Il Capitalismo - Paul Bowles
February 19, 2017 | Author: Riccardo Sava | Category: N/A
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riassunto...
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IL CAPITALISMO BOWLES La prima definizione di capitalismo rimanda ad un approccio sistemico originariamente funzionalista, quindi capitalismo come sistema astratto o come processo storico, riconoscere delle uniformità che caratterizzano tutte le forme di capitalismo e vedere come queste uniformità si presentano in maniera differenziata nel processo storico. Definizione di capitalismo come sistema: capitalismo è il modo in cui viene organizzata la produzione e lo scambio delle risorse. I 3 elementi su cui è definito il capitalismo sono: 1. Proprietà privata, che definisce il possesso che un individuo ha su determinate risorse. Nel tempo il concetto di P.P. è cambiato..da diritti ereditari ad acquisire proprietà. 2. Mercato è l’organizzazione che permette uno scambio quindi domanda e offerta tra produttore e consumatore 3. Ricerca del profitto individuale, possibilità dell’individuo di accumulare risorse per migliorare il suo stato sociale Questi 3 elementi nell’arco della storia si sono combinati in modi diversi. Gli elementi che hanno caratterizzato la differenziazione del capitalismo possono essere ricondotte a queste 5: 1.relativamente al tipo di impiego del capitale (mercantile, industriale, finanziario) 2.all’accentuazione o meno del monopolio ovvero dove è regolato tra domanda e offerta (concorrenza, monopolio), 3.all’organizzazione aziendale soprattutto con il passaggio dal dopoguerra(proprietario, manageriale), 4.al tipo di produzione, cioè dalla produzione di massa a quella justin in time (fordista, JIT), 5.alla sua espressione culturale dalla produzione di massa, mercificazione consumistica ovvero qualsiasi cosa può essere mercificata. Queste visioni del capitalismo da una parte vengono sostenute da filosofi economisti e dall’altra troviamo i suoi detrattori ( 2 visioni una positiva e una negativa ). SOSTENITORI visione positiva: CAPITALISMO NATURALE E LIBERO Adam Smith con il suo lavoro più noto che è la ricchezza delle nazioni del 1776 in cui vengono gettate le basi dell’ideologia liberismo e liberalismo, quindi liberismo per la libertà degli scambi economici, e liberalismo rispetto all’assetto politico che deve garantire la libertà degli scambi economici, garantire diritti che permettono gli scambi. Equilibrio e benessere collettivo…la mano invisibile. CAPITALISMO NATURALE E LIBERO Milton Friedman gli individui devono essere liberi di scegliere. La libertà umana coincide con quella di mercato. Se gli scambi sono controllati da autorità non c’è libertà. Bowles si chiede se la proprietà privata è naturale. Se lo scambio e il mercato sono naturali, così come il perseguimento dell’interesse privato, anche la proprietà privata che permette l’accumulo di ricchezze lo è?
Risposta dei sostenitori al capitalismo: si perché risponde ad un principio di giustizia e utilità! Le persone più capaci e meritevoli si arricchiranno di più. Tuttavia controversie accese non mancano! Anche perché storicamente la proprietà privata nasce spesso attraverso l’imposizione coatta di pochi. RUOLO DELLO STATO SECONDO LA VISIONE DEL CAPITALISMO NATURALE E LIBERO: Lo stato deve essere arbitro e garante del libero mercato e della proprietà privata (che lo permette) che si rispetti la legge, Chi non rispetta le leggi deve pagare. Lo stato deve garantire che la competizione sul mercato si basi effettivamente sulla libera concorrenza, sia cioè basata sul merito. CAPITALISMO COME SISTEMA DI EFFICIENZA ECONOMICA La competizione mossa dal profitto individuale è lo stimolo che garantisce il progresso tecnologico e i vantaggi del benessere materiale, quindi trascina l’economia. CAPITALISMO COME SISTEMA DI EQUITA’ SOCIALE Il capitalismo assicura uno stato di diritto basato sul rispetto delle libertà individuali, del mercato e della proprietà privata. Le disparità economiche fanno parte del gioco, c’è chi è capace e chi meno. La tassazione è più o meno accettata e deve essere (proporzionale cioè i ricchi pagano di meno/progressiva ricchi pagano di più). CAPITALISMO COME SISTEMA SOSTENIBILE Il capitalismo, attraverso l’innovazione tecnologica e il sistema di mercato (domanda/offerta) regolerà i problemi ambientali. CAPITALISMO COME SISTEMA DI EFFICIENZA POLITICA? Si perché la garanzia delle libertà individuali che sono necessarie alla proprietà privata e al mercato sono anche le basi fondanti delle democrazie liberali DETRATTORI visione negativa VISIONE DEL CAPITALISMO SITEMA INGIUSTO E INSTABILE Il capitalismo rende l’individuo schiavo del sistema, produce disparità ovvero pochi godono sullo sfruttamento di molti, qui il capitalismo diventa un ingranaggio di un sistema che produce disuguaglianza, inoltre tende spontaneamente all’instabilità che porta a crisi che generano costi sociali alti e servono autorità che frenano queste cose. BOWLES FA DISTINZIONE TRA CRITICI RADICALI E RIFORMISTI RIFORMISTI Per i riformisti il capitalismo deve essere controllato, riconoscono alcuni lati positivi come l’efficienza economica e le libertà xò deve essere controllato. Il sistema capitalistico deve essere semplicemente corretto nei suoi eccessi attraverso uno Stato interventista. Keynes critico riformista dice che è necessaria la regolamentazione della produzione e della redistribuzione delle risorse, per arginare le crisi di stabilità.
DETTO IN SOLDONI: I riformisti riconoscono gli effetti positivi del capitalismo ma non disconoscono il fatto che il capitalismo produce per instabilità e per esagerate accumulazioni di ricchezze dei problemi che vadano risolti. FUNZIONE DELLO STATO SECONDO RIFORMISTI Lo Stato nei paesi occidentali asseconda il capitalismo cercando di limitarne gli eccessi. Il welfare pubblico serve a “demercificare” il lavoro intervenendo sugli strati più deboli della popolazione (anziani, disoccupati, malati, famiglie numerose, ecc.) quindi permettere anche a chi nn ha denaro di accedere ai servizi. I fondi del welfare sono reperiti attraverso l’imposizione fiscale, quindi un processo di redistribuzione. RADICALI Per i radicali il capitalismo deve essere sostituito da un altro sistema di produzione, perché anche i controlli sono dei palliativi che nel lungo termine non riescono ad arginare gli effetti perversi del capitalismo. Marx e Engels siamo intorno alla metà dell’800 scuola marxista e neomarxista, loro riconoscono la capacità di efficienza economica del capitalismo, l’idea del profitto individuale innesca le innovazioni e quindi i processi di una maggiore efficienza delle risorse e della redistribuzione. Questo xò crea conflitto, crisi, ineguaglianza, disumanità. Quindi l’unica soluzione è un cambiamento radicale del sistema economico.
Conflitto sociale, chi detiene il capitale e i mezzi di produzione (i capitalisti) e chi vende il lavoro (gli operai) hanno interessi contrapposti. Il successo individuale dei capitalisti in realtà sono successi che derivano dai loro sottoposti, il merito sta nella capacità di sfruttare il lavoro di altri. Ineguaglianza, oltre ad avere interessi contrapposti ci sono asimmetrie del potere … gli operai sn schiavi e quindi obbligati a tenersi il lavoro che hanno. Chi nn vuole il lavoro proposto rischia la marginalità. Crisi, tendenze a crisi sempre maggiori e ad ogni crisi si formano dei monopoli. Disumanità, mercificazione → cioè la possibilità di monetizzare quasi tutto. Alienazione economica, Alienazione ambientale → ovvero la ricerca del profitto utilizza l’ambiente in modo non responsabile lo distrugge, Alienazione sociale → richiama la marginalità , gli episodi di esclusione sociale, Alienazione politica→ cioè sfiducia nei sistemi di rappresentanza e le persone nn vanno più a votare.
FUNZIONE DELLO STATO SECONDO I RADICALI Lo Stato nei paesi occidentali asseconda il capitalismo rimanendo neutro nei momenti espansivi, e proteggendolo nei momenti di crisi. L’intervento statale è solo un palliativo perché non modifica la natura del sistema economico (che riproduce i problemi), e perché il sistema politico rimane prono agli interessi economici. Secondo i radicali il poco welfare che c’è è dovuto alle poche lotte dei lavoratori.
EVOLUZIONE DEL CAPITALISMO 2a parte Accenno alle basi del capitalismo, i tre secoli tra il 500’ e il 700’ videro lo sviluppo del capitalismo mercantile, in particolare focalizzandosi su 3 elementi 1. Età delle scoperte 2. Innovazioni tecnologiche come i cannoni 3. Commerci internazionali, schiavismo, colonialismo In questi secoli le potenze occidentali iniziano a penetrare nelle economie dei sistemi globali e assumono una posizione predominante attraverso il circuito delle innovazioni tecnologiche. Una posizione predominante l’assume l’Inghilterra, Londra diventa il centro economico degli scambi mondiali, dall’800 si sviluppa il capitalismo industriale in Inghilterra→si forma l’impero britannico. Lo sviluppo di capitalismo industriale nn è regolare ha dei cicli alti e bassi, quindi contrazione della domanda, troppa produttività, crollo domanda, aziende falliscono, disoccupazione. CICLI DEL CAPITALISMO I CICLO Industria tessile, materia prima dalle colonie americane, produzione meccanizzata. → Crisi anni ’20 dell’800 II CICLO Ferrovia e ferro, mezzo di trasporto nuovo, incentivazione produzione e scambio. → Crisi 1873 determinata dalla crisi degli investimenti nel settore ferroviario negli stati uniti, si costruiscono le ferrovie e si arriva sul pacifico dopo il pacifico non possono andare oltre xè c’e l’oceano e tutti quelli che avevano investito soldi nelle ferrovie li perdono, quindi falliscono banche e aziende. Dopo questa crisi si innesca il meccanismo del PROTEZIONISMO che impone dei dazi, gli stati vogliono difendere il mercato interno, il problema è che lo fanno tutti e quindi nasce una guerra dei mercati. Tranne gli inglesi che tramite il liberismo ci hanno sempre guadagnato. La crisi termina nel 1890. Dal punto di vista culturale siamo negli anni del NAZIONALISMO. III CICLO Chimica (Germania), acciaio e elettricità (USA e Germania investono di più in sviluppo e ricerca, migliore produzione, crescita maggiore di GB) → Crisi 1929 crollo borsa wall street IV CICLO Automobili, petrolio, beni di consumo (USA) →Crisi anni ’70 shok petrolifero V CICLO Elettronica → Crisi anni 2000 VI CICLO ??? Secondo Chirot, biotecnologie ? Evoluzione del capitalismo (1870-1945) Nel 1870 la GB primeggiava nel mondo. (1873-1890 crisi economica, depressione) Cartelli nazionali, alleanze tra grandi industrie e grandi banche, per difendersi dalla competizione. Quindi prende sempre più spazio il capitalismo finanziario, le borse. BOWLES distingue IMPERIALISMO da COLONIALISMO
COLONIALISMO gli stati occupano delle fazioni di territorio nel mondo per istituirci e spostarci dei propri concittadini e importare il modello di unità della nazione originale IMPERIALISMO la logica è diversa, l’importante non è spostare parte di una popolazione per controllare e trasferire il proprio modello sociale me è importante controllare le risorse e il mercato dal punto di vista economico, che lo si fa attraverso la corruzione, spedizioni militari e ricatti.
Ricerca di nuovi luoghi dove investire (esportazione di capitali per reperire risorse e trovare nuovi mercati).
Imposizione coatta degli interessi delle potenze imperiali: ristrutturazione delle economie e dei governi locali secondo gli interessi occidentali (GB e Francia, in primis, poi Italia, Germania, Olanda, Belgio, USA, Giappone). Certamente hanno contribuito il clima culturale intriso di darwinismo sociale e razzismo. Oltre che il positivismo scientifico, l’idea che l’innovazione tecnologica darà ragione al popolo migliore. Questa situazione questa miscela economica politica e culturale darà inizio alla prima guerra mondiale, i principali attori sono Germania e Francia, l’oggetto principale di dissidio sono i bacini carboniferi come risorsa energetica. Secondo i critici radicali (Lenin inizio ‘900) è inevitabile che la ricerca di profitto non porti a scontri armati sempre maggiori. È nella logica del capitalismo che le società entrino in conflitto tra di loro e che la scala di questi conflitti sia sempre più ampia xè è un modello che prevede la competizione inevitabile tra stati. Secondo i sostenitori del capitalismo la guerra non è dovuta a fattori economici ma è dovuta a fattori culturali (il nazionalismo). La prova starebbe nel fatto che gli stati democratici capitalistici non si sono mai combattuti tra di loro p.s le cause remote delle due guerre mondiali sono uno degli argomenti più dibattuti e più accesi nel confronto tra sostenitori e non. Chi si avvantaggia delle situazioni drastiche in europa date dalla guerra sono gli stati uniti che a quel punto avanzano in termini di produzione industriale. Tra le due guerre avanzata degli USA (produzione industriale). In Europa crisi economica seguita alla guerra. 1929 CRACK ! Crollo della borsa USA! Fallimenti a catena di banche e industrie, crollo dei prezzi (deflazione), disoccupazione di massa! Agitazioni/scioperi/repressione! Dopo la crisi del 29 che si rigetta su tutto il mondo scatta un NUOVO PROTEZIONISMO, seguendo la logica liberista del governo (Hoover) liquidò società in difficoltà e lavoratori (ipotizzando che le aziende più sane avrebbero reagito), questa austerità provoca invece l’acuirsi della crisi per effetto recessivo. Risposte (adattive) alla CRISI del ‘29 USA – Intervento sociale dello Stato, inizio welfare che riprende le Teorie Keynesiane e New Deal (F.D.Roosvelt), iniziano a prendere vigore i critici riformisti. SVEZIA – Intervento sociale dello Stato, inizio welfare, si gettano le basi per il movimento socialdemocratico del dopoguerra. GB – Conservatorismo, l’impero britannico con l’ascesa degli USA perde colpi. SPAGNA, GERMANIA, ITALIA, GIAPPONE – la risposta alla crisi tra le due guerre è l’affermazione dei fascismi (Repressione delle agitazioni /autoritarismo/ intervento statale a favore delle grandi imprese) Centro e sud America – Colpi di stato militari, epoca dei caudillos URSS – Modello alternativo al capitalismo, economia centralizzata e pianificata dallo stato.
La crisi si protrasse per tutti gli anni ‘30 esaurendosi solo con l’inizio dei preparativi della guerra >>> che portò a ca. 57 milioni di morti (il 2,5% della popolazione mondiale di allora). Il capitalismo dopo il 1945 Le risposte degli Stati, gli adattamenti del capitalismo, dipendono dalle storie particolari delle nazioni, i mercati si inseriscono in “strutture sociali definite” (Polanyi). I sistemi capitalistici nel Dopoguerra dovettero rispondere a varie questioni\problemi: - Prevenire nuovi dissesti economici (crisi e instabilità sociale come la disoccupazione) - Rispondere alle richieste del movimento operaio (rappresentato attraverso elezioni democratiche) - Competere con questo nuovo avversario, l’URSS e il comunismo internazionale (negli anni’50/’60 all’apice del “successo”)…. USA E URSS in questi anni se la giocano, poi c’è un declino dei sovietici e gli americani prendono il sopravvento. - Decolonizzazione delle “periferie”… diventa sempre più stridente applicare un sistema democratico di diritti estesi a tutti nelle società liberali e non applicare gli stessi diritti nelle colonie. QUALI SONO LE RISPOSTE AI PROBLEMI CHE ABBIAMO VISTO??????? RISPOSTA 1 Con la fine della Seconda Guerra Mondiale l’intervento dello Stato per alleviare l’instabilità e gli eccessi del capitalismo divenne un modello diffuso. Gli Stati realizzarono uno stato sociale (welfare pubblico) diretto alla piena occupazione, all’assistenza delle fasce deboli, e alla regolamentazione del mercato. Lo stato incentiva e assiste interi settori industriali, si fa mediatore tra i conflitti della classe operaia con l’impresa, adeguamento dei salari, la scala mobile. RISPOSTA 2 A livello internazionale furono create organizzazioni internazionali con lo scopo di garantire il libero mercato evitando la chiusura degli spazi commerciali, e di sostenere le nazioni in difficoltà (ricostruzione dell’Europa, piano Marshall). Accordi di Bretton Woods 1944 BANCA MONDIALE e FMI allo scopo di incentivare i paesi distrutti dalla guerra con crediti a lungo e breve termine. BOOM ECONOMICO ANNI 50/60 L’italia è il paese che cresce di più in europa anche perche parte da una situa più arretrata. Lo sviluppo industriale è caratterizzato dalla produzione di massa, quindi accesso a beni che prima non erano accessibili come televisione lavatrice telefoni e bla bla bla…fino a quando non arriviamo alla crisi del 75 VARIANTI DEL CAPITALISMO DOPO IL 1945 Le varinti del capitalismo dopo il 45 vengono descritte da Bowles attorno a 3 attori LO STATO IL LAVORO E IL CAPITALE Chi ci mette i soldi per gli investimenti →STATO Chi fa gli investimenti quindi l’imprenditoria →CAPITALE Coloro che offrono il loro lavoro ovvero i dipendenti →LAVORO In virtù di questi 3 attori vengono descritte 5 combinazioni che caratterizzano le caratteristiche del sistema capitalistico. VEDI SLIDE 2° parte PAG. 8 SLIDE N.15-16-17
EVOLUZIONE DEL CAPITALISMO DAL 1945 AL 1970 In questi anni il capitalismo vive la sua età d’oro, è l’età del boom economico, crescita economica, nascono le istituzioni sovranazionali come la banca mondiale e il fondo monetario internazionale, la sanità e l’istruzione pubblica di massa. In questi anni si crea la competizione con l’URSS. Evoluzione del capitalismo nel sud del mondo (dal dopoguerra) Negli anni ‘50 e ‘60 parte dei governi del sud del mondo svilupparono economie nazionali attraverso un importante intervento statale (es: Brasile) -cercando di favorire il mercato interno -Regolamentando il potere delle società multinazionali che vi investivano. La cosa riuscì solo parzialmente e gli anni ’70 videro l’aumento della richiesta di un nuovo ordine economico. Nel 1973 intervenne una crisi petrolifera che spostò il problema. CRISI DEL 1973 l’economia mondiale si ferma… come reagiscono le economie???? Risparmio …. Le domeniche a piedi Approvvigionamenti alternativi al petrolio Fonti energetiche alternative…aumento di centrali nucleari – carburi – gas Questa crisi porta alla STAGFLAZIONE ovvero si ha la disoccupazione e questo genera anche un aumento dei prezzi. CRISI DELLE POLITICHE KEYNESIANE perché la produttività cala e la spesa pubblica non rimane costante e crescono i debiti pubblici, quindi si innescano ricette di taglio della spesa pubblica. QUALI SONO LE RISPOSTE CHE VENGONO DATE A QUESTA CRISI???????? ↓ ↓ EVOLUZIONE DEL CAPITALISMO IL NEOLIBERISMO (ANNI 80) In GB e negli USA governi conservatori che utilizzano la politica monetaristica per attaccare l’inflazione e controllare l’aumento dei prezzi, bloccando i salari da un lato e dall’altro snellendo lo stato da alcuni compiti e lasciando campo libero al mercato. Questo produce la riduzione della spesa pubblica e anche del welfare, indebolimento del lavoro e del potere dei sindacati, in fine associato a questi 2 aspetti la deregolamentazione dei capitali cioè enormi investimenti dei capitali che provoca un esplosione del capitalismo finanziario con i derivati, cioè si scommette se quelle azioni saliranno o scenderanno. ASPETTI IDEOLOGICI→ gli aspetti interessanti sono la meritocrazia cioè l’enfasi sull’individualismo, sia merito dell’individuo il trascinamento dell’economia, individuo premiato per quello che fa. Flessibilità adattamento del lavoratore.
CONSEGUENZE DEL NEOLIBERISMO ANNI 80: Disuguaglianze, effettivamente i ricchi diventano ancora più ricchi Aumento disoccupazione Fasi di recessione, la disoccupazione produce calo dei consumi e declino della produttività Riduzione welfare perché lo stato taglia la spesa pubblica Fasi di sviluppo modeste PIL Aumento consumi hi tech Delocalizzazione delle imprese per costo lavoro minore Dopo le politiche di austerità degli anni 80 arriviamo agli anni 90 Gli anni 90 Gli anni novanta vedono l’esplodere delle crisi…le politiche di austerità non hanno risolto i problemi delle economie dagli anni 70/80, quindi nel 90 troviamo crisi finanziare, esplosione delle bolle speculative e ridimensionamento delle azioni. LE CRISI: Primi anni ’90 (Giappone, Usa e Europa) 1994 (Messico) Fine anni ‘90 (tigri asiatiche) Primi anni 2000 (Argentina), uscita dell’argentina dal FMI Dal 2008 (Usa, Europa, mondo!) instabilità ancora viva oggi. IL CAPITALISMO GLOBALE Secondo bowles il fenomeno della globalizzazione non è altro che il capitalismo globale, quindi modello di produzione esteso a tutto il globo. Caratterizzato da libero mercato – ricerca del profitto – accumulazione del capitale
CARATTERISTICHE ESSENZIALI: La nascita di questioni globali quindi le questioni sul tavolo sociale economico politico che interessano tutte le parti del mondo, dall’ambiente ai diritti umani e alla salute, in questo senso si creano delle istituzioni transnazionali. Quindi creazione di organismi mondiali per problemi globali. Comunicazione mondiale Una cultura consumistica mondiale, mc donalds a tokio per esempio, ebay compro prodotti cinesi La nascita di movimenti di protesta globali, i no global che si oppongono a questo modello economico, WWF che coinvolge i giapponesi per le balene. Libertà del capitale di muoversi…posso investire ovunque.
Le tesi che interpretano il fenomeno della globalizzazione sono 4 1. La prima tesi vede la globalizzazione come un processo di omogeneizzazione di verticalizzazione che indebolisce gli stati nazionali, gli stati demandano la loro sovranità a degli organismi più grandi….vedi l’UE con la moneta. 2. Seconda tesi la Globalla cioè gli stati sono ancora potenti, l’idea della globalizzazione è solo una bugia ideologica per imporre un modello di tipo economico ma in realtà le economie degli stati rimangono interne. La gran parte degli investimenti e della produzione rimane nazionale, le spese nazionali rimangono alte. 3. Terza tesi il neoimperialismo in realtà ci sono stati forti che dominano e stati deboli che subiscono. Il processo di globalizzazione è guidato da poche potenze, dove produzione e investimenti sono diretti al benessere di pochi. La realtà è che ora mai c’è solo una grande potenza mondiale quindi bisognerebbe parlare di americanizzazione. 4. Il regionalismo ovvero ci sono delle aree sovranazionali ma nn globali. Non cresce un sistema globale, ma sistemi regionali con nazioni fortemente interrelate tra loro, ma poco interrelate con il resto del mondo.
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