua morte sarebbe avvenuta all'incirca intorno al 30 EC): questo è lo stesso approccio adottato da studiosi del calibro di Bart Ehrman. Costui dimostra che gli scritti che non cadono in quel lasso di tempo quasi certamente non possono essere considerati testimonianze adabili e indipendenti , nonostante lo stesso Ehrman riconosce giustamente che questo potrebbe essere il caso anche per le fonti che cadono all'interno di quel centinaio di anni.
3.2.1
Le fonti primarie
Non ne esiste nessuna.
A costo di suonare ripetitivo, dovrei
ripeterlo ancora una volta, per non dimenticarlo. Le fonti primarie sono le fonti contemporanee, scritte da testimoni oculari. Tutte le tracce che vengono usate per stabilire l'esistenza di Gesù provengono al più da fonti secondarie, la cui natura sarà evidente non appena saranno esaminate una per una. Quelle tracce sono documenti letterari, non derivano aatto da testimoni oculari, sono scritti molto tempo dopo gli eventi della vita di Gesù, ed esistono solo in copie ancora più posteriori degli stessi originali. Semplicemente non abbiamo accesso a qualunque fonte primaria che risale a Gesù di Nazaret: un fatto che da solo è più che suciente ad eliminare ogni certezza di sorta su Gesù, e non mi sto riferendo solo agli aspetti soprannaturali, ma agli stessi eventi più decisamente mondani che lo riguardano, non da ultimo la sua stessa esistenza storica.
50CAPITOLO 3. 3.2.2
FONTI LIMITATE, OSCURE, AMBIGUE E DI SECONDA MANO
Le epistole paoline e l'epistola agli Ebrei
L'apostolo Paolo ore i più antichi scritti cristiani a noi sopravvissuti, con 1 Tessalonicesi di solito datata al 50 EC, e le sue opere più tarde risalenti ai primi anni 60 EC. Mentre sono le fonti più antiche (e questo fatto si rivelerà cruciale nel prossimo capitolo), le epistole paoline non sono fonti primarie riguardo alla storicità di Gesù. Non sono contemporanee alla vita di Gesù e lo stesso Paolo, per sua spontanea ammissione, non può essere considerato un testimone oculare del Gesù storico. I passi seguenti delle epistole paoline rivelano in che modo Paolo è a conoscenza dell'informazione che condivide:
Vi dichiaro, fratelli, che il Vangelo da me annunciato non segue un modello umano; infatti io non l'ho ricevuto né l'ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo. (Galati 1:11-12)
A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto, cioè che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture... (1 Corinzi 15:3-4) Non solo Paolo non menziona mai le sue possibili fonti adabili di prima mano, ma le sue sole fonti nominate sono meri passi dell'Antico Testamento (scritti assai prima della nascita di Gesù), e il suo diretto canale al divino . Dicilmente qualcosa che uno storico competente ed obiettivo possa ritenere anche solo remotamente adeguato, tanto meno convincente!
3.2.
51
LE FONTI CHE ABBIAMO
Paolo non è a conoscenza dei pochissimi eventi della vita di Gesù da lui citati in virtù del privilegio di averli testimoniati di persona.
Si può concludere addirittuta che lui non ne è venuto
a conoscenza apprendendo da coloro che erano più vicini a Gesù (gli apostoli da lui stesso scelti o i suoi parenti), poichè chiaramente Paolo menziona le sue fonti, e riuta a chiari lettere di aver attinto da fonti umane. Il puro e semplice fatto che Paolo, in apparenza convertitosi subito dopo la morte di Gesù, abbia attinto tutte le sue informazioni su Gesù dall'Antico Testamento e dalla sua comunicazione diretta con il suo dio (invece che con testimoni oculari umani) è decisamente a dir poco frustrante, specie se si rammenta che le sue epistole costituiscono le fonti più antiche su Gesù in nostro possesso.
Paolo ha anche davvero poco da dire intorno al periodo di Gesù sulla Terra.
Per esempio, manca di spiegare quando e dove è
accaduta la crocissione.
I vangeli, che furono scritti dopo che
Paolo scrisse le epistole, si impegnano costantemente a riempire tutti i possibli buchi lasciati da Paolo, tentando di spiegare la storia della vita di Gesù. Paolo sembra completamente disinteressato in un Gesù storico recente, come se un tale concetto fosse del tutto secondario rispetto al principale messaggio di Paolo.
Il lettore
provi a immaginare un cristianesimo in cui un Gesù storico non è veramente importante.
Alcuni passi da quelle epistole (come
l'anonima epistola agli Ebrei) possono davvero implicare che Gesù non è stato sulla Terra nel passato recente: Ora,
se fosse sulla terra, egli non sarebbe neppure
sacerdote, poichè vi sono coloro che orono i doni secondo la legge. (Ebrei 8:4, mia enfasi)
Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio,
52CAPITOLO 3.
FONTI LIMITATE, OSCURE, AMBIGUE E DI SECONDA MANO
non ritenne un privilegio l'essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall'aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente no alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo e gli donò il
nome
che è al di sopra di ogni nome, perché nel
nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: Gesù Cristo è Signore!, a gloria di Dio Padre. (Filippesi 2:5-11, mia enfasi) Il primo brano sembra implicare che Gesù non è stato veramente sulla Terra, mentre il secondo brano sembra implicare che Gesù fu chiamato
Gesù solamente DOPO la sua morte (implican-
do dunque una visione diversa di Gesù, quella di un Gesù celeste, spirituale o non-letterale ), in aperto contrasto con la storia dei vangeli.
Ancor più interessante, le epistole paoline sono datate
di solito sostanzialmente prima dei vangeli, il che lascia aperta la possibilità che le epistole paoline davvero forniscono il più accurato ritratto di Gesù.
Questo diventerà un punto importante
nel prossimo capitolo, quando sarà considerata la possibilità che il Gesù delle epistole paoline non sia lo stesso Gesù dei vangeli, vale a dire la possibilità che i primi cristiani come Paolo non credevano in un Gesù letterale, umano o terreno. Considerando che la conoscenza del Gesù di Paolo deriva dall'Antico Testamento e dal suo canale diretto al divino invece che da racconti di prima
3.2.
53
LE FONTI CHE ABBIAMO
mano, Paolo può certamente passare in secondo piano per adabilità. Viene il sospetto, se è esistito un Gesù storico, che
Paolo
lo abbia deliberatamente eclissato pur di raggiungere i suoi scopi. Lo studioso del Nuovo Testamento Gerd Lüdemann dell'Università di Göttingen concorda: In breve, Paolo non può essere considerato un testimone adabile o degli insegnamenti, o della vita, o dell'esistenza storica di Gesù.
14
Paolo potrebbe aver incontrato persone che erano davvero intimi di Gesù, come per esempio Giacomo e Pietro, ma mai aerma che erano loro le sue fonti. E il signicato dell'incontro di Paolo con quei personaggi deve essere riconsiderato, dal momento che l'idea che quelle gure avessero associazioni con Gesù è nata nei vangeli, che sono documenti più tardi. Dato che Paolo non aerma mai neanche di aver testimoniato di persona gli eventi della vita di Gesù (eliminando perciò la possibilità di fonti primarie, che allo stato corrente non abbiamo in alcun modo), il suo status di adabile fonte secondaria viene fatalmente a incrinarsi, lasciando inesorabilmente spazio al dubbio.
O Paolo si mantiene strettamente a parlare in vece dell'Antico Testamento e delle sue pretese fonti soprannaturali (lasciando così aperta la possibilità di un Gesù non letterale, e di racconti a loro volta non letterali), oppure Paolo non dispone di altre fonti, e sta semplicemente mentendo. A ogni modo, la credibilità della sua opera, alla luce della possibilità di ottenere informazioni accurate su Gesù, è davvero seriamente compromessa. Gli storici non hanno nessuna buona ragione di credere ad un uomo che pretende sinceramente di ottenere tutta la sua informazione da Dio (oppure che sta deliberatamente mentendo). Questo fatto sarà discusso in seguito nel prossimo capitolo, quando esaminerò 14 Gerd
Lüdemann, Paul as a Witness to the Historical Jesus , in Sources of the Jesus Tradition:
Separating History from Myth, R. Joseph Homann (Amherst, NY: Prometheus Books, 2010), pag. 212, mia libera traduzione.
54CAPITOLO 3.
FONTI LIMITATE, OSCURE, AMBIGUE E DI SECONDA MANO
più da vicino la possibilità di un Gesù non letterale, o puramente mitico, dietro il Cristo di Paolo.
3.2.3
I quattro vangeli
Come le epistole paoline, i quattro vangeli canonici non si possono considerare fonti primarie. Più recenti dei più antichi testi paolini, i vangeli sono scritti circa quarant'anni dopo la presunta
15 che può anche eliminare la possibilità della loro
morte di Gesù,
stesura da parte di testimoni oculari, alla luce delle aspettative di vita nel primo secolo. Gli autori dei vangeli sono anonimi, così non è semplice ipotizzare che sono testimoni oculari. Il solo vangelo che dà un indizio in tal senso è il vangelo di Giovanni (il discepolo
16 ), che tanto per cambiare
che Gesù amava , Giovanni 21:20-24
è anonimo ed è risibilmente l'ultimo dei quattro vangeli canonici. L'importanza di sapere chi è l'autore in ordine di determinarne l'adabilità e potenziali interessi in gioco (non da ultimo la natura dell'opera) è ovviamente fondamentale. Non possiamo determinare l'adabilità di quelle fonti secondarie confrontandole con le fonti primarie, per il semplice fatto che non esistono fonti primarie nelle nostre mani da poter utilizzare. Gli autori dei vangeli non pretendono nemmeno di utilizzare fonti primarie degne di ducia, e neppure le nominano. E neppure mostrano qualche sorta di scetticismo verso quelle fonti ipotetiche o dimostrano di avere un minimo barlume di senso critico. Ammesso che ne abbiano, l'impossibiità di accedere alle fonti primarie impedisce di determinare con certezza se i vangeli sono 15 Bart
D. Ehrman, Lost Christianities. The Battles for Scripture and the Faiths We Never Knew
(Oxford: Oxford University Press, 2003), pag. 235.
16
Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: Signore, chi è che ti tradisce?. Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: Signore, che cosa sarà di lui?. Gesù gli rispose: Se voglio che egli rimanga nché io venga, a te che importa? Tu seguimi. Si diuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: Se voglio che egli rimanga nché io venga, a te che importa?. Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. (Giovanni 21:20-24)
3.2.
55
LE FONTI CHE ABBIAMO
veramente degni di ducia. Per lo studioso del Nuovo Testamento Bart Ehrman i vangeli sono pochi, dipendenti l'uno sull'altro, scritti decenni dopo i presunti fatti, problematici, contradditori, con malcelati interessi, e prodotti da autori anonimi che non erano testimoni oculari.
Insomma, i vangeli non sono il genere di
fonti che gli storici desiderano per stabilire cosa accadde probabilmente nel passato reale.
Non c'è bisogno di essere accademici per sapere che gli autori dei vangeli sembrano decisamente come dei narratori onniscienti (come gli autori fantasy) anche quando parlano di eventi della vita di Gesù in cui lui era da solo, ad esempio durante la sua permanenza nel deserto o durante la preghiera sul Getsemani.
17
17 Giunsero a un podere chiamato Getsèmani ed egli disse ai suoi discepoli: Sedetevi qui, mentre io prego. Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia.
Disse loro: La mia anima è triste no alla morte.
Restate qui e
vegliate. Poi, andato un po' innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell'ora. E diceva: Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu. Poi venne, li trovò addormentati e disse a Pietro: Simone, dormi?
Non sei riuscito a vegliare una sola
ora? Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole. Si allontanò di nuovo e pregò dicendo le stesse parole. Poi venne di nuovo e li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti, e non sapevano che cosa rispondergli. Venne per la terza volta e disse loro: Dormite pure e riposatevi! Basta! È venuta l'ora:
ecco, il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori.
Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino. (Marco 14:32-42) Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla ne ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: Se tu sei Figlio di Dio, di' che queste pietre diventino pane. Ma egli rispose: Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra. Gesù gli rispose: Sta scritto anche: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo. Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai. Allora Gesù gli rispose: Vattene, Satana! Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto. Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano. (Matteo 4:1-11) Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. (Luca 22:45)
56CAPITOLO 3.
FONTI LIMITATE, OSCURE, AMBIGUE E DI SECONDA MANO
Questo particolare solleva una domanda cruciale: se i vangeli non sono da prendere alla lettera, scavare il loro contenuto storico attraverso i criteri di autenticità per determinare cosa può essere autentico e storico potrebbe essere davvero inutile, e gli studiosi (e anche i credenti) potrebbero inavvertitamente trascurare il vero signicato e il vero scopo dei vangeli durante il processo.
Quanto a fonti ipotetiche come Q, per quanto inammano certi storicisti di mia conoscenza, devo rammentare che sono ipotetiche, e che gli storici non hanno possibilità di accedere a quelle fonti. Inoltre Q è solo una mera collezione di detti svincolati da ogni contesto, e non è aatto accettata come ipotesi da tutti gli studiosi, quindi non vedo nessuna ragione di considerare seriamente fonti ipotetiche che non si possono leggere. Riguardo alle rivendicazioni di miracoli soprannaturali di cui sono ricolmi i vangeli, come la nascita verginale, Gesù che cammina sulle acque, ecc., gli studiosi biblici di tutti i tipi li trovano problematici. Ehrman pensa che lo storico debba esaminare solo cosa è più probabile (e i miracoli sono per denizione improbabili ) mentre Robert M. Price e molti altri studiosi fanno uso del principio di analogia: tutto ciò che non è analogo a cosa rispetta le leggi siche può essere riutato dallo storico.
Parecchi studiosi, anche storicisti, hanno investigato sui paralleli mitici tra la storia di Gesù raccontata nei vangeli e le storie di déi ed eroi mitici. Questi presunti paralleli non vanno ad eliminare l'eventuale nucleo storico dietro la storia di Gesù, tuttavia sarebbe interessante identicare le reali proporzioni di quanto così tanto dei vangeli somigli più al mito che a fatti plausibili. Più si determina cosa può esser scartato nei vangeli in quanto inautentico, più motivo c'è di dubitare sull'accuratezza e sulla verità di quanto rimane.
3.2.
57
LE FONTI CHE ABBIAMO
Marco è considerato il primo dei quattro vangeli, con Matteo e Luca attingendo da lui a piene mani. Alla luce di questo fatto e del fatto che quelli autori sono tutti anonimi sarebbe chiaramente un errore aermare che un detto o un'azione particolare di Gesù è autentico solo perchè è attestato da più documenti indipendenti . Carrier solleva l'inquietante possibilità (con tanto di esortazione alla cautela) che tutte le fonti datate
dopo Mar-
co possono essere state aette dalla conoscenza (e dunque dalla dipendenza su) quel vangelo, una possibilità che non si può esclu-
18 Inoltre, come rammenta lo stesso Ehrman,
dere impunemente.
è anche vero che le nostre migliori fonti su Gesù, i primi vangeli, sono attraversati da problemi. Quelle opere erano scritte decenni dopo la vita di Gesù da autori prevenuti che sono in contraddizione l'un con l'altro riguardo
19
i particolari su tutta quanta la linea.
I vangeli sono i prodotti nali di una lunga e creativa tradizione, e nei circa quarant'anni che separano il primo vangelo dalla presunta morte di Gesù non solo il vecchio materiale venne rielaborato, espanso, riunito, e reinterpretato, ma fu anche puntualmente interpolato del nuovo materiale di abbellimento. Le profezie escatologiche dei profeti cristiani, predizioni ex post facto (ossia, dopo il fatto ), le scritture dell'Antico Testamento attinte a piene mani, e massime morali che suonano bene, quindi Gesù le avrebbe dette, perciò Gesù le disse furono tutte attribuite a Gesù e perciò autorizzate ai credenti, soprattutto ai nuovi proseliti.
Per riassumere in breve di cosa nel vangelo non abbiamo nessuna prova: 18 Richard Carrier, Did Jesus Exist? Earl Doherty and the Argument to Ahistoricity , http: //www.infidels.org/library/modern/richard_carrier/jesuspuzzle.html 19 The Hungton Post Did Jesus Exist?, http://www.uffingtonpost.com/bart-d-ehrman/ did-jesus-exist_b_1349544.html mia libera traduzione.
58CAPITOLO 3.
FONTI LIMITATE, OSCURE, AMBIGUE E DI SECONDA MANO
i vangeli menzionano l'umile nascita di Gesù, i suoi insegnamenti alle moltitudini, la sua opera di guaritore ed esorcista, la sua entrata gloriosa a Gerusalemme, i suoi scontri con le autorità ebraiche e romane, la sua morte, il suo ritorno trionfante, e molte altre storie meravigliose. Di tutto questo e di molti altri dettagli ancora, miracolosi o banali, non esiste neppure una singola conferma secolare, contemporanea, indipendente.
Questo portò il cofondatore dello Jesus Seminar
Robert Funk ad ammettere contro-corrente, in una stagione di fervida caccia al Gesù storico : Come storico, io non so per certo se Gesù sia veramente esistito, se egli non sia niente più che il frutto di qualche immaginazione iperattiva...
Nella mia opi-
nione, non esiste nulla di Gesù di Nazaret che possiamo conoscere al di là di ogni ragionevole dubbio. Nella nostra vita mortale esistono solo probabilità. E il Gesù che gli studiosi hanno isolato negli antichi vangeli, vangeli che sono gonati dalla volontà di credere, potrebbe risultare essere solo un'altra immagine che meramente riette i
20
nostri più profondi desideri.
E mentre un'onesta analisi dei vangeli certamente non basta ad escludere la possibilità che è esistito qualche genere di Gesù storico del tutto insignicante dietro i vangeli, non si può neppure dire con assoluta certezza che dev'esserci esistito necessariamente uno.
Questa conclusione è frustrante per i cristiani adulti per
i quali l'evidenza vuole la sua parte, quantomeno per assicurare un solido punto di partenza alla fede. Se non sappiamo neppure se è esistito un qualche tipo di Gesù ridotto ai minimi termini e quasi evanescente, tantomeno si ha motivo di ipotizzare un Gesù talmente carismatico da lasciare tracce che sono, solo per mera 20 Robert W. Funk, libera traduzione.
citato da Earl Doherty in
http://jesuspuzzle.humanists.net/novel1.pdf mia
3.3.
59
IL RESTO DEL NUOVO TESTAMENTO
coincidenza , tutte quante andate perdute... ...a meno che non fu aatto una banale coincidenza.
3.3 Il resto del Nuovo Testamento A dierenza delle opere più antiche di Paolo che orono le più remote fonti di informazione su Gesù, a dierenza degli stessi vangeli che orono il più completo racconto della sua esistenza terrena, il resto del Nuovo Testamento (in particolare il libro del-
21
l'Apocalisse) ore davvero poco di utile.
Un esempio della perdita di informazione sul Gesù storico è fornita dall'epistola di Giacomo (il cui autore è considerato il fratello di Gesù anche se non pretende mai di esserlo). Giacomo non sembra interessato nè al Gesù Storico e neppure al Gesù Risorto. A che cosa, allora? Alla parusia imminente del Cristo celeste .
In quella lettera Gesù salva non mediante la sua morte e risurrezione, ma solo nella misura in cui la sua parusia celeste segnerà la distruzione degli oppressori corrotti degli eletti di Dio e la costituzione dell'età di felicità a lungo promessa ai giusti. La lettera di Giacomo indica un antico mito cristiano che, seppure diverso dal mito incentrato sulla morte-e-risurrezione riesso in così tanto della restante letteratura cristiana, è coerente in misure signicative con il pensiero messianico ebraico del primo secolo.
Non solo la descrizione di Gesù fatta da Giacomo in uno dei più antichi scritti cristiani lascia aperta la possibilità che il suo Gesù sia una gura celeste , ma la sua lettera permette di avvistare anche la natura frammentaria del cristianesimo primitivo. I giudeocristiani di Giacomo sembrano meno interessati all'atto nale salvico di Gesù per il bene di tutta l'umanità, e decisamente più 21 Bart
D. Ehrman, Did Jesus Exist?: The Historical Argument for Jesus of Nazareth (New York:
HarperOne, 2012), pag. 137-138.
60CAPITOLO 3.
FONTI LIMITATE, OSCURE, AMBIGUE E DI SECONDA MANO
interessati alla restaurazione nazionale, la ricostituzione del regno delle dodici tribù , il sogno messianico di un Israele riunicato da un'entità celeste e vendicativa.
3.4 Flavio Giuseppe I riferimenti extra-biblici (dunque non cristiani) a Gesù condividono un numero di caratteristiche che sollevano un dubbio riguardo la loro adabilità come prova della storia di Gesù. Si tratta ovviamente di fonti secondarie, scritte decenni dopo, addirittura secoli dopo, la presunta vita di Gesù, e non da testimoni oculari. Alcune di quelle fonti sono pie frodi (cioè, sono dei falsi cristiani). Non abbiamo accesso ai documenti originali, così non può essere assolutamente certo quali parti sono autentiche (se esistenti) e quali sono falsicate (se falsicate).
Anche se sono
autentiche, quelle fonti ripetono probabilmente solo cosa già si sa dai vangeli, oppure ripetono semplicemente il sentito dire della predicazione cristiana contemporanea. Che i cristiani avessero diuso le storie di Gesù alla ne del I secolo e per tutto il II secolo non sarebbe aatto particolarmente sorprendente!
Lo stesso Ehrman si spinge ad aermare che quelle fonti non sono relativamente importanti nel dibattito sulla storicità di Gesù, ammettendo che non contengono nulla che non possa essere sta-
22 (tanto per cambiare!).
to attinto dalle fonti più antiche: i vangeli
Tra le opere dello storico ebreo romano Flavio Giuseppe, si trovano due discussi passaggi spesso utilizzati come prova di un Gesù storico dagli apologeti cristiani. Il primo passaggio, proveniente dalle Antichità Giudaiche (18.3.3) è il cosiddetto Testimonium Flavianum: 22 Bart
D. Ehrman, Did Jesus Exist?: The Historical Argument for Jesus of Nazareth (New York:
HarperOne, 2012), pag. 97.
3.4.
61
FLAVIO GIUSEPPE
Flavio Giuseppe (forse) Allo stesso tempo, circa, visse Gesù, uomo saggio, su pure lo si può chiamare uomo; poichè egli compì opere sorprendenti, e fu maestro di persone che accoglievano con piacere la verità, Egli conquistò molti Giudei e molti Greci.
Egli era il Cristo.
Quando Pilato udì che era
accusato dai principali nostri uomini, lo condannò alla croce. Coloro che n da principio lo avevano amato non lo abbandonarono.
Nel terzo giorno, apparve loro nuo-
vamente vivo: perchè i profeti di Dio avevano profetato queste e innumerevoli altre cose meravigliose su di lui. Che un passaggio del genere possa confermare l'esistenza di Gesù e addirittura il suo status di Messia sembra troppo bello per essere vero.
La maggior parte degli studiosi esprime riserve su questo
brano. Allusioni del genere a Gesù sembrano implicare l'assurda idea che Flavio Giuseppe fosse un cristiano. Ogni dubbio in tal senso è eliminato con la sua allusione alla risurrezione. Il problema è che Flavio Giuseppe non era cristiano!
Fu un fariseo, un
membro delo stesso gruppo che Gesù chiamò gli del diavolo
62CAPITOLO 3.
FONTI LIMITATE, OSCURE, AMBIGUE E DI SECONDA MANO
(Giovanni 8:44).
23
Sembra troppo improbabile che uno storico
ebreo voglia insinuare la divinità di Gesù. Gli studiosi considerano falsicato il Testimonium Flavianum, in tutto, o solo in parte. Una ragione è che Origene, venuto dopo Flavio Giuseppe, aermò che lo storico ebreo non credeva che Gesù fosse il Cristo. E per di più Origene non menziona aatto il Testimonium Flavianum, come sarebbe lecito aspettarsi. Anche altri apologeti cristiani del II secolo, come Giustino Martire, non citano questo brano. Se questo passaggio contiene esplicite interpolazioni cristiane, non sarebbe sorprendente se fosse per intero un falso cristiano. Ehrman ammette che la rimozione dell'intero passaggio rende più uido il senso logico del racconto circostante
24 e che il primo autore a
citare il passaggio è Eusebio, un vescovo del quarto secolo. Eusebio è noto per essere non solo un apologeta del cristianesimo, ma anche un apologeta della pia frode (la giusticazione della frode per il bene della chiesa). Prego il lettore di sopportare la grettezza delle sue stesse parole di storico : Quindi non faremo menzione di coloro che furono turbati dalle persecuzioni... Ma noi inseriremo in questa storia in generale solo quelli eventi che potrebbero risultare utili prima a noi stessi e dopo ai posteri. (Preparazione al vangelo, 12.31) I sospetti che sia Eusebio l'interpolatore dell'intero Testimonium Flavianum, almeno per me, sono diventate certezze dopo la lettura di un articolo recente di Ken Olson.
25 Praticamente, ogni
costrutto o termine particolare del Testimonium Flavianum lo si riscontra puntualmente in più di un'occasione nei testi di Euse23 Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro.
Egli
era omicida n da principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c'è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna. (Giovanni 8:44)
24 Bart
D. Ehrman, Did Jesus Exist?: The Historical Argument for Jesus of Nazareth (New York:
HarperOne, 2012), pag. 60-64.
25 Ken
2013.
Olson, A Eusebian Reading of the Testimonium Flavianum, Center for Hellenic Studies,
3.4.
63
FLAVIO GIUSEPPE
bio, e sempre inserendosi perfettamente nel suo piano apologetico contro i pagani del suo tempo (come Porrio) i quali, a dierenza del caustico Celso, stavano iniziando a sostenere anch'essi la presunta saggezza e grandezza morale del Gesù storico ma so-
26 . Lo
lo per ribadirne le origini meramente umane e non divine.
scopo dell'intero falso cristiano Testimonium Flavianum era proprio quello di convincere chi sostiene idee del genere che Gesù non fu
solo un essere umano straordinario, ma è anche il messia risor-
to venerato dai cristiani, a detta dello stesso Flavio Giuseppe.
Il secondo punto della stessa opera di Flavio Giuseppe che menziona Gesù compare due libri dopo il Testimonium Flavianum, in Antichità Giudaiche 20:200 :
Festo era ora morto, e Albino non era che sulla strada; così egli riunì il Sinedrio dei giudici, e portò di fronte a loro il fratello di Gesù, detto il Cristo, il cui nome era Giacomo, e alcuni altri [oppure, alcuni dei suoi compagni]; e quando aveva formulato un'accusa contro di loro come trasgressori della legge, consegnò loro anchè fossero lapidati: ma per coloro che sembravano i più equanimi dei cittadini, e come tali erano i più turbati per la trasgressione delle leggi, non gradirono cosa fu fatto; inviarono un messaggio anche al re [Agrippa], desiderando da lui di mandare a dire ad Anano che lui dovrebbe non più agire così, infatti cosa egli aveva già fatto non doveva essere giusticato; ecco, alcuni di loro andarono anche a incontrare Albino, in quanto costui era in cammino di ritorno da Alessandria, e lo informarono che non era lecito per Anano riunire un sinedrio senza il suo consenso. Al che Albino assentì a cosa dissero, e scrisse con sdegno ad Anano, e minacciò di portarlo in giudizio per quanto 26 un
pò come fanno certi giornalisti storicisti come Corrado Augias e Paolo Flores d'Arcais.
64CAPITOLO 3.
FONTI LIMITATE, OSCURE, AMBIGUE E DI SECONDA MANO
aveva fatto; per tale motivo il re Agrippa strappò da lui il sommo sacerdozio, nel cui ruolo aveva operato da tre mesi, e fece sommo sacerdote Gesù, il glio di Damneo. (Flavio Giuseppe, Antichità Giudaiche, 20:200-203)
Questo passo sembrerebbe collocare davvero Gesù in un contesto storico dinamico, sebbene costretto a recitare un ruolo passivo come mero fratello di Giacomo.
La materia è comunque complicata dal fatto che Origene (185254 EC) seppe di un simile passo su Giacomo e Gesù, che egli pretese fosse stato scritto dallo stesso Flavio Giuseppe. Origene si riferisce a questo passaggio tre volte in due suoi libri scritti nel periodo 244-249 EC.
27
Pretende che Flavio Giuseppe avesse scritto che la caduta di Gerusalemme e la distruzione del Tempio fossero la punizione degli ebrei per aver ucciso Giacomo il Giusto, fratello di Gesù detto il Cristo .
Sembrerebbe plausibile l'idea che una tale leggenda sia l'ovvia espansione leggendaria di un fatto storico nudo e crudo come la reale uccisione del fratello di Gesù Cristo, Giacomo il Giusto, lo stesso che Paolo chiamerebbe in Galati il fratello del Signore .
E tuttavia lo stesso Eusebio (vissuto dopo Origene) riporta, oltre alla versione di Origene, anche un'altra versione, di un'opera dello storico cristiano Egesippo (precedente Origene di mezzo secolo ) oggi perduta. Gli scribi e i farisei perciò collocarono Giacomo sul pinnacolo del Tempio, - e dunque salirono [sul pinna27 Richard
Carrier,
Origen, Eusebius, and the Accidental Interpolation in Josephus, Jewish
Antiquities 20.200, Journal of Early Christian Studies, 2012, pag.498.
3.4.
65
FLAVIO GIUSEPPE
colo del Tempio]e gettarono giù il Giusto, dicendosi l'un l'altro: Lapidiamo Giacomo il Giusto e cominciarono a lapidarlo perchè la caduta non lo aveva ucciso. Ma egli si voltò e cadde in ginocchio, dicendo: Ti prego, Signore, Dio e Padre, perdona loro perchè non sanno quello che fanno. Lo stavano lapidando quando uno dei sacerdoti dei Figli di Recab, di cui parla il profeta Geremia, gridò: Fermatevi, poichè il Giusto sta pregando per voi. Uno di loro, che faceva il lavandaio, prese però il bastone con cui era solito battere i panni, e colpì il Giusto sul capo. In questo modo Giacomo subì il martirio e fu sepolto subito nelle vicinanze del Tempio. Il suo monumento funebre è ancora lì, vicino al Tempio. Egli divenne un vero testimone, di fronte sia a ebrei sia a greci, che Gesù è il Cristo. E immediatamente Vespasiano assediò la città. Quei fatti sono riferiti estesamente da Egesippo, che concorda con Clemente. (Eusebio, Storia della Chiesa, 2.23.318) Così sappiamo che il nesso morte di Giacomo/caduta di Gerusalemme è già tutto implicito nell'opera di Egesippo. Ci sono dunque due possibili fonti per l'aermazione di Origene che l'esecuzione di Giacomo condusse alla distruzione di Gerusalemme: o Flavio Giuseppe o un autore cristiano, quindi più probabilmente Egesippo.
Se Origene, come egli dice, attinse la sua informazione da Flavio Giuseppe, si trattava sicuramente di un dato che non fu scritto da Flavio Giuseppe poichè lo storico ebreo non poteva mai aver detto che gli ebrei fossero puniti mediante la distruzione di Gerusalemme a causa dell'esecuzione del cristiano Giacomo il Giusto (cosa invece che chiaramente lascia intuire Egesippo nel racconto di Eusebio); e poichè poi anche il testo, in quel caso, sarebbe sopravvissuto.
I cristiani non avrebbero mai permesso
66CAPITOLO 3.
FONTI LIMITATE, OSCURE, AMBIGUE E DI SECONDA MANO
che un tale riferimento al martirio di Giacomo andasse perduto se fosse stato presente in tutti i manoscritti. Se d'altra parte la memoria di Origene fu ingannevole ed egli fraintese per esempio Egesippo con Flavio Giuseppe, signica che lui non testimoniò aatto l'eventuale conoscenza di Flavio Giuseppe del Gesù dei vangeli.
Invece, l'aermazione di Origene che Flavio Giuseppe
avesse scritto il passaggio portò a spingere altri (forse lo stesso Eusebio?) a credervi e successivamente a interpolare il passaggio sotto l'errata convinzione che si riferisse a quel Giacomo. Poichè la frase il fratello di Gesù detto il Cristo è identica all'attuale passaggio di Giacomo, l'errore di Origene dovrebbe in tal caso essere la fonte anche di questa interpolazione.
L'unica cosa
che non possiamo mai sapere è se il cristiano Egesippo si spacciò deliberatamente per l'ebreo Flavio Giuseppe, facilitando la confusione tra i due da parte di Origene. La possibilità che una tale confusione poteva facilmente generarsi nella mente di Origene è resa probabile sia dal fatto che Origene è già noto per fare errori di memoria
28 , sia dal fatto che l'opera
di un altro autore, Pseudo-Egesippo, fu realmente chiamata Iosippus perchè era una sintesi latina della Guerra Giudaica di Flavio Giuseppe.
Per queste ragioni è possibile inferire che si trattò di una interpolazione che esisteva solo in una limitata linea di manoscritti delle Antichità Giudaiche. L'intera cosa poteva essere accaduta nella seguente maniera:
Dicilmente modicarono l'opera originale di Antichità Giudaiche ma probabilmente alterarono una copia del tempo quando forse centinaia di copie erano già in circolazione in Europa, in Medio Oriente e in Africa.
Origene legge il testo di Egesippo
sul nesso morte di Giacomo/caduta di Gerusalemme, e più tar28 Carrier
lo dimostra a pag.
509 della sua pubblicazione Origen, Eusebius, and the Accidental
Interpolation in Josephus, Jewish Antiquities 20.200, Journal of Early Christian Studies, 2012.
3.4.
FLAVIO GIUSEPPE
67
di lo riassume per tre volte ricorrendo alla sua debole memoria e scambiandolo per un brano di Flavio Giuseppe. Ad ogni caso, le tre traduzioni di Origene del passaggio sono lontane dall'essere identiche al testo attuale in Flavio Giuseppe, a meno che non ci limitiamo alla sola espressione il fratello di Gesù detto il Cristo. Quando più tardi un cristiano (o Eusebio in persona) legge le tre traduzioni di Origene, è indotto a pensare erroneamente che Origene si fosse riferito al passo di Anano in Antichità Giudaiche 20.200 (sprovvisto del riferimento a Cristo) e lo corregge opportunamente aggiundendovi dopo il fratello di Gesù l'espressione detto il Cristo .
Quando più tardi l'opera Antichità Giudaiche
venne ridistribuita, accadrà probabilmente solo a uno o forse ad un pò dei centinaia di manoscritti disponibili di venir copiato e di formare la base per tutte le copie future.
Come dobbiamo allora comprendere il riferimento a il fratello di Gesù detto il Cristo, il cui nome era Giacomo , che ora appare in Antichità Giudaiche 20:200?
Una più concreta possibilità è che solo le parole detto il Cristo sono state aggiunte accidentalmente dall'interpolatore cristiano. Flavio Giuseppe allora avrebbe scritto il fratello di Gesù, il cui nome era Giacomo . Questa mi sembra la spiegazione più probabile.
Il Gesù a cui Flavio Giuseppe si riferisce in tal caso era
Gesù,
il glio di Damneo, che Flavio Giuseppe solo dopo un
pò di righe dice che fu designato nuovo sacerdote dopo Anano. Anche questa soluzione farebbe di Giacomo e di Gesù dei fratelli, ma comunque gli di Damneo e non del falegname di Nazaret. Questo chiarirebbe anche perchè Flavio Giuseppe non spiegò chi fosse Gesù (a meno che naturalmente il paragrafo non recitasse in origine il fratello di Gesù glio di Damneo, il cui nome era Giacomo ). L'identità di Gesù infatti diventa evidente un pò di frasi dopo. Allo stesso tempo questo spiega anche perchè Giacomo è
68CAPITOLO 3.
FONTI LIMITATE, OSCURE, AMBIGUE E DI SECONDA MANO
ucciso. Lui e suo fratello Gesù, il glio di Damneo, appartennero ad una fazione rivale che l'ala di Anano colse l'opportunità di decimare prottando dell'assenza del procuratore romano. Gesù, il glio di Damneo, ovviamente è sconvolto dall'uccisione del fratello, e perciò aizza le masse.
L'insurrezione popolare che segue,
forza Agrippa II a deporre Anano e fare di Gesù il nuovo sacerdote. Più tardi, in Antichità Giudaiche, apprendiamo che il re Agrippa II depone anche Gesù, il glio di Damneo, e designa Gesù, il glio di Gamaliele, al suo posto: un uomo che in Guerra Giudaica è associato all'ala di Anano. Questo signica che la carica contesa di sommo sacerdote passò dalla fazione di Anano alla fazione di Damneo e ritornò alla fazione di Anano nuovamente.
L'esperto delle opere di Flavio Giuseppe Steve Mason esempli-
29 come Flavio Giuseppe spesse volte menziona una persona
ca
per nome e solo in seguito ne dà l'identicazione precisamente come sarebbe il caso se Flavio Giuseppe identicò in Giacomo il fratello di Gesù, per poi un pò di frasi dopo informare il lettore che questo Gesù era il glio di Damneo e fu designato sommo sacerdote dopo Anano. Mason si domanda se Giuseppe possa star usando una deliberata tecnica narrativa al ne di indurre il lettore a chiedersi chi sia quella persona. Un pò di frasi più tardi fornisce la risposta, nello stesso modo in cui nei lm spesso vi chiedete chi è quella comparsa e solamente più tardi ottenete la risposta.
In conclusione, perciò, quell'espressione detto il Cristo , ha un'origine squisitamente letteraria, in quanto è inventata da un evangelista per sostituirla con un'altra espressione, e pertanto non ha meno adabilità storica della precedente: 29 l'informazione
è
riportata
da
whose
name
Roger
Viklund,
was
James ,
III.
The
brother
of
Jesus,
who
http://rogerviklund.wordpress.com/ 2011/04/09/the-jesus-passages-in-josephus-%E2%80%93-a-case-study-part-3i-%E2% 80%93-%E2%80%9Dthe-brother-of-jesus-who-was-called-christ%E2%80%9D-origen%E2%80% 99s-knowledge-possible-scenarios/ was
called
Christ,
3.4.
69
FLAVIO GIUSEPPE
La frase appare anche in Matt. 27.17 e 27.22, sebbene là è emessa da Pilato (diversamente da Matt. 1.16, dove è emessa dal narratore), ma un idioma simile appare in Giovanni 4.25. Questo implica che fu una comune designazione cristiana o ebraica per il messia; l'autore probabilmente intese ironia avendo Pilato a ripeterla. Degno di nota, la fonte di Matteo, Marco 15.9 e 15.12 non ha questa frase: Pilato là solamente si riferisce a Gesù come al Re dei Giudei, che è chiaramente inteso ad essere ironico (poichè Pilato non considerò veramente Gesù il Re dei Giudei, tuttavia al lettore è richiesto di comprendere che egli fu precisamente quello e che un uciale romano
30
giusto inavvertitamente lo dichiarò tale).
Se Flavio Giuseppe scrisse proprio il fratello di Gesù, il cui nome era Giacomo e solo un pò di frasi dopo identicò questo Gesù nel glio di Damneo e nuovo sommo sacerdote, questo non sarebbe aatto straordinario e anzi sarebbe totalmente in linea con il modo in cui Flavio Giuseppe procedeva in altre situazioni. Questo spiegherebbe anche perchè Gesù è posto prima di Giacomo nella frase. Si tratta di un invito al lettore a prestare attenzione all'importanza di questo Gesù per l'identicazione di Giacomo (e quindi per la comprensione dell'episodio), e un pò di frasi dopo viene detto che Gesù fu costituito nuovo Sommo Sacerdote. Se così fosse, l'aggiunta cristiana detto il Cristo cambiò completamente il signicato di cosa scrisse in origine Flavio Giuseppe, eclissando il legame tra il nuovo sommo sacerdote e il suo fratello assassinato.
Così, Flavio Giuseppe molto probabilmente non nominò aatto il Gesù detto il Cristo , in nessuna occasione. 30 Richard
Carrier,
Origen, Eusebius, and the Accidental Interpolation in Josephus, Jewish
Antiquities 20.200, Journal of Early Christian Studies, 2012, pag. 511, mia libera traduzione.
70CAPITOLO 3.
FONTI LIMITATE, OSCURE, AMBIGUE E DI SECONDA MANO
3.5 Tacito Nei suoi Annali, lo storico romano Tacito fa un possibile riferimento a Gesù: Nerone allora per far tacere queste voci fece passare per colpevoli e li sottomise a torture a torture ranate coloro che per i loro delitti il popolo detestava e chiamava Cristiani. Erano chiamati così dal nome di Cristo, il quale, sotto l'impero di Tiberio, era stato condannato al supplizio dal procuratore Ponzio Pilato; quella superstizione nefasta, repressa sulle prime, ora tornava a prorompere, non solo in Giudea, luogo d'origine di quel malanno, ma anche a Roma, dove da ogni parte conuiscono tutte le cose atroci e vergognose e vi trovano seguaci. (Publio Cornelio Tacito, Annali 15:44) Di certo l'allusione all'etimologia del termine cristiani (o meglio del termine chrestiani, la parola originale usata da Tacito in tutto il brano), con tanto di menzione della morte di Cristo per mano del procuratore (in realtà: prefetto) Pilato, sembra interessante. Mentre alcuni studiosi ritengono originale il passo in virtù della descrizione negativa dei cristiani (alla maniera del Talmud), esistono ragioni per dubitare dell'autenticità di questo passaggio. Tanto per cominciare, non viene usato il nome Gesù da parte di un pagano (come sarebbe più legittimo aspettarsi). Dato che non è specicato Gesù , potrebbe esserci la possibilità che l'allusione originaria era ad un altro messianista, ad un altro Cristo . Anche se gli Annali di Tacito coprono il periodo che va dal 14 EC no al 66 EC, non viene fatta nessun'altra menzione di Gesù .
31 Questo
passaggio è addirittura ignorato dagli antichi apologeti cristiani come Origene e Tertulliano, nonostante quest'ultimo citi Tacito in altre occasioni. 31 Bart
D. Ehrman, Did Jesus Exist?: The Historical Argument for Jesus of Nazareth (New York:
HarperOne, 2012), pag. 54.
3.5.
71
TACITO
Sembra strano che un eventuale riferimento a Gesù di Nazaret come questo compaia nel Libro 15 (che copre l'intervallo di tempo 62-65 EC che riguarda Nerone) e non nel Libro 5 (che copre l'intervallo di tempo 29-31 EC che riguarda Tiberio). Inoltre, gran parte del Libro 5 e l'inizio del Libro 6 (che coprono gli anni 32-37 EC) degli Annali è perduto.
Manca proprio l'in-
formazione che va dal 29 EC al 32 EC, proprio il periodo della presunta attività di Gesù di Nazaret!
Emerge il sospetto che
la sola spiegazione plausibile per questo buco storico sia la pia frode : che l'imbarazzo di un Tacito che non fa menzione della crocissione di Gesù (e i miracoli associati a quella crocissione, come l'eclissi o gli zombi e la risurrezione) portò gli scribi cristiani ad eliminare questa porzione del testo (e forse a fabbricare più tardi il solo riferimento del Libro 15). Richard Carrier pensa che questo buco storico non si può spiegare con la rimozione di presunte aermazioni imbarazzanti rivolte contro Gesù (alla maniera del Talmud), specie quando il silenzio è la cosa più imbarazzante di tutte per un cristiano (di ieri come di oggi) e indica a tal proposito altri libri mancanti di Filone (che coprono lo stesso periodo) e un altro buco sospettoso nella Storia Romana di Cassio Dione (a dispetto della sua menzione della morte di Erode, pare infatti che manchino gli anni dal 6AEC al 2AEC, forse a causa dell'imbarazzo suscitato dalla mancata menzione della nascita di Gesù, associata di solito al fantastico Massacro degli Innocenti ). Carrier nel suo
32 ) inserirà
prossimo volume sull'improbabilità di un Gesù storico
il suo articolo accademico volto a dimostrare che anche il breve riferimento a Cristo di Annali 15:44 è probabilmente un'interpolazione, oltre a chiarire la strana coincidenza di quelle importanti omissioni.
32 On the Historicity of Jesus Phoenix,
sarà pubblicato tra breve dalla prestigiosa casa editrice Sheeld-
http://www.richardcarrier.info/BooksbyRichardCarrier.html#OHJ
72CAPITOLO 3.
FONTI LIMITATE, OSCURE, AMBIGUE E DI SECONDA MANO
3.6 Tallo & Flegone Lo storico bizantino del nono secolo Giorgio Sincello asserisce di riportare un passo tratto da Africano, riguardo agli eventi associati con la passione di Gesù. Africano diceva, richiamando i
33
Vangeli:
Una terribile oscurità si abbatté su tutto il mondo, le rocce furono spezzate da un terremoto e molti luoghi della Giudea e del territorio restante furono abbattuti. Tallo, nel terzo libro delle Storie, denisce questa oscurità come eclissi del sole, a mio parere irragionevolmente.
Tallo, da quel poco che si sa, menzionò di una oscurità che gli apologeti cristiani desiderano associare all'oscurità che avvolse la terra al momento della morte di Gesù. Gli storici non sanno cosa disse Tallo quando lo disse (per esempio, se menzionò davvero Gesù), se disse davvero cosa riporta di lui Africano, o se Sincello stava riportando accuratamente le parole di Africano.
Si tratta
di una testimonianza di terza mano, che appare secoli dopo la morte di Gesù, e così non ore niente di convincente riguardo la storicità di Gesù. Africano commenta anche il passo dello storico greco Flegone:
Nel quarto anno della 202esima Olimpiade, ci
fu una grandissima eclissi di sole e si fece notte nella sesta ora del giorno, tanto che apparvero persino le stelle nel cielo. Ci fu un violento terremoto in Bitinia e molti disastri si vericarono a Nicea .
Da molti apologeti questa è considerata la prova che
qualche evento al limite del miracoloso fosse accaduto proprio nel 33 d.C. e per di più in coincidenza con la grande oscurità e col terremoto citati nel vangelo: lascio al lettore intuire quanto ridicola è una lettura letteralista di quei fantasiosi dettagli del vangelo. 33 Earl Doherty, Jesus: Neither God Nor Man
(Ottawa: Age of Reason Publications, 2009), pag.643.
3.7.
PLINIO, SVETONIO, MARA BAR SERAPION E IL TALMUD
73
3.7 Plinio, Svetonio, Mara bar Serapion e il Talmud Esistono una manciata di minuscoli riferimenti che non aggiungono nulla al dibattito su Gesù. In una missiva indirizzata all'imperatore Traiano, Plinio il Giovane, all'epoca governatore della Bitinia, così scriveva: I Cristiani... Aermavano inoltre che tutta la loro colpa o errore consisteva nell'esser soliti riunirsi prima dell'alba e intonare a cori alterni un inno a Cristo come a un dio, e obbligarsi con giuramento non a perpetrare qualche delitto, ma a non commettere né furti, né frodi, né adulteri, a non mancare alla parola data e a non riutare la restituzione di un deposito, qualora ne fossero richiesti. Questo, naturalmente, dimostra soltanto che c'erano cristiani in Bitinia nel secondo secolo, non che ci fosse un Gesù in Palestina nel primo secolo. I cristiani a lui contemporanei cantavano inni a Cristo come ad un dio (Christo quasi deo ). Questo non prova che ci fu un Gesù. Anche Ehrman la pensa così.
34
Svetonio, autore de Le Vite dei Cesari, nella sua Vita di Claudio
35 , scritta attorno al 115 EC. dichiara:
Dato che i Giudei, istigati da Cresto, provocavano costantemente dei tumulti, [Claudio] li espulse da Roma. La prima domanda è se Cresto, un nome comune che signica utile , dovesse veramente alludere a Cristo.
36 Allora potrei chie-
dermi se qualche gura messianica poichè Svetonio non dice 34 Bart
D. Ehrman, Did Jesus Exist?: The Historical Argument for Jesus of Nazareth (New York:
HarperOne, 2012), pag. 52.
35 Svetonio, Vita di Claudio 25.4. 36 Dopo un recente ed accurato esame
dei manoscritti esistenti, Jobjorn Boman conclude: in accor-
do alle moderne edizioni del De Vita Caesarum, concludo che la pronuncia originale svetoniana della parola in realtà fu Chresto. Jobjorn Boman, Impulsore Cherestro? Suetonius' Divus Claudius 25.4 in
http://rogerviklund.wordpress.com/ 2012/04/19/suetonius-most-probably-wrote-chrestus-and-not-christus/ mia libera traduzione. Sources and Manuscripts, Liber Annuus 61 (2011), pag. 376,
74CAPITOLO 3.
FONTI LIMITATE, OSCURE, AMBIGUE E DI SECONDA MANO
Gesù stava istigando alla ribellione negli anni precedenti la guerra, apparentemente nella stessa Roma. Questo potrebbe anche signicare che gli ebrei stavano reagendo ad un istigatore anti-ebreo chiamato Cresto. Luca dichiara (Atti 18:2) che Aquila e Priscilla erano appena venuti dall'Italia perchè Claudio aveva ordinato a tutti gli ebrei di lasciare Roma . Non c'è nessun indizio di cosa accadde a Gesù, tantomeno un riferimento a lui. Anche supponendo che Svetonio si stesse riferendo ai giudeocristiani in agitazione a causa del loro credo in Gesù, ciò proverebbe, come con Plinio, solo l'esistenza dei cristiani, non di Gesù.
Dalla Lettera di Mara Bar Serapion scritta dal losofo siriano Mara Bar Serapion, gli studiosi trovano il seguente brano: Quale vantaggio trassero gli Ateniesi dall'aver ucciso Socrate? Ne ottennero carestia e morte. O gli abitanti di Samo per aver bruciato Pitagora? In un momento tutto il loro paese fu coperto dalla sabbia. O i Giudei, per il loro saggio re? Da quel tempo fu sottratto loro il regno. Dio vendicò giustamente la saggezza di questi tre uomini: gli Ateniesi morirono di fame, gli abitanti di Samo furono travolti dal mare, i Giudei furono eliminati e cacciati fuori dal loro regno, e sono ora dispersi per tutte le terre. Socrate non è morto, grazie a Platone; né Pitagora, grazie alla statua di Hera, né il saggio re, grazie alle nuove leggi che ha stabilito. Non compare nessun riferimento a Gesù o a Cristo , ma solo ad un anonimo saggio re . Inoltre, i loso Pitagora e Socrate sono esplicitamente nominati, a dierenza di questo sconosciuto saggio re . Questo passaggio sembra incolpare gli ebrei dell'omicidio di questa gura, mentre i vangeli canonici aermano che furono i romani a condannare a morte Gesù, anche se i giudei possono essere considerati i veri responsabili dietro le quinte. Earl Doherty ritiene improbabile che un autore pagano come Mara col-
3.8.
VANGELI GNOSTICI, SCRITTI DEI PADRI DELLA CHIESA E FONTI IPOTETICHE
locherebbe Gesù allo stesso livello dei nomi piuttosto familari di
37
Socrate e Pitagora.
Esistono parecchi riferimenti a vari personaggi di nome Gesù nel Talmud (in particolare nel testo Gemara), che potrebbero o no riferirsi a Gesù di Nazaret. Dato che Gemara è tra le fonti più tarde di tutte (tra il quinto e il sesto secolo) ed è un testo religioso che si basa su testi religiosi precedenti (come per esempio i vangeli canonici e le scritture dell'Antico Testamento), non ore nulla di utile riguardo a Gesù. Un fattore che potrebbe favorire l'utilizzo del Tal-
38 (ammesso e non con39 cesso che si riferisca a Gesù di Nazaret e non ad altri ). Questo mud è la descrizione non positiva di Gesù
non si può sapere con certezza poichè Gesù/Giosuè/Yeshua/Yeshu è un nome ebraico/aramaico davvero comune, ripetuto spesso nel Talmud e nelle opere di Flavio Giuseppe (ad esempio Gesù ben Pandera, Gesù bar Gamaliele, Gesù glio di Damneo, ecc.).
3.8 Vangeli gnostici, scritti dei Padri della Chiesa e fonti ipotetiche Esistono altre fonti potenziali come i cosiddetti vangeli gnostici, gli scritti dei primi Padri della Chiesa, ma sono ritenuti ge-
40
neralmente inautentici o troppo posteriori.
La sola eccezione
potrebbe essere il Vangelo di Tommaso (che descriverò nel prossimo capitolo come un potenziale passaggio intermedio tra il Cristo mitico di Paolo e lo storicizzato Gesù dei vangeli), che sembra essere una collezione di detti più che una narrazione della vita di Gesù, oltre ad essere del tutto privo di interesse verso la morte salvica di Gesù e la sua risurrezione. Per quanto riguarda le fonti 37 Earl
Doherty, Jesus: Neither God Nor Man (Ottawa: Age of Reason Publications, 2009), pag.
655.
38 Bart
D. Ehrman, Did Jesus Exist?: The Historical Argument for Jesus of Nazareth (New York:
HarperOne, 2012), pag. 66-68.
39 Earl
Doherty, Jesus:
Neither God Nor Man (Ottawa:
Age of Reason Publications, 2009),
pag.513-518.
40 Bart
D. Ehrman, Did Jesus Exist?: The Historical Argument for Jesus of Nazareth (New York:
HarperOne, 2012), pag. 98-104.
75
76CAPITOLO 3.
FONTI LIMITATE, OSCURE, AMBIGUE E DI SECONDA MANO
ipotetiche perchè non più esistenti (come la fantomatica tradizione orale e la fonte Q ) non possono essere nè esaminate così neppure si possono usare come prova a favore o contro l'esistenza di Gesù (anche se la fonte Q potrebbe rivelarsi un interessante passaggio intermedio nell'evoluzione dal Gesù di Paolo al Gesù dei vangeli).
In ogni caso, con gli scritti di Paolo relativamente antichi, e con i racconti più completi dei vangeli, sarebbe più appropriato rivolgere maggiore attenzione all'analisi dei libri esistenti del Nuovo Testamento. È interessante denunciare comunque, poichè così tanta credibilità viene data dagli studiosi apologeti a fonti che non esistono, una situazione davvero ridicola.
Bart Ehrman nel
suo Did Jesus Exist? (un libro pubblicato di recente, la cui stessa esistenza è la dimostrazione che la storicità reale di Gesù sta venendo messa sempre più in discussione), apparentemente risolve il problema di avere così poche fonti a disposizione su Gesù e per giunta di seconda mano e molto posteriori rispetto agli eventi in esame, semplicemente inventandosi un sacco di fonti antiche a volontà!
Ehrman, cioè, si sta semplicemente inventando l'esistenza di fonti che non possiede e che pur tuttavia gradirebbe avere. Pretende che i vangeli canonici derivino da numerose fonti scritte in precedenza (addirittura intorno al 50 EC), e da enormi quantità
41 (addirittura risalenti al 30 EC). Ehrman poi 42 Ehrman, applica gli stessi metodi perno agli scritti di Ignazio.
di tradizioni orali
come i folli apologeti con cui è andato così spesso in disaccordo, pare pretendere davvero che ogni volta che compare una storiella diversa dalle altre (perno nel quarto vangelo, in confronto ai sinottici!) o il riassunto di una storiella precedente (come nel caso di Ignazio) allora è convinto di aver tra le mani una prova 41 Bart
D. Ehrman, Did Jesus Exist?: The Historical Argument for Jesus of Nazareth (New York:
HarperOne, 2012), pag. 77-85, 92, 97.
42 Bart
D. Ehrman, Did Jesus Exist?: The Historical Argument for Jesus of Nazareth (New York:
HarperOne, 2012), pag. 103.
3.9.
77
L'ENORME FARDELLO DI MARCO
convincente di un resoconto più antico e indipendente (il che signica adabile e degno di ducia), ovviamente con tanto di fonti precedenti dietro di loro che risalgono giusto giusto al Gesù storico (tanto per cambiare).
Bart Ehrman in qualche modo trascura la possibilità che la stessa storia si vada via via trasformando col tempo, o che scritti più tardi possano semplicemente ripetere le stesse storie con parole diverse (e con tanto di nuovi, diversi dettagli) e il colmo è che Ehrman sembra davvero soddisfatto di fare queste sciocche rivendicazioni così incredibili e dogmatiche usando fonti che non esistono! Alla ne tanta presunzione da parte di Ehrman disturba, dopo tutto il ridicolo che si attira:
non ha fornito neppure
un briciolo di prova dell'esistenza di Gesù.
3.9 L'enorme fardello di Marco Il vangelo di Marco gioca un ruolo cruciale nella questione della storicità di Gesù. Mentre alcune epistole (di Paolo e altri autori) potrebbero fare più antichi riferimenti a Gesù, il vangelo di Marco è il primo racconto della vita di Gesù in qualche modo completo (anche se molto dell'infanzia e della maturità di Gesù è mancante), e anche il primo a collocare Gesù in un contesto storico. Le epistole hanno davvero poco da dire sulla vita di Gesù, e secondo alcuni studiosi potrebbero riferirsi ad un Gesù non letterale (questo sarà analizzato nel prossimo capitolo). La fonte Q è ipotetica, e insieme al Vangelo di Tommaso (originatosi nel primo secolo, tra i primi scritti di Paolo e il vangelo di Marco) contiene in generale
43
solo detti, più che un racconto dettagliato.
Se le epistole e le collezioni di detti non sono autentiche, mancano di dettagli biograci o si riferiscono ad un Gesù non letterale, 43 Bart
D. Ehrman, Did Jesus Exist?: The Historical Argument for Jesus of Nazareth (New York:
HarperOne, 2012), pag. 80.
78CAPITOLO 3.
FONTI LIMITATE, OSCURE, AMBIGUE E DI SECONDA MANO
allora i vangeli diventano cruciali per stabilire la storicità di Gesù in uno specico ambiente storico e terreno. Dato che i vangeli di Matteo, di Luca e di Giovanni vengono dopo e in apparenza si limitano ad espandere il vangelo di Marco, l'adabilità del vangelo di Marco come testimonianza storica è fondamentale. Non meraviglia allora che Ehrman indica nei vangeli la miglior testimonianza della vita di Gesù,
44 mentre al contrario Carrier manifesta dubbi
su tutte le fonti posteriori a Marco, bibliche o extrabibliche, dal momento che Marco potrebbe benissimo averle tutte contaminate .
45 Se il vangelo di Marco (e degli altri sinottici) non ha lo
scopo di venir preso per una biograa sobria e obiettiva, stabilire la verità di Gesù diventa automaticamente impossibile. Ma ora vado a vedere di che natura sono i vangeli.
3.10 La natura dei vangeli Mentre gli apologeti cristiani, nella loro follia, preferiscono prendere alla lettera i vangeli in tutti i loro aspetti, e mentre gli scettici vorrebbero riutarli in toto, gli studiosi del consensus tendono a posizionarsi in mezzo, e nonostante questo non riescono a raggiungere un completo accordo sulla vera natura dei vangeli. Price aerma che la storia di Gesù riecheggia l'Archetipo dell'Eroe Mitico (alludendo a numerosi elementi paralleli del racconto riscontrati in pressochè tutte le storie di numerosi eroi mitici): La stessa storia dei vangeli è pura leggenda. Cosa si può dire di una gura in apparenza storica la cui esistenza si rispecchia virtualmente in ogni dettaglio nell'Archetipo dell'Eroe Mitico, con nulla, nessun'informazione secolare o mondana, lasciata dietro? 44 Bart
46
D. Ehrman, Did Jesus Exist?: The Historical Argument for Jesus of Nazareth (New York:
HarperOne, 2012), pag. 56.
45 Richard
Carrier, Did Jesus Exist?
Earl Doherty and the Argument to Ahistoricity ,
//www.infidels.org/library/modern/richard_carrier/jesuspuzzle.html 46 Robert
http:
M. Price, Deconstructing Jesus (Amherst, NY: Prometheus Books, 2000), pag. 260, mia
libera traduzione.
3.10.
79
LA NATURA DEI VANGELI
Il rinomato studioso Thomas L. Thompson, un'autorità in materia di Antico Testamento, rivela che l'ipotesi che i vangeli descrivono
47 Molti credibili studiosi
un Gesù storico non è aatto giusticata.
hanno spresso sollevato dubbi sull'adabilità dei vangeli. Randel Helms
48 prova che i vangeli sono in larga misura racconti ttizi
e riuta anche l'idea che si possa credere alla tradizione orale, ritenendola instabile e aperta all'abbellimento mitico e letterario. Anche John Dominic Crossan esprime riserve sull'adabilità dei vangeli, dicendo che la tradizione orale è un'ipotesi troppo spesso abusata nella ricerca accademica. E sottolinea: Il primo vangelo, Marco, è scritto intorno all'anno 70. Così entro il 70 e, diciamo, il 95, abbiamo i quattro vangeli.
25 anni.
Ma quello lascia 70 meno 30.
40
anni prima di quello. Se si guarda la creatività entro tale arco di 25 anni, da Marco che è copiato in Matteo e Luca, eventualmente anche da Giovanni, allora si deve arontare la creatività di quei 40 anni, anche quando non hai dei vangeli scritti. E quella creatività può essere altrettanto intensa.
49
Crossan elabora su questo suo concetto di creatività , spiegando che i vangeli contengono invenzione e mitologia.
E dire che
gli apologeti sono soliti ripetere il vecchio ritornello che non c'era abbastanza tempo per i cristiani di inventarsi tutte quelle storie ! (perchè vittime dell'idea che soltanto per inventare i personaggi biblici dell'Antico Testamento ci vogliano tempi biblici )
L'esperto del Nuovo Testamento Harold Hattridge proclama che i primi cristiani comprendevano le storie dei vangeli allegoricamente (non letteralmente). 47 Thomas
L. Thompson, The Messiah Myth: The near Eastern Roots of Jesus and David (New
York: Basic Books, 2005), pag. 8.
48 Randel Helms, Gospel Fictions (Bualo, NY: prometheus Books, 1988), pag. 10-12. 49 John Dominic Crossan: Evolution of the Four Gospels , http://www.pbs.org/wgbh/pages/
frontline/shows/religion/story/gospels.html
80CAPITOLO 3.
FONTI LIMITATE, OSCURE, AMBIGUE E DI SECONDA MANO
I primi cristiani certamente leggevano le scritture allegoricamente, pensandole riferimenti a qualche genere di cosiddette realtà superiori non realmente presenti nel testo stesso.
Potevano interpretarle moralmente, come
50
se danno consiglio per l'esistenza.
La storica Paula Fredriksen dice schiettamente che i vangeli non sono biograe: I vangeli sono tipi di letteratura davvero caratteristici.
Non sono biograe.
Intendo dire che esistono un
sacco di dettagli di ogni sorta circa Gesù che non sono semplicemente interessati a fornirci. Sono un genere di propaganda religiosa. Quello che fanno è proclamare l'interpretazione di ciascun autore del messagio cristiano mediante la tecnica di usare Gesù di Nazaret come portavoce
51
della posizione dell'evangelista.
Robert M. Price asserisce che i vangeli e Atti (considerati come seconda parte di Luca) sono un tipo di midrash o esegesi dell'Antico Testamento.
52 Essenzialmente vede i vangeli come un tardo
tentativo di re-immaginazione dell'Antico Testamento. Quest'idea che i vangeli si riferiscano più all'Antico Testamento (o anche ad altre fonti antiche) che ad eventi recenti e reali potrebbe spiegare il riferimento dell'apostolo Paolo alla morte e risurrezione di Gesù secondo le Scritture
53 , piuttosto che secondo le testimonianze
oculari . Quest'idea dà una spiegazione decisamente più naturali50 Harold Attridge: Early Christians Interpreted Gospels Allegorically , http://www.pbs.org/ wgbh/pages/frontline/shows/religion/story/gospels.html 51 Paula Fredriksen: Religious Advertisements , http://www.pbs.org/wgbh/pages/frontline/ shows/religion/story/gospels.html 52 Robert
M. Price, The Christ-Myth Theory and Its Problems (Cranford, NJ: American Atheist
Press, 2011), pag. 59.
53
Vi proclamo poi, fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l'ho annunciato. A meno che non abbiate creduto invano! A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto, cioè che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture... (1 Corinzi 15:1-4)
3.10.
81
LA NATURA DEI VANGELI
stica del numero impressionante di profezie dell'Antico Testamento che Gesù ha apparentemente realizzato nel Nuovo Testamento. Price nota che questa tendenza midrashica è evidente n dai primi versi del primo vangelo: Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio. Come sta scritto nel profeta Isaia: Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via. Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri. (Marco 1:1-3) Un esempio citato da Price è la storia di Gesù che calma la tem-
54 Egli dimostra che la base di quella 55 storia si può trovare in Giona 1:4-6 , dove Giona (proprio come
pesta in Marco 4:35-41.
Gesù) viene scoperto a dormire durante la tempesta, ed inne viene costretto a calmare le acque.
56 Price allora ipotizza che il
brano di Marco fu elaborato a partire da un'altra storia fornita dai 54 In quel medesimo giorno, venuta la sera, disse loro: Passiamo all'altra riva. E, congedata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. barche con lui.
C'erano anche altre
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella
barca, tanto che ormai era piena.
Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva.
Allora lo svegliarono e gli dissero: Maestro, non t'importa che siamo perduti?.
Si
destò, minacciò il vento e disse al mare: Taci, calmati!. Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: Perché avete paura? Non avete ancora fede?. E furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?. (Marco 4:35-41)
55 Ma il Signore scatenò sul mare un forte vento e ne venne in mare una tempesta tale che la nave stava per sfasciarsi. I marinai impauriti invocavano ciascuno il proprio dio e gettarono a mare quanto avevano sulla mare per alleggerirla. Intanto Giona, sceso nel luogo più riposto della nave, si era coricato e dormiva profondamente. Gli si avvicinò il capo dell'equipaggio e gli disse: Che cos'hai così addormentato? Alzati, invoca il tuo Dio! Forse Dio si darà pensiero di noi e non periremo. (Giona 1:4-6)
56 Robert
M. Price, The Christ-Myth Theory and Its Problems (Cranford, NJ: American Atheist
Press, 2011), pag. 79-80.
82CAPITOLO 3.
FONTI LIMITATE, OSCURE, AMBIGUE E DI SECONDA MANO
Salmi 107:23-29.
57 Price trova paralleli diretti tra la storia della
conversione dell'acqua in vino nel vangelo di Giovanni (Giovanni
58 ) e il racconto di 1 Re 17:8-24 presente nella Septua59 Entrambe le storie comportano un rimprovero, brocche ginta.
2:1-11
57 Coloro che solcavano il mare sulle navi e commerciavano sulle grandi acque videro le opere del Signore, i suoi prodigi nel mare profondo. Egli parlò e fece levare un vento burrascoso che sollevò i suoi utti. Salivano no al cielo, scendevano negli abissi; la loro anima languiva nell'aanno. Ondeggiavano e barcollavano come ubriachi, tutta la loro perizia era svanita. Nell'angoscia gridarono al Signore ed egli li liberò dalle loro angustie. Ridusse la tempesta ala calma, tacquero i utti del mare. (Salmi 107:23-29)
58 Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. madre di Gesù gli disse: da me?
Non hanno vino.
Non è ancora giunta la mia ora.
cosa vi dica, fatela.
Venuto a mancare il vino, la
E Gesù le rispose:
Donna, che vuoi
Sua madre disse ai servitori: Qualsiasi
Vi erano là sei anfore di pietra per la puricazione rituale dei
Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: Riempite d'acqua le anfore; e le riempirono no all'orlo. Disse loro di nuovo: Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto.
Ed essi gliene portarono.
Come ebbe
assaggiato l'acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l'acqua chiamò lo sposo e gli disse: Tutti mettono in tavola il vino buono all'inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono nora. Questo, a Cana di Galilea, fu l'inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. (Giovanni 2:1-11)
59 Il Signore parlò a lui e disse: Alzati, va' in Zarepta di Sidòne e ivi stabilisciti. Ecco io ho dato ordine a una vedova di là per il tuo cibo. Egli si alzò e andò a Zarepta. Entrato nella porta della città, ecco una vedova raccoglieva la legna.
La chiamò e le disse: Prendimi un po' d'acqua in
un vaso perché io possa bere. Mentre quella andava a prenderla, le gridò: Prendimi anche un pezzo di pane. Quella rispose: Per la vita del Signore tuo Dio, non ho nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un po' di olio nell'orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a cuocerla per me e per mio glio: la mangeremo e poi moriremo. Elia le disse: Non temere; su, fa' come hai detto, ma prepara prima una piccola focaccia per me, e portamela; quindi ne preparerai per te e per tuo glio, poiché dice il signore: La farina della giara non si esaurirà e l'orcio dell'olio non si svuoterà nché il Signore non farà piovere sulla terra. Quella andò e fece come aveva detto Elia. Mangiarono essa, lui e il glio di lei per diversi giorni. La farina della giara non venne meno e l'orcio dell'olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunziata per mezzo di Elia. In seguito il glio della padrona di casa si ammalò. La sua malattia era molto grave, tanto che rimase senza respiro. Essa allora disse a Elia: Che c'è fra me e te,
3.10.
83
LA NATURA DEI VANGELI
vuote (dalle quali aora miracolosamene cibo a volontà) e persone che ripongono la loro fede nel personaggio centrale a causa di quest'impresa.
60
Price dimostra molti più esempi di paralleli dell'Antico Testamento (e fonti potenziali di estrapolazione o inuenza) con i racconti evangelici, comprese le scene della natività di Gesù, del battesimo di Gesù, delle tentazioni di Gesù, della raccolta dei primi discepoli, dell'esorcismo a Cafarnao, della guarigione di un lebbroso, della guarigione di un paralitico, del camminare sulle acque, della trasgurazione di Gesù, e dell'entrata a Gerusalemme. I paralleli si riscontrano anche nell'episodio della maledizione di Gesù del co selvatico, nel racconto dell'ultima cena, nell'idea di un sacricio espiatorio, nella stessa crocissione di Gesù, nell'episodio della tomba vuota, dell'ascensione di Gesù, della Pentecoste,
61
dell'etiope eunuco, e della conversione di Paolo.
Price fornisce molti altri esempi ed allude a numerosi altri paralleli su cui vari altri studiosi hanno speculato.
62 Carrier illumina
numerosi paralleli tra la storia di Daniele nella fossa dei leoni e
63 dimostrando matema-
la storia della tomba vuota dei vangeli,
ticamente perchè è molto più probabile che questa tradizione o uomo di Dio?
Sei venuto da me per rinnovare il ricordo della mia iniquità e per
uccidermi il glio?. Elia le disse: Dammi tuo glio. Glielo prese dal seno, lo portò al piano di sopra, dove abitava, e lo stese sul letto. Quindi invocò il Signore: Signore mio Dio, forse farai del male a questa vedova che mi ospita, tanto da farle morire il glio?. Si distese tre volte sul bambino e invocò il Signore: Signore Dio mio, l'anima del fanciullo torni nel suo corpo. Il Signore ascoltò il grido di Elia; l'anima del bambino tornò nel suo corpo e quegli riprese a vivere. Elia prese il bambino, lo portò al piano terreno e lo consegnò alla madre. Elia disse: Guarda! Tuo glio vive. La donna disse a Elia: Ora so che tu sei uomo di Dio e che la vera parola del Signore è sulla tua bocca. (1 Re 17:8-24)
60 Robert
M. Price, The Christ-Myth Theory and Its Problems (Cranford, NJ: American Atheist
Press, 2011), pag. 239-241.
61 Robert
M. Price, The Christ-Myth Theory and Its Problems (Cranford, NJ: American Atheist
Press, 2011), pag. 59-260.
62 Robert
M. Price, The Christ-Myth Theory and Its Problems (Cranford, NJ: American Atheist
Press, 2011), pag. 62.
63 Richard
Carrier, Proving History:
Bayes's Theorem and the Quest for the Historical Jesus
(Amherst, NY: Prometheus Books, 2012, pag.199-204).
84CAPITOLO 3.
FONTI LIMITATE, OSCURE, AMBIGUE E DI SECONDA MANO
di Gesù fu inventata.
Sempre Richard Carrier nota che furono
scritte biograe anche di persone non-esistenti (come Romolo,
64 Antichi critici
Numa Pompilio, Coriolano, Ercole, ed Esopo) .
come Celso e l'ebreo Trifone (nell'omonimo dialogo di Giustino Martire) avevano a loro volta criticato i racconti ttizi associati a Gesù: E nemmeno, mentendo, riusciste a rivestire di credibilità le vostre intenzioni. Anzi, alcuni fedeli, come ubriachi che arrivano ad attaccar biga fra di loro, alterarono il testo originario del Vangelo in tre e in quattro e in molti modi diversi e ne divulgarono rifacimenti, per aver modo di controbattere le confutazioni. (Origene, Contra Celsum, II, 26-27) L'apologeta travestito da storico Ehrman ammette: i vangeli
65 Quelle critiche
descrivono Gesù in modi che sono non storici .
non sono neppure limitate ai soli non credenti.
Uno dei primi
teologi cristiani, Origene, che sembrava favorire letture allegoriche, spiega che i vangeli presentano discrepanze e devono essere intesi spiritualmente : La verità spirituale era spesso preservata, come si potrebbe dire, nella falsità materiale...
Così tanto ho
detto delle apparenti discrepanze nei vangeli, e del mio desiderio di doverle trattare alla maniera di interpretazione spirituale.
66
La stessa composizione del vangelo di Giovanni rivela che è
67 nel descrivere
strutturato in modo tale da apparire persuasivo, 64 Richard
Carrier, Ehrman on Jesus: A Failure of Facts and Logic ,
com/carrier/archives/1026
http://freethoughtblogs.
65 `Did Jesus Exist?' A Historian Makes His Case , http://www.npr.org/2012/04/01/149462376/
did-jesus-exist-a-historian-makes-his-case
mia libera traduzione
66 Scripture Contains Many Contradictions, and Many Statements which are not Literally True,
http://biblehub.com/library/origen/origens_ commentary_on_the_gospel_of_john/4_scripture_contains_many_contradictions.htm mia libera but must be Read Spiritually and Mystically. , traduzione.
67 K.
L. Noll, Investigating Earliest Christianity without Jesus. in
`Is This Not the Carpenter?'
The Question of the Historicity of the Figure of Jesus, Thomas L. Thompson and Thomas Verenna Copenhagen International Seminar (Sheeld: Equinox Publishing, 2012), pag. 241.
3.10.
85
LA NATURA DEI VANGELI
Gesù come una gura degna di fede: una tendenza che si riscontra anche nei vangeli di Matteo e di Luca. Non sorprende, dato come tutti i vangeli canonici dimostrano il loro malcelato desiderio
68 susci-
di proselitismo nel promuovere un Gesù soprannaturale , 68 Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio. (Marco 1:1)
Dopo il sabato, all'alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l'altra Maria andarono a visitare la tomba. Ed ecco, vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve. Per lo spavento che ebbero di lui, le guardie furono scosse e rimasero come morte. L'angelo disse alle donne: Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l'ho detto. Abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: Salute a voi!. Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea:
là mi vedranno.
Mentre esse erano in cammino, ecco, alcune guardie
giunsero in città e annunciarono ai capi dei sacerdoti tutto quanto era accaduto. Questi allora si riunirono con gli anziani e, dopo essersi consultati, diedero una buona somma di denaro ai soldati, dicendo: Dite così: I suoi discepoli sono venuti di notte e l'hanno rubato, mentre noi dormivamo. E se mai la cosa venisse all'orecchio del governatore, noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni preoccupazione. Quelli presero il denaro e fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questo racconto si è divulgato fra i Giudei no ad oggi.
Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù
aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra.
Andate
dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, no alla ne del mondo. (Matteo 28) Il primo giorno della settimana, al mattino presto esse si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato.
Trovarono che la pietra era stata
rimossa dal sepolcro e, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù.
Mentre si
domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante. dissero loro:
Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli
Perché cercate tra i morti colui che è vivo?
Non è qui, è risorto.
Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea e diceva:
Bisogna che il
Figlio dell'uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocisso e risorga il terzo giorno. Ed esse si ricordarono delle sue parole e, tornate dal sepolcro, annunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. Erano Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo. Anche le altre, che erano con loro, raccontavano queste cose agli apostoli.
Quelle parole parvero a loro come un vaneggiamento e non credevano ad
esse. Pietro tuttavia si alzò, corse al sepolcro e, chinatosi, vide soltanto i teli. E tornò indietro, pieno di stupore per l'accaduto. Ed ecco, in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto.
Mentre
conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?.
Si fermarono, col volto triste;
uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?. Domandò loro: Che cosa?. Gli risposero: Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocisso. Noi speravamo che egli
86CAPITOLO 3.
FONTI LIMITATE, OSCURE, AMBIGUE E DI SECONDA MANO
tando seri interrogativi riguardo alla loro eettiva percentuale di verità e insinuando perplessità riguardo le reali intenzioni dei loro autori. Un indizio della pretesa, da parte dei loro autori, che i vangeli devono essere creduti (quando in realtà non meritano nessuna ducia sulla verità del loro contenuto) compare solo all'incipit del vangelo di Luca
69 , il solo vangelo con un'introduzione del genere. L'anoni-
fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali aermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l'hanno visto. Disse loro: Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti!
Non bisognava che il Cristo patisse queste soerenze per entrare nella sua
gloria?. E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto. Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l'un l'altro: Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?. Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!.
Ed essi narravano
ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: Pace a voi!. Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho. Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: Avete qui qualche cosa da mangiare?.
Gli orirono una porzione di pesce arrostito; egli
lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi. Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, nché non siate rivestiti di potenza dall'alto. Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio. (Luca 24) Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. (Giovanni 20:31)
69 Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari n da principio e divennero ministri della Parola, così anch'io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, n dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòlo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
3.10.
87
LA NATURA DEI VANGELI
mo autore del vangelo di Luca pretende di aver fatto ricerche accurate su ogni circostanza, n dagli inizi , indicando che l'autore non è un contemporaneo di Gesù (e quindi non un testimone oculare) ma che sta facendo ricerca storica. Quest'ultimo punto è problematico, dato che Luca non discutte i suoi metodi, non nomina le sue fonti, non mostra alcun scetticismo verso le sue varie assurde pretese fatte spesso e volentieri su Gesù. Luca fallisce del tutto nel chiarire le sue credenziali, o pure la sua identità.
Per giunta, quando Luca pretende di aver fatto ricerche accurate su ogni circostanza, n dagli inizi non è neppure certo che n dagli inizi sia la traduzione corretta dell'originale greco >nwjen, che si può tradurre letteralmente
dall'alto rivelando
che la pretesa dell'autore di conoscere la vita di Gesù proviene dal suo canale diretto al divino: in questa prospettiva, se la fonte di Luca è la rivelazione dall'alto , o dal cielo (si veda Giacomo 3:17: La sapienza che viene
dall'alto invece è anzitutto pura,
poi pacica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, senza parzialià, senza ipocrisia. ), la sua credibilità come storico diventa altamente discutibile.
Dato che i vangeli sono anonimi, gli studiosi non possono essere sicuri sui loro autori, sulle loro reali intenzioni.
La natura
dei vangeli è e sarà sempre oggetto di dibattito. Puoi chiamarli midrash , allegoria, pura ction, parabola o qualunque cosa desideri, è ovvio che i vangeli non sono obiettivi, non sono biograe storiche, non sono scritti da autori critici e adabili. Esistono elevate perplessità riguardo la loro natura e il loro scopo e per estensione riguardo la loro adabilità.
Che i vangeli non sono
fonti completamente degne di ducia genera un legittimo scetticismo sui miracoli ivi descritti, e anche danno ampia ragione di dubitare delle loro rivendicazioni decisamente più banali. (Luca 1:1-4)
88CAPITOLO 3.
FONTI LIMITATE, OSCURE, AMBIGUE E DI SECONDA MANO
3.11 Il fallimento di Marco Il ruolo cruciale giocato dal vangelo di Marco nella ricerca di Gesù è già stato sottolineato in precedenza.
I testi precedenti
al vangelo di Marco potevano riferirsi ad un Gesù interamente non letterale (da esaminare in dettaglio nel prossimo capitolo), mentre i testi che vengono più tardi potevano essere in pari misura contaminati da Marco. Nelle parole di Carrier: La sola chiara prova della sua esistenza può essere associata in un modo o nell'altro ad una singola fonte: il vangelo di Marco, che può essere stato scritto tanto tardi quanto l'80 o il 90 A.D., cinquant'anni dopo gli eventi che si ipotizza abbia descritto, e che è inequivocabilmente un'agiograa più che una storia o una biograa, dall'interesse che sembra più culturale che fattuale (si veda la mia Recensione dell'Epica Omerica e del Vangelo di Marco).
Tutta la prova aggiuntiva, sebbene anco-
ra aggiungendo peso ad un qualche caso a favore della storicità, è o troppo vaga per essere conclusiva, oppure contaminata dall'associazione con questo documento.
70
Per un documento su cui così tanto è in gioco, il vangelo di Marco ha parecchie carateristiche passibili di diminuire la ducia che gli studiosi hanno riposto in esso come una fonte adabile della storia della vita di Gesù. L'autore di Marco è anonimo, e il vangelo fu scritto all'incirca quattro decenni o più dopo la morte di Gesù. Nessuna copia originale di Marco esiste: il più antico manoscritto che contiene solo alcune sezioni del vangelo di Marco, il Papyrus 45, è datato al terzo secolo (mentre gli eventi descritti da Marco sono accaduti in apparenza nel primo secolo). Anche il materiale che Marco usò come fonte è sconosciuto. Se delle fonti primarie furono consultate, gli studiosi non possono sapere quanto di tale ipotetico materiale fu riportato con accuratezza. La credibilità di 70 Richard
Carrier, Did Jesus Exist?
Earl Doherty and the Argument to Ahistoricity ,
//www.infidels.org/library/modern/richard_carrier/jesuspuzzle.html
http:
3.11.
89
IL FALLIMENTO DI MARCO
Marco è discutibile, in parte a causa dei suoi appelli al soprannaturale e all'ovvia intenzione evangelica. Già dall'incipit il vangelo di Marco si auto-etichetta come le buone nuove (euangélion) invece che come un resoconto storico accurato e obiettivo. Il vangelo di Marco descrive solo l'ultima parte dell'esistenza di Gesù, dal suo battesimo alla sua morte. Punti di svolta della narrazione come la sua nascita apparentemente miracolosa e la sua trionfante risurrezione non sono compresi.
Esistono molte ragioni per dubitare dell'adabilità di Marco, come ad esempio la sua evidente manomissione con l'aggiunta
71 Il vangelo di Marco termina anche con un 72 invece che con la risurrezione potenziale messaggio di speranza, di Marco 16:9-20.
di Gesù, un indizio che potrebbe indicare che la funzione originaria della storia non era di essere presa alla lettera. Se la risurrezione di Gesù fosse realmente accaduta (qualsiasi cosa rappresentò un fatto del genere), e se Marco avesse davvero annotato frettolosamente dei fatti storici, qualche tempo dopo i presunti eventi accaduti, allora Marco avrebbe potuto facilmente aggiungere che Gesù resuscitò dai morti e con pari facilità darci un elenco di testimoni oculari adabili. Al pari dell'autore, anche il genere del vangelo di Marco è sconosciuto, nonostante contenga un sacco di invenzioni e mito. Marco è anche il primo e il più corto dei vangeli canonici, quindi tutto ciò che non è presente in Marco degli 71 Bart
D. Ehrman, Gesù non l'ha mai detto. Millecinquecento anni di errori e manipolazioni nella
traduzione dei vangeli, Mondadori, 2005, pag. 79.
72
Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a ungerlo. Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del sole. Dicevano tra loro: Chi ci farà rotolare via la pietra dall'ingresso del sepolcro?.
Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era
già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande.
Entrate nel sepolcro, videro un
giovane, seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano posto. Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto. Esse uscirono e fuggirono via dal sepolcro, perché erano piene di spavento e di stupore. E non dissero niente a nessuno, perché erano impaurite. (Marco 16:6-8)
90CAPITOLO 3.
FONTI LIMITATE, OSCURE, AMBIGUE E DI SECONDA MANO
altri vangeli, può essere considerato puro abbellimento aggiunto, come pure lo è il nale di questo vangelo: un indizio a favore del comune argomento miticista che la storia di Gesù si era via via sempre più evoluta col tempo, tappando tutti i buchi della sua non-esistenza (la tendenza che Robert Price ha denito ironicamente horror vacui ).
Tanto per cominciare, la genealogia di Gesù, che incontriamo in Matteo e in Luca, non c'è in Marco.
Marco non solo inizia
con la scena del battesimo, la cui origine è identicata da tutti in
73 ma questo vangelo ha un Gesù che nega lui stesso l'idea
Isaia,
che il Messia debba essere un discendente di Davide. argomenta Gesù in Marco 12:35-37.
L'Unto,
74 non può essere un glio di
Davide, quando è Davide in persona a chiamarlo mio Signore , un riferimento al Salmo 110.
75
73 Una voce grida: Nel deserto preparate la via al Signore, appianate nella steppa la strada per il nostro Dio. (Isaia 40:3)
74 Insegnando nel tempio, Gesù diceva: Come mai gli scribi dicono che il Cristo è glio di Davide? Disse infatti Davide stesso, mosso dallo Spirito Santo: Disse il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra, nché io ponga i tuoi nemici sotto i tuoi piedi. Davide stesso lo chiama Signore: da dove risulta che è suo glio?. E la folla numerosa lo ascoltava volentieri. (Marco 12:35-37)
75 Alleluia. Renderò grazie al Signore con tutto il cuore, nel consesso dei giusti e nell'assemblea. Grandi le opere del Signore, le contemplino coloro che le amano. Le sue opere sono splendore di bellezza, la sua giustizia dura per sempre. Ha lasciato un ricordo dei suoi prodigi: pietà e tenerezza è il Signore. Egli dà il cibo a chi lo teme, si ricorda sempre della sua alleanza. Mostrò al suo popolo la potenza delle sue opere, gli diede l'eredità delle genti. Le opere delle sue mani sono verità e giustizia,
3.11.
91
IL FALLIMENTO DI MARCO
Quindi, il vangelo di Marco non fa nessun tentativo di realizzare la profezia che il principe Unto sarà discendente di Davide, e non c'è nessun bisogno di armonizzare il fatto che Gesù non sia il glio biologico del discendente di Davide, Giuseppe, con il fatto che un Messia deve essere per forza di discendenza davidica. Secondo il Gesù di Marco, quella profezia è sbagliata.
Come negli altri vangeli, anche nel vangelo di Marco Gesù ha la tendenza ad interpretare le scritture al di fuori degli schemi della sua epoca. Non appartiene a nessuna fazione.
Dopo il librarsi della colomba e la voce proveniente dal cielo che dichiara Gesù il suo glio prediletto, lo Spirito conduce Gesù nel deserto: cioè, il desiderio di santità, il desiderio di Dio o la brama spirituale lo conduce nella sua solitudine religiosa. La natura delle tentazioni di Satana durante i quaranta giorni nel deserto furono abbellimenti di Matteo e di Luca, nella misura in cui quei dettagli non sono forniti pure da Marco. Per quel che sappiamo, il riferimento di Marco a Gesù che è tentato da Satana
76 potrebbe
riferirsi al fatto che Gesù ebbe fame.
I primi miracoli di guarigione sono simili, e la connessione tra il peccato e l'infermità mentale è resa chiara dalla domanda di Gesù agli scribi e farisei: stabili sono tutti i suoi comandi, immutabili nei secoli, per sempre, eseguiti con fedeltà e rettitudine. Mandò a liberare il suo popolo, stabilì la sua alleanza per sempre. Santo e terribile il suo nome. Principio della saggezza è il timore del Signore, saggio è colui che gli è fedele; la lode del Signore è senza ne. (Salmo 110)
76 E subito lo Spirito lo sospinse nel deserto 13e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano. (Marco 1:12-13)
92CAPITOLO 3.
FONTI LIMITATE, OSCURE, AMBIGUE E DI SECONDA MANO
Che cosa è più facile, dire al paralitico: I tuoi peccati ti sono perdonati, oppure dirgli: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina? (Marco 2:9). Se questo passo viene letto trascurando il senso allegorico che i due atti, di guarigione e di perdono, sono in qualche modo equivalenti nel signicato, allora
la domanda di Gesù sembra
del tutto scollegata dal contesto , come se Gesù stesse meramente reclamando il suo diritto di fare la più facile delle due azioni convenzionali dei farisei (cioè, sarebbe tanto meglio per lui non perdere tempo col malato rilando un rapido ma aettato perdono, invece di una cura altrettanto ipocrita). Ma se la guarigione e il perdono sono teologicamente equivalenti, allora Gesù sta dicendo semplicemente che i farisei non possono adirarsi con lui per la sua rinuncia a fare cosa è sia spiritualmente inutile sia sicamente dicile. Perchè, se il perdono non viene (ai farisei), non verrà neppure la guarigione.
Le leggi siche nel vangelo di Marco non vengono stravolte. Un miracolo è un miracolo perchè è improbabile, incredibile, impossibile. A questo proposito, una lettura comparativa della sosta a Betania è rivelatrice. Nel vangelo di Marco non c'è nessuna storia di Gesù che resuscita il suo amico Lazzaro dalla tomba. La storia di Lazzaro appare solamente nel vangelo di Giovanni, ma una versione dei suoi eventi principali è presente in ciascuno dei quattro vangeli. In ciascuna versione, i dettagli sono curiosamente diversi, tuttavia sembrano suggerire più o meno la medesima equazione tra perdono dei peccati e guarigione. Ecco la prima versione di Marco: Gesù si trovava a Betània, nella casa di
Simone il
Lebbroso . Mentre era a tavola, giunse una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo di puro nardo, di grande valore. Ella ruppe il vaso di alabastro e
3.11.
93
IL FALLIMENTO DI MARCO
versò il profumo sul suo capo.
Ci furono alcuni, fra
loro, che si indignarono : Perché questo spreco di profumo? Si poteva venderlo per più di trecento denari e darli ai poveri!. Ed erano infuriati contro di lei. Allora Gesù disse: Lasciatela stare; perché la infastidite? Ha compiuto un'azione buona verso di me. I poveri infatti li avete sempre con voi e potete far loro del bene quando volete, ma non sempre avete me. Ella ha fatto ciò che era in suo potere, ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura. In verità io vi dico: dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto.
Allora Giuda Iscariota, uno
dei Dodici, si recò dai capi dei sacerdoti per consegnare loro Gesù. (Marco 14:3-10, mia enfasi) In Matteo, la cornice temporale è identica, con la dierenza che i critici del gesto della donna sono identicati come i discepoli :
I discepoli, vedendo ciò, si sdegnarono e dissero: Perché questo spreco? (Marco 14:3-10, mia enfasi) Si tratta di una piccola modica, eppure un'illuminante selezione nel folto numero dei curiosi che attorniano Gesù. Così, introducendo il riferimento ai discepoli, il vangelo di Matteo colloca la fonte di disaezione verso Gesù, nello specico, più vicina a Gesù stesso.
Sono proprio i suoi intimi ad essere insoddisfatti di lui.
È una specie di minuscolo ammutinamento proprio tra coloro che potevano percepire di più i sintomi di ipocrisia o megalomania nel loro leader. In verità, senza questa reazione tra i seguaci di Gesù a lui più vicini, l'atto di Giuda Iscariota non avrebbe nessuna logica. Sarebbe semplicemente ridotto a un compimento mecca-
94CAPITOLO 3.
FONTI LIMITATE, OSCURE, AMBIGUE E DI SECONDA MANO
nico e banale della profezia.
La storia di Luca diverge signicativamente da quello scenario. L'autore di Luca frammenta l'episodio in più parti. Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola.
Ed ecco,
una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. (Luca 7:36-38). In questa versione della storia, è il fariseo, Simone, ad essere critico verso Gesù, e non a causa dello spreco di soldi da destinare invece ai poveri, bensì perchè la donna è una peccatrice.
La replica
di Gesù a Simone stavolta non riguarda i poveri, ma la relativa mancanza di fede di Simone. Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. (Luca 7:44-46) Gesù accusa Simone.
È riconoscente verso la manifestazione
d'amore della donna, e perdona i suoi peccati, con una frecciatina a Simone il Fariseo:
...colui al quale si perdona poco, ama poco. (Luca 7:47) Nella misura dunque in cui la sosta a Betania è a proposito di una donna che presta lascivie e improprie attenzioni al Mae-
3.11.
95
IL FALLIMENTO DI MARCO
stro, non si tratta più a lungo di una storia sulla apparente hybris del Maestro e né intorno ai legittimi, migliori beneciari di cotanta sprecona generosità. Piuttosto, la sosta a Betania parla
dell'amore e del perdono dei peccati. E cosa è successo intanto a Simone il Lebbroso di Marco?
Ora diventa Simone
il
Fariseo . Non c'è nessuna malattia orribile come la lebbra, ma Simone stesso è il critico, non i discepoli. I farisei sono sempre i critici per antonomasia di Gesù. Sono, a dire il vero, i nemici in tutti i vangeli.
I farisei sono lebbrosi dal punto di vista
morale , i veri lebbrosi di quei racconti, ma non sono perdonati perchè sono per la legge e non per l'amore. Nessuna malattia infetta i seguaci di Gesù. Perchè ai suoi Gesù impone solo l'obbligo morale di correggere mediante il perdono e l'amore. L'altro frammento della storia originaria di Marco compare nel capitolo 16 di Luca. Il frammento è diventata una parabola.
C'era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino nissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti.
Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua
porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soro terribilmente in questa amma. Ma Abramo rispose: Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato ssato un grande abisso: coloro che di qui vogliono pas-
96CAPITOLO 3.
FONTI LIMITATE, OSCURE, AMBIGUE E DI SECONDA MANO
sare da voi, non possono, né di lì possono giungere no a noi. E quello replicò: Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento. Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. E lui replicò: No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno.
Abramo rispose:
Se non ascoltano
Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti. (Luca 16:19-31) Così non solo abbiamo ora il tema comune del perdono dei peccati, ma un personaggio che condivide un tratto dell'anima con Simone il Lebbroso. Una risurrezione di Lazzaro non compare ancora in Luca, e Gesù racconta solo una parabola. Ma il tema della storia è il perdono dei peccati in entrambi i 2 frammenti della originaria sosta di Betania di Marco (che non è più Betania in Luca).
Ora ci sono tutti gli ingredienti, in altre parole, delle gure usate da Giovanni nel suo ri-raccontare l'evento (nei capitoli 11-12): un morto di nome Lazzaro, una risurrezione, una donna che unge con troppo unguento i piedi di Gesù, e una indignata reazione. Nei capitoli 11 e 12 di Giovanni, comunque, l'autore aggiunge quattro unici dettagli per quelli elementi:
Lazzaro è l'amico di Gesù, la sua risurrezione è reale, la donna con l'unguento è Maria, sorella di Lazzaro,
3.11.
97
IL FALLIMENTO DI MARCO
la reazione sfavorevole proviene da Giuda Iscariota! L'obiezione sollevata da Giuda è la stessa dei discepoli in Luca e di alcuni in Marco, ma in Giovanni il movente non è sincero: Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?. Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. (Giovanni 12:5-6). L'obiezione di Giuda, in Giovanni, è pura scelleratezza.
Non
c'è più nemmeno una preoccupazione apparentemente legittima per cotanta prodigalità manifestata, e neppure c'è qualche collegamento tra l'unzione e un atto di pentimento meritevole di perdono. È abbandonato pure il tema dell'impossibilità di convincere il ricco a convertire il proprio cuore.
Ma teologicamente, se il perdono del peccato è equivalente alla guarigione dell'infermo, allora metaforicamente
la risurrezione
di un Lazzaro o anche l'atto di visitare un lebbroso o un fariseo è eguale a perdonare un'anima perduta. L'empietà di Giuda, con quella scellerata obiezione, è nel suo recondito desiderio di impedire tutto questo. Il problema è che il vangelo di Giovanni
letteralizza e semplica eccessivamente sia
la risurrezione sia l'obiezione, così che cosa abbiamo in denitiva è un morto che cammina e un infame vigliacco, invece del tema di incomprensione, del concetto di perdono, o di una dida dei beni terreni. Giovanni sacrica le sfumature realistiche di Marco e di Matteo, l'eloquenza morale di Luca, e ci ore invece una tediosa teologia dura e pura. Ma se guardiamo attraverso il duro letteralismo della versione di Giovanni e attraverso le altre più artistiche versioni del prototipo originario, possiamo osservare che il vero signicato
98CAPITOLO 3.
FONTI LIMITATE, OSCURE, AMBIGUE E DI SECONDA MANO
di tutte quelle gure Simone/Lazzaro/Betania/la donna è che
la
vera malattia appartiene all'anima, e che la guarigione viene mediante il perdono. Questa distinzione tra Giovanni e i sinottici serve a rimarcare paradossalmente come l'umanità di Gesù sia inestricabilmente legata, almeno nei sinottici, al suo ruolo meramente letterario e allegorico nella storia,
non ad uno scenario storico erroneamente
immaginato dietro le quinte, per quanto alla lontana. Gesù è tanto più umano, è tanto più
GESÙ , quanto più è pura fantasia,
pura invenzione letteraria.
Una lettura forzatamente letteralista
(e dunque storicista) non solo trascura la vera natura del vangelo, ma sacrica anche la stessa umanità di Gesù, esattamente come fa l'autore del quarto vangelo.
Come è stato dimostrato da Price, e da molti altri studiosi biblici prima di lui, parecchio del vangelo di Marco non è che un parallelo del racconto dell'Antico Testamento della storia di Israele. Gli eventi della vita di Gesù hanno paralleli con eventi della vita di gure dell'Antico Testamento (le cui relative esistenze stanno venendo messe in discussione in misura crescente dagli studiosi)
77 Molti specialisti
come per esempio Adamo, Mosè, Elia e Davide.
identicano questi paralleli coll'Antico Testamento e sono critici del vangelo di Marco.
Già nel secolo scorso il teologo William
Wrede ha giudicato il vangelo di Marco un'invenzione teologica e ha notato che se così tanto del materiale è non storico, allora aver dubbi su cosa rimane è estremamente naturale .
78 Burton Mack
denuncia in termini netti l' ovvia ction di Marco:
Quanto alla storia della crocissione e risurrezione di Gesù, Marco attinse le idee basilari dal mito di Cristo ma 77 Robert
M. Price, The Christ-Myth Theory and Its Problems (Cranford, NJ: American Atheist
Press, 2011), pag. 59-260.
78 William
Wrede e James C. G. Greig, The Messianic Secret (Cambridge: James Clarke, 1971),
pag. 237-241.
3.11.
99
IL FALLIMENTO DI MARCO
osò immaginare come la crocissione e la risurrezione del Cristo potevano essere sembrate se fossero state riprodotte come un evento storico a Gerusalemme, qualcosa che il mito di Cristo contraddiceva.
Quindi la storia di Mar-
co è meglio compresa come una studiata combinazione delle tradizioni di Gesù con il mito di Cristo.
La com-
binazione assicurò l'importanza di Gesù come una gura storica trasformandolo nel Figlio di Dio o nel Cristo e costruendo un'elaborata trama per legare il suo fato alla storia della comunità di Marco. Potremo perciò chiamare il vangelo di Marco un mito dell'origine per la comunità marciana. Esso fu pensato al ne di comprendere come poteva essere andata la storia al modo in cui andò e come il movimento di Gesù poteva ancora aver ragione in merito alle sue credenze e visioni... Di solito non pensiamo alla creazione del mito come alla realizzazione di un momento o il frutto di un singolo autore non importa quanto brillante. Ma nel caso di Marco abbiamo un'ovvia ction, magistralmente composta da qualcuno che doveva fare il suo lavoro a tavolino come avrebbe fatto un qualunque autore. Fu la ction di Marco che presto divenne la storia accettata del modo di immaginare la comparsa di Gesù
79
nel mondo.
Il tempo della stesura del vangelo di Marco (e dei vangeli successivi) è degno di attenzione per essere stato un tempo di grandi stravolgimenti per gli ebrei. Non è noto chi fosse Marco, ma l' epoca della creazione del suo vangelo potrebbe fornire un indizio su quali fossero le sue reali intenzioni.
Forse non è aatto una
mera coincidenza che il vangelo di Marco è creato più o meno al tempo della prima guerra giudaica contro Roma e della distruzione di Gerusalemme e del suo Tempio, quando davvero gli ebrei 79 Burton
htm
L. Mack, Who Wrote the New Testament? ,
mia libera traduzione.
http://sidneyrigdon.com/vern/1995Mack.
100CAPITOLO 3.
FONTI LIMITATE, OSCURE, AMBIGUE E DI SECONDA MANO
L'assedio di Gerusalemme 80 che recasse la di-
potrebbero aver desiderato un salvatore ebreo,
struzione dei loro nemici (si ricordi quanto ho scritto in precedenza a proposito del Gesù di Giacomo). Oppure si trattava del tempo in cui il Cristo immaginario di Paolo (quello che, a detta sia di storicisti
81 sia di miticisti,
fu esperito solo in visioni) nalmente si materializzò in Giudea, sprigionando un messaggio di speranza con la ne del vangelo di Marco.
Mi domando se l'allusione particolare di Marco ad un Gesù capace di rendere superuo il Tempio dovesse per coincidenza essere un'allusione alla distruzione del Tempio da parte dei romani. Forse preparando la strada ad un nuovo Tempio e ad una nuova religione per gli ebrei disillusi,
82 qualcosa di simile all'ipotesi che la
compilazione e lo studio della Torah durante l'Esilio babilonese del popolo ebraico potrebbero essere stati in parte una reazione alla 80 Sid
Martin, Secret of the Savior: The Myth of the Messiah in Mark, University Press of America,
2013, pag. 181-191.
81 Paolo fu un visionario estatico che esperì, per quello che sembra essere un periodo di circa trent'anni dopo la morte di Gesù, visioni di un essere celeste da lui chiamato Cristo e il Signore, e il fatto è che né Paolo né ogni altro cristiano del primo secolo sentì un bisogno di distinguere tra l'essere celeste e il Gesù storico. (Randel Helms, Gospel Fictions, Bualo, NY: Prometheus Books, 1988, mia libera traduzione, pag.13-14)
82 Sid
Martin, Secret of the Savior: The Myth of the Messiah in Mark, University Press of America,
2013, pag. 181-191.
3.11.
101
IL FALLIMENTO DI MARCO
distruzione del primo Tempio. Sembrerebbe ovvio che il vangelo di Marco non dovrebbe essere interpretato alla lettera. Si tratta di un testo che serve a numerosi obiettivi, nessuno dei quali sembra essere il ricordo accurato di autentici dati storici.
Il mondo rappresentato nel primo vangelo non è alieno dal nostro mondo in termini di probabilità dei miracoli.
I discepoli di
Gesù sono incapaci di comprendere cosa accade alla risurrezione dai morti.
Quindi, dopo che Gesù è visto da Pietro, Giacomo
e Giovanni mentre conversa con Mosè ed Elia sul monte, e dopo che odono una voce dal cielo che approva il mio glio prediletto , Gesù dice loro di non riferire cos'hanno visto se non dopo che il
83 La loro reazione:
Figlio dell'uomo fosse risorto dai morti .
E lo interrogavano: Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elia?. (Marco 9:10) Se leggiamo questo passaggio come un frutto di pura fantasia letteraria, troviamo un'inaspettata falla nella costruzione. Perchè in quel mondo Pietro, Giacomo e Giovanni non comprendono per nulla che cosa potesse signicare risorgere dai morti quando in un precedente episodio Gesù ha appena resuscitato dalla morte una ragazzina di dodici anni?
84
83 Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasgurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia. Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: Questi è il Figlio mio, l'amato: ascoltatelo!. E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro
di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti. (Marco 9:2-9)
84 Prese la mano della bambina e le disse: Talità kum, che signica: Fanciulla, io ti dico: àlzati!. E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore.
102CAPITOLO 3.
FONTI LIMITATE, OSCURE, AMBIGUE E DI SECONDA MANO
In fondo, furono proprio Pietro, Giacomo e Giovanni a rimanere
85 Non lo ricor-
con Gesù quando lui resuscitò la glia di Giairo. davano più?
Decisamente più illuminante è il fatto che Pietro, Giacomo e Giovanni hanno addirittura assistito alla conversazione di Gesù con Mosè ed Elia
86
E tuttavia qui ci sono questi tre che si meravigliano e si interrogano, Cosa potrebbe signicare, questo `risorgere dai morti' ? . Sembra che i personaggi di Pietro, Giacomo e Giovanni siano totalmente incapaci di penetrare nella realtà della loro storia particolare. Sono esterni a quella realtà, sbattendo le loro facce contro un muro di vetro, nonostante i miracoli stanno vericandosi giusto sotto i loro stessi occhi. Come spiegare tutto ciò?
Da una prospettiva di pura immaginazione, una risposta potrebbe essere che Pietro, Giacomo e Giovanni abitano tutti la stessa realtà empirica al pari del lettore. Essi rappresentano la coscienza del lettore nel mondo reale, coscienza di chi è incapace di accettare o di comprendere i miracoli incredibili che si dispiegano di fronte a lui. Vediamo rappresentati dei miracoli, ma sappiamo benissimo che questo genere di cose non accadono. Lo stesso è vero per Pietro, Giacomo e Giovanni. (Marco 5:41-42).
85 E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. (Marco 5:37)
86 Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasgurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia. Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. (Marco 9:2-6).
3.11.
103
IL FALLIMENTO DI MARCO
In Marco, come in Matteo, Gesù esegue non uno, ma due miracoli
87 Dopo il primo di quei due
di moltiplicazione di pani e dei pesci.
miracoli, Gesù supera sé stesso camminando sulle acque e calmando la tempesta. In seguito alla seconda dimostrazione della sua potenza, i discepoli addirittura se la scordano subito. Gesù perde la pazienza e rammenta alle loro orecchie entrambi gli episodi. Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?. Gli dissero: Dodici. E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?. Gli dissero: Sette. E disse loro: Non comprendete ancora?. (Marco 8:18-21). Ma la solita ottusità dei discepoli va al di là della semplice ostinazione e incapacità di comprensione dei miracoli.
Nasconde a
malapena in realtà un'insoerenza bella e buona, e quindi per reazione un'insistenza sul senso comune del mondo, specialmente sui temi della morte e della (im)possibilità di risorgere dalla morte: 87 Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i suoi discepoli dicendo: Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congedali, in modo che, andando per le campagne e i villaggi dei dintorni, possano comprarsi da mangiare. Ma egli rispose loro: Voi stessi date loro da mangiare.
Gli dissero:
pane e dare loro da mangiare?.
Dobbiamo andare a comprare duecento denari di Ma egli disse loro: Quanti pani avete?
Andate a
vedere. Si informarono e dissero: Cinque, e due pesci. E ordinò loro di farli sedere tutti, a gruppi, sull'erba verde. E sedettero, a gruppi di cento e di cinquanta. Prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero a loro; e divise i due pesci fra tutti. Tutti mangiarono a sazietà, e dei pezzi di pane portarono via dodici ceste piene e quanto restava dei pesci. Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini. (Marco 6:35-44) In quei giorni, poiché vi era di nuovo molta folla e non avevano da mangiare, chiamò a sé i discepoli e disse loro: Sento compassione per la folla; ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Se li rimando digiuni alle loro case, verranno meno lungo il cammino; e alcuni di loro sono venuti da lontano. Gli risposero i suoi discepoli: Come riuscire a sfamarli di pane qui, in un deserto?. Domandò loro: Quanti pani avete?. Dissero: Sette. Ordinò alla folla di sedersi per terra. Prese i sette pani, rese grazie, li spezzò e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. Avevano anche pochi pesciolini; recitò la benedizione su di essi e fece distribuire anche quelli. Mangiarono a sazietà e portarono via i pezzi avanzati: sette sporte. Erano circa quattromila. E li congedò. (Marco 8:1-9).
104CAPITOLO 3.
FONTI LIMITATE, OSCURE, AMBIGUE E DI SECONDA MANO
E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell'uomo doveva sorire molto ed essere riutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
Faceva questo discorso apertamente.
Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: Va' dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini. (Marco 8:31-33) Questo, allora, è il motivo del perchè i discepoli sono proprio incapaci di interpretare gli eventi della storia di cui sono attori: perchè vedono le cose con occhi umani . La distinzione tra gli occhi umani con cui noi lettori, in compagnia dei discepoli, tendiamo a vedere le cose, e i miracoli mitici che sono da vedere con l'occhio di Dio è la caratteristica che dierenzia i vangeli da quasi tutti gli altri miti.
È un metodo
stupefacente di costruzione letteraria avere nel ruolo dei seguaci di Gesù proprio quei personaggi dalla mentalità troppo umana,
perchè mira al preciso scopo di farli apparire immensamente stupidi . Non conoscono abbastanza il loro mondo fantastico, ma invece vogliono a tutti i costi posare i piedi sulla salda terra del nostro mondo, di noi lettori. Ma lo scopo nel costruirli in questo modo è, naturalmente, di tentare gli stessi lettori a penetrare nel mondo mitico
tramite l'identicazione con quelli stessi riluttan-
ti fedeli . Gesù nel vangelo di Marco, è un uomo retto, onesto, privo di tatto, provocatorio, propenso al confronto, capace in apparenza di derisione etnica ma per nulla aetta da pregiudizio. È riservato e col senso umoristico. Nella scena non è un attore debole, perchè i discepoli sono deboli nella misura in cui troppo facili da capire e troppo idioti per essere credibili.
3.11.
105
IL FALLIMENTO DI MARCO
Lo stile provocatorio e aperto al confronto del nostro principale attore spicca immediatamente non appena Gesù difende i suoi discepoli dalle critiche dei farisei sul loro non lavarsi le mani prima del pasto. Gesù vede in questa critica una mera convenzione svuotata di devozione a Dio, paragonandola a quelle convenzioni farisaiche che portano a trascurare i genitori per pensare ipocritamente a Dio, e quindi mancando al comandamento di Mosè di onorare i proprio genitori.
88 Gesù sembra più cavilloso di un bam-
bino nella sua insistenza ad opporsi ai farisei, ma dice cosa pensa, e la sua ferma posizione deriva dalla fede retta, la quale è uno dei principali temi della storia, se non il principale in assoluto, ossia che è il cuore, l'interiorità, a contare di più.
L'insegnamento di Marco 7:15, per cui: Non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro.
Ma sono le cose che escono
dall'uomo a renderlo impuro. è a corollario del ripetuto assioma di Gesù che l'albero lo si giudica dai frutti. Le cose che escono dall'uomo puntano a ciò che in origine proviene dall'interno del cuore e dell'anima, ossia le varie
89
intenzioni malvagie elencate in 7:22.
Questo principio dicotomico di dentro/fuori caratterizza Gesù più di ogni altro attore sulla scena. È la quintessenza di Gesù. 88 Mosè infatti disse:
Onora tuo padre e tua madre, e:
Chi maledice il padre o la
madre sia messo a morte. Voi invece dite: Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè oerta a Dio, non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre.
Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete
tramandato voi. E di cose simili ne fate molte. (Marco 7:10-13)
89 Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. (Marco 7:22)
106CAPITOLO 3.
FONTI LIMITATE, OSCURE, AMBIGUE E DI SECONDA MANO
Osserviamo cosa appare essere un sintomo di etnocentrismo in Gesù quando si riuta di curare la glia della donna sirofenicia dal demone che la possiede, orendo invece una considerazione
90 L'ambiguità di questa replica è impressionante,
crudele e recisa:
a meno che signica cosa i fatti della scena sembrano richiedere: che la donna, poichè è Greca, non è meglio di un cane. Ma l'imbarazzante etnocentrismo di Gesù è puntualmente superato da quanto vede nella donna appena biasimata: uno spirito arguto. Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei gli. la sua risposta, e per quella replica, Gesù cura la glia.
91 Ci
ricordiamo allora del valore che Gesù ha attribuito al buon senso: la mancanza di buon senso, ossia la stoltezza , terminava il catalogo dei mali che in precedenza aveva predicato ai suoi discepoli.
92
Buon senso, unito all'umorismo, è richiesto per concedersi il piacere di orire un benecio a qualcuno che ha appena migliorato se stesso in una disputa verbale. Per tutto il capitolo, basato sull'idea che il cuore è ciò che conta, e non le cose esteriori, Gesù si è girato attorno e ha eseguito imprese di guarigione senza impedire che venisse reso noto, contro la sua volontà.
93 Questo desiderio di anonimato è da un lato
90 Ed egli le rispondeva: Lascia prima che si sazino i gli, perché non è bene prendere il pane dei gli e gettarlo ai cagnolini. (Marco 7:27)
91 Ma lei gli replicò: Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei gli. Allora le disse: Per questa tua parola, va': il demonio è uscito da tua glia. (Marco 7:28-29)
92 Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. (Marco 7:22)
93 Partito di là, andò nella regione di Tiro. Entrato in una casa, non voleva che alcuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto. (Marco 7:24) E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano. (Marco 7:36)
3.11.
107
IL FALLIMENTO DI MARCO
intrigante come tratto del personaggio e dall'altro coerente con il tema dell'opposizione tra l'interiorità e l'esteriorità. Gesù è intellettualmente onesto, preoccupato solo di fare la sua opera di guarigione, e non ostendando un volgare far mostra di sé.
In questa costruzione di Gesù, allora, osserviamo
un intrec-
cio inestricabile del tema della storia con gli aspetti, le espressioni e i modi di Gesù (il trattamento della donna sirofenicia, il desiderio di segretezza),
un intreccio che ogni
lettura letteralista degli episodi cerca invano di districare, e che costringe invece a gurare esplicitamente la personalità straticata, complessa, interessante di Gesù: tutto il contrario dei discepoli.
Ma qualunque critica possiamo muovere ai discepoli e ai farisei e ai guariti da Gesù, tutti colpevoli di perdere chi la dovuta attenzione, chi la dovuta sincerità interiore, chi l'ossequio del desiderio di Gesù di segretezza,
quasi tutto dell'opera è pura arte.
Nel nale del vangelo di Marco, Maria di Magdala e Maria la madre di Giacomo e di Salomè trovano la tomba vuota e un giovane vestito di bianco che dice che Gesù è risorto e precederà
94 Viene detto loro
in Galilea, dove loro e i discepoli lo vedranno.
di riferire l'accaduto alla Roccia (Pietro) e agli altri, ma non lo fanno. Invece, la storia termina. Esse uscirono e fuggirono via dal sepolcro, perché 94 Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande. Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca, ed ebbero paura.
Ma egli disse loro:
Non abbiate paura!
Voi
cercate Gesù Nazareno, il crocisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano posto. Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto. (Marco 16:4-7)
108CAPITOLO 3.
FONTI LIMITATE, OSCURE, AMBIGUE E DI SECONDA MANO
erano piene di spavento e di stupore. E non dissero niente a nessuno, perché erano impaurite. (Marco 16:8) Si tratta del nale originale di Marco.
Ovviamente, la versione non modicata, non abbellita e non armonizzata del vero nale di Marco contrasta fortemente con le altre scene della risurrezione. Non sorprende allora che in questa versione emerge ancora il solito problema del vangelo di Marco: la drammatica incoerenza tra i fedeli seguaci di Gesù e la loro vera infedeltà.
La parola infedeltà riferita ai primi seguaci di Gesù
suona troppo eretica come parola, eppure è decisamente appropriata per la reazione delle donne. Le quali, invece di spargere la voce secondo le precise direttive dell'angelo, fuggono terrorizzate, refrattarie ad ogni istruzione, per quanto divina. Un fatto che naturalmente può essere vero solo in un mondo fantastico, a meno che non sia l'angelo vestito di bianco a riferire l'accaduto. Oppure, al suo posto, l'onnisciente narratore.
Vi è dunque un contrasto latente tra la realtà empirica nota al lettore e alla quale si ostinano a credere i discepoli nella loro esasperante incredulità, e la logica drammatica che impone al contrario ai discepoli, a Maria di Màgdala, a Maria madre di Giacomo e a Salome, di comprendere la natura divina e onnipotente del loro Maestro. Ma la simpatia del lettore verso i discepoli non viene meno. Perchè ormai è interamente plausibile la reazione delle donne, il loro terrore e la loro fuga, all'annuncio dell'angelo.
E perchè?
Perchè, a quel punto della storia,
il personaggio stesso di
Gesù è diventato un essere umano. Quando Gesù incon-
3.11.
109
IL FALLIMENTO DI MARCO
tra Mosè ed Elia sul monte, quando le voci parlano dalle nubi, quando la glia di Giairo è resuscitata, il lettore diventa disposto man mano ad accettare i miracoli, ad accettare anche che gli altri attori nella storia devono pure loro riconoscere la realtà dei miracoli, dove per realtà intendo non la loro realtà storica, ma la loro presenza a dispetto della loro apparente impossibilità. I discepoli potrebbero essere ostinati riguardo la giusta comprensione del signicato dei pani e dei pesci, eppure ricordano perfettamente il numero di ceste avanzate. Ma la storia intanto nella sua interezza ha fornito qualcos'altro oltre ai miracoli.
Ha fornito la com-
plessa personalità di Gesù, il dramma dell'assassinio di un uomo buono ad opera dell'autorità che aizza una folla preda delle passioni, il volto della morte arontata coraggiosamente, ma non senza paura e soerenza. Un'immagine di qualcosa acutamente
reale, come la nostra stessa paura della morte.
Per quella ragione, la scena nale avviene come se fosse nel mondo reale. Il cadavere scomparso e le donne terrorizzate creano deliberatamente un'insoddisfazione drammatica che è più grande di quella raggiunta con i nali interpolati e abbelliti. Non esplicitando nulla, la storia originale solleva una domanda rivolta al lettore:
cosa è vero?
Ad una tale domanda il lettore è costretto a sottoporsi. Il cadavere è scomparso, le donne sono terricate: ne della storia. Domandare al lettore cosa è vero a quel punto, o se Gesù davvero è risorto dai morti o no, signica chiedergli di determinare quali valori sono importanti nella storia appena letta. Signica chiedere cosa sopravvive, cosa non può mai morire. Le domande si fanno sublimamente più astratte.
Questo nale è preferibile, nella mente di chi è abituato ad un'opera di pura fantasia, a quel nale, degli altri vangeli, dove
110CAPITOLO 3.
FONTI LIMITATE, OSCURE, AMBIGUE E DI SECONDA MANO
la risurrezione di Gesù è sottolineata a più non posso nella sua grottesca letteralità, e dove si ordina ai discepoli di diondere il messaggio a tutto il mondo, e dove i discepoli sono riconosciuti veri discepoli a seconda del loro potere di maneggiare serpenti, e altri ridicoli letteralismi del genere.
In un'opera di pura fantasia, una volta che è impostata la premessa, una suggestione provoca più pensiero di un'intera dissertazione losoca sui massimi sistemi del mondo.
E proprio in
quell'equilibrio di suggestive sfumature risiede la pura arte.
È stato detto che Marco costituisce la chiave per comprendere il Gesù storico.
Così gli storici hanno una ragionevole speranza
che Marco sia obiettivo, accurato, completo, e libero da pretese miracolose e implausibili.
Da questo punto di vista, Marco
è un totale fallimento. Il suo vangelo, comunque, non costituisce necessariamente un fallimento . potrebbe essere accaduto che i credenti religiosi hanno semplicemente fallito, da un certo momento in poi, di comprendere veramente la vera intenzione e il giusto signicato del vangelo di Marco, e la creazione del personaggio di Gesù Cristo. Marco, cioè, potrebbe costituire un falimento solo dal punto di vista di chi si aspettava da lui un pezzo adabile e obiettivo di informazione storica. Ma forse ricordare fatti storici non fu mai la vera volontà dell'autore.
95 descrive un Gesù che spie-
Già la prima parabola del vangelo 95
Cominciò di nuovo a insegnare lungo il mare. Si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli, salito su una barca, si mise a sedere stando in mare, mentre tutta la folla era a terra lungo la riva. Insegnava loro molte cose con parabole e diceva loro nel suo insegnamento: Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un'altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c'era molta terra; e subito germogliò perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un'altra parte cadde tra i rovi, e i rovi crebbero, la soocarono e non diede frutto. Altre parti caddero sul terreno buono e diedero frutto: spuntarono, crebbero e resero il trenta, il sessanta, il cento per uno. E diceva: Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!. Quando
3.11.
111
IL FALLIMENTO DI MARCO
96 la presenza di ben due livelli di verità (una verità per
ga
pochi, e un'altra per le masse, in questo suggestivamente simile al simbolismo e all'allegoria delle religioni misteriche: dunque l'innesco potenziale di molteplici interpretazioni, come spiegherò nell'ultimo capitolo), e che proprio quella parabola è
cruciale alla
comprensione di tutte le sue parabole successive. E disse loro: Non capite questa parabola, e come potrete comprendere tutte le parabole? (Marco 4:13) Gesù sembra soddisfatto di lasciare le folle a rovellarsi con i suoi enigmi, mentre concede alla sua cerchia di seguaci la conoscenza dei signicati nascosti. Il dettaglio va letto o come l'ennesimo compimento di profezie dell'Antico Testamento
97 oppure come un
egli fu solo, quelli che gli stavano intorno con i dodici lo interrogarono sulle parabole. Egli disse loro: A voi è dato di conoscere il mistero del regno di Dio; ma a quelli che sono di fuori, tutto viene esposto in parabole, anché
vedendo, vedano sì, ma non discernano; udendo, odano sì, ma non comprendano; anchè non si convertano, e i peccati non siano loro perdonati. E disse loro:
Non capite questa parabola, e come potrete comprendere tutte le
parabole? Il seminatore semina la Parola. Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la Parola, ma, quando l'ascoltano, subito viene Satana e porta via la Parola seminata in loro.
Quelli seminati sul terreno sassoso sono coloro che, quando
ascoltano la Parola, subito l'accolgono con gioia, ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della Parola, subito vengono meno.
Altri sono quelli seminati tra i rovi: questi sono
coloro che hanno ascoltato la Parola, ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e la seduzione della ricchezza e tutte le altre passioni, soocano la Parola e questa rimane senza frutto. Altri ancora sono quelli seminati sul terreno buono: sono coloro che ascoltano la Parola, l'accolgono e portano frutto: il trenta, il sessanta, il cento per uno. (Marco 4:1-20)
96 Quando egli fu solo, quelli che gli stavano intorno con i dodici lo interrogarono sulle parabole. Egli disse loro: A voi è dato di conoscere il mistero del regno di Dio; ma a quelli che sono di fuori, tutto viene esposto in parabole, anché
vedendo, vedano sì, ma non discernano; udendo, odano sì, ma non comprendano; anchè non si convertano, e i peccati non siano loro perdonati. (Marco 4:11-12)
97 Egli disse: Va' e riferisci a questo popolo: Ascoltate pure, ma senza comprendere, osservate pure, ma senza conoscere. Rendi insensibile il cuore di questo popolo fallo duro d'orecchio e acceca i suoi occhi e non veda con gli occhi né oda con gli orecchi
112CAPITOLO 3.
FONTI LIMITATE, OSCURE, AMBIGUE E DI SECONDA MANO
dettaglio realistico, con tanto di interessi e scopi umani.
Ma si
tratta di due letture che si escludono a vicenda.
Se
questo passaggio è realistico, allora ha un curioso eetto, come se i discepoli fossero troppo idioti per essere capaci di decifrare il signicato di una parabola (per di più di una parabola così semplice come quella del seminatore!), laddove un ascoltatore un pochettino più intelligente non avrebbe alcun bisogno di spiegazioni. Se lui con molte parabole di questo genere esponeva loro la parabola, secondo quello che potevano percepire (Marco 4:33), non può che signicare che coloro che udivano le sue parabole erano perfettamente in grado di comprenderle. Altrimenti, quale sarebbe lo scopo nell'enunciare le parabole?
Si introduce apposta una
contraddizione nella logica della
presentazione dei discepoli.
I discepoli sono rappresentati
come noi, come degli speciali insiders , secondi in autorità solo al Maestro. Comunque, è altrettanto vero che
sono troppo idioti per convincere noi lettori a identicarsi con loro,
sembrano delle volte meno intelligenti deglioutsiders , perchè necessitano, a dierenza loro, di opportune spiegazioni del signicato delle parabole. Di certo quando Gesù interroga i discepoli sul numero delle ceste di cibo rimaste in seguito alla moltiplicazione dei pani e dei pesci, se noi lettori ci identicassimo con i discepoli invece di deriderli, né comprenda con il cuore né si converta in modo da esser guarito. (Isaia 6:9-10)
3.11.
113
IL FALLIMENTO DI MARCO
ci sentiremmo come bambini reguarditi severamente per qualcosa di banale e scontato. Questa contraddizione deriva dal fatto che i personaggi non abitano tutti nello stesso mondo, non percepiscono la realtà con le stessi lenti. Invece, poichè l'opera intende anche guadagnare proseliti, le varie realtà sono mischiate, e i discepoli fanno scena muta in quella Terra di Mezzo tra il mondo del mito e quello della realtà, dove cioè non sono credibili né come rappresentazione di noi lettori (in carne e ossa) e neppure come rappresentazione adeguata di attori che si muovono nel mondo irreale del mito e della fantasia (il vangelo).
Signicativamente, la versione di questa parabola nel (forse) più antico vangelo di Tommaso
98 diventa più concisa e priva di
spiegazione: forse in quel vangelo, in generale svuotato di discorso indiretto, non c'era bisogno di spiegare la natura simbolica dei suoi insegnamenti perchè semplicemente i suoi lettori originari ne conoscevano l'implicito simbolismo. La narrazione messa attorno alla parabola nella versione di Marco appare ricolma di immagini simboliche: ad esempio si vede un Gesù separato dalle masse che lo circondano (l'esatta dierenza tra la semplice credenza e la reale conoscenza) dall'acqua (che è necessario attraversare per giungere alla verità).
Sarebbe allora altamente apppropriato se
l'intero vangelo di Marco fosse inteso come una meta-parabola:
che nulla di quel vangelo è inteso ad essere letto letteralmente. Questa esclusione di letture letteraliste si armonizza perfettamente con le tendenze di tipo midrashico discusse dagli studiosi e viste all'opera nei vangeli canonici. Ad esempio esiste la concre98 Gesù disse: Ecco, usci il seminatore, prese una manciata di semi e li gettò. Alcuni caddero sulla vita, vennero gli uccelli e li beccarono.
Altri caddero sulla pietra, non
misero radici nel suolo e non produssero spighe di grano. Altri caddero tra le spine, che soocarono la semenza, la quale venne mangiata dai vermi. E altri ancora caddero sulla terra buona e produssero un ricco raccolto: diedero sessanta e centoventi per misura. (Vangelo di Tommaso, 9)
114CAPITOLO 3.
FONTI LIMITATE, OSCURE, AMBIGUE E DI SECONDA MANO
ta possibilità che i nomi propri nei vangeli siano giochi di parole che riettono la loro funzione letteraria nella storia: Nicodemo, ad esempio, ha un nome che signica capo del popolo , e viene descritto in Giovanni 3:1 un capo dei giudei ).
99
È troppo incredibile per essere una banale coincidenza che il nome stesso di Gesù, che signica YHWH è salvezza , sembri assai appropriato alla sua più grande (presunta) identità e al suo ruolo nella storia dei vangeli.
È inutile:
per quanto mi sforzi di pensare il contrario, ve-
do troppe, molte ragioni per dubitare dell'adabilità storica dei vangeli.
3.12 Conclusione Chiunque è andato a Messa sa che i vangeli non sono mai letti come una serie di eventi ordinati a formare un intero racconto. Al contrario vengono letti a pezzi e a pezzetti, focalizzandosi su ciascuno di loro previa separazione dal contesto più grande. E quelle selezioni hanno una causa, per così dire, stagionale . Le storielle della nascita di Matteo e di Luca sono enfatizzate a Natale, le storielle della risurrezione a Pasqua. Se mi limitassi a comprendere i vangeli in quel modo, non ci sarebbe nessuna dierenza se in un capitolo Pietro e Giovanni osservano Gesù rianimare una ragazza morta mentre in un capitolo successivo sembrano del tutto intontiti al concetto stesso di risurrezione, come se sono nati ieri.
Quell'aspetto diventa
drammaticamente incoerente,
e diventa dunque conforme allo scopo letterario per il quale fu originariamente inteso, se assumiamo invece che il suo signicato deriva dall'ordine di eventi
in una storia che è letta come un
intero. Cioè, se leggiamo quelle storie come se fossero invenzioni 99 Robert
M. Price, The Incredible Shrinking Son of Man: How Reliable Is the Gospel Tradition?
(Amherst, NY: Prometheus Books, 2003), pag. 169-172.
3.12.
115
CONCLUSIONE
letterarie, dei piccoli romanzi.
Il fatto che il vangelo di Marco non è considerato una pura invenzione letteraria signica poco per me. costituisce
Per me, in realtà,
DE FACTO un'invenzione letteraria. Sono dei miti
che sono stati scritti, e raccontati come se fossero eventi accaduti. Tutto questo rende il vangelo di Marco un'invenzione letteraria, un piccolo romanzo storico.
Trattarlo come se fosse un piccolo romanzo storico e nel contempo esser consapevoli del suo precedente trattamento ricevuto da teologi e da apologeti travestiti da storici come se fosse un breve ricordo di episodi davvero accaduti mischiati a episodi inventati solleva interrogativi di fondo, e conduce a precise conclusioni.
La natura dell'opera, e i fatti che gravitano attorno alla sua composizione, ci diranno qualcosa riguardo ai fatti o alle fantasie a partire da cui quella natura fu intrecciata. Concetti di assoluta verità, non aprirsi al dubbio di una mente razionale, termina in anticipo tale inchiesta. La consapevolezza della natura dell'opera che si sta leggendo è il miglior rivelatore di fatti storici quando si leggono i vangeli, perchè al 99,99% il testo è tutto ciò che abbiamo. La conclusione dovrebbe essere chiara, ormai.
Non c'è nessuna Storia da recuperare nei libri che parlano del Gesù storico , siano essi scritti da teologi, apologeti, atei e agnostici.
Solo chi è ignorante di criticismo letterario può asserire, dogmaticamente, che il criticismo letterario manca dei mezzi indispensabili per vagliare e testare adeguatamente le pretese di verità.
Un confronto del contenuto di temi ricorrenti nei vangeli ca-
116CAPITOLO 3.
FONTI LIMITATE, OSCURE, AMBIGUE E DI SECONDA MANO
Particolari dell'Arco di Tito che mostrano il saccheggio di Gerusalemme nel 70 EC nonici rivela che gli episodi mitici sono dei luoghi comuni di volta in volta rielaborati da una versione all'altra (ad esempio l'episodio di Betania diventa, in Giovanni, la storia della risurrezione di Lazzaro). Considerati come predizioni apocalittiche della guerra giudaica del 70 EC, i vangeli deniscono il loro particolare signicato culturale come l'urgenza impellente della sopravvivenza di una morente cultura (ebraica), che tenta di fuggire al suo fato mediante l'amalgamazione nella popolazione gentile dell'impero romano ellenizzato una strategia di successo, visti i risultati.
Il cristianesimo iniziò come una setta ebraica, e non si divise dall'ebraismo, no alla ne del I secolo. Degli ebrei scrissero i primi due vangeli, almeno. Marco fu probabilmente composto intorno al 70 EC, che segnò il drammatico epilogo della guerra giudaica, quando il tempio di Gerusalemme fu distrutto dai romani, e gli ebrei furono crocissi in massa. È plausibile la prospettiva che gli ebrei, in un Israele dominato dai romani, sarebbero stati consapevoli di questa devastazione, al punto di considerarla di qualche signicato al loro tempo? Al punto che, in realtà, una storia che allude alla distruzione del tempio e alla morte, ad avvoltoi, a carcasse, e alla crocissione avrebbe creato un eco inevitabile nella mente degli ebrei di quell'epoca?
3.12.
117
CONCLUSIONE
Nonostante c'è e ci sarà, ne sono più che certo, un interminabile dibattito sulla vera natura del vangelo di Marco, e degli altri vangeli canonici, tuttavia penso che esistono numerosi ragioni per dubitare della adabilità storica di quelli scritti anonimi.
La conclusione più saggia, al momento, sembra essere quella di Richard Carrier: È dimostrabile (e proverò questo punto nel mio prossimo libro) che tutti gli autori dei vangeli stanno estesamente inventando le storie che raccontano. Il che signica che non possono aver creduto alla verità di quelle storie loro erano quelli che le stavano inventando. Se fossero stati completamente persuasi della storicità di Gesù, perchè avrebbero inventato delle storie su di lui, invece di dire le storie che avevano completamente persuaso loro? È dicile (non impossibile, ma dicile) mantenere l'idea che davvero credevano a cosa stavano raccontando. Quasi certamente non credevano alla realtà storica di gran parte di cosa stavano raccontando.
E se erano
confortati dal vendere cose come se fossero accadute ma che sapevano non esserlo, questo è non lontano dall'andare a concludere che erano confortati dal vendere l'intera cosa come se fosse accaduta qunado sapevano che non lo era (oppure non avevano nessun'idea se fosse accaduta). Non possiamo entrare nella mente degli autori dei vangeli in modo da sapere perchè inventarono così tanto e si sentirono liberi di agire così, e anche di tramandarlo senza imbarazzo come Storia nota. Ma quello è ciò che fecero. Qualunque fossero i loro motivi. Così un caso a favore della storicità non si può fare sulla premessa che gli autori dei vangeli fossero completamente persuasi della storicità di Gesù. Noi in realtà non sappiamo se lo fossero,
118CAPITOLO 3.
FONTI LIMITATE, OSCURE, AMBIGUE E DI SECONDA MANO
e anche se lo fossero, non abbiamo alcun idea di cosa li convinse di questo.
Perchè certamente a convincerli di
questo non furono le storie che raccontano quelle storie erano loro stessi a inventarle.
100
L'argomento miticista che le epistole del Nuovo Testamento (e in particolare quelle di Paolo) si riferiscono ad un Gesù completamente non-letterale diventa allora una questione cruciale: le epistole possono costituire la chiave per risolvere l'enigma che riguarda il Gesù storico (o mitico).
100 Richard
2839
Carrier, The Goodacre Debate ,
mia libera traduzione.
http://freethoughtblogs.com/carrier/archives/
Capitolo 4
Il `Cristo Cosmico' non letterale delle fonti più antiche l miticismo, o la tesi del Mito di Gesù, è l'idea che un Gesù
I storico
non è esistito.
E col termine Gesù storico non mi
riferisco al Cristo della Fede, ma al Gesù essere umano in carne ed ossa, come è accettato tipicamente da molti non credenti, quando vogliono riferirsi all'idea di un profeta ebreo che predicò il suo messaggio, in particolare nella Palestina del I secolo in uno dei periodi più drammatici della storia di israele in qualche modo essendo all'origine del singolare processo che portò alla nascita del cristianesimo.
Che Gesù non possa mai essere esistito, comunque, è una
sibilità.
pos-
Una possibilità che diventa concreta non solo dal ri-
conoscimento della pressochè totale assenza di fonti antiche e adabili che menzionano Gesù, ma anche dalla natura delle più antiche fonti su Gesù.
Per essere atei, non occorre essere miticisti. Ma se il miticismo è vero, o al più plausibile come ipotesi, reca ovviamente un danno irreparabile alla pretesa cristiana di un Figlio di Dio che si è fatto uomo. È un puro e semplice Fatto che non tutti i primi cristiani concordavano sulla natura ontologica di Gesù. Gli antichi cristiani del II secolo noti come doceti, per esempio, non credevano in un
119
120CAPITOLO 4.
IL `CRISTO COSMICO' NON LETTERALE DELLE FONTI PIÙ ANTICHE
Gesù letteralmente di carne ed ossa, lasciando aperta la possibilità che Gesù potesse venire concepito interamente mitico e ttizio.
Alcuni cristiani, cioè, potrebbero essere stati privi della fede in un Gesù che è è apparso letteralmente sulla Terra, se nelle sembianze di un uomo, o di un fantasma.
Secondo diversi miticisti, un Gesù spirituale , celeste , mistico o cosmico lo si trova nelle epistole del Nuovo Testamento, in particolare nelle lettere di Paolo. Se è possibile dimostrare che il Gesù di Paolo (che sembra a tutti gli eetti il primo Gesù a fare la sua comparsa nelle nostre fonti più antiche che lo menzionano) non deriva da sicure fonti storiche, ma da testi religiosi più antichi e dalla fantasia di Paolo, allora ho ragione a dubitare che un letterale Gesù di Nazaret sia davvero esistito.
E anche se il Gesù di Paolo è una gura antropomorfa, di carne , può rappresentare un passaggio intermedio nell'evoluzione di una concezione dalle origini interamente mitiche.
Sono stati fatti grandi sforzi da parte degli storicisti per cercare di far apparire i vangeli canonici le nostre fonti più antiche in assoluto su Gesù. Ad esempio, lo stesso Bart Ehrman non nasconde
1
il desiderio di basarsi su numerose fonti ipotetiche di quel tipo.
Pare che le epistole di Paolo causino non pochi problemi alla pretesa della storicità di Gesù. È interessante investigare la possibilità che Paolo non si sia riferito ad un Gesù che camminò di recente sulla Terra, come qualunque altro essere umano. Numerosi studiosi hanno riconosciuto che il Gesù che compare nelle lettere paoline (e in altre epistole) è davvero diverso dal Gesù che gura nei vangeli canonici. Tutto questo diventa ancor più interessante allorchè si consid1 Bart
D. Ehrman, Did Jesus Exist?: The Historical Argument for Jesus of Nazareth, (New York:
HarperOne, 2012), pag. 92
4.1.
121
LE FONTI DEL PIÙ ANTICO TESTIMONE
era che i vangeli sono apparsi sostanzialmente più tardi delle lettere di Paolo.
Se il primo ritratto di Gesù è puramente spiri-
tuale o celeste , l'idea che le origini di Gesù sono interamente ttizie diventa più plausibile. Se si può dimostrare che la storia tradizionale di Gesù di Nazaret si è evoluta da storie più mistiche a storie più storiche, può rivelarsi decisamente più probabile che Gesù avesse origini interamente mitiche. Che Gesù non è mai veramente esistito.
4.1 Le fonti del più antico testimone Non esiste alcun dubbio tra i miticisti che la testimonianza di Paolo è di cruciale importanza per la questione della storicità di Gesù. I vangeli forniscono la più completa vicenda di Gesù, ma la loro stesura avviene molti decenni dopo la presunta morte di Gesù. Generalmente si pensa che gli scritti di Paolo fanno la loro comparsa molto prima dei vangeli, così sono relativamente più vicini alla vita di Gesù (anche se non tanto vicini da essere suoi contemporanei). Senza altre fonti primarie da poter confrontare con i vangeli, le più antiche lettere di Paolo acquisiscono dunque una importanza anche maggiore. È interessante allora considerare cos'è che ci dice davvero Paolo su Gesù, senza leggere i vangeli (che furono composti più tardi) negli scritti di Paolo.
Si deve sapere infatti che per n troppo tempo i vangeli canonici e gli Atti degli Apostoli (per non dire documenti più tardi) hanno inuenzato la lettura delle lettere paoline da parte tanto dei primi cristiani quanto degli studiosi moderni.
Tant'è che questi
ultimi preferiscono etichettare Paolo, più che un cristiano , un ebreo piuttosto indipendente che annunciò il vangelo.
122CAPITOLO 4.
IL `CRISTO COSMICO' NON LETTERALE DELLE FONTI PIÙ ANTICHE
Prima di esaminare cosa dice Paolo, non bisogna trascurare di considerare quali sono le sue fonti. Fortunatamente Paolo nomina nello specico le sue fonti. Vi dichiaro, fratelli, che il Vangelo da me annunciato non segue un modello umano; infatti io non l'ho ricevuto né l'ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo. (Lettera ai Galati 1:11-12)
Ma quando Dio, che mi scelse n dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia, si compiacque di rivelare in me il Figlio suo perché lo annunciassi in mezzo alle genti, subito, senza chiedere consiglio a nessuno... (Lettera ai Galati 1:15-16)
Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane... (Prima lettera ai Corinzi 11:23)
A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto, cioè che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture... (Prima lettera ai Corinzi 15:3-4)
Sembra proprio che anche quando si tratta di illustrare le dottrine principali del cristianesimo come la risurrezione di Gesù, Paolo prenda la sua informazione dagli scritti dell'Antico Testamento. Non solo Paolo non fa mai menzione delle sue fonti in linea di principio più sicure, come possono esserlo testimonianze di prima mano, ma anche quando Paolo sembra far menzione di Gesù, le sue sole fonti che nomina sono passi dell'Antico Testamento, oltre,
4.1.
123
LE FONTI DEL PIÙ ANTICO TESTIMONE
ovviamente, al suo personale canale diretto al divino Signore . Paolo non ha dato testimonianza degli eventi della vita di Gesù (e neppure dice quando e dove accaddero quelli eventi in particolare), e non si può ipotizzare a priori che Paolo abbia appreso di quelli eventi da altri esseri umani (come ad esempio Pietro e Giacomo).
Paolo esclude particolarmente quest'ultima possibilità, e non può che sorprendere coloro che danno per scontato che Paolo conobbe i parenti e i più intimi seguaci di Gesù: In seguito, tre anni dopo, salii a Gerusalemme per andare a conoscere Cefa e rimasi presso di lui quindici giorni; degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore. (Lettera ai Galati 1:18-19) In ogni caso, non pare aatto che Paolo abbia avuto un confronto amichevole con Pietro, sicuramente uno dei testimoni più credibili e autorevoli di un Gesù storico, dal momento che egli si oppose a lui a viso aperto perché aveva torto (Galati 2:11).
Lo studioso James Tabor nota questra stranezza delle fonti di Paolo: Questo signica che gli elementi essenziali del messaggio che predica Paolo non stanno provenendo da coloro che sono stati con Gesù, che Paolo chiama con sarcasmo:
cosiddetti pilastri della chiesa aggiungen-
do quello che possono essere stati, a me non importa (Galati 2:6), ma da voci, visioni, e rivelazioni che Paolo sta ascoltando e vedendo . Per alcuni quella è una forte conferma. Per molti, compresi numerosi storici, queste tradizioni non si possono prendere per adabile testimonianza storica. 2 James
2
Tabor, Paul as Clairvoyant , mia libera traduzione,
23/paul-as-clairvoyant-2/.
http://jamestabor.com/2012/05/
124CAPITOLO 4.
IL `CRISTO COSMICO' NON LETTERALE DELLE FONTI PIÙ ANTICHE
Potrei chiedermi, a questo punto: perchè gli studiosi devono ipotizzare per forza che Pietro e Giacomo dovevano aver messo a parte Paolo di ogni cosa utile relativa al Gesù storico? Gli storici sanno del ruolo importante giocato da Pietro e Giacomo in gran parte solamente in virtù dei vangeli, che però vengono
più tardi
delle epistole, e quindi esiste sempre il rischio che possano aver elaborato semplicemente limitandosi ad espandere la più semplice versione di Paolo. Senza leggere i vangeli nelle epistole, forse le esperienze di Gesù da parte di Pietro e di Giacomo erano simili in tutto a quelle di Paolo. O Paolo non è sincero sul piano storico intorno alle sue fonti (e allora a quel punto dovrei dubitare di tutte le altre cose che dice) oppure
sta riportando semplicemente la verità: tutto ciò
che sa Paolo di Gesù proviene da cosa era già scritto secoli prima (in modo simile alle tendenze di tipo midrashico teorizzate a proposito dei vangeli), oltre che dalla sua personale fantasia.
Che Paolo possa aver scritto in uno stile midrashico è forse evidenziato dal riferimento, in 1 Corinzi 15:4 (è risorto il terzo giorno secondo le Scritture ), alla risurrezione del Messia al terzo giorno, che non è dichiarato esplicitamente nell'Antico Testamento, a dispetto della dichiarazione di Paolo che lui è a conoscenza di questo fatto in parte a causa delle scritture dell'Antico Testamento (e per l'altra parte attingendo alla sua personale immaginazione).
Richard Carrier concorda: Anche in Galati 1, Paolo sta negando esplicitamente non solo di aver ricevuto qualche tradizione umana, ma anche che queste tradizioni avrebbero avuto un qualche valore per lui o per i suoi compagni cristiani.
Quan-
do realizziamo quel fatto, insieme a cosa sappiamo delle pratiche letterarie dell'epoca, la maniera con cui storie e biograe venivano fabbricate a partire da detti di (o an-
4.1.
125
LE FONTI DEL PIÙ ANTICO TESTIMONE
che attribuiti a) gente famosa (che spesso comprendeva persone mai esistite) il caso miticista non sembra tanto improbabile come lo descrive Ehrman.
3
Paolo procede a menzionare le apparizioni post-mortem di Gesù (passi 5-8), tuttavia manca di menzionare qualunque apparizione ante-mortem . Riguardo quelle apparizioni in 1 Corinzi capitolo 15, Paolo coerentemente usa la parola greca ophthe, che è utilizzata spesso nel Nuovo Testamento per descrivere l'apparizione di un essere spirituale, come per esempio le apparizioni
4
di Mosè ed Elia alla trasgurazione di Gesù (Matteo 17:3 , Marco
5
6
9:4 ), l'apparizione di Dio ad Abramo (Atti 7:2 ), e l'apparizione
7
spirituale di Gesù a Paolo (1 Corinzi 15:8 ). Gli storicisti si trovano di fronte un potenziale dilemma. L'autore degli scritti esistenti più antichi su Gesù non fa alcun riferimento a fonti storiche recenti; egli poteva essere perno il creatore dell'entità Gesù.
Quest'idea è eretica per quelli che credono nella descrizione di Gesù oerta dai vangeli; ma i vangeli compaionopiù
tardi nei no-
stri documenti, dopo le epistole paoline. Una soluzione a questo problema, proposta da Bart Ehrman (sebbene nello specico non la ammette), e piuttosto popolare tra gli studiosi biblici, consiste nell'anteporre cronologicamente i vangeli rispetto alle epistole, per fare di loro dei documenti più antichi e pre-paolini; ed Ehrman lo 3 Richard
Carrier, Ehrman on Jesus: A Failure of Facts and Logic ,
com/carrier/archives/1026
http://freethoughtblogs.
4
Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
5 E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. (Marco 9:4)
6 Egli rispose: Fratelli e padri, ascoltate. Il Dio della gloria apparve ad Abraamo, nostro padre, mentre egli era in Mesopotamia, prima che si stabilisse in Caran... (Atti 7:2)
7 Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. (1 Corinzi 15:8)
126CAPITOLO 4.
IL `CRISTO COSMICO' NON LETTERALE DELLE FONTI PIÙ ANTICHE
fa creando , e in qualche caso perno azzardandone la data, nu-
8
merose fonti ipotetiche scritte e orali.
Non solo fare ipotesi astratte a proposito di fonti alle quali Ehrman gradirebbe aver accesso è una metodologia storica vergognosamente inadeguata, ma questo accademico mostra la sua incoerenza nel privilegiare i vangeli deridendo in seguito questo approccio, quando applicato ad altre fonti, come alle stesse epistole: Paolo quasi certamente non scrisse la lettera ai Colossesi. È una delle falsicazioni fatte sotto il nome di Paolo, scritta dopo la sua morte, come gli studiosi critici hanno riconosciuto per davvero molto tempo. E dimostrare che il passo deriva da una tradizione pre-paolina è problematico. La lettera ai Colossesi è post-paolina, così su che
9
basi possiamo dire che un passo in essa è pre-paolino? . Quello che Ehrman dice con sorpresa e incoerenza a proposito della lettera ai Colossesi, può anche venir detto a proposito dei vangeli: i vangeli sono
post-paolini, così su che basi si può dire
che alcuni loro passi sono
pre-paolini? . Se Ehrman trova pro-
blematico che un documento posteriore contiene informazione più antica, è davvero sorprendente il suo pensiero che un approccio simile sui vangeli è perfettamente accettabile, e addirittura cruciale per il suo caso a favore della storicità di Gesù! Procedere con questo tipo di scetticismo alla Ehrman in tutta probabilità darebbe adito a conclusioni che fanno a pugni contro il senso comune. Ora che è stato riconosciuto che le fonti delle nostre prime storie esistenti di Gesù sono completamente inappropriate per la ricerca storica (si immagini una storia di Napoleone che si basi solamente su libri antichi scritti intorno a Giulio Cesare e su presunte rivelazioni da entità soprannaturali), ora che è stato smascherato a che misura studiosi come Ehrman cerchino di risol8 Bart
D. Ehrman, Did Jesus Exist?: The Historical Argument for Jesus of Nazareth, (New York:
HarperOne, 2012), pag. 77-93.
9 Bart
D. Ehrman, Did Jesus Exist?: The Historical Argument for Jesus of Nazareth, (New York:
HarperOne, 2012), pag. 246
4.1.
LE FONTI DEL PIÙ ANTICO TESTIMONE
127
vere il problema mediante la violazione di basilari principi storici, passerò ad analizzare il contenuto delle epistole paoline e di altre epistole, il contenuto che gli storicisti trovano così oensivo per le loro opinioni.
È senza dubbio un fatto nella storia della fede cristiana che per secoli, in un certo senso, il vangelo di Paolo si poneva sulla stessa via del vangelo di Gesù. Come si giunse a questo risultato? L'approccio che lo stesso Paolo assume verso il vangelo di Gesù è quello di non ripeterlo nelle medesime parole di Gesù, e di non appellarsi alla sua autorità.
È riconosciuto sia da studiosi storicisti
10 sia da studiosi miticisti11
che le epistole paoline (e i libri extraevangelici della Bibbia) hanno davvero poco da dire circa gli insegnamenti e le azioni di Gesù. Questo fatto, in sé stesso, non è necessariamente un problema. Aora leggermente il sospetto, comunque, quando ci si accorge che sono i documenti che giungono più tardi sulla scena (come i vangeli canonici) ad espandere la storia n troppo semplice presentata nelle epistole.
È più logico aspettarsi che siano al con-
trario i resoconti via via posteriori (e via via più dettagliati) a rendere mitologico in misura via via crescente Gesù di Nazaret, non i resoconti più antichi e relativamente più concisi e più avari di dettagli.
12 Ehrman riuta il silenzio relativo delle epistole, as-
serendo, Che questo fosse conoscenza comune dovrebbe essere
13
chiaro dalle nostre fonti, i vangeli... .
Esistono naturalmente le fonti fabbricate da Ehrman su cui lui si basa così tanto. I vangeli sono post-paolini, così le conclusioni sarebbero in tutta probabilità diverse se gli storicisti come Ehrman 10 Bart
D. Ehrman, Did Jesus Exist?: The Historical Argument for Jesus of Nazareth, (New York:
HarperOne, 2012), pag. 248.
11 Robert
M. Price, The Christ-Myth Theory and Its Problems (Cranford, NJ: American Atheist
Press, 2011), pag. 354-355.
12 Robert
M. Price, The Christ-Myth Theory and Its Problems (Cranford, NJ: American Atheist
Press, 2011), pag. 368.
13 Bart
D. Ehrman, Did Jesus Exist?: The Historical Argument for Jesus of Nazareth, (New York:
HarperOne, 2012), pag. 248.
128CAPITOLO 4.
IL `CRISTO COSMICO' NON LETTERALE DELLE FONTI PIÙ ANTICHE
li trattassero per davvero come tali, e non leggessero la storia più tarda esposta nei vangeli dentro le storie più antiche. Sotto questa luce è anche più sorprendente che Paolo giunga a trovarsi in parecchie situazioni dove gli basterebbe appellarsi alle parole di Gesù per proclamare la sua autorità...
...e tuttavia
non lo fa: Accogliete chi è debole nella fede, senza discuterne le opinioni. Uno crede di poter mangiare di tutto; l'altro, che invece è debole, mangia solo legumi. Colui che mangia, non disprezzi chi non mangia; colui che non mangia, non giudichi chi mangia: infatti Dio ha accolto anche lui. Chi sei tu, che giudichi un servo che non è tuo? Stia in piedi o cada, ciò riguarda il suo padrone.
Ma starà in
piedi, perché il Signore ha il potere di tenerlo in piedi. (Lettera ai Romani 14:1-4)
Riguardo alle carni sacricate agli idoli, so che tutti ne abbiamo conoscenza.
Ma la conoscenza riempie
di orgoglio, mentre l'amore edica.
Se qualcuno crede
di conoscere qualcosa, non ha ancora imparato come bisogna conoscere. Chi invece ama Dio, è da lui conosciuto. Riguardo dunque al mangiare le carni sacricate agli idoli, noi sappiamo che non esiste al mondo alcun idolo e che non c'è alcun dio, se non uno solo. In realtà, anche se vi sono cosiddetti dèi sia nel cielo che sulla terra e difatti ci sono molti dèi e molti signori , per noi c'è un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi siamo per lui; e un solo Signore, Gesù Cristo, in virtù del quale esistono tutte le cose e noi esistiamo grazie a lui. Ma non tutti hanno la conoscenza; alcuni, no ad ora abituati agli idoli, mangiano le carni come se fossero sa-
4.1.
LE FONTI DEL PIÙ ANTICO TESTIMONE
129
cricate agli idoli, e così la loro coscienza, debole com'è, resta contaminata. vicinarci a Dio:
Non sarà certo un alimento ad av-
se non ne mangiamo, non veniamo a
mancare di qualcosa; se ne mangiamo, non ne abbiamo un vantaggio. Badate però che questa vostra libertà non divenga occasione di caduta per i deboli. Se uno infatti vede te, che hai la conoscenza, stare a tavola in un tempio di idoli, la coscienza di quest'uomo debole non sarà forse spinta a mangiare le carni sacricate agli idoli? Ed ecco, per la tua conoscenza, va in rovina il debole, un fratello per il quale Cristo è morto! Peccando così contro i fratelli e ferendo la loro coscienza debole, voi peccate contro Cristo. Per questo, se un cibo scandalizza il mio fratello, non mangerò mai più carne, per non dare scandalo al mio fratello. (Prima lettera ai Corinzi 8)
Se siete morti con Cristo agli elementi del mondo, perché, come se viveste ancora nel mondo, lasciarvi imporre precetti quali: Non prendere, non gustare, non toccare? (Lettera ai Colossesi 2:20-21) Riguardo ai divieti alimentari del giudaismo ad esempio, Paolo poteva semplicemente rimettersi all'autorità di Gesù, come descritta nei vangeli: Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall'uomo a renderlo impuro. (Marco 7:14-15) Price identica numerose altre occasioni nelle sue lettere che avrebbero dato a Paolo l'opportunità di semplicare di molto il suo sforzo di persuasione o di raorzare il suo messaggio sull'onda
130CAPITOLO 4.
IL `CRISTO COSMICO' NON LETTERALE DELLE FONTI PIÙ ANTICHE
dell'autorità di Gesù, tuttavia puntualmente, per ognuna di quelle occasioni, Paolo evita del tutto di appellarsi alle parole del Gesù
14 Quando Paolo raccomandava il celibato (1 Corinzi 7:715 16 Quando esorta 8) , poteva benissimo citare Matteo 19:10-12. 17 Paolo potei cristiani a pagare le loro tasse (Romani 13:1-6)
storico.
18 Nel discutere la circoncisione
va benissimo citare Marco 12:17. (Romani 3:1, 14 Robert
19 Galati 5:1-1220 ), Paolo poteva benissimo riferir-
M. Price, The Christ-Myth Theory and Its Problems (Cranford, NJ: American Atheist
Press, 2011), pag. 356-360.
15
Vorrei che tutti fossero come me; ma ciascuno riceve da Dio il proprio dono, chi in un modo, chi in un altro. Ai non sposati e alle vedove dico: è cosa buona per loro rimanere come sono io. (1 Corinzi 7:7-8)
16 Gli dissero i suoi discepoli: Se questa è la situazione dell'uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi. Egli rispose loro: Non tutti capiscono questa parola, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Infatti vi sono eunuchi che sono nati così dal grembo della madre, e ve ne sono altri che sono stati resi tali dagli uomini, e ve ne sono altri ancora che si sono resi tali per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca. (Matteo 19:10-12)
17 Ciascuno sia sottomesso alle autorità costituite. Infatti non c'è autorità se non da Dio:
quelle che esistono sono stabilite da Dio.
oppone all'ordine stabilito da Dio.
Quindi chi si oppone all'autorità, si
E quelli che si oppongono attireranno su di sé la
condanna. I governanti infatti non sono da temere quando si fa il bene, ma quando si fa il male. Vuoi non aver paura dell'autorità? Fa' il bene e ne avrai lode, poiché essa è al servizio di Dio per il tuo bene. Ma se fai il male, allora devi temere, perché non invano essa porta la spada; è infatti al servizio di Dio per la giusta condanna di chi fa il male. Perciò è necessario stare sottomessi, non solo per timore della punizione, ma anche per ragioni di coscienza. Per questo infatti voi pagate anche le tasse: quelli che svolgono questo compito sono a servizio di Dio. (Romani 13:1-6)
18 Gesù disse loro: Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio. E rimasero ammirati di lui. (Marco 12:17)
19 Che cosa dunque ha in più il Giudeo? E qual è l'utilità della circoncisione? (Romani 3:1)
20 Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù. Ecco, io, Paolo, vi dico: se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà a nulla. E dichiaro ancora una volta a chiunque si fa circoncidere che egli è obbligato ad osservare tutta quanta la Legge. Non avete più nulla a che fare con Cristo voi che cercate la giusticazione nella Legge; siete decaduti dalla grazia. Quanto a noi, per lo Spirito, in forza della fede, attendiamo fermamente la giustizia sperata. Perché in Cristo Gesù non è la circoncisione che vale o la non circoncisione, ma la fede che si rende
4.1.
131
LE FONTI DEL PIÙ ANTICO TESTIMONE
si alla circoncisione particolare di Gesù, descritta in Luca 2:21.
21
Quando Paolo (e anche Pietro) promuove l'obbedienza alle au-
22 , ap-
torità romane che generalmente punivano solo i criminali
parentemente dimenticò cosa hanno fatto quelle stesse autorità romane a Gesù! miracoli,
23 Invece di schernire gli ebrei che richiedevano
24 Paolo poteva benissimo menzionare gli innumerevoli
miracoli che Gesù a quanto pare eseguì, e che la gente trovava così convincente...
Perno Ehrman riconosce la più grande questione dell'eettiva presenza di circostanze dove Paolo sembra veramente sul punto di citare Gesù, senza orirgli tuttavia lo status dovuto (anche se Ehrman pensa che Paolo stia solo sintetizzando documenti più tardi:
una conclusione illogica e presunta a priori senza moti-
25 vo ). Marco 1:22 mostra la meraviglia e lo stupore di coloro che assistono all'insegnamento autorevole di Gesù, a dierenza degli operosa per mezzo della carità. Correvate così bene! Chi vi ha tagliato la strada, voi che non obbedite più alla verità? Questa persuasione non viene sicuramente da colui che vi chiama! Un po' di lievito fa fermentare tutta la pasta. Io sono ducioso per voi, nel Signore, che non penserete diversamente; ma chi vi turba subirà la condanna, chiunque egli sia. Quanto a me, fratelli, se predico ancora la circoncisione, perché sono tuttora perseguitato?
Infatti, sarebbe annullato lo scandalo della croce.
Farebbero meglio a
farsi mutilare quelli che vi gettano nello scompiglio! (Galati 5:1-12)
21 Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse concepito nel grembo. (Luca 2:21)
22 I governanti infatti non sono da temere quando si fa il bene, ma quando si fa il male. Vuoi non aver paura dell'autorità? Fa' il bene e ne avrai lode (Lettera ai Romani 13:3) Siate sottomessi, per amor del Signore, ad ogni umana istituzione; al re.
come al
sovrano; ai governatori, come mandati da lui per punire i malfattori e per dar lode a quelli che fanno il bene. (Prima lettera di Pietro 2:13-14)
23 Robert
M. Price, The Christ-Myth Theory and Its Problems (Cranford, NJ: American Atheist
Press, 2011), pag. 19.
24
Mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani. (1 Corinzi 1:22)
25 Bart
D. Ehrman, Did Jesus Exist?: The Historical Argument for Jesus of Nazareth, (New York:
HarperOne, 2012), pag. 127.
132CAPITOLO 4.
IL `CRISTO COSMICO' NON LETTERALE DELLE FONTI PIÙ ANTICHE
scribi legati alla Torah. Forse a Paolo mancava il carisma di Gesù. Oppure esiste un altra ragione del mancato appello di Paolo all'autorità di Gesù per il suo proprio vantaggio, e, al pari di scribi e farisei (in generale presi per i nemici di Gesù), del suo continuo ricorso all'Antico Testamento per enunciare il suo messaggio. Tra gli storicisti che notano queste anomalie gura il serio studioso Gerd Lüdemann: Si deve ricordare con qualche sorpresa il fatto che gli insegnamenti di Gesù sembrano giocare un ruolo meno vitale nell'istruzione etica e religiosa di Paolo di quanto fa l'Antico Testamento... non una volta Paolo si riferisce a Gesù come ad un maestro, alle sue parole come contenuto della dottrina, o ai cristiani come suoi discepoli. A questo riguardo è di maggiore signicato che quando Paolo cita i detti di Gesù, non sono mai designati così; piuttosto, senza una singola eccezione, egli attribuisce tali detti a il Signore.
26
È sempre possibile che Paolo non sentì aatto il bisogno di invocare l'autorità di Gesù, dal momento che i suoi lettori potrebbero aver già saputo tutto degli insegnamenti (e degli atti) di Gesù. Quella spiegazione perde peso comunque, alla luce del fatto che noi sappiamo di quelli insegnamenti di Gesù solamente in virtù di documenti post-paolini. Studiosi e credenti insieme devono accettare la reale, concreta possibilità che tali insegnamenti o detti si originarono in realtà religiose), e solo
con Paolo (o anche con altre tradizioni
più tardi furono attribuiti a Gesù, nei vangeli,
o forse nella collezione di detti come per esempio Q e il Vangelo di Tommaso, che potrebbero essere apparsi in qualche momento tra le epistole paoline e i vangeli canonici.
26 Gerd
Lüdemann, Paul as a Witness to the Historical Jesus , in Sources of the Jesus Tradition:
Separating History from Myth, a cura di J. R. Homann (Amherst, NY: Prometheus Books, 2010), pag. 211-212., (New York: HarperOne, 2012), pag. 248.
4.2.
133
IL CRISTO COSMICO DI PAOLO
Può essere che Paolo con il suo completo disinteresse negli insegnamenti e nella vita recente di Gesù presenti una striminzita rappresentazione del Gesù dei vangeli, quella che gli apologeti vorrebbero provare.
Dato che gli scritti di Paolo fanno la loro
apparizione assai prima, comunque, si dovrebbe ritenere maggiormente plausibile la possibilità che i vangeli stanno solo elaborando sulle epistole di Paolo. Al di là se Gesù sia esistito o meno, Paolo sembra completamente disinteressato in un recente Gesù storico. Come se tale concetto fosse solo di secondaria importanza per lo scopo principale di Paolo: la diusione della teologia paolina, la diusione del
suo personale messaggio.
4.2 Il Cristo cosmico di Paolo Non esiste un singolo passo nelle epistole paoline che collega in particolare la morte di Gesù (e dunque la sua vita) ad un luogo e un tempo specici. Grazie ai vangeli canonici, gli storici biblici tendono a pensare che Gesù sia morto a Gerusalemme sotto il governo di Ponzio Pilato. Ma i vangeli sono
post-paolini, e non
si può ipotizzare che contengano le più antiche tradizioni su Gesù. Gli studiosi dovrebbero considerare le possibilità di cosa sta dicendo Paolo, senza la conoscenza di documenti posteriori passibili del sospetto di espandere semplicemente la storia di Paolo. Avendo quella considerazione ben in mente, le epistole orono qualche curioso punto in grado di indicare che il Gesù descritto da Paolo e da altri autori di epistole non è un Gesù umano, di carne e ossa, apparso di recente sulla Terra: Infatti, ogni sommo sacerdote è costituito per orire doni e sacrici; è perciò necessario che anche questo sommo sacerdote abbia qualcosa da orire. Ora, se fosse sulla terra, egli non sarebbe neppure sacerdote, poichè vi sono coloro che orono i doni secondo la legge.
134CAPITOLO 4.
IL `CRISTO COSMICO' NON LETTERALE DELLE FONTI PIÙ ANTICHE
(Lettera agli Ebrei 8:3-4)
Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l'essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall'aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente no alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: Gesù Cristo è Signore!, a gloria di Dio Padre. (Lettera ai Filippesi 2:5-11)
Leggendo ciò che ho scritto, potete rendervi conto della comprensione che io ho del mistero di Cristo. Esso non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito. (Lettera agli Efesini 3:4-5) Siamo in presenza di un Gesù che può essere localizzato in un'altra dimensione (ad esempio, un reame mistico, platonico ), una dimensione senza tempo, eterna. Il passo della lettera agli Ebrei sembra riferirsi alla non permanenza di Gesù sulla Terra di recente,
4.2.
135
IL CRISTO COSMICO DI PAOLO
laddove l'Inno ai Filippesi indica un Gesù che aveva meramente la parvenza di un uomo, che veniva chiamato Gesù e veniva esaltato da Dio soltanto
dopo la sua morte (in questo punto
esiste un potenziale parallelo con l'Antico Testamento, quando
dopo aver lottato 27 con Yahweh). È singolare che il passo della lettera agli Efesini era Giacobbe ad essere chiamato Israele solo
trascura ogni minimo indizio di recente traccia storica, riferendosi invece alla rivelazione di Dio, ora (ossia, decenni dopo gli eventi presunti dei vangeli), ed eventualmente indicando che il cristianesimo di Paolo era una religione misterica a tutti gli eetti, al pari di quelle pagane.
Miticisti come Earl Doherty insistono che questi passi indicano un Cristo cosmico . Un Cristo che non è apparso sulla Terra, ma
28 . Al di là se questa
in qualche sorta di cielo inferiore platonico
gura fosse puramente spirituale o fosse in realtà di carne, questa visione di Gesù suggerirebbe che il Cristo poteva essere stato in origine una gura interamente mitica che fu più tardi storicizzata, invece di essere una gura storica che fu più tardi miticizzata, ovvero cosa gli studiosi biblici tendono a credere. Il fatto che Gesù era un mistero che solo ora (il tempo di Paolo e di altri autori di epistole) è stato rivelato da Dio rende problematica l'idea di un Gesù che è vissuto ed è morto letteralmente sulla Terra appena 27 Così il dono passò prima di lui, mentr'egli trascorse quella notte nell'accampamento. Durante quella notte egli si alzò, prese le due mogli, le due schiave, i suoi undici gli e passò il guado dello Iabbok. Li prese, fece loro passare il torrente e fece passare anche tutti i suoi averi. Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui no allo spuntare dell'aurora.
Vedendo che non riusciva a vincerlo, lo colpì all'articolazione del femore
e l'articolazione del femore di Giacobbe si slogò, mentre continuava a lottare con lui. Quegli disse: Lasciami andare, perché è spuntata l'aurora. Giacobbe rispose: Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto!. Gli domandò: Come ti chiami?. Rispose: Giacobbe. Riprese: Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!. Giacobbe allora gli chiese: Dimmi il tuo nome. Gli rispose: Perché mi chiedi il nome?. E qui lo benedisse. Allora Giacobbe chiamò quel luogo Penuel Perché - disse - ho visto Dio faccia a faccia, eppure la mia vita è rimasta salva. Spuntava il sole, quando Giacobbe passò Penuel e zoppicava all'anca. (Genesi 32:22-32)
28 Earl 91.
Doherty, Jesus: Neither God Nor Man (Ottawa: Age of Reason Publications, 2009), pag.
136CAPITOLO 4.
IL `CRISTO COSMICO' NON LETTERALE DELLE FONTI PIÙ ANTICHE
una decina di anni prima, eppure sembra essere un continuo tema ricorrente per tutte le epistole:
Ora invece, indipendentemente dalla Legge, si è manifestata la giustizia di Dio, testimoniata dalla Legge e dai Profeti. (Lettera ai Romani 3:21, mia enfasi)
A colui che ha il potere di confermarvi nel mio Vangelo, che annuncia Gesù Cristo, secondo la rivelazione del mistero, avvolto nel silenzio per secoli eterni, ma
ora manifestato mediante le scritture dei Profeti, per ordine dell'eterno Dio, annunciato a tutte le genti perché giungano all'obbedienza della fede, a Dio, che solo è sapiente, per mezzo di Gesù Cristo, la gloria nei secoli. Amen. (Lettera ai Romani 16:25-27, mia enfasi)
Ora io sono lieto nelle soerenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa. Di essa sono diventato ministro, secondo la missione afdatami da Dio verso di voi di portare a compimento la parola di Dio, il mistero nascosto da secoli e da generazioni, ma
ora manifestato ai suoi santi. A loro Dio volle
far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero in mezzo alle genti: Cristo in voi, speranza della gloria. (Lettera ai Colossesi 1:24-27, mia enfasi)
E così, intimamente uniti nell'amore, essi siano arricchiti di una piena intelligenza per conoscere il mistero di Dio, che è Cristo: in lui sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della conoscenza. (Lettera ai Colossesi 2:2-3)
4.2.
137
IL CRISTO COSMICO DI PAOLO
Già designato prima della crezione del mondo, egli è stato manifestato negli ultimi tempi per voi. (Prima Lettera di Pietro 1:20) I due passi dalla lettera ai Romani sembrano indicare che Cristo è stato rivelato
solo ora (al tempo di Paolo, decenni dopo la
presunta vita di Gesù com'è descritta nei vangeli), possibilmente da Paolo stesso. Questo fatto sembra incompatibile con l'idea veicolata dai vangeli, i quali collocano la vita di Gesù qualche tempo prima dei primi scritti di Paolo. Ancora una volta comunque, si deve rammentare che i vangeli sono racconti posteriori, e potevano stare elaborando (e modicando) la storia di Paolo. Che i vangeli sono posti in un tempo assai più antico non dovrebbe ovviamente contare come prova del loro possesso di informazione autentica risalente a Gesù dobbiamo tenere in debito conto quando furono scritti i testi. I due passi dalla lettera ai Colossesi (se scritti da Paolo o da un altro autore) sembrano anche indicare che Cristo sta per essere rivelato ora , nello stesso tempo in cui l'autore in questione sta scrivendo, invece che molto tempo prima come è descritto nei vangeli.
L'importante mistero Cristo in voi di Colossesi 1 appare anch'esso in qualche modo gnostico (riferendosi ad una divinità interiore), e potrebbe portare sostegno alla teoria di Doherty secondo cui il Gesù delle epistole fu considerato (nello stile delle antiche religioni misteriche) in esistenza e in azione solamente in un cielo inferiore platonico.
29 Questa teoria non è necessariamente sen-
za precedenti: il Padre della Chiesa del II secolo, Ireneo, sembra accennare all'esistenza di cristiani con queste credenze non ortodosse nel suo Contro le Eresie (1.7.2):
Infatti dichiarano che
tutte quelle trasformazioni erano controparti di cosa è avvenuto 29 Earl 87.
Doherty, Jesus: Neither God Nor Man (Ottawa: Age of Reason Publications, 2009), pag.
138CAPITOLO 4. in cielo.
IL `CRISTO COSMICO' NON LETTERALE DELLE FONTI PIÙ ANTICHE
30 E se c'erano in verità antichi cristiani che negavano
l'esistenza letterale e carnale di Gesù sulla Terra,
l'idea di un
Gesù storico apparirebbe incredibilmente implausibile. Pare che la sola ragione per la quale gli antichi cristiani avrebbero negato Gesù sarebbe stata che avevano ragione che Gesù non è esistito. Spiegare in altri modi l'esistenza di quei primi cristiani estremamente scettici, che a quanto pare vissero in un periodo in cui i testimoni oculari di Gesù potevano essere ancora lì intorno, diventa un compito davvero scoraggiante per lo storicista e per il credente.
È degno di nota che, mentre Paolo non menziona mai quando e dove Gesù fu sulla Terra, l'autore della lettera ai Colossesi si preoccupa di rivelare il mistero importante che Cristo è in voi , qualcosa di simile all'asserzione gnostica nel Vangelo di Tommaso (in particolare il detto 3)
31 che il regno di Dio è dentro di voi .
Così, invece di una frase tipo Gesù era nato e morto in Palestina abbiamo la frase Gesù è dentro di voi .
Questo sa meno
di Storia oggettiva, e molto più di predicazione gnostica. Doher-
32 dimostra anche che Paolo sembra indicare che la crocissione
ty
di Gesù fu eettuata dai mitici e demoniaci
arconti , termine di
solito tradotto dagli studiosi moderni con l'espressione i dominatori di questo tempo , invece di dire che Gesù fu crocisso dalle autorità romane sulla Terra. Tuttavia, a quelli tra di voi che sono perfetti, esponiamo una sapienza, però non una sapienza di questo mondo né degli arconti di questo tempo, i quali stanno per essere 30 Ireneo, Contro le Eresie, 31
Libro I, Capitolo 7,
http://www.newadvent.org/fathers/0103107.htm
Gesù disse: Se coloro che vi governano vi dicono: Ecco, il Regno di Dio è in cielo allora gli uccelli del cielo vi precederanno.
Se vi diranno: È nel mare , allora i
pesci del mare vi precederanno. Il Regno di Dio, invece, è dentro di voi e fuori di voi. Quando conoscerete voi stessi, allora sarete conosciuti, e saprete che siete gli del Padre vivente. Ma se non conoscerete voi stessi, vivrete nella povertà, e sarete la povertà. (Vangelo di Tommaso, 3)
32 Earl
Doherty, The Jesus Puzzle: Did Christianity Begin with a Mythical Christ (Ottawa: Age
of Reason Publications, 1999), pag. 100-101.
4.2.
139
IL CRISTO COSMICO DI PAOLO
annientati. Ma esponiamo la sapienza di Dio misteriosa e nascosta, che Dio aveva prima dei secoli predestinata a nostra gloria e che nessuno degli arconti di questo tempo l'ha conosciuta. Perchè, se l'avessero conosciuta, non avrebbero crocisso il Signore della gloria. (Prima lettera ai Corinzi 2:6-8) Solo i demoni, infatti, avrebbero avuto interesse a impedire la crocissione, qualora avessero saputo in anticipo che rientrava nel piano salvico di Dio per l'umanità. È assurdo pensare che Paolo intendeva che Pilato e l'elité ebraica fossero talmente diabolicamente malvagi che, qualora avessero saputo che la crocissione avrebbe salvato il mondo, si sarebbero arettati a fermarla.
33
In altre parole, ancora una volta le epistole sembrano più mistiche e allegoriche che storiche.
Doherty sottolinea ulteriormente che i commenti intorno alla venuta di Gesù nelle epistole non hanno alcuna necessità di
34 Senza la conoscenza dei van-
riferirsi alla sua seconda venuta .
geli, quei riferimenti potevano ben riferirsi alla prima venuta . In altri termini, questo potrebbe essere davvero un indizio che Gesù non era stato di recente sulla Terra! In realtà, Paolo sembra pensare che la salvezza sia venuta ora (al giorno di Paolo), un fatto che potrebbe impressionare i credenti che pensano, seguendo i vangeli, che quella salvezza è stata portata da Gesù molto prima,
e non da Paolo 35 al momento presente della sua personale
rivelazione. Egli dice infatti: Al momento favorevole ti ho esaudito 33 Richard
Carrier, Critical Review of Maurice Casey's Defense of the Historicity of Jesus, mia
libera traduzione,
34 Earl
http://freethoughtblogs.com/carrier/archives/4282
Doherty, Jesus: Neither God Nor Man (Ottawa: Age of Reason Publications, 2009), pag.
53.
35 Earl
56.
Doherty, Jesus: Neither God Nor Man (Ottawa: Age of Reason Publications, 2009), pag.
140CAPITOLO 4.
IL `CRISTO COSMICO' NON LETTERALE DELLE FONTI PIÙ ANTICHE
e nel giorno della salvezza ti ho soccorso. Ecco
ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della
salvezza! (Seconda lettera ai Corinzi 6:2, mia enfasi)
L'ultima parte di 1 Corinzi 15 : ...è seminato corpo animale, risorge corpo spirituale. Se c'è un corpo animale, vi è anche un corpo spirituale. Sta scritto infatti che il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l'ultimo Adamo divenne spirito datore di vita.
Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello
animale, e poi lo spirituale. Il primo uomo, tratto dalla terra, è fatto di terra; il secondo uomo viene dal cielo. Come è l'uomo terreno, così sono quelli di terra; e come è l'uomo celeste, così anche i celesti. E come eravamo simili all'uomo terreno, così saremo simili all'uomo celeste. Vi dico questo, o fratelli: carne e sangue non possono ereditare il regno di Dio, né ciò che si corrompe può ereditare l'incorruttibilità. (Prima lettera ai Corinzi 15:44-50) sembra distanziare ulteriormente il Cristo Cosmico di Paolo (una gura salvatrice che non è esistita sulla Terra, ma in un reame mistico e platonico) dal Gesù Terreno dei vangeli.
Mentre i
vangeli specicano che Gesù fu risorto sicamente nella carne : Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: Salute a voi!. Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. (Matteo 28:9)
Gli orirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
4.2.
141
IL CRISTO COSMICO DI PAOLO
(Luca 24:42-43)
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù.
Gli dicevano gli altri di-
scepoli: Abbiamo visto il Signore!. Ma egli disse loro: Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo anco, io non credo. Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: Pace a voi!. Poi disse a Tommaso: Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio anco; e non essere incredulo, ma credente!. Gli rispose Tommaso: Mio Signore e mio Dio!. Gesù gli disse: Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!. (Giovanni 20:24-29) Paolo, di nuovo e ancora di nuovo, rivela che è solo in un
corpo
spirituale che Gesù è risorto : ...è seminato corpo animale,
risorge corpo spiri-
tuale. Se c'è un corpo animale, vi è anche un corpo spirituale. (Prima lettera ai Corinzi 15:44, mia enfasi) Paolo aerma che l'ultimo Adamo , ovvero Cristo, era ed è divenuto uno spirito che dà la vita: Sta scritto infatti che il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l'ultimo Adamo divenne spirito datore di vita. (Prima lettera ai Corinzi 15:45) Paolo accenna alla dierenza tra un Adamo che fu un essere terreno, ed un Gesù che è un essere celeste:
142CAPITOLO 4.
IL `CRISTO COSMICO' NON LETTERALE DELLE FONTI PIÙ ANTICHE
Il primo uomo, tratto dalla terra, è fatto di terra; il secondo uomo
viene dal cielo.
(Prima lettera ai Corinzi 15:47, mia enfasi) quindi Paolo dichiara che carne e sangue non possono ereditare il regno di Dio : Vi dico questo, o fratelli:
carne e sangue non
possono ereditare il regno di Dio, né ciò che si corrompe può ereditare l'incorruttibilità. (Prima lettera ai Corinzi 15:50, mia enfasi) Il passo successivo si riferisce ad un mistero : Ecco, io vi annuncio un
mistero: noi tutti non morire-
mo, ma tutti saremo trasformati. (Prima lettera ai Corinzi 15:51, mia enfasi) una possibile allusione al linguaggio delle religioni misteriche con cui il cristianesimo condivide così tanto in comune (come illustrerò in seguito).
Altettanto degno di nota è il fatto che Paolo si riferisce ad altre lettere da lui scritte, che non sono più esistenti
36 . Gli stori-
ci possono solo speculare sul loro contenuto, e perchè i cristiani posteriori potrebbero aver deciso di sbarazzarsene. Nel caso quelle lettere avessero reso più ovvio il fatto che l'oggetto di predicazione di Paolo era un Cristo Cosmico , non sarebbe stato aatto sorprendente che i cristiani più rigidamente ortodossi (veri e propri
letteralisti , poichè credevano in un letterale Gesù dei vangeli, dunque terreno e di carne ed ossa) le avrebbero censurate. Una pratica, quella della censura, che ben rientrava nell'ambito 36 Vi ho scritto nella lettera di non mescolarvi con chi vive nell'immoralità. (Prima lettera ai Corinzi 5:9) E quando questa lettera sarà stata letta da voi, fate che venga letta anche nella Chiesa dei Laodicesi e anche voi leggete quella inviata ai Laodicesi. (Lettera ai Colossesi 4:16)
4.2.
143
IL CRISTO COSMICO DI PAOLO
delle loro capacità: infatti quando i cristiani ottennero il controllo dell'Impero romano soppressero gli scritti dei loro critici e non esitarono neppure a gettarli tra le amme. Anche James Tabor riconosce i problemi storici che presenta il Cristo celeste di Paolo: Paolo è tutto per Cristo, ma si preoccupa poco di Gesù com'egli era sulla Terra da essere umano. Minimizza coloro che hanno conosciuto Gesù e coloro che Gesù ha scelto personalmente per rappresentarlo.
Tutto ora
proviene da il Signore, ma lui intende con questo uno spirito di Cristo che parla direttamente a Paolo, il suo speciale eletto, con contatto e informazione a voce diretta.
Cosa indica ciò per ogni ricostruzione della fede
degli originali seguaci di Gesù, cioè, di coloro che realmente hanno conosciuto Gesù, è critico.
Molto troppo
spesso si è assunto che risalendo a Paolo, le cui lettere sono i più antichi documenti cristiani in nostro possesso, stiamo avvicinandoci di più al Gesù storico quando in
37
realtà potrebbe essere vero piuttosto il contrario.
Nel tentativo apologetico di spiegare queste idiosincrasie, perno all'ateo e storicista Gerd Lüdemann, che pure ha riconosciuto l'anomalia del Gesù di Paolo, non sfugge la sottolineatura, suo malgrado,
dell'apparente irrazionalità di cosa sta facendo
Paolo (irrazionalità che rende poco probabile l'idea stessa di un Gesù storico dietro Paolo, se non la sua plausibilità astratta): ...Paolo fu capace di creare un nuovo eroe mitico. E assegnando a questo eroe uno status divino, e alla sua morte il potere di espiare i peccati collettivi dell'umanità, egli creò un mito cosmico e poi lo dichiarò un fatto storico. 37 James
Mediante un simile colpo di illogica
Tabor, Paul as Clairvoyant , mia libera traduzione,
23/paul-as-clairvoyant-2/.
http://jamestabor.com/2012/05/
144CAPITOLO 4.
IL `CRISTO COSMICO' NON LETTERALE DELLE FONTI PIÙ ANTICHE
egli sostenne quella dichiarazione tramite l'identicazione dell'uomo Gesù con il proclamato Cristo.
38
L'epistola di Giacomo presenta sde simili agli storicisti. Il suo autore manca di condividere con i suoi lettori anche solo qualcosina della sua conoscenza del Gesù storico (ed è sorprendente da parte del presunto fratello di Gesù, nonostante non pretenda mai di esserlo), ma a dierenza di Paolo, non è apparentemente interessato alla risurrezione. Pare che, per Giacomo, siano gli atti del Cristo celeste ad avere maggiore importanza. Se i vangeli canonici fossero venuti prima delle epistole, potrebbe essere comprensibile che autori come Paolo e Giacomo abbiano enfatizzato maggiormente il Cristo celeste post-risurrezione in opposizione al Gesù storico , ma, dal momento che le epistole costituiscono i nostri più antichi documenti, la possibilità che i vangeli abbiano ingrandito e sviluppato le storie precedenti, e abbiano
letteralmente incar-
nato il personaggio Gesù in un contesto umano, non può essere aatto ignorata. Uno scenario del genere sembra più e più ovvio quando tutte le varie fonti sono ordinate cronologicamente, così da permettere una loro migliore comprensione.
4.3 L'evoluzione di Gesù È tutto molto più facile leggere i vangeli nelle epistole paoline, specialmente per i distratti credenti cristiani che trovano i vangeli ben piazzati all'inizio delle loro Bibbie. Si tratta certamente di un approccio acritico, non scientico, e aetto da pregiudizi, all'analisi delle dierenze tra i vangeli e le epistole.
Per un esempio di
quelle dierenze, Paolo fornisce un elenco del tutto diverso delle apparizioni del Gesù risorto rispetto all'elenco oerto dai vangeli: ...e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. (Prima lettera ai Corinzi 15:5) 38 Gerd
Lüdemann, Paul the Founder of Christianity (Prometheus Books, 2002), pag. 244-245, mia
libera traduzione e mia enfasi.
4.3.
145
L'EVOLUZIONE DI GESÙ
Paolo potrebbe ben riferirsi ai dodici apostoli dei vangeli. munque, i vangeli compaiono più tardi.
Co-
Dunque quando Paolo
cita i Dodici , non ore alcun dettaglio. Certamente non li chiama per nome. È possibile che Cefa (Pietro) sia uno dei Dodici , come i vangeli indicano.
In qualche modo, Paolo potrebbe an-
che aver dimenticato che Giuda era morto o si era ritirato per allora (suicidandosi dopo aver tradito Gesù, come dicono i vangeli), quindi sarebbe stato di gran lunga più accurato che Paolo avesse parlato degli Undici (la sostituzione di Giuda con Mattia è avvenuta molto tempo dopo stando al capitolo 1 di Atti degli Apostoli, un documento a sua volta posteriore).
Il vangelo di Luca, nel capitolo 24, aerma che Gesù in verità era apparso agli Undici , entrando potenzialmente in conitto con gli scritti di Paolo. Gli studiosi possono ricorrere a numerose spiegazioni apologetiche. Ma la più semplice spiegazione è teorizzare che i Dodici (e forse i pilastri della Chiesa ) delle epistole
sono
semplicemente diversi da quelli presentati nei vangeli, specie quando i vangeli giungono più tardi e potrebbero aver sviluppato e modicato la storia di Paolo. Un altro esempio del vizio di leggere i vangeli nelle epistole è un riferimento che viene spesso utilizzato
39 per screditare le aermazioni miticiste di un Gesù
non-letterale negli scritti di Paolo: In seguito, tre anni dopo, salii a Gerusalemme per andare a conoscere Cefa e rimasi presso di lui quindici giorni; degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore. (Lettera ai Galati 1:18-19) A prima vista potrebbe sembrare ovvio che si tratti di una chiara prova di un Gesù storico nelle epistole di Paolo. Se Gesù è esistito o meno, suo fratello certamente lo avrebbe saputo! 39 Bart
Co-
D. Ehrman, Did Jesus Exist?: The Historical Argument for Jesus of Nazareth, (New York:
HarperOne, 2012), pag. 151.
146CAPITOLO 4.
IL `CRISTO COSMICO' NON LETTERALE DELLE FONTI PIÙ ANTICHE
munque, per tutto il Nuovo Testamento, Giacomo stesso non fa mai alcuna pretesa di essere il fratello biologico di Gesù.
E gli
studiosi assumono che Giacomo sia il fratello biologico di Gesù a causa del racconto evangelico. Ma ancora una volta, i vangeli sono post-paolini, e i parenti di Gesù sono introdotti e descritti negativamente: Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: È fuori di sé. (Marco 3:21)
Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo.
Attorno a lui era seduta una
folla, e gli dissero: Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano. Ma egli rispose loro: Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?. Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre. (Marco 3:31-35)
solo scopo di contrapporsi alla vera famiglia di Gesù, ossia
al
gli stessi
cristiani, loro stessi sperimentando per primi sulla loro
pelle cosa signica abbandonare la propria famiglia per unirsi alle prime comunità di fedeli.
Leggendo Paolo senza l'inuenza dei
vangeli, emerge la concreta possibilità, come teorizzano Doher-
40 e Price,41 che il termine fratello del Signore non è inteso
ty
aatto per esser preso letteralmente, in quanto potrebbe riferirsi a qualche tipo di gerarchia tra i primi fedeli.
Origene di Alessandria dà sostegno a quest'idea, aermando che Paolo racconta di aver considerato questo Giacomo il fratello 40 Earl
Doherty, Jesus: Neither God Nor Man (Ottawa: Age of Reason Publications, 2009), pag.
60.
41 Robert
M. Price, The Christ-Myth Theory and Its Problems (Cranford, NJ: American Atheist
Press, 2011), pag. 350-352.
4.3.
147
L'EVOLUZIONE DI GESÙ
del Signore, non tanto in virtù della loro parentela per il sangue, o per il loro venir generati insieme, quanto a causa della sua virtù
42 Di simile tenore suona anche l'antico documento
e dottrina .
gnostico cristiano, la Prima Apocalisse di Giacomo, dove esplicitamente Gesù rivela a Giacomo Infatti non senza ragione ti ho chiamato mio fratello, nonostante non sei mio fratello materialmente .
43 Gli gnostici potrebbero comunque avere altri motivi per
questa pretesa (la loro fede nella malvagità della carne), tuttavia lo storicista Joseph R. Homann allude anche alla improbabilità che Paolo si stia riferendo ad un fratello letterale di un Gesù storico: Alla luce del completo disinteresse di Paolo per il Gesù storico, inoltre, è inimmaginabile una sua eventuale asserzione di una relazione biologica tra Giacomo e il Signore ... Il Giacomo che è a capo della chiesa di Gerusalemme non è un fratello biologico di Gesù. Posteriori ma incoerenti riferimenti evangelici a Giacomo sono confuse reminiscenze basate sul più prominente Giacomo della tradizione paolina.
44
Un altro esempio è fornito dalla così chiamata Ultima Cena . Sarebbe facile davvero assumere che Paolo ricorda questo presunto evento storico, come lo fa il vangelo.
Ma il resoconto di
Paolo è breve, teologico, più antico, e ammette di avere un'origine soprannaturale: Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: Questo calice è 42 Origene,Contro
Celso,
Libro
I,
cap.
XLVII,
earlychristianwritings.com/text/origen161.html
mia
libera
traduzione,
http://www.
43 The (First) Apocalypse of James, mia libera traduzione, http://gnosis.org/naghamm/1ja.html 44 R. Joseph Homann, The Jesus Tomb Debacle: R.I.P. , http://rjosephhoffmann.wordpress.
com/2009/05/15/the-jesus-tomb-debacle-rip/suoffman
148CAPITOLO 4.
IL `CRISTO COSMICO' NON LETTERALE DELLE FONTI PIÙ ANTICHE
la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me. Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, nché egli venga. (Prima lettera ai Corinzi, 11:23-26, mia enfasi) Per contro, i racconti evangelici sono più lunghi, più dettagliati, più recenti, e sembrano dichiarare l'ultima cena un evento storico. È possibile, perno probabile, che i più tardi racconti evangelici si siano limitati soltanto ad elaborare una storia in origine nonstorica. Quelle dierenze tra le storie delle epistole e le storie dei vangeli non possono venire armonizzate a forza, in quanto i vangeli sono stati scritti
dopo le epistole paoline.
Le lettere di Paolo mostrano molto più che una semplice mancanza di interesse nei dettagli storici:
tradiscono un'apparente
ignoranza di numerose caratteristiche essenziali del reale Gesù storico. Gli apologeti pensano che Paolo non avesse nessun motivo per ricordare ai Corinzi e ai Galati che Gesù era un grande maestro o un grande esorcista. Mai davvero? Devo ricordare al lettore che Paolo ripetè parecchie volte la sua comprensione del vangelo da dare ai gentili. Si trattava della seconda cosa che impartiva ai suoi seguaci: Cristo è morto per i loro peccati e ha scontto la morta tramite la sua risurrezione. La prima cosa essenziale che insegnava infatti è che Gesù era il Cristo. Non si stanca mai di ripetere quella parola. Ma non una volta, neppure di passaggio, usa la parola maestro se non alludendo a esseri umani in grado di insegnare agli altri.
Al contrario, troviamo didaskalos/
didskaloc
nei quattro van-
geli canonici quasi 50 volte, quasi sempre in riferimento a Gesù, una sorta di titolo. Per esempio:
4.3.
L'EVOLUZIONE DI GESÙ
149
Maestro, ti seguirò dovunque tu vada. (Matteo 8:19) Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento? (Matteo 22:36)
Maestro, non t'importa che siamo perduti? (Marco 4:38) Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome... (Marco 9:38)
Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno... (Marco 12:14)
Tua glia è morta, non disturbare più il maestro
(Luca
8:49)
Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna? (Luca 10:25)
Maestro,
di' a mio fratello che divida con me l'eredità
(Luca 12:13)
Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro... (Giovanni 3:2)
Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. (Giovanni 13:13) D'altra parte, mentre Marco usa la parola Cristo/Qris tìc solo 7 volte, Paolo usa Cristo la bellezza di 66 volte nella sola lettera ai Romani. Di sicuro, se Paolo davvero pensava che Gesù fu un maestro e che era importante sapere che fu un maestro lo avrebbe menzionato almeno una volta sola.
Se Paolo scrive su Gesù, ma non lo chiama mai maestro, non lo chiama mai guaritore, non lo chiama mai profeta, non lo chiama mai esorcista, non lo chiama mai operatore di miracoli, forse non fu aatto un caso. Forse Paolo aveva una opinione diversa di chi era Gesù.
150CAPITOLO 4.
IL `CRISTO COSMICO' NON LETTERALE DELLE FONTI PIÙ ANTICHE
Gli apologeti dicono che Paolo evitò tali appellativi perchè Paolo non aveva bisogno di farlo.
Gli scettici ritengono più probabile
che Paolo deliberatamente non volle parlare mai del Gesù storico, perchè era solo una pedina nella costruzione della sua teologia. I miticisti e io con loro dicono invece che il motivo è perchè quelli aspetti della vita di Gesù non erano ancora stati storicizzati, o inventati, per il tempo in cui Paolo scriveva.
Esistono chiare e sottili dierenze tra le storie, dierenze che insinuano il sospetto che la storia di Gesù si sia evoluta col tempo.
45 Gli autori dei vangeli hanno preso la semplice storia di Paolo,
hanno collocato Gesù in un tempo e luogo specici, e hanno aggiunto i dettagli. Emerge uno scenario interessante se le varie fonti su Gesù sono ordinate cronologicamente rispetto alla loro data di composizione (escludendo ovviamente le innumerevoli fonti ipotizzate da Ehrman). Prima di tutto vengono le epistole paoline e forse altre, ora perdute. Quelle epistole sono eventualmente seguite da collezioni di detti, come per esempio Q e il Vangelo di Tommaso. E inne arriva il vangelo di Marco, la prima, vera narrazione di Gesù di Nazaret. Marco è seguito inizialmente dai vangeli di Matteo e di Luca, e inne dal vangelo di Giovanni. In generale, i libri rimanenti della Bibbia compaiono più tardi, come la maggior parte dei primi scritti ecclesiastici. Questa è la più corta descrizione dei fatti: ovviamente si possono aggiungere più fonti a sostegno di questa tendenza dal Mito alla Storia.
Prima degli scritti di Paolo, elementi della dottrina di Gesù, dei suoi aspetti e delle sue azioni si possono ritrovare nelle mitolo45 Robert
M. Price, The Christ-Myth Theory and Its Problems (Cranford, NJ: American Atheist
Press, 2011), pag. 35-36.
4.3.
151
L'EVOLUZIONE DI GESÙ
gie, nelle losoe e religioni precedenti (ad esempio il tema del salvatore che muore-e-risorge
46 la gura del Logos di Filone, e
l'Antico Testamento), a cui accennerò in seguito. Nelle opere di Paolo, i lettori vengono introdotti alla gura di Gesù, che non è situata in un tempo e luogo specici, e che può essere a tutti gli eetti una gura allegorica, o una gura operante in un reame sopra la Terra . Le opere di Paolo riecheggiano alcune dottrine di Gesù, tuttavia quelle dottrine non sono attribuite a Gesù. Q e il Vangelo di Tommaso forse succedono a Paolo come potenziali precursori dei vangeli canonici, e iniziano ad attribuire a Gesù parecchi insegnamenti di Paolo. Poi appare il vangelo di Marco, con un'adeguata narrazione (anche se solo dell'ultima parte della vita di Gesù), e molti più atti e detti attribuiti a Gesù atti e detti forse in parte motivati dal desiderio di un salvatore letterale giunto al tempo della distruzione di Gesuralemme ad opera degli eserciti di Tito.
Matteo e Luca incarnano la storia ancora di più, introducendo racconti più dettagliati e stranamente contradditori della nascita miracolosa di Gesù, e il più tardo vangelo di Giovanni rammenta ai lettori (sin dal primo verso) che Gesù era Dio : In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. (Giovanni 1:1) I Padri della Chiesa poi speculano sulle varie interpretazioni della dottrina di Gesù, delle sue azioni, e anche della sua forma di esistenza, seguiti molti secoli dopo in questo dai moderni teologi travestiti da storici che essenzialmente fanno lo stesso... La ricerca secolare moderna, comunque, pare essersi limitata a rimuovere gli elementi soprannaturali, lasciando un Gesù alquan46 Robert
M. Price, The Christ-Myth Theory and Its Problems (Cranford, NJ: American Atheist
Press, 2011), pag. 18.
152CAPITOLO 4.
IL `CRISTO COSMICO' NON LETTERALE DELLE FONTI PIÙ ANTICHE
to mondano e insignicante.
Questi studiosi storicisti sono poi
seguiti dai miticisti i quali insistono che perno gli elementi più naturali della storia possono essere rimossi no a che non è lasciato eettivamente nulla.
47
Se ci fosse stato un Gesù storico, avrei il pieno diritto di aspettarmi che gli scritti di Paolo descrivano Gesù in maniera diversa (con tanto di fonti nominate per nome che siano adabili e degni di fede), e forse ci sarebbe stato meno disaccordo nei primi giorni della chiesa, e altettanto nella ricerca del Gesù storico dei nostri giorni. E tuttavia di un Gesù storico nelle epistole nemmeno l'ombra, rendendo maggiormente plausibile l'idea che un Gesù storico non è esistito.
4.4 Fondatori ttizi Che un movimento possa ruotare e imperniarsi attorno ad una gura mistica, ttizia o leggendaria che viene solo successivamente storicizzata non è senza precedenti: teorie del genere esistono a proposito di Re Artù, il quale, lungi dall'essere stato un britanno che arrestò per breve tempo l'invasione dei Sassoni, può essere paragonato all'eroe della mitologia irlandese Fionn Mac Cumhaill in origine un dio mitico, più tardi storicizzato
48 e dunque gli
storici non possono ipotizzare la storicità semplicemente perchè una fonte medievale aerma che questo è vero. E naturalmente, i cristiani sono di solito felici quando riconoscono le origini mitiche delle religioni rivali: a scrivere un libro che dubita addirittura dell'esistenza di Maometto è stato un cattolico. Lo storico di religione Arthur Droge aerma: 47 Robert
49
Per iniziare una
M. Price, The Christ-Myth Theory and Its Problems (Cranford, NJ: American Atheist
Press, 2011).
48 Thomas
purple,
The
Historicity
and
Historicisation
of
Arthur,
http://www.arthuriana.co.uk/historicity/arthur.htm
49 Robert
Spencer, Did Muhammad exist? An inquiry into Islam's obscure origins, Wilmington,
Delaware, 2012.
4.4.
153
FONDATORI FITTIZI
Ned Ludd religione, tutto ciò di cui hai bisogno è un nome .50 Per sostenere questo punto, Droge accenna ad una brillante citazione del New Atheist Christopher Hitchens: Ancora una volta si dimostra come la religione monoteistica sia il plagio di un plagio di una diceria di una diceria, dell'illusione di un'illusione che riporta sempre e comunque all'articio di alcuni non-eventi.
51
Droge dimostra che la religione non ha bisogno di un momento originatore e che il movimento storico del luddismo non fu generato dalle azioni drammatiche di un qualche individuo , ma dalla creazione e appropriazione di un nome, una gura, un eponimo:
in questo caso, il forse apocrifo (ossia, non esistente)
Ned Ludd. Droge esplora i vari gruppi (per regione geograca e per settore lavorativo) dei tecnofobici luddisti, ciascuno dei quali cercò di adattare la gura di Ned Ludd per farla corrispondere ai propri bisogni. Vi suona familiare? Droge specula se tale poligenesi (più di una origine) si possa applicare anche alle origini del cristianesimo. 50 Arthur
J. Droge, Jesus and Ned Ludd: What's in a Name? , Caesar: A Journal for the Critical
Study of Religion and Human Values 3, n. 1 (2009), pag.23-25.
51 Christopher
pag. 267.
Hitchens, Dio non è grande: come la religione avvelena ogni cosa, Einaudi 2007,
154CAPITOLO 4.
IL `CRISTO COSMICO' NON LETTERALE DELLE FONTI PIÙ ANTICHE
Al pari dei primi cristiani, i luddisti producono poemi, manifesti, e scritti anonimi. Quindi Droge ricorda il comportamento dei moderni neo-luddisti i quali si impegnano nella creazione di miti, nella costruzione di genealogie e nell'invenzione di storie , tracciando paralleli con i moderni studiosi del Gesù storico i quali impongono le loro viste personali sulla loro versione del Gesù Storico e chenon stanno realmente parlando intorno a Gesù del tutto . Droge inne esorta gli studiosi a riconoscere che il Gesù di Nazaret fu probabilmente apocrifo , e a concentrare la loro attenzione su materie molto più interessanti e importanti quando si giunge all'invenzione del cristianesimo .
52
4.5 Il Gesù docetico È possibile che i primi cristiani (come Paolo) non hanno visto Gesù al modo letterale, carnale, terreno dei moderni cristiani ortodossi. Recenti studi delle origini del cristianesimo primitivo stanno rivelando che i più antichi giorni della fede cristiana erano aitti da scismi:
esistevano numerosi e vari tipi di cristianesimo, con
vedute radicalmente diverse sulla dottrina, e anche sulla natura di Gesù.
Un antico gruppo che nutriva idee davvero diverse su
Gesù (idee passibili di aprire la porta a scenari miticisti perno più
53 ) era il docetismo.
radicali
Al pari dello gnosticismo, il docetismo è un termine che può essere impiegato per indicare più gruppi e idee. Di interesse in questa sede è il fatto che i doceti essenzialmente negavano la realtà del dolore di Gesù Cristo e del suo ultimo sacricio sulla croce, e quindi furono chiamati eretici dai cristiani proto-ortodossi (precursori dei cristiani cattolici romani). Per quei doceti, Gesù Cristo non era umano: era uno spirito, completamente divino. Questo Gesù 52 Arthur
J. Droge, Jesus and Ned Ludd: What's in a Name? , Caesar: A Journal for the Critical
Study of Religion and Human Values 3, n. 1 (2009), pag.23-25, mia libera traduzione.
53 ad
esempio, vedi le ipotesi radicali di
Roger Parvus
sulle origini simoniane del cristianesimo
http://vridar.org/category/new-testament/simonian-origins/
4.5.
155
IL GESÙ DOCETICO
allora apparve soltanto come uomo, ma in realtà era più simile ad un fantasma, ad un ologramma.
Bart Ehrman nota che ci
sono esempi nel Nuovo Testamento dove un Gesù di tipo docetico potrebbe essere accennato particolarmente tra gli scritti di....
....di Paolo.
Il lettore si lasci sorprendere: Infatti ciò che era impossibile alla Legge, resa impotente a causa della carne, Dio lo ha reso possibile: mandando il proprio Figlio in una carne simile a carne di peccato e a motivo del peccato, egli ha condannato il peccato nella carne, perché la giustizia della Legge fosse compiuta in noi, che camminiamo non secondo la carne ma secondo lo Spirito. (Lettera ai Romani 8:3-4) Il passo potrebbe indicare che Gesù è venuto non in una carne di peccato ma solo in una carne
simile a carne di peccato .
1 Giovanni sembra anche contrastare coloro che non credono in un letterale Gesù carnale, di fatto provando l'esistenza di cristiani del genere. Un Gesù che non è carnale è un Gesù più vicino ad un'entità interamente ttizia.
Tracce di docetismo presenti nel
Nuovo Testamento possono indicare che il docetismo e lo gnosticismo cristiano potrebbero essere assai più antichi di quanto si è creduto solitamente. E, al contrario della concezione comune, potenzialmente più antichi delle forme ortodosse del cristianesimo.
Ehrman procede a illustrare che importanti primi cristiani
come Origene e Clemente di Alessandria a loro volta presentano indizi di pensiero gnostico e docetico.
Clemente addirittura và
così lontano da aermare che solo lo Gnostico è santo e pio .
54 Clemente, The Stromata, or Miscellanies,
0020411.htm
mia libera traduzione.
Libro 7,
54
http://www.sacred-texts.com/chr/ecf/002/
156CAPITOLO 4.
IL `CRISTO COSMICO' NON LETTERALE DELLE FONTI PIÙ ANTICHE
La storica della religione Elaine Pagels ha riconosciuto le antiche concezioni non-ortodosse di Gesù, alludendo a gruppi dove
55
ogni persona riconosce il Signore alla sua personale maniera .
Decisamente una grande dierenza rispetto alle dottrine e ai dogmi della serie prendere-o-lasciare della chiesa cattolica romana!
56
Ehrman ha anche aermato che gli scribi ortodossi hanno `corrotto' i loro testi per ragioni teologiche e che hanno modicato
57
Galati 4:4 al ne di combattere il docetismo.
Questo punto
è altamente signicativo alla luce del dibattito sulla storicità di Gesù, in quanto esiste un minuscolo punto nelle opere di Paolo che indica l'eventualità di un corpo carnale per Gesù: Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio,
nato da donna, nato sotto la Legge, per
riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l'adozione a gli.
E che voi siete gli lo prova il
fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: Abbà! Padre!. Quindi non sei più schiavo, ma glio e, se glio, sei anche erede per grazia di Dio. (Lettera ai Galati 4:4-7, mia enfasi) Il fatto che i primi cristiani potevano considerare la possibilità che Gesù non era venuto letteralmente sulla Terra come un normale essere umano è degno di nota in sé stesso (dato che sono vissuti durante o subito dopo la presunta esistenza di Gesù sulla Terra, e dunque avrebbero dovuto avere accesso alla testimonianza di testimoni oculari ancora viventi), ma permette anche la 55 Elaine
H. Pagels, The Gnostic Gospels (New York: Vintage Books, 1089), pag. 17, mia libera
traduzione.
56
Il docetismo non poteva essere accettato nell'ortodossia, in quanto assegnava al Dio dei cristiani un modo di manifestarsi troppo simile a quello usato da Giove e dalle altre divinità pagane quando volevano scendere dall'Olimpo per mescolarsi ai mortali. (Marcello Craveri, L'eresia dagli gnostici a Lefebvre, il lato oscuro del cristianesimo, Mondadori 1996, pag. 27)
57 Bart
D. Ehrman, The Orthodox Corruption of Scripture:
The Eect of Early Christological
Controversies on the Text of the New Testament (Oxford: Oxford University Press, 1993), pag. xii, mia libera traduzione.
4.6.
PERCHÈ PROPENDO PER L'IPOTESI MITICA
157
possibilità di interpretazioni più scettiche ed eretiche: ad esempio che Gesù è apparso solo in un mondo platonico, che Gesù risiede in tutti gli individui, o che Gesù non è apparso in realtà da nessuna parte, in nessuna forma. Se si può dimostrare che la storia di Gesù nel vangelo fu fabbricata in origine per essere considerata
e tale dimostrazione 58 già esiste , allora lo stesso si può dire in ultima istanza anche completamente allegorica o simbolica,
del Gesù docetico, e del Cristo immaginario degli scritti di Paolo.
Se nei più antichi scritti cristiani Gesù viene descritto come una gura che risiede non sulla Terra, ma in un'altra dimensione, o che potrebbe essere interamente spirituale, e che comunica con i suoi seguaci mediante visioni e apparizioni spirituali, gli studiosi biblici dovrebbero considerare seriamente Gesù con l'analogo scetticismo manifestato di fronte a personaggi gnostici spirituali , come l'arcangelo Michele e Satana.
4.6 Perchè propendo per l'ipotesi mitica Se ci fosse stato un Gesù terreno e storico, avrei il legittimo diritto di aspettarmi dalle opere di Paolo almeno una sua minima allusione in una maniera più storica (con tanto di fonti nominate per nome che siano adabili e degne di ducia) e di certo ci sarebbe stato meno disaccordo e meno violenza tra i cristiani antichi e moderni.
È degna di attenzione l'esistenza di antichi
cristiani che coltivavano idee alternative sull'esistenza terrena di Gesù.
Esistono anche numerosi passi nelle epistole paoline che
descrivono un Gesù davvero diverso dal suo ritratto nei vangeli. È rappresentato un Gesù che non ha alcun bisogno di essere stato per forza sulla Terra, ad un certo punto nella nostra storia.
58 Richard
Carrier la presenterà nella sua forma più completa e ordinata nel suo libro di prossima
pubblicazione, On the Historicity of Jesus, Sheeld-Phoenix,
BooksbyRichardCarrier.html#OHJ
http://www.richardcarrier.info/
158CAPITOLO 4.
IL `CRISTO COSMICO' NON LETTERALE DELLE FONTI PIÙ ANTICHE
E neppure è più probabile, rispetto ad un Gesù mitico, l'ipotesi di un Gesù sì storico ma totalmente eclissato da Paolo e dal ttizio Gesù letterario dei vangeli: infatti, oltre ad essere totalmente inutile un'ipotesi del genere per spiegare le origini del cristianesimo (se in denitiva si riconosce che sono le visioni di cristiani come Paolo responsabili della nascita del cristianesimo, allora che utilità merita ancora l'ipotesi Gesù storico per spiegare quella nascita?), soprattutto non spiega in debito conto perchè i primi cristiani, come Paolo, avrebbero avuto visioni deicanti di un uomo così totalmente insignicante, mentre al contrario avere visioni deicanti di un arcangelo già noto per essere una superiore entità celeste è intrinsecamente più probabile (ricordiamo che i vangeli aermano anche la risurrezione di un personaggio del tutto secondario come Lazzaro, ma non arrivano a deicarlo alle stesse vertiginose altezze metasiche di Gesù, perchè Lazzaro, a dierenza di Gesù, non era un essere spirituale superiore già prima della morte, ma al più solo un uomo giusto soerente).
Gli apologeti cristiani hanno già confutato con successo l'ipotesi di un Gesù storico totalmente insignicante e di cui è scomparsa ogni traccia, perchè se Gesù fosse stato un uomo del genere, sarebbe stato considerato solo un uomo risorto (come Lazzaro), non il Creatore dell'Universo e il Signore Altissimo che va adorato come eterna Immagine di Dio. Il salto tanto brusco quanto rapido da un anonimo, evanescente profeta ebreo al Cristo Gesù di cui parla Paolo non avrebbe alcun senso e sarebbe davvero improbabile sotto l'ipotesi di un Gesù per nulla carismatico, perchè contrario ad ogni aspettativa. Mentre viceversa se Gesù fosse già il Creatore dell'Universo e il Figlio di Dio, che si è sottoposto umilmente ad un rapido sacricio sulla croce per realizzare i piani celesti, non è richiesto nessun salto così brusco in così poco tempo e con un tale ipotetico, anonimo ed evanescente Gesù storico come indistinto punto di origine.
4.6.
PERCHÈ PROPENDO PER L'IPOTESI MITICA
159
Anchè l'ipotesi del Gesù storico sia credibile, dunque, dev'essere un Gesù storico abbastanza carismatico ed inuente da convincere alcuni ebrei di essere non solo qualche anonimo uomo giusto risorto (alla Lazzaro) ma nientemeno che lo stesso Creatore dell'Universo e il Signore Altissimo che va Adorato come eterna Immagine di Dio. Ma un uomo abbastanza carismatico ed inuente da meritare quella successiva deicazione della sua persona, avrebbe lasciato assai più tracce della sua vita terrena ed inuenza sui contemporanei e almeno sui propri seguaci , tracce che sarebbe impossibile non attendersi da un uomo del genere, e davvero improbabile che siano semplicemente tutte scomparse...
...a meno che non sia mai esistito. Questa è la ragione principale perchè propendo verso il miticismo, ma non escludo di trovarne altre in futuro che non ho ancora considerato.
Gli apologeti cristiani e gli storicisti di ogni epoca, di ogni età, di ogni stagione, del passato, del presente e del futuro, alla luce di quanto dichiara Paolo del suo Gesù,
Egli è l'immagine del Dio invisibile,
il primogenito di ogni
creatura. (Colossesi 1:15)
Lo
splendore della gloria di Dio e impronta della essenza
di Dio, e che sostiene tutte le cose con la parola della sua potenza. (Ebrei 1:3)
In lui abita corporalmente tutta la pienezza della Deità. (Colossesi 2:9)
Egli è Mediatore di un nuovo patto, il grande Pastore delle Pecore, il grande Sommo Sacerdote che è passato attraverso i Cieli. (Ebrei 9:15, 13:20, 4:14)
160CAPITOLO 4.
IL `CRISTO COSMICO' NON LETTERALE DELLE FONTI PIÙ ANTICHE
Ha disarmato e spogliato i soprannaturali principati e poteri, angeli e autorità. (Colossesi 2:15, Efesini 3:10)
Egli è il Signore sia dei morti sia dei viventi. (Romani 14:9) Era disceso nelle parti più basse della Terra (Efesini 4:8-9), andò anche a predicare agli spiriti imprigionati (I Pietro 3:19) e ha portato con sè dei prigionieri. (Efesini 4:8)
È salito al di sopra di tutti i cieli e ha fornito doni all'umanità. (Efesini 4: 10)
Libererà i suoi seguaci dall'ira imminente.
(1 Tessalonicesi
1:10)
Egli è un giusto Avvocato presso il Padre. (1 Giovanni 2:1) Ha il potere di sottomettere a sé ogni cosa. (Filippesi 3:21) Tutte le cose che sono nei cieli e sulla terra sono state create in lui, per mezzo di lui, e in vista di lui. (Colossesi 1:16, Ebrei 1:2, 2:10)
Egli è prima di ogni cosa e tutte le cose sussistono in lui. (Colossesi 1:17) ...aermano sempre che Gesù, per essere stato elevato così vertiginosamente entro così poco tempo dalla sua morte, deve aver PER FORZA fatto qualcosa, deve PER FORZA aver lasciato delle tracce signicative nella Storia.
È dicile (non impossibile, ma
dicile) dare loro torto. E questa certezza che anima gli apologeti li spinge a creare tracce del Gesù storico dal nulla, dove eettivamente non ci sono, al limite della disonestà intellettuale, per non dire della frode e dell'interpolazione.
La questione chiave è questa: dato che è un puro e semplice Fatto che non solo Paolo non è un testimone adabile del Gesù storico, ma anche i vangeli prodotti dopo il tempo di Paolo sono
4.6.
161
PERCHÈ PROPENDO PER L'IPOTESI MITICA
interamente costruiti a partire da motivi letterari comuni all'antico Medio Oriente, così che il Gesù che parla e agisce in quei vangeli è quasi sempre del tutto simbolico e generico, autore di miracoli del tutto comuni e di insegnamenti del tutto comuni un puro personaggio letterario, insomma , perchè allora, da questa letteratura, gli storicisti e/o gli apologeti cristiani vogliono a tutti i costi trovare tracce evidenti del Gesù storico quando quelle tracce non sono aatto così evidenti in quella letteratura (anzi, probabilmente, non ci sono nemmeno)?
La posizione agnostica su Gesù, degli auto-deniti Jesus Agnostics, coloro che credono all'esistenza dell'uomo ma rigettano come mito tutto ciò che si possa dire su di lui, è esemplicata dalla conclusione raggiunta da Kurt L. Noll nel suo ottimo studio: Anche se si ipotizza che un Gesù storico fu esistito e tentò di giocare un ruolo chiave nel movimento che gli sopravvisse, i suoi personali contributi (cioè per dire, i suoi memi distintivi) scomparvero quando passò di scena.
59
E tuttavia questa conclusione non riesce a fare giustizia dell'autentica certezza morale che anima e animerà gli storicisti e gli apologeti:
è impossibile che Gesù di Nazaret, lo stesso
Cristo Cosmico di Paolo, non abbia lasciato alcuna traccia di sé. Sia gli apologeti sia gli Jesus Agnostics sono arrivati a conclusioni apparentemente incompatibili. O la storia dei vangeli canonici (e il Gesù di Paolo) allude PER FORZA ad eventi reali relativi ad un uomo di nome Gesù, o la gura di Gesù è nulla più che un veicolo attraverso cui ricombinare concetti losoci e tradizioni religiose precedenti in modo da inculcare valori tradizionali, eclissando per sempre, come mero eetto collaterale, un ipotetico Gesù 59 Kurt
L. Noll, Investigating Earliest Christianity without Jesus in `Is This Not the Carpenter?'
The Question of the Historicity of the Figure of Jesus edito da T. Thompson e T. Verenna ( Equinox, 2012), pag. 233, mia libera traduzione.
162CAPITOLO 4. storico.
IL `CRISTO COSMICO' NON LETTERALE DELLE FONTI PIÙ ANTICHE
Tuttavia le ipotesi su cui quelle conclusioni diametral-
mente opposte si basano sono equivoche.
Non esiste alcun dubbio che gli apologeti e gli storicisti d'ogni tempo hanno ragione a pretendere che un Gesù storico non può non essersi manifestato concretamente nella Storia lasciando (possibilmente un mare di) tracce evidenti del suo passaggio.
E non può esserci nessun dubbio che il contenuto dei vangeli fu deliberatamente inventato mediante fantasiose ricombinazioni di motivi pre-esistenti (come è magnicamente provato da Thomas L. Thompson nel suo The Messiah Myth), al punto che del Gesù storico s'è persa completamente ogni traccia.
Possono essere entrambe giuste queste due posizioni? Io penso che lo sono.
Gli Jesus Agnostics hanno sperato di dimostrare che, poichè la narrazione dei vangeli partecipa ad un dialogo universale tra i literati del mondo antico, e poichè Paolo, nelle parole di Gerd Lüdemann, creò un mito cosmico e poi lo dichiarò un fatto storico
60 , allora i primi cristiani ignorarono deliberatamente il Gesù
storico,
irrimediabilmente eclissato per sempre, se esi-
stito. Tuttavia, la necessità di un Gesù storico rimane sia perchè gli apologeti e gli storicisti tutti hanno fatto e continueranno a fare esplicite aermazioni su una tale gura (pretendendo di saperne erroneamente parecchio), sia perchè, malgrado il riconoscimento che i vangeli sono troppo generici per essere considerati informazione adabile su Gesù, stentano a credere (e né può dar loro torto) che l'uomo così a tal punto deicato da Paolo e ritenuto il Creatore dell'Universo, non abbia lasciato alcuna traccia di sé e 60 Gerd
Lüdemann, Paul the Founder of Christianity (Prometheus Books, 2002), pag.
libera traduzione.
245, mia
4.6.
163
PERCHÈ PROPENDO PER L'IPOTESI MITICA
non abbia inuito anche solo parzialmente, col suo carisma o con la sua azione, nella genesi del cristianesimo.
Nella mia opinione, sia i primi che i secondi hanno trascurato di esaminare
un problema chiave, che riguarda da vicino la
situazione enigmatica di un Gesù che dovrebbe lasciare tracce e di fatto non ne ha lasciate nessuna, di un Gesù che si lascia eclissare impunemente nonostante sia il Gesù di Paolo: è cioè il corretto utilizzo dell'argomento
del silenzio.
Carrier sottolinea quando l'argomento del silenzio è un argomento forte ed è imperativo usarlo: Per essere valido, l'argomento del silenzio deve realizzare due condizioni:
lo scrittore il cui silenzio è in-
vocato in una dimostrazione della non-realtà di un presunto fatto, certamente avrebbe conosciuto al riguardo se esso fosse stato un fatto; [e] conoscendolo, sotto le circostanze avrebbe certamente fatto menzione di esso. Quando quelle due condizioni sono realizzate,
l'ar-
gomento del silenzio prova il suo punto con certezza morale.61 Ricordo allora al lettore una frase di John P. Meier: Una regola fondamentale del metodo è che, a parità di cose, la spiegazione più semplice che copre anche la più larga quantità di dati si deve preferire.
62
Nella situazione che ho riportato dei pro e contro di due posizioni diametralmente opposte (quella storicista e quella agnostica), la spiegazione più semplice che cattura tutti i dati risolvendo le inconsistenze emerse fuori da entrambe, è che un Gesù storico non 61 Richard
Carrier, Proving History:
Bayes's Theorem and the Quest for the Historical Jesus
(Amherst, NY: Prometheus Books, 2012), pag. 73, mia libera traduzione.
62 John
P. Meier, A Marginal Jew: Rethinking the Historical Jesus, volume 1, NY/London, 1991,
pag. 67, mia libera traduzione.
164CAPITOLO 4. è esistito:
IL `CRISTO COSMICO' NON LETTERALE DELLE FONTI PIÙ ANTICHE
per questo motivo non abbiamo nessuna trac-
cia di lui, sempre per questo motivo è deicato già dal principio, nelle nostre fonti più antiche. Spiegare le incongruenze degli storicisti e degli Jesus Agnostics non richiede l'invocazione dell'esistenza storica di Gesù. La spiegazione che è suciente senza richiedere l'esistenza storica di Gesù è la più semplice, perciò, nel pieno rispetto di una regola fondamentale del metodo storico, è da preferire.
L'esempio del luddismo citato in precedenza dimostra anche l'eventualità che dei movimenti e degli scritti si possano diondere ed essere retrospettivamente associati ad un personaggio la cui storicità non è per nulla garantita, a detta degli stessi studiosi, e come un movimento possa vantare numerose origini . Perciò non è necessaria l'ipotesi di un Gesù storico all'origine del cristianesimo. E le opere dei primi cristiani, come pure la tendenza, di nuovo e di nuovo adombrata nella chiara evoluzione dei testi a noi giunti, dal Cristo al Gesù
63 orono serie ragioni per dubitare che
è esistito veramente un Gesù storico. Come ha notato Droge, Per iniziare una religione, tutto ciò di cui hai bisogno è un
63 e
non dal Gesù al Cristo .
nome.
Capitolo 5
`Gesù', un clone letterario di personaggi precedenti? na delle ragioni principali
per dubitare di un Gesù
U storico è che numerosi aspetti di Gesù e della sua vita sono un
eco di tropi letterari. Quelli aspetti sono simili a quelli di altre storie e di altri personaggi. Quei personaggi potrebbero essere storici o mitici, umani o soprannaturali, contemporanei o molto più antichi. Che ci potrebbero essere dei temi in comune tra la gura centrale del cristianesimo e i personaggi pagani è oggi una teoria
1 È impopolare
impopolare tra gli studiosi conservatori e secolari.
probabilmente perchè è innegabile, e sfavorevole all'ipotesi di un Gesù storico.
Quei disaccordi accademici possono causare confusione poichè ci sono pochi che riconoscono l'ovvio parallelismo,
2 E i primi im-
portanti e inuenti cristiani non solo ammisero l'esistenza di quei paralleli, ma tentarono di convertire i pagani al cristianesimo proprio facendo leva su quei paralleli, al punto da ipotizzare che il demonio in persona era responsabile di quei paralleli al ne di confondere i credenti (un tipico caso di simulazione diabolica). 1 Bart
3
D. Ehrman, Did Jesus Exist?: The Historical Argument for Jesus of Nazareth, (New York:
HarperOne, 2012), pag. 207-218.
2 Bart
D. Ehrman, Did Jesus Exist?: The Historical Argument for Jesus of Nazareth, (New York:
HarperOne, 2012), pag. 217, 218.
3
Ma si domanda: da quale potenza può venire interpetrato il senso di quei luoghi,
165
166CAPITOLO 5.
`GESÙ', UN CLONE LETTERARIO DI PERSONAGGI PRECEDENTI?
Si tratta di una teoria davvero ridicola: Satana superò Dio in astuzia, scoprendo quali erano i suoi piani per suo Figlio, e creò a sua volta le sue numerose false religioni prima della nascita della vera religione di Dio, religioni che proliferarono tra tutti i popoli pagani essendo a cagione di questo ingannati senza motivo e condannati all'inferno. E Dio, nonostante tutta la sua onnipotenza e somma bontà, lasciò accadere tutto ciò. Davvero ridicolo.
Naturalmente, che gran parte della descrizione di Gesù nei vangeli possa essere inuenzato da altre religioni e concezioni non escluderebbe automaticamente la possibilità della presenza ancora di un nucleo storico dietro gli abbellimenti mitici, anche se sicuramente è suciente a screditare i dogmi del cristianesimo tradizionale. Esistono chiari paralleli pagani con la storia di Gesù, abbastanza per gettare un dubbio legittimo sulle fonti usate per stabilire la storicità di Gesù.
Di particolare importanza sono gli
antichi paralleli del racconto della risurrezione di Gesù.
5.1 Paralleli con gure contemporanee Esiste un numero di contemporanei, o quasi-contemporanei, di Gesù i cui insegnamenti, atti o eventi possono aver inuenzato (o in modo che essi favoriscano poi lo svolgersi di una credenza eretica? È manifesto che ciò non può avvenire se non da parte del diavolo; è proprio il suo mestiere, del resto, quello di sconvolgere e di turbare ogni principio di verità. E lui pure imita nei Misteri degli idoli, i riti della divina fede; egli pure battezza chi professa fede in lui e si dice suo seguace; e promette pure lui che le loro colpe otterranno perdono da questo lavacro. Se ancor bene mi ricordo, anche Mitra segna i suoi seguaci, e imprime loro il suggello sulla fronte, dì quella che sia la sua religione; anche l'oerta del pane è fra le cerimonie che si ricollegano a lui; ecco che nei suoi riti appare anche un'immagine della resurrezione, e ai caduti di spada ore la corona.
Eppoi, non ha ssato pur lui per il suo sommo
sacerdote la facoltà di stringere una sola volta vincolo di nozze? Anche lui ha le sue vergini ed ha pure discepoli, che osservano i principi della continenza. Del resto se ci rifacciamo a considerare le credenze superstiziose di Numa Pompilio, se esaminiamo le funzioni dei sacerdoti gli onori di cui sono insigniti, i loro privilegi, le funzioni sacricali a cui essi presiedono, gli strumenti e i vasi diversi che vengono usati nei molteplici riti, e le stranezze, le particolarità curiose e minuziose dei voti e delle cerimonie espiatorie, non ci appare forse manifestamente che il demonio ha imitato la Legge Mosaica in tutta la sua minuziosa esattezza? (Tertulliano, De Praescriptione haereticorum (La prescrizione contro gli eretici), XL.
http://www.tertullian.org/italian/de_praescriptione_haereticorum.htm)
5.1.
167
PARALLELI CON FIGURE CONTEMPORANEE
essere stati inuenzati da) le storie di Gesù di Nazaret. Secondo Flavio Giuseppe, c'erano un sacco di guaritori, profeti, autorità religiose, gure messianiche all'opera durante il primo secolo, ad esempio Eleazaro l'esorcista, Giovanni il Battista e Menahem il re-guerriero. Alcune di quelle gure si chiamavano per puro caso Gesù :
ad esempio Gesù ben Damneo (del passo di Flavio
Giuseppe citato in precedenza relativo a il fratello di Gesù, Giacomo di nome ) e Gesù ben Anania.
Filostrato nel terzo secolo racconta di Apollonio di Tania, in un modo che ricorda la storia di Gesù descritta nei vangeli (ad esempio le guarigioni miracolose), un fatto riconosciuto pure da ardenti storicisti come Ehrman. È degno di nota che Filostrato, un noto scrittore, aerma di aver raccolto i dati su Apollonio da un numero di fonti, ivi comprese: lettere e trattati da parte di Apollonio stesso, una storia di Apollonio scritta da Massimo di Ege, e le memorie scritte da Damis e fornite da Giulia Domna, la moglie dell'imperatore romano Settimio Severo.
Filostrato si
spinge così lontano da esprimere scetticismo sui quattro libri di Meragene su Apollonio.
Or di tutto questo racconto che dobbiam noi credere? Tutta la storia di Apollonio deesi ella avere in conto di vera, o deesi riputare un favoloso romanzo? Io confesso che assai volentieri mi appiglierei a questa seconda opinione. Perciocchè quai sono eglino i fondamenti a cui Filostrato appoggia tutto il lungo racconto ch'egli ci fa delle imprese, de' viaggi, de' prodigi di Apollonio? Egli visse a' tempi dell'imp. Settimio Severo che salì sul trono l'anno 193, cioè a dire presso a cento anni dopo la morte di Apollonio; e fu perci troppo lungi dal suo eroe, perchè la sua narrazione possa avere autorità bastevole a persuaderci. Ma ei dice di avere avute tra le mani le Memorie della Vita di Apollonio scritte da
168CAPITOLO 5.
`GESÙ', UN CLONE LETTERARIO DI PERSONAGGI PRECEDENTI?
Damide che gli fu indivisibile compagno in tutti i viaggi, e testimonio di tutte le maraviglie da lui operate, le quali Memorie venute essendo in mano di Giulia moglie di Severo, questa aveagli comandato di fornire su esse una compita ed esatta storia di questo uomo portentoso. Aggiugne inoltre di aver letto un libro di un certo Massimo Egiense, che narrate avea le cose da Apollonio fatte nella sua patria; e nomina ancor quattro libri della Vita di Apollonio scritti da Meragene; benchè di essi ei dica di non volersi valere, perchè moltissime cose di Apollonio egli avea ignorate. Ma questi libri da chi altri mai prima che da Filostrato si veggon citati? Non potrebbe per avventura temersi che i libri de' detti autori altro non fossero che un'impostura dello stesso Filostrato, il quale, come sappiamo essersi fatto da altri, gli avesse ei medesimo scritti e divolgati sotto i lor nomi, ngendo poscia di appoggiare ad essi i suoi favolosi racconti? Ma a dir vero non pare che di una tale impostura possa Filostrato a ragione essere accusato. Che sia stato al mondo un Apollonio di Tiana, e ch'ei fosse avuto in conto di mago, ne abbiamo il testimonio di due scrittori anteriori a Filostrato, cioè di Luciano (in Pseudomante ) e di Apuleio (in Apolog.); e che Meragene ne scrivesse la Vita, lo afferma Origene, il quale citandone un passo mostra di averla letta (Contra Cels. l. 6 ). Innoltre Eusebio di Cesarea che lungamente ha trattato di Apollonio, rispondendo a Jerocle che un empio paragone tra lui e Cristo avea formato (l. contra Hieroclem ), non rivoca in dubbio che siavi stato quest'uomo di cui Filostrato ed altri aveano scritta la Vita. Non si pu dunque muovere ragionevole dubbio contro l'esistenza di Apollonio, e sembra certo e incontrastabile che un uomo di
5.1.
PARALLELI CON FIGURE CONTEMPORANEE
169
tal nome vi sia già stato, che celebre si rendesse per arte magica o per l'imposture da lui usate. Ma ci non ostante si pu con ugual certezza aermare che la più parte de' prodigiosi racconti che troviamo in Filostrato, son favolosi. (Storia della letteratura italiana del Cav. Abate Girolamo Tiraboschi, Firenze 1805-1813, pag. 736-737) Al confronto, i vangeli scritti da autori anonimi orono solo la
4 dove non si parla di nessuna fonte
dubbia pretesa di Luca 1:1-4
specica e non-soprannaturale, e dove manca del tutto una buona dose di scetticismo e di spirito critico. Qualche dilettante ha anche aermato la presenza di paralleli tra il mitraismo e il cristianesimo, anche se parecchi di loro sono attestati da fonti che sembrano post-datare l'intero Nuovo Te-
5
stamento.
Le date delle fonti, come pure le gure che sono
contemporanee non permettono necessariamente di derivare una prova convincente della loro inenza sulla storia di Gesù. E non è particolarmente sorprendente che esistono paralleli tra il cristianesimo primitivo e varie tradizioni ebraiche, dato che il cristianesimo deriva dal giudaismo (anche se quei paralleli permettono di fare dimostrazioni ben più solide e convincenti). La pretesa che il cristianesimo fu inuenzato da fonti pagane diventa più forte nella misura in cui quelle fonti pagane precedono la nascita del cristianesimo.
Le quattro maggiori tendenze delle religioni ellenistiche, nei secoli che portarono alla nascita del cristianesimo, le tendenze in 4 Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari n da principio e divennero ministri della Parola, così anch'io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, n dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòlo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto. (Luca 1:1-4)
5 Pier
Tulip, Cristianesimo e Mitraismo,
20e%20Mitra.htm
http://www.nihilscio.it/Contributi/Storia/Cristo%
170CAPITOLO 5.
`GESÙ', UN CLONE LETTERARIO DI PERSONAGGI PRECEDENTI?
Attis comune alle religioni misteriche (culti misterici e allegorici), sono:
il sincretismo (la fusione di idee), il monoteismo (o almeno la progressione verso l'idea di un unico vero dio, via enoteismo),
l'individualismo, il cosmopolitismo. Quelle tendenze (in particolare il sincretismo) si riscontrano tra le varie religioni misteriche, come i Misteri eleusini (in possesso di elementi ellenistici e fenici), i Misteri di Mitra (in possesso di elementi ellenistici e persiani) e i Misteri di Iside ed Osiride (in
6
possesso di elementi ellenistici ed egiziani).
7
Richard Carrier ha dunque dimostrato che il cristianesimo è conforme a tutte queste quattro tendenze, e che la combinazione di elementi ellenistici con il giudaismo avrebbe quasi inevitabilmente 6 Richard
Carrier, So...
If Jesus Didn't Exist, Where Did He Come from Then?
http://www.
7 Richard
Carrier, So...
If Jesus Didn't Exist, Where Did He Come from Then?
http://www.
richardcarrier.info/Historicity_of_Jesus.pdf richardcarrier.info/Historicity_of_Jesus.pdf
5.1.
PARALLELI CON FIGURE CONTEMPORANEE
171
portato alla nascita di una religione simile al cristianesimo, e forse alla concezione di una gura di salvatore molto simile al Logos di Filone. Un esempio di sincretismo del cristianesimo, in particolare nel contesto di assorbimento di déi e gure chiave delle tradizioni precedenti (al ne di favorire la conversione, e di eliminare sette concorrenti e rivali) è la
cooptazione di Giovanni il Battista8
(una gura mistico-profetica del tutto indipendente e fondatore di una diversa setta ebraica) nella storia dei vangeli. Il sincretismo è davvero comune tra le religioni che tendono ad essere inuenzate dalle precedenti, e il cristianesimo non fa eccezione.
8
In Giovanni 3-4 Gesù è dipinto mentre battezza le reclute, o avendo i suoi discepoli battezzare loro in sua vece, in amichevole (?) competizione con Giovanni il Battista. È generalmente riconosciuto che noi abbiamo qui un simbolico paragone dell'antico battesimo cristiano con il suo fuori-moda ma ancora-oerto prototipo, il battesimo di Giovanni e la sua perdurante setta.
L'intento era, apparentemente, di esortare
i seguaci di Giovanni ad abbandonare la loro sprofondante scialuppa e saltare sulla scialuppa cristiana di salvataggio, in essenza, porre la domanda: Non vuoi andare con un vincitore?
Gesù non battezzava realmente, e né sovrintendeva a tale attività nel
suo proprio movimento. L'evangelista ha retro-datato il battesimo della chiesa di una generazione più tarda nel tempo di Gesù per collocare i capostipiti di entrambe le sette anco a anco. (Robert M. Price, The Amazing Colossal Apostle: The Search for the Historical Paul, Signature Books 2012, pag. 175-176, mia libera traduzione)
Fin dal tempo di David Friderich Strauss, siamo abituati a leggere i racconti di Giovanni il Battista come le vestigia di competizione settaria tra culti emergenti di Giovanni e di Gesù. Ciascuno considerava il suo fondatore assassinato un messia risorto. Ciascuno aveva la sua santa natività. Ciascuno rivendicava compimenti profetici. Inne la setta di Gesù vinse, e uno dei suoi stratagemmi fu di assimilare i seguaci del suo rivale fornendo alla loro gura principale una menzione onorabile nel suo pantheon personale. Giovanni divenne il precursore di Gesù, il cugino di Gesù che lo riveriva già nel grembo materno. Ma Giovanni non era il Cristo, non era neppure degno di allacciare i sandali dell'uomo. Perno il membro meno apparisciente del nuovo ordine superava Giovanni in importanza. Il vecchio animo serpeggiava appena sotto la supercie, ma Giovanni era stato co-optato, e per il tempo in cui il vangelo di Giovanni fu scritto, Giovanni poteva esser dipinto come liberamente raccomandando ai suoi discepoli di lasciare lui e seguire Gesù invece. E proprio come il Battista era stato reso il precursore del vittorioso Cristo, io penso che Cefa, Paolo e Apollo furono trasformati nei suoi apostoli e proclamatori dopo il fatto. Questo è certamente il punto di Atti 8 dove Simon Mago è mostrato mentre si converte alla fede in Cristo, sebbene con ulteriori motivi. Egli cede a Filippo, poi a Pietro, cerca di comprare il potere apostolico, ed è duramente ammonito di raddrizzarsi e rigare diritto, un ammonimento, in realtà, agli adepti simoniani del cristianesimo. (Robert M. Price, The Amazing Colossal Apostle: The Search for the Historical Paul, Signature Books 2012, pag. 214-215, mia libera traduzione)
172CAPITOLO 5.
`GESÙ', UN CLONE LETTERARIO DI PERSONAGGI PRECEDENTI?
Serapide 5.2 Giudeo con i giudei, greco con i greci Ci sono un sacco di passi enigmatici nei vangeli, ma tre in particolare sono estremamente indicativi, una volta svelati. Perchè il cieco guarito da Gesù fuori Gerico ha lo stesso nome di uno dei più famosi dialoghi platonici? Perchè Gesù caccia una legione di demoni in un branco di 2000 porci? E perchè le prime parole di un altro cieco guarito da Gesù sono vedo uomini come alberi che camminano ? Se a questi interrogativi riesco a dare risposte obiettive e plausibili, diventa chiaro che Marco non sta aatto ricordando degli eventi davvero accaduti. Prima di risolvere questi tre apparenti enigmi, è necessario illustrare, per avere un'idea del profondo spirito religioso che permeava l'Antichità, qual era un buon esempio di sincretismo ellenistico, e cioè la creazione del dio greco-egizio Serapide. Dopo la morte di Alessandro Magno nel 323 AEC, i generali di Alessandro si spartirono il suo impero. Tolomeo ottenne l'Egitto e scelse Alessandria come sua capitale. Per governare una popolazione egiziana e un gran numero di greci trapiantati, Tolomeo aveva bisogno di un modo per unire i suoi sudditi. Riconoscendo nel culto un autentico instrumentum regni, Tolomeo favorì la creazione di un dio composito: Serapide. Serapide era lo sposo della dea egizia Iside, proprio come lo era stato il dio egiziano Osiride. E animale sacro a Serapide era il toro divino, Apis, come
5.2.
GIUDEO CON I GIUDEI, GRECO CON I GRECI
lo era per Osiride.
173
Ogni volta che Serapide era ragurato, as-
somigliava a Zeus, con tanto di barba e capelli ricci greci. Come Zeus, Serapide era il sovrano degli dei e, come Dioniso, era il dio della fertilità.
Il dio Serapide di Tolomeo era stato creato per pura convenienza politica. Oggi un'operazione del genere sarebbe impensabile. Nel primo secolo del Mediterraneo e nei secoli precedenti, tuttavia, era non solo accettabile, costituiva normale routine.
Le
religioni misteriche, come il culto di Serapide, erano classici esempi di questo tipo di sincretismo.
In Asia Minore il culto della
dea greca Artemide era stato innestato nel culto della dea madre anatolica Cibele e si insediò al centro dei Misteri di Efeso. I Misteri pitagorici attinsero ai Misteri di Osiride e sostituirono il dio egiziano con uno greco, Dioniso, evolutosi per l'occasione in Dioniso Zagreo, la gura divina venerata in numerosi culti misterici. Il suo doppio nome riette il fatto che era anche una composizione di due divinità, ma la gura minore di Zagreo (un dio che muore e risorge) era stata quasi completamente assimilata dal dio più importante Dioniso. Questo sincretismo agì pure a livello locale: una città-stato spesso sceglieva come divinità protettrice il dio che aveva già riscosso un folto seguito con i Misteri. I Misteri eleusini vicini a Atene, per esempio, veneravano Demetra e sua glia Kore (nota anche come Persefone, che fu la madre di Zagreo).
La strategia di Tolomeo funzionò brillantemente. Serapide divenne un dio enormemente popolare, e il culto si diuse ben oltre l'Egitto. il Serapeo di Alessandria, distrutto da cristiani fanatici nel 385 EC, fu uno dei più grandiosi monumenti del mondo antico.
È interessante notare che quando il cristianesimo prese piede in Egitto, i primi membri della Chiesa veneravano ugualmente
174CAPITOLO 5.
`GESÙ', UN CLONE LETTERARIO DI PERSONAGGI PRECEDENTI?
Dioniso Serapide e Gesù.
9
Ancora una volta, dobbiamo tenere a mente che il sincretismo era un processo naturale del mondo antico, e le pratiche oggi inimmaginabili erano comuni abbastanza al tempo del nascente cristianesimo.
Finora i Misteri sono stati solo accennati, ma non possiamo davvero cominciare a capire l'antica civiltà mediterranea senza almeno una conoscenza di base di questi culti. Il culto di un dio che muore e risorge deve la sua origine alla sua sorgente ancestrale:
la
morte e la rinascita ciclica della vita vegetale. Un'osservazione tanto semplice quanto geniale: il volgere delle stagioni. 9 Adriano Augusto saluta il console Serviano.
Quell'Egitto che tu lodavi, Serviano
carissimo, a me ha dato l'impressione di una terra di gente leggera, indecisa e pronta a mutar partito a ogni occasione. Laggiù gli adoratori di Serapide sono cristiani, e quelli che si dicono vescovi di Cristo sono devoti di Serapide. Non c'è capo di sinagoga giudea, samaritano o sacerdote cristiano che non sia anche astrologo, aruspice o praticone. Lo stesso patriarca, testè arrivato in Egitto, per accontentare tutti è costretto ad adorare ora Serapide, ora Cristo. Si tratta di gente incostante, insolente e irrequieta, anche se vive in ambiente opulento, ricco e produttivo... L'unico loro dio però è il danaro: lo venerano un po' tutti dai Cristiani ai Giudei... (Un brano di lettera, probabilmente spuria, del 130 EC indirizzata dall'imperatore Adriano al console L. Giunio Urso Serviano, Giovanni Magnani, Tu sei il Cristo:
cristologia storica, Gregorian Biblical BookShop, 2002, pag. 77)
5.2.
175
GIUDEO CON I GIUDEI, GRECO CON I GRECI
Osiride Attingendo esempi da centinaia di culture e popoli sparsi in tutto il globo, sir James Frazer, nel suo classico The Golden Bough (Il Ramo d'Oro ), ha dimostrato abbastanza denitivamente che una vasta gamma di religioni riettevano tutte la morte della Terra in autunno e inverno e la sua successiva rinascita in primavera. I Misteri sono la più chiara forma di realizzazione di questa verità. Il sommo sacerdote era ierofante (colui che rivela le cose sacre ). La segretezza era radicale ed un elemento essenziale dei Misteri.
Un semplice iniziato ai culti misterici era chiamato un
10 mystes . La radice del termine è la stessa del verbo verbo myein, che signica chiudere, serrare: forse perché gli iniziati dovevano tenere la bocca chiusa durante le cerimonie, quando ancora non erano resi partecipi dei riti centrali del culto, oppure perchè pri-
11 ossia
ma che il giovane adepto o mystes diventasse un epopt, 10 http://it.wikipedia.org/wiki/Religioni_Misteriche 11
Possiamo supporre con tutta probabilità che l'iniziazione ripetesse in forma rituale per il singolo la vicenda mitica di cui era stata protagonista in tempi remoti la divinità misterica e che la comunione personale col dio si realizzasse tramite una visione (epoptia ) di oggetti e azioni misteriche, originariamente connessi con fenomeni cosmici o agrari
(http://www.parodos.it/mitologia/cultimisterici.htm)
176CAPITOLO 5.
`GESÙ', UN CLONE LETTERARIO DI PERSONAGGI PRECEDENTI?
un testimone, i suoi occhi erano chiusi, spiritualmente parlando. A causa del vincolo di segretezza, una grande quantità di informazioni sulla precisa natura e sulle pratiche dei Misteri è andata perduta.
Un elemento chiave dei Misteri, comunque, è l'aspetto del
mi-
to : tutti i Misteri sono accompagnati da racconti, alcuni dei quali possono essere segreti hieroi logoi, storie sacre sulla soerenza degli déi.
Il principio della vita divina era simboleggiato da un
essere divino (Osiride Adone Attis Dioniso Cristo ): la vita, nella forma del dio, sorirà, morirà e rinascerà.
Sappiamo anche che i riti di iniziazione, le cerimonie di puricazione, e le processioni culminavano in un dramma nale, il cui scopo era quello di portare l'iniziato faccia a faccia con Dio.
Aristotele, sempre freddamente distaccato come al solito,
la mette così: gli iniziati non devono imparare qualcosa, bensì subire un'emo-zione ed essere in un certo stato, evidentemente
12
dopo essere divenuti capaci di ciò .
Platone conosceva bene
i Misteri, ma, nel rispetto del loro vincolo di segretezza, preferì alludere ad essi più che parlarne esplicitamente: Allora invece si poteva vedere la bellezza nel suo splendore, quando in un coro felice, noi al seguito di Zeus, altri di un altro dio, godemmo di una visione e di una contemplazione beata ed eravamo iniziati a quello che è lecito chiamare il più beato dei Misteri, che celebravamo in perfetta integrità e immuni dalla prova di tutti quei mali che dovevano attenderci nel tempo a venire, contemplando nella nostra iniziazione mistica visioni perfette, semplici, immutabili e beate in una luce pura, poiché eravamo purì e non rinchiusi in questo che ora chiamiamo corpo e portiamo in giro con noi, incate12 http://www.vitapensata.eu/2012/03/12/i-misteri-di-aristotele/
5.2.
GIUDEO CON I GIUDEI, GRECO CON I GRECI
177
nati dentro ad esso come un'ostrica. (Platone, Fedro ) Elevando la losoa al rango di una esperienza divina, la paragona alla iniziazione ai Misteri.
Il collegamento del cristianesimo ai Misteri non è più oscurato da secoli.
Non vale nemmeno la pena di discutere questo
aspetto: è troppo evidente. Numerosi elementi inclusi nel patrimonio dei culti misterici passarono nei miti e nei riti cristiani.
Il grande oratore romano Cicerone, morto nel 43 AEC, in realtà aveva criticato i celebranti dei Misteri perchè rei di prendere i loro riti troppo alla lettera: pensi davvero che ci possa essere qualcuno tanto pazzo , ha scritto, da ritenere che sia un dio ciò che egli mangia?
13
Ben prima dell'Eucarestia, un rito quasi identico era già stato fermamente stabilito.
Il fatto è che Cicerone non era aatto un
nemico dei Misteri: lui credeva in una interpretazione simbolica dei miti, non in una letterale. In De legibus (II, XIV, 36), lo stesso Cicerone riserva solo parole di elogio per i Misteri greci, dicendo che attraverso di essi abbiamo guadagnato la comprensione non solo per vivere felici, ma anche per morire con una migliore spe-
14
ranza.
Al di là se Gesù sia storico o meno, la leggenda del Cristo morto e risorto si inseriva perfettamente nei cicli di morte e rinascita delle altre divinità ellenistiche, Tammuz, Adone, Osiride, ecc.
Non dovrebbe essere una sorpresa il fatto che Paolo fosse seguace di una religione misterica con la morte e risurrezione del suo semidio 13 Marco
ebreo al suo centro. Paolo era dopo tutto un ebreo elleTullio Cicerone, La natura degli déi, pag.47,
Testi/CiceroneNaturaDei.pdf 14 Earl
http://www.ousia.it/content/Sezioni/
Doherty, Jesus: Neither God Nor Man (Ottawa: Age of Reason Publications, 2009), pag.
130, mia libera traduzione.
178CAPITOLO 5.
`GESÙ', UN CLONE LETTERARIO DI PERSONAGGI PRECEDENTI?
nizzato che aveva viaggiato nelle città ellenistiche dove si praticavano i Misteri di Mitra, i Misteri di Adone, quelli di Attis (sposo di Cibele/Artemide) e di Dioniso. Il Cristo di Paolo era un semidio al centro di un altro culto misterico, facilitando così l'opera di proselitismo dei greci condotta da Paolo.
È Paolo che dice:
Ora vediamo come in uno specchio, in
maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia (1 Corinzi 13:12), riecheggiando l'accento posto dai Misteri sull'esperienza diretta e praticamente plagiando Platone, il quale, discutendo i ricordi dell'anima quando lei era in presenza di Dio, scrive (nel Fedro
15 ) che quei ricordi soltanto pochi, accostandosi alle imma-
gini, contemplano a fatica . E non credo nemmeno per un minuto che Paolo non avesse letto Platone, essendo un ebreo colto che ha scritto in greco, e Platone era una lettura obbligatoria in qualsiasi scuola del tempo.
Anche l'autore del vangelo di Marco possedeva una profonda conoscenza dell'opera di Platone, e siamo ora in grado di affrontare la questione del perché un cieco nel vangelo di Marco ha il nome di uno dei più famosi dialoghi di Platone.
Ecco Marco
10:46-52: E giunsero a Gerico. Mentre partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il glio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!. Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: Figlio di Davide, abbi pietà di me!. Gesù si fermò e disse: Chiamatelo!. Chiamarono il cieco, dicendogli: Coraggio! Àlzati, ti chiama!. Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora 15 http://www.liberliber.it/mediateca/libri/p/plato/il_fedro/pdf/il_fed_p.pdf
5.2.
179
GIUDEO CON I GIUDEI, GRECO CON I GRECI
Gesù gli disse: Che cosa vuoi che io faccia per te?. E il cieco gli rispose: Rabbunì, che io veda di nuovo!. E Gesù gli disse: Va', la tua fede ti ha salvato. E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada. Prima di tutto, si noti che glio di Timeo nel manoscritto originale è una traduzione di Bartimeo in greco.
Marco non ha
scelto a caso quel nome: vuole assicurarsi che i suoi lettori greci non manchino il punto.
Nel dialogo platonico, un personaggio di nome Timeo espone l'intera cosmologia platonica, compresa la creazione dell'uomo e dell'universo, e così facendo descrive alcune delle credenze fondamentali che Platone ha lasciato come sua eredità in primo luogo un regno della perfezione eternamente immutabile che, a detta di Timeo, è il modello dell'universo visibile. La cosmologia delineata nel Timeo è il modello regnante dell'universo nel primo secolo EC. In realtà, è verso.
ancora oggi il modello regnante dell'uni-
Nonostante i risultati raggiunti in astronomia e in sica,
molte persone sono religiose e la maggior parte di loro credono ancora che il nostro transitorio, imperfetto regno terreno sia in qualche modo situato sotto un luogo celestiale perfetto chiamato paradiso. In un'altra parte fondamentale di questo dialogo, fondamentale soprattutto per il vangelo di Marco, Timeo spiega non solo come funziona la vista, ma pone la vista anche a fondamento della stessa losoa, di cui nessun bene più grande giunse, né giungerà mai alla stirpe mortale come dono degli dèi (Timeo 14:47).
Per secoli la guarigione di Bartimeo è stata letta come un semplice episodio miracoloso e così sembrerebbe al convertito cristiano ignorante del primo secolo. Per un greco colto, tuttavia, sarebbe stato chiaro che Gesù sta recitando la parte dello ierofante nell'atto di aprire gli occhi di un iniziato alla verità. Bartimeo passa
180CAPITOLO 5.
`GESÙ', UN CLONE LETTERARIO DI PERSONAGGI PRECEDENTI?
da essere un mystes (uno che non vede) ad essere un epopt (uno che ha visto). Non più cieco, i suoi occhi si sono aperti all'eterno, e si getta via il mantello (l'unica ricchezza materiale che ha) per seguire Gesù.
Mentre la connessione con Platone è dicile da confutare, quella con i Misteri può sembrare meno ovvia.
Vado allora ad
esaminare Marco 5:1-13: Giunsero all'altra riva del mare, nel paese dei Gerasèni. Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro. Costui aveva la sua dimora fra le tombe e nessuno riusciva a tenerlo legato, neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi, e nessuno riusciva più a domarlo. Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre.
Visto Gesù da lon-
tano, accorse, gli si gettò ai piedi e, urlando a gran voce, disse: Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!.
Gli
diceva infatti: Esci, spirito impuro, da quest'uomo!. E gli domandò: Qual è il tuo nome?. Il mio nome è Legione gli rispose perché siamo in molti.
E lo
scongiurava con insistenza perché non li cacciasse fuori dal paese.
C'era là, sul monte, una numerosa mandria
di porci al pascolo.
E lo scongiurarono: Mandaci da
quei porci, perché entriamo in essi. Glielo permise. E gli spiriti impuri, dopo essere usciti, entrarono nei porci e la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare; erano circa duemila e aogarono nel mare. Per i lettori del ventunesimo secolo ignoranti dell'Antichità (praticamente tutti quanti noi), questo sembra semplicemente un miracolo assai bizzarro: 2.000 maiali? In una regione poi dove il maiale
5.2.
181
GIUDEO CON I GIUDEI, GRECO CON I GRECI
è fuori legge, per giunta?
Marco ci risparmia la fatica di immaginare la cosa come un episodio reale o quantomeno realistico perché, naturalmente, l'episodio è allegorico. Il maiale era sacro a Demetra, che ricordo era la dea del grano e divinità principale dei Misteri eleusini, i più famosi in Grecia. Sua glia Persefone era adorata (come Kore) negli stessi Misteri.
Il
mito riguardante il rapimento di Persefone da parte del dio degli Inferi Ade (Plutone) fornisce una delle chiavi per comprendere questo brano di Marco. Al momento quando Plutone rapì Persefone un porcaro di nome Eubuleo per puro caso stava pascolando i suoi porci sul posto, e il suo branco fu inghiottito nel baratro nel quale Plutone svanì con Persefone. Pertanto durante le Tesmophoriae i suini venivano gettati annualmente in caverne per commemorare la scomparsa dei porci di Eubuleo.
16
L'indemoniato nel vangelo aveva vissuto tra le tombe: quale modo migliore di alludere agli Inferi, dove Persefone, secondo il mito, presiedeva sui morti per sette mesi dell'anno?
Il collegamento, tuttavia, è incompleto.
In Jesus Mysteries,
Timothy Freke e Peter Gandy sottolineano che: Come parte della cerimonia di puricazione prima dell'iniziazione [ai Misteri eleusini], circa 2.000 iniziati si immergevano tutti in mare con i giovani maiali. ... i maiali ... erano poi sacricati ... scaraventandoli in un baratro. ...
Quando ad Eleusi fu permesso di emettere la pro-
pria ... moneta era il maiale che scelse come ... simbolo 16 Sir
James George Frazer, The Golden Bough:
traduzione, pag.359-360.
a study of magic and religion, mia libera
182CAPITOLO 5.
`GESÙ', UN CLONE LETTERARIO DI PERSONAGGI PRECEDENTI?
dei suoi Misteri, un animale che n dal neolitico è stato associato con gli Inferi.
17
Per i creduloni e gli ignoranti nel primo secolo EC, questo era semplicemente una dimostrazione del potere di Gesù di scacciare il maligno.Ma all'iniziato greco, l'allusione ai Misteri eleusini non poteva sfuggire.
I due episodi di Marco considerati nora alludono ai Misteri. Il terzo episodio è forse il più sconcertante. Marco 8:22-26 racconta la guarigione di un altro cieco. Giunsero a Betsàida, e gli condussero un cieco, pregandolo di toccarlo.
Allora prese il cieco per mano, lo
condusse fuori dal villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: Vedi qualcosa?. Quello, alzando gli occhi, diceva: Vedo la gente, perché vedo come degli alberi che camminano. Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente, fu guarito e da lontano vedeva distintamente ogni cosa.
E lo rimandò a casa sua dicendo:
Non entrare nemmeno nel villaggio. Innanzitutto, devo sottolineare un particolare che potrebbe sfuggire: quando il cieco apre gli occhi la prima volta ciò che vede non c'è. Gesù deve tentare una seconda volta per migliorargli la vista. Allora, qual è il punto della sua strana visione di uomini come degli alberi che camminano ?
Per rispondere a questa domanda, dobbiamo tenere a mente che Gesù era ben lontano dall'essere l'unico taumaturgo e guaritore del Mediterraneo antico. Tra coloro che erano famosi per tale attività durante la vita di Gesù guravano Pitagora, Apollonio di Tiana, e Asclepio.
Mentre i miracoli sono attribuiti a
17 Timothy Freke & Peter Gandy, The Jesus Mysteries: Was the Original Jesus a Pagan God?, New York: Three Rivers, 1999, pag. 31, mia libera traduzione.
5.2.
183
GIUDEO CON I GIUDEI, GRECO CON I GRECI
Asclepio tutti, solo Apollonio sembra essere stata una gura storica. Considerato glio di Apollo, Asclepio fu educato dal famoso centauro Chirone, che gli insegnò l'arte della medicina.
Asclepio era un
famoso guaritore. In realtà, il giuramento di Ippocrate originale prevedeva l'invocazione del suo nome: Giuro per Apollo medico e per Asclepio e Igea e Panacea e per tutti gli dèi ... . Igea (igiene) e Panacea (panacea) erano due delle sue glie. Entro il 300 AEC, il culto di Asclepio aveva raggiunto il culmine della sua popolarità, e numerosi accorrevano presso i suoi templi e santuari, sperando di guarire dai loro mali. In eetti, come ricordano Freke e Gandy, dopo che l'imperatore Teodosio permise ai cristiani di attaccare i templi pagani nell'impero romano senza timore di rappresaglie, molte delle iscrizioni da Asclepio furono rimosse dai primi cristiani, semplicemente sostituendo il suo nome con quello di Gesù .
18
18 Timothy Freke & Peter Gandy, The Jesus Mysteries: Was the Original Jesus a Pagan God?, New York: Three Rivers, 1999, pag. 29, mia libera traduzione.
184CAPITOLO 5.
`GESÙ', UN CLONE LETTERARIO DI PERSONAGGI PRECEDENTI?
Fortunatamente, alcuni monumenti che portano il suo nome sono sopravvissuti, e uno in particolare si riferisce a Marco.
La
seguente iscrizione è stata trovata su un'antica stele: Alceta di Halieis. Il cieco ebbe un sogno. Gli sembrava che il dio [Asclepio] si fosse a lui avvicinato e con le sue dita gli avesse aperto gli occhi, e che avesse visto per prima cosa gli alberi nel santuario.
19
Ecco spiegato metà del mistero.
Wendy Cotter elenca una serie di guarigioni di ciechi e almeno
20 richiedono l'applicazione di un unguento o di un far-
due di loro
maco, e questo, credo, è la ragione per cui Gesù sputa sul cieco in Marco (l'applicazione di un pò di saliva divina non era necessario nel caso di Bartimeo). Sia come sia, mi sembra chiaro che Marco stia alludendo ad Asclepio e Alceta: altrimenti per quale motivo il cieco aerma di vedere qualcosa che non c'è? (in realtà c'è anche un punto tutto teologico dietro la storiella: la comprensione della vera identità di Gesù da parte dei discepoli in Marco deve essere a sua volta lenta e graduale.)
Ma perchè uomini come degli alberi ? Ricordo che Asclepio era un dio della guarigione e della medicina, ma non era stato associato ai Misteri, a dierenza di Gesù e di molti altri déi che muoiono e risorgono. Adone è un buon esempio. Secondo Frazer, Adone era adorato dai popoli semitici della Siria, da cui i Greci presero in prestito il culto già almeno dal quinto secolo prima di Cristo.
Di Adone si disse che era nato da un albero di mirra,
la rottura della cui corteccia, dopo una gestazione di dieci mesi, permise al grazioso neonato di venire alla luce. 19 Inscriptiones Graecae
4.1.121122:
Stele 1.18,
Wendy Cotter,
21 Dioniso era il
Miracles in Greco-Roman
Antiquity: a sourcebook, Routledge, New York, 1999, pag.18, mia libera traduzione.
20 Wendy
Cotter, Miracles in Greco-Roman Antiquity: a sourcebook, Routledge, New York, 1999,
pag.17-18.
21 Sir
James George Frazer , The Golden Bough:
traduzione, pag.260.
a study of magic and religion, mia libera
5.2.
185
GIUDEO CON I GIUDEI, GRECO CON I GRECI
dio della vite ed è stato spesso ragurato con rami e/o foglie che crescono fuori dalla sua testa; Attis morì sotto un albero di pino e dopo la sua morte pare che si fosse trasformato in un albero di pino. Come ha sottolineato Frazer: Il carattere originale di Attis come uno spirito-albero è esplicitato chiaramente dalla parte che gli alberi di pino recitavano nella sua leggenda, nel suo rituale e nei suoi monumenti.
22 Frazer continua: Sua madre, Nana, fu
una vergine, la quale concepì ponendo sul suo seno un mandorlo
23
o melograno maturo.
Le parti del corpo di Osiride ucciso e
smembrato erano stati ritrovati dalla moglie, Iside, all'interno di un albero vivo. Ancor più importante, Gesù è associato con l'albero, che naturalmente era la croce. In realtà la parola usata nei vangeli è stauros palo, non croce, per la quale Platone usa la parola chi, a indicare la lettera greca
Q.
E un palo è poco più di un albero spogliato dei
suoi rami.
Atti degli Apostoli rende la connessione palese.
In Atti 5:30
Pietro accusa: Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi uccideste appendendolo al legno. (Ben diverso dallo scenario della crocissione a cui siamo abituati.) rivendicazione in Atti 10:39, dicendo:
Pietro ribadisce la sua
essi lo uccisero, appen-
dendolo ad un legno. In Atti 13:29 Paolo aerma che dopo la sua morte Gesù fu deposto dal legno (non dalla croce) .
In
Galati 3:13 Paolo insiste ancora su un legno piuttosto che su una croce, dicendo che Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della Legge, diventando lui stesso maledizione per noi, poiché sta scritto: Maledetto chi è appeso al legno .
Il cieco che Gesù guarisce con la sua saliva e il tocco delle sue mani sembra essere stato presentato in primo luogo come 22 Sir
James George Frazer, The Golden Bough:
a study of magic and religion, mia libera
traduzione, pag.272.
23 Sir
James George Frazer , The Golden Bough:
traduzione, pag.268.
a study of magic and religion, mia libera
186CAPITOLO 5.
`GESÙ', UN CLONE LETTERARIO DI PERSONAGGI PRECEDENTI?
un'allusione ad Asclepio, le cui orme Gesù sta seguendo, e in secondo luogo per raorzare lo status di Gesù come un dio dei Misteri. A questo punto il lettore potrebbe chiedersi: perché Gesù parla per enigmi? Gesù stesso risponde a questa domanda in tutti e tre i Vangeli. Ad esempio, così Marco 4:10-12: Quando egli fu solo, quelli che gli stavano intorno con i dodici lo interrogarono sulle parabole. Egli disse loro: A voi è dato di conoscere il mistero del regno di Dio; ma a quelli che sono di fuori, tutto viene esposto in parabole, anché vedendo, vedano sì, ma non discernano; udendo, odano sì, ma non comprendano; anchè non si convertano, e i peccati non siano loro perdonati. Questo è un punto parecchio interessante, perché i primi due terzi delle parole di Gesù sono state scritte da Marco, ma la parte nale, in corsivo, è presa da Isaia 6:9-10. E illustra con precisione la duplice direzione di Marco. Nei due terzi iniziali scritti da Marco, Gesù segue la tradizione dei Misteri: prima che i discepoli, da essere outsiders, diventino insiders, è necessario che siano iniziati. In altre parole, prima di partecipare ai segreti del culto e dei suoi membri, i membri devono sapere che di essi ci si può dare. Ma il passo di Isaia è destinato ai suoi ascoltatori ebrei: Gesù sembra realizzare le scritture.
Quello che abbiamo nel vangelo di Marco non è solo un tentativo di conciliare due culture, come è avvenuto con la creazione di Serapide, ma molto di più: Marco ha consapevolmente imitato i Misteri perché erano molto popolari (a dierenza della religione ebraica). E questo comportava l'imitazione del loro vincolo di segretezza, così come il loro approccio allegorico alle scritture. Come dovrebbe essere ormai chiaro, Marco sta essenzialmente parlando
5.2.
187
GIUDEO CON I GIUDEI, GRECO CON I GRECI
in codice, e decifrare il suo messaggio richiede una preparazione approfondita nel pensiero e nella cultura del tempo.
A quanto
pare, il vangelo non è veramente per tutti.
L'idea che (la comunità di) Marco avesse modellato il cristianesimo sui Misteri non è aatto inverosimile. Filone di Alessandria, che scrisse anche lui nel primo secolo EC, credeva che Mosè (così come Geremia) fosse stato uno ierofante e che l'ebraismo fosse già una religione misterica a tutti gli eetti. Filone, la cui opera Marco aveva quasi sicuramente letto, era un commentatore assai famoso delle scritture ebraiche. Se Filone credeva che l'ebraismo fosse una religione misterica, perché non vedere ugualmente Marco nel tentativo di innestare il Cristo Gesù di Paolo al centro di un nuovo culto misterico? Paolo scriveva decenni prima di Marco e aveva conquistato un gran numero di greci laddove gli ebrei non si convertirono facilmente alla sua versione del cristianesimo.
Interessante anche il fatto che il nome di Gesù Cristo contiene un elemento greco (Cristo/Qris tìc è la traduzione greca della parola Messia), e uno ebraico (Yeshua), che potrebbe essere una coincidenza o potrebbe consistere perfettamente con l'idea che il cristianesimo stava tentando di unire i fedeli greci con quelli ebrei. Questo tentativo naturalmente sarebbe un'innovazione di Paolo dal momento che lui coniò il nome, o almeno fu lui il primo a scriverlo nelle sue lettere. Paolo è anche colui che, in 1 Corinzi 9:19-22, ha ripetuto strenuamente Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero:
mi sono
fatto come Giudeo per i Giudei, per guadagnare i Giudei. Per coloro che sono sotto la Legge pur non essendo io sotto la Legge mi sono fatto come uno che è sotto la Legge, allo scopo di guadagnare coloro che sono sotto la Legge.
Per coloro che non hanno Legge pur non
188CAPITOLO 5.
`GESÙ', UN CLONE LETTERARIO DI PERSONAGGI PRECEDENTI?
essendo io senza la legge di Dio, anzi essendo nella legge di Cristo mi sono fatto come uno che è senza Legge, allo scopo di guadagnare coloro che sono senza Legge. Mi sono fatto debole per i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno. È una pura coincidenza che Marco sia così meticoloso nel dimostrare che Gesù è il Messia spesso scrivendo: E questo è stato fatto per adempiere le profezie ? che Marco volesse rivolgersi
È molto più probabile
anche ai seguaci greci di Paolo. La
guarigione di Bartimeo, l'esorcismo dei numerosi demoni chiamati Legione , e la guarigione del cieco in Marco 8, insieme a una serie di altri episodi nel Nuovo Testamento, non sono plagi dei Misteri (come pensano erroneamente Freke e Gandy), ma allusioni ai Misteri.
Quale modo migliore per attrarre i pagani, per
lo più proseliti greci? Una volta che smettiamo di pensare ai Vangeli come a racconti storici o come essere rigorosamente ebraici, i vangeli dimostrano, almeno i primi due, di essere allegorie riccamente straticate. I magi, che appaiono solo nel vangelo di Matteo, forniscono un esempio nale della duplice politica di Marco. Essi sono indicati nell'originale greco magoi apo anatolon, letteralmente: magi dal sorgere del Sole o più semplicemente magi provenienti da est . Matteo non menziona mai il loro numero. 24 Che
24 Ma la parola gre-
fossero tre è una interpretazione successiva sulla base del fatto che essi portano tre doni, due
dei quali erano senza dubbio ispirati da Isaia 60:3-6 : Cammineranno i popoli alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere. Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te. I tuoi gli vengono da lontano, le tue glie sono portate in braccio. A quella vista sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore, perchè le ricchezze del mare si riverseranno su di te, verranno a te i beni dei popoli. Uno stuolo di cammelli ti invaderà, dromedari di Madian e di Efa,
5.2.
GIUDEO CON I GIUDEI, GRECO CON I GRECI
189
Mitra ca magoi non può signicare re: da est giunsero dei sacerdoti, non dei re.
Per la precisione, sacerdoti dei Misteri di Mitra, in
competizione col nascente cristianesimo.
Non è neppure vero,
ovviamente, che uno di loro proveniva da Saba, in Etiopia.
La
domanda che si pone immediatamente è: per quale motivo dei sacerdoti persiani di Mitra sarebbero venuti a prestare omaggio ad un re
ebreo e per giunta al Messia ebreo ? Se fossero stati
divinamente ispirati, come suggerisce il vangelo, perché non tornano in Persia a convertire i persiani al cristianesimo? Perchè non annunciavano al loro popolo quale fosse la volontà di Dio? Niente del genere può essere trovato in nessuna fonte. ( Né tantomeno vi è la minima traccia di una strage di innocenti , nemmeno negli altri Vangeli.) Dopo quelle poche righe di Matteo, i magi scompaiono per sempre di scena. In parallelo alla storiella della nascita di Gesù narrata da Matteo, Luca vuole che il neonato divino sia visitato da pastori. Questo è aascinante perché, alla sua nascita, anche Mitra era adorato da pastori con tanto di doni. Si noti la fusione sincretistica: i magi di Matteo non sono pastori, né sono presenti alla nascita di Gesù, ma portano doni; i pastori di Luca assistono alla nascita di Gesù, ma non portano doni. Un tema costante nelle scene della Natività negli unici due vangeli che le ospitano sembra essere l'evocazione di Mitra. tutti verranno da Saba, portando oro e incenso.
190CAPITOLO 5.
`GESÙ', UN CLONE LETTERARIO DI PERSONAGGI PRECEDENTI?
Invece di immaginare che quei ridicoli racconti abbiano un nucleo storico, è di gran lunga più logico vedere questo episodio
allegorico.25
come
Il mitraismo era indubbiamente il sistema
astrologico più popolare in quel momento. Chiaramente si trattava di un fenomeno religioso da non sottovalutare, nella sua diusione dalle regioni orientali dell'impero romano nel cuore di Roma stessa.
Matteo sta segnalando agli adoratori di Mitra che Gesù
sostituisce il loro dio-uomo: la ragione è che i sacerdoti di Mitra adorano il dio bambino. Allo stesso modo, i pastori in Luca non venerano Mitra ma Gesù:
Gesù ha sostituito il dio-uomo
persiano. Anche Tertulliano, il noto apologeta cristiano vissuto alla ne del III secolo, intese questo episodio allegoricamente. Il fatto che i magi hanno preso un percorso alternativo quando tornarono a casa signicava, a suo avviso, che non dovevano più camminare nel loro vecchio modo.
Questo, naturalmente, è pro-
prio ciò che voglio dimostrare.
Si noti inoltre che i magi portano mirra, un dono che non è menzionato da Isaia. La mirra è ovviamente incenso, ma era anche il nome della madre di Adone (Mirra), che fu trasformata in albero dal quale si diceva che venne alla luce Adone.
Mirra era anche
il nome della madre di Dioniso. Ancora una volta, gli ebrei che leggono Matteo avrebbero in mente la profezia di Zaccaria, più o meno soddisfatti dal suo compimento, mentre i greci e gli altri pagani avrebbero saputo riconoscere le allusioni ai loro déi-uomini. Quello che abbiamo scoperto in questa manciata di passi biblici è il processo sincretistico di sovrapposizione di aspetti di una religione con le altre e viceversa, al ne di assimilarle. Questo è il motivo per cui le chiese sono state costruite su templi pagani. Questo è il motivo per cui la croce celtica incorpora ancora un 25 Per
tutto il suo vangelo, Matteo intende dimostrare che Gesù è venuto non solo per gli ebrei ma
anche per i gentili.
Da qui la necessità della visita dei magi come i primi ad omaggiare il Messia
ebraico. Che Matteo intenda convertire alla fede cristiana i seguaci di Mitra è coerente con il suo indirizzo.
5.2.
191
GIUDEO CON I GIUDEI, GRECO CON I GRECI
Tammuz (Adone) cerchio, un simbolo a cui i celti si riutarono di rinunciare. Per questo i cristiani scolpirono il nome di Gesù sui monumenti dove compariva quello di Asclepio. Questo è il motivo per cui la Chiesa ha sovrapposto il giorno di Ognissanti con quello di Halloween, il capodanno celtico, che cadeva nei tre giorni tra la ne di ottobre e l'inizio di novembre.
Carrier dunque sottolinea altri elementi in comune tra il cristianesimo e le varie religioni misteriche, per esempio il tema del
26 quest'ulti-
dio salvatore e il tema del dio che muore e risorge,
mo istanziato, solo per citare alcuni esempi, da Romolo (la cui morte e risurrezione erano celebrate durante festività annuali), Talmoxis (la cui morte e risurrezione promettevano la vita eterna ai suoi adepti) e Osiride (la cui morte e risurrezione promettevano la salvezza, attraverso il battesimo).
27 Al pari della morte
di Gesù, anche la morte di Osiride fu associata alla luna piena (basta confrontare Giovanni 19:14
28 con De Iside et Osiride 42 di
26 Richard
Carrier, So...
27 Richard
Carrier, Not the Impossible Faith: Why Christianity Didn't Need a Miracle to Succeed
If Jesus Didn't Exist, Where Did He Come from Then?
richardcarrier.info/Historicity_of_Jesus.pdf (Raleig, NC: Lulu, 2009) pag. 32-33, 86, 376.
28
http://www.
192CAPITOLO 5.
`GESÙ', UN CLONE LETTERARIO DI PERSONAGGI PRECEDENTI?
29 ), mentre la sua risurrezione avvenne al terzo giorno 30 con De Iside et Osiride 39, 4231 ). È degno (confronta Luca 24:7 Plutarco
di nota che anche il dio pagano Baal, ben noto agli ebrei, morì divorato da Mot per poi risorgere trionfante.
32
Che questi paralleli non sono per forza ovvi del tutto o identici la solita accusa lanciata dagli apologeti religiosi non diminuisce il peso delle loro somiglianze o possibili inuenze.
In presenza
di aspetti identici tra religioni diverse, non ci sarebbe più neppure emulazione: verrebbe a scomparire ogni dierenza perchè si avrebbe a che fare con la stessa religione, con la stessa storia! Sarebbe naturale aspettarsi delle dierenze causate in parte da norme culturali diverse nella formazione di una nuova religione. Mentre non sarebbe aatto naturale aspettarsi l'assenza di differenze, altrimenti si starebbe in presenza della stessa religione! Quindi il fatto che spesso quelle gure mitiche erano déi salvatori, Era la Parasceve della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: Ecco il vostro re!. (Giovanni 19:14)
29 La morte di Osiride corrisponde, secondo il mito egiziano, al diciassette del mese, quando cioè il plenilunio si compie e risulta perfettamente visibile.
http://lamelagrana.net/wp-content/uploads/ downloads/2013/07/Plutarco-Iside-e-Osiride-De-Iside-et-Osiride.pdf) (Plutarco, De Iside et Osiride, 42,
30 ...e diceva: Bisogna che il Figlio dell'uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocisso e risorga il terzo giorno. (Luca 24:7)
31 Il diciannovesimo giorno del mese, poi, durante la notte scendono tutti al mare. Gli addetti agli arredi divini e i sacerdoti tirano fuori la cesta sacra che porta all'interno un'urna tutta d'oro, e in questa versano poi dell'acqua potabile.
Allora i presenti si
mettono a gridare: Osiride è stato ritrovato!.
http://lamelagrana.net/wp-content/uploads/ downloads/2013/07/Plutarco-Iside-e-Osiride-De-Iside-et-Osiride.pdf) (Plutarco, De Iside et Osiride, 39,
Plutarco dice che Osiride moriva al diciassettesimo giorno del mese di Athyr (vedi la nota precedente) e veniva ritrovato al terzo giorno (al termine del diciannovesimo giorno dello stesso mese).
32
Il dio Baal è così ucciso da Mot dio degli inferi, ma la sorella Anat lo ritrova e lo fa rivivere e con lui rinasce la natura, un mito molto simile a quelli esaminati in precedenza e a quelli che ancora esamineremo proprio a sottolineare la matrice comune di questi racconti.
Antiche Madri nel bacino del Mediterraneo, Sacre Nozze
a
cura
di
Andrea
Romanazzi,
archeomitologia/madrimediterraneo.htm
Analisi Comparata del Mito delle
http://www.daltramontoallalba.it/
5.2.
193
GIUDEO CON I GIUDEI, GRECO CON I GRECI
erano gli (o glie) di un dio, sorivano per il bene dell'umanità, e ispiravano storie dove venivano antropomorzzati sulla Terra (da entità celesti quali erano in origine, mediante il processo noto come evemerismo, erano in seguito storicizzati )
33 potrebbe le-
gittimamente insinuare il dubbio sulla reale esistenza di Gesù, alla luce di una sua simile descrizione riscontrata nei vangeli.
Esistono anche paralleli con altre gure che potrebbero essere state storiche o mitiche, parecchie delle quali fanno la loro comparsa molto prima delle gure dell'età ellenistica. Gesù non fu la sola gura antica ad apparire miracolosamente sulla Terra (Matteo
34 : anche del Buddha si disse che scaturì dal anco destro di 35 e parimenti la madre di Perseo fu impregnata sua madre vergine 36 Gesù predicò da un dio (Zeus) sotto forma di una pioggia d'oro. 1:18)
33 Tanto per cominciare, sono esistiti centinaia di personaggi mitici storicizzati nella storia, in realtà fu una tendenza particolarmente popolare per i semidéi e nell'antichità esattamente dove e quando si originò il cristianesimo (l'intero processo fu chiamato evemerismo).
Così perchè pensiamo che sia dicile questo da spiegare?
Non può
essere aatto più dicile per il cristianesimo di quanto lo sia per ogni altro esempio (dall'invenzione di Mosè e di elaborate biograe su di lui, all'invenzione, parimenti, di Ercole, Romolo, Osiride, e così via; ...). (Richard Carrier, On Bermejo-Rubio's Dispassionate Plea for a Historical Jesus, mia libera traduzione,
http://freethoughtblogs.com/carrier/archives/5085
)
34 Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. (Matteo 1:18)
35 Secondo la tradizione, Mâyâ, la madre di Gotama Siddhatha (s.
Gautama Sid-
dhârtha), che desiderava un glio, vide apparire in sogno un elefante bianco che le entrava nel anco.
Dal consulto con un astrologo apprese il signicato del sogno: il
glio a cui avrebbe dato vita sarebbe stato o sovrano del mondo o ad esso avrebbe rinunciato. Nato dal anco destro della madre nel parco di Lumbinî, dove Mâyâ volle fare una sosta durante il viaggio verso la casa paterna, il neonato annunciò a chiara voce la sua alta condizione e compì sette passi. (Klaus K. Klostermeier, Buddhismo. Una introduzione, Fazi Editore, 2005, pag. 17-18)
36 Contro di essa sta il racconto dell'amore di Zeus per l'unica glia di Acrisio, Danae. Acrisio, re di Argo, aveva soltanto questa glia; perciò interrogò l'oracolo di Del per avere un glio. Il dio gli predisse che non avrebbe avuto gli maschi, ma soltanto una glia, e che il glio di questa gli sarebbe stato fatale. Ritornato da Del, Acrisio fece costruire nel cortile del suo palazzo una stanza di bronzo sotterranea come una tomba. Vi rinchiuse la glia con la nutrice.
Danae dovette congedarsi dalla luce del cielo e
fu sepolta per sempre nell'oscurità, perchè non potesse avere gli. Invece fu lo stesso re degli dèi che desiderò la ragazza Danae. Trasformato in pioggia d'oro Zeus penetrò
194CAPITOLO 5.
`GESÙ', UN CLONE LETTERARIO DI PERSONAGGI PRECEDENTI?
la cosiddetta regola d'oro (Matteo 7:12
37 , Luca 6:3138 ) e così
39 Gesù fu apparentemente inter40 ) riguardo alle sue pretese rogato da Ponzio Pilato (Marco 15:2 fece anche il Buddha e Confucio.
in apparenza arroganti, esattamente come Dioniso (un altro dio che-muore-e-risorge) fu condotto apparentemente di fronte al re Penteo con l'accusa di pretesa divinità.
41
Gesù appare un saggio profeta nei vangeli (senza nessun racconto dell'infanzia e dell'adoloscenza nel vangelo di Marco, il primo vangelo), proprio come il saggio Laozi fa la sua comparsa già uomo adulto,
42 pronto ad istruire chi non è illuminato. E come Gesù
attraverso il tetto nella stanza sotterranea. La giovane raccolse la pioggia nella sua veste e da essa uscì il signore del cielo. La tomba divenne camera nuziale e nacque un glio di Zeus. Questa è la storia del concepimento di Perseo. (Károly Kerényi, Gli dei e gli eroi della Grecia. Il racconto del mito, la nascita delle
civiltà, Il Saggiatore, 2009, pag. 275)
37 Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti. (Matteo 7:12)
38 E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. (Luca 6:31)
39 Per i confuciani questo codice di comportamento è noto come shu rispetto ed empatia: si mostra attenzione per gli altri perchè non si può separare la propria soerenza, speranza o soddisfazione da quella altrui. Per i buddisti la questione è davvero vitale; la loro regola è riassunta in una frase del Buddha tratta da uno degli scritti buddisti, Samyutta Nikaya (letteralmente, Detti ani): Una persona che ama il proprio sé non dovrebbe danneggiare il sé degli altri. (Peter Stanford, 50 grandi idee di religione, edizioni Dedalo, 2011, pag.20 (sulla regola d'oro)
40 Pilato gli domandò: Tu sei il re dei Giudei?. Ed egli rispose: Tu lo dici. (Marco 15:2)
41 Nell'undicesimo o dodicesimo secolo dopo Cristo un anonimo autore bizantino, senza dubbio ispirato dai paralleli tra l'interrogatorio fatto da Penteo a Dioniso nelle Baccanti di Euripide e l'interrogatorio fatto da Ponzio Pilato a Cristo, mise insieme un'opera chiamata Christus Patiens (il Cristo soerente), la storia della crocissione narrata come una tragedia greca.
Christus Patiens è derivato interamente da righe prese da
una tragedia antica, specialmente le Baccanti di Euripide. (Barry B. Powell, A short introduction to classical myth, Pearson Education, New Jersey 2002, pag. 107, mia libera traduzione)
42 Finalmente un giorno Lao Zi venne alla luce. Ma in precedenza la sua nascita fu
5.2.
195
GIUDEO CON I GIUDEI, GRECO CON I GRECI
43 ), anche Laozi ha incoraggiato all'amore dei ne44 Mentre Gesù fu tentato da mici, soltanto parecchi secoli prima. 45 46 Satana (Luca 4:1-2 ), il Buddha fu tentato da Mara e Zoroastro (Matteo 5:43-47
varie volte sospesa e rinviata. Non veniva mai il giorno propizio. Conveniva infatti che quel giorno non avvenissero altre nascite né altre morti. Conveniva insomma che il tempo stesso si fermasse e solo allora, in quell'istante fuori dal tempo, poteva accadere l'evento. La nascita di Lao Zi non era dunque una semplice nascita, era la Nascita. Si dovettero riunire e mettere d'accordo le Presenze che governano il Cielo e la Terra, perchè ciò potesse accadere. La vita stessa si fermò. Così nacque. Nacque dall'ascella sinistra della madre, ed è anche questa annotazione di un parto diverso e stupefacente, miracoloso, ma non unico. E' nota comune infatti a tanti eroi antichi, che già chiama al prodigio. Naturale viene qui il rimando alla nascita di Eva dalla costola di Adamo. Con tali segnali di unicità Lao Zi dunque nacque. Nasce già vecchio, si è detto, con barba e capelli lunghi e incolti e candidi.
Nasce e
prende a camminare. Se ne va per la sua strada, senza voltarsi neppure, senza parlare. Nasce e va.
Dao signica appunto Via. Lao Zi neonato già conosce la sua via, la Via. Egli è il Dao, la Via incarnata, dunque va. (Carlo Moiraghi, Tao Te Ching, Il dettato della perenne saggezza, Tecniche Nuove 2005, pag. 34.)
43 Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, anché siate gli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? (Matteo 5:43-47)
44 Essere amati profondamente da qualcuno ci rende forti; amare profondamente ci rende coraggiosi. L'amore rende invincibili nell'attacco e nella difesa; quando il cielo viene in aiuto agli esseri umani, li protegge con il dono dell'amore. (Frasi
di
Lao
93-vi-secolo-ac/)
Tzu,
http://www.testesso.com/maestri/lau-tzu-%E2%80%
45 Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. (Luca 4:1-2)
46 Anche Buddha è tentato dal demonio: mentre egli si trova sotto l'albero Bo, viene attaccato da Mara, che interrompe la sua concentrazione. Lo distrae dalla devozione per impedirgli l'illuminazione. Usa ogni arma, dal desiderio alla concupiscenza. Il suo corpo, le sue mani e i suoi piedi erano avvolti nelle spire di centomila serpenti, e le sue mani brandivano spade, archi, frecce, picche, asce, magli, razzi, pestelli, bastoni, catene, clave, dischi e ogni altro strumento di guerra... Le lingue erano ruvide, con viluppi di peli, e gli occhi rossi e ammeggianti, come quelli del serpente nero pieno di veleno... (Vittorino Andreoli, Le nostre paure, Bur 2011.)
196CAPITOLO 5.
`GESÙ', UN CLONE LETTERARIO DI PERSONAGGI PRECEDENTI?
47 Mentre Gesù poteva miracolosamente generare del 48 49 Mentre di vino (Giovanni 2:1-11 ), così poteva fare Dioniso. da Ahriman.
Gesù si racconta che aveva camminato sull'acqua (Matteo 14:22-
50 ), così si raccontava anche a proposito del Buddha.51
33
La
47 L'arcangelo lo trasportò in cielo a conferire con Ahura Mazda. Più tardi, dopo un periodo di studio e di meditazione nella regione, Zoroastro si ritrovò faccia a faccia con il malvagio Ahriman, intento a distoglierlo dalla sua missione: Non annientare le mie creature, o santo Zarathustra! Rinuncia alla buona legge degli adoratori di Mazda, e tu otterrai un tale vantaggio come lo ottenne l'assassino, il dominatore delle nazioni. La risposta di Zoroastro: No! Mai rinuncerò alla buona legge degli adoratori di Mazda, anche se dovesse perire il mio corpo, la mia vita, la mia anima!. (Fargard 19.1.6-7 citato in Robert M. Price, The Incredible Shrinking Son of Man: How
Reliable Is the Gospel Tradition?, Ahmerst, NY: Prometheus Books, 2003, mia libera traduzione, pag.353)
48 Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. madre di Gesù gli disse: da me?
Non hanno vino.
Non è ancora giunta la mia ora.
cosa vi dica, fatela.
Venuto a mancare il vino, la
E Gesù le rispose:
Donna, che vuoi
Sua madre disse ai servitori: Qualsiasi
Vi erano là sei anfore di pietra per la puricazione rituale dei
Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: Riempite d'acqua le anfore; e le riempirono no all'orlo. Disse loro di nuovo: Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto.
Ed essi gliene portarono.
Come ebbe
assaggiato l'acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l'acqua chiamò lo sposo e gli disse: Tutti mettono in tavola il vino buono all'inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono nora. Questo, a Cana di Galilea, fu l'inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. (Giovanni 2:1-11)
49 In
eetti, uno dei miti di Dioniso che trasforma l'acqua in vino veniva raccontato durante la
festa annuale che si teneva in onore del dio nella città costiera di Sidone (Morton Smith, Jesus the
Magician, London, Victor Gollancz, 1978, pag.120).
50
Subito dopo costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull'altra riva, nché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo. La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul nire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare.
Vedendolo camminare sul
mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: È un fantasma! e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: Coraggio, sono io, non abbiate paura!. Pietro allora gli rispose: Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque. Ed egli disse: Vieni!. Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s'impaurì e, cominciando ad aondare, gridò: Signore, salvami!. E subito Gesù tese la mano, lo aerrò e gli disse: Uomo di poca fede, perché hai dubitato?. Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: Davvero tu sei Figlio di Dio!. (Matteo 14:22-33)
51 A Uruvelâ il Buddha convertì anche altri tre eminenti personaggi, i fratelli Kassapa, brahmani della omonima antica stirpe. in mezzo a ogni sorta di prodigi.
La conversione di questi tre fratelli avvenne
Fra gli altri quello del Buddha che lotta nella
cella del sacricio nel tempio - con un Nâga (serpente sacro) che la infesta; poi quello del Buddha che, durante una inondazione, dimostra il suo potere di camminare sulle
5.2.
GIUDEO CON I GIUDEI, GRECO CON I GRECI
197
storia della morte di Gesù e della tomba vuota (Giovanni 20:1-
52 ) presenta somiglianze in comune con il mistero che avvolge 53 e anche di Romolo, la cui scomparsa le ossa del defunto Ercole, 54 (si legga Marco 15:33 venne legata ad un'improvvisa oscurità 10
55 ), per poi culminare in un trionfo. Robert Price ha notato nuacque.
Il primo Kassapa e cinquecento suoi discepoli buttano nel ume i loro arnesi
sacricali brahmanici e lo seguono; gli altri due fratelli, accompagnati da cinquecento asceti, accorrono al Buddha e divengono suoi seguaci.
Indi, davanti a mille persone
il Buddha pronuncia il suo terzo famoso sermone, il sermone dell'arsione (Samiutta Nikâya, XXXV) dove spiega come tutto il mondo sia arso dal fuoco della brama. (Alessandro Bausani, Buddha, Il Castello editore, 2002, pag. 45.)
52 Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!. Pietro allora uscì insieme all'altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario che era stato sul suo capo non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti. I discepoli perciò se ne tornarono di nuovo a casa. (Giovanni 20:1-10)
53 Dopo la morte di Eracle, glio di Zeus, ricercarono le sue ossa e non ne trovarono neppure una. Poichè rammentarono un'antica profezia secondo la quale egli era destinato all'immortalità, conclusero che lui doveva essere stato assunto in cielo. (Diodoro Siculo, Biblioteca storica, 4.38.4-5 citato in Robert M. Price, The Incred-
ible Shrinking Son of Man:
How Reliable Is the Gospel Tradition?, Ahmerst, NY:
Prometheus Books, 2003, mia libera traduzione, pag.335)
54 Romolo, primo re dei Romani, una volta teneva una riunione nel campo presso la palude della Capra (è una palude che c'era nei pressi del Campo Marzio) quando improvvisamente una densa nube comparve e il re volò via al cospetto dei cittadini con un gran fragore e tuoni, nè mai più Romolo fu sulla terra. La plebe romana, quando vide vacante la sede regia, rimase per qualche tempo in mesto silenzio. Poi tutti cominciarono a chiamare Romolo dio, re e padre della città di Roma. Ma fra i plebei vi fu anche il sospetto dell'assassinio del re per una congiura dei senatori; così i discorsi dei cittadini e le preghiere erano pieni di terrore e di grande preoccupazione. Allora Giulio Proculo, uomo nobile, avanzò nella pubblica assemblea e alla cittadinanza preoccupata per il desiderio di un re e adirata verso i senatori, aermò: Quiriti, alla prima luce dell'alba odierna ho visto Romolo, fondatore della città, sul colle Quirinale, con aspetto radioso; camminava verso gli déi, ma si trattenne e ammonì i Romani anchè coltivassero la virtù e si astenessero dalle rivolte. Così disse (i romani) saranno sempre signori di tutte le genti e scomparve. I Romani credettero all'autorevolezza di Proculo e sul Quirinale edicarono un tempio a Romolo, e lo onorarono come re, come dio e come patrono e (lo) nominarono Quirino. (Tito Livio, Storia di Roma 1.16)
55 Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra no alle tre del pomeriggio. (Marco 15:33)
198CAPITOLO 5.
`GESÙ', UN CLONE LETTERARIO DI PERSONAGGI PRECEDENTI?
merose somiglianze tra la storia di Gesù e l'Archetipo dell'Eroe Mitico. In estesa prospettiva e in dettaglio, la vita di Gesù descritta nei vangeli corrisponde al diuso Archetipo dell'Eroe Mitico per cui la nascita di un eroe divino è predetta e concepita in maniera soprannaturale, l'eroe infante fugge al tentativo di assassinarlo, dimostra la sua precoce sapienza già da bambino, riceve una missione divina, scongge demoni, guadagna acclamazione, è salutato come re, poi viene tradito, perdendo il favore popolare, condannato a morte, spesso in cima ad una collina, ed è vendicato e asceso al cielo.
56
L'identicazione di tali paralleli non è di certo limitata ai miticisti iperscettici, poichè il ben noto studioso biblico Robert Funk già riconobbe che Paolo identicò in Gesù una gura di salvatore del tipo ellenistico, un dio che muore e risorge, come Osiride nel culto di Iside e notando che Non furono la vita e gli insegnamenti di Gesù ma la morte di Gesù e la sua apparizione a Paolo in una visione ... a divenire i punti focali del vangelo di Paolo .
57
58 lo studioso biblico Philip Davies conclude che il
In un articolo,
riconoscimento che la storicità di Gesù non è certa spingerebbe gli studi di Gesù verso la rispettabilità accademica , considera povera Storia i tentativi di scoprire il Gesù Storico , e conferma i presunti paralleli mitici: Due articoli in Is This Not The Carpenter? (da parte dei due editori, in realtà) collezionano una gran quantità di prove che il prolo di Gesù nel Nuovo Testamento è composto di motivi comuni riscontrati in tutto il mondo 56 Robert
M. Price, Christ a Fiction , mia libera traduzione,
modern/robert_price/fiction.html 57 Earl
Doherty, recensione di Honest to Jesus, Jesus For a New Millennium di Robert W. Funk,
HarperCollins SanFrancisco, 1996, mia libera traduzione,
funkrev.htm 58 The
http://infidels.org/library/
http://www.jesuspuzzle.humanists.net/
Bible and Interpretation, Did Jesus Exist? di Philip Davies, mia libera traduzione,
//www.bibleinterp.com/opeds/dav368029.shtml
http:
5.3.
IL GESÙ CELESTE PRECRISTIANO E PREPAOLINO DI FILONE
199
mediterraneo e medio orientale. Quei paralleli sono validi: nel cercare di dare una spiegazione di chi e cosa fu Gesù tali risorse furono inevitabilmente attinte, consciamente
59
o inconsciamente, dagli autori dei vangeli.
5.3 Il Gesù celeste precristiano e prepaolino di Filone La possibilità che il Gesù di Paolo è un Cristo celeste , che appariva in visioni, e che potrebbe essere esistito in un'altra dimensione invece che sulla Terra, è un argomento popolare tra i miticisti e anche accettato da numerosi storicisti (naturalmente i
60 ). È di particolare interesse che il losofo ebreo
meno apologeti
ellenistico Filone di Alessandria (vissuto alll'incirca tra il 20 AEC e il 50 EC), presunto contemporaneo di Gesù, le cui opere vengono prima degli scritti di Paolo e dei vangeli, non fa alcuna menzione di Gesù di Nazaret o dei suoi seguaci, ma si riferisce ad una gura celeste, una gura puramente soprannaturale, chiamata (si veda Giovanni 1:1).
Logos
Il fatto sorprendente è che questa
gura puramente soprannaturale ricorda molto da vicino Gesù Cristo. Richard Carrier ha richiamato l'attenzione al fatto che questa gura del Logos è descritta varie volte da Filone come il primogenito glio di Dio (si veda Romani 8:29 leste immagine di Dio (si veda 2 Corinzi 4:44 59 The
Bible
and
Interpretation,
Did
bibleinterp.com/opeds/dav368029.shtml
Jesus
Exist? ,
mia
61 ), la ce-
62 ), l'agente divino
libera
traduzione,
http://www.
60
Paolo fu un visionario estatico che esperì, per quello che sembra essere un periodo di circa trent'anni dopo la morte di Gesù, visioni di un essere celeste da lui chiamato Cristo e il Signore, e il fatto è che né Paolo né ogni altro cristiano del primo secolo sentì un bisogno di distinguere tra l'essere celeste e il Gesù storico. (Randel Helms, Gospel Fictions, Bualo, NY: Prometheus Books, 1988, mia libera traduzione, pag.13-14)
61 Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all'immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli. (Romani 8:29)
62 in loro, increduli, il dio di questo mondo ha accecato la mente, perché non vedano lo splendore del glorioso vangelo di Cristo, che è immagine di Dio.
200CAPITOLO 5.
`GESÙ', UN CLONE LETTERARIO DI PERSONAGGI PRECEDENTI?
63 ) e il sommo sacerdote di 64 65 ). Dio (si veda Colossesi 1:18 , Ebrei 4:14 66 l'esortazione di Filone ai fedeli Il prof. Carrier sottolinea anche
della creazione (si veda 1 Corinzi 8:6
di dover emulare questa gura del Logos (si veda Galati 3:27
67 ,
68 ). Filone descrive anche il Logos come una gura
1 Corinzi 11:1
espiatrice dei peccati e intercessore per l'umanità (si veda Colos-
69 ). Se le gure messaniche del Logos e del Cristo di
sesi 1:13-14
Paolo (e di altri autori di epistole) sono scollegate tra loro, si tratta di un'enorme coincidenza. Alla luce della loro contemporaneità, sembra ovvio che Paolo avesse adattato la gura del Logos di Filone nel suo concetto personale di Gesù Cristo.
Una coinci-
denza altrettanto impressionante sarebbe che, nel discutere di questa gura apparentemente anonima, Filone allude ad un passo dell'Antico Testamento, che fornisce l'unica cosa che secondo (2 Corinzi 4:44)
63 per noi c'è un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi siamo per lui; e un solo Signore, Gesù Cristo, in virtù del quale esistono tutte le cose e noi esistiamo grazie a lui. (1 Corinzi 8:6)
64 Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa. Egli è principio, primogenito di quelli che risorgono dai morti, perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose. (Colossesi 1:18)
65 Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo. (Ebrei 4:14)
66 Richard
Carrier, Not the Impossible Faith: Why Christianity Didn't Need a Miracle to Succeed,
Raleigh, NC: Lulu, 2009, pag. 251.
67
poiché quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo. (Galati 3:27)
68 Diventate miei imitatori, come io lo sono di Cristo. (1 Corinzi 11:1)
69 È lui che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore, per mezzo del quale abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati. (Colossesi 1:13-14)
5.3.
201
IL GESÙ CELESTE PRECRISTIANO E PREPAOLINO DI FILONE
Droge è necessaria per iniziare una religione: un
nome. Il lettore
può probabilmente immaginare dove va a ricercare Filone... Nella Septuaginta (un'antica versione dell'Antico Testamento che ne è la traduzione in lingua greca), a questa gura viene dato un nome, Gesù . E neppure era l'idea di un glio di Dio spirituale preesistente un'idea nuova tra gli ebrei, a ogni modo.
Il
contemporaneo di Paolo, Filone, interpreta la profezia messianica di Zaccaria 6:11-12 proprio in questo modo. Nella Septuaginta costui dice di posare la corona della sovranità su Gesù, infatti Dice il Signore degli eserciti: ecco l'uomo che si chiama `Germoglio', spunterà da sé e ricostruirà il Tempio del Signore. Questo è pressochè lo stesso vangelo cristiano.
70
Al di là se questo passo di Zaccaria dove esorta a dare una corona a Gesù sia servito a presagire il futuro Gesù Cristo o no (come gli apologeti cristiani potrebbero desiderare), cosa importa è l'interpretazione di questo passo da parte di Filone, come potrebbe aver inuenzato Paolo, e in denitiva, gli autori dei vangeli.
Questo passo di Zaccaria fu commentato da Filone, che
instaura un collegamento alla sua gura soprannaturale e divina del Logos, nell'opera Sulla Confusione delle Lingue 62-63: Ecco, l'uomo che si chiama `Germoglio' ! è proprio un insolito appellativo, invero, se lo consideri pronunciato a proposito di un uomo che è composto di corpo e anima. Ma se guardi ad esso come se fosse stato applicato a quell'entità incorporea che in alcun modo dierisce dalla divina immagine, allora riconoscerai che il nome di `Germoglio' gli è stato dato assai felicemente. Infatti il Padre dell'Universo lo ha innalzato in quanto il glio maggiore, 70 Richard
Carrier, Not the Impossible Faith: Why Christianity Didn't Need a Miracle to Succeed,
Raleigh, NC: Lulu, 2009, pag. 250, mia libera traduzione.
202CAPITOLO 5.
`GESÙ', UN CLONE LETTERARIO DI PERSONAGGI PRECEDENTI?
che in un altro passo egli chiama il primogenito.
E lui
che è dunque generato, imita le vie di suo padre... Carrier nota inoltre che il Gesù di Zaccaria governerà (Zaccaria 6:13). La possibilità che Filone abbia parlato di un Gesù celeste che è pre-cristiano (ed ebraico) e pre-paolino, e che non era un letterale essere umano storico, e che condivide parecchie carattestiche con il Cristo cosmico di Paolo e il Gesù terreno dei vangeli, è di grande importanza per la tesi miticista e dovrebbe sicuramente essere un'area di ulteriore ricerca.
Esistono impor-
tanti implicazioni sulle origini della storia di Gesù, ma anche del cristianesimo antico e dello gnosticismo cristiano, ad esempio la possibilità di spiegare in che modo la concezione platonica possa aver inuenzato il cristianesimo assai più profondamente di quanto si sia immaginato.
Il Gesù Logos di Filone si inserisce perfettamente nell'evoluzione della storia di Gesù proposta in precedenza, perchè ricompare il tema dell'inuenza dell'Antico Testamento su quella storia (compreso il tema dell'incoronazione di Gesù) come pure sul Cristo immaginario delle epistole paoline.
In questo scenario, Filone
promuove un Logos trascendente e spirituale, capace di evolversi nel Cristo trascendente ma carnale di Paolo, per culminare nella descrizione evangelica di un terreno e carnale Gesù Storico . Ora, per quale motivo assistiamo al
FATTO signicativo che il
contemporaneo di Gesù, Filone, manca totalmente di menzionare Gesù Cristo (o un Gesù Storico ), ma al contrario si dilunga su una gura celeste simile a Gesù, dandogli implicitamente il nome di Gesù (mediante la sua esegesi allegorizzante di un passo biblico dove quella gura, da lui intravista, si chiama Gesù per incredibile coincidenza, talmente incredibile che dunque, per denizione, non può essere una coincidenza) quando quell'identità era nota solo a pochi? Se non si ritiene probabile questo implicito, deliberato utilizzo del nome di Gesù da parte di Filone, allora quantomeno
5.4.
203
UN CANTICO PER GESÙ
questo serve a indicare che le origini interamente mitiche di Gesù dovrebbero essere
almeno apertamente discusse.
Che le chiese vogliano impedire una tale ricerca è comprensibile, anche se ovviamente non è l'ideale.
Ma che le istituzioni
accademiche facciano lo stesso, rivela davvero chiaramente che esistono problemi reali all'interno dell'accademia, in particolare
71
nel campo degli studi delle origini cristiane.
5.4 Un cantico per Gesù Nonostante la prevedibile disapprovazione degli apologeti cristiani in particolare, esistono chiari, e antichi paralleli pagani con numerosi atti e insegnamenti poi attribuiti a Gesù nei vangeli. In particolare, il Logos di Filone ore un prototipo di quel Cristo celeste di Paolo, l'ennesimo indizio di un'evoluzione delle storie su Gesù da una concezione mistica ad una storica e letterale. Anche se i paralleli con più antiche fonti pagane non escludono la possibilità dell'esistenza di un Gesù storico dietro gli abbellimenti mitici, insinuano comunque dubbi legittimi sulla accuratezza dei vangeli e sull'eettiva ducia da prestare loro, e danno motivo di sospettare che la loro funzione originaria non fosse aatto quella di veicolare un'informazione storica e letterale, recando un danno considerevole al Dogma cristiano. Il losofo Stephen Law ha ottimamente dimostrato l'utilità del principio di analogia non solo nell'espellere le pretese di miracoli soprannaturali da un racconto, ma anche nell'estendere il dovuto scetticismo sulle aermazioni più umili e nel mettere in discussione storie che suonano troppo simili a racconti mitici inventati in precedenza. Più si riscontrano antichi paralleli pagani e/o ebraici con personaggi mitici e altre inuenze del genere sulla storia di Gesù, meno ragione esiste per gli storici di ipotizzare ancora per molto la presenza di accurata informazione storica nei vangeli, e questo fatto riduce ulteriormente la necessità di un Gesù storico. Quando si riconosce che un Gesù soprannaturale è decisamente impossibile, ma ancora si ritiene probabile che un Gesù puramente umano possa essere esistito, possiamo riconsiderare con 71 L'accademico
Hector Avalos si riconosce chiaramente in questa posizione, in The End of Biblical
Studies (Amherst, NY: Prometheus Books, 2007).
204CAPITOLO 5.
`GESÙ', UN CLONE LETTERARIO DI PERSONAGGI PRECEDENTI?
la dovuta serenità e imparzialità d'animo quest'ultima ipotesi riconsiderando obiettivamente come tutti i più antichi riferimenti a Gesù lo descrivono inequivocabilmente in modi che possono essere più facilmente spiegati dal sincretismo di tipo ellenistico, dalla condivisione di elementi mitici con gli déi che muoiono e risorgono delle religioni misteriche pagane, e dalle sole visioni e rivelazioni celesti dei primi apostoli cristiani come Paolo.
Appendice A
Il Teorema di Bayes è più forte di Gesù l Teorema di Bayes è una formula matematica incredibil-
I mente utile nel determinare le probabilità, e quindi, è utile negli
studi storici. Ricorda che la storia non cerca di restituire cosa accadde (il passato reale), ma cosa probabilmente accadde (la storia, appunto). La storia, in genere considerata parte delle materie umanistiche e artistiche, in realtà è essenzialmente matematica! Uno studioso che ha compreso questo è Aviezer Tucker, che senza nessuna vergogna promuove l'uso di metodi bayesiani negli studi
1 Nel suo libro, Proving
storici, in Our Knowledge of the Past.
2
History , il serio e competente studioso Richard Carrier dimostra ecacemente che i metodi bayesiani sono superiori ad ogni altro metodo, e possono essere usati per gettare il dubbio su proprio ogni cosa circa Gesù, pure sulla sua stessa esistenza.
Carrier sa che niente di storico può essere noto con certezza, specialmente su una materia così problematica come Gesù, e che gli storici devono accettare serenamente questa ambiguità. Non stupisce allora che molto spesso un esito ricorrente negli studi storici è una posizione agnostica, di chi cioè ammette one1 Aviezer
Tucker, Our Knowledge of the Past: A Philosophy of Historiography (Cambridge Uni-
versity Press, 2009), recensito positivamente da Richard Carrier
carrier/archives/3923 2 Richard
Carrier, Proving History:
http://freethoughtblogs.com/
Bayes's Theorem and the Quest for the Historical Jesus
(Amherst, NY: Prometheus Books, 2012).
205
206
APPENDICE A.
IL TEOREMA DI BAYES È PIÙ FORTE DI GESÙ
stamente di non sapere.
Notando che è un errore logico aer-
mare che qualcosa è possibile, perciò è probabile , Carrier dichiara che gli accademici del consensus non hanno fatto il loro compito adeguatamente, in merito alla questione della storicità di Gesù. Egli dimostra che la soluzione è il Teorema di Bayes, e che tutte le valide metodologie storiche già lo rispettano in essentia. Così si può esprimere nel linguaggio naturale questo strumento:
P (hje:b) dove
=
j
[P (h b)
j
P (h b)
j
j ( j )
P (e h:b)
P (e h:b)]+P
h b
P (e
j
h:b)
P(h|e.b) è la probabilità che la nostra ipotesi è vera dato tutto ciò che sappiamo nora.
P(h|b)
indica quanto è tipica la nostra ipotesi (ovvero la
misura di quanto spesso quel genere di evento prevede quel genere di spiegazione invece che qualche altro).
P(e|h.b) indica quanto attesa è l'evidenza se la nostra ipotesi è vera.
P( h|b) indica quanto è atipica la nostra spiegazione. P(e|h.b) indica quanto attesa è l'evidenza se la nostra ipotesi non è vera (ossia quanto è probabile quel genere di evento rispetto ad altri nel caso l'ipotesi non sia vera). Questo calcolo si basa sulle probabilità della verità dell'ipotesi considerando la conoscenza di background (=dato tutto ciò di cui si sa nora ), e considerando lo stato dell'evidenza. È cruciale che questa equazione tenga in debito conto ipotesi alternative che sono coerenti con lo stato dell'evidenza, per non incorrere negli errori degli studiosi del Nuovo Testamento, rei di considerare solo l'evidenza a loro favorevole e trascurare il resto. Non che perno un buon storico non possa sbagliare, ma è chiaro che gli studiosi di Gesù sono colpevoli nora di aver trascurato spesso e volentieri quest'ultima condizione, e prova ne è l'enorme proliferazione dei
207 vari Gesù storici, e la palese incapacità di prendere una decisione denitiva sulla sua esistenza o meno.
Il ragionamento bayesiano incoraggia gli storici a considerare altre ipotesi che sono altrettanto prima facie plausibili, costringendoli ad essere il più possibile trasparenti con le loro pretese mediante l'assegnazione di valori quantitativi. Per esempio, un certo studioso potrebbe essere il principale sostenitore della teoria x, che ha una probabilità del 72% di spiegare tutto lo stato dell'evidenza.
Quando si impiega il Teorema di
Bayes comunque, lo stesso studioso realizza che la teoria y ha una probabilità dell'80% di spiegare lo stesso genere di evento. Allora, a quel punto, non può più nascondersi dall'inevitabile conclusione.
Quando si usa il Teorema di Bayes, allo storico non
sarà più a lungo possibile far passare un'ipotesi meramente possibile per una che è probabile, o addirittura quasi certa:
i numeri
semplicemente non possono mentire.
Carrier risponde a coloro che sono scettici in merito all'applicazione di un approccio matematico alla storia. La storia si basa sulle probabilità, che sono traducibili in numeri, anche quando i numeri non sono usati esplicitamente.
Ad esempio, equiproba-
bile signica 50%, improbabile può signicare 20%, davvero probabile può signicare 95%, mentre più che probabile può signicare più grande del 50%. Il Teorema di Bayes serve solo a rendere lo stesso processo più trasparente:
cosa è stato detto
nora solo intuitivamente ora può essere valutato matematicamente. Carrier spiega inoltre come tutte le valide metodologie storiche (Ad esempio l'argomento della miglior spiegazione , il rasoio di Occam o l'argomento del silenzio ) già si conformano al Teorema di Bayes oppure già si possono sostituire col Teorema di Bayes (riducendosi ad esso), mentre le metodologie storiche che
208
APPENDICE A.
IL TEOREMA DI BAYES È PIÙ FORTE DI GESÙ
non si possono tradurre in termini bayesiani sono guardacaso proprio quelle che non sono logicamente valide. Sarebbe dopotutto davvero dicile convincere uno storico competente che considerare ipotesi alternative non è a priori una buona metodologia storica. Carrier allora, nel capitolo 5 di Proving History, usa i metodi bayesiani per mostrare che i criteri di autenticità usati per autenticare i detti o le azioni di Gesù sono o invalidi, o usati scorrettamente, oppure soppiantati dal calcolo bayesiano. I metodi bayesiani dunque sono utili per confrontare obiettivamente ipotesi plausibili dierenti e quindi possono rivelarsi davvero promettenti negli studi su Gesù. Carrier ha comunicato che il suo libro accademico in via di pub-
3
blicazione nel 2014 (intitolato On the Historicity of Jesus ), dove applicherà il metodo bayesiano all'annosa questione della storicità di Gesù, concluderà che molto probabilmente Gesù non è esistito . Non posso quindi che terminare questa mia breve introduzione al mito di Gesù esortando il lettore alla lettura di quel libro!
3 Sarà
pubblicato
tra
breve
dalla
prestigiosa
casa
richardcarrier.info/BooksbyRichardCarrier.html#OHJ
editrice
Sheeld-Phoenix,
http://www.
Il Gesù che non fu mai Non pretendo di aver dimostrato che Gesù non è mai esistito, ma spero solo di aver dato ampie giustificazioni del perchè a mio avviso è ragionevole, per nulla insensato o da iperscettici , pensare così. Una vera dimostrazione della a-storicità di Gesù di Nazaret verrà, ne sono certo, col volume di Richard Carrier in via di pubblicazione, On the Historicity of Jesus (se quel libro è stato già pubblicato mentre scrivo, non posso che raccomandarne caldamente la lettura). Per il momento, spero solo di aver illustrato, sia pure in forma embrionale ma non superficiale, dove l'evidenza dei fatti rende più accettabile sul piano logico l'ipotesi di un Gesù originariamente mitico e, solo più tardi, preso per storico o deliberatamente venduto come tale, rispetto all'ipotesi tradizionale di un Gesù storico poi miticizzato. Ovviamente, chi non riesce a immaginare e tantomeno a convivere con la concreta possibilità di un Gesù mai esistito, dovrebbe smentire uno per uno gli argomenti qui addotti, possibilmente portando a sua volta contro-argomenti più forti, e non semplicemente elusivi. Se invece il mio ipotetico lettore apprezza quanto letto, spero che non per questo si risolva in un riconoscimento secco e definitivo (e quindi tanto più acritico) del mio pensiero, ma che si mantenga, alla fine, su una più interlocutoria posizione agnostica : non so davvero (sinora), se Gesù sia esistito o meno. Così, in attesa di apprendere migliori argomenti ben più chiarificatori di quelli finora da me modestamente illustrati, sarebbe meglio coltivare il legittimo e sacro strumento del Dubbio. Per il fine che mi sono prefisso, è già abbastanza aver convinto che l'esistenza della chiesa, per ben 2000 anni, sebbene di certo aiutata dalla sua insistenza su un Gesù storico, può essere spiegata senza quell'ipotesi. Esiste la concreta possibilità (ancor più dopo aver letto il libro di Carrier) che alla domanda: Gesù è diverso da Osiride, da Attis, da Buddha, perchè fu storico? la risposta sarà: Gesù è unico solamente perchè
È NECESSARIO CHE GESÙ FU STORICO . 209
210
APPENDICE A.
IL TEOREMA DI BAYES È PIÙ FORTE DI GESÙ
Si tratta di una differenza fondamentale. Il vero motivo del perchè i cristiani sono così attaccati ad un Gesù storico è questo: se Gesù non fosse storico, egli sarebbe privo di significato, ed è impossibile per lui essere privo di significato, perchè egli è pieno di significato per me . Perciò egli è storico. Ai cristiani che la pensano in questo modo, consiglierei, in tutta onestà, di riflettere sulla profonda osservazione di un teologo mariano sui fatti di Medjugorje, e di applicarle direttamente alla loro concezione di Gesù di Nazaret. Non so se, all'inizio, la Madonna ci fosse davvero, a Medjugorje. Ciò che constato, vedendo queste folle devote che l'hanno invocata e l'invocano da più di trent'anni, ciò che vedo è che ora c'è, che non può non esserci. La chiesa rimane dunque senza uno iota di prova tangibile per sostenere la sua pretesa di un Gesù storico. Nonostante i disperati tentativi dei teologi travestiti da storici di provare il contrario, aveva ragione un miticista del passato 4 a sintetizzare la situazione così efficacemente: La storicità di Gesù è un articolo di fede. La storia e l'esistenza della Chiesa possono provare che Gesù fu storico? No. In realtà rivelano che la teologia su Gesù non proveniva da un fondatore storico ma fu il risultato di secoli e secoli di sviluppo teologico, basato sulla reazione alle eresie popolari. Il risultato finale, piuttosto che una visione chiara e comprensibile di Gesù, è la perdurante impossibilità di un eterno mistero: un uomo-dio divino-ma-umano, con due nature che sono distinte ma totalmente unificate, due volontà che sono separate ma sempre concordi, due corpi che sono carne e non carne, un essere che esiste dall'eternità ma fu generato da Dio e nato nella carne. È difficile non nutrire, come impressione generale, il leggero sospetto insinuato da simili dogmi sulla vera natura dei cristiani: ciechi che
guidano altri ciechi.
4 P.
L. Couchoud.
211 È ormai entrato a far parte del sapere comune attribuire all'imperatore Costantino la responsabilità di aver fuso il cristianesimo con un potente apparato statale. Da allora, il cattolicesimo fu inestricabilmente intrecciato con il potere, e consumato in ultima istanza dalla brama di potere, con gli inevitabili problemi che ne sarebbero derivati. Problemi vividamente descritti nelle parole provocatorie di Fedor Dostoewskij, tratte da I fratelli Karamazov, e messe in bocca al Grande Inquisitore: In silenzio essi moriranno, in silenzio si estingueranno nel nome Tuo, e oltre tomba non troveranno che la morte. Ma noi manterremo il segreto, e per la loro stessa felicità li culleremo nell'illusione di una ricompensa celeste ed eterna. Ma se, come pensano i miticisti, Gesù fu in origine un'entità interamente celeste e nel primo secolo della nostra era alcuni cristiani decisero di antropomorfizzare quell'entità, non esitando a dare al loro personaggio inventato la solenne biografia che leggiamo nei vangeli; se dunque la religione cristiana, fin dal suo inizio, è stata costruita attorno ad una falsità centrale l'impressionante invenzione della sua figura principale, un'invenzione che precedeva di parecchio Costantino , allora quei problemi, e quei sospetti, risalgono alle vere origini del cristianesimo.
Giuseppe Ferri, Marzo 2014.
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